Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni....

di MartinaJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** The birthday ***
Capitolo 3: *** Il quasi appuntamento... ***
Capitolo 4: *** Andrà tutto bene? ***
Capitolo 5: *** Mille pensieri, e poi...... ***
Capitolo 6: *** Una lettera, una speranza. ***
Capitolo 7: *** Monaco, ah Monaco..... ***
Capitolo 8: *** Quando si parla di sfortuna.... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Essere la figlia di una coppia separata di cui il padre è un'allenatore di calcio, è un vero strazio. Stare con la madre, vuol dire sentirla lamentarsi su tutto. Su come si comporta tuo padre, su come le va il lavoro, persino su come cresce l'erba in giardino. Ma stare con il padre non è che sia meglio; dove va lui vai anche tu. Ogni sorta di trasferta, ogni sorta di partita sei costretta a seguirla senza fiatare. Ma per una come me alla quale il calcio diciamo, diciamo piace non è male. Ecco questa è una di quelle volte in cui sono "affidata" a mio padre e devo andare ad una, per così dire, trasferta. Questa volta non sarà una trasferta qualsiasi; ma si andrà in ritiro tutti quanti insieme appassionatamente. Di solito nei ritiri i calciatori sono estraniati da tutto e tutti ma purtroppo, la figlia del mister è ammessa. Il presidente dice che vedere giocare una ragazza meglio di loro, li potrebbe aiutare. Ma andiamo. Cosa pretende ancora?! L'anno scorso si sono aggiudicati tutti i premi in palio. Comunque la meta "esotica" è Los Angeles. Non potete capire. Un'incubo praticamente. Circa 12 ore d'aereo per cosa? Per un ritiro che dura un mese e che mi porterà via metà della mia estate. L'unica cosa positiva è che lì c'è il mare. Nessuna ragazza. Solo un branco di bufali che mi circonderanno insieme al capo; mio padre.

-Mila sei pronta?-

-Papà no! Non è che sono superman! Abbi pietà! Già mi trascini a Los Angeles con quei 20 esseri anormali; dammi almeno del tempo. Non sono mica come te io.-

-Va bene ma hai solo un'ora quindi vedi di muoverti! Ah e devi mettere questa-

Entra in camera  con un completo appeso ad una gruccia tutto bello stirato. Cosa? C'è ora dovrei indossare anche quella roba? No questo è troppo.

-Stai scherzando?!-

-No. Hai quasi 19 anni-

-Papà domani ne farò 19-

-Lo so. Comunque siccome sono il nuovo allenatore e ti hanno vista si e no tre volte, devi metterti questo-

-Papà ma è un....tailleur! O mio Dio!-

-Milagros! Mettilo senza discutere. Me lo ha dato la società. Non siamo più al Barcellona dove sei cresciuta e dove ti conoscevano tutti. E poi ora sei una donna, poco cresciuta, ma lo sei quindi ficcati in testa di metterti questa roba. E tra un'ora per favore, vorrei le tue valigie di sotto grazie!-

-Va bene-

No questo è davvero troppo. Ma dai! Ora ci manca solo che dovrò vestirmi così a ogni santa trasferta. E la ciliegina sulla torta, sarebbe incontrare un'attore. Con la sfiga che mi porto appresso, e con i gatti neri che fanno la fila per inseguirmi, accadrà tutto ciò; me lo sento. Dopo un'ora di scleramento totale attorno a le due valigie, finalmente sono pronta. Lo so cosa penserete: è solo un mese di allenamenti continui, a cosa ti serviranno quei mille vestiti, starai sempre tra i campi da calcio, ma le valigie e i vestiti non sono mai troppi e poi credo che usciremo qualche volta. Almeno lo spero. Dopo essermi infilata persino quel tailleur composto da una camicia celeste molto carina a maniche corte strette alla fine, un pantalone nero diciamo stretto alle caviglie, una giacca nera con lo stemma della squadra e delle decoltè aperte davanti, sono finalmente arrivata in aereoporto. Mio padre sembra un pazzo che sclera intorno a quei poveri ragazzi, mentre cercano di far imbarcare i loro bagagli. Dopo aver visto mio padre sclerare come una donna nel periodo di mestruazioni, aver fatto imbarcare i bagagli ed aver superato il ceck in finalmente saliamo sull'aereo. Ovviamente abbiamo anche la corsia preferenziale perchè altrimenti questi poveretti oltre a doversi sorbire le urla di mio padre si dovrebbero sentire anche fan urlanti che gli salterebbero addosso.

-Allora che posti avete?-

A parlare è Mario, uno dei nuovi arrivati al Bayern proprio come noi. Viene dal Dortmund, ha 21 anni e cavolo, è una bomba di figlio. Ok forse non dovrei dirlo perchè ha la ragazza ma non è male.

-351- dico mostrandogli il biglietto

-350- dice mostrandomi il suo

-Ragazzi aspettate! Io ho il 352- dice David uno degli altri calciatori.

21enne anche lui, scuro di pelle ma un vero schianto ed è austriaco. Cavolo devo ammettere che forse la vacanza non sarà male. Dai scherzo però dal poco che li ho conosciuti un po' di tempo fà, sembrano molto simpatici.

-Bene 12 ore in vostra compagnia. Chi ha una pistola?- dico guardandomi intorno speranzosa

-Milagros, ancora non compi 19 anni è già vuoi farti fuori?-

- Neuer sai cosa vuol dire 12 ore con questi due? No davvero chi ne possiede una?-

-Ti capisco- dice Muller dandomi una pacca su una spalla -Io con loro ci sto ogni santo giorno....ecco perchè sono diventato così-

-Veramente tu così già ci eri prima!- dice Bastian passandoci accanto

-Ah ah ah ma che simpatico. Comunque se vuoi sai dove trovarmi. Smollerò Mandzukic per un po'-

-Perfetto!-

-Muovetevi femminuccie!! Ci vogliamo arrivare a ferragosto a Los Angeles?!! Forza forza!!- ecco mio padre che urla

-Cos'è mister Rella- che si leggerebbe Reglia; insomma alla spagnola dato che siamo spagnoli -Siamo un po' isterici?- lo prendo ingiro

-Cara Milagros Rella le ricordo che se non si vuole fare 40 giri di campo, la deve smettere di fare la spiritosa-

-Papà guarda che io....-

-Uh non te l'ho detto? Bè dato che non ti lascerò a poltrire, ti allenerai con noi tutti i giorni-

-Cosa?! Bella merda....-

********************

Dopo circa 11 ore e mezzo in aereo siamo quasi finalmente arrivati. Tra le risate, i selfie imbarazzanti, le figuraccie e gli scherzi le ore sono volate. Forse l'unica cosa positiva di tutto questo è che dovrò allenarmi con 20 persone assolutamente simpatiche. Non so di preciso cosa mi aspetterà ma i ragazzi mi hanno fatto un breve quadro; e non mi piace proprio tanto. Allenamento mattina e pomeriggio sotto il sole, a Los Angeles. Morte arrivo; comincia ad aprire le porte. Conoscendo mio padre mi farà allenare esattamente ugualmente come loro e non mi lascerà scampo.

-Ragazzi! Lo sapete che qui potremmo incontrare non so quante attrici?!-

-Ma no Jerome! Ora ti svegli?-

-Kroos smettila!-

-Ma che avete ricominciato?- dico voltandomi nei posti dietro i nostri

-E' lui che inizia!- dice Jerome  indicando Toni

-No è lui!-dice Toni in difesa

-E basta! Madonna peggio dei bambini!!!- dico voltandomi

Finalmente stavamo atterrando e non vedevo l'ora di mettere piede in quell'albergo. Ero esausta e per giunta faceva un caldo bestiale. All'entrata in aeroporto, prima del ritiro bagagli, c'èra una folla assurda con dei bizzarri cartelloni.

-Chi sono tutte quelle pazze urlanti?-

-Di certo non sono le oche che vanno dietro a Gotze- dice Badstuber ridendo

-Ehi! Tutta invidia-risponde Mario

-Da quel che leggo sono le fan di un film che si chiama Hunger e qualcosa- dice Ribery allungando il collo

-Ah Hunger Games!- dico io

-Si credo e sul cartello c'è scritto tipo ti amiamo Josh e qualcosa- continua Lahm

-Hutcherson. Insomma è uno di quei soliti attori montati con i soldi- dico ritirando il bagaglio

-Perchè noi cosa abbiamo?- dice Robben

-Ma è diverso-

-No Mila non è diverso. Hai qualcosa contro gli attori?-

-Diciamo di si-

Contro gli attori avevo un'odio più tosto acuto. Insomma montati, pieni di soldi, che si credono dii scesi in terra. Bè i calciatori non sono diversi ma non tutti sono così. Mentre gli attori sono tutti uguali e non li sopporto. Non sopporto vederli. E poi leggo un cartello "Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni" scuoto la testa e mi volto verso la valigia. Come si può essere così stupidi da scrivere una frase del genere? Alzo lo sguardo per prendere la valigia ma invece di vedere le mie due "bambine" rosse, il mio sguardo incrocia lo sguardo di quell'attore e puff; il mio cuore perde un battito. Merda la sfiga. Ora ci mi mancava solo il cartellone premonitore.


SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutte ragazze. Allora come state? Non so questa storia da cosa sia saltata fuori, so solo che mi annoiavo e ho cominciato a comporre. Il capitolo è corto perchè oltre a essere il prologo, era già molto tardi quando la mia ispirazione si è fatta sentire e quindi dopo un po', ho cominciato ad avere sonno. Si parlerà poco qui di Joshino ma solo perchè è il prologo e perchè devo aprirvi un po' la storia. Nei capitoli che verranno ci sarà solo Josh, Josh ovunque quindi, non vi preoccupate. Spero che l'inizio vi piaccia e spero che commentiate anche per avere un'idea delle vostre idee. Ok forse la stanchezza mi fa vaneggiare. Perciò vi saluto! Un bacio e a sabato prossimo!!

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Capitolo 2
*** The birthday ***


-Mila! Mila ci sei?-

Non so chi sia ma non ho nessuna intenzione di aprire. Preferisco rimanere qui a guardare la tv e a deprimermi con le mie adorate caramelle. Perchè sono depressa? Bè sapere che per i prossimi 30 giorni circa dovrò allenarmi non mi pesa molto ma proibirmi anche di mettere il naso fuori dall'hole dell'hotel; è esagerato. Non sono io il calciatore che deve essere estraniato da tutto; non sono io il calciatore che deve preparare un campionato imminente. Capisco che questo è il suo bizzarro modo per passare più tempo con me ma è davvero troppo.

-Chi è?- dico sperando che la persona al di là della porta, se ne sia andata.

-Sono Alaba!-

-Non c'è nessuno!-

-Dai Milagros apri! Abbiamo una sorpresa per te!-

-E' proprio per questo che non apro!-

-Milagros se non esci, farò in modo di entrare!-

-E va bene va bene!-

Mi alzo lentamente dal letto e raggiungo la porta, ancora con i miei adorati orsacchiotti gommosi. Quando la apro mi ritrovo davanti Alaba con un sorriso a trentadue denti; o mamma. Cosa avranno ricombinato?

-Bè?-

-Ora tu vieni con me!-

-E chi mi dice che non mi farai del male?-

- E stare per un mese a lustrare le scarpe della squadra? No grazie-

Non faccio neanche in tempo a replicare che mi ritrovo ad essere trascinata, per metà hotel. Ovviamente, come sempre quando serve, l'ascensore è occupato quindi mi dovrò fare 2 rampe di scale di corsa. Ad ogni gradino cerco di non cadere come una scema ma con un calciatore che sembra che si sia fumato uno spinello e che corre come un'esaltato, è molto difficile. Credo che si siano ammassati tutti in una sola stanza perchè già dall'inizio del corridoio, si sentono urla e risate. Cavolo. Speriamo solo di non essere capitata in una gabbia di pazzi. Ma perchè parlo troppo presto? Non credo ai miei occhi. Avrei preferito che David, non aprisse mai quella porta. Venti ragazzi attorno ad una tv, intenti a finire una partita di calcio a fifa, mentre mangiano, bevono e urlano come bambini. Ma hanno 20 anni o cosa?

-Uh guarda chi c'è!- dice Jerome stoppando la partita

-Come hai fatto a tirarla fuori dalla sua stanza? Dicono che sia più cocciuta del padre- continua Javi

-Fascino austriaco!- dice con un sorriso spavaldo

-Ma smettila!- replicano in coro tutti, lanciandogli vari cuscini addosso

Io scoppio a ridere. E' una scena davvero divertente. E poi vedere David che cade sotto la miriade di cuscini colorati; davvero esilarante. Ma tempo due secondi che tutti si rispiaccicano davanti la tv, e ricominciano ad urlare come pazzi.

-Aspettate, aspettate!- dico mettendomi davanti la tv -Vorrei sapere almeno il perchè mi avete trascinata qui di forza, impedendomi di finire le mie adorate caramelle!-

-Uno perchè senno ingrassi e domani non saresti riuscita neanche a muovere un muscolo e due, perchè abbiamo una cosa per te- dice Shaqiri con ovvietà

-E ora Holger, da bravo ragazzo, la va a prendere- continua Ribery

-Ma io sto comodo così. Non mi va di alzarmi- replica Holger sistemandosi il cuscino

-Eh va bene  vado io! Madò quanto sei pigro!- dice Lahm avviandosi verso il bagno

Torna dopo pochi minuti accompagnato da Kroos, portando una busta gigante con il logo della società. Non so cosa ci sia là dentro ma deve essere qualcosa di molto grande. A fatica la poggiano su i due letti che avevano unito e poi, mi lasciano da sola lì davanti la busta. Tutto questo mi ricorda quando da piccola i miei organizzavo i miei compleanni invitando tutti i miei amici. Bè c'era quell'imbarazzante, per me almeno, momento in cui si dovevano aprire i regali. Certo per tutti i bambini era il momento più bello, ma non di certo per me. I miei genitori ad ogni compleanno si mettevano a fare a gara a chi mi desse il regalo più grande, più costoso, più bello. Ogni bambino sarebbe impazzito per una situazione del genere ma io no. Ogni volta tutto ciò finiva il un'imbarazzante litigio, davanti a tutti quanti.

-Dai! Apri il pacco!!- grida Mario come un bambino che ha appena subito uno shock da zuccheri

-Mario quanti anni hai?-

-21...-

-E non ti sembra un po' tardi per fare il coglione?-

Ma ovviamente, dopo la grande esclamazione del bambino deficiente che risponde al nome di Mario Gotze, tutti cominciano ad urlare come degli invasati "Apri il pacco" che mi ricorda quell'odioso "Scarta la carta" che ad ogni compleanno si canta. Comincio ad aprire la busta e c'è davvero di tutto. Dalla tuta della società, alle scarpette tacchettate dell'Adidas bianche,rosse e nere, con le iniziali M.Rella incise ad un lato delle scarpette. Nessuna squadra che avesse allenato mio padre, a parte il Barcellona, aveva fatto mai tanto per me. Mi sento come non mai e ancora non ci credo.

-Grazie ragazzi davvero!- dico quasi con le lacrime agli occhi

Tempo di finire la frase che mi ritrovo avvolta in un soffocante abbraccio che però, apprezzo molto. Non credevo che potessi sentirmi così bene con un gruppo di pazzi; ma mai giudicare un libro dalla copertina no? Esco fuori al balcone per prendere un po' d'aria e mi riperdo di nuovo nei miei più intricati pensieri. Ripenso ancora all'aeroporto, a quel cartello e a quel ragazzo; quel ragazzo. Non riesco a levarmelo dalla testa. Eppure io nè lo conosco e nè credo di sopportarlo. Un attore; ma perchè proprio un attore? Li ho sempre odiati e li odierò sempre. Tutti pieni di loro, con le limousine, i completi fatti dagli stilisti, i calendari e tutti quegli atteggiamenti che neanche se fossero Dio sceso in terra.

-Ehi cos'è quella faccia? Non dirmi che è uno di noi...-mi volto e mi ritrovo Gotze affianco

-Cosa? Cioè no!-

-E allora chi è il fortunato?- dice con un sorriso schietto

-Mario!-

-Che c'è?! Dai hai quella faccia da quando abbiamo messo piede fuori dall'aeroporto-

-E allora? Non significa nulla!-

-Aspetta...- e vedo sul suo volto farsi strada la consapevolezza -Non mi dire che è quell'attore all'aeroporto?-

-Ma cosa vai a pensare- dico cercando di cambiare discorso

-Ma dai! Ci avrei scommesso. Boateng mi devi 5 euro!-dice urlando

-Cosa?! Voi avevate....Oh mio Dio Mario! Ma cambierete mai?-

-No mai!- dice sorridendo e meritandosi un bel pugno affettuoso sulla spalla.

*****

Per fortuna l'allenamento giornaliero è quasi finito e non sono contenta solo per questo; finalmente potrò godermi il mio compleanno per un po'. Questa mattina me ne hanno fatte di tutti i colori. Già mi hanno svegliato irrompendo nella mia stanza e gridando "Auguri", accompagnati da alcune trombe da  stadio, poi a pranzo mi hanno quasi uccisa a pranzo, fra foto e roba varia ed ora, mi ritrovo a profumare di coca cola e aranciata mischiata insieme, perchè hanno avuto la brillante idea di finire i festeggiamenti così. Neanche avessero vinto la Bundesliga.

-Mandzukic stai lontano da me con quella bottiglia- dico indietreggiando

-E perchè? Mica voglio gettartela addosso- mi dice con aria innocente

Continuo ad indietreggiare ma senza accorgermene inciampo in qualcosa e vengo travolta da una quantità di coca cola tale, che ora potrebbe riuscirmi anche dalle orecchie.

-Voi!-

Quando riapro gli occhi mi ritrovo Mario e Bastian che ridono come degli scemi. Ah questa me la pagano! Corro verso il grande tavolo e prendo un bottiglia d'aranciata. Il tempo di scecherare per bene la bottiglia e poi comincio a versarla sopra i due scemi che fino a cinque minuti prima, ridevano di gusto. Abbiamo continuato così non so per quanto tempo e mi sento come una bambina. Ovviamente però a tutto c'è una fine se nei paraggi c'è mio padre. Quel fischietto ha messo sempre fine a tutto; persino alle cose più belle. Quando butta aria dentro quel coso di metallo vuol dire solo una cosa, tutti sotto le docce. E dopo tutto questo, ci vuole proprio.

-E scusa e io la doccia dove me la dovrei fare?- dico a mio padre

-Bè dai almeno una cosa te la dovevo. C'è lo spogliatoio delle squadre in trasferta. Puoi cambiarti lì; nessuno ti darà fastidio-

Corro nello spogliatoio per cambiarmi e togliermi l'odore appiccicaticcio della coca cola mischiata all'aranciata. Ovviamente una bella doccia, dopo un'allenamento di circa 6 ore e una battaglia con le bevande, ci vuole proprio. Mi cambio ed esco con il borsone del Bayern che credo pesi almeno 3 kili.

-Ehi Mila torni con noi?- mi chiede Robben

-No. Credo che passerò ad un negozio per vedere qualcosa per stasera-

-Ok! Ci vediamo dopo allora-

-Ciao!-

Per fortuna mio padre, almeno per il mio compleanno, ha autorizzato che potessimo mettere il naso fuori dall'hotel. I ragazzi mi hanno detto di prepararmi e di farmi trovare pronta verso le otto, ma non hanno detto altro. Ho cercato di tirar fuori dalle loro bocche altre informazioni ma nulla. Sono stati muti come dei pesci. Continuo a vagare per i negozi in cerca di qualcosa di carino ma ancora nulla. Poi il cielo comincia a farsi un po' scuro e spero solo, che non cominci a piovere. Dopo svariati giri per non so quanti negozi, riesco finalmente a trovare un vestito carino che forse, potrebbe starmi bene. Entro nel negozio e chiedo alla commessa del vestito in vetrina. E' un vestito a dir poco stupendo e credo che con il piccolo contributo che mi ha dato papà, io possa farcela. I ragazzi non mi hanno detto molto sul posto ma da quel che so, non devo andare con un vestito troppo corto o non troppo coprente. Così ho optato per questo. E' un vestito lungo con uno spacco destra e scopre tutta la gamba solo quando si cammina. Ha una fascia molto stretta che parte da sotto il seno e finisce in vita e poi ha una sola spallina che parte a sinistra e si ricongiunge a destra. I colori sono molto vivi ed accesi ed il tutto è coronato, da un paio di scarpe davvero stupende di color beige. Non sono mai stata un'amante del trucco e parrucco ma questa volta voglio essere al meglio e non solo perchè andremo in un locale. Entro in camerino e infilo abito e scarpe. Praticamente mi sento come un salsicciotto ricoperto dalla carta stagnola; ma almeno oggi devo riuscire a sopportare tacchi alti e vestiti assurdi. Esco per ammirarmi allo specchio e sinceramente, neanche mi riconosco. Sembro decisamente un'altra persona.

-Sei davvero molto bella!-

Mi volto verso quella voce e indovinate chi mi ritrovo davanti? Oh merda. Ma perchè dico io? Perchè sempre a me! Stupido cartello. Mi ritrovo davanti l'attore che forse, non odierò mai in vita mia. E' così bello con quei capelli scuri e quella mascella così possente. Oh ma che dico! Milagros svegliati! Non devo, non devo innamorarmi di questo stupido attore.

-Dovresti prenderlo sai?-

-E tu saresti?- dico cercando di fare l'indifferente. Ma non credo mi riesca molto bene.

-Joshua Ryan Hutcherson-

-Lo dici come se ti dovrei già conoscere. Comunque- dico voltandomi verso la commessa che alla vista dell'attore, sta quasi svenendo -Lo prendo-

Corro nel camerino sperando di riuscirmi a riprendermi. Nessun ragazzo mi ha fatto mai quest'effetto; e ne ho visti di ragazzi. Insomma che mi prende? Avere una cotta per un attore?! Neanche se fossi una di quelle fan che impazziscono alla loro vista. Mi devo riprendere. Non posso tornare in albergo in queste condizioni. Sennò incapperò nel dottor stranamore Gotze che non mi lascerà più in pace. Esco dal camerino a sguardo basso cercando di evitare di incrociare quegli occhi nocciola ma mi accorgo che, per fortuna, il ragazzo si è volatilizzato. Così più tranquilla porgo il vestito alla commessa e le chiedo di farmi il conto.

-Sa è davvero fortunata- dice la commessa ammiccando

-Cosa?-

-Ricevere un complimento dal sign. Hutcherson. Molte pagherebbero per stare al posto suo-

-Ah va bene. Anche se io non mi spiego affatto cosa ci sia in quel ragazzo.-

E invece lo sapevo benissimo. E pur odiando quella parte, mi piaceva.

-Davvero signorina. Lei ha fatto colpo.-

Esco dal negozio ancora più confusa di prima e a coronare la mia confusione, ci si mette anche la pioggia. Di punto in bianco comincia uno di quei temporali estivi che non ti lasciano scampo. La sfiga mi perseguita come sempre, perchè io mi ritrovo a non avere neanche un misero ombrello. Cerco di fermare un taxi ma a quanto pare qua, hanno l'abitudine di passare a tutta velocità e di non fare neanche caso alla tua chiamata. Bene o mi metto qui ad aspettare sotto questo balcone oppure....cavolo sono le 18 e 30. Merda devo sbrigarmi. Altra regola insulsa di mio padre. Blinda i due piani messi a disposizione della squadra dalle 19 fino alle 9 di mattina per evitare che nessuno fugga. Balcone vi direte voi; ma no. Sono  gli ultimi due piani dell'hotel e a meno che uno non voglia volare da 15 metri di altezza, l'opzione balcone è cancellata. Questa sera possiamo uscire certo, ma dalla reseption senza la presenza di mio padre non passa nessuno. L'unica speranza che ho è mettermi a correre come una matta.

-Ehy vuoi un passaggio?-

Un fuoristrada si affianca al marciapiede e dal finestrino sbuca una testa fin troppo familiare. Oh no! Ancora lui? Ma cos'è mi perseguita?

-Cos'è mi segui?-

-Lo vuoi un passaggio o no?-

-E chi mi assicura che tu non sia un pazzo?-

-Se vuoi ti posso lasciare anche qui a bagnarti-

-E va bene- dico salendo su

-Allora, non sei di Los Angeles vero?-

-Astuto! Mi dispiace per la macchina- dico indicando il sedile

-Oh no non preoccuparti. Ha fatto la seconda guerra mondiale questo. Uhmm fammi pensare...sei tedesca?-

-Cos'è sei bravo a leggere. Comunque no sono spagnola-

-Ma dai io non ho letto....ho solo.... e va bene. Ma cosa c'è di male?-

-Ah nulla. Proprio nulla.-

-Allora perchè hai un borsone e una felpa di una squadra di calcio?-

-Sono la figlia dell'allenatore e perciò....-

-Costretta a venire fin qui. Ho indovinato?-

-Esatto. Comunque sono all'hotel Hilton-

-Ottima scelta. Comunque siamo arrivati-

-Si ma io....come facevi a saperlo?-

-Sai c'erano cartelli ovunque riguardanti il vostro arrivo quindi, basta leggere-

-Va bene. Grazie mille!-

-E di che! Ciao!-

Forse non è poi così antipatico. Non quanto mio padre. Bene. Sono in ritardo e questa stupida ragazza non mi vuole far passare. Non le basta il mio passaporto o il fatto che io abbia una tuta con scritto in rosso Bayern Munchen. Non vuole farmi passare e basta. Dice che è stufa delle ragazzine che vogliono incontrare i calciatori. Niente sono costretta a riuscire fuori e ad aspettare. Decisamente una giornata che è meglio dimenticare.

-Ti hanno cacciata fuori?-

-Ma mi spii per caso?-

-No è che ho incontrato un amico e mi sono fermato a parlare- dice sedendosi vicino a me

-Si si certo-

-Fan urlanti anche lì dentro?- dice indicandomi l'hole. Praticamente la ragazza che non mi ha fatto passare, sta facendo a cazzotti con delle fan.

-Purtroppo-

-Cos'è ti danno i nervi? A me piace quando le fan mi acclamano. Vuol dire che apprezzano quello che faccio-

-Fanno salire solo il tuo egocentrismo. Non che non sia già alto-

-Ehi! Ti posso assicurare che non sono affatto egocentrico!-

-E cos'è questa una scommessa?-

-Sicuro!- dice porgendomi una mano

-Va bene accetto. Ma se perdi, cosa di cui sono sicura, dovrai allenarti con noi per un giorno intero. Così sai cosa vuol dire la-vo-ra-re- dico scandendo le parole

-Ma se perdi tu, dovrai concedermi un appuntamento-

-Ehi Mila sono qua! Vieni!- tempismo perfetto. C'è Alcantara che agita le braccia all'ingresso dell'hotel

-Va bene!- dico raggiungendo Thiago

-E' una promessa?- mi chiede alzandosi in piedi

-E' una promessa!- dico salutandolo e rientrando in albergo.

SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutte ragazze e grazie mille per le sette recensioni ricevute. Sette, wow. Mi commuovo solo a dirlo. Non immaginavo che potesse piacere così tanto. Insomma sono davvero felice. Scusate per l'enorme ritardo ma il mio pc ha avuto dei problemi e l'ho dovuto portare a riparare e ho riscritto questo capitolo sul pc di mio fratello. Mi scuso ancora per l'enorme disagio e spero che non accadrà più. Detto questo allora, cosa ne pensate di questo primo capitolo? Bè spero vi sia piaciuto! Allora Milagros ha incontrato ,finalmente, Josh. Come vi è sembrato? Ho seguito tutti i vostri consigli e spero di non aver deluso le vostre aspettative. Ovviamente non è finita qui perchè prima che la nostra Mila conceda l'appuntamento, perchè noi sappiamo che vincerà Josh, ne accadranno delle belle. Cosa ne pensate di "Gotze stranamore"? secondo voi sarà lui che farà sciogliere Milagros e riuscirà a farle ammettere i suoi sentimenti che stanno venendo fuori ma che lei vuole reprimere? Insomma non vi anticipo nulla anche perchè non voglio rovinarvi gli altri capitoli. Spero che commentiate anche questo capitolo per darmi nuove idee e nuovi consigli che come sempre, apprezzo. Un bacio a tutte e salvo complicazioni, ci vedremo sabato prossimo!!! Ah questi sono il vestito e le scarpe:



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Capitolo 3
*** Il quasi appuntamento... ***


-E si va a Praga! E si va a Praga!-

Appena metto piede all'inizio del corridoio lo spettacolo che ritrovo è assurdo. Scarpette, pantaloncini, maglie, tute, borsoni sparsi ovunque. Tutti urlano e cantano a squarciagola con addosso accappatoi, asciugamani o solo un paio di pantaloncini. Non capisco il motivo di tanto euforismo. So solo che se mio padre vede questo casino ci uccide seduta stante.

-Ma cosa state facendo?!-

Cerco di dire sovrastando le loro urla e i loro cori ma niente; non ci riesco. Credo che neanche quando hanno vinto la Champions urlavano come matti. Non capisco perchè facciano così.  Fanno trenini di qua e di là e spero solo che da un momento all'altro non venga mio padre.

-Allora?!? Qualcuno si degna di rispondermi?!?- ma nulla -Allora?!-

-E pensa a divertirti per una volta!-

Mi volto e mi ritrovo davanti Javi Martinez con un'asciugamano legato in vita mentre canta e balla come uno scemo seguito da altri cinque calciatori. Dio ma cos'hanno 5 anni?

- Divertirmi? Il mio intento era passare una serata diversa ma se voi continuerete a fare così, io la mia serata me la dimentico!- sono furiosa

-Madonna, sempre a lamentarti, a sbraitare! Giuro che se non ti tappi la bocca per una volta non ti lascio scendere giù!-

Detto fatto. Mi ritrovo presa come un sacco di patate da quell'armadio di Neuer che non ha nessuna intenzione di mollarmi e di mettermi giù.

-Manuel mettimi giù! Ora!- dico urlando e cercando di fargli mollare la presa

-A meno che non arrivi tuo padre o che tu non la smetti di sbraitare, non ci penso minimamente.-

-Che stronzo!-

-E forse sarà vero- dice facendo spallucce con un sorriso furbetto meritandosi giustamente, un mio schiaffo sulla spalla

Forse ha ragione però; forse mi lamento troppo. Sarà che sono cresciuta con due genitori che non ammettono repliche, sarà che ho sempre avuto timore di tutto, sarà che sono precisina di mio anche se non si direbbe. In effetti mia madre è peggio di un militare e mio padre....bè....credo che abbiate imparato a conoscerlo. Freddo, deciso, testardo, preciso e chi ne ha più ne metta. Dice di essere così perchè è difficile gestire una squadra di "ragazzini". Non capivo perchè li chiamasse così fin quando non ho preso quell'aereo con tutti loro. Anche se non mi sono mai spiegata perchè si comportasse così anche con me. Mi ha sempre trattato con distacco, come se non fossi sua figlia ma un semplice atleta da allenare alla sfida della vita. E mia madre da quando ha divorziato non è stata più se stessa. E' cambiata e non in meglio certamente; altrimenti non sarei qui. Si rinchiudeva nel suo ufficio a lavorare. Preferiva sgobbare per ore e ore invece che passare un po' di tempo con sua figlia. Non so come io sia sopravvissuta 19 anni a tutto questo, ma ce l'ho fatta e questo importa. Ora voglio vivere la vita. La vita al di fuori dei campi da calcio, al di fuori degli uffici, al di fuori delle trasferte. Voglio divertirmi ed essere spensierata come tutte le mie amiche senza avere vincoli di orario. Ma ovviamente i miei pensieri vengono interrotti da un "oh" generale.

-Manuel che succede?- sono di spalle e vedo poco e niente

-Cazzo! C'è....c'è...-

-Ho capito- dico riuscendo a scendere

-Mila..-

-Vado io....-

Mi volto e ritrovo le porte dell'ascensore aperte con mio padre dietro allibito. Non si capisce se sia più arrabbiato o scioccato. Cerco di farmi spazio fra i borsoni e le cose a terra per raggiungerlo, cercando di non cadere. Ho molta paura di incontrare il suo sguardo in questo momento. Quegl'occhi verdi che mi ha trasmesso, su di lui trasmettono timore e paura; specialmente in questi casi. Riesco ad arrivare a fatica di fronte a lui, che ha lo sguardo sbigottito, arrabbiato e credo che se accanto a lui non ci fosse Hermann il vice allenatore,  avrebbe già urlato o fatto qualsiasi cosa che gli passava per la mente. Vorrei parlare ma non ci riesco. Quegl'occhi che mi fissano, che fissano il caos intorno a me mi bloccano, mi pietrificano. Ma devo parlare. Devo salvare questi deficienti da un'imminente disastro.

-Papà io...- ma mi blocca con lo sguardo. Quello sguardo che tante volte mi ha fatto tacere

-Cos'è questo disastro?!-

Il suo tono è calmo; sta cercando di trattenersi, di non sbottarmi davanti. Ma non credo ci riuscirà per molto. Tutti hanno l'aria spaventata e si aspettano una di quelle sgridate di mio padre che dovranno mandar giù con la coda tra le gambe. Diciamo che questa volta l'hanno combinata grossa ma ovviamente io sono qui per rimediare; come sempre d'altronde.

-Papà non è come sembra...loro non volevano..-ma nulla. Le mie parole vengono di nuovo bloccate.

-Voglio sapere cos'è questo casino!- il suo tono è fermo e deciso e mette i brividi a tutti -Cos'è vi siete impazziti?! Vi ha dato di volta il cervello?! E voi sareste degli atleti? Dei grandi campioni?! Siete solo dei bambini di tre anni che non sanno trattenere le loro emozioni! Vi piace essere trattati come bambini? Bene! Da oggi verrete trattati come tali! Per cominciare questa sera l'uscita è annullata! E da domani il vostro viaggio sarà solo campo albergo, albergo campo! Niente più uscite al di fuori di qui. Così almeno vedremo se avrete voglia di fare ancora i bambini!- le sue parole mi si scagliano addosso come una doccia fredda. Non ci credo.

-Ma papà questa sera...- cerco di non far scendere le lacrime, cerco di trattenerle ma non credo di riuscirci a lungo.

-Non mi interessa! Queste sono le mie regole! Ora basta! Rimettete apposto questo casino e filate nelle vostre stanze! La cena è alle 8 chi c'è c'è chi no, si arrangia!-

-Sei uno stronzo! Non puoi farmi questo! Tu.....tu...-

Non riesco più a sostenere il suo sguardo, non riesco più a trattenere le lacrime così prendo la strada più semplice; scappo. Non vedo più niente, solo le scale che sto cercando di scendere senza inciampare. Le lacrime scendono ininterrotte e non riesco a capire perchè lui faccia così. Non gli è bastato portarmi qui e rinchiudermici, doveva anche rovinarmi il compleanno!

-Milagros vieni qui! Milagros!-

Sento le urla di mio padre chiamarmi ma non mi interessa. Sono stufa, stufa di tutto questo. Davvero non ce la faccio più. Voglio solo fuggire, fuggire da qui.

*****

E' da un po' che sono seduta qui sulla sabbia con l'oceano che mi culla. Non capisco davvero perchè lui si comporti così. E' arrivato fino a un punto in cui non ce l'ho fatta più. Ho sopportato il suo carattere per anni, il suo trattarmi come tutti gli altri ma ora basta. Basta davvero! Sono stufa. Capisco che loro abbiano sbagliato ma reagire così. Spero solo che tutto ciò cambi perchè davvero non credo di resistere a lungo. Continuo a rilassarmi e ad uccidermi con i miei pensieri contorti, quando sento chiamarmi da lontano. Mi volto e mi ritrovo un ragazzo con due cani al guinzaglio. Non lo riconosco immediatamente ma appena si avvicina, riconosco quella mascella prorompente; Josh.

-Ehy cosa ci fai qua?-

-Niente; penso- dico continuando a guardare l'orizzonte

-E' successo qualcosa?-

-Troppe cose succedono là dentro- non mi va di parlare, tanto meno con lui

-Guarda che se mi parli non è che ti mangio. Vorrei aiutarti. Ma se non parli...-

-Non puoi aiutarmi, nessuno può aiutarmi- dico alzandomi e cominciando a camminare sulla sabbia

-Dai Milagros ma che hai?- dice raggiungendomi

-Non voglio parlare- dico continuando a camminare

-Ehy ehy- dice prendendomi un braccio -Per una volta non guardarmi come Josh l'attore, pieno di soldi e quant'altro. Guardami come Josh, il semplice 21enne che vuole acquistare la tua fiducia-

Il suo sguardo, i suoi occhi misti tra il verde e il castano mi trasmettono sicurezza. Forse dovrei smetterla di giudicare le persone in base alla massa. Forse non tutti gli attori sono come credo; almeno spero. Con lo sguardo mi incita a parlare e forse dovrei davvero aprirmi e buttar fuori tutta la rabbia che mi marcisce dentro. Dopo minuti interminabili decido di parlare.

-Ti racconterò tutto a patto che non restiamo qua fermi come stoccafissi e che tu non ne faccia parola con nessuno-

-Va bene te lo prometto. Ma tu porti uno dei due cani-dice porgendomi il cane da un manto grigiastro misto al bianco

-Come si chiama?-

-Lui Diesel e lei Nixon-

-Un nome da maschio? Fai sul serio?-

-Credevamo fosse maschio e siccome mi piace come nome gliel'abbiamo lasciato-

-Ah bè allora....-

-Comunque racconta, io ti ascolto-

-E' complicato. C'entra mio padre-

Comincio a raccontare tutto quello che è successo e vedo che mi ascolta, attento, invitandomi a continuare ogni volta che faccio una pausa. Mi scorrono davanti le immagini di quegli attimi, di quei momenti in cui sono rimasta delusa da tutto e da tutti. Mi sono sfogata, mi sono aperta e finalmente mi sento libera. Non mi interessa se ho sputato tutto fuori e confessato i miei stati d'animo ad un quasi sconosciuto. L'importante è aver rigettato fuori circa 9 anni di pensieri e stati d'animo che non mi hanno fatto bene.

-Ho capito. Sai forse dovresti prendere da parte tuo padre e parlargli, fargli capire cosa provi. Non credo che lui lo abbia ancora capito. Forse per lui è normale trattarti così però se a te non sta bene, glielo devi far presente e chiarire. Stessa cosa con tua madre. Devi far valere il tuo punto di vista. Non sei più una bambina-

-Si ma....è complicato. Non puoi capire cosa si prova. Non credo che mio padre mi stia a sentire. Specialmente dopo quello che è successo.-

-Stai tranquilla e vedrai che si risolverà tutto-

Posso anche provarci ma conosco mio padre e conosco il suo carattere e so, che non perdonerà mai la mia uscita di testa e la mia improvvisa fuga. Mi ha sempre detto di non sfuggire davanti ai problemi e di affrontarli e io invece? Sono fuggita a gambe levate. Mi vibra il cellulare così lo prendo e vede che sono già le 19:30.

-Cavolo sono le sette e mezza. Devo andare-

-Aspetta. Bè non potresti mangiare una pizza con me?-

-Ah ah ah la scommessa non l'hai vinta perciò-

-Una pizza tra amici. Niente appuntamento niente di niente. Solo una cosa tra conoscenti o amici-

-Sei sleale Hutcherson-

-Ma dai perchè?- dice sorridendo

-Vedi? Con un semplice sorriso accalappi le persone. Questo è sleale- lo sento ridere - E non ridere- dico dandogli un buffetto sulla spalla

-Allora? Che ne dici?-

-Non sono presentabile- in effetti avevo su ancora la tuta e le scarpette

-Uhm potremmo passare in albergo.-

-Mio padre è li....- non saprei come entrare ne come riuscire da lì -Aspetta però-

Prendo il cellulare e chiamo Mario. Forse lui e gli altri potrebbero in qualche modo aiutarmi. Mario ovviamente afferra subito la palla al balzo e dice di raggiungerli. Andiamo verso la macchina di Josh tra risate e battute. Non credevo fosse simpatico. Insomma ho sempre pensato che fosse snob e altezzoso come gli altri ma invece lui ha qualcosa di diverso. Quel qualcosa che forse potrà farmi cambiare idea.

-Ehy qui!- c'è Mario e Thiago che si sbracciano davanti l'entrata dell'albergo e immagino che debbano aiutarmi. In che mani mi sono messa...

-Anche le guardie del corpo ora?- dice Josh sorridendo

-Mio padre è peggio di un radar quindi ci vogliono- dico io sorridendo e dirigendomi verso di loro

-Appuntamento è? Thiago hai perso-dice Mario ammiccando

-Basta! Cos'è ti diverti a scommettere sulla mia vita?- dico dandogli un buffetto sulla spalla

-Mila sei troppo prevedibile. Anche un carciofo indovinerebbe le tue mosse-

-Si un carciofo che risponde al nome di Mario Götze. Ma va va-

Camminiamo per l'albergo in punta di piedi. Thiago è davanti a me che sbircia ogni angolo mentre dietro di me c'è Mario, che non so cosa stia facendo ma vabbè. Credo che le spie non saprebbero fare di meglio. Sono riuscita ad arrivare in camera mia sana e salva senza essere stata scoperta. E' una semplice uscita tra amici perciò metterò la prima cosa che capita. Jeans, una camicia corallo e un paio di scarpe. Un po' di mascara e matita e sono pronta. Mi guardo allo specchio e sento delle voci fuori. Cavolo mio padre!

-Götze, Alcantara cosa ci fate fuori la stanza di Milagros?-

-La stiamo chiamando per la cena ma non vuole uscire- le parole di Thiago mi risuonano nelle orecchie

-Fatemi passare; ci penso io!- cavolo cavolo

-Eh mister guardi ci pensiamo noi. Sà è molto arrabbiata. Forse noi riusciremo a farla uscire- Mario che si salva per il rotto della cuffia, un classico

-E va bene. Ma solo perchè siete voi due-

Sento dei passi e questo vuol dire che mio padre si sta allontanando. Sa che ho stretto molto amicizia con loro due quindi alla fine meglio così. Mi rivolto verso lo specchio e cavolo. Non mi sono mai conciata così per uscire. Milagros che ti sta prendendo? E' solo un'uscita tra amici niente di più e Josh non ti piace; percui calmati e muovi il culo.

-Mila muoviti!- urla Mario bussando alla porta

-Ecco ecco-

Riesco ad uscire e con i tacchi in mano e la borsa in spalla ricomincio a fare le scale con le due guardie del corpo dietro. Dopo cinque minuti per uscire dall'albergo finalmente ce la faccio e riesco a salire in auto e subito dopo, ricevo un messaggio da Mario e Thiago.

"Vogliamo il bacio eh ;)"

Ed ecco qua; hanno ricominciato. Non la smetteranno mai. Sono sempre i soliti. Durante il tragitto siamo tutti e due silenziosi. Io guardo il finestrino, Josh guarda la strana. Non so se sia un silenzio imbarazzante o un silenzio diverso. Insomma fino a dieci minuti prima gli ho confessato i miei problemi e parlavamo tranquillamente e ora? Arriviamo ad una pizzeria in periferia. E' molto carina. Arredata con stile ma non troppo sfarzosa. Assomiglia a quelle pizzerie dove io e i miei compagni di classe andavamo per le solite cene di fine anno. Durante la cena parliamo e scherziamo tranquillamente come se fossimo vecchi amici. La pizza è davvero squisita e diciamo che il mio compleanno ha avuto una svolta. Non credevo di divertirmi anche così ma mai giudicare un libro dalla copertina.

-Ora fidati di me-

-E chi mi dice che non vuoi buttarmi da un burrone o peggio?- ho una benda sugli occhi e non so dove mi stia portando

-Te lo dice la persona che se lo fa, viene riconosciuta dopo due secondi-

-Ecco che riappare l'egocentrismo-

-Non sono egocentrico e lo sai-

-No non lo so- passano minuti interminabili di cammino- Allora?-

-Eccoci. Puoi toglierti la benda-

Mi tolgo la benda e mi ritrovo davanti tutta la città. Siamo su un terrazzo di un palazzo ed il panorama è stupendo. Però non capisco perchè mi abbia portato qua. Vorrei chiederlo ma lui mi precede.

-Quando sono giù, quando lì sotto diventa troppo caotico vengo qui su a pensare. Riesco ad essere me stesso qui su. Riesco a riflettere e a fare delle scelte che lì giù, non riuscirei a fare. E poi è il posto più bello di Los Angeles per guardare le stelle.-

-E' stupendo e molto alto- dico guardando giù

-Soffri di vertigini?-

-Non si nota?-

-Allora dovrei portarti a fare bungee jumping-

-Non ci contare-

Ci stendiamo sul terrazzo e ci mettiamo a guardare le stelle. E' davvero il posto più bello per guardare le stelle. All'improvviso mi dimentico di tutto quello successo. Di mio padre, della squadra, del coprifuoco. Finalmente per una volta mi godo un momento della mia vita senza pensare alle conseguenze, senza ragionare. E' questo che intendevo per vivere la vita al di fuori dei campi da calcio, al di fuori degli uffici, al di fuori delle trasferte. Non avere orari e paure.

-A cosa pensi?-

-A molte cose tu?-

-A quanto sei bella-

-Ti servono degli occhiali-

-Io non credo- così mi metto a sedere

-Non era solo un'uscita tra amici?-

-Può darsi-

-Josh!-

-Dai scherzavo! Comunque guarda-dice portandomi a bordo della terrazza

-E' stupenda Los Angeles. Dopo Barcellona non credevo ci fosse una città così-

-Vorresti paragonare Barcellona a Los Angeles?-

-Ma certo anzi-

-Anzi cosa? No vabbè non dovevi dirlo!-

In meno di due secondi vengo sommersa da una sottospecie di tortura, che io chiamo solletico. Resisto a tutto, ma non a questo. E' l'unica cosa che odio ed ho sempre odiato. Riesce a mettermi ko in un secondo e non riesco a non dimenarmi e a non ridere. Forse le risate si sentiranno fino sotto ma non m'importa. Proprio non  ce la faccio. Cerco di ribattere e ribellarmi ma nulla. In pochi secondi ci ritroviamo faccia a faccia, uno difronte all'altro. Quegl'occhi mi paralizzano, mi lasciano scioccata. Nessuno mi ha mai fatto un'effetto del genere e mi sento spiazzata.

-Hai dei bellissimi occhi.....e anche delle bellissime labbra-

Detto fatto. Sento le sue labbra sulle mie. Tutto quello intorno a noi sparisce e mi sento sulle nuvole. Le sue labbra sono dolci, calde e sanno stranamente di zucchero. Mi sento persa, non riesco a reagire neanche a respingerlo; non ho le forze. E' come se mi avesse stregata, come se mi avesse messo sotto incantesimo. Le nostre lingue si rincorrono e quando ci stacchiamo, è come se mi risvegliassi da un lungo sonno. Mi sento imbarazzata e l'unica cosa che riesco a dire è -Forse dovrei andare-. Non lo aspetto, lo lascio lì solo mentre cerco un taxi per tornare in albergo. Sono stordita e non so cosa fare. Mi sto rendendo conto che forse quell'attore mi sta cominciando a piacere che forse quell'attore, mi sta facendo cambiare idea.....


SPAZIO AUTRICE:

Sarà che la vittoria della Germania mi ha ispirata, ma eccomi qua. Ciao a tutte ragazze e grazie mille delle recensioni. Siete davvero stupende. Vi ringrazio di tutti i commenti e i pensieri espressi in quelle quattro righe e vi ringrazio ancora una volta per i minuti spesi a leggere la mia storia; vuol dire tanto per me. Mi scuso per il tempo trascorso dal secondo capitolo, ma non ho mai trovato il tempo per aggiornare. Tra l'ultimo mese di scuola che è stato di fuoco; tra compiti in classe e interrogazioni non ho avuto neanche il tempo di respirare (Fate l'amore non il liceo classico). Poi sono stata due settimane in una vacanza studio a Londra e una settimana in Grecia con la mia famiglia, e potete ben capire il motivo per cui non ho aggiornato. Spero che questo capitolo vi piaccia e spero che sia valsa l'attesa. Non faccio commenti su questo capitolo perchè forse non ce ne sono da fare; ma vi chiedo solo una cosa: voi avreste fatto ciò che ha fatto Josh? E se foste state al posto di Mila cosa avreste fatto? Un bacio a tutte e vi prometto che aggiornerò per sabato prossimo o anche prima. Grazie mille a tutte ancora una volta e spero che recensiate di nuovo anche questo capitolo perchè, come dico sempre, le critiche e i commenti fanno sempre bene.L'outfit di Mila:


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Capitolo 4
*** Andrà tutto bene? ***


efp Ok sono scappata. Forse non dovevo ma la paura fa' brutti scherzi. L'amore fa' brutti scherzi. Ho sofferto fin troppo e non voglio stare ancora male. Si sà come sono gli attori; peggio dei calciatori. Cambiano ragazza una volta al mese e io non voglio essere tra quelle usate e scaricate. Non voglio ancora affezionarmi ad un ragazzo, non voglio di nuovo stare male per mesi. Ma ora la mia preoccupazione più grande è riuscire a rientrare in albergo. La sicurezza è stata moltiplicata e il coprifuoco è stato praticamente tolto a causa della ramanzina di mio padre. Potresti semplicemente rientrare dalla reception direte voi; ma no. Ovviamente mio padre deve piazzarsi alla sala dell'ingresso a parlare delle attività di domani. Mi da sui nervi; peggio di un'avvoltoio. Insomma devo vedere come rientrare altrimenti ne pagherò le conseguenze; conseguenze molto ma molto amare. La prima cosa che penso è chiamare Mario; forse mi darà una mano. Compongo il numero di Mario ma ovviamente quel deficiente non risponde. Ma dico io, quando serve non guarda il telefono e quando no ci sta appiccicato. Non è normale. Provo a chiamare Alaba l'unico affidabile, per modo di dire, del gruppo. Forse risponderà.

-Mila?- dice con una voce assonnata

-Ma Mario quel cazzo di telefono dove ce l'ha?- dico alquanto irritata

-Ma che ne so...sbadato com'è. Comunque è successo qualcosa?-

-Secondo te?! Semplicemente nulla- dico sarcastica

-Ah apposto allora-

-Ma allora sei coglione! Sono qua fuori e dovrei rientrare e come se non bastasse- cerco di respirare -Mio padre è alla reception tipo avvoltoio-

-Oh cazzo. Aspetta chiamo gli altri-

-Beh menomale; ti sei svegliato- dico quasi come una liberazione

Aspetto in linea che si muovono. Insomma quanto ci mette a chiamare gli altri? Giuro che la prossima volta, se alla fine devo affidarmi a loro, rimarrò in camera ad ammazzarmi con le caramelle e con un film straziante. Oddio romantico forse no; più una cosa tipo i film di guerra. Quelli si che mi fanno dimenticare tutto. Ad ogni modo dall'altro capo del telefono ancora nessuna risposta. Comincio a sospettare che Alaba si sia disperso da qualche parte. Pasticcione com'è sai quanto ci mette a perdersi? Neanche un secondo. 

-Mila ci sei ancora?- La voce di Bastian risuona come una salvezza

-Si si. Bastian dammi una mano per favore-

-Allora hai presente la parte dove ci sono i nostri balconi?-

-Si; dove c'è il giardino-dico con ovvietà

-No; dove ci sono le psicopatiche-

-C'è non mi dire che.....-

-Vuoi rientrare?-

-In teoria.....- ma non così!

-Bene allora sbrigati! Quando sei arrivata là, fatti spazio in mezzo a loro e trovi una porta di emergenza all'angolo; noi staremo là- dice risoluto

-Ok vado e cercherò di non morire là in mezzo- dico esasperata

-Eh su; non farla tragica- dice chiudendo la chiamata.

Bene; iniziamo. Cerco di passare inosservata cercando di farmi spazio tra le fan urlanti. Tra cartelloni e persone che urlano mi sembra di essere allo stadio. Insomma, i fan sono belli ma portano alla rovina in qualsiasi caso. Ad ogni persona piacerebbe essere amata ma così, è semplicemente esagerato. Ciò porta solo all'egocentrismo e molti di quelli che conosco lo sono. Lo so, sembrerò una palla ma la penso così. E con tutto quello che vedo credo di non sbagliarmi affatto. Continuo a fare a spallate con le ragazze che sono lì fin quando, finalmente, riesco ad arrivare alla famosa porta che potrebbe salvarmi. Loro sono lì dietro che cercano di aprire la porta. Merda; è come bloccata. Non ci voleva. Ed ora cosa faccio? Cerchiamo di aprirla ma nulla. Così decido di richiamare uno di loro.

-Che cazzo di sfiga. Correte su nella mia camera e prendetemi una sciarpa ed un cappello e gettatemeli dalla camera di Alcantara-

Senza dire altro li vedo correre su per le scale. Non so ancora cosa fare sinceramente; ma mi verrà in mente. Cerco di confondermi tra la folla ma mi sembra solo di vivere un'incubo. Ma non per il fatto di stare qua in mezzo, ma semplicemente per il fatto che per colpa di dei deficienti, ora sono costretta a fare tutto ciò. Mi fa solo venire i nervi questa cosa ma devo abituarmi. Dovrò viverci per un bel po' per cui. Finalmente, dopo un po' di minuti, sento delle voci chiamarmi e lanciarmi qualcosa. Alleluia; ce l'hanno fatta. Urlo per andare verso il lato dove hanno lanciato le cose e prima che rientrano, dico di scendere in reception; dovranno pur aiutarmi. Metto il cappello e la sciarpa e corro, per quanto mi sia possibile, verso l'ingresso. Sono già lì che cercano di persuadere mio padre anche se forse, sono più bravi come giocatori che come oratori. Ad ogni modo cerco di entrare senza dare nell'occhio.

-Pss, pss. Lahm!- cerco di dire il più piano possibile

-Oh eccoti; vieni lì c'è Mario che cerca di salvarti-

-Mario?! Salvarmi?! Merda; sono ancora di più nei guai- dico alzando gli occhi al cielo.

-Invece di sbraitare muoviti; almeno lui ci sta provando- dice Boateng trascinandomi via

Cercano di farmi attraversare l'hole il più velocemente possibile ma sulle zeppe, è alquanto impossibile. Continuo a camminare velocemente ma la sfortuna non viene mai da sola. In meno di un secondo prendo una storta tale, che non riesco neanche ad alzarmi. Perfetto proprio. Che merda di serata.

-Mila ma che?-

-Jerome mi fa' male- dico toccandomi la caviglia

-Merda! Vieni- dice prendendomi in braccio -Cerchiamo di muoverci che credo che Mario abbia finito gli argomenti validi- dice cominciando a salire velocemente le scale

-Immagino- dico soffocando una risata

-Intanto- dice chiamando l'ascensore -Pensa solo che con la sua poca capacità di convincere una persona, è riuscita a salvarti il culo-

-Boateng contegno- dico rifacendo la voce di mio padre e scoppiamo a ridere all'unisono

Ovviamente il nostro piano è alquanto blindato quindi l'ascensore, era l'unica opzione possibile. Le guardie sono poste all'inizio delle scale quindi noi, dovremmo scamparcela ma non si sa mai. La caviglia continua a farmi male e non riesco neanche a stare in piedi. Non so cosa gli racconterò domani a mio padre ma qualcosa devo pur inventarmi. L'ascensore si apre e ritroviamo tutti fuori dalle camere per vedere se riuscivo a tornare sana e salva. 

-Cos'è eravate preoccupati?- dico con un sorrisino

-No guarda; stavamo prendendo il sole- Muller; sempre sarcastico

-Guarda che se ti succede qualcosa i cavoli sono i nostri per cui zitta e fila dentro- 

-Solo? Tu dici? Lo hai visto cosa ha fatto oggi e chi ci ha rimesso?- sono stanca e amareggiata

Boateng mi aiuta ad entrare in camera sostenendomi- Dai Mila tranquilla. Cercheremo di non fare più i cazzoni. Ora vado che tuo padre sta per passare. Notte- e baciandomi ad una guancia esce frettolosamente.

Sta per passare mio padre? Cioè adesso si mette a fare la sentinella? Credo che se entravo nell'esercito sarei stata meglio. Non ce la faccio più; giuro che a 20 anni non ci arrivo così. Decido di farmi una doccia giusto per dimenticare tutto questo e per riflettere sulle mille cose e sui mille pasticci che sono riuscita a combinare, in un solo pomeriggio. Riuscire a capire tutto è difficile figuriamoci riuscire a spiegarlo. Non so se avrò il coraggio di guardare di nuovo in faccia Josh; non dopo ciò che ho fatto. Lui, beh lui voleva semplicemente essere carino ed io invece? Io ho fatto la solita codarda e sono scappata. E' l'unica cosa che so fare ultimamente.  E' l'unica cosa che io riesco a fare ultimamente e sinceramente, non so spiegarmi il perchè. Non sono mai stata così codarda ma forse è proprio per questo il motivo per cui fuggo e preferisco nascondermi dietro una corazza, costruita apposta per non mostrare la mia vulnerabilità. Perchè si; ultimamente son diventata molto vulnerabile. Ho paura di qualsiasi cosa che mi circonda, di qualsiasi cosa che abbia il potere di ferirmi. Forse non c'entra nulla il fatto che io sia stata già ferita in passato. Insomma, chi non lo è stato? Chi non ha mai avuto una di quelle storie che si pensi durino a vita e invece scoppiano così, come niente? E' successo a tutti e forse devo togliermi di dosso questa ancora che mi tiene aggrappata ad un qualcosa che non mi fa' di certo bene. Forse per una volta devo lasciarmi andare alle emozioni e abbandonare la razionalità che in gran parte del tempo, mi impedisce di fare azioni che vorrei fare. Forse dovrei parlargli? Forse dovrei spiegargli il perchè del mio gesto? No; di sicuro non vorrà vedermi. Anche se credo che alla fine, a lui non gliene frega nulla. In fondo, può avere qualsiasi donna. Nel mondo ci sono migliaia di fan urlanti e speranzosi che pagherebbero, per passare anche solo un'ora con lui. Esco solo perchè è da quasi un'ora che son dentro e mi avvolgo ad uno dei morbidi grandi asciugamani forniti dall'hotel. Dato che sono da sola mi metterò a guardare un po' di tv o un qualsiasi film con le mie adorate caramelle. Almeno quelle riescono a consolarmi.

Esco dal bagno e mi ritrovo Mario sdraiato sul letto con le MIE caramelle-Oh cazzo!-

-Ah sei uscita- dice continuando ad assaporare uno dei miei amati orsetti colorati

-Tu, le mie caramelle!- dico cercando di non urlare

-C'è tu ti preoccupi delle tue caramelle quando sei davanti a me, con un solo asciugamano addosso?-

Mi guardo e arrossisco -Ma non è questa la cosa principale- dico togliendogli da sotto il naso le caramelle -La cosa principale è il perchè ti sei intrufolato in camera mia-

-Attenta Mila; l'asciugamano potrebbe scivolare-

Mi dirigo in bagno -Il solito coglione. Come hai fatto ad entrare?-

-Chiamasi carta scema-

-Come scusa?- dico facendo capolino dal bagno -Cioè vuoi dire che-

-Hanno dato a tutti noi delle carte uguali-

-Ma questo non ti da il diritto di entrare come un maniaco nella mia stanza- dico buttandomi sul letto e addentando un'orsacchiotto verde

-Non farla tragica- dice facendomi uno di quei soliti sorrisi

-Ah no? Hai fatto irruzione nella mia stanza e non dovrei farla tragica?-

-Ma mica eri nuda; su-

-Ci mancava poco. E lui è quello fedele poi- dico agitando le braccia esasperata

-Dobbiamo proprio parlare di Ann o potremmo sorvolare?- dice con un velo di amarezza

Mi sento in colpa- Ma è successo.....qualcosa?-

-Niente; lasciamo stare. Ma tu- dice indicandomi con curiosità -Com'è andata?-

Sinceramente non so cosa dire ma cerco di impiastricciare qualche parola per spiegarmi

-Beh, è andata- dico cercando di non dire altro

-Come è andata? Tutto qua?-

-Più o meno- dico continuando a mangiare caramelle

-Smettila di mangiare- dice togliendomi le caramelle -E spiegami cos'è successo-

Decido di vuotare il sacco e gli racconto tutto. Della pizza, della terrazza, del bacio e della fuga. E' come se raccontando, rivivessi quelle mille emozioni. E' come se tramite le parole riuscissi a rivivere quegli attimi e quelle sensazioni che ho provato. Paura, emozione; cose che a parole non riuscirei mai a spiegare.

-Te l'hanno mai detto che sei una cogliona?-

Il suo tono è un misto di delusione. Forse si aspettava che avrei fatto qualcosa ma non l'ho fatto. Per una volta è la bocca della verità.

-No. Tu sei il primo- dico con franchezza

-Non so se hai sempre fatto così ma in questo caso sei stata proprio stupida-

-Mario lo so- dico alzando le braccia- Lo so-

-E allora perchè lo hai fatto?-

-Ho paura Mario, ho paura-

-Ma di cosa Mila? Lui ti piace-

-Non mi piace- giro nella stanza come una pazza

-No guarda; ci vedo bene. E a te piace e anche molto-

Sto per controbattere quando la voce di mio padre mi blocca.

-Milagros sei lì?- oh merda

Mario mi guarda sconvolto ed io non so come fare. Gli faccio cenno di calarsi sotto il letto ma lui non mi capisce e così lo trascino giù, producendo un tonfo non indifferente

-Cos'è successo?-

-Ehm papà- dico mentre continuo a far cenno a Mario di mettersi li sotto -Nulla di preoccupante-

-Posso entrare?- sembra così convinto ma io non lo sono per niente

-Ehm...-

Non faccio in tempo a rispondere che me lo ritrovo in stanza. Mi piazzo davanti il punto in cui Mario si è nascosto cercando di fare ombra.

-Come stai?-

-Meglio papà- dico continuando a strattonare la mano di Mario che tenta di afferrarmi la caviglia

-Mi dispiace ma...-

-Papà fa' nulla. Non preoccuparti. Sono solo un po stanca- dico cercando di farlo andare verso la porta ma inciampo a causa di quella dannata mano

-Cos'è successo?- dice voltandosi e vedendomi a terra

-Nulla sono solo inciampata; stupida moquette. Ora va e sta tranquillo. Notte- dico chiudendolo finalmente dietro la porta -Tu! Che infame!- dico voltandomi verso Mario che si sta rialzando

-Io? Tu vuoi farmi morire- dice tossendo

-Ma zitto; è solo un po' di polvere- dico spalmandomi sul letto

-Mi devi un favore- dice accomodandosi vicino a me

-E per cosa? Esserti nascosto sotto al letto altrimenti mio padre ti avrebbe ammazzato?-

-Esatto- dice sorridendo -Un film-

-Che palla al piede che sei Gotze- dico esasperata

***

Alla fine ieri sera mi sono addormentata come un sasso guardando uno di quei film che piacciono tanto a lui. Sinceramente non ricordo neanche qual'era la trama tanto ero disinteressata. Questa mattina, quando mi sono svegliata, lui già era sgattaiolato nella sua amata stanza che pare ieri sera aver snobbato. Ho passato tutta la giornata in campo ed ora sono stanchissima. Dire che mi ha distrutta è dire poco. La figlia dell'allenatore mica può oziare? Ma no; fa' male. Lei deve lavorare quanto, se non di più, dei suoi stessi allievi. Una tortura praticamente. Sono persino uscita di tutta fretta dagli spogliatoi per venire qua sotto consiglio di tutta la squadra. Ovviamente tutti volevano sapere il perchè ieri sera si fosse attinto a tutto quel casino e Mario, come sempre, non si sa stare zitto. In meno di mezz'ora tutti hanno saputo la cosa e spero che non sia andata a finire alle orecchie di mio padre e dei collaboratori. Ed ora sto facendo la cazzata; sono qui, sul terrazzo, aspettando che forse  lui si presenti. Sono seduta a terra guardando un punto fisso, non ancora decifrabile. E' strano come ora, dopo mille consigli, io mi sia convinta ad arrivare qui e a decidere di parlargli; di spiegarmi cosa non facile. Spero solo che si presenti perchè non credo che il coraggio e la voglia tornerà facilmente. Continuo a perdermi nei pensieri ma sento dei passi e mi volto; è lui.

-E tu cosa ci fai qui?- sembra sorpreso ma anche abbastanza deluso

-Prima che cominci a fare premesse vorrei spiegarti perchè io ieri, ho reagito in quel modo. E' stato strano, avventato. Insomma è stato come la bufera in un momento di pace. Mi ha spiazzato; ho avuto paura. Paura di tutto e non sapevo cosa fare. So che sono stata una scema, so che non avrei dovuto. Ma non sono riuscita a ragionare e ho preferito scappare-

Le parole sono uscite così, senza un'ordine preciso. Non so neanche cosa ho detto alla fine. Ho paura di una sua risposta ma sono venuta qui per questo. E' rimasto impassibile. Continua a fissarmi con quello sguardo che mi incute timore. Non so cosa dirà e questo mi spaventa ma finalmente, lo sento parlare.

-E ora cosa ti dovrei dire eh? Che va tutto bene?-

Il suo tono è duro e io rimango li davanti impotente e senza parole.


NOTE AUTRICE.

Scusate davvero se sono mancata molto tempo. Lo so, dovrei aggiornare spesso. Ma il problema è che non ho avuto mai tempo e ci si è messo un blocco per il quale, non riuscivo ad andare avanti. Ogni idea ed ogni parola mi sembrava così sciocca, che cancellavo e riscrivevo e sinceramente, neanche questo capitolo mi convince. Spero che mi farete sapere come vi sembra e le critiche sono sempre ben accette. Cercherò di aggiornare per domenica prossima e fatemi sapere.
Un bacio!



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Capitolo 5
*** Mille pensieri, e poi...... ***


Ho mille pensieri che mi frullano per la testa; non so cosa fare, cosa dire. Sono solo pietrificata. E' come se ogni cellula del mio corpo si fosse spenta, al suono di quelle atroci parole. Quelle parole che forse, non volevo assolutamente sentire. Quelle parole che suonano come una pugnalata al petto. Non avrei mai immaginato che potessero farmi così male; tanto da farmi sentire un vero schifo. Solo ora capisco quanto ci possa essere rimasto male. Sono solo capace a far star male le persone; sono solo capace di deludere le persone. I suoi occhi mi guardano con un misto di disprezzo, rabbia e rimorso. Con il suo solo sguardo riesce a lacerarmi dentro, come nessuno ha mai fatto. Dei ragazzi, dopo quella prima ma grande delusione, mi importava poco e niente. Cominciavo ad essere cinica; mi importava poco se li deludevo o se soffrivano. Non mi importava di essere dolce, passionale o di tenermi dentro alcune cose che avrebbero potuto ferire. Sputavo fuori tutto, parola per parola. Ma ora, ora è diverso. Mi sento morire al solo pensiero di averlo fatto soffrire. Non volevo reagire in quel modo ma la paura di un passato orribile, mi ha oscurato la mente. Vorrei solo poter tornare indietro a quel fottuto bacio, per poter cambiare ogni singola mia mossa.

-Non voglio che tu mi dica che va tutto bene; perchè so che non è così- faccio un respiro e cerco di mettere in ordine le idee per formulare una frase di senso compiuto -Non voglio che tu mi perdoni, non voglio che tu dimentichi tutto. Lo so ho sbagliato, ma non l'ho fatto apposta. La paura è prevalsa sulle azioni e l'unica cosa giusta da fare in quel momento, mi era sembrata scappare. E' dura per me ammettere uno sbaglio che ho fatto; ma ci sto provando. Ci sto provando per farti capire che , oltre a quello che potrebbe sembrare, mi interessa davvero tutto ciò. Non credevo di potermi affezzionare in così poco tempo, ad uno come te. Sembra brutto da dire ma è così e...-

Ma lui mi interrompe, soffocando tutto il coraggio che stava uscendo fuori pian piano.

-Non mi interessa; non mi interessano i tuoi banali rimorsi. Ti ho chiamato e messaggiato non so quante volte e da parte tua? Neanche mezza risposta. Non credevo che una come te- e marca l'espressione "una come te" -potesse farmi stare così. Mi è dispiaciuto ma forse non sono io lo snob o stronzo, come dici tu, tra noi due. Forse sei tu quella che descrivi in tanti attori o persone che incontri. Quindi, per favore, non dire che ti dispiace perchè, per come mi hai lasciato ieri sera, non ci credo neanche un po'...-

-Josh aspetta...-

Vorrei parlare ma le parole mi muoiono in bocca come sono morte tutte le mie speranze di rimettere a posto qualcosa.

-Non voglio neanche più sentirti. Le tue parole non sono nulla alla fine. Stai solo cercando scuse per indorarmi la pillola. Mai giudicare a primo impatto una persona; e tu non sei proprio chi pensavo che fossi-

Lo vedo allontanarsi senza riuscire a fare o a dire nulla. Sono immobile, come una statua impotente davanti alle sue parole. Forse ha ragione; sono stata una stronza, una deficiente e chi ne ha più ne metta. Non ci sono parole per descrivere il tono con cui mi ha parlato. Ogni sua singola parola scaturiva in me un brivido, che mi fa' disprezzare me stessa. Credo che forse, io ci tengo veramente a lui. Ma il mio orgoglio, la mia codardia, mi impediscono di farmi avanti. Non mi butto a capofitto nelle cose e averlo fatto mi ha portato qui; al nulla più totale. Forse non lo rivedrò più o forse, ogni volta che lo vedrò, mi riverranno in mente le sue parole, il suo sguardo e cadrà di nuovo tutto a pezzi. Non ce la faccio neanche a stare in piedi tanto che mi accascio sulla ringhiera della terrazza e comincio a piangere come una scema. Ecco cosa sono; una scema. Una persona che non riesce neanche a gestire una stupida situazione. Non riesco neanche più a pensare. Sento la testa pesante come un macigno e riesco solo a far uscire quelle lacrime, che mi trasmettono soltanto un cumulo di amarezza.

-Mila! Mila! Cazzo non risponde.- 

-Ma cos'ha fatto? -

-Era venuta ad aspettare quell'attore incontrato qua-

-Cazzo, ma perchè non risponde? Che le ha fatto?-

-Mila! Milagros per favore rispondi!-

Sento delle voci preoccupate chiamarmi, ma non ho la forza di aprire gli occhi. Non so da quanto tempo sono qui, so solo che vorrei abbaddonarmi ad un qualcosa che mi possa far stare meglio. Nei secondi, minuti o forse ore, il mio unico pensiero fisso sono state le sue parole. Quelle parole che mi hanno letteralmente uccisa. Non credo che riuscirò a riprendermi; almeno non per ora. Voglio solo rinchiudermi da qualche parte e scappare da questo schifo. Non credo che risolverò mai tutto ciò ma forse, non devo neanche provarci. Ormai ho sbagliato e da ciò che ha detto, non credo che mi perdonerà mai. Apro leggermente gli occhi e mi ritrovo davanti Mario, Thiago, Javi, David e Bastian che mi guardano come se mi vedessero per la prima volta.

-Ma che state facendo?- dico tirandomi goffamente su

-Non ti vedevamo tornare e...- dice Thiago

-E abbiamo deciso di venire a vedere dato che tuo padre tra poco viene ad ispezionare- conclude Bastian

-Sembra che ti sia passato sopra un camion- dice David porgendomi un fazzoletto

-Non sembra; è così....- concludo asciugandomi le lacrime

-Cosa ti ha fatto?- la voce di Mario è abbastanza seria ma non sono io ad aver subito, è lui

-Mario non è colpa sua; è tutta.....tutta colpa mia...-

-Non puoi stare così se non è successo nulla....-

-Mario ti ho detto che non è successo niente-

-Ma Mila....sai che con noi puoi parlare....giuro che...-

-Cazzo Javi! Non è successo nulla e non voglio parlarne!-

Ovviamente come al solito, l'unica cosa che so fare è sfuggire a qualsiasi problema. Credo di non aver mai corso così velocemente in vita mia. E' difficile e io non ce la faccio. Non ce la faccio a parlarne e a rivivere quegli attimi. Nonostante io abbia voluto fare la dura, mi stavo affezzionando. Sin da quando ho visto quel dannato cartellone ed ho incrociato il suo sguardo, qualcosa in me si è scatenato. Non so definire la sensazione; ma non è normale avere attacchi di panico vedendo solo un ragazzo. Insomma non è la solita professoressa bisbetica che appena entra ti interroga e non vede l'ora di metterti due. E' un ragazzo, solo un semplice ragazzo. E io sono stata una scema a non capire che proprio QUEL ragazzo, mi faceva provare sensazioni mai provate prima. Quel ragazzo che forse sarebbe riuscito a cambiarmi. Ma io, come al solito ho rovinato tutto, ed ora non succederà nulla di tutto questo. Cammino senza una meta, barcollando di qua e di là. Continuo ad asciugarmi le lacrime con quel fazzoletto, che sta cercando solo di consolarmi. Il mare, la spiaggia. E' l'unica cosa che mi farebbe calmare ma ora, mi ricorda solo lui e la nostra conversazione di ieri. Così decido di chiamare un taxi e di rinchiudermi nella mia camera di albergo. A quanto pare la squadra non è ancora tornata e il mio cellulare suona in continuazione. Messaggi, chiamate ma io non ho voglia di rispondere. Non ho voglia di dare spiegazioni, non ho voglia di fare niente. Voglio solo rinchiudermi nel mio mondo e nelle mie lacrime. Salgo le scale correndo e senza dare spiegazioni, mi rinchiudo in quel piccolo spazio che per ora mi appartiene. Senza pensarci due volte mi butto sotto la doccia anche se, già l'avevo fatta nello spogliatoio. Mi abbandono al suono dell'acqua che scorro e non penso più a niente e a nessuno. Solo a me e basta.

****

Dire che sono deluso è dire davvero molto poco. Non avrei mai immaginato che una ragazza conosciuta da poco, avesse potuto farmi perdere la testa in questo modo. Ma in una sola mossa, è riuscita a distruggermi. A lacerarmi a tal punto, che non credo che riuscirò a perdonarla. Tutti dicono che mi innamoro facilmente, che mi affezziono a persone troppo velocemente ma con lei, è tutto totalmente diverso. Non so spiegare il perchè ma mi piace e basta. Solo che ora, dopo averla trattata in quel modo, non so quale saranno le conseguenze. Di sicuro non vorrà più vedermi ma forse, è meglio così. Lei da una parte io da un'altra. Doveva andare così. Non so se ho sbagliato, non so se ho fatto bene ma quando l'ho vista lì, davanti a me, non ci ho visto più. La rabbia repressa che cercavo di nascondere è uscita fuori, bruciando tutte le chance che forse avevo. Ma non ce l'ho fatta a stare zitto. Non ce l'ho fatta a fare finta di nulla. Mi ha ferito; e quando una persona a cui tieni, anche se conosciuta da poco ti ferisce, non riesco a stare zitto. E' più forte di me. Il fatto che io agli occhi di molti possa sembrare un cucciolo, non mostra la vera parte di me. Quella è solo la parte che mi hanno costruito le fan, guardandomi nei panni di Peeta, non del ragazzo che c'è dietro. Non so starmi zitto dietro alla delusione, non so accettare le cose senza reclamare. Io non sono così; sono tutt'altro. E forse Milagros ha ragione ma non so davvero cosa dire. Continuo a guidare verso casa con mille pensieri che mi passano per la testa. Non riesco a non pensare a lei e al suo viso amareggiato. Forse l'ho ferita; ma chi la fa', l'aspetti.

-Josh?- la voce di mia madre mi rimbalza nelle orecchie

-Ma ora cosa ha fatto?- dice Connor voltandosi verso di me

-Niente- dico freddamente appendendo le chiavi

-No davvero Josh; è da ieri che stai così...- dice mia madre dalla cucina

-Mamma, non ne voglio parlare. Lasciatemi stare per piacere- dico cercando di sfuggire ai loro commenti salendo in camera

-Ma io non capisco. E' sempre intrattabile sto tizio; boh- 

Alle parole di Connor non ci vedo davvero più e non riesco a tacere.

-Ma cosa vuoi è? Saranno pure fatti miei se sono nervoso e i tuoi commenti non è che servono a molto- dico urlando e sbattendo la porta della stanza

Non voglio sentirli. Non ho nessuna voglia di sentire le prediche di mia mamma riguardo le ragazze e quelli di mio fratello riguardo al mio affezzionarmi troppo facilmente. Sono due pettegoli, uno peggio dell'altro e non ce la faccio proprio ad affrontarli. Potrei dire cose, che non penso davvero. Mi butto sul letto e prendo a fissare il soffitto, immaginando cose sconfusionate. Tutti quegli attimi mi passano nella mente e solo ora, mi rendo conto del modo in cui mi guardava. Dispiacere, onestà. Ecco cosa trasmettevano i suoi occhi ed io, come un coglione, l'ho trattata di merda. Ma ripensandoci; lei quando mi ha lasciato lì, da solo impalato, non ha pensato a come potevo rimanerci. Ha pensato solo a lei e basta. Vorrei poter cancellare quel giorno maledetto in cui l'ho incontrata. Vorrei solo poter cancellare tutto quanto.

-Josh sono Connor; per favore, apri-

-Connor non voglio sentirti. Non saresti di aiuto in questo momento- rispondo cercando di restare calmo

-Dai Josh; starò zitto. Giuro che non ti sfotterò; qualsiasi cosa sia-

-Tu che non sfotti? Non sei per niente credibile-

-Te lo giuro. Però ora apri!-dice continuando a bussare e siccome mi sono stancato, gli apro

-Beh?- dico appoggiandomi sullo stipite della porta

-Allora- dice intrufolandosi in camera mia -O stai così per una ragazzo o....- ma vedendo il mio sguardo si zittisce -Bingo!- dice esultando quasi come avesse vinto -E chi è sta poveretta?-

-Fortuna che ti stavi zitto- dico tirandogli un cuscino

-No ma davvero è per una ragazza?- dice sgranando gli occhi

-No guarda; mi hanno rubato il lecca lecca- dico roteando gli occhi

-Per favore, dimmi che non è la solita stronza che ti ha trattato tipo cagnolino- e a quella sua affermazione l'unica cosa che riesco a fare, è trattenere a stento una risata

-Credimi; ci ho messo del mio....-

-Josh, cosa vuol dire che ci hai messo del tuo? Smettila di lasciare le frasi in sospeso e parla!-

-Connor non c'è nulla da dire! Ho perso una persona a cui tenevo, per colpa di questo carattere di merda che mi ritrovo-

-Josh, sappiamo tutti che per farti reagire bisogna provocarti-

-Lo so ma ho sbagliato-

-Evidentemente non sei l'unico. Vedi di farmi capire altrimenti, non so neanche cosa dirti-

Decido di sputare il rospo. Racconto tutto in ogni minimo particolare. Non tralascio nulla; sensazioni, emozioni. Qualsiasi cosa mi passa per la mente la dico. In 20 anni non mi sono mai sentito in questo modo. Alla fine, non riesco neanche a spiegare ciò che sento davvero. 

-Josh; te l'hanno mai detto che sei un'emerito coglione?-

-Che fratello gentile che ho-

-Beh, cosa vuoi che ti dica? Cazzo non l'ha fatto apposta. Non tutti reagiamo alla stessa maniera e da quel che ho potuto capire, lei già non vive una situazione rose e fiori; figurati quando l'hai baciata. Vedi che devi fare perchè davvero; non puoi mandare tutto al vento solo per una stupida reazione-

Forse ha ragione; ma io, almeno per ora, non ce la faccio neanche a vederla. L'amarezza è troppa, la delusione trabocca, la rabbia repressa potrebbe esplodere di nuovo. L'unica cosa è starle lontano. Anche se non so, per quanto potrò riuscirci.

NOTE AUTRICE.

Allora, non ammazzatemi. Capisco che questo Josh potrà un po' sconvolgervi (forse) ma è quello che mi arriva. Insomma, è vero che tutti lo vediamo un po' come un'angioletto, un po' come il buono della situazione. Ma mai tutto è come sembra. E' solo un capitolo di passaggio diciamo perchè la parte principale, verrà dopo. Comunque ringrazio le mille lettrici e le quattro ragazze che mi hanno fatto sapere il loro pensiero. Con le vostre parole ogni volta, mi fate tornare il sorriso. Grazie mille davvero. Siete una parte fondamentale per farmi continuare ad esternare le mie idee. Spero che leggerete e recensirete anche questo capitolo e non so cos'altro dire. Non vorrei spoilerare qualcosa. Un bacione a tutte e a domenica prossima.

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Capitolo 6
*** Una lettera, una speranza. ***


Le giornate sono passate così, senza un significato preciso. Da quel giorno non l'ho più visto ed è stato difficile dimenticarlo. Ho cercato di concentrarmi solo sugli allenamenti e sul chiarimento con mio padre ma ogni volta, il mio pensiero si fermava su di lui. Molte volte facevo errori talmente banali, che non ci hanno messo molto a capire il mio stato d'animo. Hanno fatto di tutto pur di far sparire la nuvola nera che mi circondava, ma non ci sono pienamente riusciti. Con mio padre le cose son migliorate pian piano. Ci abbiamo messo molto per ricostruire un rapporto almeno degno di quel che ci lega. Dopo quella serata, dopo quel colpo al cuore, ho dovuto sopportare una sua atroce scenata e una settimana di rimproveri e frecciatine varie che mi hanno portato a rinchiudermi, per una settimana circa, dentro la mia stanza. In quei giorni sono stata malissimo e l'unica persona con cui riuscivo a parlare era Rafaella, la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando siamo piccole e lei è l'unica che mi conosce davvero. Sa quando sto davvero male e quando, è solo uno stato d'animo passeggero. Ma non lo era. Ho pianto per giorni e lei, lei c'è stata. Ha detto che forse dovrei fare in modo di rincontrarlo, di chiarire questa pazzia ma io non ce la faccio. Non ce la faccio a rivedere quel volto e quello sguardo che mi hanno oscurato metà estate. Non è stata tutta colpa sua, anzi; io ci ho messo molta parte del mio. Ma a causa di questo, sono scaturiti mille problemi. Ma ormai non importa; domani mattina ripartiremo per Monaco, e questa storia sarà solo acqua passata.

-Mila, mi sistemeresti la camicia?- dice Mario bussando alla porta


-Effettivamente, a quante persone devo sistemare la camicia?- dico aprendo la porta e ritrovandomi davanti, circa 10 persone -Io prima o poi, vi ammazzo-


Mi metto lì, a sistemare tutti tra chiacchiere generali. Oggi giocheranno un'amichevole con i Los Angeles Galaxi, giusto per vedere come stanno messi. A detta di tutti, sarà una partita abbastanza semplice ma mai sottovalutare l'avversario; potrebbero rivelarsi più difficili da affrontare di quanto possa sembrare.


-Sei pronta per il discorso dell'anno?- dice Thiago mentre gli sistemo il colletto


-No; di sicuro comincerò ad incespicare le parole come una bambina di cinque anni-


-Ma zitta!- dice Müller allacciandosi la cravatta -Sei stata tutta la sera a ripassare e dici di non essere pronta?-


In effetti avevo passato tutta la cena e la serata a fare avanti e indietro per il corridoio, ripetendo il contenuto del discorso che dovrò tenere al posto del presidente.


-Si ma non è giusto. Insomma, lui non riesce a venire e io devo assumermi mille responsabilità. Proprio ingiusta come cosa- dico sbuffando


-Quanto la fai tragica mamma mia- dice Lahm cercando di trattenere una risata


-Non la faccio tragica; la faccio giusta. - dico piazzandomi davanti lo specchio


-Cos'è, oggi hai deciso di vestirti elegante?- mi dice David da vicino la porta


-Io? Se fosse per me verrei in tuta- dico cercando di sistemarmi il colletto - E inoltre eviterei di mettere queste cose qua- dico indicando le decoltè - Che sono peggio di una tortura-


-Che ragazza femminile- dice Martinez cercando di non ridere


-Con lo stare in mezzo a voi, sono fin troppo femminile-


Tra risate e schiamazzi mio padre arriva dicendo che dobbiamo scendere tutti al più presto. Ovviamente quando chiama, tutti accorrono molto velocemente ma io, con questi tacchi, non vado molto veloce. Cerco di scendere cercando di non inciampare ma la moquette non aiuta. Per fortuna però, riesco ad arrivare in autobus sana e salva. Come sempre, appena ci sediamo, dobbiamo sentirci il mega discorso di mio padre, su quanto sia importante comportarci civilmente e dare il meglio. E poi ricorda, sfortunatamente, che sarò io a tenere il discorso davanti a milioni di persone. Che cosa stupenda; non vedevo l'ora. Avrei preferito un'ora di allenamento intensivo, piuttosto che il tenere un discorso. Dopo mezz'ora di tortura, finalmente posso infilarmi le Beats ed abbandonarmi in un mondo che è da sempre stato mio. Da quando sono approdata in questa squadra, io e Mario, nei lunghi viaggi, ci mettiamo sempre vicino perchè siamo gli unici a volerci concentrare solo sulla musica. Lui per concentrarsi sul pallone, io per scrollarmi di dosso pensieri e paure. Da quando ci siamo conosciuti, abbiamo stretto un'amicizia particolare. Non so spiegare cosa ci accomuna, ma è riuscito a tirarmi su di morale quando pensavo fosse impossibile. Ed ora eccoci qui; lui a volte mi parla di Ann e io lo ascolto attentamente non sapendo cosa raccontare. O non volendo raccontare assolutamente niente.


-Ehy- dice togliendomi le cuffie


-É successo qualcosa?- dico preoccupata


-No, volevo solo sapere come ti senti-


-Normale. L'ansia comincerà a venire dopo-


-Stai tranquilla. Sarà più semplice di quanto pensi-


Forse ha ragione, ma non è semplice per me pensarla così. Rimetto le cuffie, cambio canzone e cerco di non pensare a nulla.

****

Le squadre sono negli spogliatoi e prima della loro entrata, devo fare il mio discorso. Insomma mio; sembra scritto da uno di quegli oratori greci. Ma a parte questo, spero di riuscire a ricordare tutto. Non vorrei entrare ma purtroppo quel maledetto speaker, annuncia la mia entrata e io, pur volendo, non posso sottrarmi.

-And now, directly from Monaco, the dauther of the coach of Bayern Monaco, Milagros Rella!- 

Perfetto; la mia morte è vicina. Mi fanno cenno di entrare e contro voglia, scendo le scale e percorro il piccolo corridoio prima di entrare. Lo stadio è gremito di gente ed io l'unica cosa che vorrei fare è scappare; ma non posso, non di nuovo. Così vado al centro, continuando a stritolare il microfono. Dovrei iniziare a parlare ma il mio sguardo, si ferma su un punto fisso. Josh. Vedo una persona lì, seduta beatamente e credo sia lui ma forse mi sbaglio. Ormai lo vedo dappertutto. Così mi concentro sulla tribuna, ed inizio a parlare. Le frasi escono così, tranquillamente. Pensavo fosse una cosa impossibile e invece, è più semplice del previsto. Ringrazio Los Angeles per aver ospitato una squadra casinista come noi, ringrazio i Los Angeles Galaxi per averci fatto usufruire del loro stabilimento ed infine, ringrazio persino l'albergo per averci sopportato in questa lunga permanenza. Riesco a rientrare sana e salva, sotto gli applausi di tutto lo stadio e quando entro nello spogliatoio, è ancora peggio. Vengo accolta da applausi e cori da ultrà; roba da pazzi.

-Allora vuoi stare in campo con noi, o vuoi stare su in tribuna?- dice mio padre sistemando le ultime cose

-Papà, secondo te mi piace guardare le partite dalla tribuna?-

-Ahahahaha, non cambierai mai- dice ridendo e uscendo dallo spogliatoio

****

La partita è quasi finita e per fortuna sta andando tutto bene. Stanno facendo un'ottima partita e i goal non sono mancati. A segno, per ora, sono andati Müller, Götze e Robben. Per fortuna, almeno due dei tre hanno avuto un'esultanza normale; ma non si può dire la stessa cosa di Mario. Appena ha fatto goal, all' 87esimo dato che io ero in piedi poco distante da mio padre, è venuto ad esultare tra di noi e mi ha fatto rompere un tacco. Glielo avrei suonato in testa ma alla fine, come potevo farlo; aveva fatto goal. Ed ora, che siamo quasi al 90esimo, siamo già tutti pronti a buttarci in campo, neanche se avessimo vinto la Champions League. Ma alla fine per una squadra ogni match è importante. E questo test, come lo definisce mio padre, lo aiuterà a capire come gestire la nuova squadra durante la stagione ma, a quanto pare, già ha capito come farlo. Finalmente l'arbitro fischia tre volte e tutti si buttano nella mischia; compresa io mezza zoppicante a causa del tacco rotto. Raggiungo gli altri e comincio a parlare con loro ma quando è il momento di salutare i tifosi, scorgo una persona che voltandosi mi fa' rimanere pietrificata.

-Devo andare- dico velocemente a David che è di fianco a me -Di a mio padre che son rientrata per cambiarmi le scarpe.-

-Ma cosa?- chiede alquanto confuso

-Ti spiego dopo!- dico quasi correndo verso gli spogliatoi

Entro, prendo delle scarpe di ricambio e corro fuori, per quanto mi è possibile. Non capisco se mi segue o cosa. Insomma, sapevo che non seguiva il calcio e oggi, proprio il giorno in cui sapeva che ci sarei stata, si presenta allo stadio? Ma dai; questa volta voglio affrontarlo davvero. Senza cercare scuse; voglio proprio sapere il perchè si è presentato qui, pur sapendo che ci sarei stata. Esco nel parcheggio e non vedo alcun tipo di movimento. I tifosi sono ancora dentro per cui, se lui è qui, dovrei vederlo. Comincio a girare tra le macchine come un ladro fin quando non lo vedo lì, bello tranquillo, vicino alla sua jeep. Mi avvicino senza farmi alcuno scrupolo e tiro fuori le parole, senza alcun timore.

-Ora vorrei sapere- dico facendo un bel respiro -Perchè sei venuto proprio qui, oggi-

Voltandosi mi squadra dalla testa ai piedi e poi decide di rispondere -Perchè non sarei dovuto venire-

-Josh, lo sa tutto il mondo che ti piace il basket, non il calcio. E mi pare che questo- dico indicando lo stadio -Non sia un palazzetto-

-Io faccio quel che voglio- dice con un tono che fa trasparire una fierezza tale, che mi viene voglia di prenderlo a schiaffi

-Ah, tu fai quel che vuoi? Bene. Ma se staresti almeno male la metà di come sto io, faresti in modo di non vedermi o per lo meno, non faresti lo stronzo in questo modo!- dico cercando di non alzare la voce

-Ha parlato la santa!-

-Oh, ma che vuoi eh? Sei venuto qua per cercare lo scontro? Io non sarò stata corretta, ma tu proprio non puoi parlare. Parli tanto del non ferire le persone e invece sei il primo a contraddire le tue stesse parole!- Ora stavo decisamente urlando

-Non fare la moralista per favore; di le cose come stanno. Si sa che non te ne frega un cazzo, stai facendo solo scena per farmi sentire in colpa-

-Se non me ne fregava un cazzo, non sarei mai stata male e non avrei mai cercato di dimenticarti! Ma sai che c'è? Sei proprio un stronzo Hutcherson!-

-Ah io? Evita di fare la povera vittima Milagros e guarda le cose come realmente stanno!-

-E io pure che ci perdo tempo! Ma vaffanculo va!- alzo i tacchi e me ne vado

Che faccia di cazzo. C'è ma come si permette; non sono come una macchinetta usa e getta. Con quale coraggio viene fin qua e riesce a dire quelle cose non lo so. È solo un bimbo viziato a cui non frega nulla degli altri. E io che ci sono stata male, che ci ho sofferto, che mi sono fatta mille problemi. Ma al diavolo tutto quanto! Non vedo solo l'ora di tornare a Monaco e di lasciarmi alle spalle, tutta questa maledetta storia. Il solo fatto che una persona come lui sia riuscito a distruggermi in così poco tempo, mi fa' rabbia; troppa rabbia. Riesco a rientrare nello spogliatoio nascondendo a fatica, le mille emozioni che mi girano nella mente ma ovviamente, non riesco mai a nasconderle decentemente.

-Con una che entra qua con quella faccia, come facciamo a continuare a festeggiare?- mi fa notare Robben tenendo la borraccia in mano

-Perchè, ora cos'ho?- dico cercando di far finta di nulla

-Hai una faccia- dice Alaba avvicinandosi -Hai pianto per caso?- dice quasi come se avesse paura di chiedere

-In effetti, hai gli occhi gonfi e rossi- constata Müller facendo capolino dalle docce asciugandosi i capelli

-Non ho niente davvero- dico scostando i capelli -Sarà l'allergia a qualcosa-

-E a cosa? All'erba del campo?- dice Mario producendo una risata generale

-No coglione- dico tirandogli il primo oggetto che mi capita sotto mano

-Certo che sei strana eh. Cioè è da un bel po' che ogni tanto ti ritroviamo così- conclude Ribery massaggiandosi la testa

-Sarà la nostalgia di casa- dico facendo spallucce -Ma ora basta pensare a me. Dobbiamo festeggiare; festeggiare come si deve-

E mi lascio trasportare senza pensare a niente e nessuno.

****

-Femminucce muovetevi! Non fate i bradipi!- 

Solita delicatezza di mio padre che si aggira per i corridoi bussando più volte alle porte non avendo ancora capito, che siamo distrutti dalla sera prima. E che serata. Per la prima volta da quando siamo qui, si può dire che ce la siamo spassata. Tra musica, alcool e risate, non ricordo quasi nulla. So solo di essermela spassata, e di non aver pensato per una volta a Josh. Ed ora? Dormo all'impiedi. Sembro uno zombie che cammina e mio padre, non sentendo una mia risposta, continua a bussare. Giuro che quella mano gliela stacco. Mi avvio verso la porta e la apro con una sciattezza tale, che non ho neanche la forza di biascicare qualcosa.

-Vedo che siamo sveglie- dice accennando un sorriso

-Papà, evita di fare battute- dico sbadigliando

-Bene, vedo che non riuscite neanche a parlare- dice roteando gli occhi -Meglio che me ne vado altrimenti tutte le mie buone intenzioni, svaniscono- dice passandomi avanti

Richiudo la porta con la voglia di prepararmi pari a quella di un bradipo. Non ho voglia di prepararmi nè di prendere un volo; ho solo voglia di rientrare nel letto e dormire. Ma non posso; devo mettermi in sesto per forza. Così sistemo il tailleur sul letto, e vado nella doccia. L'acqua calda e l'odore di pesca del bagnoschiuma mi fanno dimenticare tutto. Riesco sempre a perdermi nello scroscio dell'acqua ma c'è sempre la pecora nera, che deve interrompere tutto.

-Spero per te che il motivo della tua interruzione sia importante- dico guardando Mario con uno sguardo truce

-E allora.....- dice chiudendo la porta ma la blocco

-Che vuoi?-

-Ehm- dice titubante -Mi servirebbe una mano-

-Due minuti e arrivo- dico richiudendo la porta ma lui la blocca

-E io?-

-E tu, come era ovvio, resti fuori- dico facendogli la linguaccia e chiudendo la porta

Poichè dobbiamo partire alle 12 e sono già le 10, devo alquanto muovermi. Mi vesto in un batter d'occhio e sistemo i capelli velocemente, prima di fiondarmi nella camera di Mario. Di sicuro avrà problemi con la valigia e di fatti, non mi sbaglio. Mentre David, santo David, aveva ripreparato tutto e il suo spazio era a dir poco immacolato, Mario ha lasciato uno stazzo. Scarpe, vestiti, tute in giro per tutta la stanza. Mi sembra di stare in una stalla, non in una camera.

-Cos'è, ti sei trovato la cameriera?- afferma Alaba trattenendo una risata

-Ah no- dico alzando le mani e guardando il cumulo di vestiti -Io questo casino non lo metto a posto-

-E dai!- Mario fa' capolino dalla porta del bagno -Ti prego, ti prego, ti prego!- dice quasi mettendosi in ginocchio

-Che pena- dice David uscendo mentre ride

-E va bene- dico quasi arrendendomi -Ma solo perchè se mio padre vede questo casino, ti taglia le gambe- dico quasi ridendo all'idea

Ci buttiamo a capofitto nella miriade di panni da riordinare. Dire che è un disastro è dire poco ma il mio obbiettivo è far risplendere questa stanza, nel giro di un'ora.

****


-Femminucce! Forza, forza andiamo! Muovete quelle chiappe flaccide che vi ritrovate!-

-Ma tuo padre deve sempre fare lo sclerato quando siamo in aeroporto?- mi chiede Holger prendendo la valigia

-E che ci vuoi fare; gli piace fare la prima donna!- dice Toni non dandomi il tempo di rispondere e provocando risate generali

-Kroos se non la finisci, facciamo i conti a Monaco! Altro che scaldare la panchina!- risponde di rimando mio padre

-Ma coach- dice Kroos con la faccia da cucciolo -Sappiamo che lei è una persona buona-

-Speciale- continua Holger

-Magnanima- dice Neuer

-Ma soprattutto buona- riprende Toni

-Finitela di fare i lecca culi- dico incrociando le braccia -L'unica che può farlo sono io; vero papà?- dico sbattendo le palpebre e sorridendo come un'ebete

-Se non la finite tutti quanti- dice guardandosi intorno -Specialmente tu Boateng. Smettila di importunare tutte le ragazze che vedi in giro- dice provocando delle risate generali mentre Jerome, che stava cercando di abbordare una delle ragazze alla biglietteria, si volta quasi imbarazzato -Comunque, stavo dicendo; se non la finite vi faccio lucidare le scarpette con la lingua-

-Quanta crudeltà- constata Lahm allontanandosi velocemente dalla pacca di mio padre

Tra risate e commenti ci dirigiamo verso il gate per imbarcarci, quando mi sento chiamare. Mi volto e trovo un ragazzo che corre affannato verso di me.

-Milagros! Milagros!- urla correndo

-Si, sono io. E tu sei?- dico sorpresa

-Connor, Connor Hutcherson- e l'unica cosa che faccio è voltarmi, ma lui mi blocca -So che non hai voglia di ascoltarmi ma per favore. Dato che mio fratello è sia un codardo, sia un coglione, sono venuto qui per lui-

-Non credo che a 20 anni gli serve la balia- dico irritata sotto gli sguardi di metà squadra

-Non gli serve una balia, ma un fratello che gli fa' notare i propri sbagli si-

-E sentiamo, cosa avrebbe da dirmi eh?- la rabbia e il nervosismo continuano a crescere

-Non voglio nè difenderlo nè niente, ma ti chiedo solo di leggere questa- dice porgendomi una lettera 

-L'aveva scritta per dartela ieri ma poi è stato un cretino e non te l'ha data-

-Non me ne faccio nulla di questa- dico pronta a riconsegnargli la lettera ma Thiago mi blocca

-Dai Mila, cosa ti costa dargli un'occhiata- io mi giro guardandolo in modo truce ma alla fine mi convinco

-E va bene. Vedremo quali idiozie ci sono scritte-

-Grazie e rifletti su quelle parole. Buon viaggio!- dice salutandomi

-Ciao Connor- dico voltandomi pronta ad imbarcarmi

Volevo dimenticare tutto, volevo lasciarmi tutto alle spalle, ma non credo che con questo pezzo di carta ci riuscirò.


NOTE  AUTRICE:

Hello everyone! Allora devo dire che ultimamente mi sento abbastanza puntuale nel postare questi capitoli. Vabbè, a parte questo, non uccidetemi. Lo so, lo so, come fa' ad essere così stronzo? Sinceramente non lo so nemmeno io. ma la mia mente, ultimamente, partorisce solo idee di questo tipo. Milagros sta per tornare a Monaco; cosa pensate che accadrà? E cosa più importante la lettera. Santo Connor veramente ma cosa avrà scritto Josh lì? Non posso dirvi nulla, anche perchè non lo so ancora neanche io! Un bacio a tutte e grazie ancora per le recensioni; siete fantastiche. A domenica prossima.
PS. Se volete recensire a me fa' solo piacere!







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Capitolo 7
*** Monaco, ah Monaco..... ***


efp Cara Milagros,

Non so come dirti che sono stato davvero un coglione; in tutti i sensi. Quando ti ho baciato ho provato delle sensazioni stupende, sensazioni mai provate prima. Ho avuto molte ragazze, è inutile nascondere questa parte di me, ma nessuna mai mi ha fatto provare le emozioni che mi hai dato tu con un solo bacio. Non so dirti cosa mi abbia spinto a farlo: forse la tua bellezza disarmante, forse per il fatto che, con un solo sguardo, sei riuscita a pietrificarmi; non so. So solo che mi sono comportato da stronzo. Non dovevo trattarti così anche se mi avevi lasciato lì impalato, come un coglione. Se mi ha fatto male vederti andare via? Più di ogni altra cosa. Cercavo di capire dove avessi sbagliato, cercavo di capire il perchè della tua fuga e quando ho visto che non mi rispondevi, mi sono sentito morire. Ho pensato alle peggio cose ed ero arrivato ad una conclusione: dimenticarti. Ma quando ti ho visto lì sulla terrazza, non ce l'ho fatta. E ho sputato tutta la rabbia repressa e ho detto cose che davvero non pensavo. Scusa per tutto, davvero. Non volevo farti del male, ferirti. In poco sei diventata una parte importante. Ora non so se mai leggerai queste parole o se sei già in partenza per Monaco. Ma sappi solo questo: Tu, Milagros Rella, sei una parte importante di me.
                                                                                     
                                                                                       Josh.

Sono solo parole. Parole sprecate, buttate al vento. Non servono a nulla ormai. Sono troppo delusa, amareggiata e sinceramente non ce la faccio neanche a rileggerla. Non voglio rileggerla. Ho mille emozioni che mi balenano dentro e sinceramente non so neanche descriverle. Non so che fare. Non so se gettarla e quindi gettare insieme a lei tutti i ricordi, oppure tenerla e così far in modo di ricordare tutto questo. Ovviamente, nel frattempo, non riesco a trattenere neanche quelle poche lacrime che ormai mi sono rimaste da versare. Non credo di farcela, non voglio lottare ancora contro le mie emozioni.

-Scusi- dico fermando la hostess intenta a passare -Dove posso gettare questo?- chiedo indicandole il foglio che mi rimane nella mano

-Guardi, lì di fianco a lei- risponde lei con il solito sorriso stampato in faccia

-Grazie- dico sorridendo a mia volta

E con quel gesto decido di buttarmi via i mille pensieri, le mille emozioni che mi affliggono. Non voglio più pensarci, non voglio più pensare a lui. Lui è il passato, ora davanti a me c'è solo il presente.


Monaco, la grande e meravigliosa Monaco. La città dove tutti sognano di andare a giocare. La città della birra, del divertimento, dei bei ragazzi. Ma che; qui si sgobba solamente. Ora ditemi, piove a dirotto e noi siamo qui che da due ore corriamo. Non è normale come cosa. Capisco sti pori cristi che ricominciano con la Supercoppa di Germania, ma io che c'entro? Perchè io devo bagnarmi come un pulcino, per poi ritrovarmi a casa con quaranta di febbre? Perchè?

-Forza femminucce! Muovetevi!-

Le urla di mio padre risuonano per tutta la Säbener Strasse ed io sinceramente non ce la faccio più. Non vedo l'ora di ricominciare con il pattinaggio, almeno non mi romperà più le scatole. Le sue parole per tenermi ancora sotto torchio? "No ma sai, ti serve per mantenere l'allenamento. Così rimani sempre in forma." Ma dai, non c'è una scusa più ridicola di questa. Ma mai contraddirlo; potresti davvero finire a lucidare le scarpe della squadra, e Martinez ne è il grande esempio. Non è che abbia fatto chissà cosa, lo ha semplicemente contraddetto e pouf: si è ritrovato a pulire tutte le scarpe piene di fango ed erba. Da allora nessuno apre bocca, e lo stesso Javi sta attento a ciò che dice.

-Rella muovi quelle chiappe!- urla mentre faccio il percorso, appositamente preparato per ammazzarci a fine allenamento -Martinez finiscila di parlare altrimenti fai la fine di pochi giorni fa- continua ad urlare in seguito

Siamo tutti sull'orlo dello sfinimento ma, se non vogliamo un'altra mezz'ora di tortura, ci conviene muovere le chiappe. Continuo a correre come una forsennata e, nello spogliatoio, mi accascio come un sacco di patate.

-Io non lo sopporto più- blatera Müller entrando

-A chi lo dici. Pensa a me che sono la figlia e non c'entro niente- continuo io cercando di afferrare la mia borraccia

-Io non so come fai. Forse ti faranno una statua- continua David entrando

Nel frattempo, accanto a me, squilla il telefono di Mario ed io, da brava compagna di squadra, decido di rispondere mentre lui sta rientrando.

-Pronto?- dico aprendo la chiamata

-Mario sei tu?- chiede una voce maschile dall'altro capo del telefono

-No, Mario non c'è. E' impegnato a fare altro- rispondo in tono malizioso cercando di fermare Mario che, a fine chiamata, come minimo mi ammazzerà

-Mila molla il telefono- dice cercando di prenderlo

-Eh no bel fustacchione- dico provocando delle risate generali ma, distraendomi, mi faccio sfilare inevitabilmente il telefono dalle mani

-Ehilà Mario, non pensavo ti dessi da fare a quest'ora- dice il ragazzo al telefono

-Ma lascia perdere- risponde lui, poggiando il telefono in vivavoce sul tavolo

-Guarda, hai interrotto proprio l'apice del piacere- urlo cercando di soffocare una risata, cosa che non fanno gli altri nello spogliatoio

-Ahahahahaha ma ti fai prendere per il culo?- lo beffeggia il ragazzo

-No sai com'è, dopo un'allenamento da suicidio la figlia del mister ha voglia di scherzare- continua Mario cercando di smentire le parole dell'amico

-Si Mario e io devo anche crederti- continua ridendo l'altro -Comunque devo dirti una cosa-

-Si, aspetta però che tolgo il vivavoce. Altrimenti continuano all'infinito- conclude portandosi il telefono all'orecchio e sparendo al di là della porta

-Mila ma come ti viene in mente?- chiede ridendo Robben

-Ah boh, sarà la stanchezza- concludo dirigendomi nel mio spogliatoio per farmi la doccia

Esco dalla doccia e cerco di asciugarmi il più velocemente possibile. Mio padre rimarrà ancora un po' qui per decidere ancora le mosse da fare nella partita di domani contro il Borussia Dortmund. Il Borussia, squadra che negli ultimi tempi si è fatta notare tantissimo arrivando al suo apice con la finale di Champions, vinta da noi per 2a1. Esco nel parcheggio e la prima persona che vedo è Mario. Perfetto, devo cercare di adularlo per strappare un passaggio.

-Mario!- dico con la voce più dolce possibile

-Eh no è? Ora che c'è- chiede quasi esasperato

-Ti volevo chiedere se....- ma lui mi precede

-Se ti riportavo a casa. Ora dovrei fare lo stronzo però- afferma alludendo alle mie uscite nello spogliatoio

-E dai, io scherzavo! E poi non era mica Ann- dico alzando le braccia

-No certo, era solo il mio migliore amico- afferma lui convinto

-E allora. Dai Mario ti prego, per favore-

-Ti devi mettere in ginocchio e chiedere perdono-

-Mai!-

-E allora incomincia ad incamminarti- afferma spalancando la portiera della macchina

-Dai Mario, per favore-

-In ginocchio- continua ridendo

-Mi dispiace- dico facendo la faccia da cucciolo

-E va bene- dice rassegnato dopo un po' -Sali- continua aprendo la portiera

-Allora, mi porti a casa?-

-Io non ho detto che ti porto a casa-

-E allora....-

-A casa mia. Ecco la risposta-

-Mario!-

-Eh no, non ti sei messa in ginocchio e ora ti prendi la penitenza-

-Oddio, la tua pessima cucina no!- dico quasi disperata

Cominciamo a parlare grazie a un suo "Pensi ancora al ragazzo americano?" Che tempestivo il ragazzo. Nessuno sa che mi aveva scritto una lettera, a parte Thiago che ha visto Connor consegnarmela. Connor, se solo non fosse venuto lì con quella lettera io ora non starei pensando a lui. Si, lo so. E' assurdo ma ci penso ancora. Penso a cosa sarebbe potuto succedere se non fossi scappata. Mille se, mille domande cominciano di nuovo ad affollarmi la mente. Ma si può essere più scemi? Perchè ho buttato la lettera? Credevo fosse la cosa migliore ed invece è peggio di un'incubo. Mi limito a fare cenno di no, anche se so che sto mentendo. Perchè mento? Si scatenerebbero troppe domande, troppi se e non voglio. Cerco di spostare l'argomento alludendo all'amico che lo ha chiamato nello spogliatoio e, fortunatamente, ci riesco.

-Ah Marco, nulla. Voleva solo ricordarmi della sfida di domani-

-Gioca nel Borussia?-

-E me lo chiedi pure?- afferma scioccato -Secondo te Reus dove vuole giocare?- conclude ridendo

-No aspetta, io ho parlato con Marco Reus?- chiedo elettrizzata

-Si- e a quell'affermazione me ne esco con un'urlo

Marco Reus, Marco Reus. Ah! Ancora non ci credo! Mi sembra impossibile. Da sempre lo seguo e da sempre lo ammiro. E' uno dei calciatori più giovani e talentuosi della storia. E io, Milagros Rella, domani lo vedrò. Autografo e foto immediatamente. Già devo prepararmi.

-Ahhh quello sguardo. Non me lo uccidere- afferma ridendo

-Autografo e foto subito!- dico con gli occhi che brillano dall'emozione

-Allora è meglio che mi sto zitto- continua ridendo

-Perchè che ha detto? Che ha detto? Mario parla!- dico quasi sull'orlo di una crisi

-Ehi, ehi calmina. Ha detto che sei una bella ragazza-

-Oh mio Dio, oh mio Dio!-

-Non mi svenire in macchina ti prego-

-No devo rimanere viva, rimanere viva per vederlo-


Eccolì li i vincitori. 4a2, umiliazione peggiore non ci poteva essere. Bella merda. Contro il Dortmund poi, battuto in Champions. Hanno avuto la loro bella rivincita a questo punto. Alzano la coppa avidamente, sotto il nostro affranto e pieno di rammarico. Mio padre non parla proprio. Diciamo che del suo l'ha già messo. Speriamo solo di battere il Chelsea nello scontro per il mondiale per club. Altrimenti mio padre credo che se li mangi vivi. Subito dopo il triplice fischio finale, sono corsa in campo insieme agli altri per consolarli. Le loro espressioni erano indescrivibili e il mio umore era calato visibilmente. Ci speravamo, ci credevamo e invece. E invece è finita così. Due goal di stacco, due fottuti goal di stacco. Vedere loro lì che festeggiano mi fa salire un'amarezza tale, che vorrei strappargli la coppa dalle mani. Ma, daltronde, lo sport è così. C'è chi vince e chi perde, e bisogna accettare le sconfitte. Mario mi chiama, lo vedo parlare con un ragazzo biondo molto più alto di lui. Mi addentro dentro al campo, cercando di non sprofondare con i tacchi, e mi affianco a lui. Marco Reus è davanti a me sorridente. Allora per me è sempre stato un bel ragazzo ma dal vivo, mamma mia.

-Milagros Marco, Marco Milagros- dice predentandomi al biondone

-Piacere- dico sorridendo e stringendogli la mano

-Piacere mio- risponde, stringendomi la mano a sua volta

-Götze vieni qui!- gli urla Bastian da un lato del campo

E così mi lascia qui da sola, infame. Si allontana sorridendo e a me viene spontaneo tirar fuori il dito medio. Lui continua a sorridere allontanandosi ed io non so che fare. I suoi occhi verdi, possiamo dire di un colore che balena tra l'azzurro ed il verde, mi guardano e mi disarmano come nessuno ha mai fatto. O forse c'è stato, Josh. Merda, non devo pensarci. Comincio a sudare freddo, senza controllo, e cerco di trovare una via di fuga. Ma non posso fuggire, non di nuovo.

-Allora, ieri eri tu al telefono giusto?- mi chiede non perdendo quel bellissimo sorriso

-Ehm si. Lo so, sono stata infantile ma...-

-Ma che anzi- mi interrompe -Sei una grande. Sai da quando non ridevo così?- continua ridendo

-Ah addirittura?- chiedo sorridendo

-Si. Sono sempre stato io a prenderlo in giro per dispetto ma ehy, tu ieri hai superato il maestro- conclude facendo un gesto da auto elogio

-Ahahahah ne sono onorata allora- dico ridendo

Continuamo a parlare molto tranquillamente, e tutta l'agitazione che avevo è svanita nel nulla. E' veramente un ragazzo simpatico e non montato. All'inizio, di solito, non rido facilmente o cose così. Invece con lui mi viene naturale. E' come un vortice che mi risucchia e non riesco ad uscirne. Ma in questo caso non è in senso negativo, anzi. Ora capisco perchè è così amico con Mario. E' quasi l'opposto e mi piace. In questi pochi minuti sono riuscita a dimenticarmi completamente tutto, persino delle mille domande che mi affliggono da un bel po'.

-Allora, ora devo andare. Ma se ti va, dopo potremmo andare a mangiare una pizza- mi chiede a bordo campo

-Io e...-

-Si, io e te. Se per te non è un problema- continua sorridendo

-No no, assolutamente. Non c'è nessun problema- affermo sorridendo

-Perfetto. Allora ci vediamo per le otto. Poi chiedo a Mario per il resto-

-Perfetto-

E così ci salutiamo e lui, inaspettatamente, mi lascia un caldo e favoloso bacio sulla guancia.


NOTA AUTRICE:
Vi autorizzo ad ammazzarmi! Allora, da dove iniziare. Mi scuso moltissimo per la tanta attesa. Scusate davvero ma ho avuto mille impegni e non sono riuscita a scrivere neanche una riga. Rigrazio ancora una volta i mille lettori e i recensori. Siete come sempre fantastici. Vi risponderò al più presto!
Beh, cosa dire? Il capitolo è un po' sciatto, lo so. Ma è solo di passaggio. Mi serviva per chiudere e riaprire un'ipotetica porta. Non dico nulla, vi lascio all'imaginazione. Un bacione a tutti e di nuovo grazie mille! Aggiornerò preto e, come sempre, accetto tutte le recensioni e anzi vi prego di recensire per farmi sapere cosa ne pensate. Un bacione!!

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Capitolo 8
*** Quando si parla di sfortuna.... ***


Sono da circa mezz'ora davanti all'armadio, cercando di trovare qualcosa di carino da indossare. L'indecisione è tale che sono sicura di andare alla cena in pigiama; almeno quello è già pronto sotto il cuscino. Ho passato l'intera parte del tempo a prepararmi per essere presentabile e alla fine non ho concluso niente. Mi perdo letteralmente dentro la valigia e il piccolo armadio, sommersa da vestiti e scarpe, quando qualcuno comincia a bussare ininterrottamente. Ecco, ora devo anche mettermi qualcosa addosso: non ricordo neanche dove ho messo i pantaloncini e la canotta. Dopo svariate ricerche, smontando nuovamente la camera, li ritrovo. E' Mario: cosa vorrà ora?

-Se non hai nulla di importante da dirmi, puoi anche avviarti verso la tua camera- gli dico aprendo la porta e tornando a frugare nell'armadio

-Ma che acida. Comunque Marco verrà a prenderti tra un quarto d'ora, quindi vedi di muoverti- afferma velocemente

-Che cosa? Tra un quarto d'ora? Merda mi dev- ma ovviamente mi interrompe come sempre

-Guarda che non devi agghindarti per bene eh. E' solo una cena, non farti strane idee-

-Si si certo- dico cercando di nascondere il fatto che sono stata per quasi un'ora davanti ad una stupida valigia, smontando essa e anche l'armadio

-Tanto lo so che sei rimasta davanti ai vestiti per un bel po'-

Colpita ed affondata, cavolo.

-Certo, è arrivato il veggente- dico seccata

-Ma smettila, non sei neanche brava a mentire- afferma ridendo rumorosamente dall'uscio della porta

-Quando la smetterai di prendermi per culo ti potrai far vivo di nuovo- ribatto stufa

-Dai, non fare la permalosa. Ti lascio almeno ti fai bella per il tuo amorino- dice con quel solito tono da coglione -Auguri e figli maschi- conclude ridendo

-Zitto scemo- dico sbuffando -Ci vediamo lunedì- e gli chiudo la porta in faccia

Mi ci voleva Mario per farmi aprire gli occhi? Sveglia Milagros! Non è una cena di gala, non è nulla. Solo una stupida cena con uno che probabilmente oltre all'amicizia non andrà mai. Sicuramente anzi. Prendo un paio di jeans neri, una camicia color pesca e delle semplici ballerine nere. Il tempo di mettermi il lucidalabbra e il suono del cellulare risuona per tutta la stanza. Scendo le scale di corsa, per non farlo aspettare, e apro la porta dell'hotel velocemente: meno male che mio padre è in riflessione in camera. Lui è li, appoggiato ad un Aston Martin nera, mai vista in vita mia, con indosso un paio di pantaloni neri, delle scarpe bianche e una camicia aperta leggermente all'inizio. Cavolo, è davvero bello. Esco frettolosamente chiudendo la porta e continuo a sorridere come un'ebete: la devo smettere di sorridere.

-Ciao- dico salutandolo e cercando di essere meno goffa possibile

-Ciao- dice baciandomi una guancia -Sali- conclude aprendo la porta dell'auto

-Quest'auto è davvero bella- dico guardandomi intorno e annusando un profumo alquanto familiare

-Mario a volte è molto utile, mi ha dato una mano- dice lui salendo e sorridendo

Mamma quant'è bello.

-Allora- dico cercando di rompere il silenzio che si era creato subito dopo -Dove andiamo di bello?- continuo con nonchalance

-In un ristorante- risponde sorridendo

-Non vorrai farmi abbuffare- continuo sorridendo

-Una pizza non ti riempie lo stomaco, tranquilla. E poi Mario mi ha detto che odi quei posti da vip, quindi ho optato per una cosa più alla mano-

Dio sia lodato. Mario talvolta è davvero utile; grazie al cielo. Continua a guidare mentre io, distrutto l'imbarazzo, comincio a girare per le stazioni radio. Finalmente trovo una stazione decente e mi metto a canticchiare la canzone che stanno mandando:"I'm in love" di Ola. A quanto piace anche a Marco che, dopo qualche secondo, si unisce a me canticchiando. Sembra un'uscita tra vecchi amici, nonostante noi ci fossimo conosciuti solo qualche ora prima. Mi sembra così naturale essere qui, in questa macchina, a cantare con lui: insomma, mi sembra così perfetto che non so nemmeno io come descrivere la cosa. Dopo un po' arriviamo davanti ad un locale che io conosco abbastanza bene. Mi ci portarono i ragazzi un bel po di tempo fa e devo dire che qui si mangia benissimo. Devo ricordarmi di ringraziare Mario, un bel po'. La cena prosegue tranquilla e io non faccio altro che fissare il mio piatto, che man mano diventa sempre più vuoto. Sembra che ormai provo attrazione per il piatto che ho davanti, non per il ragazzo seduto davanti a me. Probabilmente si accorge che sono pensierosa e mi si mette a guardare.

-Che c'è? Ho qualcosa in faccia?- dico in preda al panico

-No, ma che- inizia a ridere -Calmati, sei solo stupenda-

Cavolo, ora devo solo cercare di non diventare rossa. Cosa impossibile poichè, dopo neanche cinque secondi, divampo e le mie guance diventano rosso fuoco.

-Beh, grazie mille- rispondo timidamente

-Allora- continua cercando di sciogliere l'imbarazzo -Come mai ti alleni con quei pazzi?- chiede sorridendo

-Mio padre è il mister purtroppo; fin quando non comincerà a fare freddo, io sono costretta a quelle terribili torture- rispondo sorridendo a mia volta

-Dicono che sia abbastanza severo-

No, ma dai. E' l'uomo più dolce e premuroso guarda.

-Severo è dire poco- replico -Ci tortura nemmeno fossimo dei prigionieri di guerra-

-Oh mamma- inizia a ridere -Allora hanno davvero ragione, io pensavo che scherzassero-

-No guarda, su questo non scherzano affatto-

Cominciamo a parlare del più e del meno e scopro di avere molte cose in comune con lui. Più parla e più mi piace. E' spiritoso, simpatico ma nello stesso tempo dolce e anche un po' timido. Un misto che farebbe impazzire chiunque e poi quegli occhi, cavolo: ti fanno completamente andare in pappa il cervello. Usciamo dal locale e decidiamo di fare una passeggiata al Westfalenpark, il quale io sapevo essere aperto solo di giorno, ma a Marco sembra importare poco.

-Ma il parco non è- ecco, anche lui con questo vizio di interrompere

-C'è una parte aperta anche di notte, sta tranquilla- mi dice prendendomi per mano

-Scusa se vado subito nel panico- dico affranta

-Ma che, non devi neanche scusarti. E' normale-

Cominciamo a camminare nel parco e io comincio a stringermi sempre più a lui: un po' perchè comincia a fare fresco, e un po' perchè mi piace quel contatto. Più che altro è lui che mi piace; ma non voglio rovinare tutto come con Josh. Oh Josh, chissà cosa starà facendo ora. Di sicuro mi avrà già dimenticata: meglio così alla fine. Avremmo sofferto un sacco, anche se la cosa non è che sia cambiata molto. Ci sediamo su una panchina e io mi accascio quasi completamente su di lui, o meglio: la mia testa si accascia sulla sua spalla mentre lui mi cinge la vita. La serata è così perfetta che da lì non me ne andrei mai.


-Josh guarda!- urla mio fratello dalla sua stanza -Josh!-

-Zitto, non urlare- dico seccato -Che c'è?-

-E' lei?- chiede

-Lei chi?-

-Quella ragazza, Milagros- continua indicando una ragazza insieme ad un ragazzo alto e biondo. Bene, mi ha già dimenticato.

-Si e allora? Sai quanto mi importa di lei?-

-Si certo Josh, e tu speri che io ci creda. Ma dai, si vede ancora che ti interessa- continua mio fratello

-Chi è quello?- chiedo seccato ma curioso

-Qui dice che si chiama Marco Reus. E' un calciatore tedesco e la foto è stata scattata durante la finale di una certa Supercoppa, boh- mi informa lui

-Niente storia d'amore? Niente sbaciucchiamenti o roba così?- perchè comincio a fare tutte queste domande? Merda

-No, non ti interessa più vero?- dice in tono strafottente -Comunque, ci sono altre foto, ma nessuna allusione a baci, storie o quant'altro-

Tiro un sospiro di sollievo e Connor mi guarda furbo.

-Perchè non vai da lei?- mi chiede

-Stai scherzando vero? Assolutamente no-

-Ma perchè? Si vede che ti piace, che ti manca-

-Assolutamente no- dico mentendo. Mi manca più di ogni altra cosa

-Smettila, con me non attacca-

-Connor è meglio così. Lei lì e io qui; stop- dico uscendo e dirigendomi verso la mia stanza

Devo tornare a Los Angeles, per un film che dovrò girare, tra un paio di giorni e sto aspettando che mi inviino le location del film. L'indirizzo e-mail è aperto da quasi tutto il giorno e nessuna mail è ancora arrivata: ma parli del diavolo e spuntano le corna. Apro la mail con la solita noia ed apatia che mi contraddistingue da un po' di giorni e comincio a leggere. La cosa che mi salta subito all'occhio, in mezzo a quelle mille frasi e parole messe lì, è la scritta Munchen, Germany. Merda, grande merda. Con tutte le città o gli stati proprio questo? Se non è sfiga questa, ditemi cosa lo è. Spero solo di non incontrarla, altrimenti sarà un bel grosso guaio.


NOTA AUTRICE:
Allora, mi scuso per tutto il tempo. Davvero, scusate. Praticamente sono stata sommersa dagli impegni e non ho avuto moltissimo tempo per dedicarmi alla scrittura. Capitolo insulso, sciatto, di passaggio insomma. Il bello deve ancora arrivare, per cui godetevi questa piccola pausa da i drammi di Josh e Mila. Ne arriveranno di tutti i colori tra un pochino. Spero che, anche se è un po' corto, vi sia piaciuto. Ringrazio ancora tutti i lettori che si buttano nella mia storia e che decidono di leggerla. Ringrazio le persone che la recensiscono e anche chi la mette nei preferiti o altro. Insomma, grazie davvero a tutti. Spero che recensirete anche questo capitolo e grazie alle vacanze, tornerò a scrivere! Quindi spero di postare un capitolo a settimana. Grazie ancora a tutti, un bacio!!

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