Shadows in the sun di Haruma (/viewuser.php?uid=100451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Premessa:
È la prima volta che scrivo una AU su The Hunger Games e
devo dire che mi sta davvero divertendo fare questa cosa.
Shadows in the sun avrà pochi e non troppo
lunghi capitoli (si spera!) e precisamente sarà ambientata
all'inizio degli anni 60 nel Norfolk, una contea
dell'Inghilterra.
Magari noterete i personaggi leggermente OOC ma non
eccessivamente perché amo la loro caratterizzazione
originale e non potrei mai stravolgerli del tutto.
Spero davvero che possiate dare un'occhiata e che non siate troppo
scettici perché ci sto davvero mettendo il cuore.
Capitolo I
Ah, moon of my delight that
knows no wane,
the moon of heaven is
rising once again
how oft hereafter rising
shall she look
through this same garden
after us in vain.
Omar Khayyam
CAPITOLO I
- Il cielo stava mano mano diventando di un blu
scuro quando la signora Wright fu accompagnata dal ragazzo in camera da
letto.
- Ormai le sue gambe
non la reggevano più come un tempo e doveva portarsi
appresso il bastone elegante che mesi addietro era appartenuto a suo
marito Philip.
- Dopo aver gettato in un cestino i fogli
imbrattati di tanti versi sciocchi che aveva scritto qualche minuto
prima, pregò il giovane di passarle una scatola di legno
dipinta di alcuni ghirigori.
- Conteneva molti ricordi. Un fiore appassito,
della stoffa e alcune lettere che conservava gelosamente.
- «O
dolcissimo sonno! Se ti piace chiudi a metà di questo, che
è tuo, inno i miei occhi in vedetta, o attendi l'amen prima
che il tuo papavero al mio letto largisca in carità il suo
dondolio» lesse da uno dei suoi libri di poesia.
- Il ragazzo le
sorrise lievemente sedendosi per terra e guardando come gli occhi di
Hannah si illuminavano nonostante la luce fioca della lampada sul
comodino producesse una sorta di ombra sul suo volto.
- «Poi
salvami, altrimenti il giorno andato lucido apparirà sul mio
guanciale di nuovo...» continuò a
recitare Percy Bysshe Shelley.
- La dolce e delicata brezza di settembre
accarezzava i loro visi; anche per Brancaster era arrivata la fine
dell'estate.
- Dopo una mezz'oretta la donna si fece aiutare a
mettersi stesa e chiese al giovane di prendere una lettera di tanti
anni prima.
- Quasi tutte le sere le passavano in quel modo: a
farsi compagnia e a parlare di vecchi ricordi e della letteratura.
- «Mia
cara musa» cominciò, «penso sempre a quelle nostre
passeggiate lungo la baia e a quando ridevi di gusto appena l'acqua ti
sfiorava la pelle» si posizionò
meglio ai piedi del letto.
- «La baia...»
sussurrò l'anziana asciugandosi una lacrima sfuggita al suo
controllo. Immagini sfocate le vennero alla mente e l'odore di
salsedine era più vivo che mai.
- «Vorrei
tanto che tu fossi qui per allietare queste tristi e fredde giornate di
Mosca. Ti mando un bacio, il tuo Philip Wright»
terminò.
- Era come se fosse tornata a quando lei e Philip
erano adolescenti e lui potesse dedicarle ancora alcuni dei
più bei versi.
- Quel giovane aveva una voce molto pacata e
intonava alla perfezione ogni parola. Dava ad ognuna il giusto spessore
e questo la smuoveva tanto da farla commuovere come le succedeva
quando, dopo l'arrivo del postino, si precipitava in salotto e ansiosa
apriva i messaggi che le spediva il fidanzato.
- «Per favore, sbarazzati di quei fogli
prima che domani mattina mi venga in mente di riprenderli e
perfezionare ciò che ho scritto» disse al ragazzo.
«Sono solo frivolezze senza senso buttate giù a
caso» concluse prima di cadere in un sonno profondo.
- Lui le sistemò le coperte, chiuse
l'abat-jour e scese fino al cortile dove bruciò le
poesie della signora Wright in un secchio.
- Il piacevole venticello aveva iniziato a
soffiare più forte e questo gli provocò alcuni
brividi di freddo.
- Doveva andare a dormire.
- Percorrendo il piccolo corridoio esterno
sentì alcuni passi farsi sempre più vicini fino a
quando una ragazzina di forse tredici anni si spaventò nel
vederlo.
- Lui meravigliato continuò a camminare
e poi si fermò sotto l'arco di pietra di casa Wright.
- Un'auto blu era ferma proprio lì.
- «Buonasera» disse alla
signora che teneva stretta la biondina ancora impaurita. «Mi
dispiace di averla spaventata».
- «Il suo nome è
Prim» disse svelta la donna. «Io sono
Ellen». Il rumore del cofano fece girare il gruppo che si
concentrò sulla nuova figura. «E lei è
Katniss».
- Una ragazza leggermente assonnata prese la
propria valigia e strinse a sé il golfino bianco guardando
interrogativa il giovane fermo sotto all'arco di pietra della casa di
sua nonna.
- «Le do una mano» si
offrì il ragazzo mentre Katniss aveva deciso di andare
all'interno dell'abitazione.
- «Grazie» rispose Ellen un
po' scettica accettando l'aiuto. «E mia madre?»
domandò dopo poco.
- «So che vi stava aspettando»
prese alcuni bagagli e andò a sistemarli nella villetta
senza dare nessun'altra spiegazione.
Note: Ciaooo!♥ Sono tornata con una storia completamente diversa da quelle che
scrive di solito (poi arriveranno anche quelle ambientate a Panem :D).
Lo
ammetto. Sicuramente, da questo capitolo (che alla fine è
più un'introduzione), non avrete capito proprio nulla ma vi
posso assicurare che è una specie di strategia.
Il nuovo personaggio che ho inserito è Hannah Wright, la
nonna materna di Katniss e Prim, che prenderà man mano
più spessore fino a diventare fondamentale come lo sono
tutti gli altri.
Infatti, in questa fanfiction, non c'è un protagonista
preciso. Ognuno ha un ruolo importantissimo. Ma la sottoscritta non
può fare a meno degli Everlark, quindi... e.e
L'amore per la poesia e per la letteratura, la baia di Brancaster, la
villetta della nonna, il piccolo boschetto e il campetto incolto
accompagneranno l'intera storia.
Tutto questo è nato grazie alla letteratura inglese che sto
studiando quest'anno (la professoressa però ci sta
uccidendo; continuo a ricordare Oh!
lift me as a wave, a leaf, a cloud!) e grazie ad un film
che vidi qualche tempo fa -ambientato proprio in Inghilterra- che mi ha
affascinato non poco.
Spero di ricevere delle recensioni perché ne ho bisogno come
ho bisogno dell'ossigeno e mi auguro di non aver fatto qualche errore
idiota che di solito non mi sognerei mai di scrivere.
Un bacio♥
|
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Piccola premessa:
Ciao di nuovo! A parte il fatto che mi piace inserire le premesse -non
so perché-, volevo informarvi che questo è un
capito di passaggio ma comunque molto importante a parer mio
poiché spiega alcune cose fondamentali per il continuo della
storia.
Buona lettura.
Capitolo I
Ah, moon of my delight that
knows no wane,
the moon of heaven is
rising once again
how oft hereafter rising
shall she look
through this same garden
after us in vain.
Omar Khayyam
CAPITOLO
II
- «Prim, va' a dormire!» disse
Ellen esasperata mentre posava alcuni vestiti sulle grucce.
- Quel viaggio l'aveva distrutta. Guidare da
Londra a Brancaster senza sosta era stato più faticoso di
quanto aveva previsto e Katniss non le aveva dato nemmeno il cambio
perché doveva controllare alcune dispense che le erano state
consegnate dal professore d'inglese.
- «Ma devo proprio?»
sbucò lei alle sue spalle lamentandosi. «Siamo
appena arrivate!»
- «È tardi. Forza, va' a
letto» la spinse fuori dalla stanza.
- Quando trovò un po' di pace e si
distese esausta tra i cuscini, sua figlia maggiore si
presentò sulla soglia della porta.
- Alzò giusto un po' la testa per
poterla guardare.
- «La nonna dorme» fu
informata.
- Ellen di tutta risposta mugugnò
qualche parola sconnessa sbadigliando un secondo dopo.
- «Chi è quello?»
continuò Katniss.
- La donna si sollevò su gomiti.
«Non ne ho la più pallida idea» si
rigirò tra le lenzuola ripensando all'inaspettata
accoglienza ricevuta.
- «La nonna ha la tv?» fece
per chiudere la porta alle sue spalle.
- «No che non ce l'ha» disse
sarcastica.
- Nonostante fossero nel 1960, sua madre non aveva
mai avuto intenzione di comprarne una. Diceva che non le interessavano
i programmi televisivi, che preferiva la buona lettura o ascoltare
qualche trasmissione radio il pomeriggio.
- Hannah era sempre stata una persona molto
particolare, quasi sempre con la testa tra le nuvole e quel
comportamento non le era mai piaciuto.
- I sogni, il desiderare e l'attendere invano che
la vita riservasse qualcosa di meraviglioso...
- Era del parere che non fosse giusto vivere di
false speranze e per quello, una volta cresciuta, andò a
vivere da sola, si laureò con il massimo dei voti e poi
diventò un'ottima farmacista. Tutto da sola, senza nessun
aiuto dalla provvidenza divina.
- Poco dopo, Ellen si alzò in piedi e
decise di raggiungere la camera della madre per controllare se tutto
andasse bene; improvvisamente, il sonno era svanito.
- Percorse il pianerottolo ed entrò in
quella stanza che non era cambiata di una virgola.
- Solo la libreria era più spoglia di
come la ricordava. Dov'erano andati a finire i libri di
poesie?
- Si girò intorno e poi notò
l'anziana sonnecchiare tranquilla.
- Minuti più tardi, si
ritrovò in salotto a suonare al piano la canzone che suo
padre aveva composto e, successivamente, le aveva insegnato.
- «È passato tanto
tempo...» la interruppe una voce rauca.
- Ellen alzò lo sguardo incontrando due
occhi stanchi e di un bel color nocciola.
- «Sai che non sono potuta
venire...» affermò sbrigativa tentando di non
ricordare cosa fosse successo due anni prima.
- L'incidente in fabbrica di suo marito. La sua
morte improvvisa. Il vuoto totale. La depressione. La tristezza delle
figlie. L'indifferenza di Katniss.
- Soffriva ancora ogni giorno.
- Tutti quei piccoli episodi avevano devastato la
tranquillità della sua famiglia che sapeva non sarebbe
tornata mai più la stessa.
- Si massaggiò lentamente le tempie e
poi raggiunse la donna seduta sulla poltrona e la baciò su
una guancia.
- «Adesso sei qui ed è questo
l'importante» Hannah le accarezzò i capelli biondi
sorridendole lievemente ma un colpo di tosse la fece
sussultare.
- «Mamma, stai bene?» le
chiese preoccupata Ellen.
- «Certo, non è
nulla» si diresse verso la porta aiutata dalla
figlia.
- Era molto debole e camminava con non poche
difficoltà.
- Una volta alla rampa delle scale, Ellen
pensò che fosse arrivato il momento di avere delle
spiegazioni.
- «Ci ha ricevuto un uomo davvero molto
giovane...» disse con un tono vago attendendo delle
risposte.
- «Oh. Peeta?» rise tra
sé e sé facendo la finta tonta e cercando di
sollevare di più la gamba destra; ogni giorno che passava,
le dava sempre più problemi.
- «Credi che mi interessi chi
sia?» la guardò di sbieco sospirando.
- «Ma no! Che vai a pensare!»
continuò a ridacchiare appoggiandosi alla ringhiera in
mogano lucido e porgendo il bastone -che era d'intralcio- alla
figlia.
- Sapeva cosa stava attanagliando la mente di
Ellen; voleva sapere altro.
In un'altra camera adiacente a quella dove stavano parlando
le due, Primrose ascoltava sbadatamente la conversazione
poiché non riusciva a prendere sonno.
Era troppo esaltata per poter pensare di dormire e anche
contare le pecorelle che saltavano la staccionata non era servito a
nulla.
«Mi aiuta sempre ed è un ottimo
compagno» sentì la nonna.
Magari si riferiva al giovane che si era trovata di faccia
un'ora prima e che l'aveva spaventata. Tutto sommato, sembrava gentile
e per niente invadente perché aveva dato una mano a portare
i bagagli e si era subito congedato senza fare domande indiscrete e
ficcanaso.
«Ora dormi però» era la voce
ovattata della madre. «Discuteremo meglio domani»
concluse sbadigliando e chiudendo la porta.
Quando sentì la presenza di Ellen all'entrata,
Prim serrò gli occhi e si strinse di più nelle
coperte pregando qualunque entità esistente che non l'avesse
scoperta.
Si chiedeva se anche la sorella maggiore fosse sveglia ma in
realtà era crollata a letto da un pezzo perché
sfinita per il viaggio e lo studio delle fotocopie d'inglese.
- La mattina seguente, Katniss fu la prima ad
aprire gli occhi perché disturbata dalla lieve luce del sole
che filtrava dalle finestre coperte solamente da una tenda trasparente.
- Odiava qualsiasi tipo di sveglia, naturale o
artificiale che fosse.
- Scese dal letto e dopo aver fatto una doccia
veloce, andò in cucina per preparare qualcosa da mangiare
portandosi dietro il libro di letteratura.
- Avrebbe tanto preferito sorseggiare la sua
spremuta in santa pace, senza dover studiare, ma in pochi mesi sarebbe
dovuta ritornare in quella vecchia università orribile, dai
muri giallastri e dai gradini di legno scricchiolanti.
- Osservò il paesaggio al di fuori
della porta sul retro in vetro incuriosita dal cambiamento della natura
che nasceva rigogliosa e selvaggia intorno a quella villetta.
- Brancaster si trasformava a settembre. L'aria
diventava più fresca e gli alberi cominciavano a colorarsi
di mille sfumature diverse.
- Dato l'ultimo morso ad una fetta biscottata
cosparsa di marmellata ai frutti di bosco, pulì le dita con
un tovagliolo e andò a cambiarsi.
- Vicino alla porta della nonna, sua sorella stava
sussurrando più volte il suo nome tentando invano di
svegliarla.
- Sorrise -Prim non riusciva a non mostrare la sua
impazienza- e poi ritornò in camera.
Note
Note: Ed anche il secondo
è postato. Che sollievo!
Spero non vi abbia annoiato...
A me è piaciuto molto scriverlo perché in qualche
modo sono riuscita a far emergere qualche sfaccettatura del carattere
di tutti i personaggi femminili anche se alla fine lo considero solo
uno di quei capitoli di
passaggio.
Eh sì, il giovane era Peeta♥ -naturalmente-
e ora che ci penso è anche beato fra le donne (uhhh! Auguri
in ritardissimo a tutte quante per l'otto marzo♥).
Per ora, ho deciso di farlo rimanere un po' in disparte -anche se poi
tutte e tre le Everdeen sono interessate a sapere chi sia-
perché mi serviva dare un senso alla situazione generale in
casa Wright.
- Una cosa
che ho voluto stravolgere
sono state le età.
- Mi spiego
meglio... Nel capitolo precedente, quando Peeta si ritrova di fronte a
Prim le dà massimo 13 anni. Ebbene, Prim ha 12 anni e
mezzo mentre Katniss 22.
- Non
chiedetemi perché ho deciso di fare 'sta cosa, sappiate
solo che volevo una Katniss più grande -anzi, più
matura- e una Prim più piccola e innocente.
- Considerate
anche il fatto che si trovano negli anni '60 e che quindi una
ventiduenne è più "adulta" rispetto ad una di
questi anni (poi ci sono le eccezioni) e che una dodicenne non si
comporta come le dodicenni di ora (eccezioni anche qui). Erano altri
tempi, ecco.
- Bene... il
rapporto tra Hannah e la figlia non è dei migliori ma
nemmeno dei peggiori, si sono solo allontanate in seguito a tanti
problemi come, d'altronde, è successo anche a Katniss e ad
Ellen.
- Alla fine,
penso di aver capito quale sia lo scopo di tutta questa fanfiction ma
adesso non apro la parentesi spoiler. Non è per niente
opportuno farlo :D
- Ringrazio
dal profondo del cuore chi ha recensito e chi ha messo tra le preferite
e le seguite la mia storia.
- Sono
davvero contenta di questo piccolo ma immenso "successo"
-sì, per me lo è. Spero continuerete a
supportarmi perché -come ho già scritto la volta
precedente- ne ho davvero bisogno.
- Un bacio♥
|
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Capitolo I
Ah, moon of my delight that
knows no wane,
the moon of heaven is
rising once again
how oft hereafter rising
shall she look
through this same garden
after us in vain.
Omar Khayyam
CAPITOLO III
Katniss chiuse il libro enorme poggiato sulle gambe e decise di andare
a preparare un tè.
Tutto quello studio la stava stressando e ogni minuto che
passava si sentiva sempre più stanca.
Su un vassoio preparò tre tazzine di una
porcellana davvero ben decorata, una zuccheriera e una teiera piena
d'acqua calda. Salì piano tutti i gradini dell'immensa scala
e con attenzione si diresse prima in camera della madre e poi in quella
della nonna che trovò a contemplare il cielo azzurro di
quella mattina soleggiata.
«Buongiorno tesoro!» la
salutò la donna. «Ma sei diventata più
alta?» le disse sorpresa di vederla così
cresciuta.
«Nonna, sono sempre la stessa»
ridacchiò adagiando sul comodino una tazza fumante.
«Ho già versato il tè, quanto
zucchero?» si spostò una ciocca ribelle dagli
occhi.
«Un cucchiaino, grazie» sorrise vedendo
la nipote leggermente impacciata. Era diventata davvero una bella
ragazza; i capelli corvini erano cresciuti ancora di più e
l'espressione sempre corrucciata sembrava essere del tutto scomparsa.
«Che fine ha fatto la treccia?» le
domandò bevendo a piccoli sorsi.
«La faccio ancora ma raramente» le si
sedette accanto per poi posarle un bacio sulla guancia.
Fin da piccola, era sempre stata innamorata dei suoi
racconti e delle poesie che le recitava durante la notte per farla
addormentare e a volte, quando non riusciva proprio a chiudere gli
occhi, le cantava alcune canzoni rischiando di far svegliare
tutta la villetta.
Vederla in quel letto però, così
debole e fragile, le sembrava stranissimo. Era abituata alla nonnina
sempre arzilla e in movimento, colei che aveva forza da vendere.
«E come va con l'università?»
Hannah posò la tazzina sul proprio piattino guardando negli
occhi la nipote.
«Bene» sussurrò.
«Ma non vedo l'ora di finire» si
strofinò un'occhio e sbadigliò. «Non
riesco più a riposarmi come si deve e la mattina mi sveglio
anche se non vorrei» cominciò a contorcersi le
dita nervosamente. «Se non mi piacesse quello che studio,
avrei già lasciato perdere tutto» disse
accucciandosi alla spalla dell'anziana lasciando che per alcuni minuti
le accarezzasse i capelli.
Una leggera brezza attraversò la stanza facendo
muovere le tende come in una danza.
«Sei molto magra, Katniss» Hannah prese
la parola momenti dopo facendo meravigliare la giovane.
«No, sto bene e mangio regolarmente» si
alzò dal letto un po' tesa fermandosi vicino all'armadio e
cominciando ad osservare quello che c'era dentro.
«Mi preoccupo per te»
mormorò.
«Sì» affermò la
ragazza esaminando uno scialle celeste -sua nonna si era sempre
agghindata per bene.
In quel guardaroba c'erano vestiti di ogni colore o tessuto
possibile; sfiorò la piuma di un cappellino crema e dipinse
ghirigori immaginari su una gonna di velluto rosso.
«Il mio preferito è quel vestito da
cocktail rosa pallido» chiamò l'attenzione di
Katniss.
«Questo?» prese una gruccia mostrando
una specie di tubino smanicato.
L'anziana sorrise sollevandosi leggermente per poter vedere
meglio. «Ti starebbe proprio bene»
dichiarò sincera.
«A me?» la guardò stranita
per poi ammirarsi allo specchio scettica.
Un raggio di sole illuminò il tappeto persiano ai
piedi del letto; alcuni granelli di polvere volteggiavano nell'aria.
«Dimmi un po'...» propose Hannah.
«C'è stato qualcuno che ti ha rubato il
cuore?» chiese curiosa.
«È per la tua vita e non per la mia,
nonna, che sono qui» rispose leggermente sarcastica posando
la gruccia e guardando distratta il resto delle collane di perla
adagiate in piccoli cofanetti di legno.
La donna rise colta in fallo.
«Sai... viene sempre qui ed è molto
giovane» sistemò meglio il cuscino,
«però...» lasciò la frase
incompleta.
A chi si stava riferendo?
Katniss la osservò scettica esaminando il suo
sguardo e cercando di avere qualche indizio su chi fosse la persona di
cui sua nonna aveva iniziato a parlare così improvvisamente.
Si avvicinò al vassoio e mangiucchiò
un biscottino; «ne vuoi uno?» porse il sacchetto
alla nonna che rifiutò con un cenno del capo.
«Mi faresti una bella acconciatura?» le
chiese tutt'a un tratto alzandosi a fatica dal letto.
Aiutata dal bastone e dalla nipote, riuscì a
raggiungere la toeletta dove si sedette.
La ragazza cominciò a spazzolare con cura i
capelli della nonna notando, nello specchio, le rughe che le
aggrinzivano il viso e la sua pelle pallida.
Non stava per nulla bene e per di più non
accennava minimamente a ciò che l'affliggeva.
Sapeva che Hannah era sempre stata una donna molto riservata
riguardo la propria salute e sapeva anche che non voleva che nessuno si
prendesse carico di lei. Ma c'era un motivo per cui tutte e tre le
Everdeen si trovavano a Brancaster ed era solo ed esclusivamente per
darle un aiuto e accudirla.
«Quindi viene a farti visita tutti i
giorni?» chiese improvvisamente senza farci caso cercando di
intrecciare al meglio le ciocche bianche dell'anziana; era probabile
che il fantomatico "giovane" fosse proprio quello sconosciuto della
sera precedente.
«Sì» rispose di getto
rimanendo frastornata dall'insolita domanda; fece una lunga pausa.
«A volte tutte le notti ma, alla fine, va e viene come gli
pare e piace» le porse un ferretto notando la sua espressione
indecifrabile.
Come succedeva spesso, Hannah non riusciva a capire cosa
stesse pensando Katniss.
Era una ragazza chiusa in se stessa che nascondeva il suo
essere dietro una maschera d'indifferenza che costruiva quando le
faceva comodo.
In realtà, era sempre stata spensierata e felice,
e amava il mondo che la circondava ma gli ultimi eventi non avevano
fatto altro che turbarla e renderla schiva, quasi scontrosa.
«Di dov'è?»
continuò a domandare stranamente curiosa.
Sua nonna aveva l'abilità di appassionare
chiunque ascoltasse ciò che raccontava.
Una volta messa a posto anche l'ultima ciocca di capelli
ammirò soddisfatta la donna e le sorrise leggermente mentre
questa le accarezzò una mano con dolcezza.
Dopo qualche attimo sua madre apparve ferma allo stipite
della porta.
«Katniss» la chiamò
semplicemente.
«Cosa?» si girò aspettando
una risposta che non ebbe.
Il suo sguardo diceva tutto. Era velato di incertezza ma
allo stesso tempo era assolutamente duro.
«Nonna, io vado» salutò
Hannah frettolosamente e uscì fuori dalla stanza a passo
veloce non rivolgendo una parola alla bionda.
Trascorsero alcuni minuti fino a quando la
più vecchia delle due non prese coraggio ed
iniziò a parlare.
«Dimmi, Ellen» si
voltò, stanca di doverla osservare da uno specchio.
«Cosa ne hai fatto di tutte quelle
prime edizioni?» indicò la libreria.
Hannah si alzò dalla toeletta
raggiungendo i libri e toccando impercettibilmente le mensole.
«Ho dovuto vendere un paio di cose per
sopravvivere» prese un volume incominciando a sfogliarlo
lentamente. «Pensavo di avertelo detto».
«No. Non lo hai fatto»
rispose secca incrociando le braccia al petto. «Non hai mai
chiamato» si sedette sul letto come per scaricare un peso
enorme. «Perché non mi hai detto che avevi bisogno
di denaro?»
«Sai che non voglio essere un peso per
te» si accasciò sulla sedia vicino alla finestra.
«Dopotutto, quei libri avrebbero trattenuto solamente tanta
polvere» inspirò per un momento e poi
ricominciò, «e dopo quello che ti è
successo... tuo marito e più tardi...» si sentiva
tremendamente in colpa per non essere stata una buona madre, una figura
su cui contare in un momento difficilissimo.
Non l'aveva sostenuta, aveva usato le solite
frasette di circostanza che la gente sfruttava in situazioni del
genere.
Ellen si portò una mano alle tempie
cercando di dimenticare il dolore provato e la frustrazione di non
essere stata forte per le sue due figlie.
«Papà li stava
collezionando, mamma. E non dovevi fare una cosa del genere»
si alzò andando via dalla camera da letto. «Mi
preparo una tazza di caffè» le urlò
dalle scale.
Note
Note:
Ciaooo! :D
Dopo una lunghissima settimana ho aggiornato Shadows in the sun
e penso che subito dopo andrò a scrivere anche il quinto
capitolo altrimenti va a finire che mi troverò
maledettamente in ritardo con i tempi che mi sono imposta e
che poi ci vorranno secoli prima che io posti qualcos'altro.
Bene. In questa parte si può notare quale rapporto abbiano
Katniss e sua nonna.
Hannah parla di quanto sua nipote sia cambiata dopo la morte del padre
mentre la ragazza cerca di ricordare i momenti felici vissuti con
l'anziata e spera di poterla aiutare in qualche modo -sappiate che
nella mia mente, Hannah è una di quelle signore sempre
eleganti e semplici al tempo stesso che attirano l'interesse di tutti.
C'è anche una piccola e breve conversazione riguardo Peeta
-nel "quattro" avrà molto più spazio
così come lo avrà anche Primrose- che
però è interrotta da Ellen sempre vigile e quasi
in conflitto con la madre.
Mano mano chiarirò come mai entrambe siano così
tanto distanti -anche se una parte di questa freddezza la si
può intuire dagli ultimi righi di questo capitolo.
Sinceramente, questa volta, non avevo preparato un discorso, spero solo
che continuerete a seguirmi e mi auguro di trovare qualche recensione e
certo!... spero non abbia annoiato perché, lo ammetto, i
capitoli iniziali saranno molto più lenti di quelli
conclusivi. Potrebbe succedere di tutto in pochissimo tempo e viceversa
anche se cercherò di rendere più interessante la
lettura :)
Un bacio♥
|
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Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
Capitolo I
Ah, moon of my delight that
knows no wane,
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after us in vain.
Omar Khayyam
CAPITOLO IV
- Prim era seduta su una delle rocce che si
affacciavano sulla baia.
Raggiungerla non era stato difficile; aveva dovuto attraversare il
piccolo giardino incolto sul retro della villetta della nonna, passare
per alcuni pezzi di terra abbandonati -dove crescevano fiori
lilla- e un boschetto. Una volta uscita da lì, davanti a
lei, notò una bellissima spiaggia.
Aveva fatto anche amicizia con alcuni attori di teatro che le avevano
detto di star recitando La
Tempesta di Shakespeare.
«Prospero incontra Calibano proprio in questo
punto» le aveva spiegato il signore con i capelli bianchi
riferendosi alla scena interrotta. «Tra di loro
c'è una sorta di accordo. Prospero insegna a Calibano le
buone maniere e Calibano -che è un indigeno- mostra a
Prospero l'isola dove è naufragata la nave su cui stava
viaggiando».
Dopo aver raccolto delle conchiglie sulla riva, cominciò a
saltellare nelle piccole pozzanghere lasciate dal mare a causa della
bassa marea.
C'erano molte dune ed era piacevole camminare nell'acqua e poi
ritrovarsi sulla sabbia bagnata.
Ritornata a casa, cambiò velocemente il vestitino bianco che
si era bagnato e sporcato di polvere, scegliendone un altro color
pesca, e uscì fuori per incontrare sua nonna non prima di
aver salutato la sorella che si era rimessa a studiare.
All'esterno vide la madre che stava strappando alcune erbacce e la
invitò a seguirla.
«Andiamo da nonno Philip, mamma. Dai, su!» le disse
raggiante zampettando da una parte all'altra del prato.
Corse di nuovo nel boschetto raggiungendo un laghetto dove ricordava si
trovasse un albero con un'altalena lasciando le due donne
indietro.
Quando cominciò a dondolarsi, riuscì a sentire il
cinguettio di alcuni uccelli appollaiati tra i rami e chiuse gli occhi
immaginando di volare.
«Io e tuo padre
abbiamo scoperto questo luogo per caso» Hannah spiegava con
molta precisione alla figlia la quale la sorreggeva e andava al suo
stesso passo lento. «C'erano molti fiori selvatici e si
poteva vedere il mare» continuava ricordando tutti i bei
momenti passati con suo marito.
Ellen si
guardava in giro spaesata e affascinata da tanta meraviglia.
«Io
ero a scuola» disse all'anziana.
«Io
invece ricordo che aiutasti tuo padre col giardino» le
sorrise per poi scorgere dietro le loro spalle la nipotina
più piccola. «Prim, vieni» le fece segno
di avvicinarsi. «Che ne dici di andare a salutare il
nonno?» lasciò il braccio della figlia
aggrappandosi a quello della ragazzina.
In
pochissimo tempo, si ritrovarono entrambe davanti ad una lapide
rettangolare su cui c'erano incisi alcuni versi.
«Puoi
leggere?» la esortò ad iniziare.
«Ah, moon of my delight»
cominciò per poi schiarirsi la voce, «that knows no wane...»
si interruppe permettendo alla nonna di continuare.
«...the moon of heaven is rising
once again, how oft hereafter rising shall she look through this same
garden after us in vain» abbozzò un
sorriso malinconico. «Tra un po' lo
raggiungerò» sussurrò sollevando lo
sguardo al cielo stranamente limpido.
«Non
dire sciocchezze» la bloccò brusca Ellen
interrompendo quell'atmosfera cupa e pesante.
«Non
lo faccio» la guardò seria alzando un
sopracciglio. «Aspetto con molto interesse l'altra
vita» riferì con ovvietà lasciando un
tulipano sulla tomba del marito.
- Erano passati parecchi mesi da quando Primrose
aveva fatto il suo ultimo scherzo alla sorella e, quella che aveva
davanti, era una grandissima opportunità per rimettersi in
gioco.
Katniss era sdraiata su una sedia di vimini e aveva i piedi poggiati su
un tavolino, gli occhi socchiusi e la faccia rivolta al sole.
Stava riposando dopo intense ore di studio ma quella situazione non
fermò Prim che cercò di portare a termine la sua
strategia.
Sicuramente non avrebbe fatto nulla di tanto cattivo, voleva troppo
bene a Katniss e l'unico lusso che si concedeva, era farle qualche
piccolo dispetto per divertirsi un po'.
Si guardò alle spalle. Della mamma e dalla nonna non c'era
traccia, quindi poté agire senza problemi.
Si avvicinò furtivamente cercando in tutti i modi di non
farsi sentire, strappò dei ciuffi di erba dal terreno e li
lanciò sull'abito écru della sorella facendola
sobbalzare all'istante.
«Prim!» la sgridò Katniss guardandola
scappare via e ridere a crepapelle. «Mi hai fatto prendere
uno spavento!» le urlò contro per poi pulirsi
dalla terra e dalle erbacce che le erano rimaste addosso.
Il suo cuore batteva fortissimo; sentiva che in poco tempo le sarebbe
uscito dal petto.
Si spostò una ciocca di capelli dal volto e nello stesso
momento in cui si rimise comoda per poter sonnecchiare tranquillamente,
scorse in lontananza qualcuno spuntare dal cancelletto di ferro rotto,
avvicinarsi ed esaminare lo spazio intorno.
Si sollevò meglio continuando ad osservare insistentemente
la figura di fronte a lei.
Era il giovane della sera precedente che indossava un pantalone
malandato e una maglia a maniche lunghe che portava scorciate; una
delle bretelle gli pendeva da un lato.
Sembrava avere una certa fretta.
«Scusa» le rivolse la parola in modo cortese.
«Mi dispiace. Sono venuto solo per le mie cose» la
guardava appena negli occhi quasi si sentisse in soggezione ad
incrociare lo sguardo di quella ragazza.
«Ah» sussurrò lei presa alla sprovvista
levando i piedi dal tavolino. Si alzò velocemente e
cercò invano di togliere altri ciuffi d'erba dal vestito.
«Le metto in una borsa» gli disse ricevendo un
mezzo sorriso dal ragazzo che le andò dietro fino
nell'abitazione.
Una volta dentro, Peeta le indicò un piccolo sottoscala
tentando di non superare il suo passo e di stare distante. Quella gente
era molto più ricca di lui e l'unica persona che lo riteneva
uguale e che gli aveva dimostrato di non essere affatto disturbata
dalla sua presenza era stata Hannah.
- Quello sconosciuto non sembrava essere a suo
agio; Katniss arrivò a quella conclusione vedendo come lui
era rimasto ad aspettare sulla soglia della porta tenendo il capo chino
e le mani in tasca.
Trovò un vecchio zaino di iuta con all'interno alcuni
oggetti in una credenza di legno bianco -era l'unica cosa non familiare
che aveva scovato in quello stanzino buio- e quando glielo porse, il
giovane -senza scomodarsi- se lo mise in spalla, la
ringraziò e si avviò fuori.
C'era qualcosa di strano nel suo modo di fare. Sembrava chiuso e
riservato ma molto socievole e disponibile anche se non avevano avuto
nessuna conversazione che potesse aiutarla a comprendere di
più quale fosse il suo vero carattere.
Lo seguì fino alla grande finestra del salotto che lasciava
accedere al giardino.
«Sono sicura che a mia nonna farebbe piacere
vederti» cominciò a parlare un po' titubante
stupendosi del fatto che fosse uscito almeno un filo di voce dalla sua
bocca mentre lui continuava ad incamminarsi per il prato senza voltarsi
indietro ma ascoltandola ugualmente. «Potresti fermarti per
cena» gli propose infine meravigliandosi ancora di
più del suo insolito comportamento e di come, in quel
momento, si sentisse priva di freni inibitori.
Lui si girò leggermente stupito,
«sicura?» domandò.
Katniss lo guardò per qualche attimo e subito dopo fece un
cenno affermativo con la testa e, proprio un secondo dopo, lo
sconosciuto le rivolse un altro accenno di sorriso per poi sparire
rapidamente tra le siepi alte che circondavano la proprietà
dei Wright.
Note
Note: Ciaoo!♥ Come avete
potuto capire, posterò ogni venerdì
perché ho un modo tutto strano di organizzarmi e quindi
niente...
Oggi, Peeta c'è e si può notare l'interesse che
Katniss sta cominciando ad avere nei suoi confronti.
Dopo aver fatto per non so quante ore francese, posso solamente di dire
che la mia testa ha una voragine profonda chilometri e chilometri e che
quindi vi abbandono così, con poche parole.
Spero di avere delle recensioni, di non aver fatto qualche
errore stupido e mi auguro che anche questo capitolo sia piaciuto.
Un bacio ♥
p.s. Il quinto sarà leggermente più lungo :)
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V ***
Piccola premessa:
Ciao! Prima di iniziare la lettura vorrei augurarvi una buona Pasqua in anticipo perché so già che nelle note me ne dimenticherò come un'idiota :D
Capitolo I
Ah, moon of my delight that
knows no wane,
the moon of heaven is
rising once again
how oft hereafter rising
shall she look
through this same garden
after us in vain.
Omar Khayyam
CAPITOLO V
«È
un peccato che le ragazze non scrivano più
lettere» esordì ad un certo punto Hannah.
Fino a quel momento era l'unica che continuava a parlare
ininterrottamente suscitando allegria a Peeta che la guardava
divertito. «A trent'anni intrattenevo una fitta
corrispondenza con molta gente» continuò
rivolgendosi a Katniss che le sedeva a fianco.
Avevano deciso di cenare in giardino siccome il tempo
prometteva una bella serata fresca.
«Sì» si intromise Ellen
versandosi un altro goccio di vino. «Ma erano tutti tuoi
parenti» prese una scorza di pane e la
mangiucchiò.
«Certamente» rispose l'anziana bevendo
un bicchiere d'acqua per schiarirsi la voce.
«Mia madre scrisse e scrisse»
continuò la bionda. «Così tanto che,
quando era impegnata e non poteva mandare posta a nessuno, la davano
per morta» ridacchiò alzandosi e porgendo la
bottiglia al ragazzo.
«Infatti, dopo un po' di tempo, mi chiamavano
spaventati sperando che tutto andasse per il meglio e io, mortificata,
dicevo loro: "Sì, scusami se non ho potuto inviarti nessun
messaggio"» concluse provocando l'ilarità
generale.
Peeta fu sorpreso di trovarsi tanto bene in compagnia di
quelle persone. Erano semplici e per nulla snob ma avvertiva una certa
tensione tra di loro, come se mancasse un pezzo che potesse rendere
quella famiglia davvero una famiglia.
«Mamma» la piccola Primrose
chiamò Ellen che le rivolse uno sguardo interrogativo,
«dopo andiamo un po' in salone?»
«Certo, tesoro» le accarezzò
teneramente una guancia. Si era decisamente stancata dopo tutto quello
che aveva combinato durante la giornata ma i suoi occhi mostravano
ancora molta vivacità.
Hannah si aggiustò lo scialle che le copriva le
spalle, «penso proprio che andremo adesso, che ne
dite?» si alzò aiutata dal bastone e da Katniss
che la manteneva stretta.
- Una volta dentro, Ellen decise di ascoltare uno
dei suoi dischi in vinile preferiti e accese alcune candele per rendere
l'ambiente più caldo.
- Alla prima nota musicale, Prim si
sollevò raggiante dalla poltrona e iniziò a
ballare al centro della stanza. Gli occhi di tutti erano puntati su di
lei, una ragazzina solare e spensierata.
- Improvvisamente si avvicinò alla
sorella maggiore invitandola a danzare, «io non so
se...» disse Katniss imbarazzata dalla situazione in cui la
stava mettendo Primrose.
- C'era anche uno sconosciuto in quel salotto e
non voleva mostrare quanto fosse incapace.
- «Dai!» la tirò
Prim facendole fare una strana pirouette. Dopo un attimo la
afferrò per bene e insieme a lei cominciò a
muoversi senza alcuna grazia.
- Con tutte le sue forze, Katniss pregò
che in quel preciso istante apparisse una botola sotto i suoi piedi
così da farla sprofondare nel pavimento.
- Sentiva tutti osservarla insistentemente e,
pensare a quello, non le faceva mettere insieme due passi nel modo
giusto.
- Tutto peggiorò quando la nonna
propose ad Ellen di farle vedere come si ballasse.
- «Ellen, perché non le
mostri tu cosa sia la danza?» chiese divertita
l'anziana.
- «Non so farlo» si
giustificò la donna stringendo i braccioli della sedia di
legno e guardandosi intorno facendo finta di niente.
- «Sì che puoi!» le
rispose ad alta voce una Katniss rossa come una barbabietola. Quelle parole le erano uscite senza che potesse fare nulla
per fermarle ma tanto valeva che anche la madre si scoprisse al
pubblico.
- La bionda, allora, si alzò senza
scomporsi e prese il posto della figlia minore.
- «Ecco» le strinse forte le
mani. «Un» avanzò di un passo avanti,
«due e tre. Bene» le sorrise. «Ora di
lato, un due e tre».
- Peeta le guardava entrambe sorridendo
lievemente. La mora era molto impacciata ma nonostante quello, lui non
riusciva a non fissarla.
- Si distrasse solo quando Prim si
avvicinò ad Hannah per proporle di raggiungere le altre e
lei di tutta risposta ridacchiò per poi stringere la nipote
in un abbraccio e darle un bacio tra i capelli.
- Dopo riprese a vedere come le due ballerine si
stavano destreggiando e rise quando Katniss pestò un piede
alla madre.
- «Per favore» si
sentì chiamare improvvisamente, «portami
su» gli sussurrò la signora Wright e lui non fece
storie, prese il bicchiere di vetro dell'anziana posandolo su un
tavolino vicino e afferrò la donna sorreggendola per le mani
e le spalle.
- Arrivati all'entrata della stanza seguiti da una
Prim leggermente preoccupata, furono interrotti dalla voce di Ellen che
si era fermata velocemente.
- «Posso aiutarti?»
domandò cortesemente lasciando la presa della
bruna.
- «No» si girò
Hannah fermandola. «Resta con le ragazze» si
diresse verso la rampa delle scale.
- La bionda non sapeva cosa pensare; il fatto che
sua madre preferisse essere aiutata da un giovanotto sconosciuto
piuttosto che da lei non le andava tanto giù.
- «Ascoltate» si rivolse alle
due giovani guardandosi intorno come per cercare le parole giuste da
dire. «È meglio se questo lo togliamo»
si avvicinò al comò ed estrasse il vinile dal
giradischi.
- La testa aveva iniziato a girare vorticosamente.
Peeta si sedette ai piedi del letto ed aprì una
grossa mappa geografica, fece un altro tiro alla sua sigaretta e poi la
passò ad Hannah.
«Ci sono molti posti che mi piacerebbe
vedere» disse l'anziana sporgendosi per osservare i
continenti disegnati di vari colori. «Mandami una lettera
quando arrivi negli Stati Uniti» lo guardò fisso
ricordandogli la promessa fatta tempo addietro.
«Certo» sussurrò il giovane
sorridendo timidamente.
Era quello che gli piaceva della signora Wright, lo spronava
sempre a realizzare i propri sogni e non lo giudicava mai. Non le
importava chi fosse o da dove venisse, le bastava solamente stare in
sua compagnia ed era l'unica a sapere che sarebbe partito dopo poche
settimane. Avrebbe visitato tantissimi altri luoghi.
Quando sentì la porta della camera cigolare si
girò scorgendo una figura esile avanzare portando un vassoio
in mano.
La ragazza aveva una treccia laterale e indossava un paio di
ciabatte di qualche numero più grande.
Ellen si stava assicurando che Prim andasse a dormire e lei
era stata incaricata di portare le bevande calde al piano di sopra.
«Qui c'è del tè,
nonna» Katniss raggiunse il comodino della donna a passo
lento attenta a non far rovesciare tutto.
«Grazie tesoro» afferrò la
tazzina di porcellana e porse la sigaretta di nuovo al giovane che
osservava con fare attento la scena; la giovane si stava stropicciando
piano un bordo del suo coprispalle e si mordicchiava continuamente il
labbro inferiore quasi fosse nervosa. «Cara...»
Katniss mosse la testa impensierita. «Riguardo al viaggiare,
quale posto visiteresti prima? Est o sud della California, New
Orleans...?» continuò l'anziana facendole segno di
sedersi alla sua destra.
«San Francisco» mormorò
affiancandola e notando il biondino.
Quel tipo di fronte a lei era un tipo enigmatico, non poteva
far a meno di guardarlo di sottecchi; i suoi grandi occhi celesti che
sembravano pressappoco blu in quella stanza illuminata dal bagliore
fioco dell'abat-jour... sentiva come se nascondessero un intero mondo.
«Uh! Sono stata lì per partecipare ad
un concorso letterario prima che iniziasse la guerra» rispose
entusiasta la donna portandosi le mani alle guance. «Quanti
ricordi» sorrise allegra.
Nel frattempo, Peeta scrutava con una certa
curiosità la nipote della signora, quasi volesse leggerle
nel pensiero. Era tanto strana così come interessante che
non riusciva a fare a meno di notare ogni suo piccolo movimento.
Spense l'ormai mozzicone nel posacenere di legno e
cacciò una nuvoletta di fumo fuori dalla bocca; solitamente
non fumava mai ma qualche volta, quando la Wright glielo proponeva,
faceva volentieri qualche tiro insieme a lei.
«Possiamo parlare?» Ellen fece capolino
nella camera da letto ricevendo l'attenzione di tutti i presenti.
Era chiaro come il sole che avesse qualcosa da ridire.
In realtà, l'unica cosa che non sopportava era la
presenza costante di quella specie di badante di sua madre.
«Cosa c'è?»
domandò Hannah usando lo stesso tono duro della figlia per
poi bere un'altro sorso di tè.
Il giovane si alzò in piedi riprendendosi la
cartina politica e piegandola ordinatamente.
«Non deve fumare qui» disse autoritaria
seguendo con lo sguardo l'ospite che le si stava avvicinando. Se avesse
potuto, lo avrebbe incenerito volentieri.
L'ottantenne rimase allibita, era incredibile con quanta
sgarbatezza si stava ponendo sua figlia nei confronti di una persona
che non conosceva nemmeno; proprio in quel momento cominciò
a tossire facendo tremare il piattino con la tazzina di porcellana che
Katniss afferrò prontamente.
«Cos'hai?» Ellen era già al
suo fianco. «Dammi questo tè»
agguantò in malo modo le porcellane.
«Ma lascia stare, Ellen» la vecchietta
trattenne un braccio alla donna. «Per favore, non
alterarti» le raccomandò stendendosi tra i cuscini
morbidi.
«Credo che dovrò chiamare un
medico» dedusse vedendo il viso pallido di sua madre che le
regalò un sonoro sbuffo.
In quel momento, il biondo esaminò diligentemente
la situazione e salutando silenziosamente lasciò la villetta
sentendosi di troppo.
Per la figlia di Hannah, lui non era il benvenuto.
Arrivato in giardino, adocchiò la bambina ferma
ad ammirare i rami degli alberi mossi dal vento di quella sera. Le
cicale cantavano insieme ai grilli e le tortorelle tubavano
incessantemente.
Quando era piccolo, suo fratello maggiore gli aveva
insegnato a riprodurre il loro verso e, proprio in quel momento, preso
da un qualcosa di sconosciuto e intenerito dai dolci ricordi
d'infanzia, unì le mani in una posizione strana e
intonò lo stesso verso di quegli uccelli.
Prim, che era riuscita a scappare dalla sua stanza dove
l'aveva rinchiusa la mamma, ebbe un colpo al cuore nell'udire quel
rumore proprio alle sue spalle. Si girò e, vedendo il
gentile sconosciuto del giorno prima, il suo viso si
illuminò di ammirazione.
«Come ci sei riuscito?» chiese
entusiasta.
Il ragazzo ripeté lo stesso suono e poi le
sorrise soddisfatto ma anche divertito dalla tanta energia che
possedeva quella dodicenne nonostante l'ora tarda, poi si
incamminò verso una piccola apertura tra siepi
alte.
«Buonanotte, Peeta» continuò
Prim garbatamente.
Voltandosi, lui le fece un segno del capo e successivamente
ritornò sui suoi passi portandosi dentro una sensazione
agrodolce legata a quelle quattro donne.
-
Note
Note:
Ehiii! ♥
Sono arrivata con un altro capitolo che devo dire... poco mi piace e
non so nemmeno perché. Magari il modo di scrivere. magari
perché in questi giorni sono stata parecchio impegnata e
quindi poco l'ho rivisto (devo ancora scrivere il sesto e spero di
farcela per venerdì prossimo ç___ç)...
In casa Wright c'è stata una cena a cui ha partecipato anche
Peeta adorato♥ solo che Ellen comincia a non vederlo di buon
occhio un po' perché non sa nulla del rapporto strano che ha
con la madre, un po' perché non sa chi sia e un po'
perché pensa che lui possa compromettere la salute
dell'anziana.
Peeta fuma (giusto un pochino). Sono la prima ad essere anti-fumo ma penso
che questa cosa lo renda molto più libero e faccia prevalere
il suo lato artistico (che non so ancora se avrà o meno in
questa storia). Anche Hannah fuma; lei è una donna molto
indipendente e sì, è un'artista u.u
Bene... vi anticipo che stravolgerò anche qualcos'altro
(boh... forse nel prossimo capitolo si capirà) ma non
sarà nulla di così sconvolgente (poi dipende dai
punti di vista)...
Ultima cosa: Peeta comincia ad osservare di più Katniss e
lei non sa nemmeno cosa provare nei confronti di questo sconosciuto piombato dal nulla
e Prim è molto vivace e quasi iperattiva e spero
farà piacere se vi dico che vorrei farla interagire di
più con il biondo (sono queste le cose che mi sono mancate nella
trilogia; avrei voluto che Peeta -da personaggio gentile e amichevole
qual è- parlasse molto di più con gli altri
personaggi come Primrose, la signora Everdeen.... .-. e vabbe,
naturalmente aggiungo anche la famiglia [anche se odio immensamente sua
madre] ma il libro è in pov Katniss, quindi alcune cose non
si possono avere).
Detto
questo vi saluto, grazie mille per le seguite, recensite e preferite!
♥
Spero di ricevere delle recensioni e mi auguro davvero di non aver
fatto qualche errore
idiota che altre volte non mi sognerei mai di scrivere.
Un bacio ♥
p.s. Mangiate tante uova di cioccolato anche per me che sono a dieta e.e
|
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Capitolo 6 *** Capitolo VI ***
Capitolo I
Ah, moon of my delight that
knows no wane,
the moon of heaven is
rising once again
how oft hereafter rising
shall she look
through this same garden
after us in vain.
Omar Khayyam
CAPITOLO VI
- Quella mattina, Prim, che si era svegliata prima
di tutti, aveva deciso di andare a fare una piccola scampagnata in
bici. Pedalava con calma e osservava il paesaggio circostante
meravigliandosi di quanto bello e colorato fosse.
La strada era diversa da quella che era solita prendere per andare al
mare, era molto più comodo percorrere i sentieri tra un
campo e l'altro invece che scavalcare i fossi fangosi del boschetto che
portava alla spiaggia.
Sebbene il tempo non promettesse nulla di buono -dei grossi nuvoloni
neri minacciavano una giornata tempestosa-, l'aria intorno era dolce e
il vento muoveva appena le spighe di grano che sembravano ballare una
danza lenta.
Dopo aver attraversato molte fattorie, vide in lontananza una vecchia
baracca quasi in decadenza e molta gente che lavorava la terra; c'era
chi portava alcune casse di verdura da una parte all'altra, chi zappava
e chi aveva la schiena piegata e strappava le erbacce.
Tra i tanti contadini riconobbe la capigliatura bionda del ragazzo che
aiutava spesso sua nonna e che le aveva insegnato il verso delle
tortorelle la sera prima.
«Ehi, Peeta!» si fermò chiamandolo a
gran voce.
Il giovane si voltò e incontrò subito la nipotina
della signora Wright, «Primrose, ehi» si
pulì le mani sui pantaloni logori e sporchi di terreno e la
raggiunse sorridendole cercando di non pestare le foglie di rucola
selvatica.
Prim notò un'estremità molto lunga della cintura
di pelle consumata del ragazzo ciondolare su una gamba, le bretelle un
po' larghe ma non cascanti e le maniche della maglia grigio topo
scorciate.
Peeta si avvicinò ad una pila di cassette di legno guardando
Primrose, «sei mattiniera» le disse pensando a
quanto fosse strano, per una ragazzina che era andata a dormire tanto
tardi, essere in piedi a quell'ora.
Un omaccione panciuto e sgradevole si alzò dalla sedia
accanto all'entrata della catapecchia accostandosi ai due con fare
minaccioso.
«E tu?» si rivolse al biondo. «Pensi che
riusciresti lo stesso a guadagnarti la tua parte di soldi fermandoti a
parlare con questa bambinetta?» lo avvisò
puntandogli un dito al torace. «Gli scansafatiche non mi
piacciono proprio» concluse sputando tra i raccolti in un
modo disgustoso.
Peeta era una persona molto tranquilla e pacata, Prim lo aveva capito
dal primo momento in cui lo aveva conosciuto, ma si sbalordì
ancora di più quando vide con quanto autocontrollo lui si
scansava dall'indice accusatore del tizio calvo, afferrava un mazzetto
di rucola dalla catasta di casse, prendeva il manubrio della bicicletta
e le diceva di reggersi forte.
Il tono della sua voce le era sembrato quasi innaturale,
così calmo e sereno; se invece sua sorella Katniss fosse
stata lì, nella stessa situazione del ragazzo, avrebbe
reagito in tutt'altra maniera e quell'uomo si sarebbe trovato ben
presto a raccogliere le ceneri di tutti i suoi ortaggi.
Così, nello stesso momento in cui dal cielo cadeva una
leggera pioggerella, Peeta pedalava velocemente lasciandosi alle spalle
la marea di insulti e bestemmie che quel energumeno gli stava urlando
contro.
- Il vento aveva iniziato a soffiare con
più violenza ma fortunatamente sia il ragazzo che la
dodicenne erano arrivati a rifugiarsi sotto i rami folti degli alberi
del boschetto.
- «Sei veramente uno zingaro?»
domandò improvvisamente Primrose mentre camminava allo
stesso passo del biondo che portava con sé la bici.
- Peeta girò il volto in direzione
della bambina lasciando che un ampio sorriso gli illuminasse il viso;
non trattenne una risata, «mi vedi come uno
zingaro?» però rimase un po' perplesso; ne aveva
sentite di cotte e di crude sul proprio conto ma quella rivelazione fu
davvero inaspettata.
- «Non lo so» Prim ci
pensò un po' su e poi si avvicinò di
più al giovane facendo dondolare il mazzetto di verdura che
aveva tra le mani.
- Alla fine, non si erano bagnati tantissimo ma
quello che preoccupava Peeta era la brezza per nulla calda che si
avvertiva.
- Il posto più vicino che avrebbero
potuto raggiungere era casa sua; pochi minuti e sarebbero arrivati.
- Oltrepassarono alcune discese leggermente ripide
ma brevi e superarono delle pozzanghere acquitrinose, «e i
tuoi genitori?» esordì allora Prim desiderosa di
sapere altro sul suo conto.
- «Sei ancora convinta che io sia uno
zingaro?» chiese divertito. «Dai, manca poco e poi
potrai asciugarti» continuò lasciando la domanda
della biondina senza risposta. Non si sentiva pronto per
parlare della sua famiglia, era troppo presto per farlo.
- Una volta usciti dal bosco, davanti a loro si
estendeva un enorme spazio d'erba a tratti secca e a tratti rigogliosa
e verde, al centro, tra la lavanda, c'era un'abitazione che aveva
pressappoco la forma di una barca.
- Peeta fermò la bicicletta poco
distante da lì.
- «Vivi qui?» Primrose
guardò attentamente la vecchia casetta trovandola graziosa;
per entrare bisognava salire su una trave di legno -tutto era in legno.
- «Vieni e guarda» le sorrise
il ragazzo porgendole la mano aiutandola ad attraversare quel piccolo
tratto sospeso dal terreno.
- «Ho un cuore debole e mi fa male tutto
il corpo» Hannah era seduta sulla poltrona del salotto.
«Grazie per avermelo ricordato, mamma» Ellen era di
fronte a lei e la osservava attentamente assumendo poco a poco un
atteggiamento più duro nei confronti della donna.
La signora Wright distolse lo sguardo dalla finestra,
«smettila di essere così scontrosa e dimmi quello
che hai da dire!» tagliò corto.
La bionda si portò le braccia al petto e con un'espressione
corrucciata lasciò che le parole le sgorgassero dalla bocca.
«Cerca di essere seria, non ti posso lasciare più
qui. Ti potrebbe succedere qualcos'altro» poggiò
una mano sulla gamba della madre che sbuffò all'istante.
«Per l'amor di Dio, si tratta di...»
cominciò ma fu subito interrotta.
«Oddio! Lasciami spiegare» Ellen era sull'orlo di
una crisi di nervi.
«Ma che cosa?» l'anziana si sollevò
aiutata dall'elegante bastone innervosita dalla situazione.
«Io sono la responsabile di questa casa e soprattutto di
te!» la figlia la seguì a ruota arrivando alla
porta.
Erano alcuni anni che le due non riuscivano ad avere una discussione
che non finisse nel completo caos. Litigavano per ogni piccolezza o
stupidaggine e non riuscivano mai ad avere la stessa opinione.
«Fammi il piacere!...» esordì Hannah
puntando i suoi occhi nocciola in quelli azzurri della donna che aveva
ereditato gli stessi colori del suo caro e defunto marito.
«Vado a farmi un caffè» la
più giovane la piantò in asso in pochissimo tempo
raggiungendo frettolosamente la cucina dove Katniss stava studiando e
mangiando tranquillamente una mela rossa.
La ragazza capì immediatamente la tensione che si era creata
tra sua nonna e sua madre. Entrambe -come lei, d'altronde- non erano
per niente facili da gestire e, il più delle volte, lo
scontro era inevitabile.
In quel caso, per quanto volesse bene alla signora Wright, era
d'accordo con Ellen nonostante, per un periodo di tempo, avesse perso
completamente la fiducia nei suoi confronti che faticava ancora a
riacquistare.
Sua nonna non poteva rimanere da sola in quella casa e l'unica altra
condizione era quella di portarla con loro nel nuovo appartamento a
Londra, ma lei si ostinava a non accettare quella proposta ritenendo le
attenzioni della figlia oppressive e per nulla gradevoli, come voleva
che fossero.
In effetti, la bionda non era andata mai tanto d'accordo con l'anziana
e i suoi modi di fare, specialmente dopo la morte del marito, si erano
assolutamente fatti più bruschi.
La depressione aveva plasmato un'altra sfaccettatura del suo carattere:
durante quel periodo era cupa, vuota, arrendevole e, successivamente,
timorosa e dubbiosa.
«Tua nonna è insopportabile»
proferì un'Ellen intenta ad armeggiare con lo zucchero.
La mora annuì mugugnando qualche parola senza senso
continuando a leggere il suo libro.
«Vado a vedere se riesco ad aggiustare quel maledetto
cancelletto» sospirò affranta dopo aver bevuto una
tazza di caffè lungo.
- Prim lasciò la sua bici sul retro
della casa ed entrò dalla piccola porticina che portava in
cucina.
- La nonna stava mescolando qualcosa in pentola
mentre Katniss tagliava a fette i pomodori.
- Entrò nella stanza con un gran
sorriso e salutò le due.
- «E quella?» chiese Hannah
sorpresa.
- «Me l'ha data Peeta»
posò il mazzetto di rucola sul piano dove stava lavorando la
sorella e si avvicinò alla signora Wright abbracciandola.
- «Allora va bene» le
accarezzò teneramente una guancia piegandosi subito dopo su
se stessa. «Prim, tesoro mio, mi aiuteresti ad andare su?
Sento le gambe molli» sospirò.
«Katniss?» chiamò la maggiore che si
girò. «Riesci a cucinare senza di me,
vero?» le domandò riferendosi alla zuppa di patate
che stava cuocendo.
- «Penso di sì...»
mormorò titubante accostandosi ai fornelli.
- «Allora credo che non pranzeremo
affatto bene» sussurrò Prim all'orecchio
dell'anziana che sorrise divertita.
- «Nonna, ma sei sicura?» la
mora cominciò a girare il mestolo stando attenta a non far
cadere nulla sulle mattonelle bianche e lucide.
- «Al cento per cento» la
rassicurò la donna dalle scale ridacchiando allegramente
insieme alla bionda.
- La giornata era migliorata; all'ora di pranzo, i
raggi del sole riscaldavano l'aria e le tre Everdeen avevano deciso di
mangiare in giardino.
«Devo proprio?» Prim si avvicinò alle
labbra un cucchiaio colmo di patate dall'odore nauseabondo.
Ellen, in quel momento intenta a scrivere su un taccuino alcune cifre,
alzò lo sguardo sulla minore.
«Solo pochi bocconi altrimenti non sparecchieremo
più» le propose vedendo subito dopo come sua
figlia faticava a mandare giù la pietanza.
Katniss, che si era stretta nelle spalle, osservava rammaricata la
scena ritenendo il piatto assolutamente disgustoso; poggiò
con cura il bicchiere sul tavolo di legno e si alzò per
andare a gettare il resto nella spazzatura, «che
schifo» la sentirono sibilare tra sé e
sé mentre raggiungeva la cucina.
«Vado a controllare come sta la nonna» anche Prim
si sollevò dal suo posto lasciando la madre da sola a fare
calcoli matematici e a decidere se ingurgitare o meno quello che aveva
cucinato la mora.
Con tutta la buona volontà, rinunciò all'impresa
e si promise di non abbandonare mai più sua figlia ad
armeggiare con pentole e fuoco.
In pochi minuti, un fruscio la distrasse dai suoi conti.
Il giovane amico di sua madre spuntò dall'apertura tra le
siepi alte tenendo la testa bassa e le mani in tasca.
Ogni giorno che passava, trovava il suo andamento troppo fastidioso da
sopportare e la sua sola presenza le dava il mal di testa.
«Ah» emise in tono sicuro la donna.
«Peeta...» pronunciò il suo nome
lentamente, «non credi che sia un po' troppo
tardi?» lo guardò fisso soffermandosi sui suoi
pantaloni sporchi.
«Sono venuto per vedere Han» si
giustificò in modo composto.
«Ascolta» lo avvisò Ellen mettendosi in
piedi, raggiungendolo e guardandolo in faccia, «ti ringrazio
per quello che hai fatto per mia madre però...» si
soffermò pensando bene a cosa dire successivamente,
«ci sono io qui, adesso» concluse con voce acida.
«Lo so, però lei di solito mi dice di venire a
quest'ora» rispose fermamente nonostante non capisse per
quale motivo la figlia della signora Wright sembrasse sempre in
continua lotta con lui.
«Probabilmente starà dormendo» si
portò una ciocca di capelli dietro ad un orecchio e
continuò a fissarlo severamente.
A quel punto il giovane mosse il capo arreso «se lei dice
così» e si allontanò.
«Il cancelletto l'ho aggiustato quindi potresti anche
andartene da lì» gli indicò un'altra
direzione da prendere e poi andò a sedersi sulla sedia di
vimini.
Sebbene sapesse benissimo di essersi rivolta in una maniera tutt'altro
che gentile, era contenta di essersi tolta il peso di congedarlo una
volta per tutte.
- I capelli biondi di Peeta si muovevano al ritmo
della leggera brezza così come succedeva alla sua cintura.
- Si aggiustò per l'ennesima volta la
bretella cascante e rimise le mani nelle tasche dei pantaloni
camminando a passo spedito ma calmo, con il capo chino ad osservare le
scarpe logore, piene di fango e fili d'erba.
- Si accarezzò la mandibola sentendo la
barbetta ispida che stava ricrescendo.
- Le ultime cose che vide prima di ricevere una
forte spallata, furono una cascata di capelli scuri e uno scialle
giallino, poi riconobbe un rumore di stoviglie che precipitavano a
terra.
- Ci mise poco a capire che si trattava della
nipote non-ballerina della signora Hannah; la vide accovacciata su se
stessa ad imprecare maledizioni a destra e a manca.
- Si inginocchiò, le diede una mano a
raccogliere le posate e cercò di capire le parole senza
nessun senso logico della ragazza.
- «Diamine, devo lavarle di
nuovo» sussurrò la mora esasperata.
«Scusa» si rivolse al giovane che le porgeva le
forchette.
- «Di nulla» rispose Peeta che
la scrutava attentamente.
- «Perché sei qui?»
gli chiese improvvisamente lei prendendo l'ultimo cucchiaio pieno di
terriccio.
- Il biondo si sollevò velocemente e si
strofinò le mani sulla maglia grigia; Katniss gli
lanciò un'occhiata strana, tra il glaciale e il curioso.
- «Per incontrare Hannah»
indietreggiò di un passo e ricominciò a camminare
per la direzione in cui lo aveva indirizzato Ellen.
- La giovane continuò ad
osservare la schiena magra dello strano tizio domandandosi come mai
stesse andando da tutt'altra parte, poi si scrollò
dall'improvvisa trance e seguì il biondo dovendo tornare in
cucina.
- «Ma non sai che è per di
là che devi andare?» lo raggiunse incontrando i
suoi occhi blu, meno chiari di sua sorella ma altrettanto belli.
- Il fatto che parlasse così tanto con
quello lì, la infastidiva parecchio. Era abituata a tenere
le labbra serrate per tutto il tempo ma quel ragazzo aveva qualcosa di
strano che la spingeva ad aprire bocca. L'unico problema era che poi
lei non sapeva cosa dire, incapace com'era a portare avanti una
conversazione.
- «Ho deciso di venire un'altra
volta» accennò un sorriso che sembrava
malinconico. «Alla prossima» la salutò
dopo aver attraversato il cancelletto di ferro che cadde all'indietro
sulle erbacce suscitandogli una risata che non si preoccupò
di trattenere.
-
Note
Note: Ehiiii! *^*
Scusate
per l'enorme ritardo -di solito posto qualche oretta prima- ma
è che i miei professori si sono organizzati per rendermi il
pomeriggio infernale. Una volta terminata goniometria (che alla fine
non è nulla di tanto difficile ma ce ne vuole di tempo per
fare gli esercizi), ho subito mandato al diavolo tutto e ora sono qui a
pubblicare.
Questo è in assoluto il capitolo più lungo di Shadows in the sun
e, devo dire la verità, ho amato scriverlo perché
c'è tanto ♥Peeta♥ e perché
finalmente ho dato un po' più risalto al rapporto che ha con
tutte le donne di casa Wright, specie con Prim che lo trova una brava
persona.
Be'... il motivo per cui le scene Everlark sono meno presenti
è perché non vorrei rendere la cosa troppo
frettolosa.
Ma adesso non sto a fare spoiler e spero anche di non contraddirmi
perché potrebbe succedere in seguito, visto quanto la mia
mente è contorta.
Okay, non c'è ancora la rivelazione 'sconvolgente' (dipende da come la prendete) di cui avevo parlato la scorsa volta
perché è nel settimo che verrà fuori.
Oddio, sembro una stupida ò.ò Non è
nulla di tanto catastrofico, sono solo io che sono diventata pazza e
faccio sembrare le cose enormi.
Va bene, quest'orario mi fa male, davvero molto.
Spero di ricevere delle recensioni perché vorrei sapere il
vostro parere su questo capitolo, ringrazio dal profondo del mio
cuoricino ancora shockato chi ha aggiunto la fanfiction tra le
preferite, ricordate e seguite e mi auguro di non aver fatto errori
babbani, esattamente quanto lo sono io in questo momento.
Un bacio ♥
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