Per sempre insieme

di Moge_k0_02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ben quattro anni dopo... ***
Capitolo 2: *** Paura, regole e buonsenso (sì come no XD) ***
Capitolo 3: *** E fu così che i ricordi affioravano alla luce (????) ***
Capitolo 4: *** Diario ***
Capitolo 5: *** Join. Fun. Devastation ***
Capitolo 6: *** Just hide your lie ***
Capitolo 7: *** Fake. ***
Capitolo 8: *** Not again, not anymore ***
Capitolo 9: *** Tranquilli, non sono tornata ***



Capitolo 1
*** Ben quattro anni dopo... ***


Sono passati quattro anni da quando Ib e Mary sono uscite dalla galleria d'arte di Guertena. All' uscita scoprono di essere sorelle e non ricorderanno mai ciò che è accaduto. Oppure..?

E se una domanda abbastanza frivola
come:"Ib, tu sei mai stata
innamorata?" riportasse
a galla quel piccolo segreto di cui nessuno ne è venuto mai a conoscenza nel giro di ben QUATTRO anni? Lo vedreeemooo >)

*Si salvi chi può sto impazzendo. E questo è brutto. Molto BRUTTO.*

Allooora.. Spero che la trama vi abbia incuriosito ;) State tranquilli perché non
tarderò a pubblicare il primo VERO capitolo XD
Eh già perché sicome io ho il brutto vizio di essere buona, ho già scritto tipo 7-8 capitoli, sinceramente io ci rimango malissimo quando trovo una bella ff e in seguito scopro che il capitolo successivo doveva essere pubblicato il giorno dopo e poi leggo scritto:"Pubblicato nel 2009". L'unico problema è che anche il mio pc comprato nel *calcolo veloce* 2010 ha un brutto vizio quale CONNETTERSI OGNI MORTE DI PAPA. Ricordate che qualunque cosa accada è colpa sua.
Di conseguenza niente spero vi piaccia
perché questa è la mia prima ff in assoluto :))))))))  (e solo per scrivere questa introduzione ho dovuto compilare tipo 15 pagine di regole, divieti, avvertenze eccetera eccetera ECCETERA) quindi niente ciauuuu e al prossimo capitolo.

                                      Moge_k0_02

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Capitolo 2
*** Paura, regole e buonsenso (sì come no XD) ***


La campanella dell’ ultima ora era ormai suonata da un pezzo, eppure sua sorella non si faceva ancora viva. Mary la stava aspettando nel cortile del liceo, osservando i gruppi di amici che chiacchieravano e ridevano allegramente. Lei non era ancora riuscita a farsi delle amicizie in classe, sì, c’era qualche compagna con cui parlottava durante la spiegazione di geografia, ma non era amicizia, era solo la conseguenza di sette noiosissime ore di lezione. Guardò l’orologio: erano passate più di due ore da quando Ib si era allontanata dalla classe per recuperare il compito di geometria saltato il martedì prima , quando aveva l’influenza, eppure non si faceva ancora viva. Mary tirò un lungo sospiro profondo. Sua sorella era l’unica amica che aveva, l’unica con cui confidarsi, eppure sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle tutte queste cose in faccia. Poteva solo sperare che, tutte quelle volte in cui Ib le chiedeva cosa avesse per la testa, come si sentisse, e riceveva come risposta “tutto bene”, lei la stringesse forte e le dicesse “lo so che non è vero!”. Poteva solo sperare, sperare e niente altro. I suoi pensieri  vennero  interrotti all’improvviso da delle grida che incitavano:-Botte! Botte!
La ragazza fece capolino dalla siepe che la divideva da quel baccano. Non capiva cosa stesse succedendo, la prima cosa che vide fu un cerchio di persone che urlavano e applaudivano a ritmo, al centro due ragazzi che si picchiavano. Il primo era un ragazzo robusto, muscoloso, con i lineamenti contratti e rugosi. Il secondo stava indietreggiando steso sul pavimento, con un occhio nero e la fronte insanguinata. Mary sentì una scossa correrle lungo la schiena, fin da piccola era terrorizzata dal sangue e dal buio. Quando camminava in un corridoio a luci spente, aveva il terrore che l’oscurità la potesse inghiottire per sempre. Aveva anche fatto un sogno a riguardo nel quale apriva le labbra e la sua voce invocava”Padre!”  . Adesso si sentiva impotente, non sapendo cosa fare mentre il bullo picchiava l’altro ragazzo. Si guardò attorno sperando che arrivasse un professore da un momento all’altro,ma l’unico adulto presente era il giardiniere, al quale non importava nulla di quello che accadeva intorno. Sapeva solo potare la siepe e piantare fiori dappertutto. Ad un certo punto una strana forza prese il sopravvento su quell’involucro che adesso era diventata Mary  e la spinse verso quell’uomo, che si accingeva a scavare un letto per  le rose gialle. Sfilò dalle sue mani la paletta da giardino, la impugnò, ed in quel momento si sentì sovraccarica di un’energia che non era sua. Si sentì potente, capace di qualsiasi cosa, persino, perché no, un po’ cattiva. Si avvio a passo svelto e deciso verso la rissa, e urlò con più voce di quanta ne avesse in corpo: -Adesso basta!
Tutti si voltarono. Non fiatava più nessuno, non si sentiva un respiro. Si sentì compiaciuta del fatto che dei ragazzi più grandi di lei la temessero fino a questo punto. Emise un altro grido, più minaccioso: -Lasciatelo stare! – il bullo prese coraggio e le rispose:- Chi sei per dirmi cosa devo fare? Sei solo una bambina! Che c’è? Che ci fai ancora qui? Vai a casa dalla mammina, sarà preoccupata per te- la prese per un braccio e la spinse, come volesse cacciarla. Lei non ribattè nulla. Ripetè:- Lasciatelo stare! O io.. – brandì la paletta in tutta risposta. Possibile che quell’oggetto risvegliasse in lei tanta sicurezza? A quel punto il gruppo si sparpagliò in tutto il cortile, intimidito e impaurito. Rimase solo il ragazzaccio di prima. Ora basta. Questo era il colmo. Come osava lui sfidarla in quella maniera?! Era troppo.  Roteò la paletta attorno all’indice attraverso il buco all’estremità del manico e lo colpì sul naso, adesso sanguinante. Lui scappò via piagnucolando mentre Mary ricominciò a tornare sé stessa. Lo sguardo si riaddolcì e la paletta le cadde in terra. Forse pianse anche, perché il ragazzo picchiato la guardò incredulo e con aria interrogativa. Probabilmente si sentiva già in colpa di aver ferito in quel modo una persona. O forse erano lacrime di felicità. Non ne comprese bene il motivo, eppure in quel momento le sembrò l’ipotesi più plausibile.
Tese una mano al ragazzo che la guardava con gli occhi sgranati. –Tutto bene?-gli chiese. –Sì, grazie..molto meglio..- le rispose lui. Mary lo osservò meglio: doveva avere 15 o 16 anni, due in più di lei. Era più bello di quanto avesse immaginato prima. Aveva i capelli castani, gli occhi verde brillante e la pelle abbronzata nonostante l’inverno alle porte. Le sembrò di perdersi in quello sguardo dolce, il verde era il suo colore preferito e rimase incantata per un arco di tempo abbastanza lungo. La voce di sua sorella la riportò alla realtà. – Maryyyyyy!!! Dove sei? È tardi,sbrigati!
Mary si mise a correre con la testa girata verso il ragazzo, scusandosi di andare così di fretta.  Lui bisbigliò un :- Aspetta! – ma quando si accorse che era troppo lontana, si girò e tornò a casa. –Mary..- pensò.

Stavano percorrendo la via di casa. Contrariamente al solito, Mary non aveva ancora spiccicato parola. Ib provò a capire cosa le fosse successo. – Allora… ti sei annoiata ad aspettarmi, eh?-.Mary scosse la testa. Non aveva voglia di parlare. Era troppo impegnata a pensare per parlare. Ma la sorella non si volle accontentare di una simile risposta ed insistette:- Cosa mi sono persa mentre non c’ero all’uscita?-. 
-Niente.. –fece lei. Poi prese a saltellare gridando:- Ho spaccato il naso ad un bullo! Da sola! Beh, non proprio da sola, con me c’era una paletta, ma una paletta non può prendersi il merito, giusto?- . Ib spezzò l’euforia di Mary:- Come hai spaccato il naso ad un bullo?!! Ma dico, che sei pazza? Avresti potuto farti male, e poi non bisogna mai immischiarsi in cose che non ti riguardano! E non pensi alla figura che fai? Devi promettermi che non lo farai mai più!- , non se ne preoccupò del fatto che sarebbe riaccaduto, Mary era sempre stata fedele come un cagnolino alla sorella fin da bambine. – NO! Sono stufa di prendere ordini da te, di fare quello che gli altri vorrebbero che io faccia, di seguire tutte queste convenzioni, di dover apparire come la gente vuole che io appaia agli altri! Io oggi per la prima volta sono stata veramente capace di scegliere cosa fare senza dovere niente a nessuno, sono stata libera, ed essere liberi è potere. E se potere vuol dire essere cattivi, ebbene, perché no, ben venga! Vorrà dire che chi si sottomette a Me non è stato capace di scegliere di essere libero! È facile, per te, tu sei la gemella brava, la rosa senza spine, la ragazza che si SOTTOMETTE agli altri. Ma io sono stufa! Non farò mai più quello che mi dite tutti, tu e gli altri. Mi assumerò le mie responsabilità di quello che farò, ma sarà quello che voglio io, io e nessun altro!
E scappò verso casa con le lacrime agli occhi.

Verso sera Ib andò a letto. Mary non si era presentata neppure a cena e lei l’aveva trovata in camera con la faccia soffocata nel cuscino tra singhiozzi silenziosi. Si addormentarono con la luce accesa, come al solito. Era la prima volta che non si scambiavano una parola a letto.
Alle due e mezza di notte Mary si svegliò di colpo. Aveva ancora avuto quell’incubo, ma era la prima volta che si svegliava durante la notte. Scoprì solo in quel momento che suo padre, quando dormivano, spegneva la luce. Aprì gli occhi di scatto ma, spaventata, li richiuse subito. Sperava di poter ingannare il suo cervello facendogli credere che la luce fosse accesa mentre lei teneva gli occhi socchiusi per spiegarsi il buio. Provò più volte a riaddormentarsi, ma faceva sempre lo stesso incubo ricorrente. Si risvegliò per l’ennesima volta, ma si dimenticò di tenere gli occhi socchiusi per ingannare il buio. A quel punto non c’era più niente da fare. Gridò disperata invocando :- Padre!- come nei suoi sogni,  poi scoppiò in lacrime singhiozzando, a bassa voce:-Un mostro... Sono solo un MOSTRO!- urlò ancora. Ib si svegliò. Restò in silenzio per capire cosa fosse successo. Sentì Mary piangere e invocare il papà, poi alcune parole come “sono un mostro, sono cattiva”. A quel punto si avvicinò al suo letto e l’abbracciò forte. Erano sorelle gemelle, anche dopo un litigio, dopotutto, e dovevano sapersi consolare a vicenda anche in questi casi. – Io so che non lo sei, Mary, tu sei la persona più dolce del mondo, non faresti mai male a nessuno.
-Quella Mary non c’è più.- le rispose una voce rigida e fredda. –Quella Mary è morta.
Il mattino dopo non si rivolsero la parola e non si sfiorarono nemmeno con lo sguardo. Possibile che Ib non capiva? Possibile che non comprendesse per quale motivo Mary stava comportando così? Che non capisse la bellezza di poter scegliere cosa è per sé stessi giusto o sbagliato secondo i PROPRI ideali? Che secondo lei il suo fosse solo uno sbaglio e non una decisione ormai presa? No , probabilmente non l’avrebbe mai capito. Del resto, come poteva capirla? Era esattamente il suo opposto! Ecco, adesso non aveva proprio nessuna amica. Se l’era cercata. Oh, com’era stata stupida! Non avrebbe mai dovuto dirle niente di quella vicenda con la paletta e tutto il resto. Come aveva potuto sperare che quella perfettina di sua sorella la capisse. Era troppo impossibile per poterlo sperare. Troppo.
Le lezioni di grammatica durarono più di tre lustri e mezzo, pochino per la prof di lettere, stava decisamente perdendo colpi. Mary era stata tutto il tempo a scarabocchiare su un foglio degli schizzi di vestiti e testi di canzoni. Ib non faceva che tormentarsi per capire dove avesse sbagliato la sera prima. Sua sorella era sempre più strana e contraddittoria. Era fiera del suo nuovo modo di agire e allo stesso tempo la terrorizzava questo suo cambiamento radicale. Non capiva come avrebbe potuto appoggiarla se qualunque cosa dicesse lei non le andava bene. Certo, non riusciva neanche a comprendere la cosa positiva del suo, appunto, cambiamento. Era solo un modo stupido per attirare l’attenzione in senso negativo.  
Ad un certo punto entrò in classe il prof di motorie con aria furiosa. Disse che qualcuno aveva rubato le pagelle compilate la sera prima dalla prof di francese e fece perquisire tutti gli zaini ad uno ad uno. Alla fine vennero trovate nello zaino di una compagna francese, Leyle, che non sapeva neanche l’italiano. Un brusio di sottofondo scosse la classe. Leyle tentò di spiegare cosa fosse successo, ma non la capivano nemmeno i professori, che andarono a chiamare la preside per farla andare direttamente lì. Mary guardò la compagna. Sapeva che non aveva fatto niente e doveva assolutamente fare qualcosa, ma..cosa?  Sentì una voce urlare nel chiasso:-SILENZIO!- era una voce famigliare. Era sua sorella. 
 Metà classe ammutolì, l’altra prese a sparlare anche di lei.
Urlò ancora. Questa volta quasi tutti tacquero, impauriti. Ib salì in piedi sulla cattedra. Aveva letto su un libro che stare più in alto degli avversari dà più sicurezza. Riprese:- Allora…cerchiamo di chiarire questa situazione- poi, rivolta a Leyle:- C’ est que tu veux dire? (cosa volevi dire?)- per una volta le era utile aver studiato francese quando veniva assegnato.
Disse che non era stata lei a prendere le pagelle e che l’ultima volta le aveva viste appunto la sera prima mentre la prof di francese le faceva un corso per imparare l’italiano. Poi le aveva conservate nella sua cartella rossa e se n’era andata.
Qualche compagno si mise a ridere dei suoi tentativi di autodifesa, qualcun altro dubitò delle sue parole ribattendo che la cartella della prof è fuxia, credendo di fare lo spiritoso. Ma la chiave di tutto questo era proprio la cartella. Ib analizzò quella di Leyle. Era di un rosso acceso, mentre quella della prof è porpora. Ma se Leyle non mente, le pagelle sono state messe in quella rossa, di conseguenza la colpa di tutto era..ma sì! Come aveva fatto a non pensarci! Zittì nuovamente la classe e annunciò a tutti la sua scoperta. La colpevole era la stessa professoressa di francese a mettere le schede nella cartella per sbaglio. Entrarono i professori con la preside appena in tempo per vedere Ib saltare giù dalla cattedra.
-Sei nei guai…!!!- fece la prof di lettere.
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Angolo autrice
*welcome to my world that's painted with...* 
Ah.. scusate, stavo ascoltando "Puppet". Cosa mi sono persa? Oh, già, Ib è nei guai... mannaggia. PALETTE EVERYWHERE. Sì sono stupida, si nota tanto? E dunque... questo era il primo capitolo.. anzi se devo dirla tutta ne ho uniti tre insieme. Il fatto è che, essendo la mia prima ff, non ho il senso della lunghezza, quindi per favore qualcuno mi dia un segno!
Per chi non l'avesse notato Ib mi è venuta un pò OOC, visto che in teoria dovrebbe essere molto più timida anzichè essere, al contrario, un punto di riferimento per Mary. Vi ricordo che, però, hanno 14 anni, eh. spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi raccomando se ci sono degli errori segnalatemeli, e niente ci vediamo al prossimo CAPITULO!!! YEEEEE!!!
Ah già, dimenticavo, questo è un messaggio per mia cugina Alessandra: Ale, è inutile che ti metti a scrivere recensioni come "Ma perchè non c'è Garryyyyy??? Buuuhuuuuhhhuhuh!!! " perchè lo so che sei tu a chiamarti "Ale x Garry forever". Giusto per ricordartelo eh.
Perchè poi mi sollevi una rivolta di fan della Garrib.
Ma ti voglio bene lo stesso.
Credo.
Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!!!!

Moge_k0_02 <3

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Capitolo 3
*** E fu così che i ricordi affioravano alla luce (????) ***


Erano nel cortile della scuola. Si ignorarono per un po’, poi Mary saltò al collo della sorella.
 –Sei stata formidabile!!!- disse. –Direi.. ho preso una nota…- ma non lo pensava sul serio. Che cos’era un pezzo di carta con la prova di aver infranto una regola? Era riuscita a scagionare Leyle, ed era tantissimo per lei! – Ma in fondo non me ne importa tanto..- aggiunse.
Ah no?- la stuzzicò Mary. Ib ce la stava facendo, aveva l’opportunità di far capire alla sorella quanto si sentisse in colpa di quello che le aveva detto:-No! Perché non bisogna sottomettersi a delle regole imposte dagli altri, ma alla propria coscienza. E se questo vuol dire urlare come una matta e salire in piedi su una cattedra, beh, perché no? Ben venga! L’importante è agire secondo i propri ideali e prendersi le proprie responsabilità!-. Poi le sorrise. Si abbracciarono e se ne tornarono a casa salterellando, mano nella mano.
 
 
Quella sera non fu come le precedenti, prima o durante il litigio. C’era solo uno strano silenzio, ma non un silenzio ostile. Era più una “pausa riflessione”, per così dire. Ib non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che aveva fatto quella mattina. I genitori l’avevano rimproverata per la nota, ma avevano smesso all’improvviso, con aria furiosa. Il motivo non l’aveva ancora compreso, ma aveva una mezza idea. Probabilmente si erano accorti della sua espressione facciale da “chissene…”, o forse perché gli era suonato strano il suo primo rimprovero.  Beh, anche se non glie ne importava niente, era troppo felice di aver finalmente fatto pace con Mary. Non avrebbe resistito altro tempo al dolore di aver perso sua sorella. Ma soprattutto era riuscita a capire il suo comportamento! Certo, era ben diverso salire sulla cattedra dal rompere il naso di una persona con una paletta, ma erano entrambe azioni che infrangevano le regole per il bene di una persona, ed era questa la cosa importante. Mary intanto scrutava il soffitto con gli occhi appannati dal sonno. La notte prima aveva dormito malissimo e ora temeva di avere ancora quell’incubo spaventoso. Intanto entrò la mamma in stanza. Stava spegnendo la luce, credendo che dormissero, ma la ragazza la precedette:-Mamma, per favore, non spegnere la luce stanotte..-, la madre le sorrise e fece cenno di sì con lo sguardo. Poi si allontanò verso la sua camera. Alla fine Mary si addormentò, senza pensieri.
Non era mai stata così prima. Era sdraiata su un prato, pieno di fiori bianchi. Appoggiò la testa sulla sua spalla e vide i suoi capelli biondi che si diramavano tra l’erba, illuminati dal tramonto. Si sentiva felice. Come non mai. Fin quando calò la notte, e con essa la paura. Lei chiedeva aiuto, ma nessuno le rispondeva, si sentiva persa, non sapendo cosa fare. Sì sentì improvvisamente inghiottita dal nero, e non distingueva più il cielo dal prato. Ad un certo punto sentì una voce che la chiamava, una voce dolce, che aveva già sentito da qualche parte. Non vedeva nulla, tranne due occhi colmi d’affetto e di protezione. Due occhi verdi, color smeraldo. Poi essi scomparvero, e sorse il sole.
Si risvegliò di colpo. Erano, più o meno, le cinque di mattina. Era stato solo un sogno. Un sogno splendido, così reale e così dolce. Non avrebbe voluto risvegliarsi mai più, non voleva più piangere, né soffrire ancora. Diede un’occhiata al letto accanto al suo. Sua sorella si stava dimenando come non mai la coperta era caduta al suolo. Mary conosceva bene quel modo di reagire nel sonno. Anche Ib aveva un incubo.
E non un incubo qualunque. Le bastava un’occhiata per riconoscerlo. Era uno di quelli ricorrenti. Si sentì in colpa per non essersene mai accorta prima, mentre lei si lamentava con tutti delle sue paure la sorella se le teneva cocciutamente dentro di sé, senza che nessuno potesse accorgersi del suo dolore né potesse risollevarla o consolarla in alcun modo. Voleva apparire forte per poter dare coraggio agli altri senza che loro si sentissero in dovere di ricambiare. Le scese una lacrima. Sapeva cosa provava, ma per lei era triplicato il tutto, senza sfogarsi con nessuno.
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Era sempre la stessa storia. Ib non ne poteva più. Quel sogno la consumava fino alla fine delle sue forze. Si trovava in una zona buia, circondata dalle fiamme. Un lampo, dei petali blu. Il buio. E un’enorme rosa blu al centro. Ancora il fuoco. Poi, niente.
Non ce la faceva. Non riusciva più ad accettarlo. Ogni volta si svegliava e aveva voglia di piangere. Voleva scappare di casa, in una zona desolata, per poi urlare, scoppiare in lacrime, senza che nessuno sentisse il suo dolore. Invece era condannata ad un eterno pianto silenzioso, flebile come un respiro.
 
Storia. La materia più BELLA del pianeta. Per così dire. Mary non sarebbe sopravvissuta a lungo a quel supplizio. Stava contando i minuti da quando era entrata in classe la prof. Ecco, mancano solo 7 minuti e 43 secondi. 42. 41.40. 39. 38…. 2 minuti. Un minuto. 24 secondi. 13 secondi. 12. 11. 10. 9. 8. 7. 6. 5. 4. 3. 2. 1. 0000000000000000000000000000000000000000000!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Sìììììììììììììììììììììììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!! Weeee are the champiooooooooooooooons!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sì, sono questi i pensieri che vengono alla gente normale quando suona la campanella della ricreazione.
 –Aspettate un attimo ragazzi, il tempo che vi do i compiti!
-_-  -_- -_- perchèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!???????????
3 minuti e 41 secondi dopo:-Bene, per oggi basta. Fate ricreazione.
Mary aveva mal di testa. Non se la sentiva di sopportare ALTRE chiacchiere inutili e decise di andare fuori in corridoio. Era inutile, le urla di quegli scalmanati della sua classe la raggiungevano anche lì. Si mise a correre guardando alle sue spalle, come se fosse letteralmente inseguita. Un momento dopo si ritrovava a terra, confusa, non sapendo a cosa avesse sbattuto. Era circondata da libri e davanti a lei… dei piedi. Alzò la testa e si ritrovò di fronte il ragazzo che aveva salvato la volta prima. Cercò di scusarsi e lo aiutò a raccogliere i libri dal pavimento, quando le loro mani si sfiorarono. Lei retrasse la mano e arrossì in un modo talmente violento che sarebbe stato impossibile da non notare. Cercò di coprirsi il viso con i libri, sembrando ancora più impacciata, poi il ragazzo le sorrise, le porse la mano per aiutarla ad alzarsi e le disse:- Non preoccuparti… ti chiami Mary, giusto?
Lei si sentì ancora più in imbarazzo. Gli chiese:-Sì… Come fai a saperlo?
-Ho sentito l’altro giorno tua sorella che ti chiamava. Io sono Sazuke, piacere!
-ehm..io…Piacere!
-Ti ringrazio ancora per l’altra volta… sai, io sono preso spesso di mira da quelli là, da quando sono in questa scuola… e non so neppure il motivo…
Intanto suonò la campanella.
-Io devo.. insomma… scappo, ciao!- salutò di corsa Mary.
-Aspetta! Ci rivedremo ancora?
-……
E se ne andò.
 
Alla fine della giornata, se ne stavano tornando a casa. Ib si accorse che la sorella girava con aria sognante, sbagliava spesso direzione e ogni tanto rischiava di finire sotto una macchina. Era strana. Probabilmente qualche rotella aveva preso a girare nel verso sbagliato.
-Mi dici che ti prende?
-Ehhhhhhhh???
- Che ti succede? Sembri su di giri!
-Booohhhh!!!!!!!!!!!! E chi può saperloooo??- aveva una voce che avrebbe fatto pensare a chiunque di essersi ubriacata. Ib si mise a scuoterla dalle spalle per farla rinsavire. Poi non parlarono più per un breve tratto. Ad un certo punto Mary, con la sua voce di sempre, solo un po’ più eccitata, chiese alla sorella:- Ib, tu sei mai stata innamorata?
-OVVIO CHE NO!- rispose lei sicura. Un momento dopo si sentì rabbrividire. Una scossa le contorse tutta la schiena. Non era la prima volta che le facevano domande del genere. Era capitato molte volte ed aveva sempre risposto con disinvoltura e sicurezza, ma in quel momento le fece malissimo. Si sentiva male al pensiero di cercare nella sua memoria, di dare una risposta alla domanda fattale proprio da MARY, diversamente da quando erano gli altri. Si sentì frustrata, arrabbiata, voleva strillare contro qualcuno. –No- ripetè calma, più a sé stessa che a sua sorella. –No…..Credo.- aggiunse, con un fremito nella voce.



L'ANGOLO DEI DANNATI! MUAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!! (più comunemente chiamasi angolo autrice ma vabbè)
Allora... signore e signori, ci siamo riallacciati alla trama della storia! (come sono inteliggiente  volevo dire BELLA)
Ringrazio Rolythebest per aver recensito la storia e aver suggerito il nome del tiziocaio (mi sono già scordata il nome... BENECOSìììììììììììììììììììì) e The Core of the Abyss per averla aggiunta alle seguite. EDDUNQUE CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!

Moge-Ko <3







 

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Capitolo 4
*** Diario ***


Quel giorno a casa era impossibile trovare un angolino tranquillo per studiare. Era periodo del cambio stagione, e c’era confusione dappertutto.
-Che casino- fece Ib.
-Già.
In quel momento la mamma chiamo Mary. Lei la raggiunse e la trovò in piedi su una scala appoggiata al suo armadio. Le chiese:-Secondo te questo è meglio regalarlo a vostra cugina o a qualcun altro?
Poi appoggiò sul letto matrimoniale una gruccia con appeso un sacco di quelli che servono a contenere le robe per non farle rovinare e uscì dalla camera per continuare a riordinare. Mary sfilò delicatamente la busta di tessuto dalla gruccia. Dentro c’era un vestitino verde con il colletto di pizzo e una sciarpa azzurra. Probabilmente aveva 9 o 10 anni quando l’aveva comprato. Lo accarezzò. Aveva un odore speciale, quando se ne accorse si sentì improvvisamente a casa. Era di seta. Lo prese per le maniche quasi per volerci fare una piroetta quando lo trovò estremamente pesante. Fece per riappoggiarlo sul letto quando sentì un rumore di tessuto strappato. Da una cucitura interna era venuta fuori una copertina di cuoio con i bordi di metallo dorato. Era un libro. Delicatamente Mary lo raccolse da terra. Sembrava molto vecchio e delicato. Era anche impolverato, sembrava addirittura più vecchio di lei. Con una mano smosse la polvere che si era accumulata sopra col passare degli anni. In copertina c’era uno stemma ovale con una foto stampata sulla pergamena. Cercò di distinguere i contorni sbiaditi e indistinti dal tempo. Era una figura bassina con addosso il suo vestito verde. Per un attimo la sfiorò l’idea che appartenesse ad una persona che avesse posseduto il vestito molto prima di lei, ma poi si ricredette subito. Se a 14 anni non riusciva a reggere il peso del libro, come avrebbe potuto addirittura portarlo addosso a 9 anni, quando era solo una bambina…? Eppure c’era un motivo se un libro era stato cucito dentro l’abitino verde di quando era piccola. Stava per cominciare a leggerlo quando sentì l’indistinguibile suono dei passi della mamma. Lo nascose dietro la schiena mentre passava nel corridoio, giusto il tempo di incrociare la madre. Poi lo custodì sotto il cuscino. Decise che l’avrebbe letto quella notte, prima di andare a dormire.
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Era ora di cena. Mary non aveva voglia di mangiare. Era troppo curiosa di leggere la sua “nuova scoperta”. Era la terza volta che suo padre la chiamava. Voleva obbedire, ma la tentazione la spingeva sempre più ad avvicinarsi al cuscino per poter sfogliare quel libro in pace. Non resistette più.
Saltò sul letto di pancia e lo sfilò dal nascondiglio. Accarezzò la copertina. Si sentiva come affezionata a quelle pagine ingiallite, polverose. Decise di aprirlo. C’era una dedica. Era una calligrafia sottile, ordinata, gentile. Diceva -Alla mia bambina, da papà-. In quel momento sentì lo stomaco stringersi, il petto che pungeva violentemente. Sentì di voler piangere. Si trattenne. Dopotutto, non ne aveva il motivo. Continuò a sfogliare. Adesso una grafia rotonda, innocente, riempiva una pagina bianca. –Diario..- si sentì colpevole. Non avrebbe dovuto leggere il diario di qualcun altro. Avrebbe smesso immediatamente se non fosse stato per le parole adocchiate in seguito. –Diario Segreto di Mary Guertena -. Tante immagini le apparvero disordinate, confuse, annebbiate. Sfrecciavano nella sua testa a raffica, una dopo l’altra, senza darle il tempo di focalizzare. Non le facevano capire nulla e le provocavano un dolore lancinante alla fronte. Non riusciva a tenere più gli occhi aperti. Erano diventati pesanti, dolenti. Provò a chiuderli ma adesso li sentiva leggerissimi, gonfi di elio, pronti a decollare lasciando il corpo indietro. Si sentiva destinata a trovarsi eternamente sospesa tra il cielo e la terra, la gioia e il dolore, il giorno e la notte. Si sentiva colpevole, ma anche innocente. Arrabbiata con se stessa ma anche con qualcuno. L’ultima cosa che sentì fu la voce di suo padre che le chiedeva cosa avesse.. padre? Doveva chiamarlo così, giusto? Era suo padre, no?
SCUSATE MA HO UN IMPEGNO SONO IN RITARDISSIMO RINGRAZIO CHI SEGUE LA STORIA E CIAO!!!!!!!!!!! Moge-Ko <3

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Capitolo 5
*** Join. Fun. Devastation ***


Pre storia (che non è preistoria):
ascoltare la canzone “The drawing book and Mary di sottofondo
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Mary non era ancora arrivata a tavola. Ib si chiedeva cosa la trattenesse, ma non ci fece tanto caso, probabilmente era impegnata o stava ancora studiando… niente. Era passato già un quarto d’ora da quando erano a tavola. Lei conosceva sua sorella. E sua sorella sapeva che quella sera c’era il suo piatto preferito per cena (riflessioni profonde). Dunque perché non arrivava?
Era sempre stata protettiva nei confronti della sorella e la conosceva benissimo. Ma Mary era cresciuta e cambiata in quei giorni. Si accorse di quanto sapesse poco di lei in quel momento. I genitori erano anche un po’ arrabbiati con lei, dopo la nota ricevuta. Non le avrebbero sicuramente permesso di alzarsi da tavola e andare a controllare che la compagna di giochi stesse bene. Oh, al diavolo le regole. Si alzò di scatto dalla tavola, schivò il braccio del padre che cercava di afferrarla e corse in camera sua. La porta era socchiusa e dalla stanza sentiva provenire un flebile, quasi impercettibile pianto. Entrò. La sorella mnon stava affatto bene. Era distesa a terra, con una mano alla fronte e l’altra che stringeva un libro al petto. Piangeva, si dimenava, e chiedeva disperatamente aiuto, di portarla lontano, di farla uscire da lì, di non scappare via.
La abbracciò forte, più forte che mai. Le accarezzava i capelli con affetto, facendole appoggiare la testa alla spalla.-Ib… Ib non lasciarmi sola, okay?
-Sta’ tranquilla, Mary… ora è tutto a posto, non piangere più. Ci sono io.- poi chiamò i genitori, non sapendo che fare. Loro accorsero nella stanza chiedendo che succedesse. Trovarono Ib con il volto rigato di lacrime, abbracciata a Mary, che continuava a delirare e dimenarsi, con il libro sempre tra le mani.
Il papà si inginocchiò davanti a Mary, che sembrava stesse allontanando il mondo esterno con le mani, rette davanti al suo viso, come se volesse respingere tutto ciò che aveva attorno. –Mary, che ti succede? Mary..!!
Mary accasciò la testa sulle spalle e cadde nel buio più totale.
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Nota dell’autrice:
Ecco, per questa scena mettete di sottofondo la canzone “Spool of thread puppet show” (https://www.youtube.com/watch?v=DulH3PFd28w) di The Witch’s house. Non c’entra niente ma qua ci azzecca molto. Riprendiamo.
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Sentiva un sonno ed una paura tremenda. Era sdraiata, con gli occhi chiusi, dondolando nel vuoto buio. Un po’ come in Alice nel Paese delle Meraviglie. Per lei però era diverso, non c’erano tutti quei libri colorati, i tavoli, le sedie a dondolo. Era tutto di un’eternità buia e continua. Si sentiva un petalo che vola nel vento dopo essersi staccato dalla rosa. Perduto, spaventato. Solo.
Apri gli occhi a fatica. Accanto a lei c’era un libro. La copertina sgualcita, le pagine ingiallite. Accanto a lei c’era quel libro. Lo afferrò al volo. Lo accarezzò. Lo strinse al petto. Ne sentì l’odore. Profumava di innocenza, di malinconia, di paura. Si sentì risucchiata da un tornado. Il libro si era aperto e stava cercando di attirarla al suo interno. Lei cercava disperatamente qualcosa a cui aggrappare le sue speranze, con tutta la forza. Ma attorno a lei c’era il buio. Smise di opporre resistenza. Fu aria. Venne trascinata via come un petalo di rosa, abbandonato al suo destino, definito da tempo.
Si ritrovò all’improvviso a rivivere quello che era scritto in quelle pagine. Venne proiettata al passato.
“46/19/6225
Questo è il mio diario segreto. Me l’ha regalato il mio papà. È stato lui a crearmi. Il suo pennello che mi accarezzava e mi regalava la vita. Lo sento ancora sulla mia pelle. Il mio papà è un pittore. Mi vuole bene, mi racconta sempre del mondo di fuori. Mi parla del mare, del sole, della cioccolata… a volte mi porta dei piccoli regali da lì. Io voglio bene al mio papà. Oggi dobbiamo dipingere insieme una nuova opera. Si chiamava.. il..g..giocaliere! mi pare sia un signore che gioca con delle palline per far divertire la gente alle feste… anche se.. in realtà non ho ancora capito bene cosa sia una festa,,
“17/16/7039
Il mio papà non c’è più… il mio papà se n’è andato. Perchè papà? Perché sei dovuto andare via? Perchè mi hai lasciata sola? Papà.. prima di andare via mi hai costretta a farti una promessa. Ti ho promesso di essere sempre felice, di meritarmi il tuo amore… ma come faccio? Io NON POSSO ESSERE FELICE!! Sono stanca, non ho mai visto la luce del sole, non posso proprio! Anche volendolo! Perché l’hai fatto.. papà..
Ti prometto che cercherò di essere felice, te lo prometto! Lo farò solo per te!,,
“24/16/7039
Visto, padre? Adesso sono felice! Ahahaha! Sto bene, visto? Solo per te! Felicità, tristezza, solitudine, felicità, tristezza, solitudine! Ihihihiihihih, buffo, vero? È divertente! Sto davvero bene, ehehehe. Bene? Sìììì! Mary!!!!!!!! Papà!!!!!!!!!!!! Ahahahahahahahaha! Ohohohhoh! Bene, davvero! Hihihihhihihih ehehehehehe!!!! ,,
“84/35/7126
Oggi ho come la sensazione che qualcosa sia cambiato. Come se… “La porta sia stata aperta”. Io desidero di uscire più di ogni altra cosa. Ma è tutto un sogno irrealizzabile.. perché il destino ha già deciso.
“La ragazza triste e sorridente”
“Perché si sente così sola?”
“Nel mondo dove si trova il libro da disegno,
le emozioni di una ragazza che combatte contro il destino”
“Lei desidera solo di vedere il vero mondo.
Ma è tutta una fantasia, e l’esistenza è definita”,,
“01/36/7126
Lo sentivo che c’era qualcuno. Io… non voglio stare sola. Ib, per favore. Per favore non essere spaventata da me. Voglio solo un’amica, qualcuno che mi faccia dimenticare il passato. Ma cosa posso fare?  Non capisci che non ho mai visto la luce del sole..? Ib, che sapore ha il cioccolato? Tu hai mai visto il mare? Ib, perché vuoi andare con quel ragazzo? È lui il tuo principe azzurro? Sei innamorata di lui..Ib? Che cos’è l’amore, è bello? Non  colpa mia, Ib. Tu non puoi capire cosa si prova vivendo anni ed anni costringendosi ad essere felici, ma io NON SONO MAI STATA FELICE! È stata tutta una finzione che ho fatto a me stessa, ho finto di essere felice nella tristezza, nella solitudine. Join. Fun. Devastation. E tutto questo porta alla pazzia, alla malattia mentale. Perché non si può fingere di essere felici a sé stessi. Tutta colpa di quella MALEDETTA PROMESSA. DI ESSERE BUONA, DI MERITARMI L’AMORE DI MIO PADRE. Fa più male di essere picchiati, o detestati dai propri genitori. Sono stanca. Please take me away,,
- Playing alone, I like being alone, all by myself,
But I don’t want to be alone
Somebody, someone, anyone be with me
But there’s no one there-
 
Angolo autrice
BUONGIORGIO A TUTTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Allora… come avrete potuto notare in questo capitolo ho inserito spezzoni delle canzoni non solo tra virgolette ma anche nelle vere e proprie pagine di diario. Per chi non le conoscesse sono Puppet che è famosissima,  The drawing book and Mary e Carnival che sono in giapponese ma sta la traduzione. Vi consiglio di ascoltarle perché capireste molto di più della storia, ma decidete voi XD
Ringrazio mary1112 per aver aggiunto la storia tra le seguite e Rolythebest per averla aggiunta alle preferite.
Ciauuuuuu!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 6
*** Just hide your lie ***


AVVERTENZA: STO SCHIFO NON MI FA ANDARE A CAPO. Non andava affatto bene. Mary continuava a delirare, tremare, e la febbre saliva sempre più. Ib era stanca, non dormiva da tre giorni pur di restare al suo fianco. La vegliava giorno e notte, pur di non lasciarla da sola in quella stanzetta fredda, dalle pareti bianche, con le finestre oscurate. Le misurò un’altra volta la febbre. Era salita a 40. Stava per chiamare un infermiere quando sentì il polso che veniva afferrato all’indietro per non lasciarla andare via. Volto la testa di scatto. -Mary, stai bene?- le scosse leggermente la spalla. -I….b… -Tranquilla, Mary, sono qui. Va tutto bene.- le accarezzò la fronte, spostandole di lato il ciuffo biondo spettinato. -Ib….. please, take me away…….. Il diario era finito con una frase. “Sto arrivando, sto tornando a casa”. Mary aveva ripreso a fluttuare nel vuoto. Quel vuoto cominciò a riempirsi. Dei libri, bambole, manichini. Una rosa di pezza, gialla. Attorno ad essa prese a ruotare una rosa rossa. Le si avvicinava piano piano, per poi allontanarsi. Ecco, tornava. Non era da sola. C’era con lei una rosa blu. Non sapeva che esistessero. Almeno, credeva di non averne mai vista una. Tutto cominciò a ruotarle attorno. Le rose, le bambole di stoffa. La rosa gialla le si posò tra le mani. Attorno a lei delle lettere. “Cuore fabbricato”. Tutto vorticava, sempre più veloce, fino a sommergerla. Poi tutto riprese a galleggiare nell’aria, per conto suo. Il fiore color cremisi le si avvicinò per l’ennesima volta, e Mary se la ritrovò tra le dita. Si sentì stranamente potente. Il fiore azzurro si avvicinò anch’esso. Prese il posto di quello più esile, che si allontanò da lei. Cominciò a sgretolarsi tutto. Il buio faceva posto alle pareti bianche, le bambole e i libri si polverizzarono. La rosa blu cominciò a perdere petali, che lei cercò invano di raccogliere, ma le scivolavano sulle dita. Ormai quel che era accaduto era passato. E il passato non si può più cancellare. Le scese una lacrima. Lo stelo della rosa, ormai spoglia, si trasformò in un ragazzo. Stava dormendo, in un corridoio nero. La rosa rossa mutò in una ragazza. Aveva i capelli mori, una camicetta bianca e una gonna rossa. Gli occhi dello stesso colore, profondi, spaventati. Piangeva sul ragazzo dai capelli viola. Tentava invano di svegliarlo, ma era tutto inutile. La mora la guardò, scappando via. Un quadro. "Mondo fabbricato. Una volta entrato qui, non potrai tornare indietro. Vuoi davvero uscire?" La ragazza bionda sentì di voler uscire più di qualunque cosa. Vide la ragazza di prima saltare nel quadro. Mary fece un balzo, il più lungo che potesse. Attraversò la tela. “sto arrivando, Ib”. Fu un attimo. Ricordò tutto. Ib, Garry, suo padre. La luce le accecò gli occhi, come se non vedesse la luce da un sacco di tempo. Dischiuse lentamente le palpebre. Degli occhi color rubino la guardavano, lucidi, felici. Vedeva tutto sfuocato, ma sentì la voce di sua sorella: -Mamma! Papà! Si svegliata! Si ritrovò abbracciata da tutta la famiglia. La mamma le accarezzò la testa:”Bambina mia, grazie al cielo” Mary era felice. Era davvero felice. Si accorse in quel momento di aver realizzato i sogni che aveva sempre avuto. Per la prima volta di sempre. Felice come non lo era mai stata. E non chiedeva altro. –Mamma, Papà- sussurrò. Ce l’aveva fatta. Era libera. “They'll never know, your secret's safe You know the price someone will have to pay... Just hide the lie, not one mistake... Make one wrong move and they will know you're fake. “ Lei lo sapeva, l’aveva sempre saputo. Qualcuno aveva dovuto pagare. Si staccò violentemente dall’abbraccio. –Dov’è? Dov’è il libro??! I genitori la guardarono sconcertati, per poi indicarle una sedia, nella stanza dell’ospedale. Lei lo afferrò con egoismo, per poi nasconderlo sotto il lenzuolo. Chiese agitata:-Qualcuno l’ha letto?! -No, no.. Perché? Mary non rispose, mordendosi la guancia. Non voleva, stava andando tutto storto, Ib l’avrebbe odiata se avesse scoperto la verità. L’avrebbe tenuto nascosto, non importavano le conseguenze. Cominciò a ripetersi freneticamente nella sua mente “Nascondi la bugia, non un errore, nascondi la bugia, non un errore”. La lasciarono sola per chiamare un medico ed avvertirlo del risveglio. Ma quanto aveva dormito?! Appena richiusero la porta, la ragazzina afferrò il diario e ci scrisse sopra “un solo movimento sbagliato e lei scoprirà che sei falsa”. Poi lo nascose nuovamente, in attesa del dottore, coprendosi per metà il viso con il lenzuolo freddo. “Nothing is in my way” Angolo autricia Scusate l’immenso tempo che ci ho messo per pubblicare questo capitolo e scusate la sua lunghezza  Il fatto è che in questo periodo sono sempre impegnata per via degli esami di maturità che si avvicinano ecc.. Ok no ho solo 12 anni. Roly mi ucciderà. *scappa*

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Capitolo 7
*** Fake. ***


 Non era passata un’ora che qualcuno bussò alla porta della stanza semivuota, scheletrica.
“A..Avanti!” Mary si sistemò i capelli da un lato e si mise seduta sul letto per sembrare più presentabile. Il medico con i baffoni e l’aria severa annunciò:”Signorina, ha una visita.”
Chi poteva essere? I nonni si erano trasferiti lontano da Tokyo, e come aveva già detto non aveva molti amici. “Bene, lo lasci entrare allora!” rispose.
“Bene.” Lui lasciò la stanza e richiuse la porta dietro di sé. Dopo qualche minuto la ragazza vide la maniglia girare su se stessa lentamente. Si sistemò ancora una volta, si sentiva agitata come non mai. Ecco, ora la porta era socchiusa. Dalla fessura fece capolino una testa bruna, con gli occhi verdi. “Sa…sazuke..! Che ci fai qui?” . Okay, era decisamente confusa ed imbarazzata.
“Ho sentito che ti eri sentita male, e.. sai, le voci corrono a scuola, così sono venuta chiederti come stavi.. Come stai..?” beh, neanche lui era il ritratto della spontaneità,a dirla tutta.
“B…bene! Ecco, no, cioè, non sarei in ospedale se stessi bene, no…? Ahaha..” Si portò una mano alla nuca, per nascondere il suo essere nervosa.
Lui la guardò, chiedendole: “Quindi… cos’è successo esattamente…?”
Nononononono. Non va bene. Ci vuole una bugia credibile. Pensa Mary, pensa!
“Ecco, ho avuto un giramento di testa e sono svenuta inciampando al tavolo e ho battuto il piede sul libro. Libro? Che libro? Non conosco nessun libro! Ahahaha buffo vero? Come mi è venuto? BOH.” Niente, il cervello sparava informazioni a caso. Non voleva proprio mentire, ma neanche dire la verità. QUELLO PROPRIO NO. E poi che cosa doveva digli? “Beh,sai, e che io in realtà sono un quadro, ma non lo sapevo prima, cioè non mi ricordavo, poi ho letto il libro e PAM! SORPRESA! SEI UN QUADRO MARY, E SEI PURE UN ASSASSINA DI DICIOTTENNI LOLICON! BRAVA MARY, BRAVISSIMA!! “
NO.
Decisamente no.
“Ahhh (??) Capisco (veramente no)”… che cos’è quella cosa sotto il tuo cuscino?”
“cos.. quale cosa?” Mary si girò. Una punta del libro sporgeva fuori dal nascondiglio provvisorio. “Ahh, no non  nuuulla, proprio niente.. ehehe”
“Mary, che c’è? Non ti fidi di me?” il ragazzo si fece improvvisamente serio.
“No, è che..” Diamine, ora cosa doveva fare??! Si sentiva come ad un bivio, una strada peggiore dell’altra.. ma cosa avrebbe dovuto fare?!?! Uffaaaa!
“Ah, e va bene! È.. è un diario di quando ero piccola, ma ci sono solo quattro scarabocchi!” improvvisò. Dopotutto, avrebbe potuto fargli vedere solo i disegni del tempo, facendogli credere che non ci fosse altro.
Mary cominciò a sfogliarli il diario davanti agli occhi. “Guarda” indicò “questa sono io a nove anni. E questa era la mia bambolina di pezza preferita! Non avevo molti amici, quindi era lei, con le altre bambole, a farmi compagnia…” una lacrima scese dal volto della ragazza per poi cadere sul disegno. Sazuke la guardò. “E.. tua sorella..? Ib, giusto?”
“Ah, sì, anche Ib, certo certo, intendevo, a parte lei…” Non Fare Errori, NON FARE ERRORI! Si ripeté nella mente. Gli sorrise per rassicurarlo e non far trasparire le sue emozioni. Lui voltò la pagina, ricambiando il sorriso. “Guarda qua! Questa sono io, con una rosa in mano e attorno a me bambole, quadri e manichini… Sai, da piccola avrei tanto voluto aprire una mia galleria d’arte… volevo essere un’artista, proprio come mio padre….” COSA STAI DICENDO STUPIDA?! “come mio padre…. AVREBBE VOLUTO! Già!”
Il viso del ragazzo si rabbuiò. Lei gli scostò i capelli dal viso. “Ehi, che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato..? Sono così stupida!!!”
“No, non è colpa tua. Vedi ecco, da piccolo, in una galleria d’arte.. ecco, non so spiegartelo bene, ma  come se la mia infanzia fosse stata bloccata, hai presente… Quando smetti di avere un amico immaginario?”
Oh si che ce l’aveva presente, ne aveva avuti tantissimi, ma uno dopo l’altro l’abbandonavano, come aveva fatto Guertena quando era appena nata. Al ricordo le venne la pelle d’oca. “Continua” gli disse freddamente per non darlo a vedere.
“Sin da piccolo avevo un amico immaginario, più grande di me di ben sette anni! Per me c’era sempre, in ogni situazione, non mi lasciava mai sin da quando sono nato. Era come un fratello, a volte mi chiedo se non fosse reale, tanto me lo ricordo bene”
Mary si sedette sul letto con le gambe incrociate, per ascoltare la storia. Era sempre più curiosa e coinvolta.
“Poi un giorno, beh, andammo a visitare una galleria d’arte. Avevo undici anni, circa.”
I pensieri di Mary si fecero talmente evidenti che sembrò formarsi sulla sua testa una nuvoletta con su scritto: < ( 11+4=15)   =    (9+4=13)    =…….COINCIDENZE? IO NON CREDO. > Mary scosse la testa e agitò le braccia, per dirsi “Ma nononono cosa vado a pensare!”.
Il ragazzo continuò la storia, dopo aver lanciato un occhiata alla ragazza.
“Beh, dicevo: si allontanò un attimo per osservare le esposizioni, e non ritornò più. Non so, forse è perché ho visto qualche opera che mi ha reso più maturo, eppure, a dirla tutta, non mi sento maturo nemmeno adesso che ho quindici anni!” ci rise su, e Mary si aggiunse alla risata. Le faceva bene, in una situazione del genere. Poi i suoi calcoli mentali ripresero senza il suo permesso MERDA.
Mary smise di fare calcoli (DI NUOVO) e guardò il ragazzo con aria interrogativa, per poi rifilagli un sorriso falsissimo e teso.
“Bello, bello, ma… mi sapresti gentilmente dire il nome? Sai, per pura curiosità…”
“Gar” cominciò lui, interrotto dalla ragazza. “NONONO NON FA NIENTE HO CAMBIATO IDEA!”
Gli staccò la mano dalla bocca, come se non si fosse accorta di quello che aveva appena fatto, per poi chiedere mille volte scusa e farsi ripetere altrettante volte che non era un problema.
“Sai….” fece lei con la voce più malinconica e pentita che avesse “ripensandoci… vorrei davvero sapere il nome…” Lo guardò con i suoi grandi occhioni azzurri, così sinceri e pentiti.
“Okay, se è questo che vuoi…” fece un sospiro lungo per tranquillizzarsi.
“MARYYYYY! TI HO PORTATO DA MANGIARE!” Ib spalancò la porta con in testa un vassoio pieno di cornetti, dolci, e chi più ne ha più ne metta.
Sazuke non si accorse dell’entrata in scena della sorella e continuò a parlare.
“Beh, si chiamava Garry” sospirò, con sguardo triste e chino verso il pavimento.
“UH?”
Ib rimase per qualche motivo paralizzata sulla soglia, con solo un sopracciglio che faceva più volte su e giù, come una specie di tic isterico. Mary intanto spostava lo sguardo da una parte all’altra, agitata. Ib. Sazuke. Ib. Sazuke. L’una paralizzata con un vassoio in testa, l’altro che emanava un’aura viola e depressa.
Il vassoio di Ib cadde improvvisamente a terra, mentre lei rimase in quella posizione curiosa. Il ragazzo intanto continuava a parlare con la voce da chi non dorme da settimane ed emanare depressione per tutta la stanza: “Lo trovavo buffo, con quei capelli viola e quel parka blu con la pelliccia.” Mary gli gesticolava disperata di tacere, per evitare un collasso mentale ad Ib e TANTI, ma dico TANTI casini a lei.
“Parlava tanto, come le ragazze, era quello che oggi definirei un lolicon. Ah, che nostalgia…”
“TI STAI ZITTO, PER FAVORE?” la ragazza, disperata, lo prese e lo lanciò in corridoio con tutta la forza che aveva. Lui atterrò su una barella che cominciò a muoversi da sola, dopo il colpo subito. “Fiu, grazie a dio si dirige verso l’uscita.” Pensò.
Guardò alle sue spalle. La sorella era a terra, accasciata al muro, con dei piatti rotti attorno e la faccia paralizzata.
 “Ib? Che ti prende?”
La ragazza balzò in piedi e cominciò a lacrimare senza un apparente motivo. Non capiva, non ci stava capendo più niente! La sua mente era balzata a quattro anni prima.
Era con i suoi genitori, in una galleria d’arte. Lei chiedeva il permesso di girare da sola. Era tutto lì, in quel ricordo. Le luci che si spegnevano, la musica che interrompeva, i quadri che prendevano vita. Una sagoma nera, alta, che le faceva compagnia, ed in seguito un’altra più piccola e allegra. Quest’ultima la allontanava dalla prima, e si dividevano. Un segreto svelato. L’ombra femminile sdraiata al suolo e quella più alta che l’abbracciava. Poi il buio, degli scarabocchi. Una bambola, o un coniglietto di peluche, non ricordava bene. La sua rosa nelle mani del coniglio. Lui cedeva il fiore all’ombra della ragazza, che per cederlo indietro chiedeva in cambio quello dell’ombra del ragazzo. I petali blu sul pavimento, uno dopo l’altro, senza pietà. L’ombra alta che dormiva e l’altra sorridente. All’improvviso, al posto delle due sagome apparvero delle figure. Un ragazzo coi capelli viola, vestito di blu, con un sorriso sul volto. E poi lei.
Mary.
No, no, no, non poteva essere, non Può essere, NON PUO’! 
Un vortice avvolse tutti i ricordi, e la riportò nella stanza dove ora si trovava, spaesata.
Davanti a lei c’era un viso preoccupato, rigato di lacrime, con due occhi azzurri disperati. “IB! IB, SVEGLIATI, TI PREGO! Io… io… perdonami, non sono altro che un mostro! Ib, ti prego, resta con me! Sei tutto quello che ho!”
Ib si guardò attorno. Era di nuovo accasciata al suolo, con un mal di testa terribile. Si sollevò in piedi senza degnare di uno sguardo la sorell… no. Mary. Non era sua sorella, non era un’umana. La guardò, dall’alto in basso, con odio.
“Ib, per favore, possiamo ricominciare d’accapo! Non voglio più soffrire, guarda! Siamo qua fuori, insieme, come ti avevo promesso! Ib, siamo salve! Abbiamo una mamma, e un papà, guarda là fuori, c’è il sole, Ib! Tutto questo per noi! E’ ciò che ho sempre sognato, che volevamo vedere insieme!”
“No, Mary. Tu volevi uscire insieme a me, tu non avevi mai visto il sole. E IO, ho una mamma, ed un papà. Sono i MIEI genitori. Tu non sei nulla, non hai nulla. Sembri vera, ma sei un falso. Il tuo cuore è fabbricato, non dovresti provare emozioni umane. Sei un MOSTRO!”
Ib perse il controllo di sé stessa. Garry era morto, ed era per colpa sua. Solo colpa sua. Un misto di odio e dolore la pervase. Le lacrime sgorgavano dal suo viso come non mai, adesso. 
“G… gar…Garry…” urlò piangendo e scappando via.
 
Angolo autrice + avviso importante
Ho ricevuto avvisi secondo i quali Sazuke, con la “S” al posto della “Z”, è il nome di un personaggio di chissà quale anime di cui non ricordo il nome, e tra l’altro pare somigli alla mia descrizione.
Beh è PURAMENTE CASUALE .
Grazie per la comprensione.
Addio.

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Capitolo 8
*** Not again, not anymore ***


16 chiamate senza risposta.
Niente, non aveva più potuto spiegare, ed un'altra volta aveva perso l’occasione di mostrare i suoi sentimenti e spiegare quello che provava. Finiva sempre per rimurginare su quella maledetta frase. “Avrei dovuto dirle la verità”. Mary era stanca, aveva camminato parecchio in giro per la città pur di non tornare a casa, e nonostante si sentisse ancora molto debole. Istintivamente si accasciò sul marciapiede e si mise a lacrimare. Senza un rumore, senza un sussulto, senza un singhiozzo. Nulla, oltre ad acqua che scorreva da un rubinetto gocciolante e le rigava le guance.
Forse era dopo tutto quel tempo, e dopo tutto quello che era successo, che finalmente si rendeva conto di quanto l’avesse amata, al di fuori dell’amore platonico tra sorelle.
Che realizzava cosa l’aveva spinta ad uccidere una persona così tanti anni prima.
E cosa la spingeva a continuare a mentire fino ad un momento prima.
Quella fottuta sensazione che si chiamava amore.
Che la scuola le aveva spiegato andasse a braccetto con la pace. Stronzate, l’amore va a pari passo con l’odio.
L’odio che ora la spingeva invece a odiare solo e nient’altro che se stessa.
Sazuke? Odiava rendersene conto, ma non era di lui che si era innamorata. Si era innamorata di ciò che ha scatenato in lei la vista di un più piccolo ingiustamente picchiato.
Si era innamorata dell’amore.
“Ib…” sussurrò, con la fronte bagnata che sfiorava il pavimento.
Aprì il diario che si era portata in mano chiuso per tutto quel tempo, e diede un’occhiata all’ultima pagina, così, istintivamente. Lesse una grafia tondeggiante e frettolosa, poche parole in inglese che le aveva insegnato suo padre.
I was waiting for you, my princess”
Frugò nella sua sacca che i suoi avevano utilizzato per portare il necessario in ospedale e trovò una penna mezza rosicchiata, dall’inchiostro verde, e ci annotò sotto qualcosa.
I’m sorry, my lovely Ib”
Si sollevò dal pavimento e si asciugò le lacrime con le maniche della camicetta verde menta che aveva indossato per uscire dall’ospedale e si aggiustò la gonna azzurra e il cravattino dello stesso colore.
Non voleva tornare a casa, non voleva mai più incrociare il suo sguardo dagli occhi scarlatti e lucidi.
“sono così stupida…” cominciò a ripetersi questo eco nella sua mente. Ebbe come la sensazione che tutte le sue emozioni si fossero spente e non voleva più ascoltare il suo cuore. Solo quella vocina nella sua mente. Non sarebbe tornata a casa, punto.
Prese la sua sacca gialla e lesse l’etichetta: “Mary Akaibara”. Era il cognome di Ib, non il suo. Lo coprì con la penna verde e ci scrisse sopra “Guertena”.
E camminò un po’ in giro, senza una meta precisa, nonostante fosse ormai ora di andare a letto.
Con lo sguardo sulle ballerine gialle, senza mai alzare la testa, avvertì un singhiozzo provenire dalla siepe che stava fiancheggiando. Alzò il capo e facendo qualche passo in dietro vide un gran cancello nero aperto. Era un cimitero.
Non ci era mai stata in quella zona, e non ne conosceva l’esistenza fino ad un momento prima. Se ne sarebbe andata, ma i suoi occhi azzurri furono colpiti dalla figura di una ragazza bionda, dai capelli lisci, diversamente dai suoi, ondulati e perennemente annodati fra loro. Stava piangendo, piegata su una lapide. Sembrava avesse circa venticinque anni, o qualcosa in più. Istintivamente entrò nel camposanto e le si avvicinò. Non si accorse della sua presenza, così continuò a guardarla. Aveva gli occhi celeste ghiaccio, una gonna stretta bianca ed un maglione verde. Portava degli stivaletti neri con i tacchi, e stava curva accarezzando una figura sulla pietra, che non riusciva a vedere per colpa della sua mano posata sopra, così come il nome e la data scritta. Decise di parlarle.
“Ehi….”
La ragazza si voltò sorpresa e la guardò, con gli occhi rossi e asciugandosi frettolosamente le lacrime sul maglione.
“Pensavo che questo potesse servirti…” continuò Mary porgendole il fazzoletto con ricamato il suo nome, che aveva cucito sua madr… la madre di Ib.
“…Grazie” sussurrò lei, allungando la mano verso il fazzoletto.
“Prego… come ti chiami?” chiese Mary, un po’ imbarazzata. E aspettando la risposta, lesse finalmente il cognome inciso sulla tavola di pietra.
< ---------- Akaibara   (1989-2003)> …..il suo anno di nascita. Era morta il suo stesso anno di nascita.
“io sono….” Accennò una risposta la maggiore.
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Ib era tornata a casa di corsa e si era gettata sul suo letto, a piangere. Come aveva potuto… la sorella con cui aveva passato i momenti migliori della sua vita, la persona che le stava più vicino, era la ragazza che rendeva tutti i suoi sogni incubi, la ragazza che aveva ucciso il primo e unico amore della sua vita, la ragazza dipinto. “Male-” singhiozzò “MALEDETTA….” e riscoppiò in lacrime.
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Hana era disperata, aveva visto Ib tornare e chiudersi in camera, erano le undici e Mary non tornava ancora… “la mia bambina…” una lacrima le rigò il volto disfacendo il  fondotinta e mostrando la sua pelle chiarissima e fragile. Alzò un’altra volta la cornetta e provò a richiamare la polizia. Questa volta un agente rispose. “Pronto? Pronto? Grazie al cielo…” singhiozzò. “La mia bambina…  sparita… dovete ritrovarla, vi prego…” l’uomo all’altro capo della cornetta cercò di capire. “Si calmi, signora, la prego, e si spieghi meglio. Come si chiama vostra figlia?” la donna sospirò. “Mary, Mary Akaibara. Aveva avuto un capogiro ed era svenuta, così l’abbiamo portata in ospedale… l’abbiamo lasciata un po’ insieme ad un suo amico e l’altra nostra figlia, Ib, che  tornata di colpo di corsa a casa rinchiudendosi in camera a piangere e rifiutando di parlare… ora la mia bambina non è nemmeno tornata, e in ospedale risulta che se ne sia andata. Vi prego, aiutatemi…”
“ok signora, stia tranquilla, la cercheremo ovunque, deve solo fornirci una  descrizione del suo aspetto, e deve assolutamente convincere sua figlia a testimoniare”. La signora Hana Akaibara annuì piangendo, e qualche minuto dopo aver descritto Mary nei minimi particolari provò a bussare nella camera sua e di Ib, le sue bambine, tutto ciò che aveva. “Ib…” sussurrò bussando. “Ib, rispondimi, so che non stai dormendo.” Aggiunse più decisa.
“Non voglio parlare, lasciami sola!” urlò lei, senza nascondere il pianto.
“Tesoro, devi parlarmene, possiamo risolvere tutto..! Posso aiutarti… ma tu devi aiutare me! Ti prego! Se non per me… fallo per tua sorella, almeno! Non tieni a lei?” le pregò in lacrime, aprendo intanto la porta con la copia della chiave che possedeva. Si avvicinò al letto di Ib e le accarezzò i capelli.  “Per favore, Ib… ho bisogno di te…” si asciugò le lacrime sussurrando. Ib si alzò lentamente dal letto, scattando poi in piedi. Aveva gli occhi rossi dal pianto e le occhiaie. Ad Hana le si strinse ancora più il cuore. Sì sollevò anche lei e tentò di abbracciarla. La ragazza si irrigidì e si ribellò alla stretta.
“Ma io non tengo a lei! Non me ne importa nulla! LEI NON E’ MIA SORELLA!” provò ad uscire di corsa dalla stanza, ma la madre le prese il polso e le storse il braccio guardandola negli occhi, come se quella frase le avesse fatto scattare un meccanismo di difesa. “GUARDAMI BENE, IB! NON DIRE NEMMENO PER SCHERZO UNA COSA DEL GENERE!” alzò la voce mordendosi il labbro e stringendole il polso con le unghie fino a farlo sanguinare. Lo ripeteva più a se stessa che a sua figlia. Ib diede uno strattone al suo stesso braccio e si allontanò spaventata dalla reazione della madre. “CHE PROBLEMI HAI? LASCIAMI IN PACE E BASTA!” le urlò  uscendo dalla sua camera e sbattendo la porta. Hana cadde a terra e pianse un pianto sonoro, fatto di sole urla e nessuna lacrima. Stava spirando via tutta la sua anima e tutto il dolore accumulato. Accumulato e nascosto, da quel maledetto inverno del 2003.
 
“no.. non un'altra volta…” sussurrò tra un urlo di dolore e l’altro. Uscì da quella stanza e si diresse verso una porta della casa che Ib e Mary non avevano mai potuto esplorare. Un ripostiglio inutile, a detta dei genitori. La ragazza dagli occhi rubino faceva capolino con la testa dalla porta del salotto. Sua madre aveva appoggiato la fronte sulla porta di legno, l’unica di quel materiale, nella classe.  La vide levarsi una catenina con una chiave arrugginita messa a mo’ di ciondolo. Si era promessa di non entrarci mai più, ma ora più che mai ne aveva bisogno. Infilò la chiave nella toppa e fece due giri in senso orario. Guardandosi da una parte all’altra entrò nella stanza e si richiuse la porta dietro con altrettante mandate. Si guardò attorno. Era tutto posizionato alla stessa maniera, così come era stato lasciato. La libreria alla sua sinistra, piena di buchi e polvere. La scrivania, il cestino, il letto. Il tappeto azteco sul parquet, la televisione, il suo videogioco preferito. Ed infine, i fogli sparpagliati sul pavimento, strappati con rabbia, uno dopo l’altro. Li raccolse e li poggiò sulla scrivania. Accarezzò la televisione, spostando un dito di polvere. Sorrise, ma al contempo le scese una lacrima. Il suo sguardo si spostò sul letto. Sentì un mancamento e nella sua testa si formò la scena a cui aveva assistito da protagonista, quindici anni prima. Una ragazza circa dell’età di Ib, e con i suoi stessi tratti, solo gli occhi erano grigi, come quelli di suo marito. Le stava prendendo il polso, e l’aveva spinta con forza sul letto. “TU NON SEI MIA FIGLIA! E QUESTA BAMBINA NON E’ TUA SORELLA!” si era portata una mano alla pancia quasi a volerla proteggere. Ma da chi? Da cosa? Dalla sua stesa sorella maggiore che non aveva meritato tutto quello che le era successo. Le… aveva tirato i capelli strattonandola, sciogliendole le trecce, e l’aveva chiusa in camera, lontana dal resto del mondo, per intere settimane.
Le venne un gran mal di testa improvviso, mentre ricominciava a piangere ed urlare, chiedere perdono. Un misto di rabbia e rimorso. Strinse al petto le pagine di diario raccolte e cominciò a barcollare per la stanza, facendo inavvertitamente scivolare i fogli e la chiave da sotto la porta. Si accasciò sul pavimento di legno e chiuse gli occhi, stanca.
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Ib sentì un improvviso tonfo provenire da ciò che credeva fosse un ripostiglio. “ Mamma..? Stai bene…? MAMMA…!” si avvicinò alla porta e trovò dei fogli strappati su un lato, come se facessero parte di un quaderno.

“…? Cos’è questo…? Chi è Madotsuki..?” Ib rigirò più volte quel foglio per capirci qualcosa. Ne prese un altro a caso e cominciò a leggere.
 
      
 
 
 
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“Come ti chiami…?” chiese Mary, sentendosi un po’ fuori luogo.
“Io sono…” rispose titubante la donna.
“Io sono Poniko.” Completò.
< Madotsuki Akaibara   (1989-2003)> lesse infine.




ANGOLO AUTRICE
Tadah! Son tornata! Sorpresa!
Tadah! Madotsuki ed Ib son sorelle! Sorpresa!
E non è l'ultima sorpresa! 
vi do un indizio: Cagasotto viola
Sono una persona piena di sorprese, ammettetelo c:
Allora, siete stupiti? Siete shockati? Siete stuckati? Probabilmente l'ultima no, ma CHISSENE! MI SONO LIBERATA DI SAZUKE! WOOOOOOO!
Dai Roly, ora puoi anche uccidermi.


Byaz.

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Capitolo 9
*** Tranquilli, non sono tornata ***


Gente, non son più sicura. Più leggo questa storia più mi sento una bm che ero quando cominciai. Quindi, se ci tenete la continuerà dopo gli esami, altrimenti non se ne fa niente. A voi la scelta. Mary

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