Have a heart and Try me

di AlexEinfall
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Natural and Real ***
Capitolo 2: *** Sfogliando le stagioni ***
Capitolo 3: *** L'inverno più freddo ***



Capitolo 1
*** Natural and Real ***


Have a heart and try me

('cause without love I won't survive)




Note: Hello! Qui trovate una raccolta di One-shot, Flashfic e Dabble che ho deciso di unire in un unico posto. I paring e i rating variano da pezzo a pezzo (troverete tutto nello specchietto a inizio di ogni "capitolo"), quindi se c'è qualcosa che non gradite skip e vai avanti.
Poiché un filo conduttore deve sempre esserci, per me, eccolo: have a heart and try me; no, non appartiene a me, ma alla canzone Love Hurts degli Incubus. Si tratta quindi di coraggio e di amore, in tutte le sue forme e facce.
Avendo una netta preferenza per la coppia Casey/Severide (credo si sia anche capito), molti pezzi saranno su di loro, ma non tutti; allo stesso modo, non tutti saranno incentrati sull'amore romantico comunemente inteso. Credo ci sarà qualche AU e What if?, tanto per divertirmi e sperimentare.
Ho parlato abbastanza? Immagino di sì. Quindi, dico solo: ogni parare, anche il più piccolo, è ben accetto (aka ardentemente desiderato).
Enjoy, if you dare.
Ax.










Titolo: #1: Natural and real
Introduzione: Dal testo: "Naturale e reale, sussurrò, guardandolo negli occhi.
Fu un momento, uno scambio di sguardi, e nessuno dei due era realmente lì. Entrambi vedevano occhi diversi, calmi e sinceri. L'amore per Matthew li univa, il suo amore li divideva."

Ambientato da qualche parte dopo l'episodio 2x10 "Not Like This".
Genere: Romantico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Nessuno
Personaggi: Matthew Casey, Kelly Severide, Gabriela Dowson
Coppie: Slash; Het
Declaimer: I personaggi non mi appartengono e il loro uso non è a scopo di lucro. Il titolo si riferisce largamente alla canzone I know it's over dei The Smiths (listen, please).


   


Natural and real



  Gabriella Dowson sapeva che Matthew Casey non era suo.
  Lo era stato per una attimo, momenti di appartenenza qui e là in quei mesi. Matt era stato suo quando aveva bussato alla sua porta e l'aveva baciata, quando tra le lenzuola le aveva detto di amarla, quando aveva disegnato nel cielo la storia del loro futuro, saggiando le stelle con occhi sognanti.
  Poi tutto si era distrutto. Non c'era stato uno scoppio eclatante o un boato, nulla paragonabile al crollo di un edificio o al terribile frastuono di un tamponamento a catena.
  Era stata una catastrofe silente, mentre Matt si allontanava da lei strisciando nel buio. Pretendere che fosse ancora il suo uomo divenne pian piano un'ingenuità insostenibile.
  Finché la tragedia aveva colpito: la testa di Matt schiacciata da una trave.
  Quando si era risvegliato e le aveva sorriso, guardandola e stringendole la mano, Gabby aveva creduto che nulla fosse perso, ma tutto ritrovato. Era un paramedico per vocazione e ora le sembrava, nel dramma, una benedizione poter curare la persona che amava. L'amore sarebbe tornato ad essere naturale e reale, anche per loro. Allora tutto il resto avrebbe perso importanza.
  Non importava che lui non lasciasse a Gabby la possibilità di rimettere insieme i pezzi, dopo una giornata distruttiva.
  Non importavano i non stasera e i ho bisogno di star solo.
  Non importava che lui, ancora dentro lei, gemesse a occhi chiusi, il labbro morso a sangue. Distante.
  Non importava che sulle spalle le sussurrasse di amarla, ma le sue mani fossero fredde.
  Smise improvvisamente di dirle quelle tre parole, di baciarla dopo aver fatto l'amore, di carezzarle il collo prima di addormentarsi. Cominciò a voltarle la schiena nel letto e per due volte i suoi occhi divennero rossi di pianto.
  Non importava.
  Lei avrebbe fissato i pezzi al loro posto.
  Gabby voleva credere che ogni cosa sarebbe cambiata, perché lei lo avrebbe curato e perché il suo amore era naturale e reale.
 
  Una notte Gabby capì che la testa di Matt si era divisa in due in un modo che lei non aveva voluto vedere, ancor prima che una trave la rompesse.
 
  Una notte, quella notte, la notte, Matt la svegliò e le carezzò il viso.
  Era dispiaciuto.
  La guardò negli occhi quando lo disse.
  Non posso fingere di amarti.
  Lei aveva annuito, perché lo sapeva. Lui non chiuse gli occhi e lei lo ringraziò, perché finalmente era sincero.
 
  La mattina seguente lei si svegliò sola, tutte le cose che erano state di Matt non c'erano più, quelle che erano state loro le aveva lasciate a lei. Perché l'amore di lei era naturale e reale, ma non quello di Matt.


  Due mesi dopo Gabby vide Kelly e Matt ridere intorno al tavolo del pranzo. Si guardavano come se non esistesse altro. Matt si voltò e incontrò il suo sguardo per un attimo; lei vide per la prima volta in lui ciò che aveva visto allo specchio mille volte.
  L'amore di Matt era naturale e reale, ma non era per lei.
 
  Era un pomeriggio freddo e nevoso quando Matthew si presentò alla sua porta con un pasticcio di carne. Lei gli aveva dato la ricetta, una vita prima.
  Seduto sul divano, la guardò con la stessa nuda sincerità di quella notte così lontana. Le disse che si sarebbe trasferito da Kelly e lei pianse. Era felice.
  Era felice perché sapeva che Matt non avrebbe più avuto incubi e mal di testa. Sapeva che non avrebbe più finto e schivato il tocco tra le lenzuola. Sapeva che meritava un amore naturale e reale.







   La sera era bionda e umida, oltre le finestre e nelle strade vuote.
   Kelly uscì e si avviò lungo il vialetto, avvicinandosi con cautela all'uomo ritto in mezzo alla nebbia.
  «Casey, hai perso completamente il cervello?»
  Rise, ma no ebbe risposta. Lo aveva appena fatto entrare, la porta ancora aperta alle sue spalle, quando dita bagnate gli afferrarono il volto. Le labbra di Matt erano fredde contro le sue, la lingua calda non chiese permesso prima di invadergli la bocca.
  Kelly non ebbe tempo di dire no, e ne fu grato.
  Quando si scostò, gli occhi azzurri erano spalancati e calmi. Sinceri.
  La mattina dopo seppe che Casey era fuggito da Gabby. Per lui.
   

  Kelly capì che il mondo non sarebbe finito al suo risveglio. Imparò presto a incontrare gli occhi chiusi di Matt tra le lenzuola, la guancia che scompariva nel cuscino e l'angolo della bocca tirato in un sorriso. Scoprì il piacere di addormentarsi sapendo che il letto sarebbe stato ancora caldo, al suo risveglio. Anche quando c'era la bufera che sfregava contro le finestre, anche quando parole dure e crudeli essudavano ancora dalle mura della stanza.
  Matthew non andava via, mai.
  Stringeva i denti contro i suoi insulti, costruendo di notte mobili che il mattino avrebbe distrutto.
  Si ripuliva il labbro spaccato, sciogliendo i muscoli sotto una doccia calda, e Kelly lo sentiva infilarsi silenzioso sotto le lenzuola.
  Matt tornava sempre, anche contro l'orgoglio e la rabbia. Al mattino era sempre lì, a un soffio dal suo cuore.

  Fu d'impulso e tra un gemito e un grugnito, che Kelly disse le tre parole che avrebbero potuto distruggere il suo universo.
  Ti amo, cazzo.
  Matthew affondò i denti nella pelle della sua spalla, le unghie nella schiena, e inarcò il corpo. Quando il piacere scivolò via, lo guardò e sorrise.
  Al mattino era ancora lì, ma aveva gli occhi aperti e lucidi.
  Sì, ti amo anch'io, disse.
  Kelly pensò che avrebbe davvero potuto piangere.
 

 Due mesi e una vita dopo, Kelly guardava gli occhi scuri di Dowson e si chiedeva perché Matt non l'amasse. Si chiedeva perché lo amasse così tanto da rinunciare a una sicurezza, a una vita diversa, una vita sognata così a lungo. Come se le sue pupille avessero una risposta segreta, un oracolo sul fondo, Kelly la guardò e non disse nulla.
 Tu lo ami?
 Riuscì solo ad annuire, un riflesso.
 Lei sorrise, ma una lacrima era sull'orlo della sua palpebra.
 Naturale e reale, sussurrò, guardandolo negli occhi.
 Fu un momento, uno scambio di sguardi, e nessuno dei due era realmente lì. Entrambi vedevano occhi diversi, calmi e sinceri. L'amore per Matthew li univa, il suo amore li divideva.
  Lui ti ama come non amerà mai nessuno.
  Dowson si voltò, incamminandosi sotto il sole freddo di Chicago.
  Allora Kelly comprese che il perché non era importante.
  Il loro amore era naturale e reale, nient'altro.
















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Capitolo 2
*** Sfogliando le stagioni ***


Titolo: #2: Sfogliando le stagioni
Introduzione: Dal testo: Sa che ci sarà un altro inverno, prima o poi; che l'estate ha lasciato un'impronta indelebile e ormai l'autunno l'ha denudata ed esposta. Sa anche che lo scivolare delle stagioni della loro storia dovrebbe insegnarle qualcosa, dovrebbe aprirle gli occhi. Ma lei vuole ignorarlo.
Genere: Introspettivo, Romantico (maybe...)
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Personaggi: Leslie Shay, Clarice Carthage, Kelly Severide
Coppie: FemSlash
Declaimer: I personaggi non mi appartengono e il loro uso non è a scopo di lucro.
   Il tempo con il suo trascorrere insegna tutte le cose- Eschilo.
Partecipante alla Challenge Diamo visibilità a chi non ne ha indetto  da Nuvola Barocca sul forum di EFP.

Nota: In corsivo trovere dei flashback. Ho deciso di uniformare il tempo verbale, pura scelta stilistica, quindi sarà tutto al presente – questo perché i ricordi sono sempre presenti. Il corsivo è apportato per evitare confusioni.
  Tratto da una storia vera.
   Enjoy, Ax.


Sfogliando le stagioni




  Il tempo con il suo trascorrere insegna tutte le cose;
ma ci sono lezioni che Leslie non avrebbe mai voluto imparare.


  In retrospettiva sa che era inevitabile, ma stesa nel suo letto riesce a isolare il presente con le così temute conseguenze, e guardare solo al passato. E il passato le appare fulgido, inebriante come la prima mattina di primavera, quando ti alzi e senti che l'aria è cambiata anche se non sai afferrarlo. Allora ti sembra che i temporali, il freddo e la nebbia siano solo un vago ricordo alle tue spalle, che non ha più alcun peso o legame con il fresco odore di rose, cespugli e sole che ispiri a pieni polmoni. Riesci a respirare, ti accorgi, senza che il petto bruci per il freddo o la gola si tinga di umidità, che spinge le tempie all'interno, mentre in mezzo agli occhi c'è solo la pressione dell'inverno.
   A Chicago è tutto diverso, eppure in qualche modo quella squisita qualità della primavera persiste agli angoli delle strade, nei giardini in fiore, nelle fontane zampillanti e nei parchi assolati. Persiste con una forza inerte, come un cavaliere che combatte la morte semplicemente esistendo in quel tempo e quello spazio.
  Come i suoi ricordi.


-Estate
 
  Clarice ha un sorriso grazioso, nei suoi ricordi. È la prima volta che la vede ed è come il primo giorno di estate: abbagliante, caldo e opprimente nella sua luce, una luce che la costringe a distogliere lo sguardo. Leslie guarda lo scaffale con i libri, i dorsi rilegati in oro e argento, piccole menzogne che il mondo accetta senza proteste: il vero oro e il vero argento sono troppo importanti per prendere polvere su una libreria in un cafè qualunque. Importanti come lo è questo momento, quello in cui Clarice si avvicina al suo tavolo e schiarendo la voce le chiede: "Posso sedermi?"
  Leslie sbatte le palpebre e si guarda attorno, quasi tema di aver capito male.
  "Oddio, starai pensando che sono pazza" continua Clarice. "E' tutto occupato e ho questo libro che vorrei davvero leggere."
  Quando alza il volume, Leslie lo osserva con bizzarro fascino: un semplice libricino viola, senza pretese e senza bugie. Sincero nella sua modestia.
  "Certo, certo...siediti."
  E' brusca, diretta, e Clarice arrossisce. Leslie sa che dal sole non ci si può proteggere: compri creme costose e le spargi ovunque, inforchi occhiali spessi e ti calchi in testa cappelli con visiere enormi, ma la verità è che il sole diventa sempre più intenso e non importa quanto ne fuggi, l'unico modo per evitarlo è nascondersi all'ombra.
  Quando Clarice sorride, Leslie non può che ricambiare, perché non ha senso vivere nell'ombra per paura di scottarsi.


-Autunno

  Le dita di Clarice sono fredde come piccoli ramoscelli, che resistono contro il gelo che avanza. Sono ovunque, muovendosi sotto le raffiche del bisogno. I suoi occhi brillano e, mentre Leslie li guarda annegandovi, è già sera ed è già tutto uguale a prima.
  La abbraccia quando il freddo comincia a farsi sentire, disegnando sulla sua spalla cerchi confortevoli con il palmo della mano sudato e caldo. Clarice trema appena, assorbendo il calore dei loro corpi uniti. Sono ferme in quella posizione da così tanto tempo che le loro pelli si uniscono e il loro odore diventa unico, la temperatura condivisa in un'omeostasi perfetta. Fuori è freddo, appena oltre le coperte, ma lì sotto sono solo loro. Non ci sono parole, perché tutto è già stato detto, lasciandole al silenzio.
  La passione fine a se stessa sta tramontando oltre l'orizzonte della loro relazione, e l'amore sorge. Leslie lo sente mentre bacia le labbra ancora calde di Clarice e la vede chiudere gli occhi, le palpebre arrese alla stanchezza. Quel senso appagante di vuoto e calma l'assale, scoprendola nuda. Leslie è come quegli alberi che ai primi giorni d'autunno cominciano già a perdere le foglie, tremando in attesa della neve che li ricopra, nascondendoli all'occhio umano. Spera di passare inosservata, ma mentre il sonno incede, sa che Clarice vede oltre il fragile vestito di foglie rosse e dorate. Ora la vede.
  Un pensiero pungente, una soffiata insinuante di vento, le turba la mente: se Clarice fosse un sempreverde? Se il suo vestito di foglie e fiori non fosse mai stato tolto, lasciando alla menzogna il posto della verità? E se non ci fosse null'altro che foglie e fiori, per lei?
  Scaccia via questo pensiero con un sorriso, lasciando che la stanchezza tediosamente la trascini via.
  Via da ogni timore.
  Nuda e felice.


-Inverno

   C'è calma quando riapre gli occhi. Fuori dalla finestra, l'alba sembra sospesa dietro i grattaceli.  La lunga notte invernale ha rubato quel bagliore di speranza nei primissimi raggi solari, lasciando sul mondo un'ombra innaturale.
  Una tempesta è in arrivo e tutti la attendono in segreto, fingendosi distratti. Leslie sente sorgere i ricordi della notte prima, il cielo scuro che ancora non si allontana da essa. In questo buio di una tonalità diversa e più meschina, diventa difficile pretendere che nulla sia accaduto.
  Il pianto di Clarice è ancora fresco nell'aria, e le proprie urla di rabbia strette in gola.
  "Hey."
  Alza gli occhi e vede Kelly, esistante sull'uscio, con i capelli ancora spettinati e gli occhi gentili.
  "Non è ancora il momento?" chiede con l'ombra di un sorriso.
  Leslie scuote appena la testa. I capelli che le finiscono negli occhi e la voce intima, così vicina, dell'amico diventano il pretesto atteso per non frenare le lacrime.
  Affonda il viso nelle mani, perché così è più facile fingere di non essere debole, esposta. Un albero dal quale il vento ha scrollato via la neve. Ma quando sente la depressione del materasso e le braccia nude di Kelly circondarla, sa che non importa più. Si lascia abbracciare e sul suo petto piange, mentre le parole scivolano via spezzate.
  "E' finita, Clarice è andata via. Lei non mi ha mai amata."
  Kelly non le dice che andrà tutto bene, ma le carezza i capelli e le bacia la fronte, perché la tempesta è arrivvata e nessun rifugio rimane. I suoi rami spogli si spezzano, mentre Clarice resta ritta tra le foglie, intoccabile. Germoglia anche d'inverno. Non c'è sofferenza senza amore, i suoi rami sono forti e al sicuro; la neve scivola via. Leslie realizza: le foglie di Clarice non sono mai cadute e la sua luce non è mai stata altro che riflessione.
  Non sole, ma luna, la sua luna personale.
  Clarice non l'ha mai amata, ma ha amato il suo amore.



-Primavera

  Shay riapre gli occhi, trovandosi ad osservare il fresco sole primaverile disegnare ombre e luci sul soffitto bianco. Sposta un ciuffo di capelli dalla fronte, dove un sottile strato di sudore è tutto ciò che resta di una notte più calda del normale. Ispira a fondo e sente quell'odore particolare invadergli la mente: sono rose ed è sole e ha in sé qualcosa di seducente e ingannevole. Lei sa che non dovrebbe farsi illudere da quell'aroma, eppure il suo cuore capriccioso non sembra aver memoria, non vuole imparare dagli errori.
  "Tutto bene?"
  La voce di Clarice è impastata per il sonno, il suo fiato caldo sul volto. Si volta e la vede attraverso il cuscino.
  "Tutto bene" le dice, afferrandole delicatamente il mento. La bacia e la sente sorridere contro le sue labbra. "Torna a dormire."
  Clarice si risistema sul cuscino e chiude gli occhi, perché l'alba è tediosa oltre le finestre.
  Leslie si volta sul fianco e la osserva, mentre il respiro torna ad essere regolare e profondo. Quando è certa che si sia riaddormentata, le carezza la fronte, scostando i morbidi ciuffi castani. Assapora le proprie labbra, succhiando il sapore di quelle di Clarice che ancora persiste.
  Sa che ci sarà un altro inverno, prima o poi; che l'estate ha lasciato un'impronta indelebile e ormai l'autunno l'ha denudata ed esposta. Sa che Clarice è sempre in primavera, senza che realmente l'atmosfera la sfiori. Sa anche che lo scivolare delle stagioni della loro storia dovrebbe insegnarle qualcosa, dovrebbe aprirle gli occhi. Ma lei vuole ignorarlo.
  Clarice è tornata, ed è di nuovo primavera.







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Capitolo 3
*** L'inverno più freddo ***


Titolo: #3: L'inverno più freddo
Introduzione: Metti da parte tutto il marcio, ma non basta. Non basta mai. Cammina con cautela, ma prima o poi il ghiaccio si spezzerà.
"Perché piangi?"
Scuote la testa, senza mai fermarsi. Deve giungere in Caserma, indossare la sua divisa, e tornare alla normalità. Perché tutto è normale e come prima. Lui lo sa.
Genere: Drammatico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Nessuno
Personaggi: Matthew Casey, Kelly Severide, Leslie Shay
Coppie: Slash
Declaimer: I personaggi non mi appartengono e il loro uso non è a scopo di lucro.
  Nota: Lo ammetto, mea culpa, questo pezzo è piuttosto triste, sì. Siete avvertiti.
   Ax.


L'inverno più freddo



   Dicembre

   Mentre fuori piove, incessantemente, dentro quelle mura il fuoco è ovunque. Come un mare di onde furiose, percorre tutto il corridoio, a un soffio dalla sua testa. Kelly, curvo e attento, scandaglia ogni angolo. La sua voce è attutita attraverso la maschera, mentre continua a riempire i polmoni di ossigeno e urlare "Vigili del fuoco! Rispondete!"
   Avverte il fruscio del corpo di Capp che gli passa accanto, il fumo denso che li avvolge, il calore che fa sudare le dita sotto i guanti. Eppure tutto sembra distante e il suo corpo solo una macchina fredda.
  Sfonda una porta con pochi calci.
  Crack!
  Il fuoco è ovunque. L'appartamento somiglia all'anticamera dell'Inferno. Caronte deve essere lì da qualche parte ad attendere la sua clientela. Kelly sente di essere lui il prossimo.
  "Severide! Di qua!"
  Segue la voce di Capp come un faro tra le fiamme.
  Si volta un attimo e lo vede: Matt è lì, chino come lui, l'ascia in una mano e l'altra che scuote l'aria per orientarsi. Si guardano attraverso la maschera e Kelly ha l'impressione che stia sorridendo.
  "Aiutami, tenente!" chiede Capp.
  Il corpo del ragazzo viene sollevato facilmente. Kelly gli afferra le caviglie, mentre la voce di Boden, più ansiosa del solito, ordina loro di uscire. Kelly ha bisogno di sapere che Matt sta bene, ma per quanto si guardi attorno non lo trova.
  Matt non c'è.
  Deve essere già uscito. Certo, è già fuori, sano e salvo, a gettarsi un'intera bottiglietta sul capo. Non lo ha mai ammesso con nessuno, ma Kelly sa che Matt non sopporta bene il caldo. Ironico, no?
  "Dov'è Casey?" chiede appena tolta la maschera.
  Nessuno gli risponde. Sguardi imbarazzati saettano da un vigile all'altro.
  "Kelly, lo sai" dice Boden.
  No. Lui non sa, non vuole sapere.
  Dov'è Casey?
  Shay gli posa una mano sulla spalla. Ha gli occhi lucidi.


   Gennaio

  Nevica, ma non è una neve gentile che scende fluttuando sulla fronte. Kelly tira la zip della giacca, chinandosi sotto il peso di piccoli pugnali gelidi lanciati dalle nuvole lassù. I suoi scarponi incespicano sui marciapiedi ghiacciati, ai bordi dei quali piccoli cumuli di nevischio sporco vengono calpestati e trascinati per il mondo. Metti da parte tutto il marcio, ma non basta. Non basta mai. Cammina con cautela, ma prima o poi il ghiaccio si spezzerà.
  "Perché piangi?"
  Scuote la testa, senza mai fermarsi. Deve giungere in Caserma, indossare la sua divisa, e tornare alla normalità. Perché tutto è normale e come prima. Lui lo sa.
  "Non sto piangendo, idiota. È la dannata neve."
  La risata gli trafigge il cuore come uno stalattite. Girando nella carne, brucia per quanto è freddo.
Improvvisamente, pensa a tutto quello che potrebbe dirgli. Si ferma e volta il capo. Destra, sinistra...non c'è nessuno.
  "Matt...?"
  Scuote la testa, ancora, e si incammina. La Caserma è in fondo alla strada, la vede. Tutto tornerà normale.



  Febbraio

  La luce nell'appartamento si è spenta di colpo. Ha fluttuato un paio di volte, accendendo e spegnendo uno sguardo di sorpresa negli occhi di Shay. Poi il buio.
  "Dannato generatore" mormora la bionda, sbuffando.
  La sua voce gli arriva distante, come se lui si trovasse in una bolla sospesa chissà dove.
  "Deve essere la tempesta" continua a dire, sempre più lontana. Eppure Kelly sente il suo ginocchio contro il proprio, seduti sul divano. "Perché il generatore d'emergenza non si attiva?"
  Lontana...sempre più lontana.
  Qualcosa gli sfiora il braccio. Dita gentili sulla sua spalla bruciano attraverso la stoffa. Sente il marchio sulla pelle anche quando si allontanano per posarsi sul suo petto. Il respiro caldo gli sibila nell'orecchio e lui chiude gli occhi, anche se non fa differenza. Sente il corpo di Matt vicino al suo, in ogni suo dettaglio.
  L'odore di lamponi del suo docciaschiuma.
  Il pizzichio della sua barba di un giorno o due, mentre i peli biondi cominciano a diventare un po' più soffici.
  Il calore della sua pelle in contrasto con la punta del naso, sempre un po' più fredda.
  "Kelly?"
  Apre gli occhi, perché quella voce è troppo vicina, e non è di Matt.
  La luce è tornata e ora inonda il viso contratto di Shay, preoccupata e spaventata.
  "Matt è morto, Kelly. A Novembre" dice lentamente Shay, con cautela.
  La bolla è scoppiata e ogni cosa è troppo vivida, troppo reale.
  Kelly sente le lacrime sulle labbra, che si muovono alla ricerca del suo nome.
  Matt.

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