Amore Disperato.

di Jess89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27° ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28° ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29° ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30° ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31° ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32° ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33° ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34° ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35° ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36° ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37° ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38° ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39° ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40° ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41° ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42° ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43° ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44° ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45° ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46° ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47° ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48° ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49° ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50° ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51° ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52° ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53° ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54° ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55° ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56° ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57° ***
Capitolo 58: *** Captiolo 58° ***
Capitolo 59: *** Capitolo 59° ***
Capitolo 60: *** Capitolo 60° ***



Capitolo 1
*** La partenza. ***


CAPITOLO 1°

Un vento leggero inaugurò la sua prima mattina di piena e dovuta libertà.

Emy aveva terminato il giorno prima gli esami di maturità e adesso finalmente poteva soltanto dedicarsi al pieno riposo, tanto desiderato durante l’anno appena trascorso.

Tanti ricordi le affollarono la mente,li osservò passare uno ad uno tra i suoi occhi blu riflessi nello specchio verde attaccato alla parete,anche se riusciva a distinguere a malapena la sua sagoma,così inforcò gli occhiali da vista e il mondo sembrò colorarsi di vita.

“Ma dove ho messo il tele..ah eccolo..”afferrò il suo nuovo Nokia,regalatole dal padre per aver terminato gli studi in modo brillante,lei lo era sempre stata in tutte le cose che aveva fatto ma solo una volta deluse la sua famiglia,solo un’amicizia creò in diciotto anni di vita astio tra quei cuori.

Sì,loro lo sapevano e non l’avevano mai approvato,il suo migliore amico era Bill Kaulitz,il famoso cantante dei Tokio Hotel.

Ci fu un periodo della sua vita in cui era sempre con loro,unica spettatrice e adoratrice di quel sound un po’ strano che da lì a poco avrebbe fatto impazzire migliaia di ragazzine; lasciò perdere la scuola, lo sport, tutte le amicizie che aveva coltivato fino ad allora per dedicarsi anima e corpo a quel ragazzino tanto strano che,con il gemello e la sua famiglia,si era trasferito in quel piccolo paesino di provincia.

Naturalmente nessuno l’aveva mai accettato per il suo modo di essere tranne due ragazzi in quella scuola: lei e Andreas,con cui tutt’ora si frequentava.

Scese al piano inferiore per fare colazione, ancora in pigiama, tirò i capelli lisci e lunghi su in una coda di cavallo per nascondere quel biondo che tanto odiava e che aveva coperto tingendosi i capelli sempre di nero.

“Buongiorno mamma”disse ad una signora che ancora di spalle la salutò.

“Emy,tuo padre è preoccupato per la partenza,quand’è che ti viene a prendere Bill?”

“Tra un’oretta dovrebbe essere qui…su mamma,andiamo in America!!”rispose con entusiasmo.

Lei aveva sempre sognato esplorare nuovi posti ed immortalarli nella sua piccolissima e compatta macchina fotografica. La sua stanza era un continuo collage di foto con paesaggi,visi strani,oggetti particolari ma che per lei avevano sempre un significato particolare.

Bevve rapidamente il latte e quando suonarono alla porta si alzò immediatamente.

“Chi è?”

“Sono Andreas..”disse la voce mascolina al di là del portone.

Emy aprì e gli saltò in collo, era felicissima e lui lo sapeva.

“Calma Emy..Bill mi ha chiamato,ha detto che ritarda..quindi hai ancora tempo per fare quattro valigie..”disse il ragazzo togliendosi il cappellino”Salve signora”

“Ciao Andreas…”rispose la madre con un sorriso.

Ecco.

Lui per loro era sempre stato il ragazzo perfetto.

Bello,simpatico,gentile…insomma uno da sposare ed un perfetto fidanzato a cui però Emy non aveva mai aspirato; sapeva di non essere bellissima ma era contenta così,di avere ogni tanto le sue storie da adolescente tra alti e bassi se l’era sempre cavata, tranne per quella piccola mania di perdizione che ogni qual volta si perdeva in quegli occhi, non ragionava più.

Purtroppo gli occhi di Bill fanno un effetto particolare, magnetico se così si vuol intendere e lei lo sapeva più che bene.

“Merda..io ho già tutto pronto…allora faccio con calma,sali su cosi mi aiuti a decidere cosa portare in più..”lo prese per mano e lo trascinò su per le scale, elettrica come era sempre lei.

Andreas stette seduto a sbadigliare per qualche ora fino a quando Emy, finalmente, chiuse la valigia.

“Benissimo,ho finito..”

“Era ora..”sbottò il biondo.

“Dai non fare lo scemo,non so che tempo ci sarà e se pioverà,oppure ci sarà il sole o la neve…”

“Emy”

“Potrebbe anche piovere e poi non sai che in quella zona…ho cercato su internet…”

“Emy..”sussurrò nuovamente Andreas.

“..ci sono degli alluvioni pazzeschi!”

“Emy cazzo è Agosto,che merda di tempo vuoi che ci sia???”urlò.

Lei scoppiò a ridere arrossendo leggermente.

“Effettivamente hai ragione…ma non c’è bisogno che fai così, è successo qualcosa con Layla?”

Lo sguardo del biondino s’incupì, poi scosse la testa.

“Abbiamo litigato prima che venissi qui..mi ha lasciato”

“Oh cielo..”disse Emy portandosi la mano alla bocca.

“Dice che sono troppo distante..che adesso passando un mese in America potrei tradirla, insomma le solite stronzate!!”

“Mi dispiace..quando la incontro le farò lo sgambetto, promesso!!!Ora vieni qua”disse prendendolo fra le sue braccia.

Lei, lo era sempre stata, la consolatrice di turno.

L’amica dove tutti potevano rifugiarsi.

La persona che immancabilmente risolveva sempre tutti i problemi al migliore dei modi, anche se dei suoi non ne parlava, forse solo a Bill, forse solo lui sapeva i suoi segreti più nascosti.

“Grazie..comunque è una troia come tutte le altre..”disse il biondino asciugandosi una lacrima, poi guardo Emy, che contemporaneamente gli lanciò un brutto sguardo e sorrise.

“Ahhh…così ti voglio!!Quella stronzetto non riuscirà a rovinare la grande vacanza!!”

“Giusto”assentì il ragazzo mentre il cellulare cominciò a squillare.

Emy corse alla finestra e urlò di gioia, aprì la porta e volò già dalle scale, sali sopra il divano e lo scavalcò in una corsa contro il tempo,aprì il portone lanciando le chiavi per aria e corse verso Bill.

“Ahhhhhhh” entrambi urlarono in coro e si abbracciarono.

Il rasta uscì con lentezza dalla macchina e salutò Andreas, che arrivava sul vialetto sorridendo.

Bill ed Emy si misero a saltellare ovunque canticchiando una vecchia canzone della loro infanzia, la canzone di Nena da loro preferita.

“Come cazzo stai biondino?”domandò Tom ad Andreas.

Si abbracciarono e si sorrisero.

“Bene e la tua attività?”

“Non c’è male…gli isterici secondo te quando finiranno di salutarsi?”

“Credo fra dieci minuti..”rispose lui incrociando le braccia a sé.

Riuscite a dirmi come si fa per andare a capo? Grazie^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***


CAPITOLO 2°

Una volta arrivati all’aereoporto, i gemelli si rifiutarono categoricamente di sedersi l’uno accanto all’altro, così David fu costretto ad accoppiarli con gli insoliti ospiti.

Emy appena intravide il cappello di Gustav gli corse incontro lasciando andare il suo trolley sul piede del rasta, che tirò via tutti gli dei dall’Olimpo per poi maledirla non si sa quante volte.

Erano stati compagni di scuola per parecchio tempo e forse lei era una di quelle poche persone tanto care al batterista, che non si lasciava scoprire facilmente dagli altri.

“Insomma ci voleva una come Emy in viaggio con noi..”disse David mentre cercava con lo sguardo il pulmino che li avrebbe portati in Hotel.

“E si come un pugno nello stomaco, che bello c’è a non provarlo..”borbottò il rasta e subito dopo fu colpito dal gomito del moro “Ecco che ti avevo detto,David?Piacevole…”

La moretta scoppiò a ridere, come sempre lei e Tom non si erano mai sopportati anche se era l’unica a cui chiedeva consigli per conquistare le ragazze, lui lo diceva sempre: Per vincere il nemico, bisogna imparare a conoscerlo.

“Sei stanca?”domandò Bill ad Emy, vedendola stropicciarsi la faccia.

“No,no..è che non sono abituata al fuso orario, è strano..”

“Lo so, nemmeno a me all’inizio andava giù..ma adesso..”

“Adesso ti danno il doppio dei soldi in America, devi per forza venirci” rispose Emy imbronciandosi.

“Non fare così, lo sai che tornerò sempre in Germania”

“Ah si? Peccato che avete fatto solo una data..come dovremmo vederci noi?Comunque lascia stare…”disse correndo da Andreas.

Il moro nascose i suoi occhi dietro una scura mascherina.

“Maledetta America..”sussurrò.

Eppure il più giovane continente era pronto ad accoglierli nel migliore dei modi.

Spiagge gremite di donzelle in costume con fisici esagerati, posti incantevoli e lussuosi che rispondevano ad ogni loro esigenza e soprattutto soldi, soldi, soldi…tanti soldi. Era questo che da un anno a questa parte aveva reso David così frenetico e agitato, spendendo migliaia di euro soltanto al telefono per prendere qualche appuntamento che gli avrebbe fruttato milioni di euro e poi sempre di più.

Lui per i suoi ragazzi aveva dato tutto e adesso il loro sogno era quasi sul punto di avverarsi completamente e i suoi ragazzi non avevano intenzione di arrendersi. Il tour in Europa era stato un enorme successo: Italia, Francia, Spagna, Germania..erano tutte ai loro piedi.

Emy dall’arrivo non si era più avvicinata al moro che le aveva inviato flebili sorrisi durante il tragitto, gli stessi che lei aveva rifiutato categoricamente sorridendo al contrario a Tom o ad Andreas.

“Cos’hai?”gli chiese Tom scendendo dalla macchina.

“No, niente..sono solo un po’ stanco..stasera usciamo?”

“Si, ho il nome di un localino niente male, belle pupe, fumo, alcool..magico!”si allontanò facendogli l’occhiolino.

Belle pupe,alcool,fumo…che c’è di meglio?

Cazzo Bill, ti stai riducendo come un puttaniere..e la cosa peggiore è che nessuno lo saprà mai credendoti un angioletto..

Ad un certo punto sentì una mano posarsi sulla sua spalle mentre afferrava la chiave della camera e si girò.

“Scusa per prima”gli disse la moretta aggiustandosi gli occhiali.

“Non fa niente…non fa niente”disse Bill andando verso l’ascensore.

Lei lo seguì, sapeva che c’era qualcosa che non andava, sapeva che c’era qualcosa che le stava nascondendo.

“Bill..cosa c’è?”insistette seguendolo con lo zaino in spalla fino all’ascensore.

“Niente, che vuoi fare stasera?”

“Ho sentito che siete già ben organizzati, credo che resterò a riposarmi in albergo”ammise un po’ a malincuore.

“Usciamo insieme…non voglio che resti qui”

“Ma scherzi?No..tu hai bisogno anche un po’ di divertimento..ti annoierai con me..”

Il moro le lanciò uno sguardo compromettente che la fece scoppiare a ridere.

“Ok..ok..”

“Hot Dog e caramelle?”dissero in coro girandosi l’uno verso l’altra con il dito puntato, poi si misero a ridere.

“Voi due avete problemi..”disse il rasta superandoli e scuotendo la testa.

“Smettila scemo..”disse Emy zittendolo.

“Tappina per favore stai zitta”rispose lui aprendo la porta della sua camera.

“Tom,lo sai che non ti conviene farmi arrabbiare..”disse Emy avvicinandosi con uno sguardo allarmante.

Il rasta cominciò ad allonanarsi piano da lei sorridendo fino a quando non si misero a correre scomparendo in fondo al corridoio.

Bill e Andreas riuscirono solo a sentire le risate fermate da un tonfo.

“Che cazzo hanno fatto?”dissero spaventati.

Corsero in fondo al corridoio e trovarono il rasta sopra il carello della donna delle pulizie ed Emy a terra con la testa dolorante e un paio di asciugamani a terra.

“Che cazzo avete da ridere?”domandò il rasta ai due.

“Ahahaha…dovremmo farvi una foto…siete due emeriti coglioni..vieni”disse il moro tendendo una mano ad Emy.

“Grazie”disse lei rialzandosi “Cazzo che male alla testa, ho sbattuto in questa merda per colpa tua..”

“Lascia perdere moretta..non è giornata..”

“Ah già, stasera non potrai fare i tuoi porci comodi”

“Stasera a fare i miei porci comodi ci viene anche l’angioletto Bill..ah volevo informarti che in questi mesi si è fatto il doppio delle mie ragazze…byee..”disse andandosene con Andreas.

Emy cercò lo sguardo del suo Bill, ma non lo trovò. Al suo posto due occhi color nocciola spaventati e sgranati la catturarono.

“E’ vero?”

Il moro non rispose, lei lo superò velocemente e chiuse con un grosso tonfo la porta della sua stanza.

Si guardò attorno, non avevo mai visto niente di tanto lussuoso visto che il massimo che era riuscita a raggiungere, era stato pagare un albergo a quattro stelle in Francia e con quella stanza non esisteva nemmeno un paragone.

Un grande atrio ospitava la sua unica e grande valigia rosa con il suo zaino viola accanto. Prese la rincorsa e si lanciò di peso sopra il letto matrimoniale color del fuoco massaggiandosi la testa nel punto in cui aveva appena sbattuto, ripensò a quello che le aveva detto Tom…su come Bill si intratteneva durante le sue notti solitarie e più ci pensava e più non riusciva a crederci.

Sentì il cellulare tremare sul letto e lo afferrò.

Le era appena arrivato un messaggio di Bill, aprì quella bustina colorata e lesse:

-Sono confuso, devi aiutarmi, solo tu puoi farlo-

Appoggiò il telefono sul petto stringendolo forte, dopotutto era il suo Bill non poteva non aiutarlo.

Da sempre lo aveva tenuto stretto a sé grazie al suo carattere forte, deciso ma gentile, paziente, conquistando la sua fiducia, passo per passo. Lei era stata sempre accanto a lui: il ragazzo strano e la secchiona bruttina.

Sì era così che li chiamavano quando passavano nei corridoi della scuola, insieme al rasta figo e il biondo asociale, insomma un quartetto che sicuramente non passava inosservato, anche se quello che vinceva in fatto di rapporti umani era Tom, aveva sempre conquistato migliaia di ragazzine che a volte invidiavano Emy soltanto perché passava tutto il suo tempo a litigarci. C’era stato un periodo della sua vita dove addirittura aveva sentito una certa attrazione fisica per il rasta, che era stata subito cancellata da un’astuta riflessione rispetto alle sue capacità intellettive, non che sia stato mai stupido, anzi, era troppo furbo per i suoi gusti, ma poi aveva capito che non ce l’avrebbe mai fatta…lei..la ragazza della porta accanto, la loro migliore amica, un po’ bassina, magrolina e forse un fiore che doveva ancora sbocciare o che forse non lo avrebbe mai fatto.

Il rumore di una mano sulla porta la fece ritornare al presente, domandò chi fosse e Bill rispose.

“Posso entrare?”le chiese con un cappellino nero sul viso struccato.

“Vieni…”acconsentì lei spostandosi dall’entrata.

“Carina la tua stanza”

“Grazie”

“Dai Emy..non te la sarai mica presa..dopotutto siamo troppo amici per essere geloso l’uno dell’altra..”disse accarezzandole il viso.

Guardò quegli occhi così chiari perdersi nei suoi, le tolse gli occhiali da vista e li posò sul tavolino di legno accanto al divano.

“Perché non ti fai le lentine?”

“Le ho già, sembro un maiale..”disse lei rimettendosi gli occhiali.

“Non dire stronzate, stai benissimo..”

Emy arrossì violentemente e si lasciò coprire il volto dai lunghi capelli neri, ormai rischiarati dal sole.

“Comunque io non ho dimenticato quando mi fidanzaii con Kevin, quando mi telefonavi quasi dieci volte al giorno per sapere se ero con lui e cosa facevo…”rispose aprendo la valigia, non riuscì a scorgere lo sguardo del moro ma avrebbe potuto scommettere che l’aveva messo k.o.

“E’ successo tre anni fa…ero appena arrivato al successo, ero troppo apprensivo”

“Vuoi dirmi che ora sei cambiato?”

“Si..voglio trovare una ragazza ma non ci riesco, è in questo che devi aiutarmi…”disse avvicinandosi a lei, prese le mani fra le sue “Aiutami a fidarmi di un sorriso sincero…fammi capire che non tutti sono lì fuori per tradirmi o per approfittare della mia fama, fammi capire che c’è qualcuna che vuole conoscere solo Bill, ti prego”

Emy lo guardò negli occhi, ancora loro, magici incantatori di un mondo parallelo.

“Lo farò”.

Ti starò accanto,come ho sempre fatto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° ***


CAPITOLO 3°

Quando Bill uscì dalla porta della sua stanza saltellando, Emy sorrise.

Non era cambiato, nemmeno di una virgola, era sempre lui, il solito bimbo capriccioso e romantico.

Tolse ogni panno che copriva il suo corpicino mai svelato fino in fondo a nessuno e si mise sotto la doccia. L’acqua calda scorreva veloce mentre Emy sognava di essere chissà dove con il suo principe azzurro, poi sentì qualcuno bussare nuovamente alla porta.

“Chi cazzo è a quest’ora?”chiese cercando a fatica gli occhiali che aveva messo sul lavandino.

Li trovò, li indossò e girò intorno alla vita un asciugamano bianca e corta, poi si lamentò perché lei non era una di quelle signorina dei video di 50 Cent e che potevano anche farla più grande.

“Chi è?”

“Sono Andrè”

La moretta aprì subito la porta facendolo entrare, quante volte si erano visti nudi nemmeno loro lo sapevano, ma era scontato che a nessuno dei due facesse effetto.

“Carina la tua reggia, eh?”

“Si, sono rimasta di sasso appena sono entrata, cazzo Andrè siamo in un posto da sogno!!”

“A Parigi ci siamo divertiti da matti, verrai stasera vero?”domandò mentre Emy si appoggiava sul letto, ancora tutta bagnata.

“Non lo so, sinceramente Bill mi aveva proposto di andare a fare un giro da soli mentre voi vi divertite” disse enfatizzando l’ultima parola con delle virgolette animate.

Il biondo scoppiò a ridere, si avvicinò e le scompigliò i capelli bagnati.

“Non mi combinare casini con Bill, capito?”

“Che casini scusa?”disse rincorrendolo verso l’uscita.

Ma il biondino le fece l’occhiolino e sparì dentro la stanza che stava di fronte alla sua.

Ma che cacchio vuole Andrè..non solo và a divertirsi dopo che Layla l’ha appena mollato..a parte tutte quelle corna che aveva quella povera ragazza!!!E adesso mi viene a raccontare di non far casini con il MIO migliore amico..incredibile…

Alzò gli occhi al cielo, si tolse l’asciugamano e si rinfilò sotto la doccia.

Appena passò sui capelli lo shampoo sentì bussare nuovamente, sbuffò e uscì dal bagno.

“Chi cazzo è adesso…”disse aprendo scocciata.

“Ciao scema…wow è una nuova pettinatura?”chiese divertito indicando i capelli ancora pieni di schiuma.

“Ah….ah…..ah…”rispose le sarcastica.”No si chiama shampoo e che tu….vabè”disse indicando i rasta raccolti nel cappellino bianco”..tu non sai nemmeno cos’è..”scherzò lei.

“Avevo dimenticato il tuo stupido sarcasmo..allora che fai con un vestito così corto?Ti sei convertita al bonismo?”

“Non credo proprio e comunque è un asciugamano, ma che te lo dico a fare, la differenza non la sai mica..quando le tue..”

“Bla, bla, bla…risparmiami i tuoi soliti racconti moralisti..volevo sapere come stavi..”le chiese Tom diventando serio.

“Non mi vedi?”disse le indicando sé stessa.

Il rasta la guardò dall’altro in basso.

Con gli occhiali non aveva mai notato che i suoi occhi fossero così belli, ma soprattutto non aveva mai visto un fisico tanto piccolo e aggraziato che corrispondesse al nome di Emy.

“Per caso sei ricorsa alla chirurgia plastica?”le chiese.

“NO!”esclamò lei sbattendogli la porta in faccia.

“Emy..dai..scherzavo!!”continuò a ripetere da dietro la porta.

“Ci vediamo più tardi, Tom..” disse congedandolo con un sorriso tra sé e sé.

Il moro collegò le casse al suo i-pod mettendo su l’album dei Coldplay, che adorava. Tra un vestito e l’altro ballicchiava cantando qualche stupida parola del suo inglese inventato sul momento, come faceva ai concerti e alla fine suo fratello gli ripeteva continuamente che la sua pronuncia faceva pena e che aveva inventato una nuova lingua : il Tedese!

Guardò l’orologio, era già in ritardo quando sentì suo fratello sbattere inconfondibilmente le mani sulla porta.

“Che vuoi Tom?”urlò.

“Noi stiamo andando, allora non vieni?”

“No, esco con Emy..non voglio lasciarla sola”

“Peccato, c’era quella che ti piaceva tanto..”

“Ma chi?”

“Helen, quella che ti sei scopato quattro sere di seguito quando siamo venuti in America a Maggio”

Il moro aprì la porta spazientito.

“Sei pazzo?Vuoi farlo sentire a tutto l’Hotel?”

Vide i ragazzi che lo guardavano sorridendo, quando si accorse di essere solo in boxer.

“Che avete da guardare..brutti maniaci gay..”cercò di giustificarsi coprendosi con una mano sul davanzale.

“Vabè allora ti lascio alla tua seratina romantica sbarra noiosissima con quella ragazza che non te la darà mai!!!”

“Non mi serve che me la dia, è una cosa chiamata amicizia la nostra”

“Ok nonnetto, a domani, andiamo ragazzi..”disse il rasta, tutti gli obbedirono aumentando il passo e sparirono in fondo al corridoio svoltando a destra. In quello stesso momento Bill sentì una porta aprirsi e vede Emy toccarsi gli occhi e stropicciarseli di continuo, cercando di trovare la chiave della porta.

“Giochi a mosca cieca?”le domandò.

Emy si girò di scattò spaventandosi, poi lo mise a fuoco.

“Cazzo mi hai fatto paura..”disse chiudendo la stanza”Ma sei ancora così..”

“E dai aiutami a vestirmi”disse tirandola dentro la stanza con una mano.”Hai messo le lenti!!”

“L’ho fatto per te, così ti accorgi che sono un vero maiale..”disse la moretta sedendosi sul letto.

“Invece no, sei carinissima..farai colpo stasera”

“Quando vedranno te scapperanno, quindi non c’è questo pericolo.”

Il moro si girò verso di lei lanciandole un cattivo ed intenso sguardo e appoggiando le mani sui fianchi magri.

“Ok, scherzavo..dai vestiti che mi fai impressione di quanto sei magro, dovresti mettere su qualche chiletto..”

Ma che cazzo dici Emy, non lo vedi che è perfetto?

Bill si girò di scatto toccandosi il ventre piatto, le lanciò uno sguardo da bimbo e allungò il labbro inferiore verso l’alto.

Non ti azzardare a girarti sai..no..no…ti prego..i boxer neri no!!

“E va bene, stai benissimo…su metti questo..questo e questo”disse Emy prendendo tre cose a caso dalla valigia.

“Fantastico!!!Hai ragione..non ci avevo mica pensato a questo abbinamento..”

“L’ho fatto solo perché ho fame”scherzò lei.

Lo aspettò per circa tre quarti d’ora.

Si stirò sul letto, guardò la tv, controllò allo specchio che fosse tutto a posto. Quella sera aveva voglia di fare qualcosa di insolito così si legò i lunghi capelli in uno chignon che incastrò con una stecca di legno, aveva messo i jeans nuovi, quelli che le aveva regalato sua madre qualche giorno fa, strettissimi e bellissimi, poi aveva terminato il tutto con una t-shirt bianca e le solite converse di pelle dello stesso colore.

“Fatto!!”disse il moro aprendo la porta.

Emy non riuscì a trattenere le labbra che si spalancarono per qualche secondo.

“Sto davvero così male..”chiese Bill avvicinandosi a lei per chiuderle la bocca.

“Oh no..va bene dai andiamo”disse velocemente prendendolo per mano.

Emy era sicura che in quella serata d’Agosto avrebbe sentito caldo, molto caldo.

Alcune parti che sono in corsivo, a volte rivelano i pensieri di alcuni personaggi, spero siate attenti anche a questi particolari^^ Baci.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4° ***


CAPITOLO 4°

Salirono in macchina, accompagnati esclusivamente da Saki e da un’autista che conosceva New York alla perfezione.

Emy non conosceva la destinazione, ma quando si fermarono davanti a quel grande grattacielo colorato, rimase a bocca aperta.

“Ho prenotato un tavolo al sessantesimo piano, spero che tu non abbia paura..basta non guardare giù..”disse il moro per rassicurarla, sapendo che entrambi soffrivano di vertigini.

“Se lo dici tu grande capo…”scherzò lei.

Saki gli fece strada, aprendo un gigantesco portone di vetro che racchiudeva la magica essenza di quel luogo ornato da apparecchi moderni ma in armonia tra loro come se fosse nato tutto come era stato costruito passo per passo, presero l’ascensore e cominciarono a salire, i numeri pian piano aumentavano sotto la vista di Emy che tremava sempre più.

“Ehi..”

“Eh?Cosa?Hai detto qualcosa?”gli chiese girandosi di scatto.

“Hai paura?Se vuoi non andiamo più…”

“No, no è che sai..questo ascensore trasparente non è che metta al proprio agio”

Saki sorrise e annuì, la appoggiava pienamente, ad ogni sua parola, forse perché era una delle poche ragazze che faceva stare Bill veramente bene.

“Siamo arrivati ragazzi..”disse Saki “Mi hanno dato la numero sessantratrè..ah eccola..”disse inforcando la chiave nella serratura, ci fu uno scatto e la porta si aprì. Una suite in piena regola li attendeva, con camerieri attorno al tavolo e una meravigliosa vista sulla città.

“Bill è fantastico!!”

“Te l’avevo detto..con me non c’è niente che sia fantastico..”

“Dovevi proprio ricordarmelo eh?”sussurrò Emy.

“Cosa?”le chiese il moro.

“No niente..dicevo…sediamoci..”

“Si si…scegliamo così se ne andranno”le sussurrò il moro indicando i camerieri con lo sguardo.

Uno allontanò la sedia per fare accomodare Emy e un altro fece lo stesso con Bill.

“Io starò qui davanti, per qualsiasi cosa chiamate”disse Saki.

“Si ok…ok…”annuì Bill, quasi scocciato di quella routine così noiosa per ogni movimento sbagliato che faceva o per ogni cosa fuori programma.

“Per me va bene il menù italiano..”disse Emy con un sorriso.

“Anche per me” la seguì Bill.

“Benissimo signori, grazie per aver scelto il nostro ristorante.”disse un uomo con la giacca nera chiudendosi la porta alle spalle.

Il moro la guardò negli occhi e le sorrise, era così carina quella sera che quasi non l’aveva riconosciuta quando era uscita dalla sua stanza.

“Non ci posso credere che siamo insieme..qua..in questo posto stupendo..e mi dispiace averti fatto dividere dai ragazzi..”

“Stai scherzando?Non fa niente, ci aspetta un mese di divertimento…avrò un sacco di tempo per stare con loro ma non per stare con te..un po’ soli come i vecchi tempi”

Allungò la sua mano e la posò sopra quella di Emy, che arrossì immediatamente.

Cazzo, cazzo, cazzissimo…adesso che faccio…reeeespira Emy…noooo arrossire ti prego..no,no,no,no!!

“Che fai arrossisci se ti tengo la mano?”scherzò lui con un sorriso.

Ecco merda, ma perché non va una cosa come voglio io?

“No ma che…sento caldo”mentì la moretta.

“Effettivamente c’è caldo..” le rispose togliendo il giacchetta di pelle nera e svelando una maglia rosso fuoco.

Il rosso gli aveva sempre donato, in contrasto con quel suo fare così grottesco e tetro, quel rosso passione risvegliava la sua bellezza e faceva risaltare anche la piccola malinconia che aleggiava nel suo sguardo.

“Sto pensando di farmi i capelli di un colore diverso, tu che dici?”gli domandò.

“A me piacerebbe che li lasciassi del tuo colore naturale”

“Scherzi? Quel biondo da oca..così occhi azzurri, capelli biondi e poi posso fare la pubblicità dei cosmetici..”scherzò lei.

Bill scoppiò in una risata e le lanciò un pezzetto di pane.

“Smettila..ti starebbero bene, lo sai..”

“Bene?Allora lascia anche tu il tuo colore naturale..”

Ecco lo sguardo che farebbe cadere ogni donna.

Ecco il sopracciglio destro alzato che fa scomparire ogni certezza nella vita di ognuna.

Eccolo il Bill che fa morire tutte le ragazzine solo con un’occhiata.

“Non mi fare quello sguardo..lo sai che staresti bene..”

“Se..magari mi faccio i rasta così sembro Tom..”

“Cosa vorresti dire?E’ carino tuo fratello”

“Ah..bene!!!Passiamo alle confessioni adolescenziali!!”disse con un sorriso.

“Ma dai..l’hai sempre saputo che mi piace fisicamente..”

“Allora perché non ti piaccio anche io?”le chiese provocandola.

No infatti non è che mi piaci…impazzisco soltanto per te…che vuoi che sia..

“Ehm…perché..perchè tu sei diverso..tu sei..boh..”

L’arrivo del cameriere la salvò in calcio d’angolo e subito dopo Bill sembrò non ricordarsi più di quello di cui stavano parlando anche se, per tutta la cena ebbe un sorrisetto malizioso stampato in viso.

Tutto andò per il meglio tranne per la maglia bianca di Emy che fu macchiata dalla torta al ciccolato che aveva mangiato con troppa allegria.

“Sei una frana..”le disse Bill indicando la macchia.

“La smetti di scompisciarti e mi aiuti? Dove sono sporca oltre qui…controlla per favore”disse girandosi.

“Come puoi essere sporca sulle spalle se hai la bocca davanti?”scherzò il moro.

“Forse perché qualcuno ha creato una fionda con il cucchiaio?”

Il moro scoppiò a ridere roteando gli occhi verso il soffito, poi si alzò e la invitò ad andare con lui.

“Dove mi porti?”

“Vieni con me e smettila di fare la curiosa”

Emy annuì e gli sorrise, vide la sua figura alta e ben delineata muoversi davanti a lei e farle strada verso una porta segreta dentro la stanza.

“Cos’è?”gli chiese ma quando Bill la guardò male sorrise.”Ok,avevo promesso..”

In verità quando la porta si aprì, svelò un lussuoso ascensore con moquette e pareti di vero velluto nero e rosso dove entrarono.

Emy sentì i loro corpi salire verso l’alto e inoltrarsi verso il cielo della notte, quando i suoi occhi si fissarono su quelli di Bill, lo vide sorridente mentre la guardava, poi si avvicinò e le sfiorò la guancia con le labbra, così leggere, così fresche..labbra che aveva sempre sognato sulle sue, labbra che avevano rincorso i suoi sogni e che poi erano scappate via dalla sua immaginazione scacciate dal pensiero che Bill era e sarebbe sempre stato soltanto un amico.

Din.

Il rumore dell’ascensore li riportò alla realtà.

Entrambi si sorrisero, Bill prese Emy per mano e la portò sulla terrazza che era apparsa ai loro occhi.

Il luogo era completamente deserto, abbandonato a differenza della parte opposta in cui era stato costruito un ristorante.

Soltanto la luce della luna, ancora al primo quarto della sua nuova vita, illuminava i loro visi.

Emy riusciva a distinguere soltanto il luccichio degli occhi del moro guardarla forte.

Secondo me non ha capito che così un giorno o l’altro mi farà collassare al suolo..

“Ti piace?”le domandò abbracciandola.

“E’ fantastico..ci sediamo?”propose lei.

Il moro annuì anche se in terra gli faceva un po’ senso, quasi quanto ad una donna.

Per un attimo guardò tutti quei grattacieli davanti a loro e pensò alle milioni di persone che in quel momento stavano forse dormendo, forse ballando, forse cantando o forse semplicemente vivendo.

“Allora..qual’è il problema,Bill?”chiese lei arrivando al punto.

Il moro la guardò sorpreso per quella domanda arrivata troppo in fretta, troppo velocemente…lasciò che i capelli di un nero ormai corvino gli corpissero gli occhi e il sorriso amaro nato fra le sue labbra.

“Non riesco più a fidarmi della gente, Emy, è difficile..quando vedo quei sorrisi da parte di tutte quelle ragazze che si aspettano soltanto uno sguardo da me..tutto questo potere, tutta questa importanza io non la merito..”le confessò.

La moretta guardò i suoi occhi che cominciavano a farsi più lucidi che mai e gli strinse la mano.

“Ti aiuterò io, troveremo una ragazza, te lo giuro..ma devi promettermi che la smetterai di farti tanti problemi, tu sei bello, ricco, sei una persona speciale..”

“E’ proprio questo il problema..la gente pensa a me soltanto perché sono ricco e bello, non c’è nessuno che ascolta fino al cuore le mie canzoni, le mie parole..sono costretto a stringere la mano in 20 minuti a venti ragazze di cui non conosco nulla mentre sento il loro cuore battere così forte..mentre a me non succede niente..capisci…è difficile..”

“Sei uno scemo..vedi? Ti faccio un esempio, io ti conosco..ho scoperto che persona sei e nonostante tutto sono ancora vicino a te..”scherzò la moretta.

Bill sorrise e l’abbracciò forte.

“Non so come farei se tu non esistessi..”

Le baciò la fronte e la tenne stretta fra le sue braccia.

Emy sorrise sentendo finalmente quell’emozione che ricercava da tanto tempo, ma nello stesso attimo una lacrima le solcò il viso, quello che non sapeva era semplicemente se quella lacrima fosse di tristezza o di felicità.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5° ***


CAPITOLO 5°

Dalla parte completamente opposta della città i quattro ragazzi erano andati a divertirsi in uno strip-club dove Georg e Tom erano andati su di giri in tutti i sensi alla vista delle ballerine seminude che ballavano attorno a dei pali illuminati d’oro e d’argento.

Gustav continuava a scuotere la testa e a ridere con Andreas che lasciava andare commenti acidi sull’astinenza secolare dei due.

“Ma da quant’è che non fanno sesso ?”domandò al batterista.

“Tom credo che prima di partire si sia visto con una..e Georg..beh lui fa tutto il figo ma alla fine non finisce mai quello che inizia..”

“Due cretinetti insomma..” disse il biondo con superbia, poi si alzò e andò verso di loro “Vi faccio vedere io come si fa..”disse con tono di sfida.

Si avvicinò alla prima ballerina che ballava su un cubo nero e bianco, la fede scendere come un cavaliere tendendole la mano per poi perdersi con lei in un ballo decisamente ed estremamente hot.

“Hai capito il biondino..”disse Georg dando un colpo sul petto di Tom “Facciamogli vedere quello di cui siamo capaci rastino..su alzati da quella sedia..”

Entrambi si alzarono, visibilmente eccitati e raggiunsero due ragazze biondissime sedute al bancone, dopo nemmeno dieci minuti le presero per mano e sventolarono da lontano le chiavi delle stanze d’Hotel ad Andreas ancora occupato a cercare di persuadere quella ballerina.

A quel punto Gustav si guardò attorno trovando Tobias che gli sorrideva e si avvicinò a lui.

“Niente stasera, eh?”

“Non mi va proprio..mi porti in albergo?” chiese il batterista.

”Ma si tanto ci sono gli altri..andiamo”.

Aprì la porta e scomparirono insieme lasciando la musica assordante ai tre aspiranti provocatori provetti.

Intanto Bill stava per riportare Emy nella sua stanza con fatica, visto che a causa di qualche bicchierino di troppo, continuava a zigzagare nel corridoio, bussando ad ogni camera e scappando.

“La smetti?”le disse Bill leggermente scocciato ma divertito.

“Era buono quel cocktail..lo sai?” disse la moretta scoppiando a ridere.

"Eh si vede che era buono..però mi sa che hai un tantino esagerato, dove hai messo la chiave?”

Emy lo guardò seria per poi scoppiare a ridere un attimo dopo, infilò la mano dentro la tasca dei suoi jeans tirando fuori la chiave, Bill cercò di acchiapparla ma lei fu più veloce ad infilarla dentro gli slip rosa.

“Emy smettila dai..” disse il moro sorridendo.

“Vediamo se hai il coraggio di prenderla!!”gli urlò la moretta.

“Lo sai che ce l’ho”

“Mi toccheresti?”

“Non mi fai mica schifo..”rispose di scatto.

Emy si avvicinò a lui allungando le braccia fino al suo collo, poi chiuse gli occhi e si lasciò andare facendogli perdere l’equilibrio.

“Ma sei scema!!”urlò il moro cadendo giù per il peso improvviso della ragazza.

“Volevo provare quella sensazione”rispose lei.

“Quale sensazione?”

“Quella di essere amata…Bill…ma può essere che non l’hai ancora capito?”

“Ma cosa?”

“Niente lascia stare..”disse Emy prendendo le chiavi.

Aprì la porta e si lasciò andare sul letto a pancia in giù come un missile, rimbalzando leggermente al contatto con il materasso.

“Cosa devo capire Emy?”insistette il moro.

Lo sentì avvicinarsi, si sedette accanto a lei e con una mano iniziò ad accarezzarle la schiena.

Lei chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla sua voce fino a cadere fra le braccia di Morfeo.

“Che piccola deficiente..”sussurrò Bill scuotendo la testa.

La afferrò e la trascinò sotto le coperte togliendole i jeans, la maglietta e le scarpe, attento a non entrare nei suoi sogni …poi si stese accanto a lei e la osservò per qualche minuto perdendosi in un universo parallelo che era riuscito a catturarlo.

Gli batteva il cuore.

Era con Emy e gli batteva forte il cuore.

Come d’istinto le guardò le labbra, belle e carnose come le aveva sempre avute.

Belle e carnose come quando la vide per la prima volta baciare il suo primo amore.

Belle e carnose quando comprò insieme a lei il primo lucidalabbra.

Lo attrassero come due calamite, lui si avvicinò anche se tentava di allontanarsi ma più lo faceva, più veniva attratto. Si lasciò andare al rumore del suo cuore e poggiò le labbra sopra quelle della ragazza, una scarica elettrica lo percorse immediatamente e si dovette staccare.

“Che cazz..” disse accarezzando le sue labbra.

Si alzò e uscì dalla sua stanza.

Cosa gli era passato per la testa?

Era così disperato da credersi innamorato della sua migliore amica?

Amore e amicizia non si confondono Bill…non si confondono per nessuno motivo..

La mattina dopo furono dei rumori sospetti troppo vicini a lui a svegliarlo e quando aprì gli occhi come due fessure riuscì a distinguere la sagoma di Emy muoversi con un vassoio in mano.

“Buongiorno!!” disse accorgendosi del risveglio.

“Ciao..ma che succede..” chiese il moro fuggendo dalle lenzuola.

“Volevo farmi perdonare per ieri sera..”

Bill ebbe un sussulto, se mai avesse ricordato quello stupido bacio, la fine della loro amicizia sarebbe stata alle porte e lui non avrebbe voluto per niente al mondo.

“Sono stato stupida a bermi quel coso, tu volevi passare una serata tranquilla e invece…”

“Non preoccuparti, è stata fantastica lo stesso”

“Beh sai che è tardi, devi fare colazione e dovete andare a fare un’intervista??Domani c’è il primo concerto, non vedo l’ora..” disse Emy stringendo una mano a Bill.

Poi si guardarono intensamente e lui le sorrise.

“Oh, scusa forse te la sto stritolando..beh io vado con Tom e Andreas a fare un po’ di casino in giro..”

“Tom non viene all’intervista?”domandò il moro seriamente sorpreso.

“Oh no, l’intervista è solo per te..”concluse la moretta facendogli l’occhiolino, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e lasciandolo nuovamente solo a pensare e perdersi nei suoi tabù più nascosti.

“Sei pronta sgorbia?” disse Tom appena la vide uscire dalla camera del fratello. “Non mi dire che…” chiese con una faccia scandalizzata, guardò Andreas e scosse la testa.

“No tranquillo, non abbiamo scopato se è questo che vuoi sapere” disse Emy prendendo lo zaino e andando verso l’ascensore.

“Ah ecco perché ero pronto a tagliarmelo immediatamente”

I due scoppiarono a ridere, poi Andreas chiese a Tom come Emy facesse a sopportarli quando facevano così, ma il biondino non si fece tanti problemi e scrollò le spalle.

“Dove andiamo?” domando la moretta ai due.

“Giù in cantina c’è un buon posto…isolato..romantico..abbiamo deciso che è il posto giusto per stuprarti..”

“La smetti di fare lo spiritoso? Non lo faresti nemmeno sotto tortura..” rispose Emy girandosi dalla parte opposta.

“Allora mi conosci…” disse il rasta abbozzando un sorriso.

Uscirono dall’ascensore uno dietro l’altro, salutarono Saki che li aspettava all’ingresso e uscirono con fatica, seminando un gruppo di fan che non accennava a scrollarsi di dosso.

Emy era riuscita a mettere i capelli dentro un cappellino da baseball, lo faceva in continuazione da piccola per sembrare un maschio e giocare con loro, non aveva mai amato le bambole tant’è che incontrò Bill scontrandosi con lui dentro una pozzanghera, l’una aveva incolpato l’altro, si erano scambiati vicendevolmente calci e pugni fino a quando il berretto di Emy non era andato via e il moro aveva scoperto che era una ragazza.

Così le fan americane avevano semplicemente urlato perché avevano riconosciuto Tom e Andreas mentre lei sorrideva soddisfatta dietro i suoi giganteschi occhiali da sole.

“Tanto prima o poi ti scopriranno, ti salteranno addosso, ti rapiranno e chiederanno un riscatto in natura ai ragazzi..”ipotizzò Andreas.

“A me va benissimo..basta che non me la ridanno indietro, le pago gratis in natura..”scherzò il rasta.

“Che gesto generoso..” rispose la mora sarcastica.

“Ma quando la smetterete di litigare voi tre?”domandò Saki aggiustandosi gli occhiali.

“Quando Emy smetterà di esistere..” rispose immediatamente il rasta, poi la guardò negli occhi e capì che c’era qualcosa che non andava oltre le loro litigate, c’era qualcos’altro che la faceva stare male, si avvicinò e l’abbracciò “Dai piccola non te la prendere..”

Lei si girò sorpresa, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.

“Cos’hanno fatto al vero Tom? Gli alieni sono venuti a trovarti stanotte?”

Tutti scoppiarono a ridere, così il rasta le strappò via il cappellino e scappò qualche metro più in là.

“Stronzo!!”urlò Emy toccando i capelli che erano già andati giù fino a metà schiena.

Cominciò a correre per inseguirlo ma più lo faceva, più non riusciva. Quando lo afferrò per la maglietta, il rasta alzò il cappellino in aria sicuro che la ragazza non ci sarebbe mai arrivata a causa della sua statura non troppo sviluppata.

“Dai Tom…lo sai che sono guai anche per te se ci vedono così..”

“Che mi importa?In effetti hai ragione, capirebbero che me la faccio anche con i cessi..no, no tieni..” disse restituendole il cappello.

“Ecco bravo..”

“Ecco la tappa di oggi, un negozio dell’usato dove comprare mille cose..” disse Andreas interrompendo la loro terribile discussione.

Che gran coglione, adesso te la farò pagare Tom..stanne certo..

“Che succede Emy?” le chiese Saki mettendole una mano intorno al collo.

“No, niente…è che a volte Tom esagera e non se ne accorge..”

“Non te la prendere piccola, lo sai com’è..fa il cretino ma in fondo ti vuole un gran bene..”

“Si lo so, ma a volte è difficile stargli dietro, Andreas non mi prende in giro fino a questo punto..”confessò la moretta un po’ giù.

“Ha un carattere diverso, più Tom fa così, più ti vuole bene..su entriamo a comprare qualcosa!!” le disse il bodyguard incoraggiandola.

“Ok…ah, Saki…grazie” disse con un sorriso prima di entrare nel negozio.

Si guardò intorno e trovò i due biondini davanti ai camerini con dei vestiti osceni in mano mentre ridevano guardandosi allo specchio.

Tom aveva indossato dei pantaloni stretti sulle coscie e larghi sul polpaccio con una camicia piena di fiori hawaiani mentre Andreas aveva legato i suoi capelli biondissimi con una bandana.

“Mamma mia, non vorrei essere una vostra fan e guardarvi vestiti in questo modo ma una foto ci sta…”disse la mora uscendo fuori dalla borsa la macchina fotografica.

“Ehm…”disse avvicinandosi a una commessa..”Can you take us a photo?”

La ragazza sorrise alla vista dei tre svitati, guardando particolarmente Tom che si leccò il piercing.

“Cazzo è una bomba quella ragazza…”sussurrò ad Andreas che annuì.

“La smettete di fare quelli che non vedono donne da anni?”

“La smetti di fare quella che non fa sesso da anni, cioè di essere come sei?” urlò il rasta nel suo viso.

Ma Emy a quelle parole scoppiò in lacrime e uscì correndo dal negozio.

“Sei un cretino, Tom..hai esagerato..”disse Andreas mentre cominciò a correre per seguirla.”Saki hai visto Emy?”

“No,perché?”

“E’ scappata via..Tom ha fatto le sue solite stupide battute..”

“Digli di uscire e andiamo a cercarla,subito!!” urlò Saki.

Nello stesso attimo Emy incrociò il suo sguardo appena girato l’angolo e cambiò direzione, Andreas la vide e cominciò a correre.

“Emy!!!Emy fermati!!”le urlò dietro ma lei accennava a fermarsi, era stata sempre più veloce di lui.

La moretta girò l’angolo e si ritrovò in una strada buia attorniata da tre ragazzi.

“Ehi..”le dissero accerchiandola.

“Ahhhh..lasciatemi andare…lasciatemiiii…”urlò mentre i ragazzi la tenevano ferma.

La sbatterono a muro, togliendole la giacchetta, cominciarono a baciarla sul collo mentre Emy si dimenava gridando aiuto anche se nemmeno l’ombra di qualcuno si avvicinava alla sua speranza di libersarsi da quei tre malviventi.

Chiuse gli occhi e pregò, nello stesso attimo sentì due dei tre ragazzi cadere a terra stesi a terra da Tom e Andreas. Poco dopo arrivò Saki che li allontanò immediatamente con qualche calcio, vista la loro insistenza.

La moretta corse incontro a Tom scoppiando a piangere, lui la prese fra le braccia stringendola forte.

”Scusa piccola, scusami tanto..” disse lasciandole un piccolo e timido bacio fra i capelli.

Emy si scostò dalla sua maglia e gli diede un bacio in guancia.

“Scusatemi voi..non dovevo allontanarmi”disse asciugando le lacrime.

Andreas si avvicinò a lei coccolandola un po’, la prese per mano e si allontanarono insieme verso l’Hotel.

“Non capisco proprio perché sia corsa da te..”disse Saki.

“No, nemmeno io..sono stato uno stronzo ok..però..valle a capire le donne..”

“Quando lo saprà tuo fratello saranno guai, lo sai vero?”

“Non me lo ricordare..” disse il rasta.

Si alzò i pantaloni ed entrò in Hotel pronto a sentire le lamentele del moro, lo vide seduto in uno dei divanetti della hall con uno sguardo lacerante verso di lui. Emy continuava a parlargli ma lui sembrava non ascoltarla.

“Che cazzo ti è saltato in mente?” disse spingendo Tom leggermente indietro.

“Le ho chiesto scusa, non è il caso che facciamo queste scene davanti a tutti..”

“Infatti ne riparliamo dopo..” promise Bill prendendo Emy per mano e portandola via.

Il rasta si avvicinò alla reception per prendere la chiave ma il ragazzo gli fece l’occhiolino, le nuove prede erano già su ad aspettarli.

Il moro aprì la sua camera e buttò le chiavi sul tavolino.

Rimase immobilizzato quando si accorse della ragazza che lo abbracciò di sorpresa da dietro completamente nuda.

“Chi cazzo…rivestiti!!”le ordinò tirandole dei vestiti addosso, lei capì, fece una strana smorfia e se ne andò.

Bill guardò Emy.

Il suo sguardo glaciale fece ghiacciare completamente il sangue nelle vene, cercò di accarezzarla ma lei scappò via dalle sue mani e lui non la rincorse.

Aveva bisogno di stare da sola.

Aveva bisogno di rirprendersi da quella storia e lui non poteva aiutarla.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6° ***


CAPITOLO 6°

Tom uscì dalla sua stanza qualche minuto prima del consueto appuntamento per uno strano servizio fotografico dirigendosi verso la stanza di Emy.

Bussò più volte fin quando la moretta non gli aprì.

“Che vuoi?”gli chiese scocciata.

“Posso entrare?” chiese lui a testa bassa, poi si leccò le labbra e la guardò negli occhi.

Emy si scansò e chiuse la porta.

Il rasta guardò la miriade di fazzoletti di carta che stavano arrotolati sul tavolo e quando Emy se ne accorse non tardò a toglierli in modo immediato.

“Volevo chiederti come stavi..per quello..sì insomma..è successo tutto per colpa mia..”

“No, se non me la fossi presa così tanto non sarebbe successo niente..”

Lo sguardo della mora scappava da quegli occhi color nocciola che scorsero alcuni graffi sul suo collo. Tom le sfiorò la pelle con la punta delle dita e le fece nascere uno strano brivido che le si propagò velocemente per tutto il corpo facendole venire la pelle d’oca.

“Erano dei bastardi, non credevo che arrivassero fino a questo punto..comunque ti ho portato questo..” disse uscendo un pacchettino azzurro dal suo zaino.

“Cos’è?” chiese Emy curiosa.

“Aprilo”

Lo prese in mano e lo scartò, era un topolino grigio con un piercing al labbro che sicuramente aveva messo lui. Lei sorrise imbarazzata, apoggiò le mani alle spalle del rasta e lo baciò sulla guancia.

“Perdonato..lo sai che comunque è vero che ci somigli?”

“Scema..” disse lui abbracciandola.

“E’ tardi, devi andare..salutami gli altri..”

“Esci con Andreas?”

“Si, fra poco andiamo un po’ in giro a comprare delle scarpe..” rispose con un sorriso.

Il rasta aprì la porta e sparì dietro essa, la moretta si avvicinò alla finestra osservando il pulmino già pronto a portarli chissà dove, strinse fra le braccia quel piccolo topo che le sorrideva e pensò che Tom in fondo era davvero dolce.

“Pssss!!”

Sentì qualcuno chiamarla ma non vide nessuno che la fissasse, fin quando non riuscì a scorgere Bill accanto alla macchina che si sbracciava come un matto per salutarla.

“Ciao” rispose lei sussurrando e sperando che lui fosse riuscito a leggere fra le sue labbra.

Il moro le sorrise e salì in macchina trovandosi davanti una ragazza bionda e bellissima.

“Mi sa che ho sbagliato macchina..” disse congedandosi.

“No,no tranquillo…io sono Mary piacere” gli rispose sorridendo.

“Oh..io sono Bill..”

“Ah eccoti Mary, ti cercavamo ancora in Hotel e tu sei già qua..ho visto che avete già fatto amicizia, lui è il vocalist del gruppo Bill” disse David con familiarità.

“Si, ci siamo appena presentati”

“Bill, lei starà con noi per un mese, ci seguirà ovunque visto che la nostra consulente è andata in maternità..”annunciò mentre gli altri ragazzi stavano per salire.

“Che bella notizia, una nuova ragazza nel gruppo ci voleva..” disse Tom facendosi già conoscere.

Gli occhi di quella ragazza penetrarono Bill come due fulmini a ciel sereno, non se l’aspettava, era salito in macchina con il sorriso timido e impacciato di Emy e adesso si ritrovava davanti a quello perfetto e sexy di questa nuova ragazza che avrebbe fatto parte della loro vita per un breve periodo, ma ci sarebbe comunque stata.

Osservò Tom e Georg già in derilio a fare le loro solite scommesse su chi e come l’avrebbe sedotta per primo, naturalmente avevano sempre perso entrambi visto che le ragazze più grandi avevano da sempre aspirato a David.

“Allora, come state?” disse verso le facce un po’ intimidite dei ragazzi.

“Assolutamente bene, l’America è stupenda” commentò Tom.

“Bene, sono contenta che vi piaccia e sono contenta di accompagnarvi, spero di poterci conoscere bene anche se il periodo sarà breve..” disse accavallando le gambe e guardando verso Bill.

Il moro mise dietro l’orecchio un ciuffo alquanto ribelle e le sorrise imbarazzato.

“Sicuramente lo faremo..” rispose Tom leccandosi le labbra.

Nel pomeriggio i ragazzi fuorno stressati da continue foto e interviste, piccole apparizioni e piccoli servizi girati in una quantità di tempo troppo ristretta, finchè David pensò che per quella giornata potesse bastare. Erano ancora tutti troppo scossi dal fuso orario e troppo stanchi per andare oltre, così decise di ritornare il albergo e lasciare loro un po’ di libertà.

Emy e Andreas interruppero la loro partita a battaglia navale quando li videro arrivare, la moretta stava per correre incontro a Bill quando lo vide parlare con un’alta e bellissima ragazza bionda.

“Andrè…ma chi cazzo è quella?”

“Sarà una giornalista..” ipotizzò lui.

“Vi sbagliate..è la nostra nuova consulente, starà con noi per l’intero mese e penso che me la farò a breve..” disse Tom sussurrando tutto ad Emy.

“Anche se mi sembra che si sia attaccata come una cozza a Bill..” continuò Georg “Ma..piccoli dettagli, quando perfezioneremo le nostre tecniche cadrà immediatamente al nostro cospetto..”

“L’importante è essere convinti ragazzi, io vado a chiamare i miei..”disse Gustav scomparendo dalla scena.

“Questi sono i due nostri migliori amici..” disse Bill avvicinandosi con Mary “Emy questa è Mary…e questo è Andreas..”

“Conoscervi è un gran piacere..nel viaggio di ritorno Bill non ha fatto che parlare di voi, soprattutto di te Emy..pensavo ci fosse del tenero fra voi due, è tanto attaccato a te..ma poi ha smentito tutto, credevo che non esistessero più le amicizie fra uomo e donna..” disse Mary fissando Emy.

“Eh no esistono ancora per fortuna e poi io non sono il tipo che fa la gatta morta con tutti..”disse la moretta quando Bill le diede una piccola gomitata sorrise a Mary facendo finta di niente.

“Infatti mi domandò come faccia tu ad essere amica di persone così famose e a non vantartene..è da ammirare..comunque se volete scusarmi vado a sistemarmi nella mia stanza..sapete dirmi dov’è la 435?”

“E’ accanto alla mia, andiamo insieme..tanto devo salire..”disse Bill.

“Perfetto” acconsentì lei.

Lasciarono i quattro amici inibiti davanti a cotanta bellezza e arroganza che naturalmente fu smorzata da uno sbuffo noioso della moretta che si lasciò andare sul divano.

“Che succede piccola..ti arrendi così?” le domandò Andreas.

“Ma di che parli?” disse lei facendo l’indifferente.

“Guarda che l’ho capito che ti piace Bill..”

Lei spalancò gli occhi verso l’amico e lui scoppiò a ridere.

“Non lo dico a nessuno, sta tranquilla”

“Allora..che si fa stasera? Io dire di andare in qualche locale a bere, siamo solo in tre..” disse Tom intristito dal fallimento sentimentale.

“E io ti sembro trasparente?”disse Emy alzandosi in piedi.

“Non hai mai bevuto, fammi il piacere”

“Comincerò a farlo…chi viene con me?”disse guardando Georg e Andreas che gli sorrisero all’istante “Bene, tu vuoi venire?”

“Che domande..certo che sì..”disse il rasta.

“Bene” disse Emy in tono di sfida.

“Bene” rispose il rasta altrettanto soddisfatto.

Ma il sorriso scomparve ben presto quando vide Bill e Mary dirigersi verso la sala ristorante, non riusciva a sopportare di vederlo con qualcun’altra e capire che si divertiva allo stesso modo di quando stava con lei. Odiava essere messa sullo stesso piano di altre, sapeva che non era così ma quando vedi l’uomo che ami che soltanto guarda qualcun’altra…sei sicura di valere meno di zero in quel momento.

Andreas la prese per mano e la trascinò fuori dall’Hotel insieme agli altri due.

“Ci dev’essere un bel locale in fondo alla strada..”disse Georg indicando un cumulo di luci verdi e rosse.

“Ah sì me l’ha detto anche il ragazzo della reception..è un luogo tranquillo dove si può bere qualcosa e ubriacarsi senza problemi..ci stiamo tutti no?”chiese Andreas ma quando trovò la risposta di tutti in un sorriso si sentì ancora meglio.

Si sedettero ad un tavolo piuttosto appartato, il locale era molto casereccio con qualche gruppo di ragazzi e ragazze sparsi qua e là che bevevano come spugne, alcuni di loro erano già sicuramente in un altro universo più che nella realtà ma tutto questo li faceva divertire.

Un cocktail dopo l’altro fece andare fuori di testa tutti e quattro, anche se Andreas e Georg guardavano divertiti il rasta e la moretta ballare al centro della pista davanti a tutti.

“Però sono forti insieme..”disse il bassista.

“Devi vedere quando si mettono a ballare attorno a Bill e lui scocciato che li manda via..non ti dico quando tutti e tre lo fanno attorno a me..”

“Ho già constatato a Ginevra le doti di Bill, è parecchio divertente..”rispose lui.

“Dai andiamo anche noi..” disse il biondo invitandolo.

“Wow Andrèèè mi sto divertendo un saccoo…woowowowowo..!!!”urlò Emy sorridendogli.

“Non esagerare” le sussurrò all’orecchio.

“Cosa??”

“Non esagerare”le ripetè.

“Non ti sento mi dispiace”le urlò prendendo per mano il rasta e portandolo via.

“Dove cazzo vanno?” chiese il biondino, si girò verso Georg ma lui era già andato all’attacco di donne e stava ballando con una biondina niente male che continuava a baciarlo sul collo. Corse incontrò ai due che ormai aveva perso di vista a causa della folla e della musica assordante che riempiva il locale, così decise di chiamare Bill.

-Pronto-

-Pronto Bill mi senti??-urlò Andreas ma poco dopo il telefono smise di funzionare, completamente scarico.

“Merda!!”urlò, ma per fortuna riuscì a vedere Tom ed Emy avvicinarsi al loro tavolo con due bicchieri in mano.”Basta Emy”disse togliendole di mano il coktail.

“Ma che cazzo stai facendo Andrè?Diglielo Tom..diglielo tu che ci stiamo divertendo..” disse barcollando a destra e a sinistra, poi arrivò al tavolo e crollò addosso al rasta già seduto.

“Si è addormentata? Ahahahah…”disse il biondino.

“Cazzo come li riporto a casa questi…”sussurrò Andreas” Hai il telefonino Tom?”

“Si cazzo, squilla da almeno un’ora..tieni” disse porgendolo.

-Pronto Tom-

-Sono Andreas, Bill vienici a prendere assieme a Saki, si sono ubriacati tutti non so come tornare a casa-

-Anche Emy?-

-Si,lei e tuo fratello stanno combinando un casino..sbrigati!!!-urlò Andreas staccando la chiamata, si girò verso i due e rimase impietrito.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7° ***


CAPITOLO 7°

“Hai visto un fantasma?” gli chiese Georg arrivando vicino a lui.

“Ehm..no, no io..quelli non sono Bill e Mary?”

“Si perché?”

“Si stanno tenendo per mano!!” esclamò sorpreso.

Si avvicinarono velocemente mentre la ragazza faceva strada a Bill, seguito da Saki e altri uomini della sicurezza.

“Bill, come va? Avete scopato eh..?”chiese il rasta urlando.

“Tom smettila di fare il cretino e vieni su..forza alzati”disse afferrandolo per un braccio.

“Ci stiamo divertendo lasciaci stare” disse la moretta ribellandosi.

“Si ha ragione lei, vatti a scopare la ragazza”

Emy e Tom si sorrisero e unirono le loro mani in un “Batti cinque” mentre Bill li osservava sconcertato.

“Non preoccuparti, sono ubriachi, li capisco..adesso dobbiamo portarli in albergo, faranno una bella dormita e domani saranno in forma”disse Mary in tutta tranquillità.

Il moro rimase sorpreso dalla calma con cui la ragazza spazzò via ogni suo dubbio, in un attimo tutto gli sembrò così semplice. Disse ad Andreas di portare via Tom aiutato da Saki mentre lui prese in braccio Emy.

“Vuoi che ti dia una mano?”chiese la biondina.

“Sta tranquilla tanto è buona..sta dormendo”disse accarezzandole i capelli.

Quando Emy aprì gli occhi non capì dove fosse ma la sbornia era quasi passata, poi sentì la voce del moro vibrare dentro il suo corpo e le sue mani accarezzarle i capelli: era in braccio a lui, sì..ma che ci faceva?

“Bill..”sussurrò.

“Shh…dormi, stiamo per arrivare in albergo, domattina dobbiamo parlare”

Cosa vuol dire quel “dobbiamo parlare” e perché questa cazzo di bionda non se ne va a quel paese?

Io odio Tom è ufficiale.

Merda sarò passata per un’alcolista con problemi di depressione adolescenziale trattino crisi d’identità per uno stupido cretino che mi ha fatto credere che con l’alcool si potesse risolvere qualcosa.

La moretta sentì una voce femminile sommessa, poi sparì.

Ascoltò Bill che canticchiava qualcosa in quel corridoio così buio per via di una lampadina appena fulminata, lo sentì aprire la porta poi il materasso sotto di lei e il solito bacio del moro sulla fronte.

“Buonanotte piccolina..”le sussurrò e se ne andò.

Ma Emy fu più veloce ad afferrargli un polso e a chiedergli di rimanere accanto a lui.

“Non posso, domani devo svegliarmi presto..dai ci vediamo domani..”

“Bill..ti prego..”

“E va bene..solo perché sei tu, ricordatelo..”le disse il moro rimproverandola con quel falso sorriso offeso.

“Bill..”

“Che c’è?” disse spegnendo la luce della stanza.

“Ti piace Mary?”

Il moro si fermò un attimo, si tolse i jeans e si stirò accanto alla sua piccola amica.

“Non lo so Emy..ormai non so più niente..”

Il cuore di Emy batteva forte prima di quella risposta poi di colpò rallentò.

Sapeva che quella ragazza aveva grandi potenzialità e possedeva le caratteristiche per piacere a Bill, ne era certa ma non poteva far altro che mettere la mano sul suo cuoricino, girarsi dalla parte opposta a quella del moro e piangere in silenzio.

Un silenzio pesante.

Un silenzio pieno di parole e di magia.

Un silenzio pieno di tristezza che invase i cuori di entrambi, perché entrambi stavano bagnando i loro cuscini ma non avevano il coraggio di denunciare la loro sofferenza al mondo…

La mattina dopo erano tutti in fermento per il primo concerto che si sarebbe svolto la sera stessa.

Emy si vestì in fretta, appena afferrò la matita qualcuno bussò alla porta.

Andreas apparve brioso e frizzante davanti ai suoi occhi.

“Oggi andiamo a fare compagnia ai ragazzi in giro per la grande mela, non sei contenta ubriacona?” le domandò apparendo accanto al suo riflesso in uno specchio attaccato alla parete.

“No..e non sono un’ubriacona, bella pupa”

“Non chiamarmi così” disse Andreas sorridendo.

“Oh sì..bella pupa, bella pupa, bella pupa” continuò a ripetere Emy “Va bene la smetto..dimmi che è successo ieri sera..”

“Hai fatto la peggior figura della tua vita..” ammise il biondo.

“Cazzo..pensavo non l’avessi visto..”

“Di che stai parlando, Emy?” domandò sorpreso.

“E va bene..Tom mi ha aiutato ma non l’abbiamo fatto apposta, lui voleva che lei andasse nella sua camera stanotte e..”

“Emy…cosa avete fatto?”

“Abbiamo riempito di nutella le lenzuola del letto di Mary, Bill ha dormito qua, così Tom avrebbe scommesso che lei sarebbe andata a bussare alla sua porta..”

Il biondino sorrise maliziosamente, adesso tutto tornava, quei sorrisi fugaci a colazione, Tom così sveglio che arriva assieme a Mary..

“Ha funzionato allora..” sentenziò.

“Yessssssssss!” disse Emy affondando il gomito verso il basso.

“Siete davvero diabolici”

”Lo so, lo so…insieme ne abbiamo fatte tante”

“Me lo ricordo e i miei capelli anche..” disse tornando serio.

La mora scoppiò a ridere buttandosi sul letto ripetendo pezzi sconnessi della stessa frase e non smettendo di ridere nemmeno per un attimo.

“Ok, quando hai finito di scompisciarti Andreas ti aspetta di sotto..”

“No, no aspetta Andrè..dai scusami ma non posso fare a meno di pensare a te con i capelli azzurri e rossi e a come ti guardarono tutti il giorno dopo..”

“Divertente, dai ora sbrigati, ci aspettano tutti..” disse smorzando i ricordi.

Emy prese la tracolla nera che gli aveva portato Bill dall’Italia, chiuse la porta a chiave e scese giù con il biondino.

Erano tutti lì ad aspettarli: Bill rideva con Natalie, Tom parlava al telefono come sempre, Georg scherzava con David e Mary e infine Gustav le sorrise appena incrociò il suo sguardo.

“Giorno Emy..” le disse mettendola di buon umore.

“Gus..come stai?”

“Bene, ma piuttosto tu..come stai..”

“Ehm…bene adesso..”

“David ti vuole parlare” sussurrò fra i denti.

“Cosa?” ripetè lei.

“David ti vuole parlare” sussurrò aiutandosi con le labbra.

“Gus ma perché parli così..”

“Emy, vorrei parlarti” disse David avvicinandosi, Gustav roteò gli occhi mentre Andreas sorrideva avendo capito tutto.

“Dimmi David..”

Il produttore allungò il braccio attorno al collo della ragazza mentre si dirigevano insieme verso la macchina.

“Sai che noi dobbiamo mantenere una certa indiscrezione, vero?”

“Si..ed è per questo che vorrei scusarmi per quello che è accaduto ieri sera, non succederà più..” disse la ragazza nascondendo lo sguardo furbo dietro gli occhiali da sole.

“Sapevo che avresti capito, comunque domani sera ci aspetta un party da urlo a Los Angeles” preannunciò facendole l’occhiolino.

“Sei forte David..” rispose sorridendo lei.

Durante il soundcheck nessuno riuscì a capire il nervosismo, totalmente fuoriluogo, di Bill, che continuava a provare e stonare ogni singola nota.

Si staccò dal microfono e lo lasciò cadere per terra andando a prendere qualcosa da bere, quando si vide spuntare Mary davanti.

“Che succede Bill?”

“Niente, lascia stare..”

“Sai che puoi dirmelo..” insistette lei.

“Sei andata a letto con Tom? E’ questo che hai fatto dopo avermi detto tutte quelle belle parole ieri sera a cena?” sbottò in un colpo.

Il moro non aveva mai aggredito nessuno in quel modo a meno che non fosse una cerchia ristretta di cui faceva parte solo suo fratello Tom.

Mary rimase interdetta non sapendo che dire ma i suoi occhi parlavano al posto delle sue labbra e non potè che annuire. Bill a quel punto scappò via, corse per un lungo corriodoio trovando una rampa di scale abbastanza pericolosa e sentendo ancora l’eco della voce di Mary che lo chiamava.

Salì per parecchi gradini fino a quando non si trovò in una stanza particolare dove c’era solamente un divanetto e una persona seduta sopra.

“Emy” chiamò lui.

Lei si girò ma non era lei, lo guardò stranita e continuò a parlare al telefono.

Dove sei Emy..

Dove ti sei cacciata..

Sentì dei passi muovere le scale d’acciaio e vide una testolina mora e delle converse verdi rovinate salire.

“Ehi testone..perchè sei scappato così?” gli domandò.

Bill scese alcuni scalini e si sedette sotto di lei, che fece lo stesso accanto a lui.

“Ho provato di merda..sono nervoso, ho saputo che Mary è andata a letto con Tom e sono andato su tutte le furie..”

Emy sentì una morsa allo stomaco.

Si sentiva colpevole della sofferenza del suo migliore amico e in effetti lo era.

Era stata egoista, prepotente, eccentrica e soprattutto cattiva.

“Ci tieni tanto?”

“Non lo so, ieri sera mi aveva riempito di belle parole, che cercava una storia seria, qualcuno che la facesse sentire importante soltanto per quello che era dentro..insomma le solite cose e ci sono caduto come un pesce lesso..”

“Sono stata io..” ammise la moretta.

“A fare cosa?”

“A farla andare in camera di Tom”

“Ma non dire sciocchezze tu eri ubriaca e anche lui..” disse Bill sorpreso.

“Abbiamo cosparso di nutella il suo letto, lei sarebbe corsa da te ma tu eri a dormire da me e così Tom sarebbe uscito nel corridoio sapendo il fatto e..una cosa tira l’altra..”

Il moro la fissò per qualche attimo.

No, non poteva averlo fatto.

“Guardami negli occhi Emy..”

Ma lei non alzò lo sguardo da terra, così il moro fu costretto a prendere il viso fra le sue mani.

“Guardami negli occhi”

E così fece.

Fissò quelle pagliuzze dorate fissarla in quel modo che avrebbe voluto dimenticare, quel misto di rabbia, quel volere sapere il perché del suo comportamento..lei non poteva farlo, non poteva dirlo..

“Perché l’hai fatto?”

Lo sapevo, prima o poi questa domanda doveva arrivare…e ora cosa gli dico…

“Perché non mi sembrava quella giusta per te”

“Posso deciderlo io se lo è o no?” disse lui con un sorriso.

“Tu..tu non sei arrabbiato?” domandò sorpresa.

“No, sono contento che tu mi abbia fatto capire con quanta facilità mi avrebbe potuto tradire..siete due geni malefici voi due..” disse lasciando andare il suo viso, poi prese la sua mano “Grazie..adesso è meglio che vada a finire le prove, se David mi trova credo che non tarderebbe ad uccidermi..a dopo..voglio vederti in prima fila stasera..”

“Le canterò tutte..” disse Emy facendo volare un bacio verso la sua direzione.

Sentiva il cuore caldo.

Sentiva il cuore che batteva forte..e sorrise.

“Topa sei qui?” sentì la voce del rasta che la chiamava e si alzò di malavoglia.

“Sto arrivando..” urlò.

Non si poteva mai stare tranquilli con Tom..chissà cosa voleva adesso..

Stropicciò il viso, pulì i pantaloni e inziò a scendere le scale..

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Capitolo 8
*** Capitolo 8° ***


CAPITOLO 8°

Quando Emy finì quasi di scendere le ultime scale vide il rasta parlare al telefono e gli tirò i capelli, la divertiva tanto farlo perché non passava nemmeno un secondo che lui andava su tutte le furie.

“Scusa devo salutarti..” disse chiudendo la chiamata “Sei scema?Potevi rovinare il mio fascina per stasera..”

“Ah vero dimenticavo che le americane sono così disperato che si prostreranno tutte ai tuoi piedi..”

“Spiritosa la topina..mi servi anche stasera..” le disse mettendole un braccio attorno al collo.

“Appuntamento romantico? Eh..lo sapevo Tom che un giorno saresti caduto ai miei piedi..” disse scherzando.

“Non dire sciocchezze, sai cos’è successo tra Mary e Bill? Ho sentito delle urla dal palco..”

“Si hanno litigato e lui l’ha definitivamente accantonata dai suoi interessi, ha fatto anche bene..una che se la fa con te..però ha qualcosa di positivo?”

“Finalmente te ne accorgi..” rispose il rasta abbozzando un sorriso.

“Ha veramente coraggio”

Appena pronunciò queste parole la moretta cominciò a correre via vedendo il rasta che la inseguiva cercò riparo dietro Saki.

“Saki proteggimi ti prego”

“Vieni fuori mocciosa” disse il rasta appoggiando le mani ai fianchi somigliando terribilmente a Bill.

“Tom devi andare a provare, Bill è già sul palco”

“Cazzo lo avevo dimentica, grazie Saki..” disse correndo via.

“Mi hai salvato, ma era vera la storia delle prove?” chiese la moretta.

“Si e no” rispose il bodyguard sorridendo.

“Dammi il cinque!” disse e le loro mani si toccarono, la sua così piccola in confronto a quella di Saki sembrava quella di una bimba.

Poi scappò via a cercare i camerini e perlustrare quella piccola casa della musica.

“Ehi che stai facendo? Le fan devono stare fuori..” disse un ragazzo con un accento tedesco un po’ americanizzato.

“E allora? Io non sono una fan..cioè lo sono ma non sono una di quelle lì fuori..”

“Si, si, si ci hanno provato in molte a confondermi le idee ma ho avuto severe disposizioni dalla sicurezza di Amburgo” disse avvicinandosi.

Emy si accorse che era davvero carino con quei capelli neri davanti al viso, completamente vestito di viola e nero e con un piercing alla lingua di cui si era accorta mentre parlava.

“Poche chiacchere, io sono Emy, sono venuta in America con il gruppo..sono una loro amica intima..” disse tendendogli la mano.

“Allora Emy io sono buono ma fino ad un certo punto…”

“Emy ti vuole Bill” urlò Natalie in fondo al corridoio.

Il ragazzo rimase stupefatto da lei, gli aveva detto la verità cazzo.

“Scusa io..non volevo..”

“Tranquillo, mi ricorderò di te un giorno…come ti chiami?” gli domandò andando verso il palco.

“Brad”

“Bene Brad..magari un giorno avrai un’amica in più, per adesso ti saluto…”

E scomparve tra i meandri del piccolo palco su cui erano stati posti troppi strumenti.

Quando Emy si appoggiò alla struttura di legno Bill era nervosissimo.

“Voglio che ascolti le prove..” disse per l’ennesima volta intonando 1000 Oceans.

Il suono della chitarra di Tom, del basso di Georg e della flebile batteria di Gustav si confondevano insieme alla sua voce come una dolce melodia che Emy aveva sempre ascoltato volentieri, anche quando le prime volte Bill stonava o quando a Gustav volava una bacchetta o si rompeva la corda di un basso o di una chitarra, lei era stata sempre lì a guardarli e sostenerli. Ad un certo punto si accorse che Gustav le sorrideva da dietro tutti quei piatti, era già sudato con quella canottiera bianca che faceva risaltare tutti i suoi muscoli, non si era mai comportato così con lei, in fondo non era il massimo della bellezza, anzi Emy si era sempre considerato bruttina ma particolare perché con il suo carattere era sempre riuscita ad andare oltre l’aspetto fisico, non che non le importasse ma era una di quelle persone che non avevano completamente gusto nel vestire, mischiava il blu con il nero, metteva l’arancio con il rosso senza importarsene fin quando Bill non le diede una ritoccatine al guardaroba un giorno d’estate, se lo ricordava bene quel giorno in cui ruppero il suo salvadanaio e andarono per tutto il giorno a comprare vesitit e accessori. Solo una cosa non aveva mai voluto che cambiasse, il suo taglio e colore di capelli; non sopportava il biondo ma nell’ultimo periodo era sempre più convinta che un giorno l’avrebbe fatto, sarebbe tornata bionda e avrebbe stupito tutti.

Adesso i suoi capelli sciolti e lisci fino all’ombelico scandivano il ritmo delle dolci note che il moro riuscì ad intonare.

Sorrideva e questo vuol dire che stava andando bene.

“Stop..non ce la faccio più..stasera andrà una merda ma grazie a tutti lo stesso..” disse al microfono.

Tom lasciò la chitarra e andò nel suo camerino.

Ad un certo punto qualcuno le attorcigliò le braccia al ventre e lei si girò di scatto.

“Andrè..sei un cretino..”

Lui si mise a ridere.

“Ma chi poteva essere?”

“E che ne so...”

“Guarda che Mary vuole parlarti, ti aspetta laggiù” disse il biondino indicando la ragazza in fondo alla sala.

“Che cazzo vuole adesso questa?”

“Non ne ho idea ma..Emy…sta attenta a quello che dici..”

La mora annuì e si diresse verso Mary che le sorrise.

Brutta puttana è inutile che mi sorridi così perché non ti renderò la vita così facile dopo che hai fatto rimanere di merda Bill..

“Emy dovrei parlarti…” le sussurrò.

“Sono tutta orecchie”

E tu sei tutta tette rifatte…dimmi dimmi..forza dimmelo che tieni a Bill, che te lo vuoi sposare, che credi sia il ragazzo giusto per te e che magari hai sbagliato tutto con lui e vorresti ricominciare..

“Senti..io temo di aver sbagliato tutto con Bill..vorrei ricominciare ma so che lui per me ormai ha una porta chiusa..ci tengo davvero e non so come fare..” disse prendendole le mani.

Ma sei scema? Brutta ninfomane del cazzo lasciami le mani!!

“Sinceramente io non so cosa dire..hai fatto un grande sbaglio non credo sia perdonabile e poi prendi il lato positivo della cosa…Tom è libero..una storiella con lui..”

“No, io adoro da sempre Bill..è troppo perfetto..”

Caspita accontentati..

“Dovresti parlarne con lui..” disse la moretta.

“Non mi ascolterebbe..ma se solo tu mettessi una buona parola su di me..forse..”

Questa sì che è una bella battuta..e chi sono l’angelo custode?

“Mi dispiace Mary..ormai è andata..”

E si allontanò sicura che la biondina le avesse tirato contro, nello stesso momento, kili e kili di maledizioni che non l’avrebbero mai colpita.

Torno dal biondino che seduto in un angolo guardava i ragazzi fare i meet&greet con circa dieci ragazze, facendo come sempre la radiografia ad ognuna.

“Puoi staccare un attimo gli occhi da quelle e riportarli dentro le tue orbite?”

“Si, dimmi..” disse con lo sguardo fisso su di loro.

“Andrè..” disse Emy riprendendolo, lui si girò di scatto e si sorrisero.”Voleva che io mettessi una buona parola con Bill perché tornassero in buoni rapporti..”

Il biondino scoppiò a ridere e continuò a farlo per circa cinque minuti di seguito anche se Emy non capiva cosa gli fosse preso.

“Certo che questa è bella..” disse fermandosi per un attimo, si guardò con Emy e poi fece ridere anche lei.

“E’ quello che ho detto anch’io..la gente non sa più cosa dice..”

La sera arrivò presto e il concerto si consumò al migliore dei modi anche se Bill steccò un paio di volte senza essere guardato male dalla folla, troppo impegnata a far luce sulla sua bellezza per immortalarla in qualche foto da portare a casa e guardare ogni qual volta volessero ricordare quei momenti. Emy fu in prima fila a cantare e dimenarsi come una pazza, forse solo i membri della band conoscevano tutte le canzoni meglio di lei.

Alla fine quando la sala si svuotò, andò a cercare il camerino di Bill incrociando nuovamente Brad.

“Sono forti quei ragazzi..” disse sorridendole.

“Si, sono fortissimi..comunque come mai parli tedesco?”

“Mi sono trasferito qui l’anno scorso da Berlino per lavorare, quindi diciamo che parlo le due lingue indispensabili per comunicare..”

“Mi piaci lo sai? Magari un giorno ci rivedremo..sai per caso dove si trova il camerino di Bill Kaultiz?”

“E’ il cantante vero? Sicura che sia uomo?” scherzò lui ma si beccò immediatamente un’occhiataccia da Emy “Ok, ok..stavo scherzando, vuoi che non lo conosca..”

“E’ possibile, l’ignoranza dilaga nel mondo ogni minuto di più, sto cercando di salvare l’umanità..”

In quel momento Bill uscì dal camerino e vide Emy parlare con quel ragazzo quando sentì qualcosa dentro di lui bruciare in modo insistente, come se avesse appena mandato giù della tequila.

“Oh ti ho trovato, finalmente…ciaooo” disse Emy scappando verso il moro, entrò nel camerino e lo abbracciò “Sei stato grandioso..”

Lui non rispose.

“Ok, forse puzzò un po’ ma è normale..”

Poi la guardò intensamente negli occhi.

“Che succede?”

Si alzò e si avvicinò a lei.

“Bill mi fai paura..perchè mi stai guard..”

Non riuscì a terminare la frase perché le sue labbra furono fermate da quelle di Bill che le si posarono su.

Chiuse gli occhi per un attimo, no, non poteva essere un sogno.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9° ***


CAPITOLO 9°

Il cuore di Emy batteva forte dentro il petto mentre il suo corpo non rispondeva più ai comandi che dettava severamente la mente. Aprì gli occhi per accertarsi che fosse tutto vero e lui era lì, attaccato a lei dal solo potere delle loro labbra, ma non andò oltre.

Si staccò la fissò senza dire una parola.

“Io..io…” balbettò e poi scappò via.

“Bill..” sussurrò Emy quando il moro era già chissà dove, toccandosi ancora le labbra.

Si guardò intorno e vide la sua borsa, i suoi trucchi tutti sparsi sopra quel mobile bianco dove fino a qualche ora fa era seduta Natalie pronta a renderlo così affascinante e adesso quei mobili, quelle luci, non avevano nessuno significato, oggetti morti senza un’anima e senza lui.

Ho rovinato tutto..

Emy uscì dalla porta e lo vide tra le braccia di Tom, che la guardò come se volesse chiedere cosa fosse successo, perché suo fratello era in quello stato ma non lo fece, gli accarezzò timidamente i capelli e lanciò un dolce sguardo ad Emy.

“Ah eccoti, ti cercavo ma dove cavolo ti eri cacciata?” disse il biondino spuntandole da dietro.

Poi la guardò negli occhi, ormai appannati da qualche lacrima di troppo.

“Che hai tesoro?”

Emy prese per mano Andreas e uscirono fuori dallo stabile dove mille altre ragazzine li stavano aspettando. Quando videro la testa biondissima dell’amico dei ragazzi entrare in macchina così velocemente urlarono aspettandosi anche loro dietro ma niente, due ragazzi erano entrati in macchina e quella stessa era partita rifugiandosi chissà dove.

“Che ci fate qui voi due?” chiese David girandosi.

“Non ci andava di aspettare lì, c’era troppo caldo in quel locale” mentì Andreas.

“In effetti avete ragione, Saki svolta a destra, è lì l’uscita secondaria”

Il pulmino girò a destra velocemente alla prima traversa, scomparendo nel buio della notte.

“Ci siamo baciati..” sussurrò la moretta all’amico che strabuzzò gli occhi.

“T..tu e Bill?”

“Si, anzi lui mi ha baciato, io non l’avrei mai fatto e poi è corso ad abbracciare Tom, ti sembra un comportamento normale?”

“No ma sappiamo tutti com’è Bill, a volte fa delle cose che non vuole fare..”

“E perché proprio con me, Andrè lo sa che con me non deve scherzare..su per favore..” disse seccata guardando verso l’uscita.

Eccolo.

Era come se il cuore avesse indietreggiato per nascondersi e non avesse trovato via d’uscita. Lo sentiva quasi appoggiato alla schiena, riusciva a vedere le sue mani che tremavano come non mai, ma non vide i suoi occhi.

Per fortuna portava il suo solito cappellino e uno dei tanti paia di occhiali da sole che si era comprato negli ultimi giorni, che nascondeva i suoi occhi, quegli stessi che qualche minuto fa l’avevano illusa, portata in paradiso e poi abbandonata come un pezzo di carta vecchio e usato.

Andreas lasciò libero il sedile accanto a lei ma vide Bill sorpassarla e andare oltre, vicino a lui, mentre Tom le si sedette accanto.

Emy girò il volto verso il finestrino ignorandolo completamente, fin quando il rasta dopo almeno cinque tentativi di chiamarla, si arrese stritolandole la mano.

“Ahia!” urlò Emy ma subito si accorse che tutti avevano sentito e mise una mano davanti alla bocca imbarazzata “Che cazzo vuoi?” sussurrò tra i denti al rasta che sghignazzava qualche centimetro più in là.

“Dobbiamo parlare..”

“Ma chi?”

“Noi scema!” rispose mettendosi le cuffie e facendo finta di niente.

“Sai parlare?”

“Smettila, è importante…si tratta di Bill”

Emy portò gli occhi giù, verso il pavimento scuro e nero, e poi si trasferì nel suo mondo..

Cazzo gliel’ha detto..adesso Tom mi prenderà in giro per tutta la vita, mi dirà che ci sono cascata, che muoio per Bill e che…e che…e che mi sono innamorata del mio migliore amico!!!

“Emy” disse il rasta.

“Si?” si girò di scatto ritornando nel normale mondo degli umani.

“Grazie di concedermi questi pochi secondi di conversazione ma purtroppo dobbiamo vederci stasera, bussò io nella tua camera e prima ti squillo al cellulare, ok?”

“Va bene, va bene…se ci tieni tanto..” disse lei scocciata.

”Senti nanerottola, sto sacrificando una notte di puro sesso per passarla con te e per di più a discutere di mio fratello, dovrebbero farmi santo..l’ho sempre detto…” disse sorridendo.

“E a me martire, l’ho sempre detto..” rispose Emy scuotendo il capo.

“Poche storie..” disse appena il pulmino si fermò “ A dopo”

La moretta scese subito dopo Tom e si diresse alla reception ma non prima che Bill la prendesse per un braccio, lei si girò e rimase sorpresa, aveva capito che era lui, non avrebbe potuto confondere con nessuno quella mano ma non credeva mai che avesse potuto mettere da parte il suo grosso orgoglio per parlarle.

“Dobbiamo parlare”

Di nuovo quel famoso dobbiamo parlare…anche lui..ma allora è un vizio di famiglia..

“Non ho niente da dirti..” disse la moretta togliendo la presa del moro e continuando a camminare.

“Io sì, devo parlarti..”

“Non voglio ascoltarti”

“Emy, cazzo, fermati!!” urlò restando indietro.

La moretta sbirciò con la coda dell’occhio e vide che Bill si era fermato qualche metro più indietro ma continuò imperterrita verso la reception per prendere la sua chiave.

“Oohhh…uff…” lo sentì sbuffare e andare avanti a seguirla, quando si mettevano in testa una cosa nessuno poteva far loro cambiare idea.

“Ma che succede tra quei due?” domandò il bassista a Gustav e ad Andreas.

Entrambi innalzarono gli occhi al cielo e poi il batterista rispose.

“Secondo me stanno per venire ad entrambi le mestruazioni..”

Tutti e tre scoppiarono a ridere anche se il sorriso di Andreas si trasformò presto in un’imprecazione, le cose si stavano mettendo male.

Seguire Emy per tutto il corridoio non servì a niente perché le urla di Bill non la fecero fermare fin quando non giunse davanti alla porta della sua camera.

“Vuoi che non ci parliamo più? E’ questo che vuoi?” le disse il moro guardandola, le tolse il cappello e scesero giù grandi boccoli interamente biondi che lui non aveva nemmeno visto “Ma quando…”

“Quando tu eri impegnato con Mary o a guardare le ragazzine della prima fila, tanto da non notare che da nera mi sono fatta bionda solo per te, che stupida che sono stata..” disse guardandolo in viso.

Si fermò per un attimo, temeva che il cuore non le battesse più.

Fissò le labbra del moro muoversi senza una spiegazione, i suoi capelli lisci e neri cadergli liberi sulle spalle e il suo corpo flebile muoversi per lei, non era bello…era qualcosa di più.

Era qualcosa di disumano che era entrato nella sua vita più di 10 anni fa.

Era qualcosa che nessuno poteva comprendere all’in fuori di quelli che vivano insieme a lui quello che fosse.

Era qualcosa di incomprensibile ciò che si nascondeva in quello sguardo furbo e malinconico allo stesso tempo e sotto quei kili di trucco nero che lo rendevano soltanto più irraggiungibile.

Gli sfilò gli occhiali lentamente e se li mise in tasca.

“Cerca di comprendere più le persone, cerca di preoccuparti un po’ più di loro invece che solo, sempre e soltanto di te stesso…buonanotte” disse chiudendo la porta.

Bill rimase impietrito davanti a quelle parole che gli risuonavano ancora nella mente, la sentì appoggiarsi alla porta e piangere come faceva da piccolo. Ore e ore a vegliare dietro quella porta rosa con scritto il suo nome, mentre piangeva, mentre rifiutava il suo aiuto e non sapeva che lui invece era lì, a vegliare su di lei e sui suoi pianti silenziosi che gli laceravano l’anima.

Lui le voleva bene sì..di questo era sicuro.

Baciarla era stato soltanto un segno di ringraziamento forse, un grande bisogno di affetto momentaneo e lei gli si era trovata davanti.

“A chi vuoi farlo credere,Bill?” gli domandò la voce di suo fratello da dietro.

“Tom non è il momento..”

“Oggi mi hai detto che eri confuso, che le volevi bene come un’amica e poi vengo a sapere da Andreas che l’hai baciata, perché me l’hai nascosto?” chiese ancora il rasta avvicinandosi sempre di più.

“Perché è stata una cosa stupida, avanti Tom io non sono innamorato di Emy e non lo sarò mai!”disse.

Poi scappò via in fondo al corridoio ed entrò in fretta nella sua stanza per estraniarsi dal mondo e da chiunque voglia fargli male.

“Bill..” disse una voce femminile uscendo dal bagno in biancheria intima.

“Mary, che ci fai qui..rivestiti..” le disse il moro gentilmente.

“No, forse non posso avere il tuo cuore ma fammi avere te, solo per una notte e poi sparirò dalla tua vita..”

“Lo prometti?” le chiese avvicinandosi pericolosamente.

“Lo prometto..” rispose posando le labbra su quelle del moro.

Le sentì bruciare d’amore e d’odio verso quella ragazza di cui sapeva a malapena qualche squarcio della sua vita ma adesso non gli importava, stava andando a letto con lei e basta, senza ricordi, senza rancori, senza problemi.

Le tolse il reggiseno di pizzo velocemente liberandosi anche dei suoi slip, era bella, nessuno poteva negarlo. Mary offrì velocemente il suo seno a Bill che, come chicchi d’uva, sfiorò i capezzoli teneramente leccandoli con desiderio. Si tolse i pantaloni e la maglietta velocemente spingendola sul materasso dove in queste sere non aveva messo piede.

Pensò per un attimo ad Emy, a quelle sere in sua compagnia, avevano dormito insieme.

Mentre lei gli leccava il collo e massaggiava il suo membro con desiderio.

L’aveva baciata quello stesso pomeriggio.

E adesso si ritrovava ad assaporare un’altra essenza che non avrebbe mai più reicontrato.

Si abbassò su Mary, accantonando il pensiero di Emy solo per qualche ora, l’aveva promesso a sé stesso, per dedicarsi con tutto la rabbia a quel rapporto.

L’avrebbe fatta pentire di venire a cercarlo nella sua camera in biancheria intima, le avrebbe fatto dimenticare quel viso angelico.

Le prese il viso con violenza, inginocchiandosi davanti a lei e la invitò a leccare concentricamente il suo sesso, godendo senz’anima, quella notte l’aveva venduta al suo re, il diavolo e alla regina lussuria.

Mary cercava di soddisfarlo in ogni suo richiesta, dopotutto era stata lei a chiedere e a volere tutto questo.

La penetrò più e più volte con violenza, facendola anche urlare forse dal dolore, fin quando non volle darle il colpo finale. La fece girare a pancia in giù e alzare leggermente dal materasso, le allargò le natiche e sprofondò velocemente dentro di lei.

Una.

Due.

Tre volte, fin quando la vide sudata ed esausta chiedergli basta.

Si stirò sul materasso, era bella e non volle lasciarla in pace.

Alzò il sopracciglio, le fermò i polsi con le mani e cominciò a leccare in mezzo alle sue gambe, che vogliose si muovevano aprendosi e chiudendosi, fin quando non venne mentre lui la penetrava ancora una volta, vedendo il suo seno sobbalzare su e già in tutte le direzioni, gli occhi chiusi e un’espressione del tutto soddisfatta.

Si staccò da lei e si buttò sul materasso.

Chiuse gli occhi, stanco, ancora ascoltando il respiro affannato di Mary vivere quegli attimi con la mente.

“Non c’è assoluto paragone con tuo fratello..invidio quella che hai nel tuo cuore..” gli disse.

“Non c’è nessuna nel mio cuore..”

“Oh, avanti Bill, con me non devi fingere..”

“Vattene Mary, ti ho dato quello che volevi..” disse accompagnandola alla porta, la aprì e si trovò Emy davanti pronta a bussare con il pugno ancora alzato. Si guardarono per un attimo, il sangue gelò ad entrambi nelle vene.

Mary lo salutò con un bacio in guancia e spinse Emy all’indietro per passare, la biondina non ebbe parole, scappò via senza staccarsi da quegli occhi..

“Ma che cazzo hai fatto Bill..l’aveva appena convinta a venire da te…sei proprio un coglione..” disse il rasta scuotendo la testa, poi corse verso Emy.

Perché continuava a combinare casini?

Perché non riusciva a capire veramente cosa desiderava dalla vita?

Chiuse gli occhi, si riempirono di lacrime mentre il cuore continuava a gocciolare di sofferenza, non avrebbe mai smesso di soffrire, mai..

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Capitolo 10
*** Capitolo 10° ***


CAPITOLO 10°

Il rasta vide Emy seduta in mezzo al corridoio con la testa in mezzo alle ginocchia, rannicchiata su sé stessa. Si avvicinò accarezzandole i capelli e sedendosi accanto a lei.

“Piccola, stai bene?”

Lei non uscendo dal suo guscio annuì, poi alzò la testa e lo guardò.

Non piangeva con grossa sorpresa di Tom, che le sorrise.

“E’ tutta una cazzata,è normale che Bill mi abbia baciato in un momento di debolezza, in fondo siamo amici da una vita a volte è difficile dividere questi due sentimenti..”

“Bill sa come non confoderli, lui sa sempre quello che fa e perché lo fa, se non non lo farebbe e basta…hai capito no?” le chiese insospettito da quel discorso poco chiaro.

“Si, si..” disse la biondina sorridendo.

“Comunque questi capelli ti stanno benissimo, che ne dici se domani appena arriviamo a Los Angeles andiamo a fare un giro per i negozi?”

“Mi aiuteresti a trovare qualcosa?” chiese speranzosa.

“Ti rimoderno io topa..ora andiamo a letto, sto per crollare” disse tendendole la mano, dopo che fu alzato.

Arrivarono davanti alla sua camera, Tom le diede un bacio sulla fronte e le augurò una buonanotte, Emy rispose con un sorriso ed entrò.

Tirò un sospiro di sollievo, era andato avanti anche questo giorno, l’orologio aveva camminato lentamente ma alla fine ce l’aveva fatta, soltanto qualcosa si lamentava nella sua mente, un’insaziabile fame d’amore.

Il moro si girò e si rigirò in mezzo a quelle lenzuola bianche e azzurre.

Basta.

Non ce la faceva più a tormentare la sua mente per le cose che erano successe, il giorno dopo avrebbe aggiustato tutto con Emy, con Tom, con tutti.

Sì.

Il giorno dopo.

Bip-bip.

Un suono gli fece riaprire gli occhi, anche se gli sembrò di averli chiusi qualche attimo prima, guardò l’orologio che con delle cifre rosse segnava le nove.

“Cazzo che sonno..” sussurrò buttado a terra il cuscino.

Si trascinò in bagno a fatica per farsi una doccia fredda e risvegliare i suoi sensi, in fondo la sera prima lo aveva stancato e poi Mary non era così male.

Riempì il suo viso d’acqua un’ultima volta e uscì per perdersi in un accappatoio nero e guardarsi allo specchio. Rivide per un attimo quegli occhi azzurri guardarlo in modo sgradevole, quasi impressionato e poi quella fitta al cuore che non lo aveva fatto dormire per tutta la notte.

“Bill apri?”

Sentì Tom fare casino in corridoio e corse ad aprire.

“Sei ancora così??Dobbiamo andare a fare colazione e partire fra due ore, ma quanto hai dormito?”

“Due ore scarse..” disse lui asciugandosi i capelli.

“E’ ritornata Mary?” chiese sorpreso il rasta appoggiandosi comodamente nel divano di pelle nera che il moro aveva nella sua suite.

“No scemo..Emy, tutto quel casino..non lo sopporto”

“Lo sapevo, l’ho vista scendere poco fa con Andreas, aveva un paio di occhiali da sole che le coprivano tutto il viso..non avrà dormito..”

”Che ti ha detto?”chiese il moro vestendosi.

“Chi?

“Emy..scemo!”

“Ahh..no, niente..che hai ragione a sentirti confuso e sempre le solite cose per giustificarti..”

Il moro sorrise di spalle, lei era sempre stata così, lo aveva sempre appoggiato e giustificato, ma solo quando sbagliava con lei e lui faceva lo stesso.

“Io non capisco Bill perché se ti piace stai tirando così tanto la corda..prima o poi si spezzerà..”

“Non c’è bisogno che me lo dici tu per capirlo..e comunque avevo detto ad Emy di aiutarmi a trovare una ragazza non di proporsi..”rispose stizzito.

“Cazzo Bill ma l’hai baciata tu!! La nostra migliore amica, quella con cui passavamo le notti in giardino a raccontare le storie di fantasmi, quella con cui facevamo gli scherzi ai professori, quella..”

“Si, si, si smettila di ricordarmi tutto perché le so già queste belle storielle…e non è lei che cerco punto”

Il rasta rimase sorpreso per un attimo, poi si alzò e ripetè le stesse parole del moro cercando di autoconvicersi.

“Non è lei che cerca…va bene…ti aspetto giù, fai presto” urlò sbattendosi la porta alle spalle.

L’impatto tra Mary ed Emy non fu dei migliori quando la consulente entrò nella sala da colazione per sedersi al tavolo con Georg e Gustav.

Tom mandò un’occhiata ad Andreas, che distrasse Emy offendile dell’aranciata che rifiutò.

“Mi ha promesso che andiamo a fare shopping pomeriggio…” disse bevendo del caffè verso il biondino.

“Tom, come mai cosi magnanimo?”

“Ogni tanto devo accontentarla, se no mi va sempre contro..” scherzò lui.

“Oh Bill proprio te cercavo…” disse David a voce alta quando il moro fece la sua entrata silenziosa.

Tutti si girarono mentre gli uomini della sicurezza si alzarono per andare a sistemare le valigie, un altro volo, un altro viaggio per arrivare quasi nel cuore degli Stati Uniti allontanandosi sempre di più dall’Europa.

Emy si alzò di scattò mentre il rasta la fermò,

“Dove vai?” le domandò.

“A prendere un altro pezzo di torta, non si può?”

“Sì..ehm mi prendi un bicchiere di latte con i cereali?”

“ Va bene..”

Poi vide suo fratello alzarsi nello stesso momento, guardò Andreas che lo stava fissando e appoggiò la testa sul tavolo.

“Buongiorno..” disse il moro ad Emy, che accanto a lui riempiva una scodella di cereali al cioccolato.

“Ciao”

“Da quando mangi cereali?”

“Sono per tuo fratello..” rispose secca.

Si era rimproverata il fatto di aver assunto questo comportamento e si era ripetuta più volte che avrebbe dovuto far finta di niente, ma non ce la faceva, era più forte di lei..

“Emy..senti..”

Sentì il suo nome uscire di nuovo da quelle splendide labbra che l’avevano assuefatta ma poi spostò il suo sguardo oltre, verso le brioches.

“Facciamo finta che non sia successo nulla, ok?”

“O..ok..” disse il moro preso di sorpresa.

“Bene” rispose la biondina scappando verso il suo tavolo.

Raccolse i suoi capelli in una coda e tolse quegli occhiali da sole troppo grandi ed ingombranti rivelando i suoi occhi azzurri truccati e svegli alla perfezione. Tom e Andreas si guardarono vicendevolmente e non dissero una parola, fino a quando il secondo si schiarì la voce.

“Emy ma ti sei truccata?”

“Si cosa c’è di strano?”

“Non lo fai mai..” continuò il rasta.

“Sto di merda vero?”

“No, no stai bene..” rispose Andreas accompagnato dall’annuire del rasta.

“ Va bene ragazzi, ditemi quando avete finito di prendermi in giro, io vado a farmi un giro..”

“Stiamo partendo..” le ricordò il rasta.

“Sono qui davanti, genio..”

Prese la borsa e passò accanto a Bill sfiorandogli i capelli con un leggero tocco che lui avvertì, si girò ma lei ormai era lontana.

Trovò Gustav seduto su un divanetto a leggere il giornale e decise di avvicinarsi.

“Buongiorno Gus…novità?”

“Ehi piccola, no nessuna novità, stavo cercando di decifrare quest’inglese in un articolo dove hanno scritto di noi..”

La biondina si avvicinò e diede un’occhiata, il titolo parlava chiaramente.

-Bill è una donna-

“Cosa dice di Bill, qui leggo il suo nome..” disse indicandole il rigo che le era saltato agli occhi.

“Dice che..che…”

“Che Bill è gay?” chiese lui serio.

“No, che è una donna..” ammise seria.

Gustav strappò quella pagina e la ridusse in mille pezzi davanti il viso di un’inserviente.

“You cannot do this things..” disse rimproverandolo.

Il biondino si alzò e gli buttò la carta in faccia.

“Bill isn’t a woman!!” gli urlò contro come se tutta la rabbia che aveva represso fino ad ora gli servisse per difendere lui.

“Gustav, sta tranquillo..sono degli scemi..” disse Emy tirandolo via.

“Ma ti rendi conto?Hai visto come mi ha guardato? Mi ha buttato fuori dall’Hotel!!”

“E’ sempre così..adesso andiamo o faremo tardi, ho visto gli altri uscire da lì..”

“Si è dove ci aspetta la macchina..” disse lui superandola.

Si diressero all’aereoporto senza pause né discussioni, David aveva impegnato Tom e Bill per tutto il viaggio raccontando barzellette, fino a quando non si erano uniti Georg e Gustav lasciando Andreas ed Emy completamente soli nell’ultima fila ad ascoltare la musica.

Ogni tanto sguardi fugaci viaggiavano tra la biondina e il moro senza spiegazione, da lui nasceva un sorriso e da lei una smorfia con cui cambiava direzione.

La sua mente ad un certo punto fu catturata da una strana melodia troppo conosciuta, una vecchia armonia che aveva composto insieme a Bill e Tom, con due chitarre e una pianola, quando lei ancora suonava, la salvò sull’mp3 prima di partire con l’intento di farla ascoltare al moro, ormai troppo occupato per scambiare qualche parola con lei.

Andreas l’aveva avvisata che sarebbe stata dura vedere i ragazzi a pochi centimetri da loro e non poter scherzare, parlare o semplicemente ridere insieme ma lei non ci aveva creduto e adesso, più se ne rendeva conto e più soffriva di questa cosa.

Salirono in aereo e lei si mantenne ad una certa distanza da tutti, aveva delle cose a cui pensare, cose importanti, che riguardavano lei e Bill.

Forse sono solo convinta di essere innamorata perché piace a tutte e sono gelosa..e sono così possessiva per questo, sì, è normale essere gelosi di una persona cara e non dev’essere per forza gelosia da amore…può anche essere da amicizia…

Ma in che guaio mi sono cacciata? Eccolo lì, ridere insieme a Tom e ascoltare chissà quale canzone che non abbiamo cantato o commentato insieme..

Basta Emy, non guardarlo, ti fa solo male..

Oh cazzo..

Oh cazzo..

Che fa? Viene qui?

No, Bill non ti avvicinare…e tu Andreas non provare a scambiare il posto eh…

Merda, faccio finta di dormire..

Sentì un auricolare scapparle via dall’orecchio e la voce di Bill diffondersi nell’aria, accanto a lei.

“Lo so che sei sveglia e che non vuoi parlarmi…” disse prendendole la mano.

Battito cardiaco in aumento.

Sto per collassare.

Sto per collassare.

Cacchio lasciami la mano, Bill..ti prego..

Ok, va bene ora apro gli occhi e te ne dico quattro..

“Lo sapevo che avresti ceduto..” disse sorridendole.

Ma come cazzo faccio con questo sguardo?

“Va bene, hai vinto..cosa vuoi?” domandò lasciandolo vittorioso.

Bill sbattè le mani tra loro contento e roteò gli occhi da tutte le parti.

“Stasera vieni alla festa?”

“Per forza o vengo o resto a fare i centrini in albergo..”

“Allora ci andiamo insieme?”

“Era normale, come vuoi che ci vada, con il taxi?”

“Smettila di fare l’acida..volevo invitarti a divertirci come i vecchi tempi, beviamo, scherziamo, ridiamo..”

“Sì e lo sai che lo avrei fatto comunque..”

“Questa è la Emy che conosco”

Le prese il viso forte tra le mani e stampò un bacio nella sua guancia, sollevandole leggermente gli occhiali da sole, poi si allontanò ed Emy accarezzò il punto in cui qualche attimo fa si erano posate le sue labbra.

Nostalgia d’affetto, non l’avrebbe mai detto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11° ***


CAPITOLO 11°

Aspettarono più di tre ore per il ritardo dell’arrivo delle valigie di Tom, che continuava ad imprecare e a sperare che nessuno gli avesse perso la preziosa collezione di capellini.

Quando finalmente uscirono dall’aereoporto era già sera, si diressero velocemente in Hotel e con le urla di David tutti corsero a cambiarsi per il party che sarebbe iniziato fra non meno di due ore e conoscendo i ragazzi, il produttore era abbastanza preoccupato per il rispetto dell’orario prefissato. Emy e Tom non ebbero tempo di fare shopping e la biondina fu costretta a tirare fuori da una busta il vestito nuovo, comprato qualche giorno prima di partire a Berlino. Sua madre gliel’aveva raccomandato, lo avrebbe messo solo per grandi occasioni e questa, aveva deciso, che era una di quelle.

Slegò i capelli dalla sua solita coda, passando la piastra fino a ridurli più lisci della seta, li accarezzò e notò con gusto che le arrivavano fin sotto il seno, più biondi che mai. Prese il vestito, corto e nero, dal letto e lo infilò: era un grazioso tubino color pece con l’attaccatura dietro il collo e uno strano cinturone bianco in vita, che mostrava a tutta la sua estrema magrezza. Levò i sandali bianchi da uno scatolo, dopo essersi smaltata le unghie di nero, sia delle mani, sia di quei piedini in cui Bill amava torturla con il solletico.

Guardò l’orologio che aveva al polso, mancava solo mezz’ora e lei doveva solo truccarsi…ma come?

Mischiò qualche numero alla ricerca della camera di Natalie, che trovò dopo aver chiamato il rasta e il bassista, che le imprecarono contro, l’uno perché doveva scegliere ancora l’abbinamento da fare e l’altro perché doveva ancora completare l’appiattimento totale della sua capigliatura; l’aveva pregata di venire in camera sua e di truccarla in maniera decente e lei era subito corsa.

“Allora da dove cominciamo?” chiese Natalie.

Lei era stupenda.

Lei era sempre stupenda.

Indossava in vestito color oro, con delle decorazioni in nero, adattate a delle zeppe di vernice con un tacco alto almeno una decina di centimetri e un trucco spettacolare.

“Non so, vorrei qualcosa di semplice..” disse la biondina guardandosi allo specchio.

“Mmm..occhi azzurri, capelli biondi…mmm..ok ci sono, chiudi gli occhi”

Lavoro per circa quindici minuti ininterrottamente, continuando a farle aprire e chiudere gli occhi, fin quando giunse alla fine.

Con un urlo girò la sedia verso lo specchio e le disse di aprire gli occhi.

“O mio Dio Nat!!”

“Sei bellissima, nessuno potrà resisterti stasera..” disse la truccatrice.

“Posso abbracciarti?”

“Certo tesoro, faremo conquiste spero!!”

Presero le borse poggiate sul letto e uscirono chiaccherando dalla stanza di Emy quando il rasta chiamò la truccatrice con un fischio di apprezzamento.

“Sempre la solita bellissima ragazza..Nat ma chi è quella accanto a te?”

Emy si girò e vide Tom rimanere con la bocca aperta per qualche secondo.

“Cosa ti hanno fatto?Ti hanno rapito? Stai bene Emy? Sei sicura che non vuoi un paio di scarpe da ginnastica?”

“La smetti di fare lo scemo, brutto fissato che non sei altro..”

“Cazzo scommettiamo che se arriviamo abbracciati alla festa, Bill non ti riconosce?” chiese il rasta con un sorrisetto malizioso.

“Ci sto, proviamo” annuì la biondina.

“Voi siete tutti matti…Andreas vieni a farmi da cavaliere” disse Nat fermando il biondissimo davanti all’ascensore.

Anche lui indossava una camicia nera e un paio di jeans eleganti, firmati Gucci, i suoi preferiti e per finire la sua instancabile tracolla di pelle nera.

“Sei Emy?” chiese scherzando alla ragazza.

“E tu sei scemo?”

“Ok sei tu..”

Scoppiarono tutti a ridere ed entrarono nell’ascensore.

Qualche attimo dopo si ritrovarono davanti alla hall e alla faccia di David furiosa di rabbia.

“Ancora qui voi?Salite immediatamente in macchina!! Gli altri sono già lì…vi ho dovuti aspettare personalmente..”

“Ma non siamo in…” sussurrò il rasta ma smise appena Emy gli diede una gomitata “Che cazzo fai?”

“Siamo in ritardo di mezz’ora quindi non sparare minchiate..”

“Grazie piccola, tu sei che sei funzionante come segretaria personale..”

“Non ti ci abituare..” disse Emy facendo un sorriso isterico a David che cercava di mettere tutto a posto.

“Andiamo!!!” ordinò all’autista che accese la macchina quasi spaventato da quel tono così aggressivo.

Migliaia di luci rischiararono i loro visi.

Los Angeles, la città del divertimento, della perdizione, dei tabù ormai tutto scoperti dagli uomini delle ultime generazioni.

La macchina si fermò, Tom scese per primo, aiutando Nat ed Emy, che camminava a fatica con quei sandali mai indossati.

Ma chi cazzo me l’ha fatto fare…sorridi Emy, sorridi…ci sono i giornalisti che ti fotografano..

Il dolore non esiste..

Il dolore non esiste…

E’ solo un’illusione…

Tom le prese la mano e la tolse da tutti quegli scatti fugaci che la stavano immortalando davanti a quel famosissimo ristorante, che quella sera ospitava uno dei party più in del momento.

“Ma che ti è preso? Vuoi fare scoprire a tutti che stiamo insieme?” le sussurrò ridendo.

Seguirono tutti David,che li portò al piano di sopra, dove tutti gli altri bevevano e ridevano su dei divanetti zebrati.

Emy vide il moro alzarsi e chiedere di lei a David, che la indicò, l’espressione seria del moro si trasformò in una smorfia, non credeva che fosse lei.

“Emy?” le chiese avvicinandosi.

“No è la mia nuova ragazza..” assentì il rasta tirandola verso di lui.

“Quanto sei spiritoso…” disse Bill sarcastico “Ti ho aspettato ma poi David ci ha caricati tutti in macchina e siamo partiti, sarei voluto venire con te..e..”

“No, stai tranquillo non dire niente, adesso godiamoci questa serata come i vecchi tempi..”

“Posso dirti una cosa?” le sussurrò avvicinandosi ai suoi capelli.

Lei annuì.

“Sei bellissima..”

Emy arrossì violentemente ma le luci violette del locale non permisero al moro di vederla e così le benedisse ripetutamente.

Si sedette, lasciando la borsa insieme agli effetti personali di tutti, accanto a Saki già leggermente brillo, che rideva e cantava a squarciagola una tradizionale canzone tedesca assieme a Georg e Gustav.

“Vado a prendere qualcosa da bere..” annunciò la biondina.

“Ti accompagno..” disse il moro mettendole una mano sul fianco.

Lei gli fece strada anche se quelle mani le sentiva benissimo appoggiate entrambe ai suoi fianchi, la accarezzavano sempre più velocemente e avevano propagato per tutto il suo corpo un gran calore, quando ad un certo punto si scontrò con un ragazzo.

“Oh scusa io non volevo..” disse immediatamente lui.

“Brad!!Sono Emy!!”

“Emy..ah Emy..che ci fai qui?”

“Sono con i ragazzi, tu che ci fai qui?”

“Ehmm..mio padre è il proprietario di questo e di molti altri locali, mi ha invitato per il week-end e sono volato da lui..”

“Ma allora..” disse la biondina ma non ne ebbe il tempo, Bill la spinse da dietro e la confusione le fece perdere di vista Brad.

“Chi cavolo era quello?”

“Era un ragazzo che ho conosciuto a New York..”

“Non dirmi che era il custode di quella sala” disse stizzito Bill.

“Si, proprio lui,ma a quanto ho capito suo padre è ricco..non capisco proprio perché faccia quel lavoro..”

“Nemmeno io..” disse a voce bassa “Due vodka alla pesca” ordinò al bancone.

Mentre il moro aspettava i due bicchieri, Emy continuava a cercare tra la folla lo sguardo di Brad ma dopo un po’, perse le speranze.

“Bill ma..” accennò ma lo trovò a parlare con una bionda mozzafiato che continuamente starnazzava invece che parlare.

Il barman le diede i due bicchieri e fu fermata dal moro,che la prese per un braccio.

“Questa è Emy, la mia migliore amica..Emy questa è Ashley, una ragazza che ho conosciuto la prima volta che siamo venuti in America..”

“Piacere” disse la bionda quasi infastidita.

“Piacere mio, io vado, qua c’è troppa confusione..”

“Ok..” disse il moro rubandole di mano il cocktail.

Razza di stronzo quante volte ci sarai andato a letto con quella? Sbruf…

“Ti annoi?” le disse una voce da dietro.

“Adesso non più” disse lei sorridendo.

Brad quella sera era proprio carino, la prima volta che lo vide forse era un po’ trasandato e lasciato andare, ma con quella camicia bianca e i pantaloni neri, faceva davvero una bella impressione.

“Sei innamorata cotta di Bill, vero?”domandò il ragazzo.

“Io? Ma che dici..siamo solo amici..”

“Ho visto che vi baciavate l’altro giorno..” ammise.

“Ah…è il nostro modo si salutarci..” mentì la biondina in imbarazza “Beh ci vediamo…vado dai ragazzi..”

“Ok..ah Emy, sei bellissima stasera..” le disse facendo l’occhiolino prima di scomparire nuovamente tra la folla.

Ma cosa volevano tutti da lei quella sera?

La seducevano e l’abbandonavano continuamente.

Bill aveva promesso che avremmo passato tutta la serata insieme e adesso cosa fa? Se ne va con la bionda tutta silicone…

Ma che fa Tom?..é già andato, speriamo che non mi veda.

“Emyyyy!!Vieni a ballare!” le ordinò.

Cazzo e adesso?

Ok, tutto d’un fiato.

1.

2.

3.

Ahh..bevuto..dite addio a quella santarellina amici miei, perché fra poco conoscerete la vera Emy.

Strizzò gli occhi per il sapore che le aveva fatto terribilmente bruciare lo stomaco e si buttò in pista urlando.

Prese le mani del rasta e cominciarono a ballare in modo molto seducente.

Lui non faceva che strusciare la sua mascolinità sul vestito della biondina, che avvertiva tutto divertita, anche se tutto cominciava a girare attorno a lei.

“Vieni..” disse Tom prendendola per mano.

La trascinò in giro per tutto il locale, vennero anche fotografati ma nessuno dei due realizzava davvero ciò che faceva fin quando il moro non li vide entrare in bagno ballando.

Il rasta cominciò a baciarla sul collo e a toccarla dappertutto ridendo, davanti ad alcuni ragazzi che assistevano alla scena divertiti.

Il moro entrò insieme a Saki e furioso fece sgombrare il bagno.

Afferrò Emy per il braccio e la tirò via da Tom.

“Che vuoi Bill? Vuoi fare una cosa a tre?” chiese barcollando.

“No, lui stava facendo sesso con Ashley..l’ha fatto tanto di quelle volte che ormai sapeva anche quanti nei avesse da quelle parti..” disse la biondina.

Entrambi scoppiarono a ridere ma Bill no.

“Ma volte smetterla tutti e due? Volete smetterla di tormentare la vostra vita così?Tom, tu torni in albergo e tu vieni con me..” ordinò.

“Io non vado da nessuna parte” disse il rasta avvicinandosi con tono minaccioso.

Bill lo guardò altrettanto serio e il biondino scoppiò a ridere, era ubriaco fradicio.

“Fai quello che cazzo ti pare, ma non immischiare Emy nel tuo inferno di vita!!Chiaro?” urlò forte e poi uscì tirando la biondina con sé.

“Bill aspetta!!” urlava lei, ma lui non la sentiva, fin quando non trovò un’uscita secondaria per allontanarsi da tutta quella musica e da tutta quella folla.

Prese il viso di Emy fra le mani e appoggiò le sue labbra con estrema intensità, cercò di toccare i suoi sensi delicatamente e lei glielo permise.

Si sentiva leggero, credendo che lei fosse totalmente ubriaca e che il giorno dopo non avrebbe ricordato nulla.

Doveva farlo.

Era stato costretto dal suo inconscio a baciarla.

Per sentire cosa provava.

Per provare cosa sentiva.

Poi si staccò da lei.

Lo sentì, era lei quella giusta.

Era lei quella che cercava da tempo ma non se n’era mai accorto.

“Bill io non sono ubriaca..”

Il moro restò impietrito non sapendo come agire.

“Emy io non volevo approfittare..credimi..volevo solo provare..dovevo sapere cosa sentivo..”

“Shh…Bill..non hai bisogno di darmi spiegazioni, non hai bisogno di giustificarti, non con me..” disse la biondina posando un dito sulle sue labbra.

Lui le sorrise e si unirono in un nuovo bacio mentre la luna faceva capolino da una nuvola che aveva reso la notte così buia.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12° ***


CAPITOLO 12°

Dopo che lui si staccò di lei, ci fu un attimo di silenzio.

I loro cuori battevano a cento all’ora e anche se le loro mani si cercavano, le loro menti tentavano di non pensarci.

Lui appariva calmo e pacato agli occhi di lei, che aveva in subbuglio troppi sentimenti e sensazioni.

“Emy, devo dirti una cosa..” disse girandosi verso di lei.

“Certo, dimmi..”

Le prese le mani e si schiarì la voce.

“Non voglio che il nostro rapporto si rovini se mai dovesse accadere qualcosa tra di noi, non vorrei che magari litigassimo per questi…baci che ci sono stati..lo sai che io ..”

“Bill, non ci siamo mai fatti problemi io e te, ci siamo sentiti di baciarci? L’abbiamo fatto, stop..magari domani ce ne pentiremo o chissà se ci innamoreremo di altre persone ma non rovinare questo momento ti prego..” disse la biondina cercando di restare serena agli occhi del moro.

“Sapevo che avresti capito, ma il fatto è che non voglio farti soffrire per quello che potrebbe essere solo un capriccio del mio cuore..”

“Sta tranquillo, lo sai che sono forte..”

Appoggiò il viso sulla fragile spalla di Bill, sentiva la sua pelle così calda e profumata di questa sera incantata, chiuse gli occhi e cercò di imprimere nella sua mente e nel suo cuore ogni particolare.

Di una cosa era certa.

Non avrebbe mai dimenticato.

“Ecco dove siete finiti!!” disse una voce aprendo la porta di metallo.

Andreas era appoggiato con una mano al muro quando Emy si girò e lo vide sorriderle.

“Ehi..vieni, siediti con noi, voglio fare una foto..” disse la biondina tirando fuori la macchina fotografica dalla mini-borsetta.

Il biondo si appoggiò al suo viso, adesso lei riusciva a sentirlo l’amore che la travolgeva.

Ascoltò bene il contatto che la sua pelle aveva procurato scontrandosi con le altre due e ricordò la stessa foto, fatta esattamente otto anni prima, la sera del suo compleanno.

Click.

Il flash catturò i loro visi e i loro sguardi in maniera indelebile, Emy accantonò la macchinetta accanto al suo cuore e poi li abbracciò entrambi.

“Vi voglio tanto bene..” sussurrò..

Si abbracciarono.

In modo sincero.

Tre amici che non si sarebbero mai divisi, anche se mancava il quarto, che forse era in pista a raccattare qualche compagna per trascorrere la notte.

“Vado a vedere come sta Tom..” disse Bill allontanandosi, ma prima la guardò.

No.

Si guardarono e lui le accarezzò la guancia con le dita, poi scomparve dietro la porta.

“E’ successo qualcosa?” domandò Andreas curioso.

“Ci siamo baciati..”

“E lo dici così?” chiese stranito.

“Ma sì Andrè..lui non è innamorato di me come me, lui è solo confuso e secondo me ha bisogno d’amore..”

“E tu vuoi permettere che si innamori di un’altra dopo averti baciato?”

“Non posso forzarlo ad amarmi, quello che è successo stanotte rimarrà tra noi e non significherà nulla se non per me..” disse Emy alzandosi dal marciapiede.

“Dai alzati biondone..” disse ad Andreas porgendogli la sua mano.

“Io non vi capisco e non vi capirò mai..” commentò lui scuotendo la testa.

“Tu non hai mai capito” scherzò Emy.

“Spiritosa, andiamo a ballare?” propose lui.

“Perché no mio cavaliere..”

Entrarono facendosi spazio tra quella folla e la musica assordante, che pian piano finiva per trasformarsi in un lento.

Qualcuno afferrò Emy dai fianchi e le sussurrò.

“Balla con me”

Lei si girò in fretta, era Tom.

“Sei ancora ubriaco?”

“Volevo farmi perdonare per prima..non avrei voluto”

“Avrei dovuto riprendere la scena, tu che mi disprezzi sempre e poi mi porti in un bagno, allora è proprio vero che anche tu non sei poi così duro..”

Le cinse i fianchi con le braccia, lei le mise attorno al suo collo e appoggiò il viso sulla maglia.

Ondeggiarono per il resto della canzone senza dire una parola.

Non ce n’era bisogno.

Poi Emy avvertì una sensazione di bagnato sulla spalla, pensò che il rasta avesse sudato, ma poi gli accarezzò i capelli per conferma.

No.

Si staccò dal suo petto e lo guardò in viso, aveva gli occhi lucidi e faticò a mostrarle un brutto sorriso.

Emy lo prese per mano e lo portò via dalla folla, si sedettero in un divano e gli prese le mani.

“Che è successo Tom?”

“Niente, perché?”

“Dai su, ho visto che piangevi..”

“Io? No è che prima mi è entrata qualcosa nell’occhio..”

Ancora scusanti inutili.

Fu la volta dello sguardo dubbioso di Emy che lo fece sorridere e mollare.

“E va bene, si è rifatta viva Lena..”

“Chi? Quella stronza?” urlò sorpresa.

“Si, mi ha detto che è in America e vuole vedermi..”

“E che cazzo ci fa in America?”

“Cosa vuoi che ne sappia, Emy non so cosa fare..”

Lo sguardo di Tom viaggiava verso i ricordi.

Verso tutti i momenti passati insieme.

Io, Lena, Bill e lui.

Sempre noi.

Fino a quella sera.

Quella stupida sera in cui ci disse che doveva uscire con i suoi genitori e la trovammo a baciarsi con il più spaccone della scuola.

Tom non gliela perdonò mai, dopo due anni la lasciò e non la volle rivedere più. Anche Emy tagliò i rapporti con lei e di conseguenza Bill e Tom rimasero i suoi unici amici, fin quando non arrivò Andreas a scuola qualche mese dopo.

E adesso dopo 3 anni si era rifatta viva, forse dopo tutto il successo che avevano conquistato, forse si era davvero accorta di quanto valesse Tom.

“Non so cosa dirti Tom, devi scegliere tu stavolta..avrei paura di darti un consiglio per poi farti sbagliare e soffrire di nuovo, non voglio..” disse la biondina.

“Vi ho cercato per tutto il locale” disse il moro mettendo le mani sui fianchi.

“Lena mi vuole rivedere” disse Tom volgendo lo sguardo verso il basso.

“Chi?” chiese Bill abbassandosi.

“Lena”

Scoppiò a ridere in modo isterico, poi rimase serio.

Ecco, un’altra cosa che Bill non aveva mai compreso: il linguaggio dei segni.

Emy cercava in continuazione di renderlo partecipe di ogni cosa, ma quando segnalava qualcosa con lo sguardo o lo costringeva a leggere il labbiale diventava pazzo e nervoso perché non riusciva a capire e così lei scoppiava a ridere, ma stavolta non poteva.

“Non dirmi che la vuoi rivedere..” disse il moro sorpreso “Ma poi dov’è ? Noi siamo in America, lontano da tutto e da tutti..che vuole?”

“E’ in America e mi vuole vedere domani”

“Abbiamo il concerto”

“Domattina Bill!!Si è informata sull’Hotel, devo solo dirle di sì o di no, ma conoscendola verrebbe comunque..”

“E tu non farti trovare”

“Non so se voglio”

Il moro si abbassò, mettendosi alla stessa alteza di Tom, seduto su un divanetto.

“Senti, quella vuole solo approfittare di noi perché adesso siamo ricchi e famosi, prima non ci ha mai considerato pienamente”

“Non è vero” sbottò Emy “E’ stato solo perché lo ha tradito, ma non vuol dire che non ci abbia mai voluto bene”

Il moro si girò verso di lei come se avesse detto un’eresia.

Lei era stata una di quelle persone da cui si era sentito tradito, una di quelle che dopo aver tradito Tom era passata dalla parte della gente che li prendeva in giro continuamente, che gli ripeteva ogni giorno che aveva una voce da cornacchia e che non avrebbe nemmeno potuto cantare le canzoni di Natale. Lei era stata una di quelle che, dopo il loro litigio, aveva indossato la maglietta nera con quella scritta che Bill aveva sognato per mesi.

Era stato male per troppo tempo per quella gente e un giorno aveva deciso che avrebbero pagato tutto il male che gli avevano fatto.

E così fu.

E sentire quelle parole uscire dalla bocca di Emy lo avevano fatto andare fuori di testa.

La biondina fissò il suo sguardo su quello di Bill e per un attimo temette che gli saltasse addosso.

“Bill..io..”

Ma il moro fu più veloce a scappare via dalle scale e a scendere giù, confondendosi con la folla.

Emy si alzò per andare a cercarlo ma Tom la fermò.

“Lascialo stare, gli passerà”

“No, non gli passerà, ho rovinato la serata, si scorderà per sempre del bacio e io rimarrò come una scema..” disse lasciandosi andare sul divano.

Richiuse il suo viso fra le mani e scoppiò a piangere.

“Emy, Emy calmati!!”

"Ma come faccio a calmarmi!!"

Uscì dal suo guscio con il trucco completamente sbavato e gli occhi pieni di lacrime.

“Tu sei innamorata di Bill” sussurrò Tom.

Lei annuì e lui la tirò a sé, chiudendola fra le sue braccia per cercare di non sentire quei singhiozzi che facevano soffrire ancor di più il suo cuore.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13° ***


CAPITOLO 13°

La festa nel bene o nel male andò come doveva andare.

Tutti erano tornati completamente ubriachi o reduci da una pesante sbronza, compreso David che ancora barcollava per entrare in ascensore.

La notte passò per tutti molto velocemente e la mattina, il produttore, aveva fatto in modo di spostare tutti gli impegni, così da potersi riposare completamente per lo show che ci sarebbe stato la sera.

Emy era stata svegliata dai pugni alla porta di Andreas che voleva invitarla a fare un po’ di shopping in giro e così fu. Girarono per circa una ventine di negozi, da soli e per la prima volta nessuno dei due fu riconosciuto.

“Finalmente abbiamo trovato l’Hotel, non ce la facevo più..” disse Emy posando circa venti pacchettini all’entrata.

“Dai, ti aiuto io..oh cazzo”

“Che succede Andrè?”

“Dimmi che quelli non sono Tom e Lena, ti prego dimmelo…” disse il biondino girandosi verso Emy, ma lei non c’era più.

Quando si rigirò un attimo dopo la vide già abbracciata a Lena e naturalmente a lui sarebbe toccato portare tutti quei pacchetti fino alla sua camera.

“Allora ci sei anche tu Andrè!!” disse la moretta correndogli incontro.

“Come stai Lena?”

”Benissimo, insomma qui è tutto fantastico e poi ho ritrovato Tom..non potrei essere più felice..”

Emy si avvicinò al rasta dove fosse suo fratello, ma lui continuava a rigirare la domanda e a trasformarla in un’altra discussione

“Ma insomma Tom, dove cazzo è Bill?” disse la biondina spazientita.

“E’ uscito con una ragazza..” ammise con lo sguardo basso.

“Helen?”

“Si, è venuta a trovarlo e lui non ha potuto dire di no, insomma, gli ha chiesto se andava a prendere qualcosa con lui, è stata gentile e non aveva alcuna intenzione di…sì insomma hai capito..”

“Sì ho capito..”

Emy prese i pacchettini e si diresse verso l’ascensore.

Cazzo.

Cazzo.

Cazzo.

Brutta stupida che non sono altro, le altre se ne approfittano e io non l’ho invitato nemmeno ad uscire con me stamattina, ma come mi è saltato in mente…lo so, questa sarà la solita rifatta bellissima biondona americana e con me si pulirà il culo, perché sono un cazzo di cesso!

“Sono un cazzo di cesso..” sussurrava Emy aprendo la sua camera.

“Non sei un cesso..”

Udì una voce, che all’inizio credette essere magari del suo grillo parlante, si voltò e trovò Brad davanti a lei.

Complimenti cara Emy, hai vinto una bellissima figura di merda!!

“Ehi ciao..alloggi anche tu qui?”

“Sì, mio padre ha la suite al piano di sopra, se lo avessi saputo prima sarei venuto a farti compagnia stanotte o c’era già qualcun altro..”

“Non c’era nessuno a dire il vero..”

“E il moro?” domandò lui insistente.

“Il moro se la spassa..” disse aprendo la porta “Vuoi entrare?Beviamo qualcosa insieme..”

“Con piacere..” assentì Brad seguendola dentro la stanza.

Il ragazzo si guardò in giro, vedendo una miriade di pacchettini, regali e vestiti sparsi ovunque.

“C’è un po’ di casino ma..non aspettavo nessuno sai..”

“Ah bhè il tuo moro non ci fa caso magari”

“Smettila di dire così, non è il mio moro” disse Emy imbarazzata.

“Ma vorresti che lo fosse..”

“Magari no”

“Allora perché non mi baci?” disse bloccandole i fianchi da dietro e cominciando a sfiorarle il collo con le labbra.

“Senti..”

“Non ti piaccio, forse?” domandò Brad.

“Ma no è che..”

“Allora shhh….il tuo moro non saprà niente..”

Perché si stava lasciando andare con un ragazzo che non conosceva?

Forse per fargliela pagare?

Sì, forse sperava che anche lui fosse venuto a bussare alla sua porta e gli avrebbe aperto Brad completamente nudo.

Mi sono ammattita completamente..in fondo Brad non è brutto, Emy..divertiti un po’ e lascia stare Bill..

Sì, farò così.

La biondina si girò e si fece scivolare giù la gonna di jeans mettendo la mano di Brad sul suo seno non troppo grande, lui comincio a massaggiarglielo.

Poi la prese in braccio e la buttò sul letto bloccandole i polsi e sbottonandosi i jeans.

Aveva un fisico scultoreo.

I pettorali scolpiti perfettamente sulla carne come la tartaruga sugli addominali e i suoi occhi verdi che penetravano nella pelle di Emy come neve al sole.

Le slacciò il reggiseno e cominciò a leccarle i capezzoli sentendola eccitata sotto le sue dita, già umide della sua essenza.

Sentiva il suo respiro aumentare sempre di più fino a quando qualcuno non bussò alla sua porta facendola risaltare.

“Devo andare ad aprire..” disse fermandolo ma lui non ne voleva sapere.

“Lascia stare..sarà il tuo moro e poi la porta è aperta..” sussurò Brad mentre Bill aveva già aperto la porta.

Emy di spalle non vide niente ma sentì solo Brad affondare in lei e lasciò andare un piccolo urlo che fece ghiacciare il cuore del moro guardando quella scena.

Brad gli sorrise maliziosamente guardandolo e lui scappò via.

“Vedi non è entrato nessuno..”

“Brad continua…”sussurrò la moretta giunta quasi al culmine dell’eccitazione

“Sì…”

I suoi gemiti aumentavano mentre il suo ritmo andava lentamente per poi farla morire proprio quando la voglia scoppiava sempre di più nel suo corpo. Le piaceva.

Non poteva non ammetterlo.

In quel momento non pensò a Bill o perlomeno, lo fece per farsi male.

In quei momenti in cui la mente è staccata dal corpo e lascia spazio solo al piacere.

Lei era così in quel momento.

Non pensò a niente che potesse farla stare male.

Doveva stare bene.

Doveva stare bene.

Bene.

Il moro era ancora appoggiato alla porta chiusa della stanza di Emy quando sentì dei rumori strani e bussò in quella di Tom, di fronte.

“Ehi che succ..”

“Zitto ed entra” disse il moro spingendo il fratello dentro.

Si trovò Lena sul letto del rasta che tentava di corpirsi con qualche lenzuolo, che cercava invano e poi la vide arrossire.

“Scusate io..non volevo interrompervi..”

Aprì la porta e scomparve vedendo Brad fischiettando in fondo al corridoio.

Non l’avevo visto.

Bussò alla porta di Emy e lei gli aprì in biancheria intima.

“Oh scusa io credevo..”

“Ti ho visto anche più nuda di così..” disse il moro facendosi spazio per entrare.

“Lo so, ma adesso è un po’ di tempo che non ci vediamo..” disse prendendo un asciugamano.

“Stavi andando a fare la doccia?”

“Sì..”

“Ti aspetto sul letto tranquilla..”

“Ma che succede? E Helen?”

Il moro la fissò stupito e poi scosse la testa.

“Ehm…sì Helen..tutto bene, mi ha invitato a cena stasera..” mentì.

“Ma non avete il concerto?”

“Sì ma dopo ci vediamo..e tu?Ho visto un ragazzo uscire dalla stanza..”

Emy cominciò a tremare.

Cazzo l’ha visto.

Cazzo l’ha visto.

Cazzo l’ha visto.

Disinvolta.

Disinvolta.

Rispondi disinvolta.

“E’ lo stesso che ho salutato alla festa, siamo stati a letto insieme..”

L’hai detto Emy.

L’hai detto.

Adesso non ti resta che guardare la sua faccia.

“Ah..a letto insieme?” domandò nuovamente.

”Sì, ma niente di importante, in fondo lo fai anche tu con Helen no?”

“Ah sì, sì certo..” disse facendo l’indifferente.

“Vado a fare la doccia e torno, a dopo”

“ A dopo” disse non sbloccando lo sguardo dal televisore.

Non ce la faceva più.

Cos’era quella morsa allo stomaco che gli aveva fatto bruciare il cuore al sentire di quelle parole?

Era forse amore?

Svegliati Bill, è arrivata l’ora di agire..

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Capitolo 14
*** Capitolo 14° ***


CAPITOLO 14°

Emy uscì dal box con una certa ansia, pensando al moro che stava sdraiato nel suo letto, dove un attimo prima aveva fatto sesso con Brad. Osservò il suo riflesso allo specchio mentre i lunghi capelli biondi sgocciolavano sul tappeto bianco; li spazzolò con cura tentando di sciuparli il prima possibile ed uscì dal bagno sentendo le risate di Bill davanti a qualche telefilm.

“Che stai guardando?” gli chiese.

“Scrubs, solo che non capisco nulla però ricordo quella puntata, l’ho riguardata così tante volte sul tourbus..” disse il moro girandosi verso di lei.

Il suo sguardo si bloccò, come se fosse stato incatenato tra i suoi occhi.

“Ti puoi girare per favore?” chiese Emy imbarazzata.

“Ti vergogni di me?”

“Sì..”

“Perché?”

“Perché ormai siamo grandi..” mentì.

Qualcosa era cambiata ed entrambi lo sentivano, anche se nessuno dei due riusciva ad ammetterlo davanti all’altro.

“Va bene” disse il moro un po’ scocciato, si sedette sul letto e si girò.

Emy lasciò cadere l’asciugamano per terra prendendo dalla valigia degli slip e un reggiseno, entrambi neri con delle righe bianche.

Bill si girò per un attimo, dimenticandosi di quella piccola promessa e vide il suo corpo ancora nudo e leggermente bagnato muoversi sinuosamente mentre cercava di indossare tutto senza far rumore e senza far accorgere lui di nulla. Appena la vide girarsi si voltò immediatamente, strizzando gli occhi e sperando che non l’avesse visto, chissà cosa sarebbe successo.

“Ok puoi girarti…” disse la biondina.

Il moro si sdraiò nuovamente a guardare l’episodio di Scrubs, anche se stava pensando a tutt’altro, guardando Emy mentre spalmava la sua solita crema al cioccolato sulla sua pelle.

Quell’odore, quante volte l’aveva sentito.

Quell’odore, adesso avrebbe voluto assaggiarlo.

“Perché mi fissi così?” chiese la biondina intimidita “C’è qualcosa che non va? Magari ho una tetta di fuori e non me ne sono accorta “ scherzò guardandosi attorno.

“No, no..stavo appurando quanto sei cresciuta da quando eravamo bambini..”

“Sei cresciuto anche tu..”

“Non quanto te..” disse sorridendo “Vieni qui..” le ordinò sbattendo il palmo della mano sul materasso.

Sono in reggiseno e mutande.

Sono in reggiseno in mutande e sto per mettermi accanto a lui.

Sei normale Emy?

No, perché il cuore ti batte a tremila e devi fare finta di niente.

Respira.

Non succederà nulla.

Tranquilla.

Respira, adesso!!!

Si lasciò andare sul comodo materasso, facendo rimbalzare leggermente Bill su e giù e quando lui le fece una smorfia per il terremoto provocato, lei scoppiò a ridere. Emy si accoccolò sul petto di Bill, coperto come sempre da un gracile strato di una t-shirt nera e rossa, lui le mise il braccio attorno al collo e poggiò la sua testa su quella della biondina.

“Da quanto tempo non stiamo così?” gli domandò ricordando quelle sere di Dicembre in cui la costringeva a guardare i film horror insieme.

“Da quando non ti costringevo a guardare i film horror…”

Scoppiarono a ridere ricordando quegli attimi, quando appena finito il film, Tom si divertiva a farli spaventare e poi Bill finiva per supplicare Emy di dormire con lui, perché sapeva che il rasta gli avrebbe fatto qualche ignobile scherzo e così lei telefonava alla madre, nella casa di fronte, e le chiedeva il permesso di dormire a casa Kaulitz.

Emy fissava la mano del moro spostarsi su e giù per il suo braccio, accarezzando quella pelle liscia e fresca e si chiese se fosse un miraggio o qualche messaggio strano in codice che significasse qualcosa.

Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo e affacciarsi a vedere quegli occhi color nocciola che le sorridevano, quelle labbra che andavano leggermente all’insù, che sembravano disegnate dal più famoso degli artisti di tutti i tempi, staccò lo sguardo anche da quelle mani, così lunghe e perfette, le stesse che le procuravano una dolce scossa.

“Emy..” disse il moro distraendola dai suoi pensieri.

Sentì la melodia della sua voce far vibrare il suo petto, ancora così fragile come tanto tempo fa e mugugnò per rispondergli.

“Promettimi che ci sarai sempre per me”

Cosa pretendi che ti dica?

No, Bill sai..domani scappo con Brad e divento milionaria, dopo di chè farò finta di non conoscerti..

Si, certo, come no..

Come puoi pensare che io ti dica mai di no..come puoi farlo..

“Certo che ci sarò sempre per te e tu ci sarai per me?” disse la biondina contraendo la fronte e spostando il suo sguardo verso i suoi occhi.

Oro puro.

Oro che luccica.

Oro che acceca.

Oro di un inestimabile collezione privata che non è permesso guardare a nessuno.

Chiuse gli occhi, il vento mosse le sue ciocche davanti al suo viso, voleva assaporare la libertà, voleva assaporare la magia di quel momento.

Respirò un attimo e poi riaprì gli occhi.

Prese il volto di Emy con una mano e le accarezzò la guancia.

Disegnò i suoi contorni con il polpastrello, sentendo sotto le sue dita una strana magia.

Emy chiuse gli occhi per sentire il calore della sua mano spargersi su di lei e imprimerlo sulla sua pelle.

Poi fu un attimo in cui lui si staccò, ma lei non volle aprire gli occhi perché sentiva il suo respiro così maledettamente vicino.

Pregò perché non la baciasse.

Pregò perché tutto questo fosse un sogno.

Pregò perché l’amore non colpisse con le sue frecce avvelenate anche il suo cuore.

Invece l’aveva appena fatto.

Sentì le labbra di Bill poggiarsi sulle sue.

Come una carezza.

Come il vento passa su una roccia.

Come il mare spumeggia sulla riva.

Come la neve si posa leggera su un fiore d’inverno cercando di non rovinare i suoi petali.

Le loro mani si incrociarono.

Riuscì a sentirlo come se attraverso quel tocco non solo i loro corpi si sfiorarono.

Come se con quel tocco le loro anime sentirono la stessa emozione.

Sentì la sua voglia chiederle di osare di più e lei glielo permise.

Ancora una volta.

Ancora una volta, cercando di non scottarsi troppo adesso.

Cercando di pensare che sia tutto solo un bel sogno.

Cercando di non sentire quell’attrazione che non la fa stare lontano da lui.

Cercando di non guardare quel viso perfetto.

Lui la volle sopra il suo corpo per sentirla ancora più vicina.

Adesso i loro cuori si sfioravano.

Adesso i loro sessi si desideravano, senza però potersi avere.

Perché c’è qualcosa di più forte.

Qualcosa che ferma tutto.

Qualcosa che spesso vince sul cuore.

La ragione.

“Bill..” sussurrò Emy.

Lui aprì i suoi occhi e si immerse in quel mare così azzurro e così vasto da fargli paura.

Un mare così dolce da potersi anche perdersi in mezzo, sapendo che lei lo avrebbe sempre salvato.

E adesso da questo mare di emozioni lui non voleva scappare.

No.

Almeno, non adesso.

“Resta con me Emy, per sempre..”

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Capitolo 15
*** Capitolo 15° ***


CAPITOLO 15°

Emy non riuscì a proferire alcuna parola davanti a quella frase così desiderata, così magica da farle brillare gli occhi, cercando di nascondere quell’emozione da quelli di lui, così dorati.

Sapevano di non poter fare a meno l’uno dell’altra.

Troppi sguardi rubati.

Troppi silenzi presenti.

Troppe parole non dette.

Fra loro.

Bill credette di essersi esposto troppo e così cercò di allontanarsi, perlomeno fisicamente, da lei.

“Che fai?” gli chiese.

“Niente, avevo caldo..”

“Ti sei vergognato..” sussurrò Emy sorridendo.

“Ma quale vergognato, non è vero” rispose il moro diventando paonazzo.

“Guarda stai anche arrossendo” disse rotolando sul materasso divertita.

“La smetti?” chiese lui fingendo di essere irritato, ma lei continuava a ridere come una matta.

Entrambi furono distratti dalla suoneria del cellulare di Bill che cominicò ad intonare una melodia suonata da Emy.

“Pronto, ah ciao Helen..sì..”

Ma che cavolo, proprio quando stavamo così bene telefona questa stronza..

“Stasera?Ehm..ho il concerto veramente..ah dopo?Va bene, va bene..a dopo allora..”

Quando il moro terminò la chiamata, trovò la biondina distesa sul letto a fare zapping sui canali musicali, trovado subito “1000 Oceans”.

“Ma guardalo come si muove sexy questo cantante, ma chi crede di essere..” disse sarcastica.

“Secondo me invece è proprio carino, anzi proprio fantastico”

“Sì, convinto lui, convinti tutti..”

“Hai qualcosa in contrario?” disse accerchiandole i fianchi con le braccia e spingendosi verso di lei.

“Perché esci con quella?”

Il moro tornò a guardarla in modo serio, si allontanò leggermente e abbassò lo sguardo.

“Non lo so, credevo che fosse scortese rifiutare..”

”Ma tu lo sai che ti vuole solo portare a letto?Non ti farai del male così?”

“Se lo fai tu, posso farlo anche io…” disse alzandosi e andando via.

“Bill!!Aspetta Bill!” urlò la biondina, ma lui fece finta di non sentire e chiuse la porta sbattendola forte.

Cosa gli è preso?

Cazzo, Brad!!

Dovevo ricordarlo…è semplicemente geloso..

Intanto il rumore di alcune nocche sconosciute sulla porta, completava la confusione che Emy aveva in testa, si avvicinò e chiese chi fosse, quando Tom rispose..

“E Lena?” chiese la biondina.

Il rasta rimase a bocca aperta guardando la migliore amica in biancheria intima; in effetti da Tom non si era mai fatta vedere, ma non perché si vergognasse, ma perché fin da piccolo, lui aveva mostrato un altro tipo di interesse verso le ragazze e di solito mentre lei e Bill erano in piscina a giocare con le ciambelle, lui era già da qualche parte a sbaciucchiarsi con qualcuna.

“Ops..” disse Emy accorgendosi di essere seminuda.

Nascose il suo corpo dietro la porta, cercando disperatamente qualcosa con cui coprirsi.

“Aspetta, trovo qualcosa..” disse afferrando la prima maglia e il primo paio di shorts disponibili sul divano.

“Posso entrare o potrei traumatizzarmi?” chiese il rasta.

“Entra scemo..”

“Dovevo parlarti, mi serve una consulenza femminile..”

“Sono qui per questo” disse Emy saltando verso il letto.

Il rasta sorrise maliziosamente mentre i suoi pensieri si facevano sempre più fitti e poco eleganti, quando la biondina lo fulminò con lo sguardo.

“Che c’è?Pensavo che fosse venuta voglia anche a te..”

“Veramente ho appena consumato caro mio” disse lei altezzosa.

“Con chi?”

“Un ragazzo che ho conosciuto qualche giorno fa, come vedi anche la tua cara amichetta ha dei vizi che ha preso da te..è tutta colpa tua” disse indicandolo.

“Mia?Anche le ragazze hanno quei bisogni, è normale, è che da te proprio non me l’aspettavo…brava Emy, ecco perché eri in quella biancheria intima mozzafiato”

“Veramente ero appena stata con Bill..”

”Anche con Bill?” chiese lui sorpreso.

“Ma sei scemo? E’ venuto da me dopo che..”

“Dopo che hai scopato..com’è stato?” chiese lui curioso.

“Che vuol dire com’è stato?” rispose Emy stizzita.

“Dai, i particolari..” disse il rasta mettendosi sul letto come un bambino in attesa di una favola.

“La smetti?Dimmi di Lena..”

“Uff..va bene, abbiamo fatto sesso..”

Gli occhi della biondina si aprirono di scatto, sorpresi per il colpo.

“Ma..che ti ha detto?”

“Niente, le solite cose, è pentita…vorrebbe ritornare con me, le manco..su dai Emy la dovresti conoscere..mi servi perché non so se stia fingendo”

“Avrei bisogno di parlarle, così non riesco a dirtelo, potrebbe fingere ma potrebbe anche essere sincera..non lo so Tom..la chiamo..” disse alzandosi e prendendo il telefono in mano.

Il viso del rasta aspettava l’esito della telefonata, contratto e speranzoso, forse una nuova luce sui suoi occhi si stava aprendo, ma come tutti i ragazzi, non voleva ricevere l’ennesima delusione, non poteva permetterselo.

La biondina ci mise dieci minuti circa prima di uscire dal bagno, con il telefono in mano e un’espressione alquanto preoccupante.

“Allora?” chiese il rasta alzandosi su.

“Ci vediamo tra un’ora, deve dirmi delle cose importanti…”

“Emy, promettimi che mi dirai tutta la verità..” disse Tom avvicinandosi a lei.

“Te lo prometto, come ho sempre fatto”

D’altronde era stata lei a consigliarlo nelle sue scelte sentimentali, anche quelle più difficili, tranne quando iniziarono i loro tours ed Emy leggeva sui giornali continuamente le stesse cose su Tom e si domandava se fosse lo stesso che lei conosceva. In fondo i giornali dicevano un mare di cazzate, che lui gli faceva credere e Bill gli teneva il gioco. Migliaia di ragazze erano venute a letto con lui, ormai erano leggende metropolitane credute da tutte e poi quello scandalo ai Comet, quelle foto e poi la confessione di Tom; tutto falso, come Emy aveva sempre creduto. Il rasta, tra i due, era il più responsabile, ma anche il più maturo, visto che Bill continuava a divertirsi e preoccuparsi soltanto di sé stesso.

Tom era quello dolce, romantico, ma tutti si ostinavano a credere che quello fosse Bill.

Sì, Emy sapeva che lo era anche il moro, ma in maniera diversa, solo con una cerchia davvero ristretta di persone, di cui lei faceva parte.

Abbracciò Tom e lo congedò, cominciandosi a vestire per l’uscita con Lena.

Quella sera non sarebbe andata al loro show, no, aveva qualcosa più importante a cui pensare e se mai fosse riuscita a guardare Lena in quel modo, come una volta, avrebbe letto tutto di lei, anche se gli avesse raccontato il contrario.

Era pronta a ricucire le ferite del cuore di Tom ma anche a consolarlo nel caso in cui, Lena come qualsiasi ex avrebbe fatto, si fosse avvicinata soltanto a causa della fama acquisita in quegli anni. Adesso non c’era tempo di pensare a lei, a Bill, a loro. Adesso non c’era tempo.

Doveva pensare al suo cucciolo dai capelli di paglia.

Scese giù nella hall, per salutare i ragazzi e fare il solito in bocca al lupo e rassicurò Tom, intimandogli di non pensarci, altrimenti avrebbe fatto un pessimo show e lei non glielo avrebbe mai perdonato.

“Sei sicura di non venire?” disse Bill prima di salire in auto.

“Sicura, devo farlo per Tom, non mi va che stia così, anzi, cerca di distrarlo..”

“Va bene, ma sappi che ti dedicherò Sacred” entrò nella macchina e chiuse lo sportello, guardando ancora quei boccoli biondi muoversi sotto il vento fresco della sera sul petto di Emy.

Si salutarono entrambi e lei lo vide allontanarsi come mille altre volte.

Questa volta era diversa.

Perché sapeva che sarebbe tornato qualche ora dopo.

Poi pensò ad Helen, al loro appuntamento e si chiese se fosse andato a letto con lei soltanto per vendicarsi, scosse il capo e allontanò quei pensieri dalla mente, anche se continuavano a balenargli insieme alla confusione di emozioni e sensazioni che le sconvolgevano il cuore.

Indossò la giacca di pelle fresca e bianca, rispondendo al leggero vento estivo che aveva investito la metropoli da qualche giorno, e si avviò verso il pub, che secondo le indicazioni di Lena, non avrebbe dovuto essere lontano.

Appena girò l’angolo la vide davanti ad un bar parlare al telefono e salutarla con la mano.

“Finalmente insieme dopo tanto tempo” disse abbracciandola.

“Entriamo?” chiese Emy un po’ imbarazzata da quel legame così forte stroncato velocemente tanti anni fa.

Si sedettero una di fronte all’altra in dei divanetti di pelle e ordinarono due frappè al cioccolato.

All’inizio si scambiarono timidi sorrisi e discorsi sulle loro vite di adesso, ma poi Emy non ce la fece a nascondere la verità.

Leggeva dentro ai suoi occhi una certa malinconia dovuta alla morte di sua madre, avvenuta qualche mese prima.

“Che intenzioni hai con Tom?”

Lena arrossì violentemente, abbassò lo sguardo verso il frappè e poi lo rialzò.

Aveva gli occhi lucidi e ad Emy si strinse il cuore, non riusciva mai a dirle di no e così le sorrise.

“Io ci tengo davvero Emy, a me dispiace per tutto quello che è successo ma eravamo bambini…”

“Lena ti rendi conto di quello che hai fatto?Bill non ha ancora dimenticato e non sai quanto sto rischiando a stare qui con te, ma lo faccio solo per Tom, ricordatelo..”

“Sono cambiata” disse la moretta.

“Era quello che mi dicevi ogni due mesi, appena combinavi una cazzata, non so se crederci adesso..” rispose la biondina scettica.

Lena le prese la mano e gliela strinse, ma Emy se la ritirò in petto.

“Ti giuro Emy, ti giuro che voglio tornare a stare con voi, voglio tornare ad avere una migliore amica come te, un ragazzo come Tom”

“Lo sai che non puoi mentirmi, vero?”

“Certo che lo so, sono cambiata Emy, dammi solo un’altra chance”

“Non devo essere io a dartela, facci capire che possiamo fidarci di te e lo faremo…” disse Emy.

Si alzò dal tavolo e si incamminò verso l’Hotel, lasciandole i soldi per pagare, sentì Lena chiamarla ma non si girò.

Non poteva.

Se lo avesse fatto le avrebbe detto di sì e avrebbe rischiato di far soffrire Tom.

Non voleva.

Non lo avrebbe fatto di nuovo.

Solo un’ultima volta la guardò piangere sul tavolo del bar tra le sue braccia, si rigirò e sbattè contro qualcuno, cadendo a terra.

“Oh cazzo..” sussurrò.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16° ***


CAPITOLO 16°

Alzò gli occhi su di lei e vide una ragazza alta e bionda che riconobbe come Helen.

“Ti chiami Helen?” le chiese.

“Sì, anche tu parli tedesco?” continuò la ragazza tendendole la mano.

“Sì, scusa ma ero distratta..”

“Tranquilla anche io non guardo mai dove vado, stavo scrivendo un messaggio..beh come fai a conoscermi?” disse lasciando cadere il telefono dentro una borsa di vernice nera.

“Perché conosco Bill..”

Helen sbiancò d’impatto e le chiese balbettando se fosse la sua ragazza.

“No, no siamo solo molto amici stai tranquilla, ma ho sentito parlare di te..”

“Ho capito, scusa ma devo andare, ho un appuntamento e sono già in ritardo”

“Tranquilla, ci si vede in giro..ciao” disse Emy facendo finta di allontanarsi. Girò l’angolo e vide la biondina entrare dentro lo stesso bar da dove lei stessa era uscita, doveva scoprire cosa stesse succedendo, quando la vide baciarsi con un ragazzo di colore e sedersi assieme a lui in un tavolo piuttosto in fondo al locale.

Ti ho beccata brutta modella del cazzo!!

Non mi scapperai..

Prese il cellulare dalla tasca e cominciò a scattare qualche foto che la coglieva in flagrante, con quello che, probabilmente era il suo ragazzo.

Adesso ti faccio vedere io se Bill vuole ancora vederti..benedetti mms..

Guardò l’ora.

Il concerto doveva essere finito da un pezzo, si mise a correre verso l’Hotel mentre sentì il cellulare squillare.

Era Bill.

-Pronto Bill-

-Che vogliono dire quelle foto? Chi è?-

-E’ Helen-

-E tu come hai fatto ad incontrarla?- chiese il moro curioso.

-Sto arrivando in albergo, ti spiego tutto là..lei è fidanzata Bill, lasciala perdere-

Ad un certo punto sentì qualcuno sfilarle il cellulare dalle mani e si girò di scatto.

Era Helen.

“Che cazzo fai biondina?” le domandò con il viso piuttosto tirato.

Era visibilmente più alta di Emy, circa quindici centimetri che costringevano la piccola biondina ad alzare il suo visino disegnato verso la stangona che aveva davanti.

“Avverto Bill che sei una puttana!” disse afferrando il suo cellulare.

“Ma come cazzo ti permetti eh?” disse prendendola per la maglietta.

“Ehi lasciami!Ehi!!” urlò Emy cercando di allontanare quelle unghie che le avevano strappato la maglia nera.

Il suo cellulare continuava a squillare quando Helen non si tolse una scarpa e le diede una mazzata con quella sul braccio.

Emy cercò di reagire alzandosi da terra, le afferrò le caviglie e la fece cadere in terra; solo poco dopo si accorsero di essere attorniate da una folla pazzesca che le incitava in americano. Emy non capì niente e quando si girò per controllare se i ragazzi stessero passando per la strada con una macchina dai vetri oscurati, fu colpita da un pugno sull’occhio, poi vide un uomo vestito di nero prendere Helen e consegnarla alle autorità, appena arrivate e Andreas correrle incontro.

“Piccola stai bene?” le chiese tirandola su.

“Non riesco ad aprire l’occhio..” disse Emy mentre lacrimava senza volere.

“I ragazzi erano preoccupati ma non potevano venire in mezzo alla folla, li avrebbero mangiati..” disse giustificandoli.

“Certo, se fossi per strada potrei morire, tanto loro non verrebbero mai a salvarmi, vero? E tu continui a giustificarli!!” urlò vero Andreas.

Il biondino arrossì, dava evidentemente ragione ad Emy anche se non poteva ammetterlo davanti a lei.

Entrarono in Hotel, la hall completamente vuota li accolse con un leggero sottofondo musicale, Saki si avvicinò a lei con una borsa piena di ghiaccio per l’occhio e la chiave della stanza.

“Grazie Saki..” disse la biondina.

“Volete che vi accompagni in camera?” chiese il bodyguard preoccupato per la piccola.

“Sta tranquillo, ce la caveremo, va a riposarti, la porto io su..”

Saki andò via salendo le scale scomparendo davanti ai loro volti e non appena Emy e Andreas uscirono dall’ascensore trovarono Bill e Tom seduti per terra, forse ad aspettarli.

Il rasta appena vide la biondina scoppiò a ridere mentre il moro le corse incontro preoccupato.

“Come stai?” le chiese sostenendola con le sue braccia.

“Sembra che mi sia passato sopra un camion..tu che ridi faccia di scemo?” disse scontrosa.

“Avrei voluto esserci!!Ho scommesso con Georg che una di quelle che faceva spettacolo eri tu, anche se una rissa era l’ultima cosa che mi sarei mai aspettato da te…”

“Peccato che non avevo una zeppa da 10 kili da tirare in testa a quella strega..”

Entrarono tutti e quattro in camera e le tennero compagnia fino a sera tardi, fin quando Morfeo fece diventar pesanti gli occhi di Andreas e di Tom, che andarono via, rassicurati da Bill.

Emy era distesa sul suo letto, con la maglia del pigiama. Due borse piene di ghiaccio, una sull’occhio e una sulla spalla, anche si accorse dopo di avere anche il ginocchio gonfio, a causa di un calcio.

Guardava Mtv ridendo e mangiando delle caramelle che Bill aveva comprato per lei al bar ma non avevano scambiato nemmeno una parola e non si erano soffermati minimamente su quell’argomento.

“Mi dispiace per quello che è successo” disse Bill interrompendo il silenzio.

Emy spostò lo sguardo su di lui e smise di mangiare le caramelle, posandole sul comodino accanto al letto.

“Dispiace anche a me, anzi forse a me di più visto che sono piena di ematomi, però ti ho evitato una presa in giro, almeno quello..”

Si girò dalla parte opposta dando le spalle a Bill, ma poi la sua spalla si ribellò e dopo un urlo fu costretta a girarsi verso il moro che la fissava.

Quante cose vorrei dirti, Bill..

Quante cose ci siamo detti da bambini sempre sullo stesso letto..

Quante cose non ci diremo mai..

Eppure ho paura.

Sì, ho paura di te.

Ho paura che il mio amore ti possa soffocare e allora ti sto accanto come un angelo custode, che cerca di evitarti di star male ma tu non te ne accorgi..continui imperterrito a cercare l’anima gemella..

“A che pensi?” chiese lui.

“A niente” rispose Emy.

“Non si può pensare a niente e poi tu non pensi mai a niente…”

“Che stai dicendo Bill?” chiese la biondina sorridendo.

Lui scoppiò a ridere e poi fece una smorfia.

Nemmeno lui sapeva cosa dire.

“Tu a che stavi pensando?”

“E’ il mio turno adesso?” chiese nuovamente lui.

“Non si risponde con un’altra domanda, lo sai, queste sono le regole..”

“E va bene..pensavo che mi è dispiaciuto che non sei venuta, che magari è tutta colpa mia perché adesso sei ridotta così, perché non ti ho portato con me…ecco cosa pensavo..” disse mettendosi a pancia in su, si poggiò una mano sul petto e si girò a guardarla.

“Non è colpa tua..comunque sono stanca e ho sonno..”

“Buonanotte drinni..” disse lui baciandole la fronte.

“Buonanotte..” disse lei.

Il moro spense la luce e in un attimo le tenebre invasero gli occhi della biondina, non ancora chiusi.

Passarono due ore.

Poi tre.

Poi quattro.

Sentiva il moro dormire accanto a lei fin quando decise di accendere la luce per andare in bagno.

Le apparve rannicchiato in mezzo alle lenzuola, con una mano sotto il cuscino e la bocca leggermente aperta, proprio come dormiva da piccolo.

Pensò a quanto fosse meraviglioso avere una parte del suo cuore accanto a lei, sarebbe riuscita a oltrepassare tutti i problemi avendolo con sè e avrebbe voluto vivere per l’eternità, non cancellando questi momenti magici.

Ti vorrei toccare..

Ti vorrei baciare..

Ti vorrei sfiorare anche un istante l’anima..

Ma ti potrei svegliare e farti arrabbiare..

E potrei soffrire e finirebbe tutto qua..

E’ meglio che ti lascio stare perché tempo per soffrire c’è e ce ne sarà..

Vedo che ti muovi, vedo che respiri, cercandomi accanto a te..

Ed io vorrei morire, vorrei che questa notte durasse per sempre, per stare ancora un po’ qui con te..

Ma so che tutto ciò non mi basterà..

Il solo desiderio..

Il solo sapere che sei qui con me soltanto perché sto male..

Mi fa stare male..

Da domani giuro, partirò da zero..

Non ti darò fastidio, non sarò un peso..

Nella mia testa tu non ci sarai più..

Non ci sarai più..

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Capitolo 17
*** Capitolo 17° ***


CAPITOLO 17°

Agosto avanzava imperterrito nel continente americano, mentre le città brulicavano di lavoratori già stanchi e irritati dall’esagerato vento caldo e dai turisti, che non facevano altro che sovraffolare le loro preoccupazioni e i loro stati d’ansia.

L’America era così.

Una donna frenetica che correva di qua e di là in attesa di un riposo, che non sarebbe mai arrivato.

Proprio da alcuni rumori proveniente dall’intenso traffico mattutino, Bill fu svegliato in modo scorretto.

Stava sognando.

Aprì gli occhi di botto, quando si guardò intorno capì che doveva essere in America e si domandava ancora cosa avesse sognato di tanto pauroso da intrappolare il lenzuolo insopportabilmente caldo dentro i suoi pugni stretti. Le unghie gli avevano graffiato tutto il palmo, oltre al ventre che continuava a bruciare.

Guardò accanto a lui Emy che dormiva beatamente tenendosi una mano sul petto e un’espressione di sofferenza, così decise di svegliarla.

Provò a scrollarle il braccio con delicatezza, accurandosi che non fosse lo stesso che si era fatta male, ma lei rispose solo con degli strani rumori. Allora Bill insisitettè e le soffiò sul naso, come quando erano piccoli, lei si svegliava sempre e immancabilmente senza una spiegazione precisa.

“Bill!!” disse guardandolo negli occhi.

Per un momento il moro temette che fosse diventata sonnambula, ma quando si strofinò gli occhi tutti i suoi dubbi sparirono.

“Tutto bene?” le domandò preoccupato.

“Sì, stavo sognando una cosa stranissima..” rispose la biondina asciugandosi la fronte.

“Anche io ma non ricordo cosa, avevo paura però…”

“Ho sognato che eri incatenato ad una parete e io dovevo salvarti da non so chi..era una donna, forse una strega..mamma mia, ti ha graffiato la pancia e io ho gridato ad un certo punto il tuo nome e poi mi hai svegliato..”

“La pancia?” chiese di conferma il moro guardandola.

“O mio Dio!!” esclamò la biondina guardando il grosso graffio che il moro aveva sul ventre, per fortuna non aveva investito anche la stella però.

Emy si guardò le mani, aveva un’unghia spezzata.

“Sei stata tu?” domandò il moro incredulo “Ma sei diventata sonnambula?Potresti uccidermi magari!!”

“Ma no..forse..cioè a volte vedevo la strega da lontano e a volte come se fossi io..Bill mi dispiace” disse sfiorandogli la pancia graffiata.

“Lascia stare è solo un graffio..però è strano..vado in camera mia, hai bisogno d’aiuto?”

“No, no..vai pure, oggi avete l’intervista” disse rimanendo a letto.

“Ti manderò Andrè, lui non viene con noi..” disse facendole un sorriso mentre si rivestiva.

“Va bene a dopo allora”

Il moro si allontanò solo facendole un sorriso, si richiuse la porta dietro le spalle lasciando Emy seduta sul letto con la caviglia ancora gonfia e dolorante, che la costrinse ad indossare un paio di infradito nere.

Ripensò a quello strano sogno, non riusciva a darsi pace.

Magari sono io la strega..

Magari faccio del male a Bill involontariamente..

O forse devo solo stargli lontano, adesso sono diventata addirittura sonnambula..

Si diresse verso il bagno mentre il suo telefono cominciò a squillare.

-Pronto mamma!!-

-Come stai tesoro?-

-Benissimo, qui è tutto stupendo- mentì lei.

-Sono contenta, ho chiamato Bill, ma mi ha detto che non era con te, avete litigato?-

-No, no, sono solo tanto occupati-

-Ti ho visto in un giornale, con Andreas e Tom, ti hanno riconosciuta in Germania-

-Davvero?-

-Sì ma io ho negato tutto, la casa è invasa da giornalisti, fans, ti racconterò quando torni, amore..-

-Sì mamma?-

-Mi manchi tanto..compra un regalino a tua sorella-

-Lo farò, mi mancate anche voi, a presto-

-Ciao-

-Ciao ciao mamma-

Staccò la chiamata velocemente osservando allo specchio il suo occhio che adesso stava raggiungendo una colorazione abbastanza impressionante sul violetto chiaro misto al giallo, perlomeno era un buon segno: il livido stava passando. Si accorse, però, che riusciva a camminare a malapena e di non poter afferrare nulla con il braccio sinistro.

“Giuro che appena incontro di nuovo quella buttana la stendo per terra..” disse digrignando i denti.

“Come sei aggressiva..” disse il biondino appoggiato alla porta.

“Ah sei tu..” disse sconsolata.

“Perché chi volevi che fosse?Come stai?” le chiese avvicinandosi.

“Non reggo in piedi..ah..Andrè..ho deciso una cosa..”

“Sembri seria” scherzò.

“No, no, sono seria..”

“Ohhh..sentiamo..”

“Lascio stare Bill, per sempre…” disse girandosi verso il muro, trattenendo il bruciore agli occhi.

Andreas la guardò per qualche attimo, non riusciva a capire se stesse dicendo sul serio, tanto meno quando nascose il viso da lui.

Le mise da dietro un braccio intorno al collo e la strinse a sé.

Capì quanto le stava costando questa decisione.

Capì quanto tenesse alla loro amicizia.

Ma capì anche che doveva aiutarla.

“Sei sicura?” le chiese.

“Sì, sarà difficile per i primi tempi ma..ce la farò, lo aiuterò a trovare una ragazza fatta apposta per lui, dovrà essere perfetta..”

“Come vuoi Emy..”

“Grazie” disse baciandolo sulla guancia “Adesso aiutami a scegliere cosa mettere e come metterlo, visto che sono un rottame..”

Il biondino sorrise e scrollò la testa, una cosa che la distingueva dalle altre era il suo umorismo, che smorzava qualsiasi occasione di tensione; riusciva a sbloccare tutto e tutti solo con una sua battuta e a volte dietro il suo sottile umorismo, si nascondeva tanto, tanto dolore.

Quando entrambi scesero per la colazione, li trovarono ad attorniare una ragazza, Andreas ed Emy si guardarono in faccia, non era Lena, non Mary e nemmeno Helen..non era nessuno di loro conoscenza.

“Finalmente siete arrivati!!Mancavate solo voi..” disse Tom con aria di festa, come tutti naturalmente.

“Lei è Justine, è francese ma parla quattro lingue tra cui il tedesco e sarà la nostra nuova truccatrice..” disse David con un gran sorriso.

“ E Nat?” disse Emy spontaneamente.

“E’ dovuta andare da suo padre in Germania, stava male..” disse Bill rammaricato.

“Mi dispiace…piacere Justine, io sono Emy e lui è Andreas..”

“Guarda che so presentarmi da solo..” sbottò lui.

Justine rise davanti a quel clima assolutamente familiare in cui era stata accolta molto calorosamente.

“Piacere mio..spero di andare d’accordo con tutti voi e soprattutto con Bill..” disse sorridendo.

“E mi sa che troverai qualche problemuccio..” disse Tom mentre scoppiò a ridere con Georg.

Il moro arrossì e sorrise imbarazzato, cercando di far scivolare quell’accusa per lui infondata.

“Ma dai non sono così perfido..” disse.

“Ragazzi dobbiamo andare, l’intervista è fra mezz’ora, andiamo in onda in una radio importante” disse David a voce alta.

Tutti presero i loro posti e si dileguarono in fretta lasciando spazio ai quattro ragazzi.

Justine prese dalla borsa del phard e si guardò nello specchietto tascabile a forma di sole, poi si accorse che Emy la stava guardando e le sorrise.

“Sei l’unica ragazza, a parte Dunja?”

“Sì, ma sono qui solo per vacanza..niente di speciale”

“Li conosci da tanto?”

“Sì da quando siamo piccoli, tu quanti anni hai se posso chiedertelo…”

“Ne ho 22..anche se ne dimostro di più..ma sto cercando di ringiovanirmi, forse sai le troppe responsabilità, troppo lavoro..sono appena uscita da uno stage pesantissimo dove c’erano i migliori truccatori degli Stati Uniti, è stato lì che ho incontrato il signor Jost..”

“Ieri per caso?”

“Sì, è venuto a fare un giro e io ho truccato la mia modella di nero, mi ha subito presa e portata via, era l’ultimo giorno credo..”

“Bene..” disse Emy ammirando il suo aspetto fisico.

La solita biondissima, occhi verde acqua, fisico mozzafiato, età perfetta, simpatica, intelligente e …….passerà un sacco di tempo con Bill!!!

Che bella notizia.

Ma sì..non dovevi dimenticarlo Emy?

Magari lei è quella giusta per lui…

“Allora che ne pensi?” domandò Justine.

“Eh? Cosa?” chiese Emy distrattamente.

Justine scoppiò a ridere, aveva capito che non la stava ascoltando.

“Ti avevo domandato che ne pensavi del gruppo, dei ragazzi, se non ti sei mai presa una cotta per uno di loro…” disse.

Ma cos’è un’indovina?

“No, ci conosciamo da troppo tempo, siamo molto amici, quello sì..”

“Ho capito..” disse abbassando lo sguardo.

“Justine, andiamo!!” ordinò David.

“Scusa, devo andare, mi ha fatto tanto piacere parlare con te..a presto” disse salutandola con la mano.

Andreas si avvicinò ad Emy ridendo.

“C’è qualcuno verde di rabbia in questo divano eh..” scherzò.

Emy si girò verso di lui cercando di trattenere un sorriso possibilmente sincero.

“Non sono io mio caro..”

Lui la guardò facendole capire che non avrebbe mai funzionato mentire con lui.

“Oh e va bene..secondo te potrebbe piacergli?”

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Capitolo 18
*** Capitolo 18° ***


CAPITOLO 18°

Appena Emy capì l’andamento tragico della situazione afferrò il polso di Andreas e cercò di correre verso il furgone prima che i ragazzi potessero sparire velocemente davanti ai loro occhi, lo fermarono e salirono su.

“Non dovresti correre..” disse Bill alla biondina.

“Lo so, ma ho cambiato idea all’ultimo momento” rispose lei sorridendo, sotto i soliti occhiale da sole.

Lo sguardo di Andreas si accanì su di lei, fin quando Emy si tolse gli occhiali e gli fece segno di smettere.

“Hai qualcosa nell’occhio?” le domandò.

“Ah, ah, ah spiritoso..” disse lei in tono sarcastico “Per chi è quest’intervista?”

“Un giornale americano, dove di solito posano tante belle ragazze…” disse Tom sfregandosi le mani.

“Figuriamoci, nei giornali americani poi, se non c’è qualcuna mezza nuda nessuno lo compra, quando si dice la cultura..”

Bill abbozzò un sorriso mentre guardò Justine che fissava Emy svogliatamente.

“Non direi, alcuni giornali sono carini anche se ci sono ragazze nude sulla copertina, mai giudicare dall’esterno, sarebbe superficiale, no?” disse guardando prima verso la biondina e poi verso il moro.

“Ha ragione Justine in effetti..” disse Bill.

Ma cos’ha fatto, si è studiata un copione per dire tutto quello che piace a Bill?

“Sinceramente l’altro giorno ho comprato tre giornali e non ci ho trovato dentro niente di interessante, a parte un articolo su di loro” disse la biondina rispondendo in tono leggermente inacidito.

“Dipende, io di solito compro sempre Vanity Fair ed è stupendo, anche perché mio fratello lavora per quella rivista”

“Davvero??” chiese il moro sporgendosi dal sedile.

“Sì, oggi aveva un servizio fotografico con Heidi Klum” rispose Justine.

“Heidi?” ripetè Bill boccheggiando.

Lei annuì vedendo il moro sognare con la bocca aperta.

“Smettila di sbavare al solo pensiero di quella lì..” disse Emy dandogli una gomitata.

Andreas e Bill si guardarono e dissero in coro.

“Le donne!!”

Il furgoncino nero si fermò davanti ad una porta sul retro di un bellissimo palazzo di vetro e i ragazzi scesero velocemente.

“Prima intervista, poi servizio fotografico, seguite tutti Saki!!” urlò David.

Andreas aiutò Emy a scendere dal pulmino e la accompagnò a prendere un caffè al bar insieme a Dunja e Justine.

Si sedettero in un tavolino color panna ordinando quattro caffè corretti, che arrivarono immediatamente insieme ad alcuni biscotti offerti dalla redazione.

“Allora Justine, come mai ti trovi in America?” le domandò Dunja sorridendo.

“Mia madre è americana e quando mio padre morì ci trasferimmo qua dalla Francia, non sopportavamo di stare ancora lì..poi insomma ho studiato varie lingue tra cui anche il tedesco per pura passione..”

”Beata te, io non riuscirei a parlare nemmeno l’inglese..che scocciatura..” disse Dunja addentando un biscotto al cioccolato.

“Justine!!!” urlò David.

Lei si girò immediatamente e le fece segno di andare con lui.

“Scusatemi, forse è ora del trucco, speriamo bene..” disse incrociando le dita.

“Non mi convince..” disse Dunja mescolando il caffè.

“Nemmeno a me..” continuò Emy.

La bionda con i capelli raccolti fu seguita da mille sguardi in corridoio e David si sentì quasi orgoglioso di camminare accanto a lei. La accompagnò al camerino, dove la band la attendeva e le augurò buona fortuna.

“Allora, venite voi per primi..” disse verso Gustav e Georg.

Loro si avvicinarono e in un batter d’occhio passò sui loro visi delle creme e del phard, un miscuglio che il moro continuava a guardare non credendo ai suoi occhi.

“Ma non si appiccica tutto in quel modo?” le domandò.

“Lascia fare a me..et voilà!” disse.

I due aprirono gli occhi e si guardarono allo specchio: pelle morbida e soprattutto non lucida, alquanto perfetta.

“Adesso tu..” disse verso Tom.

“Ah, non se ne parla, io non mi sono mai truccato e non lo farò mai..” disse incrociando le braccia.

“Dai Tomi non fare lo scemo, lasciala provare..” chiese il moro con un sorriso.

“E va bene” accosentì il rasta sedendosi davanti allo specchio.

Due minuti e Tom sembrò come nuovo.

“Mi hai messo il lucidalabbra?” disse toccandosi con la punta delle dita.

“No, è una cosa speciale per rendere le labbra più rosse..secondo me stai benissimo..” disse Justine sorridendo.

“Mi fido eh..”

“Fidati e adesso tu..il più complicato cantante di tutti i tempi..”

Bill venne avanti senza alzarsi con la sedia, date le rotelle. Le sorrise e chiuse gli occhi.

Tocco dopo tocco riusciva a sentire qualche brivido che oltrepassava il suo corpo velocemente.

Non era come Nat.

Non era come nessuno.

Riusciva a sentire qualcosa di diverso.

Sulle sue mani.

Sulla sua pelle.

“Ho finito..” disse mentre Bill ancora perso fra i suoi pensieri non rispondeva “Bill..ho finito.”

“Ah..sì..cosa?” disse aprendo gli occhi di scatto.

Guardò il suo viso riflettersi sullo specchio, era perfettamente stupendo.

“Che te ne pare?” chiese lei.

“Stupendo, sono stupendo!!!” urlò.

Si alzò e l’abbracciò forte, facendola girare per un po’ in tutta la stanza. Poi la rimise a terra e le diede un bacio sulla guancia.

“Grazie”

I ragazzi uscirono verso il set fotografico che li ritraeva come se fossero in un garage. Bill continuava a sorridere e a tenersi le bretelle in modo perfetto, come ripeteva continuamente il fotografo.

Emy lo guardava a bocca aperta, Justine aveva fatto proprio un bel lavoro, doveva ammetterlo stavolta.

“Che te ne pare?” le chiese avvicinandosi.

“Cazzo è stupendo!!”

“Lo sapevo, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto..sai mi ha abbracciato e mi ha dato un bacio sulla guancia..” disse mentre gli occhi le brillavano.

“Justine?” disse Emy seria.

“Sì?” le chiese lei non distraendo lo sguardo da quelle magnifiche visioni.

“Ti piace Bill?”

Lei si girò e guardò Emy dritta negli occhi.

“Forse sì, non è meraviglioso?”

“Sì..sai che cuore e lavoro non si mischiano?”

“Sì ma non ho intenzione di perdere il lavoro per lui, se ci sarà un interesse sarà puro e del tutto spontaneo”

Va bene Emy.

Stai calma e respira.

Stai calma e respira.

Strinse i pugni così forte che le nocche diventarono bianche.

Andreas le prese la mano e gliela sciolse in un abbraccio.

“Non fare così..troveremo una soluzione e poi ricorda, tutti vogliamo il bene per lui..” le sussurrò.

Emy annuì.

Andreas aveva ragione, purtroppo.

I ragazzi terminarono il primo servizio fotografico in America, soddisfatti come il loro produttore che strinse la mano al fotografo e incassò l’assegno da cinque mila dollari.

Bill raggiunse Justine e la prese per i fianchi.

“Grazie a te è stato strepitoso..”

“E’ tutto merito tuo se sei così bello..” disse lei sorridendogli.

Il moro arrossì violentemente.

“Justine, volevo chiederti se stasera ti andava di uscire, magari a prendere un gelato..”

“Io e te?”

“Ma no, con gli altri!!” disse lui.

“Certo..certo che va bene..”

“Benissimo, Tomi!!! Viene anche Justine stasera con noi” urlò scappando verso il fratello mentre Emy ridacchiava dietro di loro.

“Che hai da ridere?” le chiese Andreas curioso.

“Dopo ti spiego” disse la biondina.

La cena volò via in Hotel tra battute del solito David sui componenti della band, vantandosi di tutto, come sempre, davanti alla nuova arrivata.

Raccomandò tutti di non tardare, anche se l’indomani ci sarebbe stata una giornata di riposo per loro e andò in camera, scomparendo dietro le porte scorrevoli dell’ascensore in legno.

In gruppo, insieme alla security, si diressero verso le gelaterie più vicine all’Hotel, gremite di gente, così si fermarono in un parco deserto e aspettarono che Emy e Andreas portassero i gelati per tutti.

“Finalmente ce l’avete fatta!!” disse il rasta scherzando.

“Perché non alzavi le tue chiappe e facevi tutto da solo se volevi che tutto arrivasse subito?” rispose la biondina.

“Non è che ti hanno dato il gelato allo yougurt scaduto?”

Tutti scoppiarono a ridere mentre la biondina, rossa di rabbia, si sedeva su un’altalena a mangiare il suo gelato al cioccolato fondente.

Tom si allontanò dal gruppo per sedersi accanto a lei.

“Che gusto è?”

“Yougurt acido, quindi stai lontano”

“Dai, stavo scherzando..”

“Lo so..” rispose la biondina sorridendo “Comunque è cioccolato fondente..vuoi assaggiare?”

“Fa vedere un attimo..” disse il biondino affondando il cucchiaino azzurro in mezzo al gelato.

“Il tuo?” chiese Emy.

“Nutella e cocco”

“Che schifo, ma che gusti hai?”

”Sicuramente più dolci dei tuoi..” rispose il rasta alludendo a ben qualcos’altro oltre il gelato.

Ad un certo punto Emy fu distratta dalla figura di Bill e Justine, che si spostavano verso le panchine sotto gli alberi, seguiti dallo sguardo di Saki, che non si distraeva nemmeno un momento.

“Che fanno quei due?”

“Si imboscano, poverini lasciali stare..” disse il rasta scherzando.

“Tanto non mi interessa più”

“Davvero?” chiese Tom sorpreso.

“Sì davvero..” rispose annuendo.

Il rasta rimase in silenzio per un attimo mentre qualcosa bruciava nel petto di Emy.

Sì, era gelosia.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19° ***


CAPITOLO 19°

Justine continuava a camminare a testa bassa, cercando di evitare lo sguardo scuro del moro che la fissava dolcemente. Si fermò scegliendo una panchina color mogano e si sedette.

Il moro la imitò buttando la carta di gelato alla panna, che gli aveva imbrattato e reso appiccicose le dita come un bambino.

“Hai un fazzoletto per caso?Odio avere le mani sporche e appiccicose..” le chiese.

“Certo, tienimi un attimo questo” disse poggiando la sua coppa tra le mani del moro, prese un fazzolettino dalla borsa e glielo diede.

“Allora, voglio sapere qualcosa in più di te..ti sei trovata bene..c’è qualcuno con cui non vai d’accordo o che magari ti sta antipatico?”

“Veramente no, ma credo ci sia qualcuno a cui io stia antipatica ma forse è solo un’impressione..” concluse la biondina sviando il discorso.

“Chi è?”

“Lascia stare, è solo una mia paranoia” disse arrossendo.

“Stai arrossendo!!Comunque ho capito chi è..” disse il moro torturandosi le labbra fra loro.

“Chi sei un mago?”

“E’ Emy..non ci vuole molto a capirlo, vero?” chiese sicuro.

Justine annuì cercando di cominciare a spiegare qualcosa mentre guardavano la biondina da lontano, seduta su un’altalena parlare con Tom.

“Lei è un po’ protettiva, siamo molto legati ed è per questo che tende ad allontanare un po’ le ragazze, ma sta tranquilla vedrai che farete amicizia..”

“Ne sono certa..anche se prima pensavo le piacesse tuo fratello..”

Al sentire quelle parole il moro trasalì un attimo.

Sgranò gli occhi dietro i capelli neri e lisci che gli coprivano quasi tutto il viso guardando meglio la situazione.

Emy e Tom si erano sempre divertiti insieme, erano sempre stati bene ma come amici..

“Non credo..” rispose il moro freddo.

“Si guardano come io guardo te..” disse Justine azzardando un passo forse troppo frettoloso.

Il moro si girò a guardarla.

I suoi occhi brillavano di qualcosa di nuovo.

Qualcosa che lui non aveva mai conosciuto.

Qualcosa che forse quegli occhi gli avrebbero permesso di conquistare.

Così decide di perdersi tra quelle labbra, che sapevano ancora di fragola, dimenticandosi di suo fratello e della sua migliore amica che continuavano a divertirsi alle sue spalle.

“Scommettiamo una cena offerta da te che si sono baciati” disse il rasta alla biondina.

“No!!”

“Hai paura di perdere eh?” chiese sorridendo maliziosamente.

“No!!” esclamò nuovamente Emy ribellandosi allo sguardo suadente del rasta.

“Allora?Se vinco io, andiamo a cena..se vinci tu non ti prenderò in giro per il resto della vita..” mentì.

“Che bella battuta..”

“Lo sai che sono sempre stato leale nelle scommesse..” disse.

“In effetti..” mormorò Emy “Affare fatto” disse stringendogli la mano.

Ma perché non mi faccio i fatti miei?

Perché devo andare a scommettere in un fatto che mi distruggerebbe il cuore..

Ok..Emy..sei masochista, non c’è altra spiegazione..manca che ti torturi con il frustino e poi siamo a posto.

Quando il suo sguardo si spostò involontariamente tra gli alberi, vide le figure di Justine e Bill uscire finalmente alla luce insieme, ridendo.

Fu come se una freccia gli avesse appena trafitto il cuore.

Un’altra.

Un’altra.

E poi ancora un’altra.

Si avvicinarono a lei e le chiesero qualcosa, che nemmeno capì.

“Scusate non mi sento tanto bene…” mentì per allontanarsi.

“Emy dove vai?” urlò Andreas.

“Torno subito..” disse prendendo una piccola stradina nel boschetto.

Vide un sentiero poco illuminato, qualche lucciola volava ancora qua e là illuminando una grotta, quando sentì anche il rumore dell’acqua e alcuni passi. Si voltò spaventata attorno a sé, il buio non le permetteva di vedere nemmeno il minimo movimento di una foglia fin quando non sbattè contro qualcuno.

“Ahhhhhhhh!!!” urlarono entrambi.

Si girò e in un attimo riconobbe il rasta con il viso pallido e pieno di paura.

“Ma sei cretino?” gli urlò.

“No sei tu la cretina, stavo venendo a cercarti prima che ti perdessi di nuovo!!”

“La smetti di seguirmi?” gli chiese scortesemente.

Tom la guardò sconsolato e si allontanò.

Le moriva il cuore a vederlo camminare così, gongolante come sempre ma con le mani in tasca, come sempre quando da bambino era triste.

“E va bene, vieni a farmi compagnia..”

Appena pronunciò queste parole le corse incontro somigliando pericolosamente a Bill e poi le sorrise.

“Lo sapevo che non potevi fare a meno di me”

“Non ti montare adesso, hai sentito anche tu il rumore dell’acqua?”

“A me sembrava il mio stomaco a dirla verità..” disse il rasta.

“Ma quanto sei stupido? Eccola..” disse Emy indicando l’acqua che scorreva per terra, prese per mano il rasta prima che l’acqua gli potesse bagnare interamente le scarpe da ginnastica nuove, sapeva che se non lo avesse avvisato si sarebbe arrabbiato a morte.

“Hai salvato le mie scarpe…grazie piccola..guarda là” disse indicando una piccola cascata.

“Sììì lo sapeva che c’era qualcosa di speciale in questo parco…”

La biondina corse incontro alla cascata e si bagnò le mani.

“E’ stupenda..” disse schizzandone un po’ verso il rasta che chiuse gli occhi stizzito.

“Dai smettila!!”

“E dai non fare l’adulto..vieni!!” disse schizzandolo nuovamente.

“Non dovevi sfidarmi lo sai!!”

Tom la prese in braccio e avvicinò la testa vicino alla cascata mentre la biondina continuava a dimenarsi e a pregare perché lui non le bagnasse i capelli ma lo fece. Immerse tutta la testa sotto la cascata ghiacciata e poi rimise a terra la biondina scalpitante.

“No ma dico io sei pazzo?” disse Emy strizzando via l’acqua in eccesso.

“Che state facendo voi? Vi cercano tutti!” disse il moro ad un certo punto spuntando da un cespuglio.

“Ehm..niente, le stavo insegnando a farsi lo shampoo..” rispose il rasta ridendo.

“Spiritoso,mi ha bagnato tutti i capelli..” ammise Emy sconsolata.

Il moro li osservò bene.

Ancora una volta sembrò vera la versione di Justine.

Forse nei loro occhi c’era davvero una luce diversa quando stavano insieme.

Forse aveva preso una cantonata a poter credere che Emy fosse innamorata di lui.

Ma sì, in fondo lo aveva assecondato ancora una volta nella più strana delle richieste nella loro amicizia.

Emy lo superò con totale indifferenza, gridando di aspettarla al rasta che scorreva veloce attraverso quel boschetto in centro città.

Afferrò il cellulare dalle mani e scrisse un messaggio, lo salvò fra le bozze, forse lo avrebbe mandato quella notte o forse mai.

Tornarono tutti in albergo a notte fonda, mentre ancora tutte le luci della città erano completamente accese per gli abitanti della notte.

Ognuno prese la propria tessera e si avviò verso le camere, tutte al decimo piano.

“Emy” chiamò il rasta “Ricordati che ho appena vinto una cena..”

Poi si chiuse dietro le spalle quella porta bianca, che ritraeva il numero della sua camera mentre la mano della biondina cominciò a tremare. Non riusciva ad incastonarla nella chiusura quando un’altra mano la cinse e spinse la tessera dentro.

“Che hai?” le domandò il moro.

“Niente, sono solo stanca..” mentì girando il pomello dorato.

“Tu non tremi quanto sei stanca”

“E quando tremo?”

“Quando sei nervosa, arrabbiata e preoccupata. Hai tremato così solo una volta, Emy..e io non la dimentico..” disse Bill allontanadosi.

La biondina entrò dentro e appoggiò le spalle al muro,freddo come il marmo.

Tremava per un compito in classe.

Tremava quando i suoi genitori le diedero la notizia della separazione.

Tremava quando le veniva qualche strana malattia.

Tremava quando vide Bill baciare la sua prima ragazza.

Il moro appoggiò una mano alla fronte calda e si lasciò andare sul letto.

Ogni giorno di più il suo cuore si allontanava da quello di Emy per avvicinarsi ad un’altra persona.

Poi pensò a Justine.

A quella sera.

A quel bacio.

E lentamente le sue palpebre coprirono quegli occhi nocciola, che si preparavano ad entrare nel mondo dei sogni.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20° ***


CAPITOLO 20°

Viaggiare.

Non riuscire a vedere la realtà.

Non riuscire a capire l’anima delle persone.

Viaggiare.

Vedere troppi posti senza soffermarsi a guardare bene.

Conoscere tanta gente che probabilmente non rivedrai più.

Questa era la vita dei Tokio Hotel ed Emy stava imparando a viverla, ma non poi con estremo entusiasmo.

Appena aprì gli occhi, afferrò gli occhiali sul comodino e li indossò.

Scrollò i capelli da un lato e dall’altro per cercare di sistemarli senza successo, infatti quando vide la sua sagoma riflettersi nello specchio fra le due finestre quasi le venne un colpo.

“Che ore saranno..madonna mia che sonno..” mormorò a sé stessa.

Afferrò il cellulare, che segnava le dodici e dieci e sgranò gli occhi.

Perché nessuno l’aveva svegliata?

Perché nessuno l’aveva chiamata?

Appena guardò meglio lo schermo del cellulare si accorse di un pacchetto regalo che pulsava pieno di colori, cliccò sopra e uscì fuori una scritta:

-Tanti auguri a me!-

E già, oggi era il suo diciannovesimo compleanno.

Sorrise al pensiero di Tom che l’aveva invitata a cena e capì che la scommessa non era stata lanciata per caso.

Ma ora dove erano finiti tutti?

Era sicura che gli stessero preparando qualche sorpresa e che appena avesse varcato la soglia della sua camera qualcuno le avrebbe sventolato addosso una trombetta urlando “Tanti Auguri!!”.

Così indosso ciò che le capitò prima davanti agli occhi, un paio di jeans blu scuro le fasciavano bene le gambe poco lunghe ma sottili; un toppino a fascia viola accentuava i suoi fianchi magri, mise i piedi dentro delle ballerine, che le entrarono subito alla perfezione, naturalmente di colore nero.

Afferrò le chiavi, la borsa, ma prima di uscire si spruzzò addosso il profumo che tanto adorava.

Niente.

Il corridoio era deserto e si convinse che appena fosse uscita dall’ascensore la festa avrebbe avuto inizio.

Un tintinnìo la distrasse dai suoi pensieri.

Il volto di Georg uscì assonnato dall’altro ascensore di fronte e la salutò con un cenno.

“Buongiorno, hai visto gli altri?” gli domandò.

“Veramente la colazione era qualche ora fa, oggi avevamo la mattinata libera, penso staranno ancora dormendo..”

“Allora mi accompagni tu a farla?”

“Certo con piacere” disse sorridendole.

Discussero con un certo entusiasmo del concerto della sera precedente, Georg aveva conquistato un’americana che aveva portato in camera, ma confessò ad Emy di non aver fatto niente e di aver parlato con lei tutta la notte, pur non capendosi.

“E’ molto dolce..” le confessò.

“Ti sei preso una cotta?” gli chiese lei curiosa, intingendo la brioche nel latte.

“Ma no..” rispose il bassista arrossendo violentemente.

“Buongiorno” esordì Tom allegro davanti ai due.

“Ehi” disse Emy sorridendo più del solito e aspettandosi qualcosa almeno da lui.

“Stai bene?Mi hai salutato con un sorriso..” disse il rasta.

Il viso di Emy si trasformò in una smorfia e Tom le sorrise.

“E va bene, non l’ho dimenticato..auguri piccola topa” disse dandole un bacio in guancia.

“Oh cazzo, scusa Emy!!L’ho dimenticato” esclamò Georg visibilmente dispiaciuto.

“Tranquillo, ho visto che sei stanco, comunque grazie ad entrambi..Tom hai visto Andrè o Bill?”

“Bill penso stia ancora dormendo, Andrè è uscito a comprarti un regalo” confessò “Cazzo, perché mi scappa sempre!!!Tu non sai niente” disse il rasta minacciando la biondina per la sua incolumità.

“Va bene, va bene..ora siediti e mangia, hai una faccia..” ammise Emy sorridendo.

“Che faccia ho? Sexy?” domandò lui allargando le labbra in un sorriso malizioso.

“No, da pollo”

“Vedo che con te cresce anche il tuo umorismo eh…” disse allontanandosi per prendere un bicchiere di caffè freddo.

Emy prese la borsa, salutò Georg e andò via.

Oggi si sentiva bene e più grande.

Si sentiva solare.

Si sentiva libera da ogni pensiero e preoccupazione.

Sì, soltanto per oggi avrebbe abbandonato tutto e tutti e si sarebbe dedicata a sé stessa..

Superò la porta di vetro dell’Hotel senza guardie del corpo, per un attimo sentendosi soltanto una ragazzina tedesca in territorio americano.

Quando incrociò uno sguardo che conosceva già.

Lo stesso sguardo che ricordava spento e sofferente, adesso era acceso e fumante d’amore.

I suoi occhi fissavano altri due occhi, di un azzurro diverso da quello di Emy, erano leggermente più verdi e i capelli molto, molto più scuri.

Justine avanzava sul marciapiede accanto a Bill come se stesse sfilando, come se lei fosse la ragazza perfetta.

Bene: l’aveva trovata.

Bella, intelligente, simpatica, brava e soprattutto la sua truccatrice.

Ciò significa che non lo avrebbe mollato un attimo.

Si immaginò per un attimo la scena del ritorno di Nat, lei, l’amica di tutti, la dolcezza in persona che veniva cacciata dalla diva Bill Kaulitz perché lui si era innamorato di Justine.

Scrollò la testa per togliere quei pensieri dalla mente quando si accorse di essere tra le braccia di Bill.

“Auguri piccola mia!!” disse stringendola forte.

E lei.

Quando sentiva quel profumo.

Non sentiva più niente.

I battiti del suo cuore non galoppavano più.

Il sangue restava fermo a contemplare i cuoricini che scorrevano al proprio posto.

Chiuse gli occhi e si lasciò sfiorare la guancia dalle sue labbra.

Così dolci e così sottili.

“Grazie..” rispose lei secca.

“Auguri Emy”

“Scusa Justine, ma il mio nome è Emily..comunque grazie, io vado a cercare un po’ di negozi..a dopo” disse superandoli senza girarsi.

Aveva fatto male, lo sapeva.

Aveva lasciato Bill a bocca aperta davanti a quel comportamente sconsiderato che Emy, non aveva mai avuto.

Avevo detto niente.

Niente di niente.

Niente preoccupazioni.

Niente problemi.

Un bel compleanno, volevo soltanto un compleanno tranquillo e ora mi ritrovo a piangere come una scema.

“Ops..mi scusi..” disse la biondina urtando uan signora che la guardò male.

Ecco ora ci manca soltanto che la signora mi mandi a quel paese o che mi denunci in inglese e sono a posto.

Oggi è il mio compleanno, sentitelo tutti e fatemi stare bene!!

Avrebbe voluto urlare e liberarsi di quel peso troppo faticoso da portare.

Nella mente non le apparivano che i suoi occhi color nocciola.

Non ce la faceva.

Non poteva farcela.

Adesso era ufficialmente ossessionata.

Ossessionata d’amore.

Entrò in un negozio pieno di magliette larghe, stile hip-hop e pensò immediatamente a Tom.

Ne osservò una in particolare, nera con delle scritte bianche e la comprò immediatamente, spiegando con fatica al commesso quale volesse, quando finalmente la ebbe in mano una certa tranquillità la pervase.

Dopo un breve giro per i negozi, il cellulare iniziò a squillare.

-Pronto-

-Emy dove cavolo sei?- le domandò Andreas.

-Per negozi..-

-Ti cerco da stamattina, fra un’ora si pranza, vedi di essere qui..-

-Va bene a dopo- disse lei staccando immediatamente.

Si guardò intorno: mille etichette, mille colori e mille scritte su quelle vetrine immensamente colorate quando vide un braccialetto nero con delle scritte illuminate da brillantini, così entrò in quel negozio.

Cercò di spiegare al commesso cosa volesse, ma costava troppo così ne uscì sconsolata: doveva essere un regalo per Bill in teoria ma costava più di tutto quello che si era portata.

Maledetto Chanel..

Cosa devono vendere se trattano così le persone?

Pensava forse che ero una pezzente?

Cretino!!

Infine decise di tornare in albergo, senza aver comprato niente per lei ma una maglia per Tom.

Perché l’aveva comprata?

Semplicemente perché sentiva che fosse l’unico che la capisse fino in fondo, almeno in quei giorni e che non fosse occupato alla ricerca di una ragazza per finire nelle riviste con un titolo come “Il bel cantante dei Tokio Hotel si fidanza con un’americana!”.

Appena entrò in sala tutti gridarono in coro la canzoncina che tanto odiava, facendola arrossire terribilmente.

Emy ringraziò tutti dal primo all’ultimo, riservando un abbraccio particolare per Dunja, la sua unica vera amica forse.

Una cosa la sorprese: Lena era seduta accanto a Tom.

C’era anche lei.

Emy prese posto fra i gemelli e il pranzo fu una vera e propria festa, per finire le mostrarono anche la torta che avevano fatto fare con una foto di Emy, Tom e Bill da piccoli dopo aver giocato a calcio in mezzo alle pozzanghere.

“Eri carino da piccolo..” disse Justine al moro

“E adesso?” domandò lui.

Lei gli prese la mano sotto il tavolo quando ad Emy per sbaglio il rasta fece cadere una forchetta per terra.

“La prendo io..” gli disse.

Si abbassò per afferrarla vedendo la mano del moro e quella di Justine intrecciate.

E fu come se il mondo si fosse fermato per un attimo.

E fu come ricevere una grossa pugnalata alle spalle.

E fu come se il suo cuore il quel momento sanguinasse d’amore.

Sì.

Un amore disperato.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21° ***


CAPITOLO 21°

Emy fece un respiro profondo e si sedette nuovamente benedicendo la fine di quel pranzo, che in teoria, sarebbe dovuto essere un piacere per lei.

“Preparate le valigie, fra un’ora si parte per Chicago” disse David congedandosi da tutti.

Emy si alzò afferrando la chiave della sua camera e Tom la seguì.

“Bene, stasera ceneremo a Chicago” le sussurrò.

“Noi non ceneremo da nessuna parte” rispose la biondina acida.

“Che succede? E la scommessa?” disse allargando le braccia.

Emy si girò e lo spinse via, lontano da lei.

Raggiunse velocemente la sua camera salendo dalle scale, evitando così una situazione

imbarazzante in ascensore.

Aveva voglia di piangere.

Aveva voglia di sfogarsi.

Vide Andreas davanti alla sua porta e gli corse incontro per abbracciarlo.

Lui entrò senza chiederle niente, sapeva capirla come nessun altro e anche stavolta conosceva il motivo della sua dannazione.

“Emy smettila di piangere” disse prendendo il suo viso fra le mani “Oggi è il tuo compleanno, non puoi permettere a nessuno di rovinarlo..ti ho anche comprato un regalo su..tieni” disse porgendole una bustina rosa.

Lei si asciugò le lacrime e sorrise.

Aprì il primo pacchettino che nascondeva un maialino rosa con scritto sulla pancia “I Love You”.

“Che carino Andrè..”

“Sapevo che ti piaceva quando siamo passati ieri da quel negozio e così.. ti ho preso anche qualcos’altro”

“Non mi dire che…” disse Emy sorpresa.

Spacchettò velocemente il secondo pacchetto e si mise ad urlare e saltellare per la stanza.

Una felpa rosa con il viso di Hello Kitty stampato su.

Quando si era avvicinata a quel negozio i suoi occhi si erano illuminati di scatto, ricordò che Andrè le domandò cos’avesse visto e lei solo indicando gliel’aveva mostrata.

“Grazie, grazie, grazie!!!” disse abbracciandolo forte.

“Mi prometti che la smetti di piangere? Dai retta a me, se Bill ha trovato quella giusta dobbiamo solo essere felici per lui, anche se tu lo sai che io tifo per te..” disse il biondino arrossendo.

“Lo so Andrè..grazie, posso rimanere sola un momento? Non prendertela..ti prego..”

“Ma certo, ciao piccolina a dopo” disse lasciandola con un bacio in fronte.

Emy si stirò sul letto, fissando lo sguardo al soffitto bianco.

Per un attimo si girò, preoccupandosi delle valigie, le vide già pronte e chiuse alla perfezione e si tranquillizzò.

Afferrò la macchina fotografica sul comodino e fece scorrere sotto le sue dita tutte le foto di quella vacanza, quando incontrò le foto di quella sera in discoteca, quando incontrò le foto di lei e Bill sul letto a ridere e scherzare. Ce n’era una in particolare dove il moro era disteso a guardare la tv, fece lo zoom sui suoi occhi, sembravano quasi tristi e malinconici, poi un’altra dove rideva.

Quanto le piaceva la sua risata.

Le piaceva sentirla.

Vederla.

Toccarla con le sole emozioni.

Ripensò a quel momento così imbarazzante in cui Bill era diventato geloso di lei.

Per un attimo.

Bill geloso di lei e non il contrario.

Allora le venne in mente un’idea, ma avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Tom.

Tutti scesero nella hall con le valigie al seguito e naturalmente Bill era perso tra le sue.

Quando incrociò lo sguardo di Emy le sorrise, ma la biondina approfittò degli occhiali da sole per fare finta di non averlo visto.

Si avvicinò a Tom mentre tutti si dirigevano verso il pulmino.

“Ti devo parlare, ho bisogno di te..” disse Emy a denti stretti.

“Tu? Sei matta? Dopo che prima mi hai trattato così?”

“Oh e va bene, stasera andremo a cena insieme e ti parlerò del mio piano”

“Mi piaci quando hai la faccina diabolica…” scherzò lui.

“Io non ho la faccina diabolica!!” rispose lei arricciando il naso.

“Oh sì che ce l’hai…”

Chicago.

Città fatta da mille giochi di luci e colori che si riflettono sul mare come fosse un dipinto.

Città moderna, con i suoi grattacieli di smisurata altezza e il suo oceano sempre in burrasca.

Città.

Grande città.

Arrivarono all’aereoporto dopo un paio d’ore di volo e si precipitarono in albergo: Georg e Gustav furono accompagnati da David per fare un’intervista e sorpresi accettarono di andare, Bill accettò di uscire a fare shopping con Justine ed Emy li osservò dall’altro della sua finestra che dava sulla quarantaduesima strada. Vide un casco biondo seguirli di corsa: Andreas.

Le sovvenne un sorriso e poi ricevette un sms.

-Li controllo io sta tranquilla, appena ci vediamo ti racconto tutto, Andrè-

Emy scosse la testa, Andreas era sempre stato per lei una specie di angelo custode, un ragazzo a cui affidarsi e stare certi che non ti avrebbe mai deluso, mai tradito.

“Emy apri!!” urlò il rasta dal corridoio.

La biondina andò ad aprire e si trovò davanti il rasta con le mani in tasca durante il suo atto primo di corteggiamento: la leccata al labbro inferiore.

“Non funzionano le tue arti con me Kaulitz, entra dai..”

Entrambi sorrisero e si sedettero sul divano color panna che arredava l’entrata della stanza di Emy.

“Allora che dovevi dirmi?”

“Sei con me o contro di me?” chiese la biondina.

Il rasta corrugò il viso in una smorfia, non capiva.

“In che senso?”

“Tu dimmi sei con me o contro di me?”

“Sono contro di te..” scherzò lui.

“E dai” lo pregò lei sbattendo velocemente le palpebre.

“E va bene cerbiatta, sono con te..scommetto che c’entra Bill”

“Hai centrato il punto, dovresti aiutarmi a farlo ingelosire..”

Bill e Justine passeggiavano a braccetto senza potersi abbracciare o baciare in pubblico, ma nei loro occhi si leggeva una certa attrazione e un certo feeling che a breve sarebbe finito sui giornali secondo Gustav.

“Devo ancora dare il regalo ad Emy..” disse il moro guardando le vetrine “Secondo te le piacerà?”

“Ma certo che le piacerà, vedrai..di che ti preoccupi tesoro?”

“Non lo so, è strana in questi giorni..” disse il moro mordendosi il labbro inferiore.

“Ti dico io il perché..è semplicemente gelosa..”

“Gelosa?”

“Si gelosa di me e di te, tutti l’hanno capito Bill..ma noi stiamo così bene insieme..”

“Non ci credo, lei non è mai stata gelosa delle mie ragazze, anzi dice sempre che è contenta quando io sono felice..”

“E tu sei felice vero amore?” disse Justine sfiorandogli le labbra con le sue.

“Sei pazza? Qui davanti a tutti?”

“Andiamo in camera?” le chiese guardandolo negli occhi.

Bill sorrise maliziosamente e girò immediatamente.

“Tobi, andiamo in Hotel..”

La guardia del corpo annuì mentre tutti e tre si dirigevano verso l’Hotel, appena superato.

“Caspita, sono già le otto..ci faremo portare la cena in camera..” disse Bill quando vide uscire una ragazza dall’ascensore insieme a Tom.

Avrebbe scommesso su tutti ma non su di lei.

Non su di lei.

No.

Non lei con Tom.

Rimase a bocca aperta quando la vide avvicinarsi verso di lui con un tubino verde e nero. I capelli erano raccolti in una coda con un nastro di raso nero e il trucco dorato le faceva risaltare quell’azzurro intenso. Ma rimase più sorpreso quando vide ai suoi piedi un paio di sandali altissimi farla camminare in maniera disinvolta.

“Dove state andando?” chiese ai due.

“A festeggiare il suo compleanno…” disse Tom sorridendo.

“Ah..”

“Beh divertitevi, andiamo tesoro!!” disse Justine tirandolo per un braccio.

“E-Emy aspetta” disse ma ormai erano troppo lontani, salirono su una limousine e andarono via.

“Allora cosa ordiniamo?” gli chiese Justine.

“No, non mi va più niente..ci vediamo domani”

“Bill…che succede?” domandò lei preoccupata.

“Ho un crampo allo stomaco, non mi va di mangiare..buonanotte” disse il moro congedandola.

Come posso essere stato così stupido?

Come ho fatto a non capire nulla?

Tutti quei segni, quei sorrisi..

Mi domando perché sono così lontano da lei…

E’ uscita con Tom!!

Evidentemente le piace Tom e con me ha solo fatto la prova..

Sì, sì è così..

Cazzo Bill perché non capisci cosa stai perdendo?

Diede un calcio alla porta che si aprì immediatamente e la richiuse dietro sé sbattendola forte.

Prese una sigaretta dalla borsa e uscì fuori in balcone a fumare.

Mise la mano dentro la tasca del suo giubbottino dorato e tirò fuori il suo cellulare, si diresse nei messaggi salvati e lo lesse.

-Giuro ti ho sempre amata, anche se ti ho perduto, non valgo niente se tu non ci sei più..-

Lo inviò, non sapeva cosa gli fosse preso, forse avrebbe rovinato la serata ad entrambi, ma lei doveva sapere, doveva.

Solo non sapeva, che quel messaggio non sarebbe mai arrivato perché in quel momento Justine afferrò il cellulare di Emy, cadutole dalla borsa, lesse il messaggio e lo cancellò.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22° ***


CAPITOLO 22°

“Ma smettila Tom..”

“Cosa sto facendo di male adesso?” domandò il rasta sorridendo.

“Non fare quello sguardo perché con me non funziona..”

“Mi stanno chiamando..è Andrè” disse accettando la chiamata.

Emy lo osservò parlare corrugando la fronte, poi rilassandola e sorridendo. Non era per niente lucida ma non voleva darlo a vedere soprattutto perché il rasta, se lo avesse saputo, l’avrebbe presa in giro chissà per quanto tempo ordinandole di fare cose assurde, che lei avrebbe naturalmente fatto.

“Che ha detto?”

“Che ha provato a chiamarti dieci volte ma non hai risposto…”

“Ma come..eppure..devo averlo qui” disse cercando dentro la borsetta “Cazzo” esclamò sbarrando gli occhi “Ho perso il cellulare”

“Aspetta, stai tranquilla, lo avrai lasciato in albergo o ti sarà caduto in macchina, non può essersi perso..”

Emy si alzò per guardare intorno a lei, ma niente, riuscì a stare a fatica in equilibrio.

“Emy stai bene?” le domandò il rasta sorreggendola.

“Forse ho bevuto un po’ troppo” ammise lei poggiando una mano sulla fronte.

“Dai andiamo a casa, pago e andiamo..vieni con me” disse prendendola per mano.

“E il cellulare?”

“Te ne regalerò uno”

Il rasta pagò, tornarono in albergo con la limousine che li aveva accompagnati e si presentarono alla reception per prendere le chiavi delle loro stanze.

“Emy!!Emy” urlò una voce femminile proveniente dal bar “Ho trovato il tuo cellulare per terra e volevo restituirtelo”

La biondina non poteva crederci, Justine le aveva recuperato il cellulare non mettendovi nemmeno mano.

“Grazie Justine..grazie mille davvero” disse Emy afferrando il telefono.

“Figurati, pensavo che ci tenessi tanto, ah…ha telefonato Andreas almeno una decina di volte ma non ho voluto rispondere, sai, sono fatti tuoi”

“Devo ricredermi su di te Justine..grazie mille davvero, ora vado, notte” disse sventolando la chiave a destra e sinistra.

“Aspetta Emy, ti accompagno” disse il rasta correndole dietro.

Entrarono in ascensore senza dirsi una parola durante tutto il tragitto, la stanchezza si leggeva sugli occhi di entrambi, ma su quelli di Emy c’era più di una semplice stanchezza o di un’amara delusione, c’era una profonda ferita.

“Tutto bene?” le chiese Tom appena arrivarono davanti la camera di Emy.

“Si, va tutto bene, sta tranquillo…grazie per tutto quello che hai fatto per me” si alzò sulle punte e lo abbracciò forte, ma in quel momento il corridoio non era illuminato soltanto da luce elettriche dell’albergo: due occhi qualche camera più avanti avevano visto tutto e adesso richiudevano la porta bianca rendendosi ciechi a questa scena così straziante.

Il moro si buttò sul letto, non gli aveva risposto, era la cosa più semplice di questo mondo: Emy era innamorata di Tom.

Afferrò il cellulare e digitò un nuovo messaggio, che inviò a Justine.

L’attimo dopo la sentì bussare e le aprì.

Lei appoggiò le sue labbra fresche e morbide su quelle del moro, che rispose al bacio quasi infastidito.

“Amore che succede?” gli chiese sdraiandosi sul suo letto.

“Niente, avevo voglia di vederti..” le disse di spalle.

Sul viso di Justine si disegnò un grosso ghigno, che però sparì subito, per non essere assolutamente scoperta e lasciò spazio ad un dolce sorriso, si alzò e cinse la vita del moro con le sue braccia, lui le prese le mani e gliele baciò.

“Justine..” disse Bill girandosi.

“Sì..” rispose guardandolo dritto negli occhi.

“Tu mi ami?”

“Certo che ti amo, che domande sono?”

“Io non so se sono innamorato di te..”

Un proiettile sul cuore le aveva sfondato l’organo più prezioso.

I suoi occhi si sgranarono di colpo.

“Che stai dicendo Bill? Cosa vuoi dirmi che vuoi lasciarmi?” urlò.

“No, no aspetta!!” disse lui prendendole il polso “Ho soltanto detto che non sono innamorato, ma non che non mi piaci..voglio imparare ad amare..”

“Imparare ad amare? Come faccio ad insegnarti ad amare? L’amore non si insegna, l’amore si sente!!” disse lei andando su e giù per la stanza innervosita.

“Ti calmi per piacere?”

“Cosa vuoi adesso?” disse Justine girandosi verso Bill.

Lui si avvicinò e la baciò.

Le sfilò tutti i vestiti, uno dopo l’altro e lei non oppose resistenza, non aspettava che questo.

Rimasero pian piano nudi in quel letto d’albergo, che come tanti, aveva ospitato i capricci del vocalist.

Anche oggi.

Anche ora.

Un nuovo capriccio.

Perché lei era solo questo.

La baciava dappertutto.

La accarezzava ovunque mentre il suo respiro aumentava sotto la sua pelle.

Senza amarla, senza pensare le allargò le gambe e affondò in lei.

Senza dare un significato a queste azioni.

Senza sentire il suo profumo.

No, questo non era amore, era soltanto stupido sesso.

“Sì..Bill continua..” mugugnò lei.

Emy..Emy dove sei..

Inarcò la schiena e venne dentro di lei senza il minimo rimorso.

Justine si allontanò subito sorridendo.

“Volevi fregarmi?” gli chiese baciando la guancia.

“No, scusami..” disse scendendo dal letto “Ascolta Emy..cazzo” sussurrò.

“Chi?”

“Cosa? “ rispose lui facendo finta di niente.

“Mi hai chiamato Emy..mi hai chiamato Emy!!” urlò afferrando i suoi vestiti.

Bill si lasciò cadere sul letto, facendola andare via, era finita.

Liberò con le mani il viso coperto da alcune ciocche completamente nere e sospirò guardando il display del suo cellulare.

Niente.

Ma ad un certo punto come se lei l’avesse sentito, lo chiamò.

-Pronto?- rispose lui.

-Dormi?-

-Se ti rispondo? Tu che dici?-

-Pensavo fossi con Justine, l’ho vista entrare in camera tua…-

-Ma ora è anche uscita..-

-Vuoi che venga?-

Non chiedermelo Emy, ti prego..

-No, ho sonno, adesso vado a dormire..- rispose il moro ascoltando un sospiro della biondina dall’altra parte del telefono.

-Va bene, allora buonanotte..pensavo potessi farmi compagnia almeno il giorno del mio compleanno e invece…non fa niente buonanotte..- disse Emy staccando subito la chiamata.

Afferrò un cuscino e lo lanciò in fondo alla stanza per poi tuffare il viso dentro un altro, stavolta bianco.

Poco dopo sentì bussare qualcuno alla porta della sua stanza e si alzò con un occhio quasi chiuso.

“Chi è?” domandò con la voce assonnata.

“Sono Macky..”

Emy aprì di scatto la porta e se lo trovò davanti con i pantaloni azzurri del pigiama e una magliettina nera larga che lasciava intravedere però la sua stella nera sul ventre.

“ Non avevi detto che volevi dormire?” gli domandò strofinandosi l’occhio sinistro.

“Ho cambiato idea, posso entrare?”

“Certo scemo..” rispose lei sorridendo.

Senza dire una parola Emy chiuse la porta della stanza e si sdraiò accanto a Bill, nel suo letto già disfatto.

“Vi siete divertiti?”

“Sei geloso?”

“Non si risponde con una domanda, lo sai..” disse Bill sorridendo.

“E va bene, sì mi sono divertita, lo sai che Tom quando vuole è speciale”

“Pensavo volessi cenare con me il giorno del tuo compleanno” disse distraendo lo sguardo.

La biondina riportò il viso del moro verso di lei con la sua mano e lo abbracciò.

“Volevo farlo ma in questi ultimi giorni c’eri solo per Justine” sussurrò.

Un dolce brivido percorse il corpo di Bill.

Riusciva a sentire tutti i respiri di Emy.

Riusciva a sentirla così vicina.

Con il corpo, con la mente e con il cuore.

Stava con Justine?

Amava Emy?

La sua mente era tutto un caos.

Sentiva la sua pelle sfiorare quella di Emy con delicatezza come se il tempo si fermasse e lasciasse assaporare ogni singolo attimo della sua compagnia.

“Sei felice?” gli chiese Emy ad un tratto.

No, non chiedermi se sono felice.

Non chiedermi se voglio guardare gli occhi di Justine ogni qual volta mi sveglio al mattino.

Non chiedermi se voglio assaporare le sue labbra ogni volta che ho bisogno di un bacio.

Non chiedermi se voglio lei.

Il moro si girò senza rispondere a quella domanda e la biondina capì.

Lo strinse forte fra le sue braccia, lui si rigirò e accoccolò il suo viso sulla spalla di Emy.

Lei accarezzava le sue guance come se fossero un diamante troppo prezioso da toccare.

Lo accarezzava con la perenne paura di poterlo ferire.

“Allora non hai ancora imparato ad amare..” disse piano Emy.

Il moro si girò verso di lei, puntando i suoi occhi nocciola dove la parte più profonda dell’anima appare indifesa e scosse la testa.

“Troverai quella giusta pian piano, non aver paura”

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Capitolo 23
*** Capitolo 23° ***


CAPITOLO 23°

Erano stati lì.

Così.

In silenzio.

In un assopito silenzio che regalava loro troppe emozioni da vivere.

Emy si accorse che Bill si era addormentato, sotto le sue carezze, con le labbra leggermente aperte sfiorava l’aria, così calda.

Cercò di sfilare il braccio da sotto il collo, ma invano tentò, perché lui aprì immediatamente gli occhi e le sorrise.

“Me ne vado..” mugugnò con la voce sbranata dal sonno.

“No, stai tranquillo, resta qui..non lo dirò a Justine” disse lei rassicurandolo.

Bill capì forse che quel messaggio non le era mai arrivato.

Ma adesso era troppo stanco per riuscire a dirglielo, si abbandonò al suono dei suoi respiri stringendole la mano forte, per sentirla vicina.

“Emy?Emy ci sei?” chiese il moro entrando in casa.

“Smettila dai!” la sentì urlare come se le stessero facendo il solletico.

Andò avanti ancora gridando il suo nome, senza riuscire a farsi sentire.

Poi la trovò sul letto della sua stanza mentre Tom la baciava.

“Emy” sussurrò il moro.

Entrambi si girarono e scoppiarono a ridere.

“Bill!!Finalmente sei arrivato..dobbiamo dirti una cosa..” disse il rasta alzandosi e andando verso di lui.

“Credo di aver già capito..” sussurrò lui.

Emy gli andò incontro e gli prese la mano.

“Non devi prendertela, avevamo promesso che saremmo stati amici per sempre e lo saremo..ma io e Tom ci amiamo”

“Noooooooooooooo!!”

“Bill, che succede?” gli chiese Emy uscendo di corsa dal bagno.

Vide il moro sedersi sul letto, alzò lo sguardo con gli occhi spaventati e l’abbracciò.

“Piccolo che succede?” gli chiese nuovamente.

Bill prese il suo viso fra le mani e la guardò negli occhi.

“Prometti che dirai la verità”

“Ma..cosa..” balbettò Emy.

“Prometti!!”

“Prometto..Bill ma che ti prende..”

“Mi ami?”

Emy perse la verità dentro i suoi occhi.

Li vedeva.

Struccati.

Sinceri.

Cercatori disperati di un amore mai avuto.

Quasi la pregavano perché dicesse di sì.

Perché dicesse la verità.

Allontanò le mani del moro e continuò a guardarlo.

“Bill..io..non so cosa dire, perché mi hai fatto questa domanda?”

Emy rispondi per favore, ho bisogno di saperlo..” la pregò.

Il tempo era scandito da secondi che sembravano interminabili.

Attimi che appesantivano le dolci sensazioni di qualche attimo prima.

Cosa doveva dirgli?

La verità?

In fondo gli aveva promesso che sarebbe stata sempre sincera con lui.

In un attimo le passarono davanti tutti quegli sguardi, quei baci, quelle parole, lui che si tiene per mano con Justine, loro che vanno in giro insieme.

Rabbia.

Rabbia.

Rabbia.

Rabbia di volergli gridare in faccia “Sì ti amo”.

Ma a volte, non si può sempre fare quello che si vuole.

“Io..ti voglio molto bene Bill…” disse la biondina abbandonandosi sul letto.

Lui rimase a fissarla per qualche secondo, si girò e se ne andò mentre una lacrima che sapeva di un’amara sconfitta gli solcò il viso.

La stessa lacrima stava inondando anche quello di Emy che continuava a chiedersi perché l’avesse fatto, perché avesse mentito a lui e a sé stessa.

Ma la risposta era solo una: non avrebbero mai potuto stare insieme.

Quando si svegliò riuscì a malapena a scorgere gli oggetti che la circondavano, ma vide una sagoma.

Inforcò gli occhiali e scoprì che era Tom.

“Finalmente ti sei svegliata..com’è andata?” le chiese con le mani ai fianchi.

“Ma tu che ci fai qui?” domandò la biondina trascinandosi fuori dalle lenzuola.

“Fa tutto parte del piano “Accalappiamo Bill” “ disse il rasta sorridendo.

“Non ci sarà più nessun piano, Tom, ieri sera gli ho detto che non lo amo”

Il rasta strabuzzò gli occhi sorpreso, poi si aggrappò alle spalle della biondina e la scosse avanti e indietro.

“Tu cosa? Ma sei matta?”

“Sta con Justine!! Come posso dirgli che lo amo? E la nostra amicizia?” urlò la biondina.

“Emy” disse il rasta serio.

“Che c’è?”

“Mangia qualcosa prima di parlare con me..” scherzò.

“Che scemo che sei..mi vesto e andiamo a fare colazione”

Emy si vestì in fretta e scese insieme al rasta nella sala del ristorante.

Da lontano vide Justine che le faceva segno di sedersi accanto a lei e Bill.

“Ci sediamo lì?” chiese al rasta.

Lui annuì ed entrambi si avvicinarono al tavolo.

“Giorno gente!!” urlò Tom a tutto il tavolo.

David gli sorrise mentre addentava una brioche alla crema, che scappò sulla maglia bianca di Gustav. Tutti scoppiarono a ridere mentre il batterista alzava gli occhi al cielo e sussurrava chissà quali parole.

“Come va?” chiese Emy a Justine.

“Benissimo..oggi Bill mi ha promesso di andare un po’ in giro per la città, visto che il concerto è domani..vero amore?” gli chiese stringendogli il polso. Lui annuì dietro quegli scuri occhiali da sole che nascondevano il suo sguardo.

Per un attimo Emy ebbe la sensazione che la stesse guardando, ma forse era solo un’illusione.

“Bene, possiamo unirci o no?” chiese il rasta entusiasta.

“Posso venire anch’io?” chiese Andreas abbracciando da dietro i due amici.

“Andrè!” esclamò Emy regalandogli un dolce bacio in guancia.

“Certo che potete venire, ci accompagna Tobi e qualcun altro a questo punto, stiamo cercando di non farci beccare dai giornali americani, tutti parlano della nuova arrivata, è difficile esserlo..” ammise Justine sorridendo.

“Tranquilla, quando tornerà Nat nessuno si accorgerà di niente e potrete vivere in pace la vostra storia..” disse il rasta.

Il moro si abbassò sotto il tavolo per cercare il cellulare che era appena scivolato giù dalla tasca dei pantaloni, così Emy fece in modo di cercare una strana forchetta, forse mai caduta.

“Ti devo parlare” gli disse.

Lui la fissò per un attimo e poi risalì su.

La biondina perse le speranze quando decise di tornare a sedersi, si girò e vide in un attimo le scarpe di Tom venirgli incontro.

“Toooom” urlò.

“Ah scusa..non sapevo della tua passione..” scherzò maliziosamente.

“Passione per cosa?”

“Per il sesso sotto i tavoli, di solito lo faccio sopra..” disse mentre tutti sorrisero.

Emy lo guardò torva e il rasta smise di ridere.

“Dai vieni su..” disse afferrandole la mano e facendola sedere sopra di lui.

“Ohhh addirittura!! Ragazzi tenete le vostre cose per altri momenti, domani ti servono le energie, eh Tom?” disse David facendo l’occhiolino.

“Sapevi che il sesso da energia?”

“Veramente stanca..” disse Georg.

“Forse a te che non sei abituato”

Il bassista tirò al rasta un pezzo di brioche e così inizio la battaglia del cibo fra i due mentre tutti cercavano di scansare qualcosa, Emy vide il moro allontanarsi e Justine corrergli dietro.

Li seguì per curiosità e li trovò in un’altra stanza, più piccola, a discutere.

“Perché fai così quando c’è lei? Eh?” urlava la moretta.

“Smettila Justine, sei solo paranoica..”

“No, Bill, non sono paranoica, una donna le capisce bene queste cose.. perché non mi lasci? Perché non le dici che la ami? Perché non te ne vai dalla mia vita!!!” urlò.

Il moro le diceva di fare silenzio ma lei continuava ad urlare fin quando non si accasciò per terra, accanto al divano, a piangere.

Emy si accorse dello sguardo di Bill: l’aveva vista e così scappò via, prese Andreas per mano e lo tirò con sé.

“Perché siamo in un bagno?” domandò lui.

“Perché Bill mi sta cercando..ho origliato la sua discussione con Justine, Andrè..” disse Emy stringendogli le mani “Bill non è innamorato di Justine ma di un’altra, lei lo ha scoperto e così hanno litigato!!”

“Hai capito chi è?”

“No, non hanno detto il nome..ma..ieri Bill mi ha chiesto se lo amassi..” disse la biondina fermandosi un attimo.

“Emy, fa due più due!! Bill è innamorato di te!!”

“Non è possibile Andrè..non è possibile, sarebbe troppo bello..ma ormai è tutto cancellato, ieri sera ho risposto di no..” disse con lo sguardo basso.

“Cosa?!!” esclamò Andreas.

“Ho detto che non lo amavo, Andrè capiscimi ti prego..non potremmo mai stare insieme..e la nostra amicizia? Che fine farebbe? Non potrei più scherzare con lui come prima..no, non posso farlo..”

Il biondino aprì la porta per uscire.

“Ma che fai?”

“Me ne vado, tu resta qui finchè non hai le idee chiare, vado a parlare con Bill” disse. Chiuse la porta dietro di sé, lasciando Emy sola con il solito caos mentale, che rendeva le cose soltanto più difficili.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24° ***


CAPITOLO 24°

Appena il moro vide Andreas gli corse incontro, cercando di entrare nel bagno con lui.

“No, Bill, prima dobbiamo parlare io e te” disse il biondino afferrandogli le braccia.

“Lasciami Andrè” gli ordinò severo.

“Dimmi una cosa..guardami negli occhi per favore”

Lo sguardo del moro si spostò immediatamente verso quelli scuri del biondino e lo fissò.

“La ami?”

Bill sciolse la presa di Andreas e gli sorrise.

“Sì”

Aprì la porta ma non trovò nessuno. Provò a bussare a tutte le porte ma nessuno rispose.

“Emy!! Sono io..ti prego esci..”

“Ti prego Bill non rendere tutto più difficile..”

“Devo parlarti!! Ti prego ascoltami!” disse il moro disperato.

La biondina aprì la porta e si trovò Bill di fronte a lei.

Un grosso magone le stringeva la gola, non riusciva a formulare una frase che esprimesse correttamente tutto ciò che sentiva in quel momento e così lo sorpassò maledicendosi per sempre.

“Bill ti prego non seguirmi, domani tornerò in Germania e noi non dovremo rivederci mai più”

“Emy ma cosa dici?” disse lui sconvolto.

“E’ meglio per tutti e due credimi”

Se ne andò.

Uscì da quella stanza come forse dalla sua vita in quel momento.

Fu come se un vuoto infinito lo avesse avvolto in una spirale senza fine.

Fu come se una parte del suo cuore si fosse staccata, lasciandolo sanguinante per sempre.

Non seppe fermarla.

Non volle fermarla.

Volle cercare di rispettare la sua decisione, l’avrebbe amata lo stesso, così come forse aveva sempre fatto.

Emy scappò via correndo, aveva già fatto le valigie ma non aveva raccontato niente a nessuno, di quel biglietto, di quella minaccia.

Chiuse a chiave e si sdraiò sul letto a piangere sotto il suo cuscino immobile.

Si domandava perché Bill fosse così distante da lei.

Si domandava come quella persona fosse entrara nella loro vita per sconvolgerla.

Minacce.

Rabbia.

Quella risata le tuonava in testa con un ritmo assordante.

“Io non dirò niente ai giornali di te e della tua stupida famiglia e in cambio rimarrai per sempre nell’ombra lontano da Bill..mi sembra un buon affare, no?”

“Cosa ti fa pensare che io faccia tutto questo?” chiese la biondina.

La moretta cercò nella borsa qualcosa e poi ne tirò fuori una fotografia.

“Questa mi sembra sia la tua casa, questa tua madre, questo tuo padre…” diceva scorrendo qualche fotografia “Bene, se ci sei tanto affezionata basta che tu stia alla larga da Bill, lui ti ama e io non posso permetterlo, se tu sparissi dalla mia vita sarebbe tutto meraviglioso..ma no!! Tu hai dovuto sconvolgere i miei piani, lui si è accorto di amarti, si è accorto che non può stare senza di te e tu lo stesso..su Emy lo so che lo ami..”

“Taglia corto..non sono affari tuoi..io starò lontano da Bill, ma tu non dovrai far male né a lui né alla mia famiglia, capito?” disse la biondina spingendo indietro Justine.

“Affare fatto, sapevo che eri una ragazza intelligente..ah, questo è il tuo biglietto di sola andata per tornare in Germania..au revoir!!” disse con un odioso accento francese.

Strinse i pugni forte fra le lenzuola, ancora disfatte dalla sera prima.

Riusciva a sentire una leggera fragranza di vaniglia e fragola, il bagnoschiuma che usava Bill fin da bambino, quando dormivano insieme.

Afferrò la macchina fotografica e cominciò a scorrere tutte le fotografie che aveva fatto in quella stupenda vacanza, una in particolare attirò la sua attenzione, una in cui lei era in mezzo ai gemelli e Tom le faceva le corna, dietro il rasta c’era una strana ragazza con una straordinaria somiglianza con Justine.

Che fosse lei?

Che li avesse seguiti dall’inizio per farsi scegliere?

Per entrare a far parte del gruppo e conquistare Bill?

Queste erano soltanto supposizioni da film polizieschi ed Emy se ne rese conto, non faceva parte dell’ FBI e chissà se mai qualcuno le avrebbe creduto.

“Emy sono Andrè, apri!!” urlò il biondino in corridoio.

Ma lei fece finta di non sentire, di non esserci, di non far parte di quel mondo.

Per un attimo chiuse gli occhi.

Aveva scoperto che Bill la amava, come sempre lei aveva sperato.

Se non ci fosse stata Justine.

Se solo lei non fosse mai esistita, lei e Bill si sarebbero potuti amare, come Emy sognava da anni.

Devo cercare un modo per risolvere tutto.

Devo trovare un modo per farlo.

Come posso abbandonare Bill?

“Emy so che sei lì! Apri!!!” insisteva il biondino.

Si alzò e gli aprì finalmente, lui la spinse dentro e chiuse la porta sbattendola dietro di sé.

“Dimmi cos’è successo!! Dimmelo Emy perché Bill piange disperato in camera sua, dimmi perché vuole annullare tutte le date restanti e vuole tornare in Germania!!!”

Lo sguardo di Emy sbatteva a terra prepotentemente senza riuscire ad incrociare quello di Andreas.

Si vergognava.

Si vergognava da morire per la persona che era e per come si era comportata.

Se solo tutti sapessero..

“E’ così Andrè, non c’è niente da spiegare”

“Sei diventata matta? Sei posseduta da qualcuno? Cosa ti succede Emy!! Avanti fino a qualche giorno fa andavi matta solo per un suo sorriso e adesso lo rifiuti??”

“Per prima cosa non si è mai dichiarato e poi..Andrè diciamocela tutta..non potrebbe funzionare, lo verrebbero tutti a scoprire e poi c’è Justine..cosa ne sarà di lei?”

“Da quando ti interessi di Justine?” chiese lui curioso.

“E’ quella che ci andrà maggiormente di mezzo, tutti i giornali americani ne parlano..”

“Fra una settimana tornerà Nat e lei sarà cancellata per sempre dalla vita di tutti noi!!! Torniamo in Germania fra due settimane, cosa farai da sola?”

“Niente, ma almeno tutti staranno al sicuro..è meglio così, adesso vattene per favore, vorrei stare un po’ da sola..” lo pregò la biondina.

Lui fece come detto, chiuse la porta e la lasciò sola.

“Posso entrare?”

“Ma che cazzo!!Fatemi restare solaaaa!!” urlò Emy alzando lo sguardo.

Il rasta la guardò meravigliato e lei scoppiò a piangere, lui chiuse la porta e le si avvicinò, la strinse fra le sue braccia così forte che Emy si sentì imprendibile e irraggiungibile da tutti quei problemi.

“Questo è per te..” disse al rasta porgendogli un pacchettino.

“Un regalo per me?”

Lei annuì e Tom lo aprì.

“Grazie tesoro!! Ma che succede? Bill sta piangendo nella sua stanza e non vuole dirmi il perché..so solo che domani tornerai in Germania..”

“Non chiedermi perché Tom..sarà tutto più facile, io vi amo come se foste dei fratelli e se ho preso questa decisione chiedo soltanto di essere rispettata..”

“Io non so perché l’hai presa Emy, ma ricordati che Bill ti ama e non ti scorderemo facilmente, puoi allontanarti quanto vuoi ma lo sai che noi non possiamo stare lontani..” ammisse il biondino accarezzandole i capelli.

“Lo so..stringimi forte Tom, ti prego..”

Il rasta obbedì ancora una volta alla sua richiesta d’affetto.

Ancora una volta la strinse così piccola fra le sue braccia.

Ancora una volta riuscì a sentire il suo stupido profumo allo zucchero a velo e ancora una volta riuscì a sorridere guardando il regalo che gli aveva fatto.

“Ti giuro che scoprirò perché te ne stai andando Emy, se non vuoi dirmelo lo farò da solo..”

La biondina torturava le labbra bagnate dal pianto.

Del suo cuore ormai, non erano rimaste che ceneri ancora fumanti.

Del suo amore forse un piccolo cassetto segreto nascosto accuratamente, di cui non avrebbe mai rivelato a nessuno l’esistenza.

Ad un certo punto si sentì un gran baccano che proveniva dal corridoio e poi qualcuno bussò alla porta di Emy.

“Vado io..” le disse il rasta.

“Emy sono Justine apri immediatamente!!” urlò la truccatrice “Oh..Tom..dov’è Emy?”

“Sta riposando, non è il caso che in questo momento la disturbi..” rispose il biondino in tono acido.

“Volevo accurarmi che stesse bene, le hanno anticipato il volo ad oggi e le ho portato il biglietto..” disse prendendolo dalla borsa beige che aveva alla spalla.

“Lei non partirà”

“Chi l’ha detto scusa?”

“L’ho deciso io, nessuno vuole che parta e tu Justine fammi il favore di stare lontana da tutti noi, sei licenziata! Domani arriverà Nat..”

“Tu non puoi farmi questo, ve la farò pagare..” disse la moretta digrignando i denti.

“Ah no? Leggi qua..forse non sai leggere, è un mandato di arresto per minacce, i tuoi uomini sono già stati arrestati a Lipsia, ciao ciao Justine..” disse il rasta sbattendole la porta in faccia.

I poliziotti la portarono via davanti a tutti i clienti dell’Hotel, che restarono meravigliati, compreso David, che aveva messo tanto impegno per trovare una degna di sostituire Natalie, ma evidentemente aveva fallito.

Tom disfece con cura le valigie di Emy e la lasciò riposare.

Dormiva rannicchiata verso destra con le gambe al petto e una mano sotto il cuscino, stringendo il suo peluche rosa.

Chiuse la porta senza far rumore e si diresse verso la stanza di Bill.

“Tom che ci fai qui..” sussurrò il moro ancora assonnato.

“Hanno arrestato Justine..”

“Cosa?” domandò lui alzandosi di scatto “Che è successo?Perchè?”

“Minacciava Emy, ecco perché voleva andarsene..Justine le aveva detto che ti avrebbe fatto del male, adesso è tutta tua Bill…” disse il rasta facendo un piccolo inchino.

“Io non ci posso credere..” sussurrò il moro camminando nervosamente per la stanza con una mano sulla fronte.

I suoi occhi erano ancora gonfi di sonno, la testa gli doleva per i troppi calmanti che aveva assunto per placare la sua rabbia.

Aveva pianto così tanto che non gli sarebbe più uscita una lacrima.

Per lei.

Per Emy.

La stessa che aveva illuso una marea di volte.

Era stato lui ad illudere anche il suo cuore che lei non fosse quella giusta.

Forse non aveva voluto capirlo.

Forse non voleva accettare la realtà, aveva paura di amare.

Paura di soffrire.

Paura di essere amato.

Paura di deludere.

Mi ero promesso che forse stare lontani ci avrebbe fatto meglio..

Ma da quando non mi respiri più addosso io sento molto più freddo..

Mi fermo spesso a ripensare se anch’io ti sto mancando..

So che ti domandi sempre perché son distante da te..

Ma non ti rispondi e non mi domandi niente..

E ti prendi delle colpe inutili, lo fai solo per non perdermi perché io ti basto anche se sono un pazzo, anche se sono un falso e non capisco cosa sto perdendo..

Ma adesso ho capito Emy.

Ho capito che ti amo e non ti lascerò mai più.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25° ***


CAPITOLO 25°

“Secondo te dovrei andare da lei?” chiese il moro al fratello.

“Che domande sono Bill?”

“Ho paura che mi butti addosso un vaso…ne avrebbe tutte le ragioni” disse abbassando lo sguardo.

“Ehi..” disse il rasta richiamandolo “Lei ti ama davvero tanto..vuoi andarci da solo o devo prenderti a calci in culo?”

“Ok, ok vado..” rispose abbozzando un sorriso.

Uscì dalla sua camera e andò a cercare quella di Emy.

In quel momento spezzoni della loro vita gli passarono davanti.

Si domandò come avesse potuto abboccare e non vedere che persona fosse Justine.

“Chi è?” disse Emy con una voce che Bill riconobbe rotta dal pianto.

“Sono Bill..”

Lei aprì la porta e gli fece segno di accomodarsi.

“Dimmi tutto Bill” disse con calma sedendosi sul divano.

Lui la guardò.

Piccola.

Flebile.

Quel viso scarno e pallido con gli occhiali pesanti che le coloravano il viso.

E quegli occhi profondamente azzurri che venivano incorniciati da riccioli biondissimi.

Sfregava le sue mani nervosamente, grattando lo smalto rosa.

“Volevo chiederti scusa..” cominciò il moro, ma lo sguardo di Emy stavolta non era comprensivo come le altre volte, non era nemmeno dolce, sentì il gelo prendersi gioco di lui e per un attimo vide un muro insormontabile fra loro.

“Tutto qui?” chiese la biondina con le mani sui fianchi.

“Io non so cosa dire, Emy, sono troppo imbarazzato..tutta questa storia, la tua partenza, mi aveva sconvolto..”

“Allora ti dico qualcosa io Bill..il tuo comportamento è stato ignobile, falso ed egoista!! Non ho riconosciuto il mio migliore amico ridotto in questo modo, non l’ho riconosciuto!!” esclamò mentre le lacrime si impadronivano dei suoi occhi chiari “ Da quanto tempo ci conosciamo? 10? 16 anni? Credevo che non saresti cambiato, che diventare famoso ti avrebbe fatto rimanere com’eri e che il nostro rapporto non sarebbe mai mutato, come mi avevi promesso in quel giorno di pioggia, ricordi?” chiese guardando i suoi occhi lucidi.”Invece ho trovato una femminuccia isterica, capricciosa e prepotente al posto di quell’amico che mi teneva fra le sue braccia quando piangevo!! Che mi parlava di tutti i suoi problemi e che se mai, dico mai, mi avesse amato lo avrebbe detto invece di nasconderlo a se stesso!!!”

“Aspetta Emy!!” disse il moro cercando di fermarla.

“No, Bill, io non aspetto più..l’ho fatto per troppo tempo e adesso sono stanca di soffrire e di mettere il mio cuore in gioco, dato che ti stai solo prendendo gioco di me..” disse singhiozzando.

Lui aveva creato tutto questo.

La sentiva allontanarsi.

Ogni attimo.

Sempre di più.

Non si era mai sentito così.

Ferito.

Abbandonato.

Da una persona, che per lui, c’era sempre stata.

La vide abbandonarsi su quel letto e piangere, stringendo il viso fra le mani.

Si avvicinò e la tirò a sé.

Lei continuava a dimenarsi, tirandogli piccoli pugni sul petto e sulla schiena per cercare forse di fargli provare una minima parte del dolore che le aveva dilaniato l’anima.

Lui stesso capì che meritava tutto questo.

Meritava male fisico e morale perché anche lui c’era cascato.

Il successo, quello strano diavolo che entra in te quando meno te lo aspetti e si impossessa della tua anima, lui aveva promesso che lo avrebbe tenuto lontano e invece no. Si rese conto che tutto ciò che Emy gli aveva detto era maledettamente vero.

Le prese il viso tra le mani e le asciugò le lacrime, chissà da quanto non lo faceva.

Lei gli sorrise e lui fece lo stesso.

“Sono stata troppo dura, ma dovevo dirti tutto, non riesco ad avere segreti con te..se non solo uno..”

“Ne ho avuti troppi in questo periodo, sono stato male proprio perché non potevo parlare con nessuno..è vero, Justine mi ha tenuto lontano da tutti e io non me ne sono accorto..” disse il moro con il magone in gola.

“Io devo dirtelo, Bill, non posso nascondermi ancora dietro tutta questa ipocrisia..” disse Emy staccandosi da lui “Io ti amo..”

“Cosa?” chiese il moro mettendole una mano sulla spalla.

“Dai Bill..ti prego..è una cosa difficile da dire..” disse sorridendo.

“Forse ho sentito bene..hai detto che mi ami?”

Lei annuì.

“Che strano..” disse lui con un piccolo sorriso.

“Perché?”

“Perché anche io ti amo..” le sussurrò prima di baciarla.

Fu come se le orchestre di tutto il mondo si fossero riunite per suonare attorno al suo mondo.

Fu come se si fosse ubriacata fino a non capire più niente.

Tutto attorno a lei girava senza capire perché.

Così chiuse gli occhi per non perderlo più di vista, per toccarlo e assicurarsi che lui fosse davvero accanto a lei. E lui era lì e la stava baciando, le bastava sapere soltanto questo.

“Questo non è un bacio finto? Non te ne pentirai, vero?” gli chiese per sicurezza.

“No, scema!” esclamò il moro abbracciandola “Ah..ho dimenticato una cosa qualche sera fa..vado a prenderla..”

“Non è che ti aspetta un aereo per espatriare? Non stai scappando?” urlò la biondina dietro il moro, prima che chiudesse la porta alle sue spalle.

Si lasciò andare sul letto e poi decise che era arrivato il momento di festeggiare, attaccò le casse al suo i-pod e fece partire uno dei suoi brani preferiti: “Der letze tag”.

Quando Bill rientrò la trovò a saltare sul letto e a far finta di suonare la chitarra come Tom, la batteria come Gustav e cantare come lui e scoppiò a ridere. Emy scese dal letto eccitata alla vista di quel pacchettino nero con un biglietto sopra e abbassò il volume.

“Lo avevo preso per te..ma non ho avuto il tempo di dartelo..” disse il moro.

Emy afferrò il biglietto, era la cosa che più le interessava, li aveva conservati tutti, anche un biglietto che Bill le aveva scritto al suo primo compleanno, non si era sprecato molto scrivendo

“Vivi ogni attimo come se fosse l’ultimo, auguri, Bill” ma a lei era bastato.

“No, no..lo sai che non voglio esserci se ho scritto qualcosa di lungo..” disse il moretto.

“ E va bene..” disse Emy sbuffando.

Scartò il regalo velocemente, fin quando ai suoi occhi apparve quel braccialetto che aveva visto quel giorno nel negozio di Chanel. Guardò Bill con gli occhi pieni di gioia.

“Ti piace?”

“Se ti dico che stavo per regalartelo ci credi?”

“Davvero?”

“Sì..” ammise la biondina arrossendo.

“Scommetto che non è uguale però..”

“Perché?”

“Leggi un po’ la frase che formano i brillantini..”

-Emy und Bill-

Una lacrima le rigò il viso.

No, non era più quella storta malinconia.

Non era più amore disperato.

Lo abbracciò forte e gli sfiorò le labbra delicatamente.

Quante volte aveva sognato quel momento.

Quante volte aveva sperato che diventasse suo.

Quante volte aveva sognato di regalargli il suo cuore.

“E’ veramente stupendo..non ho parole..” disse indossandolo “Non lo toglierò mai più..”

“Nemmeno per fare la doccia? Ah..già tu non ti lavi..” scherzò il moro.

“Io cosa?”

Bill cominciò a scappare per tutta la stanza fin quando non si arrese e urlò di fare la lotta dei cuscini. Emy lo beccò in pieno viso e lui si accasciò sul letto.

“Sei K.O. ammettilo..” disse la biondina sorridendo.

“Vieni qui..”

La invitò fra le sue braccia e lei adagiò piano la sua guancia sul petto del moro. Ancora una volta riusciva a sentire i suoi battiti.

E poi di nuovo il suo profumo.

E poi ancora la mano sulla sua.

“Tu credi nelle favole?” le domandò il moro.

Emy fuse il mare dei suoi occhi con l’oro degli occhi di Bill e gli sussurrò: “Sto imparando a farlo…”

-FINE PRIMA PARTE-

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Capitolo 26
*** Capitolo 26° ***


CAPITOLO 26°

Ci si promette tanto quando si è innamorati.

Si promette troppo, forse, quando si è innamorati.

L’amore ubriaca prima che la ragione possa formulare qualcosa di sensato, prima che possa rispondere ad ogni impulso.

E tutto ciò che è razionale, pian piano, si cancella..

Quei giorni erano passati come una meraviglia atterrata da un pianeta lontano, soltanto per Emy e Bill.

Nessuno sapeva del loro amore sbocciato come una rosa sotto la neve, un amore impossibile che stavano imparando a vivere, giorno dopo giorno.

Ma finalmente era arrivato quel giorno: la vigilia del compleanno dei gemelli, che Emy aveva tanto aspettato per tornare a casa e festeggiare con i suoi migliori amici.

La biondina era tutta eccitata alla sola vista della sua terra natale e stringeva forte la mano di Andreas anche se il suo viso era leggermente contrariato all’intensità della stretta affettuosa.

“Devi per forza stritolarmi la mano?” le domandò paonazzo.

“Ma non capisci? Stiamo tornando a casa!! Non vedo l’ora di abbracciare mia madre!!”

“Ohhh” il biondino le rispose con un buffo gridolino, che lei fece terminare subito con uno sguardo assassino.

“Begli occhi, ci sarai anche tu alla festa domani, vero?” domandò il rasta girandosi per guardarla.

“Sì caro mocio, voglio vederti all’opera..quante donnette ti farai?”

“Ti stupirò..”

“Ohhh..avete sentito? Ci stupirà..” esclamò la biondina.

“Parla pure ma domani vedrai cose che ti sconvolgeranno” disse il rasta ripiegandosi su se stesso per attutire il mal di stomaco.

Il suono del richiamo di un’assistente di volo li interruppe, poi la sentirono schiarirsi la voce:

-I signori passeggeri sono pregati di prendere posto, stiamo per atterrare all’aereporto di Amburgo, grazie per l’attenzione-

Alcune turbolenze fecero cadere il cappellino di Tom sotto il sedile posteriore, Emy quasi si spaventò visto che aveva gli occhi chiusi e continuava a far finta di pregare, sussurrando però parole di una famosa canzone rock.

Andreas cercava di trattenere le risate mentre guardava le altre persone impietosirsi per la biondina e ammirare il suo spiccato senso di religiosità mai esistito.

Quando sentirono l’aereo toccare terra riuscirono a distendere i muscoli del corpo e a sorridere.

“Te la sei fatta sotto eh..” disse Bill alzandosi per prendere le borse.

“E’ acqua, mi è caduta prima quando c’erano le turbolenze..” cercò di giustificarsi il rasta.

Gli altri due scoppiarono in una risata fragorosa, che fece arrossire violentemente il chitarrista.

Scesero tutti insieme dall’aereo di linea, cercarono di recuperare tutti i bagagli e video Emy correrei fuori a cercare i suoi genitori.

“Mamma!!!Papà!!”

Lasciò andare la valigia a terra, facendo cadere una rotella direttamente sopra il piede di Andreas che urlò dal dolore, maledicendo fra i denti la biondina.

“Cari!!! Come state?” chiese la madre di Emy.

Lily era una signora magra e slanciata, il tennis che aveva praticato da giovane le aveva permesso di mantenere un fisico asciutto e quasi perfetto, se non fosse stata colpa di qualche inevitabile ruga. Paul, invece, era un uomo riservato ma simpatico, portava gli occhiali sempre sul naso e un baffo grigio che era presente in tutti i ricordi d’infanzia di Emy.

Entrambi erano ormai abituati alle strane amicizie della figlia, anche se all’inizio c’erano stati diversi screzi.

“Bene Lily, wow sei uno schianto!!” esclamò il rasta adulandola.

La signora arrossì violentemente ma sorrise al dolce biondino che conosceva fin da quand’era in fasce.

“E’ andato tutto bene in America? Ho letto di voi in qualche giornale e c’era anche qualche foto con Andreas ed Emy..ti sei nascosta bene tesoro!!” disse Paul scompigliando i capelli della figlia.

“Paul non perdiamo tempo, i ragazzi saranno stanchi e affamati, abbiamo preso delle pizze, stasera si mangia tutti a casa nostra!!” disse Lily prendendo una delle numerose borse dei Kaulitz.

”Brava mamma!! Papà ti prego la porti tu?” chiese Emy con gli occhi da cerbiatta e così suo padre non potè che accettare e caricare sulla sua schiena circa trenta kili di vestiti.

“Ma cos’hai messo in questa maledetta valigia?” le chiese in difficoltà.

“Ci sono anche i regali per voi, che credi?” disse la biondina giustificandosi.

“Allora per questa volta passa..” rispose sorridendo.

Si divisero in gruppi di tre per ogni macchina: Bill ed Emy andarono con la carinissima utilitaria di Lily, mentre Andreas e Tom salirono nell’amato fuoristrada del padre dell’amica.

Le luci della loro piccola cittadina erano rimaste sempre uguali, nulla era cambiato. Il piccolo quartiere, con quelle case colorate, i prati verdi, i loro giardinetti preferiti e poi la loro casa sull’albero.

Il moro appoggiò da dietro la mano sulla spalla di Emy, che sorrise felice.

“Sono così contenta, finalmente siete tornati..adesso mamma mi ha detto che vi aspetta il Messico..” disse Lily verso Bill.

“Sì, torneremo per un’altra settimana in America e poi via in Messico ad Ottobre..”

“In Messico..” sussurrò piano la biondina.

Lily spense il motore e uscì dalla macchina per scaricare i pacchi, la luce in casa era già accesa, naturalmente Paul era arrivato prima di lei e i ragazzi avevano già sistemato tutto, ognuno in casa propria.

“Dormi da me stasera?” chiese la biondina.

“Non lo so, vorrei vedere un po’ mia madre..” le rispose il moro.

“Tranquillo, lo capisco..”

Scese dalla macchina e Bill ebbe l’impressione che se la fosse presa, aveva sentito che il Messico l’aveva sconvolta parecchio ma sapeva che sarebbe riuscito a rassicurarla.

Si sedettero a tavola e si rimpinzarono di tutti i tipi di pizza che aveva cucinato il padre di Emy, cuoco per passione, era sempre stato un ottimo chef e aveva sempre cucinato ai compleanni di sua figlia con un discreto successo.

Senza nemmeno accorgersi dell’ora, ad un certo punto tutti udirono il gong dell’orologio a pendolo: era mezzanotte.

“Auguri ai gemelli” urlò Paul alzando in aria un calice pieno di vino.

“Auguri!!” urlarono tutti in coro.

“Caro, hanno suonato alla porta” disse a bassa voce Lily.

Paul posò il bicchiere velocemente, sapeva già che ci sarebbe stata una sorpresa, ma appena aprì la porta, Bill rimase a bocca aperta e corse verso sua madre.

“Piccolo mio auguri..” disse Simone accarezzandogli i capelli.

“Mi sei mancata!!” rispose lui stampandole un bacio sulla guancia.

“Allora, questo brindisi?” chiese lei prendendo un bicchiere vuoto.

Emy lo riempì immediatamente e tutti assieme brindarono ai 19 anni più belli della loro vita, chi per un motivo, chi per un altro.

Andreas guardò una lacrima scendere sul volto di Simone, si era emozionata e nei suoi occhi si poteva quasi leggere quanto i suoi figli le mancassero nella vita di ogni giorno.

“Io sono stanchissimo, vi ringrazio tanto per la cena, ma credo andrò a filare a letto..” disse Tom alzandosi dalla sedia.

“Credo che abbiamo disturbato fin troppo..” continuò Simone imitandolo.

“Non scherzare Simone, ti prego..” rispose Lily.

“Grazie di tutto, davvero”

Si salutarono tutti, finchè Emy annunciò ai suoi genitori che sarebbe andata a farsi un giro.

“Non tornare troppo tardi, sarai stanca”

“Tranquilla mamma, torno fra poco..ho bisogno di stare sola..”

Prese la giacca e uscì fuori di casa, vide Andreas entrare nella macchina di Simone, insieme a Bill e Tom.

Come sempre i loro sguardi si incrociarono e la biondina concesse a tutti un ultimo saluto, fin quando non li vide allontanarsi nella notte.

Camminò costeggiando il marciapiede per un po’, fino ad arrivare al piccolo parco giochi che c’era a qualche metro da casa e si sedette su una delle sue altalene preferite.

Chiuse gli occhi e concentrò sui rumori e sugli odori che quella notte le stava regalando.

Rumori diversi.

Le erano mancati.

Odori strani e particolari di cui aveva sentito una forte mancanza.

Sentì dei passi scorrere lentamente sull’erba bagnata, lo aveva capito dall’odore, il giorno prima aveva piovuto e qualcuno aveva schizzato fango da tutte le parti, probabilmente come aveva fatto lei da piccola.

“Ciao”

Non ebbe il bisogno di voltarsi a guardare, avrebbe riconosciuto quella voce fra mille rumori diversi.

Il moro si sedette sull’altalena vicino alla sua e le sorrise.

“Credevo fossi tornati a casa con tua madre..”

“Mi sono fatto lasciare appena ha svoltato l’angolo, volevo stare un po’ con te..” disse prendendole la mano.

Emy sorrise dolcemente.

Sentiva la mancanza di un rapporto libero.

Sentiva la mancanza di poter gridare al mondo quanto lo amasse e quanto lui amasse lei.

Teneva troppo a questo dolce sogno che pian piano si stava consumando dentro i loro cuori.

“Mi sono divertita tanto in America, è stata la vacanza più bella della mia vita..”

“Hai dimenticato quella volta in campeggio?” scherzò il moro.

“E’ stato orribile!!” rispose Emy scoppiando a ridere.

“Perché? E’ stato originale..”

“Sì, soprattutto quando Tom mise dei vermi dentro il tuo sacco a pelo..”

“Per fortuna c’è stato chi li ha tolti, anche allora mi amavi così tanto?” chiese il moro stringendo la mano della biondina.

“Adesso non ti montare la testa, comunque eri importante per me..e tu, mi amavi come adesso?”

Lui scoppiò a ridere scuotendo la testa e facendo ricadere tutti i suoi capelli neri e liscissimi davanti al viso.

“Quanto sei carino quando ridi così, pieno di vergogna..”

“Non sono pieno di vergogna..” disse lui ribellandosi.

“Oh sì che lo sei”

La biondina si alzò e cercò di spingere Bill più lontano possibile, anche se lui continuava a buttare certi urletti da femminuccia come faceva da piccolo.

Una delle sue più grandi paure? Volare dall’altalena direttamente in cima ad un albero e poi cadere giù in picchiata!

“Guarda là!!” urlò indicandole la vecchia panchina.

Lei si distrasse e quando Bill tornò indietro si scontrarono. La botta scaraventò Emy immediatamente per terra, sull’erba bagnata. Il moro, preoccupato, scese immediatamente e corse verso di lei.

“Stai bene?” le chiese senza ricevere alcuna risposta. “Emy!!!Emy!!” urlò scuotendola sempre più.

La biondina aprì gli occhi e scoppiò a ridere.

“Quanto sei scemo!! Ahahahaha!”

“Mi hai fatto spaventare!! Che stronza!” disse il moro alzandosi.

La biondina fu più veloce, lo tirò giù a sé e lo baciò.

“Ci avevi creduto?” gli sussurrò a fior di labbra.

Lui rispose con bacio.

Un dolce bacio.

E mentre le loro labbra continuavano a sfiorarsi il vento accarezzava i loro visi, contratti per qualche sorriso di troppo.

Bill prese Emy fra le sue braccia e la strinse forte.

Si sentiva pienò di sé.

Si sentiva traboccante d’amore.

Si sentiva felice, forse per la prima volta.

Affondò le labbra fra i riccioli biondi e ancora una volta ne sentì lo stupendo profumo di pesca.

Emy riusciva a scandire il suo respiro mentre intrecciava le sue dita con quelle del moro, belle..perfette..

Rigirò la sua mano e cercò di delinearne i contorni come se li stesse disegnando.

“Mi fai il solletico..” disse il moro.

Parlami ancora..

Parlami ancora Bill..

Così vicino..

Riesco persino a sentire ogni nota diversa che la tua voce scandisce..

Riesco persino a sentire il tuo caldo respiro riscaldare il mio corpo in questa sera così fredda..

E vorrei che non finisse mai..

E vorrei che continuassi per sempre a sussurrarmi qualcosa così piano in modo che solo io possa sentirla e custodirla nel mio cuore per sempre…

“Mi dici una cosa?” chiese la biondina curiosa.

“Tutto quello che vuoi..”

“Potrei approfittarne” disse girandosi.

I suoi occhi.

I suoi occhi come cascate di oro scuro..

I suoi occhi dolci e così freddi..

I suoi occhi caldi e così distaccati..

Quando lo guardi sai sempre che ciò che dirai sarà la cosa giusta..

Quando lo guardi sei sempre sicura di te, potresti dire anche la cavolata più grande ma per lui avrebbe senso..

Perché mi fai quest’effetto, Bill?

“Sto aspettando..” disse lui fissando i suoi occhi nell’azzurro profondo di quelli di Emy.

“Niente, non mi interessa più..”

“Sicura?” le chiese stringendola più forte.

Lei annuì e gli sorrise.

“Mi hai fatto gli auguri per caso?”

“Ehm..certo!! Quando abbiamo brindato tutti insieme..” disse lei scoppiando a ridere.

“Non sono validi..”

“Ah no? E questi?” disse avvicinandosi pericolosamente.

Lo guardò negli occhi: erano due piccoli e bellissimi diamanti.

Poi chiuse i suoi e riuscì a sentire le loro labbra unirsi.

La freschezza che la invase fu incomparabile a quel brivido che le scorreva per tutta la schiena ad ogni bacio.

Le loro lingue si sfiorarono, con garbo ed eleganza, con desiderio e passione e giocarono fino a non stancarsi mai.

“Devo andare..” disse Bill staccandosi piano.

“E’ necessario?” chiese la biondina ancora con gli occhi chiusi.

“Sì..” rispose il moro sfiorandole la punta del naso con il suo.

“Va bene, ti accompagno a casa..”

“Okay”

Si diressero verso la macchina di Emy senza dire una parola, non ne avevano bisogno.

Le loro mani si amavano.

I loro occhi nuotavano gli uni negli altri.

In un attimo arrivarono a casa di Bill, qualche strada più in là di quella di Emy.

“Siamo arrivati signor Kaulitz, sono 40 dollari..” disse Emy imitando la voce di suo padre, un po’ rauca e molto profonda.

“Non siamo più in America! Qui ci sono gli euro, mia cara..” rispose il moro aprendo la portiera.

“Ci vediamo domani..bacio..” ordinò lei ma il moretto non si scosse “Ho detto bacio” ripetà Emy fingendo di arrabbiarsi.

Bill si avvicinò a lei e la baciò sulle labbra, staccandosi prima che si potesse accorgere che l’aveva appena fatto.

“Buonanotte nanetta..”

“Buonanotte piccola checca..”

Vide Bill scendere dalla macchina, suonare alla porta e chiudere il cancello. Si girò un’ultima volta prima di entrare in casa e la salutò, come faceva sempre, stavolta però mandandole un bacio.

Chissà se la felicità esiste davvero..

Cara Emy, stai vivendo una bellissima favola, non farti i soliti complessi..

So che non hai mai creduto a Cenerentola e che ridevi quando Lily ti raccontava di Biancaneve, del principe sul cavallo bianco e di tutto il resto, ma cazzo..credi alla tua coscienza per una volta..

Accese il motore, mise la retromarcia e guardò il suo viso nello specchietto, si sorrise e annuì.

Sì, voglio crederci stavolta..

Emy tornò a casa e incrociò sua madre in cucina che le sorrideva.

“Ancora sveglia?” le chiese posando le chiavi sul tavolo.

“Sto prendendo dei biscotti per tuo padre…ah, dimenticavo di dirti che domani arriva tua cugina

Sophie per due settimane”

“Coosaa??”

“Emily non fare così” disse Lily cercando di restare seria.

Non ci poteva essere niente di peggio che Sophie, andava tutto fin troppo bene.

“Ma mamma, ha quattro anni in meno di me e ti ricordo che l’anno scorso era alta così” disse indicando l’altezza del tavolo “ aveva un apparecchio che le girava intorno al collo, era grassa come un maiale e soprattutto ha messo a soqquadro la mia camera!!”

“Quest’anno non succederà, è totalmente cambiata, non la riconoscerai e dormirà con te! Buonanotte amore..” disse dileguandosi fra le scale.

“Come se adesso potesse essere una buonanotte..” sussurrò la biondina fra sé.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27° ***


CAPITOLO 27°

“Sophie?” urlò il rasta rotolando a terra dalle risate.

La biondina appoggiò le mani sui fianchi e lo fulminò con il suo solito sguardo ghiacciato.

“E dai Tom, alla fine Sophie non è così…così…male..ahahahah” aggiunse Andreas rotolando dalle risate come lui.

“Che succede qua?” domandò il moro ancora in pigiama.

“Viene..ahahaha..no, non ce la faccio, diglielo tu Emy ahahaah”

“Ma cos’ha tanto da ridere?” chiese il moretto nuovamente con un sorriso a fior di labbra.

“A momenti mia cugina Sophie sarà qui, ti prego Bill… NON RIDERE!!”

Il moretto si trattenne, ma accennò un sorriso, non poteva non farlo, fin da quando erano piccoli sua cugina Sophie veniva ogni anno a trovarli dopo l’estate insieme ai suoi genitori e da sempre era stata presa in giro per lo strano modo di vestire, di parlare e di comportarsi visto che fino ai dodici anni costringeva Emy a star seduta ad un tavolo e far finta di essere ad un bar di cui la cugina era la cameriera.

“Ok, va bene..c’è da ridere, ma non così tanto per me perché dovrò sorbirmela anche in camera, cazzo!! Non potremo nemmeno uscire insieme!!” esclamò girandosi verso Bill.

“Verrà con noi, sono sicuro che di divertiremo..” la rassicurò il moro mettendole un braccio attorno al collo.

“Ragazziiii!!C’è Sophie!!” urlò Simone dal piano inferiore.

Bill scappò in camera sua per cambiarsi e rendersi presentabile anche se di quella ragazza non gliene poteva fregare di meno, Andreas e Tom continuavano a riempirsi di gomitate, pizzicotti e puntualmente venivano colpiti dallo sguardo più preoccupato che assassino della biondina che la aspettava in cima alla scala.

“Emy!!!”

I ragazzi udirono una voce femminile, doveva essere la sua, ma leggermente meno acuta degli altri anni; poi videro la biondina rimanere a bocca aperta e si incuriosirono.

“Cazzo Sophie, sei tu??” disse Emy abbracciandola “Vieni, i ragazzi sono di là..”

“Non vedo l’ora di salutarli!!” disse Sophie.

Quando entrò in camera del rasta, entrambi rimasero stupefatti, cercando aiuto verso Emycon lo sguardo.

Un metro e settantacinque di vera trasformazione naturale si era prostrata ai loro occhi: Sophie non era più Sophie.

Teneva i lunghi capelli neri legati in alto con una liscia coda, che le lasciava libero tutto il viso rotondo ma carino, portava degli occhiali differenti rispetta alla scorsa estate: neri con una montatura piena di brillantini lateralmente, che riusciva a ravvivare i suoi occhi mai apparsi così verdi. Aveva abbandonato il fisico basso e tozzo per dare spazio ad una graziosissima quaranta, accompagnata da un seno molto prosperoso ma aggraziato, insomma: un vero schianto!

“C-ciao Sophie?” disse il rasta alzandosi velocemente da terra.

“Sì, Tom, come stai?”

“B-benissimo, tu?”

“Abbastanza, Andreas!!” disse facendo capolino con la testa.

“Ciao Sophie..sei cambiata!!”

“Speravo ve ne accorgeste, ho fatto qualche ritocchino qua e là, sono abbastanza soddisfatta, non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con te, Emy..!!” disse stritolandole il braccio.

“Sì, anche io..ah ecco Bill..” disse indicando il moro che usciva dalla sua stanza in punta di piedi per scampare a quell’uragano, Emy lo afferrò per il braccio e lo tirò verso la cugina.

“Dove vai brutto impostore..” gli sussurrò a denti stretti.

”Bill!!Quante riviste ho comprato con il tuo viso, ma devo dire che negli anni anche tu sei decisamente migliorato..” disse Sophie stampandogli due baci in guancia.

“Oh..grazie, anche tu sei molto carina..” rispose gentilmente il moro, ma fu immediatamente colpito da un calcio della biondina che gli fece nascere una smorfia in viso.

“Ci sarai stasera alla nostra festa?” le domandò il rasta.

“Sicuro, se Emy vuole..”

“Ma veramente io..” cominciò a balbettare.

“Bene!! Allora è deciso..ci divertiremo!!” disse Tom facendo ribollire Emy di rabbia.

“Ti devo parlare” disse la biondina tirando Bill verso il corridoio.

“Ma dove stiamo andando?”

“Non lo so” disse aprendo una porta, entrò e tirò il moro a sé.

“Emy? Che ci facciamo nel ripostiglio?”

“Dovevo parlarti..” disse la bionda cercando di accendere la luce “Ma dove cazzo è la luce qua?”

Con un piccolo click, il moro riuscì a riportare la luce in quella piccola stanza, si trovava così vicino ad Emy che quasi gli vennero i brividi.

Chissà cosa stava dicendo, lui non stava ascoltando.

Stava semplicemente constatando quanto fosse bella da arrabbiata mentre alzava gli occhi al cielo, gesticolava con la mano facendo cadere uno scatolo di scarpe sopra la sua testa e poi urlare dal dolore.

“Ma mi stai ascoltando???..che male” disse massaggiandosi la testa.

“Vieni qui..”

Il moro le posò le labbra fra i capelli e lasciò l’impronta del suo amore, lì dove nessuno l’avrebbe mai vista.

“Passato?”

“Un po’..” ammise Emy sorridendo.

“Allora ora perché non fai guarire le mie labbra? Guarda qua..vogliono le tue..” sussurrò posandole sulle sue.

Emy chiuse gli occhi, questo era il suo secondo bacio in Germania.

Aveva un sapore diverso.

Era..era bello, stupendo, indescrivibile.

Appena riusciva a sentire quella pallina di metallo toccarla, quasi impazziva e sorrideva, così Bill lo capiva e si allontanava.

“Dicevi..” le disse sfiorandole il collo con le labbra.

“Così mi rendi tutto più difficile, lo sai?”

“Sì e mi piace..” sussurrò con una voce calda e ancora assonnata.

“Non potremo stare insieme con quella rompiscatole di Sophie e in più non posso nemmeno dirle che stiamo insieme, anche se già c’ha provato con te..”

“Provato? Con me?” chiese lui con indifferenza.

Emy lo colpì con la mano e Bill sorrise.

“Scemo!! Dobbiamo trovare una soluzione..”

“E ti pare che a me piaccia tua cugina Sophie? Basta immaginare com’era soltanto l’anno scorso e mi viene il voltastomaco..”

“Ma io sono stata anche più brutta di lei..”

“No quello mai, ti prego non dirlo..” disse il moro accarezzandole la punta del naso.

“E quella volta ad halloween?”

“Sì, forse quella volta ma anche io ero brutto”

”Ahahahh, è vero, quando Tom si vestì da scheletro e ti affittò un costume da zucca..!!”

“Ha parlato la lattina usata..” scherzò lui.

“Lo sai che mio padre era fissato con la raccolta ecologica!!”

“Bill, sei qua?” disse Tom bussando alla porta.

“No”

Il rasta aprì la porta ed entrambi gli caddero addosso insieme all’asse da stiro e altre mille cianfrusaglie di Simone.

“Ma che state combinando?” disse la propietaria.

“Ehm..niente mamma, togliti Bill!!” urlò Tom.

“Un attimo, ho la gamba incastrata tra il braccio di Emy e qualcos’altro!!”

“C’è anche Emy sotto quella matassa?” domandò Simone.

“Sì..signora..ci sono anche io…oh eccomi!!” disse uscendo dalle macerie.

“Vuoi venire un attimo giù con me?”

“Oh sì arrivo..” disse seguendola.

Cercò disperatamente lo sguardo complice di Bill ma non ne incrociò nessuno, soltanto quello di Andreas, che osservava assatanato sua cugina Sophie.

Ma che cazzo fa quel cretino?

Ma..ma..è impressione mia o fa gli occhi dolci a Sophie??

E il problema è che non è l’unico!!

Emy scese le scale assieme a Simone fin quando lei non si sedette su una delle sedie in cucina.

“Su siediti, non aver paura!!” disse facendole spazio.

Lei acconsentì e si sedette di fronte, temeva avesse scoperto qualcosa, perché si sa le mamme hanno un particolare fiuto per le questioni di cuore e lei non si sentiva totalmente pronta a presentarsi a Simone come “Ufficiale fidanzata di una grande star nonché di suo figlio”.

Le mise una mano sopra la sua e cominciò a schiarirsi la voce.

Panico.

Panico.

Panico totale.

E adesso cosa le dico?

Oh sì signora, ci siamo messi insieme ma nessuno al mondo lo sa?

Sì in fondo lo amo da sempre, può stare tranquilla e nel caso mi comporti male può sempre contattarmi e lasciarmi un pacco bomba sotto casa tanto sa dove abito.

Oh cazzo, sta iniziando.

Tranquilla Emy non hai nulla da temere.

Merda, ma perché io??

Non sono mica io sua figlia!!!

“Sai Emy, volevo parlartene già da un po’..”

Ecco lo sapevo, chissò se sono anni che lo sa e non me lo ha mai detto!!

Su, dimmelo..ami Bill? State insieme??

“Ho notato che tra te e Bill c’è un rapporto diverso rispetto a quello che avete con Tom e Andreas..”

Ebbene sì Simone: io e Bill stiamo insieme!!

“Il fatto è che lui si è sempre e solo interessato ad un’amicizia in più e mai affacciato all’amore e forse è ora che lo faccia..”

Emy deglutì a fatica, non ce la faceva più ad essere una piccola vittima di questa grande tortura.

“Avrei voluto fargli conoscere io qualche ragazza e..ecco, insomma..quando ho visto Sophie, insomma..io credo stiano bene insieme ecco”

“No!!! Cioè..io non credo che a Bill piaccia Sophie..”

“Ne avete già parlato?” chiese Simone preoccupata.

“Sì!!!! Cioè no..ecco, però conoscendolo, non credo andrebbero tanto d’accordo..”

“Eppure Sophie mi è sembrata abbastanza interessata, anche negli anni passati e capisco che magari era un po’ bruttina ma adesso è sbocciata come nessuno si aspettava”

“In effetti è vero..ma..io cosa dovrei fare?”

“Magari lasciarli soli? Che ne dici di stasera alla festa?”

No stasera alla festa no.

No stasera alla festa no.

“Farò mettere un lento e li farò ballare insieme”

No Emy dille di no.

Avanti Emy dille che state insieme, su.

“E va bene Simone..adesso vado, mi staranno cercando..” disse alzandosi dalla sedia.

“Grazie!! Sapevo che avrei potuto contare su di te!!”

La biondina le sorrise a stento.

Non era un vero sorriso.

Era più un urlo di disperazione verso il mondo che straripò in una capocciata contro il muro che accostava la scala di legno.

Stupida.

Stupida.

Stupida!

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Capitolo 28
*** Capitolo 28° ***


CAPITOLO 28°

Oramai Emy era del tutto disperata.

Sophie faceva gli occhi dolci a chiunque si prostrasse davanti ai suoi occhi e fosse di sesso maschile.

Chiunque che fosse di sesso maschile e la vedesse, ragionava solo e solamente con quell’attrezzo che possedeva fra le gambe.

Simone voleva accasare il SUO ragazzo con la sua peggior cugina.

E poi?

Ah, sì aveva appena realizzato di non poter fare il suo regalo a Bill.

“Posso?” disse il moro bussando alla porta della stanza della biondina già aperta.

Lei stava con la testa appoggiata ad una mano, totalmente ipnotizzata da un pezzo di carta che aveva davanti agli occhi, ma nonostante tutto annuì e lui si avvicinò.

“Non sei stato ancora stregato dagli occhi di Sophie?” gli chiese sarcastica.

“Per piacere non fare la gelosa, proprio quando qualcuno si degna di dare un po’ d’attenzione alla tua tanto derisa cuginetta ti lamenti?”

“No, sembra soltanto che tutti si siano dimenticati di me..”

“Ti sembro tutti?” le chiese il moro prendendola da dietro fra le sue braccia.

Emy accarezzò il suo braccio e poi si appoggiò esausta.

“Scusa, è solo che non so come farò senza di te..”

“E’ solo una settimana, ce la farai!!”

“Ma sì, ce la farò e poi ricordati che posso controllarti ovunque, ho la mia spia d’onore io..” disse ammiccando verso una foto dove erano dipinti insieme a Tom.

“Quella sanguisuga potrebbe ricattarmi, lo sai?”

“Non lo farebbe, ci vuole troppo bene..allora? Non dirmi che è stato lui ad invitare Sophie..”

Il moro le sorrise e poi annuì con gli occhi chiusi.

“Ebbene sì..”

“Ecco perché è arrivata in casa urlando e sbattendo quelle sue stupide ciabattine di legno sul mio parquet!! Tu non hai idea!! Ha una foto di Tom anche in mezzo alle tette!!”

“Gli piacerà allora!!”

“E’ superfissata!! E’ un’oca!!”

“Emy!!”

Bill la riprese e lei gli fece i suoi soliti occhi da cerbiatta per farsi perdonare, così riuscì a guadagnarsi anche un bacio.

“Vado a prepararmi, vi passiamo a prendere alle otto..ciao cucciola” disse baciandola sulla fronte.

“Ciao, a dopo..”

Il moro uscì dalla camera ed Emy si tuffò immediatamente nell’armadio per scegliere qualcosa di decente da indossare alla festa: non ci sarebbe stata molta gente, ma quei pochi che c’erano, le interessavano.

Ad un tratto sentì il suo cellulare squillare.

“Ma dove sei..” sussurrava mentre frugava fra cuscini e lenzuola “Eccolo, ti ho beccato”

-Pronto?-

-Emy sono Gustav-

-Ehi, come stai?-

-Bene, Bill è con te?-

-E’ appena andato via perché?-

-Siamo appena arrivati, ma loro non lo sanno, vorremmo fargli una sopresa-

-Oh sì, dirò ad Andreas di venirvi a prendere, mi raccomando alle otto puntuali, io cercherò di ritardare il tutto-

-Perfetto, grazie Emy, sei un tesoro-

La biondina guardò allo specchio il suo riflesso arrossire velocemente, non se lo aspettava, figuriamoci da Gustav poi.

-Grazie mille, a dopo Gus-

-Un bacio a dopo-

Staccò la chiamata e pensò a cosa potesse essersi bevuto, in fondo non era mai stato così dolce e diretto con lei…poco male, fece spallucce e si rituffò alla ricerca del suo abito.

“Ta-daaannn!!!” disse Sophie appoggiandosi allo stipite della porta.

Era assolutamente da far perdere il fiato con un tubino in raso verde e nero, un cerchietto verde fra i capelli e degli stivali dello stesso colore.

“Sei stupenda cazzo!!”

“Ti piace?” disse facendo ancora una giravolta “La mamma me lo ha portato da New York, è un Dior originale!!” disse facendo tante moine.

Emy portò gli occhi al cielo, l’aveva sempre odiata per quel suo stupido modo di vantarsi di tutte le cose nuove che aveva, probabilmente era la persona meno umile che rientrava fra le sue conoscenze.

“Oh sì, ho visto quel negozio, ci sono cose costosissime..non sono nemmeno entrata..”

“Davvero??? Quanto sarei voluta venire anche io!! Dimmi una cosa Emily..”

“Sbrigati, devo ancora scegliere il vestito da mettere..”

“Tu che metti una gonna? Ahahahahhah che bella battuta!!!” disse scoppiando in una risata esagerata.

Emily Kaulitz STAI CALMA.

STAI CALMA!

“Ho comprato due vestiti a New York, non saranno costosi come il tuo, anzi probabilmente costano entrambi un quarto del tuo ma sono carini..” disse posandoli sul letto.

“Bill è fidanzato?”

Quel magone nella gola di Emy si rivoltò così velocemente da farle perdere il respiro.

“Cof-cof!!!”

“Emy stai bene?” disse preoccupata Sophie.

“Sì, sì..scusa mi è andata di traverso la saliva..comunque..ehm..no, però so che gli piace una..”

“Mmm..bene..e potresti dirmi chi è?”

“Non posso Sophie, queste sono cose troppo personale di cui nemmeno io sono a conoscenza, perché? A quanto ho visto avevi adocchiato Tom..no?”

“Sì, ma sai..Tom è il solito bello e raggiungibile da una botta e via, invece Bill!!! Bill è qualcosa di speciale, lui è il bello e dannato che nessuna può avere..molto più allettante..” disse leccandosi le labbra.

Allarme rosso.

Allarme rosso.

Gli alieni hanno portato via mia cugina Sophie e hanno messo ninfomane.

Vi prego, aiutatemi!!!

“Ehm..parlane con lui no? Adesso devo vestirmi..ciaooo” disse spingendola fuori dalla camera.

Si chiuse la porta alle spalle e poi scivolò lentamente a terra, ma intanto sentì l’arrivo di un messaggio sul cellulare: Bill.

-Vorrei poter creare un mondo parallelo solo per poter stare sempre con te.-

Emy strinse il cellulare al suo cuore e gli rispose.

-Vorrà dire che dovremo accontentarci dei sogni-

Il moro afferrò il cellulare che strillava sopra il suo comodino, lesse il messaggio e sorrise.

“Ti penso amore mio, no io ti penso di più…ohhh come sei carinooo”

Tom entrò nella stanza di Bill imitando un dolce e secondo lui patetico dialogo fra fidanzatini.

”Divertente!! Ora sparisci..” ordinò il moro in un batter d’occhio.

“Secondo te, Sophie scoperà con me questa sera?”

“Le probabilità sono abbastanza alte, visto che i vostri cervelli coincidono perfettamente con il nulla!!”

“Oh avanti Bill non fare il moralista, devo spassarmela!! Già manca il mio compagno di conquiste, non vorrai rovinarmi l’intera serata con le tue smancerie da diabete pura!!” rispose il rasta guardandosi allo specchio.

“Quando hai finito dovrei specchiarmi anche io, sai, questa è la MIA camera..”

“Prego superdiva di Hollywood!! Sai, mi sto accorgendo che stiamo diventando vecchi..” disse il rasta abbassando lo sguardo.

“E da cosa te ne accorgi?”

“Dalle rughe che hai sulla fronte!!” urlò andandosene via.

“Tooom!! Torna qua!! Ce le ho davvero le rughe?!?!” urlò il moro ma il suo gemello era già di sotto a riscaldare il motore della sua piccola.

Il moro fece presto ad aggiustare quei capelli, adesso resi neri e lisci come quella notte, così scura e profumata, in cui stavano per consumare tanto divertimento.

Raggiunsero casa di Emily in un baleno, non che Tom guidasse veloce, ma era così vicina da poterci arrivare anche a piedi. Entrambi video le due ragazze uscire, Sophie brillava di bellezza mentre il moro cercava di muovere la testa per vedere meglio Emy.

“Sarà ma oggi Sophie è uno schianto di femmina!!” disse il rasta tamburellando sul volante.

“Sì, fai pure i tuoi commenti poco carini, la mia Emy sarà la più bella della festa..” rispose il moro sicuro di sé.

E in effetti fu proprio così: quando Sophie tornò indietro sul vialetto scoprì l’intera figura della biondina che cercava di rimanere in equilibrio.

Il viso era concentrato sul terreno, leggermente reso in dislivello dal percorso in pietra battuta.

Indossava un vestito che Bill non aveva mai visto ne immaginato che lei avesse potuto comprarlo. I tacchi così alti quasi lo facevano preoccupare perché Emy non si prendesse una storta, mentre i veli neri smorzati da più strati e alternati con quelli bianchi, volteggiavano all’altezza delle ginocchia scarne e leggermente abbronzate; il busto era sapientemente ristretto da un corpetto nero con una spilla a forma di rosa bianca e argentata, come la collana e il nastro fra i capelli, non tutti erano raccolti, soltanto poche ciocche che le lasciavano scoperte le sue piccole orecchie e quel tatuaggio sul collo che aveva disegnato Bill, una stella come la sua.

Quando i loro sguardi si incrociarono, la smorfia di ansia disegnata sul viso di Emy scomparve e si trasformò in uno splendido sorriso che faceva brillare quelle labbra rosee.

Il moro scese dalla macchina per aprirle la portiera e le fece l’occhiolino.

“Ehi Bill!!! Puoi aiutarmi a camminare?” urlò Sophie ancora all’inizio del vialetto.

Il moro acconsentì e così dovette accompagnarla a passo di lumaca fino alla macchina.

“Sei splendido stasera!!”

“Grazie Sophie, anche tu sei molto bella..”

“Oh, grazie” rispose la moretta arrossendo.

Anche qualcun’altra dentro la macchina arrossiva, ma di rabbia e gelosia.

“Tranquilla topa, stasera la tua cuginetta la metto io K.O.” le assicurò Tom sorridendo maliziosamente.

“Mi raccomando Tom, falle male, molto male!!”

“Sarà fatto..”

Quando tutti entrarono in macchina il rasta mise in moto e si diressero verso il grande e lussuoso locale della madre di Andreas, dove ci sarebbe stata la festa, leggermente fuori città.

“Come mai tutte queste macchine? Dovevamo esserci solo noi..” disse Bill notando qualcosa di strano.

“Saranno quelli del locale..” disse Emy per nascondere il tutto.

Parcheggiarono davanti quell’amabile villetta, ristrutturata in stile antico ed entrarono passando tra due grandi colonne di marmo bianco.

All’entrata una signora rossa li aspettava, la madre di Andreas.

“Ragazzi, che piacere!! Intanto auguroni di cuore..” disse abbracciandoli e baciandoli “Emily!! Sei bellissima stasera…”

“Grazie mille, questa è Sophie, mia cugina..”

“Ciao Sophie, io sono la madre di Andreas, ma puoi chiamarmi anche Ann” disse sorridendo e stringendole la mano.

“Piacere di conoscerla”

“Ragazzi, di là c’è una sorpresa per voi..Andreas vi aspetta in giardino”

“Grazie Ann..” disse il moretto.

Lasciando le giacche e le borse all’apposita cameriera di servizio quella sera, si diressero verso lo splendido giardino. Quella sera era particolarmente bello, un gazebo al centro del boschetto poteva essere osservato dalle scale della casa, i tavoi erano già disposti e apparecchiati come aveva dettato Simone, sotto ordine di Bill mentre in piscina si scorgevano più sagome.

“Cazzo ci sono i ragazzi!!!” urlò il rasta correndo verso di loro.

Emy li vide abbracciarsi forte e sorridere.

Non riuscivano a stare lontani nemmeno un giorno, figuriamoci per il loro compleanno, in una data così importante Georg e Gustav deciseo di abbandonare il lavoro e godersi quel giorno insieme ai due gemelli.

“Ecco perché tutti quei segreti, le macchine e tu, Emy cara!! Sei brava a mentire..” le disse il moro sorridendo.

“Era per il vostro bene, sapevo sareste stati contenti” ammise la biondina.

Da quel momento in poi iniziarono ad arrivare una miriade di invitati, fin

quando Emy perse di vista sia sua cugina Sophie, sia i ragazzi.

Ma dove cavolo si sono cacciati..sono andata un momento a salutare Lena e Bill è scomparso.

Mmm..dove possono essere…ah ecco la testa gialla di Andrè!

“Ehi..dove sono gli altri?”

“Per altri intendi Bill? Dev’essere con Simone..l’ha portato via qualche minuto fa..” le rispose il biondino brindando insieme a Georg.

Devo fermarli…

Devo dire a Bill cos’ha in mente Simone..

Ma fu troppo tardi, Emy rimase incastrata in mezzo alla folla, rischiando anche di cadere in piscina, un attimo dopo le luci si spensero e si vide salire sul palco la madre dei gemelli.

“Volevo ringraziarvi per essere qui stasera a festeggiare il compleanno dei miei fantastici figli..che dire, auguri e ancora auguri…questo è per voi, guardate chi avete accanto e ballatelo con la persona che credete sia giusta per voi..buonanotte”

La biondina fece in tempo a vedere la testa di Bill distinguersi nella massa.

Simone lo prese per mano e lo unì a Sophie.

Sì, quella era Sophie.

Allora ce l’aveva fatta.

Sentì qualcuno metterle la mano sulla spalla e si voltò.

“Mi sa che qui gli unici rimasti fregati siamo noi due…” disse il rasta sconsolato “Mi da l’onore di questo ballo, signorina?” disse prendendole la mano.

“Perché no..” sussurrò Emy.

Appoggiò il suo viso sul petto di Tom.

Per un attimo chiuse gli occhi ed ebbe la sensazione di essere fra le braccia di Bill e di sentire il suo profumo ma si sbagliò, perché li riaprì e Bill era davanti a lei che stringeva Sophie.

I loro sguardi si incrociarono per un attimo ma Emy fu veloce a spostarlo e nascondere il suo viso fra la maglia del rasta.

“Sbaglio o mia madre è impazzita?” chiese Tom avvicinandosi terribilmente al collo di Emy.

Le venne un brivido a sentire la sua voce così vicina, ma poi sorrise.

“Se ti dico che vuole appioppare Sophie a Bill ci crederesti?”

Il rasta si mise a ridere.

“Sinceramente no, pensavo avesse capito che voi due state insieme..pensavo glielo avrebbe detto Bill..non dirmi che non sa nulla..”

“Esatto”

“Ora ho capito perché insisteva così tanto per allontanarmi da lei..” disse lui mordendosi le labbra.

“Facciamo scambio di coppia?” consigliò la mora.

“E scambio di coppia sia”

Si avvicinarono volteggiando alla coppia promessa e Tom afferrò Sophie e la tirò verso di lui, lasciando andare Emy su Bill.

“Finalmente ho la partner che sognavo per questo ballo..” sussurrò il moro.

“Ho visto che non stavi così male con lei”

“Non dire sciocchezze, mia madre mi ha spinto fra le sue braccia”

Emy vide una macchia rossa sul collo del moro, si allontanò immediatamente e corse via, più lontano possibile.

“Scusate, scusate lasciatemi passare!! Scusatemi non mi sento bene!!” urlava ma nessuno l’ascoltava.

“Che ti prende?” le domandò Andreas afferrandola per un braccio.

“Niente, mi manca l’aria..”

“Vieni con me”

La prese per mano e la porto al gazebo, in mezzo al bosco: da lì si riusciva a osservare tutta la festa. Emy si appoggiò alla ringhiera e vide almeno un centinaio di persone volteggiare sulla pista da ballo, da soli o in coppia e poi vide di nuovo Sophie, di nuovo con Bill.

“Io quella la uccido!!!” disse colpendo la ringhiera.

“Piano!! O ti farai male..” la raccomandò il biondino.

“Ti rendi conto? Sta facendo l’oca con il MIO ragazzo!!”

“Se tu glielo avessi detto non lo avrebbe fatto..”

“Non deve comunque cazzo!! Siamo amici da anni, potrebbe anche intuirlo che ho un debole per lui, no?”

Guardava con gli occhi sgranati Andreas che non le rispondeva e in un attimo si ritrovò le labbra appoggiate alle sue.

“Ma che cazzo fai Andrè??”

“Scusami io…aspetta Emy!!!” urlò invano.

La biondina era già andata in mezzo al bosco, dove non riuscì a trovare più l’uscita.

Era come se le tenebre avessero stretto il suo cuore in una morsa in scioglibile.

Era come se la notte fosse calata in un momento e le avesse tolto ogni forza per reagire.

Si accasciò a terra, sopra l’erbetta curata e leggermente umida.

Fissò il cielo.

Fissò le stelle e si perse in esse.

Si domandò se quello che stava facendo fosse giusto.

Poi le tornò in mente il bacio di Andreas, così tanti anni d’amicizia buttati al vento con un bacio inaudito nel momento più sbagliato che era mai esistito.

“Emy!! Emy lo so che sei qui..”

Sentì la voce del moro richiamare il suo nome più volte, ma non voleva vederlo, non ora.

“Bill è inutile che cerchi qui Emy, non la troverai mai..”

Poi sentì anche l’odiosa voce di Sophie portarlo via da lei ancora una volta.

“L’hai vista?”

“Sì,l’ho vista baciare Andreas al gazebo..”

“Baciare chi??” urlò il moro avvicinandosi a Sophie.

“Stava baciando Andreas, io avevo sempre capito che fra quei due prima o poi sarebbe nata qualcosa, lo sentivo, lo si legge negli occhi di entrambi che si amano”

“Ma che cazzo dici?? Che cazzo stai dicendo, eh?” urlò la biondina alzandosi in piedi.

“Emily io..” balbettò Sophie allontanandosi.

“Sophi vieni subito qui!! Immediatamente!! Oppure ti prendo io per i capelli e te li strappo uno a uno”

“Lascia perdere Emy..” le disse Bill afferrandola per le braccia.

“Vieni qui brutta bastarda!!!” urlava dimenandosi fra le braccia del moro.

Sophie scappò via tornando alla festa, Bill ed Emy rimasero ancora un po’ in quel boschetto che sembrava aver creato una bellissima pace solo per loro.

“E’ una bastarda..”

“Emy smettila, ti credo..non baceresti mai Andreas..”

La biondina si torturò il labbro inferiore.

Doveva forse dirglielo e rovinare tutto?

In fondo non l’aveva baciato lei per prima..

Ma sei mai fosse venuto fuori il loro amore si sarebbe spezzato come la loro amicizia e il gruppo non sarebbe rimasto più lo stesso..

“Promettimi che mi dirai sempre la verità..” le disse il moro accarezzandole le guance.

“Te lo prometto” ripetè lei.

Le loro labbra si unirono in segno di una promessa che si sarebbe sciolta soltanto con lo spezzarsi dei loro cuori.

Eternamente mio.

Eternamente tua.

Eternamente nostri.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29° ***


CAPITOLO 29°

“Devi proprio?” domandò la biondina sulle punte

“Sì..” rispose il moro accarezzandole la guancia.

Poggiò le labbra sulla sua guancia e indossò gli occhiali da sole.

“Ci vediamo presto..” le disse scompigliandole i capelli.

La biondina annuì e abbracciò tutti prima che scomparissero al di là del check-in.

Prese la sua borsa nera dalla sedia, mise le mani in tasca e si incamminò verso la macchina, non aveva mai sopportato gli addii, era per questo che ogni qual volta che i ragazzi partivano, lei e Andreas non andavano mai a salutarli, ma questa volta non ne potè fare a meno.

Non sapeva nemmeno lei come si sentiva: sola, svuotata.

Non aveva intenzione di riparlare con sua cugina Sophie dopo quello che aveva fatto anche se lei ripeteva delle scuse anche durante la notte mentre sognava con aria preoccupata.

L’aveva fatta troppo grossa stavolta e quella stessa sera, sia Sophie, sia Simone scoprirono che Bill ed Emy stavano insieme.

La biondina salì in macchina e annuì alla voce di Andreas, qualunque cosa lui stesse dicendo.

“Perché ci siamo fermati qui?” gli domandò.

“Ti ho chiesto se avevi voglia di un gelato e mi ha detto di sì, credevo mi ascoltassi..”

“No, guarda, voglio solo andare a casa”

”Non potrai fare così tutte le volte che andranno via..” le disse il biondino alzando la voce.

“E chi me lo impedisce? Tu?”

“Senti Emy, lo so che sei arrabbiata per ieri sera ma io..Emy!!Emy, cazzo ascoltami!!” urlava Andreas mentre lei era già scesa dalla macchina.

“Vattene via, torno a piedi” gli ordinò mentre lui la seguiva a passo d’uomo con il motore acceso.

“Su, sali!!”

“Vattene via ho detto!!”

Iniziò a correre.

Correre.

Correre senza pensare a niente.

Sudare per sentirsi di nuovo viva, leggera.

Leggera senza quel peso sullo stomaco.

Senza quel bacio nascosto al suo Bill soltanto per riparare a mani nude ad un errore troppo grosso dettato dal cuore di chi non sa separare l’amore dalla ragione.

“Emy!!”

“Ehi..ciao Jason..”

Jason è stato il mio compagno di avventure prima che conoscessi i gemelli o meglio, lo è sempre stato solo che ad un certo punto iniziò a diventare il più figo della scuola, tutte lo amavano, tutti lo acclamavano soltanto per le sue doti fisiche e per quel talento stupido di saper palleggiare con i piedi. Naturalmente il ragazzo più popolare della scuola non poteva permettersi di parlare con quattro sfigati come noi e perciò la nostra amicizia finì, a lui non dispiacque nemmeno un po’ tant’è che non mi rivolse la parola fino al diploma, ovvero due mesetti fa, soltanto per complimentarsi del mio voto, poi uguale al suo.

“Non ti ho vista più dopo il diploma, ero venuto a casa tua per invitarti ad una festa che ho organizzato ma tua madre ha detto che eri via..”

Bello, simpatico, intelligente, carismatico, dolce, romantico e tremendamente PERFETTO!!

Mi dispiace, non fai per me..

“Sono stata un mese in America con i gemelli e Andreas..”

“Ah i tuoi strani amici, sono dappertutto ormai eh..” disse con un sorriso misto fra la falsità e il disgusto.

“Sono parecchio famosi, almeno loro sono riusciti a sfondare”

“Cosa vuoi dire?”

“Niente Jason, adesso vado..ci si vede” disse la biondina superandolo.

“Aspetta Emy, mi chiedevo se una di queste sere volessi uscire con me..”

Lei si girò, si avvicinò a Jason e lo scrutò per bene.

“Cos’è successo? Sei stato forse rapito dagli alieni?”

“Non ti ho mai dimenticato, lo sai che noi due stiamo bene insieme…”

“Non lo so, ci penserò..bye bye”

Si accarezzò i capelli e un attimo dopo li stritolò, proprio come avrebbe voluto fare con Jason, che rimasto solo e pentito, adesso striscia verso di lei con la coda fra le gambe, invitandola addirittura ad uscire.

“Patetico..” sussurrò aprendo il cancello di casa.

“Emily dobbiamo parlare..” disse Lily a voce alta.

“Non adesso”

“Sì invece, aspettami in cucina”

Emy sbuffò, non aveva in mente niente che potesse essere usato contro di lei.

Niente, a parte sua cugina Sophie.

Lily si avvicinò togliendo il cappellino da spiaggia, indossò il pareo e si sedette accanto a lei.

“Raccontami questa storia, tua cugina è disperata, non sa più in quale lingua chiederti scusa e tu la tratti così?”

“Non esiste più per me..vabè che non esisteva nemmeno prima però…”

“Emily!!!” la riprese sua madre.

“Ok, ok scusa..”

“Mi ha detto che sono accadute cose importanti ieri sera alla festa e Simone mi ha telefonato entusiasta stamani..”

“Se ti ha riferito l’ultimo pettegolezzo del giorno, è vero..” ammise la biondina sconfitta.

“Tom e Sophie stanno insieme!!!!????” disse sorpresa Lily.

“CHE COSA???” ripetè la biondina sconvolta.

“Sophie mi ha detto così e confermato anche Simone..”

“Tu vorrai scherzare, Tom non si metterebbe mai con lei!!!” esclamò irritata.

“Perché non dovrebbe? Sophie è una bellissima ragazza, simpatica, intelligente..”

“E anche furba, molto furba..”

Si diresse in giardino furiosa, afferrò di peso il materassino gonfiabile su cui era sdraiata Sophie e lo ribaltò.

La moretta uscì dall’acqua e ne sputò una quantità impressionante.

“Tu sei pazza!!” urlò uscendo dalla piscina.

“Ma che cazzo t’inventi, tu e Tom che state insieme?? Ma stai bene?”

“Sei tu che non stai bene, prova a chiederglielo e vedrai che è la verità!!” disse Sophie.

Emy si stupì, sembrava sincera.

Non conosceva così bene Tom?

Eppure lei credeva di sì e anche molto meglio di Bill.

“Va bene, chiamiamolo!!” disse afferrando il cellulare “E’ spento”

“Sono in aereo, è normale..”

“E quando vi sareste dichiarati?”

“Ieri sera, mi ha portato nel boschetto…” disse lei con le mani sui fianchi.

“Ma se eri incollata a Bill come una sanguisuga!!!”

“Se solo mi avessi lasciato spiegare!! Stavo cercando Tom e volevo chiedere a Bill dove fosse il posto che mi aveva indicato in un biglietto, poi ti ho visto baciare Andreas e gliel’ho detto semplicemente, non potevo immaginare che stavate insieme!!!” disse la moretta discolpandosi.

Cazzo.

Ma allora ho sbagliato tutto.

“Scusa, io non sto bene..” rispose Emy sfiorandosi la fronte.

Si voltò e salì le scale che portavano alla sua stanza, non desiderava altro che rimanere sola contando i minuti che sarebbero trascorsi senza Bill, il suo migliore amico..

Qualche attimo dopo, affondando la testa nel cuscino, riuscì a sentire i passi, che riconobbe come quelli di sua cugina Sophie.

“Posso?” disse bussando contemporaneamente.

“No è meglio che mi nascondo fino alla mia morte” disse la biondina con la voce soffocata.

La moretta le si sedette accanto e le passò una mano fra le spalle.

“Tornerà presto..” disse incoraggiandola.

Emy tolse la testa dal cuscino, si sedette di fronte a lei e l’abbracciò.

“Scusami Sophie, ho sempre sbagliato tutto con te e non ho mai capito che sei l’unica vera amica che ho..”

Le lacrime vennero giù da sole dopo qualche secondo.

Quegli occhi colorati con lo stesso azzurro di un cielo che si prepara alla tempesta cominciarono a piangere.

Piangere fra un misto di felicità e tristezza.

Emy sentiva un vuoto dentro.

Un grande vuoto, che pian pian stava riempiendo.

“Ti voglio bene, Emy..ma adesso non piangere, ti prego..” rispose la moretta asciugandole qualche lacrima.

“Hai ragione, non devo fare la piagnucolona, devo portarti un po’ in giro fin quando non mi inizia l’università, ci divertiremo..” promise Emy.

Ma nemmeno il telefono era completamente deciso a lasciarla in pace e iniziò a strillare sopra la scrivania di legno, fra un peluche e il computer.

La biondina sbuffò e corse a prenderlo per rispondere.

-Pronto?-

-Pronto Emy?-

-Sì, sono io, lei chi è?-

-Sono Karl Nietze, lavoro in Italia per conto dell’ambasciata Tedesca, non si spaventi, le dico subito perché l’ho contattata..-

-Va bene- rispose la biondina leggermente scioccata.

-Ho letto delle poesie che ha scritto e sarei interessato..-

-Poesie? Come ha fatto?- domandò innervosita.

-Suppongo che da come mi ha risposto non sia stata lei e mandarle, comunque sono stupende e vorrei pubblicarle in una raccolta, se per lei va bene..-

-Ma lei è un editore?-

-Oh sì, mi scusi, ho omesso un particolare troppo importante, ma lavoro solo in Italia, per adesso, quindi dovremmo incontrarci qui la prossima settimana, le farò avere il biglietto, viaggerà e starà qui a mie spese..allora?-

-Beh..mi mandi un e-mail con tutto ciò che mi serve sapere, anche dal punto di vista economico e poi le risponderò-

-Spero sia una risposta positiva, allora a presto signorina-

-A presto, grazie- disse Emy lasciando scivolare il cellulare sulla sua mano.

“Chi era?” domandò subito Sophie.

“Un editore, le mie poesie..io..chi ha mandato..MAMMAAAA!!”

“Arrivo tesoro!!” rispose Lily dal piano di sotto.

Sentì i suoi passi avvicinarsi e poi la vide spuntare con gli occhiali da vista sulla punta del naso.

“Hai trovato e mandato le mie poesie?”

“Sì, perché?”

“Quello mi ha richiamato…” rispose leggermente scocciata.

“Karl? Ah, sapevo gli sarebbero piaciute!!!” esclamò piena di gioia “Non sei contenta?”

“Sì, però..non saprei..”

“Non sei convinta? Anche io all’inizio ero così, ma sai..frutterà un sacco e poi dopo che farai giornalismo ti prenderà sicuramente con lui..”

“In Italia!!” continuò la biondina pensando alla sua Germania.

“Ci penseremo dopo..!!” urlò Lily abbracciandola “La mia piccola e famosa scrittrice..” sussurrò accarezzandole i capelli.

“Mamma..”

“Dimmi amore..”

“Mi stai stritolando..”

“Oh scusa..vado di sotto, fra poco papà porterà le pizze, mi raccomando..” disse allontanadosi.

“Bene!!! Andrai in Italia!!” esclamò Sophie.

“E sarò ancora più lontana da Bill..”

In quello stesso momento sentì il timido suono di un messaggio che le era appena arrivato, entrambe si guardarono e sorrisero.

Si gettarono verso il cellulare, Sophie arrivò per prima ma fu sorpresa da Emy, che le si gettò su.

“Emyyy mi stai schiacciando!!” esclamò la moretta.

“Lascia quel cellulare o morirai!!”

Scoppiarono a ridere e alla fine la biondina mollò la presa e Sophie si schiarì la voce per leggere il messaggio.

“Siamo appena arrivati, mi manchi. Macky.” disse facendo una piccola smorfia.

“Corto, preciso e commovente” precisò la mora.

“No, corto, profondo e dolcissimo..” rispose la biondina accasciandosi sul letto.

“Non ci sono proprio speranze per lei signorina Emily, i suoi neuroni sono stati bruciati dalla piastra di Bill..”

Entrambe scoppiarono a ridere, Emy osservò bene Sophie, era sempre stata così e lei non se ne era mai accorta, troppo occupata a stabilire quanto brutta fosse o a contare tutti i suoi difetti.

Si sentiva in colpa e terribilmente superficiale come avevano sempre fatto tutti con lei, ma adesso no, aveva capito che anche dentro un brutto anatroccolo poteva nascondersi un vero tesoro che portava il nome di una vera amicizia.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30° ***


CAPITOLO 30°

“Sono davvero sazia, abbiamo mangiato troppo!!” constatò Sophie tuffandosi sul letto a pancia in su.

“Puoi dirlo forte..” rispose la biondina seguendola a ruota.

Osservava il soffitto bianco mentre con la sua mente dipingeva i contorni di una figura maschile dalla pelle glabra, color d’avorio, dei lunghi capelli lisci e neri scivolavano delicatamente sulle spalle e infine dipinse un sorriso sopra quel viso.

“Scommetto che pensi all’omone..”

Emy annuì e sorrise imbarazzata, stava proprio diventando come tutte: una sognatrice senza speranza o forse lo era sempre stata.

“Hai parlato con Andreas?”

“No” rispose secca.

“Dovete chiarire, lo sai” la invitò Sophie.

“Non mi sento pronta..” disse Emy sedendosi a gambe incrociate sulla coperta azzurra.

“Starà sicuramente malissimo, Emy!!”

“L’ha voluto lui..insomma non dimentichiamoci che in quel momento invece di consolarmi mi ha baciata, cazzo!! Era la sera del compleanno di Bill!!” esclamò la moretta nervosa.

“Ha pensato che magari avresti capito solo in questo modo quanto ti amasse..”

“Non giustificarlo, Sophie, lui sapeva quanto amavo Bill, anzi forse solo lui sapeva così tante cose..io mi fidavo!! E adesso non riesco più a guardarlo negli occhi..” disse la biondina spostando i capelli dal viso.

Ad attrarre l’attenzione di entrambe fu un leggero e quasi inesistente rumore, proveniente dal pc ancora acceso. Emy si avvicinò e vide una finestra aperta.

“E’ Andrè..” disse avvisando Sophie.

“Che dice?”

“Che gli dispiace e che vorrebbe parlarmi domani al parco”

“E tu che vuoi fare?” le domandò Sophie con naturalezza.

“Aspettavo che tu mi consigliassi qualcosa..” sussurrò torturandosi il labbro inferiore “Forse è la cosa giusta chiarire una volta per tutte o forse no, forse non sono ancora pronta, sono così arrabbiata con lui..”

Sophie la vide abbassare lo sguardo e distoglierlo dal pc, capì che c’era qualcosa che la tormentava, qualcosa che non le aveva ancora detto, così scivolò via lasciandola sola con i suoi pensieri. Emy non le chiese dove stesse andando: aveva capito, solo dopo qualche attimo la vide sedere nel divanetto in giardino a leggere un libro.

Perché Andrè..perchè dovevi rovinare tutto così..

Emy si accasciò sulle sue stesse braccia, chiuse gli occhi e chiese a Morfeo di prenderla con sé, per non pensare, per allontanarsi da questa stupida realtà, troppo complicata.

Non si accorse di quanto tempo fosse passato quando sentì le mani di Sophie premere delicatamente sulle sue spalle, aprì gli occhi quanto due piccole fessure e vide la luce del giorno oltrepassare le finestre mai sistemate del tutto.

“Emy ma hai dormito qui?” le sussurrò.

“Sì, dal mal di schiena credo proprio di sì..” asserì la biondina, massaggiandosi le spalle.

“Sei matta, guarda che il cellulare ha squillato tutta la mattina, credevo te ne fossi accorta, poi non l’ho sopportato più e sono venuta a vedere perché non rispondessi..”

“Scusa Sophie, ti avrà svegliato..” disse strofinandosi gli occhi.

“Non preoccuparti, ma credo sia Bill”

“Sì..magari..lo conosco e di sicuro non è lui..”

“Perché?” domandò la moretta sistemando la scrivania.

“Quando va in America è completamente scollegato dal nostro mondo, è come una calamita per un metallo..”

Sophie fece una smorfia e poi sorrise leggendo tutti i messaggi che Andreas aveva lasciato sul messenger e sulla posta.

“Hai letto tutte queste cose?” chiese scorrendo tutte le e-mail.

“Ehm..no” rispose grattandosi la testa.

“Ah ecco perché io credo che nemmeno Bill lo avrebbe fatto..ti ha mandato 500 e-mail, tutte con scritto scusa, sono tutte identiche..”

“E le migliaia di chiamate sono tutte sue infatti..mi sa che se non lo incontro Andrè mi perseguiterà per tutta la vita..” disse scherzando.

“Ahahah sì lo credo anche io..” rispose Sophie.

Emy afferrò il telefono e digitò un messaggio per Andreas, prese la giacca e afferrò il polso della moretta per portarla con sé.

“Cosa? Non vorrai farmi venire lì!!Emy!!” urlò lei divincolandosi.

“Mamma stiamo uscendo…dai Sophie, devi farmi compagnia..”

Nessuno delle due fece una piega, presero la via in cui era presente la casa dei gemelli, poi svoltarono all’angolo e trovarono il parco dove avevano passato quasi tutti i giorni della loro vita.

Emy riconobbe subito i capelli biondissimi di Andreas coperti da un cappellino verde militare, era seduto nella stessa altalena in cui aveva parlato con Bill qualche sera prima e per un attimo le sembrò di rivederlo.

Fece un respiro profondo e chiese a Sophie di restare distante da loro.

“Ciao..”

Vide il biondino girarsi di scatto e quasi perdere l’equilibrio, questo le fece nascere un piccolo sorriso fra le labbra, che però si spense immediatamente quando i loro occhi si incrociarono.

“Grazie di essere venuta” disse Andreas.

Respira Emy.

Tranquilla, in fondo cosa può farti?

E’ il tuo migliore amico..o forse lo era..

Ma chi lo avrebbe mai detto che Andrè fosse innamorato di me..e io stupida che non l’ho mai capito e gli ho sempre parlato di Bill..

“Dovere..” disse Emy sedendosi sull’altalena accanto alla sua.

“Mi sono comportato da scemo”

“Sì, l’avevo capito..”

“Dimentica tutto ti prego”

Emy non lo guardava, ma riusciva ad immaginare i suoi occhi scuri scrutarla con preoccupazione e le sue mani gesticolare velocemente e nervosamente.

“L’ho già fatto..”

“Credi..sì, insomma…credi che potrà tornare tutto come prima?”

“No” sussurrò lei scuotendo i leggeri riccioli biondi.

Mantenne lo sguardo fra l’erba fresca e non più verde e rigogliosa come una volta e sentì i suoi passi allontanarsi.

Forse quel parco rifletteva loro stessi, che adesso non dividevano più la loro vita in tanti pezzetti, escludendo tutto e tutto, adesso era diverso.

Adesso non c’era più spazio per giocare.

Adesso non c’era più un posto per il gruppo perfetto.

Adesso non c’era più un posto per le risate insieme.

Per i gelati mangiati insieme.

Per sentire la pioggia sulla propria pelle mentre si giocava a calcio.

Per provare ad assaporare la neve fresca che scendeva dal cielo mentre gli occhi brillavano e il cuore si riscaldava di felicità.

Adesso loro non erano più insieme…

“Andrè!!” urlò la biondina aspettando che lui si girasse.

Ma niente, lui si fermò soltanto per qualche istante.

Il battito aumentò insieme al respiro.

E poi ancora respiro.

E poi ancora battito.

Poi lui si girò e vide Emy corrergli incontrò.

Aprì le braccia per proteggerla ancora una volta da tutto ciò che la rendeva infelice e lei entrò ancora una volta in quello strano universo che la faceva stare bene.

Lo strinse forte.

Forte come la loro amicizia che non si sarebbe mai sciolta.

“Perdonami..” le sussurrò sfiorandole i capelli con le labbra.

“Sei già perdonato!!!” rispose rubandogli il capello e indossandolo.

“No!! Il cappello no!! Ho dei capelli orribili oggi..”

“Dici sempre così..dai vieni di là, Sophie si starà annoiando..”

“Poverina, l’hai fatta rimanere nella casetta fino ad adesso?” domandò il biondino sorridendo.

“Sì esatto, secondo me sta dormendo..”

Si avvicinarono, mano nella mano, e videro Sophie con il viso appoggiato al legno e lo sguardo perso nel vuoto.

“Bu!!” urlò il biondino.

“Ahhh!! Siete voi!! Che spavento!!” urlò poggiando una mano sul cuore.

“Abbiamo fatto pace!!” esclamò Emy soddisfatta.

“Bene!! Sono contenta..finalmente..”

“Anche voi?” domandò lui.

“Sì..ho capito che sarei troppo stupida a lasciarvi andare così, senza rompere un po’ nelle vostre giornate..”

“Che scema!! Dammi questo cappello!!” disse Andreas riprendendosi il berretto.

“Hai sentito Bill?”

Eccola.

Ecco la domanda che in quel momento non avrebbe mai voluto sentire.

Quel nome.

Bill sempre al centro dei pensieri di Emy.

Bill sempre al centro di tutti i pensieri.

Forse Andreas si sentiva un po’ un ripiego per Emy, un punto fermo, sì, ma quando mancava il suo preferito..Bill..

“Sì, mi ha chiamato ieri sera, erano appena arrivati in America e dato che il tuo cellulare non prendeva, ha detto di salutarti..”

“Non prendeva? Oh sì, che stupida!!” esclamò la biondina schiaffeggiandosi la fronte “Sotto il letto non prende..”

“Hai voglia di sentirlo?” le chiese Andreas.

Lei annuì e lui le porse il suo telefono.

“Posso davvero? Ma non spenderai un capitale??”

“Non fa niente..”

“Sei un tesoro…grazie” gli disse sorridendo.

Digitò il numero del moro così velocemente da stupire Sophie, la regina delle chat, e lo appoggiò al viso.

-Andrè?-

Sì.

Era la sua voce.

La sua bellissima voce.

Calda.

Profonda.

Tagliente.

Rassicurante.

Bella.

Bella.

Bellissima.

-No, qui non parla Andrè..- disse scoppiando a ridere per la smorfia del biondino.

-Piccola!! Come stai?-

Malissimo senza te..

-Bene dai..e tu?-

-Tutto bene, adesso devo lasciarti, dobbiamo andare a fare un’intervista..-

-Ah..-

-Mi dispiace davvero, ci sentiamo presto, un bacio-

La telefonata si staccò prima che Emy potesse rispondere. Il suo sorriso cadde verso la malinconia.

Non si era mai sentita così.

Non si era mai sentita meno importante di nessun’altra cosa.

Ma adesso sì, una stupida intervista aveva forse preso il suo posto?

Ma che cazzo penso…

Emy sei proprio una stupida bambina..

“Scusate ragazzi..ho bisogno di fare un giro, ci vediamo stasera per una pizza Andrè?”

“Vengo a prendervi alle nove..” rispose il biondino preso di sorpresa.

“Ci vediamo a casa..” disse a Sophie.

La moretta annuì e si allontanò insieme al biondino.

No.

Non era vero.

Non andava a fare un giro.

Girò a destra, attraversò la strada e si fermò davanti ad un cancello marrone.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31° ***


CAPITOLO 31°

“Sì?” domandò una voce femminile filtrata dall’apparecchio elettronico.

“Sono Emy..” rispose la biondina e subitò il cancello si aprì.

Percorse il vialetto pieno di cespugli rosei di vari colori, oltrepassò l’usciò e sentì la voce femminile invitarla ad entrare in cucina.

“Che buon profumo..” disse Emy appoggiandosi allo stipite della porta scorrevole.

“Sto preparando una torta al cioccolato, ne vuoi un po’?” le domandò Simone tirandola fuori dal forno.

Il profumo le inondò il cuore di un calore infinito e una grande dolcezza si profuse in tutto il corpo.

“No, grazie Simone..”

Lei la guardò.

Guardò quegli occhi limpidi, pieni di troppe domande senza risposte, pieni di dubbi mai risolti e pieni di una grande malinconia.

“Come fai a stare senza di loro?” domandò ad un certo punto, dopo averla osservata nel sistemare tutto con molta calma.

Simone tolse il grembiule nero e si sedette accanto a lei.

“Cerco di non pensarci, anche se è impossibile e tutte le volte so che loro fanno lo stesso, così li sento molto più vicini..ma ormai sono tanti anni che faccio questa vita, ci sono abituata e sono contenta perché so che loro fanno qualcosa che gli piace e sono felici..” rispose regalandole un sorriso.

Come vorrei avere la tua forza, Simone..

Pensarci senza troppo temere..

Pensarci e tenerlo con me..

Pensarci e sapere che anche lui sta facendo lo stesso..

Come faccio ad essere così sicura?

Quegli occhi azzurri, gli stessi che per anni l’avevano guardata e non si erano mai trasformati, adesso si stavano bagnando pian piano.

A Simone si strinse il cuore, si alzò e abbracciò la piccola Emy.

In fondo, anche lei era parte del suo cuore..

In fondo era la figlia femmina che non aveva mai avuto e le voleva bene..tanto bene…

“Su tesoro, non voglio vederti piangere mai più..fatti forza e vedrai che tutto andrà per il meglio..” disse sfregandole le spalle.

“Io..non ce la faccio..” disse la biondina singhiozzando.

“Tu ce la devi fare, ti prego piccola mia, non fare così..o farai piangere anche me..”

Simone portò un dito sulla guancia per bloccare una piccola lacrima sgorgata per la struggente vista della piccola Emy che piangeva fra le sue braccia.

“Scusami Simone, non dovevo venire qui..”

“Hai fatto benissimo invece, è che io sono un po’ troppo sensibile..”

“Ti ho fatto solo vivere brutti momenti…”

“Non dirlo nemmeno per scherzo, avanti guardami negli occhi e asciuga quelle lacrime..” ordinò la rossa.

Emy obbedì e cercò di sforzarsi per far nascere un sorriso fra quelle labbra troppo tristi e tirate per farlo.

“Io sono la donna più felice del mondo, sapendo che mio figlio è nelle tue mani e soprattutto nel tuo cuore..” disse poggiandole un mano sul petto.

“Grazie Simone, grazie di tutto..”

“Adesso vai e torna quando vuoi, lo sai che qui sei sempre la benvenuta..”

Le sfiorò le guance per un bacio.

Un timido tocco, quasi simile a quello del moro.

Emy salutò ancora per l’ultima volta Simone e chiuse il cancello.

Guardò il cielo, sembrava dannatamente grigio e pronto a far nascere un grosso temporale, così coprì i riccioli con il cappuccio rosa e iniziò a canticchiare..

“Sono al tuo fianco..non conta se lontano o vicino, se vuoi sarà me che vedrai..”

Attraversò la strada senza vedere che una macchina passava a gran velocità, si voltò di scatto quando udì il clacson urlarle addosso.

“Ma sei pazza!!!”

Un ragazzo uscì dalla macchina urlando come un disperato e le si avvicinò.

“Scusami, io non ti avevo visto!!” esclamò la biondina.

“Ma a che stavi pensando, eh? Al fidanzato? Beh pensaci di meno quando attraversi la strada..” urlò stizzito.

“Senti ti ho chiesto scusa!! Cosa vuoi che faccia? Che mi inginocchi per chiederti pietà?” rispose Emy arrabbiata.

“No, no, scusami sono stato troppo impulsivo, è che ho avuto paura per te..comunque piacere io sono Misha..” disse il ragazzo tendendole la mano.

In fondo non era male, forse un po’ mal combinato, ma carino con i capelli non troppo corti che gli coprivano la fronte, degli occhi scuri ma espressivamente particolari, sembrava quasi che parlassero da soli e un fisico slanciato e muscoloso si riusciva a notare dalla t-shirt non troppo stretta e un paio di bermuda neri.

“Nessuno ha chiesto il tuo nome..”

“Ti ha punto una zanzara velenosa per caso?”

“Spiritoso, no…comunque sono Emy, tu invece mi sembri il solito bravo ragazzo che da un passaggio a casa prima di un temporale…”

“Hai ragione, non vorrei che i tuoi capelli si bagnassero, su sali in macchina..” rispose Misha sorridendo.

Emy accettò il passaggio e in non più di due minuti riuscirono ad arrivare a casa sani e salvi grazie alle sue indicazioni.

“Non sono da molto in città..non conosco nessuno, quindi se qualche sera ti va di uscire, fammi un fischio..”

“Stasera vado a mangiare la pizza con un’amica e un amico, vuoi venire?” propose la biondina.

“Sicura che non disturbo?” domandò un po’ timido.

Emy scosse il capo e sorrise prima di scendere dalla macchina.

“Allora alle otto in punto sotto casa mia..”

”Ma sono le sette..” disse Misha ribellandosi.

“O compagnia o solitudine, scegli…ciao Misha..” rispose la biondina sbattendo la portiera.

Corse in casa per evitare di bagnarsi più di tanto, salutò i suoi genitori, salì in camera e trovò Sophie al telefono.

“Chi è?” le sussurrò.

“Tom” rispose lei sillabando.

“Salutalo tanto e digli che mi manca..”

“Ti saluta tanto Emy e dice che gli manchi tanto..ah…ricambia e ti dice topa ti voglio tanto bene…”

Lei sorrise con tenerezza, chissà cosa faceva Bill mentre Sophie e Tom parlavano come dei perfetti fidanzatini.

Ma lui no.

Loro no.

Non erano così.

Bill aveva bisogno di stare solo, con la sua penna e il suo foglio per imprimere tutte le sue emozioni su carta.

Emy si fece la doccia e quando uscì trovò Sophie che sospirava sul suo letto.

“Mia cugina è innamorata?”

“Tom è semplicemente stupendo..ok, siamo una coppia aperta, però quel suo modo di scherzare, di parlare..è molto dolce..”

“Sì lo credo anch’io..Tom è più dolce di Bill, ma non lo mostra facilmente, quasi se ne vergogna di questo suo aspetto..” disse la biondina tuffandosi sul letto “Oggi viene con noi un ragazzo che mi stava quasi investendo, si chiama Misha, è Russo e si è trasferito da poco in città, è un giornalista e ha 27 anni..”

“Cos’è gli hai fatto un interrogatorio? E perché viene con noi?” chiese Sophie curiosa.

“Mi sembrava carino non farlo rimanere da solo dato che non conosce nessuno, poi è simpatico..”

“Anche carino immagino…”

“Ma no..”

“Ehhh..dì la verità..” disse Sophie ammiccando verso Emy.

“E va bene, è molto carino..” disse la biondina arrendendosi.

Un rumore le distrasse dalla conversazione: era arrivata un e-mail.

Emy si alzò scattante dal letto, perse una ciabatta, la recuperò e quasi prese una storta per sedersi velocemente davanti al pc.

Un messaggio di posta ricevuto da Macky:

-Ho due secondi liberi ed è inutile dire che ti sto pensando, non vorrei diventare patetico fin dall’inizio, comunque mi manchi tanto..non vedo l’ora di tornare in Germania e stare un po’ da solo con te.

P.S. Non dimentico il tuo mancato regalo.

Un bacio.

Macky.-

“Ma che carinooo!!!” esclamò Sophie con le mani sul cuore.

Emy guardò a lungo quell’e-mail, la stampò e l’attaccò in camera come una parte della sua vita che avrebbe sempre dovuto essere presente, fin quando si accorse di essere in grande ritardo.

“Ok, sono pronta!!” esclamò quando ormai era passata mezz’ora dall’orario stabilito.

“Qui sotto c’è Andrè e una macchina sconosciuta..” annunciò la moretta scostando la tendina bianca.

“Allora ci sarà anche Misha..scendiamo!!”

Uscirono dal cancello, Andreas le aspettava ascoltando una canzone rock messa a tutto volume che faceva tremare i vetri della macchina, mentre Misha faceva fatica con tutto quel fracasso a leggere un libro che aveva fra le mani, di cui Emy da lontano non riusciva a leggere il titolo.

“Ciao..” disse sedendosi accanto al ragazzo.

“Ehi, sei parecchio in ritardo…” constatò lui.

“Mi dispiace, seguiamo i miei amici e andiamo in pizzeria..cosa leggevi?”

“E’ un libro, non potresti capire..”

“E perché??” domandò la biondina contrariata.

“Voi giovani non siete più così profondi..”

“Ah no? Poco male, vedremo quando leggerai il mio nome stampato su un libro..”

“Ahhahhahha..sarà il giorno del mai credo!!” scherzò lui.

Era carino.

La sua risata cristallina, mise Emy di buon umore.

Non sapeva perché, né come ci fosse riuscito.

Girando l’angolo apparvero le luci bianche e blu della pizzeria vicino casa e appena poterono, parcheggiarono.

“Ho una fame..” disse Andreas scendendo dalla macchina.

“Andrè, questo è Misha, Misha..Andreas, uno dei miei migliori amici..” annunciò Emy facendo le presentazioni “Mentre lei è mia cugina Sophie..”

“O mio Dio!!” esclamò la moretta mettendo una mano sopra le labbra.

Misha sorrise imbarazzato, ma Emy e Andreas continuavano a non capire.

“Tu..tu sei il famoso Misha?? Quello della rubrica di Vanity Fair?”

“Ehm..sì, diciamo che sono io” rispose sviando lo sguardo di Emy.

“E non mi avevi detto niente?? Perché? Tu hai fatto un servizio su..no, nessuno..” disse la biondina interrompendosi.

“Su chi?”

“No, niente..entriamo, ho prenotato un tavolo..” disse pregando che Andreas e Sophie non dicessero niente.

La cameriera li accompagnò in un gradevole angolino, riservato appositamente per loro con un tavolo apparecchiato graziosamente di rosso, quattro posti e una candela al centro.

Misha si sistemò per ultimo, accanto a Sophie ed Emy, mentre Andreas lo scrutava in uno strano modo, aveva capito che lui se avesse scoperto chi fossero davvero, si sarebbe sicuramente comportato in un’altra maniera, cercando un magnifico scoop sui Tokio Hotel e questa era l’ultima cosa da lui voluta.

“Prendiamo questa” disse Emy indicando una riga gialla sul menù “Va bene per tutti?”

La cameriera sorrise, dopo essersi accorta di aver finito la comanda e si allontanò.

“Allora, caro Misha..mi hai nascosto un piccolo fatto della tua vita…”

“Non era importante, piuttosto voi..credo di averti già visto Andreas, fai per caso il modello?” chiese il moretto.

“Ehm..io? No, no di certo..”

“Ahahah..lui il modello?” chiese la biondina scoppiando a ridere.

“Poverino..comunque Misha, adoro la tua rubrica, sono abbonata a Vanity Fair praticamente da sempre, sai dare sempre degli ottimi consigli alle donne..” disse Sophie quasi con gli occhi a cuoricino.

La pizza arrivò prima che Andreas potesse sciogliere il piatto di ceramica di Misha solo con lo sguardo, Emy se n’era accorta e stava facendo di tutto per terminare in fretta.

“E’ il cellulare di qualcuno che squilla?” chiese Misha.

“Oh sì, è il mio..” disse la biondina alzandosi.

Vide il nome sullo schermo, prese la giacca e uscì fuori.

-Pronto?-

-Hello! How are you?-

-Adesso puoi definitivamente trasferirti, sai anche parlare un buonissimo inglese..-

-Dai non fare l’acida..come stai?- chiese il moretto.

-Hai l’aria allegra..-

-La smetti di sviare la domanda? Comunque siamo in un locale con Nicole, è divertente ma mi andava di sentirti..-

-Spero che una delle Pussycat Dools sia disponibile anche per te, ah dimenticavo..ce ne sono in quantità- disse la biondina riparandosi dal primo freddo autunnale.

-Non ne voglio nessuna, ho di meglio..-

-Bill, hai bevuto?-

-Sì un po’, ma niente di speciale stai tranquilla!!- esclamò il moro.

Lo sentiva affannato, come se stesse camminando a fatica, tenendosi su qualcuno.

-Dammi qua..- sentì Emy la voce di qualcun altro strappargli di mano il telefono- Emy sei tu?-

-Sì-

-Bill ha bevuto un po’ troppo ma sta tranquilla stiamo tornando in Hotel, è solo mezzogiorno..- disse Tom rassicurandola.

-Mezzogiorno? Mi aveva detto che..-

-Sì ho sentito le balle che ti stava inventando solo per farti ingelosire… non è vero!!!..lascialo perdere-

-Ti prego Tom, stagli vicino-

-Torneremo fra tre giorni sta tranquilla, un bacio-

-Ciao mocio-

-Ciao topa-

La biondina premette il tasto rosso, incrociò le braccia e si sedette su uno scalino.

Non le andava di rientrare, non riusciva a sopportare il peso che aveva nello stomaco, non poteva sentire Bill in quello stato e sapere di essere lontana migliaia di kilometri.

“Emy, tutto bene?” disse Andreas avvicinandosi “Vieni dentro o la pizza si fredderà..”

“Non mi importa della pizza..”

“Vieni a mangiare su..”

La prese per mano e la condusse fino al tavolo, Sophie aveva capito cos’era successo, l’unico sguardo interrogativo era quello di Misha, che continuava a vagare fra quello degli altri tre in cerca di una risposta esauriente.

“Tutto bene?” domandò ad Emy.

Lei annuì, lo guardò e gli sorrise.

“Sì, tranquilli, sto bene..”

No.

Non era vero.

Non stava affatto bene.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32° ***


CAPITOLO 32°

“E’ stata una bella serata, grazie di tutto..” le disse Misha prima che Emy scendesse dalla macchina.

"Vuoi che ti dia il mio numero? Così quando hai bisogno, chiami..”

“Magari, aspetta che lo segno..” disse prendendo un cellulare ultimo modello dalla borsa da lavoro.

“Ti tratti bene..” osservò la biondina guardando il telefono.

“Questo? No, è un telefono aziendale, il mio non è vecchissimo ma preferisco mettere qui tutti i numeri più importanti..”

“E io sono importante?” domandò lei.

“Potresti diventarlo..”

“E’ ora di andare..buonanotte Misha..”

“Notte Emily..” sussurrò lui.

La biondina uscì dalla macchina e attese che lui girasse l’angolo.

Finalmente poteva rimanere sola, completamente sola fin quando Sophie non si fosse accorta della sua assenza.

Entrò in giardino, salì per la piccola scala di legno ed entrò a fatica nella piccola casa sull’albero.

Si sedette a terra e poggiò la testa su un vecchio cuscino con un teschio nero, parecchio rovinato: era di Bill.

Dalla piccola fessura in alto, riuscì a distinguere qualche costellazione, vide qualche stella pulsare, qualcuna più luminosa, qualcun’altra meno.

“Guarda quella Emy!! La vedi?” domandò il moretto, togliendo il ciuffo dal suo viso.

“No, fammela vedere!”

“Ma come no? E’ tra quella luminosa e quella meno..” insistette lui.

“Uffa Bill, io non la vedo!!” esclamò Emy sbuffando.

Gli occhi le stavano quasi per lacrimare dietro quegli occhiali neri, che appesantivano quello sguardo color mare.

Solo lui riusciva a capire quando lei piangesse.

Solo lui riusciva a capire quanto lei stesse male quando si sentiva esclusa da qualcosa che non riusciva a vedere o a sentire.

No, non era un semplice capriccio da bambina, era una dolce voglia di aprirsi al mondo e alle cose speciali che esso contiene..

“Vieni qui, attaccati a me..” disse il moretto invitandola a sdraiarsi su di lui.

Lei si avvicinò, poggiò il viso sul suo petto e con lo sguardo seguì il suo indice, che terminava perfettamente dove una stella pulsava, forse solo per loro.

“La vedo!! La vedo!!” urlò la piccola Emy.

“Era ora..quella sarà la nostra stella, solo tua e mia, va bene?”

“Sì!! Ma come la chiamiamo?”

“La chiameremo Bimy..una fusione tra Bill ed Emy!!” disse il moretto soddisfatto.

“Fantastico!! Abbiamo una stella tutta nostra!! Abbiamo una stella tutta nostra!!” canticchiava la biondina saltellando per tutta la casetta.

“Bimy..chissà se ci sei ancora..” sussurrò Emy trattenendo le lacrime.

Si accoccolò con il viso sopra il cuscino, prese una coperta piuttosto rovinata, ne era certa, aveva i suoi stessi anni e se la mise addosso.

Regalò un ultimo sguardo al cielo, Bimy pulsò forte e poi si spense nuovamente.

Così Emy sorrise fra sé e chiuse gli occhi lasciandosi cullare dai sogni.

La mattina dopo fu svegliata da suoni di innumerevoli sirene che urlavano di pericolo, tutte passando per quella via e puntualmente si fermavano.

“Ma cosa..” sussurrò strofinandosi gli occhi.

Fu sorpresa da due volanti ferme davanti casa sua, uno dei poliziotti parlava con sua madre, che piangeva disperatamente insieme a Sophie.

Uscì dalla casa sull’albero e urlò.

“Mamma!!! Cos’è successo??”

“O mio Dio!!! Emily!! Ma dove ti eri cacciata!!” urlò Lily correndo verso di lei.

“Mamma, ma che succede? Ho dormito nella casa sull’albero come facevo da piccola..non capisco..tutto questo è per me?”

“Credevo che fossi scomparsa!! Eravamo tutte in pensiero per te!! Non farlo mai più!!” urlò “Mi scusi agente, sono davvero mortificata..”

“Non si preoccupi signora e tu signorina, mi raccomando, da oggi in poi dì sempre dove vai!!” disse l’uomo in divisa mentre si allontanava verso l’automobile.

“Ero preoccupatissima!” disse Sophie piangendo.

Emy l’abbracciò e la strinse forte fra le sue braccia, quella mattina aveva capito quanto fosse importante lei per tutte quelle persone. Non poteva deluderle comportandosi in questo modo, non doveva.

“Emily!!” disse Paul abbracciandola.

“Ma dove ti eri cacciata?” gli domandò Andreas.

“Ero andata a dormire fuori, sull’albero..io non capisco come vi è venuto in mente che fossi scomparsa..” disse Emy scioccata.

“Non rispondevi al cellulare e ieri notte non sei tornata con Sophie..ci hai fatto prendere un colpo!!!” esclamò il biondino visibilmente preoccupato.

“Adesso posso andare a lavarmi?”

Tutti annuirono e la biondina si allontanò.

Entrò nella sua stanza, accese il pc e scrisse l’e-mail al famoso editore.

La risposta non tardò ad arrivare, così tutte venne programmato, sarebbe partita per l’Italia insieme ad una persona a sua scelta per trascorrere un’intera settimana.

Doveva allontanarsi da quella terra.

Doveva allontanarsi dall’ossessione che Bill portava nella sua mente.

E forse, soltanto con il tempo ci sarebbe riuscita.

Entrò in bagno.

Si spogliò davanti al grande specchio che ricopriva quasi tutta la parete di marmo bianco, posò i vestiti e attivò l’acqua nel box.

Osservò il suo corpo in lungo e in largo, si sfiorò il tatuaggio e si domandò quando sarebbe stata pronta a fare il primo passo con Bill, come sarebbe stato, no, quello lo sapeva già: sarebbe stato un sogno ad occhi aperti.

Mentre l’acqua calda scorreva sul suo corpo, riusciva quasi a sentire le mani di Bill sorreggerle il viso e accarezzarlo con delicatezza, sentiva il suo respiro sorridere e poi tornare serio. Poi aprì gli occhi e….puff!! Tutto scomparve lasciando spazio a sua cugina Sophie che stava facendo pipì.

“Grazie Sophie, hai reso speciale quello che stavo immaginando..” osservò la biondina ricoprendosi con l’accappatoio.

“Eheh..scusami..ma mi scappava proprio!! Dimmi, come stai?”

“Sono preoccupata per Bill, ieri da loro era mezzogiorno e lui era già ubriaco, mi ha chiamato e non sapevo cosa dire davvero..”

La moretta si avvicinò e le mise un braccio attorno alle spalle.

“Tra due giorni sono qui, lo rivedrai..”

“Il problema è proprio questo, io tra due giorni partirò per l’Italia”

“COSA???” urlò Sophie.

“Ho accettato la proposta del giornalista e credo proprio che qualcuno dovrà venire con me, ma so che tu avrai voglia di stare con Tom, come Andrè, non mi rimarrà che chiederlo a Misha..” sussurrò la biondina con due occhietti tristi.

“Chiedilo a Bill!!”

“Torna il giorno stesso dall’America!! Sarà stanco, assonnato, impegnato e non avrà voglia di venire in Italia con me..”

“Emy..” disse Sophie in tono di rimprovero.

“Non posso chiederglielo..” insistette la biondina dispiaciuta.

“Emily!!” ripetè la moretta.

“E va bene..glielo chiederò, ma vedrai che sarà impossibile..”

Sophie cercò il cellulare fra le mille cianfrusaglie che la cugina teneva in giro per la stanza, perennemente disordinata, lo trovò, compose il numero di Bill e glielo porse.

“No, scriverò un e-mail..” rispose la biondina sedendosi davanti al pc.

“Ok, ma sotto il mio controllo”

“E se volessi scrivergli cose private?”

“Non c’è problema, non mi scandalizzo mica!!” esclamò Sophie chiudendo gli occhi.

Emy cominciò a digitare, la cugina la sentiva scrivere e ogni tanto apriva un occhio per sbirciare in quell’e-mail che lei avrebbe scritto con molto romanticismo, invece di una frase schematica del tipo: vieni con me in Italia!

“Emy!!” la riprese.

“Sto scrivendo la verità!!” si ribellò la biondina.

“Nemmeno un minimo di dolcezza!”

“Sì, così mi si stringe il cuore, lo penso, mi manca e dopo posso tuffarmi sul letto e immergere il respiro nel cuscino finchè non torna..” disse la biondina mandando in alto il labbro inferiore.

“Dai su..”

“E va bene..un bacio alla fine va bene?”

“Non è male, ma si può fare di meglio, tipo ti penso o mi manchi tanto..”

“Lo sa già”

“Mmmm come sei dura con te stessa!!” disse la moretta sbuffando.

Emy sorrise: amava far innervosire Sophie e amava il modo in cui scalciava per terra sbuffando.

“Eccolo!! Ti ha risposto!!” disse la moretta indicando la piccola finestra azzurra, che indicava l’arrivo di un messaggio.

“Doveva essere proprio dietro lo schermo eh..ma lì è notte!!”

“Ti starà pensando..” rispose Sophie sospirando come una perfetta idiota innamorata.

“Sophie?”

“Sì?”

“Puoi per favore farla leggere solo a me? Ti prometto che..”

“Oh sì, sì, certo..vai pure..” rispose sedendosi sul letto.

“Grazie!” esclamò la biondina soddisfatta.

-Ciao piccola, non avevo fatto i conti con il fuso orario e stavo ancora scrivendo il testo di una nuova canzone pensando a te, ma è una sorpresa..

Sono molto contento per te, finalmente pubblicheranno quelle stupende poesie che hanno aiutato anche me. Non nego che sarebbe bellissimo partire con te, da soli, ma sai in Italia siamo parecchio famosi, non so se è il caso di farmi vedere da solo con te..

Domani chiederò a David comunque e poi ti farò sapere, un bacio. Macky-

“Lo sapevo, lo sapevo!!!” urlò Emy spazientita.

“Che c’è? Cos’è successo?” chiede Sophie alzandosi scattante dal letto.

“Non vuole venire, si tira indietro..non è stata una buona idea chiederglielo, mannaggia a te Sophie!!”

Nello stesso momento il cellulare di Emy tremò sopra la scrivania: un nuovo messaggio ricevuto. La biondina lo prese e cliccò per vederne il contenuto, anche se il nome l’aveva già messa in agitazione.

-Che ne dici di un gelato? Ho appena visto una gelateria fantastica in centro, passo a prenderti fra un’ora. Misha-

Lasciò andare il telefono fra le coperte, si tolse l’accappatoio, indossò un paio di jeans stretti e viola, una maglia nera a pois lilla, allacciò le converse nere alle caviglie e si avvicinò a Sophie.

“Scusami..forse non dovevi farlo davvero..”

“Ma che dici? Era il mio desiderio più grande, avevo solo paura di un rifiuto, ma se hai paura di chiedere questo al tuo ragazzo, non lo ami davvero e non sei sicura del suo amore..”

“Era Misha?”

“Sì, mi viene a prendere fra poco..”

“Emy, stai attenta!” la riprese la moretta.

“Ok”

La biondina le stampò un bacio sulla guancia, prese la giacca nera e uscì.

Fuori il cielo era ancora grigio, proprio come il giorno prima e forse anche come il cuore di Emy, vide la macchina del giornalista parcheggiare proprio davanti casa sua e poi vide lui, dentro, sorriderle.

“Buongiorno signor giornalista..”

“Buongiorno sbadata ragazzina..” rispose lui sorridendo.

Accese il motore e ripartì senza troppe domande scomode.

“Allora, ti va un gelato o preferisci qualcos’altro per pranzo?”

“Ti faccio strada io, andiamo in un bel posto dove si mangia un po’ di tutto..” disse la biondina passandogli delle indicazioni.

“Cosa si mangia? Guarda che io sono vegetariano..” rispose Misha.

“Davvero?” chiese la biondina imbarazzata.

“Ahahah..scherzavo!! Ieri ho mangiato la pizza con il prosciutto sopra, ricordi?”

“E’ vero, che stupida..è che dopo la telefonata non ho capito più niente..” ammise Emy.

“Era il tuo ragazzo, vero?”

“Hai un fiuto particolare per queste cose?”

“Abbastanza e poi una ragazza carina come te non poteva di certo essere single..”

”Invece lo sono stata per tanto tempo..” disse Emy entrando nel locale.

“Magari se fossi arrivato prima..” sussurrò Misha.

“Cosa?”

“No, dicevo che dovremmo scegliere un tavolo..”

Ok, aspettate un attimo.

Sì lo sto cosa state pensando.

Misha è il solito uomo che vuole approfittarsi di una ragazzina di 19 anni..non è proprio così.

Diciamo che lui ci prova spudoratamente, ma a questo punto non so se mi conosce già e vuole scoprire qualcosa sui Tokio oppure gli piaccio davvero, cosa molto strana visto i miei occhiali che somigliano più ad un fondo di bottiglia che a due vetri e una montatura.

E indovinate un po’? Oggi ho messo proprio quelli!

Emy posò la giacca sulla sedia, prese il cellulare e lo lasciò sul tavolo in bella vista, dicendo di andare in bagno. Chiese alla cameriera che gli fece segno ed entrò in una porta che possedeva un oblò di vetro da dove vedeva chiaramente tutta la piccola sala.

Osservò Misha per qualche secondo, non smuoveva lo sguardo dal menù nemmeno un attimo, la biondina sbuffò, era certo che da lì a poco avrebbe sbirciato e infatti eccolo.

“Sì, ti ho beccato!! Brutto giornalista approfittatore..” sussurrò fra sé.

Rientrò in sala e vide Misha farle segno verso il cellulare, lei si avvicinò e lui glielo porse.

“Oh no, hanno staccato, stava squillando..”

“Hai visto chi era?” domandò lei sedendosi.

“Non guardo mai cose così personali..”

Oddio ma allora sei proprio un angelo!!

“Emy, ascolta, volevo dirti una cosa importante..” disse Misha schiarendosi la voce.

“Dimmi pure..”

“Preferisco che mi guardi negli occhi..”

“Ok, scusa, così va bene?” domandò la biondina posando il menù.

“Sì..senti io non voglio nascondertelo..io..so chi sei..”

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Capitolo 33
*** Capitolo 33° ***


CAPITOLO 33°

“Misha, fra due giorni partirò per l’Italia, non so se ci rivedremo..” concluse Emy aprendo la portiera.

“Spero di sì..”

“Beh..io vado, grazie del pomeriggio e grazie di tutto..” disse sfiorandogli il viso con le labbra.

La biondina corse via quando vide il viso di Sophie spuntare in mezzo alle tendine del soggiorno.

Si coprì con la giacca dalla pioggia che scendeva giù a dirotto fino a riuscire ad entrare in casa.

“Emily pulisci bene i piedi prima di andare nella tua stanza!!” udì sua madre riprenderla dallo studio in cui stava lavorando, sorrise e si tolse le scarpe.

“Allora? Raccontami tutto!!” le disse Sophie trascinandola per le scale.

“Non c’è niente da dire a parte una cosa..”

“E cosa? Dai Emy non farmi rimanere sulle spine” pregò la mora.

La biondina si alzò dal letto, scostò la tendina: Misha era ancora lì, leggeva un libro in macchina, come se quello fosse l’unico luogo che potesse regalargli la sola pace che cercava e chiaramente con questo temporale era pericoloso muoversi con un motore acceso.

“E’ ancora lì?” insistette Sophie.

“Sì, ha detto che sa chi sono..” annunciò lei.

“Sa che stai con Bill?”

“L’aveva già capito da un po’, letture fra i giornali, varie foto..ma non l’ha detto a nessuno”

“Ne sei sicura?”

“Dovrebbe essere già in prima pagina” commentò la biondina.

“Hai ragione..ma perché? Vuole ricattarti?”

“No, voleva soltanto conoscermi, pura curiosità e ha soprattutto detto di aver letto le mie poesie, appena gli ho fatto questa battuta ieri sera in macchina ha scritto un e-mail ad un suo amico e non so chi, gliele ha fatte avere..” disse sdraiandosi sul letto.

“Quindi cosa vuole da te?”

“Non lo so, è questo il punto..non so se sta facendo una specie di esperimento per studiarmi, non so niente..”

“Magari vuole farti innamorare di lui per provare al mondo che Bill Kaulitz non è quello che tutti vedono e sognano..” ipotizzò Sophie.

La biondina si zittì per qualche attimo, poi si alzò muovendo l’indice a destra e a sinistra mentre lo sguardo vagabondo della moretta si domandava se fosse impazzita da un momento all’altro.

“Sophie!!! Sei un genio!!” urlò Emy scuotendola avanti e indietro “Lui vuole farmi innamorare, ma certo!! Per poi sbattermi in prima pagina e fare più successo di quello che avrebbe fatto se avesse scritto di me e Bill”

“Cazzo che maiale però..”

“Sì hai ragione, anche se non sembrava così..ora però si spiega tutto, perché si è trasferito, perché girava nei pressi di casa mia e perché adesso se ne sta tutto solo lì sotto, vuole studiare me..le mie abitudini..oh cazzo..meno male che vado via..ah, non so se te l’ho detto, ho deciso di partire da sola..”

“Da sola? Non sarà un po’ rischioso?” domandò Sophie preoccupata.

“No, l’unico che avrei voluto con me non può venire e allora non verrà nessuno..”

“Io vorrei ma..”

“No, non devi rinunciare ai tuoi sogni per me..sono contenta se tu lo sei!!” esclamò Emy.

Quei due giorni passarono senza che si vedesse nemmeno l’ombra di Misha né di Andreas, le ragazze si domandavano cosa fosse capitato ad entrambi. Emy aveva trascorso l’intera giornata a comprare nuovi vestiti per la partenza e accompagnata da Lily e Sophie erano andate a fare alcuni giri per i migliori negozi della città, sua madre per la prima volta teneva davvero a come apparisse davanti a tutta quella gente importante.

Fin quando la mattina non si ritrovò con una grande ansia pre-partenza.

“Non ce la faccio..non posso..” continuava a ripetersi allo specchio.

“Emy, sta tranquilla..” le sussurrava Sophie.

“Bill sarà qui tra un paio d’ore e io me ne vado!! Oddio devo farlo di nuovo..” annunciò la biondina correndo fra le grinfie di un wc che stava passando le pene dell’inferno a causa di un’adolescente preoccupata.

“Siete ancora qui?” chiese Lily alle ragazze ancora in pigiama.

“Sto male, mamma..partirò domani..” annunciò Emy facendo finta di star male.

“Smettila Emily, queste sono occasioni che non capitano dieci volte nella vita, anzi a dir la verità nemmeno una, quindi signorina alza quel culo e corri a vestirti!!” ordinò Lily severa.

La biondina fu costretta a vestirsi e chiudere definitivamente la valigia, indossò gli occhiali da vista, prese la giacca e scese in soggiorno.

“Ciao papà” disse abbracciandolo.

“Ciao piccola, mi raccomando fatti sentire e sta tranquilla, siamo tutti con te..”

“Grazie..”

Lily prese le chiavi della macchina e uscirono fuori in giardino.

“Emy!!Emy!!”

La biondina sentì urlare qualcuno, che poi riconobbe come Andreas.

Continuava a correre come un forsennato per la strada, rischiando di farsi mettere sotto, fin quando arrivò al cancello.

“Non poteva farti partire così..mi dispiace non essere stato presente in questi giorni ma mia nonna sta quasi morendo..”

“Mi dispiace Andrè..” disse la biondina accarezzandogli i capelli.

Si abbracciarono.

La sentivano quella vocina che diceva ad entrambi di farlo.

“Ti voglio bene..” le sussurrò.

“Anche io..”

Lily suonò il clacson: tutto era pronto per la sua partenza.

Il viaggio durò un’oretta, che Emy dedicò interamente all’ascolto di alcune sue poesie, che Bill aveva registrato con la sua voce: fantastiche.

“Siamo arrivate..ciao amore..mi raccomando” disse Lily abbracciandola.

“Mi mancherai, spero di esserci quando tornerai..” le disse Sophie mentre una lacrima bagnava il suo viso così tenero e piccolo.

“Non piangere d’accordo?”

La moretta annuì ed Emy le diede un dolce bacio su entrambe le guance, che da sempre si era divertita a torturare.

Strinse il manico del trolley dentro il pugno e si diresse verso il check-in.

Guardò per l’ultima volta sua madre e Sophie, che già piangeva a dirotto e così non potè negare anche alle sue lacrime di sgorgare con una leggera tristezza.

Vide l’hostess sorriderle e invitarla a salire sull’aereo, prese posto, poggiò il viso sul finestrino e chiuse gli occhi fino all’arrivo in terra italiana.

-I signori clienti sono pregati di non slacciare le cinture fino a che l’apposito segnale sarà spento, grazie-

Fu una voce elettronica, la prima che Emy udì ancora fra i suoi sogni.

Guardò fuori.

Se la Germania era stata investita da una brutta nuvola nera, l’Italia era stata graziata da un sole caldo e lucente.

Scese insieme a tutti i passeggeri e si diresse verso quelle scritte che probabilmente indicavano il ritiro bagagli.

Direi che mi posso addormentare un altro po’ sulla poltrona, mentre tutti i bagagli arrivano, tanto come sempre sarò la solita sfigata a cui arriva la valigia per ultima.

La biondina girovagò ancora per qualche attimo osservando un uomo alto e grosso prendere dieci bagagli, uno dopo l’altro e si mise a ridere, quando tutto ad un tratto qualcuno le tolse la vista.

Oddio e adesso chi è?

Qualche pazzo che mi ha scambiata per la sua ragazza.

Potrebbe essere quel Karl..chissà..

“Chi è?” sussurrò Emy sfiorando le dita.

Erano lunghe e affusolate con delle unghie non troppo lunghe ma ben curate.

“O mio Dio..no, non ci posso credere!!” esclamò girandosi di scatto.

Lo riconobbe.

Era lui.

Soltanto la vista avrebbe potuto ingannarla a causa di quel cappello, quegli occhiali e quei vestiti troppo abbondanti per nascondere la sua bellezza.

Ma il cuore no.

Lui non la tradiva mai.

“Amore mio!!” sussurrò felice.

“Non ti avrei mai lasciato sola..” disse lui tenendola fra le sue braccia.

“Sono tue tutte quelle valigie?”

Lui annuì sorridendo.

“Ci avrei scommesso..”

Madonna mia, non ci posso credere..

Sei qui, Bill!!

Sei qui soltanto per me..

Sei qui e nessuno lo sa..

“Tobi, per favore prendi anche la sua valigia?” domandò il moro.

“Come stai? Ho visto che avete vinto, eri contentissimo!!”

“Non me lo aspettavo..è stato davvero forte!! Tu invece? Abbiamo tantissime cose da raccontarci..”

“Non vedo l’ora..” assentì la biondina prendendolo per mano e quando sentì la sua sciogliersi un po’, capì che non potevano farsi vedere così da tutti, perché inevitabilmente, qualcuno prima o poi lo avrebbe riconosciuto.

“Ti squilla il cellulare” disse il moro.

“E’ vero..” rispose la biondina cercandolo distrattamente.

-Pronto?-

-Emy sono Karl, sei arrivata?-

-Sì, l’aereo è appena atterrato, sono con un amico e stiamo andando in Hotel-

-Benissimo, sarai stanca, così oggi ti ho lasciato la giornata libera ma domani vengo a prenderti alle nove, mi raccomando l’orario, sono molto rigidi su questo-

-Grazie Karl, a domani-

“L’editore?”

“Sì era lui..abbiamo la giornata libera..” annunciò Emy.

“Allora credo che un bel pomeriggio in albergo non ci faccia male..” disse Bill sorridendo maliziosamente.

“Che stai pensando?” chiese la mora con un sorrisetto molto complice.

“Non posso svelartelo qui..abbi pazienza..”

Ok.

Adesso ditemi che è una candid camera.

Su, avanti, ditemi che non è vero perché non ci credo.

Io con Bill in un albergo.

Da soli.

Io e Bill?

Va bene, sta calma Emily.

Sta calma.

Se non grido entro due minuti mi sento male, lo so.

“Ma che stai facendo?” le chiese il moro distraendola dai suoi pensieri.

“Sto gridando dentro..” disse strizzando gli occhi.

“Quanto sei scema, vieni qui..”

La prese fra le sue braccia e ancora una volta si sentì viva, leggera.

In quel momento il mondo avrebbe potuto esplodere, lei sarebbe stata felice comunque.

Lo guardava e sospirava.

Sospirava e lo riguardava.

Troppa perfezione in quegli anni le aveva fatto male e i suoi occhi erano così viziati che comparavano qualsiasi essere maschile a lui, senza avere successo.

Indescrivibile era forse la parola più giusta per averlo accanto.

La sua pelle, adesso chiara e imperfetta, non coperta dal trucco, era ancora più soffice e bella.

I suoi occhi, non laccati di nero, riuscivano a trasmettere un’unica dolcezza, permessa soltanto a lui in questo mondo da Dio in persona.

E la sua bocca.

La sua bocca era qualcosa su cui troppi sognavano, ma ora non c’era più nulla da sognare, perché l’aveva lì, davanti a sé e la vedeva muoversi a rallentatore come se fosse ipnotizzata.

“Perché ti sei ubriacato l’altro giorno?” chiese Emy e in un attimo lo sguardo del moro si scurì di vergogna, insieme al suo viso.

Guardò verso il finestrino e zittì anche il respiro.

Signorina Emily, lei ha vinto il premio universale per aver rovinato la scena più romantica del secolo.

Grazie, grazie e dopo l’esultazione, le vennero lanciati addosso kili di pomodori.

Lei prese la sua mano e la strinse forte, le piaceva giocarci ed osservarla, era praticamente perfetta, la sua più magica ossessione.

“Sono uno stupido..” disse Bill a bassa voce.

“No, per me non lo sei” lo rassicurò Emy accarezzandogli il mento.

Il moro afferrò la mano della biondina, piccola e scarna, e la mise fra le sue. Si girò e le sorrise.

Dolce.

Buffo.

Romantico.

Bambino.

Sognante.

Poi si baciò il palmo della mano e lo passò fra le labbra di Emy.

“Non vedo l’ora di essere sola con te..” gli sussurrò.

Entrambi ridacchiarono mentre la macchina cominciava a rallentare, cercando l’Hotel che l’editore aveva prenotato per loro, quando frenò di botto.

“Scusate” disse l’autista in perfetto tedesco “Eccoci arrivati”

Emy rimase a bocca aperta, guardando il modernissimo stile con cui era stato costruito, poi scese accertandosi prima che Bill fosse coperto a sufficienza per non essere riconosciuto.

“Sei pronto?” gli chiese.

Lui annuì e velocemente scapparono nella hall, gremita di turisti che creavano soltanto confusione. In un attimo le vennero affidate due chiavi: una per sé e Bill e l’altra per Tobi.

Entrarono in ascensore fino a che non videro il numero quattro lampeggiare, seguito da un suono parecchio acuto che stava a significare il loro imminente arrivo al piano desiderato.

“Deve essere questa..” disse il moro appena mise piede sulla moquette blu.

Emy inserì la chiave, diede l’altra a Tobi ed entrò nella stanza, niente che non avesse mai visto, ma la cosa speciale stava nel fatto che per la prima volta lei e Bill avevano una stanza tutta per loro, senza nessuno che sparlasse o dasse giudizi insensati e troppo affrettati.

“Ahh..qui si sta bene, il letto è anche parecchio comodo..” ammise il moro lasciandosi andare sul materasso dopo essersi tolto tutti quegli strati.

Il suo viso era stanco e rigido, ma subito le sue mani lo massaggiarono, cercando almeno di far nascere un sorriso.

La biondina lanciò la borsa sul divano, prese la rincorsa e si buttò fra le sue braccia.

Non voglio che questo momento finisca mai.

Vorrei poter fermare il tempo per un giorno, per una settimana, per un anno..e rimanere per sempre così, attaccata a te..

Sentire il tuo calore incrociarsi con il mio..

Ascoltare le tue parole..

Guardare i tuoi sorrisi..

Sentire che mi ami..

E forse, un giorno, dire che ti amo anch’io…

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Capitolo 34
*** Capitolo 34° ***


CAPITOLO 34°

“Posso farti leggere un pezzo di una nuova canzone?” chiese il moro in trepidazione.

“Sì dai, sono curiosa..”

Si alzò dal letto e cercò fra i mille fogli contenuti nella sua gigante borsa di pelle bianca, che portava sempre con sé. Ne estrasse un block notes verde, andò avanti per alcune pagine e poi si inginocchiò sul letto mostrando tutto ad Emy.

La biondina scorse fra le righe quell’inchiostro blu e quella scrittura.

I ricordi, per un attimo, la riportarono ad un paio di anni fa, quando vedeva Bill correre per la strada con numerosi foglietti svolazzanti in mano e suonarle alla porta.

“E’ semplicemente stupenda..”

“Non è ancora finita..” si giustificò lui.

“Lo so, si capisce..allora è questa la tua più grande paura..rimanere solo”

“Lo sapevi già, non fare finta di niente” disse il moro sdraiandosi e portando lo sguardo al soffitto bianco.

“Vederlo impresso su carta è diverso, vado in bagno” annunciò mentre Bill accendeva il televisore, poggiato su un mobiletto di vetro bianco e opaco.

Entrò in bagno, risfiorò il tatuaggio, era quasi diventato un rito per lei, come se quel tocco potesse smuovere qualcosa negli altri e avverare i suoi desideri. Andò in bagno, si lavò le mani ed uscì.

Il moro le regalò uno sguardo fisso e profondo: aveva il cellulare in mano ma poi lo gettò sulle coperte con indifferenza.

“Chi è Misha?”

“Nessuno perché?” chiese la biondina imbarazzata.

“Non mi pare che i fantasmi mandino sms..”

“E’ un amico, un giornalista”

“Un giornalista non può essere un amico, perlomeno per me” disse a voce bassa il moro.

“Non ha fatto nulla di male, né chiesto di te, tanto sa già di noi due”

“COSA?” chiese girandosi di scatto.

“Sì, non ho potuto negarlo, c’erano foto al parco, in America..non so come sia riuscito ad averle..” mormorò Emy sedendosi sul letto.

Al contrario Bill si alzò e cominciò a camminare nervoso per la stanza.

“Ma come è possibile? Eppure siamo stati attenti..non se n’era accorta nemmeno mia madre, cazzo!!” esclamò arrabbiato.

“Lo so, Bill, non è colpa nostra..lo sai che sono dovunque!!”

“No!! Dovevamo prevederlo..ho sbagliato a venire da te al parco quella sera, ho sbagliato a fare tutto così in fretta in America, sono un idiota!!” urlò lasciandosi andare sulla poltrona di velluto rosso.

Vide la biondina correre e chiudersi in bagno, dopo aver notato una lacrima sul suo viso. Tirò un cuscino verso il muro e poi tentò di sbattere la mano sulla porta del bagno.

“Emy!! Esci fuori di lì, ti prego!! Non intendevo in quel senso!!” urlava.

Ma di lei, nessuna risposta.

Quande le venivano queste crisi, lei veniva sempre a piangere da lui.

Ma adesso?

Adesso che c’erano problemi fra di loro, da chi sarebbe corsa?

Il moro si rassegnò, sedendosi sul materasso, mise la testa fra le mani e se la strinse forte, come se questo potesse far uscire la biondina.

“Ho sbagliato” disse Emy appoggiata alla porta.

Bill si alzò di scatto e la strinse a sé.

Solo lei poteva dargli quella forza.

Soltanto lei poteva fargli provare quelle emozioni.

Lei era il suo cuore.

Lei era i suoi occhi.

Lei era i suoi respiri.

Lei era lui.

“Mi dispiace, sono stato uno stupido..ma sono parecchio stanco, non capisco più niente..”

“Forse è meglio che ti riposi un po’ e io vado a fare un giro” ammise la biondina.

“Sì, forse è meglio..”

Emy prese la borsa, indossò la giacca e osservò per un attimo i capelli allo specchio: era tutto in ordine tranne i suoi occhi, un po’ vispi, un po’ confusi. Fece un piccolo sorriso al moro, che le rispose con altrettanta dolcezza e poi lo salutò.

“Emy!” la chiamò lui.

“Dimmi..” disse lei rientrando immediatamente.

Si torturò le labbra, chiuse gli occhi per un attimo e strinse i pugni fra le coperte, non voleva che se ne andasse, non ora.

“Rimani qui, con me..”

“Speravo me lo chiedessi” ammise lei sorridendo.

Si spogliò velocemente, spargendo borse e vestiti per tutta la stanza e corse sotto le coperte con Bill.

“Brrr che freddo..” sussurrò.

Lui la prese con sé e la strinse forte.

I loro corpi riuscivano finalmente a scaldarsi.

I loro occhi riuscivano a perdersi gli uni negli altri.

Le loro mani si incrociarono e i loro respiri si fecero più radi.

Rimasero così per tanto tempo, fin quando Emy vide Bill chiudere gli occhi e aprire leggermente le labbra, si accoccolò a lui e si lasciò cullare dal suo profumo.

Avvolgente.

Sognante.

Fresco.

Spontaneo.

Vero.

Vero come lui proprio in quel momento.

No, non era un sogno, lui era speciale.

Speciale come nessuno.

Riaprì gli occhi dopo qualche attimo: voleva godere di quella visione fino a quando la sua mente non l’avrebbe assorbita fino all’ultimo.

Si sarebbe ricordata di lui anche nei sogni.

Avrebbe potuto scolpire il suo ritratto nel buio.

Le piaceva tanto guardarlo respirare in silenzio.

E ancora amarlo.

In silenzio.

E ancora toccarlo.

In silenzio.

Lui sorrise ancora con gli occhi chiusi, prese la mano di Emy e la baciò.

Poi si avvicinò a lei e le sfiorò le labbra, facendo ombra con i suoi lunghi capelli che le solleticavano dolcemente il viso.

Lo sentiva, accanto a lei, caldo e nudo.

Lo sentiva, dentro di lei, palpitante e pungente.

Lo sentiva, da ogni parte, in ogni dove.

Le baciò il collo con delicatezza mentre con la mano riusciva a raggiungere il suo ventre, già in fiamme.

Poi scese giù, verso orizzonti mai esplorati.

Emy sentiva il basso ventre solleticare il suo dolce cuore e il suo, non ancora esperto, senso di piacere.

Non sapeva cosa fare.

Si sentiva in imbarazzo verso quell’intimità, che tra loro due, non era mai esistita. Eppure, quante volte lei aveva sognato e vissuto questo momento.

Quante volte aveva scandito con la sua mente ogni attimo, ogni suono, ogni odore, ogni sapore.

Allo stesso tempo era come se sapesse e volesse fare tutto e niente.

Lo abbracciò, le venne spontaneo passare le sue mani sopra i suoi capelli corvini, sulla sua lunga e pallida schiena.

Chiuse gli occhi e sentì le sue mani sfiorarle e toglierle il reggiseno, con un’estrema delicatezza.

Si sentì nuda ma protetta, dentro quel buio che nulla faceva trasparire alla vista ma tutto faceva immaginare al tatto.

Accusò la mano del moro accarezzarle una guancia: era arrivato il momento di aprire gli occhi. Imbarazzata.

Felice.

Stralunata.

Impedita.

Impaurita.

Inaspettata.

Sentiva la sua mascolinità spingere fra le gambe e poi il respiro avvicinarsi al suo viso.

“Lo voglio solo se lo vuoi anche tu..” le sussurrò.

Emy sorrise e arrossì.

Ma è chiaro che lo voglio Bill..

Ti prego non farmi queste domande, capiscilo da solo..

Ti prego, ti prego, ti prego!!

Temo che la vergogna mi stia mangiando.

Ok, adesso Emy rilassati.

Terra chiama Emy.

Bill chiama Emy.

“…”

Non seppe dire niente, la biondina.

Aprì le labbra senza che un filo di voce potesse sfiorarle e scoppiò a ridere.

Lo baciò, le sembrava la soluzione migliore per il suo magico sì.

Bill capì tutto e sorrise mentre le loro labbra si univano nuovamente.

Emy cercò di sfilarsi gli slip senza dare fastidio al moro, che sopra di lei teneva le braccia tese, quando ad un certo punto si mise di lato.

“Ho sbagliato qualcosa?” chiese immediatamente lei.

“No, no..è che mi fanno male le braccia..ecco, se tu potessi..sì insomma..”

“Ohh siamo due frane!!” ammise Emy.

“Sì, decisamente..ma io ho ancora voglia di te” le sussurrò il moro avvicinandosi pericolosamente.

La biondina cercò di sistemarsi, dopo che Bill riuscì a togliersi i boxer e lasciarli andare sul pavimento.

Adesso si sentivano.

Si sentivano davvero.

I loro sessi umidi e gonfi per il desiderio.

Eccoli lì entrambi: desiderio e paura.

Paura che questo momento finisca e desiderio di consumarlo al migliore dei modi.

Emy cercò di allargare le gambe al meglio sopra il moro.

Lo sentiva gonfio, sotto di lei.

Lo vedeva bello e sudato come non mai, chiudere gli occhi e sfregare le sue stupende labbra.

Le loro mani si intrecciarono, il desiderio del piacere stava facendo effetto su Emy come una droga, che pian piano prendeva possesso del suo corpo.

Ogni inibizione scomparì.

Ogni dubbio sembrò essersi dissolto nel vuoto.

Adesso si sentiva sicura di sé.

Si sentiva bellissima al cospetto del suo magnifico dio.

E in un attimo cavalcarono con le ali dell’amore, tutto ciò che non è puro e casto, attraversarono per bene ogni angolo della loro lussuria per poi giungere quasi al culmine.

“Mmm..sì..Emy..”

Il moro ansimava velocemente e godeva.

Godeva forte sotto di lei.

Emy cercava di non lasciare andare troppi gemiti, senza dover sembrar una di quelle donnette che lei odiava tanto ma ad un certo punto non resistette.

Si lasciò andare del tutto, ripetendo il nome di Bill più e più volte, fin quando non arrivarono, insieme.

Sentirono un rapido calore diffondersi fra i due sessi, che adesso li rendevano uniti.

Due anime e un corpo, era così che le piaceva pensare.

Bill si staccò dolcemente e si distese accanto a lei, fra i cuscini e le lenzuola fresche e impregnate dal profumo del loro amore.

“Mi sto alzando ma tu non guardare!!” raccomandò la biondina.

“Perché non posso?” chiese il moro spostando le poche ciocche davanti al viso.

“Mi imbarazza il tuo sguardo..” ammise arrossendo.

“Scherzi?”

“No, dico sul serio..dai chiudi, devo bere un po’ d’acqua”

“La prendo io..” disse il moro uscendo fuori dalle lenzuola.

Nudo.

Ed Emy non se lo aspettava minimamente.

“Scemo!! Ma potevi coprirti!!”

“Non ti piaccio più?” domandò il moro sorridendo.

Si chinò per prendere una bottiglietta d’acqua dentro il minifrigo e la tirò ad Emy.

“Ahhh..è ghiacciata!!” si ribellò lei facendola scivolare sul materasso.

Il moro si mosse lentamente e rientrò fra le coperte.

“Fa davvero freddo senza vestiti, mi riscaldi tu?” disse avvicinandosi con i denti appoggiati al labbro inferiore e sbattendo le ciglia come un bimbo.

“Nooo..non vale fare così!!”

“Oh sì che vale..allora? Mi riscaldi?”

“E come potrei dire di no..” disse la biondina stringendolo fra le sue braccia.

Era una sensazione strana, stare accanto a lui mentre il mondo si domandava dove fosse, cosa facesse.

Invece lei lo sapeva.

Sapeva bene che quelli erano stati i momenti più belli che avesse mai vissuto.

Non ci sarebbe stato nulla al mondo che avrebbe potuto farle dimenticare tutto questo.

Nulla, niente e nessuno.

Adesso il suo cuore non sanguinava più.

Adesso il suo, non era più un amore disperato.

Adesso le sue mani tremanti potevano trovare riparo tra quelle di lui.

Adesso il freddo non l’avrebbe mai più toccata, con il suo respiro addosso.

Si sentiva felice.

Si sentiva completa.

Sentiva di aver raggiunto con successo lo scopo della sua vita.

Colui che l’aveva sempre resa felice.

Oggi.

Adesso.

Per la prima volta l’aveva amata pienamente.

L’aveva amata quanto se stesso.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35° ***


CAPITOLO 35°

Il cellulare della biondina squillò nello stesso momento in cui stava per chiudere gli occhi, appesantiti dalla stanchezza.

“E adesso chi è..” disse sbuffando.

“Non rispondere” suggerì Bill.

“E se è l’editore? Dai, fammi vedere..” rispose liberandosi dalla sua presa.

Si allungò verso il mobiletto e afferrò il telefono, il display vibrava e lampeggiava a più non posso con un solo nome sopra: Misha.

-Pronto?-

-Emy, come stai? Ti disturbo?- chiese la voce calda del moretto da chissà dove.

No guarda, arrivi nel momento più fantastico della mia vita, mentre stavo tra le braccia del mio sogno dopo aver fatto l’amore con lui, quale momento migliore..

-Tranquillo, dimmi..-

-Volevo sentirti, sai sono in Italia per una convention su alcuni autori emergenti-

-Non dirmi che sei a Milano?- domandò sorpresa mentre Bill le chiedeva chi fosse.

-Sì, non dirmi che sei alla stessa convention..-

-Sì e sono un’autrice emergente!!-

-Quando ci vediamo?-

-Guarda, non so, sono molto impegnata purtroppo-

-Sei lì con Bill?-

-No, no, Bill è tornato dall’America qualche ora fa ed è in Germania-

-Strano perché tra le foto che il mio collega mi ha mandato, non c’era-

-Non saprei dirti, guarda, mi faccio sentire io..a presto-

-A presto Emily..- disse con calma.

“Ancora lui?” chiese il moro scocciato.

“Sì, si è accorto che mancavi all’appello ad Amburgo!”

“Senti, questa storia non può andare avanti, diamogli tutti i soldi che vuole e facciamoci restituire tutto!!” esclamò il moro.

Per un attimo, sembrò la cosa più giusta da fare, in fondo il mondo non avrebbe mai saputo di loro due e nessuno si sarebbe allarmato più di tanto, ma soprattutto i Tokio Hotel sarebbero stati salvi.

“Potrebbe inventarsi chissà quante storie, sa dove abito, conosce i miei amici, i nostri amici!! Non possiamo farlo..” ammise la biondina.

“Cosa dici di fare allora? Gridare al mondo che ci amiamo?” propose Bill agitato.

“Non sarebbe male..” disse Emy avvicinandosi a lui “Non voglio che Misha rovini tutto..stavamo così bene..”

“No, Emy, lascia perdere..adesso non riesco più a stare calmo” disse il moro alzandosi “Vado a fare qualche telefonata”

La biondina lo vide scomparire dietro la porta del bagno, si rivestì al più presto e uscì, lasciando un bigliettino sul cuscino.

Chiamò Misha e lo pregò di raggiungerla in un bar, non molto lontano dal suo Hotel, dopotutto lui faceva parte della giuria e se mai fossero mai stati visti insieme, avrebbero potuto squalificarla.

Dopo una trentina di minuti e qualche sorso di thè freddo, lui arrivò.

Lo vide camminare fra i piccioni, con una giacca beige, sopra una camicia bianca e dei jeans neri, rifiniti elegantemente da dei mocassini dello stesso colore: era diverso.

Era abbastanza formale in quelle vesti, senza barba e con i capelli a posto sembrava avesse molti anni di meno.

“Ciao” disse avvistandola subito.

“Ciao, siediti, vorrei parlarti..”

“Che è successo di così importante da farti cambiare idea, sembravi tanto occupata..” disse lui provocandola.

“Ascolta Misha, io non lo so tu che cazzo vuoi dalla mia vita..” disse digrignando i denti e sbattendo una mano sul tavolo “Ma devi assolutamente sparire e non torturare ciò che mi sta più a cuore..”

Lui sorrise, spostando lo sguardo da lei.

“Mi stai chiedendo di rinunciare alla nostra amicizia?”

“Ti sto chiedendo di rinunciare a un grande scoop in cambio di parecchi soldi”

“Non era questo quello che volevo sentire, sei caduta talmente in basso..ma cosa credi? Che io ti cercassi soltanto per sbatterti da un momento all’altro nella copertine di tutto il mondo?”

La biondina non rispose, ma sentì le guance infiammarsi rapidamente e la pressione salire, fino a vergognarsi completamente.

E se avesse ragione lui?

Se mi fossi sognata tutto questo?

Se volesse soltanto la mia amicizia..

Dopotutto quel giorno, il temporale, la frenata..

Troppo meschino per aver architettato tutto questo..

Emy respirò profondamente e si schiarì la voce.

“Mettiamola così, non voglio che segui me e Bill, ok?”

“Lo faccio solo per darti sicurezze!!” rispose lui.

“Non ho bisogno delle tue sicurezze, io ho già fiducia in lui!!” urlò la biondina, ma quando si accorse che l’intero locale si girò a guardarla provò un leggero imbarazzo.

Misha mise una mano dentro la giacca, come per cercare qualcosa, qualcosa di estremamente importante. Sbattè sul tavolo un libretto di plastica, dove di solito vengono messe le foto di un rullino appena sviluppato.

“Cosa dovrei farci con queste?” gli domandò la biondina.

“Aprile, guardale e dimmi chi è il bugiardo adesso!”

Aveva paura.

Aveva una fottuta paura di quello che avrebbero potuto riverarle quelle foto: forse tutto ciò che sicuramente non sapeva.

Ma la curiosità è donna, si sa.

Così le prese in mano e le sfogliò una per una.

Dieci foto, che contenevano scatti rubati ai ragazzi, con due ragazze in atteggiamenti parecchio intimi con Bill, Tom e Georg.

Sentì il cuore cadere giù come un masso troppo grande.

Lo sentì scendere negli inferi e poi risalirle in petto.

Quel grosso magone alla gola si trasformò in una lacrima.

E poi due.

E poi tre.

E poi quattro.

Fin quando una non bagnò il viso di Bill, ritratto mentre baciava una delle ragazze su alcuni divanetti, che Emy aveva riconosciuto come quelli dell’after show ai Video Music Awards.

Per un attimo le sembrò tutto un sogno, si diede un pizzicotto, che le lasciò un gran segno rosso sul braccio e poi lasciò le foto sul tavolo piangendo su se stessa.

“Dovevo farlo Emy..ti vedevo così innamorata, così..”

“Lasciami stare Misha, non voglio vederti mai più”

Si alzò e lentamente scivolò verso l’uscita come una piccola e tenera lumaca a cui la tempesta ha sradicato il guscio, la casa, ogni sua protezione.

Fece fatica anche a sentire se il suo cuore stava ancora battendo in quel petto maledetto, che aveva preso a pugni ripetutamente seduta su una panchina, mentre la gente passava, correva, guardava inorridita quella scena di pura follia d’amore.

Non aveva avuto parole, sapeva che se l’avesse rivisto, lo avrebbe voluto torturare a vita, così aspettò che la rabbia passasse per tornare in Hotel, quando il buio era già calato sulla città.

Entrò nella stanza e vide un tavolo posto al centro dell’entrata con una candela rossa accesa al centro, dove i petali di rose rosse avevano lasciato spazio a quel calore che forse adesso le mancava.

“Sei tornata..” disse il moro avvicinandosi.

“Prendi le tue cose e vattene”

“Emy, cos’è successo?” le chiese poggiando le mani sulle sue spalle.

“HO DETTO DI ALZARE QUEL MALEDETTO CULO, PRENDERTI QUELLE STRAMALEDETTE CINQUEMILA VALIGIE E DI ANDARTENE DI QUA, CAZZO!!” urlò scoppiando a piangere.

“Posso spiegarti”

“Bill, vattene immediatamente da qui o ti faccio male, non sto scherzando, ti prego”

“Ero ubriaco!! Tom mi aveva fatto bere qualche bicchiere di troppo e poi quelle si erano avvicinate e io..non ricordo più nulla!!”

Emy inghiottì di colpo e aprì la porta.

Ghiacciò la sua anima con quegli occhi azzurri, lo vide prendere la giacca, senza dire più niente e andare via, forse per sempre.

Si lasciò andare sulla moquette cominciò a piangere.

Piangere per espellere tutta quella rabbia che le era entrata anche nelle viscere.

Piangere per espellere ogni dolore.

Piangere per liberarsi di ogni ricordo.

Per liberarsi di Bill, sapendo comunque che non ce l’avrebbe mai fatta.

I giorni passarono inesorabilmente.

Emy rimase in albergo ogni giorno fino all’ultimo, quello della premiazione.

Tutta quella manifestazione era stata talmente bella da finire in prima pagina sui giornali di tutta Europa, compresi quelli tedeschi che andavano fiero del secondo posto di una loro cittadina.

Sì, il secondo posto era quello che si era aspettata dopo quella litigata con Misha, sapeva che non avrebbe potuto vincere e che lui si sarebbe opposto fino alla fine, vincendo.

Così il premio migliore era stato affidato a un giovanissimo compositore francese, che nella sua raccolta aveva trattato di dolore, morte e depressione: insomma, una vera e propria vittoria rubata.

Bill non si fece sentire, nemmeno per una volta ed era questo che la faceva stare bene ma allo stesso tempo la condannava all’instabilità emotiva, di cui aveva sempre sofferto.

Quando tornò a casa, furono i suoi genitori a venirla a prendere in aeroporto con un grande sorriso e una marea di giornalisti intorno, tutti per lei.

Non volle rilasciare nessuna intervista, nessuna.

Aveva deciso di voler stare lontano dai giornalisti per sempre e che non si sarebbe innamorata mai più, perché lo era ancora e perché ancora una volta non era riuscita a proteggere il suo cuore.

Ma stavolta non sarebbe corsa da nessuna parte.

Nessuno avrebbe potuto abbracciarla.

Nessuno avrebbe potuto accarezzarle i capelli e sussurrarle qualche parola di conforto.

Purtroppo, sua cugina Sophie era dovuta tornare a scuola, a Berlino, non troppo lontano ma nemmeno così vicino da poterla coccolare.

L’unico che le era rimasto, era forse Andreas, ma nemmeno di lui era più sicura. Voleva chiudere con tutto ciò che riguardasse Bill, quel suo strano modo di essere, di amare.

Perché lei non lo aveva compreso, si era convinta di non averlo mai conosciuto così a fondo.

Il suo Bill non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

“Emy?”

Sentì sua madre chiamarla dietro la porta della sua stanza, perennemente chiusa al mondo.

“Mm” aveva risposto.

“C’è una persona che vuole parlarti..” disse Lily.

Ma niente, come da una settimana, nessuna risposta.

“Non è Bill..” insistette.

Sentì la porta aprirsi, era stanca di reagire, non aveva nemmeno la forza per ribellarsi contro sua madre per qualcosa che aveva fatto comunque senza il suo volere.

Teneva lo sguardo fisso verso il cielo.

Il cielo, ormai invernale, pieno di nuvole e grigio come un impasto sbagliato di colori.

Vedeva la gente muoversi fra i marciapiedi, qualcuno stringeva già la sciarpa pesante attorno al collo, qualcuno si ostinava ancora a mettere dei sandali.

“Come stai?”

La biondina si girò immediatamente quando sentì quella voce.

Lo riconobbe subito, il suo piccolo topo.

Lui invece no, non la riconobbe.

Rossa in viso e paonazza, gli occhiali nascondevano uno sguardo triste e infuocato, probabilmente per le troppe lacrime, nascondeva il suo corpo dietro uno scialle rosa e composta, sempre nella stessa posizione non aveva parlato con nessuno che non fosse sua madre, solo per mangiare, solo a monosillabi.

“Bene..” mentì.

Il rasta si avvicinò e le si sedette accanto.

“Mi ha raccontato tutto, non ho avuto la forza per venire a trovarti, sono un grande vigliacco..” disse abbassando lo sguardo.

“Sì, hai ragione, sei un grande vigliacco” rispose lei, ferma e fredda.

“E’ colpa mia se adesso stai così…”

La biondina sorrise e abbassò lo sguardo.

“Non è assolutamente colpa tua, Tom. La vita è fatta di scelte di cui dobbiamo accettare le conseguenze, io avevo già fatto la mia scelta da tempo, evidentemente sbagliata..”

“Lo sai anche tu che siete fatti per stare insieme”

“Io non sono fatta per stare insieme a nessuno, sai Tom..potrei anche raccontarti di quanto sono stata male, di quante volte ho chiesto a Dio perché fosse successo tutto questo, ma non voglio farlo. Io ti voglio bene e amo Bill più di me stessa e questo nessuno potrà mai cancellarlo”

“Allora perché non vi rimettete insieme? Bill non scrive più!! Abbiamo rallentato l’uscita del cd perché continua a scrivere qualcosa su un foglio e a buttarla un minuto dopo, si rifiuta di cantare, di uscire, di andare in America!!” esclamò il biondino alzandosi in piedi.

“Gli sbagli si pagano, non ho più nulla da dirti..ciao Tom” sussurrò Emy.

Poi si girò nuovamente verso la finestra e riprese a fissare il flusso della vita andare avanti, come lei non stava più facendo.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36° ***


CAPITOLO 36°

“Su, Emy, svegliati o farai tardi all’università” disse Lily allargando le tendine della finestra.

“No, mamma non ci vado..” mugugnò la biondina fra le coperte.

“Alzati subito o ti faccio prendere di peso da papà!”

“Uff…e va bene”.

Si arrese, scoprendosi ed entrando in bagno.

Guardò il suo solito riflesso allo specchio: era semplicemente orribile e impresentabile. Tentò di fare miracoli con una doccia e qualche ritocco qua e là, ma niente di radicale.

Prese la giacca, indossò la borsa a tracolla e uscì.

“Non dimenticare le chiavi e qualcosa da mangiare!!” urlava sua madre dalla cucina.

Mise in moto, fece retromarcia ed uscì dal parcheggio, aspettò al semaforo che scattasse finalmente il verde dopo aver visto un vecchietto terminare un parcheggio con tremila manovre. Tamburellava nervosamente sul volante, come faceva sempre Tom e metteva la musica talmente alta da non riuscire a sentire nemmeno il cellulare.

Quando passò da casa dei gemelli riuscì a vedere la sagoma del rasta uscire dal cancello marrone con le chiavi della macchina, lo fece voltare con qualche colpo di clacson e gli lasciò un sorriso.

Ringraziò di non aver visto Bill, ma come non detto, incrociò il suo sguardo quando guardò dentro la macchina del gemello, già piena di alcune borse e vestiti.

Stanno tornando ad Amburgo, è piuttosto comprensivo..

Almeno adesso potrò uscire di casa con tranquillità, senza stare attenta alle persone che incontro.

Cavolo e adesso?

La biondina maledisse quel tir che ingombrava l’intero viale, abbassò al finestrino e chiese spiegazioni al vigile: venti minuti in più a causa di una deviazione fu il responso.

Dopo un intero giro per il paesino, riuscì a raggiungere la facoltà, immersa in aperta campagna e lontana da ogni rumore che poteva ostacolare quella dolce attività chiamata studio.

Scese dalla macchina e senza voltarsi chiuse a chiave.

“Ops..scusami!!” esclamò la voce di un ragazzo.

“Andrè che ci fai qui?” chiese la biondina scocciata.

“Mi sono iscritto anche io”

“Ma non hai mai voluto fare l’università!!” si ribellò lei.

“E adesso mi è venuta voglia di studiare..”

“Te l’ha detto Bill”

“No”

“Sì”

“No”

“Sì”

“No, insomma!!” urlò nel salone d’ingresso.

Una cinquantina di studenti si voltarono a guardarli, entrambi arrossirono, si scusarono con quella folla e cercarono l’aula giusta.

“Io mi siedo qua”

“E io?” domandò il biondino.

“Dove vuoi!!”

Lo vide salire le scale con aria triste, era sicura che volesse sedersi accanto a lei e anche lei voleva, ma non poteva.

Ci mancava solo Andrè oggi..

Ma devo stare calma, in fondo, non c’è nessun motivo per irritarsi.

E ora questo chi è?

Nooo..ti prego, Jason, no.

Jason no.

Jason no.

Jason no.

“Puoi sederti lì in fondo?” chiese alla ragazza seduta accanto ad Emy.

“Certo” rispose lei.

Ma no, cretina!!

Resta qui!!

“Buongiorno Emy, anche tu qui?” le chiese Jason con il suo perfetto e bianchissimo sorriso.

“Sì, invece tu che ci fai? Bidello?”

“No, veramente sono venuto per essere un alunno come te..ahaha..però, sei spiritosa..” le disse compiaciuto.

Non era una battuta infatti.

Si sistemò i capelli all’indietro, posò un piccolo quaderno e una penna sul banco e guardò fisso verso un signore che era appena entrato: il professore.

Un uomo alto, sulla quarantina, abbastanza in forma, senza capelli e con un baffo pienamente grigio.

Iniziò a parlare e la mattinata volò via tra piccole battute e facili spiegazioni che il professore diede in maniera molto gentile.

“Vieni al cinema stasera?” chiese Jason mentre si allontanavano dall’aula.

“A vedere cosa?”

“C’è un bel film horror!!” esclamò lui tutto eccitato.

“Se speri che mi attacchi a te come una piccola ochetta in cerca di protezione ti sbagli..”

“Perché sei sempre così acida?” domandò lui infastidito.

“E tu perché credi di essere il più bello del mondo?”

Lo lasciò lì.

Basito e impietrito.

Nessuno gli aveva mai sbattuto in faccia questo tipo di verità prima d’ora.

Emy sorrise divertita, dirigendosi verso la macchina mentre lo immaginava rosso di rabbia con le orecchie fumanti.

“Gelato?” chiese Andreas appoggiato sul cofano.

La biondina mandò gli occhi al cielo e fece finta di non vedere.

“E dai!! Andiamo a prendere un gelato, a parlare un po’…come i vecchi tempi..” insistette.

“Sali” si limitò a dire lei.

Accese il motore e si diresse nuovamente verso casa.

Andreas, accanto a lei, non diceva una parola ma continuava a cambiare stazione radiofonica in cerca di qualche canzone decente, quando incrociò quella voce.

Emy si distrasse per un attimo e poi frenò di botto.

“Scusami!!” urlò.

La macchina dietro le suonò ininterrottamente per qualche secondo fin quando non ripartì.

“Lo so che lo ami ancora..” disse Andreas guardando fuori dal finestrino.

“Ci fermiamo qui?” propose lei dissolvendo quel discorso nell’aria.

“Sì, mi piace parecchio”

Uscirono dalla macchina ed entrarono nella nuova gelateria, costruita alle porte della loro cittadina insieme al bowling.

Un grande cono gelato parlante gli diede il benvenuto e subito dopo un paio di porte scorrevoli rosa fragola si aprirono.

Il locale era pieno zeppo di studenti, bambini e famigliole.

I due scelsero un tavolo parecchio appartato, da dove si riusciva a vedere il sole tramontare..

“Come l’hai preso?” domandò il biondino.

“Cioccolato e cocco, tu?”

“Crema e stracciatella” ammise lui leggermente deluso.

“Non ti piace?”

“Mi aspettavo di meglio..”

I suoi occhi color ghiaccio continuavano ad osservare il gelato, la sala, tutta quella gente e come se un brutto incantesimo l’avesse investita, da quel momento in poi si accorse che erano attorniati da dolci coppiette in atteggiamenti abbastanza intimi. Osservò gli occhi di Andreas sbarrarsi completamente e si voltò.

“No!! Non girarti!! C’è Misha!!” esclamò lui.

“Faccio finta di allacciarmi la scarpa?”

“No, ci avrà già visti, sai..due teste gialle come noi..” scherzò lui.

“Come te vorrai dire..io non ho i capelli gialli, se non ti ostinassi a tingerli, adesso saremmo al sicuro..”

“Vuoi dire che è colpa dei miei capelli o dei tuoi riccioli d’oro, lunghi e setosi?”

“Stai facendo la pubblicità di uno shampoo per caso?” domandò Emy con la bocca piena.

“Ha preso una vasca gigante di gelato e ora sta andando via..” commentò Andreas.

“Bene, meglio così..”

“Vi sentite ancora?”

“Sei matto?” ribattè lei di scatto.

Il biondino notò che c’era qualcosa di strano.

Con lui, si comportava come faceva con tutti e questo non era da lei.

Lei era sempre scontrosa con gli altri, ma non con loro.

Lei rivolgeva acide battute a chi la guardava male o sparlava alle sue spalle.

Lei, con loro era dolce, allegra e sempre sorridente.

Pronta.

Disponibile.

Gentile.

Paziente.

Sognatrice.

Forte.

Dura.

E adesso sembrava essersi costruita una grossa corazza che indossava con chiunque.

“Perché mi guardi così?” gli chiese, accorgendosi dei suoi sguardi strani.

”Perché ti proteggi da me?”

“Non si risponde con un’altra domanda..”

“Rispondi Emy..”

“Non voglio più soffrire per lui, soddisfatto?” domandò con un amaro sorriso.

Posò la coppa di gelato e bevve un sorso d’acqua.

Incrociò le braccia e cominciò a fissare il biondino pensando Bill.

Chissà dove sei..

Chissà con chi..

Chissà che fai, se mi pensi e se ti manco quanto tu manchi a me..

“Allora perché non vi rimettete insieme? Bill non scrive più!! Abbiamo rallentato l’uscita del cd perché continua a scrivere qualcosa su un foglio e a buttarla un minuto dopo, si rifiuta di cantare, di uscire, di andare in America!!”

Non sai quanto hai ragione, Tom.

Ma non voglio ricadere nello stesso errore.

Non voglio più soffrire per lui, anche se ogni istante non riesco a non pensarlo.

Mi ha tradito.

Ha tradito la mia fiducia, dopo tutto questo tempo, nella parte più importante della nostra storia.

“A che stai pensando?” le domandò il biondino gustando il suo mega-gelato.

“A lui”

E’ inutile negare.

E’ inutile mentirti, Andrè.

Riconosceresti la mia verità anche se non ti guardassi negli occhi.

Lui sorrise e la fece sorridere.

“Questa è la Emy che conosco, quella che quando allarga quelle labbra mi fa venir voglia di sorridere, mi fa dimenticare tutti i miei problemi soltanto facendo un giro in macchina o andando al parco a giocare sulle altalene….”

“Quella Emy non c’è più Andrè..”

“Sì, quella Emy c’è ancora..ha solo paura di vivere, di amare troppo..”

“Diciamocela tutta, il mio è soltanto un amore disperato..”

“Il vostro lo è!! Vi amate più di quante amiate voi stessi, più di quanto amiate la vostra famiglia..credimi Emy” disse Andreas stringendole la mano, troppo fredda per il gelato “Bill non vive senza di te e tu non puoi farlo senza di lui..”

“Chi ti dice che non posso?”

“Tutti, la tua famiglia, la sua, la gente..dai Emy, da quanto non ti si vede in giro? Tre settimane!!

Esattamente da quando ti sei lasciata con Bill, me l’ha detto Tom sai..quanto sei stata male, lo ha letto nei tuoi occhi..”

“Piccolo Tom..mi manca tanto” sussurrò lei abbassando lo sguardo.

“E tutto perché? Per uno stupido orgoglio..”

Hai ragione Andrè..

Questo è sempre stato uno dei miei peggior difetti, ma non posso cambiarlo, non riesco.

Non sai in questo momento quanto vorrei essere tra le tue braccia a piangere per lui.

Non sai quanto vorrei baciarlo e accarezzarlo dappertutto.

Tenerlo con me, fra le mie braccia come quel giorno.

Quel giorno in paradiso e un attimo dopo all’inferno.

“Devo andare a casa, è tardi..vuoi un passaggio?”

“No, vado con Misha..”

La biondina accennò una smorfia di disapprovazione, poi smentita dall’amico.

“Certo che voglio un passaggio, con chi vuoi che vada..”

“Va bene, allora andiamo”

Quella fu la corsa più veloce che avesse fatto in tutta la sua vita, si voltò verso Andreas sorridendo, ma lui era pallido dalla paura.

“Attenta Emy, forse dovresti camminare più piano, siamo quasi arrivati..” disse lui quasi balbettando.

“Sì, lo so..eccoci arrivati” rispose la biondina spingendo il freno fino in fondo.

Per un attimo ebbe paura che l’amico si fosse rotto i denti sul cruscotto, ma quando lo vide attaccato anche con le mani alla cintura di sicurezza ogni sorta di timore sparì.

“Non so quando ci vedremo, domani è Venerdì, io vado ad Amburgo dopo l’università, vieni anche tu?” le domandò.

Il solito sguardo assassino lo colpì, così aprì la portiera e uscì immediatamente.

La biondina affondò il piede sull’accelleratore, guardò le insegne verdi che indicavano l’autostrada: da una parte Berlino, dall’altra Amburgo.

Girò a destra, si immise piano sulla corsia di accelerazione e andò via.

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Capitolo 37
*** Capitolo 37° ***


CAPITOLO 37°

Arrivò davanti a quell’edificio, leggermente fuori città, solcò quel cancello di metallo e fu fermata da un uomo in divisa.

“Prego?”

“Sono Emily”

“E io sono Jim..” disse l’agente con un sorriso beffardo.

“Jim falla entrare!!” urlò l’uomo più anziano seduto dentro la loro postazione.

“Per oggi ti è andata bene ragazzina..”

Emy sorrise e gli fece la linguaccia.

Parcheggiò accanto alla macchina di Tom e scese, affondando la scarpa su quei fastidiosissimi sassolini bianchi.

Sentì le voci dei ragazzi non molto lontano da lì, dovevano essere in pausa e si stavano probabilmente godendo quel bellissimo tramonto che l’autunno, quasi terminato, stava regalando.

Fece capolino con la testa verso la terrazza: Georg e Gustav ridevano bevendo qualcosa, ma nessuna traccia di Bill e Tom.

Sentì dei passi avvicinarsi, si voltò e ritrovò il moro davanti a sé.

Nessuno dei due sapeva bene cosa fare, così si sorrisero e Bill decise di fare il primo passo.

“Ehm..ciao..”

“Ciao..” rispose Emy imbarazzata “Sai dov’è Tom?”

“Hai capito gran testa di cazzo? Sei una testa di ca..” urlava il rasta, ma alla vista di Emy si fermò “Ops..Emy, che ci fai qui?”

“Volevo parlarti..” rispose lei rigirando nervosamente le chiavi fra le mani.

“Non è finita qui Bill, ricordatelo!!” disse girandosi verso il gemello.

Invitò poi con la mano la biondina ad entrare nello studio e a sedersi sul loro divanetto preferito, in una stanza dove Tom amava strimpellare le sue chitarre.

“Stavate litigando?” chiese lei con voce tremante.

Osservò gli occhi del rasta totalmente rabbiosi verso il fratello, le sue mani continuavano a comprimersi e a torturarsi, come le sue labbra.

“Sì, lascia stare”

“Cos’è successo?” insistette lei.

“Non vuole cantare una canzone che ha scritto, stavamo per registrarla, David aveva detto che era la migliore del nuovo cd..arriviamo lì, ripassiamo bene la melodia e lui cosa fa..ci dice che non se la sente, che non può cantarla..” disse schiaffeggiando il divano.

“L’ho scritta pensando a te..”

Lei sapeva quale fosse.

Conosceva a memoria quella canzone.

Gliel’aveva dedicata e cantata quella volta, in America.

“Mi dispiace, davvero..” riuscì soltanto a dire.

“No!! Tu non c’entri niente, Emy, deve rendersi conto che è un professionista, non può mettere in mezzo i suoi malesseri!! Io lo so che quella canzone è dedicata a te..lo sanno tutti, è per questo che nessuno gli ha dato una colpa, ma io sono suo fratello, ho dovuto fare qualcosa..” disse il rasta, del tutto abbattuto dai sensi di colpa.

“Adesso mi sento di troppo, voi avete così tanti problemi e io vengo qui e ti scarico anche i miei..mi dispiace, ci vediamo un’altra volta Tom..mi dispiace..” disse andandosene.

“Emy!!Aspetta!!” urlò rincorrendola.

Uscì dallo studio a testa bassa.

I capelli riuscivano sempre bene a nascondere le sue lacrime, ma non a lui.

Non vide nessuna ombra e gli sbattè contro.

Alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi.

Spiragli d’oro e di luce, la colpirono dritti al cuore.

Non riusciva a sopportarli su di sé.

“Scusa..” mormorò tirando su con il naso.

“Emy!”esclamò il moro.

Accese il motore, sgranò le luci verso di lui e lo vide venirle incontro. Suonò il clacson più e più volte ma lui non sembrava intenzionato ad andarsene. Scese dalla macchina e chiuse la portiera con il motore ancora acceso.

“Ti vuoi togliere da lì o devo fare un reclamo scritto?” domandò con le mani sui fianchi.

“Solo se vieni a mangiare qualcosa con me..” disse Bill sorridendo.

Non posso, Bill.

Se solo fosse così facile..

Un attimo.

Quelle foto.

Misha.

I piatti per terra.

Lei sdraiata sulla moquette a piangere.

E poi di nuovo quelle foto.

Il suo viso e i suoi occhi avevano donato l’anima al diavolo quella sera, si era fatto trascinare dall’alcool senza aver previsto gli effetti troppo devastanti.

“Non posso, vattene di là o ti metti sotto!!” esclamò Emy rientrando in macchina.

Poggiò il piede sull’accelleratore.

Per la prima volta le sudarono le mani attaccate al volante così forte da apparire scarne e bianche, come il viso di Bill, così contratto da far paura.

La temeva e questo la faceva star male.

Il moro sentì l’accelleratore muoversi sempre più veloce e ad un certo punto Emy spense il motore.

Lui entrò immediatamente in macchina soddisfatto.

“Hai vinto ancora tu, dove vuoi che andiamo?” chiese la biondina sconfitta.

“Dove possiamo esserci soltanto io e te, stavolta non mi importa se i giornalisti ci beccano, se domani troverò un inserto nelle prime pagine di tutto il mondo..”

Le sue iridi azzurrine incontrarono il suo sguardo pieno di gioia e libertà.

Libero finalmente dalle catene che il successo impone.

Libero da quella strana importanza che dava al giudizio della gente, da quando era diventato famoso.

Libero da ogni preoccupazione vagava verso l’anima di Emy, cercando la porta giusta.

Sono un’emerita idiota..

Ma che mi importa? Sono felice come una pasqua!!

Guidò per tutto il tragitto con il sorriso sulle labbra, mentre Bill canticchiava qualcosa incontrata per caso alla radio, fin quando non si fermò in un Mc Drive, presero dei panini e parcheggiarono in un posto abbastanza isolato.

“Da quanto non mangiavamo così?” le domandò con le mani sporche di olio.

“Anni forse..” rispose lei “Finitoooo!!”

“Come sempre..sono condannato ad essere l’ultimo!!”

“Ma se mangi le patate con il tovagliolo!!”

“Sì, ma mi sono sporcato lo stesso le mani!! E poi guarda un po’ quanto sei sbruffona!!” esclamò il moro lasciando un leggero strato di unto sul viso di Emy.

“Che schifo!! Ti faccio vedere io!!” urlò la biondina spalmandogli della maionese a sua volta.

Continuarono per un bel pezzo, fin quando del ketchup non finì sul sedile della macchina di Lily, sporcandolo.

“Mi sa che dobbiamo finirla..” sussurrò la biondina buttando tutto in un cestino, cercando di fare canestro.

Delle gocce leggere cominciarono a bagnare il vetro della macchina, così furono costretti a chiudere i finestrini e a serrarsi dentro.

“Vuoi che guido io al ritorno?” chiese il moretto.

”No, grazie!! Voglio arrivare sana e salva a casa..”

“Alludi a qualcosa?” scherzò lui.

Quelle pieghette sul suo viso erano amorevolmente dolci.

Quando univa i suoi denti e stringeva forte i suoi occhi faceva sciogliere ogni attrito fra di loro.

Emy non riusciva a stargli dietro e tutte le volte, puntualmente, le sue barriere calavano come se non fossero mai esistite.

“No..” disse lei abbassando lo sguardo.

“Cosa c’è?”

“Non possiamo passarci sopra a lungo, non voglio…” ammise.

“Vuoi che ne parliamo? Io ti ho già detto che ero ubriaco, mi dispiace, non sai quanto..”

“Lo so quanto!! Lo so benissimo..” esclamò la biondina con gli occhi appannati.

Intanto quelle piccole gocce si erano trasformate in un gran temporale, che fuori era riuscito a far paura a chiunque. Le strade erano deserte e si riusciva a sentire soltanto qualche tuono e lo scrosciare continuo dell’acqua.

“Io l’ho solo baciata, Emy!! E’ stata una stronzata, lo so!! Ripenso a quella sera da tre settimane e se potessi tornare indietro non andrei nemmeno a ritirare il premio, se è questo che vuoi sapere..” disse il moro appoggiando la fronte alla mano sul finestrino.

"Se mi avessi amato, soltanto un minimo di quanto faccio io, sapresti che potevi evitarlo, anche da ubriaco..”

“E va bene..forse mi mancavi, mi sentivo solo, ho ben pensato che tanto qualche bacio mi avrebbe fatto sentire meglio, sono un coglione, lo so benissimo..ma non dirmi che non amo te!!”

Emy si girò.

Spalancò i suoi occhi e la sua anima verso di lui.

Davvero mi ami, Bill?

Non so se crederti.

Non so se credere a quegli occhi che chiedono il mio perdono.

Non mi guardare così, ti prego, non riuscirei ad essere obiettiva.

Bill prese il suo viso fra le mani e lei glielo lasciò fare.

Le sfiorò le labbra, calde, soffici..come non sentiva da tempo.

“Io ti amo Emily..” le sussurrò piano staccandosi.

Lei aprì gli occhi e lo fissò.

Poi si girò, accese il motore e lo riaccompagnò, sotto la pioggia.

Senza uno sguardo.

Senza una parola.

“Non puoi tornare a casa con questa pioggia!” si lamentò il moro indicando l’acqua che batteva violentemente sui vetri della macchina.

“Non ho scelta, domani devo andare all’università..” rispose lei.

“Buonanotte Bill…” disse in tono secco.

Lui aspettò di incrociare il suo sguardo, ma stavolta non avvenne.

Emy non si girò a guardarlo.

Non questa volta.

Non avrebbe lacerato la sua anima con quegli occhi dorati.

Non più.

“Io non ti capisco Emy..” disse il moro scendendo dalla macchina.

Lo vide correre verso il portone, aprirlo e chiudersi la porta alle spalle.

Si appoggiò al volante e scoppiò a piangere.

Per lei.

Per lui.

Per loro.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38° ***


CAPITOLO 38°

Correre.

Andare via.

Urlare.

Urlare al mondo che sei ciò che loro non conoscono.

Urlare che non vuoi essere più ciò che sei.

Urlare che vorresti cancellare il passato e ricominciare.

Ricominciare tutto.

Da capo.

“Emy, Emy..!”

La biondina sentì una voce invadere prepontemente i suoi sogni e stagliarsi nella sua mente.

Lo riconobbe, ma non riusciva a vederlo.

Fin quando riportò la sua anima là, dove la sera prima l’aveva presa e portata via.

Aprì gli occhi, facendoli piccoli piccoli e guardò il rasta con un’espressione stranita e stanca.

“Hai dormito in macchina?”

Fece un respiro profondo, fece scattare l’apertura della portiera e uscì dall’abitacolo. Si accasciò sullo stesso e Tom cercò di tenerla su fra le braccia.

“Sono stanca..” mormorò con la vocina ancora assonnata.

Il rasta cercò le chiavi, ancora attaccate sotto il volante, chiuse l’auto e la portò di peso dentro casa.

“Ma quante volte ti ho detto che è pericoloso dormire così? Fuori? Davanti casa nostra con tutte quelle brutte persone che girano..” disse aprendo la porta di casa.

Quando la sentì russare gli venne da ridere, ma lo fece piano per non svegliarla.

Sentiva la sua pancia gonfiarsi, vivere e respirare, poi buttare l’aria fuori come una piccola neonata, e poi ancora, e ancora, e ancora.

“Tom ma cosa..”

“Shhh!! Sta dormendo!!” sussurrò al gemello.

Bill gli fece strada verso la sua stanza, aprì la porta e aiutò il fratello a poggiarla fra le coperte con delicatezza, quante volte lo avevano fatto.

“..io non ti credo Misha..” sussurrò Emy.

Il moro si girò di scatto, cercando di capire quelle parole che mormorava a fior di labbra.

“Io..mi fido..di lui..” continuò la biondina.

Lui sorrise.

Appoggiò la sua mano calda sul piccolo e tenero viso di lei, che sembrò quasi sorridere ancora con gli occhi chiusi.

“Dobbiamo andare, David ci aspetta!” disse Tom a voce bassa.

“Arrivo” rispose il moro.

Si alzò lentamente dal letto.

Emy sembrava serena, ma fu proprio quando si allontanò che cominciò a dimenarsi, mentre il suo viso appariva contratto.

“No, Misha, basta!!Nooo!!”

Aprì gli occhi.

Di scatto.

Passò la mano sulla fronte imperlata di sudore e si scostò le lunghe ciocche dal viso.

“Cosa ci faccio qui?” chiese al moro.

“No, non ti alzare, devi riposare..noi stiamo andando in studio, saremo qui fra un’ora..non andare ti prego..”

Disse così e si chiuse immediatamente la porta alle spalle.

Forse per paura di un rifiuto.

Per paura di un suo no, non le diede il tempo di riflettere e sparì dalla sua vista.

Emy poggiò la testa sul cuscino, riusciva ancora una volta a sentire il profumo della sua pelle al mattino. Si rannicchiò fra le coperte e vide una foto sul comodino.

Una loro foto in America, dove Bill sorrideva mentre un paio di corna gli spuntavano dietro quei capelli neri e lisci.

Sorrise.

Le si strinse il cuore.

Passò la mano sopra quel vetro, così freddo.

Siamo davvero diventati come carta impressa in una cornice?

Così freddi.

Troppo freddi.

Freddi e distaccati come pedine che il destino ha fatto dividere troppo presto, contro la loro volontà.

Come anime di uno stesso corpo destinate a restare unite e impossibilitate nel distacco.

Ripenso a te, Bill, che un attimo fa vegliavi sui miei sogni.

Vicino a me, come hai sempre fatto.

Ripenso a te, Bill.

Ripenso alle notti in cui ti venivo a svegliare, ti dicevo che non riuscivo a dormire e tu sbuffavi sorridendo, alzavi le coperte e mi facevi scaldare fra te e Tom, che aveva già reclamato la tua compagnia prima di me.

Ripenso a quando ho deciso di aprirti il mio cuore e quando tu hai deciso di aprirmi il tuo, eravamo piccoli, ma non così stupidi da non capire cosa stavamo facendo.

E ripenso al suono della tua risata.

E ripenso a tutte le volte che mi prendi in giro.

Mi prendi in giro e ridi.

Ridi e poi mi abbracci, come per dire che non lo faresti mai davvero.

Ripenso alle notti passate a scrivere, al parco, su un pezzo di carta raccolto per terra.

Ripenso a quel bracciale che mi hai regalato e che adesso sarà invaso dalla polvere del mio cuore.

E poi penso che forse doveva andare così.

Noi, che ci amiamo.

Ci amiamo e soltanto i nostri occhi hanno il coraggio di dirselo.

Ci amiamo ma le nostre anime non sono abbastanza forti da spingerci uno verso l’altro per pareggiare i conti.

Tu hai baciato lei.

Io ho baciato Andreas e non te l’ho mai detto.

Chissà come la prenderesti.

Anzi, forse lo sai già

Correresti da lui e lo prenderesti a pugni, poi qualche giorno dopo andresti a riabbracciarlo, perché tu sei fatto così, non ci puoi cancellare dal tuo cuore, siamo parti indelebili ormai.

Dormo, forse è meglio non pensare.

Sì, forse è meglio.

Il sole correva.

Correva troppo veloce in cielo ed Emy non si accorse di quanto tempo passò con gli occhi chiusi fra quelle lenzuola, fin quando il rumore di un mazzo di chiavi non la svegliò.

“C’è qualcuno??” urlò una voce dal corridoio.

“Andrè sono nella stanza di Bill!!” rispose lei.

Lo sentì posare la borsa per terra e aprire la porta.

“Emy!! Ma che ci fai qui? Avete chiarito? E’ tutto come prima?” chiese lui speranzoso.

“No, ieri siamo stati insieme..mi sono addormentata in macchina e Tom stamattina mi ha trovata, non è stata una bella scena..” ammise la biondina imbarazzata.

“Ecco perché non sei venuta all’Università!! Peccato, Jason ti cercava..”

“Chi?”

“Sì, il verme..mi ha chiesto di te e ha detto che ieri sera eravate usciti insieme, io non ci credevo e infatti ho fatto bene..”

“Quello stronzo cosa?? E’ meglio che non si faccia trovare da me..” disse digrignando i denti.

“I ragazzi?”

“Staranno tornando..”

Sentirono la porta chiudersi e dei passi avvicinarsi lentamente.

“Buongiorno, non mi aspettavo tanta confusione..” disse il moro sorpreso.

“Ehm..ho dimenticato una cosa in valigia” mentì Andreas.

Uscì dalla camera lasciandoli soli.

Ancora una volta.

Ancora una volta quegli occhi e quella figura alta e magra davanti a lei.

Ancora una volta quei lisci e lunghi capelli corvini.

E ancora una volta la sua pelle di porcellana, glabra, perfetta.

“Torni a casa?”

“Credo di sì..” disse Emy scendendo dal letto.

“Ascolta, per ieri io..”

“Non fa niente, hai ragione Bill..hai tutta la ragione di questo mondo, perché nemmeno io mi capisco..il fatto è che forse dovrei dirti che un po’ di tempo fa è successa una cosa che non sai..”

Ansia.

Ansia.

Ansia.

Ormai è fatta Emy.

Ormai sei salita sul trampolino, devi lanciarti, non c’è altra via d’uscita.

“E’ qualcosa che dovrei sapere?” le chiese il moro stringendo tra le mani il crocifisso attaccato alla cerniera.

“Sì..” sussurrò Emy con lo sguardo diretto verso il basso “Al tuo compleanno..quella sera quando Sophie disse che mi ero baciata con Andreas..”

I suoi occhi.

I suoi occhi si erano inumiditi.

Bloccati.

Ghiacciati.

Impietriti.

“Io..cioè noi..io ti stavo cercando e lui mi ha baciata, credendo che io potessi corrisponderlo, non volevo dirtelo..non ci siamo parlati per giorni e alla fine abbiamo chiarito..”

“Ora capisco tutto!!” urlò il moro.

“Cosa?”

“Tu ami Andreas!! Ecco perché non vuoi tornare con me!! Altro che perdono..era inutile fare tutte queste scenette perché tu vuoi lui!! Avanti, vieni con me!!” disse afferrandola per il braccio e trascinandola davanti ai loro migliori amici.

“Bill che succede?” chiese il rasta scioccato dalle urla.

“Ditemelo su!! Ditemi che vi amate e state insieme!! Voglio che vi baciate!! Qui, davanti a me!! Oraaaa!!” urlò sbattendo il piede per terra.

“Bill noi non stiamo insieme!!” disse Andreas.

“No? Ormai vi ho scoperti Andrè, lascia stare..” disse lui mentre una lacrima gli solcava il viso.

“Ma quanto sei cretino, eh?” gli urlò la biondina.

Il moro scappò nella sua stanza, ma lei non lo lasciò andare così facilmente.

“Non scappare, sai!! Vengo a prenderti fino in capo al mondo!!”

“Lasciami stare, Emy!!” disse lui asciugandosi le lacrime con la maglia.

Un bimbo indifeso piangeva davanti a lei.

Un cuore spezzato dalle troppe emozioni mai vissute.

Interrotte da una vita troppo intensa.

Si alzò sulle punte, prese il suo viso fra le mani e lo baciò.

Lo baciò con trasporto.

Passione.

Emozione.

Lucidità.

Voglia.

Amore.

Si staccò velocemente e ritornò al suo posto, davanti a lui, che scioccato, la osservava ancora con quegli occhi scuri e rossi.

“Ora ci credi?”

“Perché non lasciamo perdere tutto?”

“Sì” disse lei.

“Sì?”

“Sì!!” esclamò ancora più forte.

Gli saltò al collo.

Appoggiò le labbra sulle sue e in quel momento sigillarono i loro cuori.

Per sempre.

-FINE SECONDA PARTE-

Per voi. Scusatemi se questa settimana non ci sarò, ma quando tornerò, posterò la terza ed ultima parte di questa ff. Baci. La vostra Jess.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39° ***


CAPITOLO 39°

“Questo era tutto quello che avevi da dire, Emily?” chiese una donna al di là di una scrivania di vetro.

“Sì, Patricia. Questa è la mia biografia, non vorrei cambiarla..” rispose la biondina con le gambe accavallate.

“Mi piace molto devo dire”

“Mi fa piacere, scusa ma adesso dovrei andare in centro a fare un’intervista, sai per il Festival di Berlino..” disse distendendo il viso in un sorriso.

“Ma certo cara, vai pure, ti chiamo io se ci sono novità dagli editori”

“Allora a dopo, Patricia e grazie..”

Emy uscì dall’ufficio inforcando un grande paio di occhiali da sole con delle lenti rotonde, si aggiustò la gonna sui fianchi, afferrò la borsa ed entrò in ascensore.

Sì, era ancora lei, non era affatto cambiata.

Soltanto la sua età aveva fatto un piccolo salto di sette anni, adesso ne aveva ventisei, anche se ne dimostrava sempre di meno.

Sua cugina Sophie lavorava per lei, era la sua segretaria, oltre che la sua unica e perfetta confidente.

La sua storia con Tom era finita da un pezzo e lui continuava a collezionare donne famose, una dopo l’altra, con cui appariva una settimana sì e una no su tutti i giornali scandalistici.

Ma lui no.

Si erano lasciati per un motivo troppo futile, che dopo quattro anni, Emily non riusciva nemmeno a ricordare. Lo aveva sempre seguito, da lontano. Ma dalla sua vita era sparita.

Sapeva soltanto che aveva avuto una figlia, nello stesso anno in cui si lasciarono, conobbe una modella con cui si unì e si separò nell’arco dello stesso anno.

Emy non sapeva il nome di sua figlia.

Non sapeva se fosse ancora quella di tanti anni fa la sua casa.

Non si parlavano da troppi anni, anche se non aveva mai voluto cancellare il suo numero di telefono. Tutti gli sms erano stati salvati accuratamente in una cartella protetta sul pc che la biondina portava sempre con sé.

Lei aveva avuto tante storie dopo lui, ma nessuna le aveva lasciato il segno.

Purtroppo quella B sul suo cuore bruciava ancora. Così decise di scrivere una biografia, una sua biografia, per gridare al mondo chi mai fosse stata e quale grande favola si era realizzata molti anni prima nella sua vita.

L’unica che aveva mai vissuto.

L’unica che viveva ancora fra i suoi ricordi.

Paul era morto da qualche tempo ormai e Lily viveva con la madre di Sophie, separata, ancora nel loro paese natale mentre le piccole cugine di provincia erano riuscite a comprare un appartamento a Berlino, la grande capitale tedesca.

Emy si era laureata, dopo qualche mese fu chiamata per un posto dalla redattrice di Vanity Fair, dove lavorava il suo peggior ricordo: Misha.

Tutt’ora erano amici.

Amici..forse una parola troppo grossa, diciamo un po’ più che conoscenti. Lei non amava scambiare sguardi con i colleghi, corteggiarli con una scollatura mentre copiava i suoi appunti al computer o sedurli durante la pausa pranzo.

No.

Lei se ne stava sempre nel suo ufficio.

Sola.

A scrivere, ciò che aveva sempre amato fare.

E Sophie era l’unica che si prendeva cura di lei, le portava la colazione, il pranzo, le procurava una serie di appuntamenti e in cambio Emy la portava con sé nelle più importanti ed eleganti feste, sfarzosi ambienti e persone di cui lei aveva sempre sognato di far parte e di conoscere.

C’era stata soltanto una svolta negli ultimi anni in quella redazione: la sua assunzione. Infatti da quando Patricia si era lanciata andare senza paracadute verso quest’aspirante giornalista, aveva un po’ temuto per la rubrica che le aveva affidato, ma poi era diventata sua e in un solo anno, i lettori erano aumentati del 30%.

Sì, avete ben capito, Emy scriveva per una rubrica, oltre ad effettuare un paio di interviste al mese: la rubrica del cuore. Rispondeva ogni giorno a migliaia di e-mail e quelle più belle venivano pubblicate la settimana dopo sulla sua pagina personale.

Nell’ultimo periodo era solo una la cosa che incuriosiva le donne di tutte le età della Germania: chi fosse l’uomo misterioso di cui sempre parlava. E così aveva deciso di scrivere un libro, in cui narrava dell’unico amore della sua vita.

Non aveva chiesto il permesso di nessuno.

Non si era posta nessuna domanda.

L’aveva fatto e basta, come sempre.

Patricia l’aveva avvisata, avrebbe potuto ricevere un ricorso legale da lui, ma a lei non importava niente.

Tutti avrebbero dovuto sapere.

Tutti avrebbero dovuto conoscerlo prima di condannarlo solo per il taglio dei suoi capelli.

Adesso li portava lisci, da un bel pezzo.

Erano sempre corvini e sulle spalle, gli occhi sempre laccati di nero come le unghie e sua figlia gli somigliava molto anche se non amava molto mostrarla al mondo.

Da lì a qualche giorno, il libro sarebbe arrivato in tutte le librerie della nazione e perché no? Lei puntava al mondo intero.

Avrebbe scommesso che tutte le donne della sua generazione lo avrebbero comprato, tutte quelle donne che passando per una libreria avrebbero riconosciuto il loro passato in quegli occhi.

Tutte quelle donne che lo avrebbero visto anche di sfuggita, lo avrebbero comprato, ne era certa.

Perché lui non si cancella facilmente.

Soltanto una cosa oltre a Sophie era rimasta intatta nella sua vita: la grande amicizia con Andreas.

Lui era diventato un grande giornalista e scrittore dopo l’università, si era dato ad una grande gavetta, che finalmente dopo anni lo aveva premiato.

Lo vide, con i capelli ancora biondissimi, seduto ad un tavolo, in un bar affollato del centro.

“Ehii!!” urlò sventolando la borsetta in aria.

Lui le sorrise e quando si avvicinò, le regalò un bacio sulla guancia.

“Come stai?” le chiese.

“La prossima settimana uscirà il libro”

“Oddio!! Non vedo l’ora, ho già detto al capo che avrei comprato una pagina sul giornale soltanto per farti pubblicità..”

“Grazie Andrè, sapevo che avrei potuto contare su di te, spero non si arrabbierà..” sussurrò la biondina.

Andreas appoggiò la mano sopra la sua, calda e rassicurante.

“Non lo farà, appena leggerà quella fantastica storia tornerà da te, dammi retta..”

“Lascia perdere questi sogni Andrè..ha una figlia adesso e non è facile per lui..”

“Dimmi chi si farebbe sfuggire una bellezza simile? Sarebbe un pazzo..” ammise lui.

Forse c’era un’altra cosa importante da sottolineare: Andreas era bisessuale; e attualmente era legato ad un famoso modello italiano, che riusciva a vedere molto poco ma ogni tanto spariva con lui per qualche settimana, viaggiavano attraverso mille paesi e quando tornavano, lui le portava sempre un dolce pensiero, che Emy aveva imparato a collezionare su una mensola sistemata sulla parete di fronte al letto.

“Non voglio crearmi illusioni. Ah!!Guarda un po’ questa..” disse la biondina prendendo un foglio di carta che aveva conservato in borsa.

“Oh-oh!! E’ una dolce dichiarazione!!” disse l’amico ammiccando.

“E’ la prima volta che mi viene scritta qualcosa del genere, dici che dovrei rispondergli? Mi ha lasciato l’e-mail..”

“Perché no? Sarebbe un bel modo per metterlo da parte forse, dopo tutti questi anni di tormento”

“L’hai invitato alla festa?” chiese lei seria.

“Non ancora, lo chiamerò stasera..ti faccio sapere”

“Sono in ufficio fino alle dieci..” rispose lei.

Andreas la fulminò con lo sguardo e lei sorrise.

“Dopodomani c’è l’uscita settimanale e devo ancora selezionare l’ultima lettera a cui rispondere..” si giustificò.

“Va bene ma non fare troppo tardi”

“Devo scappare, pranzo un’altra volta con te, è tardissimo!!” esclamò guardando l’orologio sulla parete.

Lo baciò e corse via mentre il biondino sorrideva e scuoteva il capo.

No, non sarebbe cambiata mai.

Aprì la macchina e mise in moto, verso l’indirizzo che le era stato dato.

“Mmm..questa non è..quella nemmeno..” mormorava mentre rallentava accanto a delle villette a schiera “Oh, eccola finalmente..”

Parcheggiò davanti al cancello e suonò al terzo campanello bianco.

“Sì?” le rispose una voce metallica.

“Sono la giornalista, Emily!!”

“Ah!! Prego, può lasciare la macchina davanti la sesta casa in fondo a destra..”

“Grazie mille” rispose e fece come le era stato appena dettato.

Una signora anziana apparve sull’uscio di quella casa color pesca, con un giardino adorabile, pieno di rose non ancora fiorite.

“Sono dei cespugli di rosa, vero?” chiese Emy.

“Oh sì, ma non sono ancora cresciute..”

“Di che colore saranno?”

“Blu, le mie preferite” rispose la signora.

“Anche le mie”

“Piacere, chiamami pure Irma”

“Irma?..la famosa Irma?” chiese la biondina scioccata.

“Diciamo di sì, sei qui per farti fare un’intervista a sorpresa, accomodati”

“Io non sapevo niente..” rispose Emy spaesata.

“Non fa niente, ero d’accordo con Patricia, dopo l’uscita del libro questa sarà la tua prima intervista..” rispose la donna.

Irma Fanshier. La più famosa giornalista tedesca di tutti i tempi.

Un gradevole salottino fece accomodare le due donne, una accanto all’altra, davanti ad un caldo fuoco che bruciava scoppiettante in quel camino che profumava di un dolce inverno.

Due tazzine da thè fumanti, attendevano impazienti la loro pausa insieme a dei piccoli biscotti al cioccolato visibilmente fatti in casa.

Emy tolse la giacca e la posò sul divanetto rosso, adagiò il viso alla mano e sorrise ad Irma.

“Allora” cominciò la donna mettendo un registratore sopra il tavolino in legno davanti a loro “La mia memoria è un po’ scarsa, perdonami se uso questo aggeggio moderno..”

“Oh no, non deve assolutamente preoccuparsi..sono a sua totale disposizione..”

“Bene, allora cominciamo” annunciò lei premendo il tasto verde.

Emy si posizionò comodamente sul divanetto, sentiva qualcosa bruciarle dentro, una certa rabbia, rabbia passata, repressa, che avrebbe voluto far uscire. Si sentiva strana, ma continuò comunque a sorridere ai teneri occhioni della signora Irma, che le ricordava sua nonna.

“Sappiamo che il suo libro è una biografia e finalmente ha svelato quella segreta identità su cui milioni e milioni di lettori si interrogavano, cosa pensa che dirà quando e se leggerà il libro?”

“Sinceramente non ci ho ancora pensato di preciso..” disse la biondina arrossendo.

“Non ci crediamo, su, Emily..sii sincera con il tuo pubblico..”

“Ho voluto raccontare la più bella storia della mia vita, non alterandola in nessuna maniera, è stata bellissima così..e anche se è finita rimarrà sempre nel mio cuore..”

Ma a chi vuoi raccontare queste fandonie, Emy?

I tuoi occhi parlano da soli..

E se solo lui ci fosse, lo capirebbe.

“Ho letto il libro in anteprima e devo dire che mi sembra un capolavoro, lo ami ancora? O lo hai dimenticato?” continuò la giornalista.

“Dimenticato è una parola troppo grossa, queste cose non potranno mai essere dimenticate ma..no, non credo di amarlo…”

Il corso di teatro ha dato i suoi frutti finalmente..

“Non vi siete più visti né sentiti da allora?”

“No, ma so che ha avuto una vita sentimentale un po’ confusa, sinceramente ho pensato a vivere la mia di vita, cercando di voltare pagina..”

“E c’è riuscita?”

No.

No, no che non ci sono riuscita.

Cazzo, Irma!!

Ti credevo più sveglia, ma magari dietro al tuo sorrisetto hai già capito tutto, tu, donna di grandi esperienze.

Guardo il tuo salotto, non c’è nessuna foto.

Nessun uomo.

Nessuna famiglia.

Soltanto una.

Soltanto tu.

Probabilmente finirò così.

Sola.

Non avrò foto sul mio caldo camino e non avrò mai un figlio in grembo.

Non sentirò mai la parola mamma sulle sue labbra.

No, forse no.

“Credo di sì..”

“Grazie di tutto, per oggi ci fermiamo qua” disse Irma con calma.

Staccò il registratore e porse la mano ad Emy.

“E’ stato un piacere..”

“Anche per me”

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Capitolo 40
*** Capitolo 40° ***


“Quand’è che hai intenzione di diventare verde, eh?” urlava Emy al semaforo vicino casa mentre tamburellava con le mani sul volante.

Proprio in quel momento il cellulare cominciò a squillare, cercò con lo sguardo il pulsante verde, grazie al quale accettò la chiamata e attivò il vivavoce.

-Pronto?-

-Dove sei?- le domandò una voce maschile.

-Sono esaurita in mezzo al traffico, sto tornando a casa, tu?-

-L’ho chiamato-

Emy frenò di colpo, qualche macchina le suonò il clacson, qualcuno la maledì per tutta la vita, ma non le stava importando nulla. Le si era bloccato il piede, la gamba, la mano, il corpo, tutto. Le si era bloccato il cervello e non sentiva più il sangue scorrere nelle vene.

-Emy, ci sei?-

-Che ha detto?

-Viene, con piacere-

-Oh cazzo-

-Emy? Non ti sento!!- esclamò Andreas.

-Andrè ci sentiamo più tardi devo andare- disse staccando la chiamata.

Parcheggiò la piccola smart nera entrando nel garage, salì in fretta le scale mentre il rumore assordante dei suoi stessi tacchi la torturava.

Aveva accettato.

Esattamente fra tre giorni lo avrebbe incontrato, di nuovo.

Aveva appena detto una piccola bugia al suo Andreas, non stava tornando a casa, ma aveva appena solcato l’uscio del suo ufficio.

“Com’è andata l’intervista?”

Si girò di scatto e alle sue spalle, Patricia era apparsa al momento giusto.

“Bene, mi hai fatto una bellissima sorpresa..” rispose lei.

“Hai ancora da lavorare? Vai a casa, ti prego”

“No, ho l’ultima lettera da selezionare” disse Emy sedendosi davanti a tre colonne di buste di tutti i tipi.

“Ti piace proprio tanto eh..”

Sorrise e Patricia sparì senza disturbarla minimamente, quello che amava di più di lei era la voglia di scrivere, cercare e lavorare senza stancarsi mai, sempre con un dolce sorriso sul viso e i suoi occhioni azzurri, sereni come il cielo d’estate.

Questa no.

No, questa è troppo complicata.

Amore tra due omosessuali..mm..no, l’ho già messo.

Eccola!!

-Cara Emily, abbiamo lo stesso nome ma io ho qualche anno in meno di te, ho soltanto quattro anni, è per questo che mio zio ha scritto questa lettera. Voglio scriverti per raccontarti la storia di mio papà.. non ho mai avuto una mamma, anche se la sogno anche ad occhi aperti, mi piacerebbe sentire una favola, giocare insieme a lei, ma lui non ne vuole sapere. Che consiglio mi daresti? E tu, sei fidanzata? Un bacino piccolo, Emy-

Emy prese la lettera, la trascrisse nel file che avrebbe pubblicato e la salvò, con la sua risposta. Poi rispose all’ammiratore segreto, chiuse il pc e sospirò in aria, non accorgendosi di star sorridendo.

Il bip della segreteria la riportò violentemente con i piedi per terra, la voce elettronica le ricordava dell’esistenza di un messaggio.

-Emy, lo so che sei ancora lì, io sono a casa e ti aspetto sveglia fin quando non arrivi, smettila di lavorare fino a tardi o rimarrai zitella tutta la vita-

Sophie l’aveva richiamata al suo dovere, ancora una volta, così si alzò, spense ogni luce e si lasciò il lavoro alle spalle.

Indossò la sua sciarpa rosa attorno al collo ed entrò in macchina, prima che il freddo pungente di quella sera potesse entrarle nelle ossa.

Accese la radio mentre percorreva la strada verso casa e la posizionò sulla sua stazione preferita.

-Eccoci qui amici, in questa sera quasi invernale, fuori ci sono circa sette gradi, ma spero che questo freddo non abbia congelato il vostro cuore. E’ per questo che vi propongo un classico romantico da ascoltare con chi vi sta più a cuore-

Fu così che partì “She will be loved”.

Emy non aveva più diciotto anni purtroppo, no.

Non era più la reginetta di una vita rose e fiori.

Non credeva più nelle favole.

La vita è vera.

La vita è realtà.

Non c’è spazio per i sogni, a meno che qualcuno non ci creda ancora fortemente.

In quel caso, il destino, potrebbe essere benigno, ma non si sa.

Perché il caso è qualcosa di incontrollabile.

Qualcosa di impercettibile alla ragione umana e ai suoi sensi.

Non puoi decidere per lui.

Non puoi fermarlo.

Non puoi farlo scorrere verso la direzione che più ti piace.

Non puoi.

E quando lo vuoi, devi accettarlo e basta.

Appoggiò il piede destro sul freno quando si trovò davanti ad un semaforo arancione e arrestò l’auto.

Grandi palazzi la attorniavano.

Quante volte era passata da quel viale alberato, eppure le sembrava di non esserci mai stata.

Vide una strana figura spostare una tendina per guardare il popolo delle luci muoversi velocemente sulla strada. Incrociò il suo sguardo.

Un flashback la riportò indietro di alcuni anni, quando questo succedeva nel suo strano paesino.

Quando Bill entrava di prepotenza nella sua camera.

Quando lei non aveva il coraggio di fermarlo.

Lui la svegliava, anche alle quattro di mattina, per intonarle la nuova melodia del giorno, da abbinare alle sue canzoni.

Quanti bei ricordi.

Si accorse del verde soltanto perché alcune automobili glielo avevano fatto notare, lamentandosi rumorosamente.

Accellerò, avanzò verso casa.

Sentiva già dalle scale un profumino di pizza fatta in casa e ne era certa, Sophie ci aveva messo lo zampino.

“Sono tornata!” disse chiudendo il portone.

“Finalmente, ti ho riscaldato la pizza..”

“Ci avrei scommesso, guarda cosa pubblicherò la prossima settimana!!” esclamò soddisfatta, porgendole una busta.

Sophie si perse tra quelle righe troppo lunghe per la sua freneticità.

Sbarrò i suoi grandi occhi e aprì la bocca.

“Credi sia lui? Cioè..loro, sì insomma..”

“Non..lo fo” mormorò Emy mangiando “Ma fe fono lor..cioè ti rendi conto? Se sua figlia si chiamasse come me?”

“Non ti ha mai dimenticata, questo è certo..” ammise sorridendo maliziosamente.

“Andreas l’ha invitato alla festa..” disse mandando giu un sorso d’acqua.

“E lui?”

“Ha accettato con piacere, ovviamente”

“Credi che sappia di tutto questo?”

“Non lo so, Sophie, ma voglio scoprirlo”

Finì la pizza nel minor tempo possibile per dedicarsi alla nuova grafica della sua rubrica, ci pensava da tempo ma non aveva ancora voluto parlarne a nessuno. Non c’erano cambiamenti radicali, tranne il colore. Adesso voleva scrivere in rosso, con un cuore al centro e ben tre lettere in più a cui rispondere, con problemi più veloci da risolvere rispetto ad altri, non che fossero meno importanti però. Emy non sottovalutava mai niente, amava aiutare gli altri e soprattutto dopo tutti i suoi problemi sentimentali aveva voluto mettersi un po’ da parte e non giocare più da protagonista nella sua vita, lo aveva fatto per fin troppo tempo.

“Sei ancora sveglia?” disse Sophie entrando nella sua camera in pigiama.

“Sto finendo, ma tu vai a letto, tranquilla!!”

Lei si avvicinò e si sedette accanto a lei, sul letto.

“Stai pensando a lui?”

“No”

“Non dirmi bugie, per favore”

“E va bene, forse un po’” ammise la biondina chiudendo il piccolo portatile.

“Ti lascio dormire, notte”

“Sophie, mi spegni la luce?”

“Certo” rispose e un attimo dopo entrambe rimasero al buio.

“Grazie, notte” sussurrò la biondina scomparendo fra le coperte.

“Ti piace?” le chiese il moro.

“Tutto questo è per me?”

“Non si risponde con una domanda..” scherzò lui “E poi certo che è per te..”

Si alzò sulle punte per lasciar combaciare le loro labbra come un puzzle costruito soltanto con le misure delle loro bocche.

Sentì la lingua cercare la sua.

Umida.

Calda.

E poi quella pallina di metallo insinuarsi fra mille curve e carezze.

Emy si alzò di scatto: era buio.

Si toccò la fronte, completamente sudata.

Scese dal letto e guardò l’ora, erano ancora le quattro del mattino. Accese la luce e si diresse in bagno, azionò l’acqua nel box e si spogliò, davanti allo specchio. Lo aveva voluto grande, come quello di casa sua per riguardare tutte le volte che avesse voluto il suo tatuaggio.

Non lo aveva più sfregato da quella volta, non più.

Ma in quel momento qualcosa le spinse la mano verso di lui, come una calamita.

Chissà se la avrebbe portato fortuna.

Ancora una volta quell’avvolgente sensazione di stranezza la travolse.

Ogni volta che pensava a lui, credeva di sbagliare.

Ogni volta che lo desiderava, sbagliava.

Sentì un leggero cigolio provenire dalla porta del bagno.

“Sophie?” domandò impaurita.

“Ma che cazzo stai facendo?” chiese la moretta strofinandosi gli occhi.

“Sto facendo la doccia, non vedi?”

“Tu sei diventata completamente pazza..devo cercarti un fidanzato” mormorò scivolando via dalla stanza.

Emy uscì fuori dal box mentre le prime fioche luce dell’alba coloravano il cielo privo di nuvole.

Era di un azzurrino solamente accennato, di quelli timidi ma belli.

Il sole non si vedeva ancora, ma da un momento all’altro, avrebbe fatto capolino dall’orizzonte modellato gentilmente dalle colline che nascondevano un paesino limitrofe.

Aprì l’armadio, oggi non si sentiva particolarmente bene, il viso era parecchio sciupato per la notte non trascorsa in mezzo ai sogni, ma lo nascose immediatamente grazie a qualche tocco di trucco.

Jeans beige e un maglioncino bordeaux erano all’ordine di questo giorno, insieme a degli stivali color vino. Legò i capelli in una lunga coda di cavallo.

Aprì il secondo cassetto del comodino, dove teneva pochi dei suoi gioielli, affettivi e materiali e ne estrasse un braccialetto.

Quel braccialetto nero regalatole molto anni prima.

Lo indossò di nuovo attorno al suo polso, le stava ancora bene per fortuna.

Afferrò le chiavi dell’ufficio e uscì lasciando un bigliettino per Sophie sul tavolo della cucina.

Sul cellulare era arrivato un messaggio, ma se ne accorse solo arrivata all’ultimo semaforo.

Aprì la bustina, era Andreas.

-Devi assolutamente accompagnarmi per andare al locale, fatti sentire, Andrè-

“E’ folle, l’ha inviato alle quattro del mattino..” sussurrò tra sé, sorridendo.

Entrò nel gigantesco palazzo antico che racchiudeva la sede del giornale, l’ascensore si aprì ed eccola, un’inaspettata sorpresa.

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Capitolo 41
*** Capitolo 41° ***


CAPITOLO 41°

“Buongiorno Emily, come mai così presto?”

“Ciao Misha, si chiama lavoro..” disse la biondina entrando nell’ascensore e voltandosi dalla parte opposta.

“Come siamo acidi stamani, a che piano vai?”

“Lo sai benissimo, comunque al terzo”

“Ma guarda che coincidenza” disse con il suo viscido fare “Oggi è anche il mio, di piano”

Emy si girò di scatto.

Perché?

Come?

E quando si era persa qualcosa?

“Patricia mi vuole vedere, magari mi affiderà qualche rubrica amorosa..”

“Poche storie Misha, ti saluto” disse la biondina appena il bip delle porte invase l’abitacolo.

Entrò nel suo ufficio e abbassò leggermente le serrande dato uno spiraglio di sole che la colpiva immediatamente negli occhi attraverso il vetro della scrivania.

Trovò anche un post-it giallo e riconobbe la scrittura del suo capo.

-Appena arrivi, vieni nel mio ufficio-

Pensò a Misha.

Ai suoi sorriseti da stupido bambino innocente.

Poi alla sua falsità.

Alla sua voglia di distruzione.

Poi a Patricia.

Alla sua amorevole amicizia.

E pensò anche che non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Scambiare lei con Misha, figuriamoci.

“Posso?” chiese formando una fessura con la porta.

“Prego, Emy, entra” sentì la voce di Patricia.

Quei suoni.

Quel tono, quando c’era, non era mai buono.

“Dimmi..”

”Accomodatevi..” disse guardando lei e Misha.

Loro acconsentirono e si sedettero sulle sedie in pelle nere dietro la scrivania.

“Vi ho convocati entrambi e c’è un perché. Secondo me, voi due, siete i migliori qua dentro, avete un talento straordinario e mi piace molto il vostro modo di scrivere. E’ da un po’ di tempo che penso ad un progetto e vorrei assegnarlo a voi due. Una mostra fotografica, ma non solo, accompagnata da delle didascalie, commenti, sia vostri che storiografici sulla Germania, sulla nostra Berlino.”

Sul volto di Emy si dipinse una smorfia di disgusto nei confronti di Misha.

Mentre sul volto di lui si distese un leggero sorriso.

“Ci è stato chiesto da un’associazione molto importante, non possiamo rinunciare, ci frutterebbe molto, in fatto di pubblicità e in fatto di denaro. Naturalmente ad ognuno di voi spetteranno circa 20.000 euro per questo progetto extra, che ne dite?”

Emy ma stai diventando scema?

Mai e poi mai!!

La biondina accavallò le gambe e aspettò la risposta del collega.

“Per me va assolutamente bene..” disse lui.

Non lo aveva mai guardato così, fino in fondo.

Misha con gli anni aveva acquistato solo fascino e non era più quel ventenne squattrinato in fatto di moda e stile, adesso vestiva quasi sempre elegantemente, aveva tagliato i capelli e portava gli occhiali, che nascondevano i suoi occhi verdi.

No, mai notati.

Come se avesse rimosso dalla sua mente tutti i ricordi di lui.

Per un attimo sentì una forte attrazione, per lui, solo fisica.

Non sapeva cosa le stesse succedendo.

Seppe solo che la sua mente non voleva ma quel sì fu dettato solo ed esclusivamente da un trasporto fisico inaspettato.

“Bene, dovrete consegnarlo entro il mese prossimo, buon lavoro.”

“Grazie Patricia” disse Emy.

“Grazie..” rispose Misha.

Entrambi uscirono dalla stanza contemporaneamente.

La biondina camminava stranita verso la macchinetta del caffè, doveva fare qualcosa, doveva svegliarsi da quel buco nero che l’aveva del tutto stordita.

“Allora, quando ci vediamo? Domani sera?” le domandò appoggiandosi al muro.

Seducente come non mai.

Sexy solo come pochi sanno fare.

“No, domani non posso”

“Cos’hai?”

“Una festa”

“Posso accompagnarti se vuoi..”

“Non credo proprio, è il compleanno di un carissimo amico”

“Bill?” insistette lui.

“Stai zitto per favore, io e lui non siamo più niente..” disse con fermezza e andò via, rintanandosi nel suo ufficio, dove trovò un mazzo di rose rosse e un biglietto.

-Spero di averti fatto sorridere, almeno stavolta, perché il tuo sorriso è l’ottava meraviglia-

Senza firma, come sempre.

Poggiò al petto il bigliettino e assorbì quel frizzante profumo di fresco.

Uscì dal suo ufficio, scese le scale per andare al piano inferiore.

Lesse l’etichetta ed entrò.

“Posso?” chiese.

“Emily..certo..” disse Misha posando gli occhiali sulla scrivania.

“Volevo chiederti se stasera sei libero..” disse arrossendo terribilmente.

“Sì, per una cena romantica?”

“No, per lavorare, casa mia alle nove?”

“Va benissimo, mi raccomando vestiti sexy..” disse lui sorridendo.

“Sì, come no”

La biondina prese la giacca e la borsa, oggi non aveva voglia di lavorare e soprattutto non aveva niente da fare.

Vide Andreas appoggiato alla sua smart con le mani incrociate e un cappello nero.

“Buongiorno!!” esclamò abbracciandolo.

“Piccola!! Come mai tutti questo calore?”

“Niente, sono di buon umore..”

“Per domani?”

“Anche, ho invitato Misha a casa mia” disse velocemente.

“Cooosa??” urlò Andreas entrando in macchina.

“Oh dai Andrè..avevi detto che non dovevo pensare a lui e poi è per un progetto di lavoro..”

Lui la guardò male e lei sorrise.

“No, davvero!! Dobbiamo organizzare una mostra su Berlino per un’associazione..e stasera cominciamo..”

“A casa tua!!”

“Sì, meglio così c’è Sophie..”

”A casa tua!!” ripetè lui.

“Sì, perché?”

“A casa tua!! Emy ma sei pazza?”

“Non farò niente di male, ma devo confessarti una cosa”

“Dimmi ormai sono pronto a tutto dopo che Luca mi chiama cucciolo..” scherzò lui.

“Stamattina, Patricia ci ha chiamati nel suo ufficio..”

“E..”

“E quando l’ho guardato, per la prima volta diciamo, così attentamente..”

“E..”

“Andrè smettila di fare l’irritante!!” esclamò lei.

“Non sono irritante, voglio solo sapere”

“Ero eccitata”

“Eccitata?”

“Sì, ero attratta da lui ma non poco!!”

“L’hai sempre odiato!!”

“Lo so..”

“Va bene, hai la febbre alta?” domandò.

“No”

“Malattia mentale?”

“No”

“Hai assunto sostanze pericolose?”

“Andrè!!” lo riprese lei.

Lui scoppiò a ridere e poi lo fece anche lei, perché si sa, la risata di Andreas era sempre stata contagiosa.

“Siamo arrivati, l’unico consiglio che ti do è non scoparci stasera” disse lui scendendo dalla macchina.

“L’ho mai fatto?” chiese lei imbarazzata.

“Ti ricordo che gli ultimi dieci ragazzi che ti ho presentato, li hai liquidati al primo appuntamento dopo una cena e una scopata..”

“Va bene, va bene..avrò sbagliato, ma con lui è impossibile..lo odio..”

“Ma ti attizza”

“Sì..”

“E allora hai già perso, cara Emy, la carne è debole..”

“Non me lo ricordare..” disse lei.

Entrarono nello stesso locale dove la sera dopo Andreas avrebbe fatto la sua festa di compleanno.

Una grandissima sala con luci soffuse e divanetti zebrati li aveva accolti.

Emy rimase scioccata mentre Andreas continuava a sorridere soddisfatto.

“Andreas!! Caro amico mio..come stai?” disse una voce in fondo alla sala.

Un ragazzo sulla trentina si avvicinò a loro, abbracciandolo.

Scommetto che te lo sei passato, caro Andrè..

Emy sorrise maliziosamente guardando l’amico e lui le diede una piccola gomitata.

“Emy, ti ricordi di Jason?” le chiese il biondino.

Ommioddio!!

Un colpo al cuore!!

Ma dico io, Andrè, sei pazzo!!!

Quando usciamo di qui mi senti però..

“La nostra cara Emy..” disse Jason facendole il baciamano.

“Ciao Jason, sei cambiato”

”In meglio o in peggio?” le chiese.

“Ti lascio nel dubbio..” disse lei, quando Andreas le diede un’altra gomitata “Ehm…certo in meglio, che domande!”

“Allora posso sperare in qualche cena una di queste sere?”

“Magari non domani..”

“Spiritosa come sempre, allora il locale ti piace?”

“Stupendo, Jason, gli invitati sono un centinaio” avvisò Andreas.

“Benissimo, abbiamo parlato di tutto al telefono, se vuoi contattarmi Emy, lui ha il mio recapito..allora a domani sera..”

“A domani” disse il biondino salutandolo.

“A domani, ciao Jason” rispose lei.

Quando uscirono dal locale, Emy non rivolse la parola all’amico per tutto il tragitto verso un famoso centro commerciale fuori città.

“E dai, lo so che lo odi, ma il suo è uno dei più bei locali e in più mi fa un grande sconto in cambio di una cena con te..ti prego” disse con gli occhioni da cerbiatto.

“Non se ne parla” dichiarò ferma.

“Hai scopato con dieci, fai undici..anzi dodici visto che stasera ci sarà anche Misha”

Eccolo.

Il suo sguardo assassino.

“Va bene, undici perché Misha non ci sarà mai..”

“Solo una cena, Andrè, niente di più”

“Grazie, sei un’amica”

“Infatti un’amica, non una zoccola, ricordatelo”

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Capitolo 42
*** Capitolo 42° ***


CAPITOLO 42°

L’ultimo colpo di phard era andato.

Adesso non le restava che aspettare il suono di quel campanello.

Sophie si era chiusa nella sua stanza, ormai abituata alle strane serate della cugina, aveva imparato a stare alla larga.

Emy appena udì quel suono si precipitò alla porta, inciampando con la punta dello stivale sullo spigolo del divano, rischiando di rompere un vaso di vetro sul tavolino.

“Chi è?”

“Sono Misha”

Aprì la porta e se lo ritrovò davanti con una rosa rossa in mano.

Aveva un profumo diverso, fresco.

Non era più lui.

Non più il viscido verme che un giorno le mostrò quelle fotografie.

Non più il mostro che aveva rovinato la sua favola.

Era soltanto quel ragazzo che un giorno rischiò di investirla e poi la riportò a casa.

“E quella?” chiese Emy indicando la rosa.

“E’ per te..credevi mi presentassi a mani vuote a casa tua?” disse sorridendo.

“No, tu devi sempre stupire, entra” disse facedogli spazio.

“Carino qui!! E comunque stupire è una cosa buona, almeno per me..”

“Poche storie, il tavolo è questo, ho già fatto una lista delle cose da fare e dei miei contatti”

Stava diventando seria, cercando di nascondere quell’imbarazzo che provava mentre Misha teneva gli occhi fissi sulle sue labbra.

“Anche io, la mia è questa..” disse prendendo un foglio in mezzo al raccoglitore marrone.

Emy scorse fra le righe.

Mille numeri.

Infiniti nomi, di cui lei non sapeva nemmeno l’esistenza.

Poi si soffermò.

Sulla Kappa.

Quel cognome le fece fare un inaspettato tuffo nel passato.

Ma non era lui.

Accanto a Kaulitz, non c’era Bill.

“Non c’è lui tranquilla, non lo perseguito più..anche se ho saputo che la sua ex si sposa domani con un imprenditore..”

“Che troia..” sussurrò lei.

“Come?” chiese Misha.

“No, niente! Dicevo, hai un sacco di persone e questo fotografo mi piace..”

“Dimitri? E’ russo..”

“E allora?”

“Va bene, sono d’accordo, lui farà le foto..ascolta hai qualcosa da mangiare? Non ho cenato..” disse sistemando i capelli.

“Sì, nemmeno io ho cenato, preparo una bistecca e delle patate, ok?”

“Ti aiuto” disse alzandosi assieme a lei.

Andò in cucina.

Sentiva i suoi passi starle dietro.

Li sentiva martellare forte nella sua mente.

Poi il suo respiro, inaspettatamente così vicino.

“Scusami!! Non credevo ti fermassi di botto..”

“Mi ero distratta, questa è la cucina..” affermò lei aprendo la porta “Ma dove caspita è la luce..”

“Meno male che ci vivi” disse in tono sarcastico.

“Fai poco lo spiritoso, non vedo niente!!” si lamentò la biondina cercando l’interruttore.

All’improvviso fu totalemente buio.

Le tenebre calarono in casa.

Misha aveva spento la luce del corridoio e lei lo aveva capito subito.

Avvertì la sua mano sfiorarle i fianchi, poi si accorse che la sua bocca stava già percorrendo dolcemente il suo collo, per morire sulle sue labbra.

“Misha..” sussurrò Emy.

“Shh..lo so che lo vuoi anche tu”

Non riusciva.

Non riusciva a dire di no.

Negli anni era diventata una sua pecca, forse la più grande.

Ma in fondo, che male c’è a volersela spassare con gli uomini?

Esiste soltanto una differenza, quando una donna lo fa, viene totalmente degradata, derisa e le viene affibiata una brutta reputazione, mentre quando è un maschio a farlo, diventa l’eroe del giorno, l’idolo di tutti i suoi amici.

Perché?

Puro maschilismo.

Perché il mondo è stato sempre visto dagli occhi di un uomo.

Perché le belle donne non possono avere molti uomini e i bei uomini possono avere molte belle donne?

Forse nessuno mai risponderà a questa domanda.

Sta di fatto che Emy, negli ultimi anni, aveva imparato a crescere, aveva imparato a tenere stretto il suo cuore, a tenerlo lontano dal fuoco che brucia per paura di non saper più risanare le sue ferite.

In quegli anni lo aveva fatto.

Con pazienza e sofferenza.

Non voleva più ripetere tutto ciò e per una volta era d’accordo con Tom

.

Non si sarebbe voluta innamorare mai più, anche se l’amore, per lei, era tutto.

Prese Misha per mano e lo portò nella sua camera da letto.

Le luci erano ancora spente.

Si spogliarono velocemente, in piedi, mentre la voglia impazzava nei loro corpi percorsi da elettricità lussuriosa.

Emy riusciva a sentire i suoi baci ovunque.

Umidi.

Passionali.

Ma non caldi.

No.

Non erano come i suoi.

Per un attimo le sembrò di sentire i suoi capelli neri sfiorarle la spalla nuda.

Solo fantasia.

“Emy togli gli slip..” le sussurrò Misha.

Sentì i suoi occhi addosso.

Sentì le sue mani addosso.

Il suo respiro.

Poi tolse lentamente gli slip e li lasciò andare chissà dove.

Lo sentì.

Lo sentì entrare prepotentemente in lei mentre si torturava le labbra.

Inarcò la schiena mentre Misha la penetrava, sempre più veloce.

“Sì..ahh..”

Lo sentiva godere mentre accarezzava il suo corpo statuario.

Lo sentiva gemere mentre le sue mani le massaggiavano i seni.

Poi sentì il suo calore, dentro di lei.

Era stato diverso.

Lei non aveva goduto.

Non le era piaciuto affatto.

Una lacrima scese involontariamente sulla sua guancia, ma lei la cancellò per paura di mostrarsi debole al mondo.

“Sei bellissima..” le sussurrò Misha baciandole il collo.

“Scusa, devo andare in bagno”

Accese la luce e lo vide sorriderle, nudo , sul suo letto.

Non c’era niente da dire.

Era bellissimo.

Virile come nessuno.

Eppure non le aveva fato effetto, non questa volta.

Perché gli uomni che sceglieva non erano mai come lui, avevano sempre qualcosa di familiare.

I capelli corvini.

Il corpo esile.

Erano alti e magri.

Avevano la pelle chiara.

E gli occhi nocciola.

Aveva cercato in lungo e in largo degli occhi come i suoi.

Ma mai.

Mai li aveva trovati uguali.

“Emy devo andare..ci vediamo domani in ufficio..”

“Ok “ disse lei mentre entrava nel box doccia.

“Stai bene?”

“Sì, sì..”

Mentiva.

Mentiva spudoratamente anche a se stessa, ormai da troppo tempo.

L’acqua ricadde sopra di lei, ancora una volta, per cercare di lavar via il peccato.

Per cercare di lavar via ogni traccia di tutti quelli che c’erano stati dopo di lui e lasciare soltanto il suo profumo, cercando ancora di sentire le sue carezze.

Uscì fuori e si sedette sul letto, aprì un piccolo cassetto del comodino e ne estrasse un carillon.

Non lo aveva mai più toccato, da quel giorno.

Tolse il finto fondo della scatola e rivide quella foto.

Ancora loro due.

Ancora insieme.

Il suo viso, non molto più giovane di adesso, sorrideva.

Anche lui sorrideva, con i denti anteriori che sporgevano sulle sue splendide labbra.

Sorrise.

La faceva divertire la sua risata.

Le riecheggiò nella mente.

Quante volte l’aveva sentita.

Quante volte, in questi anni, aveva desiderato sentirla.

Passò le dita sopra una vecchia cornice d’argento, gliel’aveva regalata Simone. Mise la foto fra i due vetri e la poggiò accanto al suo cuscino.

Aveva deciso che comunque sarebbe andata, sarebbe rimasto con lei, per sempre.

Il suo pensiero.

Il suo profumo.

I suoi occhi, lui glielo aveva sempre raccomandato..

Non dimenticarti mai dei miei occhi, avevi detto quel giorno in cui le nostre strade si divisero.

E adesso?

Adesso dove sei, angelo mio..

Adesso cosa fai..

Con chi sei..

Mi domando se ripensi mai a me..

Se ti manco quanto tu manchi a me..

Se vorresti riabbracciarmi o se non conto più niente per te..

Io ricordo ancora i tuoi occhi.

Il tuo sguardo.

Il tuo sorriso.

La tua mano a proteggere la mia.

Il tuo cuore sul mio, come uno specchio.

Un puzzle iniziato e mai finito.

Questa è la nostra storia.

Non posso dimenticarti, anche se vorrei.

Vorrei ricominciare e toglierti dalla mia mente.

Ma ormai il tuo nome è intarsiato nel mio cuore e nessuno potrà mai cancellarlo.

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Capitolo 43
*** Capitolo 43° ***


CAPITOLO 43°

Quel giorno, Emy si svegliò con un gran mal di testa, aveva pianto troppo.

Aveva scoperto che i ricordi di un passato mai dimenticato, le facevano ancora molto male.

Guardò il calendario, vedendo una nota sfocata evidenziata di rosa, inforcò gli occhiali all’istante e si rese conto che quello era il giorno che aspettava da tutti questi anni.

Quella sera, lo avrebbe rivisto, ma non sapeva se lui avrebbe voluto rivedere lei.

Aveva passato un intero pomeriggio a girare per negozi con Sophie e scegliere l’abito adatto. Alla fine era caduta sul banale, semplice ma elegante. Avrebbe indossato un tubino nero con una scollatura a girocollo, coperto da un coprispalle quasi trasparente.

Aveva pensato ad ogni cosa.

Come sarebbe stato l’inizio della serata, l’incontro con lui, le piaceva guardarsi allo specchio nelle sue varie espressioni facciali per scoprire cosa avrebbero visto gli altri quando corrugava il viso, poi sorrideva e si dava della stupida.

Entrando in cucina incrociò lo sguardo di Sophie, che beveva la sua solita tazza di latte caldo.

“Com’è andata ieri sera?” le domandò sorridendo.

“Come al solito..”

“E perché di solito non ti fai la doccia alle tre di notte? A parte l’altra sera..”

“Non ti si può nascondere niente eh..” ammise la biondina aprendo il frigorifero.

La luce fioca dell’apparecchio le fece rimpicciolire gli occhi in due piccole fessure, afferrò un budino al cioccolato e lo richiuse, sedendosi accanto alla cugina.

“Ok, ieri è stato diverso”

“Questo lo avevo capito, cazzo eri con Misha!! Lo desidera mezza, per non dire tutta, redazione!!”

“Sophie!!” la rimproverò lei.

“Che c’è? E’ la verità..”

“Ok, ok..comunque era come se rivedessi lui, non è stato affatto bello per me..”

In quel momento il cellulare squillò per l’arrivo di un nuovo messaggio.

Gli occhi di Sophie si fecero furbi come il suo sorriso e la invitò a leggere a voce alta.

“Vengo a prenderti dopo la festa stasera e andiamo a casa mia, non accetto rifiuti…ma è completamente andato!!”

La moretta scoppiò a ridere sbattendo ripetutamente la mano sul tavolo di legno.

“Ahhahaha!! Misha si è innamorato eh..”

“No, Misha non ha capito un cazzo della vita, ma non si vede che sono innamorata di Bill????” urlò la biondina.

Sophie si pietrificò.

Non aveva più sentito quel nome da troppo tempo ormai e non si aspettava che Emy lo dicesse, così apertamente.

“Stai bene?” le domandò preoccupata.

“Sì, sto benissimo..no, anzi, sto malissimo visto che stasera lo rivedrò!!”

“Calma Emy!! Il vestito ce l’hai, sei bellissima e soprattutto sai di essere la sua anima gemella..”

“E allora perché quella figlia con lui non ce l’ho io? Spiegamelo!!” esclamò la biondina arrabbiata.

“Non lo so!! So solo che vi amate come nessuno e non lo dico perché sei mia cugina, ma perché vi ho visti quando eravate insieme!!”

Emy abbassò lo sguardo e scivolò sulla sedia.

Colpita e affondata.

Erano esattamente le parole che le riaffioravano sempre in mente.

Sempre loro.

Sempre uguali.

Lui.

E quella canzone.

La sua canzone.

Aveva cercato di dimenticare quelle parole, ma dopotutto i ricordi, esistono proprio per essere rievocati.

La memoria.

La paura di ricordare momenti felici, perché fanno troppo male.

Perché adesso sono troppo lontani.

E perché adesso vorresti riviverli, senza averne la possibilità.

“Ce la farai!!” disse Sophie poggiando una mano sopra il braccio di Emy.

Lei l’accarezzò e le sorrise.

“Come farei senza di te..”

Ti voglio bene Sophie..

Non sparire mai dalla mia vita, non saprei cosa fare..

“Dai!! Cos’abbiamo da fare oggi?” disse alzandosi.

“Devo collegarmi un attimo per vedere le lettere che mi sono arrivate..”

“Ok..ah!! Ieri pomeriggio è arrivato un pacco per te..l’ho messo in soggiorno”

“Grazie..”

Lo trovò accuratamente poggiato sopra il mobiletto delle fotografie, così soprannominato perché era stato ricoperto interamente da foto della loro infanzia insieme.

Strappò tutte le carte che lo avvolgevano e alla fine trovò un libro: “Poesie d’amore”. Un’intera raccolta di tutte le più belle poesie d’amore scritte in tutti i tempi.

Ma chi cazzo è?

Come faceva a sapere che sognavo questo libro da troppo tempo..

Poi aprì un bigliettino rosa con il suo nome sopra:

-Leggile attentamente, sono tutte per te-

“Allora? E’ l’ammiratore segreto?” domandò Sophie.

“Sì, ma adesso sto cominciando ad innervosirmi..”

“Perché? E’ una cosa bellissima!!” esclamò la moretta tutta eccitata.

“Mi danno fastidio tutte queste attenzioni, soprattutto se non so chi è..potrebbe anche essere un maniaco..”

“Emy!!” la riprese sua cugina.

“Sì?” domandò sorridendo.

“Un maniaco non sa tutte queste cose di te..”

E’ assolutamente vero..

Ma chi potrebbe essere stato?

Andreas, non credo proprio..

Misha!!

No, perché continuerebbe ad assillarmi con tutti questi regali..

“Hanno suonato!! Vado io..” annunciò Sophie correndo verso il citofono “Chi è? Come? Ehi!! Rispondi!! Ma guarda che modi..”

“Chi è?”

“Non lo so, ha detto che c’è una lettera per te e poi è andato via..”

“Esco io..”

“Sta attenta..” la raccomandò.

Andò velocemente a vestirsi e scese al piano terra correndo fra le scale, grazie alle sue nuovissime scarpette da ginnastica.

Vide una bustina gialla posata a metà della sua cassetta delle lettere. La prese e la aprì.

-Ciao Emy, non avrò mai il coraggio di darti questa lettera di persona, è per questo che sicuramente te la spedirò. Non voglio dirti quanto mi sei mancata in questi anni, forse troppo e io sono stato uno stupido a farmi fermare dalle scuse che mio fratello mi imponeva. Io volevo vederti, parlare, chiarire fin da subito ma non me ne è stata data la possibilità. Come sai siamo andati subito in America dopo il vostro addio e io non ho più saputo nulla di te e ho pensato che non mi avresti mai voluto rivedere. Stasera ci sarò anche io, alla festa intendo. Spero di riabbracciarti forte e di non lasciarti mai più. Con affetto, alla mia unica topa, Tom-

Quando una lacrima le appannò gli occhi, era già entrata in ascensore. Aveva chiuso le porte al mondo ed era salita su, premendo un solo numero.

Premeva la lettera al cuore, come se potesse infonderle quel calore che fino ad ora le era mancato.

Tom.

Il suo unico vero appiglio.

Tom.

La sua unica luce.

Tom.

Sempre e solo Tom.

Un amico fedele.

Un amico vero.

Un amico che aveva abbandonato per semplice stupidità.

Un amico che si era sentito solo, soltanto per colpa loro.

Avevano diviso un gruppo.

Un gruppo forte.

Che aveva resistito da sempre contro tutto e tutti.

L’amore li aveva fatti innamorare.

L’amore li aveva fatti ubriacare d’egoismo, prepotenza, invidia e gelosia.

E loro non se n’erano nemmeno accorti.

Mentre il mondo intorno a loro continuava a girare.

E loro si sentivano al centro del mondo.

Solo loro.

Ma in fondo, avevano sofferto tutti.

Tutti coloro che li volevano bene.

Erano stati costretti a fare una scelta, che sembrava più che ovvia.

Emy aveva preso con sé Andreas e Sophie.

Bill aveva preso Tom.

Bill si era portato una grande parte del suo cuore.

L’amore e l’amicizia.

Ma d’altronde erano fratelli e Tom non avrebbe potuto fare altrimenti.

Quando Emy entrò in casa fece preoccupare Sophie, che le corse incontro.

“Che succede?” le gridò.

“Leggi..” disse soltanto.

Andò a rintanarsi nella sua stanza, a nascondersi sotto quelle coperte che la dividevano dal mondo.

Dopo pochi attimi Sophie entrò in camera, si sedette accanto a lei e le accarezzò i capelli.

“Dovresti solo essere felice..”

“L’ho abbandonato, Sophie, l’ho abbandonato senza motivo..”

“Ma lui ti vuole ancora bene!!”

“ Lo so e mi domando come faccia” sussurrò lei.

“Non ci pensare, adesso riposati, ti porto il computer e ti distrai un po’ e da pomeriggio inizia il restauro!!” esclamò portando un pugno in aria.

Emy scoppiò a ridere, anche se gli occhi erano ancora gonfi.

“Non lo chiamavi così da tanto tempo..”

“Adesso è tornata quella parte della nostra vita e non voglio dimenticarla”

“Hai parlato tu con Tom, vero?” domandò la biondina.

“Mi ha chiamata ieri..ci siamo rivisti, ma non mi ha promesso niente, poi sto con Kyle, Emy non lo so..” ammise Sophie.

“Avrai tempo per pensarci, adesso devo lavorare..”

“Ma poi hai risposto a quella bambina?”

“Sì, sto aspettando la sua e-mail..”

Sophie appoggiò il portatile sulle gambe di Emy.

Cliccò sulla sua posta elettronica.

Aveva ricevuto 28 nuovi messaggi.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44° ***


CAPITOLO 44°

“Come sto?” disse la biondina uscendo dalla camera.

“Sei una dea!!” esclamò Sophie.

Il pomeriggio era passato veloce.

Niente.

Nessuna e-mail di quelle che aspettava.

Quella bambina non aveva risposto, come se fosse scomparsa nel nulla.

Ma adesso non ci pensava più.

Erano già in ritardo, Sophie afferrò le chiavi della macchina e scesero giù a prenderla.

“Aspettami!!”

“Se ti sei presa dei trampoli io che posso farci?” si lamentò la moretta entrando in macchina.

Guidava lei.

Guidava sempre lei, quando andavano a far la spesa, a comprare qualcosa, ad intervistare qualcuno. Soltanto perché Emy adorava buttarsi giù dalla macchina in fretta e fare ciò che doveva, nel minor tempo possibile e Sophie le correva sempre dietro, tentando di calmarla.

“Gira a destra…eccolo!! Lì c’è un posto!! Sophie, sto morendo, è ufficiale!!” disse Emy toccandosi il cuore.

“Smettila e non mi far fare un incidente”

“Ma capisci che mi trovo fra due dimensioni!! Sono tra la vita e la morte. Sto camminando su un filo troppo piccolo!!”

“Emily” disse con calma la cugina mettendo il freno a mano.

“Eh!?” rispose lei con un dito in bocca.

“Chiudi il becco, porta il culo fuori da questa macchina, va da lui e conquistalo!!”

“Signor sì, signore!!” esclamò stando ai suoi ordini.

Arrivarono all’ingresso e videro Jason avvicinarsi, marpione come sempre.

Fece il baciamano ad entrambe e porse una rosa rossa ad Emy e una bianca a Sophie.

“Due belle signore così non passano inosservate..” disse sorridendo tra le luci soffuse del locale.

“Grazie Jason!! Sono tutti arrivati?” domandò irrequieta la biondina.

“Sì, credo che Andreas ti cerchi da un bel pezzo”

“Allora noi andiamo, ci sentiamo, grazie” disse liberandosene prima che le potesse chiedere qualcosa di troppo intimo.

“Anche lui vuole una scopatina eh?” chiese Sophie a denti stretti.

La biondina annuì e lei sorrise guardando la miriade di gente che apparve ai loro occhi.

La sala era gremita.

La musica assordante.

Le luci soffuse.

Ed Emy non riusciva a vedere nulla fino a quando una mano non le si posò sulla spalla.

Tu-tum.

Tum. Tum. Tum. Tum.

Il suo cuore stava per impazzire.

Lo sentiva.

Quei battiti aumentavano alla velocità della luce, no, molto più velocemente. Strizzò gli occhi e si girò.

E tirò semplicemente un respiro di sollievo quando scoprì che era Andreas.

“Mi hai fatto prendete un colpo, stronzo!!” gli disse all’orecchio.

“Guarda che sei in ritardo” disse lui scherzando.

Lo abbracciò forte, gli diede un bacio sul collo e gli sussurrò i suoi tanti cari auguri.

E fu un attimo.

Uno di quegli attimi che ti traggono in inganno.

Uno di quegli attimi che non vorresti vivere mai.

Una morsa allo stomaco.

Un colpo in testa.

Una stretta di mano troppo serrata.

Lo vide.

Avrebbe riconosciuto la sua figura anche in mezzo ad un milione di persone.

Stava ridendo.

Rideva come una volta.

Rideva come sempre.

Non era cambiato affatto.

E rideva insieme a Tom, che accanto a lui, versava qualcosa nel suo bicchiere.

I suoi capelli erano ancora perfettamente lisci e neri, ricadevano dritti sulle sue spalle, coperte da un golfino nero a collo alto. Il suo fisico era rimasto lo stesso, alto, snello e longilineo, le gambe erano fasciate da dei pantaloni neri probabilmente disegnati da lui.

Bello come un Dio.

“Emy, stai bene?” le domandò Andreas “Emy!! Oh, cazzo!”

“Lui..l-lui..è-è..l-l-lui?” balbettò inconsapevolmente.

“Lo sapevo che un giorno di questi l’avremmo persa..” disse Sophie abbattuta.

Il biondino scoppiò a ridere e la prese per mano.

“Sai che c’è? Che adesso andiamo lì e li saluti...”

“Cosa?? Tu sei matto!” disse Emy ribellandosi.

“Ma sogni questo momento da mesi!!” rispose lui.

“Non è così che deve andare, deve essere casuale, romantico…”

”Sì, sta sognando!! Emy!!! Sveglia!! Siamo alla festa di Andrè..” la riprese Sophie.

“Ah-ah-ah, molto divertente devo dire..” rispose in tono sarcastico.

Andreas la prese per i fianchi e la spinse verso di loro, ma non li vide più.

Si voltò e vide Bill sedersi su un divanetto e Tom allontanarsi per prendere probabilmente qualcosa da mangiare.

Quello era il momento.

Non poteva farselo sfuggire.

Sophie e Andreas scrutavano tutto da lontano, videro Tom riavvicinarsi e lo bloccarono per la maglia.

Respira Emy.

Reeespira.

Perché tu devi stare calma.

Inspira.

Espira.

Inspira.

Espira.

Bene, adesso vai là, ti siedi, lo guardi negli occhi, lui ti guarda negli occhi e ti sciogli come un liquame sul divanetto del locale.

Non c’è male direi come inizio.

Respirò fino in fondo e si avvicinò con un bicchiere in mano.

“Buonasera” disse distraendolo dai suoi pensieri.

Si voltò.

Di scatto.

Senza darle nemmeno il tempo di riflettere su quello che stava facendo.

I suoi occhi.

I suoi occhi ancora su di lei.

Ancora una volta.

Dolci.

Caldi.

Belli.

Le sue labbra si distesero in un sorriso, si alzò e le diede un bacio sulla guancia.

“Come stai?” le chiese invitandola a sedersi.

“Bene e tu?”

Come menti bene, mia cara.

“Sono un po’ giù, ma passerà..” ammise lui giocando con il bicchiere di vetro.

“Che è successo?”

Le venne spontaneo.

Come una volta.

Erano sempre stati così, non riusciva a cancellarlo.

“Scusa, non sono fatti miei..” disse abbassando lo sguardo.

“No, no!! Anzi, mi ha fatto piacere..ho dei problemi con..con..” diventò paonazzo in un momento e fece ricadere i capelli sulle guance per coprire l’imbarazzo “..con mia figlia..”

“Mi dispiace, i bambini sono la cosa più bella che possa capitare, spero non sia niente di grave, ma a chi somiglia? Sono molto curiosa di saperlo..”

“E’ bionda e ha gli stessi occhi di Tom, della madre non ha preso niente per fortuna..” disse sorridendo.

Eccolo.

L’altro elemento che faceva sciogliere il cuore a lei.

Il suo sorriso.

Tenero.

Malinconico.

Leggermente sereno.

Si sentiva di nuovo viva.

Sentiva qualcosa di strano dentro di lei.

Sentiva le stesse cose di qualche anno fa.

“E’ una bellissima donna..”

“E’ una madre pessima, anzi, non è una madre..”

“Ha avuto qualche problema con l’alcool, ma questo non vuol dire che non voglia bene a..come si chiama?” chiese la biondina.

“Ehm..si chiama..si chiama Emily..”

Sopresa.

Sopresa.

Sopresa.

Rabbia.

Sconforto.

Felicità.

Malinconia.

Rancore.

Un marasma di emozione invasero il corpo di Emy.

Non avrebbe mai immaginato che l’avesse chiamata come lei.

Come poteva essere accaduto?

“Emily..” ripetè imbarazzata bevendo un goccio di vino.

“Sì, mi è sempre piaciuto il tuo nome, lo sai..”

“Magari la chiami anche Emy..” propose lei.

“Quando mi fa arrabbiare la chiamo Emily, le altre volte sì, come te”

Quel muro di ghiaccio che fino a qualche anno fa resisteva forte e duro, adesso stava calando come se delle forti fiamme venissero alimentate dalle loro stesse anime per scioglierlo più in fretta possibile.

Le loro mani si contorcevano nervosamente, diventando bianche e poi rosse per l’imbarazzo.

Quel gioco di sguardi.

Sguardi truccati.

Sguardi fugaci.

Sguardi nascosti.

Duri e deboli.

Forti e profondi.

“Ho visto che hai avuto quello che volevi..” disse lui mentre la musica aumentava.

“Cosa??” urlò lei.

Le si avvicinò all’orecchio.

Sentì di nuovo il suo profumo.

Chiuse gli occhi e riuscì a percepire il calore del suo respiro sul collo, sulla sua pelle.

Brividi.

Brividi.

Brividi.

Brividi forti e caldi, dettati da quella parte di lei destinata a vivere soltanto con lui.

“Sei diventata una magnifica giornalista, leggo sempre la tua rivista”

“Ah sì?” domandò sorpresa.

Che bello.

No!!!

Assolutamente no!!

E’ una tragedia!!

Un’eresia!!

La mia rubrica fa schifo!

Perché devi proprio leggerla tu..

Tutti quei riferimenti..l’avrai già capito da tempo che ti amo ancora..

D’altronde, cosa posso nasconderti, Bill?

“Che ne pensi?”

“Penso che dici sempre la cosa giusta, alla persona giusta, al momento giusto..” ammise bevendo una goccia di vino.

Lo sguardo di Emy si soffermò sulle sue mani.

Candide.

Bianche.

Sempre perfette in ogni particolare.

Le sue unghie sempre nere, come la sua anima.

Non un nero scuro, patetico, malinconico.

Un nero perlato.

Una sfumatura che pochi riescono a vedere.

Quel nero dolce, elegante, libero da ogni male.

“Mi ha fatto piacere rivederti..”

“Te ne va già?” chiese lui.

“No, no..” rispose imbarazzata “Volevo solo dirtelo..”

Quello sguardo timido.

Quello sguardo ansioso e dubbioso, lui lo conosceva bene.

“C’è qualcosa che non và..”

“No, no, assolutamente!!” insistette lei.

“Non era una domanda”

Pietrificata.

Semplicemente immobilizzata da quelle parole.

“Sì ho qualche problema, ma sono cose di lavoro, le solite..” mentì.

Lui sorrise, guardò il bicchiere e poi di nuovo lei.

“Hai imparato a dire le bugie?”

“No!!”

“Oh sì..”

“Ma no..e poi non è il momento e il luogo adatto per parlare di questo, stasera voglio divertirmi..”

“Quella è la pista, sei libera di farlo..” disse indicandola.

Lasciandola andare.

Lasciandola via.

Libera di scegliere.

my si alzò piano.

Gli sorrise e si allontanò mentre il cuore le balzava in petto come una molla.

Maledicendo se stessa per quello che stava facendo.

“Emy!!”

Sentì qualcuno chiamarla.

Si girò.

Sorpresa.

“Che ci fai tu qui?”

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Capitolo 45
*** Capitolo 45° ***


CAPITOLO 45°

Le apparve così.

Inaspettatamente sparato a mille nella sua vita, senza che lei lo avesse voluto.

Ma evidentemente aveva fatto qualche errore di troppo, qualcosa di sbagliato.

Perché lui era lì, davanti a lei, contro ogni sua volontà.

“Avevo voglia di vederti, non riuscivo a stare lontano da te..” disse cercando la sua mano.

Emy si girò verso Bill, lo vide alzarsi di scatto e sparire tra la folla.

No.

Non poteva farlo fuggire ancora una volta.

“Misha io e te non abbiamo niente in comune, non c’è niente e non potrà mai esserci, mi dispiace..” disse lasciandolo impietrito fra luci di mille colori mentre il suo volto rifiutava quelle parole.

Lo guardò.

Occhi negli occhi.

Cercò quell’oro nei suoi, ma non lo trovò.

E doveva.

Per vivere.

Per respirare.

Per esistere.

Si girò e lo cercò tra la folla mentre i suoi passi diventavano pesanti, mentre tutti cercavano di opprimerla, di allontanarla da lui.

“Scusate!! Scusate, permesso!!” urlava.

Ma nessuno la sentiva.

Erano tutti troppo occupati a divertirsi, troppo occupati a sorridere.

Un attimo che i suoi occhi non si fecero sfuggire.

Si accorse dei rasta di Tom allontanarsi e seguire il moro.

Non andare, Bill!!

Cazzo, fermati!!

Aveva dimenticato il terribile dolore ai piedi che la assillava da una sera, adesso voleva seguirlo, doveva spiegargli.

Voleva che tra loro due tutto fosse più chiaro.

Voleva riuscire a vedere uno spiraglio di luce nel suo futuro, ancora con lui.

Ancora insieme.

Più forti di prima.

Una storia che non ha mai fine.

Una storia che ti rincorre anno dopo anno.

Giorno dopo giorno.

Attimo dopo attimo.

E vorresti dimenticarla.

Ma non puoi.

E vorresti cancellarla.

Ma non riesci.

Li vide aprire una porta e richiuderla dietro sé.

Era fatta di vetro e dentro non si scorgeva nemmeno una luce, o perlomeno, così sembrava.

Emy fece un grosso respiro e abbassò la maniglia dorata, che le rivelò un’altra piccola saletta dove delle coppie tranquille stavano passando la loro serata.

E poi li vide.

Loro due.

Discutere.

In fondo alla sala.

Il suono dei suoi tacchi rimbombò in quella stanza dalla quale il mondo esterno era stato escluso. Non c’era stata una persona che non l’avesse guardata, che non avesse ammirato la sua bellezza.

Il suo sguardo.

Quello sguardo color oro posato ancora su di lei.

E quel sorriso amaro.

E quei battiti sempre più veloci.

Ad ogni passo.

Sempre più veloci.

E il respiro affannato.

E le mani sudate.

E le gambe tremanti.

“Cosa ci fa quello qua?” le domandò il moro infastidito.

“Tom, vorrei che ci lasciassi un attimo soli..”

Il rasta guardò Bill che annuì e si allontanò con un timido sorriso, forse sperando che per una volta tutto andasse nel verso giusto.

Emy si sedette accanto a Bill, che nel frattempo le aveva fatto posto su quel divanetto di velluto viola.

Quella sensazione.

Quegli occhi addosso.

Così pesanti.

Così dubbiosi.

Così indagatori.

Da quanto non li indossava..

“State insieme? E’ per questo che è venuto?” insistette lui.

“No!! Ma sei matto!! Io insieme a Misha??” sbraitò la biondina.

“Non mi stupirebbe nulla ormai…”

“Cosa vuoi dire?”

“Andiamo Emy!! E’da quando avevamo vent’anni che lui ti correva dietro come un cagnolino e tu non l’hai mai capito!! Quelle foto, i pedinamenti, tutte quelle ore sprecate per sapere cosa facevo e poi finalmente la svolta!! La scusa con la quale conquistarti e portarti via dal cattivo della situazione!” esclamò diventando paonazzo.

Ma cosa cavolo dici, Bill..

Perché a volte sembra tutto così difficile?

Perché non si può risolvere tutto con un bacio!!

Perché non esiste una macchina del tempo..

Riscriverei tutto.

Riscriverei me.

Riscriverei te.

Riscriverei noi.

E inventerei la più bella favola che sarebbe mai potuta esistere.

Invece no.

Al destino non piacciono queste cose.

Il caso non ci ha mai voluto regalare niente e alla fine?

Alla fine ha vinto.

Osservo come mi guardi.

Odio.

Disprezzo.

Forse desiderio di capire cosa ci è successo in tutti questi anni di bugie, di ipocrisie, di silenzi mai riempiti con delle parole, credendo fosse tutto inutile..

Emy spostò una ciocca dal suo viso e Bill le prese la mano, si era accorto, tremava.

La mise fra le sue.

Calde e suadenti come sempre.

“Stai tremando..”

“E’ che ho tanta rabbia dentro..” sussurrò lei.

Torturava il labbro come fosse il suo nemico.

Il moro le sorrise e l’abbracciò.

Emy chiuse gli occhi.

Il mondo le si oscurò davanti ma sentiva di essere al sicuro, dove nessuno avrebbe mai potuto renderla infelice.

Sentì la sua mano accarezzarle i capelli e poi scendere per la schiena.

“Sai che ti dico?” le disse staccandosi da lei “Non me ne frega niente di Misha, mi basta sapere che non ci stai insieme, non avrei mai potuto crederci..”

“Nemmeno io..posso dirti una cosa, Bill?”

Lui annuì.

“Sono felice di averti di nuovo nella mia vita”

“Anche io, Emily..”

Emily.

Emily.

Emily.

“Quando non ci sarò, ricordati di me, Emily. Ricorda che ti ho voluto bene, tanto bene e se un giorno guarderai il cielo, la stella che brilla di più sarò io. Quella che ti ascolterà sempre..”

Mi manchi, papà.

“Scusa..” disse la biondina asciugando una piccola lacrima sgorgata appena sulla guancia.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?”

“No! No! E’ solo che così mi ricordi mio padre..” disse mentre le labbra le tremavano.

“Paul!!” esclamò il moro mettendo una mano davanti alla bocca “No!!”

“Sì, è successo qualche mese fa, ha avuto un problema al cuore e..”

“Oddio scusami!! Non ti avrei chiamato così!! Posso..”

“Emy!! Per te sono sempre la tua Emy..non sono cambiata..” sussurrò lei.

“Insomma, sei diventata bellissima..”

“Non esagerare” rispose arrossendo violentemente.

Il moro si alzò, le tese la mano e lei accettò.

“Andiamo a divertirci, Emy!! Per stasera ci sono state già parecchie sorprese..”

“Hai ragione..” ammise lei.

Si trasferirono nuovamente nell’altra sala, dove si accorsero che l’atmosfera era decisamente cambiata.

Andreas stava soffiando le candeline davanti agli ospiti e subito dopo partì una canzone.

Non una qualsiasi.

La loro canzone.

Il biondino guardò verso di loro e sorrise.

“Signorina, permette questo ballo?” chiese il moro inchinandosi.

“Ma certo, mio cavaliere” rispose lei.

I loro corpi si avvicinarono fino a sfiorarsi.

Un’emozione nuova li travolse.

Un brivido percorse la schiena di Emy quando appoggiò la testa sulla spalla di Bill.

Chiuse gli occhi.

Lei era lì.

Con lui.

Le bastava sapere soltanto questo.

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Capitolo 46
*** Capitolo 46° ***


CAPITOLO 46°

Sembrò che quel ballo durò un tempo infinito.

Ma come tutte le favole, anche quella stava terminando.

E come Cenerentola fu costretta a staccarsi dalla spalla del suo principe, senza però poter poggiare le labbra sulle sue.

La folla cominciò a lasciare la sala, fin quando si ritrovarono soli.

Ancora loro.

Tom e Bill ridevano con Andreas, intento a spacchettare i suoi regali come un bimbo. Sophie ed Emy invece sedute in un angolo ridevano con un bicchiere di champagne in mano.

“Le signorine come voi dovrebbero già essere a casa..” commentò il rasta avvicinandosi.

“Lasciami bere un altro po’!!” esclamò la biondina poggiando il capo sulla spalla della cugina.

“E’ già ubriaca!!” scherzò Sophie.

“Ah ecco!! Finiamo bene, eh..vuoi che ti accompagni?” chiese il rasta sorridendo.

“Tranquillo, ce la faccio..dai, Emy, metti un braccio attorno al mio collo e alziamoci, piano!!”

La moretta sollevò la cugina con fatica e poi caddero entrambe sulle sedie.

Lo sguardo del rasta assunse un’espressione divertita, di chi sta ad aspettare che qualcuno chieda il suo aiuto.

“E va bene..” disse Sophie senza speranze “Aiutami a prenderla..al mio tre?”

“La prendo in braccio!! Toglile quelle forche, non vorrei mi pungessero il sedere..”

La moretta scoppiò a ridere mentre Emy continuava ad esprimere ammirazione per il gusto con cui era stata arredata la sala.

“Ragazzi io direi di andare..” disse il rasta facendo segno verso la biondina su di giri con lo sguardo.

“E’ ubriaca?” chiese Andreas.

“Tu che dici?” domandò il moro divertito.

“Non cambierà mai, meno male che siamo tutti insieme, se fosse stata con un uomo non so fino a che punto avremmo potuto rivederla..” constatò il biondino.

“Andrèèèèè!!” gridò lei scalpitando.

“Aia” urlò Tom dopo aver ricevuto un pugno sulla schiena.

“Che c’è?”

Emy gli fece segno di avvicinarsi e poi gli sussurrò una cosa all’orecchio.

Lui si mise a ridere e le disse di rimanere in silenzio.

“Cosa ti ha detto?” chiese Bill curioso.

“No, niente, stupidaggini di un’ubriaca..” rispose guardando Sophie.

Il festeggiato corse in macchina dopo aver ringraziato Jason a dovere.

Aveva scelto di guidare l’auto di Sophie, portando a bordo Emy e Bill, che cercava di soccorrerla in ogni sua richiesta nel miglior modo possibile, mentre Tom e Sophie li seguivano dietro con la scura Cadillac, che non riusciva a passare inosservato nemmeno durante la notte.

“Bill, mi vuoi bene?” gli chiese la biondina.

“Ma certo che ti voglio bene..”

“Ah no perché io ti amo..” rispose lei.

“Ehmm..ahhhhhh!!” urlò Andreas intonando una specie di canto lirico per coprire la dichiarazione dell’amica.

“Andrè ma sei matto? Mi stavi rompendo il timpano..” rispose il moro infastidito toccandosi l’orecchio dolorante.

“Ehm..dovevo schiarirmi la voce, lo sai che odio averla rauca”

“Sì ma potevi farlo con più accortezza”

Emy poggiò la testa sulla spalla di Bill e chiuse gli occhi, lasciando le labbra semiaperte. La mente aveva perso il controllo del suo corpo da tempo, il moro la prese tra le sue braccia e cominciò ad accarezzarle i capelli.

Bill mi sta accarezzando i capelli..

E’ tutto come prima?

Sì, forse stavo solo sognando..

“Emy..”

“Emy, dai, svegliati!!”

“E’ mezzogiorno..e dai non fare finta di non sentirmi..”

Si girò da una parte e si accorse di essere sul suo letto.

Ancora con gli occhi chiusi provò a toccare il cuscino, le lenzuola, le coperte..sì, erano sue.

Aprendo una piccola fessura azzura riuscì a distinguere la sagoma di Sophie vagare nella stanza spolverando di qua e di là.

“Finalmente!!” disse con le mani ai fianchi.

“Buongiorno anche a te, Sophie..” miagolò strofinandosi gli occhi e allontanando le coperte dal suo corpo.

Si guardò intorno.

Nessuno.

Cercò di sentire qualche rumore provenire dalle altre stanze.

Niente.

Era forse stato un sogno?

“Sophie?”

“Eh..” rispose mentre aggiustava allo specchio la sua avventata pettinatura mattutina.

“Ma ieri Bill è stato qui? O l’ho sognato?”

Lei si mise a ridere.

“No, non l’hai sognato..è stato qui fino a qualche ora fa!! Non ne volevi sapere di lasciare la sua mano e allora si è dovuto sdraiare accanto a te..”

“Davvero? E poi? Cos’è successo?” domandò curiosa.

“Niente, appena ti sei staccata è dovuto andare, era preoccupato per sua figlia..”

Ma certo..

Emy..

Sono stata un’egoista..

Eppure dovrò cercare di ricordare qualcosa..

“Perché ci siamo lasciati?” domandò la biondina mentre l’orologio scorreva veloce quasi verso l’alba.

“A volte non c’è un perché, ma io credo.....” rispose il moro accarezzandole la mano.

Cazzo.

Emy sbattè forte la mano sul materasso.

Non riusciva a ricordare altro.

Riusciva a rivedere solo piccoli flash che ogni tanto la sua memoria le regalava.

Il suo sorriso.

I suoi occhi imbarazzati.

Le sue mani che aggiustano quei capelli mai fuoriposto.

Niente.

Nient’altro.

Solo lui sapeva cos’era successo quella notte.

“Stai bene, Emy?” le chiese Sophie.

“Sì, diciamo di sì..”

“Hai intenzione di rivederlo?”

“Non lo so, Sophie. Mi farei soltanto del male se non fosse quello che vuole anche lui, per me sarebbe un’altra tragica delusione, non so se riuscirei ad accettarla..”

“Non lasciarlo scappare un’altra volta per paura di soffrire, io posso dirti soltanto questo, poi sta a te decidere..” disse la moretta continuando a spolverare.

Andò via.

La lasciò sola.

Era arrivato il momento di porsi quelle domande.

Era il momento di scegliere tra quel bivio che aveva sempre temuto.

Era arrivato il momento di affrontare il suo cuore a testa alta.

Non sarebbe più scappata.

Di questo ne era certa.

Passò lo sguardo in tutta la stanza, in cerca o in mancanza di qualcosa.

Niente.

Eppure era come se qualcosa non ci fosse più, come se fosse scomparsa.

La foto!!

Si alzò di scatto per cercare dentro l’armadio, sopra le sue mensole, dentro i cassetti e infine dentro i piccoli cassetti del comodino, forse il posto più stupido o forse quello più ovvio.

Sì.

La cornice d’argento era lì, ma la foto no.

Al suo posto c’era un bigliettino, riconobbe la scrittura di Bill e lo lesse.

-Chissà se un giorno potremo essere di nuovo così felici-

E adesso cos’è?

Una dichiarazione?

Dopo cinque anni di assenza?

Dopo essere sparito dalla mia vita e aver lasciato un enorme vuoto nel mio cuore?

Perché mi è così difficile perdonare..

Eppure una volta è successo e guardati, Emy, sei ancora sola.

Hai perdonato e hai fallito.

E allora a cosa serve aprire il proprio cuore, perdonare l’amore per i suoi sbagli se poi niente e nessuno riesce a ripagarti di quello che dai?

Cos’avrò in cambio?

Odio?

Delusioni?

Illusioni?

Strappò il fogliettino in mille pezzetti e li lasciò volare per la stanza.

Si posarono dappertutto, come piccole piume sparse al vento.

Afferrò un paio di blue jeans e li indossò.

Istintivamente.

Prese una maglia verde dentro l’armadio e un cappotto beige.

“Sophie, prendo la macchina..” urlò sperando che la sentisse.

“Va bene, non fare tardi, io preparo il pranzo!!”

Il primo obiettivo era stato raggiunto.

Libera per qualche ora.

Libera di andare dove voleva.

Di fare ciò che desiderava di più.

Trovò di nuovo quell’insegna dopo mesi.

La vide, verde e leggermente più impolverata e vecchia di come l’aveva lasciata.

Percorse l’autostrada immersa nel verde e nei suoi pensieri.

La sua mente vagava più velocemente di quella macchina.

Il suo cuore palpitava più forte di quel motore.

Eccola.

Quell’entrata tanto temuta e nello stesso tempo desiderata.

Nostalgia.

Leggera tristezza di una mattina d’autunno che lascia cadere le foglie ovunque e aspetta di rifiorire, un giorno.

Lo vide, quel cancello marrone e allo stesso modo lo superò.

Poi gli alberi.

Le altalene e qualche ragazzino che giocava con il suo pallone, come tante volte aveva fatto anche lei.

Parcheggiò l’auto di fronte e scese.

Vide un’ombra.

Un’ombra che troppo volte aveva visto e raramente non avrebbe riconosciuto.

Era di nuovo lui con qualche anno in più e una leggera voglia di amore.

Il vento accarezzava quel viso d’angelo e i suoi capelli ondeggiavano lasciando agli osservatori soltanto l’oro di quegli occhi unici.

Si avvicinò dosando la forza dei suoi passi, ma lui l’aveva già sentita e riconosciuta ma non si voltò a guardarla.

“Sapevo che saresti venuta..”

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Capitolo 47
*** Capitolo 47° ***


CAPITOLO 47°

Il solito freddo autunnale le accarezzò il viso, graffiandolo leggermente.

Si sedette sull’altalena accanto al moro e si lasciò cullare da quel suono di una catenella ormai troppo arrugginita fra le sue mani.

“Perché sei qui?” gli domandò mordendosi il labbro.

Lui sorrise e la guardò.

“Per il tuo stesso motivo..”

Se lo aspettava, rispose al suo sorriso, distendendo le labbra semicoperte dalla sciarpa.

“Ne sei proprio sicuro?”

Annuì fissando gli occhi dentro i suoi.

E ancora una volta si lasciò attraversare da quella strana sensazione di nudità, che sentiva soltanto davanti a lui.

La sua anima non aveva mai avuto segreti davanti a quello sguardo.

E nemmeno il suo cuore.

“Mi piacerebbe farti conoscere Emy, l’ho portata da mia madre oggi”

“Ah!! E’ per questo allora che sei qui..” commentò.

“Ti ricordi quella notte e quella stella che chiamammo con..”

“..i nostri nomi?” continuò lei.

“Sì!!” esclamò il moro ridendo imbarazzato.

“E come potrei dimenticarla”

“L’altra sera guardava il cielo..” confessò Bill.

Era lì, davanti a lei.

Bello più che mai.

Irraggiungibile.

Inarrivabile.

Inarrestabile.

Quel giorno i suoi occhi brillavano di più.

Sembrava quasi che si sciogliessero a contatto con la luce del sole.

Il suo sorriso, invece, era sempre lo stesso, perché in fondo nulla era cambiato.

Forse loro.

Forse era soltanto cresciuta qualche ruga in più sui loro visi.

Qualche capriccio in più.

Qualche esperienza in più.

Ma le anime erano rimaste le stesse.

Stessi sogni.

Stessi desideri.

Stesse ambizioni.

Non erano mai cresciuti da quella sera in cui diedero i loro nomi a quella stella.

“L’hai vista?” chiese lei di scatto.

“Sì, pulsava ancora o almeno credo sia stata lei”

“Aveva smesso” ammise la biondina lasciando che i capelli le scivolassero sul viso per coprire il rossore sulle guance.

“E’ vero..” rispose lui.

Lei.

Lui.

E poi ancora loro, per qualche attimo.

Quei silenzi ancora una volta pieni di parole mai dette.

Quelle chiare e terribili sensazioni.

Quelle temibili e nostalgiche emozioni.

Lo vide dare un’occhiata al cellulare e poi rimetterlo in tasca.

Si alzò e si scrollò la polvere dal sedere, come faceva sempre per essere sicuro di non aver sporcato i pantaloni.

“Devi andare?”

“Vieni con me” le disse porgendole la mano.

Lei mise dentro la sua e lui la tirò su.

Camminarono per quel breve tratto in silenzio, anche se in verità chissà quante cose avrebbero avuto da dirsi, da chiedere l’uno all’altra.

Emy lasciò che andasse un po’ avanti, adorava guardarlo camminare da dietro.

Adorava guardare i suoi passi sull’asfalto.

Adorava vederlo muoversi e compiere anche il gesto più elementare che esista..

“Allora? Vuoi che qualcuno ti investa?” urlò Bill dall’altra parte della strada.

“No, no, arrivo!!” rispose lei correndo verso di lui.

Poi poggiò il dito su quel campanello consumato probabilmente dalle sue stesse dita e una voce femminile gli rispose.

“Mamma sono io”

Il cancello si aprì, come se bastasse soltanto quella parola per aprire un mondo speciale dietro.

Emy vide una piccola bimba percorre il vialetto correndo e una bellissima signora sulla porta raccomandarle di fare piano.

“Papààà!!” urlò la piccola cadendogli fra le braccia.

Lui la sollevò quasi a fatica, poi guardò Emy e sua madre.

“Emily!! Sei..sei..bellissima!!” disse Simone abbracciandola “Come stai?”

“Bene, bene e tu?” domandò timida.

“Come vedi la mia nipotina mi fa stare sempre sveglia!! Ma tu?”

“No, non sono sposata se è quello che intendi e non ho nemmeno figli..”

“Ah..strano!! Perché i maschi lì fuori devono essere proprio stupidi a farsi sfuggire una bellezza simile..”

“Papy ma lei chi è?” domandò la piccola Emy.

“E’ la mia migliore amica, si chiama come te..” rispose Bill sorridendo.

“Ciao”

“Ma tu sei la giornalista che scrive in quella famosa rivista?” domandò la bimba poggiando un ditino sulle labbra.

“Sì, come fai a conoscermi?”

“Ho scritto una lettera un po’ di tempo fa, cioè mi ha aiutato lo zio perché io non so scrivere”

“Una che?? E che c’entra lo zio?” domandò Bill allibito.

”Papà ma ho soltanto scritto che volevo trovarti una fidanzata..” ammise lei abbassando lo sguardo.

“Ma sì!! Emy!! Quattro anni!! Ho capito!!” urlò la biondina.

“Ma cosa sta succedendo qui??” disse il moro lasciando andare Emily giù.

“Niente, Bill, ho ricevuto qualche tempo fa una lettera dove evidentemente Emy voleva trovarti una fidanzata..” spiegò lei.

“E l’ha trovata!!” esclamò la piccolina.

“No, io e Emy non stiamo insieme!!” disse il moro discolpandosi.

Lo sguardo di Simone risparmiò ogni rimprovero e Bill cercò di fare gli occhi dolci, ma invano.

La piccola Emily cominciava ad avere gli occhi lucidi e lui fu costretto a dirgli che aveva ragione e che Emy era la sua nuova fidanzata, così lei lei era saltata in braccio gridandole “mamma”.

La biondina imbarazzata l’abbracciò ma arrossì violentemente, non sapeva cosa fare, non voleva deludere la piccola, ma non voleva nemmeno crearsi false speranze.

“Allora vieni a mangiare da noi stasera?” le chiese mangiando un piccolo orsetto gommoso.

“No, tesoro, stasera no”

“Ma perché!!! Papà!!!”

Cominciò a piagnucolare e Bill fu costretto a darle l’intero pacchetto di caramelle e a chiuderla in macchina con un po’ di musica per farla tranquillizzare.

Amava cantare e ballare sui sedili posteriori, questo l’aveva imparato subito.

“Scusami, Emy è così invadente..” disse il moro mortificato.

“Ma no!! Stai tranquillo, piuttosto adesso vado, ho da lavorare..ci vediamo presto allora”

“Ci vediamo presto..” rispose Bill.

Emy si voltò andando verso la sua macchina, infilò il braccio nella borsa e afferrò le chiavi.

“Emy!!!” sentì il moro chiamarla.

“Sì?”

“Dovremmo farla questa cena?”

“Perché no?” domandò lei.

Lui sorrise e abbassò il suo sguardo nocciola. Si guardò nello specchietto e aggiustò con il polpastrello la matita che era sbavata sotto l’occhio sinistro, poi la guardò ed entrando in macchina le urlò l’orario.

Tolse il piede dalla frizione e la macchina si spense di botto facendole sbattere il mento sul volante.

“Cazzo!! E’ caduto il cellulare..” borbottò.

Un appuntamento.

Aveva appena saputo del suo primo vero appuntamento con Bill dopo anni.

Da quanto aspettava questo momento, nemmeno lei lo sapeva.

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Capitolo 48
*** Capitolo 48° ***


CAPITOLO 48°

Emy mise in moto la sua utilitaria e schiacciò l’accelleratore, scalando rapidamente marcia.

Era euforica più di una quindicenne al suo primo appuntamento.

Era ovvio che lei fosse ancora innamorata.

Ma lui?

Aveva fatto i conti con la sua, di vita?

Si era innamorato di un’altra donna, dopo di lei, tanto da aver messo al mondo una piccola creatura che avrebbe per sempre rappresentato il loro amore.

Lei lo avrebbe sopportato, tutto questo?

Era cresciuta.

Era andata avanti con una parte del cuore spezzata e aveva speso tutti questi anni per ricucirla inutilmente.

Arrivò a Berlino e finalmente parcehggiò sotto casa.

Quando aprì la porta dell’appartamente trovò Sophie che parlava al telefono andando su e giù per la stanza, quando la vide buttò il cellulare sul letto e l’abbracciò.

“Mi hai fatto prendere uno spavento!!!” le sussurrò tremando.

“Sophie, ma che hai?”

“Guarda tu stessa!!” disse la moretta indicando il telegiornale in tv.

Un’incidente sulla strada per Lipsia aveva coinvolto una macchina identica a quella di Bill e un camion.

“Oddio!! Devo chiamare subito Bill!!” urlò la biondina afferrando il cellulare.

Compose il numero e per la fretta sbagliò.

Quando finalmente riuscì a prendere la linea non ci fu nessuna risposta.

Il viso di Emy divenne paonazzo e le lacrime sgorgarono spontanee, quando finalmente una voce le ridiede la speranza.

-Pronto-

-Bill!! Stai bene?-

-Sì, perché?- rispose il moro sorpreso.

-L’incidente..per strada..una macchina uguale alla tua, non sapevo cosa pensare..- farfugliò la biondina.

-Frena, frena, frena!! Va bene che vorresti una vendetta per tutto quello che ti ho fatto passare ma mi sembra esagerato..- scherzò lui.

Emy sorrise.

-Comunque l’ho scansato per poco e hai ragione la macchina è uguale alla mia!! Vuoi che passo da te per tranquillizzarti?-

-No, no, va bene così..ciao- disse lei mettendo giù.

Gli aveva chiuso il telefono in faccia.

Prima lo aveva chiamato preoccupata e adesso rifiutava di vederlo.

Nemmeno lei comprendeva il perché.

Ma se solo ci fosse stato quel perché.

Eppure si tende sempre a fare ciò che ci detta l’istinto, il cuore viene ignorato. Troppo debole, troppo dolce. Una donna deve anche essere orgogliosa e riuscire a pensare razionalmente.

Sophie le domandò se fosse tutto a posto ed Emy disse di sì mentendo e rinchiudendosi nella sua stanza.

Riprese quelle pagine di word stampate distrattamente e cominciò a rileggere, pagina per pagina, l’intera biografia.

Stupida.

Stupida.v

Stupida!!

Domani uscirà il libro, lui lo leggerà di sicuro e sarà allora che lo perderai per sempre..

Capirà che sei sempre stata innamorata di lui.

Capirà che hai sofferto per amore.

Capirà che hai messo da parte tutta la tua vita per lui.

E poi?

Che figura ci farai?

Si strofinò l’occhio e un po’ di trucco le restò sulle dita.

“Guarda che non è Halloween!!” esclamò la biondina facendo entrare il moretto con la matita sugli occhi.

“Gliel’ho detto anch’io ma si ostina a dire che truccarsi è fantastico e che gli sta bene..io invece ho detto che è solo roba da femmine!! Convincilo anche tu, Emy!!” disse il piccolo rasta lasciandosi andare sul divano del soggiorno.

“Beh non gli sta male..” rispose la biondina arrossendo davanti al moretto in totale esaltazione davanti allo specchio.

“E’ fantastico!! Chissà cosa diranno a scuola..” ridacchiò il moro sfregandosi le mani.

“Cosa diranno? Ti prenderanno in giro, Bill, cosa vuoi che facciano..” ammise il rasta sconfortato.

“Hai un po’ di struccante?” chiese ad Emy.

La biondina annuì, corsero in bagno e misero sotto sopra ogni singolo scaffale.

“Dovrebbe essere qui..” mormorava Emy a gattoni sotto il lavandino “Eccolo!!” urlò agitandolo di qua e di là.

“Favolosa!! Dai toglimi solo quella sopra, non quella dentro, mi raccomando!!”

La salviettina scorreva sulla sua pelle così chiara e pulita mentre le mani della biondina tremavano emozionate. C’era sempre stato un contatto, ma non di questo tipo e soprattutto non erano mai stati da soli.

“Cos’hai? Stai tremando come una foglia!! Non ti preoccupare se sbagli..” la tranquillizzò il moretto.

“Sento un po’ freddo..non è niente..” mentì lei.

E le ritornarono in mente, quegli occhioni nocciola spalancati verso i suoi.

Fu come risentire fra le mani la sua pelle e sentirla scivolare giù come un manto vellutato senza alcuna imperfezione.

“Posso?”

Sentì una voce schiacciata dalla porta chiederle permesso.

“Certo..” rispose lei tornando alla realtà.

Sophie entrò attenta a non fare alcun rumore, temendo di disturbarla durante il lavoro.

“Stai lavorando?” le domandò timida, facendo capolino nella stanza solamente con gli occhi.

“Sì, ma non fa niente, dimmi..” mentì ancora.

“No, temevo sfossi caduta in un momento di nostalgia, invece stai sopportando tutto abbastanza bene..”

Emy annuì, senza rispondere, con lo sguardo perso in un vuoto senza confini.

“Scusa, non voglio perdere il filo” disse sorridendo imbarazzata e indicando il portatile aperto sulla scrivania.

“Oh no, scusami tu..non hai fame?”

“No, grazie”

Sophie scomparì com’era apparsa e la lasciò nuovamente sola, fin quando non arrivò un sms.

Ancora lui!!

-Volevo scusarmi con te per ieri, permettimi di farlo questa sera. Misha-

Un bollore di rabbia cominciò a nascere fra le poche rughe del suo giovane viso, per poi terminare in un nervoso sorriso.

Decise di non rispondere, non c’era niente da dire, avrebbe capito da solo.

E’ proprio vero che più cerchi qualcuno e meno lo avrai.

Meno lo cerchi e più apparirà come un fungo.

E adesso chi è!!

Il cellulare squillava.

Squillava ininterrottamente sul comodino mentre Emy si alzò sbuffando per prenderlo.

-Pronto?-

-Emy, sono Tom-

-Come stai!!- esclamò lei contenta.

-Bene e tu?-

-Mi sono ripresa-

-Ieri eri proprio a pezzi, non sei cambiata eh..-

-Te lo avevo detto-

-Senti, ti va se stasera andiamo a prendere qualcosa, io e te da soli?-

Io e te, da soli?

Io e te, Tom?

Esci da quel corpo!!

Cosa ne hai fatto del mio topo!!

-Va benissimo, passi a prendermi tu? Così posso bere..- scherzò lei.

-Ti voglio lucida, comunque passo io alle nove, un bacio-

-Anche a te, a dopo..topo!!-

Lo sentì ridere dall’altra parte del telefono e sorrise anche lei.

-Ciao-

-Ciao-

Poggiò il telefono sulla scrivania e si lasciò andare sulla sedia, aggrappandosi al tavolo e girando.

Lei e Tom.

Da soli.

Non sapeva se preoccuparsi o far finta di niente.

Di una cosa era certa: avrebbe rinunciato ad uscire con Bill.

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Capitolo 49
*** Capitolo 49° ***


CAPITOLO 49°

“Sophie, io sto uscendo!!”

Avvisò ancora una volta urlando la cugina, che ormai ci aveva fatto il callo.

“Con chi??” domandò lei.

La biondina si guardò allo specchio: stava arrossendo.

Fece finta di non sentire e uscì fuori.

La Cadillac nera l’aspettava dall’altra parte della strada, troppo trafficata e incasinata a causa della pioggia incessante che cadeva dallo stesso pomeriggio.

Emy fece una corsa per arrivare all’auto con l’ombrello nero in mano, vide Tom dentro sorriderle e gli rispose timidamente.

“Ciao!!” disse leggermente affannata chiudendo la portiera.

“Bella serata eh..” scherzò lui.

“Guarda lasciamo perdere, dove andiamo?”

“Fidati di me” disse lui togliendo il freno a mano.

“Come sempre..” sussurrò lei.

Tom non aveva ancora tagliato quei rasta, che una volta aveva fatto bicolore. Adesso erano tornati del suo biondo naturale e il suo look era rimasto sempre lo stesso.

Sempre il suo piercing supersexy.

Sempre le sue mani tamburellanti sul volante.

Sempre lui.

“Come mai mi hai chiamata?” domandò Emy liberandosi di una ciocca biondo cenere davanti agli occhi.

Tom frenò lentamente per fermarsi davanti al semaforo rosso, poi si voltò e sorrise scuotendo la testa.

“Non cambierai mai..secondo te perché l’ho fatto?”

“E secondo te perché io ho accettato?”

Scoppiarono entrambi a ridere, il ghiaccio stava cominciando a sciogliersi e l’atmosfera stava tornando quella di molti anni prima.

La macchina ripartì, ma subito si accostò a destra.

Tom spense il motore e l’avvisò dell’arrivo.

“Ma è la casa di qualcuno?”

“Sì, la mia” disse lui tranquillo.

“La tua??” domandò la biondina sorpresa.

“Sei sconvolta? Ho voluto comprare un altro appartamento, non riuscivo a vivere con Bill ed Emily, avevo bisogno dei miei spazi..”

“E dei tuoi letti..” lo provocò.

“Quanto sei scema!! Però sì, anche di quelli” rispose in modo provocatorio.

Lo seguì velocemente per non bagnarsi sotto quel terribile temporale che non aveva ancora smesso di abbattere la sua furia sulla capitale, fin quando non aprì il portone.

Salirono sull’ascensore parlando del più e del meno, fino ad arrivare all’attico.

“E’ sempre stato il tuo sogno” commentò lei.

“Lo so..” disse lui alzando il sopracciglio.

Le fece strada come un vero galantuomo.

Lei lanciò la borsa sull’accogliente divano posto all’ingresso e poi si accorse di una tavola accuratamente apparecchiata con una candela al centro.

Tom afferrò un piccolo accendino azzurro, che fino ad allora aveva riposato nei suoi comodi jeans e la accese.

“Wow!! Che atmosfera..sei sicuro di non aver sbagliato persona da invitare?” domandò la biondina facendo capolino nelle varie stanze, curiosa com’era, le aveva già viste tutte.

“Avevo bisogno di stare un po’ solo con te, tutto qua, ti dispiace?” chiese lui arrossendo leggermente.

“No, mi fa piacere” rispose lei sorridendo.

Si era accorta di qualcosa di strano in lui.

Di qualcosa di diverso nei suoi occhi.

Tom era stato sempre miracolosamente fantastico, nessuna aveva potuto resistergli ed Emy gli era sempre stata accanto, forse troppo ingenuamente e mai nessuno dei due aveva mai approfittato di quel rapporto, a dire di Bill e Andreas un po’ troppo morboso.

“Ho cucinato della pasta che ho preso in Italia, spero ti piaccia..”

“E me lo chiedi? Da quando sai cucinare??”

“Lo sai che mi è sempre piaciuto”

“Emy mi avevi detto due ore!! Adesso la torta sarà bruciata!!” si lamentò il rasta correndo ad aprire il forno.

La biondina ricontrollò la scatola della torta che la mattina aveva comprato al supermercato vicino casa e sorrise.

“Ops!! Forse era solo un’ora..” disse sorridendo.

“Sempre la solita!! Ci mangeremo sicuramente qualcosa di bruciacchiato, me lo sento” disse il moretto incrociando le braccia.

Tom indossò il guanto di sua madre e tirò fuori dal forno la torta leggermente sgonfiata, ma con un gran profumo che si sparse per tutta la casa.

“Ecco, è buonissima, ne ero sicura, non sbaglio mai!!” esclamò Emy.

“Non ne sarei tanto sicuro..” disse Bill infilando il dito dentro quella matassa di mollica bollente.

Ne prese un pezzetto e la porse a Tom con una faccia disgustata, il biondino la assaggiò e sorrise.

“Cazzo, è davvero buona!!”

“Non si dicono le parolacce!!” lo raccomandò lei.

Lui l’abbraccio e le riempì il viso con una fetta di quella torta che non scordò più per intere settimane, visto che l’odore non lasciò in pace i suoi biondi facilmente.

Si sedettero entrambi, l’uno di fronte all’altra.

Tom si tolse il cappellino e i rasta scesero giù sulle spalle per poco, perché un attimo dopo furono imprigionati da un grande elastico nero e portati su.

“Non sei cambiato per niente..” disse Emy.

“Nemmeno tu, sembra ieri quando giocavamo al parco tutti insieme, quando rubavamo i cioccolatini all’entrata dei negozi..”

La biondina scoppiò a ridere, tornando piano ad un’espressione neutra a cui si aggiunse un po’ di nostalgia.

“Mi sei mancato veramente tanto..”

“So che tu e Bill vi siete rovinati la vita dopo quella storia, ma tu hai avuto il coraggio di continuare, lui no..” ammise il rasta preoccupato.

Emy gli regalò un sorriso amaro e pieno di sconforto.

Com’era possibile?

Bill aveva una figlia e tutto quello che qualunque persona avrebbe potuto desiderare, eppure non era felice.

“Ma dai!! Ha una figlia!! E si è sposato..” insistette lei.

“Emy fammi il piacere, quella troia se l’è portato a letto per i soldi, appena ha partorito le ha mollato la bambina ed è andata a drogarsi come tutte quelle come lei!!”

“Bill non ha mai provato a cercare l’amore..” disse.

“Perché l’aveva trovato!! Tu l’ami ancora?”

Ed ecco la freccia che attraversa il tuo cuore quando meno te lo aspetti.

Un colpo netto e secco.

Senza dolore.

Senza pensare.

La freccia è già dentro e tu la guardi.

E adesso fa male, brucia, brucia come se il cuore continuasse a sanguinare e non si potesse più fermare.

“Tu cosa diresti guardando i miei occhi?” gli domandò.

“Speravo l’avessi dimenticato, per essere felice” rispose lui.

Mise la mano sopra la sua.

Grande e ruvida, come la ricordava.

Cominciò ad accarezzarla mentre i brividi crescevano nel suo corpo.

Emy ritrasse la mano e iniziò a mangiare.

“Hai paura di me?”

Arrossì violentemente.

Bill la capiva, ma Tom di più.

Era quasi come se guardasse la sua anima riflettersi in quello sguardo così identico al suo.

Afferrò la forchetta, la mano le tremava.

Il rasta si alzò, le prese la mano e la tirò dentro le sue braccia.

Lo sguardo di Emy rimase spaesato davanti a quel gesto di affetto estremo. A quella voglia di un contatto caldo e vero.

A quel tenero bisogno di amore.

Adagiò il viso alla spalla di Tom e chiuse gli occhi, aggrappandosi alla sua maglia.

Lui si staccò e le sfiorò la fronte con un bacio.

“Volevo sentirti così vicina da tempo immemore..”

Emy si strofinò le labbra e sorrise.

“Prometto di non lasciarti mai più, qualunque cosa succeda..”

“Prometti?” domandò come se non ci credesse.

“Prometto” ripetè lei.

Si staccò e abbassò lo sguardo.

“Cosa vuoi dirmi, Tom?”

“Voglio baciarti” disse lui alzando lo sguardo.

Con determinazione.

Voglia.

Diritto.

Bisogno.

Attrazione.

Tutto allo stato puro.

Un pugno allo stomaco la colpì inaspettatamente.

Cosa ti prende, Tom?

Ma perché stanno impazzendo tutti!!

Cosa devo fare!!

Cosa!!

Perdonami Bill..

“Fallo se credi che possa servire a qualcosa..” rispose lei.

Il rasta chiuse gli occhi e poggiò le labbra su quelle della biondina.

Un tuffo in mare aperto.

Un mare mai inesplorato.

Un mare bello, azzurro e fresco in un giorno di afa assoluta.

Le accarezzò il viso con quelle mani da sempre troppo grandi e venose, sempre così virili e possenti.

Emy riuscì a sentire il suo piercing muoversi sinuosamente a contatto con le sue labbra, morbide e lisce.

Poi sentì la sua lingua spingere e giocare con la sua.

Una nuova emozione, priva di parole.

Lui si staccò con dolcezza, la guardò e si lasciò andare sul divano.

“Scusami, sono stato un coglione..ho fatto il più grande errore della mia vita..”

“Ma che dici!! Può capitare..” rispose lei giustificandolo.

“Non può capitare il giorno dopo che hai fissato la data del tuo matrimonio!!” esclamò lui con la testa fra le mani.

“Cazzo!! Tom, stai per sposarti??”

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Capitolo 50
*** Capitolo 50° ***


CAPITOLO 50°

Il rasta teneva la testa fra le mani. Aveva l’espressione di qualcuno che aveva appena compiuto un gesto estremo e sbagliato.

Deglutì a fatica mentre cercava di sentirsi pronto a riguardare Emy in quegli occhi di ghiaccio.

“Perché non me lo hai detto prima?” gli domandò con le mani ai fianchi.

La sua non era un’espressione tirata e nervosa, anzi sorrideva con tranquillità, come se non fosse accaduto nulla.

“Pensavo di essere innamorato di te, va bene?” disse rispondendole al sorriso.

Emy scoppiò in una grossa e fragorosa risata, si sedette accanto a Tom e gli accarezzò il viso.

“Siamo amici da così tanti anni, non avresti potuto pensarci prima?”

“Sono un coglione, lo so…so anche che tu ami Bill, che l’hai sempre amato e che io non amo la donna che sto per sposare..” ammise cercando comprensione.

“Come no?”

“No” rispose lui fermo.

“Perché vuoi sposarla allora?”

“Perché credevo che potrebbe essere stata una brava moglie, avrebbe potuto darmi una famiglia e finalmente avrei messo la testa a posto..” disse il rasta gesticolando in aria “..ma poi sei arrivata tu, sei così bella, così perfetta..mi hai messo in crisi e poi quella sera..” mormorò.

“Quella sera?”

“Ho rivisto Sophie, era così bella..”

Emy osservò le mani del rasta sfregarsi tra loro e tremare come foglie al vento.

Mentre parlava di lei, la voce tremava.

Il respiro si inceppava e quasi non riusciva a guardarla.

“Tu non ami me, Tom..”disse lei.

“Non dirlo, Emy, ti prego..”

“Lei è fidanzata con un altro e da quanto ho capito ogni giorno che passa potrebbe essere quello decisivo!! Cazzo Tom, fai l’uomo per una volta!!” esclamò la biondina alzando il tono della sua voce.

“Non avrei speranze..”

“Smettila di fare la vittima innocente!! Esci quelle palle da quei megajeans e riprenditela!!”

“Perché non lo fai anche tu?”

Bastò una frase.

Soltanto una per mandare il cervello di Emy in delirio totale.

Tom vide le sue labbra chiudersi a riccio e sfregarsi nervosamente.

Perché non lo faccio anche io..

Già, Tom, non sai quante volte me lo sono chiesta..

E adesso non mi guardare così, potrei disincantare il tuo sguardo pieno d’amore e renderlo amaro.

Amaro come la mia anima.

Amaro come ciò che sono diventata dopo tutti questi anni.

Dietro di te c’è uno specchio e mentre mi appoggio alla tua spalla, rivedo il mio riflesso.

Lucido e sporco.

Rivedo quella maschera che mi sono creata piena di trucchi e magie.

Peccato che in amore tutti quei trucchi non servano.

Peccato che con lui non abbiano funzionato.

Niente strategie, niente fantasie.

Non ero così, una volta.

Adesso non potrei più riconquistarlo.

Adesso non sarei pronta a fare la madre, penserei soltanto a me stessa.

In fondo, sono anche io cresciuta troppo presto, insieme a voi e alle vostre stupide canzoni, che mi hanno riempito la testa di sogni e di illusioni.

Quanto erano belle però.

Quanto era bello guardarvi muovervi in quel palco.

Sudati e orgogliosi di far sorridere e vivere tutte quelle persone ai vostri piedi.

E adesso ci ritroviamo qui, io e te, impensabili schiavi dell’amore stesso.

Senza sapere perché il fato ha colpito proprio noi.

“Scusa..” sussurrò lui.

“Non fa niente”

Tom appoggiò le labbra sulla guancia di Emy, regalandole un tenero bacio e poi l’accarezzò.

“Non è che dormiresti con me stasera? Come i vecchi tempi..” disse lui arrossendo.

“Mancano altre due persone però..” rispose lei sorridendo.

“Avremo più spazio”

Terminata la cena, Emy ricevette una telefonata da Sophie e le annunciò che sarebbe rimasta a dormire fuori, nonostante le insistenti domande della cugina riuscì a destreggiarsi nel discorso e a non farle capire dove fosse.

Tom sorrideva mentre lei parlava al telefono e poco dopo poggiò sul letto una delle sue grandi maglie per lei.

“Quello sarebbe il mio pigiama?” domandò scherzando.

“Ho solo questo, accontentati..”

“Ma come? Con tutte le donne che ti sarai portato qui, non hai nemmeno un pigiama!!”

“Se vuoi ho un completino intimo leopardato” azzardò lui.

“No, grazie!!” esclamò la biondina togliendosi la maglia.

Il rasta restò a guardare, ammaliato dalla schiena leggermente dorata da un abbronzatura da poco persa.

“Vuoi chiudere quella bocca e girarti dall’altra parte?” chiese lei.

“Oh, sì, scusa!!” si scusò imbarazzato.

Emy indossò la maglia, che le arrivava fino al ginocchio. Era davvero molto sexy e Tom faceva fatica a starle dietro mentre parlava, date le sue forme che venivano velocemente fuori delineando un corpo quasi perfetto.

Si misero sotto le coperte, accedendo la tv appesa alla parete di fronte al letto e rimasero abbracciati per un bel po’, fin quando il cellulare di Tom non cominciò a squillare.

“Chi è?” domandò la biondina.

“Cazzo, è Bill!!” esclamò sbiancando.

“Che c’è di strano? E’ tuo fratello..”

“No, vuol dire che..”

“Tooom!! Sono arrivatooo!!” urlò il moro dall’ingresso.

I due si guardarono, completamente in preda al panico.

Emy tentò di nascondersi sotto le lenzuola e il rasta le disse che non sarebbe servito a nulla, corse verso il moro e chiuse accuratamente la porta della sua stanza.

“Ehi, Tom..già a letto?” domandò Bill togliendo il giubbino nero.

“Ehm..si..vedi..”

“Ahhhh!! Ho capito, sei in buona compagnia!!” disse il moretto facendogli ripetutamente l’occhiolino “Vecchia volpe!! Eppure ti avevo detto che questo fine settimana sarei venuto, ho lasciato Emily dalla mamma, ci teneva così tanto a stare con lei..” disse il moro andando verso il corridoio.

“Dove vai?” domandò Tom correndo a piedi nudi dietro di lui.

“A vedere chi è la povera vittima..dai!! Non me la terrai nascosta stavolta!! Ho sempre conosciuto questo tipo di tuo “passatempo” “

“Guarda Bill, non è il caso..” insistette lui strisciando a contatto con il muro bianco e freddo che gli fece venire i brividi per tutto il corpo.

“Non avevo mai visto qualcuna che ti facesse rimanere in boxer così presto..” ammise il moretto aprendo la porta.

Vide un copro femminile sotto il piumone nero e sorrise al gemello.

Si avvicinò piano, ma Tom lo fermò.

“Dai Bill!! Non voglio che la fai spaventare, non sarebbe bello nei confronti di Natasha..”

“E da quando ti interessi dei sentimenti di Natasha?” domandò il moro alzando il sopracciglio.

“Da quando mi ha chiesto di sposarla..”

Bill scoppiò a ridere ma Tom no.

Il sorriso di Bill si fece più fioco e poi si cancellò del tutto.

“Oh, cazzo! E’ vero?”

“Sì, è vero..”

La temperatura dentro le coperte stava diventando insopportabile ed Emy odiava non poter respirare aria fresca, così uscì allo scoperto.

Il viso di Bill rimase stupefatto mentre Tom si colpì la fronte con il palmo della mano.

“Ehm..ciao Bill..” mormorò lei salutandolo con la mano.

“Emy?? Volete spiegarmi che sta succedendo per favore!!” esclamò il moro con le mani sui fianchi.

“Sì, sì, sì, sì, assolutamente sì!!” disse il rasta preoccupato “Avevo invitato Emy a cena e poi le ho chiesto di dormire con me, come i vecchi tempi..tutto qui..”

“Confermi tutto?” chiese il moro guardando la biondina “E tu non provare a farle l’occhiolino!” disse puntando il dito verso il gemello.

“Sì, non c’è altro..”

Bill tirò un respiro di sollievo e si sedette sul letto sorridendo.

“Per un attimo ho pensato che foste impazziti tutti e due”

“Vuoi dire che non sarei mai potuto piacere ad Emy?” domandò Tom.

“A parte quello..” disse il moro sorridendo ad entrambi “..il fatto è che siamo un TANTINO cambiati da qualche anno fa, quindi magari quel dormire insieme adesso potrebbe essere inteso come qualche altra cosa..”

“Tipo?” domandò lei.

“Facciamo sesso selvaggio?” ipotizzò il rasta.

“Esatto!!” esclamò Bill soddisfatto.

I loro sguardi passarono fugaci per un bel pezzo in quel triangolo che nessuno avrebbe mai voluto creare e alla fine Bill si alzò e uscì dalla stanza.

“Dove è andato?” domandò la biondina.

“Non lo so..” sussurrò Tom.

Lei tornò dentro le coperte e dopo qualche secondo Bill spuntò con un pigiama nero a quadri bianchi e si infilò fra le coperte, accanto ad Emy.

“Vi rendete conto che siamo ridicoli?” chiese il rasta puntando gli occhi al soffitto.

“Io mi sento più giovane..” ammise il moro.

“Anche io” lo seguì la biondina.

“E figuriamoci se voi due potevate non essere d’accordo, comunque io dormo, se volete fare qualcosa che non rientra nei canoni della castità evitate almeno i rumori..buonanotte..” annunciò spegnendo la luce.

Emy cercò il telecomando e spense anche la tv.

“Allora buonanotte a tutti..”

“Notte..” disse il moro girandosi dall’altra parte.

“Ragazzi” sussurrò Emy.

“Eh?” risposero in coro scocciati.

“Vi voglio bene..”

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Capitolo 51
*** Capitolo 51° ***


CAPITOLO 51°

Non le saltò in mente nemmeno di dormire, quella notte.

Era come se fosse nel più bel sogno che avesse mai fatto.

Tra due cuori e due anime infinite e troppo importanti per lei.

Cercò di ascoltare i loro respiri e capire se dormivano già.

Bill si girò di scatto verso di lei con gli occhi spalancati e un sorrisone, che la fece quasi sobbalzare di paura.

“Ancora sveglia?” le sussurrò piano.

Al buio si riusciva a carpire a malapena qualche sfumatura del suo dolce sguardo colpirla, dove tutto è piu debole.

“Come sempre..e Tom già russa..non mi ricordavo lo facesse così tanto..” ammise la biondina sorridendo.

Sentì il suo respiro imitarla e farne uno ancora più profondo.

“Si peggiora quando si invecchia”

“A chi lo dici..” sussurrò lei.

Sentì la mano di Bill cercarla, sotto le coperte, e poi posarsi sul suo fianco. Lo afferrò e lo spinse verso di lui di modo che i loro corpi combaciassero perfettamente, come quel famoso puzzle.

Emy si accucciò fra il suo collo e la sua spalla, coperto dal pigiama e ancora caldo.

“Ti sono mancato?” le sussurrò ancora una volta sfiorandole i capelli con le labbra.

Ma i brividi presero il sopravvento.

Lui sentiva il cuore di Emy pulsare forte e le sue mani tramare leggermente.

“Le tue solite domande ambigue…e io ti sono mancata?”

“Non si risponde con una domanda, è la regola!”

“Questa regola deve essere abolita al più presto..” scherzò lei.

“Mi sa che è ora di dormire, sono le tre..” disse alzando la testa per leggere l’ora stampata in rosso sulla sveglia digitale di Tom.

“Notte Bill..”

“Notte Emy..” disse baciandola in fronte.

Chi riuscirà mai a capirti..

Vorrei tanto farlo io.

Invece non riesco a fare a meno di guardare i tuoi occhi chiusi, sognare qualcosa che non potrò mai sapere.

Adesso quegli occhi non sono più laccati di nero.

Quella bocca non è coperta da un lucidalabbra alla frutta.

Adesso è semichiusa davanti a me.

E la mia, quasi avida di averla, fa fatica a starne lontana.

Quanto sei bello però..

Il tempo non ti ha cambiato affatto.

Hai appena detto che con il tempo si peggiora, ma tu migliori ogni momento di più, a differenza di ogni essere umano.

Non riesco a chiudere gli occhi e a far passare tutta la notte senza carpire ogni attimo di te, ogni tuo profumo, ogni tuo respiro.

Stai farfugliando qualcosa.

Non riesco a capire.

Adesso sorridi come un bimbo e poi torni di nuovo serio, chissà con chi parli.

Curiosa come una donna.

Chissà se stai sognando me.

Sono già le quattro e non sono riuscita ancora a prendere sonno.

Ti muovi e appoggi il tuo viso ad un centimetro dal mio.

Riesco a sentire il tuo respiro.

Devo baciarti.

Devo farlo.

Posò le labbra sulle sue, per un attimo.

Un attimo in cui le sembrò di toccare il cielo con un dito.

Solo uno dei sensi era coinvolto in quello strano rito: il tatto.

Bill non sembrò rispondere al bacio ed Emy aveva abusato della sua posizione.

Era stato bellissimo poter posare ancora una volta le labbra sulle sue.

Erano come le ricordava.

Come le aveva cercate in tutti quegli anni, senza capire che non potrebbero essercene state altre.

“Mmm..Bill…togliti..” mormorò Tom nel sonno.

“Sono io..non è Bill..” rispose Emy.

Il rasta aprì una piccola fessura e le sorrise.

“Scusa, non volevo cacciarti..”

“Tranquillo”

“Ma che ore sono? E perché sei già sveglia?”

“Perché non ho mai dormito!! Ma tu dormi, tranquillo..” lo rassicurò accarezzandogli la guancia.

“No, che succede? Stai male?”

“No!! Ne parliamo domani mattina dai..”

“Promettimi che chiudi gli occhi appena lo faccio io” le disse il biondino.

“Dai, li chiudiamo insieme..uno..due…tre..”

Entrambi chiusero gli occhi e anche se Emy non potè più guardarlo era come se la sua immagine non si cancellasse mai, nella sua mente.

Era inevitabile.

Non riuscì a prendere sonno nemmeno desiderando un attimo di pace per se stessa.

Aprì gli occhi, erano quasi le sei, così decise di alzarsi.

Prese le sue cose e si rivestì, lasciando un piccolo biglietto sul suo cuscino.

Li guardò per un ultimo attimo, entrambi struciarsi fra le lenzuola e accucciarsi a pancia in giù.

Uscì fuori dal portone e osservò per bene se ci fosse un taxi che all’alba l’avrebbe riaccompagnata a casa.

“Vuoi un passaggio?” disse un uomo abbassando il finestrino.

“Che ci fai tu qui? Mi segui?”

“No, ti ho solo vista sul ciglio della strada, non farai un doppio lavoro..” disse ridendo.

“Queste battute sono di cattivo gusto e soltanto tu puoi farle, comunque no grazie!! Preferisco aspettare un taxi..” rispose lei infreddolita.

“Dai sali in macchina, prometto di fare il bravo..”

E così sali in macchina con Misha, convincendosi che poi non ci sarebbe stato nulla di male a risparmiare un po’ di soldi e giusto quella fatica per chiamare un taxi.

Arrivarono presto a destinazione, visto la vicinanza dei quartieri.

“Allora ci vediamo tra poco al lavoro..”

“No, oggi è il mio giorno libero, non ricordi? Mi deludi..” scherzò lei sorridendo.

“E’ vero, che sbadato, buon riposo allora”

“Grazie, buon lavoro” disse sbattendo forte la portiera.

Si tolse le scarpe quando i suoi piedi toccarono il tappeto rosso che stava all’entrata del palazzo e sentì Misha urlare il suo nome.

“Un’ultima cosa!!! Con chi sei stata stanotte??”

La biondina alzò il dito medio, mandandolo a quel paese e chiuse il portone alle sue spalle.

Cercò le chiavi nella borsetta, trovandosi davanti alla porta di casa.

Le fece girare tre volte verso destra e aprì, cercando di non fare troppo rumore, senza avere successo.

Perché Sophie era sul divano con gli occhi sbarrati e le braccia incrociate ad aspettarla.

Quando la vide andò dritta verso di lei e la colpì sulla guancia, con violenza e rabbia.

Emy arrossì di scatto tenendosi la guancia con una mano.

“Sophie!!” esclamò sorpresa.

“Vuoi farti anche Tom adesso?? Dimmelo!!! Se è cosi, dimmelo!! Se avete una storia perché con Bill non ti è andata bene!!!” urlò disperata.

Non aveva mai avuto uno sguardo così rabbioso.

I suoi occhi scuri penetravano il corpo della cugina come raggi laser, pronti a far male.

“Come fai a..” mormorò la biondina.

“Ti ho seguito, come vuoi che abbia fatto!! Ho visto che siete andati a casa sua!! Fa sempre così? Con la scusa della chiacchierata e poi una botta e via, eh? Te l’ha detto prima di sbatterti in quello stramaledetto letto che l’ha fatto anche con me?? E non solo una sera, anche due o tre o quattro..ho già perso il conto!!”

I suoi occhi cominciavano ad appannarsi.

Emy si avvicinò a lei e la prese fra le braccia mentre Sophie continuava a piangere.

“Calmati!! Sophie, calmati ti prego!!” continuava a dire la biondina.

Dopo qualche minuto lo sfogo della moretta giunse al termine.

Mille fazzolettini di carta giacevano inumiditi dalle sue lacrime sopra il tavolinetto di vetro, sul divano e sulla gonna della stessa Emy.

“Mi fai parlare adesso?” le domandò.

Lei annuì e le sorrise a fatica.

“Mi voleva parlare davvero, poi mi ha chiesto di baciarlo..aspetta!!” le urlò quando vide una smorfia non del tutto positiva sul suo viso “Poi si è sfogato, mi ha detto che sta per sposarsi, ma che non la ama e che ama te, alla follia, pazzamente, come non ha mai fatto!!”

“Davvero? Ma io..” insistette Sophie.

“Ma tu nulla, lascia stare quel cetriolo!!! Lo sapete entrambi che vi amate da troppi anni ormai e non vi siete mai messi assieme perché volevate divertirvi!! Beh ora è arrivato il momento di mettere la testa a posto, insieme!!!” le raccomandò Emy.

“Come faccio a..ad essere sicura di lui?”

“Mi credo se ti dico che ti ho vista nei suoi occhi?”

Sophie sorrise, gli occhi le brillavano e non erano le lacrime, era qualcosa di più forte.

Un sentimento che era sempre stato dentro di lei, pronto ad uscire quando lei glielo avrebbe permesso.

Un dolce sorriso nacque fra le sue labbra.

Si leccò l’ultima lacrima di gioia che le scendeva sul viso con allegria.

“Scusami..sono stata una stupida ad aver pensato tutte quelle brutte cose..”

“Quando si è nervosi si dicono tante cose stupide..vieni qua..” disse Emy abbracciandola.

“Ti voglio tanto bene patata..” le sussurrò Sophie.

“Anche io patatina mia”

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Capitolo 52
*** Capitolo 52° ***


CAPITOLO 52°

Avevano trascorso l’intera giornata sul divano a raccontarsi tutto, in ogni minimo particolare.

Erano uscite fuori troppe paure, troppe ansie da parte di entrambe.

Quante volte si erano confessate su quel divano, eppure sembrava sempre che ci fosse qualcosa di nuovo di cui parlare, di cui discutere.

Sophie aveva messo al corrente Emy della sua paura di più grande, temeva di essere rimasta incinta e di conseguenza tutto sarebbe diventato più difficile e lasciare il suo uomo per adesso non era più diventata una priorità.

La biondina le confessò di avere troppi dubbi su Bill.

Sì, insomma, era palese che tra i due ci fosse qualcosa di non ben definito, ma il moro non si era ancora lasciato andare, non voleva ancora mollare la presa.

Emy si alzò per andare a prendere il pc nella sua stanza ed aggiustare parecchie cose nella sua rubrica mentre il cellulare della cugina squillò.

“E’ Tom” le annunciò fissando il telefono che vibrava ancora fra le sue mani.

“Cosa aspetti a rispondere??” ordinò lei.

“Pronto? Ah, ciao Tom..no, non mi disturbi..” disse Sophie sorridendo verso Emy.

La biondina sembrò contenta di quella telefonata, accese il computer e trovò una nuova e-mail nella casella di posta elettronica: Misha.

Ancora lui!!

Ma non ha capito che non c’è proprio niente da fare!

- Ciao Emily, ti scrivo per informarti su delle cose che credo tu non sappia visto che questa notte eri a casa del signor Tom Kaulitz. Ti ho allegato delle foto che dimostrano palesemente la sua relazione con una certa Natasha Brooklin, una modella alle prime armi. Buona giornata, Misha-

“Oddio, Emy!!”

Sophie si avvicinò correndo con il telefono in mano e un ingestibile rossore fra le guancie.

“Che ti ha detto?” chiese lei in tono scocciato.

“Che succede?”

“Mi ha scritto Misha, con l’ennesimo allegato, sempre di foto inerenti a Tom e la sua consorte credendo che io stanotte sia stata a scopare con lui, capito?? Sta cercando ancora di rovinare la mia vita, quel bastardo!!!”

“Ascolta, dovresti denunciarlo, soltanto per violazione di privacy!!”

“Hai ragione, sai, adesso gli mando una lettera di minaccia se non la smette!! Dicevi?”

“Allora..” disse Sophie sorridendo e quasi con gli occhi a cuoricino “Mi ha invitata stasera a casa sua, però c’è un piccolo problema..”

“Cioè?”

“C’è Bill..” rispose lei ammiccando.

“No eh!! Non se ne parla nemmeno!!!”esclamò la biondina scappando nella sua stanza.

La moretta la rincorse pregandola in continuazione di far venire quella stessa sera il moro a casa loro, senza dare fastidio a nessuno.

“C’è Andreas, possono tranquillamente uscire insieme!!”

“No, ieri è arrivato Luca, non ricordi?”

Ecco perché il porcone non si è fatto sentire…!!

No, una serata io e Bill da soli no, no, no, no e no!!!

“Non può stare chiuso in bagno??” insistette Emy.

Ma lo sguardo di Sophie la mangiò.

“E va bene, ma soltanto perché sei tu, lo sai quanto mi costa tutto questo..”

“Grazie, grazieee!” urlò stritolandola forte fra le sue braccia.

“Adesso lasciami lavorare..”

La moretta obbedì agli ordini del capo e corse a prepararsi data l’ora.

La sera stava quasi facendo capolino sul cielo tedesco e un leggero vento freddo si stava abbattendo su quella serata piuttosto nitida e calma.

Emy sentì Sophie uscire sbattendo la porta, chiuse di botto il portatile e andò in cucina, per sgraffignare qualcosina.

Ommioddio!!!

Cos’è quel mostro??

Chi è?

Quella non sono io!!

Non può essere il mio riflesso!!

Si portò i capelli su, in una coda di cavallo, indossò gli occhiali scuri e passò un po’ di phard sulle sue guancie abbastanza pallide.

Eccolo!! Il mio tessssoro!!

Afferrò una tavoletta di cioccolato e ne staccò un piccolo quadratino, che fece sciogliere sulla lingua rilassandosi e chiudendo gli occhi, finchè il trillo del citofono non la raggiunse in quel paradiso chiamato “Chocolate”.

“Chi è?” domandò lei retoricamente.

“Sono Bill..” sussurrò lui.

Aprì automaticamente la porta e dopo qualche attimo riuscì a vedere l’ascensore salire e fermarsi esattamente davanti a lei.

Riusciva a vedere i tratti della sua sagoma disegnati su quel vetro bianco e opaco.

Sorrise chiudendo gli occhi e poi fece un grande respiro.

La porta dell’ascensore si aprì e come per magia uscì lui.

Con un sorriso aveva fatto scomparire quell’aria gelida impressa nei suoi vestiti. Emy gli fece strada e chiuse la porta di casa.

“Tutto bene?” chiese lui togliendo la giacca di pelle e posandola sul divanetto all’entrata.

“Sì, bene..” disse contorcendo le mani nervosamente.

Cazzo, inventati qualcosa!!

Non stare lì impalata!!

“Cosa..ehm..cosa vuoi fare?”

“Non voglio essere di peso per te, avevo solo bisogno di un po’ di compagnia, credevo ti facesse piacere passare una serata insieme visto che ieri mi hai dato buca..”

In effetti rifiutare la tua cena e farmi trovare a letto con Tom non è stata una genialata!

Stupida!

Stupida!

Stupida!

“Non volevo ma sinceramente mi sentivo un po’ in imbarazzo a casa tua, con tua figlia..”

“Posso dirti che c’è rimasta molto male ed è voluta andare dalla nonna alla fine, così mi ha lasciato libero per pochi giorni”

Si sedette sul divano, accavallando le gambe e accendendo il televisore.

“Filmettino?” propose la biondina per farsi perdonare.

“Perché no..” rispose Bill seguendola.

Lei aprì l’anta di un piccolo armadietto appeso al muro dove riposavano centinaia e centinaia di dvd, nuovi e vecchi.

“No!!!” esclamò lui coprendosi la bocca con le mani.

“Che è successo?”

“Hai l’amore non va in vacanza!! Ho sempre voluto vederlo!!”

“Oh sì, ricordo che quel Natale lo cercasti ovunque, ma era finito dappertutto!!” disse sorridendo.

“Quanto ero arrabbiato..possiamo vederlo?”

“Sì, piace tanto anche a me..”

“Dovevi lavorare stasera?” le chiese prendendo il cd con cura dalla custodia.

“No, figurati, oggi è il mio giorno libero”

“Ma domani no, o sbaglio?”

“Non sbagli, devo svegliarmi alle sei ma non avrei sonno se andassi a letto a quest’ora..” ammise sorridendo.

“Lo fai per me?”

“Può darsi” scherzò.

Bill le tirò un cuscino in faccia e poi si lasciò andare sul divano.

“Vado a prendere una coperta” disse lei.

Lui annuìe spense le luci.

Emy aprì l’armadio della sua camera ascoltando la musica d’inizio del film, le ricordava tanto uno di quei molteplici pomeriggi passati a vedere e rivedere le prove del gruppo con lui.

E riguardare.

E ritoccare.

E sottolineare qualche buffo gesto di Gustav o qualche sguardo strano di Tom.

E ridere davanti a quello strano modo di ballare del suo moretto.

E Georg che cercava di mantenere quel pizzico di serietà, soltanto per far capire a tutti che lui era il più grande e il più esperto del gruppo.

“Sbrigati!! Sta iniziando!!” urlò Bill dall’altra stanza.

La fece tornare presto alla realtà con la sua voce calda e delicata, non l’aveva mai persa in quegli anni dopo quella terribile operazione.

Prese la coperta rossa e chiuse l’armadio, poi la lanciò addosso a Bill e si mise accanto a lui.

I suoi occhi rimasero sempre fissati sullo schermo.

Ogni tanto Emy riusciva a sentire i suoi gridolini fremere per qualche scena troppo toccante, qualche situazione troppo romantica o troppo triste e poi tornava a guardarlo.

Non vide nulla del film, lo ricordava tutto a memoria.

E no, è proprio vero che l’amore non va mai in vacanza.

E’ sempre in agguato dietro l’angolo, quando meno te lo aspetti si aggrappa a te e senza accorgertene ha già preso possesso della tua anima.

Plasma il tuo cuore con una forma tutta sua e lo fa battere sempre a velocità costante, tranne quando i tuoi occhi incontrano i suoi ed è là che tutto si ferma.

Il tempo.

Lo spazio.

Le emozioni.

I battiti.

I respiri.

Tutto diventa qualcosa di sconosciuto e di palpabile per la prima volta.

Ed è proprio quando i suoi occhi si posano su di te, che non senti più di avere un corpo ma soltanto di avere un’anima.

Così come fecero i loro occhi.

Sotto le coperte, Bill cercò la mano di Emy, ghiacciata la trovò e la chiuse fra le sue.

La accarezzava ad intervalli intermittenti con un calore ed una tenerezza unici.

L’avrebbe baciata, se solo avesse voluto, lei questo, lo aveva già capito.

Si alzò di scatto e andò in cucina per togliersi dalla mente lui, le sue carezze, la sua perfezione, la sua infinita dolcezza di ogni movimento.

“Vuoi qualcosa da bere???” gli urlò stappando una birra “Ahi, cazzo!!”

“Che succede?” disse Bill preoccupato.

“No, niente!!” lo rassicurò lei portandosi il dito in bocca.

Si era tagliata come una stupida adolescente in preda ad una crisi ormonale.

Cercò un cerotto nei cassetti, ma come si dice, quando qualcosa si cerca, non si trova mai.

Bill la vide mentre la ferita sgocciolava e lei cercava di tenerla buona.

“Emy!!! Ti sei tagliata!!”

“Sì, ma non è niente..”

“Ma come non è niente?? Quasi quasi ti viene un’emorragia!!”

“Sei stato sempre esagerato!! Apri questo sportello, ci dovrebbero essere i cerotti…” concluse lei.

Lui lo fece, prese la scatola dei cerotti, ne estrasse uno e lo mise con cura attorno al suo dito.

“Male?”

”No, tutto bene..ti secchi se continuiamo a vederlo a letto questo film? Ho troppo sonno..”

“No, assolutamente”

La biondina corse a mettere il pigiama e si fece trovare già dentro le coperte.

“Sbrigati!! Fa parecchio freddo qui!!”

“Sto notando..brrr” disse lui correndo accanto a lei.

Dopo qualche minuto la vide chiudere gli occhi e poggiare il viso sulla sua spalla.

Le accarezzò la guancia più volte.

Poi passò un dito fra le labbra, ma non si mosse, non fece di più per paura di svegliarla.

E sbagliava ancora una volta, perché lei era ancora sveglia.

Aveva sentito tutto.

O meglio, aveva percepito ogni singolo brivido ed emozione, da quel tocco preciso e aggraziato.

Lo amava.

Ancora.

Tanto.

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Capitolo 53
*** Capitolo 53° ***


CAPITOLO 53°

Quando si svegliò, Bill non c’era già più.

Aveva sorriso guardando il suo posto vuoto e ancora caldo.

Guardò la sveglia, era nettamente in ritardo e avrebbe dovuto fare tutto di fretta per non sentire Patricia urlare contro di lei.

Si ficcò un croissant in bocca e uscì, prendendo in una mano la borsa, le chiavi della macchina e la spazzola portatile.

Si catapultò in macchina, dove si pettinò durante il rosso di un semaforo e poi giunse finalmente al lavoro.

Vide la sagoma del suo capo bere un caffè al bar e cercò di passare meno rumorosamente possibile per far finta di essere già arrivata da un po’.

“Emy!! Stavo aspettando proprio te..” disse nello stesso attimo in cui la biondina pigiò il bottone dell’ascensore divenuto verde.

“Oh! Patricia!! Non ti avevo vista..”

“Siamo un po’ in ritardo stamattina” commentò lei con un sorriso, senza mai distendere quelle labbra sempre dipinte di un rosso acceso.

“Ehm..spiacente ma c’era molto traffico”

“Non fa niente cara, saliamo insieme, dobbiamo aspettare i primi risultati del tuo libro”

Ma perché?

Che giorno è?

Oh cazzo..

Quella è la mia copertina??

Dentro quel libro c’è la mia foto?

Oddio mi sento male.

Oddio.

Mi.

Sento.

Male.

“Ma siamo sicuri che è uscito oggi?” domandò mentre una grande ansia si propagava dallo stomaco in su.

Patricia scoppiò a ridere ed entrò nell’ascensore.

“Ma sì!! So che sei agitata perché è la tua prima creazione, ma sarà un successo!! Ho già ricevuto parecchie telefonate, vogliono tutti intervistarti”

“No, un attimo..eravamo d’accordo..non avrei concesso nessuna intervista” rispose Emy.

“Vuoi rinunciare a tutti quei soldi? A proposito come va il progetto con Misha?”

“Sì, voglio rinunciare. Lo finiremo entro questa settimana, è già tutto pronto”

“Come speravo, voi due siete un’ottima squadra, ora ti lascio, ho parecchio lavoro da sbrigare..” disse chiudendosi la porta alle spalle.

Emy corse verso il suo ufficio, dove trovò una rosa rossa.

La prese in mano e ne catturò la fragranza.

Non profumava, ma era ancora bagnata.

Stavolta niente.

Nessun biglietto.

Nessuna dolce frase.

Niente.

Si lasciò andare sulla poltrona nera e con le mani si avvicinò alla scrivania.

Riprese in mano il suo libro, senza copertina.

Rilesse qualche spiraglio della sua adolescenza e lo chiuse di botto quando Sophie entrò nel suo ufficio.

“Ehi..” disse sedendosi di fronte alla biondina.

“Buongiorno..”

“Ho pensato che una cioccolata calda ti avrebbe fatto piacere, ho visto che hai preso solo una piccola brioche” disse la moretta dandole un caldo bicchiere di plastica avvolto con la carta del suo bar preferito.

“Sei stata gentile, sai che giorno è oggi?” domandò Emy.

Sophie osservò le sue mani contorcersi sopra la tastiera del portatile.

Poi la sua voce divenire flebile e insicura.

E le sue guancie diventare rosse e paonazze.

“Sì, il giorno più bello che aspettavi, ho visto la copertina, è stupenda!!”

“Abbastanza..ma sono preoccupata”

“Per cosa?”

“Non sviare il discorso, dimmi com’è andata ieri sera..”

Lo sguardo di Sophie s’incupì, abbassò la testa e sorseggiò lentamente il caffè.

“Abbiamo parlato tanto, è inutile dirti che abbiamo fatto l’amore, la più bella nottata che io abbia mai passato e..”

“E..??” domandò lei ansiosa.

“Abbiamo deciso di lasciare i nostri fidanzati e di sposarci”

“Cazzo!!! Lo sapevo!!! Fatti abbracciare!!” urlò la biondina alzandosi e correndo verso Sophie.

“Sono felice, Emy”

“Lo so e te la meriti tutta questa felicità!!”

“E tu?” domandò lei.

La biondina si staccò e le domandò cosa si aspettava non incrociando il suo sguardo.

“Dai, Emy, com’è andata con Bill?”

“Doveva andare in qualche modo preciso? Abbiamo dormito insieme, sono crollata su di lui mentre guardavamo un film..”

“Sul tuo letto..”

“Sì, è stato carino, mi ha evitato la fatica di stare sul divano..”

“Sul tuo letto..”

“Almeno era comodo”

“Sì, Emy!!! Ma sempre sul tuo letto!!!” esclamò la moretta.

“Non c’è nulla di male, guarda..”

Sophie la mangiò con lo sguardo e lei scoppiò a ridere imbarazzata.

“E va bene, forse un po’ di male c’è..ma non so come la prenderà per il libro..”

“Come vuoi che la prenda? Una migliore dichiarazione del genere..verrà da te, ti chiederà di stare con lui e sarete per sempre felici e contenti..”

“Sophie, la vita non è una favola..”

“Perché?”

“Perché da me non ci sarà mai un lieto fine come il tuo!!”

Lo squillo di un telefono pose fine all’accesa discussione appena nata fra le due.

Gli occhi di entrambe si soffermarono sull’apparecchio nero, fin quando Emy non lo afferrò.

“Pronto?Sì, sono io..come??”

Lo sguardo della biondina si sbarrò.

Il viso cominciò a sbiancare mentre la cugina tentava invano di decifrare chi fosse e cosa le stesse dicendo.

“Il legale di chi?? E perché? Sì, quando vuole lei..ci vediamo fra poco, arrivederci”

Emy mise giù la cornetta, gli occhi le si appannarono velocemente e Sophie le scosse la mano.

“Chi era? Emy che succede?”

“Era il legale di Bill, vuole vedermi tra un’ora..”

“Cooosa!!!” esclamò la moretta.

“L’ha presa male, lo conosco più di me stessa!! Sono stata un’emerita cretina a scrivere questa biografia!!! Sophie, Bill non mi vorrà vedere per il resto della vita..”

“Adesso calmati, è solo l’inizio, sarà un po’ arrabbiato, tutto qua, lo sai che è molto impulsivo..”

“Mi ha fatta chiamare dal suo legale!!! Lo capisci cosa vuol dire??”

“No..”

“Che questo è il nostro finale, Sophie, e non sarà per niente lieto, adesso vado, è parecchio lontano da qui..”

“Vuoi che ti accompagni?” chiese la cugina.

“Magari, non saprei come guidare, mi trema tutto!!” ammise.

“Stai tranquilla, Emy, risolveremo tutto parlando civilmente, vedrai che Bill si calmerà e capirà perché l’hai fatto..”

“Purtroppo se lo conosco bene non vorrà nemmeno vedermi e pensare che ieri sera..”

“Ieri sera cosa?”

“No, niente” disse sfuggente.

Perché Bill?

Perché ieri sera mi hai sfiorato le labbra e adesso mi ritrovo a dover combattere contro di te?

Non eri dalla mia parte?

Mi sono sbagliata, come sempre.

Credevo che quella luce nei tuoi occhi fosse per me.

Che quei sorrisi buffi volessero mettermi di buon umore.

E perché stamattina quella rosa?

Stamattina sapevi già tutto..

Allora perché tutto questo?

Forse perché sai già che saresti il vincitore assoluto di questa battaglia.

Ma come puoi domandarmi di fare guerra all’amore..

E a te..

E al mio cuore..

Tutto questo è assurdo.

Emy scrisse velocemente un post-it e lo fissò sulla scrivania.

Corsero in macchina, provò a chiamare il moro, ma lui non rispose, come previsto.

“Non ti risponde perché ci starà aspettando”

“No, lui non ci sarà..”

“Ne sei sicura?” domandò la moretta.

“Sì”

“E allora chi è quello che sta scendendo dalla macchina?”

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Capitolo 54
*** Capitolo 54° ***


CAPITOLO 54°

Emy diventò improvvisamente pallida, le mani cominciavano a sfregarsi nervosamente e a sudare.

Sophie accostò al marciapiede con la macchina e spense il motore, ma la biondina non si muoveva.

“Che ti prende?”

“Ho paura, Sophie, io non voglio andarci”

“Ma sei scema?” disse lei guardandola negli occhi.

“Bill che mi guarda ancora in quel modo, non lo sopporterei..”

“Scendi dalla macchina o faccio venire qui quel porcospino!!” le ordinò Sophie scendendo dalla parte opposta. Fece il giro ma Emy non accennava il minimo movimento, così fu costretta ad aprire la portiera e tirarla giù.

“Ehi!! Piano!! Mi fai male!!” blaterava la biondina.

“L’hai voluto tu..”

Suonarono al citofono e una voce femminile rispose immediatamente. Il cancello si aprì e arrivarono nel cortile di un grande palazzo antico.

“Prego!!” urlò una donna bionda di fronte a loro uscendo da una porta di vetro.

“Oh, sì, grazie!!”

“Lei è la giornalista?”

“Sì, sono io.” assentì ad occhi bassi.

“Il Signor Kaulitz e l’avvocato la stanno aspettando, devo chiedere a lei di rimanere fuori però, mi dispiace” disse verso Sophie.

“No!! Lei, è mia sorella..”

“Mi dispiace, ordini superiori” insistette la donna.

“Vai tranquilla..” disse la moretta rassicurandola.

Emy guardò Sophie un’ultima volta sedersi su un divanetto marrone di fronte alla scrivania della segretaria, poi bussò ad una porta di vetro opaco e vide un uomo avvicinarsi.

“Prego..” disse invitandola a sedere.

E poi lui.

Lui, di cui fino ad un attimo fa aveva udito la risata cristallina.

Lui, che adesso le puntava il suo sguardo indagatore, dubbioso, incerto.

Lui, bello anche in una giornata grigia come quella.

Lui, che splendeva sempre e comunque.

“Ciao” accennò muovendo le labbra.

Emy gli rispose con un mezzo sorriso, non aveva nemmeno la forza di parlare; le gambe tremavano come se fossero impazzite e incontrollate.

Lo temeva.

Temeva di averlo perduto ancora una volta.

Ed il suo cuore correva all’impazzata verso una meta sconosciuta.

“Si accomodi, signorina, si accomodi…”la invitò l’avvocato nuovamente “Io sono il signor Blister, come ha ben capito, il legale del signore qui presente, credo vi conosciate molto bene..”

“Non abbastanza” disse Bill di getto.

Che significa quel “non abbastanza”?

Nel viso della biondina si formarono alcune rughe, che fecero cambiare espressione all’avvocato.

“Allora, il Signor Kaulitz dice di non averle mai dato i consensi legali per scrivere quel libro..” disse l’uomo aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“No, ma quella è la mio biografia” contestò Emy.

“Ma lei ha parlato anche di un personaggio di pubblica importanza e quindi è tenuta a rispettare questi vincoli..”

“Io non sono qui per sputtanare nessuno, parliamoci chiaro, e non capisco nemmeno perché sono venuta qui a spiegare a voi la mia vita!! Vuoi dei soldi?? Eh?” urlò verso Bill.

Lui si aggrappò forte alla poltrona e la fissò impassibile.

“Preferisci altri sporchi soldi al nostro amore, beh..Bill Kaulitz sappi che mi fai schifo!!!”

Aprì la porta e la sbattè dietro di sé, afferrò il braccio di Sophie e la portò con sé. Voleva piangere.

Soltanto piangere e prenderlo a pugni in pieno viso.

Avrebbe voluto averlo davanti soltanto per chiedergli perché.

Il perché di tutta questa messa in scena e dire che lo amava.

Lo aveva amato.

Lo amava.

E lo avrebbe amato per sempre.

Ma che persona ignobile era diventata?

“Emy!!!”

Riconobbe la sua voce e corse via ancora più veloce, chiudendosi in macchina.

“Parti!!!Dai!!” urlò a Sophie con le lacrime agli occhi.

Vide Bill correre veloce verso di lei, ma la macchina lo fu più di lui.

Si girò un’ultima volta a guardarlo rallentare dietro il fumo con cui l’asfalto aveva coperto la sua figura esile fermarsi e appoggiarsi alle ginocchia riprendendo fiato.

“Andiamo a casa?” le domandò la moretta prendendole la mano “Non fare così ti prego..”

La sentì singhiozzare e poi girarsi verso il finestrino per non farsi guardare il viso rosso e gonfio, ma le stringeva la mano forte, fortissimo.

In quel momento sentirono il cellulare di Sophie cominciare a suonare.

Era Tom.

“Non rispondo, non ti preoccupare”

“No, andiamo a casa sua, voglio sapere se lui sa qualcosa..” disse calmandosi.

“ Va bene” rispose lei voltando alla prima traversa.

Perché?

Perché adesso?

Perché io..

Perché tu..

Perché non può esserci un noi?

Lo so che devo dimenticarti, ma non ci riesco.

Tutto questo sarà sempre più forte e più grande di me..

E fu in un attimo che Sophie entrò invadendo la privacy di Tom, ancora in cucina a fare colazione.

“Ehi amore, che fai qui?” le chiese baciandola a fior di labbra ancora assonnato.

Poi dietro di lei vide Emy, completamente distrutta dal pianto e lasciò andare la tazzina di caffè sul lavandino.

“Tesoro, che succede?” disse accarezzandole il viso.

“Dobbiamo parlare di Bill..” disse lei trattenendo le lacrime, mordendosi il labbro inferiore.

Il rasta guardò prima Sophie e poi lei, non riuscendo a capire. Si sedettero sul divano ed Emy spiegò tutto per filo e per segno. Tom era incredulo, non ne sapeva niente e continuava a dire che gli avrebbe spaccato le ossa.

Ripensò a quella sera, quella stessa sera del compleanno di Andreas, quante cose gli aveva raccomandato e detto, su come si sarebbe dovuto comportare con Emy ma lui se n’era fregato e alla fine, aveva fatto lo stesso anche lui.

E quante volte in macchina gli aveva ripetuto e detto quant’era bella quella sera, anche dopo tutti questi anni.

E adesso?

Cos’era accaduto?

“Non immagino nemmeno come gli sia venuta in mente una cosa simile!! E’ davvero impazzito..” mormorò camminado su e giù per la stanza.

“E’ quello che abbiamo pensato anche noi, ma non c’è altra spiegazione” rispose la moretta tenendo la cugina fra le braccia.

“Deve esserci!! Stamattina non l’ho visto, se non quando è venuto a prendere le sue cose, mi sembrava normale..anzi fischiettava qualcosa..” commentò il rasta “Ora lo chiamo”

“No!!” urlò la biondina “Non lo chiamare, verrà qua, succederà un casino..e poi ho già deciso..”

“Cosa hai deciso?” domandò Sophie.

“L’altro giorno mi è arrivata un’importante proposta di lavoro..”

“E..?” continuò Sophie.

“E credo l’accetterò” rispose lei con fermezza.

“Emy..” disse il rasta “E’ qui a Berlino, vero?”

“No, è a New York”

Entrambi rimasero sbigotitti dall’affermazione della biondina.

Mi dispiace Tom.

Mi dispiace Sophie.

Voi che siete le uniche vere parti indispensabili del mio cuore.

Non posso cambiare idea.

Non devo tornare indietro.

Perché indietro non si può più tornare.

E non cambierò idea, qualsiasi cosa succeda..

“Pagherò tutto quello che devo, tanto con il libro dovrei racimolare una bella somma e partirò..”

“Non esiste proprio, io vengo con te!!” disse Sophie ribellandosi.

“Tu hai Tom, dovete sposarvi, è giusto che stiate insieme!! Io devo cambiare vita, ti prego, comprendimi anche questa volta…devo..” disse accarezzandole la guancia.

“Emy io senza di te non so come fare..”

“Ti aiuterà Tom..”

“Ma perché?” urlò lui “Ci siamo appena ritrovati e adesso lui deve rovinare tutto? Non lo permetterò!!! Aspetta che lo sappia anche Andrè”

“Lo sa già, gli ho comunicato tutto per e-mail, ha detto che rispetta la mia scelta ed è contento di potervi venire a trovare..lui mi ha capita..non voglio più versare lacrime e dolore per lui..”

“Ma resterai fino al matrimonio?” domandò Sophie ansiosa.

“Avete già deciso la data?”

Il rasta guardò la moretta e sorrise.

”No, ma per te lo faremo anche domani..”

“Siete i miei due angeli” disse Emy abbracciandoli, poi si staccò e diede un bacio ad entrambi “Aspetterò il vostro matrimonio e poi andrò via, per sempre..”

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Capitolo 55
*** Capitolo 55° ***


CAPITOLO 55°

Tom sentì un rumore strano provenire da fuori, era sicuro che fosse Bill con la sua macchina; si avvicinò alla finestra e lo vide chiedergli di aprire.

“Presto, nascondetevi!! E’ arrivato Bill..” disse il rasta preoccupato.

“Come Bill?” chiese Emy sopresa e impaurita.

“Sì, mi ha suonato con la macchina, l’avrei riconosciuto fra mille..su andate e chiudetevi in camera mia..”

Le accompagnò in camera e le chiuse a chiave, raccomandandogli di non uscire per nessuno motivo.

Poi il rasta andò ad aprire la porta e si trovò davanti il moro infuriato, lo spinse indietro e buttò la giacca sul divano.

“Hai visto cos’ha fatto Emy?” domandò alzando la voce.

Il fratello chiuse la porta e si lasciò andare sul divano.

“No, cos’ha fatto?”

“Ha messo tutta la nostra storia in un libro!! Ben pensandoci di ricavare qualcosa anche dai nostri ricordi!!! Capito, Tom? I nostri ricordi!!!” disse urlando.

“Cosa c’è di male scusa?” domandò Tom indifferente.

“Cosa c’è di male? Ho chiamato il mio legale, almeno mi spetta il giusto denaro per essermi prestato a questa buffonata!! Non credevo arrivasse fino a questo..non le importa niente di me, di lei, delle nostre intimità, delle nostre cose..”

Emy sentiva tutto.

Sophie la guardava constantemtente per trattenere qualsiasi tipo di reazione che potesse sfociare in qualcosa di peggiore, ma per ora stava lì, ferma come un tronco, seduta sul letto di Tom, ad ascoltare parole, che come frecce, le stavano lentamente trafiggendo il cuore, una dopo l’altra.

“Forse ci tiene così tanto che ha voluto rendere nota a tutti la vostra storia, no?”

Bill si voltò di scattò e lo fulminò con lo sguardo.

“Lo sai che mi da fastidio quando tutti sono al corrente di quello che faccio, anche la nostra prima volta, Tom, Dio anche quella!!” disse imprecando con le mani al cielo.

“Adesso calmati e siediti, io ti faccio una camomilla..” disse alzandosi e andando in cucina.

“Sì, forse hai ragione..” rispose lui mandando indietro i capelli che erano caduti davanti al viso.

Si sedette sul divano e si accorse di un odore strano, differente.

“Tom, sei stato con Sophie ultimamente?” domandò urlandogli perché lo sentisse.

Il rasta tornò immediatamente con una tazza fumante, gliela porse e si sfregò le mani.

“Perché?”

“Sento il profumo di Emy..non è che…” disse lasciando intendere.

“La vedi da qualche parte per caso?” domandò il rasta cercando di rimanere serio.

“No, hai ragione “ rispose il moro prendendo la tazza “E’ che da quella sera non faccio che pensare a lei, lo so, è sbagliato..”

“Perché è sbagliato?”

“E’ tutto stato sempre sbagliato fra noi, Tom, in fondo siamo stati da sempre come fratello e sorella, il nostro non è amore, è un profondo affetto che tutt’ora ci rincorre..”

Gli occhi di Emy si appannarono in fretta dopo quell’affermazione; Sophie si avvicinò a lei e le mise le braccia attorno alle spalle.

“Non capisce che è solo innamorato di te..” le sussurrò.

“Basta!!! Basta Sophie!!! Basta Tom!!! Basta tutti!! Dovete finirla!!!” urlò Emy scattando in piedi.

Il moro guardò subito il rasta, che arrossì maledettamente.

“Dov’è?” gli chiese a voce bassa.

“Nella mia stanza” ammise lui.

Bill si alzò e con passo veloce raggiunse la camera del gemello, che non riuscì ad aprire.

“Apri questa cazzo di porta!!” urlò lui.

Tom obbedì, ma appena lo fece Emy uscì via correndo, cercando di non sbattere contro Bill.

“Emy!!!Fermati!!” le urlò dietro.

Ma niente.

Niente e nessuno avrebbero più potuto fermarla.

Afferrò la borsa e andò via.

Mise in moto e si diresse verso casa.

I semafori le apparivano macchie e le luci, piccoli tunnel dai quali forse un giorno avrebbe potuto ricevere la salvezza.

La luce.

Mai conosciuta.

Le tenebre.

Sempre vissute, quelle dell’inferno.

Un inferno che si chiama amore.

Un amore disperatamente condannato alla morte.

Macabra e leggera.

Arrivò a casa, tirò un sospiro di sollievo e cominciò a fare le valigie, più velocemente possibile.

Prese tutte le cose che le sarebbero state indispensabili e il suo immancabile portatile; le caricò in macchina e si diresse all’aereoporto.

Quella grande costruzione le metteva paura.

Paura di non poterla mai più rivedere e ricordare.

Ma anche speranza, per una vita migliore, nuova.

Raggiunse il check-in e con calma imbarcò le valigie.

“Se è possibile vicino al finestrino, grazie”

“Prego, ecco a lei” le rispose una signorina al di là del bancone.

Veloce.

Immediato.

Indolore.

La partenza da una vita tormentata da fantasmi che non vogliono andare via.

La voglia di andare per sempre e non tornare mai, mai più.

E loro che tornano.

Che ti cercano.

Che ti sbranano.

Che ti illudono.

Che ti saziano.

E poi ti lasciano un vuoto immenso.

Dentro.

Quando scappano.

Oltrepassò la soglia dell’imbarco quando sentì gridare il suo nome: era Sophie e dietro c’erano anche Tom e Bill.

Via.

Vai via, Sophie.

Sii felice.

Trova quella felicità che io ho mai vissuto.

Ama con tutte le tue forze.

E goditi questo amore.

E’ inutile chiamarmi, non non tornerò indietro, mai più.

“Per favore, lasciatemi passare, è un’urgenza!!” la sentì urlare e si voltò.

Era stata bloccata dagli agenti della polizia, urlava e si dimenava.

Il suo sguardo rabbioso li mangiava, poi si spostava verso di lei e la pregava inesorabilmente.

Guardò Tom, che si mise a contrattare con le guardie e scappò via, allontanadosi.

-Il volo z45fp per New York è in partenza, imbarco all’uscita sette- disse una voce elettronica.

La biondina si affrettò a trovare quell’uscita, percorse il corridoio rivestito di moquette con il suo trolley più piccolo, che aveva preferito portare a mano.

Salì sull’aereo, coprendo i suoi grandi occhi azzurri con degli occhiali da sole scuri, anche se di sole, in quella giornata, non ce n’era.

Si concentrò a guardare sulla terrazza, guardando una figura alta e magra: era lui.

Era sicura che la stesse fissando con le braccia incrociate.

Impeccabile.

Perfettamente composto e con un filo di trucco.

Era così vicina che riusciva a vederlo perfettamente, chissà se lui da quei vetri riusciva a vederla.

Prese il cellulare dalla tasca per spegnerlo, c’era un sms.

-Non eri tu quella che diceva che nella vita non si scappa mai?-

Cancellò il messaggio e spense il telefono.

Ma cosa ne vuoi sapere tu di amore, eh Bill?

Cosa ne sai del sentimento?

Proprio un bel niente.

E ti permetti ancora di mandarmi questi messaggini stupidi, per far pace dopo tutta questa guerra e dopo tutto questo fango che mi hai gettato addosso.

Ho sbagliato.

Sapevo che eri fatto così.

Sapevo che ti saresti arrabbiato.

Perché non vuoi mai che gli altri conoscano la parte più profonda di te.

Ma io dovevo farlo.

Dovevo scrivere di noi.

Di me.

Di te.

Perché questa favola meritava di essere impressa nel mio cuore, per sempre.

E adesso scenderei da questo stupido aereo, verrei da te e ti schiaffeggerei per qualche minuto, finchè le guancie non ti diventerebbero completamente rosse. Poi te le bacerei e ti chiederei se vuoi sposarmi.

Perché questo non è affetto, Bill.

E prima o poi, anche contro il tuo volere, verrà a bussare alla porta del tuo cuore e quel giorno verrai da me denunciando il tuo amore disperato.

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Capitolo 56
*** Capitolo 56° ***


CAPITOLO 56°

Quando Emy aprì gli occhi l’aereo era già fermo e la gente si apprestava a scendere.

Diede un’occhiata fuori.

Piovigginava.

Il tempo, come se non bastasse il suo umore, era grigio e nuvoloso.

Scese giù per le scalette assaggiando il vento della sera e chiedendosi se fosse davvero sul suolo americano.

Quel suolo che loro stessi avevano solcato tante volte e l’ultima insieme a lui.

Quel viaggio insieme e l’inizio della loro storia tormentata.

In un attimo riportò tutto al presente.

Justine, le mille ragazze che aveva reclutato per lui, rendendosi conto che voleva esserci lei su quel trono, accanto al migliore re che sarebbe mai esistito.

Lì, dove tutti parlavano una lingua che non era la sua, si sentiva un pesce fuori d’acqua, ma perlomeno poteva imprecare senza che qualcuno la capisse.

“Ecco! Lo sapevo, manca soltanto la mia valigia..” disse volgendo gli occhi verso l’alto.

“Purtroppo non solo la tua..” disse una ragazza avvicinandosi a lei.

Era un po’ più bassa di lei, era mora e aveva gli occhi verdi e in alcuni tratti le ricordava molto Sophie.

“Oh..” disse lei imbarazzata “..tu sei tedesca..”

“Sì, mi sono trasferita qui qualche anno fa e diciamo che ogni tanto vado a trovare i parenti..tu invece?” chiese sorridendo.

“Mi sono appena trasferita”

“Dove stai?”

“Ehm…veramente non lo so, è stata una decisione fulminante, andrò in un albergo..” mormorò timida.

“Puoi venire a casa mia se ti va, beh non pensare cose strane ma cerco un’inquilina, l’ultima se n’è andata perché doveva sposarsi!!”

“Sarebbe fantastico!! Comunque io sono Emily, Emy per gli amici!!” esclamò porgendole la mano.

“Clanie, piacere mio!!”

Emy non lasciò sfuggire la sua valigia, che intanto le stava passando sotto gli occhi e la moretta fece lo stesso.

“Prendiamo un taxi?” chiese la biondina.

“No, ho la macchina qui fuori”

“Sei un genio..”

“Sì, lo so” ammise la moretta pavoneggiandosi.

Appena salirono in macchina imboccarono una larghissima strada, dove il traffico intenso non lasciava spazio alla vena fantasiosa di Emy, che cercava invano di ricordare se già fosse stata lì.

“Beh..ti ci dovrai abituare, questa è la grande mela!!”

“Oh, sì! Ci sono stata una volta…”

“Viaggio di lavoro?” chiese lei.

“No, di piacere..e che piacere..” scherzò Emy.

“Romantico?”

“Un po’..”

Le luci illuminavano il suo viso ad intermittenza, dopo qualche minuto Claine accostò verso il marciapiede e spense il motore.

“Siamo arrivati, abito all’ottavo piano di questo graziosissimo grattacielo!!”

“Wow!!” esclamò Emy alzando la testa.

Scese dalla macchina quasi chiudendosi un dito nella portiera, ma scampato questo pericolo salirono sull’ascensore che le portò direttamente davanti la porta di casa.

“Lavori?” chiese la biondina a Claine.

“Sì, sono una fotografa, e tu?”

“Io dovrei iniziare a lavorare per Vanity Fair”

“Caspita!!! Aspetto da anni di migliorare per lavorare lì..non è molto lontano da casa..”

“Davvero?” le domandò lei.

“No, sta proprio all’angolo, sei fortunata..”

“Meno male!!”

Claine la portò nella sua stanza, bianca e un po’ vuota, ma accogliente, con una finestra che dava sulla strada.

“Benvenuta, questa è la tua stanza..”

“Grazie mille..potresti lasciarmi un attimo da sola, per favore?”

“Certo!!Sistema pure con calma le tue cose, io faccio qualcosa da mangiare..” rispose la ragazza chiudendo la porta.

Ma dov’era finita?

In sole otto ore la sua vita era cambiata.

Aveva lasciato Sophie.

Il suo lavoro.

La sua casa.

I suo genitori.

Andreas.

Tom.

E lui.

Si era buttata alle spalle il suo mondo, fregandosene delle sofferenze altrui.

Egoista, Emy..

Sei stata una grande egoista..

Perché chissà che colpo prenderà tua madre quando lo verrà a sapere.

Andreas, è stato l’unico che ha compreso.

Ma come posso pensarlo?

Perché mento a me stessa.

Io non voglio essere qui.

Non voglio conoscere nuove persone, nuovi posti.

Non voglio essere una fra tante.

E nemmeno vivere in mezzo a questi grattacieli senza vita, che producono lavoro senza sosta.

Non voglio essere una delle tante dipendenti.

Una delle tante giornaliste.

Non voglio imparare bene l’inglese.

E non voglio vivere in America.

Allora perché l’ho fatto?

Gli occhi le si appannarono mentre disfaceva la valigia e metteva tutte le sue cose a posto. Sapeva che l’indomani avrebbe dovuto comprare delle lenzuola nuove e sarebbe dovuta andare ad informarsi per quel lavoro.

Sul fondo del borsone rimase una cornice, la prese lentamente e la posò sopra il comodino; ritraeva lei, Andreas, Tom e Bill a casa durante un vecchio Natale, in fondo si riusciva a vedere anche il viso di Sophie con le labbra semichiuse, ricordava che stesse dicendo di non voler venire nella foto, ma ormai era già stata scattata da suo padre.

Già, suo padre.

Avrebbe voluto tutto questo?

L’avrebbe appoggiata?

Lui sì, che l’avrebbe capita.

Il cellulare sulla scrivania si illuminò: un nuovo messaggio.

- Ho provato a chiamarti, ma il cellulare era sempre spento. Suppongo che se leggi queste righe sei già arrivata, mi manchi, Sophie-

Mannaggia a te, Sophie.

Mi manchi da morire.

Vorrei riabbracciarti e piangere per tutta la notte sulla tua spalla.

“Posso?” disse Claine bussando alla porta.

Emy passò subito l’indice sotto gli occhi e asciugò quel bagnato di troppo.

“Sì, vieni pure..”

“Ah! Vedo che ti sei sistemata benissimo, da quanto non vedevo questa stanza illuminata..” disse osservandola bene, poi si avvicinò al comodino e prese la cornice in mano “E questi? Sono i tuoi amici?” chiese sopresa.

“Sì, ma solo ricordi”

“Perché dici così? Adesso non lo siete più?” chiese rimettendola a posto.

“Sì e no..alcuni amici ti tradiscono, sai..”

“Sì lo so bene..ma se non sbaglio questi sono anche i Tokio Hotel!!”

“Non sbagli” rispose la biondina sorridendo.

“Wow!! Da piccola ero innamorata persa del cantante, si chiama Bill, vero?”

A chi lo dici..

“Sì, si chiama Bill..”

“Caspita ma io ho capito chi sei, non immagini quante volte ti ho invidiato..” disse Claine sedendosi accanto a lei sul letto.

“Diciamo che ho dovuto combattere contro qualche ragazzina da giovane!!” scherzò lei.

“Beh..la cena è pronta, se vuoi venire di là..”

“Sì, arrivo, prima controllo la posta..”

“Come vuoi, la password è proprio Tokio Hotel..” disse Claine uscendo dalla stanza.

E te pareva..

Eccoci qui.

Cinque nuovi messaggi..mmm..

Cazzo.

Che vuole adesso..

Lo cestino!!

No, devo leggerlo.

No, lo cestino!!

No, voglio leggerlo.

-Tante volte la vita ci mostra cose meravigliose, ma noi, per paura di perderle o rovinarle le lasciamo così, non abbiamo il coraggio di toccarle, di viverle, ma non per questo non amiamo osservarle in qualsiasi ora del giorno e della notte. Tu mi conosci come nessuna ed è proprio questa la mia paura. Purtroppo sono così e tu lo sai, spero che un giorno riuscirai a perdonarmi. Bill-

Emy si alzò dalla sedia e si aggrappò alla tenda, poggiando la mano alla fronte.

Non riusciva a stare in piedi.

Il sangue le era arrivato al cervello troppo velocemente e adesso, pian piano, la stava abbandonando.

Il corpo tremava inesorabilmente mentre lasciava andare respiri affannati.

Non piangere, Emy, non piangere..

Perché ci pensi adesso, Bill?

Perché quando sono lontana?

Perché sei un codardo, io lo so, ma ti amo troppo per non passarci sopra.

Adesso forse è tardi, ma forse invece no.

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Capitolo 57
*** Capitolo 57° ***


CAPITOLO 57°

La mattina seguente era nata piacevolmente addobbata da qualche fiocco di neve e da qualche nuvola fredda e insolita.

Dalla stanza di Emy si riusciva a sentire il suono del traffico reso quasi totalmente ovattato dai doppi infissi.

Aprì una piccola fessurina del suo occhio e lo puntò verso la sveglia, aveva capito che era già ora di alzarsi. Buttò in aria le coperte e mise su, dopo essersi lavata in fretta e furia, le cose che le erano capitate prima davanti agli occhi; andò in cucina e vide Claine che aveva già preparato la colazione anche per lei.

“Buongiorno” disse sorridendo sotto un cappellino di lana, che le cadeva completamente su un lato del viso.

“Giorno..” mormorò Emy sedendosi al tavolo.

“Come è andata la nottata?”

“Abbastanza bene direi” disse aggrottando la fronte e sorseggiando la sua tazza di caffè “Mi sa che devo andare..”

“E sì, ai grandi giornali non aspettano..”

Emy si alzò di fretta, raccolse tutte le sue cose e uscì, salutando l’amica.

Guardò il cielo, nemmeno un raggio di sole.

Poi si concentrò sul percorso da fare, cinquecento metri di vero casino pieno di persone che spingevano da ogni parte.

“Sorry, sorry…” continuava a ripetere senza successo, finchè non si trovò davanti al gigantesco palazzo di vetro, anticipato dalla nuovissima copertina di quella settimana.

Salì con l’ascensore fino all’ultimo piano che, secondo le indicazioni, era l’ubicazione dell’ufficio del direttore.

Oltrepassò un corridoio dove il suo dei suoi tacchi fu calmato dalla moquette nera e finalmente, dopo un’intera radiografia da parte dei suoi nuovi colleghi, che aveva già sperato di non conoscere mai, arrivò alla fatidica stanza.

“Are you Emy?” le disse una donna sulla cinquantina prima che aprisse la porta.

“Yes..”

“Oh!!! Dear, you’re fantastic!!” esclamò abbracciandola “I’m Tamara, the director of this nice place, come here..” disse invitandola a sedere nel suo ufficio.

“I’m here for..”

“Sì, cara, lo so..” disse lei stupendola.

“Parla tedesco?” chiese la biondina.

“Parlo otto lingue correttamente” rispose lei allargando le labbra rosse come il fuoco “So che sei qui per quel posto che ti avevo proposto, ma proprio stamane mi è arrivata un’e-mail del tuo capo, Patricia, una mia cara amica d’infanzia”

“Sì, lo so, non ho avvisato nessuno, è stata una decisione presa sul momento ma ne sono più che convinta..”

“Sono sicura di tutto ciò, ma sai, lei ci tiene così tanto a te, dice che sei una delle sue migliori allieve e non vorrebbe per niente al mondo che tu te ne andassi..”

Patricia?

La stessa che diceva di inseguire i miei sogni?

No, non può essere lei.

Eppure non c’è nessun’altra spiegazione.

“Io, vorrei rimanere qui se va bene..” insistette lei.

Il viso di Tamara si riempì di rughe, finchè non terminò di scrivere sul suo portatile grigio e la guardò.

“Va benissimo, ho già preparato il tuo ufficio, Paula te lo mostrerà..” disse indicando la sua giovane assistente.

“Grazie”

Aprì la porta e varcò la soglia di uno splendio ufficio al cinquantesimo piano. La moquette era fuxia, adesso. Un computer nuovissimo la aspettava acceso sulla scrivania di vetro opaco bianco e rosa, insieme alla miriade di gadget che le avevano regalato, compreso un dolcissimo telefonino aziendale, anch’esso di quel colore.

“This is the favorite color of Tamara..” disse Paula scherzando.

“Oh, yes, I know..”

“Bye” disse dileguandosi verso la sua postazione.

Emy era strabiliata da tutto, quella era l’America.

Quella era la sua nuova vita e l’avrebbe conquistata con tutti i mezzi possibili per scalare ancora una volta la vetta di quella montagna e arrivare alla felicità.

Fece l’accesso alla sua casella di posta e cominciò a battere qualcosa sulla tastiera.

Ok, respiriamo e scriviamo qualcosa di carino..

-Sto bene, qui è tutto stupendo, non vedo l’ora che mi veniate a trovare, Emy-

E questa per Sophie va più che bene, poi comincia a preoccuparsi, anche se qui pensano forse che io sia più di una diva..

Uff..

Adesso arriva la parte più difficile.

Su, Emy, forza e coraggio.

-Ciao Bill, ho letto quello che mi hai scritto, ma non voglio dirti altro. Soltanto che io sono sempre stata pronta a viverle le cose più belle che la vita mi ha regalato a differenza tua, spero che tu possa trovare la felicità, Emy-

Ok.

Inviato.

Premette quel maledetto pulsante e osservò la bustina partire oltre quell’oceano che li divideva ancora una volta.

Quando volse nuovamente lo sguardo all’orologio erano già le sei del pomeriggio.

Non aveva mangiato.

Non aveva bevuto.

Aveva solo scritto e pensato.

Voleva mettere giù nuove emozioni.

E voleva scrivere un nuovo libro, per continuare il primo.

Osservò un paio di colleghi andare via e li imitò; prese tutto con sé e uscì fuori.

Le luci natalizie contrubuivano a dare ancora più fascino a quella metropoli, che già ne conteneva troppo e ne mostrava poco.

Arrivò al portone di casa e trovò un pacco a suo nome.

Vivo qui da ieri e già mi arriva la posta?

Quanto sono veloci questi americani a divulgare le cose…

Lo afferrò e lo mise sotto al braccio per portarlo con sé dentro casa.

“Sono a casa!!” urlò pregando che Claine ci fosse.

“Ehi..ciao..” disse apparendo sporca di sugo in viso.

“Ma cosa stai facendo?” le chiese sorridendo.

Provavo a fare qualcosa di italiano, ho comprato la pasta e cercavo di fare il sugo ma…mi sa che non è venuto tanto bene..tu? Cos’hai sotto l’ascella?”

“E’ un pacco, non so, vado a vedere in camera e arrivo..”

“Ok” disse la moretta saltellando verso la cucina.

Emy aprì la porta e la richiuse dietro la schiena, lasciò andare la giacca e la borsa sul letto e poi si concentrò ad aprire quel pacco bianco.

E in fondo, dopo vari tentativi, eccola.

Una foto e una lettera.

La stessa foto che Bill le aveva rubato dalla cornice quella sera, loro due.

Un’altra e poi un’altra ancora.

Un insieme di foto che avevano scattato e messo in un album che avrebbe ricordato per sempre la loro storia, lui le aveva staccate, per lei.

Poi aprì la busta.

Le tremavano le mani e la voce.

Le salì velocemente un magone in gola e corse verso l’entrata.

Claine la vide dalla cucina e si appoggiò al braccio sospirando l’amore.

Corse all’impazzata, saltò i mobili come avrebbe fatto sette anni fa, rischiò di scivolare più volte ma alla fine arrivo alla porta d’ingresso e la aprì.

Niente.

Non c’era nessuno.

Come ho potuto crederti ancora una volta, Bill..

L’ascensore si aprì.

Vide uno stivale nero solcarne la soglia e poi la sua figura avanzare tirando un trolley nero esagerato.

Gli corse incontro e si appese a lui con tutte le sue forza, decisa a non lasciarlo mai più.

Lui le tracciò con le mani i profili dei suoi fianchi e poi la tirò a sé, facendo combaciare i loro corpi come un unico fuoco.

“Adesso sono pronto a vivere la felicità di cui mi hai tanto parlato..”

P.S. non è l'ultimo capitolo

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Capitolo 58
*** Captiolo 58° ***


CAPITOLO 58°

Emy toccò terra con la punta dei piedi.

Non le sembrava vero.

Lui.

Finalmente.

Davanti a lei.

Lo vide chiudere gli occhi e lo imitò.

Sentì le labbra sbattere dolcemente contro.

Volersi e amarsi anche dopo tutti questi anni.

Riaprì gli occhi e vide i suoi.

Avevano una strana luce.

Diversa.

Speciale.

“Vieni! Entra! Non voglio farti stare qui, potrebbero vederci tutti..” disse Emy trascinandolo per mano in casa.

“E così tu saresti l’uomo che si sogna ogni santo momento!!” esclamò Claine tendendogli la mano.

“Ciao Claine..” le disse sorridendo.

“Voi due vi conoscete??” chiese Emy stupita.

“Come vuoi che ti abbia trovato?” ammise il moro fissando il suo sguardo complice con la moretta.

“Brutti stronzi!! Eravate d’accordo!! Cioè tu sapevi che sarebbe arrivato?” domandò la biondina.

“Sì, mi ha chiamato stamattina dicendo che sarebbe venuto qui ed eccolo..!! Ma cosa ti importa?? Godetevi tutti questi momenti, tanto stasera io dormo da Josh!! A domani!!” disse la moretta facendole l’occhiolino.

Chiuse la porta dietro le sue spalle e il moro si lasciò andare sul divano.

“Sei stanco?” chiese lei sedendosi accanto.

“Non abbastanza per non abbracciarti, vieni qui!” disse mettendole un braccio attorno al collo e stringendola a sé.

Caldo più di un fuoco d’estate.

Bello più di una nevicata la notte di Natale.

Ancora così perfetto.

Ancora così magnetico e furbo da rubarle il cuore quando voleva.

Le passò la mano sulla guancia teneramente, avevano perso fin troppo tempo.

“Allora mi hai perdonato..” sussurrò lui.

Occhi dorati.

Profumo d’argento.

Tocco di seta.

Mani che s’intrecciano.

Sguardi che si mangiano.

Corpi che si abbracciano.

Voglia di stare.

Voglia di amare.

Voglia di guardarsi invecchiare l’uno riflesso negli occhi dell’altro.

Bill fissò gli occhi in quelli di Emy.

No.

Adesso non c’era più un mare in tempesta.

Adesso tutto si era placato e un tramonto cercava la sua casa fra gli infiniti abissi sotto

l’orizzonte.

Lei.

Lui.

Lui.

Lei.

Loro.

Adesso sì.

“Non ne voglio più parlare, Bill. Voglio solo stare con te..” rispose lei con gli occhi lucidi.

Il moro le prese il mento fra le dita e lo avvicinò al suo.

Poggiò le labbra sotto quelle di Emy e soffiò sopra.

“Quanto mi è mancato che il vento mi rimbalzasse addosso..quanto mi è mancato litigare con te, scherzare con te, ridere con te…” mormorava a fior di labbra, ma Emy lo fermò.

Un bacio.

Un altro.

E poi un altro ancora.

Così.

Sulla pelle.

La sua pelle profumata.

Quel profumo che non aveva mai dimenticato.

Sentiva finalmente la lingua del moro giocare con la sua, quel piercing che aveva visto nascere la stuzzicava nella più giusta maniera, facendola impazzire.

Non avrebbero smesso per nulla al mondo.

Adesso, si sentivano più forti che mai.

Emy strinse la mani di Bill, calda, grande e la tirò a sé.

“Andiamo a letto, dai, non riesci a reggerti nemmeno la testa!!” esclamò accarezzandogli i capelli.

Bill sospirò, sorrise e si alzò per primo.

“Scommetto che la tua camera è quella!” disse indicandola.

“Sì..”

La prese per i fianchi e la portò sul letto senza staccarsi da lei.

Il calore dei loro corpi, era tutto ciò che aveva sempre cercato di staccare da quei temibili ricordi, ma adesso le ritornava tutto chiaro in mente.

Il suo corpo dietro il suo.

Le sue braccia sulle sue.

Stretta in quell’abbraccio, non si sarebbe staccata mai.

Prese il pigiama dalla valigia e lo indossò mentre il moro si toglieva i pantaloni e si metteva sotto la coperta con i suoi soliti boxer scuri.

“Vieni qui!! Vieni qui!!” le ordinò aprendo leggermente le coperte verso l’alto.

Lei si infilò velocemente e ricadde fra le sue braccia.

“Adesso puoi dirmi da dove ti è saltata in mente quella storia del legale?” chiese Emy cercando la sua mano.

“Era l’unico modo per vederti” rispose lui sentendola girovagare sopra il suo petto.

La prese dentro la sua e l’appoggiò al suo cuore.

La biondina si alzò su un fianco e lo guardò dritto negli occhi.

“Stai scherzando spero!!”

“Pensavo stessi con qualcun altro, non potevo permettermi di sbagliare ancora e perderti..”

“Potrei soffocarti con il cuscino, lo sai?”

“Non lo faresti..” rispose lui provocandola.

“E perché?”

“Perché la piccola Emy ha bisogno anche di un papà..”

“Che significa anche di un papà?” chiese lei stupita.

“Che se qualcuno accetterà potrà diventare la mia bellissima regina..”

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Capitolo 59
*** Capitolo 59° ***


CAPITOLO 59°

La notte precedente era passata invano sui loro cuori, non li avrebbe potuti sgranare.

Le nuvole avevano accarezzato il cielo e poi erano volate via, lasciando uno spiraglio a quell’amata stella arancione che splendeva nel cielo.

Emy era sveglia già da un po’, con il gomito appoggiato sul cuscino a guardarlo respirare con gli occhi chiusi e un viso da bimbo innamorato.

Odorava di caldo e di sogno.

La sua pelle era morbida e segnata di rosso per colpa di uno stupido lenzuolo.

Quando si girò dalla sua parte, lei sorrise, non aspettava altro.

Come sei bello, amore mio.

Mio e soltanto mio.

Ancora più meraviglioso senza la faccia sporca di quel trucco che ti nasconde soltanto agli occhi di tutti.

Il tuo respiro su di me, come una dolce carezza continua a percorrermi, solleticando la mia pelle.

Chissà se stai sognando di me.

L’unico posto in cui non ti potrò mai avere, nei tuoi sogni.

O forse sì, un giorno, anche in quella stanza che non esiste da nessuna parte, anche se tu ci sei sempre, nei miei.

Ma d’altronde non siamo noi a comandarli.

Sono loro, che comandano noi.

Non ci sono altri aggettivi per descriverti.

Non esistono.

Tu sei e basta.

Tu vivi e fai vivere.

Tu sei respiro.

Tu sei anima.

Tu sei amore.

E sei tutto quello di cui io ho avuto sempre bisogno per far sì che questo cuore, quando un giorno sarà vecchio e stanco, possa ancora battere forte alla tua vista, al tuo tocco, con il tuo profumo.

No, non svegliarti, amore.

Voglio ancora osservarti un po’, mentre sogni.

Il moro aprì timidamente gli occhi, la guardò e sorrise.

“Che fai, mi spii?” le chiese stiracchiandosi ancora sotto le coperte.

“No, ti guardavo”

“Spiandomi”

“No, ti guardavo…” insistette lei.

“Da quanto sei sveglia?”

“Da un po’ “

“Perché non mi hai svegliato? Avrei potuto farti compagnia..” disse lui passando una mano sulla sua guancia.

“Non fa niente, vado a preparare la colazione” rispose la biondina allontanando le coperte dal suo corpo ancora caldo.

Bill la prese per un braccio, come una volta faceva lei, e la obbligò a rimanere.

“Sai che devo andare a lavoro, vero?” chiese avvicinandosi pericolosamente al moro.

“No, non lo so..” rispose baciandola a fior di labbra.

Eccole, ancora inesperte del giorno che le attendeva, si univano.

Per toccarsi.

Per sfiorarsi.

Per viversi.

Per riassaporarsi.

La mano di Bill scivolò dentro la maglia di Emy che, senza reggiseno, gli facilitò la cosa.

Continuava a vagare, mentre la biondina già eccitata cercava di tenere a freno il respiro e i battiti, troppo veloci.

Riusciva a sentire il membro del moro spingere da quei boxer che lo imprigionavano. Così decise di allargare l’elastico e prenderlo in mano.

I baci si susseguivano, l’uno dopo l’altro.

Senza staccarsi.

Senza fermarsi.

Senza mai stancarsi.

Era chiaro, si desideravano entrambi più di ogni altra cosa.

Bill tolse la maglia del pigiama ad Emy e la lasciò scivolare per terra, come per i suoi boxer.

“Non siamo ancora pari..” le sussurrò baciandole il collo.

Lei sorrise compiaciuta e si apprestò a togliere via anche i suoi slip colorati.

Adesso il calore dei loro corpi era alle stelle.

Adesso la voglia del loro amore non si sarebbe potuta misurare.

I loro occhi, persi gli uni negli altri.

Le loro mani, intrecciate.

Le loro bocche.

Ancora.

Ancora.

Ancora.

Volevano ancora.

Lui di lei.

Lei di lui.

Così il moro scese fra le coperte e passò le labbra sui capezzoli della biondina, mentre

continuava a stringerla forte sotto di sé.

Emy non riusciva a trattenersi, morse il labbro inferiore tanto da farsi male, tirò su il moro e allargò le gambe.

I loro corpi a contatto come non mai.

I loro respiri riuscivano ad incrociarsi.

I loro battiti aumentavano con la stessa cadenza.

E fu quello il momento in cui il moro entrò con decisione nell’anima della biondina.

Finalmente un solo corpo e una sola anima.

Spingeva.

Spingeva forte sotto di lui.

E si muoveva a scatti mentre guardava la perlacea epidermide vibrare sotto la sua.

Più forte.

Sempre più forte.

E sempre più veloce.

Fino a quando i sensi non stavano scoppiando dentro loro stessi.

Sempre.

Sempre di più.

Sempre di più.

Insieme.

Averlo raggiunto insieme, quel punto di massima lussuria.

Lui e lei.

Insieme.

Adesso il loro amore li aveva raggiunti, ma non era più disperato come allora.

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Capitolo 60
*** Capitolo 60° ***


CAPITOLO 60°

Emy respirava liberamente il profumo di quella pelle chiara, tanto desiderata, mentre il moro le accarezzava il viso con estrema delicatezza.

Ma il suono del cellulare di Bill li distrasse dai loro pensieri.

“Non rispondere..” suggerì la biondina.

“Fammi almeno vedere chi è” rispose lui.

Scivolò via dal letto, nudo e maledettamente perfetto e prese il cellulare sulla scrivania.

“Pronto?” disse coprendosi con le lenzuola.

Emy continuava a solleticargli il collo con i suoi baci ancora caldi d’amore e il moro continuava a parlare al telefono con voce sinuosamente sexy.

“Chi era?” domandò appena mise giù la chiamata.

“Una scocciatura..” continuò lui, poi la prese per i fianchi e la fece stirare nuovamente sul letto, mettendosi sopra di lei, strusciando la sua pelle contro.

Poi di scatto guardò l’orologio e si allontanò.

“Che succede?” chiese Emy stupita.

“Dovremmo rivestirci..”

“E perché?”

“Perché stanno arrivando Tom e Sophie..” rispose lui schiacciandosi verso il pavimento per cercare i suoi boxer.

Emy lo osservò ancora una volta, in ogni suo movimento.

Cercò di fermare il tempo per imprimere quella bellezza fra i suoi battiti e fra i suoi respiri.

Ma lui era già lì.

Incastonato come uno dei diamanti più rari al mondo.

“Stai cercando questi?” chiese lei sorridendo e dondolando gli slip del moro, ancora indaffarato a cercarli.

“Grazie tesoro..” disse appoggiando flebilmente le labbra contro le sue.

Si rivestirono in un attimo e appena Emy solcò l’uscio della cucina, udì il campanello lamentarsi.

Cominciò a correre verso la porta e aprì senza chiedere chi fosse.

Aveva già visto dal piccolo televisore Tom e sua cugina sbaciucchiarsi fragorosamente e la maglia del rasta andare vertiginosamente giù.

Hanno intenzione di farlo nell’androne?

Ma benissimo.

Non ricordavo che Sophie fosse così “calorosa”.

Sentì le braccia del moro accerchiarle i fianchi e il suo viso appoggiarsi ad una spalla.

“Non vedo l’ora di riabbracciarli”

E fu così, che appena l’ascensore si aprì una piccola creaturina cominciò a correre più veloce della luce.

“Papyyyyyyyyyy” urlò la piccola Emy andando verso di lui.

Il moro si abbassò e l’afferrò con tutto l’affetto che le era mancata in queste settimana a causa dei suoi malumori.

“Fai piano Emy, per favore!!” si sentì il rasta raccomandarla e uscire dall’ascensore con un maxi trolley e due borsoni, caricato peggio di un facchino.

“Vuoi una mano, Tom?” gli chiese la biondina afferrando una delle sue borse.

E infine Sophie.

Bella e radiosa come non mai, con solo la sua borsa fra le braccia.

“E tu cosa fai? La principessina?” le chiese la cugina.

“Sapessi..vieni qua!!” rispose abbracciandola forte.

Sistemarono i borsoni all’entrata, tutti avevano qualcosa da dire, da fin troppo tempo.

E tutti possedevano la stessa luce negli occhi.

Quella luce che ha il colore della felicità.

“Sono incinta, ecco perché non porto niente…” sussurrò Sophie fra i capelli della cugina.

“Oh Dio!!” esclamò lei portandosi una mano davanti alla bocca “E’ maschio o femmina?”

“Non si sa, dobbiamo aspettare fino al terzo mese, purtroppo…io sono curiosissima!! Tom sostiene che sarà sicuramente un maschietto per potergli insegnare a suonare la chitarra!!” scherzò lei.

“Siediti, Sophie!!” la invitò Emy.

Poi sentì la sua maglia diventare sempre più stretta e pesante, fin quando non abbassò lo sguardo e vide la piccola Emily tirarla giù.

“Tesoro!!” disse abbassandosi.

E appena lo fece, lei le saltò in collo e la strinse forte.

Emy guardò Bill inebetita, lui sorrise dolcemente.

La piccola si staccò e le stampò un tenero e bagnato bacio sulla guancia.

“Papà ha detto che sei la mia mamma, è vero?” le chiese con gli occhi lucidi.

Uno sguardo.

Uno solo.

Per capirsi.

Per intendersi.

Per amarsi.

“Ma certo, piccola mia!!” esclamò Emy.

La piccolina cominciò a saltellare per tutta la casa e a gridare che anche lei aveva finalmente una mamma, le ricordava tanto Bill in quel suo modo di fare. Poi si avvicinò nuovamente a lei e la chiamò.

“Mamma!!”

Emy si girò, quanto le faceva strano essere chiamata così da quella piccola e meravigliosa creaturina.

“Quand’è che mi regalate un fratellino?” chiese ingenuamente.

Tutti scoppiarono a ridere.

Emy accarezzò il suo ventre e guardò Bill.

“Prima di quanto immagini, amore mio”

Ti guardo.

Sei così bella mentre sorridi a mia figlia.

Mia figlia.

L’hai accettata come se fosse tua.

Hai perdonato quel maledetto sbaglio che feci quando non mi rendevo conto di quanto ti amavo.

Quello sbaglio si chiama come te.

Forse per renderlo meno grave.

Forse per renderlo un piccolo miracolo.

Perché in lei, rivedo il tuo sorriso.

In lei, rivedo i tuoi occhi.

Come se l’avessimo creata insieme.

Come se il nostro amore avesse prevalso su tutto, anche sulla scienza.

E adesso tu sei qui, davanti a me.

Le due donne della mia vita.

Le più importanti, adesso che mia madre è ancora più lontana.

Mi hai salvato dall’inferno.

Mi hai salvato dall’odio.

Mi hai salvato dal male.

Mi hai sempre raccolto e curato le ferite che avevano bruciato il mio cuore, come se fossero le tue.

Mi hai amato e mai odiato.

Mi hai desiderato, ma mai con prepotenza.

Ti sei imposta nella mia vita sempre e solo con un sorriso e con quegli occhi color mare.

Ti sei fatta amare lentamente e piano mi hai reso dipendente da te.

Le nostre famiglie, insieme, non si divideranno mai.

Ti amo Tom.

Ti amo, piccola Emily.

Ti amo, mia dolce regina.

Per sempre

Fine

Vi ringrazio per essere stati con me in questo viaggio.

Vi ringrazio per avermi letto, spero di avervi emozionato come ho fatto io quando scrissi questa storia.

E ricordate di credere sempre nelle favole

Jess

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