Combattere

di LaMusaCalliope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO UNO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO DUE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO TRE ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO CINQUE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO SEI ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO SETTE ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO UNO ***


~~L’ esercito nemico circondò la rocca, bloccando ogni via di fuga. I cancelli erano stati divelti e pendevano da un solo cardine, abbandonati. Se fossero entrati avrebbero vinto una battaglia che si protraeva da fin troppi anni.
“Prendete solo l’essenziale. Sbrigatevi, saranno qui a momenti”. Il vecchio re urlò mentre brandiva la spada in posizione di attacco, in attesa di un agguato, davanti la porta.
Nel frattempo sua figlia raggruppava le cose a lei più care. Era stata sempre educata all’arte della guerra e fin da piccola aveva maneggiato armi. Dal baule vicino il letto prese un arco e una faretra che mise a tracollo; un pugnale lo nascose tra le pieghe dell’abito lungo mentre legò una spada a una cintola all’altezza della vita. Prese anche un mantello e raggiunse il padre alla porta. “è tutto pronto. Niccolò?” chiese con ansia, era molto legata al fratello. “L’ho lasciato a difesa della parte ovest. Stava raggruppando degli uomini della scorta. Dovrebbe raggiungerci a breve”. L’uomo aveva la fronte imperlata di sudore e tremava visibilmente.
Attesero per minuti, durante i quali l’esercito nemico riuscì ad entrare nel castello. Sentirono urla di battaglia, di dolore; sentirono le spade cozzare contro il ferro degli scudi e delle armature. Poi dei passi, veloci, davanti la porta. Si fermarono. Tutto si spense. L’unico rumore, quello del battito frenetico di due cuori. Il tempo sembrò rallentare mentre la porta si apriva. Il vecchio re si pose dinanzi alla ragazza, proteggendola col suo corpo massiccio. Lei aveva già incoccato una freccia ed era pronta a tirare. Le armi però vennero immediatamente riabbassate non appena i due riconobbero Niccolò e il manipolo di uomini, le mani alzate in segno di resa. “Venite. Dobbiamo sbrigarci. Bonnie,” il ragazzo puntò sulla sorella uno sguardo pieno di rammarico “Lui è qui”.


ANGOLO AUTRICE:
Salve! Sono tornata! Allooora, parlando della storia posso dire che A) ho preso spunto da tre ARGOMENTI: azione, sentimento e paura. Poi, B) sono stati difficili da combinare ma penso di avercela fatta (sto avendo seri problemi con uno degli ultimi capitoli). Un'altra cosa è che pubblicherò un capitolo a settimana, ogni lunedì. spero che vi piaccia e, bon, al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** CAPITOLO DUE ***


~~Dopo aver raccomandato agli uomini di difendere il castello ad ogni costo, si erano infilati in un cunicolo il cui accesso si trovava dietro un arazzo che raffigurava la famiglia. Corsero, prendendo con decisione ogni svolta, sperando di uscire il prima possibile. Bonnie ripensava a quelle tre parole pronunciate da Niccolò. Da quando le aveva sentite, una paura terribile la possedeva. Lui era lì e lei sapeva il perché. Aveva un compito: ucciderla, insieme alla sua famiglia.
Faceva tutto per il potere e per compiacere suo padre. Quel padre che aveva dato inizio alla guerra, tantissimo tempo fa.
Quando lo aveva conosciuto, non aveva ancora capito chi fosse, non sapeva che si trattava del suo nemico giurato. Ma seppe, alla fine. Fu proprio Niccolò a raccontarle la verità quando lei gli parlò di lui. Ricordava ancora il terribile dolore che aveva provato all’altezza del cuore, ricordava le lacrime versate per rabbia. Ricordava le parole che lui aveva usato per giustificarsi ‘Mio padre me lo aveva ordinato. Io ho solo obbedito ai suoi ordini’. Lui l’aveva solo usata per arrivare a suo padre. La verità l’aveva colpita come un secchio di acqua gelida, trasformando quello che pensava fosse amore in puro odio. Si era sentita in colpa per molto tempo pentendosi di aver provato un sentimento così profondo per un nemico. Ma suo fratello le era stato vicino, l’aveva aiutata ad andare avanti.
Anche in quel momento, però, nel cunicolo, i sensi di colpa tornarono e si mescolarono alla paura di vederlo di nuovo, di doverlo affrontare. Una parte di lei temeva anche di doverlo uccidere, perché nonostante tutto, ancora lo amava.
all’improvviso, una folata di vento li investì da dietro, portando con sé un odore acre di fumo. “Stanno dando fuoco al castello” commentò Niccolò che era in testa al gruppo. “Ci conviene accelerare, prima che il fumo riempia tutto lo spazio”. Si rimise in moto e gli altri dietro di lui.
Non passò molto tempo prima che il fumo cominciasse ad entrare nei polmoni. Il vecchio re iniziò a tossire, incapace di respirare. Niccolò andò in suo aiuto e si mise un braccio dietro il collo, tenendo l’anziano per la vita e aiutandolo a camminare. “Bonnie, sai la strada, guidaci tu” la ragazza obbedì.
Camminò col cuore in gola. Quando vide uno spiraglio di luce, esultò dentro di sé. Corse dal fratello e lo aiutò a portare fuori il padre che nel frattempo aveva perso i sensi. Insieme lo fecero sdraiare contro una roccia. Bonnie si guardò intorno: si trovavano in una pianura a ridosso di un fitto bosco, oltre il quale li aspettavano tre cavalli pronti a portarli lontano da quell’inferno. Sentì dei colpi di tosse e si accorse che suo padre si era ripreso, anche se era ancora debole. L’uomo si mise a sedere. Provò ad alzarsi, ma Niccolò lo fermò prima. “Padre, è ancora troppo debole”. L’anziano non volle sentire ragioni e si mise in piedi. Poco dopo, la testa prese a girargli e si sedette di nuovo. “padre, ha tutto il tempo per riprendersi, qui siamo al sicuro.” Il re alzò una mano, facendo tacere il figlio. “Andate. Voi andate. Io vi raggiungerò poi” Niccolò stava già scuotendo la testa “Ascoltatemi. Andate avanti, fino al bosco. Camminate verso ovest per cinque miglia. Quando raggiungerete una grande quercia andate a nord e …” un fiotto di sangue gli uscì dalla bocca, troncandogli il respiro. Dal petto spuntava una freccia dalla punta rossa.

ANGOLO AUTORE:
So che avrei dovuto pubblicarlo lunedì, ma sono parecchio impegnata con la scuola e perciò lo pubblico ora. Spero vi sia piaciuto, ci vediamo la prossima settimana col TERZO CAPITOLO!

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Capitolo 3
*** CAPITOLO TRE ***


~~Il vecchio cadde in avanti, peso morto. Bonnie era pietrificata. Niccolò si guardava intorno cercando di capire da dove avessero tirato la freccia. Fu allora che uscirono allo scoperto. Erano in sei, armati di spada, un arciere, probabilmente l’assassino del re. Da dietro un albero spuntò un ultimo uomo, aveva un coltello e in faccia un sorriso beffardo, derisorio.
“Sapete, forse avreste dovuto dargli retta. Scappare senza fare storie. Vi sareste risparmiati quest’immagine pietosa” assottigliò gli occhi con fare di sfida mentre il sorriso ancora albergava su quelle labbra di serpente.
 Bonnie non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Ancora sconvolta per la morte del padre. La rabbia tornò a farsi sentire, prepotente, e per poco riuscì persino a soffocare la paura, permettendole di ragionare.
“Bonnie.” Il suo nome pronunciato dalla sua voce aveva un suono diverso, che fece vacillare la ragazza. Ma durò un istante, poi tornò ad avere il controllo di se stessa. “Jess” disse quella parola con rabbia e odio. La voce era ferma. Le mani corsero all’arco e alle frecce. Ne incoccò una tenendo l’arco abbassato. Non voleva attaccarlo, non voleva ucciderlo, quella era solo un’arma per difendersi da lui. Gli uomini che li circondavano però dovettero pensarla diversamente perché sguainarono le spade e si avvicinarono di più. Il fratello fece lo stesso, mettendosi alle sue spalle. Le piaceva la fiducia che suo fratello le mostrava in qualsiasi situazione. Sapeva che lei non aveva il bisogno di essere protetta, sapeva che poteva farcela anche da sola. Questo le diede più coraggio. Sollevo quindi l’arco e lo puntò alla testa di Jess, che rise. “Tu non sei forte, Bonnie. Quella che stai indossando adesso è solo una maschera. Stai reprimendo tutti i sentimenti, li stai chiudendo a chiave nel tuo cuore. La verità è che hai paura.” La guardò intensamente. Bonnie sentì il fratello agitarsi dietro di lei. Non sapeva cosa fare. Provò a scuotere il capo, ma già sentiva gli occhi pungere. “Non negare, io so che è così. Tu mi odi per quello che ti ho fatto, ma il tuo cuore io lo conosco, Bonnie. Tu non sei capace di portare rancore. Tu sei pura” si avvicinò a lei, fece per sfiorarle una guancia con la mano ma lei si scansò. Il sorriso finalmente sparì dalla faccia di Jess e venne a sostituirlo un ghigno. A Bonnie apparve minaccioso e terribile, tant’è che la paura tornò a ripresentarsi e lei si sentì terribilmente vulnerabile. Arretrò ancora fino a che non incontrò la schiena del fratello. “Siamo vicini allo scontro ormai. Quello che vogliono è il nostro sangue, faranno di tutto per vederlo versare. Prendi la spada, metti l’arco in spalla. Al mio segnale, attacca” la ragazza fece quello che le aveva detto il fratello ed estrasse la lunga lama. Era di acciaio, resistente e maneggevole al tempo stesso. Sull’elsa di argento erano incise delle scene che ritraevano un serpente attorcigliato attorno a un imponente albero, la cui chioma si sviluppava sul pomolo.  La impugnò con una sola mano, mentre con l’altra andava a stringere quella del fratello.  “Ora!” urlò Niccolò, e fu guerra.

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO QUATTRO ***


~~Niccolò si era lanciato in avanti, contro un ragazzo che impugnava uno spadone a due mani. Era in vantaggio rispetto a lui per potenza di colpi e stazza, ma sapeva che sarebbe stato il primo a stancarsi. Applicò una tattica di solo difesa, costringendo il nemico ad attaccare. Riuscì a parare diversi colpi, accetto due che andarono a segnare sul suo corpo delle linee di sangue, una sul braccio, ma era poco più di un taglio. Quella che davvero lo stava prosciugando era un taglio slabbrato sulla spalla, la dove lo spallaccio non arrivava a coprire la pelle. Il sangue ne usciva copioso e questo lo limitava nei movimenti. Come previsto, però, la sua tattica stava funzionando e l’avversario menava fendenti sempre meno precisi che permettevano a Niccolò di contrattaccare. Sfortuna vuole che a sostegno del nemico giunsero altri tre uomini. Due di loro avevano la spada, uno l’arco. Sarebbe stata dura. Il sangue intanto fluiva caldo dalla ferita. Si augurò che sua sorella se la stesse cavando e si preparò al combattimento.

Appena aveva sentito il comando del fratello, Bonnie era corsa ad attaccare Jess con un fendente dal basso. Voleva fargli male, fargli capire quello che aveva passato per tutti quei mesi. Jess non si era fatto trovare impreparato e aveva sollevato la spada, bloccando il fendente. Le lame stridettero. Con uno spintone, Jess la allontanò, facendola barcollare. Lei non si arrese. Impugnò con più fermezza e riprese ad attaccare. La rabbia la accecava, le faceva perdere il controllo del suo corpo. Dopo una serie di stoccate non andate a segno, le braccia iniziarono a indolenzirsi mentre Jess sembrava riposato, per nulla stanco del combattimento. “Lascia da parte la rabbia, Bonnie” la ragazza si fermò, il respiro affannato “Lasciarla agire al posto tuo fa più male a te che a me” Jess era sempre riuscito a leggerle dentro, sapeva sempre quello che provava. Non poteva permettergli di sapere. Doveva nascondere tutto dietro una maschera o per lei sarebbe stata la fine. Studiò ancora una volta Jess e con riluttanza notò che non aveva nemmeno un graffio, era calmo e lo detestò per questo. Non aveva intenzione di attaccare. Accanto aveva due uomini, entrambi con la spada. Gli altri erano impegnati con Niccolò. Lei aveva un coltello e delle frecce. Bonnie prese un profondo respiro, isolò i suoi sentimenti e si concentrò solo su se stessa e sull’avversario. Doveva distrarre Jess. Questo era il suo piano. Distrarlo per poi attaccarlo. Pregò che suo fratello se la stesse cavando, non aveva il coraggio di guardarlo, aveva paura di vederlo ferito. Ma lo sentiva, sentiva i rumori del combattimento, esattamente dietro di lei. Cercò tra le pieghe del vestito il manico del pugnale. Appena sentì il metallo si sentì più sicura. Era pronta per il piano.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO CINQUE ***


~~Erano troppi, decisamente troppi per un uomo solo, ferito per di più. La spalla aveva smesso di sanguinare ma si era infettata e ora bruciava. Niccolò tremava e aveva brividi di freddo, avvertiva il contrasto con la pelle calda. Doveva avere la febbre. Gli uomini intanto non accennavano a stancarsi. L’arciere gli aveva lanciato parecchie frecce,  una delle quali era andata a segno e le usciva dalla coscia, la punta arpionata sotto pelle. L’aveva spezzata e delle schegge lo avevano ferito alle mani che sanguinavano. Un uomo si stava avvicinando da sinistra, la spada pronta a ferirlo. Lui la intercettò e  i due ferri si incontrarono a mezz’aria. Nel frattempo l’arciere aveva scoccato un altro dardo che Niccolò aveva prontamente evitato. Ma a quello ne seguì un altro. Il ragazzo spinse il corpo dell’avversario, mettendolo sulla traiettoria della freccia, che lo colpì sul collo, uccidendolo. Meno uno. Ne mancavano ancora tre, senza contare i due che proteggevano Jess. Aveva intravisto sua sorella combattere contro l’uomo e aveva notato che i due non erano intervenuti. Jess deve avergli ordinato di stare al proprio posto, senza fare nulla. Voleva fronteggiare Bonnie da solo. Fu riportato alla realtà da un dolore acuto proveniente dal braccio destro, quello con cui maneggiava  la spada. Un nemico si era fatto avanti a lo aveva ferito con la sua spada. Lo riconobbe. Era il primo che aveva affrontato. Aveva riacquistato le energie ed era di nuovo pronto a combattere. Niccolò si mise sulla difensiva, applicando la stessa tattica di prima: farlo stancare. Era anche un modo per studiare le sue mosse e poi prevederle. Un fendente, due stoccate. Un fendente due stoccate. Dopo che ebbe memorizzato il ritmo parò le successive due sessioni di attacchi, evitando anche le frecce che ogni tanto l’arciere scoccava. Al terzo fendente dal basso fece una finta, scartando di lato e poi in dietro. L’avversario si fece avanti, preparò la stoccata e allora Niccolò lo attaccò all’addome, squarciando l’armatura e procurandogli una ferita mortale. L’uomo cadde a terra in una pozza di sangue. Si guardò intorno. L’arciere aveva una freccia incoccata l’altro uomo brandiva la spada con un ghigno in faccia. Il maggior pericolo era l’arciere, doveva eliminare prima lui. Scattò in avanti verso di lui, ma quello aveva già scoccato. Deviò velocemente, evitando il dardo. Nella faretra non ne aveva ancora molti. Sarebbe stata dura.

 SPAZIO AUTRICE:
Salve! Vi pubblico ora il capitolo perchè tra feste e compiti non avrò occasione di farlo in seguito. Spero che vi piaccia e... Buona Pasqua! Mangiate tanta cioccolata!! A presto!
 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO SEI ***


~~Prese il pugnale e lo nascose nella manica dell’abito. Fortuna che ne aveva scelto uno comodo altrimenti non sapeva come avrebbe fatto a combattere.  Si spostò di lato, a destra, ponendosi sulla traiettoria di uno dei due uomini. Quando fu sicura della posizione iniziò a parlare, cercando di distrarre Jess e gli uomini per poter sbrigare il tutto velocemente. “Sai una cosa, Jess? Tu hai torto. Io non sono arrabbiata con te. Non odio te.” Prese una pausa, respirò a fondo e riprese. Intatto armeggiava col pugnale che si era incastrato nella manica. “Io sono arrabbiata con me stessa. È me che odio.” Il pugnale strappò la stoffa, liberandosi. Lo teneva per la lama, pronto a lanciarlo nel collo dell’uomo. Fin da piccola ha sempre avuto un’ottima mira. Sperò che le bastasse. “Mi sono mostrata vulnerabile. In questo periodo che ho passato lontano da te ho capito che in realtà la colpa di tutto è sempre stata mia. Non sono riuscita a capirti. Avrei potuto evitare tutto questo e magari adesso eravamo due semplici nemici, sconosciuti, che si battono ognuno per i propri valori.” Il pugnale la ferì al palmo. Soffocò un gemito di dolore. Era il momento. Con una velocità incredibile, lanciò l’arma che andò a conficcarsi al centro esatto della gola dell’uomo, facendone uscire fiotti di sangue. Prese poi una freccia dalla faretra e con la stessa rapidità di prima la incoccò e la scoccò. La freccia colpì l’uomo un piena fronte. Ora che i due erano morti, rimanevano solo Jess e Bonnie; si guardavano negli occhi, sfidandosi. Jess tremava di rabbia. I suoi uomini erano stati entrambi uccisi da una donna. Imperdonabile errore non destinato a ripetersi. “Hai firmato la tua fine, piccola Bonnie” e si avventò su di lei con una forza tale che quando lei scansò di lato,  Jess quasi non cadde in avanti. Bonnie indietreggio, creando intorno a sé lo spazi necessario. Provò a tirargli una freccia, ma lo colpì di striscio in volto. Jess era rapido, sapeva quando era il momento giusto per spostarsi. Allora la ragazza abbandonò l’arco e riprese la spada. Jess sorrise. Era quello che voleva, un combattimento corpo a corpo contro di lei. Voleva essere lui quello che le avrebbe tagliato la testa e non c’era modo migliore per farlo se non con una spada in mano. Bonnie si mise in posizione di difesa mentre aspettava che arrivasse il colpo. E arrivò. La spada vibrò mentre si scontrava contro l’acciaio dell’altra. Iniziò il duello. Bonnie parava e attaccava senza uno schema preciso perché sapeva che Jess sarebbe riuscito a prevederlo, essendo un tipo molto calcolatore. Fu colpita una volta al fianco. Si creò un lungo taglio rosso, poco profondo. Ne uscì un rivoletto di sangue. Bonnie non se ne curò e continuò a combattere. Provò con un fendente dall’alto, ma Jess lo intercetto a pochi centimetri dalla sua testa. Riprese il ritmo della lotta ma la paura stava tornando. Bonnie sapeva che con la fine di quel combattimento sarebbe giunto anche il momento della morte di uno dei due. E non sapeva se avere più paura di dover morire sotto gli occhi di suo fratello, e obbligarlo a un dolore profondo, oppure di dover uccidere Jess, l’uomo che aveva amato e che una parte di lei continuava ancora ad amare. Ogni istante che passava la avvicinava al suo futuro. Il coraggio non era mai stata una sua dote. Il sangue freddo, forse, ma non il coraggio. Aveva sempre avuto paura. Di tutto. Di tutti. Era riuscita a controllarla ma mai a vincerla. Non si trattava solo di un combattimento contro un nemico bensì contro se stessa e quello che era. Era questa la vera sfida e lei aveva paura di non riuscire a superarla. Era distratta da questi pensieri, per questo adesso la spada di Jess era sotto il suo mento, che pungolava la sua gola. Lui aveva un ghigno feroce, vittorioso, stampato in volto. “Siamo alla resa dei conti”.

ANGOLO AUTRICE:
Bene, bene, bene. Come dice Jess: Siamo alla resa dei conti! Ebbene sì, questo è uno degli ultimi capitoli. Ringrazio tantissimo chi sta seguendo la storia e chi la recencisce, per me vuol dire davvero molto! Bene, che altro dire? Grazie e al prossimo capitolo :P
 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO SETTE ***


~~Niccolò si preparò ad affrontare lo spadaccino e nel frattempo contava le frecce nella faretra dell’arciere. Erano tre. Una l’aveva già incoccata nell’arco, pronto a colpirlo.  Si preparò all’attacco. Le ferite che aveva sanguinavano, compresa quella alla spalla che si era riaperta. Si sentiva debole. Lo spadaccino aveva impugnato l’arma e era pronto a combattere. Si mise in posizione di attacco ma a un tratto un forte rumore di passi che venivano dall’ingresso della galleria. Erano soldati, quelli che rimanevano del gruppo che aveva creato prima di fuggire. Erano una decina e si stavano battendo per salvargli la vita; a lui e a sua sorella. Avevano attaccato il manipolo di uomini che rimanevano a protezione di Jess. Era un massacro. C’era sangue ovunque. Niccolò rimase un istante ad osservare l’arciere che cadeva a terra, il sangue che usciva copioso dalla gola, gli occhi aperti in un ultimo grido di dolore e terrore. Lo spadaccino stava battendosi con due soldati ma era ferito. Erano in netto vantaggio. Cercò sua sorella e la vide che aiutava i soldati combattendo contro Jess. Sapeva quanto le stesse costando ogni affondo, quanto si sentisse in colpa a ogni spilla di sangue che usciva dal corpo di quel traditore. Decise che era arrivato  anche per lui il momento di dare una mano. Strinse i denti, ignorando il dolore alle ferite che andava aumentando sempre di più, impugnò la spada e si immerse nella battaglia.
 

Li aveva visti arrivare come un miraggio. Jess fu distratto dai soldati e la presa sulla sua gola si allentò, il pugnale si allontanò e lei poté liberarsi. Con la spada, tracciò un arco che finì sul petto di Jess, procurandogli un’ampia ferita da cui iniziò a uscire sangue a quantità. Il ragazzo la studiò per un po’ ma non se ne curò. Riprese a combattere, quasi con più foga, la ferita sembrava non fargli male ma Bonnie sapeva che era grave, lo vedeva dai movimenti di Jess, sempre più lenti e imprecisi, dal sudore sulla sua fronte aggrottata. Riuscì a ferirlo alla gamba destra con un affondo dall’alto e a evitare un tondo con facilità. Smise di attaccarlo solo quando lo vide completamente imbrattato di sangue. Respirava a fatica e tossiva, sputando sangue dalla bocca. “Come ci si sente, Jess? Come ci si sente ad essere fatti a pezzi, a sentire ogni muscolo del tuo corpo stanco, a cercare l’aria, a cercare di far rallentare il battito del tuo cuore, a provare a far sparire il dolore? Eh, come ci si sente? Tu non hai la minima idea di come io mi sia sentita, di come io abbia vissuto in questi mesi. Il senso di colpa di aver amato un nemico, la paura di doverlo uccidere o essere uccisa da lui, e l’amore stesso che con grandi difficoltà sono riuscita a mettere da parte. Guardati intorno, Jess. Cosa ti è rimasto? I tuoi uomini sono morti. Tuo padre ti sta solo usando per arrivare al potere, tu eri una sua pedina e ti sei fatto comandare, hai permesso che lui plasmasse la tua vita, rendendola adatta a una persona destinata a rimanere sullo sfondo. Ti sei fatto prendere in giro, Jess e hai perso tutto!” il ragazzo alzò su di lei uno sguardo pieno di dolore. “Pensi che non lo sappia? Pensi davvero che io sia stato manipolato? Io sapevo a cosa andavo incontro. Conosco mio padre abbastanza bene da prevedere che a me non sarebbe spettato un briciolo di potere. Ma volevo farlo. Volevo dimostrargli che per lui avrei fatto qualsiasi cosa, volevo dimostrargli che ero forte. E l’ho fatto. Oggi ho avuto la mia vittoria. Ho vinto su di te, sulla tua famiglia e su mio padre. Ho vinto e ho dimostrato a tutti quanto valgo davvero. Non credere che non ti abbia amata, sei libera di non farlo, ma ti ho amata davvero.  Ricordo i pomeriggi trascorsi insieme, le parole che ci siamo scambiati, i baci sotto la luna. Li rimpiango. Mi dispiace per come mi sono comportato, Bonnie. È troppo tardi per rendermene conto, lo so, come so che la mia ora è vicina. Ma volevo dirtelo. Volevi che tu sapessi quanto per me tu sia stata preziosa e importante. Mi dispiace ancora.” Un colpo di tosse e altro sangue cadde, imbrattando un terreno già scivoloso e rosso. La ragazza gli si avvicinò, infoderò la spada decidendo di fidarsi di Jess. Si inchinò alla sua altezza, fino a guardarlo negli occhi. Erano lucidi dalle lacrime. Gli accarezzò una guancia, il cuore che le batteva come se fosse impazzito. Si avvicinò ancora. Poteva sentire il suo lieve respiro farsi più affaticato. Fece incontrare le loro labbra e fu come aprire una porta. Tutti quei sentimenti che aveva deciso di tenere relegati nel profondo del suo animo la invasero come un fiume in piena. Quell’amore che credeva sepolto per sempre tornò ancora più forte di prima. Chiuse gli occhi e sentì: il battito di lui decelerare, le labbra che sapevano sangue erano bollenti e chiamavano le sue, invitanti. Si staccò da lui solo quando lo sentì affannare alla ricerca d’aria. Prese un grande respiro, quindi tossì. La guardò. Uno sguardo carico di amore, uno sguardo supplichevole. Bonnie sapeva cosa voleva. Scosse la testa. Non poteva. Non lei. “ti prego” sussurrò Jess con la voce che sembrava un sussurrò. La ragazza guardò la ferita sul petto. Era profonda, perdeva sangue e così tutte le altre che gli aveva inferto. Jess stava soffrendo, e la guardava ancora con quello sguardo. Lei prese la spada. La mano le tremava. Aveva ancora paura, quella fedele compagna che non era intenzionata ad abbandonarla. Alzò la spada. Chiuse gli occhi. Respirò con calma. Sentì una presa sulle sue mani. Riaprì gli occhi. Niccolò era con lei, come sempre. Le sorrise. Era un sorriso forzato, atto solo per farle capire che insieme ce l’avrebbero fatta. E insieme calarono la spada sul cuore di Jess. Esalò l’ultimo respiro e cadde all’indietro.
Era finita. Bonnie non poteva crederci. Si guardò attorno, c’erano i soldati, cinque quelli rimasti in vita. E suo fratello, che le cingeva le spalle con un braccio, che la stringeva a sé, che la faceva sentire protetta. E Bonnie pianse. Pianse quelle lacrime che non parlavano più di odio e rimorso bensì di amore e dolore. Pianse finchè ne ebbe la forza; finchè non sentì un paio di braccia strapparla dall’abbraccio del fratello. Sentì il suo corpo sollevarsi. Un uomo l’aveva presa in braccio e la stava portando via da quel luogo, lontano dal sangue e dalla guerra. Lontano da Jess.

Angolo autrice:
Vi prego, non uccidetemi! Sapevate nel profondo del vostro cuore che sarebbe andata a finire così, vero? Comunque, questo è l'ultimo capitolo EFFETTIVO. Quello che seguirà sarà un epilogo, ma non voglio spoilerarvi nulla. Perdonatemi il ritardo ma ieri avevo davvero molto da fare. Devo dire che questo è stato decisamente il capitolo più complicato, e il più lungo. Sono molto soddisfatta del lavoro che ho fatto, il che è strano perchè di solito io faccio come Boccaccio: vorrei dare fuoco a tutti i miei racconti. E dopo questa piccola curiosità su Giovanni caro vi saluto e ... al prossimo lunedì con l'epilogo.

 

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


~~Quel pomeriggio pioveva. Bonnie odiava la pioggia, rendeva tutto grigio e triste. Eppure lei era felice, come mai era stata prima. Quella mattina, durante la sua solita passeggiata nei giardini del castello, aveva fatto la conoscenza di un soldato.
Era nuovo, appena arruolato, giovane e bello. Era alto, un fisico atletico, i capelli neri raccolti in un codino dietro la testa e gli occhi azzurri come il cielo d’estate. Bonnie ne rimase affascinata. Lo guardò mentre si allontanava con gli altri soldati della guardia, entrando nel castello.
Pensò a lui tutto il tempo, fino alla sera. Era di nuovo scesa in giardino per schiarirsi le idee , ma in realtà sapeva che l’unica ragione per cui era andata là era per rivederlo. Lo sperava con tutto il cuore. Si sedette su una panchina all’ombra di un salice. Il sole stava tramontando e i suoi raggi illuminavano di una luce arancione tutto il giardino. Bonnie si era portata un libro con sé, per ingannare il tempo che continuava a scorrere, imperterrito. Il soldato non arrivava. Bonnie stava per andarsene quando udì dei passi dietro di lei. “Non dovreste stare da sola a quest’ora” la ragazza si voltò e lo vide. Era come lo aveva visto quella mattina ma la luce del sole morente gli conferiva un’aura divina. “Volevo solo prendere una boccata d’aria e godermi questo bellissimo tramonto” il soldato le si avvicinò e si sedette accanto a lei. Puntò lo sguardo sul sole che ormai non si vedeva più se non per un piccolo arco che continuava a mandare raggi sulla Terra. Bonnie osservò il ragazzo. Era così bello, così perfetto. Abbassò lo sguardo quando lui le sorrise, voltandosi verso di lei. La ragazza si sentì in imbarazzo. “Avevate ragione, è uno spettacolo straordinario. Grazie per avermi dato l’opportunità di vederlo” il ragazzo si alzò e le porse una mano. Lei l’accetto e si mise in piedi. “Lei è la principessa Bonnie, non è così?” fu la prima volta che lo sentì pronunciare il suo nome da lui e trovò che avesse un suono più gradevole detto dalla sua voce. Bonnie annuì. “Lei è nuovo. Non l’ho mai visto al castello. Chi siete?” il ragazzo sorrise, un sorriso strano, sembrava che nascondesse qualcosa. Bonnie rabbrividì, si era alzato un vento freddo. “Aspettate. Ecco, prendete questa” si tolse la giaccia e la adagiò sulle spalle della ragazza che se ne sentì riscaldata. Lo guardò negli occhi, aspettando una risposta. “Sono Jess, un soldato, vengo dai confini del Regno. Sono scappato di casa. Mio padre … è molto rigido e non voleva che io seguissi la carriera militare, preferiva che mi dedicassi alla politica. Io ho deciso di seguire la mia strada. E devo dire che ho fatto bene. Mi ha condotto qui, da voi” Bonnie si sentì lusingata da quelle parole dolci e arrossì. Lo guardò e gli sorrise. Jess ricambiò il suo sguardo e rimasero così per diversi istanti finchè lui non indicò il cielo. Erano comparse le stelle e una lo stava attraversando, lasciando dietro di sé una scia luminosa. “Una leggenda narra che se si esprime un desiderio alla vista di una stella cadente, allora questo si avvererà. Esprima un desiderio, principessa Bonnie” e lei lo fece, desiderò che ogni notte fosse magica come quella. E così fu.


Angolo autrice:
Benvenuti, benvenuti. Eccovi l'epilogo di questa storia. Ho deciso di finirlo così perchè mi piace pensare a una Bonnie felice nonostante tutto quello che ha dovuto passare. E... spero veramente che questa storia vi sia piaciuta come a me è piaciuto scriverla, nonstante le difficoltà e il resto. Ve lo pubblico prima così, come regalo per avermi seguito e supportato. Vi ringrazio tantissimo per tutto. Ringrazio chi ha letto, recensito, messo tra le seguite, tutti voi! Grazie e al prossimo racconto!

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