Ordinary Love

di VivendoPerILibri
(/viewuser.php?uid=504767)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione:) ***
Capitolo 2: *** I nuovi inizi sono i più duri... ***
Capitolo 3: *** Lei o me? ***



Capitolo 1
*** Presentazione:) ***


Salve a tutti, sono un'amica della protagonista di questo racconto che sto per raccontarvi. Sto per parlarvi di Hope, una quindicenne alle prime esperienze in tutti i campi. Hope non ha la madre. È morta circa quattro anni fa, tumore. I rapporti con il padre non erano mai stati tanto buoni e intimi come dovrebbero essere. Ha un fratello, Tom, di 8 anni. Ragazzino molto intelligente quanto irritante. Hope non è popolare, anzi. Potrebbe essere nella classifica delle meno considerate, ma per fortuna ci sono io, che le sono sempre vicina, e le presento sempre qualche mio amico.  
Immagino che non capiate, essendo Hope una ragazza di dicitura "insignificante ", il motivo del mio racconto approfondito sulla sua storia. 
Ma quello, lo scoprirete leggendo. Spero di non annoiarvi con il mio racconto, ma sono certa che il risultato ripagherà l'attesa. Vi dico subito che Hope è molto, ma molto, depressa. È caduta in depressione circa, da quando è nata. Non ha mai sorriso. Solo una volta. Quando la madre, sul punto di morte, le chiese di sorridere, per avere un ultimo bel ricordo. Lo fece. La mamma morì, e lei non sorrise mai più. Strana la vita eh? Ma si sa, o si va avanti, oh si muore dentro. È questo Hope ancora non l'aveva capito. A proposito, so che non vi interessa, ma io mi chiamo, Susanne, ho 17 anni, sono stata bocciata circa due volte. Già, non amo lo studio. È il momento. Iniziamo a raccontare...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I nuovi inizi sono i più duri... ***


iniziamo a raccontare...

primo giorno di scuola: l'unico giorno amato dai ragazzi, si va a scuola, è vero, ma non si fa essenzialmente niente. si chiacchiera, si rivedono i compagni, addirittura i professori sembrano meno stronzi.
tutti i ragazzi lo amano, si, tutti tranne una: Hope. 
Hope non odiava lo studio. amava leggere, leggere e ancora leggere. lei non amava i compagni. 
non faceva  in tempo ad arrivare, che subito tutti le si stringevano  intorno, due o tre ragazzi la strattonavano, poi partiva un primo pugno, seguito da un secondo. arrivava in classe quasi sempre con uno spacco sanguinante sul labbro, anche il primo giorno. e no, i professori, quei bastardi, non dicevano niente.
ho provato tante volte ad avvertire loro, ad aiutare lei, ma non ce l'ho fatta.
Hope si è trasferita qui 4 anni fa, dopo la morte della madre, ma non si era mai abituata. siamo diventate amiche quasi un anno dopo, ma adesso ci vediamo ogni giorno ogni ora, e io le dicevo: - tranquilla, i primi inizi sono i più brutti, ma poi passano.-
ancora oggi mi pento. avrei voluto aiutarla, nella sua avventura.
continuo.
primo giorno di scuola di un anno fa.
entriamo in classe, tutti euforici, ci salutiamo e abbracciamo, ci stringiamo forte. Hope non c'è.

Passa la prima ora. Discutiamo, parliamo, raccontiamo, ma lei ancora non è venuta.

-prof posso andare in bagno?-

- di già? Ah, va bene, ma solo per oggi, si va a ricreazione al bagno, ricordatelo signorina.-

esco, corro per i corridoi, vado a cercarla, non è da nessuna parte.

“dove sei Hope?” penso tra me e me.

D'un tratto, l'illuminazione: lo sgabuzzino.

“Ma certo, come ho fatto a non pensarci subito”

in effetti è proprio li che ci siamo incontrate la prima volta, io mi nascondevo perché avevo la verifica di matematica e non avevo studiato, lei perché era appena stata picchiata. Entrambe nello stesso sgabuzzino. Le conincidenze eh?

Continuiamo questo piccolo flashback.

Trovo lo sgabuzzino, ho il fiatone. La vedo. Eccola li. Seduta, piegata sulle ginocchia, le mani che le coprono il volto, si sentono i singhiozzi fin da fuori la porta.

-Hope!-

nessuna risposta..

mi “getto” su di lei, le prendo il viso tra le mani.

-che succede?-

-niente.-

-Hope...-

-non ce la faccio più. Basta. Ogni anno la stessa storia. Ogni mese, settimana, giorno, ora minuto, secondo, attimo..._

stava impazzendo. Parlava senza capire esattamente cosa stesse dicendo.

- Hope, calmati. Sono qui ora, va tutto bene-

- voglio andarmene via-

-dove?-

-il più lontano possibile da qui.-

-sai ora che si fa?-

accenna un “che cosa?” con lo sguardo.

Di tutta risposta io la aiuto ad alzarsi, prendo il mascara che come sempre ho in tasca, e senza che lei mi dicesse niente, iniziai a truccarla.

La presi per mano, ed insieme ci incamminammo verso la classe, il suo peggior incubo, che presto sarebbe diventato l'incubo di tutti...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lei o me? ***


entrammo insieme nella classe. Partirono le solite risatine isteriche delle ragazze degli ultimi banchi, qualche presa in giro dagli stessi ragazzi che bullizzavano Hope. Lei era a volto basso, io guardavo e squadravo chiunque la sfiorasse anche solo con lo sguardo. Le voglio bene io a Hope. Non come Jeremy.

Ah, non vi ho detto chi è Jeremy. Per ora non fa parte di questo piccolo flashback, ma vi basti sapere che è uno dei ragazzi più fighi e falsi della scuola. Ha tentato più volte di portarsi a letto Hope, ma non ce l'ha mai fatta. Tipico ragazzo bello quanto ottuso. A Hope lui piaceva all'inizio, quando ancora non aveva capito che razza di ragazzo era.

Tornando a noi...

ci sedemmo ai nostri vecchi banchi dell'anno prima. Il prof quasi non si accorse della presenza di Hope. Nessuno faceva caso a lei, forse solo quando veniva picchiata, per deriderla.

- Hope!- quasi urlò il professore appena si accorse di lei.

Lei neanche alzò lo sguardo.

-dove eri finita?-

-era in bagno prof.- intervenni io.

-che faceva, si tagliava sognando il paradiso?- urla Jake, un coattello di borgata.

Parte una risata generale. Non potevo sopportarlo. Era colpa mia. Non dovevo parlare.

Hope alzò a malapena lo sguardo, scattò in piedi, saltò addosso a Jake, tirandogli un pugno sulla mascella. Non l'avevo mai vista così arrabbiata. Ma purtroppo lei non ha la forza di Jake, che subitò la “scaraventò” a terra tenendola per i capelli. Non voleva ammetterlo, ma ora la mascella gli faceva male.

Il prof accorse per separarli, poi prese Hope per la collottola della felpa nera e la portò fuori dall'aula.

In classe piombò il silenzio. Perfino Carl, colui che viene a scuola solo per finire l'obbligo scolastico e che passa le ore di lezione a dormire, si era svegliato.

Tutti accorsero attorno a Jake.

-io l'ammazzo a quella troietta! Non durerà neanche un giorno, me la paga davvero stavolta- urla lui.

-ah, perché di solito tu non le fai niente eh? Hope ha tutti i diritti di spaccarti quel muso da cane per come la tratti!-

è Jeremy. La sta difendendo. Proprio così.

-ma che cosa vuoi tu?-

-che lasci in pace Hope, o poi te la vedi con me, per davvero però.-

Jake sta per alzarsi, ma ecco che rientra il professore. Hope non c'è. Cala il silenzio.

-dov'è Hope?- chiedo.

-l'ho mandata a casa, Susanne.-

-devo andare-

-tu resti qui- mi impone il prof.

“lei o me?” penso. “salvo lei da un imminente suicidio, o salvo me da una delle tante sospensioni?”

palesemente lei.

Mi alzo e corro fuori. Provano a fermarmi ma io corro.

La vedo. Velocizzo la corsa.

La predo di sorpresa dietro la schiena e l'abbraccio.

Lei mi piange sulla spalla, macchiandomi la maglia di mascara, ma non mi importa.

-mi spieghi che ti è preso?-

-lui.. lui.. mi ha toccata.-

-Jake? no...-

-si, io mi sono divincolata, allora lui mi ha dato svariati calci in pancia. Ha offeso mia madre. Sono scappata, ma quando l'ho rivisto in classe, non ce l'ho fatta-

piange sempre più forte.

-ei, basta, ci sono io ora. Andiamo a casa-

ci dirigiamo verso casa mia, lei ancora in lacrime, io che la sostengo.

Le voglio davvero bene.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3052809