Ciao a tutti! :D
Ecco la seconda parte della storia,
e qui le cose si fanno movimentate. Spero che vi piacerà :)
Vorrei ringraziare con tutto il
cuore FRAMAR, lisitella e stevan. Grazie davvero :)))
Bye bye
Reyna The Queen
***
Francesca
e Sandra si scambiarono uno sguardo preoccupato e seguirono il Dottore
fuori
dal TARDIS.
Il
Dottore si guardava attorno sfregandosi le mani e un po’
curvo in avanti, con
un acceso sguardo curioso.
Lo
stesso stava facendo Francesca, guardarsi intorno, solo che, in
realtà, non
c’era molto da vedere. Si trovavano in una grotta piena di
pietre, piuttosto
piccola, e al di fuori di essa vi era solo oscurità.
<<
Proprio un bel posticino >> commentò
Sandra.
<<
Rimanete dietro di me >> disse
il
Dottore serio, per una volta, e cacciò fuori il cacciavite
sonico, tenendolo
davanti a sé a emettere luce verde e ronzare.
Avanzò
un po’ curvo in avanti e Francesca e Sandra lo seguirono.
Era
molto buio. Francesca sentiva l’acqua gocciolare e
l’aria era talmente fredda
che rabbrividiva nel cappotto lungo.
La
luce verde del cacciavite non era sufficiente a illuminare
completamente, tanto
che molte volte era finita a sbattere contro la schiena del Dottore, e
ogni
volta lui lanciava un gridolino e le puntava la luce verde in faccia.
All’improvviso
un fascio di luce tagliò di netto
l’oscurità. Il Dottore puntò il
cacciavite
sonico verso la fonte della luce e Francesca poté vedere una
Sandra che cercava
in tutti i modi di non ridere.
<<
Avevi una torcia e non ce lo hai detto? >> chiese il Dottore con una
faccia offesa e
mettendosi il cacciavite in una tasca interna del cappotto lungo.
<<
Scusatemi, ma era troppo divertente >> rise
Sandra.
Il
Dottore storse la bocca e si mise diritto. Poi si aggiustò
il cravattino e si
girò, incamminandosi verso l’oscurità
con passo lungo.
<<
Ne ho altre due! >> gli
gridò
dietro Sandra.
Una
volta che ebbero tutti e tre delle torce, la visibilità
migliorò. Ovunque
andassero c’erano solo gallerie e rocce.
<<
Dove siamo? >> chiese
Francesca.
Il Dottore agitò un po’ il cacciavite sonico, poi
se lo avvicinò per studiarne
i dati.
<<
Pianeta Straklshran, ma sotto terra. Molto sotto
terra >>
Un
improvviso rumore di passi li paralizzò.
<<
Saranno gli abitanti del Pianeta Nonsochè? >> chiese Sandra, la voce
più alta di un’ottava.
Di nuovo dei passi, più lenti e pesanti. E più
vicini.
<<
Che si fa? >> chiese
Francesca,
spaventata.
<<
Il solito. Correte! >> e
afferrò
con una mano quella di Francesca e con l’altra quella di
Sandra.
Anche
se non avevano il tempo di girarsi indietro, il rumore di passi pesanti
che li
rincorrevano e di strani sibili e artigli era sempre ben udibile.
Continuarono
a correre finché non si trovarono il passo sbarrato da qualcosa
di
decisamente brutto aspetto.
Era
come se le ombre fossero diventate solide, solo che erano viscide e
disgustose
e formavano il corpo di un essere gigantesco che sembrava quasi
scivolare sul
terreno. Quando li vide aprì una grossa fessura su quella
che probabilmente era
la faccia, mostrando una fila di denti aguzzi e una lingua viscida e
schifosa.
Dalle
loro spalle li raggiunse la creatura che li stava inseguendo e
Francesca poté
osservare che questa, a differenza dell’altra, aveva una
forma, come un cane
gigantesco almeno dieci volte più del normale, ma sempre
viscido, nero e
disgustoso.
Erano
circondati.
<<
E adesso che si fa? >> chiese
Francesca. Il Dottore cacciò fuori il cacciavite e
iniziò a puntare la luce
verde sulle creature, spostandolo da uno all’altro e per
farlo doveva girarsi
ogni tre secondi.
<<
Che stai facendo? >> chiese
Sandra
<< Vuoi ipnotizzarli con una lucetta verde?
>>
<<
Non chiamare il mio cacciavite sonico lucetta verde! >>
Ma
prima che Sandra potesse rispondergli a tono, la creatura vagamente
somigliante
a un lupo fece un balzo verso Francesca, le fauci spalancate. Francesca
gridò.
Ma
proprio quando stava pensando a quanto fosse stata miserabile la
propria vita,
qualcosa si frappose tra lei e il mostro e questo si dissolse in
polvere nera
quasi all’istante quando una spada di bronzo lo
colpì.
Francesca
fece uno strano versetto, a metà tra un gridolino sorpreso e
un sospiro di
sollievo. Poi puntò lo sguardo sul proprietario di quella
spada, che intanto
aveva già distrutto l’altra creatura nera. Era un
ragazzo di poco più grande di
lei, con i ricci neri e un mantello nero che gli fluttuava attorno.
<<
E tu chi sei? >> chiese,
con
ancora la voce stridula.
Lui
puntò lo sguardo su di lei.
<<
Io sono Ludrtyr e ho
il compito di
proteggervi >>
<<
Senti tizio dal nome impronunciabile, non so chi cavolo tu possa
essere, ma che
diavolo significa che hai il compito di proteggerci?! >> chiese Sandra, mentre
seguivano il ragazzo per
le gallerie sotterranee.
Il
Dottore gli si avvicinò e gli mise un braccio intorno alle
spalle in tono
confidenziale.
<<
Senti Lud… posso chiamarti Lud? >>
<<
No >>
<<
Bene Lud, prima hai detto di avere il compito di proteggerci. E per
quale
ragione esattamente? >>
Lud
si allontanò dal Dottore, con atteggiamento irritato, e
puntò gli occhi scuri
su Francesca, che non poté fare a meno di trasalire.
<<
Voi due potete anche morire per quanto mi riguarda, ma devo proteggere lei
>> disse.
Francesca arrossì.
<<
Molto gentile da parte tua >> commentò
Sandra.
<<
Cerchiamo di evitarlo, eh? E per quale ragione lei e lei soltanto?
>> chiese
il Dottore.
Lui
si girò, facendo un arco col mantello nero, e riprese a
camminare con la spada
sguainata.
<<
Ordini di Sua Maestà L’Alta Regina di Stralakhran
>>
Francesca
gli si affiancò e lui non spiccicò altra parola
durante la camminata.
All’improvviso
dall’ombra si udì una specie di ringhio e
un’altra di quelle creature avanzò
verso di loro. Francesca sussultò spaventata, ma subito Lud
le si mise davanti
con fare protettivo, tanto vicino da spingerla un po’
indietro.
<<
Stia indietro, Vostra Altezza >> disse
e si tuffò sul mostro con la spada
puntata in avanti.
<<
Non è giusto >> commentò
Sandra <<
Perché io non ho un Cavaliere senza macchia e senza paura a
proteggermi?
>>
<<
Ci sono io >> disse
il Dottore con
aria spavalda e baldanzosa, un sorriso sul volto mentre si aggiustava
il
cravattino.
<<
Fantastico, Scienziato Pazzo, vai e distruggi i mostri armato di
cravattino
>>
Intanto
Francesca, che non li stava ascoltando, non aveva occhi altro per il
combattimento e a bocca aperta osservava mentre Lud affrontava il
mostro
agilmente. Alla fine anche quello fu distrutto e Lud le si
affiancò di nuovo, i
capelli un po’ più scompigliati di prima.
<<
Andiamo >> disse
e si affrettò a
proseguire, con Francesca che lo seguiva subito.
<<
Francesca, evita di sbavare, cortesemente >> commentò Sandra.
<<
Stai zitta >> Arrossì.
Il
sentiero si fece in pendenza verso l’alto e Francesca
capì che stavano per
uscire da quel labirinto di gallerie e grotte.
Una
luce si mostrò a loro e alla fine uscirono alla luce del
sole, tanto brillante
che Francesca fu costretta a socchiudere gli occhi. E quando alla fine
si fu
abituata alla luce capì che in effetti c’erano ben
tre soli. Tre grosse
palle infuocate nel cielo azzurro.
E
sulla terra c’era qualcosa di ancora più pazzesco.
Era come trovarsi al
mercato, solo che merci e persone erano talmente strane e talmente
incredibili
che Francesca capì subito come non ci fosse confronto.
Mentre
seguivano Lud tra gli strani alieni, alcuni con una testa smile a
quella dei
rinoceronti, altri con una grossa proboscide verde, altri ancora che
sembravano
polipi e altri talmente strani che Francesca non avrebbe saputo come
definirli.
Quello che vendevano, poi, erano gingilli talmente incredibili che
Francesca
dovette fermarsi a rimirarli, spazientendo alquanto Lud. Fiori di
cristallo,
pozioni vaporose, strani oggetti a mollo, di tutto e di più.
<<
Vostra Maestà, dobbiamo andare >> disse Lud, fissandola con
occhi seri e
penetranti. Francesca arrossì, annuì e lo
seguì. Intanto, dietro di loro, il
Dottore intratteneva conversazione con gli strani alieni e mostrava a
Sandra la
merce.
<<
Vedi, questa è una Crisalide, si possono trovare solo sulla
Vetta Solitaria. Ti
sconsiglio vivamente di andarci. Donna voleva a tutti i costi vederla,
ma alla
fine non si è rivelata una buona idea…
>>
<<
Certo che tu hai visto proprio tutto. E conosci pure tutte le specie di
questo
universo! >>
<<
Sì, beh, i Signori del Tempo sono una razza molto antica,
tanto che a volte ci
ritroviamo con legami di discendenza con molte, quasi tutte le specie
di questo
universo… >>
<<
Certo, scommetto che quell’alieno col pelo verde è
tuo cugino. La somiglianza
c’è >>
Lud
li portò fino a davanti un grosso palazzo di marmo,
imponente e maestoso su
quella popolazione così bizzarra.
Le
porte del palazzo si spalancarono al loro passaggio e una sala
risplendente di
marmo bianco e cristalli si presentò alla loro vista. La
luce si rifletteva
creando stupendi giochi di luce, e Francesca seguì Lud, che
avanza imperterrito
senza nemmeno guardarsi intorno, a bocca aperta.
<<
Mica male >> commentò
Sandra, la
luce che risplendeva sui suoi occhi chiari come se fossero stati fatti
di
cristallo anche quelli.
La
grande e maestosa sala era priva di mobili, eccezion fatta per un trono
che si
ergeva rialzato.
Lud
vi si fermò vicino e si inginocchiò.
<<
Maestà, lei è qui >> disse.
<<
E anche il Dottore >> aggiunse
il
Dottore << Dille che c’è anche il
Dottore. Sicuramente sa chi sono
>>
<<
Dottore chi? >> chiese
Lud con le
sopracciglia aggrottate.
<<
Esattamente >> fece
il Dottore
aggiustandosi tutto orgoglioso il cravattino << Adoro
quando lo dicono
>>
<<
Potresti smetterla di pavoneggiarti per un secondo? >> fece Sandra <<
Guarda >>
E
Francesca stava guardando.
La
luce parve unirsi in corrispondenza del trono, fino a brillare e creare
una
figura solida. E quella figura era una donna, con una corona di pietre
preziose
e uno scettro maestoso. Era bella, ma non più in
gioventù, e aveva lunghi,
lunghissimi capelli rossi che le lucevano sulla schiena come un
mantello.
<<
Bei capelli >> commentò
il Dottore
<< Tranquille ragazze, ci si può fidare dei
rossi. Parlo per esperienza
>>
La
regina, perché solo regina poteva essere una donna di tale
maestosità, puntò
uno sguardo curioso sul Dottore.
<<
Non lo ascolti >> disse
Sandra <<
Il Dottore tende a parlare nei momenti meno opportuni >>
<<
Questo non è vero! >> protestò
il
Dottore << Io… >>
<<
Basta così >> disse
la regina, e Sandra
e il Dottore ammutolirono come due bambini con la madre. Poi la donna
guardò
Francesca.
Per
un secondo la testa di Francesca si svuotò, senza pensieri a
parte la
sensazione che quella donna avesse un’aria familiare.
E
in un attimo un milione di domande si affollarono nella sua mente.
<<
Chi sei tu? Perché hai voluto che venissi qui? Cosa vuoi da
me…? >>
<<
Litarish, sono stata io ad averti portata alla Terra >> rispose la donna. Francesca
rimase interdetta.
<<
Io… io non mi chiamo così…
>>
<<
Litarish è il nome che ti ho dato, il nome mio e prima
ancora di mia madre
>>
Puntò
gli occhi di ghiaccio su Francesca.
<<
Io sono tua madre >>
<<
Wow >> fu
l’unica parola che
risuonò per la gigantesca sala silenziosa, parola
illuminante pronunciata da Sandra.
<<
Concordo >> fece
il Dottore, che
si avvicinò alla regina scrutandola con sguardo sospettoso
<< Cosa
intendevi dire col fatto di averla portata sulla
terra? >>
Francesca,
che era rimasta paralizzata da quell’affermazione come se
qualcuno le avesse
gettato un secchio di acqua gelata in faccia, si riscosse quel tanto
necessario
per riuscire a sentire la sua risposta.
<<
C’è una tradizione >> rispose la
regina << Alla nascita della nuova regina, se quella
passata sta ancora
governando ed è in grado di governare per ancora lungo
tempo, la nuova regina
deve essere allontanata dal regno. Non possono esserci due regine.
Affidai la
mia bambina a un Signore del Tempo… >>
<<
Come, scusa?! >> esclamò
il
Dottore, improvvisamente pallido.
<<
Cosa succede? >> chiese
la regina.
<<
Era un Signore del Tempo? Ha detto espressamente di
essere un Signore
del Tempo? >> il
Dottore stava
iniziando a traballare, pallido e confuso,
La
regina, seppur irritata e confusa, rispose: <<
Sì, fu molto chiaro in
proposito. Aveva una strana scatola blu come mezzo di trasporto e mi
disse di
chiamarsi il Dottore >>
Francesca
sentiva quasi gli ingranaggi muoversi nel cervello del Dottore.
<<
Ehm… era per caso questo qui? >> chiese Sandra, indicando il
Dottore.
<<
Oh, no, era più vecchio e si comportava come se mi avesse
già incontrato,
benché io non lo avessi mai visto prima…
>>
<<
Ho capito >> fece
il Dottore <<
Ero io. O meglio, sarò io. Nel futuro, con
un’altra rigenerazione,
probabilmente >>
Né
la regina né Sandra sembravano capire, ma Francesca non
stava pensando a
questo. Stava ancora cercando di capire chi fosse lei davvero.
<<
E’ per questo che il TARDIS sballottolava da una parte
all’altra dell’universo.
Per incrociare la propria linea temporale… >>
<<
Tu >> lo
interruppe Francesca, che
non lo stava ascoltando, fissando dritto negli occhi la propria madre
<< mi
hai dato a un vecchio pazzo, e non ti sei nemmeno preoccupata di sapere
che
fine avessi fatto >>
Francesca
recepì il disprezzo nella propria voce, ma non se ne
curò. Qualcosa s’infranse
nell’atteggiamento della regina, che la fissò con
gli occhi cristallini tristi.
<<
Non è stato facile >> disse,
la
voce incrinata << separarmi dalla mia bambina. Chiedermi
in ogni istante
della mia vita cosa ti fosse successo, se stessi bene… Ho
perso tutta la tua
infanzia e ora tu mi odi anche. Non puoi immaginare il dolore di una
madre
costretta a separarsi dalla propria figlia, sapendo che è
ancora viva, ma con
il divieto di cercarla… >> la
regina fu presa da un singhiozzo e abbassò la testa.
Francesca
sentì scivolare via tutta la rabbia e fece un passo
titubante verso la propria
madre. Poi la regina si riscosse e ricompose la propria compostezza.
<<
Capisci, adesso? >> le
chiese.
Francesca annuì, con gli occhi lucidi.
Poi,
a interrompere quell’atmosfera di ricongiunzione famigliare,
il Dottore disse:<<
Sbaglio, o prima hai detto che secondo le tradizioni non possono
esserci due
regine su questo pianeta? >>
<<
Esatto >> rispose
la regina, e
aveva tutta l’aria di capire dove il Dottore volesse arrivare.
<<
Allora come mai adesso tua figlia è qui? >> le chiese, serio. Francesca
guardò sua madre.
<<
Non posso sopportare ulteriormente la distanza che mi separa da mia
figlia. Non
riesco più a dormire e a mangiare, né a governare
saggiamente come un tempo,
con i pensieri sempre fissi su di lei. Perciò
>> la
regina fece un lungo respiro << ho
deciso di rinunciare alla carica di regina. E visto che il popolo ha
bisogno di
una regina… >>
<<
Aspetta >> la
interruppe Francesca,
basita << lo stai chiedendo a me?! >>
La
regina sorrise, con tenerezza, a confermare.
<<
Non devi rispondermi subito >> disse
<< Ti lascerò un po’ di tempo per
discuterne con i tuoi amici >> detto
questo, così come era apparsa, scomparve
nella luce.
<<
Insomma, ricapitolando, non solo la mia migliore amica è un
alieno stile ET,
ma addirittura una regina! >> esclamò Sandra,
l’unica che sembrava
entusiasta dei recenti avvenimenti << Che figata!
>>
<<
Guarda che io non ho ancora deciso se accettare la proposta
>> ribattè
debolmente Francesca.
<<
Ascoltami Francesca, o Litarish se preferisci >> iniziò il
dottore, posando le mani sulle sue
spalle e guardandola intensamente negli occhi << ho
sorvolato sul fatto
che prima mi hai chiamato vecchio pazzo, ma questo!
E’ una grossa
decisione da prendere e ci devi pensare bene >>
E
Francesca ci pensò bene, poi prese la sua decisione e ne
parlò con i compagni.
<<
Da una parte, accettare significa lasciare per sempre la Terra
e il posto dove ho
vissuto, le persone che ho conosciuto. Visto che ho vissuto in un
orfanotrofio,
non è una gran perdita, ma questo significherà
>> e
guardò Sandra << che non potrò mai
più
vedere Sandra >>
Francesca
si sentiva gli occhi lucidi e anche Sandra tirò su col naso.
<<
Oh, non preoccuparti per Sandra >> disse
Sandra << Se la caverà. Piuttosto
pensa a governare bene questo bel pianeta anche da parte mia, magari
promuovendo qualche progetto di disinfestazione per le gallerie
sotterranee,
che ne dici? Perché la prossima volta che verrà a
farti visita potrebbe anche
rimanerci secca, e questo cerchiamo di evitarlo, okay? E poi ci
sarà questo
scienziato pazzo da tormentare, e questo le va più che bene
>>
<<
Aspetta, cosa intendi… >>
<<
Ho preso la mia decisione >> lo
interruppe Francesca, sorridendo << ora che ho ritrovato
mia madre, non
voglio lasciarla, e poi ci sarà lei ad aiutarmi nelle
decisioni che vengono nel
governare un intero pianeta >>
Il
Dottore annuì, Sandra sorrise, e tutti e tre si
abbracciarono (il Dottore, a
cui Sandra non lasciava alcuno scampo, sembrava alquanto imbarazzato)
Quando
la regina tornò, l’angoscia sparì dai
suoi occhi appena seppe la decisione, e
Francesca per la prima volta abbracciò sua madre. Sandra e
il Dottore restarono
ancora un po’ con Francesca e sua madre, e Lud
affermò che sarebbe rimasto fino
alla morte al fianco della nuova regina per proteggerla, causando
l’immediato
rossore di Francesca, che Sandra non mancò di evidenziare.
Alla
fine il Dottore ricordò a Sandra di andare, e tra saluti,
abbracci e lacrime le
due amiche inseparabili si separarono.
Francesca
sentì il cuore spezzarsi mentre vedeva l’amica con
cui era cresciuta,
allontanarsi col Dottore verso la sua stella cadente.
E
pregò che stesse bene insieme a quel vecchio pazzo.
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