Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
(Nota
dell’Autrice: questa storia è liberamente ispirata ai film “John Wick”, con
Keanu Reeves, e “The Equalizer”, con Denzel Washington)
Il
telefono cellulare suonò due volte, lo prese e guardò il messaggio che comparve
sullo schermo; il suo volto si addolcì in un sorriso leggendo il nome del
mittente.
** Ho un
paio di ore libere. Ti va vederci al solito posto per un caffè? **
Ovviamente
rispose immediatamente al messaggio, le dita si muovevano veloci ed ansiose
sulla tastiera, come uno liceale alla prima cotta; effettivamente era proprio
così che si sentiva e gli piaceva davvero tanto quella sensazione.
** Sarò
lì tra 20 minuti. Ricordami che devo darti una cosa. **
Ripose
il cellulare nella tasca del giubbotto di pelle e si apprestò ad avviare
l’accensione dell’auto quando, nel giro di un secondo, il cellulare suonò
nuovamente, questa volta una chiamata.
Riprese
il cellulare e quando lesse chi lo stava chiamando, questa volta sul suo viso
comparve una smorfia e non potè fare a meno di rivolgere un’imprecazione al
cielo.
“Cosa
vuoi?”
“Ehi
teme, come ti butta? Cordiale come sempre eh? Non ci crederai mai, ho appena
conquistato il 3° livello del nuovo Super Mario Bross. Ho superato gli ostacoli
della foresta e raggiunto il castello sul mare. Il prossimo livello è tosto,
bisogna saltare su scogliere galleggianti sull’acqua e nel cielo e i nemici
sono davvero tanti.”
“Che
razza di baka, e tu mi chiami solo per dirmi del tuo stupido videogioco?”
Concluse
bruscamente la telefonata, tornando a concentrarsi nuovamente sull’unico, vero
ed interessante oggetto dei suoi pensieri. Ma quando avviò il motore, strinse
forte le mani sul volante e ingranò la prima, sgommando a gran velocità fuori
dal parcheggio e poi dritto verso la sua meta. Lo sguardo grave e serio, come
mai lo era stato prima.
Non era
una fesseria il videogioco… era un codice, e quel codice lo aveva capito fin
troppo bene.
***
“Allora?
Lo avete trovato?”
“No
signore, sembra si sia dileguato nel nulla. Non c’è traccia di lui. Non
sappiamo come, ma è riuscito anche a non lasciare alcuna traccia di sangue
dietro di se.”
“Idioti!
Ve lo siete fatto sfuggire dalle vostre minuscole dita, come dei pivelli
inetti! Sono circondato da parassiti incompetenti! Fuori di qui!”
La
rabbia crebbe a livelli insostenibili; il suo impero era minacciato da un abile
avversario, che vantava una rete di sicari di tutto rispetto, ma non aveva
alcuna intenzione di perdere la partita. L’agenzia investigativa si era fatta
più abile e scaltra, gli erano praticamente con il fiato sul collo, ma non
avevano ancora vinto. Presto avrebbe messo fine lui stesso a quella noiosa
partita a poker.
“Dov’è
ora mio figlio?”Chiese
l’uomo bruno al suo devoto assistente.
“Hugo lo
ha portato fuori città, per la sua sicurezza, signore. L’aria di campagna
potrebbe giovare al signorino.”
“Certo!
Quello scansafatiche riesce a fiutare l’erba anche dove non cresce, bella
trovata! Che non venga mai perso di vista un solo istante, o ne risponderete
tutti a me!”
***
L’auto
correva veloce lungo la strada costiera, il panorama dell’oceano al tramonto
era fantastico e gli sarebbe piaciuto molto goderselo insieme a lei, ma
purtroppo quello non era certo dei momenti migliori per pensare alla sua vita
privata.
Non ne
aveva mai avuto una a dire la verità, fino alla sera in cui non l’aveva
incontrata; da allora tutto era cambiato, ed aveva assunto un sapore diverso,
più dolce, anche se non era facile potersi vedere regolarmente a causa del suo
lavoro, la sua vita era diventata più rosea da quando vi era entrata lei.
Sembrava
che lo cosa fosse giunta ad una svolta, ma proprio quel giorno erano
sopraggiunte complicazioni impreviste che doveva assolutamente risolvere e che
andavano ben oltre il suo volere una relazione normale.
Le inviò
un messaggio per annullare il loro appuntamento, sicuramente ci sarebbe rimasta
male, ma non aveva altra scelta. Doveva andare a vedere con i suoi occhi le
reali condizioni di suo fratello; la telefonata era chiara, il livello 3
significava “agente ferito” e Super Mario Bross era l’appellativo che aveva
fatto a loro due in quanto fratelli, i migliori sicari dell’Organizzazione,
spesso impiegati sul campo in coppia. Il castello sul mare ovviamente era la
villa segreta sulla spiaggia di proprietà della loro famiglia, mentre il resto
del messaggio erano semplici indicazioni stradali su come arrivarci.
Era la
casa privata dei loro genitori, non ci era mai stato prima; andarci la prima
volta perché tuo fratello era stato ferito in missione non era certo la
migliore delle occasioni: mentre guidava ricevette un’altra telefonata in cui
veniva informato che aveva ottenuto dai vertici una settimana di riposo per
restare al fianco del fratello.
Pensiero
generoso, considerato che il vertice era suo padre.
Quando giunse
a destinazione, il fratello era già sulla soglia ad attenderlo, un braccio
fasciato con una benda, ed una sciarpa legata tra il braccio ed il collo per
sostenerlo.
“Vuoi
diventare la nuova barzelletta dell’Organizzazione, Itachi? Da quando ti fai sparare
addosso, o era una scusa per andare in vacanza?”
“Scherzaci
pure Sasuke, sai bene che sei l’unico a cui lo concedo, ma ti avviso che anche
con un braccio solo ti ficcherei quella zucca bacata sotto la sabbia in meno di
un minuto”
Era il
loro modo speciale di essere fratelli e non vi avrebbero rinunciato, nemmeno
per una pallottola.
“Allora?
Mi dici cosa è successo?”
“Una
missione come tante altre fratellino, lo sai, che può succedere prima o poi.
Papà però ha preferito mandare anche te qui, per tranquillità. Normale routine
amministrativa.”
“Certo,
come se fossi nato ieri. Mi regaleranno anche un orsacchiotto?”
“Piantala!
Lo sai che è vietato parlare delle nostre missioni e sono anche abbastanza
stanco; due agenti sono morti, l’altra notte al porto, doveva essere come tutte
le altre volte ma invece si è rivelato più complicato del previsto e mi sono
beccato un buco nel braccio. Fine della storia, è per questo che ci addestrano.
Pensi di andare avanti tutta la settimana con questa solfa o pensi di farmi
compagnia e divertirci un po’. E’ da quando siamo bambini che non abbiamo più
avuto l’occasione di trascorrere del tempo insieme pacificamente.”
Sasuke
sorrise, dopotutto era ancora vivo,
quindi perché dubitare di Itachi; nel loro lavoro era il rischio numero uno,
tanto valeva brindare come sempre facevano, quando tornavano vivi da un
incarico svolto con successo.
Si
diresse verso il frigorifero, ma quando lo aprì sospirò, non poteva credere che
lì dentro vi regnasse praticamente l’eco.
“E come
pensavi di trascorrere la convalescenza senza birre e niente da mangiare?
Questo frigo è più deserto del Sahara.”
“Mi hanno
parcheggiato qui soltanto ieri, la cittadina più vicina dista 20 km da qui, non
sono al momento in grado di guidare perché sono sotto farmaci e non è il caso
di farmi vedere in giro con il braccio fasciato.”
“Va bene,
time out. Ho capito. Più che in vacanza, dovrò farti da infermiera.”
“Sei carino fratello, ma preferirei una bella
ragazza.”
“Quando
torno sarei proprio curioso di sapere quali sono i tuoi gusti in fatto di
donne. Magari ti rivelo i miei.”
Sasuke
sorrise enigmaticamente, lasciando in sospeso un messaggio che soltanto suo
fratello poteva comprendere.
“Perché
ne hai forse una?” chiese
Itachi incuriosito.
“Te lo
dico dopo!”
Sasuke
salì in macchina ed avviò il motore, quando Itachi lo raggiunse e gli bussò dal
finestrino.
“Stai
attento, non è più così sicuro là fuori.”
“Non
fartela sotto adesso per una pallottola. E poi mi conosci, nessuno mi sta alle
spalle senza che io lo sappia prima.”
Sasuke
partì a tutto gas lasciandosi dietro una nuvola di polvere, e il fratello ad
osservarlo allontanarsi lungo il viale. Rientrò in casa e prese il telefono, aveva
alcune questioni in sospeso che da risolvere e solo una persona faceva al caso
suo. Compose il numero telefonico del destinatario ed attivò una funzione
speciale per trasferire la chiamata in una linea non rintracciabile.
(Nota
dell’Autrice: grazie di cuore a tutti coloro che hanno letto il primo capitolo
di questa, che definirei, “impresa titanica”. E’ la prima volta che mi cimento in
questo genere di storie e spero di non deludervi.)
“E piantala di dirmi quello che devo o non
devo fare Hugo, sono io il tuo capo non tu il mio, ricordatelo! Voglio birra e
sigarette, e le voglio adesso, muoviti ad andare a prendermele!”
Sasuke era andato a fare spesa nel
discount del paese più vicino e, prima di tornare alla villa, aveva deciso di
fermarsi a fare benzina nel distributore adiacente, quando ad un tratto la sua
attenzione venne attirata dal vociferare piuttosto rumoroso di un giovane pieno
di se ed alquanto presuntuoso, il suo aspetto non tradiva certo l’aria del
classico bullo di quartiere pieno di grana e viziato fino al midollo.
Al suo fianco la gigantesca guardia del
corpo aveva un bel daffare a tenerlo a bada e Sasuke non potè che provare pena
per quel poveraccio, costretto ad ubbidire ai capricci di quella testa calda.
Decise di ignorarli e spostò il suo
interesse ai giri del carburante che giravano vorticosamente, facendo lievitare
il prezzo totale, che sarebbe stato scalato dalla carta di credito; il suo hobby
era decisamente costoso e lo sapeva bene, ma non avrebbe rinunciato per nulla
al mondo alla sua adorata macchina, nemmeno per una bella donna… eccetto per
una forse.
Si scoprì a sorride con se stesso,
stupendosi di quanto rapidamente i suoi pensieri correvano velocemente a lei ed
iniziò a riflettere su come farsi perdonare il bidone che a malincuore le aveva
rifilato.
Ad un tratto, si accorse che il
bulletto si era avvicinato alla sua macchina e che la stava osservando
attentamente in ogni centimetro, come se fosse una qualunque fighetta da
abbordare in un bar; scorgendo il volto coperto dal cappuccio della felpa vide
un ragazzo non tanto più grande di lui con gli occhiali e la classica faccia da
schiaffi, una faccia che aveva già visto ma che in quel momento non gli veniva
in mente chi fosse.
“Questa sì che è una gran macchina. Una
Mustang serie Sharingan, vero?”
“1970.”
“Cribbio è una rarità. Quanto vuoi per questo
gioiello?”
“Spiacente, non è in vendita!”
Quella sottospecie di sfigato lo stava
prendendo in giro o cosa? Come si permetteva di offrirgli denaro per la sua
adorata. Fortunatamente il distributore scattò, il serbatoio era pieno e si
affrettò a richiudere la bocchetta, se non se ne andava alla svelta avrebbe
fatto ingoiare la pompa a quell’ impertinente fino allo stomaco.
“Oh andiamo, possiamo metterci d’accordo. Non
sai chi sono io, ti pagherò bene!”
Gli stava seriamente facendo perdere la
pazienza, ma chi si credeva di essere? Gli rifilò un’occhiata assassina che
avrebbe fatto fare retromarcia anche ad un cane, ma più lo guardava e più quel
tipo gli era familiare.
“Ho detto di no! Torna a farti sbattere nel
bagno della discoteca, fighetta!”
“Cosa hai detto? Ma come osi…”
“Ok adesso basta, torna alla macchina. Mi
scusi signore, non le darà più alcun fastidio!”
L’omone aveva afferrato per le maniche
il ragazzo e si profuse in scuse verso Sasuke che avviò il motore a partì
sgommando, senza però distogliere lo sguardo dallo specchietto retrovisore in
cui intravide per l’ultima volta gli occhi pieno d’odio del bulletto, ma
ovviamente Sasuke non si fece impressionare, e fu allora che una lampadina si
accese nei meandri della sua memoria: il ragazzo lo conosceva eccome e si mise
a sogghignare ripensando a come aveva appena insultato il figlio del più infimo
e pericoloso criminale di tutta al capitale.
Il mondo era bello perché vario, e questa era decisamente la parte in cui si
divertiva di più; suo padre non sarebbe stato contento, ma almeno aveva avuto
la sua soddisfazione personale. Nessuno osava rivolgersi a lui con quel tono,
in particolare se c’era di mezzo la sua macchina.
Quando arrivò alla villa era già sera,
entrò in casa e trovò Itachi seduto sul divano del salone a guardare le notizie
in tv che lo salutò con un cenno del capo.
Sasuke si mise a riordinare la spesa in
frigo dopodiché si sedette accanto al fratello con un birra e ne allungò una
anche ad Itachi.
“Quanto è piccolo il mondo fratello, non puoi
immaginare chi ti ho incontrato al distributore di benzina. Kabuto, il figlio
di Orochimaru! Voleva comprarmi la macchina, quell’idiota.”
Itachi appena sentì il nome di Kabuto
si fece serio e si irrigidì come una pietra. Era proprio a causa degli
scagnozzi di Kabuto che era stato messo fuorigioco.
“Dimmi che non hai fatto niente di stupido!”
“Naaa, l’ho solo “invitato” ad andare a quel
paese…”
“Cosa hai fatto? Ma cosa ti dice il cervello!
Quando si tratta della tua dannata macchina perdi completamente il lume della
ragione!”
Itachi si alzò di scatto rovesciando la
sua birra, inveendo furiosamente contro Sasuke che si alzò anche lui a
fronteggiarlo; adorava Itachi, ma questo non significava che dovesse trattarlo
come un infante… e soprattutto non gli avrebbe permesso di insultare la sua
Mustang Sharingan.
“Ma perché ti incazzi, è solo un bamboccione
senza palle che ancora si scaccola il naso. Solo perché è il figlio di
Orochimaru te la fai addosso? Credevo di conoscerti Itachi.”
“Tu non vuoi proprio capire, allora? Il
bamboccione di cui parli non è nemmeno la metà di suo padre, è peggio!”
“Che si fotta, entrambi sappiamo che non può
trovarci né farci nulla. Siamo i migliori sul campo, per una volta che ti sei beccato una
pallottola hai già perso il tuo sangue freddo. Hai seriamente bisogno di una
vacanza!”
“Sei tu che hai bisogno di una vacanza
Sasuke. Non posso dirti tutto lo sai, ma devi fidarti di me. Sì è vero, mi sono
preso una pallottola e solo una volta è sufficiente a farti vedere le cose da
un’altra prospettiva ed è giunto il momento che te ne renda conto anche tu!”
Sasuke continuava a non capire e l’ansia
adesso prese il sopravvento sulla rabbia; cosa mai era successo per fare
preoccupare così tanto Itachi; un uomo tutto d’un pezzo, freddo come il
ghiaccio, il sicario numero uno dell’Organizzazione.
Capì in quell’istante di aver commesso
il più irreparabile degli errori, ma c’era ancora tempo, forse poteva ancora
rimediare.
“Non ti hanno seguito vero?”
“No, ho girato per vicoli diversi per più di
venti minuti ed ho percorso una strada sterrata sulla scogliera per raggiungere
la villa”
“Controlla la macchina. La prudenza non è mai
troppa!”
Sasuke mise sul tavolo la sua birra
ancora piena e sbuffando si diresse verso il garage; accese la luce e prese
anche una torcia per esaminare la sua beniamina in ogni angolo, dal motore,
alle ruote e persino sotto, notando che sotto la marmitta c’era uno strano
bullone luminoso, ma non era un bullone. Lo staccò facilmente scoprendo che era
una micro GPS con un lato adesivo a presa rapida, facile da attaccarla ad un
mezzo in movimento semplicemente lanciandolo.
“Itachi! Credo che tu avessi ragione, c’era
qualcosa sotto la mia macchinae penso
si tratti proprio di…”
Sasuke non fece in tempo a rientrare in
cucina che una mazza metallica lo colpì da dietro l’angolo in piena faccia;
crollò a terra tramortito e prima che il buio lo avvolse, scorse una figura vestita di
nero e con gli occhiali che, sorridendo, lo colpì in testa spedendolo dritto nel
mondo dei sogni.
***
Quando squillò il cellulare, Sakura era
invasa da una pila di carte che avevano invaso la sua scrivania, ma quel giorno
non aveva molta voglia di occuparsi di scartoffie; erano da poco passate le 20
ma di cenare non se ne parlava, tanta era la mole di lavoro arretrato, sperava
che tenendosi occupata le sarebbe passata l’incazzatura per essere stata
piantata in asso davanti al Cafè. Era la prima volta in un mese che accadeva,
non aveva mai mancato un appuntamento e quel giorno, di punto in bianco, ecco
che veniva scaricata come una qualunque senza nemmeno una spiegazione.
Nessuno dei due conosceva il lavoro
dell’altro, era un tacito accordo che si erano fatti fin dal primo giorno,
appena potevano era sufficiente un messaggio e si incontravano a qualunque ora
del giorno o della notte trascorrendo del tempo piacevole insieme.
Era la prima volta che provava
interesse per qualcuno, e soprattutto era la prima volta che qualcuno provava
interesse per lei; il suo lavoro non le consentiva relazioni interpersonali ed
anche se aveva già ricevuto avance dagli uomini in passato, non erano mai stati
di suo gradimento.
Questa volta però era diverso e non le
andava giù l’idea di aver preso una cantonata stratosferica.
Fortunatamente il lavoro era l’unica
cosa che non l’avrebbe tradita né ora, né mai; rispose al telefono, il capo la
richiamava a rapporto nel suo ufficio. Priorità alta.
Ecco finalmente giunta la parte più
interessante del suo lavoro; si alzò dalla sedia prima ancora di dire pronto,
ed era già sulla soglia dell’ufficio del Capo prima ancora di chiudere la
conversazione.
Un ufficio elegante e moderno, con
varie targhe alle pareti e riconoscimenti onorari e di servizio, che avevano
reso il Capo la persona più importante ed influente di tutto il dipartimento;
oltre a lei era presente anche Naruto, chiamato a rapporto anche lui in quanto
suo partner e collega in tutte le loro missioni.
“Ciao Sakura, di nuovo insieme eh? Kakashi ha
una missione importante per noi!”
“Perché non fai parlare me Naruto, ti ricordo
che in questo ufficio e in tutto l’edificio, il capo sono io”
Naruto a volte sapeva essere
insopportabile e dato che la serata sarebbe stata ancora più insopportabile, Sakura
decise che era meglio tagliare corto.
“Di cosa
si tratta?”
“Una telefonata autorevole mi ha segnalato di
alcuni traffici illeciti nella zona del porto; si tratta di una piccola banda,
probabilmente legata alla rete criminale di Orochimaru. Ho raccolto un po’ di
informazioni per voi, voglio che vi infiltrate e che vi accertiate che siano
entrambe collegate. Il vostro contatto esterno è Jiraya, riferirete
direttamente a lui. Una volta che avrete le informazioni, vi invierò una
squadra di supporto per smantellarla.”
“Accidenti capo, ma ci deve affiancare
proprio quel tossico?”
“Il tossico, come lo chiami tu è uno dei
migliori informatori della Konoha Crime Investigation. E che ti piaccia o no,
seguirai i miei ordini!”
“Kakashi, mi perdoni, ma se fosse veramente
una delle bande affiliate ad Orochimaru, non c’è il rischio che vi siano delle
spie al suo interno? Non è una delle solite indagini, il rischio è veramente
alto.”
“Comprendo i tuoi timori Sakura, ma non devi
preoccuparti. Jiraya si occuperà della vostra copertura, siete i miei migliori
agenti e su di voi posso contare. Ve la sbrigherete in un paio d’ore. Adesso
andate!”
Sakura e Naruto uscirono dall’ufficio,
direzione parcheggio sotterraneo. Kakashi gli aveva consegnato un file con una
dettagliata descrizione del porto, della banda e dell’equipaggiamento
alternativo che gli sarebbe stato fornito di rettamente da Jiraya. Non dovevano
avere niente dell’equipaggiamento ufficiale con loro, era una semplice indagine
da infiltrati.
Naruto non la smetteva di sbuffare;
aveva un appuntamento a cui non voleva rinunciare, ma il lavoro, come sempre,
veniva prima di tutto.
“L’avevamo programmata da mesi. Sicuramente
Hinata non vorrà più saperne di me”
“Hinata? Quell’Hinata? L’agente della
scientifica addetta alla balistica?”
“Eh eh… ehm… sì. Abbiamo iniziato a
frequentarci e questo doveva essere il nostro primo appuntamento ufficiale.
Pensavo di portarla a cena da Ichiraku Ramen.”
Sakura non poteva credere alle sue
orecchie; quel baka voleva portare fuori a cena una ragazza in una locanda di
Ramen?
Quella testa quadra aveva bisogno di
andare a lezione su come si corteggiano le ragazze, ma lei era le meno indicata
a dare suggerimenti al riguardo; i suoi incontri galanti si erano limitati ad
una tazza di mokaccino in un elegante Cafè del centro, ma le venne in mente una
persona che avrebbe fatto al caso di Naruto.
“Fermiamoci un momento al Loto Night Club,
prima di andare ad incontrare Jiraya. E’ lungo la strada, ci vorranno solo
pochi minuti.”
“Perché Sakura vuoi andare lì? Non abbiamo
una missione?”
“E’ per te zucca vuota. Magari potresti avere
un’illuminazione migliore che portare la tua ragazza a mangiare ramen!”
Sakura prese le chiavi della macchina
dalla tasca di Naruto e si mise alla guida, come autista era sicuramente meglio
lei di quell’imbranato, che non finiva più di blaterare a vanvera su quanto, il
ramen di Ichiraku, in realtà, fosse il migliore al mondo.
Per lo meno, anche se era un casinista,
era indubbiamente tra i migliori agenti della KCI e gli voleva un gran bene;
grazie alla sua compagnia avrebbe dimenticato per un po’ il suo corteggiatore
disperso.
[Nota
dell’Autrice: eccomi di nuovo, non mi sono persa, ovviamente ci vuole un po’ di
tempo per elaborare ogni capitolo inoltre ho anche l’altra storia in corso per
cui mi devo districare tra uno e l’altro. Tranquilli fedeli lettori, da ora in
avanti vi terrò con il fiato sospeso. Piccola precisazione: da questo capitolo
in poi inizierà il conto alla rovescia delle 24 ore, quindi a metà strada di
ogni capitolo troverete una specie di sub capitolo che racconterà gli
avvenimenti di quell’ora. Baci baci!]
Cap. 3 – 22
Aprì gli
occhi con fatica, non riconoscendo il luogo dove si trovasse; tutto era offuscato,
confuso, si sentiva dolorante in ogni parte del corpo, non ricordava con
chiarezza cosa fosse accaduto, per quale ragione si trovasse sdraiato sul
fretto pavimento del salotto.
La bocca
era impastata, sentiva un amaro sapore di sangue e cercò di inumidire le labbra
ma quel sapore metallico si percepiva ancora più forte di prima, aveva un
taglio al labbro e lo percepiva dalle fitte di dolore quando cercava di muovere
la bocca.
Cercò di
alzarsi e di mettere a fuoco l’ambiente circostante e capì che si trovava
ancora nella casa sulla spiaggia ma i suoi ricordi erano terribilmente confusi;
vide qualcuno accanto a lui, la figura di un uomo distesa a terra privo di conoscenza,
l’istinto lo spinse a reagire riconoscendo con dolore la persona ferita sul
pavimento.
“Itachi…”
Sasuke
cercò di chiamarlo, ma il suono delle sue parole era troppo debole perché il
fratello potesse sentirlo. Lentamente iniziò a ricordare, erano stati aggrediti
da degli sconosciuti e l’ultima immagine che rammentava era il volto di Kabuto.
Si
avvicinò a Itachi a carponi e si accorse delle terribili ferite che gli avevano
inferto; li avevano pestati a sangue, ma il fratello ancora più di lui, ma perché?
Sasuke
non aveva mai pianto in vita sua, nemmeno da bambino, ma quando vide l’amato
fratello privo di sensi e in quelle condizioni lacrime amare scesero
prepotentemente senza che potesse fare nulla per impedirlo.
“Mi dispiace…Itachi…”
Cercò di
alzarsi in piedi, ma anche lui non era messo molto bene, nonostante tutto si
mise alla ricerca del suo telefono e lo trovò dove lo aveva lasciato, vicino al
lavandino della cucina; lo prese ed inviò un messaggio numerico ad un numero
che solo lui conosceva e che tutti i sicari dell’Organizzazione usavano quando
necessitavano di aiuto e cure mediche.
Si
guardò intorno in cerca della cassetta di pronto soccorso, almeno così nell’attesa
avrebbe prestato le prime cure a Itachi; andò in garage per vedere se ce ne
fosse una nell’armadietto degli attrezzi, la porta era ancora aperta e si
accorse in quel momento che la serranda del garage era stata forzata.
La
fresca brezza dell’oceano di notte entrava indisturbata riempiendo lo spazio
vuoto vicino alla macchina di Itachi; il SUV era stato danneggiato con una
mazza da baseball, i vetri dei finestrini erano in frantumi sia dentro che
fuori l’auto, per sfregio avevano spaccato il parabrezza lasciando un buco nel
vetro con la mazza inserita dentro.
La
Mustang Sharingan era sparita, rimanevano solo le tracce dei pneumatici sul
pavimento di cemento.
La rabbia
pervase Sasuke, ancora di più dopo ciò che avevano fatto a lui e a suo
fratello, ma quello era decisamente l’errore più grave che avevano commesso e
che lui non avrebbe dimenticato facilmente.
- 21
Sakura e
Naruto risalirono in macchina, dopo aver fatto visita al Loto Night Club;
Sakura sapeva che, Ino la barista del locale, era indubbiamente la civetta più
esperta in amore e corteggiamenti di tutta la città e che avrebbe istruito a
dovere Naruto su come andava instaurata una relazione.
“Era per questo dunque
che siamo venuti qui? Grazie di cuore Sakura, mi ritengo ufficialmente lo
zimbello più ridicolo della centrale. Lo sai che tutti gli agenti della KCI
vengono qui a rilassarsi, quanto ci impiegherà quell’oca a spifferare tutto. Per
cosa poi, per qualche dritta su come corteggiare una donna? Andiamo, sono un
uomo fatto e finito, lo saprò bene come gestirmi con l’altro sesso”
“Certo Naruto, sei un
grande esperto in materia, avevi una fila di donne che faceva il giro dell’isolato.
Fammi il piacere! Hinata è una ragazza troppo dolce e a modo per meritarsi una
ciotola di Ramen. Ti ho fatto un favore!”
“Bel favore da amica.
Servirebbero dei consigli anche a te, a quanto mi risulta nemmeno la tua fila
fa esattamente il giro dell’isolato”
Sakura
preferì non rispondere, quello era un tasto che era meglio evitare di toccare
al momento, i suoi problemi sentimentali non avevano nulla a che vedere con
Naruto e soprattutto con il lavoro. Quello veniva prima di tutto il resto.
Però, in
fondo, dovette ammettere che un po’ Naruto aveva ragione: chi era lei per
mettere bocca nelle relazioni altrui? L’unica giustificazione che aveva era che
non sopportava l’idea che lui, o Hinata stessa, prendessero una bastonata, come
era successo a lei.
Spinse
sull’acceleratore, cambiando percorso ogni tanto ignorando il navigatore,
voleva evitare le strade troppo trafficate, erano già abbastanza in ritardo.
Trovarono
Jiraya ad aspettarli inun vicolo, tra
agglomerati industriali vicino al porto; era un tipo singolare, vestiti logori
e sporchi, capelli lunghi e spettinati, unghie incrostate di grasso e l’immancabile
spinello tra le dita, il classico barbone hyppie di strada che tutti evitano,
ma che in realtà era il migliore informatore della KCI. Un agente infiltrato a
vita, nei corridoi della malavita e della criminalità di strada, lui sapeva
tutto di tutta la feccia che avvelenava la città.
Ovviamente
era anche uno di quelli con cui era meglio rigare dritto: come nascondeva i
cadaveri Jiraya non era capace nessuno.
“Vi sembra questa l’ora
di arrivare? E’ più di mezz’ora che aspetto. Ho quasi finito la mia scorta di
fumo. Siete gli agenti migliori che Kakashi poteva mandarmi? Bell’affare, hanno
dimenticato come si fa ad addestrare i veri poliziotti sul camp? Tsè, sempre
colpa della politica… ci si deve adeguare alle regole di ingaggio moderne…
quante balle!”
Sakura e
Naruto si guardarono dubbiosi, non avevano fatto in tempo a parcheggiare e a
scendere dall’auto che il loro “superiore” inveiva contro di loro su argomenti
senza senso.
“Ci scusi capo,
abbiamo avuto un piccolo imprevisto!”
Sakura
si affrettò a rispondere in maniera cordiale, Naruto alzò gli occhi al cielo,
ripensando il motivo vero per cui rischiavano una vera e propria lavata di
testa da Kakashi. Inoltre con Jiraya non era il caso di scherzarci troppo.
“Hai detto bene
dolcezza, io qui sono il capo e come tale farete quello che vi dirò senza
battere ciglio; se vi dico di non respirare, voi smettete di farlo e se state
per crepare perché vi manca il fiato,poco mi interessa. Qui non siamo in una qualche
bella strada di lusso del centro. Qui siamo all’inferno e se non conoscete le
regole del gioco, meglio che vi prenotiate subito la bara. Vi è entrata bene in
testa la regola numero uno?”
Sakura e
Naruto annuirono con il capo all’unisono, non avevano la benché minima
intenzione di contraddirlo, avevano un lavoro da svolgere, meglio dimostrare
che erano in grado di eseguirlo.
“Dunque per cominciare,
tu biondino, cambiati i vestiti ed indossa questi; devi entrare nel magazzino
numero 9, ma dovrai farlo come un qualunque teppista in cerca di roba da
spacciare. Non inventarti il nome di una banda qualunque, usane uno conosciuto
e soprattutto vedi di comportarti come uno di loro. Quella è gente che li fiuta
le trappole. Fatti dare qualche informazione su qualche altro traffico, magari
qualche nome importante da collegare alla criminalità di Orochimaru. Tu
ragazza, indossa questa tuta nera e copriti i capelli con la cuffia; so che sei
brava a sparare, eccoti un bel fucile Sniper MTS-116M con mirino ad alta
precisione, piazzati sul tetto del magazzino di fronte. Attualmente è vuoto.
Copri le spalle al nostro amico. Mettetevi questi auricolari alle orecchie;
sono semplici tappi invisibili ma altamente potenti, sarete in contatto con me
e con la centrale. Diamoci da fare!”
- 20
I due
ragazzi entrarono con Jiraya in un piccolo magazzino adiacente agli altri
disposti lungo la banchina; attraverso una parete blindate si accedeva ad una
camera segreta dove dentro c’era di tutto, un vero arsenale degno della Guerra
Fredda, attrezzature elettroniche ad alta tecnologia ma soprattutto armi,
vestiti, denaro contante e documenti falsi: passaporti e visti di ogni nazione,
c’era solo l’imbarazzo della scelta.
Naruto
prese la borsa che Jiraya gli aveva praticamente lanciato addosso e si chiuse
in uno sgabuzzino per cambiarsi i vestiti; vane erano le sue proteste su quanto
detestasse quel tipo di abbigliamento, inoltre erano anche di un odore
sgradevole.
“Cavolo che puzza tremenda,
ma dove li hai presi questi vestiti, li hai forse rubati ad un cadavere?”
“Hai indovinato
biondino. Facci sapere quando hai finito, noi stiamo aspettando!”
Sakura
non aveva alcun luogo di fatto dove potersi cambiare, dovette accontentarsi di un
armadietto che la riparava da sguardi indiscreti; fu molto rapida ad infilarsi
la tuta aderente nera, la cuffia in testa le consentiva di non mostrare la sua
capigliatura rosa appariscente.
Controllò
attentamente il fucile da cecchino che le aveva fornito Jiraya, era
assolutamente perfetto ed il mirino era ben calibrato.
Una
volta fissato l’auricolare all’orecchio, Sakura si diresse immediatamente alla
sua postazione; come da indicazioni di Jiraya, era uno stabile deserto ed una
scala di metallo conduceva direttamente al tetto, e da dove aveva libera
visuale sul magazzino di fronte, il magazzino 9.
Jiraya
consegnò a Naruto anche le chiavi di una macchina parcheggiata nel vicolo
adiacente; non poteva usare la loro, un modello troppo riconducibile a quella
dei poliziotti, serviva all’occasione una macchina tipica da banda di
quartiere; una macchina sportiva con motore truccato, di importazione
americana, con fiamme di fuoco disegnate sui fianchi ed il muso di una volpe
rabbiosa sul cofano ben lucidato.
Una
delle tante macchine sequestrate di recente e messe a gentile disposizione per
la KCI; quando Naruto la vide non potè fare a meno di innamorarsene all’istante
e si promise di farsene una uguale la settimana seguente. Avrebbe fatto
sicuramente colpo su Hinata, ne era certo.
Dagli
auricolari arrivò una voce conosciuta che li avrebbe guidati ad ogni passo.
“Buonasera ragazzi, è
il capitano dell’Enterprise che vi parla”
“Shikamaru, se davvero
tu?”
“No sono la Fata
Turchina del Web. Certo che sono io dobe che non sei altro. Vi vedo chiaramente
sullo schermo, sono in collegamento con le telecamere dei docks. Cercate di non
fare troppi danni. Specialmente tu Naruto!”
“Ma insomma si può
sapere perché ce l’avete tanto con me? Sono un asso nel mio lavoro, magari non
seguo alla lettera i piani, ma alla fine la missione è portata a termine con
successo.”
“Dacci un taglio
Naruto e concentrati, non possiamo certo stare qui tutta la notte”
Sakura
era in contatto sulla stessa frequenza e diede un taglio a quella inutile
conversazione, avevano una missione da compiere ed era meglio non sfidare le
disposizioni di Jiraya; Naruto si diresse con la macchina verso l’ingresso del
magazzino, in quel momento era aperto e potè entrare tranquillamente.
All’interno
era allestito un vero e proprio laboratorio per la produzione di droga ed
Anfetamine, un giovane dirigeva tutte le operazioni e si assicurava che i vari
passaggi fossero seguiti alla perfezione.
Quando
Naruto arrivò, il giovane si diresse verso di lui con aria sospettosa.
“Hey bro! Come butta?
Che bel laboratorio avete messo su qui, state facendo esperimenti di Scienze?”
“Chi sei bamboccio che
cosa vuoi?”
“Calma amico, stavo
solo scherzando. Non hai riconosciuto la macchina?”
“Certo, sei della banda Jinchuriki, cosa ti
porta da queste parti?”
“Ci serve della roba
da distribuire nella nostra zona. Cos’hai nel sacco al momento e a quanto?”
“Anfetamine ed
ecstasi. Ma non saranno pronti però prima di domani a mezzogiorno: 300$ a
pacco!”
“Mi prendi in giro?
Non hai mezze misure sul prezzo. 10 kili per 20.000$”
“Ehi bello, non siete
certo gli unici clienti qui. Io ci devo guadagnare o il mio capo mi seppellisce
in fondo all’oceano, credi forse di essere al mercato?”
“Posso darti un extra
per il disturbo. Non ci piace molto la concorrenza.”
“Fattela piacere
amico. Se proprio non ti sta bene vai a parlare con il contabile. Dovresti
conoscerlo, è il proprietario dell’Isola della Felicità, lo strip club che si
trova vicino all’ Empire Kage Building.!”
Shikamaru
non perse tempo e trovò in mezzo secondo tutte le informazioni al computer che
poteva su quel locale; un luogo molto conosciuto in città, non era solo un club
di spogliarelliste, fornivano anche giovani prostitute ai clienti più
facoltosi; alcuni avevano agganci con l’Organizzazione di Orochimaru.
“Sta bene, domani a
mezzogiorno. Avrai il denaro contato al centesimo.”
Dall’auricolare
la voce di Jiraya dettava nuovi ordini.
“Leva le tende
biondino. Domani a mezzogiorno la KCI gli farà una bella sorpresa. Per il
momento basta e avanza.”
“Aspettate! C’è
qualcosa sulla scrivania, sembrano dei documenti, non riesco a vedere bene vedo
un’immagine, sembra un simbolo, una specie di ventaglio bianco e rosso.
Dobbiamo vedere di cosa si tratta!”
Sakura
aveva la visuale limpida e pulita, ma il mirino ad infrarossi, per quanto
nitido, non le permetteva di vedere cosa c’era scritto sulle carte. Spostò il
mirino verso un angolo del magazzino, dove c’erano delle bombole di azoto
liquido o qualcosa del genere.
Nell’istante
in cui prese la mira, passò proprio lì vicino uno degli addetti con un
carrellino e grazie al silenziatore nessuno si sarebbe accorto del trucco:
sparò un colpo preciso verso il beccuccio che teneva sigillata la manopola
della bombola e questa saltò via sprigionando fumo ovunque, per effetto della
pressione cadde sbattendo contro un tavolo e rompendo alcuni vasetti di vetro.
“Ehi tu! Ma che
diavolo stai combinando, fa più attenzione idiota!”
Il capo
del laboratorio venne distratto dal trambusto e tutti gli addetti si diressero
verso il punto dell’incidente; Naruto colse al volo l’occasione e senza farsi
notare si avvicinò alla scrivania e raccolse una cartella con dentro i
documenti che aveva notato Sakura. Poi di corsa salì sull’auto sportiva e partì
in retromarcia a tutto gas verso il punto di incontro con Jiraya.
Sakura
soddisfatta del suo lavoro si ritirò nella notte, raggiungendo anche lei il
compagno; non appena si furono riuniti, Jiraya fece sparire la macchina dentro
ad un garage e con Shikamaru ancora in linea iniziarono a dettargli quanto
riportato sui documenti che, con grande astuzia, erano riusciti a sottrarre al
laboratorio. Erano documenti scritti in linguaggio binario, quindi in codice,
ma per l’esperto hacker informatico era un gioco da ragazzi decifrarlo.
“Devo ammettere che
non siete poi così inetti come pensavo. Ma la prossima volta che prendete delle
iniziative, io vi seppellisco.”
Sakura
sorrise tra sé, avevano raggiunto lo scopoe lo avevano fatto insieme, poco importava il come; anche se il vecchio Jiraya
protestava, Kakashi non avrebbe avuto nulla da che ridire al riguardo.
“Ragazzi, il simbolo
sulle carte è qualcosa di veramenteimportante: una certa Organizzazione Luna Rossa. Il laboratorio è sotto il nome di Kabuto, il
rampollo di Orochimaru, ha messo insieme una sua piccola attività criminale, ma
il contabile di cui parlava il tizio prima è lo stesso che gestisce le finanze
dell’intera organizzazione criminale del padre. Qualche giorno fa,Kabuto è
stato vittima di un agguato ma sembra che ne sia uscito illeso. Il simbolo del
ventaglio sembra sia collegato ad Orochimaru, ma mi ci vorrà tempo per tutti i
dettagli e soprattutto mi servono quei documenti.”
“Bene giovanotti il
vostro compito qui sembra sia terminato. A buon rendere e spero di non avervi
più tra i piedi!”
Jiraya
chiuse i battenti e li congedò, non prima però di aver restituito i loro
vestiti e ripreso l’attrezzatura in prestito.
Sakura
iniziò a riflettere, c’era qualcosa di molto strano, ma forse era una sua
sensazione: non sapeva spiegarsi il motivo, ma aveva come il presentimento, che
se avessero indagato più a fondo avrebbero scoperto qualcosa che avrebbe
collegato Orochimaru non soltanto all’Organizzazione Luna Rossa, ma anche alla
morte dei suoi genitori.
[Nota
dell’Autrice: eccomi di nuovo, non mi sono persa, ovviamente ci vuole un po’ di
tempo per elaborare ogni capitolo inoltre ho anche l’altra storia in corso per
cui mi devo districare tra uno e l’altro. Tranquilli fedeli lettori, un
abbraccio a tutti voi che state seguendo questa storia, non vi lascerò a bocca
asciutta promesso, ci sono tanti misteri da scoprire. Baci baci!]
Cap. 4 – 19 Era in
una stanza di ospedale, un’infermiera gli aveva curato le ferite ed un medico
lo aveva visitato; aveva dovuto fare diverse analisi, ma dalle radiografie non
risultava nulla di serio quindi non gli rimase che attendere nel corridoio
vicino alla sala chirurgica.
Gli
avevano detto che Itachi doveva essere operato d’urgenza, la stessa Dottoressa
Tsunade, il primario dell’Ospedale si sarebbe occupata dell’intervento.
Era
tremendamente in ansia e non era da lui, ma si trattava della vita di Itachi e
si sentiva terribilmente in colpa perché era lui la causa di tutto; aveva permesso
a Kabuto di trovarli e di ridurre in quello stato suo fratello già convalescente.
E tutto soltanto per la sua macchina.
Non se
lo sarebbe mai perdonato ed avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per
rendere il favore a quel dannato teppista, non gli importava nemmeno della
reazione che avrebbe avuto suo padre, questo avrebbe dato inizio ad una seria
guerra tra Orochimaru e l’Organizzazione ma non gli interessava; gli Uchiha
avevano creato l’Organizzazione e da anni metteva i bastoni tra le ruote agli
affari illeciti di quella serpe, ci avrebbe pensato in un secondo momento ad
affrontare suo padre per questo, il capo del clan.
Non era
trascorsa nemmeno un’ora che la dottoressa Tsunade uscì dalla sala operatoria e
gli andò incontro con aria seria, la cosa non piacque a Sasuke che si era già
irrigidito nell’anima e nel corpo; non aveva alcuna intenzione di pensare all’inevitabile
che purtroppo però arrivò come un martello nel suo cervello.
“Mi dispiace Sasuke,
tuo fratello… l’intervento non è andato come previsto. Non c’è stato nulla che
potessimo fare per lui. Era troppo grave, è appena morto sotto i ferri”
Per
Sasuke fu il buio più totale, non rispose e non smise di guardare oltre Tsunade
verso la porta della sala operatoria; non era in grado di pensare, né di
reagire quando la dottoressa gli chiese se voleva vederlo un’ultima volta.
Non si
mosse, rimase immobile per un tempo infinito.
Non per
elaborare il fatto che Itachi era morto, non per il fatto che fosse colpa sua;
elaborava la sua vendetta.
Si voltò
in direzione dell’uscita del pronto soccorso, Tsunade provò a richiamarlo ma
lui non sentiva più e non vedeva più se non la rabbia per i responsabili che
avrebbero pagato con il sangue per la morte di Itachi.
Sakura e
Naruto entrarono in quel momento nell’ufficio di Kakashi a fare rapporto sulla
retata al laboratorio nel porto; gli mostrarono i documenti e gli riferirono
quanto scoperto riguardo a Orochimaru, al figlio Kabuto e al contabile che, in
realtà, era il padrone del più eccentrico locale notturno della città ed era
anche un pappone, niente di più facile, ma non era altrettanto semplice andare
da quell’essere e farlo parlare.
“Per i documenti me ne
occuperò io, voi andate comunque a fare una visitina al contabile. Magari con un
po’ di persuasione riuscirete a fargli sputare qualche rospo. Vi suggerisco di
usare discrezione e cautela, sarà sicuramente pieno di uomini armati. Insomma
non devo insegnarvi come si fa, già lo sapete. Datevi una mossa!”
Sakura e
Naruto si ritrovarono nuovamente congedati e nuovamente in macchina insieme con
una nuova missione da svolgere; Naruto almeno era sollevato del fatto che
Hinata non si fosse offesa per l’appuntamento mancato, al contrario lo aveva
invitato a cena a casa sua la sera successiva.
Naruto
ovviamente era la settimo cielo, disse che le avrebbe portato dei fiori, come
suggerito da Ino, dal canto suo Sakura preferì concentrarsi sulla missione,
anche se le domande sul coinvolgimento della Luna Rossa con Orochimaru
continuavano a ronzarle nella testa. Sperò che almeno Shikamaru arrivasse alla
soluzione di quell’enigma.
Ciò che
però Sakura non poteva sapere era che in realtà i documenti che avevano
consegnato a Kakashi, Shikamaru non li avrebbe mai visti; una volta usciti dall’ufficio,
il loro stesso capo si mise al computer e li codificò lui stesso, era
abbastanza abile come informatico anche lui quindi non fu difficile decifrare
il codice binario con cui erano stati scritti i documenti. Salvò i file su una
chiavetta USB che si mise direttamente in tasca, mentre le carte vennero
prontamente bruciate nel cestino. In quell’istante Kakashi ricevette una
telefonata e il suo sguardo si fece serio; era quel tipo di telefonata che era
meglio non ricevere, chiusa la chiamata ne fece un’altra ad un numero segreto,
prese un respiro profondo quando una voce maschile rispose all’altro capo del
telefono.
“Sono Kakashi. Itachi
è morto!”
Silenzio
di tomba che durò per un tempo indefinito, quando finalmente l’uomo parlò
alcuni tuoni si udirono in lontananza nel cielo plumbeo.
“Che ne è stato di
Sasuke?”
“Sasuke è scomparso.
Ha lasciato l’ospedale ed hanno perso le sue tracce!”
“Sua madre non sarà
contenta. Non una parola Kakashi, nessuno deve saperlo. Continua ad occuparti
di Orochimaru. Al resto ci penserò io.”
“Come vuole signore.
Sarà fatto! A proposito, sono stati trovati dei documenti codificati che
collegano l’Organizzazione ad Orochimaru. Li ho fatti sparire, ma ho prima
decodificato i file in una chiavetta. Gliela farò avere quanto prima signore!”
La
conversazione terminò senza ulteriori parole, non erano necessarie; ora però
era indispensabile risolvere al più presto il problema che aveva portato alla
morte di Itachi e trovare Sasuke prima che fosse troppo tardi.
Kakashi
sapeva che il giovane non avrebbe perso tempo a mettere in atto la sua vendetta,
ma forse la cosa si sarebbe risolta a loro vantaggio; con Itachi fuori dai
giochi ma con Sasuke in campo, l’organizzazione criminale di Orochimaru aveva
le ore contate.
- 18
Sasuke raggiunse la sua casa, un edificio
ultra moderno, con un sofisticato sistema di sicurezza ed una stanza segreta a
cui si accedeva dal garage con un arsenale che avrebbe fatto impallidire un
esercito.
Si
cambiò d’abito, ogni lavoro doveva essere svolto con stile, quindi indossò il
suo completo preferito; scarpe, giacca, pantaloni e camicia neri, cravatta
rossa. Fondina del coltello ben fissata alla caviglia, due Desert Eagle ben
assicurate alla cintura sulla schiena; un borsone nero ed una valigia di
metallo ben riforniti di ogni arma e munizione di cui avesse bisogno.
Aveva
quasi finito i preparativi quando squillo il cellulare; rispose a malincuore ma
era necessario, non poteva ignorarla, non lei almeno.
Rimase
ad ascoltare in silenzio la voce della donna in lacrime, alla fine riuscì solo a
proferire poche parole.
“Lo so. Ti voglio bene
anch’io mamma.”
Chiuse
la conversazione e fece un’altra telefonata, un fidato autonoleggio cui si
servivano ogni membro dell’Organizzazione quando doveva svolgere degli
incarichi in totale anonimato.
Gli
venne consegnata, nel giro di venti minuti, una Porche Cayenne nera fiammante;
caricò tutto il suo armamentario e partì in direzione dei sobborghi a sud della
città.
C’era un
solo posto dove era certo che avrebbe trovato la sua adorata Mustang Sharingan,
il proprietario era un infiltrato che da anni lavorava sotto copertura nell’officina
delle auto rubate; ogni banda criminale si rivolgeva a lui per lo smaltimento e
il riciclo dei pezzi di ricambio, ed era l’unico che avrebbe avuto le
informazioni che gli servivano per trovare Kabuto.
Mezz’ora
più tardi, Asuma era seduto sul cofano di una cadillac a sorseggiare un Jack
Daniel’s e a fumarsi il suo sigaro cubano preferito; lo stava aspettando e
Sasuke non ne fu tanto sorpreso, Asuma aveva il monopolio su ogni auto rubata
in città.
Peccato
però che la sua non era nell’officina.
“Sai perché sono qui
Asuma. Dov’è?”
“Era qui. Ora non più!”
Kabuto
era subito rientrato in città, dopo il pestaggio ed il furto della macchina di
Sasuke; non la finiva più di vantarsi della sua conquista, peccato però che
Asuma aveva riconosciuto la macchina, e quel teppista figlio di papà non lo
voleva nella sua officina.
Lo
intimò di andarsene e di portarsi via la macchina, ovviamente Kabuto non perse
tempo a deriderlo e a minacciarlo se non lo avesse rispettato e trattato come
si deve.
Il
povero principino finì sbattuto faccia a terra da un gancio destro degno di un
pugile, Asuma non era uno a cui sventolare presunzione ed arroganza senza
ricevere in cambio la giusta lezione.
“Ti ho detto di
sparire pezzo di letame. Non voglio rivedere la tua faccia né tanto meno voglio
quella macchina nella mia officina. Ti sei scavato la fossa con le tue mani,
nemmeno con i soldi e le risorse del tuo paparino ti potrai salvare. E adesso
sparisci!”
Una
volta finito il racconto, Asuma prese la bottiglia di whiskey e si versò un
altro bicchiere, sapeva che Sasuke non si sarebbe accontentato di quello, ma
dargli ciò che realmente voleva avrebbe compromesso anche la sua stessa
copertura.
“Dov’è Kabuto,Asuma? Non
mentirmi lo so che lo sai.”
“No Sasuke, mi
dispiace ma non conosco il covo di Kabuto. Ma posso darti il nome del
contabile; il proprietario dell’Isola della Felicità, il night in centro vicino
all’Empire Kage Building. Farai bene a stare attento però, il contabile segue
gli affari di Orochimaru ed è circondato da diverse guardie del corpo armate.”
“Non sono un problema.
Se scopro però che mi hai mentito per salvarti il culo, ritorno qui e te lo
riempio di calci fino a fartelo diventare una gobba. Consideralo un consiglio
da amico!”
Prima di
uscire però Asuma preferì dare lui un avvertimento a Sasuke.
“Ragazzo il problema
non sono quelli che andrai da uccidere, quelli sono solo dei comuni scagnozzi.
Il problema è lo squalo che ti darà la caccia se ucciderai Kabuto. Consideralo
un consiglio da amico!”
“Mi considero
avvisato. Addio Asuma!”
Sasuke
salì in macchina e partì sgommando verso il centro della città. La sua vendetta
era appena cominciata.
[Nota dell’Autrice: eccomi finalmente con un
nuovo aggiornamento. Ci ho messo un po’ e mi dispiace, ma spero davvero che sia
di vostro gradimento. Un abbraccio forte a tutti voi cari lettori che seguite
questa storia. Baci baci!]
Cap.5-17 Il
locale era gremito di gente, giovani che danzavano al ritmo della musica house
più in voga, l’alcool scorreva a fiumi e naturalmente ragazze compiacenti
pagate fior fiore di quattrini per intrattenere i clienti più in vista nei
separé riservati; al piano di sopra l’ufficio del proprietario, dirigente nonché
contabile di tutta l’organizzazione criminale di Orochimaru, un uomo eccentrico
vestito sempre in maniera appariscente e circondato dai suoi fedelissimi, un
gruppo di guardie del corpo ed “esecutori” degli incarichi più sporchi della
malavita.
Il
contabile era seduto alla sua scrivania impegnato a contare un grande
quantitativo di denaro, il suo stesso ufficio era molto elegante con divani in
pelle ed un bar ben assortito nonché una cassaforte a prova di cannone proprio
dietro la scrivania; il netto confine che separava il lord del feudo dal resto
della plebe nella sala da ballo al piano inferiore che ben gradiva i servizi
offerti, dal bere, alla droga e al sesso.
Ad
un tratto, ignari di tutto, le luci del locale si spensero, un blackout totale
che incluse anche l’ufficio stesso del contabile; tra le proteste generali
della clientela e l’andirivieni degli uomini della sicurezza per ovviare al
problema, nessuno si accorse dell’ombra misteriosa che si era infiltrata senza
problemi da una porta secondaria che dall’ufficio del capo conduceva,
attraverso un corridoio segreto, nel vicolo dietro al locale: una perfetta via
di fuga attraverso il quale Sasuke era riuscito ad entrare facilmente, mandando
a dormire l’uomo di guardia e mandando in tilt l’impianto elettrico.
Le
uniche luci funzionanti erano quelle di emergenza, le stesse telecamere che
erano collegate all’impianto elettrico non registrarono quanto avvenne nei
minuti successivi; nessunopoteva vedere
o sentire al di fuori dell’ufficio, non appena uno degli uomini al soldo del
contabile si accorse che qualcuno era entrato nell’ufficio a loro insaputa,
nessuno degli altri nella stanza ebbeil
tempo di reagire: rapido e veloce nei suoi movimenti, atterrò con una sola
mossa di arti marziali il primo, usandolo come scudo contro il secondo che aveva
tirato fuori un’arma ma con un rapido calcio gliela fece cadere dalle mani,
spezzando il collo al primo afferrò da un tavolino vicino un piccolo bicchiere
da liquore conficcandolo nell’occhio del secondo, rivolgendosi poi verso gli
altri tre che gli andarono praticamente addosso. Uno di loro aveva un coltello,
ma rapidamente glielo sfilò e lo usò contro di lui squarciandogli di netto la
gola e poi con un gesto fulmineo lo lanciò dritto al petto del secondo mentre l’ultimo
finì a terra con un ginocchio fratturato e la testa frantumata contro un il
tavolo da biliardo.
Cinque
in tutto che in pochi minuti esalarono l’ultimo respiro, restava lui, il
contabile che durante la lotta aveva preso dal suo cassetto un revolver e che
ora teneva puntato contro Sasuke; quest’ultimo rimase impassibile, gli occhi
dritti verso il suo obiettivo, freddo calcolatore a passi lenti si avvicinò
sempre di più e pericolosamente verso l’arma.
L’uomo
sogghignò, convinto di averlo in pugno ma non si era reso conto del tutto che
ormai anche i suoi giorni erano terminati.
“Non so chi sei bastardo, ma se pensi di uscire vivo
da qui hai fatto male i tuoi conti. L’ultimo desiderio prima che ti pianti una
pallottola in testa?”
“Dov’è Kabuto?”
La
risposta fredda e decisa di Sasuke spiazzò completamente il contabile che si
limitò a ridere di gusto per una domanda così priva di senso e schernì Sasuke
per la sua sfacciataggine ed ingenuità; invero a Sasuke bastarono pochi secondi
che l’uomo si ritrovò a mani nudi e la sua stessa arma puntata contro di lui:
era riuscito a sfilargliela con una rapidità incredibile, degno solo del
migliore dei sicari e fu a quel punto che il sorriso sarcastico sparì dal suo
volto ed iniziò a sudare freddo per la consapevolezza che entro pochi istanti
avrebbero portato via il suo cadavere insieme a quelli dei suo scagnozzi.
“Ti ripeto la domanda; dov’è Kabuto?”
“Ho capito che tipo sei, credi davvero che te lo dirò
solo perché mi hai disarmato e mi tieni per le palle? Hai una vaga idea contro
chi ti stai mettendo contro, l’intera città ti darebbe la caccia, quindi puoi
anche uccidermi, non otterresti nulla comunque”
“Ed invece mi dirai quello che voglio sapere perché, comunque
vada, sarai all’obitorio prima di domani
sera.”
L’uomo
ormai era alle strette, Sasuke aveva ragione, parlare o morire non avrebbe
fatto differenza; il suo capo lo avrebbe seppellito dentro una vasca di
cemento, tanto valeva arrendersi e spifferare tutto.
“Kabuto ha diversi covi in cui si rintana ed ama
spassarsela con le sue donne e dove svolge i suoi affari. Ne conosco soltanto
uno, un vecchio stabile vicino al porto, lo ha rilevato lui stesso e che ha
ristrutturato ed adibito a locale “alternativo” con salette private, spa,
vasche idromassaggio e saune. Ci trascorre la maggior parte delle sue serate.
Non so altro!”
“Ti ringrazio!”
Partì
un colpo di pistola, la pallottola centrò in mezzo alla fronte l’uomo che si
accasciò a terra senza più respiro; Sasuke gettò l’arma ai suoi piedi, nessuno
avrebbe rilevato le sue impronte grazie ai guanti neri che indossava costantemente
per il suo lavoro, si avvicinò alla scrivania ed aprì tutti i cassetti dove
trovò un’agenda con numeri di telefono ed indirizzi vari, esattamente ciò che
gli serviva per avere la precisa ubicazione del luogo dove si trovava Kabuto.
Riprese
la via da dove era entrato, aveva pochi istanti prima che scoppiasse il
putiferio e venisse scoperto.
Sakura
e Naruto erano da poco entrati al locale, la fila di persone fuori che
attendeva di poter essere inserita in lista era chilometrica, ma i loro
distintivi li aveva assicurato un veloce lascia passare ed ora si guardavano
intorno da bravi agenti, studiando l’ambiente e tutti gli uomini della
sicurezza appostati strategicamente ad ogni uscita. Si erano avvicinati al
bancone per chiedere al barista dove si trovava l’ufficio del padrone, il
giovane glielo indicò ma disse loro che il capo al momento era assente.
Non
ci credettero lontanamente ma fecero comunque finta di averla bevuta, dovevano
fare in modo di parlare con il contabile ad ogni costo senza creare problemi e
mettersi nei guai.
Inaspettatamente,
un blackout improvviso fece cadere il locale nell’ombra e la musica si
interruppe di colpo; si accesero le luci di emergenza mandando in subbuglio l’intero
staff ed ovviamente scatenando le ire dei clienti che si ritrovarono senza luce
e senza il loro divertimento.
Sakura
e Naruto rimasero in allerta, poteva essereun semplice corto ma era sempre meglio non lasciare troppo al caso;
pochi minuti dopo si udì uno sparo che generò il caos tra la folla e gli uomini
della sicurezza i quali ebbero un bel daffare a mantenere la calma tra i
presenti e a farli uscire con ordine dalle varie uscite.
Sakura
però aveva capito che lo sparo proveniva dall’ufficio del contabile e con
Naruto, mano alla pistola, si fecero largo tra la calca verso le scale che
conducevano al piano superiore; vennero bloccati da due armadi a muro vestiti
di nero e nulla servì mostrare le loro generalità, non intendevano farli
passare.
Naruto
a quel punto dovette usare la forza ed ingaggiò un corpo a corpo con entrambi
gli energumeni liberando così la strada a Sakura che con un paio di pugni dette
manforte all’amico e si diresse di gran corsa verso l’ufficio del contabile;
appena aprì la porta lo scenario che le si presentò davanti era alquanto di più
macabro che avesse mai visto, tutti i presenti della stanza erano morti incluso
l’uomo che stavano cercando e subito i suoi pensieri si riempirono di domande
su chi potesse aver commesso una tale carneficina e senza che nessuno se ne
fosse reso conto.
Persa
in tali riflessioni non si accorse della seconda porta che si era richiusa nel
momento in cui era entrata. Non potè fare altro che prendere il suo cellulare e
chiamare l’agenzia e la scientifica.
Kakashi
era sul tetto del palazzo dove aveva sede l’agenzia, non era lì per una
semplice boccata d’aria infatti arrivò nel giro di poco un elicottero che atterrò
preciso nella piazzola adibita proprio all’atterraggio degli elicotteri; scese
un uomo dai corti capelli corvino, l’aria severa e distinta, un tipico uomo di
affari nel suo completo gessato grigio e la cravattain tinta, in realtà era l’innominato ed
incontrastato capo di tutta l’organizzazione cui faceva parte anche la stessa agenzia.
L’uomo
salutò formalmente Kakashi, il quale gli consegno la chiavetta USB su cui erano
salvati i file decifrati dei documenti trovati al magazzino del porto.
“E’ una lista dettagliata di tutti i membri di Luna
Rossa. Sembra che all’interno dell’organizzazione ci sia un traditore e che
fosse intenzionato a fare avere la lista ad Orochimaru”
“Sai se la lista è già in mano sua?”
“Ci stiamo lavorando. Per adesso la nostra priorità è
trovare Sasuke.”
“Metti in campo i tuoi uomini migliori e scopri fino
a che punto Orochimaru è a conoscenza di questa lista, io farò altrettanto.
Conto su di te Kakashi!”
L’uomo
risalì sull’elicottero e ripartì lasciando Kakashi dove si trovava ad osservare
il velivolo che si allontanava nella notte.
- 16 Il
locale era gremito di poliziotti ed agenti della KCI che stavano effettuando
tutti i rilevamenti, raccogliendo deposizioni del personale e di tutti i
clienti presenti al momento del massacro; Sakura stava dirigendo le operazioni,
i membri della scientifica erano coordinati da Sai, anche lui un agente della
KCI; non era una semplice resa di conti, sembrava un’esecuzione ad opera di
qualcuno navigato del mestiere, sicuramente un sicario la cui identità ovviamente
era ignota, come anche il movente: poteva trattarsi di omicidio commissionato
dallo stesso Orochimaru per liberarsi di un testimone scomodo, ma al momento
non c’era nulla di concreto.
Vennero
recuperati dalla cassaforte diversi libri contabili e svariati documenti che si
sarebbero rivelati utili alle indagini, Sakura mandò un agente con tutto il
materiale alla sede dell’agenzia affinchè venissero esaminati da Shikamaru e
raggiunse Naruto, il quale si stava ancora tamponando il naso dopo la
scazzottata con security ma non aveva perso il suo spirito goliardico ed era
pronto a darsi da fare con leindagini.
In
quel momento ricevettero la chiamata da Shikamaru e fu Sakura a ragguagliarlo
sulle ultime vicende e gli chiese cosa avesse scoperto riguardo all’Organizzazione
Luna Rossa.
“Ti ho chiamata proprio per questo, sto ancora
aspettando i documenti che avete trovato al magazzino!”
“Li abbiamo consegnati a Kakashi un paio di ore fa,
pensavo che ti li avesse già fatti avere.”
“Kakashi non si è fatto vedere qui al settore
informatico.”
Sakura
rimase senza parole, com’era possibile che un uomo ligio al regolamento, così
retto e preciso come Kakashi non avesse avuto la premura di far esaminare dei
documenti così importanti al suo migliore hacker, inoltre era ancora in sospeso
la questione dell’omicidio del contabile. Qualcosa non quadrava.
“Ti sto mandando dell’altro materiale da esaminare,
io arrivo subito”
Chiuse
la conversazione e lasciò il campo in mano a Sai e a Naruto che si sarebbe
occupato delle indagini; Naruto protestò, non aveva alcuna intenzione di farla
andare via da sola ma lei lo rassicurò, promettendogli che sarebbe andata
spedita alla KCI e che si sarebbero ritrovati lì.
Aveva
bisogno di risposte e solo Kakashi poteva dargliele.
Salì
in macchina e partì a grande velocità, a quell’ora della notte il centro era
ancora molto trafficato per via dei ristoranti e dei locali alla moda
frequentati da un mare di persone, fortunatamente riuscì ad imboccare una
strada secondaria molto più scorrevole e che l’avrebbe fatta giungere a
destinazione in poco tempo.
Mentre
guidava i suoi pensieri tornarono a tutta quella vicenda che stava diventando
sempre più articolata e misteriosa, non poteva credere che Kakashi, il suo
capo, il suo mentore, potesse avere dei segreti e che questi fossero collegati
a Luna Rossa o anche solo ad Orochimaru.
I
ricordi le riaffiorarono alla mente, ricordi dolorosi che mai avrebbe
dimenticato.
Era
notte, la sua casa era in fiamme, i suoi genitori erano ancora dentro ma ancora
non sapeva che erano morti; lei dormiva ed era stata soccorsa da degli uomini
che l’avevano portata fuori prima che ci fosse l’esplosione che incendiò la
casa. Uno di loro era Kakashi.
Ci
furono degli scontri degli uomini in nero che non sapeva chi fossero; Kakashi e
i suoi due compagni ebbero la meglio, ma lui rimase ferito ad un occhio, un
altro venne colpito a morte, il terzo era rientrato in casa, forse per cercare
di trarre in salvo anche i suoi genitori, ma ci fu una seconda esplosione e per
quell’uomo non ci fu nulla da fare.
Imparò
tempo dopo che quell’uomo si chiamava Obito, e che l’altro, di nome Minato, morì
in ospedale pochi giorni dopo; dopo un intervento che salvò l’occhio di
Kakashi, egli la prese con sé e da quel giorno era stato come un secondo padre
per lei.
Promise
a sé stessa che avrebbe vendicato la morte dei suoi genitori e che grazie all’aiuto
di Kakashi avrebbe un giorno raggiunto il suo obiettivo; doveva la vita a quell’uomo
e niente avrebbe incrinato la sua fiducia in lui.
Quando
arrivò all’ingresso del palazzo, sede dell’Agenzia, incrociò Kakashi proprio
mentre usciva dall’ascensore e gli fece rapporto di quanto accaduto al locale e
che avevano trovato documenti importanti nella cassaforte del contabile.
Kakashi
inizialmente rimase impassibile, ma aveva già capito che l’autore del massacro
era Sasuke, ma doveva ancora capire a che gioco stava giocando; era a caccia di
Orochimaru? Cos’era veramente successo a lui e ad Itachi?
Capì
che Sakura poteva essere di utilità ma voleva anche tenerla fuori da quella che
poteva essere una guerra e la sua incolumità veniva prima di tutto.
“Naruto si sta occupando delle indagini al locale?
Molto bene, seguirai il caso e sarai di supporto alla logistica insieme a
Shikamaru. Raggiungilo alla sala di controllo.”
“Come sarebbe? Mi sta forse tagliando fuori? C’è
molto più bisogno di me sul campo che dietro alle barricate…”
“Non discutere i miei ordini Sakura. In questo
momento è necessario dare supporto alla logistica. Non farmi prendere
provvedimenti disciplinari nei tuoi confronti.”
Sakura
rimase a bocca aperta, non l’aveva mai trattata in quel modo e sebbene fosse il
suo capo non aveva intenzione di lasciar perdere così senza ribattere.
“Che mi dice dell’Organizzazione Luna Rossa? Credevo
che i documenti che io e Naruto le abbiamo consegnato sarebbero stati esaminati
dagli agenti informatici, potrebbero essere informazioni importanti sull’organizzazione
criminale di Orochimaru?”
Kakashi
si voltò nuovamente e fissò Sakura con uno sguardo che lei non aveva mai visto;
era uno sguardo indecifrabile, grave e furioso allo stesso tempo che le impedì
di proseguire oltre con le domande.
“E’ stata avviata un’indagine interna al riguardo.
Non è di tua competenza. Adesso vai e fa quello che ti ho detto, non intendo
ripeterlo una seconda volta.”
Kakashi
uscì dalla porta principale del palazzo lasciando Sakura basita e frustrata per
non aver avuto la risposta alle sue domande; stava per cedere all’eventualità
che le avesse mentito ma l’affetto che provava per lui ebbe la meglio e decise
di fare a modo suo ed indagare per conto proprio, sfruttando le competenze informatiche
di Shikamaru.
[Nota dell' Autrice: salve a tutti voi lettori, finalmente sono tornata.
Lo so, purtroppo questa fanfiction e' ferma da quasi
un anno ma come sempre succede capitano imprevisti e non si riesce piu' ad andare avanti. Spero con questo aggiornamento di
recuperare il tempo perduto e a far suscitare di nuovo il vostro interesse. Ho
trovato una certa ispirazione ed inserito in questo capitolo elementi
abbastanza "esplosivi" e mi auguro siano di vostro gradimento.
Piccola precisazione: sono rimasta senza computer e in sostituzione mi e' stato
prestato un pc che pero' ha
la tastiera americana (non so come mai e' stato acquistato cosi'),
di conseguenza mi trovo un po' in difficolta' con la
punteggiatura che e' posizionata diversamente e con le lettere accentate che non
ci sono e devo quindi usare l'apostrofo. Chiedo scusa fin da ora per gli
eventuali strafalcioni ed orrori di punteggiatura. Baci baci!]
Cap.6-15
Sakura era infuriata per il comportamento misterioso di Kakashi, non riusciva a capire un tale comportamento nei
suoi confronti da parte del suo mentore; camminava avanti e indietro per la
sala di controllo rimuginando sul caso del contabile e su tutti i casi a cui
stavano lavorando e che riguardavano in particolare le attivita'
criminali di Orochimaru. Shikamaru
cominciava a spazientirsi, l'agitazione della collega lo stava facendo
innervosire; solitamente preferiva la tranquillita'
del reparto deserto, detestava la confusione e l'intromissione spesso chiassosa
di altri addetti ai lavori, riteneva che non giovassero al suo lavoro.
Conoscendo Sakura, la cui razionalita' a volte veniva
sostituita da un carattere furibondo quando era in giornata storta, era
certamente meglio non averla intorno.
"Sakura ti decidi a mettersi seduta e calma 5 minuti,
mi stai facendo girare la testa. Non fa piacere neanche a me averti tra i
piedi, sai che mi piace lavorare da solo..."
"Grazie mille Shikamaru,
anche tu non sei simpatico certe volte e che non posso farci niente, mi
dispiace. Questa storia puzza da farmi bruciare le narici. Ci deve essere
qualcosa sotto che il capo mi tiene nascosto e non intendo starmene dietro le
quinte con le mani in mano. Abbiamo un caso da risolvere, che ne diresti di
darmi una mano e scoprire quanto puoi su questa Organizzazione Luna Rossa, anche
senza quelle maledette carte che abbiamo trovato al magazzino?"
Shikamaru la guardo' di
sbieco, stava forse mettendo in dubbio le sue altissime capacita'
investigative, nonche' hacker numero uno di tutta la citta'?
"Se vuoi insultarmi prendi il numero all'ingresso e
aspetta il tuo turno cara, non trascorro le mie ore in beata solitudine a
masturbarmi sotto la scrivania guardando foto porno... Bhe'
magari ogni tanto quando esce il nuovo numero di Playboy con Temari in copertina"
Sakura rimase sbalordita, non aveva mai conosciuto Shikamaru
sotto quell'aspetto, in effetti gli unici rapporti che c'erano tra loro, ovvero
lei Naruto e Shikamaru,
erano piu' che altro di natura professionale e si
accorse di essere piuttosto imbarazzata, ma non basto'
ad alleggerire la tensione.
"Hai gia' scoperto qualcosa?
Cosa aspettavi a dircelo?"
"Che tu me lo chiedessi gentilmente, non e' scritto da
nessuna parte che devo correre da te come si fa con un cagnolino che deve
riportare la pallina. Ad ogni modo, grazie ad un sofisticato programma da me
creato che nasconde la provenienza di ogni tentativo di accesso
"illegale" a server protetti della stessa KCI, ho dato una
sbirciatina al computer del capo e fatto alcune ricerche riguardo a Luna Rossa:
i documenti trovati al magazzino non sono altro che una lista di nomi, la maggiorparte inventati ad arte per nascondere la vera identita' di assassini di professione."
"Assassini?"
A Sakura quell'informazione non era molto rassicurante, specie poi se di
mezzo c'era Orochimaru.
"Orochimaru centra qualcosa
con questa specie di Lega degli Assassini?"
"Ci sto ancora lavorando, in verita'
non vi sono tracce reali dell'esistenza di questa Organizzazione, potrebbe
anche essere una societa' prestanome al cui interno
operano persone che si occupano di "risolvere" i problemi"
"E magari e' proprio Orochimaru
ad esserne a capo."
"Forse... o forse no, mi ci vorra'
un po' per analizzare bene tutti i dati e devo anche stare molto attendo ai
firewall ed alle protezioni di sistema. Per quanto sia molto bravo, alcuni
sistemi sono difficili da raggirare senza farsi scoprire."
Sakura comincio' a riflettere attentamente su
quella eventualita', quando si aveva a che fare con
quella serpe nulla era da lasciare al caso. Il problema era che quanto scoperto
da Shikamaru non era ancora abbastanza.
"Non c'e' alcun modo per stabilire se Orochimaru sia o meno a capo di questa organizzazione? Se
ci sono persone o casi da poter connettere a lui e alle attivita'
di ogni membro delle sue societa'?"
"Sono molte le societa'
connesse con le attivita' illecite di Orochimaru e molte altre non sono ancora state confermate.
Luna Rossa potrebbe essere una delle tante e per riuscire a determinare se sia
o meno parte integrante dell'impero di Orochimaru,
bisognerebbe analizzare tutti i casi nel nostro database ma ci vorra' tempo. Se poi si riuscisse a sapere di piu' nello specifico la natura esatta di questa
Organizzazione allora forse il lavoro risulterebbe piu'
facile."
"E cosi' ci ritroviamo al
punto di partenza."
Per Sakura era frustrante non avere subito risposte chiare e limpide,
brancolare nel buio era la parte piu' snervante del
suo lavoro e non rientrava nel suo carattere lasciare in sospeso la questione
in attesa di una illuminazione o di un elemento che potesse fare chiarezza.
"Ho trovato qualcosa pero'
che forse potresti trovarla interessante. Nella lista c'e' un nome che compare
spesso, in alcuni casi anche con dei pseudonimi; quel nome mi sembrava
familiare e facendo una rapida scansione del nostro database ho scoperto che il
nome in questione e' di un uomo che risulta schedato per numerosi precedenti e
che guarda caso una delle sue attivita' principali
sono vendita e smaltimento di auto rubate nonche'
qualche servizio di riciclaggio per conto di Orochimaru.
Il suo nome e' Asuma, la sua officina si trova a meta' strada tra la Stazione Centrale e la zona
industriale. Vuoi provare a fargli visita?"
Sakura non aspettava altro e prima ancora di uscire dalla porta aveva gia' memorizzato sul suo telefono cellulare l'indirizzo e
impostato il GPS. Distrattamente ascolto' l'ultimo
suggerimento di Shikamaru che la invitava a non
andarci da sola ma di farsi accompagnare, ad ogni modo aveva ancora
l'auricolare usato nell'ultima missione, si sarebbe tenuta in contatto con Shikamaru in ogni istante.
Fortuna volle pero' che proprio mentre si
recava al parcheggio sotterraneo arrivo'Naruto, di ritorno con la scientifica dal locale in cui era
stato massacrato il contabile con il suo staff.
"Ehi Sakura, stavo giusto cercando te ho delle novita' sul..."
"Me lo dirai strada facendo, dobbiamo andare verso
l'area industriale. Potrebbero esserci dei collegamenti con Orochimaru
e l'Organizzazione Luna Rossa. Ti aggiorno mentre andiamo"
-14
Il Magnolia, un piccolo ristorante vicino al ByakuganSquare Garden, era un ristorante di lusso molto
esclusivo che poteva ospitare al massimo una ventina di clienti, ragione per la
quale era quasi impossibile riservare un tavolo; le liste di attesa erano
lunghe mesi.
Una elegante donna mora, ancora giovane nell'aspetto e dal portamento
austero, attendeva seduta ad uno dei tavoli sorseggiando un pregiato Borgogna;
in quel momento venne raggiunta da un uomo dai capelli bianchi che la saluto' baciandole la mano. Nonostante il volto velato
dalla preoccupazione, la donna si profuse in un sorriso di ringraziamento e lo invito' a sedersi. Vennero subito serviti degli antipasti e
dell'acqua minerale, dato che all'uomo non era permesso bere alcolici durante
il servizio.
"Sono contenta che tu abbia trovato il tempo per
incontrarmi Kakashi, sicuro che non gradisci un
bicchiere di vino?"
"Lo sai che non bevo mai quando sono in servizio Mikoto e ad ogni modo ho sempre tempo per le nostre
conversazioni. In cosa posso esserti utile?"
"Hai notizie di mio figlio?"
"So che e' ancora in ospedale, le sue condizioni
sembrano stabili."
"Parlo di Sasuke. Abbiamo
innescato una bomba che rischia di sfuggire al nostro controllo, ho provato a
parlargli ma da alcune ore non risponde piu' ai miei
messaggi ed ha bloccato il ricevitore per rintracciarlo"
"Per quanto riprovevole, bisognava nascondergli la verita'. Potrebbe essere l'occasione per indebolire la
spina dorsale di Orochimaru e colpirlo dove e' piu' vulnerabile."
"Non a discapito della vita dei miei figli. Non ero
d'accordo con Fukaku prima e non lo sono nemmeno ora.
Devi fare il possibile per trovarlo e proteggerlo. Voglio che resti in vita a
qualunque costo, ne ho quasi perso uno non intendo perdere anche l'altro in
nome della sua dannata organizzazione Uchiha."
Arrivo' la portata principale e Kakashi
non distolse mai lo sguardo da lei, le sue parole erano dure e amare da
pronunciare, da tempo oramai Mikoto era in crisi con
il marito e quella particolare richiesta che lei gli rivolse sembrava una
supplica, che per quanto onesta non pote' che
ammonirla dal fare certi discorsi.
"Dubito che Fukaku non abbia
anche lui a cuore la vita dei suoi figli, ma capisco bene i tuoi sentimenti e
ti prometto che guardero' le spalle a Sasuke. Ho gia' una mezza di idea
di dove trovarlo e quale sara' la sua prossima
mossa"
"Ti ringrazio, sapevo che ti avrei sempre avuto al mia
fianco nonostante tutto"
Il resto della serata prosegui' piacevolmente,
parlarono di molte cose e non ci volle molto che il loro passato insieme ritorno' alla mente di entrambi, quando durante gli anni
trascorsi all'Accademia Universitaria erano una delle tante coppie di giovani
innamorati. Poi, poco dopo la laurea, Kakashi decise
di arruolarsi nell'Esercito; il suo punteggio molto alto lo porto'
dritto nelle forze speciali e non molto tempo tempo
dopo parti' per la guerra.
Mikoto inizialmente promise che lo avrebbe
aspettato, ma dopo circa un annola
lontananza inizio' a farsi pesante e fu allora che
lei incontro'Fukaku, uomo
affascinante di qualche anno piu' vecchio di lei, dai
modi galant,i che la riempi'
di quelle attenzioni che a lei mancavano.
Dopo cinque anni trascorsi all'estero, in parte al fronte e in parte
dislocato nelle basi oltreoceano, Kakashitorno' in patria e provo' a
ricontattare Mikoto ma, con suo grande dispiacere,
apprese che aveva conosciuto un altro uomo con il quale si era sposata ed aveva
avuto due figli.
A Kakashi gli si spezzo'
il cuore e cerco' di dimenticarla almeno fino al
giorno in cui non entro' in polizia e venne
introdotto nei ranghi di Luna Rossa alle dipendenze di Fukaku,
il marito di Mikoto: quella fu la prima volta che riusci' a parlarle in privato dopo gli anni trascorsi
nell'Esercito e sfortunatamente quella conversazione sfocio'
inizialmente in una violenta discussione, dove entrambi si accusarono a vicenda
di colpe senza senso e che si concluse poi in una notte di passione che
riaccese la fiamma giovanile che non si era del tutto spenta.
Dopo quel fatto i due promisero l'una all'altra che non sarebbe mai piu' accaduto e che sarebbero stati amici con normali
conversazioni ed incontri occasionali in luoghi pubblici lontano da occhi
indiscreti e da ogni sospetto.
Il sentimento era ancora molto forte e Kakashi
avrebbe fatto qualunque cosa per lei e per i suoi figli, una promessa che
avrebbe mantenuto ad ogni costo.
Terminata al cena, Kakashiaccompagno'Mikoto all'auto e prima di congedarsi i due si
scambiarono un casto bacio e quello basto' a tenere
fede a quella promessa, cosi' come tenne fede alla
promessa di tenere al sicuro Sakura, lontana da Orochimaru
che non avrebbe esitato a farla uccidere se avesse scoperto che era ancora
viva. Per il momento l'adozione aveva funzionato, spero'
anche che la sua autorita' facesse il resto.
-13
Sakura e Naruto giunsero all'officina e dopo
essersi accertati che per strada non ci fossero persone o altre auto sospette
decisero di entrare; durante il tragitto Naruto fece
un resoconto sommario su quanto trovato nella cassaforte del contabile: oltre a
denaro e lingotti d'oro, anche scaffali di documenti e soprattutto i libri
contabili. Prova fondamentale nel mandare in galera Orochimaru,
dal momento che quei libri erano datati e lui ha aveva dato uno sguardo a
quello datato l'anno della morte dei genitori di Sakura.
Per lei quella era la prova che cercava per riaprire il caso
dell'assassinio dei suoi genitori e sarebbe tornata in sede quanto prima per
controllare lei stessa di persona quei libri e costruire un caso che il
procuratore potesse portare in tribunale.
A sua volta Sakura confido' al suo compagno di
essere quasi certa che Orochimaru fosse a capo di
Luna Rossa che, da quanto scoperto da Shikamaru, era
una societa' di assassini. L'uomo che stavano andando
ad interrogare poteva essere membro di questa organizzazione, nel frattempo Shikamaru stava lavorando per scoprire nuove informazioni
utili.
"Cavolo questo caso si fa sempre piu'
grosso. Pensa che colpo, questa potrebbe essere l'occasione che stavamo
aspettando."
"Condivido il tuo entusiasmo Naruto,
ma dobbiamo restare con i piedi per terra, Orochimaru
ha spie ovunque ed anche mezzi per mettere a tacere chiunque cerchi di
contrastarlo. Vediamo se questo Asuma ha qualcosa da
dirci che possa esserci utile ma con discrezione"
"Tranquilla, voglio portarla a casa intera la
pelle"
Quando entrarono nel garage dell'officina, in un primo momento non
videro nessuno, nonostante le luci accese e diverse auto parcheggiate, la cui
provenienza era certamente illecita e erano tutte pronte per essere smantellate
e rivendute.
Ad un certo punto da un porta che dava ad un piccolo ufficio, usci' un uomo dall'aspetto burbero ma vestito con un
completo puttosto elegante per essere il proprietario
di una officina di periferia e non fu proprio molto contento nel vederli, aveva
gia' capito dal loro aspetto che erano due poliziotti
e si incupi' ancora di piu'
quando Sakura, in particolare mostro' il distintivo.
"Il signor AsumaSarutobi? Sono l'agente Hatake e
questo e' il mio collega, l'agente Uzumaki, siamo
della KCI e vorremmo farle qualche domanda"
"Ma davvero? E a che riguardo?"
"Stiamo indagando sulla strage avvenuta poche ore fa
all'Isola della Felicita'. Alcuni uomini sono stati
uccisi ed uno di questi aveva affari con il magnate Orochimaru.
Abbiamo trovato prove che ci portano a credere che ci sia un collegamento tra
lui, gli omicidi ed una organizzazione chiamata Luna Rossa. Sappiamo che lei ha
rapporti professionali con Orochimaru, sa dirci
qualcosa a riguardo di questa organizzazione?"
Asuma si avvicino' minacciosamente
a Sakura a tal punto che lo stesso Narutoporto' la mano alla pistola intimandogli di retrocedere
prima di commettere qualche sciocchezza.
"Sei molto furba o molto stupida se pensi di venire qui
a sventolare un distintivo nella speranza di farmi innervosire. Non hai la piu'palida idea della palude di
merda in cui stai camminando ed e' meglio che porti il tuo bel culetto fuori di
qui prima che qualcuno ti faccia saltare il sedile su cui ti siedi"
"Stia attento lei signor Asuma
sta minacciando due agenti della KCI potrei tornare qui non un mandato e cosa
pensa di fare allora? Ci bruciera' le palle a tutti
con la sua sladatrice?"
Asume si mise a ridere, lui le donne era abituato
a dominarle ma per la prima volta si trovo' di fronte
ad una giovane singolare che non temeva nulla e che riusciva a tenergli testa.
Era quel tipo di donna rara per la quale si eccitava maggiormente e poteva
anche morire pur di averla. Peccato per il distintivo, lui e i poliziotti non
andavano molto d'accordo.
"Mi piace il tuo stile ragazza, ma anche se mi hai
fatto ridere non intendo parlare con te ne con il ganzo che ti accompagna. E
questa non e' una minaccia davvero"
"Sakura andiamo, per stasera abbiamo finito qui."
Naruto la prese per un braccio e la spinse fuori,
ma appena prima di uscire Asuma rivolse a loro
un'ultima parola
"Ragazza hai mai pensato di comprare una moto? Staresti
bene in giubbotto nero di pelle. Prova a rivolgerti a qualche banda di
motociclisti, ce ne sono alcune esperte in auto rubate"
A Sakura quell'idea parve bizzarra, cose c'entravano le bande dei
motociclisti con le auto, non aveva senso e di certo non poteva essere di
interesse al suo caso. Naruto in quel momento gli
venne in mente che un suo "amico" apparteneva ad una di queste bande,
piu' precisamente era il capo degli Helldogs e si occupavano di auto
rubate ed era spesso in affari anche altre bande.
"Siamo gia' in strada no,
tentare non costa nulla"
"Stai scherzando vero? Non ha niente a che vedere con
le nostre indagini non l'hai capito. Quell'uomo ci e' dentro fino al collo ed
anche se non vuole dirci nulla riusciro' a scoprire
il nesso tra Luna Rossa ed Orochimaru e credimi lo inchiodero' una volta per tutte"
"Se pensi che sia un depistaggio, perche'
non verificarlo di persona. Kakashi ti ha sbattuta in
panchina comunque, che cosa abbiamo da perdere"
"E va bene, anche se detesto perdere tempo, proviamo ad
andare a parlare con questo tuo fantomatico amico motociclista ma se si tratta
di un buco nell'acqua ti concio la faccia da sembrare un panda"
[Nota dell' Autrice: Eccomi a voi cari
lettori con un nuovo capitolo di questa fanfiction.
Nonostante il tempo trascorso, sono contenta che la storia abbia ancora un
certo seguito, spero allora con questo aggiornamento di non deludere le vostre
aspettative, soprattutto riguardo alla coppia SasuSaku!
Baci baci!]
Cap.7-12
Una volta essersi assicurato che non
c'era piu' nessuno nelle vicinanze, Asuma chiuse la saracinesca dell'officina e si rintano' nel suo ufficio.
Prese la cornetta del telefono e compose
un numero, colui che rispose non si sarebbe certo aspettato che le informazioni
da lui fornite non sarebbero state delle migliori.
"Chiamo per tuo figlio. E' stato qui oggi, con una
macchina rubata"
"Tutto qui? C'e' forse una ragione particolare per cui
ritieni che la notizia mi possa interessare?"
"Era la macchina di Corvo Nero"
Dall'altro lato non ci fu risposta,
soltanto il silenzio di chi sta ancora soppesando il valore di
quell'informazione; Corvo Nero era il nome da sicario di Itachi
ed aveva gia' tentato di uccidere Kabuto.
Orochimarupero' non era a conoscenza della reale identita' degli assassini di Luna Rossa e non era nemmeno a
conoscenza che Kabuto e i suoi scagnozzi avevano
fatto fuori Itachi e che il fratello si era messo
sulle sue tracce. Ritenne pero' doveroso collegare la
morte del contabile a Corvo Nero e che presto avrebbe portato a termine il
proprio compito e ucciso suo figlio.
"C'e' dell'altro?" domando'
ad Asuma ancora in attesa al telefono.
"Si', anche la polizia e'
appena stata qui. Due detective che stanno indagando sul contabile."
"Non sono un problema. Puoi pensarci tu a loro. Di kabuto me ne occupero'
personalmente!"
La telefonata venne interrotta ed Asumasospiro', doveva mantenere
la sua copertura ma non poteva nemmeno che i due ragazzi ci lasciassero le
penne. Fortunatamente al momento non erano la priorita'
per Orochimaru, doveva pero'
assicurarsi che non accadesse loro nulla di male.
Poco dopo, nello studio privato di Orochimaru all'ultimo piano del grattacielo piu' alto della citta', la Manda Tower, Kabuto venne ricevuto dal
padre e dall'avvocato; per Kabuto tutto era sempre
stato preso come un divertimento, persino gli affari privati li considerava
molto alla leggera e questo era sempre stato un deterrente, oltre all'ozio all'alchool e alla droga. Orochimaru
gli aveva sempre protetto le spalle, in quanto unico erede dell'impero da lui
stesso costruito, ma aveva sempre considerato, il comportamento del figlio una
vergogna ed ora era giunto il momento di dargli un'altro assaggio della sua autorita' e di quanto lui possa essere spietato.
"Allora di cosa si tratta? Sai papa'
sono un po' di fretta, ho un party che mi aspetta e non vorrei fare tardi"
Orochimarusorvolo' la mancanza di rispetto di Kabuto e gli porse un bicchiere di cognac che venne bevuto
dal giovane alla goccia.
"E come pensi di andarci a questa tua cosi' detta festa?"
"Con i miei uomini e' ovvio"
"Tanto per essere chiari, sono i "miei"
uomini, pensavo che di recente ti fossi dotato di un nuovo mezzo di
trasporto."
Domando'Orochimaru sorseggiando in maniera naturale il dolce
liquore dal suo bicchiere.
"Ah si' quella. L'ho fregata
ad una coppia di rincoglioniti e seppelliti nel fango di merda da cui
provengono. Avresti dovuto vederli, il moro piu'
grande aveva un braccio fasciato e non poteva nemmeno reggersi in
piedi..."
L'aria di superbia di Kabuto scomparve dal suo volto non appena un pugno diretto
allo sterno lo fece piegare in due sul pavimento; avendo appena ingerito la
bevanda alcolica, per effetto della violenta pressione allo stomaco il giovane
non fu in grado di trattenerlo, rigetto' tutto il liquido
caldo sul pavimento.
"Dannato idiota! Sei soltanto un inetto, la vergogna
della famiglia, hai una vaga idea di quello che hai fatto?"
Orochimaru
si avvicino' all'avvocato che osservava impassibile
la scena, era meglio non contraddire il tuo cliente, specie se il cliente in
questione era il piu' malvagio e potente della citta': Orochimaru gli prese il
fazzoletto dal taschino della giacca e lo porse al figlio.
"Pulisciti la bocca e vedi di pulire bene il pavimento,
non intendo sporcare i mocassini nuovi camminando sulla tua merda."
Kabutoobbedi' come un agnellino, piangendo in silenzio come
un bambino che era appena stato beccato con le mani nella marmellata.
"Figlio disgraziato che non sei altro, adesso dovro' dare fondo a tutte le mie risorse per salvarti le
chiappe"
"Ma non capisco... perche' te
la stai prendendo tanto con me, ho solo rubato una macchina e divertito un
po'"
Orochimaru
si giro' e gli ando'
incontro con un man rovescio e lo scaravento' a
terra, Kabutofini' per
baciare il pavimento tanto fu violento lo schiaffo.
"Spero per te che ti sia divertito abbastanza, perche' il problema non e' la macchina che hai rubato, ma a
chi l'hai rubata"
"Ma di che parli, te l'ho detto erano soltanto due
finocchi cagasotto..."
"Era Corvo Nero imbecille!"
Il volto di Kabuto
si fece bianco per il terrore, aveva gia' udito quel
nome molte volte in passato, in tutte le riunioni private a cui aveva
partecipato con suo padre: il numero uno di Luna Rossa. Come poteva essere lui
se in quella villa sulla spiaggia aveva bastonato a morte due ragazzi inermi ed
uno era pure disabile ad un braccio?
"Quello che dici non ha senso, io... avrei spedito
all'Inferno il bastardo che ha cercato di uccidermi?"
Quell'ultima osservazione non sfuggi' ad Orochimaru, che, fatto
scemare i fumi della rabbia, inizio' a ragionare su cio' che aveva appena confidato suo figlio; una macchina
rubata a due giovani che vengono pestati a sangue da Kabuto
ed i suoi tirapiedi e, qualche ora dopo, il massacro all'Isola della Felicita' con il contabile e tutto il suo staff
all'obitorio.
I conti non quadravano, voleva vederci
chiaro in tutta quella faccenda ma al momento la sua priorita'
era proteggere il suo unico figlio.
"Forse non hai ucciso nessuno figliolo, ma temo che
chiunque sia presto verra' da te e sebbene mi
vergogni di essere tuo padre, rimani comunque mio figlio e non ho alcuna
intenzione di lasciare che ti uccidano. Nasconditi in uno dei tuoi covi
preferiti, mandero' una squadra dei miei uomini
migliori a farti da scorta."
"Non mi servono altre babysitter posso benissimo
cavarmela da solo..."
"TU farai quello che io ti ordino e lo eseguirai alla
lettera!"
Kabuto
dovette obbedire, aveva sfidato anche troppo la pazienza di suo padre; non
appena se ne fu andato, Orochimaruordino' all'avvocato di mettere in campo tutti gli uomini a
disposizione e di metterlo in contatto una loro nuova collaboratrice che,
sicuramente, avrebbe avuto ottime informazioni su colui o coloro che stavano
dando la caccia a Kabuto e avrebbe fatto quanto in
suo potere per fermarli, fossero loro stati membri di Luna Rossa o della
polizia.
Per quanto riguardava questi ultimi, non
li riteneva una grossa minaccia, stavano soltanto indagando su degli omicidi,
come detto da Asuma, ma era sempre stato un uomo di
affari particolarmente attento ai dettagli, percui
chiese all'avvocato di fare qualche indagine per lui sui due detective che si
stavano occupando del caso del contabile. Magari gli sarebbero stati utili.
Nel frattempo in un palazzo residenziale
non molto distante dal centro, in un piccolo appartamento al piano attico, Sasuke stava lavorando al computer ed analizzando l'agenda
del contabile che aveva preso dalla sua scrivania scoprendo legami interessanti
tra Orochimaru ed i crimini piu'
efferati, non solo a Konoha ma in tutte le piu' importanti metropoli del continente. Quell'uomo era il
male e con i suoi traffici stava avvelenando la citta',
trovo' anche ottime informazioni su Kabuto e tramite un programma sofisticato riusci' ad inserirsi database del Comune e a scaricare una
planimetria dettagliata del palazzo in cui Kabuto era
solito nascondersi e che ne aveva fatto un locale notturno, spa e il suo covo
principale. Fece una scansione dell'agenda pagina per pagina e creo' un file apposito che invio'
poi, tramite e-mail, all'ufficio informatico della KCI.
Gli ci volle una buona mezz'ora per
elaborare il suo piano di attacco, controllo' le armi
a disposizione e si attrezzo' con qualche caricatore
in piu', il bunker nascosto dietro all'armadio dei
vestiti era ben fornito. Quell'appartamento era un rifugio secondario per lui e
suo fratello durante le missioni, ma in particolare veniva usato da Itachi quando doveva incontrarsi con qualche ragazza. Ne
avrebbe fatto buon uso in suo nome fino a quando tutto non sara'
compiuto.
Chiuse il portatile e indosso' la giacca, controllo'
ancora una volta le DesertEagle
e si appresto' ad uscire quando ad un tratto la sua
attenzione venne attratta da un nome, sull'agenda del contabile rimasta aperta
sulla scrivania; un nome familiare e che riguardava il passato di suo padre,
oltre ad una serie di contatti e note che avrebbero scosso le fondamenta stesse
di Luna Rossa se fossero state trovate.
Riaccese il computer e si prese qualche
minuto per fare ancora qualche ricerca, ma quello che trovo'
era qualcosa di molto piu' ampio e vasto di quanto si
sarebbe aspettato e non aveva molto tempo per indagare piu'
a fondo. Chiuse tutto e mise l'agenda al sicuro in cassaforte, forse ne avebbe tratto beneficio ma prima aveva una missione da
compiere.
-11
Sakura e Naruto
raggiunsero il bar dove solitamente si radunavano gli Hell'sDogs; entrarono nel locale, ovviamente la loro
presenza venne immediatamente notata da tutti i presenti, pericolosi bikers noti alle forze dell'ordine per essere i piu' giovani criminali della citta'.
Naruto
fece l'occhiolino a Sakura come incoraggiamento, era gia'
stato in quel bar e la maggior parte di loro lo conosceva quindi, fino a che
c'era lui, lei non avrebbe avuto problemi se qualche bulletto avesse avuto
l'intenzione di allungare le mani.
Si diressero verso Kiba,
il leader della band seduto comodamente al suo tavolo riservato con due
avvenenti ragazze vestite da motocicliste; non appena li vide, Kiba li saluto' calorosamente e
li invito' a sedersi al suo tavolo, in particolare si
alzo' lui stesso ad abbracciare e a salutare Naruto con il quale aveva un rapporto di amicizia fin dai
tempi della scuola.
Sakura non era al corrente di questo
dettaglio, ma dovette ammettere che, per quanto potesse essere un'arma a doppio
taglio, era anche un ottimo vantaggio avere Kiba
dalla loro parte come informatore.
A quest'ultimo non sfuggi'
un fischio di ammirazione non appena vide Sakura e la squadro'
dalla testa ai piedi, analizzandola in ogni dettaglio come se fosse stata una
pregiata Harley Davidson da collezione; a Sakura quell'atteggiamento la infastidi' notevolmente, ma seppe trattenere la calma.
Il primo a parlare fu proprio Kiba che li prese in giro sulla loro recente visita
all'officina di Asuma.
"Allora, ti stai dando da fare Naruto
eh? Ammiro il tuo gusto in fatto di belle donne ma non hai ancora imparato
l'arte di tenerti fuori dai guai"
"Non capisco di che parli, e comunque lei e' solo la
mia partner di lavoro"
"Si certo come no, una botta e via non gliela toglie
nessuno e neppuro a te. Comunque non sono fatti miei
se scopate dietro al sedile della macchina quando ne avete l'occasione, io mi
riferivo al vecchio Asuma. Non e' saggio andare a
rompergli le scatole in piena notte, specialmente con il distintivo in
mano."
"Cavolo le notizie volano in fretta!"
"Tu non sai quanto. Dimmi la verita'
non sarete venuti qui soltanto per una birra?"
Kiba
fece l'occhiolino a Sakura, lei era troppo esperta nel suo lavoro per farsi
prendere in provocazioni ma quel tipo stava cominciando a farla innervosire.
Non avevano tempo per giocare al poliziotto buono e a quello cattivo, quindi
decise di prendere in mano la conversazione e andare dritta al sodo, come solo
lei sapeva fare.
"Sappiamo bene di non essere stati simpatici ad Asuma e lui ci ha consigliato di darci alle macchine. Sai percasoperche'?"
"Non siete voi i detective? Va bene, ve lo dico; le
voci circolano veloci nel nostro ambiente, qualche ora prima della vostra
improvvisata il figlio di Orochimaru e' stato
cacciato personalmente da Asuma. Quel bamboccio
figlio di papa' si era presentato alla sua officina
con una macchina che era meglio non rubare. Maggior ragione per avere le palle
girate se gli entra la polizia dalla porta di ingresso."
"Una macchina?"
Sakura era confusa ma allo stesso tempo
quell'informazione laincuriosi' parecchio e Naruto le
rivolse un'occhiata dubbiosa.
Kabuto
era il figlio di Orochimaru e, come sempre si dice in
questi casi, tale padre tale figlio se non anche peggio e non riusciva a capire
che cosa avesse a che fare il furto di una macchina con Luna Rossa. Lei era
sempre piu' convinta che Orochimaru
e Luna Rossa fossero collegate eppure il discorso della macchina metteva in
campo ben altre carte da giocare e Sakura non avrebbe mollato fino a quando non
le avesse scoperte tutte quante.
"Sai dirci di che macchina si tratta e dove si trova
adesso, visto che non era nell'officina di Asuma?"
"Una macchina pericolosa, sembra che appertenesse a qualcuno che ora sta mettendo a ferro e
fuoco la citta' per farla pagare a Kabuto. Non so dove si trova la macchina, ma posso mettere
sotto i miei ragazzi per scoprire quanto posso se..."
"Se cosa?"chiese Naruto
leggermente infastidito, sapeva benissimo a quale tipo di ricatto stava
puntando il suo amico.
"... se in cambio la tua bambolina qui non sale sul mio
tavolo e mi mostra le sue grazie ballando la lap
dance"
Sakura non avrebbe mai capito le ragioni
che spingono gli uomini a convincersi che tutte le donne siano disponibili ad
ogni loro assurda richiesta; Narutocerco' di fare da pacere,
rifiutando la proposta al posto di Sakura, ma Kiba
insistette al punto che si avvicino' un po' troppo
alla ragazza la quale, a sua volta, gli mostro' con
la pratica la sua risposta a quella richiesta.
Gli afferro'
il polso e glielo torse talmente tanto da essere sul punto di spezzargli i
legamenti e lo trascino' sul tavolo a faccia' in giu', scatenando pero' anche la
reazione di tutti i bikers presenti nel bar, i quali
non presero molto bene l'aggressione al loro capo.
Naruto
si alzo' di scatto dalla sua sedia e punto' la pistola contro tutti gli altri che si stavano
radunando a cerchio intorno a loro, la situazione sarebbe presto degenerata per
colpa di Kiba e del carattere furibondo di Sakura se
la si provocava in malo modo.
"Stammi bene a sentire razza di deficiente, io non sono
una bambolina e non sono al tuo servizio. Sono un detective della Konoha Crime Investigation e ti
conviene portare rispetto e a non fare troppo il furbo, o rendero'
la tua vita ad un inferno tale che pregherai di essere rinchiuso in cella e saro' ben felice di gettare io stessa la chiave nello
scarico del cesso e tirare lo sciacquone"
"Ok ok va bene, ho afferrato... lasciami andare adesso
maledizione!"
Sakura mollo'
la presa e si allontano' di qualche passo portando la
mano alla pistola, essendosi resa conto fin da subito che erano circondati.
"Che diamine stavo solo scherzando, certo che voi donne
della polizia non avete per niente il senso dell'umorismo. Forse hai bisogno di
farti sbattere un po' di piu', sei decisamente
isterica"
Kiba
inveiva contro Sakura a tal punto che lei perse totalmente la pazienza e stava
per reagire, quando venne bloccata da Naruto che la trascino' di peso via dal locale.
"Facci sapere della macchina, Kiba,
possibilmente prima dell'alba. Hai il mio numero."
Non molto distante dall'area
industriale, intanto, Kabuto se la stava spassando
con alcuni amici e ragazze nella sua spa privata, al primo piano del locale di
cui era proprietario; l'Edo TenseiLounge, una piccola fabbrica dismessa che aveva
ristrutturato facendone un locale di lusso esclusivo, che comprendeva appunto
una spa, una discoteca e camere da letto per i clienti piu'
"esclusivi".
Nonostante gli avvertimenti delle
guardie di sicurezza che vigilavano su di lui, il ragazzo non intendeva
rinunciare al suo passatempo preferito e nemmeno intendeva lasciare che suo padre
lo controllasse a bacchetta, dato lo spiegamento di uomini armati in tutto lo
stabile nessuno sarebbe riuscito ad avvicinarsi a lui quindi perche' preoccuparsi tanto. Lui nonsi
riteneva un cagasotto, era convinto che il mondo
girasse intorno a lui, che sarebbe stato protetto e ne sarebbe sempre uscito
illeso.
Il piu' grosso
errore che poteva commettere, ritenersi onnipotente; la prima guardia,
all'ingresso della cucina, non fece in tempo a comunicare via radio che la
situazione era tranquilla, che si ritrovo' in un
angolo dello stanzino delle scope con la gola tagliata.
Pochi secondi dopo, altre due guardie,
di pattuglia nel corridoio al piano terra, vennero messe a tacere con il collo
spezzato; il corridoio era protetto da una parete di vetro e nessuno aveva
accesso, tranne i fedelissimi di Kabuto, piu' avanti infatti c'erano le scale che conducevano al
piano superiore, dove si trovava la sala con la piscina riscaldata e la spa di Kabuto.
Mantenendosi nell'ombra, Sasuke si mosse agilmente e volecemente
tra i corridoi, gli scaffali e le pareti luminose, nascondendosi alle guardie
ed aggirandole, per trovarsi poi alle loro spalle ed ucciderle senza difficolta' e soprattutto senza fare rumore.
Ma sfortunatamente, nonostante le sue abilita', una guardia si accorse di lui e diede l'allarme; Sasukeinizio' un violento corpo
a carpo con la guardia prima che potessero sopraggiungerne altri, ma era piu' grosso e piu' pesante
rispetto a lui e ci mise parecchio a liberarsi di lui.
Intanto si era scatenato il putiferio,
ragazze e ragazzi che gridavano e scappavano verso le uscite, Kabutoinizio' a fuggire scortato
da una guardia; Sasuke se ne accorse e riusci' in un qualche modo a sparare in direzione di Kabuto uccidendo solo la guardia che era alle sue spalle e
mandando in frantumi le vetrate, purtroppo pero' non riusci' e centrare il suo bersaglio principale.
Fu costretto ad inseguirlo, ma altre
guardie ingaggiarono con lui una lotta di arti marziali e pistole, con il
chiaro intento di tenerlo impegnato mentre Kabuto si
dava alla fuga; gli scontri e gli sparinon furono ignorati dagli altri ospiti del locale, si scateno' il caos e piu' volte Sasuke era sul punto di sparare a Kabuto,
ma ancora una volta, una delle guardie che credeva di aver messo ko, gli ando' addosso e solo gettandosi da una balconata
sovrastante la discoteca Sasukeriusci'
a liberarsi definitivamente di lui, trascinandolo con se ed usandolo come
materasso di atterraggio.
Evitando le pallottole si mise
all'inseguimento di Kabuto ma, appena fuori vide una
macchina nera sopraggiungere in mezzo alla folla che fuggiva in strada, carico' al volo Kabuto e lo porto' in salvo.
Sasuke
si diresse nella direzione dove era appena fuggita l'auto e sparo'
contro il parabrezza, svuotando il caricatore, ma ormai era troppo lontano;
fortunatamente per lui, fin da bambino aveva sviluppato una straordinaria
memoria fotografica, non gli sarebbe stato difficile rintracciare la targa.
Si udirono grida di uomini e in lontanaza, sirene della polizia che si facevano sempre piu' vicine, doveva sbrigarsi ad allontanarsi prima di
essere beccato dagli sbirri o, peggio, dagli scagnozzi del locale.
-9
Dopo piu' di
un'ora Sakura e Naruto erano al parcheggio del parco Shimagure presso il fiume Sameada,
in attesa della telefonata di Kiba. Naruto si stava lamentando per la fame e si erano quindi
fermati ad un chiosco di ramen a prendere qualcosa da
asporto; Sakura lo aveva accontentato, ma per la rabbia e la frustrazione, le
si era bloccato lo stomaco e non riusciva a mangiare.
"Piantala di guardare l'orologio ogni 5 minuti, vedrai
che telefonera'. Mi deve diversi favori ed anche se
lo hai preso a calci nel culo, cosa che non era poi del tutto necessaria, ti
assicuro che si fara' vivo molto presto"
"Tu proprio non vuoi rendertene conto, vero? Per te
questo lavoro e' soltanto un gioco, non hai la benche'
minima idea di cosa c'e' in ballo. Quello su cui stiamo indagando e' roba
grossa, potrei finalmente mettere le mani sulle prove che mi servono per
sbattere in galera l'assassino dei miei genitori e tu pensi soltanto a mangiare
o a farti qualche stecca con i tuoi cosi'detti amici
di infanzia motociclisti del cavolo"
"Ok senti adesso basta, non puoi reagire cosi' tutte le volte che c'e' di mezzo Orochimaru
e prendertela con chiunque ti capiti a tiro. Ti ricordo che anche mio padre e'
morto per causa sua, sono dalla tua stessa parte quindi piantala di pensare di
essere l'unica ad avere un conto in sospeso con lui."
Naruto
a quel punto si fece serio e Sakura si penti' per le
dure parole che aveva rivolto a quello che da anni era diventato il suo
migliore amico, oltre che collega di lavoro; aveva molto in comune con lui e la
sua mente ritorno' a quella tragica notte in cui i
loro destini vennero stravolti e ricongiunti allo stesso tempo.
Il padre di Sakura era un procuratore
distrettuale molto rinomato e rispettato che, a quel tempo, stava indagando
sulle attivita' illecite di Orochimaru;
il suo impero cresceva rapidamente, corruzione, uccisioni su commissione,
testimoni che sparivano, appalti illeciti, ce ne era abbastanza da costruire un
processo e mandarlo in galera per secoli.
Purtroppo pero'
era andato troppo in fondo, era riuscito a trovare un testimone che lavorava
nell'ufficio del contabile e che era riuscito a procurargli copie dei libri
contabili di Orochimaru ed anche un'agenda; quando
l'auto su cui viaggiava il testimone sotto scorta venne fatta saltare in aria,
anche la vita del procuratore Haruno era in pericolo,
cosi' come quella della sua famiglia.Vennero messi degli agenti 24 ore su 24
davanti alla sua abitazione ed agenti in borghese lo scortavano ovunque
andasse, ma una notte qualcuno riusci' ad entrare in
casa, uccidendo gli agenti di scorta ed incendiarono la casa; tre agenti
intervennero prima che la casa saltasse per aria, i killer avevano acceso i
fornelli della cucina ed avevano gia' ucciso il
procuratore e sua moglie e stavano cercando la figlia che si era nascosta
dentro un armadio. Kakashiriusci'
a trovare la bambina e a portarla in salvo fuori dalla casa, rimanendo ferito
ad un occhio. Con lui c'era anche il padre di Naruto,
che ad un certo punto rientro' in casa per salvare la
vita all'altro loro collega: fu allora che avvenne l'esplosione, Obito rimase
ucciso, Minato fini all'ospedale con gravi ustioni e mori'
pochi giorni dopo. Sakura fu l'unica ad essere sopravissuta e venne affidata
alle cure di Kakashi che, di comune accordo con un
giudice amico di Fukaku, ottenne l'autorizzazione ad
adottare Sakura che prese anche il suo cognome; presentandosi al mondo come
Sakura Hatake, nessuno avrebbe mai sospettato che in realta' la figlia del procuratore Haruno
era ancora viva e sarebbe stata al sicuro da Orochimaru.
Ritenendo che tutta la famiglia fosse
stata uccisa nel rogo della casa, non avrebbe avuto motivo di darle la caccia,
anche se di fatto era soltanto una bambina e non poteva sapere nulla delle
indagini che il padre stava svolgendo nei confronti di Orochimaru.
Sakura fu sempre grata a Kakashi per averle salvato la vita e averle dato una nuova identita' per proteggerla, ma non aveva mai nascosto il
desiderio di vendetta e sebbene il suo capo, nonche'
padre adottivo, non fu d'accordo con la sua scelta di entrare in polizia, alla
fine dovette cedere, almeno cosi' l'avrebbe tenuta
maggiormente sotto controllo.
Sakura doveva tutto a quell'uomo, e
doveva tutto anche a Naruto il cui padre era morto
per salvarle la vita, non era giusto trattarlo come aveva appena fatto.
"Hai ragione, Naruto ti
domando scusa. Sono soltanto stanca, questa notte sembra non avere fine e piu' andiamo avanti e piu' sembra
che si avvicini, il momento che tanto aspettavamo. Ma ho come la sensazione che
piu' ci avviciniamo e piu'
ci sfugga tra le dita ed io non so cos'altro fare. Di una cosa sono sicura, non
intendo perdere anche te, sei il solo amico su cui possa contare e faro' quanto in mio potere per dare giustizia ad entrambi i
nostri genitori."
Naruto
sorrise e fece un cenno di assenso con la testa, prese la mano di Sakura e la
strinse forte, facendole cosi' capire che era con lei
in tutto e per tutto; in quel momento arrivo' una
chiamata dalla centrale riguardo ad una sparatoria presso un night club privato
non molto lontano dal parcheggio dove si trovavano loro e dato che non avevano
niente altro da fare, risposero alla chiamata dirigendosi a tutto gas
all'indirizzo comunicato.
"Due sparatorie in due locali notturni nel giro di
poche ore. Qui' c'e' puzza di bruciato. Schiaccia sull'acceleratore Sakura, fai
vedere a questi automobilisti notturni come si guida una macchina."
La rosa, ovviamente, non se lo fece
ripetere due volte e spinse ancora di piu'
sull'acceleratore, accendendo le sirene e i lampeggianti dell'auto di servizio,
sorpassando e schivando tutte le auto che incrociava sul suo percorso, con
l'abilita' di un pilota di Formula Uno.
Pur essendo tarda notte, le strade in
quella zona erano piuttosto trafficate e quando giunsero sul luogo videro
diverse persone che scappavano e uomini vestiti di nero che iniziarono a
sparare per strada, un paio di loro spararono persino alla loro auto.
Sakura sterzo'
bruscamente ed inchiodo' vicino ad un marciapiede per
evitare le pallottole: protetti dagli sportelli, sia Naruto
che Sakura scesero dalla macchina ed ingaggiarono uno scontro a fuoco contro
gli uomini del locale, il cui nome sull'insegna era Edo TenseiLounge.
Narutocentro' in pieno due guardie e copri'
le spalle a Sakura che si diresse verso il vicolo laterale dove un terzo uomo
stava correndo verso la fermata della metropolitana.
Sakura si mise a correre anche lei e
scese le scale che conducevano al tunnel sotterraneo della metro; a quella
fermata passava la linea Ichibi, una delle poche che
forniva servizio notturno. Poteva sentire il rimbombo del treno che passava ed
i passi che giungevano dal fondo delle scale mobili che portavano alla
piattaforma.
Sakura prosegui',
con la pistola in pugno controllando ogni angolo ed ogni accesso, per non
essere colta di sorpresa; nei pressi di una colonna, sulla piattaforma di
accesso al treno, un uomo le afferro' il braccio e la
colpi' in faccia, ma lei reagi'
prontamente, era stata addestrata alla lotta fin dai primi anni di accademia.
L'uomo che aveva di fronte era massiccio
ma lei aveva il vantaggio di essere piu' agile e con
dei calci ben assestati al fianco del suo aggressore riusci'
a metterlo in difficolta', ma solo per poco; l'uomo
era abile nella lotta e con rapidita' la scaravento' contro la colonna e cerco'
di strapparle la pistola di mano.
Sakura lascio'
andare l'arma spontaneamente pur di non farsela portare via e provo' a liberarsi dalla stretta dell'avversario con pugni
e gomitate ma lui era piu' forte ed ora le stava
stringendo il collo con un mano; non era sicura di quanto ancora avrebbe
resistito e stava quasi per cedere quando, ad un tratto, qualcuno intervenne
afferrando l'uomo alle spalle, Sakura fini' a terra
ansimante e cerco' di gattonare verso la sua pistola
che si trovava a pochi metri da lei.
In quel momento si udi'
il rombo del treno ed alcuni spari di pistola, Sakura si volto'
appena per vedere l'uomo con cui aveva lottato un istante prima, riverso a
testo in giu' sulla panchina della piattaforma, a
terra, sul pavimento, un lago di sangue.
Udi'
delle voci sulle scale ma era ancora troppo stordita per capire che voci erano
o se si trattava dell'annuncio elettronico che annunciava la partenza del
treno; riusci' ad appoggiarsi con la schiena alla
colonna, ancora faticava a respirare e proprio quando il treno stava per
ripartire il suo cuore si fermo' di colpo, penso' che la sua mente le stava giocando brutti scherzi, perche' quando volse lo sguardo verso i finestrini del
treno, lei lo vide ed era abbastanza sicura che fosse lui, alto moro dallo
sguardo intenso ed era abbastanza certa che anche lui la vide.
Mille pensieri
affollarono la sua mente, cosa ci faceva lui li' su
quel treno, a quell'ora della notte? Perche' non si
era piu' fatto sentire dopo che aveva annullato il
loro appuntamento poche ore prima? Un uomo morto ad una fermata della metro che
poco prima aveva cercato di ucciderla ed un istante dopo, lui era li' sul treno della linea Ichibi,
che svaniva nel nulla.
[Note dell'autrice: eccomi di nuovo qui
con un altro aggiornamento. Oramai ci siamo, mancano poche ore alle battute
finali di questa fan fiction, vi informo anche che sono tornata in possesso del
mio computer, così finalmente non avrò più problemi con gli accenti.
Purtroppo non sono riuscita a mettere il
SasuSaku promesso, sarebbe diventato lunghissimo, ma
dato che lo sto già scrivendo sarà nel prossimo capitolo. Per cui leggete e
recensite che il prossimo aggiornamento arriverà a breve. Baci baci!!]
Cap.8-8
L’avvocato entrò nel lussuoso ufficio
della Manda Tower, l’espressione sul suo volto
lasciava chiaramente intendere che la situazione era più grave del previsto, in
compenso però aveva anche ottime notizie riguardanti le informazioni che Orochimaru aveva espressamente richiesto.
“Allora? Come sta?”
Nonostante gli avvenimenti, Orochimaru riusciva sempre a mantenere una calma ed una
freddezza fuori dal comune.
“Uno dei nostri uomini ha prelevato Kabuto
in tempo e loha portato in un luogo
sicuro. Almeno per il momento. Non sappiamo se l’assassino è ancora sulle sue
tracce e quando lo troverà.”
“Hai trovato le informazioni che ho richiesto?”
“La nostra informatrice è stata piuttosto dettagliata a
riguardo. Kabuto aveva ragione; i due giovani che ha
malmenato sono fratelli ed uno di loro era proprio Corvo Nero. Uno dei due è
morto e l’altro adesso vuole portare a termine il lavoro.”
“Se lei lo conosce, sa anche come trovarlo ed eliminarlo per
il doppio della cifra concordata. Per quanto riguarda mio figlio, credo sia
giunto il momento di farlo sparire per un po’. Fai preparare lo yacht, dovrà
partire immediatamente.”
L’Edo Tensei
era appena stato messo sotto sequestro, la poliziapresidiava la zona e c’era un via vai di
agenti che raccoglievano prove ed interrogavano tutti i testimoni; Naruto raggiunse Sakura nella Metro insieme ad alcuni
poliziotti della scientifica e dei paramedici, lei era ancora
visibilmente scossa per quanto accaduto
nella metropolitana, era stato come trovarsi in un sogno e guardò con
insistenza il telefono indecisa se chiamarlo, mandargli un messaggio o lasciare
perdere.
“Hey, stai bene? Mi hai fatto
preoccupare, cosa è successo qui?”
Naruto
indicò il cadavere dell’uomo sulla panchina. Non era a conoscenza di come erano
andate veramente le cose.
“Io sto bene…solo che...”
Le parole le si bloccarono in gola,
aveva ancora davanti agli occhi l’immagine di lui che spariva sul treno dopo
aver ucciso l’uomo che l’aveva aggredita e ad un tratto sentì il forte
desiderio di confidarsi con qualcuno.
“Sakura puoi fidarti di me. Lo vedo dai tuoi occhi che
qualcosa non va. Dimmi che cosa è accaduto!”
“Ho visto qualcuno scendere nella Metro è l’ho seguito. Poi
quell’uomo mi ha assalito ed ho lottato per difendermi…
ad un tratto ho creduto che non ce l’avrei fatta se…”
“Se cosa?”
“Non ero da sola. C’era qualcun altro qui... Però poi ha
preso il treno e se ne andato.”
“Sai chi era?”
“L’ho incontrato qualche mese fa in un bar del centro ed
abbiamo iniziato a frequentarci. Non abbiamo mai parlato di cosa facevamo per
vivere, solo di noi e di tante altre cose che ci piaceva fare. Eppure sono
sicura che era lui, lui ha ucciso quell’uomo per difendermi e non ho idea se
abbia a che fare con tutti gli altri omicidi.”
“Sakura mi stupisci. Non credevo che ti piacessero gli uomini
pericolosi… Ok, non è il momento per le battute
stupide. Come si chiama almeno me lo vuoi dire? Così se lo incontro gli stringo
la mano”
“Sei il solito imbecille, lo sai vero? Bhè
so solo che si chiama Sasuke, ma non so il cognome. A
dire il vero non mi è mai interessato un granché saperlo. Mi piaceva lui, il
suo carattere, il suo aspetto fisico…”
Sakura si accorse che stava arrossendo e
sorrise nervosamente, non le era capitato di sentirsi così vulnerabile ma tutto
sommato la aiutò ad allentare un po’ la tensione che in quelle ore aveva
accumulato; non vide che il volto di Naruto si era
fatto improvvisamente serio, forse non era un cervellone come Shikamaru ma non era certo uno stupido, sapeva fare 2+2.
Non appena Sakura nominò Sasuke non gli ci volle molto a collegare gli eventi ela scia di morti che stavano insanguinando la
città era ad opera di uno soltanto e miravano ad un obiettivo preciso.
Questa era una delle qualità maggiori
degli assassini di Luna Rossa, Sasuke non faceva
eccezione.
“Sai penso che dovresti farti vedere da un medico. Qui non
c’è niente altro che puoi fare, posso gestire tutto io…”
“Non è necessario Naruto, sto bene.
Ormai siamo in ballo ed intendo andare fino in fondo”
Naruto
stava per ribattere, non poteva certo raccontarle la verità, eppure doveva
tenere l’amica lontana da Sasuke il più possibile, la
situazione poteva essere più pericolosa di quanto si aspettassero e la cosa
iniziava a farlo incazzare.
Per sua fortuna squillò il suo cellulare
e rispose subito alla chiamata; era Kiba che, come
promesso, aveva l'indirizzo di dove poteva trovarsi la macchina che stavano
cercando, in un container di uno scalo merci al porto.
“Kiba ha fatto centro. Sei sicura
di voler continuare?”
“E’ il nostro lavoro Naruto e il
tempo stringe, non possiamo perdere un minuto di più.”
“D’accordo, Sai può tenere sotto controllo la situazione qui.
Però guido io stavolta, tu hai già avuto abbastanza emozioni per stasera”
Sakura acconsentì sbuffando e si
incamminò verso l’uscita della metro, la loro auto era ancora parcheggiata
davanti al locale e sarebbe stata un’impresa fare manovra con tutto il
personale della centrale in attività sul luogo.
Naruto
le era subito dietro e, senza farsi notare, inviò un sms con il cellulare a chi
sapeva lui.
Nella camera d’albergo, Kakashi si stava rivestendo quando ricevette una mail da Shaikamru nella quale gli inviava in allegato una serie di
documenti, ovvero scansioni di pagine di una agenda, che erano state mandate in
forma anonima per posta elettronica direttamente alla sede informatica della
centrale.
Non appena Kakashi
iniziò a scorrere sullo schermo le varie pagine, capì la gravità della
situazione e decise di informare Fukaku direttamente,
girando la mail ad un indirizzo di posta criptato che soltantolui conosceva.
Grazie a quelle informazioni, Kakashi aveva già ben chiaro quale sarebbe stata la
prossima mossa di Sasuke e doveva sbrigarsi a
seguirlo.
Accanto a lui Mikoto
lo osservò con una certa preoccupazione, ma lui la rassicurò.
“Credo di aver trovato Sasuke. Non
preoccuparti, manterrò fede al nostro accordo”
Poi, osservando le curve che il suo
splendido corpo sfoggiava sotto il lenzuolo aggiunse.
“Dovremmo fare più attenzione, lo sai?”
“Se ti riferisci a mio marito, non sono ignara del fatto che
mi controlla. Ma ora come ora la cosa non mi interessa…”
Si scambiarono uno sguardo di intesa e
terminò di vestirsi; si stava facendo giorno ormai e non c’era più tempo per
dedicarsi ad altri piaceri.
Nel frattempo Sasuke
doveva occuparsi di un altro piccolo problema; rientrato all’appartamento del
fratello, si recò subito a prendere la valigetta di primo soccorso; infatti una
volta sfilata la giacca e la camicia, questi erano imbrattati del suo stesso
sangue, un vistoso taglio all’addome cominciava a cicatrizzarsi e
fortunatamente per lui non era un taglio profondo, fu sufficiente disinfettare
la ferita, applicare qualche punto di sutura e bendarla, non senza però una
bella dose di dolore gratuito.
Essendo un abile assassino, non era una
cosa nuova per lui, auto curarsi le ferite ricevute in missione faceva parte
del suo bagaglio di addestramento, quello che però lo sconcertava era il come
si era procurato quella ferita; era abbastanza certo che fosse stato mentre
lottava contro le guardie di Kabuto e che poi gli era
sfuggito, ma subito dopo gli tornò in mente l’uomo della metropolitana e la
ragazza dai capelli rosa che aveva cercato di uccidere.
Per quanto ne sapeva lui, esisteva una
sola ragazza in tutta la città che corrispondeva a quella nella metro e la cosa
lo turbava parecchio; cosa ci faceva lei lì sotto? Possibile che fosse dalla
parte di Orochimaru? Da come aveva lottato poteva
essere della polizia ma niente gliene dava la certezza. Chi era veramente lei?
Tornò a concentrarsi sull'agenda del
contabile ed alle ricerche a computer che aveva iniziato trovando quasi subito
conferma ai sospetti che aveva avuto fin
dall'inizio; Orochimaru era responsabile di molti
omicidi eccellenti su commissione, uno di questi era il procuratore Haruno, un amico di suo padre e che aveva sempre
appoggiato, inoltre un membro dell'Organizzazione aveva tradito ed ora stava
facendo il doppio gioco fornendo nomie
informazioni su tutti i suoi membri dell’Organizzazione ad Orochimaru.
Non era chiaro il nome della talpa, ma
una volta completata la sua vendetta, Sasuke si
promise che avrebbe trovato e consegnato ai capi di Luna Rossa il traditore; in
quel momento il cellulare squillò, era un messaggio di Naruto
che pareva non essere molto amichevole.
“Che cazzo stai combinando, Teme??”
Sasuke
storse la bocca, preferì non rispondere, non era dell’umore per dargli corda;
iniziò ad osservare la cronologia dei messaggi, quasi sperando di vedere se lei
lo aveva cercato nelle ultime ore, ma non c’era nulla e non c’era motivo per
cui fosse lui a doverla cercare. Magari una volta che tutto fosse finito
avrebbe anche provato a parlarle, ma allo stato attuale doveva rimanere concentrato sul suo obiettivo.
Ad un tratto qualcuno suonò al
campanello della porta, rimase in silenzio senza rispondere per qualche secondo
fino a che non suonarono ancora e la cosa lo insospettì; prese mano alla
pistola e si avvicinò alla porta controllando dallo spioncino chi fosse. Rimase
di sasso quando riconobbe la persona in attesa fuori dalla porta, come faceva a
conoscere quell’indirizzo?
Aprì e il suo volto non nascondeva una
certa irritazione, quella giovane dai capelli rossi era l’ultima persona che
poteva permettersi di fargli quelle improvvisate.
“Immagino che tu non sia qui per caso, vero Karin?”
“Sono un membro dell’Organizzazione, tesoro, ho anche io le
mie risorse. Inoltre conosco questo appartamento molto meglio di te.”
“Chissà perché non sono sorpreso”
“Lo sai che ho sempre avuto un debole per te, ma tuo fratello
ha… come posso dire, delle “doti” sorprendenti”
Sasuke
si fece da parte e la fece entrare; Karin era una eccellente assassina ma, allo
stesso tempo, era anche una sgualdrina di prima categoria, non c’era uomo
all’interno dell’Organizzazione che non se la fosse portata a letto: una volta l’aveva
anche sorpresa ad uscire dall’ufficio di suo padre con la camicetta ancora
sbottonata.
“Non sono in vena di visite, sono piuttosto occupato. Ti ha
mandato il vecchio?”
“Non esattamente… diciamo che “il
vecchio” a cui ti riferisci non è tuo padre”
Le aveva dato le spalle, ma non rimase
ignaro al suono della sicura disinserita per consentire alla prima pallottola
di entrare in canna; fece in tempo ad abbassarsi prima che venisse sparato il
colpo e rapidamente le fu addosso sbattendola contro la porta ed ingaggiando un
violento corpo a corpo con la rossa, la quale, pur essendo di corporatura
esile, aveva una forza ed una abilità straordinaria, non a caso avevano
ricevuto lo stesso addestramento.
A Sasuke poco
importava contro chi si trovasse a dover fare a pugni, uomo o donna non aveva
preferenze, in quella circostanza però la donna in questione era ben
intenzionata ad ucciderlo. Il peggio era che faceva parte anche lei di Luna
Rossa, il che non lasciava più molto spazio a dubbi su chi fosse la talpa.
Lei era decisamente agguerrita con pugni
e calci ben assestati, uno dei quali lo aveva centrato in una zona che era
meglio non toccare.
Questo le diede un po’ di vantaggio, ma Sasuke, nonostante l’incazzatura maggiore per aver ricevuto
il colpo basso, non si fece trovare impreparato, la afferrò per le spalle e le
fece fare una carambola dritta sul tavolino del salotto che andò in frantumi
sotto per effetto del peso nonché della forza con cui Sasuke
la sbattè a terra.
Lei riuscì a rialzarsi con agilità
prendendolo contro piede, partì un altro colpo di pistola che non arrivò a
segno perché, altrettanto abilmente Sasuke era
riuscito ad afferrarle il braccio e a disarmarla e con un calcio ben assestato,
Karin era andata a finire contro la cucina.
I coltelli erano a portata di mano e ne
prese uno lanciandosi di nuovo nella lotta.
“La serpe devi averti pagata parecchio per tradire
l’Organizzazione”
“E non immagini quanto è disposto a sborsare solo per farti
fuori”
Karin cercò più volte di colpirlo con il
coltello ma Sasuke riuscì ad evitare ogni suo
tentativo di andare a segno fino ad afferrarle il braccio e disarmarla ancora
una volta; a quel punto prese il sopravvento lui, afferrando la camicia che si
trovava a terra e ad avvolgergliela intorno al collo. Lei si trovava ora in una
posizione di netto svantaggio, a terra con Sasuke
sulla sua schiena che la stava strozzando; in verità non era esattamente un
vero e proprio soffocamento, esisteva infatti una tecnica adoperata in molti
addestramenti militari e dei servizi segreti per cui stringendo il collo di una
persona, a mani nude o con l’utilizzo di un qualsiasi mezzo, come un pezzo di
tessuto ad esempio, era possibile bloccare l’afflusso di sangue al cervello
tanto bastava per far perdere i sensi alla vittima senza doverla uccidere.
Una tecnica pericolosa che, se applicata
non in modo corretto, poteva portare alla morte; nonostante questo, Sasuke era stato addestrato da Itachi
stesso nell’uso appropriato di quella tecnica e a poco a poco, il corpo di
Karin iniziò ad ammorbidirsi e ad abbandonare ogni resistenza.
Ci volle una bella dose di auto
controllo per resistere alla tentazione di aumentare la presa e farla finita
una volte per tutte, ma era necessario che Karin rimanesse in vita, così da
affrontare il giudizio del Consiglio che avrebbe deciso delle sue sorti;
dovette quindi limitarsi a spedirla semplicemente nel mondo dei sogni e ad
affrontare il problema un passo alla volta.
Il caso volle che nello stesso palazzo,
abitasse un altro prezioso membro dell’Organizzazione e, la persona in
questione, per sua fortuna non era in servizio e decise quindi di andare a
bussare alla sua porta.
“Ciao Gai, hai impegni al momento?”
Un uomo di alta statura, dalla
capigliatura anni ’70 e con enormi sopracigli nere rimase piuttosto divertito
quando vide come era conciato.
“Se è una festa a tema che state organizzando al piano di
sopra, potrei farci un pensierino”
“Molto di più. Giuda ha bisogno di una corda nuova!”
-7
Alcune auto nere entrarono da un
cancello sorvegliato ed attraversarono tutto lo scalo merci del porto, fino una
specie di hangar che fungeva da magazzino; di fronte ad esso il molo dove era
già attraccato uno yacht di notevoli dimensioni e tutto l’equipaggio era in
fermento per i preparativi in vista della partenza.
In uno stanzino del magazzino,
costantemente sorvegliato, Kabuto si stava fumando
uno spinello dietro l’altro, era decisamente nervoso, dopo il tentativo di
assassinarlo avvenuto nel suo locale, non si sentiva più così al sicuro e sperò
che la nave fosse pronta al più presto. Suo padre aveva dato l’ordine di farlo
partire verso destinazione ignota, ma Kabuto non era
così sicuro che ci fosse luogo al mondo in cui, l’assassino, non l’avesse
raggiunto.
Infatti, nessuno sapeva che Sasuke era ancora sulle sue tracce ed era riuscito a
mettere fuori gioco Karin, pagata da Orochimaru
apposta per ucciderlo.
La rossa era legata ad una sedia, in
casa di Gai che la teneva sottocontrollo come richiesto da Sasuke;
l’Organizzazione era già stata informata e a breve sarebbero venuti gli
“spazzini” a prelevare la ragazza.
“Pare che tu abbia scelto il lato sbagliato, dolcezza. Le
regole di Luna Rossa sono chiare e severe specie riguardo a chi no le
rispetta.”
“Non mi è mai importato nulla delle regole. E’ sempre un
piacere infrangerle, se la ricompensa è equa…”
Gai non si accorse che, Karin,
slogandosi il pollice di una mano, era riuscita a liberarsi della corda che la
teneva legata alla sedia ed, approfittando di un momento di distrazione di gai
che le dette le spalle, gli fu subito addosso, costringendolo ad una lotta che
durò meno di uno secondo; preso alla sprovvista, l’uomo si ritrovò a terra sul
pavimento, con un cuscino sulla faccia: Karin gli prese la pistola che teneva
dietro la schiena e gli sparò a bruciapelo, usando lo stesso cuscino come
silenziatore.
Gli prese il cellulare e controllò le
ultime chiamate fatte e sogghignò nel riconoscere uno dei contatti di Gai;
avrebbe portato quel nome ad Orochimaru ed era
abbastanza certa che, in quel, modo si sarebbe assicurata un notevole extra.
Dall’altro lato del porto, una nave
merci stava per caricare numerosi container; non c’erano guardie armate, ma
solo i marinai e gli addetti a terra che stavano lavorando a pieno ritmo.
Naruto
e Sakura decisero di lasciare la macchina all’ingresso del molo e di muoversi a
piedi, perlustrando l’area e controllando i numeri dei container che in quel
momento stavano per essere caricati; secondo Kiba,
quello con il numero di serie HAKA 0043247 eraquello che stavano cercando e doveva trovarsi nell’area di carico Nord.
Provarono a chiedere ad uno degli operai
che li indirizzò verso l’area giusta; ovviamente era pieno di container in
attesa di essere caricati, ci sarebbe voluto un po’ per trovare il loro.
Decisero di diversi e iniziarono a
guardare in due diverse direzioni, fortunatamente i numeri di serie erano ben
visibili e dopo quasi venti minuti, Sakura chiamò Naruto,
aveva trovato il container.
“Il numero è quello giusto, speriamo che sia giusto anche il
contenuto e non una bufala del tuo amico”
“Non possiamo aprirlo senza un mandato, fidati è sicuramente
lui.”
“Secondo te allora cosa dovremmo fare? Starcene qui in attesa
che un qualche giudice ci firmi il mandato? E con quali prove? Per quell’ora
questo container sarà già in viaggio verso la Cina!”
“Sakura non abbiamo scelta. Kakashi
ci farebbe il culo. Magari Shikamaru potrebbe fare
una delle sue magie per noi e farci risparmiare tempo”
“Sta bene, mentre tu lo chiami io apro il container, così
risparmiamo ancora più tempo. E pensare che ero io quella che seguiva sempre le
procedure e tu quello che faceva casino. Da quando hai tirato il freno a mano?”
“Da adesso. Abbiamo compagnia”
“Hey voi, che state
facendo?”
Due uomini armati si stavano avvicinando
e non avevano l’aria di essere amichevoli; dal completo che indossavano erano
identici agli uomini della sicurezza uccisi all’Edo TenseiLounge, non c’era dubbio quindi che facessero parte
dell’esercito di Orochimaru.
Naruto
e Sakura misero mano alle pistole e mostrarono i distintivi, ma, non appena li
videro, i due uomini iniziarono a sparare di conseguenza anche loro furono
costretti a rispondere al fuoco.
“Sembra che la nostra presenza non sia del tutto gradita!”
Naruto
riuscì a beccare uno dei due mentre l’altro, a sorpresa, venne colto alle
spalle da una persona che nemmeno i due ragazzi si sarebbero aspettati di
vedere.
Asuma
li aveva raggiunti ed ora stava dando loro manforte; a seguito degli spari
stavano per sopraggiungere altri ospiti indesiderati ed era meglio levare le
tende il prima possibile.
“Vi farete ammazzare se restate qui. Vi conviene andarvene”
“Asuma? Ma che…?
Non importa, non possiamo andarcene. Siamo venuti qui apposta per questo container…”
“Del container me ne occupo io. Adesso sparite e alla svelta”
Sakura non era una che mollava
facilmente ma in quella particolare situazione non aveva altra scelta che fare
come aveva detto lui; inoltre Asuma poteva coprire
loro la fuga dal momento che aveva a che fare con la criminalità organizzata di
Orochimaru e suo figlio. Ora che le veniva in mente, Shikamaru aveva detto che il nome di Asuma
compariva spesso come collegamento tra Luna Rossa ed Orochimaru;
forse era il caso di tornare in centrale e spremere un po’ le abilità
informatiche del loro amico.
“Muoviti Sakura andiamo!”
Entrambi riuscirono a tornare alla
macchina e senza farsi vedere e corsero subito in centrale, avevano diverse
questioni che andavano risolte.
“Siete tornati alla buon ora ragazzi, la colazione è passata
da un pezzo”
“Evita le battute sceme Shikamaru è
stata una lunga nottata e crediti questa giornata non proseguirà meglio. Ci
serve tutto quello che hai su Asuma, i suoi legami
effettivi con Orochimaru e Luna Rossa inoltre…”
“Hey, hey,
ferma i motori bellezza, si dia il caso che anche il sottoscritto ha avuto una
lunga nottata. E per tua informazione il mio turno è appena terminato e sto
giusto aspettando Shizune per il cambio”
“Dai Shika, lo sai com’è fatta
Sakura quando ha la luna di traverso. Dacci ancora un piccolo aiutino prima che
arrivi Shizune e non ti daremo più fastidio, promesso”
Sakura rivolse un’occhiataccia a Naruto che venne completamente ignorato; Shikamaru a quel punto, sbuffando e un po’ di controvoglia,
si rimise alla tastiera e in pochi istanti ecco comparire sullo schermo tutte
le informazioni richieste.
Effettivamente su Asuma
non era c’era molto, fatta eccezione della fedina penale, in compenso però, Shikamaru trovò una nota particolare ed un documento del
ministero degli Affari Interni, di alcuni anni prima, in cui veniva indicato il
nome di Asuma come infiltrato nella criminalità; il
documento in particolare era stato firmato sia dal ministro che anche dal procuratore
di allora: Haruno.
Sakura rimase di sasso, nel riconoscere
il nome di suo padre in quel documento ufficiale; anche Shikamaru
riconobbe il nome e mostrò a quel punto la mail anonima che aveva ricevuto solo
poche ore prima.
A Naruto non
sfuggì l’espressione di Sakura nel vedere il contenuto di quella mail e le mise
una mano sulla spalla, quasi che volesse, con quel gesto, farle capire che era
pronto a sostenerla ancora una volta.
“Io le riconosco… queste pagine,
sono di una agenda… da dove arriva questa email?”
“Ho rintracciato il numero IP del computer da cui è stata
inviata, ma non ho ancora scoperto l’indirizzo del luogo in cui si trova il
computer. E’ collegato ad una rete Wi-Fi protetta da
un serie di firewall, mi ci vuole tempo per sbloccarle tutte.”
“Sono le pagine dell’agenda a cui stava lavorando mio padre…”
“Come dici scusa?”
“Il procuratore Haruno…era mio
padre. Stava indagando sui crimini commessi da Orochimaru
ed era in procinto di arrestarlo e mandarlo davanti ad una giuria quando è
stato ucciso insieme a mia madre. Tra le prove a cui stava lavorando, c’era un’agenda
uguale a quella che hai tu adesso sul computer”
“Bene… allora non ti farà piacere
sapere che su questa agenda c’è una lista di persone fatte uccidere da Orochimaru e tra queste c’è anche quello di Haruno. Ma c’è di più; qualcuno sta vendendo informazioni
ad Orochimaru riguardo proprio a Luna Rossa, quindi
credo di poter affermare che, ciò che pensavamo in principio, ovvero che Orochimaru sia a capo di questa Organizzazione, in realtà sia
del tutto sbagliato”
Sakura si fece seria e cominciò a
riflettere attentamente; erano sicuramente informazioni importanti, aveva
atteso anni per avere in mano le prove schiaccianti sul coinvolgimento di Orochimaru e la morte dei suoi genitori e finalmente le
aveva a portata di mano.
Ancora però non riusciva a comprendere
il nesso tra Luna Rossa ed Orochimaru e, da quanto
scoperto, qualcuno all’interno di essa stava facendo il doppio gioco.
Spionaggio interno? Ma perché a quale scopo? Cos’era Luna Rossa e cosa aveva a
che fare con Orochimaru.
I pezzi del puzzle sembravano combaciare
ma c’era sempre un elemento che continuava a mancare. Ad un tratto Naruto richiamò la sua attenzione, aveva notato qualcosa
che forse poteva essere di vitale importanza.
“Ci sono una serie di numeri qui, ma ce ne uno che termina
con delle lettere OTO. Sei in grado di determinare a cosa si riferisce?”
“Aspettavo che me lo chiedessi; è il nome di un molo privato
che si trova al porto, più precisamente nell’area mercantile. Ed attualmente,
collegandoci direttamente con le videocamere di sorveglianza del luogo, vi è
ormeggiata la “Sannin”, lo yacht privato di Orochimaru”
“Sta per partire?”
“Non ancora, ma se proprio vuoi saperlo il passeggero che ha
prenotato il biglietto non è Orochimaru. Ho
ingrandito il fermo immagine della targa di una delle auto parcheggiate al
magazzino davanti al molo e il proprietario è, niente di meno che il rampollo Reale…”
“Kabuto?”
Naruto
e Sakura si scambiarono una rapida occhiata; il club privato di Kabuto era appena diventata il luogo di una strage e, come
da copione, il paparino gli stava regalando un viaggio, molto probabilmente di
sola andata, verso destinazione ignota.
Tutta quella serie di delitti forse
avevano un unico obiettivo e Kabuto era sicuramente a
conoscenza di chi e perché.
“Dobbiamo interrogare Kabuto prima
che la nave prenda il largo.”
“Sarà meglio che avvisi Kakashi e
che vi mandi dei rinforzi. Vorrà dire che oggi farò un po’ di straordinario… vi farò avere anche l’indirizzo di dove si
trova quel maledetto computer”
Shikamaru
si rimise al lavoro e Naruto seguì Sakura che a gran
corsa si diresse verso l’ascensore; questa si trovò completamente d’accordo con
lei, dovevano impedire allo yacht di partire, anche se era certo che non
sarebbero stati gli unici a recarsi lì per Kabuto.
[Note
dell’Autrice: grazie a tutti voi lettori che state seguendo questa fan fiction,
ci vuole un po’ di tempo per aggiornare ma come potete vedere eccomi con un
nuovo capitolo e questa volta vi ho accontentati.
Non
manca molto alla fine di questa avventura e state tranquilli perché ci sarà il
lieto fine. Una precisazione; ad un certo punto in un dialogo ho utilizzato le
battute dal film “American Sniper”. Buona lettura.
Baci baci]
-6
I
preparativi erano quasi ultimati, Kabuto era stato
rinchiuso in uno stanzino del magazzino; l’ambiente era piccolo, scomodo con
niente altro che una misera poltrona rattoppata, una scrivania, una sedia e un
paio di scaffali di quelli per archiviare i documenti. Era costantemente sorvegliato,
uomini all’interno sorvegliavano le vie di accesso e le finestre, altri uomini
all’esterno sorvegliavano l’hangar e il molo, l’equipaggio dello yacht era in
fermento per ultimare i preparativi per l’imbarco.
Ad
un tratto però, un’auto nera a tutta velocità percorse il molo in direzione dei
cancelli di ingresso al molo, le guardie armate iniziarono a sparare ma l’auto
non accennò a diminuire la velocità e sfondò così i cancelli, inoltrandosi
nello spiazzo del molo, fino a schiantarsi contro dei bidoni di olio e delle
casse di legno, sistemati nei pressi dell’accesso al molo.
Gli
uomini della sicurezza si avvicinarono all’auto con i mitragliatori alla mano,
intimando al guidatore di uscire dalla vettura ma non ottennero alcuna
risposta; quando uno di essi ricevette l’ok per aprire lo sportello del
guidatore, questi si resero conto che alla guida non c’era nessuno, il volante
e il pedale dell’acceleratore erano stati bloccati apposta per far sì che
l’auto andasse dritto per il suo obiettivo, ovvero, creare un diversivo.
Quando
capirono cosa stava accadendo era già troppo tardi, sul ponte dello yacht ci fu
un’esplosione e poi un’altra proprio dove gli uomini si erano radunati intorno
all’auto; da dietro delle casse un uomo iniziò a sparare contro le guardie,
veloce e rapido come una gazzella, invisibile e letale; alcuni tentarono di
attaccarlo direttamente, ma fallirono il corpo a corpo venendo usati loro
stessi come scudi umani, contro i proiettili sparati dalle altre guardie
armate.
All’interno
del magazzino si udirono le esplosioni e gli spari, alcuni uomini di guardia a Kabuto si precipitarono fuori, mentre gli altri si chiusero
all’interno a protezione del ragazzo, che andò dritto a nascondersi
terrorizzato sotto la scrivania.
Gli
scontri si fecero più intensi, gli spari echeggiarono fin dentro all’hangar, fino a che non ci fu un’altra esplosione che
distrusse la porta dello stanzino e buona parte della parete; un paio di uomini
all’interno vennero feriti, mentre un altro prese Kabuto
per il bavero della giacca e lo trascinò fuori tra il fumo e le fiamme,
cercando di portarlo in salvo verso le auto parcheggiate all’interno
dell’hangar .
In
quell’istante le stesse auto vennero fatte saltare in aria e la guardia del
corpo, a protezione di Kabuto, cominciò a sparare a
tutto spiano verso un punto imprecisato fino a che un colpo di proiettile non lo
centrò in pieno volto.
Kabuto, sempre più
terrorizzato, tentò di nascondersitra
le enormi casse stipate all’interno dell’hangar, cercando di fuggire al suo
inseguitore e di trovare una via d’uscita; era quasi giunto all’uscita, gli
spari sembravano essere cessati e non vedendo di fatto nessuno dietro di lui
prese la rincorsa verso la salvezza.
Ci
fu un altro sparo e Kabuto cadde a terra dolorante e
sanguinante ad una gamba; con tutta la forza e lo spirito di sopravvivenza che
ancora possedeva, tentò di strisciare verso l’ingresso chiamando aiuto urlando
di terrore, mentre dal fumo delle auto in fiamme dietro di lui comparve Sasuke che lentamente si dirigeva verso di lui.
Per
un momento Kabuto si fermò e si voltò a guardare il
volto di colui che, a breve, lo avrebbe mandato all’altro mondo;un espressione di terrore gli comparve sul
viso, come se davanti a lui fosse comparso Satana in persona, cominciò a
piangere come un bambino implorando di essere risparmiato: ma quando Sasuke fu ad un passo, con freddezza e risolutezza alzò la
pistola e gli sparò in testa.
Tutto
era compiuto, ciò che rimaneva erano soltanto cadaveri, uomini agonizzanti ed
auto in fiamme ma, ad un tratto, nell’hangar echeggiò uno sparo, Sasuke si volse di scatto puntando la pistola verso un
possibile nemico, ma quel nemico era già caduto a terra, ciòsignificava che qualcuno gli aveva sparato
alle spalle da un luogo imprecisato. Sasuke si guardò
attorno e in alto verso le vetrate dell’hangar, alcune erano in frantumi e si
poteva intravedere il tetto dello stabile che si trovava a due isolati di
distanza; non ci volle molto al giovane per capire cosa era successo e si
apprestò ad uscire non appena udì il rombo di un’auto che stava per
sopraggiungere: un’auto grigia, con due persone a bordo, era già nello spiazzo
tra l’hangar e il molo, Sasuke dovette nascondersi
dietro alle casse appena fuori dall’hangar e cercare di aggirare l’ostacolo non
senza aver prima ricaricato la pistola, non era sicuro se fossero membri
dell’Organizzazione di Orochimaru, ma era meglio
essere previdenti nel caso avesse dovuto ucciderli.
Sakura
e Naruto arrivarono al molo e con grande sorpresa
videro che era stato messo a ferro e fuoco; lo yacht era in fiamme, c’erano
cadaveri ovunque e del fumo che usciva dall’hangar, non riuscirono a capire che
cosa fosse successo.
“Gesù,
ma è una carneficina”
Naruto non riuscì a
trattenere una esclamazione di sconcerto totale; scesero dall’auto pistola alla
mano e cominciarono a guardarsi intorno, ma sembrava che non ci fosse nessuno
ancora vivo.
“Tu
vai verso l’hangar Naruto, io do un’occhiata
all’esterno e al molo.”
Naruto fece come suggerito
e, tenendosi basso, si avvicinò all’ingresso dell’hangar; puntò la pistola
all’interno e si accertò che non ci fossero uomini armati pronti a sparargli,
ma l’unica cosa che vide all’interno furono morti ed auto in fiamme. Non molto
distante da lui un giovane era riverso a terra in un lago di sangue; quando si
avvicinò, e vide chi era realmente, imprecò sottovoce: Kabuto
era morto ed aveva già ben chiaro in mente chi era stato. Le ferite erano
fresche, il tutto era accaduto pochi minuti prima del loro arrivo, il che
significava una cosa soltanto: Sasuke era ancora nei
paraggi.
“Bersaglio
minimo, minimo errore. Dannazione!”
Uscì
di corsa dall’hangar e cercò Sakura, sperando di raggiungerla il prima
possibile.
Sakura
era intenta a perlustrare l’area intorno al molo, non sembrava ci fossero
sopravvissuti; notò in particolare l’auto nera distrutta contro le casse ed i
bidoni, nonché gli uomini morti tutto intorno ad essa: osservò bene l’interno
dell’auto ed il piede di porco utilizzato per bloccare il volante e
l’acceleratore, capì quindi che si era trattato di una messa in scena per poter
accedere all’hangar e al molo, ottenendo così un vantaggio e poter uccidere
tutti quanti presenti.
Sakura
si avvicinò allo yacht in fiamme per controllare se ci fosse ancora qualcuno,
ma un lieve rumore poco dietro di lei attirò la sua attenzione; ritornò sui
suoi passi e lentamente si diresse verso le grandi casse che si trovavano
proprio lì vicino, poteva percepire la presenza di qualcuno e mantenne tutto il
suo sangue freddo, pronta a reagire qualora si fosse trattato di un nemico.
Fu
un attimo che durò un’eternità, quando Sakura girò l’angolo si trovò ad
incrociare la sua pistola contro quella di Sasuke che
fu soltanto per il suo incredibile autocontrollo che non le sparò in quall’istante: rimasero a fissarsi negli occhi per un tempo
infinito senza mai abbassare l’arma, Sakura non voleva crederci ma era la
realtà dei fatti.
Lui
era lì, lo sguardo serio ed incredulo quanto quello di lei, dubbi e domande si
insinuarono copiose nella sua mente, infilandosi tra piacevoli ricordi che
riaffiorarono dalla memoria.
(un mese prima…)
Era
seduta da sola al bancone del bar a sorseggiare il suo drink, assorta nei suoi
pensieri, era venerdì sera, l’unica in tutta la settimana in cui poteva
vestirsi in maniere un po’ più elegante e svagarsi un po’; ad un certo punto un
giovane sorridente le si avvicinò e cercò di attaccare bottone con lei, ma non
era nuova a questo tipo di approccio ed aveva già la risposta pronta ogni
volta.
“Ciao,
come va?”
“Bene..grazie…”
Sakura
cercò di mantenere distacco e di ignorarlo, ma questo sembrava non cedere.
“Posso
offrirti da bere?”
“Se
bevo qualcosa poi diventi affascinante e 20 centimetri più alto? E magari anche
non sposato?”
“Non
sono sposato…”
“Sì,
ti ho visto che ti toglievi la fede ok!? Perciò non fare il bastardo, vattene a
casa”
Il
sorriso da ganzo sparì dal volto del ragazzo che girò i tacchi e tornò al
tavolo degli amici, lei scosse la testa e si concentrò sul suo bicchiere
imprecando a bassa voce.
“Colpa
dei pantaloni di pelle!”
Sakura
si girò alla sua destra, di fianco a lei c’era un ragazzo moro, che non aveva
mai visto prima e che la osservava divertito; lei lo scrutò in silenzio
cercando di capire se anche questo aveva una qualche idea su di lei per
concludere la serata.
“Ah
sì e che pantaloni servono per essere lasciata in pace?”
“Forse
velluto a coste?”
Sakura
sorrise divertita e sconcertata; stava davvero prendendosi gioco di lei?
“Cioè
, come funziona? Diventate tutti single dopo soltanto tre birre?”
“No,
io dopo tre birre penso solo a farmi la quarta.”
“Sì
certo come no… un altrobifolco del Sud”
“Non
sono del Sud, vengo dalla provincia di Konoha”
“E
che differenza c’è?”
“Noi
cavalchiamo le macchine, loro al massimo le cugine”
Sakura
rimase colpita ed incuriosita dall’approccio del giovane, pareva davvero essere
diverso da tutti gli altri.
“Allora
che compiti hai, dall’aspetto sei ovviamente un militare”
“Mi
occupo di lucidare i delfini, li tengono in cattività, io devo pulirli dai crostacei…”
“Ti
sembro stupida per caso?”
“No,
a dire il vero mi sembri un po’ triste”
Sakura
sospirò e si girò dall’altra parte; era la prima volta che incontrava un
estraneo capace di comprendere il suo stato d’animo al primo sguardo, Naruto ci aveva impiegato anni prima di capire in anticipo
il suo umore e prendere le misure di sicurezza necessarie.
“Sono abbastanza
alto per offrire?”
“Non se mi dici che cosa fai!”
“Facciamo così: ehi barista, portane due. Una per ogni domanda, ogni
volta che chiedi ed io rispondo ne butti giù uno e viceversa”
“Ok ci sto!”
Sakura rispose
subito senza nemmeno pensarci due volte.
Sasuke si fece portare una
bottiglia e due bicchierini e cominciò il primo round.
“Ok
è chiaro che sei uno addestrato militarmente, che cosa fai?”
“Sono
solo un personal trainer”
“Mi
prendi in giro, fai l’istruttore in palestra?”
“Sissignora.
E sono due domande”
“Cavolo…”
Sakura
sapeva che stava mentendo, ma fu costretta a tenere il gioco e mandare giù
tutto di un fiato i due shots di liquore, sotto lo
stupore divertito del ragazzo
“Ehi
piano, non volevo costringerti a farlo”
“So
tutto di voi boriosi palestrati, una mia amica doveva sposarne uno…”
“Ah
davvero… Aspetta in che senso sai tutto, che vuoi
dire?”
“Voglio
dire che siete un branco di coglioni, arroganti ed egocentrici, che credono di
poter mentire e fare tutto quel cazzo che gli pare. Non uscirei mai con un
personal trainer.”
Il
ragazzo si fece abbastanza serio, colpito nel segno. Sakura non era certo una
che andava per il sottile, ma anche lui non era certo da meno.
“Perché
sarei egocentrico, faccio bene il mio lavoro e mi piace tenermi in forma. Mi
dispiace per la tua amica, ma io non sono così. Bhè è
stato un piacere”
“Ma
dove vai?”
“Me
ne vado a casa, hai detto che non usciresti mai con un palestrato!”
“Ho
detto che non lo sposerei mai…”
“Ah
bene allora…molto piacere io sono Sasuke”
“Sakura”
Si
strinsero la mano e Sakura notò come la quella di lui fosse incredibilmente
calda e morbida, inoltre dovette ammettere con sé stessa che si stava davvero
divertendo con lui; la faceva sentire bene e si accorse di sentirsi parecchio
attratta da lui, ma non aveva alcuna intenzione di fare il passo più lungo
della gamba. Decise di scoprire passo per passo come sarebbe andata a finire.
“Sakura…nome carino per una ragazza carina”
“Ok
adesso ci stai decisamente provando!”
“Lo
ammetto. Sono colpevole. E’ il mio turno adesso, che cosa fai?”
“Ha
qualche importanza?”
“No
affatto…”
Continuarono
a bere cicchetti e a scambiarsi domande e risposte, alcune delle quali
decisamente assurde, fino a che Sakura fu costretta correre fuori dal locale e
a vomitare sul marciapiede vicino all’aiuola; non era una abituata a bere in
quel modo, ma si sentì sollevata di sentire la sua mano che le strofinava
delicatamente la schiena e con l’altra le teneva indietro i capelli.
Sakura
respirò profondamente cercando di riprendersi e ridarsi un minimo di contegno,
non dimenticando però di fissare bene i paletti tra loro due.
“Non
ci vengo a casa con te, quindi non ci pensare…”
Si
misero entrambi a ridere e lui le chiamò un taxi che la riportasse a casa.
Si
scambiarono in numeri di telefono, non pensando minimamente che, il giorno dopo
avrebbe trovato un suo messaggio nella segreteria…
anzi, più di uno
“Ciao,
sono io…quello a cui hai vomitato sulle scarpe ieri sera… stavo pensando; ti andrebbe un caffè?”
***
Erano
in una fase di stallo, le pistole puntate l’una verso l’altra, interrogandosi
sui misteri che si nascondevano dietro ad ognuno.
Sakura
temeva che Sasuke fosse al soldo di Orochimaru, mentre Sasuke da
parte sua si poneva lo stesso quesito; decise di farsi avanti e parlare per
primo.
“Avrei
dovuto immaginarlo. Orochimaru ha molti sicari a sua
disposizione, non mi sarei mai aspettato che avrebbe mandato il migliore”
“Hai
capito male Sasuke, io non sono al soldo di quel
criminale. Tu piuttosto potresti benissimo far parte della sua organizzazione
Luna Rossa, ed essere qui per uccidermi”
“Sei
fuori strada Sakura, Luna Rossa non ha niente a che vedere con Orochimaru. Sono contento che non hai perso il senso
dell’umorismo. Non mi sentirò in colpa dopo che ti avrò sparato”
Il
suono del grilletto che veniva abbassato fu udibile all’orecchio di Sasuke, che, con la coda dell’occhio, notò il profilo della
canna di una pistola puntata a pochi millimetri dalla sua testa.
“Meglio
per te che abbassi l’arma e ti allontani dalla mia partner amico, o sarò io a
farti un buco in testa”
Sakura
tirò un lieve sospiro di sollievo, doveva riconoscere che Naruto
aveva sempre avuto un tempismo perfetto.
“La
tua partner?”
Sasuke rimase sorpreso dalla
presenza di Naruto e tornò a guardare Sakura che
continuava a tenere Sasuke sotto mira; Sasuke abbassò lo sguardo la cintura di lei e fu in quel
momento che vide il distintivo sbucare da sotto la giacca rossa; impresso
l’emblema della città e la sigla della Konoha Crime Investigation con sotto il numero identificativo che
spettava ad ogni agente.
I
muscoli iniziarono a rilassarsi e Sasuke abbassò
l’arma; da un certo punto di vista si sentì sollevato, date le circostanze, se
non fosse intervenuto Naruto, sarebbe stato costretto
ad ucciderla rimpiangendo di averla conosciuta.
“Naruto, non mi avevi detto che Sakura era la tua partner”
“E
tu non mi avevi detto che lei era la ragazza con cui uscivi.”
“Lo
sai come sono fatto. Tengo per me certi segreti”
“Ho
notato. Pare che lei non sappia proprio tutto su di te”
“E
nemmeno su di te a giudicare dall’espressione sul suo volto”
In
effetti Sasuke aveva ragione; Sakura abbassò l’arma
sconcertata vedendo i due parlarsi con naturalezza come se se si conoscessero
da anni. Per lei fu un vero colpo, si sentiva quasi tradita, specialmente dalla
persona a lei più vicina.
“Che
significa Naruto? Voi due…
vi conoscete?”
“Scusa…”
“Tu… sapevi già tutto fin dall’inizio e non mi hai detto
niente? Cos’altro hai omesso di dirmi?”
Sakura
era sull’orlo di una crisi isterica, come aveva potuto Naruto
tenerla all’oscuro di una cosa così importante, dopo che aveva speso ore ed
energie ad indagare su Luna Rossa e su tutta quella serie di omicidi che, ora
aveva capito, erano opera di Sasuke stesso.
Il
suono delle sirene della polizia si fecero sentire in vicinanza e quel punto Naruto abbassò l’arma lasciando libero Sasuke
di andarsene.
“Sarà
meglio che tu sparisca adesso Sasuke!”
“Ti
ringrazio. Hai parecchio di cui discutere con lei”
“Già… anche tu!”
Sasuke sorrise sghembo e
volse un ultimo sguardo a Sakura con amarezza, prima di tagliare la corda e
sparire all’arrivo dei soccorsi che giunsero di lì a poco in gran numero, tra
poliziotti, vigili del fuoco e paramedici.
Sakura
era furiosa e Naruto non poteva certo biasimarla, era
giunto il momento che i nodi venissero al pettine una volta per tutte.
-5
La
rabbia che provò in quel momento non era nulla paragonabile a ciò che avrebbe
fatto al responsabile della morte di suo figlio; Orochimaro
esternava raramente la suo furia vendicativa, la stragrande maggioranza delle
volte rimaneva impassibile e freddo come una statua, proprio come in quel
momento.
L’avvocato
ricevette un fax e lo lesse ad alta voce affinché anche Orochimaru
lo sentisse: la loro collaboratrice non era riuscita ad eliminare il sicario e Kabuto era morto, ma forniva il nome di un infiltrato di
Luna Rossa all’interno dell’organizzazione di Orochimaru,
che aveva tradito e fatto il doppio gioco fin dall’inizio ed in particolare i
nomi di alcuni agenti della KCI che avevano sequestrato i libri contabili dall’ufficio
del contabile e che stavano indagando ora su di lui.
Orochimaru apprese con interesse
la notizia, in particolare quella dell’infiltrato che, non soltanto aveva
rapporti con Luna Rossa, ma anche con la polizia, dal momento che aveva
ricevuto rapporto secondo il quale, in uno dei moli intestati a suo figlio, la
persona in questione aveva dato supporto proprio agli stessi agenti a cui gli
aveva richiesto di metterli a tacere.
Orochimaru prese il cappotto e si
avviò verso l’auto che, lo stava già aspettando nel garage interrato del
grattacielo; erano già stati contattati tutti i migliori uomini a protezione di
Orochimaru, dette fondo a tutte le sue risorse per
porre a termine quella partita.
Intanto,
presso il Kage Bridge, Kakashi
stava osservando il fiume, quando venne raggiunto da un giovane moro che gli si
mise al fianco, lo sguardo fisso davanti a se ad osservare anche lui le navi
che andavano e venivano lungo il fiume, il cielo si era fatto plumbeo e rombi
di tuono si fecero sempre più insistenti, segno che quel giorno ci sarebbe
stato un forte temporale.
“Sembra
proprio che con gli anni non hai perso ancora la mira”
“Mi
tengo allenato”
Sasuke aveva capito che era
stato Kakashi a coprirgli le spalle, in quell’hangar
e sapeva anche che non era stato del tutto un aiuto casuale.
“Desumo
che tu non fossi lì per puro caso”
“Dovevo
un favore ad una persona…”
“Piantale
con le stronzate, lo so che vai a letto con mia madre. Pensa ancora che abbia
bisogno di essere rimboccato alla sera…”
“E’
grazie anche a lei che sei ancora vivo. Portale un minimo di rispetto, cazzo!”
Sasuke evitò di controbattere
ancora; non temeva Kakashi, ma conosceva abbastanza
le sue abilità per sapere che quando si arrabbiava era meglio stargli alla
larga.
In
questo notò una certa somiglianza con una persona di sua conoscenza.
“Hai
per caso una parente alle tue dipendenze?”
“Ho
una figlia…adottiva. Ma non credo che la cosa ti
riguardi!”
Sasuke sapeva che Kakashi non si era mai sposato e nessuno era a conoscenza
che avesse adottato una figlia; c’era una sola ragione per la quale il suo
stesso istruttore aveva fatto un passo del genere: lei doveva essere molto
importante a tal punto da doverla proteggere con il suo stesso nome.
Vide
Kakashi che lo osservava dubbioso e fu a quel punto
che Sasuke estrasse, dal taschino interno della
giacca, la famosa agenda che aveva sottratto al contabile.
“Credo
che questa ti serva. C’è il nome della talpa ed anche molte altre informazioni
per inchiodare Orochimaru… ha ucciso i suoi genitori
vero?”
“E’
una lunga storia…”
“C’entra
anche Naruto?”
“Sei
più intelligente di tutta la popolazione di Konoha e
provincia,Sasuke…ma ti suggerisco di non mettere a repentaglio
la sua vita o te la farò pagare cara, dovesse essere l’ultima cosa che faccio in
questa dannata vita”
“Anche
se questo spezzerebbe il cuore a mia madre?”
“Anche
se questo spezzerebbe il cuore a tua madre!”
Per
Sasuke era più che sufficiente, aveva raggiunto il
suo scopo, portato a termine la sua vendetta, non c’era niente altro se non
lasciarsi alle spalle tutto e sparire; aveva deciso di mollare l’Organizzazione
e farsi una vita normale, in memoria di suo fratello e le sarebbe piaciuto
farlo con una persona speciale.
Si
congedò da Kakashi, il quale gli chiese dove sarebbe
andato, ma lui rispose che per un po’ non si sarebbero più rivisti e di stare
tranquillo, la vita di Sakura era al sicuro.
Come
previsto iniziò a piovere e anche piuttosto forte, le previsioni avevano
preannunciato una tempesta in piena regola, meglio stare al riparo e al tepore
del riscaldamento dell’auto; Naruto aveva
parcheggiato in una via residenziale, davanti al portone di un edificio in mattoni
rinnovato ed alla moda. Mise il freno a mano e sospirò, non aveva labenché minima idea da che parte cominciare e
Sakura aveva evitato di parlargli e di guardarlo per tutto il tragitto; era
visibilmente furiosa e doveva assolutamente trovare il sistema più indolore per
rompere quel muro, che si era frapposto così rapidamente tra loro.
“Sakura… sono profondamente dispiaciuto per quanto accaduto,
dico davvero. Non era mia intenzione ferirti e non mi ha nemmeno fatto piacere
nasconderti la verità, ma ho dovuto; Luna Rossa non c’entra nulla con Orochimaru, anzi il contrario,è da anni il nemico numero uno contro le
attività criminali di quel bastardo e… la KCI gli da
una mano. Motivo per cui mio padre e Kakashi hanno
dato la vita per salvarti; poi lui ti ha preso con sé ed io sono entrato in
seno all’Organizzazione, in quanto orfano. Io e Sasuke
siamo cresciuti insieme ma, io non ero tagliato per la vita da sicario ed ho
preferito seguire una strada diversa, pur sempre utile.”
Sakura
continuava a guardare fuori dal finestrino la pioggia che scendeva abbondante,
senza dire una parola, ascoltando in silenzio il racconto di colui che,
considerava un amico ed invece si era rivelato un bugiardo: quel che era peggio
era scoprire che anche il suo mentore, nonché padre adottivo, era implicato in
tutta quella faccenda e la cosa non fece che farle salire ancora di più la
rabbia. Non meritava di essere presa in giro così dalle persone di cui si
fidava di più.
“Abbiamo
speso ore ad indagare sul rapporto che c’era tra Luna Rossa ed Orochimaru e tu sapevi tutto e non hai detto una parola…mi hanno quasi ucciso sotto la metropolitana e tu
adesso mi vieni a dire che non potevi farne parola?”
“Non
ero sicuro…”
“Di
cosa non eri sicuro? Sentiamo, sono proprio curiosa!”
“Non
ero sicuro del perché di quella scia di morti che avevano come obiettivo Kabuto, poi quando tu hai fatto il nome di Sasuke mi è stato tutto chiaro.”
“Mai
hai continuato a tecere…”
“Dovevamo
comunque arrivare fino in fondo solo così
avrei trovato Sasuke, lui sicuramente sa molto più di
noi di tutto questo casino e sa anche il perché”
Sakura
continuava ad avere le idee confuse su tutto e sebbene una parte di lei le
diceva di non fidarsi più in ciò che diceva Naruto, l’altra
invece le diceva di seguire il suo istinto e di credere in lui ancora una
volta.
“Perché
siamo fermi davanti a questo palazzo?”
Coincidenza,
nel momento in cui Sakura pose quella domanda, Naruto
ricevette il messaggio da Shikamaru in cui diceva che
aveva scoperto l’indirizzo in cui si trovava il computer da cui era partita l’
e-mail con le copie dell’agenda; guarda caso l’indirizzo combaciava con quello
dove si trovavano e Naruto lo fece vedere a Sakura.
Lei
gli rivolse uno sguardo interrogativo, in dubbio se ascoltare o meno la
risposta.
“Immaginavo
che era stato Sasuke a mandare quella e-mail e l’indirizzo
corrisponde. Conosco questo palazzo, il fratello di Sasuke
ha un appartamento al piano attico. Sono piuttosto sicuro che si nasconde qui
adesso.”
“Lui...ha
un fratello?”
“Aveva… lo hanno ferito in missione ed è stato fatto fuori
da Kabuto. Ragione per cui il nostro amico era
decisamente incazzato nelle ultime ore…”
Sakura
era piuttosto indecisa sul da farsi; Naruto aveva
voluto chiarirsi con lei e adesso le offriva l’occasione per chiarirsi anche
con Sasuke, ma se proprio doveva essere sincera con
se stessa, aveva una paura folle; un mese fa era tutto carino ed affabile e
soltanto un’ora prima invece aveva intenzione di ucciderla perché la credeva
dalla parte del nemico.
“Posso
aspettare qui in macchina, qualora tu avessi bisogno di una mano…”
“No,
credo che me la caverò da sola questa volta…grazie!”
Sakura
scese dalla macchina, ormai che era lì tanto valeva scendere ancora nel pozzo e
vedere fin quanto ancora era profondo, anche se era certa che non ne sarebbe più risalita.
Naruto rimase ancora qualche
minuto in macchina ad aspettare, anche dopo che lei era entrata nel palazzo; non
fu sorpreso di vedere aprirsi lo sportello posteriore dell’auto e di trovarsi Sasuke seduto dietro, lo sguardo riflesso nello specchietto
retrovisore.
“Non
avevi niente di meglio da fare oggi in centrale? Sei pessimo a pedinare lo sai?”
“Volevo
solo assicurarmi che tu tornassi per parlarle.”
“Mi
prendi per il culo?”
“E’
appena entrata dal portone…”
Sasuke capì, dallo sguardo
profondo di Naruto, che non stava scherzando e si
girò a guardare il portone del palazzo; era abituato a ben altre situazioni,
non era sicuro di poterla affrontare, ma avrebbe dovuto prima o poi…
Sospirò
scocciato ed aprì con forza lo sportello imprecando in tutte le lingue che
conosceva.
“Bel
cazzo di amico!”
“Ricordati
che mi devi un favore!”
“Fottiti!”
Naruto se la rise mentre
teneva d’occhio Sasuke svignarsela nel vicolo
adiacente ed entrare dall’ingresso secondario. Adesso poteva anche tornarsene
in centrale, aveva bisogno di fare due chiacchiere con Kakashi.
[Note dell'autrice: eccoci qua, siamo alla
fine, anche se questo non è iil capitolo conclusivo, manca
ancora l’epilogo che ci sarà nel prossimo. Spero di non avervi deluso e che
questa storia abbia colto in pieno il vostro interesse. A me non è dispiaciuta
scriverla, mi rammarico di averci messo tanto ad aggiornarla, ma posso
ritenermi soddisfatta. Baci baci!!]
Cap.9 – 3
Asuma chiuse il garage con
il lucchetto; non era esattamente un vero e proprio garage, ma più una specie
di box/magazzino dove metterci le cose che non servono e in città ce ne erano
di diversi tipi e di varie dimensioni, acanone variabile.
Mise
la chiave in una busta con dentro un biglietto e la sigillò con cura prima di
imbucarla nella cassetta della posta; non appena ritornò alla sua officina,
notò che i portelloni erano ancora chiusi e che nessuno dei suoi ragazzi era
nei dintorni a lavorare, cosa alquanto strana dato l’orario.
Si
accorse troppo tardi di essere finito in trappola, quando due uomini lo
immobilizzarono da entrambi i lati e un terzo, che lui purtroppo conosceva
molto bene, sbucò dal suo piccolo ufficio in fondo all’officina accompagnato da
tutto il suo entourage.
“L’uomo
di Luna Rossa ha ucciso mio figlio… e ora la KCI ha
aperto nuove indagini su di me e mi tiene di nuovo per le palle; hai qualche
idea, Asuma, su chi sia il responsabile di questo?”
“Non
so cosa vuoi, nè di cosa tu stia parlando, ma di
certo non sono io il tuo martire”
Asuma venne fatto sedere su
una sedia e legato stretto con una corda, a niente valse il suo tentativo di
ribellarsi con la forza, i due uomini con le tenevano erano più grossi e
massicci di lui, ma non si arrese tanto facilmente.
Orochimaru si tolse la giacca e
si avvicinò; Asuma lo aveva già una volta visto
all’opera, non era certo uno che usava i guanti bianchi, sapeva essere la
peggiore di tutte le carogne.
Venne
colpito in faccia da un pugno che sapeva di acciaio, ma si accorse era il
sangue che sgorgava dal taglio sul labbro che quel pugno gli aveva provocato;
gli venne portata una chiave inglese, inutile per Asuma
immaginare l’uso che ne fece, le rotule di entrambe le ginocchia vennero
ridotte in poltiglia, con un cacciavite gli penetrò il fianco fino a spezzargli
una costola e poi un’altra ancora, una tortura che durò per un tempo infinito.
Lo
stava massacrando con gli stessi arnesi che Asuma
teneva nell’officina e quando ebbe terminato, Orochimaru
sembrava più fresco di quando aveva iniziato mentre Asuma
era ridotto a brandelli, ma continuò a ripetere che lui era l’uomo sbagliato.
Capì
subito il motivo per cui Orochimaru non era
intenzionato a credergli, entrò nell’officina una ragazza dai capelli rossi e
per Asuma fu peggio che ricevere una pallottola in testa;
Karin era la traditrice ed era la ragione per cui Orochimaru
non lo avrebbe lasciato in vita.
“Posso
risparmiarti ulteriori pene Asuma, se mi dici dove
trovare l’uomo di Luna Rossa e i nomi dei due tuoi nuovi amici poliziotti con
cui hai avuto recente contatto”
“Non
li avrai mai…”
“Ho
visto il video di sorveglianza del molo dove si trovavano i container; la
ragazza dai capelli rosa, chi è e per chi lavora?”
Asuma gridò di dolore per le
dita spezzate dalle pinze che Orochimaru aveva appena
usato; Asuma però resistette, non avrebbe mai detto
nulla che avrebbe messo in pericolo un solo membro di Luna Rossa o della KCI.
“Lo
scoprirò comunque, preferirei però che fossi tu a farmi risparmiare tempo… sempre che tu non ne voglia abusare ulteriormente…”
“Preferisco
marcire all’inferno…”
La
tortura ricominciò, ma Asuma non cedette ed Orochimaru a quel punto perse totalmente interesse a
continuare personalmente e lasciò che fosse Karin a finire il lavoro.
“E’
un vero peccato Asuma. Avevi talento, ed io odio
sprecare risorse preziose, ma non accetto il tradimento. Ti auguro un gradevole
viaggio!”
Come
previsto, fu proprio la rossa a puntargli la pistola in fronte e premere il
grilletto; una telefonata anonima avrebbe avvisato la polizia del cadavere del
proprietario di una officina di periferia ed Orochimaru
sapeva per certo che, il messaggio sarebbe arrivato presto al destinatario.
Sakura
trovò l’appartamento che le aveva indicato Naruto; la
porta era chiusa a chiave ma grazie ad un trucco molto semplice, perfezionato
in anni trascorsi in polizia, riuscì ad aprire la porta, facendo scattare la
serratura con l’uso di una carta magnetica.
L’appartamento
era messo a soqquadro, sembrava ci fosse stata una lotta di recente e Sakura
non riuscì a trattenere un senso di amarezza, non era certo come se l’era
immaginato; allo stesso tempo però non si stupì più di tanto, considerati gli
ultimi avvenimenti che avevano portato alla luce verità nascoste che avrebbe
preferito non conoscere.
Su
una mensola alla parete del salotto, vide alcune fotografie e ce ne era una in
particolare che attirò la sua attenzione; la foto ritraeva due giovani ragazzi
sorridenti, uno più grande rispetto all’altro, ma piuttosto simili negli occhi
e nei lineamenti: doveva essere stata scattata alcuni anni prima e sembravano
veramente felici.
Sakura
riconobbe Sasuke, doveva avere avuto all’incirca tra
i 13 e i 14 anni, l’altro invece doveva essere il fratello deceduto, almeno
così aveva detto Naruto; Sakura prese la foto per
osservarla ancora più da vicino e sorrise, immaginando come poteva essere stata
l’infanzia di Sasuke e dovette riconoscere che, anche
suo fratello non era stato di certo un brutto ragazzo.
“Trovato
nulla di interessante…detective?”
Sakura
si girò di scatto verso la porta di ingresso e trattenne il fiato vedendo Sasuke in piedi che la osservava con il suo solito sorriso
sghembo, non pensava che lo avrebbe rivisto tanto presto e sentì il volto
comprimersi in una smorfia di rabbia; doveva esserci sicuramente lo zampino di Naruto…
Rimise
la foto al suo posto con molta cura, cercando le parole migliori per
affrontarlo, impresa non così facile come pensava.
“Nulla
che colleghi un comune personal trainer con fucili d’assalto AK47 e pistole
calibro 45…”
“Touchè… sono in arresto?”
“Tecnicamente…”
Sakura
aveva d’istinto portato la mano alla fondina della pistola, senza però
impugnarla; voleva conoscere la versione di Sasuke ma
allo stesso tempo temeva ciò che era in grado di fare, lo aveva visto e non era
molto propensa a fidarsi.
“Non
giocare con me Sakura, ricordati che ti ho salvato la vita”
“Vorrei
che non lo avessi fatto…”
“Forse
hai ragione… in caso contrario non me lo sarei mai perdonato…”
“Perché?...”
Quella
domanda suonò come una sconfitta ed una delusione, ma anche un forte desiderio
di sapere la verità; in fondo lei provava sentimenti forti per Sasuke, fin da quando lo aveva conosciuto e pensava che lui
un po’ la ricambiasse; ora però non ne era così sicura…
“Avevamo
fatto un patto, ricordi? Nessuno dei due doveva parlare o chiedere del lavoro
dell’altro, ed io sono costretto a vivere nell’ombra di una menzogna per
proteggere me stesso, la mia famiglia e l’Organizzazione. Nessuno deve sapere
chi siamo e quello che facciamo…”
“Già,
me ne sono accorta…”
Sasuke si era avvicinato di
qualche passo e Sakura si irrigidì notevolmente; aveva conosciuto un uomo che
si era rivelato più pericoloso di Orochimaru stesso e
si trovava ora sola con lui, sperava davvero di non essere costretta a
sparargli per difendersi, ma allo stesso tempo si sentiva pervasa da uno strano
senso di eccitazione che non aveva mai provato con nessun altro.
“Eri
l’ultima a cui avrei voluto mentire o fare del male, ma non c’è nulla che possa
cambiare ciò che sono…”
“Non
avvicinarti così… non farlo”
Erano
uno di fronte all’altra, così vicini che Sakura poteva sentire sul suo viso e
il calore che il corpo di Sasuke poteva emanare,
sebbene nell’appartamento non facesse particolarmente caldo.
“Dovresti
allentare la presa, sei troppo tesa, sarebbe molto facile disarmarti”
Sasuke le prese la mano e
lentamente le fece estrarre la pistola dalla fondina, la prese lui stesso di
persona e la appoggiò sulla mensola dietro a Sakura; lei non si oppose, avrebbe
voluto ma non aveva alcuna capacità di ragionare con lucidità quando era con
lui, in quella circostanza poi era ancora più difficile.
“Forse
dovresti scegliere uomini meno complicati…”
“Forse
sei tu che dovresti scegliere un tipo di donna…semplice”
“Adoro
quelle che sanno il fatto loro, e tu non sei certo in fondo alla lista…”
“Rimane
il fatto che sei un assassino e io un poliziotto, non è certo un’ottima combinazione…”
“Ma
pur sempre intrigante. Non sei curiosa nemmeno un po’?”
“In
un certo senso, direi di sì…”
Si
scambiarono lo sguardo per un istante, lei era sicura di aver scorto sul suo
volto un sorriso malizioso, che non lasciava spazio a diverse interpretazioni;
mise la mano dietro la nuca di lei e si avvicinò ancora di più per baciarla,
inizialmente con dolcezza, poi nell’arco di un secondo sentì la sua lingua
nella sua bocca, dolce e morbida farsi sempre più vorace, fino al punto che non
potè resistere oltre e cercò di liberarsi dalla sua
stretta.
Era
la prima volta che la baciava e non si aspettava una reazione di quel genere,
voleva fermarsi ma non ebbe il coraggio di allontanarlo.
“Ricordi
che ti avevo detto che dovevo darti una cosa?”
Le
sussurrò a bassa voce sulle labbra e per un attimo Sakura non era sicura di
aver capito; poi le tornò in mente l’ultimo messaggio che lui le aveva mandato
prima di annullare il loro appuntamento e quanto rimase entusiasta in quel
momento, fu quasi come ritornare al liceo ed alle prime cotte adolescenziali.
Fece
cenno di sì con la testa e lui non perse tempo a ritornare alla carica, con una
certa foga passionale che Sakura rimase travolta e non potè
che reagire facendosi trascinare da quell’uragano che o poi l’avrebbe portata
via; capì allora a cosa si riferiva Sasuke e rispose
con la stessa foga con cui ora lui la divorava.
Non
si rese conto di come o di quando i vestiti finirono sul pavimento, ma un
attimo dopo erano in camera da letto a finire ciò che avevano appena iniziato.
- 2
Kakashi era nel suo ufficio,
quando la divisione investigativa della scientifica lo avvisò dell’omicidio
avvenuto nel garage di Asuma.
Per
Kakashi era chiaro che Orochimaru
stava mettendo in atto la sua personale vendetta contro tutti quelli coinvolti
nella morte di Kabuto; il suo obiettivo in
particolare era Sasuke e il solo modo per trovarlo
era torturare ed uccidere chiunque aveva avuto a che fare con lui, o sapeva
come rintracciarlo.
Il
messaggio era molto chiaro e non vi erano dubbi che, in un qualche modo,
sospettasse anche di Sakura; la sicurezza della sua identità era appesa ad un
filo e non poteva permettere che Orochimaru mettesse
le mani su di lei.
In
quell’istante entrò Naruto nell’ufficio e, non appena
vide la faccia di Kakashi, capì subito che qualcosa
non andava.
“Sembra
che non abbia avuto buone notizie questa mattina capo. Ecco perché il tempo non
accenna a migliorare…”
“Piantala
subito con le battute idiote e dimmi dove si trova Sakura adesso!”
“Ehm…l’ho lasciata a casa di una persona…”
“E
chi sarebbe?”
“So
che comunque mi prenderebbe a calci nel culo, ma non credo di poterglielo dire”
“Hai
torto Naruto, io posso fare molto peggio che
prenderti a calci nel culo, quindi meglio per te che Sakura non sia con la
persona che ho in mente in questo momento”
“Lei
sapeva che uscivano insieme?”
Naruto era caduto come il
solito idiota nella trappola di Kakashi; le sue non
erano mai minacce fatte a vuoto, ed era capace di ottenere ciò che voleva con
sottile inganno e semplice intimidazione. Tattica acquisita in anni di
esperienza operativa.
Naruto se ne accorse troppo
tardi, il volto di Kakashi era diventato di pietra,
non aveva la benché minima idea che, Sakura e Sasuke,
si frequentassero né tanto meno da quanto; se avesse potuto avrebbe scagliato
tutta la scrivania fuori dalla finestra, ma anche l’autocontrollo era una dote
acquisita in anni di esperienza.
“Cavolo
sono proprio un coglione…”
“Asuma è appena
stato ucciso. Orochimaru intende dare la caccia a Sasuke e non esiterà ad uccidere chiunque sia con lui o
abbia anche solo una minima relazione con lui…questo
include anche te e Sakura”
“Non
è me che la serpe vuole morto capo, ma Sasuke…”
“Chiamalo
e fate in modo che lei non venga coinvolta. E’ giunta l’ora di porre fine a
questa storia una volta per tutte”
Aveva appena terminato di fare la
doccia, fuori ancora pioveva a di rotto e si sedette sul letto al suo fianco ad
osservarla silenziosamente; Sakura era crollata per il sonno e dormiva
profondamente, Sasuke non aveva alcuna intenzione di
disturbarla, tanto che aveva tolto la suoneria al cellulare.
Poco dopo però, il telefono iniziò a
vibrare, e quando vide il nome di Naruto sullo
schermo, si alzò e se ne andò in cucina a rispondere, pensando che fosse
realmente importante; quando si rese conto che era peggio di quello che si
aspettava, un ombra scura gli ricoprì il volto e si irrigidì come una pietra.
“Asuma è stato ucciso. Orochimaru è intenzionato a fare strage di tutta l’
Organizzazione e della KCI pur di trovarti. Sakura non è al sicuro insieme a
te, dobbiamo impedire che si avvicini a lei. Passo a prenderti tra 10 minuti”
Dal punto in cui si trovava poteva
scorgere la camera da letto, la porta era aperta e poteva vedere il profilo di
Sakura sotto il lenzuolo, lei ancora dormiva e sentì il sangue ribollire per la
rabbia e il cuore spezzarsi in mille pezzi: era consapevole che doveva
proteggerla ma allo stesso tempo sapeva che, se fosse andato ad affrontare Orochimaru, non sarebbe più tornato.
Elaborò rapidamente un piano per
assicurarsi che, se proprio doveva morire, almeno Orochimaru
lo avrebbe seguito; mandò un messaggio con il cellulare e andò a vestirsi,
doveva essere pronto per quando Naruto sarebbe
arrivato; non aveva la benché minima idea di cosa avesse in mente quella testa
quadra ma non aveva scelta che affidarsi a lui.
Non svegliò Sakura e non lasciò alcun
messaggio, preferì non rendere il tutto ancora più difficile e se ne andò,
l’ultima missione prima della fine.
-1
Karin era in procinto di partire verso
le isole esotiche, era stato organizzato tutto dall’avvocato di Orochimaru, doveva solo recuperare alcuni effetti personali
che mise accuratamente in una borsa da viaggio di medie dimensioni.
Intendeva viaggiare comoda e una volta
arrivata a destinazione, con tutti i soldi che aveva ricevuto, non sarebbe
stato un problema comprare tutto quello che aveva sempre desiderato; uscì dal
portone del palazzo dove abitava ed attraversò il portico esterno verso il
parcheggio dove avrebbe trovato uno degli autisti di Orochimaru
che l’avrebbe accompagnata all’aeroporto: aveva tutto, soldi, un nuovo
passaporto ed una nuova identità, era sicura che avrebbe avuto un roseo futuro,
ma si accorse subito di essere seguita e non le ci vollemolto per capire che, nonostante le sue
abilità ed ogni precauzione presa per non farsi rintracciare, alla fine Luna
Rossa l’aveva trovata; venne presto circondata da almeno una decina di uomini
vestiti con abiti scuri e da dietro una colonna sbucò il capo in persona: Fugaku voleva essere sicuro che il traditore non vedesse
più la luce del giorno.
“Signorina Karin, sono dolente di informarla che il Consiglio
ha stabilito che i suoi servigi non sono più richiesti .”
Karin sogghignò, non si aspettava certo
un bel tornato e nemmeno le interessava di cosa pensava l’Organizzazione e
della sua politica; rimase immobile in attesa che ognuno degli uomini intorno a
lei impugnò la pistola e, in contemporanea, fecero fuoco.
La
limousine nera era bloccata nel traffico della strada principale del centro, la
pioggia incessante stava creando notevoli disagi e rallentamenti, ma Orochimaru non aveva fretta; era intenzionato a trovare l’uomo
che aveva ucciso suo figlio ed una volta trovato era intenzionato a dargli una
morte lenta e molto dolorosa.
Ad
un tratto squillò il telefono cellulare dell’avvocato, seduto nel sedile di
fronte ad Orochimaru e gli passò la telefonata; era
inusuale che lui rispondesse alle chiamate fatte al telefono di un'altra
persona, ma l’avvocato disse che era importante: la voce di un uomo fece
intendere ad Orochimaru che avrebbe presto ricevuto
il suo premio.
“Ho
saputo che mi stai cercando”
“Deduco
che questa non sia una semplice telefonata di cortesia”
“Deduzione
esatta. Sprechi il tuo tempo, non è così facile trovarmi”
“Il
tempo amico mio è l’unica cosa di cui posso vantarmi di possedere in abbondanza… e presto io mi prenderò il tuo di tempo”
“Come
ti ho già detto, non è così facile trovarmi… sarò io
a trovare te, so già dove stai andando e mi assicurerò che la tua meta sia la
definitiva”
La
chiamata venne interrotta, Sasuke e Naruto avevano avuto il numero dell’avvocato di Orochimaru grazie a Shizune, la
seconda esperta informatica della KCI che aveva da poco preso servizio,
sostituendo Shikamaru.
Era
molto brava ed aveva fornito loro le coordinate del gps
della limousine di Orochimaru ed aveva scoperto,
entrando nel computer portatile dell’avvocato, che si stava in quel momento
recando al suo aeroporto privato appena fuori città.
Sasuke aveva un piano ed
aveva deciso di farsi aiutare da Naruto; uscirono
velocemente dalla superstrada, avrebbero intercettato Orochimaru
al suo arrivo all’aeroporto, ma nessuno
dei due s’immaginava che, a sua volta, Orochimaru
aveva fatto intercettare la chiamata ed aveva mobilitato tutto il suo esercito
personale che avrebbero atteso l’arrivo di Sasuke
all’ingresso in aeroporto; avevano l’ordine di catturare l’uomo di Luna Rossa
vivo e poi avrebbe pensato lui stesso ad eliminarlo.
Quando giunsero ai cancelli di ingresso del
piccolo aeroporto, videro che il jet privato di Orochimaru
stava uscendo dall’hangar, era sicuramente intenzionato a lasciare la città,
allo stesso tempo si accorsero del muro di auto e uomini armati che iniziarono
a sparare contro il suv che Naruto
stava guidando; imprecando cercò di sterzare per evitare le pallottole, non era
certo un blindato quello su cui stavano viaggiando, diversi colpi centrarono il
fianco ed i vetri dei finestrini andarono in frantumi, poi Sasuke
gli intimo di proseguire e sfondare la recinzione laterale; appena oltre era
posteggiata una camionetta che rifornisce gli aerei di benzina, una volta
oltrepassata la recinzione, Sasuke si sporse dal
finestrino e sparò una serie di colpi contro la cisterna che esplose generando
una colonna di fumo che si levò verso il cielo.
“Ehi ma che
intenioni hai?”
“Segui il
piano Naruto”
“E’ appena
andato a farsi benedire il tuo piano… SASUKE!”
Il
moro era già saltato giù dall’auto, approfittando del fumo e delle fiamme si
mise a sparare con una piccola mitragliatrice, parte integrante del suo
arsenale personale; intendeva tenere occupati gli uomini di Orochimaru
in modo che Naruto avesse il tempo di proseguire
comunque con il piano concordato.
Non
sarebbe stato facile c’erano uomini armati ovunque, ed uno in particolare
armato di bazuka punto contro il suv
che si stava dirigendo verso l’aereo; Naruto se ne
accorse e fu costretto e saltare fuori dall’auto prima che il missile lo
centrasse in pieno.
Come
da copione, l’auto venne fatta saltare in aria e senza troppi indugi Naruto si mise a correre dietro all’hangar per sfuggire ai
suoi inseguitori che già gli stavano sparando; Sasuke
ebbe un bel daffare per tenere occupati i suoi avversari, erano troppi, molti
di più di quanto si aspettasse e no ci volle molto che rimase a corto di
caricatori.
Dovette
a quel punto ricorrere alle bombe a mano, fortunatamente ne aveva un paio con
se, lanciandoli contro gli uomini armati riuscì a liberarsi la strada e
buttarsi nella mischia affrontandoli uno per uno, utilizzando le loro stesse
armi da fuoco come supporto.
Gli
anni di duro addestramento servirono bene allo scopo ed aveva eliminato quasi
tutti, ma era così concentrato nella lotta da non essersi accorto che l’ospite
tanto atteso era infine giunto alle sue spalle; l’ultima cosa che udì fu il
colpo esploso a poca distanza da lui, il dolore al fianco fu un lampo che era
praticamente impossibile ignorarlo.
Si
accasciò contro la portiera di una delle auto ferme vicino all’hangar e si
portò la mano contro la ferita per fermare il sangue che già usciva abbondante;
dopo quasi 24 ore si ritrovò a guardare occhi negli occhi l’uomo con cui suo
padre aveva combattuto per tutta la vita e che, per ironia della sorte, lui
stesso gli aveva ucciso il figlio.
“Sei
molto coraggioso te lo concedo, ma anche molto ingenuo. Ad ogni modo preferisco
modi alternativi per porre fine alla vita di coloro che mi ostacolano il
cammino”
“Come
hai fatto con il procuratore Haruno vero? Conosco i
tuoi così detti modi alternativi,non c’è niente di più vile che sterminare
un’intera famiglia e far saltare la casa per coprire il misfatto. Ma ancora più
vile e non aver personalmente acceso la miccia”
“Così
parlò per l’ultima volto un uomo che uccide a comando.”
Orochimaru non era solo, ma si
liberò del cappotto e della giacca e decise di affrontare Sasuke
personalmente senza pistole e senza armi di alcun genere, così come doveva
essere tra veri uomini.
Ma
era anche un uomo abile nell’inganno, non aveva infatti esitato a sparargli
alle spalle prima, in modo da essere sicuro di poter avere la meglio su di lui;
in fin dei conti sapeva che avrebbe affrontato un uomo forte e ben addestrato,
voleva la certezza che sarebbe morto soffrendo.
Sasuke riuscì a rimettersi
in piedi, il tempo per incassare un poderoso destro dritto sulla mascella, il
secondo lo parò con il braccio reagendo a sua volta con tutte le tecniche di
arti marziali che conosceva; dovette ammettere che, nonostante l’età, Orochimaru era molto abile nel combattimento ed anche molto
forte, ma il suo vantaggio dipendeva dalla ferita che gli aveva inferto.
Sasuke accusò un colpo basso
dritto sulla ferita al fianco che gli fece perdere terreno e il vantaggio
ottenuto da Orochimaru su di lui si fece sempre
maggiore; riuscì a tenergli testa ancora per poco, dopodiché le forze
iniziarono e venire meno ed Orochimaru rincarò la
dose facendolo crollare a terra ai suoi piedi.
“C’è
sempre una conseguenza nell’ostacolarmi e sebbene condivida il tuo risentimento
per la perdita di tuo fratello, non posso certo perdonarti di aver preso la
vita di mio figlio”
Orochimaru sogghignò, sicuro di
avere la vittoria in tasca, quando ad un tratto un sibilo echeggiò nell’aria ed
un proiettile gli passò vicino al volto procurandogli una ferita alla guancia
che lo fece indietreggiare; ci furono diversi spari, da un punto imprecisati
intorno all’area dove si trovavano, non erano uomini di Orochimaru
e Sasuke sorrise di sbieco, la bocca impastata di
sangue per i colpi inferti da Orochimaru.
“Credevi
di poter avere tutto?”
Orochimaru lo guardò con rabbia
mentre i suoi uomini di scorta cominciarono a sparare a loro volta e l’avvocato
gli andò incontro intimandogli di allontanarsi e di raggiungere il jet.
“Non
finisce qui, hai la mia parola”
Orochimaru ed i suoi uomini si
misero a correre verso l’aereo pronto a partire, il pilota aveva già avviato i
motori, lasciando Sasuke moribondo in mezzo al
piazzale ancora con il sorriso stampato in volto.
“E’
già finita, stronzo”
Il
gruppo salì sull’aereo e il portellone venne chiuso, l’aereo si incamminò verso
la pista di decollo; Sasuke vide l’aereo prendere il
volo con a bordo Orochimaru, in viaggio verso l’inferno…
“3…2…1…”
A
pochi minuti dal decollo, appena raggiunto la quota ideale, l’aereo esplose con
un boato assordante; Naruto era riuscito ad entrare
nell’hangar da una porta posteriore, per impedire agli uomini che lo stavano
inseguendo aveva bloccato la porta dall’interno con un’ascia che era stata
lasciata vicino all’entrata. A guardia dell’aereo c’erano soltanto due uomini
al soldo di Orcohimaru e grazie all’addestramento
ricevuto, sia da Luna Rossa che dalla KCI, non gli fu difficile sbarazzarsi di
loro e salire indisturbato sull’aereo per piazzare la bomba di piccole
dimensioni dentro la centralina di controllo; una volta decollato l’aereo,
grazie a un detonatore comandato a distanza, fu sufficiente premere il bottone
e dato che il serbatoio era pieno di benzina il risultato era assicurato.
Naruto uscì dall’hangar in
tempo per impedire ad Orochimaru di infierire su Sasuke e metterlo in fuga e quando fu il momento fece
saltare in aria l’aereo; raggiunse Sasuke dolorante
per le ferite inferte ma sollevato di aver messo la parola fine alla legacy di Orochimaru e di aver,
allo stesso tempo, protetto la donna di cui si era innamorato.
“Ho
sempre pensato che la mia vita fosse troppo banale. Sei decisamente uno
straccio Sasuke”
“Piantala
idiota, non è poi così esaltante come pensi finire con le costole a brandelli.”
“Bhè almeno non hai perso il tuo senso dell’umorismo”
Le
auto della polizia, vigili del fuoco ed ambulanza arrivarono a sirene spiegate
e Naruto prese sottobraccio Sasuke
per farlo rialzare e portarlo via ma il moro si oppose.
“Sono
stanco amico, non ho più voglia di nascondermi!”
“Non
posso lasciarti qui e ad ogni modo se rimango lo sai che cosa succederà”
“Ne
sono grato e preferisco che sia tu a farlo”
Naruto aveva capito a cosa
si riferiva e sospirò osservando ancora una volta i veicoli che stavano
entrando nell’aeroporto; sapeva benissimo cosa comportava quella richiesta e fu
costretto ad assecondare l’ultimo desiderio del suo amico.
“Va
bene, come vuoi. Andiamo… coraggio, in piedi, sei in
arresto con l’accusa di omicidio. Hai il diritto di rimanere in silenzio, se
rinunci a questo diritto qualunque cosa dirai potrà essere usata contro di te
in tribunale. Hai diritto ad un avvocato, se non puoi permettertelo te ne verrà
assegnato uno d’ufficio ecc…ecc…
Cavolo quanto ti odio in questo momento!”
Sasuke sorrise sghembo mentre
Naruto gli prese i polsi e lo ammanettò; le auto
degli agenti si fermarono a pochi metri da loro e subito dietro, da un’auto di
ordinanza, scese Kakashi che osservò Sasuke gravemente ferito ed ammanettato mentre Naruto lo trascinava verso una ambulanza e scortato da
altrettanti agenti.
Sasuke si voltò verso di lui
e poco dopo spostò lo sguardo oltre la recinzione metallica, una macchina nera
era posteggiata sul ciglio della strada che costeggiava il piccolo aeroporto, i
vetri oscurati impedivano di vedere chi fosse seduto all’interno, ma Sasuke sapeva che suo padre lo stava osservando e si limitò
a sorridergli con aria di sfida: aveva messo la parola fine ad anni di guerra
contro il crimine organizzato di Orochimaru ed allo
stesso tempo aveva rotto una delle regole principali che costituivano le
fondamenta dell’intera Organizzazione.
[Note
dell’autrice: un saluto ai cari lettori che hanno seguito questa storia. Questo
è il capitolo conclusivo, mi ha fatto davvero sudare ma spero che il risultato
sia stato, almeno per molti di voi, gradito ed apprezzato.
Un
grazie sincero a manga, merylwatase,
Zonami84, TsubakiNakamura,
eco89 sasuxsaku, biancocchio,
gabirella92, LaSignorinaRottermaier per le vostre
preziose recensioni che mi hanno dato lo stimolo per portare a termine questa
impresa. Spero di rivedervi ancora nelle prossime pubblicazioni.
Baci
baci!!]
- Epilogo
Sasuke venne ricoverato per
almeno tre giorni, piantonato nella sua stanza dalla polizia 24 ore su 24; Kakashi non era intenzionato a lasciarlo andare ed allo
stesso tempo dovevano tenere la notizia della sua cattura lontano dai media.
La
morte di Orochimaru era già finita sulle prime pagine
di tutti i giornali, Kakashi fu costretto a staccare
il telefono per le continue chiamate da parte del sindaco e del governatore che
chiedevano con insistenza dettagli sulle indagini al riguardo; sebbene la morte
del più pericoloso criminale della storia della città aveva da una parte reso
un favore a gran parte della popolazione, per molte persone invece la cosa
aveva creato notevoli disagi, c’era il rischio che venisse scoperto il vaso di
Pandora e che molti nomi finissero in pasto ai social.
A
Kakashi non importava granché degli interessi
personali delle alte sfere, il suo lavoro era mettere i criminali dietro le
sbarre e non assecondare i capricci dei politici corrotti; inoltre doveva
tenere Sakura il più lontano possibile da Sasuke e
soprattutto dai giornalisti.
Quando
si era svegliata e non aveva trovato Sasuke nell’appartemento quel giorno, aveva tempestato sia lui che Naruto di messaggi e telefonate, ma senza alcuna risposta.
Riuscì
a parlare con Naruto solo alcune ore dopo, appena
tornata in centrale e fu soltanto allora che il suo amico le raccontò di quanto
accaduto all’aeroporto e che Orochimaru era morto;
Sakura per un attimo trattenne il respiro, per anni aveva cercato il modo di
vendicarsi su colui che aveva sterminato la sua famiglia e sapere che alla fine
erano stati proprio Naruto e Sasuke
a porre fine alle sue pene, fu per lei come respirare aria nuova e potè solo essere grata ad entrambi.
Quando
poi Naruto le riferì che, su richiesta di Sasuke, lo aveva arrestato ed era stato portato al pronto
soccorso per curare le ferite che aveva subito, Sakura non se lo fece ripetere
due volte e guidò a tutta velocità verso l’ospedale.
Una
volta lì però venne fermata da Kakashi e da altri
agenti di polizia che le impedirono di vederlo; Sakura capì che il suo mentore,
nonché padre adottivo, era a conoscenza del suo rapporto con Sasuke, e sebbene non fosse particolarmente d’accordo, allo
stesso tempo non poteva consentirle di parlare con lui per una questione di
sicurezza, in quanto ricadevano su di lui accuse molto gravi e la stessa
Organizzazione al quale apparteneva stava muovendo mari e monti per tenere
segreta tutta la vicenda.
La
questione era soprattutto non far sapere che, un killer ben addestrato artefice
di diversi reati, tra cui anche l’omicidio di Orochimaru,
aveva rapporti intimi con un detective di polizia e che quel detective altri
non era che la figlia del defunto procuratore Haruno;
tutto questo avrebbe creato un certo imbarazzo ed avrebbe compromesso la
posizione di Sakura ma anche la credibilità della stessa KCI.
Solo
a Naruto era permesso vedere Sasuke
e promise a Sakura di tenerla a conoscenza in ogni momento delle sue condizioni
e che gli avrebbe fatto sapere che lei era lì.
Infatti
Naruto entrò poco dopo nella stanza di ricovero di Sasuke, i monitor accesi indicavano i valori nella norma e
lui era sveglio a fissare la finestra, lo sguardo più furioso di quanto Naruto potesse rammentare.
“Ti
trovo in gran forma!”
“Fottiti,
questo bip assordante non mi fa dormire la notte e il
fianco mi fa un male cane!”
“Proprio
come dicevo; sei in gran forma.”
“Cos’era
tutto quel trambusto in corridoio, pareva una crisi isterica in piena regola!”
“Sakura
sa che sei in ospedale ma Kakashi non le permette di
vederti. Non è una che cede tanto facilmente ma questa volta è costretta a fare
retromarcia”
Sasuke si irrigidì imprecando
sottovoce, sapeva che la situazione per loro due si era ulteriormente
complicata; ammesso e non concesso che sarebbe andato in galera, Kakashi stava facendo soltanto il bene di Sakura a tenerla
lontana da lui. Anche se fosse uscito dall’ospedale, non avrebbe comunque
potuto rivederla e quel pensiero era più straziante del suono delle macchine a
cui lo tenevano attaccato tutto il giorno e tutta la notte: lo avevano
ammanettato al letto così che non potesse scappare, non sentiva neppure lo
stimolo di andare al bagno, il catetere sopperiva allo scopo.
Ad
ogni modo non aveva alcuna intenzione di fuggire, poteva soltanto stare lì
sdraiato in quel letto di ospedale, contando i minuti in attesa di conoscere il
verdetto che avrebbe segnato il suo futuro a venire; in quel futuro, qualunque
fosse, non c’era posto per Sakura.
Lei
in compenso si recava in ospedale tutti i giorni insieme a Naruto;
non poteva violare gli ordini impartiti da Kakashi
che le impedivano di parlare con Sasuke, ma almeno
aveva il suo compagno che la aggiornava di volta in volta; era molto triste e
preoccupata, aveva la sensazione che presto lo avrebbe perso e che non avrebbe
mai più avuto modo di vederlo in futuro.
Accadde
dopo circa una settimana, dal giorno in cui Orochimaru
fu ucciso, Kakashi si recò a fare visita a Sasuke insieme ad un agente che gli consegnò un borsone
sportivo con dentro del vestiario pulito.
Non
era più attaccato alle macchine e gli avevano tolto le manette così da poter
andare in bagno in tutta tranquillità, sempre comunque sotto stretta
sorveglianza di un poliziotto che stava con lui tutto il tempo dentro la
camera, fino a quando non arrivava Naruto e l’agente
poteva andare in pausa.
Quel
giorno però Sasuke rimase sorpreso che, a fargli
visita, fu proprio Kakashi, il quale però non era portatore
di buone notizie.
“Sei
libero di andare, non sei più un sospettato sotto custodia”
“Immagino
che mio padre abbia fatto sfoggio di uno dei suoi trucchi di magia”
“La
morte di Orochimaru ha creato non poco trambusto e molte
persone preferiscono non essere coinvolte; l’accordo con il giudice è che tu
venga prosciolto da ogni accusa, tu non eri presente e non hai visto nulla, a
condizione che venga riaperto il caso della morte del procuratore Haruno e che tu sparisca dalla circolazione”
“Conosco
il termine “sparire dalla circolazione” così come conosco mio padre; ero già
spacciato prima ancora di fare un buco in fronte a Kabuto”
“C’è
qualcosa che posso fare per te, prima che tu te ne vada?”
Sasuke stava per rispondergli
ma si trattenne, non era così facile chiedere al tuo capo di dire addio alla
donna della tua vita, specialmente se questi le ha fatto da padre per quasi
vent’anni.
“No,
grazie. Ora sono in pace!”
Indossò
gli abiti puliti e firmò il foglio di uscita, si sentiva più leggero nel sapere
che, almeno Sakura, aveva ottenuto giustizia per la morte della sua famiglia.
Uscito
dall’ingresso un’auto nera parcheggiata sul ciglio del marciapiede lo stava
aspettando; un uomo scese dall’auto dal posto di guida e gli aprì lo sportello
del lato passeggero, Sasuke con molta calma continuò
a camminare nella sua direzione e salì in macchina senza guardare in faccia
nessuno nemmeno alla persona seduta di fianco a lui, convinto che fosse suo
padre.
Fu
solo quando l’auto si mise in viaggio che la persona di fianco a lui gli parlò
e nel momento in cui riconobbe la voce, un’ombra di sconcerto, sorpresa ed
orrore gli si stampò in volto.
“Lieto
di rivederti… fratello!”
“Itachi? Ma…non è possibile… tu eri…”
“Morto?
Già era esattamente ciò che doveva sembrare affinchè
tu portassi a termine il lavoro. Anche se con qualche acciacco alla fine ne sei
uscito tutto di un pezzo”
“Tu
non eri morto? Ma che razza di storia è questa; portare a termine il lavoro ma
di che diavolo stai parlando?!”
Sasuke era furibondo ed Itachi non poteva certo biasimarlo; lo aveva usato per
raggiungere uno scopo ben preciso, ma quella decisione fu necessaria e venne
presa in cambio di un grande sacrificio.
“Ok,
adesso ti puoi calmare e lasciarmi spiegare? Non era mia intenzione ingannarti
ma non avevo scelta; il mio obiettivo era Kabuto, ma
qualcosa andò storto a sono stato ferito, sospettavamo una talpa all’interno
dell’Organizzazione e quando hai incrociato la tua strada con quella di Kabuto abbiamo dovuto prendere una decisione. Io, papà e Kakashi ci siamo messi d’accordo quella sera in ospedale;
dovevo essere dichiarato morto affinchè tu ti
mettessi a caccia di Kabuto, una volta ucciso
luie scoperto il traditore non ci sarebbe voluto molto per eliminare
definitivamente Orochimaru e così è stato.”
“Ti
ringrazio fratello adesso sono molto più sollevato e incazzato di prima. Buon
per te che non ho un’arma con me adesso, perché ho veramente una gran voglia di
renderti deceduto per davvero stavolta”
“Apprezzo
il tuo senso dell’umorismo, ma dubito che riusciresti a centrare il bersaglio”
“Quanto
ti odio…”
“Comunque,
morale della favola è che ci siamo liberati definitivamente del nostro peggiore
nemico ed io sono il nuovo leader di Luna Rossa”
“Stai
scherzando?”
“Papà
è uno stronzo, lo hai sempre saputo, era ora che se ne andasse in pensione;l’accordo
era che, una volta portato a termine la
missione, io avrei preso il suo posto, Kakashi
avrebbe continuato a dirigere la KCI e la parte logistica ed amministrativa
dell’Organizzazione…e tu saresti stato libero”
Sasuke non poteva credere a
ciò che stava ascoltando; tutto quanto era stato organizzato ad arte solo per
eliminare il nemico e poi congedarlo definitivamente?
Sapere
tutto questo non gli giovava al sistema nervoso, sebbene in fondo al cuore era
felice di vedere che suo fratello era ancora vivo, ma non era ancora sicuro di
cosa ne sarebbe stato di lui; Itachi gli aveva appena
detto che era libero, non più un membro attivo dell’Organizzazione, pulito,
senza più un passato da assassino alle spalle, ma cosa avrebbe fatto ora?
Itachi gli consegnò una
cartellina nera, al suo interno la risposta alle sue domande.
“Dentro
c’è tutto; nuovo passaporto, nuova identità, nuovo cellulare, un nuovo conto
bancario, ci sono abbastanza soldi per poter ricominciare da zero ed una serie
di lavori che potresti fare, devi solo sceglierne uno. Prenditi una vacanza
prima se ti va e poi goditi la tua vita, te lo sei guadagnato”
“Io
non so proprio cosa dire, se grazie o mandarti al diavolo…
Mi viene in mente soltanto mamma; come sta?”
“Sa
che stai bene, aspetta solo una tua telefonata. Inoltre ha chiesto il divorzio”
A
Sasuke quell’ultima frase non lo sorprese più di quel
tanto, erano anni ormai che i suo genitori dormivano in camere separate e poi
comunque sua madre già intratteneva rapporti intimi con il suo vecchio
fidanzato Kakashi, così come Fugaku
di tanto in tanto se la spassava con qualche nuova adepta dell’Organizzazione.
“Mi
domando perché ci abbia messo così tanto”
Si
misero a ridere e scambiarono ancora qualche parola fino a quando non
arrivarono ad un parcheggio, dove un’altra auto li stava aspettando; quell’auto
avrebbe accompagnato Sasuke verso la sua nuova
destinazione, così dopo essersi salutati pacificamente, un nuovo viaggio ebbe
inizio.
Un
mese dopo, Sakura era seduta alla sua scrivania con lo sguardo perso ad
osservare dalla finestra i palazzi di fronte alla sede della KCI; non aveva più ricevuto notizie di Sasuke;
l’ultima volta che si recò in ospedale insieme a Naruto,
videro che non c’erano più gli agenti addetti alla sua sorveglianza e quando
entrarono nella sua stanza era vuota.
Incrociarono
una infermiera e le chiesero del paziente che era ricoverato lì e lei rispose
che era stato dimesso con l’autorizzazione dello stesso Kakashi;
Sakura provò più volte a parlare con lui riguardo a Sasuke,
ma lo stesso Kakashi rimaneva sempre vago sulle sue
risposte, le disse semplicemente che era tutto sistemato e che non doveva più
preoccuparsi per lui.
A
Sakura le si spezzò il cuore, non solo perché aveva perso l’uomo che amava, ma
anche perché il suo padre adottivo ne era in parte la causa; se anche solo una
volta le avesse concesso di vederlo, invece non aveva fatto altro che respingerla
e tenerla costantemente lontana da Sasuke, ed ora lui
se ne era andato per sempre.
Non
aveva più ricolto la parola a Kakashi se non per
lavoro, al di fuori di esso si era estraniata dal mondo e non voleva vedere
nessuno; ogni tanto tornava in quel bar dove, lei e Sasuke,
si incontrarono per la prima volta, sperando di vederlo entrare dalla porta, ma
non avvenne mai.
Era
assorta dai ricordi quando venne richiamata alla realtà da un fattorino che le
consegno una busta e le chiese una firma; la busta sigillata non recava
mittente ed era indirizzata specificamente a lei, quando la aprì trovò dentro due
chiavi, una era di una macchina e l’altra sembrava quella di un lucchetto per
via delle piccole dimensioni ed una biglietto con un indirizzo, un numero
composta da due lettere e tre numeri ed alcune semplici parole “fanne buon
uso”,
firmato dal defunto Asuma.
Sakura
non aveva la più pallida idea del motivo per la quale quell’uomo avesse inviato
proprio a lei quella busta e non sapeva neppure cosa farne di preciso; cercò su
internet l’indirizzo indicato nel biglietto e scoprì soltanto che si trattava
di un affitta magazzini, con diversi lotti di varie dimensioni, provò così a
telefonare e scoprì che lo strano numero scritto sul biglietto era il numero
identificativo di uno dei lotti che avevano affittato di recente.
Sakura
rimase a riflettere sul da farsi quando entrò Naruto
con il sacchetto della colazione e decise allora di andare insieme a lui a
vederedi cosa si trattava; gli spiegò
la situazione e lui accettò di accompagnarla, per essere sicuro che non si
trattasse di una qualche trappola.
Il
magazzino si trovava nella zona industriale appena fuori città; trovarono il
lotto indicato nel biglietto e Sakura aprì il lucchetto con la chiave che Asuma le aveva fatto recapitare.
Quando
aprirono il portellone non poterono credere ai loro occhi; l’ultimo gesto di Asuma prima di morire, fu quello di consegnare in mano a
Sakura una macchina nera d’epoca, risalente agli anni ’70, un raro modello di
Mustang serie Sharingan in perfette condizioni, come
se fosse appena uscita dalla fabbrica.
Naruto la riconobbe subito e
non potè fare a meno di imprecare ad alta voce.
“Che
io sia dannato è la macchina di Sasuke!!”
“Come
hai detto?”
“E’
la macchina che stavamo cercando, ricordi? L’auto che aveva rubato Kabuto. E’questa, è di Sasuke!”
Sakura
in quel momento ricordò quel giorno, non aveva più pensato che Asuma aveva detto che si sarebbe occupato lui dell’auto,
non immaginava però che la facesse trovare proprio a loro; fu il giorno più
lungo della sua vita ed alla fine, tutto ciò che è riuscita ad ottenere era una
macchina, ma non una macchina qualsiasi: la sua.
“Asuma si è raccomandato di farne buon uso, ma non so
esattamente cosa intendeva. In teoria andrebbe restituita a Sasuke…
“
Peccato
però che Sakura non aveva la benché minima idea di dove si trovasse; fu allora
che Naruto le porse una piccola busta bianca, all’interno
c’era una lettera con in calce il timbro della KCI e la firma di Kakashi ed un piccolo biglietto con un altro indirizzo.
“Ma
che cos’è?”
“Ero
venuto nel tuo ufficio proprio per questo. Ho parlato con Kakashi
l’altra sera e l’ho convinto. Ha firmato il tuo congedo. Sei in vacanza a tempo
indeterminato. Puoi consegnargliela tu la macchina? Io ho un appuntamento con Hinata tra 20 minuti e sono già in ritardo.”
Sakura
sbattè più volte le palpebre dalla sorpresa, che le
venisse un colpo, un raggio di sole aveva fatto capolino nel cielo grigio che
era diventata la sua vita, poteva di nuovo rivederlo e questo grazie all’aiuto
di Naruto.
Lo
abbracciò istintivamente e lui ricambiò l’abbraccio sapendo che non si
sarebbero rivisti almeno per un po’, era contento di aver fatto la cosa giusta,
in fondo sia Sakura che Sasuke se lo meritavano.
“Bhè non hai bisogno di un passaggio, il mezzo a
disposizione ce l’hai già. Porta i miei saluti al teme”
Il
suono delle onde dell’oceano gli conciliavano il sonno; le giornate si erano
fatte più calde ed aveva speso il suo tempo a correre sulla spiaggia, a fare
surf e a crogiolarsi sul divano con qualche birra.
Le
ferite era guarite, aveva seguito il consiglio di Itachi
e si era preso una lunga vacanza nella casa di famiglia sulla spiaggia,
nonostante fosse trascorso un mese e cominciasse ad annoiarsi, allo stesso
tempo non aveva alcuna intenzione di mettersi in cerca di un lavoro.
Spesso
pensava a Sakura, a tutte le volte che aveva provato a telefonarle ma non aveva
mai avuto il coraggio di premere il bottone della chiamata; aveva bisogno di un
po’ di tempo per pensare, lasciare che le acque si calmassero, ma ancora non si
era deciso a fare il primo passo.
Forse
lei si era già rifatta una vita, che diritto aveva lui di stravolgergliela di
nuovo; stava considerando l’idea di lasciare perdere definitivamente e
dimenticarla quando udì il rumore di un auto in avvicinamento nel vialetto
sterrato della villa.
L’abitudine
a tenersi sempre pronto ed armato non l’aveva persa e stava già prendendo mano
alla pistola, quando di colpo si bloccò: aveva riconosciuto il suono del
motore, un motore inconfondibile alle sue orecchie e lo riconobbe, perché lo
aveva assemblato lui stesso quando rimise a nuovo la sua Mustang Sharingan.
Uscì
di corsa dalla villa e fu piacevolmente sorpreso di rivedere la sua adorata
macchina, ma ancora di più nel vedere appoggiata vicino al cofano Sakura, in
occhiali da sole e tenuta estiva con le chiavi in mano che gli sorrideva in
maniera ambigua, sorriso che non gli dispiacque affatto.
“Mi scusi
signore ha per caso perso lei quest’auto?”
Sasuke si mise a
ridere e dovette ammettere che era uno schianto sotto quell’aspetto ed era
contento di averla ritrovata
“Sono un po’
costernato; sono indeciso se è la macchina a rendere più sexy te e tu a rendere
più sexy la macchina”
“Un vero e
proprio dubbio amletico. Non mi dici nemmeno ciao?”
Sasuke si avvicinò
con rapidi passi e la prese tra le braccia baciandola come mai aveva fatto
prima, assaporando ogni singolo contatto; Sakura rispose all’abbraccio
sollevata di riaverlo di nuovo e questa volta senza inganni né distintivi.
“Sakura non so
come tu abbai fatto e non lo voglio sapere. Ho riavuto te e la mia auto
preferita e questo mi basta!”