LA DAMA DEL LAGO

di Blu_Polaris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aaron e Max ***
Capitolo 2: *** cena e spettacolo ***
Capitolo 3: *** Pozzanghere ***
Capitolo 4: *** Marcus ***



Capitolo 1
*** Aaron e Max ***


~~1- Aaron e Max
Gentilissimo Aaron Smith
Vorrei proporle una visita nella mia villa per investigare su un'entità strana che infesta la mia dimora.
Sarei onorato di offrirle un posto letto e un pasto caldo purché lei liberi la mia famiglia da quest'ultimo malevolo individuo.
L'entità in questione è misteriosa e compare di notte, sono numerose le volte in cui mia figlia vede una dama ectoplasma vagare nel laghetto nel giardino. Mia figlia Sara è distintamente scossa, come del resto mia moglie, la mia famiglia e tutta la mia servitù.
Sarei onorato quindi della vostra presenza.
Lunedì pomeriggio, alle sei, verrà un mio cocchiere presso la vostra dimora, aspetto risposte.
Distinti saluti
Sir. Mortimer Norrington

Aaron, giovane indagatore, ovviamente aveva risposto con un modesto:

Sir. Norrington sono onorato di venire alla vostra dimora. Porterò mio fratello per ausilio alla mia persona.
Distinti saluti.
Aaron Smith

Ora Aaron era eccitatissimo, felice più che mai di andare a caccia di entità dopo tanto tempo.
L'ultima volta era riuscito a parlare con uno spirito oscuro, un'entità maligna che tramava contro il giovane duca Hogart Nelli.
 Era una bellissima dama fantasma che il duca aveva ucciso e lui, Aaron Smith, giovane, talentuoso e affascinante investigatore dell'ignoto l’aveva sbattuto in gattabuia.
Proprio per questo fatto il povero (affascinante, talentuoso e giovane) non trovava più lavoro.
Era ovvio, un nobile in galera era una notizia succulenta e tutti i giornali avevano iniziato a scrivere.
Insomma, il bel Aaron era stato lanciato in un orribile voragine chiamata "disoccupazione", in più da poco sua madre si era risposata e aveva lasciato a lui il giovane fratello Max.
Ma per sua fortuna adesso questo ricchissimo Sir Norrington era perseguitato da un'entità sovrannaturale.
Assaporò quel momento come se fosse un cucchiaio di gelato, tirò un bel respirò di sigaro e poi si alzò.
C'era solo un problema: dirlo a Max.
Attraversò la casa paterna in pochi secondi.
<<  Maximus...   >> e aprì la porta di quella camera, quella di suo fratello.
In quel preciso momento la puzza di chiuso lo invase, le pesanti tende di velluto scolorite coprivano il sole di mezzogiorno.
Aaron s avvicinò e con un lungo movimento secco aprì le finestre. Si pentì.
A terra c'erano vestiti di ogni genere, bottiglie di vino, sedie zeppe di fogli con assurdi scarabocchi.
Il letto era completamente sfatto ma non vi era nessuno all'interno.
Max giaceva a terra, ancora in abito da sera visto che la notte precedente aveva deciso di andar a far baldoria con il suo amico Bartolomeo imbucandosi ad un ballo di alta società. A guardarlo c'era riuscito. Il ragazzo era coperto dal piumone e con il cuscino a coprirgli il capo.
Russava in modo sonoro e pieno.
<<   Maximus! Alzati!  >> gli disse Aaron mentre lo tirava via dal piumone <<  Alzati!  >>.
Maximus, detto Max, era il secondo figlio di Clara e John Smith e dopo la morte di quest'ultimo aveva vissuto con la madre fino a qualche mese prima.
Purtroppo quando compì sedici anni Max era stato mollato davanti l'uscio di casa del fratello maggiore.
Non vedeva Aaron dalla morte del padre, tre anni prima, e quando bussò si trovò d'avanti un bell'uomo di ventisei anni, col viso sofisticato, con una barbetta incolta e grossi occhi neri con occhiaie.
E così suo fratello l'aveva accolto in casa e lui, come un profugo, si era preso la stanza più grande di tutte.
Aaron quindi era stato costretto per più di un anno a tenere un fratello incontrollabile in casa.
Anche se giovane Max aveva iniziato a portar disprezzo verso sua madre che aveva deciso così dal nulla di risposarsi.
In quel momento però il ragazzino era troppo stanco per rispondere a quelle imprecazioni, dopotutto era tornato a casa alle sei del mattino.
<<   MAX! Maledizione alzati!  >> e con i nervi a fior di pelle Aaron gli stampò un calcio nel fianco. I suoi stivali di cuoio affondarono nel corpo rilassato del giovane, questo saltò in piedi e atterrò sul letto.
<> urlò lui massaggiandosi il fianco <<  M i hai fatto male!  >> disse.
Max aveva sul collo e sulle guance impronte di rossetto, il colletto era stropicciato e macchiato di rosso e la cravatta giaceva larga sul collo. Anche la povera giacca era tutta stropicciata, la manica era tutta scucita sulla spalla. Max aveva di certo fatto festa.
<<  Non m'importa! Alzati dobbiamo andare!  >>
<<  Andare? Andare dove??  >> chiese spogliandosi.
<<  Ti fidi di me??  >>Aaron sembrava posseduto da una strana energia.
<<  NO!  >>.
Max, al contrario del fratello, amava far baldoria e far tutto ciò che per lui era comodo. Aaron invece amava il suo lavoro, anche se non era un vero e proprio lavoro, amava dormire e fumare ma rispettava i propri limiti.
Max ricordava in un certo senso sua madre, spirito libero e fannullona mentre, Aaron era d'aspetto e di carattere uguale a suo padre.
<<  Tu fidati. Non morirai se per una volta non poltrirai fino a mezzodì! Si lavora!  >>.
Descrivere la scenata che ne seguì è a dir poco difficile, le urla si sentirono fino alla strada e i passanti attraversavano per timore di qualche oggetto volante che non attese ad arrivare.
I vestiti sporchi e le bottiglie di Max volarono nel giardino incolto seguiti da insulti e minacce.
<<  Non ci penso neanche! Caccia ai fantasmi, io!? Nono! Io voglio vivere!  >>
<<  Max, devo ricordarti che nostra madre ti ha lasciato qui, con i bagagli, dicendoti di rimanere con me?  >>.
Max si osservò i piedi, la verità era troppo per lui, sua madre dopotutto l'aveva fatto per il suo bene ma lui gli portava ancora rimorso.
<<  Andrò da Bartolomeo  >> disse secco lui mentre prendeva una valigia da sotto il letto.
Aaron afferrò il fratello per il polso e lo guardò dritto negl'occhi.
Se quelli del fratello maggiore erano neri come la pece quelli di Max erano turchesi come il mare all’alba.
<<  Andare a vivere da un tuo amico? Sì, vai. Dopotutto qui non ti comporti da abusivo... Tu verrai. Punto e basta!    >>.
Ci vollero altri dieci o quindici minuti di dura lotta verbale e almeno dieci minuti di annegamento nella vasca da bagno per convincere Max a partire.
Quando Aaron spiegò che c'era la figlia di sir. Norrington che vedeva questo spirito Max si interessò.
<<  Una figlia, eh... quanti anni avrà?  >>
<<  Adesso vuoi fare il cavaliere, Max?  >> chiese il fratello.
Max era quello che si definiva un "dongiovanni", più di una volta sua madre si era ritrovata a dover cacciare fuori dai guai il figlio.
Una volta una giovane fanciulla si era presentata alla porta, in lacrime, reclamando l'attenzione di Max che ovviamente se n'era già bello che svignata con un'altra.
<<  Sai com'è, una ragazza in pericolo ha bisogno di un cavaliere ...  >> disse lui già sognando.
Aaron non parlò con il fratello fino alla mattina del lunedì, mentre il giovane si era preparato valigie su valigie e le aveva appoggiate nell'atrio.
Max aveva solo una piccola sacca puzzolente sulla spalla.
<<  Hai intenzione di andare via solo con quello?  >> disse Aaron indicando l'oggetto.
Max alzò gli occhi e fissò il fratello come se avesse detto un'eresia.
Il fratello maggiore la sapeva lunga su quegl'occhi così allegri, sua madre (nelle numerose lettere che arrivavano ogni fine mese) diceva spesso che Max aveva un'espressione particolare quando la sua mente fabbricava idee strane.
<<  Cos'hai in mente, Max?  >> chiese con le mani sotto al mento e un'espressione calma.
<<  Credo che la bella figlia di "sir Norrington" morirà per me!  >>.
<<  Inizio a pensare che finirà male...  >>
<<  Come sei pessimista, fratello  >> e gli occhi di Max fecero un guizzo.

Alle sei del pomeriggio una carrozza di legno pregiato, con il tetto elaborato e numerosi ghirigori dorati sulle fiancate, si fermò davanti casa Smith.
Aaron notò che il cocchiere, un uomo di mezza età e con un naso aquilino, sembrava incredibilmente rigido.
I due meravigliosi frisoni neri, con redini brune e ciuffi cadenti, erano notevolmente calmi.
<<  Salve, sono Aaron Smith e lui è mio fratello Maximus ...  >> si presentò con garbo il primo dei due fratelli.
<<  Mi chiami Max, amico!  >> rispose a suo modo Max che venne freddato dal fratello.
Aaron, di pessimo umore, caricò le valige. Purtroppo erano talmente tante che il povero ragazzo dovette mettere i bagagli all'interno della carrozza.
Fu così che solo Max si sistemò nell'abitacolo e Aaron si accomodò di fianco allo strano cocchiere.
I meravigliosi cavalli, eleganti e massicci facevano intuire che i proprietari erano persone nobili e rispettabili.
Il cocchiere, con un gesto delle redini, partì con uno scossone e, con il naso all'insù e gli occhi socchiusi non proferì parola.
In poco più di dieci minuti la carrozza aveva attraversato le strade più larghe della città.
La piazza, gremita di persone al mercato, proiettava sguardi sul lussuoso mezzo, e Aaron sentì Max salutare il suo amico borghese Bartolomeo.
Il rumore degli zoccoli dei frisoni divenne più ritmato quando, dopo poco, la carrozza salì un lieve pendio; a quel punto Aaron decise di iniziare a far domande, dopotutto era il suo lavoro.
<<  Allora, lei è?  >> chiese, in modo più che garbato al cocchiere.
Questo, quasi controvoglia aprì gl'occhi e osservò il suo interlocutore.
Il suo enorme naso e gli occhi vitrei ricordavano a Aaron uno di quei vecchi cani emaciati e malati che aveva da bambino.
<<  Sono Willbur, il servitore più fidato della famiglia Norrington, ma avrei veramente piacere a sapere se lei non è l'ennesima fregatura  >> l'uomo parlava con una voce nasale e fastidiosa, di chi ha il raffreddore tutto l'anno. Aaron, comunque, non rimase sorpreso di quel modo di fare.
Esistevano, nel suo lavoro e in tanti altri, uomini di pochi scrupoli che inventavano di tutto per un po' di oro.
Ma lui, Aaron, gli spiriti lì vedeva (tutti potevano vederli in realtà), lì sentiva e a volte riusciva anche a parlarci. Adesso però la sua paura si fondava sulla collaborazione del fantasma, tutto il suo lavoro dipendeva da quanto quella strana entità avesse collaborato.
<<  Non si preoccupi, io vedo e sento, posso provarglielo se vuole...  >> disse lui, mentre proprio vicino ai due grossi frisoni neri comparve un puledro bianco.
La strada era cambiata, adesso non vi era più verde ma grossi alberi dai tronchi neri e spogli, la neve iniziava a riempire i lati della strada e non c'era nessuno in giro. Proprio per quello Aaron aveva deciso di richiamare (bastava chiedere, diceva lui, se uno spirito uno spirito è buono e puro, uscirà da se) un’entità benigna.
Tutti gli animali fantasma, sia lupo che agnello, hanno le anime pulite e buone. La loro vita è finita come la natura vuole, secondo il cerchio della vita e il volere della terra.
Il cocchiere però non sembrava sapere ciò e nel più completo terrore lanciò i cavalli al galoppo.
Il puledro bianco, dai contorni sfocati e l'immagine evanescente, galoppo quasi felice vicino ai due cavalli vivi che, di certo, non sembravano disturbati dalla sua presenza.
<<  Si fermi!  >> ordinò Aaron.
<<  Ma che succede?  >> chiese invece Max con la testa fuori dall'abitacolo mentre si reggeva una bombetta nero lucido sul capo.
<<  Niente, Max! Levati quel cappello dalla testa!  >> urlò il fratello maggiore mentre prendeva le redini e fermava i cavalli. Il puledro fantasma trottò intorno alla carrozza e con un balzo nel vuoto, proprio davanti al cocchiere, sparì in una nuvola di vapore bianco.
Aaron, con il fiato corto, si sistemò i capelli scompigliati e osservò il cocchiere.
<<  Io non sono un truffatore, quello è un puledro del vostro maniero, vero?  >> chiese il giovane.
 Il signor Willbur lo guardò con tanto d'occhi e fece di sì con il capo.
<<  Sì, quello era una bestiola delicata … ma è morto ...  >>
<<  Durante l'inverno, troppo freddo per una povera bestia piccola come quella ...  >> spiegò Aaron.
Gli occhi del cocchiere si spalancarono per lo stupore, lasciò intravedere il suo terrore e poi, con estrema calma, ripartì.
<<  Ma cos'è successo?  >> chiese da dietro Max, con ancora la bombetta sul capo.
<<  Levati quel cappello, Max!  >> latrò il fratello.
<<  Mi sto facendo bello per la mia Sara!  >>.
Solo in quel momento il cocchiere fece una fragorosa risata, di quelle veramente subdole.
<<  Arrenditi ragazzo. Suo padre le cerca marito da quando ha quindici anni, non sarai tu il suo boccone  >>.
<<   Donna difficile, vero?  >>
<<   No, donna giovane e insicura.. . >> rispose il cocchiere Willbur curvando leggermente a sinistra, in un meraviglioso viale alberato composto da platani secolari che filtravano una luce tenue.
Aaron rimase con tanto d'occhi nel vedere, in fondo alla strada, un'enorme villa quadrangolare con una meravigliosa terrazza e pompose gargolle. Le pareti erano tutte di pietra bianca e nascondevano due piani enormi.
Max, con il naso all'insù ammirava lo splendido e suggestivo paesaggio.
Infatti il giardino, o meglio, il maniero. Era invaso da un prato verde e rigoglioso, pieno di grossi alberi pronti e pacati a far ombra, il viale acciottolato era abbellito da vasi e anfore di tempi andati.
Davanti all'entrata c'era un'enorme fontana con un guizzo d'acqua alto un paio di metri e decisamente pomposo. 
All'interno vi nuotavano meravigliosi pesci colorati e bellissime tartarughe.
Da lontano, molto lontano, si intravedeva un bellissimo laghetto con un grosso ponte e un salice sulla sponda. Aaron pensò che quel meraviglioso luogo era troppo irreale per essere vero.
I grossi cavalli si fermarono con un gesto secco.
<<  Siamo arrivati ...  >> disse Willbur, ancora un po' scosso.
Max era già sceso dalla carrozza e si era affacciato a vedere i pesci all'interno della fontana, per piacere di Aaron una delle tartarughe più grosse gli morse il dito.
<<  Maledetta bestiaccia! Staccati!  >> urlò Max, senza pudore, lanciò un paio di imprecazioni.
Si fermò solo quando la tartaruga mollò la presa e sparì nel fondo della fontana.
<<   Spero che non le abbiate fatto male ...   >> disse una voce molto pacata e profonda dalla porta della villa.
L'uomo che parlava era il signor Mortimer Norrington, un uomo molto alto e massiccio, con capelli biondi e baffi a manubrio del medesimo colore, aveva due occhi verdi che sembravano fari.
Indossava, come ogni uomo aristocratico, un vestito sontuoso e nero.
<<  Mio fratello non recherà più danno alle vostre belle creature, sir.  >> disse Aaron afferrando il fratello minore e costringendolo a stare a capo chino.
<<   Quelle? Quelle bestie sono di mia moglie e mia figlia. Se farete un giro nella mia dimora noterete che vi sono anche pavoni e meravigliosi cavalli di razza   >> spiegò il nobile <<   Chi di voi due è il "cacciatore di fantasmi"?   >> chiese.
Aaron fece un passo avanti e, con molta fermezza disse: <<   Io, ma non mi definisco "cacciatore", bensì un semplice intermezzo...   >>
<<  Beh, siete voi che avete fatto arrestare il duca Nelli, giusto?  >>
Il povero Aaron già sentiva il suo denaro volar via da lui quando, con un cenno, disse di sì.
<<    Bene, quell'uomo era un vero barbaro, non più nobile di una capra... l'unica cosa che mi è dispiaciuta è che quella povera fanciulla sia morta... impiccata giusto?  >>
<<   E buttata in un fossato...   >>.
<<  Povera donna. Un peccato, veramente un peccato.   >>

La lussuosa tenuta Norrington era a dir poco infinita.
Max si era bello che dileguato a cercare la figlia di Mortimer e Aaron era rimasto solo con il nobile.
L'uomo, in completo silenzio, aveva guidato il giovane dietro alla villetta.
Aaron Smith, bello, intelligente e affascinante ebbe un brivido lugubre nel vedere un enorme gargoyle di pietra a circa due metri da terra. L'orribile creatura aveva le ali da pipistrello semi aperte e dalla bocca zannuta fuoriusciva dell'acqua che, placida, si riversava dentro un grosso abbeveratoio per cavalli.
Ci vollero un paio di minuti per capire che, gli ultimi trenta metri percorsi erano stati impiegati solo per girare l'angolo della grossa casa. Il nobile Norrington si avvicinò al recinto più vicino e chiamò, con un fil di voce, il nome di uno dei suoi stallieri: Achille.
Egli era un giovane muscoloso e di bell'aspetto ma che dava l'impressione di essere una persona semplice e pacata.
<<  Porta a me e al mio ospite i migliori stalloni  >> disse il sir senza degnarlo di uno sguardo, come se fosse cieco. Achille, con incredibile calma rientrò nella stalla e ne uscì poco dopo con due meravigliosi purosangue arabi dal manto sauro. Avevano le zampe lunghe e la muscolatura di animali tenuti bene in allenamento.
<<  Mio giovane amico, per vedere le mie terre non c'è niente di meglio di un buon cavallo   >> e diede due pacche sulla spalla dell'equino. Salì in sella e, con un colpo secco, partì direttamente al trotto. Aaron osservò per qualche secondo Achille che distolse lo sguardo in un lampo.
Il giovane Smith partì a passo veloce, il trotto non era il suo forte.
Mortimer Norrington era il classico uomo bramoso di ricchezza, le sue terre erano ricche di piante esotiche e di animali altrettanto altezzosi.
L'uomo possedeva un numero di cavalli di razza fuori dal comune, tanto che aveva creato un vero e proprio business; una ventina di fenicotteri , cigni, anatre, meravigliosi falchi, poiane, cani da caccia, da guardia e da compagnia.
Aaron rimase a bocca aperta nel vedere il meraviglioso laghetto che, poco prima, aveva visto da lontano.
La parola "laghetto", a sua detta, non era di certo il termine perfetto. Era enorme, il ponte era largo almeno un metro e lungo sei.
Al di sotto vi erano ninfee rosa e bianche, un numero infinito di calle e piantine e, con sorpresa di Aaron, almeno dieci grosse carpe.
Per un attimo fu convinto di vederne una bianca come il latte e con gli occhi azzurri.
<<   Ma...  >>
<<   Bello vero?   >> disse orgoglioso il nobile <<  Questo laghetto l'ha voluto la prima dei miei cinque figli. Aveva gusto la mia Angie   >>.
Che sir Norrington avesse cinque figli ne era sicuro, aveva letto qualche articolo di giornale su quanto quest'individuo fosse generoso.  In più, con sorpresa, aveva scoperto che il ricavato di molti dei suoi affari con i cavalli era rivolto a un orfanatrofio della periferia della sua città natale.
<<  Sua figlia Angie?  >>
<<   Sì, era molto bella, mia figlia. Intelligente come pochi. Tutti i nobili le andavano dietro e lei, come una vera diva, li rifiutava tutti  >> sembrava fiero di quello che diceva ma i suoi occhi erano lucidi.
<<  Perché parla al passato, signore?  >> chiese Aaron, l'aveva notato solo in quel momento.
<<  Mia figlia è scomparsa sei anni fa  >>.


Max era sgattaiolato silenzioso e cauto nelle cucine.
Il suo primo intento era stato quello di trovare la figlia di Sir. Norrington ma un languore l'aveva deviato mentalmente.
Con un olfatto fine come il suo, guidato dai morsi della fame, era scivolato dentro un enorme atrio con il pavimento di marmo bianco e nero. Davanti a se aveva una gigantesca scala che si biforcava, una rampa andava a destra e l'altra a sinistra. Era ovvio che alla servitù che lavorava nelle cucine era scomodo stare ai piani superiori perciò Max deviò il suo sguardo sulle varie porte presenti.
Ce n'erano tre per parete, una più pomposa dell'altra, tutte bianche e oro, con maniglie lucide e elaborate.
Max, vissuto in una casa modesta (ma non troppo), non era abituato a tutto quel lusso sfrenato; perciò andò a naso. Sentì un profumino delicato di pollo arrosto, di quegl'aromi che trascina il vento per errore. Seconda porta a sinistra, ne era sicurissimo: L'aprì.
Il suo naso l'aveva sicuramente preso in giro, davanti a se non c'era un bel pollo succulento ma il vecchio e nasuto Willbur.
<<  Mi dica, signorino...   >> disse con voce nasale e anonima.
<<  Le cucine? Ho una gran fame, Will!  >> esclamò lui, dando una sonora pacca sulle spalle all'uomo.
Con la sua aria assente e scontrosa, senza degnarlo di uno sguardo, Willbur disse:
<<  Mi chiamo Willbur, signorino Maximus Smith. E la informo, con cordialità, che il pranzo, in realtà la cena, sarà pronta a momenti  >>.
Max si sentì offeso, stava per fare una brutta battuta sull'enorme naso dell'uomo quando un ragazzino, molto più piccolo di Max (esagerando aveva tredici anni), comparve.
Era un bel ragazzino, ma dal viso bambinesco, molto simile al padre (biondo e occhi verdi).
<<   Oh su! Will, dai uno stuzzichino al nostro ospite...   >> disse, anche la voce era molto acuta, ancora da fanciullo.
<<  Sì, signore   >>.
<<  Tu devi essere Aaron Smith! Sei venuto a levarci di dosso quel fantasma psicopatico?  >> chiese il ragazzino, ma Max non rispose.
I suoi occhi di ghiaccio si erano soffermati a ciò che c'era dietro al ragazzino: una bellissima ragazza dagl'occhi verdi e i capelli castani.
<<  Signor Aaron?  >> chiese di nuovo il ragazzino, solo allora Max riprese a guardare il piccolo.
<<  Non sono Aaron...sono suo fratello Maximus, ma puoi chiamarmi Max ...   >> disse rivolto a lui, poi alzò il collo e con un tono di voce bello alto disse:  <<  Anche lei può chiamarmi Max, signorina!  >>.
Lei rise, anche gli occhi brillavano felici per le attenzioni date, ma subito un altro ragazzo, molto più basso del ragazzino, comparve dal nulla.
I due erano molto diversi, se il primo era biondo, l'altro era bruno e se l'altro aveva gli occhi verdi l’altro li aveva neri.
<<  Oh, mi scusi Maximus. Io sono il quinto figlio della famiglia. Sono Leonard, quello laggiù invece è Andrea; al suo fianco la mia sorella maggiore Sara  >>.
Ma l'unica cosa che Max percepì fu il nome della ragazza.

 

<<  Come può notare, signor Smith, questa è ormai la mia casa… mi ero scocciato di vivere in città e di dover avere a che fare con la "plebe". Così, da un giorno all'altro, ho raccolto me, mia moglie e i miei figli e mi sono trasferito qui. La mia Angie è scomparsa circa un anno dopo. Il minore dei miei figli, Leonard, aveva a mala pena sette anni  >>.
Aaron aveva capito quindi che tutta la famiglia amava follemente la nuova casa e che Angie era invece molto amante di quel laghetto.
<<  Mia figlia Angie...  >> continuò il nobile <> e indicò, sulla sponda destra del lago, un grosso salice dai rami pigri. <<  E leggere, o disegnare... A volte faceva entrambi. Poi un giorno, come se nulla fosse, sparì nel nulla  >>.
<<  Non sa il perché?  >> chiese Aaron, aveva detto quella frase in modo più che pacato ma lo sguardo che gli venne rivolto fu decisamente peggiore.
<<  No. Non lo so  >>.


<<  Maximus, Maximus Smith  >> disse il ragazzo dalla faccia tosta ma dai bei lineamenti mentre baciava la mano della giovane Sara.
La ragazza, della stessa età di Max, indossava un bel vestito celeste con una gonna a balze, un corsetto stretto e maniche a palloncino bianche. Max pensò che anche se era molto pomposo non risultava però così esagerato.
<<  Io sono Sara Norrington, mio simpatico ospite  >> disse lei cordialmente, gli occhi della ragazza sembravano quelli di una gatta.
<<  Onorato di esserlo...Sar... Signorina Norrington  >>.
Andrea, leggermente a disagio, spezzò gli sguardi dei due e strinse, un po' troppo forte, la mano di Max.
<<  Andrea.... Andrea Norrington ...  >>.
<<  Piacere  >>. Max sembrava un po' troppo allegro per i gusti del nobile.

 

Rieccomi!
Allora, spiego in breve la mia idea: questo racconto è nato nel 2011, quando ero in terzo superiore ed è uscita semplicemente pensando alla mia compagna di classe, molto amante dei fantasmi e del “dark”. Quindi abbiate pietà!!
Il racconto si divide in 5 capitoli belli lunghi per il semplice fatto che ho solo riletto e corretto i capitoli senza toccarne le forme e le scene… in sintesi ho solo tolto i suicidi grammaticali ecce cc.
Grazie per aver letto questo prima capitolo!
Scusate se avete letto il capitolo senza dialoghi, ho avuto un paio di problemini!

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Capitolo 2
*** cena e spettacolo ***


~~2 - Cena e spettacolo

<<  La cena è pronta ...  >> disse Leonard spezzando gli sguardi omicidi.
In effetti Max sentì il dolce odore del pollo e ad occhi spendenti iniziò a mangiare in modo a dir poco bestiale.
<<  MAX!  >> urlò il fratello maggiore, da un paio di sedie più lontano da lui Sara sghignazzava. <<  Vuoi darti una regolata? Mi sembri un babbuino!  >> sbraitò e a quel punto Sara rise di gusto, una donna la guardò torva.
<<  Che sbadato! Signori Smith voglio presentarvi la mia famiglia  >> disse il nobile Norrington alzandosi in piedi.
La prima che presentò fu la donna al suo fianco.
Era molto bella ma un po' sfiorita, il viso era a cuore e la capigliatura elaborata, di un caldo color cioccolato e occhi scuri.
<<  Questa è Annie, mia moglie  >> disse, la donna si alzò e fece un debole inchino.
<<  Lui è il mio secondogenito, Sebastian  >> e il ragazzo più massiccio di tutti si alzò, aveva gli occhi verdi e i capelli bruni. Anche lui fece un inchino.
<<  Questo è Andrea, il mio terzo figlio  >>
<<  Lei è la quartogenita, Sara  >> e, ridendo, Sara si alzò.
<<  Lui è, invece, mio figlio minore. Saluta i signori, Leonard... >>.
Max, dopo qualche secondo di silenzio, si rese conto che non era stato nominato nessun primogenito.
<<  Signor Norrington, volevo chiederle; ecco... il primo dei vostri figli dov'è?  >>.
Aaron si alzò e lo fulminò con uno sguardo, gli occhi di ghiaccio di Max si sgranarono per la paura. Il fratello maggiore digrignò i denti a tal punto da farne sentire il rumore.
<<  Max!   >>
<<  Signor Smith, non si preoccupi, è normale che vostro fratello sia curioso ...   >> disse il signor Norrington.
<<  Vedi caro, la nostra primogenita è scomparsa circa sei anni fa. È stata dura ma ... lei è rimasta nei nostri ricordi  >> spiegò con una voce dolce e comprensiva la moglie.
Dopo la cena, che continuò in completo silenzio, Aaron chiese di salire in camera e, per la felicità di Max, le loro due stanze erano separate.
Quella di Max aveva un letto a baldacchino e tende di seta rossa, mobili scuri e di legno massello e affacciava sulla terrazza, da lì poteva vedere anche il laghetto.
La stanza di Aaron era circa il doppio di quella di Max, un enorme armadio bruno di ciliegio offuscava la parete di fronte al letto che era grande e maestoso.
Purtroppo per Max, entrambe le camere affacciavano sulla terrazza che dava sul giardino anteriore.
<<  Ti giuro, Maximus, che se farai altre domande fuori luogo ti strangolo nel sonno e ti mando a fare compagnia alle carpe del laghetto  >>.
Max deglutì, immaginò il fratello che lo finiva con un candelabro in testa e lo lanciava giù nel lago, con tanto di risatina malefica. Ritornò in se <<  Io non lo sapevo che ...  >>.
<<  Non mi interessa! Sei un maleducato. Ora capisco perché nostra madre ti ha mollato sull'uscio di casa mia  >>.
Max in quel momento sentì i nervi a fior di pelle e con rabbia irrefrenabile girò sui tacchi e corse via in quella che era la sua stanza. Si buttò sul letto con un tonfo, guardando il soffitto.
Sua madre era sempre stata uno spirito libero, nei ricordi di Max lei era sempre descritta come una bellissima donna con gli occhi di ghiaccio, libera e ambiziosa.
Spesso Aaron, di dieci anni più grande, doveva badare al fratellino più piccolo.
Purtroppo Max la sapeva bene l'antifona, se sua madre era così scavezzacollo e volubile, Aaron era invece responsabile verso di lui.
Tre anni prima Max e Aaron avevano ricevuto, dal nulla, una lettera da un compagno di lavoro di loro padre.
Era morto, nei mari del nord, così Max e Aaron si ritrovarono a dover assistere a un funerale sotto la pioggia. Clara, la loro cara madre ribelle era distrutta e scomparve subito dopo il funerale.
Max ricordò in quel momento che, un giorno qualsiasi, sua madre tornò. Aaron era infuriato poiché adesso la donna voleva fare realmente da madre ad entrambi. Così come era arrivato Aaron partì senza dire niente.
Eppure, quando sua madre si era risposata con un uomo strambo e viaggiatore e l'aveva lasciato, Max era stato accolto dal fratello con calore e con la stessa voglia di prendersene cura.
Qualcuno bussò alla porta con decisione, Max era sicuro che fosse il fratello e fece finta di non sentire in alcun modo.
<<  Aaron va via  >> disse secco, scrutando il soffitto e il lampadario d'epoca.
<<  Sono Sara  >> disse una vocina dolce con un po' di timore.
Max si alzò dal letto con un balzo quasi felino e si piantò d'avanti la porta, fece un respiro profondo, si aggiustò i capelli, si sistemò le sopracciglia, si sentì l’alito da morto vivente e l'aprì. Suo malgrado insieme a lei c'era anche il fratello maggiore, Sebastian.
<<  Hai gradito la cena  ?>> chiese Sebastian e Max, con un sorriso molto simpatico annuì.
<<  Vorresti venire a cavalcare?  >> chiese schietta la sorella.
Max odiava cavalcare, sua madre ci aveva provato un sacco di volte e di certo Aaron non era stato da meno (<<  Cavalcare è un modo per spostarsi!  >>).
In quel momento però volle in tutti i modi imparare in un secondo.
<<  Non sono molto bravo ...  >>
<<  Oh, non sei il solo, mio simpatico amico  >> disse Sebastian.
<<  Non preoccuparti, ti insegniamo. Se ti va possiamo andare a fare un giro domani mattina ...  >>optò Sara.
<<  No, di sera il laghetto è fantastico, sorellina  >>.
Non ci volle molto che, tutti e tre, si dirigevano verso le scuderie, dietro la villa.
Era vero, Max odiava cavalcare nel modo più assoluto e si stava vergognando da impazzire nel vedere che le sue redini erano tenute dal nobile fratello maggiore di Sara.
Nel frattempo Sara andava al trotto su un giovanissimo cavallo nero, era un purosangue, un animale elegante e che Sara riusciva a controllare con estrema facilità.
Al contrario del fratello lei portava i finimenti bianchi e lucidi che, alla luce della luna, rispendevano di dettagli azzurrini.
Sebastian invece sellava una meravigliosa cavalla bianca con finimenti neri mentre, per orrore di Max, lui era in sella a un puledro sauro.
Max saltellava sulla sella come una bambolina, stringeva forte l'impugnatura davanti a se e digrignava i denti per il nervoso.
<<  Prova da solo...  >> propose Sebastian ridandogli le redini.
<<  Sei sicuro?  >>
<<  Male che va cadrai ...  >>
<<  Rassicurante ...  >>

 

<<  Questo è l'ultimo quadro che ho della mia famiglia per intero  >> spiegò elegantemente sir. Norrington.
Aaron osservò un enorme quadro di una delle tante stanze della casa.
Era ovvio che il ragazzo riusciva a riconoscere tutti i vari personaggi, tranne una.
Una bellissima ragazza, con occhi verdi e lunghi capelli oro, con un viso dolce e tondo.
Nel bel quadro, grande come un normale tavolo da cucina, Angie aveva l'età di Max e teneva al suo fianco una piccola Sara che, a sua volta, abbracciava stretta la mano di un affascinante Sebastian.
Andrea, il secondo maschio, si trovava alla sinistra del padre e in piedi vicino alla madre che era invece seduta su una sedia con in braccio un piccolo Leonard.
<<   Mia figlia aveva sedici anni qui. È sempre stata una ribelle  >>.
<<  Anche mia madre lo è. Mi ha lasciato Maximus davanti a casa un anno fa  >> Mr. Norrington lo guardò con un'espressione sorpresa, era un vero oltraggio, secondo lui.
<<  Lei è un ottimo esempio, Signor Smith  >> disse il nobile. Aaron riconobbe nel suo tono una certa nota di pietà e questo non gli piacque per nulla.
<<  Mia madre ama l'avventura, ma amava anche mio padre  >> ci fu una lunga pausa, i due uomini si guardarono negl'occhi per qualche secondo <<  Alla sua morte non ha di certo perso tempo. Ha sposato un mercante e poi ... un anno dopo Maximus era davanti alla mia porta  >>.
Il giovane preferì non andare nel profondo, non disse nulla della lettera che sua madre lasciò tra i bagagli di Max, né del fatto che adesso entrambi i fratelli avevano un odio verso la madre.
Aaron sorrise e, pensieroso, se ne andò nelle sue stanze.
Aveva i nervi a mille, adesso che aveva detto ciò che pensava al fratellino, si sentiva in colpa. Come il fratello, anche lui si era buttato sul letto ma aveva comunque aspettato molto tempo prima di rialzarsi.
Si accorse dopo qualche momento di pensiero che la luna era tonda e ben visibile.
Erano passate almeno un paio di ore dalla cena e adesso gli serviva una boccata d'aria.
Uscì fuori cercando Max.
La bellissima terrazza faceva notare le increspature nel laghetto. C'era un'aria fredda, tipica di quel periodo. Intorno alle sue piccole coste verdi cavalcavano tre persone: uno era Sebastian, l'altro era una ragazza: Sara e poi l'ultimo era Max ... cosa? Max cavalcava!
Aaron si sentì preso in giro, aveva provato a insegnare al fratellino ad andare a cavallo un milione di volte ma la risposta era sempre stata negativa. (<<  Non se ne parla  >>, <<  Perché dovrei?  >>, <<  NO!  >>, <>, <<  Userò le carrozze  >>) e adesso lo vedeva saltellare goffamente sulla groppa di un cavallo abbastanza giovane e irrequieto.
La voglia di urlargli contro era irrefrenabile ma comunque, per la prima volta da quando Aaron l'aveva accolto a casa, Max si stava divertendo senza fare danni.
Sebastian lanciò il proprio cavallo al galoppo e scomparve dalla vista di Aaron, Max fece lo stesso ma in un modo a dir poco scavezzacollo.
Aaron stava per rientrare quando si rese conto che la giovane Sara aveva arrestato il galoppo del proprio cavallo e osservava, con sguardo vacuo, il laghetto.
Una bellissima carpa bianca saltò fuori, l'acqua che alzò brillò perlacea alla luce della luna fino a quando l'animale non scomparve nelle profondità del laghetto.
Sara scese da cavallo con estrema lentezza, si avvicinò al laghetto e ne osservò le increspature. Un'altra carpa saltò su con un'eleganza incredibile.
 Sara si sedette sulla riva, si tolse le scarpette e si prese la lunga veste azzurra tra le mani.
A quanto sembrava alla giovane il freddo non faceva niente e infatti si immerse fino alle ginocchia. La gonna della veste si era bagnata e adesso una decina di carpe saltavano all'unisono come delfini ammaestrati.
La più grande e bianca si fece notare iniziando a nuotare intorno alla ragazza.
Pian piano la carpa iniziò a diventare sempre più lunga fino a quando non si trasformò in una donna.
Aaron sgranò gli occhi a tal punto che rimase immobile per qualche secondo, poi, fulmineo, si lanciò giù dalla terrazza e atterrò sul prato ruzzolando.
Adesso che vedeva bene la scena riusciva a distinguere meglio Sara, immersa nel laghetto quasi a metà, e una donna di fronte a lei.
Essa era una dama completamente bianca e avvolta da un alone di luce, i suoi capelli di platino volteggiavano in aria anche se non vi era vento.
L’ indagatore adesso riusciva a vedere in modo nitido i suoi vestiti. Erano molto simili a quelli di Sara ma la dama sembrava molto più grande. Il giovane ragazzo si fermò di colpo, da ciò che aveva imparato con i fantasmi i primi a capire se erano spiriti maligni o meno erano gli animali.
In quel caso il cavallo di Sara rimaneva fermo e calmo ma osservava la sua padrona. Aaron capì che non c'era poi così tanto pericolo.
Poi, il cavallo iniziò a nitrire agitato. La dama allungò la mano e accarezzò il viso della ragazzina. Una luce abbagliante colpì in pieno il viso di Aaron che cadde a terra svenuto.

 

 

 

<<  Aaron!  >> disse una voce maschile, quella di Max. Fuori dalla finestra della sua stanza, Aaron vedeva la luce del sole. <<  Aaron, tutto bene?  >>.
Intorno a se c'era tutta la famiglia Norrington tranne Sara. Aaron saltò in piedi con un balzo, si fiondò alla porta e la richiuse con un gesto secco. Adesso c'era solo una cosa da fare: trovare Sara e il fantasma.

<<  Signorina Sara?  >> urlò a squarciagola Aaron mentre correva per le scale un po' troppo ripide per i suoi gusti.
Cercò di fare mente locale ma riusciva a distinguere solo il viso luminoso della dama del lago e poi ...
Il flash.
Sara, Sara Norrington sapeva più di lui, di Max e della sua famiglia messa insieme e lui, il giovane, atletico, altezzoso, cacciatore di fantasmi doveva trovarla! DOVEVA!
Proprio mentre il suo piede toccava terra un rumore potente si diffuse nell'aria.
Aaron, preoccupato, si voltò di scatto e vide Willbur uscire con noncuranza.
<<  Willbur!  >> esclamò Aaron, il servitore (che sembrava più un tuttofare) lo guardò con il solito sguardo stanco e altezzoso.
<<   Mi dica signor Smith  >> disse con la solita voce nasale e irritante.
<<  Mi sa dire dov'è la signorina Sara?  >> chiese in modo più delicato che poteva.
Willbur, urlando, chiamò un piccolo ometto baffuto; Ad Aaron ricordava molto un banchiere ma in formato mignon.
<<  Theodor, hai visto la signorina?  >> chiese il cocchiere.
L'ometto fece di no con il capo, i baffoni sbatacchiavano sulle guance.
<<   Qualcuno sa dov'è?  >> chiese Aaron, spazientito.
<<   Dovvebve chieveve a miss Poppev  >> disse l'omino baffuto, Aaron capì che Theodor aveva la ''R'' moscia.
Non chiese neanche chi fosse Miss Popper, Aaron scattò come una gazzella dietro la terza porta alla sua sinistra e si ritrovò a ruzzolare per una rampa di scale strette e ripide.
Atterrò come un sacco di patate sul pavimento di pietra.
Si alzò massaggiandosi la schiena, era capitato nelle cantine dove riposavano i vini pregiati.
Lì, in un angolo c'era un candelabro arrugginito e dalle candele consumate ma accese.
Aaron si avviò verso l'oggetto e vide un grosso alano seduto proprio sotto di esso, l'animale si alzò e abbaiò con forza.
Il giovane non aveva ottimi rapporti con i cani, più volte era stato costretto a darsela a gambe.
Quel bestione era alto la metà di lui e aveva denti giganteschi.
<<   Tobia! Cuccia!  >> sbraitò una voce acuta, quella di un bambino <> ripeté.
Era un ragazzino dai capelli rosso fiamma e dagl'occhi verdi, aveva poco più di sei anni ed era alto come l'enorme cane.
Il bambino lasciò che il cane gli passasse vicino, ubbidiente e sottomesso, poi lo accarezzò sul capo.
<<   Mi scusi signore, è abituato ad abbaiare a chiunque non conosce e ... a Willbur  >> disse il piccolo, sembrava molto magro ed emaciato.
< <   Non preoccuparti, giovanotto  >> disse Aaron, in fondo era grato al piccolo per avergli tolto quella sottospecie di cane troppo cresciuto, mise una mano in tasca e ne estrasse una monetina in argento.
<<  Tieni  >>.
<<  Non posso, signore… Io non posso accettare denaro, sono troppo giovane   >> spiegò il bambino rosso, il grosso cane si era accucciato ai suoi piedi.
<<  Chi ti ha detto questo?   >> chiese.
<<  Miss Popper ...  >>.
E Aaron si illuminò come la luna di notte, osservò il piccolo e si abbassò alla sua altezza. Guardandolo il ragazzino aveva qualche cosa di molto familiare.
<<  Quindi sai dov'è?   >> chiese gentile, la speranza salì alle stelle e poi svanì. Il piccolo ragazzino rosso fece di no con il capo e si osservò i piedi.
<<  Allora facciamo così, tu trovami la signorina Norrington e poi vieni da me. Non farti vedere e io in cambio ti darò due monete d'argento...  >>
<<   Ma ...  >> cercò di dire il bambino.
<<  No, la tua cara Miss Popper è nel torto questa volta. Se io voglio darti questi soldi tu li prendi. Sei d'accordo?  >> chiese gentile.
Il piccolo rosso annuì e Aaron gli fece scivolare tra le dita una delle due monete <<  Questa è la prima, la seconda te la darò dopo, comunque io sono Aaron Smith  >>.
Prima che il bambino potesse dire il suo nome, Willbur comparve dietro al giovane Aaron.
<<  Signor Smith, la stavano cercando. Il suo simpatico fratellino non fa altro che urlare il suo nome nell'atrio  >>.
Aaron si innervosì non poco per il tono di voce del cocchiere tuttofare, appena si girò per dire un'ultima cosa al ragazzino si accorse che questo era sparito nel nulla.
<<  Si sbrighi...  >>.
<< Adesso l’ammazzo   » farfugliò tra se il giovane cacciatore.


<<   AARON! AARON!   >> strillava Max dall'atrio, lo si sentiva già dai primi scalini della cantina.
<<   Sono qui, sono qui Max ...   >> disse lui aprendo la porta, suo fratello gli andò incontro e, con non poca felicità, lo abbracciò.
<<  Fratello mi hai fatto preoccupare!  >>
<<  Adesso sai come ci si sente, non è vero?  >> chiese Aaron. Max annuì per poi avvicinarsi al suo orecchio.
<<  Andrea Norrington vuole vederti . ..  >>.
Andrea? Quello che sembrava poco collaborativo? Le cose andavano di male in peggio.
Sara, il ragazzino, il lago, le carpe, troppo per un solo uomo.
<<   Max, aspettami qui...   >> disse Aaron, sulle scale che portavano ai piani superiori c'era un giovanissimo ragazzo dagl'occhi scuri. Andrea adesso stava per dirgli qualcosa, ma cosa?
<<   Mi dica signorino ...  >>
<<  Conosce già la storia della nostra famiglia, vero?   >>.



 

Scusate per errori di battitura ed altro ma sono distratta ultimamente XD
allora, rettifico. I capitoli saranno 4 lunghi lunghi.
Cosa ne pensate?
Com’è’?
Ci sono errori e suicidi grammaticali?
Fatemelo sapere! E GRAZIE 1000 PER AVER LETTO!

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Capitolo 3
*** Pozzanghere ***


~~3 -  pozzanghera

<<   Quindi, signorino Norrington ...   >> disse Aaron, ancora incerto della domanda da porre al suo compagno di chiacchierata <<   Lei crede che sua sorella sia ...?   >>.
<<   Sì, credo che Angie sia stata uccisa ...   >> disse Andrea, gli occhi neri immersi in quelli di Aaron.
Il mistero si infittiva.

 Max camminava senza sosta nell'atrio, voleva tanto uscire a cavalcare, o meglio uscire con Sara ma lei non si trovava. Sparita nel nulla, diventata invisibile. Così, dopo l'ennesima passeggiata della stanza Max girò sui talloni, uscì rapido come non era mai stato e scivolò su quelle che era una pozzanghera.
La sua intenzione era quella di andare a cercare Sara ma adesso, dopo quella botta di sedere sul marmo delle scale, se ne stava maledettamente pentendo.
<<    Cavolo...    >> brontolò massaggiandosi il sedere <<   Tutte a me ...  >>.
Aprì gli occhi, leggermente umidi e vide bene la pozzanghera dov'era scivolato.
Sembrava molto più profonda di quanto era, Max riusciva non solo a specchiarsi ma a vedere anche cosa, in teoria, c'era sotto.
Lui, in quel caso, vedeva delle carpe bianche che nuotavano placide sotto la superficie. Pensò un attimo e, tardamente, arrivò a una domanda: da quando le carpe vivono nelle pozzanghere?
E ovviamente da solo si diede la risposta: le carpe non vivono nelle pozzanghere.
Osservò meglio, per essere sicuro di ciò che vedeva. Una bellissima carpa bianco perla nuotava sul fondo di marmo delle scale, sembrava tranquilla e per niente preoccupata del fatto che Max la osservasse con così tanto stupore. Il giovane allungò la mano per vedere se non fosse uno scherzo della sua mente e il braccio si immerse fino al gomito. A bocca aperta e leggermente tremante Max si osservò la mano: umida e grondante di goccioline d'acqua cristallina. Non c'erano dubbi, non stava sognando.
Prese aria e immerse il viso dentro la pozzanghera, l'acqua era alta almeno cinquanta centimetri dove si trovava lui e almeno due o tre metri complessivamente. Max riusciva a vedere tutto quello che c'era intorno a lui.
Carpa, carpa, rana, alghe, carpa, ciottoli, ninfee, un teschio... un teschio?
Rimase di stucco ed ebbe così paura che per sbaglio scivolò tutt'intero nella pozzanghera. Le carpe bianche si avvicinarono a lui e invece di allontanarsi portarono di nuovo il ragazzo a galla.
Il giovane iniziò ad urlare come un pazzo e cercò di uscire fuori dall'acqua ma le carpe già lo stavano traendo in salvo. Quando finalmente toccò la sponda si rese conto di una cosa molto strana: non era uscito da dove era entrato.
Adesso che si guardava intorno capì che quello era il laghetto di carpe e che era molto più profondo di quanto sembrasse.
Il signor Norrington arrivò di corsa, gli occhi sbarrati nel vedere che il fratello di Aaron si era tuffato nel suo amato laghetto.
<<  Come hai osato entrare nel mio laghetto!   >>
<<   Non credo che sia la domanda adatta, signor Norrington   >> disse Max, scrollandosi l'acqua dai capelli, era notevolmente scosso <<   Si chieda più che altro perché c'è uno scheletro lì sotto ...  >>.
Mortimer lo guardò con occhi sbarrati e spaventati, poi fissò la superficie del laghetto.
<<   Ma cosa ...  >> in quel momento una piccola carpa bianca saltò elegantemente in aria.

Era Angie, si sapeva. Il suo scheletro giaceva sul fondo da molto tempo. Aaron aveva già capito che il lago e la ragazza erano collegati ma sinceramente non si aspettava di trovarne il cadavere lì sotto.
Normalmente un'anima si stringe a ciò che amava di più da vivo. Nei suoi numerosi casi Aaron ne aveva viste di tutti i colori.
Gli venne alla mente uno dei suoi primi casi, ricordò quando un'entità benigna, un uomo se non si sbagliava, appariva sempre nella sedia a dondolo vicino al fuoco. Nella sua vita passata quell'uomo amava passare il tempo ad osservare lo scoppiettare del fuoco o a leggere un libro ma la sua morte era stata molto lontano, in Italia.
 Eppure Aaron si era seduto vicino alla sedia e aveva parlato con il fantasma con incredibile tranquillità, quasi fosse una persona normale e poi ... era passato oltre.
Dopotutto Aaron aveva sentito tante belle storie ma in tutti i suoi casi era bastato avvicinare il fantasma e ... parlarci.
Ma Angie, Angie era diversa. C'era qualcosa che non andava nella sua morte e anche nella sua vita.
<<   Signor... signor Smith ...   >> disse una voce flebile, da bambino.
Aaron si girò e vide il piccolo bambino dai capelli rossi, il piccoletto che aveva incontrato nelle cantine qualche ora prima del ritrovamento.
<<   Sì, dimmi...   >> disse mentre fumava il sigaro, lo faceva rilassare.
<<    La signorina Norrington è nel frutteto ...   >>.
Il giovane investigatore rimase un attimo pensieroso, avevano un frutteto? E da quando? Dopotutto però il bambino conosceva bene la tenuta, meglio di Aaron che era lì da forse un paio di notti.
Neanche a farlo apposta l'enorme orologio ticchettò le undici. Di notte neanche una tenuta è sicura.
<<  Puoi portarmi da lei?   >> chiese Aaron passando nelle mani del ragazzino la seconda moneta.
Il bambino dai capelli rossi annuì compiaciuto e afferrò la mano di Aaron.
Adesso che lo si osservava meglio il piccolo aveva stracci luridi ed il viso sporco di grasso eppure manteneva un aspetto bello e una postura elegante.
I due attraversarono l'atrio sotto lo sguardo severo di Willbur, Theodor e di una signora grassa come una botte di vino e i capelli biondi (a Aaron ricordò un grosso maiale da carne).
Poi il bambino svoltò veloce fuori, corse sulle scale e oltrepassò il grosso gargoyle che, dalla bocca, faceva uscire l'acqua per i cavalli.
Il bambino però non si voltò verso le scuderie, dove i cavalli sembravano conoscerlo, ma continuò a camminare dritto per dritto e a salire un lieve pendio. In quel momento Aaron capì che era impossibile vedere il frutteto dalle sue stanze o da lontano.
Arrivati sul punto più alto il bambino lasciò la mano di Aaron e indicò, tra una serie di alberi da frutto, una figura vestita di giallo pallido seguita da un meraviglioso stallone nero.
<<   È lì...   >> disse, poi osservò Aaron <<   Devo andare, Miss Popper non vuole che mi faccia vedere   ...>>
E sparì correndo freneticamente dietro la scuderia. Aaron scese verso gli alberi.

 

Max osservava allibito la famiglia Norrington, persino il fratello maggiore, Sebastian, osservava quell'ammasso di ossa con estrema accuratezza.
Lo scheletro, o meglio quello che ne rimaneva, era riverso su un telo e poggiato su uno dei tantissimi tavoli da lavoro all'interno dello studiolo del loro medico privato.
Sì, il medico in quel momento stava spiegando che il bacino era senz'altro quello di una donna e che alcune fratture e crepe sulle ossa erano molto simili a ferite che lui aveva curato ad Angie quand'era piccola.
A quel punto la signora Norrington iniziò a piangere e i suoi amati figli la consolarono.
Max odiava vedere quelle scene strazianti, non voleva per niente pensare al fatto che perdere un parente fosse una cosa tanto orribile. Dire addio a Aaron sarebbe stato orribile come perdere una gamba, sapeva che era un paragone assurdo, ma in quel modo riusciva a razionare il dolore.
La signora Norrington fece per andarsene, seguita dai suoi figli ma poi si fermò proprio davanti al giovane Maximus.
I loro occhi sembravano contrastarsi a vicenda ma lei aveva uno sguardo rassegnato e stanco.
<<  Mi dispiace che tu, piccolo Smith, hai dovuto vedere una scena tanto cruda   >> disse lei.
Max abbassò lo sguardo di ghiaccio e preferì guardarsi i piedi.
<<  Mio fratello capirà cosa le è successo...    >> rispose Max, conscio che la signora Norrington non gli aveva posto domande.
<<   Voglio solo giustizia, giovane Smith   >> e la signora girò su se stessa e se ne andò nelle sue stanze.
Andrea, il fratello più somigliante a sua madre, si girò verso di lui e sussurrò:
<<  Hai visto mia sorella?  >>.
Solo in quel momento Max si rese conto che Sara era veramente sparita nel nulla. Fece di no con il capo. L'orologio della sala annunciò la mezzanotte.
Max avrebbe cercato Sara l'indomani, probabilmente era in camera a piangere per la sua cara sorella.
Aprì la porta e percorse il corridoio pieno di porte, era lì da un paio di giorni eppure non aveva ancora visitato tutta la tenuta.
Mentre camminava comparve una cameriera bellissima a circa dieci metri da lui. Max, come faceva sempre con le belle ragazze, si fermò e fece un inchino.
La cameriera, riluceva di luce ed era completamente bianca (ma gli occhi erano verdi). Max alzò lo sguardo e vide che di certo quella era una dama, non di certo una cameriera.
I loro sguardi si incontrarono, la dama si inchinò con fare regale e poi continuò la sua camminata. Il giovane Smith la seguì con gli occhi e rimase a bocca aperta quando la dama, per entrare in una stanza, passò attraverso una porta chiusa.
Ebbe un attimo di blackout, « Oh mamma… » disse tra se e se, poi iniziò a correre come un matto per il corridoio urlando il nome del fratello come una bambina spaventata.


<<   Amavo mia sorella, era per me un esempio da seguire ...  >> disse Sara, gli alberi spogli del frutteto proiettavano ombre sinistre.
<<   Capisco, se succedesse qualcosa a mio fratello non so cosa farei   >> spiegò Aaron. Più volte aveva visto nelle sue indagini il dolore delle famiglie dei defunti. Rimaneva spesso basito da quante persone non avessero paura delle anime dei loro cari, bensì chiamavano Aaron solo per avere un contatto più chiaro.
<<   Signor Smith, suo fratello la ama molto, più di quanto lei creda  >>.
Aaron sorrise divertito.
<<   Nostra madre non si è mai presa cura di noi e nostro padre è morto molto tempo fa. Maximus ha sofferto molto ma non credo che se lo ricordi. Sono stato io a crescerlo ed è per questo che è tanto indisciplinato   >> Aaron sorrideva ancora ma dentro di se stava pensando a un fatto strano <<  Perché è qui, signorina?  >>.
Sara si fece prendere alla sprovvista, glielo si leggeva in faccia, strinse a se le redini del cavallo e poi disse:
<<   Mi rilassa dopo ...qualche evento che mi ha scosso   >>.
Al giovane investigatore brillarono gli occhi per lo stupore, era arrivato velocemente e facilmente all'argomento che voleva sentire.
<<   Hai visto tua sorella, vero?  >> chiese, Sara annuì. <<  Nel lago, ho cercato di venirvi incontro, signorina ma ... Angie mi ha fatto svenire  >>.
Anche lì Sara fece di sì con il capo. <<  Mi ha toccato e ho visto solo il profilo di una persona minuta  >> tagliò corto.
Aaron si fermò un attimo, osservò Sara e poi chiese: <<  Una persona minuta?  >>.
<<  Sì, come un ...  >>
<<   Bambino! >> esclamò Aaron <<  Mi scusi!  >> corse come un pazzo fino alla grande sala, doveva trovare il ragazzino dai capelli rosso fuoco. Lui, così piccolo e innocente, era una tessera del puzzle.
Appena varcò l'atrio Aaron si scontrò contro Max.
Fu un attimo, i loro occhi nero e ghiaccio si scambiarono una sola lunga occhiata. 
<<  Cerca il bambino dai capelli rossi ... >> urlò Aaron.
<<  Parla con quel fantasma prima che mi venga un infarto!  >> Aaron a quel punto si arrestò per qualche secondo e osservò il fratello.
<<  Che cosa è successo, Maximus?  >>.
E il fratello Smith spiegò lo strano effetto della pozzanghera, del teschio, del ritrovamento del corpo di Angie e della dama bianca che lo aveva salutato e poi era sparita, il tutto urlando come un pazzoide.
Willbur passò di lì e, con il suo tono nasale disse di stare zitti perché la famiglia era a riposo.
<< Secondo me l'ha uccisa lui ...  >> disse Max scocciato dall'uomo.
<<  Oh Max! vacci piano. Comunque, credo che la dama voglia comunicare. Vado al laghetto. Tu, Max, trova quel bambino!  >>.
Il maggiore degli Smith corse via come una freccia, verso il laghetto.

 


Aaron arrivò sulla sponda del lago, le lucciole sfioravano la superficie e illuminavano le sponde. Il giovane salì sul ponticello e osservò la sua immagine riflessa nell'acqua.
Una carpa bianco perla sfiorò la superficie nera, Aaron vide il contrasto dell'animale con l'acqua scura.
Poi, un'altro bellissimo pesce bianco saltò fuori, quasi come una ballerina, ruotò nell'aria e ricadde con leggerezza. Come se fossero coordinate le carpe si lanciavano l'una dopo l'altra; appena una scompariva fuori dall'acqua un'altra saltava in aria e si mostrava.
Dopo qualche minuto ad osservare quello spettacolo meraviglioso, si rese conto che sul fondo del lago c'era una luce (come un faro nella nebbia) che spiccava. Pian piano la luce si ingrandiva e saliva, saliva e si ingrandiva fino a quando non si riuscì a distinguere una forma antropomorfa.
Dall'acqua, come se stelle salendo le scale, apparve la dama di luce, bianca e con gli occhi verdi. Sorrideva, contenta che qualcuno avesse capito il suo messaggio.
Angie, secondo i canoni di bellezza di Aaron, era una bellissima ragazza dal viso a cuore e dai capelli lunghi. Il suo vestito, un tempo di tessuto, adesso era fatto di luce. Sembrava che il raso fosse sostituito da più strati luminosi che lo rendevano simile a quello di una sposa.
La dama si alzò fino e fuori dall'acqua, poggiando i piedi sulla superficie e salutò Aaron con un inchino regale.
<<  Signorina Norrington...  >> disse Aaron inchinandosi a sua volta. La dama a quel punto si girò e, come era arrivata, se ne andò.
Il giovane Smith non pensò neanche, urlò: << NO! Aspetta!  >> poi si tolse gli stivali e, senza dar conto alle temperature freddissime, si lanciò nel lago come un tuffatore olimpionico.
Nell'acqua, stranamente tiepida, Aaron vide solo le carpe, tutte rigorosamente bianche. Il ragazzo nuotò per qualche metro sotto la superficie, uscì fuori per prendere aria ma continuando a osservarsi intorno. Una luce, piccola ma luminosa, si muoveva sotto la superficie. Aaron prese arie e si immerse, sentiva i polmoni stracolmi di ossigeno.
Sotto di lui la luce si mostrò: era una grossa carpa bianco perla, dagl'occhi verdi, era placida e tranquilla e riposava sul fondo quasi ad attendere qualcosa.
Aaron allungò la mano, titubante ma la carpa non si mosse. La toccò e ...
La dama ricomparve, ebbe un attimo di paura quando Angie gli sfiorò la guancia con la mano.
Il giovane sentì i polmoni riempirsi di acqua e poi tossì. Ci vollero almeno quindici secondi prima che capisse di essere in una bolla sul fondo del lago e che la bellissima fantasma lo stava osservando con occhi calmi.
<<  Cosa vuoi dirmi?  >> chiese Aaron ma Angie si avvicinò e si inchinò di nuovo. <<  Ma cos... >>.
Divenne tutto bianco, come se fosse in paradiso e, proprio in quel bianco una Angie e un uomo misterioso ballavano allegramente.
Angie sorrideva divertita, poggiando il capo sul petto di lui che, Aaron non vedeva bene in viso ma riusciva a vedere il colore dei capelli: rossi.
Lui era vestito con abiti semplici e odorava di pane (riusciva a sentire gli odori?).
Il ballo divenne più allegro e dopo un paio di piroette i due sparirono nella folla. Aaron dovette camminare in quelli che, secondo lui, erano i ricordi di Angie.
Si mosse di nuovo nel bianco, senza vedere niente fino a quando una figura fatta di vapore sedeva su quella che era la sponda del lago verdeggiante e privo di neve.
Un altro personaggio, molto più regale dell’uomo che ballava con Angie, costrinse la precedente ad alzarsi.
<<  Maledetta usurpatrice!  >> sbraitò la voce maschile.
Aaron stava per avvicinarsi e vedere in faccia lo strano individuo e poi ....
Un altro ricordo. Angie era chiusa nella sua stanza, distesa sul letto sotto le coperte; piangeva e osservava la finestra. Una donna grassa e poco attraente le stava parlando <<  Indossa abiti larghi, non farti vedere e poi, quando sarà il momento, lo porterò via con me  >> disse. Angie continuava a piangere in silenzio.
Il ricordo cambiò nuovamente, la stanza era la stesa ma dalla finestra si vedeva una landa innevata. Era inverno e nevicava. Nel letto in cui prima piangeva, Angie aveva un fagotto in mano.
Aaron allungò il collo e vide che quel piccolo fagotto era un neonato, aveva gli occhi verdi fissi sulla madre e i capelli spettinati e rossi.
Il giovane Smith ebbe un sussulto incontrollabile. La donna grassa, Miss Popper, prese il bambino tra le braccia.
<<  Come vuoi chiamarlo?  >> chiese l'enorme serva, osservando la padroncina cullare il bambino.
Angie non rispose ma alzò gli occhi.
<<  Capisco >> dall'angolo in fondo c'era Willbur <<  Mi dispiace ... >> e se ne andò seguito da Miss Popper con il piccolo che piangeva.
Angie si disperò.
Ancora una volta cambiò il ricordo.
Angie aveva gli occhi sbarrati mentre, con una pietra legata ai piedi e i polsi bloccati, annegava sotto la superficie del lago. I suoi occhi osservavano oltre il muro d'acqua che aveva sopra al capo. Aaron, che riusciva a respirare e a camminare normalmente, si alzò e cercò di vedere chi l'aveva buttata giù.
C'era un uomo, lo stesso della sponda che aveva dato ad Angie dell'usurpatrice, osservava il fondo del laghetto. Ghignò rabbioso vedendo che le bolle d'aria erano spariti.
Angie, che aveva tanto amato quel laghetto con le carpe, adesso stava morendo lì giù.
Aaron vide che dal cadavere sotto l'acqua scivolò via l'anima della ragazza.
Non aveva mai visto una scena tanto strana o poetica, appena Angie chiuse gli occhi dal suo petto, dove si trovava il cuore, uscì un nastro di vapore perlato -argentato. Quest'ultimo fluttuò nell'acqua per qualche secondo, come se fosse trascinato da una corrente, e pian piano prese forma: una bellissima carpa perlata con occhi verdi.
Una voce eterea rimbombò nella mente del giovane Smith <<   Marcus ...  >>.

Aaron si sentì di nuovo con i piedi per terra, adesso davanti a lui c'era Angie fantasma che l'osservava. Il ragazzo annuì e la bolla che si era formata sotto di lui esplose.
Mentre il giovane nuotava verso la superficie, Angie divenne i nuovo pesce e nuotò intorno a lui.
Le mille carpe luminose sembravano scortarlo e ballare intorno a lui.
Appena Aaron prese aria pensò a solo una cosa. Quel piccolo bambino era un tassello da non dimenticare. Angie, la dama del lago, avrebbe presto trovato pace.






Ok, come detto in precedenza questo racconto è vecchiotto, 2010! Devo ammetterlo, non credevo di avere tutta questa immaginazione!
Errori riscontrati?
Come vi sembra??
Vabbè le solite domandine ebeti … grazie e tra un po’ arriverà l’ ultimo capitolo!
Ciao!

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Capitolo 4
*** Marcus ***


~~~~4 - Marcus

Max aveva corso per mezza tenuta fino a quando non aveva trovato il bambino nascosto nelle scuderie a spazzolare il meraviglioso cavallo nero di Sara.
Il giovane fratello Smith lo aveva trascinato a forza fino davanti all'atrio.
<<  Perché sei tutto bagnato, Aaron?  >> chiese Maximus osservando tutto il pavimento bagnato e le gocce d'acqua che cadevano dai vestiti zuppi del fratello.
<<  Non chiedere ...  >> lo supplicò Aaron.
Poi osservò il bambino e scese all'altezza del piccolo.
<<  TI chiami Marcus, vero?  >> chiese, Max l'osservò con uno sguardo enigmatico.
Il bambino fece si con il capo e, quasi titubante chiese: <<  Come lo sai?  >>.
Aaron lo ignorò. <<  I tuoi nonni sono Willbur e Miss Popper  >>.
<<  Cosa?  >> sbraitò Max <<  Ma cosa stai dicendo!  >>.
<<  Marcus  >> Aaron stava per dirgli qualcosa di veramente importante <<  Sai chi sono i tuoi genitori?  >> da quella risposta valeva il risultato di tutte le sue indagini.
Se Marcus avesse detto di ...
<<  No  >>.
Ad Aaron cadde tutto addosso. Si arrabbiò quasi.
<<  TI prometto, Marcus, che alla fine di questa storia tu saprai tutto  >> disse e poi, con un passo quasi felpato, girò su se stesso e si diresse verso le cucine.
Se Marcus non sapeva dargli risposte c'era quell'orribile ometto di Willbur e Miss Popper.
Marcus era stato portato via perché figlio di qualcuno di non aristocratico. Quel povero bambino, in sintesi, non conosceva nulla della sua famiglia per via di chi stava nascondendo il segreto di Angie.
Appena sentì l'odore di pesce arrosto, Aaron aprì le porte.
Davanti a se c'era Willbur, con il suo solito nasone all'insù.
<<  Cosa sta cercando, con tutto questa enfasi?  >> chiese con voce nasale che, a quel punto, fece arrabbiare Aaron più di quanto già non fosse.
Afferrò l'uomo per le spalle e con forza lo sbatté contro il muro.
<<  MALEDETTO! MALEDETTO!  >> strillò Aaron con tutta la sua forza <<  Lei sa! Lei sa, non è vero?  >>.
<<  Fermati Aaron!  >> e in quel momento Max separò Willbur dal fratello <<  Non serve la violenza, almeno non ora!  >>.
Maximus, tra i due fratelli, era sempre stato quello più irruento e testardo. Numerosissime volte Aaron ne aveva dovuto prendere le difese per i guai troppo grandi che combinava, ma adesso era il contrario.
Gli occhi di ghiaccio di Max trapassarono come frecce quelli nerissimi di Aaron che, dopo aver fatto un lungo respiro, mollò di colpo Willbur.
<<  Adesso che è tutto apposto ...  >> disse Max, ma non finì la frase che aveva già tirato un sonoro pugno a Willbur dritto sul naso, talmente forte che il cocchiere cadde a terra.
<<  Max!  >> lo canzonò il fratello maggiore.
<<  Era un sacco di tempo che volevo farlo ...  >> e Max si baciò la mano sinistra <<  Adesso, vecchio nasone, rispondi a mio fratello o il prossimo pugno sarà da un'altra parte!  >>.
Willbur, con il naso rotto, si sedette sul marmo freddo e, con occhi spaesati l'osservò.
<<  Sapere cosa?  >> disse l'uomo con la sua solita voce nasale.
<<  TI dice niente il nome Marcus?  >>.
L'uomo ebbe un sussulto, sgranò gli occhi e poi iniziò a parlare ....
<<  Marcus? È mio nipote, niente di più  >>
<<  È il figlio di Angie  >> disse Aaron e Max rimase a bocca aperta, lo stesso successe a Willbur.
A quel punto l'uomo raccontò la storia.
Lui e sua moglie Miss Meredith Popper, iniziarono a lavorare per la famiglia Norrington molti anni addietro.
Willbur aveva da sempre una forte passione per i cavalli di razza e in breve divenne un ottimo cocchiere, la passione di Miss Popper era la cucina e subito ne aveva preso il monopolio tra la servitù.
Tutto andava bene, tutto tranne Jason.
I due servi avevano ben sei figli, quattro maschi e due femmine, uno più bello dell'altro.
Alexander, Sofia, Kevin, Jason e Dominique e Sam erano, all'interno della tenuta, sempre preparati e pronti al lavoro. I primi tre figli erano diventati ottimi servitori mentre gli ultimi due se n'erano già bella che svignata a trovar fortuna, ma Jason era diverso.
Miss Popper aveva riverso nel figlio tutta la sua conoscenza culinaria e ben presto divenne un cuoco quasi migliore della madre. Purtroppo per la famiglia, Jason aveva un'altra dote oltre alla cucina: le donne. Era sempre stato passionale e spesso si cacciava nei guai per via delle belle femmine che circuiva al mercato o quando andava in città.
Ma Jason non aveva ancora incontrato Angie. Lei lo aveva conquistato, la sua gentilezza, i modi regali, la simpatia e il mistero che l'avvolgeva e in brevissimo tempo erano diventati intimi.
Fino a quando non arrivò un aristocratico russo e saccente, un certo Dimitri Soski, era un ometto odioso secondo Jason e il promesso sposo di Angie.
Willbur e Miss Popper ce la misero tutta per allontanare il loro amato figliolo dai guai ma senza successo. Anche Angie odiava quel nobile da quattro soldi e ben presto si diede anima e corpo al suo vero amato: Jason.
Non ci volle molto che l'amore arrivasse e sbocciasse e in un niente si ritrovarono al letto insieme ed Angie rimase incinta.
Jason era così felice, così contento di essere padre, tanto che decise di chiamare suo figlio Marcus se fosse stato maschio o Elie se fosse stata femmina.
Willbur e Miss Popper ebbero il terrore, se il signor Norrington avesse saputo ....
Ovviamente, Jason, accecato dalla rabbia iniziò a lottare contro Dimitri.
Aaron, sentendo il racconto, rimase fermo immobile nel vedere lo guardo vacuo del cocchiere mentre raccontava.
Comunque Jason morì per mano di Dimitri e il dolore massacrò Angie talmente tanto da diventare triste e cagionevole. Quando finalmente arrivò il giorno delle nozze, la giovane Norrington stava dando alla luce suo figlio. Willbur e Miss Popper avevano parlato con Angie che, per non mettere al repentaglio la vita del figlio, decise di darlo in affido ai nonni paterni. I suoi genitori, per come la credeva lei, non avrebbero mai capito che Dimitri avrebbe fatto del male a loro nipote, così aveva taciuto tutto. Ovviamente era stato Dimitri ad uccidere la madre del loro amato Marcus ma, dopotutto, non era mai stato provato.
Max osservò intensamente il fratello, poi aiutò Willbur ad alzarsi.
<<  Penso che tu sappia che devi dire tutto al signor Norrington, Will  >> disse il più giovane dei fratelli Smith, il cocchiere annuì e non protestò per come l'aveva chiamato Max.
Sembrò un eternità il tragitto che dovettero fare prima di arrivare nello studiolo di Mortimer Norrington. Willbur chiamò a se la moglie che a sua volta teneva per mano Marcus.
Il bambino, dagl'occhi verdi e i capelli rossi, lasciò la mano della donna e si diresse verso i due fratelli Smith.
<<  Marcus, credo che anche tu debba andare ...  >> disse Max ma Aaron lo fermò con un no del capo.
<<  Ma se vuoi puoi rimanere con noi ...  >> sorrise.
Aaron aveva visto Angie nella sua forma umana e di certo era sicuro che il figlio le somigliasse molto.
Avevano lo stesso naso e gli stessi zigomi alti ma la cosa che colpiva di più erano gli occhi grandi e verdi, simili a fanali, che brillavano.
I capelli rossi, però, erano dello stesso colore di quelli dell'uomo del ballo e lasciarono in Aaron una visione di un giovanissimo Jason.
Nel tempo che seguì Max giocò con Marcus mentre Aaron spiegava al piccolo la sua vera storia.
Alla fine della conversazione i grandi occhi del bambino ebbero un guizzo.
Aaron e Max si guardarono con il dubbio di averlo gravemente confuso e messo in difficoltà ma avevano torto; Marcus disse:
<<  Quindi la mia mamma era la signorina Norrington?  >>.
Max annuì con dolcezza.
<<  Quindi io ... io non sono un orfano?  >>
<<  No, lo sei ma ... hai ancora la famiglia  >>.
In quel momento la porta dello studio di Mortimer Norrington si aprì cigolando e apparve.
Mortimer aveva gli occhi gonfi ma non faceva scendere una lacrima dal suo viso, fece qualche passo verso Marcus e si inginocchiò.
 I loro occhi, entrambi verdi, si osservarono; poi Marcus sorrise.
<<  Ha il sorriso di Angie...  >> disse, in quel momento il grande e forte Mortimer Norrington iniziò a piangere copiosamente.
  
Non ci volle molto che il bambino conoscesse tutta la famiglia.
Sebastian, Andrea e Leonard gli strinsero a mala pena la mano, era ancora troppo strano che un semplice servo si rivelasse il figlio della loro cara sorella.
Annie, sua nonna, fu tutto tranne che composta. Lo strinse a se e piagnucolò frasi sconnesse.
Sara, dal suo conto, osservò il piccolo e gli poggiò una mano sulla testa, i capelli rossicci la incuriosivano.
<<  Sai cavalcare?  >> chiese gentile lei.
<<  Certo!  >> esclamò lui. Le loro mani si intrecciarono e entrambi uscirono fuori, diretti alle stalle.
<<  Non so come ringraziarvi, signori Smith  >>
<<  Non è il momento signor Norrington ...  >> disse Aaron.
<<  Credo che ci sia qualche cosa ancora di strano...  >> continuò Max.
<<  Mia figlia, voglio che vada in pace  >> spiegò Annie e finalmente Max e Aaron avevano la possibilità di continuare le loro indagini. Un solo sguardo. Il lago.

 

Passarono i giorni, passarono le settimane e Aaron restava giorno e notte sulla sponda del lago attendendo la dama. Max si era arreso dopo il terzo giorno di attesa, aveva nevicato copiosamente e dopo aver dormito come un animale nella neve, aveva salutato il fratello e si era defilato a fare il cascamorto con Sara.
Spesso, mentre Aaron aspettava, vedeva tre cavalli galoppare nella neve e riconosceva Sara, Marcus e Max (era migliorato molto ma sembrava ancora molto goffo).
Willbur e Miss Popper avevano preso l'abitudine di mangiare a tavola con i padroni che, a quanto sembrava, erano molto felici della loro compagnia.
Annie e Mortimer, i nonni materni, restavano a bocca aperta quando vedevano il loro amato nipotino alzarsi e sparecchiare.
Un giorno addirittura si erano alzati e avevano dato una mano a sparecchiare anche loro, sotto gli occhi dei loro figlioli.
Leonard, il più piccolo, aveva preso Marcus a simpatia e spesso se ne andavano entrambi a zonzo per le stanze alla ricerca di "tesori".
Aaron, invece, rimaneva lì ad osservare l'acqua del laghetto che, placida, a stento si increspava.
Quando ormai il giovane Smith si era arreso (<<  Credo che sia andata in pace  >>) i signori Norrington avevano organizzato un grande ballo in onore del loro caro nipote. Aaron fu costretto ad accettare, sopratutto perché Max si era fissato sul voler fare un ballo con la sua amata Sara.
Ed eccolo, elegante nel suo aspetto trasandato, davanti alla porta di suo fratello.
Indossava uno smoking nero, senza cravatta e nient'altro, le scarpe erano tutte sporche e rovinate e il suo sguardo stanco.
Max uscì dalla porta, anche lui indossava uno smoking, con cravatta, scarpe eleganti e una rosa nel taschino; era stato talmente previdente da prendere con se un cilindro nero.
Aaron si chiese, per un attimo, dove avesse preso tutto ciò ma lasciò stare.
La festa si sarebbe svolta nella sala da ballo che aveva la tenuta, così grande e spaziosa che Aaron si perse nel vederla così ghermita di persone. Tra nobili, camerieri, invitati minori, invitati con famiglie e bambini c'erano almeno trecento persone. Willbur stava sistemando il papillon al nipote.
<<  EI Aaron!  >> urlò Marcus con tanto di ciao con il braccio, subito il nonno lo ammonì.
<<  Ciao, Marcus!  >> disse Max, non passò molto tempo che tutti gli occhi delle ragazze e delle donne si fermassero sui fratelli Smith. Max, con il suo fascino sofisticato e lo sguardo da predatore ammaliava le più giovani, mentre Aaron colpiva lo sguardo delle donne più mature.
Con tanto d'occhi il più giovane dei due fratelli osservò nel bel mezzo della sala, Aaron fece lo stesso.
Due occhi verdi, come quelli di una gatta, osservavano Max che sembrava volare nel paese delle nuvole.
Sara indossava un abito a balze di un meraviglioso verde pastello, il corsetto e gli strati più alti della gonna, erano ricamati con diamanti e perle; lo scollo era cuore e le maniche sofisticate, ad Aaron sembrò di vedere Angie.
<<  Beh, fratello ...  >> disse Max <<  Io vado a ballare!  >> e si diresse verso la sua cara dama.
Mentre quei due, con le mani intrecciate, ballavano e volteggiavano insieme a tutte le altre coppiette Aaron scrutava gli invitati.
Un grosso uomo dal vestito sfarzoso beveva champagne a piccoli sorsi e parlottava vivacemente con un ragazzetto alto la metà di lui. Un altro invitato gesticolava, intento a spiegare qualcosa di complesso, rivolto a una decina di persone intorno a lui. La stessa scena si ripeteva dall'altra parte della stanza ma stavolta al centro c'era un ragazzino poco più grande di Leonard che raccontava idiozie.
Qualche coppia di dame ciarlava irrefrenabilmente, intente a spettegolare. Lo sguardo di Aaron si fermò verso una bella damigella dal viso fanciullesco e l'abito blu notte che brindava a con un ometto con i capelli tirati all'indietro.
Il giovane Smith non capì immediatamente chi fosse quell'ometto così pomposo fino a quando non vide Leonard, il minore dei Norrington, sgattaiolare verso di se.
<<  Signor Aaron Smith!  >> farfugliò, cercando di non farsi vedere in faccia da quell'uomo così poco simpatico. Aaron disse:  <<  SI? Cosa c'è signorino Leonard?  >>.
<<  Non vorrei allarmarla ma quell'uomo laggiù, quello che fa il cascamorto è Dimitri Soski ... il promesso sposo di Angie  >> spiegò lui. Anche se giovane Aaron poteva vedere l'odio di Leonard verso quell'uomo.
 <<  Che ci fa qui?  >>
<<  Non lo so ...  >>.
E tutta la sera Aaron restò fermo ad osservare quella sottospecie di nobile che, come un avvoltoio, si avvicinava alle damigelle più giovani e gli offriva da bere, era un piccolo ometto biondo e, da lontano, Aaron riusciva a sentire le conversazioni.
A una ragazza dell'età di Sara aveva detto di essere un uomo di classe, con tante di quelle meravigliose ville da poter vivere per sempre ma in realtà era sull'orlo della crisi economica.
Ad un'altra, ancora più minuta della precedente, aveva ciarlato e descritto con fare altolocato la sua bravura (se così la si poteva chiamare) nel gioco d'azzardo.
Mentre il giovane cercava di capire com'era fatto quel maledetto assassino, sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla, si girò e vide Angie.
Aaron ebbe un sussulto, era rischioso che un fantasma si facesse vedere in pubblico a quel modo, ma poi si rese conto che si era mostrata visibile solo a lui.
Angie, con la mano bianca e la manica svolazzante, indicò Dimitri.
<<  Lo so, Angie, ma non posso sbatterlo in galera senza prove ...  >> spiegò Aaron, sperando che non lo prendessero per matto.
Angie annuì, aveva capito la difficoltà, allungò la mano e la poggiò sulla guancia del giovane Smith.
Il ragazzo sentì i piedi staccarsi dal terreno e un brivido sulla schiena, Angie gli mostrò nuovamente una scena del suo passato.
Dimitri l'aveva costretta ad alzarsi e l'aveva legata. In quel momento la sua mano aveva schiaffeggiato pesantemente la faccia di Angie.
<<  Usurpatrice! Maledetta! Come osi!  >> e le diede un altro calcio, l'uomo l'afferrò e la spinse con una pedata. Angie in quel momento cadde pesantemente a terra ma non prima di staccare al suo assalitore un bracciale d'oro.
Aaron seguì l'oggetto e lo vide scomparire nell'acqua nera del lago, dopo pochi secondi anche Angie finì lì giù.
Aaron tornò alla festa, Angie l'osservò <<  Sei stata molto eloquente  >> disse lui e la dama gli sorrise con garbo.


 L'acqua, così nera e fredda. La neve, così bianca e gelida. Messe a confronto erano molto simili e molto diverse. Aaron però amava essere diverso, lo era sempre stato.
E adesso, che osservava il lago e la sua superficie, sapeva che il puzzle impossibile di Angie stava per essere risolto.
La dama lo aspettava eretta sulla superficie del lago, quasi come un pattinatore in attesa del partner prima di uno spettacolo. Ma lì non c'era niente oltre che una bellissima anima bianca, l'anima di una dama del lago, saggia e protettrice.
<<   È sul fondo, vero?  >> chiese, era una domanda stupida in effetti.  La dama annuì e, pian piano, divenne di nuovo una meravigliosa carpa bianco perla. Con un tuffo leggiadro il pesce sparì.
Aaron avrebbe dovuto farci l'abitudine ma vedere le carpe saltare era davvero meraviglioso.
Le dieci carpe, dopo il loro spettacolo, saltarono tutte insieme e, sotto gli occhi del giovane Smith, l'acqua divenne di un blu acceso, quasi luminoso.
Il ragazzo allungò un piede e, come se fosse un magnete di polo opposto, vide l'acqua avvolgerlo ma non bagnarlo. Non era una vera e propria bolla ma una specie di campo anti acqua.
La carpa bianco perla gli nuotava al fianco, come un cane fedele, fino a quando non si fermò verso quello che sembrava uno scoglio concavo.
Al centro, quasi poggiato lì apposta, c'era il bracciale d'oro. A grandi lettere c'era scritto DIMITRI.
Aaron allungò la mano e lo raccolse, l'acqua a quel punto lo avvolse completamente e le carpe gli danzarono d'avanti, in un batter d'occhio Aaron era già fuori dall'acqua e Angie davanti a lui.
<<  Ce l'abbiamo fatta ...  >> disse Aaron, felice, bagnato e infreddolito.
Non ci volle molto che finalmente le forze dell'ordine, dopo aver indagato per bene, arrivassero a Dimitri. Fu un vero sollievo per Aaron e Max, forse più per Aaron.
Il maggiore dei fratelli però non riusciva a capire perché la dama del lago non se ne fosse ancora andata. Il suo assassino era stato arrestato, suo figlio era stato trovato e la sua storia completamente svelata eppure la dama rimaneva lì; sottoforma di carpa bianca.
I Norrington non sembravano per niente turbati da tutto ciò ma comunque era ovvio che i morti potessero riposare in pace.
Max, con sorpresa di Aaron disse una cosa sensata: <<  Forse vuole vedere suo figlio  >>.
E così era stato. Aaron, Max, I Norrington al completo e Willbur , moglie e figli e Marcus erano stati sulla riva del lago per ore e ore ma niente, la dama era bella che nascosta.
Aaron non si perse però d'animo.
L'inverno, ormai alla fine, rese le temperature più gradevoli e la neve si sciolse gradualmente.
Le carpe che fino a quel momento non si facevano ne vedere ne sentire adesso saltavano e si presentavano gentilmente.
Una notte, mentre Aaron preparava il proprio letto, vide dalla finestra una figura minuta.
Marcus era sulla sponda con un retino, intento a cacciare la carpa più bella che c'era.
Lo Smith non disse niente, uscì fuori dalla terrazza e osservò la scena.
Marcus era immerso fino alle ginocchia, al contrario di prima, le carpe nuotavano lontano da lui con movimenti fluidi ma eleganti.
Il bambino osservava la superficie, Aaron si chiese perché aveva aspettato la notte per pescare, poi con un colpo di retino le carpe saltarono tutte insieme come delfini ammaestrati.
Aaron rimase a bocca aperta, la carpa più grande, color bianco perla, saltò nella rete.
Marcus, entusiasta, saltò e urlò. Non ci volle molto che mise la mano per afferrare il pesce.
Una luce abbagliante, come un faro, si diffuse e fluttuò verso Marcus.
Angie, la dama del lago, gli comparve davanti ma, sebbene impaurito, non si mosse.
Lei era come sempre silenziosa e muta.
<<  Mamma?  >> chiese Marcus, impaurito e la luce esplose di nuovo. In quel momento Angie fece di sì con il capo e poi indicò il lago.
L'acqua si agitò dal nulla, le carpe saltarono e la dama del lago abbracciò il figlio.
Per la prima volta lei parlò: <<  Marcus ...  >> una voce dolce ed eterea. La luce pian piano diminuì e lei divenne sempre più chiara. Scomparve dagl'occhi di Marcus ma non da quelli di Aaron.
Angie adesso fissava un punto grande e bianco, come lei e un uomo dai capelli rossi allungava una mano verso di lei: Jason.
Appena le loro dita si toccarono la luce implose. Angie, la dama del lago, era finalmente in pace.
Il bambino osservò per qualche attimo il lago, tra le grosse carpe bianche ne era comparsa una piccola e minuta.

 


Max e Aaron erano d'avanti alla porta di casa, la loro casa, o meglio quella di Aaron. Si guardarono un attimo.
<< Sei proprio un cascamorto, Max!  >> disse Aaron, il fratello era riuscito a strappare un bacio a Sara ma niente di più e la sua risposta era stata"non era il mio tipo".
<<  Lo so!  >>.
Aprirono la porta, ma invece di trovare il solito pestilenziale odore di chiuso, sentirono il caldo profumo di torta fatta in casa.
I due fratelli si guardarono negl’ occhi.
« questa cosa non mi piace  » sussurrò Aaron.
<<  Mamma?  >> urlò Max facendo qualche passo indietro.
Ma lei sorrise con uno di quei sguardi che Aaron conosceva benissimo.
<<  Ti ha lasciato, non è vero?  >> disse il maggiore degli Smith.
<<  Per un'indiana  >>.
<> chiese Max.
<<  Oh tesoro, ti riporto a casa!  >> disse.
Il maggiore dei due fratelli Smith uscì fuori dalla casa e osservò la buca delle lettere. Aaron in quell'istante si rese conto di quante ce n’ erano. Ne estrasse una che, a suo parere, sembrava molto sospetta.
Adesso che il signor Norrington l'aveva bello che pagato, Aaron si sentiva pronto a tutto e quella lettera sembrava una vera e propria sfida.
Il ragazzo bussò alla spalla del fratello minore, che stava già per iniziare una cruenta lotta verbale con la madre, e gli mostrò la lettera.


Caro signor Aaron Smith.
Le offro un cospicuo compenso per liberare la mia modesta dimora da un'entità rumorosa e malsana. Domenica 8 ottobre pomeriggio la prego di venire presso il palazzo di Westmister, in attesa della mia persona.
Distinti saluti
Duchessa S. s. Moor.

<<  Duchessa?  >> chiese Max.
<<  Già!  >>. Osservarono la madre che gli sorrideva con fare furbetto e poi si osservarono negl’ occhi. Si capirono all’ istante. Entrambi riafferrarono i bagagli, fecero marcia indietro.
<<  Dove andate voi due?  >> chiese la madre ma nessuno dei due gli rispose.
Entrambi stavano già correndo sotto una pioggia fine, pronti ad una nuova, stramba avventura.

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