Come sopravvivere al genere maschile

di ezuccanigra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come sono arrivata a questo punto? ***
Capitolo 2: *** Fiducia e adrenalina ***
Capitolo 3: *** Autonomia e vergogna ***
Capitolo 4: *** Novità e indecisione ***



Capitolo 1
*** Come sono arrivata a questo punto? ***


Il locale in cui siamo ha la musica troppo alta per i miei gusti. Sarà che tutto mi dà un po’ fastidio in questo momento, ma ho i nervi a fior di pelle.
Guardo le mie amiche.
“La verità” dico “E’ che non mi importa”
Clara alza un sopracciglio “Davvero?” mi squadra con lo sguardo di chi la sa lunga.
Inizio a pensare a lui, vorrei dire qualcosa di cattivo, di talmente cattivo da zittire le mie amiche una volta per tutte. Talmente cattivo da farmi sentire meglio.
Faccio per aprire bocca ma sento qualcuno sfiorarmi la spalla. È un ragazzo “Ti è caduta la sciarpa” dice sorridendo. Io lo ringrazio e lo guardo andare via, ipnotizzata.
“Che pettinatura ridicola” dico senza pensare.
Marta fa spallucce “Secondo me era carino”
Secondo me, invece, assomiglia troppo a Marco. Per distrarmi, affondo la cannuccia nel bicchiere un paio di volte.
“Sapete una cosa? Io lo detestavo. Quel suo modo di fare perfettino, il suo egoismo, la sua insensibilità. Come si fa ad essere tanto insensibili? I jeans strappati sul ginocchio, voglio dire, che senso ha? Quella barba incolta, lunga, fastidiosa. Perché lo fanno? E i mocassini? Vogliamo parlare dei mocassini? E perché andare in giro con la tuta da ginnastica? “
“Stai ancora parlando di Marco?” mi chiede Clara. Marta le fa segno di stare zitta. Io ormai sto andando ai mille all’ora.
“Loro con quelle facce innocenti o meno. Chi si veste da alternativo credendo di essere diverso, quelli che vanno tutti i giorni in giro con giacca e cravatta, spendendo i soldi dei genitori e poi fumando erba nel giardino di casa perché non riescono a sopportare la loro vita troppo perfetta. Quelli che si mettono il gel nei capelli, quelli con i capelli lunghi e quelli con i capelli rasati. Dove credono di essere? Quelli che si mettono migliaia di anelli alle dita, bracciali, collane d’oro, da papponi, con la camicia aperta fino al quarto bottone per far vedere il petto depilato. Quelli che passano ore in palestra a pomparsi i muscoli e quelli che invece stanno chiusi nel loro stanzino a guardare i porno su internet, quelli che si ammazzano di studio sperando chissà che cosa la vita potrà mai loro offrire.”

Marta, che prima mi guardava divertita, ha cambiato lentamente espressione. Sembra triste, compassionevole. Perché ha quella faccia?
“E il modo in cui cercano di rimorchiarti? Vogliamo parlarne? E quelli che camminano mano a mano con la fidanzata in centro e poi ti lanciano occhiate disgustose e si permettono di giudicare le donne, senza rispetto, senza nessun diritto!” ormai sto urlando, mi sento accaldata.
“Li odio tutti, che vadano tutti a fanculo. Quante cose ho fatto per lui?” mi si spezza la voce.
Clara allunga una mano verso di me. “Cerca di calmarti”
Ma il suo tono mi dà fastidio. Non voglio fare pena a nessuno.
“Perché non funziona niente?” dico scoppiando in lacrime. Voglio andarmene. Come mi alzo dalla sedia, il mio drink si rovescia sui miei jeans.
“Perfetto!” dico tra i singhiozzi.
Marta e Clara sono visibilmente sconvolte. “Ti accompagno io a casa” si propone Clara. Ma io non voglio.
Esco dal locale asciugandomi le lacrime. C’è un gruppo di amici che chiacchera vivacemente, qualcuno si gira. Il mio istinto mi dice di sistemarmi, togliere il trucco colato dalla faccia, tirare indietro la pancia, camminare fiera e sorridere. Ma sapete cosa? Fanculo a tutto. Mi odio, odio il modo in cui il mio corpo vuole a tutti i costi sembrare attraente, piacere a qualcuno. Perché diavolo dovrei per forza piacere a qualcuno se a me non piace nessuno? Me ne vado quasi correndo. Come nei peggiori incubi, è notte, non ricordo dove ho lasciato la macchina e inizia a piovere. Ma devo andarmene di qui prima che le mie amiche mi trovino. Non ho bisogno di loro, ci sono cose che devo gestire da sola.
Vago per il parcheggio immenso e finalmente vedo la macchina. Mi tremano le mani e faccio fatica a recuperare le chiavi. Mi cadono nel fango. È incredibile. Vorrei solo prendere a calci tutto quello che mi capita a tiro.
Oh Dio.
Come sono arrivata a questo punto?



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Ciao a tutti! Ho deciso di iniziare questa storia a capitoli sulle avventure di questa ragazza (e disavventure)
Questo capitolo è un flashforward.
Fatemi sapere se vi piace!

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Capitolo 2
*** Fiducia e adrenalina ***


Sono al ristorante con Marco, il mio ragazzo storico. Con storico intendo quasi sette anni insieme. Non stiamo più parlando da dieci minuti, io ormai ho finito i miei spaghetti e guardo lui ingurgitare le sue quattro portate. Seriamente. Come fa certa gente a mangiare tanto?
Mi sento un po’ in colpa per averlo pensato.
Cerco di guardarlo come lo avrei guardato un anno fa. Non provo più niente. Mi sento in trappola. Dentro di me si agita un cocktail di emozioni contrastanti perché io lo odio, non volevo uscire a mangiare, non volevo fare niente, non volevo nemmeno vederlo e non voglio nemmeno andarci a letto dopo.
Però lo conosco così bene e un po’ di affetto residuo c’è ancora…OK mi fermo qui. Sto mentendo a me stessa pur di far funzionare questa cosa.
Lui mi guarda, mi sorride e allunga una mano verso la mia. “Sai oggi a lavoro…” e inizia a parlare.
 
Mi è sempre piaciuta la sua bocca, il disegno delle sue labbra e anche i suoi occhi che sono sempre così sinceri. A volte così tristi.
Sento vibrare il telefono nella borsa.
Oh mio Dio.
E’ lui.
Faccio finta di niente ma in realtà muoio dalla voglia di leggere la sua risposta e invece sono bloccata mano nella mano con il mio ragazzo che mi sta parlando…oh no, di cosa sta parlando?
“Secondo te cosa dovrei fare?”
Ecco, lo sapevo. Non lo stavo ascoltando. Chissà che cavolo mi ha detto. OK, pensa, pensa. Cosa mi ha detto? Parlava di lavoro e poi?
Provo a cambiare discorso “Ma non mi avevi detto che ti avevano promesso una promozione?”
Lui si illumina e ricomincia a parlare. Io mi rilasso di nuovo.
 
Mi chiudo nel bagno e apro il messaggio. Resto immobile per un attimo. Vuole che gli mandi una foto della mia bocca.
Cosa?
Il cuore mi batte a mille. Sento l’adrenalina scorrermi nelle vene. Sono consapevole del pericolo che il mio ragazzo scopra che sto mandando messaggi a un altro uomo e nel frattempo questa sensazione di novità mi fa sentire viva.
Resto qualche secondo a pensarci, combattuta. Ma poi decido di uscire dal bagno e tornare al mio posto.
Marco mi sta guardando.
So benissimo che la persona dall’altra parte del mio telefono non è quella che sto cercando. E so molto bene anche che non si tratta nemmeno del ragazzo che adesso mi sta guardando.
 
 
Più tardi Marco mi tiene contro il muro di casa sua, mi bacia e mi tocca ovunque. Io vorrei togliermelo di dosso ma ancora non ho deciso niente. Ricambio per istinto.
Ma le sue belle labbra su di me mi disgustano.
Di quelle mani insidiose ne ho abbastanza.
Penso a quel ragazzo che mi ha chiesto una foto della mia bocca.
Ha una ragazza anche lui, non l’ho mai incontrato veramente. Tutto questo è una follia.
Marco mi sgancia il reggiseno con una mano, mi sfila via la maglietta, avido.
Oh Dio, non voglio questo.
“Dobbiamo andare” gli dico “Ci stanno aspettando”
 
 
Siamo a casa di amici, ho la strana sensazione che non li rivedrò mai più perché qualcosa sta cambiando. Sta candendo tutto a pezzi.
 

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Capitolo 3
*** Autonomia e vergogna ***


Il giorno dopo mi sveglio con una strana sensazione nel petto. Sto a fissare il soffitto chiedendomi cosa sia.

Lo so benissimo cos'è. Vorrei solo fare finta di niente mentre mi chiedo perché sono sempre io, perché tocca sempre a me.
Prendo il telefono. C'è un messaggio di Riccardo, quello della bocca.

"Sto ancora aspettando la tua foto...ho voglia di baciarti"
Mi sbatto il telefono sulla fronte ripetutamente. Ma se non ci siamo mai visti.
Il messaggio ha anche un video correlato. È lui che si lecca le labbra.

Eh? Rido di gusto. Poi lo riguardo. Non so perché mi vergogno a guardarlo. E penso: Chi se ne importa.
Allora inizio a scattarmi foto alle labbra e gliene mando un paio. Solo che me ne pento subito dopo perché lui mi scrive:

 "Dai mandami anche tu un video"
Figurati se gli mando un video. Anzi, inizio a sentirmi sempre peggio.
Sotto la doccia penso a come dovrebbe essere baciare quell’altro.

L’ho visto solo in foto e si sa che dal vivo le persone sono sempre diverse. Ma forse non ha nessuna importanza, no? So che abitiamo vicini. Basterebbe un messaggio e potremo incontrarci e stare insieme. Ma qualcosa mi blocca. Non tanto che lui abbia una ragazza, voglio dire, ce l’ho anche io il ragazzo, ma forse è solo che mi basta giocare. Se mi proponesse di incontrarci gli direi di no, credo.

Eppure…quelle labbra sue…immagino come debba essere sentirle stringersi attorno ai miei capezzoli.

Esco velocemente dalla doccia, gli mando un messaggio dicendogli di lasciarmi stare, ho dei problemi da affrontare.
Tanto lo so che non succederà mai e che davvero non voglio che succeda.
 


Qualche giorno dopo ho il mascara colato fino al collo. Ho perso il mio ragazzo e tutti i miei amici perché si sono schierati con lui.
Poco male, adesso devo solo dirlo alle persone che conosco.
Oh Dio.
Mi butto sul divano e penso che lo farò domani, non mi va di dirlo a nessuno per ora. Il telefono inizia a vibrare senza sosta. Sono decine di sms da tutti i miei amici e parenti. Tutti che mi chiedono cos’è successo, emoticon disperate, tristi, altri contenti.
“Hai fatto proprio bene”
“Come hai potuto?”
“Eravate la coppia perfetta”
“Mi ha detto che hai un altro”
Oh mio Dio. Lo uccido. Sto piangendo come una scema.
E va bene, è triste e vuole vendicarsi, lo capisco. Tra i vari messaggi ne trovo uno di Riccardo. Caspita mi ero dimenticata di lui, non lo sentivo da due giorni.
“Come stai?”
Beh lui almeno non me lo chiede perché sa che sono single.
“Ho saputo che hai lasciato il tuo ragazzo”
Che COSA?
OK. Beh va bene non importa chi gliel’ha detto. Magari mi farà bene parlarne un po’, dopotutto lui è l’unico che sa che volevo lasciarlo. Dai, si è preoccupato per me, vuole sapere come sto.
Non faccio in tempo a scrivere una risposta che mi arriva un altro messaggio.
“Adesso ci vieni a letto con me?”

Oh. Ecco con chi ho a che fare.
 
 

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Capitolo 4
*** Novità e indecisione ***


OK. Poco male, me ne starò da sola per un po’. Oggi è un nuovo giorno e sono fiduciosa.
Tanto per cominciare ho un colloquio di lavoro.
 
Okay, non è proprio un colloquio per un lavoro. È più che altro un incontro per iniziare a seguire un corso che potrebbe darmi un lavoro. Stessa cosa, no?
Mi vibra il telefono, è Marta. “Come stai?” ha scritto.
Le mie amiche continuano a chiedermi come sto, nemmeno avessi avuto un infarto. Vorrei che la smettessero.
“Benone” rispondo. Poi spengo subito il telefono perché mi hanno chiamata.
 
Quando entro nella stanza, la prima cosa che vedo è questo tavolo lunghissimo e le pareti spoglie. Che razza di posto è questo? Sto per domandarmi se sia il caso di restare quando lo vedo.
Il sorriso, i capelli neri, quegli occhi… sta guardando proprio me!
Stupida, ti guarda perché deve farti un colloquio.
 
Ma è davvero bellissimo. Gli stringo la mano persa in quello sguardo così sicuro di sé. E solo dopo mi accorgo che ci sono anche altre persone a quel tavolo.
Stringo le mani anche a loro e il colloquio inizia.
 
Non sono mai stata così tanto distratta in vita mia. Così non so bene cosa rispondo e il colloquio sarà andato malissimo. Ma nel frattempo ho conosciuto sto bellissimo ragazzo.
Una piccola voce nella mia testa mi dice: c’è qualcosa che non mi convince.
Io la ignoro e così quando esco dalla sala e quel ragazzo si presenta, Luigi, e mi chiede di uscire, io gli dico subito di sì.
Lo dico subito a Marta e le mando una foto perché ovviamente ho già cercato Luigi su Facebook.
La mia vocina fa capolino: E’ troppo bello per te.
Alzo gli occhi al cielo.
 
 
La verità è che dovrei ascoltare di più la mia vocina interiore.
Perché dopo il primo appuntamento dove Luigi ha cercato di soffocarmi con la sua lingua, le cose sono peggiorate, ma io non potevo saperlo.
 
 
Sono seduta sul bordo della vasca con le gambe cosparse di schiuma da barba e il rasoio in mano.
Sono indecisa. Da quando sono single non mi sono più curata di depilarmi e ora si vedono i risultati. Luigi stasera mi ha invitata a prendere un gelato proprio sotto casa sua, dove, guarda caso, fanno il miglior gelato fior di panna del mondo.
Sì, certo, perché io sono stupida.
Mi viene da ridere a pensare come non abbia trovato il coraggio di chiedermelo direttamente.
La vocina dentro di me si lamenta che le sfugge qualcosa.
Comunque, questo è un problema. Prendo il telefono e chiamo Marta.
"Ciao, secondo te devo depilarmi le gambe?"
"Perché, non lo fai sempre?"
"Ma certo che no. Nemmeno tu. Dovresti prestare un po' di attenzione quando metti pantaloni che lasciano la caviglia scoperta"
"Oh smettila. Comunque non lo so. Vuoi andarci a letto?"
Ops. A questo non avevo pensato.
"Nooo non lo fare!" Qualcun altro parla dal telefono.
"Chi è?" Chiedo
"Sono Clara"
"Ah siete insieme"
"Ridammi il telefono!" Si lamenta Marta.
Oh non ho tempo per questo.
"Dai ragazze, che faccio?"
"Assolutamente non andarci a letto. È troppo presto!" Clara quasi urla.
"Secondo me ha ragione" le fa eco Marta.
"Dite?" Non era quello che mi aspettavo di sentire. Le ringrazio e chiudo la chiamata.
E non ho risolto niente ancora.
Il telefono vibra, è un messaggio di Marta.
"Se non hai le calze trasparenti puoi sempre non depilarti"


Amen.
 

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