Il richiamo di Samara

di FrenzIsInfected
(/viewuser.php?uid=822976)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il film ***
Capitolo 2: *** Primi segnali ***
Capitolo 3: *** Visioni ***
Capitolo 4: *** Daveigh Chase ***
Capitolo 5: *** Tu non sai ***
Capitolo 6: *** Il cerchio nel braccio ***
Capitolo 7: *** SM0016 ***
Capitolo 8: *** Moesko Island ***
Capitolo 9: *** Casa Morgan ***
Capitolo 10: *** Ciò che Samara non ha mai ricevuto ***
Capitolo 11: *** Inganno ***
Capitolo 12: *** Il fienile ***
Capitolo 13: *** Una musica per Samara ***
Capitolo 14: *** Ritorno a terra ***
Capitolo 15: *** Shelter Mountain ***
Capitolo 16: *** Risposte ***
Capitolo 17: *** Riparare il danno ***
Capitolo 18: *** Perchè non dimentico ***
Capitolo 19: *** Chiudere per sempre il cerchio ***
Capitolo 20: *** Sentenza di morte ***
Capitolo 21: *** Cronaca di sei giorni ***
Capitolo 22: *** La scelta ***
Capitolo 23: *** Ultimi momenti ***
Capitolo 24: *** La scogliera ***



Capitolo 1
*** Il film ***


Image and video hosting by TinyPic

- Allora ci vediamo stasera! - disse Natalie Johnson a Andy Walcott, salendo sull'autobus che l'avrebbe riportata a casa. Andy ricambiò, poi cominciò a camminare lungo la via principale di Seattle, sotto la pioggia, diretto a casa. 


L'aveva scoperto da una settimana, e da allora non smetteva mai di parlarne.

"The Ring".

Sapeva che era ambientato nello Stato di Washington, dove abitava, con location distanti alcuni km dalla città, e ricordava vagamente la trama.

"The Ring".

Non gli interessava un film in cui una ragazzina esce da un pozzo e va uccidendo persone che una settimana prima guardano una misteriosa videocassetta. Preferiva piuttosto una puntata dei Simpson. Ora, dal nulla, qualcuno ha trasmesso l'amore per questo film a Natalie, e giustamente lui doveva farne le "spese". Recentemente era uscito il sequel, quindi potrete benissimo immaginare in che stato di euforia potesse essere Natalie.

Una volta arrivato nell'angusta palazzina ospitante il suo appartamento, percorse di volata la rampa di scale che sembrava ogni volta non finir mai. Irruppe in casa, salutò la madre e si rifugiò in camera a studiare fisica per tutto il resto del pomeriggio.

Gli mancava solo un esame prima della laurea, e l'argomento che stava studiando era particolarmente ostico. Poco prima di cena, cercò delle informazioni su internet riguardo ciò che avrebbe guardato tra poche ore.

Il risultato?

La protagonista era uno schianto e la bambina uno schifo.

Ancor più demotivato da ciò che aveva visto(levando la protagonista carina), uscì dalla stanza.

- Stasera verrà Natalie. Guarderemo un film. - Annunciò Andy alla madre.

- Finalmente me la fai conoscere! - esultò la madre. - Vediamo se la descrizione che mi hai fatto è giusta, e soprattutto se soddisfa le aspettative. - .

Infatti Natalie era una ragazza tutt'altro che brutta: 170 cm di altezza, capelli neri lunghi, una linea snella, un sorriso meraviglioso, due occhi verdi con lineamenti felini. Quando andavano a Long Beach per l'estate, il ragazzo restava in spiaggia a guardare Natalie uscire dall'acqua ed ergersi in tutta la sua bellezza. Andy era inizialmente riluttante a conoscerla, pensando che tutte le ragazze belle fossero oche. Invece, conoscendola meglio, instaurò un legame forte. Ma non riusciva a far diventare questa forte amicizia vero amore. Infatti, i due si erano creati un reciproco stato di friendzone: un giorno andava bene, quello dopo chissà.

- Sento il dolce odore dell'amore nell'aria. - rincarò la dose il padre, in supporto della moglie.

- Staremo a vedere cosa succederà. - chiuse Andy.

Una volta finita la cena, aspettò Natalie in salotto. Alle 21, si presentò al cospetto del ragazzo con due videocassette.

- Domani è domenica, non abbiamo lezione. Quindi ho trovato e preso anche il sequel! - annunciò impadronendosi del videoregistratore. Andy si distese sul divano, e appena la ragazza finì di armeggiare col televisore, si sedette accanto a lui. Qualche secondo dopo, il film iniziò.


Quando Natalie uscì dall'appartamento dei Walcott, era da poco passata la mezzanotte. Andy era disteso nel letto, ma non riusciva a dormire. Continuava a pensare a quella bambina, Samara.

Un mostro, sì.

Ma non aveva scelto lei di esserlo.

Invece di odiarla, gli aveva fatto compassione. Gli cadde qualche lacrima, ripensando alla sua storia.

Non aveva mai pianto per un film, specie per un horror.

A questo punto, gli balenò in mente un pensiero.

Questa storia potrebbe avere qualcosa di vero?

Era rimasto troppo colpito da quel film. Le località in questione distavano qualche ora di macchina da Seattle. Avrebbero potuto raggiungerle tranquillamente.

Il giorno successivo ne avrebbe parlato con Natalie. Dovevano approfondire di più su quella vicenda.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primi segnali ***


Andy aspettò Natalie nel bar sotto casa sua. La pioggia ancora non era cessata. Mentre beveva un cappuccino, fece un rapido riepilogo dei due film visti la sera prima. Analizzava mentalmente ogni scena con Samara protagonista, specie le immagini della SM0015, la cassetta contenente l'interrogatorio degli psichiatri dell'ospedale di Eola County. Qualcosa di macabro ed affascinante circondava la figura di Samara, a parer suo. 

– Cosa c’è di tanto importante da farmi scendere? – chiese quasi nervosamente Natalie, appena giunse al suo cospetto. 

– Ieri sera non ho preso sonno subito. Sono rimasto per un po’ a pensare a Samara. Mi dispiace per quella bambina. – disse Andy. 

– Beh? Quindi? E’ solo un film, Andy. – tagliò corto Natalie. 

– Mhm, forse hai ragione. Ma sono rimasto intrigato da quella storia. E se ci fosse qualcosa di vero in tutto questo? – ripartì all’assalto il giovane. 

– Suvvia, Andy. E’ come cercare di provare l’esistenza di Harry Potter! – rise lei. 

Effettivamente, il ragionamento faceva acqua da tutte le parti. 

- Forse potresti sbagliarti. - disse con un filo di speranza Andy. 

- Non ho detto di aver ragione. - fece Natalie. - Penso solo che sia alquanto improbabile. Dai, Andy: può una bambina uscire da un televisore? Materializzarsi a caso? Essere visibile solo a poche persone? E soprattutto: come fa a sapere chi esattamente ha guardato la cassetta? Come fa ad avere il numero di telefono dei singoli? - . 

La ragazza, accantonando la passione che si era creata per quel film, stava annichilendo un Andy sempre più dubbioso. 

– Posso salire? – chiese Andy. 

– A far cosa? – domandò Natalie. 

– A cercare qualcosa che possa dare conferma alle mie tesi. – concluse bevendo l’ultima goccia di caffè il ragazzo. 

Si alzò dal tavolo, e seguito a ruota dalla ragazza entrò nell’appartamento. 

– Fai tutte le ricerche che vuoi. Tanto ne uscirai a mani vuote! – lo schernì Natalie. 

Andy passò tutta la mattinata sul pc di Natalie, trovando solo una confutazione della tesi tanto sostenuta: Shelter Mountain, Moesko Island... tutte località inventate. Non esistono cassette assassine. Non esiste nulla. Il film è basato su una semplice leggenda. 

– Non mi do per vinto! – disse uscendo a Natalie.

– Sperare non costa nulla. Ci vediamo oggi pomeriggio! – salutò lei. 

E mentre scendeva le scale, dentro di sé, Andy disse: 

So che esisti, Samara. E lo proverò!



Mangiò, di fretta e furia, ancora deluso per l’infruttuosità delle sue ricerche. Andy non era un tipo che si arrendeva alla prima difficoltà. Il pomeriggio era solito dormire per un paio d’ore. Si mise disteso sul letto, e dopo qualche minuto era già nel mondo dei sogni.

Si trovava sopra una canoa. La nebbia riduceva la visuale a una decina di metri. Partì, noncurante delle condizioni atmosferiche. Cominciò a navigare in quelle acque gelide; acque che gli sembravano d’aver visto da qualche parte. Quell’atmosfera quasi spettrale lo rilassava, anche se gli sembrava di essere in qualche film dell’orrore. 

Al diavolo!, pensò, Non esistono fantasmi, zombie, o tutte le cavolate di quel genere.

Improvvisamente, vide qualcosa muoversi, nella nebbia. 

Fermò l’imbarcazione, e si guardò intorno. La quiete ancora regnava. Forse era stato solo un uccello. 

Continuò ad avanzare, ma rivide la sagoma spostarsi. Ora cominciava ad aver paura. 

Girò la barca e fece per tornare indietro. 

Quando vide. 

Sopra uno scoglio, si ergeva una figura umana. 

Avanzò un poco. Poi vide il cerhio.



Andy si risvegliò madido di sudore. Non credeva a quello che aveva visto. 

Qualcuno era morto, là fuori. 

Quelle erano le acque di Moesko Island. 

Quella era la nebbia di Moesko Island. 

Qualcuno aveva visto il cerchio. 

Samara aveva appena ucciso qualcuno. Ne era certo. 

O forse era soltanto un brutto scherzo della sua mente, presa troppo da quella storia? 

Si cambiò, con ancora impresse le immagini del sogno. Uscì di casa, si allontanò dalla palazzina. 

Nella mezz'ora che impiegava di solito a percorrere la distanza tra la sua casa e quella di Natalie, non fece altro che ripetere un passo del film:

Prima di morire, si vede il cerchio.

Arrivò al passaggio pedonale che lo separava dalla casa dell’amica. Osservò distrattamente le persone dall’altro lato della strada. Controllò il colore del semaforo, poi abbassò lo sguardo. 

Una bambina lo stava fissando, dall’altra parte della strada. I capelli lasciavano intravedere solo metà del volto. Un sudario bianco copriva il suo esile corpo. I due occhi si incontrarono. Un autobus interruppe il contatto visivo, e una volta passato la bambina era sparita. Attraversò la strada e raggiunse l’appartamento di Natalie. 

La ragazza aveva un aspetto tutt’altro che tranquillo, come se avesse fatto un incubo. Quando notò che Andy era anch’esso teso, chiese: 

- Lo hai visto anche tu? - . 

Andy pensò al cerchio. Poi alla bambina. 

Sì. – rispose. – Ho visto anch’io. - .

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Visioni ***


- C’è qualcosa che non va. Non possiamo aver sognato la stessa cosa. – .

Natalie cercò di dare una spiegazione plausibile.

– Cos’hai visto? – chiese la ragazza. 

– Un uomo che vagava su una canoa in un paesaggio nebbioso. Ricordava molto la nebbia di Moesko Island. – rispose Andy. 

– L’uomo vedeva qualcosa muoversi nella nebbia? – chiese terrorizzata Natalie. 

– Sì. Alla fine si vede il cerchio, giusto? – domandò Andy. 

Natalie scosse la testa, incredula. 

– Non è possibile. – fece la ragazza gettandosi sul divano. – Odio darti ragione, Andy. Ma forse potrebbe esserci qualcosa di vero dietro quel film. Non possiamo aver sognato la stessa cosa nello stesso momento. Non penso sia una semplice coincidenza. – disse sistemandosi i capelli. 

Andy non sapeva se riferirgli o no della bambina. Dopo qualche attimo di esitazione, decise che anche lei doveva sapere. 

– C’è dell’altro. – disse. – Al semaforo, mentre aspettavo il verde, ho visto una bambina. Aveva un sudario bianco e i capelli che le facevano vedere solo metà del volto. Ci siamo fissati per qualche secondo, poi è arrivato un autobus, che ha interrotto il contatto. Quando era passato…la bambina non c’era più. - . 

Natalie si fece ancor più pallida in volto. 

– L’hai vista anche tu? – disse afferrandolo per le mani. 

Lo portò davanti alla finestra che dava sul vicolo dietro la palazzina. 

- Stavo guardando fuori, quando mi è caduto l’occhio su qualcosa che si muoveva nel vicolo. Ho guardato meglio. E l’ho vista. Mi fissava. All’improvviso un corvo si è schiantato sula finestra, interrompendo lo scambio di sguardi. Quando ho guardato di nuovo giù…non c’era. – raccontò. 

- Quando l'hai vista? - chiese il ragazzo. 

- Cinque minuti prima che arrivassi. - rispose Natalie.

Andy cominciava ad aver paura.

Aveva visto la bambina nello stesso momento in un altro posto.



Sogni identici e in contemporeanea con Natalie.

Una bambina che appare e scompare a suo piacimento.

Sembrava incredibile. Ma era terribilmente vero.



Le sorprese, per Andy e Natalie, non erano finite. Quella sera, al telegiornale, venne annunciato il ritrovamento del cadavere di Martin Henderson, Noah in “The Ring”. Era stato recuperato su una canoa in mezzo al mare, poco distante da una delle isole che si trovano davanti Bellingham. 

Anche quella sera, una volta finito l’orario del pasto, Andy si rintanò in camera e cercò di nuovo potenziali indizi. 

Contrariamente al mattino, trovò molte più informazioni: Brian Cox, Shannon Cochran, Amber Tamblyn e Richard Lineback(rispettivamente Richard e Anna Morgan, Katie e il locandiere di Shelter Mountain) erano deceduti in circostanze misteriose poco prima l’uscita di “The Ring”; gli attori che avevano preso parte allo sviluppo del film avevano segnalato numerosi avvenimenti bizzarri durante le riprese; David Dorfman, ovvero Aidan Keller, soffriva di crisi psichiche a giorni alterni nel periodo di registrazione; Ryan Merriman e Simon Baker(Jake e Max Rourke), di recente avevano fatto la stessa fine di Cox e gli altri. Ed infine, il particolare più curioso: Daveigh Chase, e più recentemente Kelly Stables, le ragazze che avevano prestato le loro figure per recitare la parte di Samara, avevano avuto strani sogni fino a qualche settimana dopo la fine delle riprese. 

Come mai così tanti morti? 

Come mai proprio qualche mese dopo l’uscita dei film? 

Perché proprio gli attori che nella storia morivano? 

Andy cercò informazioni sui “superstiti”, e scoprì che la Chase abitava a Los Angeles. Prese il telefono e compose il numero di casa di Natalie. 

– Chi è a quest’ora? – fece la ragazza. 

Effettivamente era quasi mezzanotte. 

– Natalie, prepara i bagagli. Domattina partiamo per Los Angeles. Andiamo a trovare Daveigh Chase. – rispose Andy. 

– Daveigh Chase? Ma non è l’attrice che ha recitato la parte di Samara? – chiese la ragazza. 

– Esatto. – affermò Andy. 

– Ma perché così, all’improvviso? Cosa hai scoperto? – domandò Natalie, sempre più incuriosita. 

- Ti spiegherò domani. Buonanotte. - .

Attaccò il ricevitore e andò in stanza. Preparò l'occorrente per il viaggio, e i soldi per l'aereo.

Mentre abbassava la tapparella, sulle scale antincendio della palazzina di fronte apparve la bambina.

Un sibilo, poi, si propagò nella sua mente.

Andy.

Lo stava chiamando.

Andy.

Come faceva a sapere il suo nome?

Andy.

Un lampo, e com’era apparsa la bambina era svanita.

Stette alzato per altri venti minuti, ma aspettò inutilmente. La bambina non riapparve.

Preso dalla paura, finì di abbassare la serranda e si mise sotto le coperte. L’indomani sarebbe stata una giornata lunga.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Daveigh Chase ***


Andy non dovette, fortunatamente, dare troppe spiegazioni ai genitori per quell’improvviso viaggio a Los Angeles con Natalie. Prese solo qualche soldo, uno zaino con qualcosa da mangiare e un blocco note per scrivere eventuali informazioni forniti dalla Chase. Uscì di casa, passò a prendere Natalie, ed una volta arrivati all'aeroporto di Seattle, comprarono i biglietti e presero giusto in tempo il diretto per Los Angeles. Una volta a bordo, appoggiarono gli zaini, e presero posto. Appena finirono di sistemarsi, Andy raccontò all’amica quanto aveva scoperto la sera prima.

– Quindi pensi che Daveigh abbia la chiave per la nos…tua indagine? – chiese Natalie. 

– Probabilmente sì. – convenne Andy. 

– Se vorrà, le chiederò di portarci nei posti dove hanno girato il film. Sempre che esistano. - . 

– Ed io che volevo solo passare del tempo con te, quella sera… - sospirò Natalie. 

– Come se già non ne passassimo abbastanza. – rise Andy, abbracciandola. – Quanto ci vorrà per arrivare? – chiese la ragazza. 

- Due ore circa. – rispose il ragazzo. 

Non vedeva l’ora di scendere da quell'aereo. E sapere la verità.



Non fu semplice trovare la scuola che frequentava Daveigh. A Andy e Natalie occorse un’intera mattinata, prima di scovare, lungo una delle vie di Los Angeles, la Sun Hill High School. Verso le 13, i due si appostarono davanti alla scuola. 

Quando la campanella suonò, una moltitudine di ragazzi uscì dall’edificio. Andy si avvicinò ad una ragazzina

- Scusa, mi sai dire dove posso trovare Daveigh Chase? – chiese. 

La ragazzina guardò in giro, poi alzò il dito: 

- E’ quella con la felpa rosa. - . 

I due si girarono. 

La bambina che aveva terrorizzato mezzo mondo era in realtà di una bellezza mozzafiato. Daveigh aveva 15 anni, ma quel corpo da adolescente cominciava a prendere le sembianze della donna che sarebbe diventata. Capelli castano chiaro, anch’essa con un sorriso bellissimo, due occhi da restare a mirare stupefatti. 

Si fecero largo tra la folla di studenti, raggiungendola. 

– Scusa, sei Daveigh Chase? – chiese Andy. Daveigh si voltò. 

– Sì. Ci conosciamo per caso? – chiese. 

– Sono Andy Walcott, e lei è Natalie Johnson. – rispose Andy. 

I tre si strinsero la mano. 

– Cosa volete? Un autografo, una foto, un’intervista? – chiese Daveigh. 

– Vogliamo solo farti delle domande. – disse Andy. 

– E due autografi, se non ti dispiace. – aggiunse Natalie. 

– Venite con me. – disse Daveigh. 

L’attrice li portò in un McDonald's lì vicino. 

– Non vi preoccupate, offro io. – disse, tranquillizzando i due ragazzi. 

– Senti, Daveigh. – esordì Andy. – Vorremmo sapere più cose su “The Ring”. - . 

– Va bene. Cosa volete sapere? – disse Daveigh . 

Andy indugiò un momento, poi chiese: 

- E’ tutto vero? - . 

La Chase abbassò lo sguardo. 

– Daveigh. – la chiamò Andy. – La storia di “The Ring” è vera? - . 

– Vi dirò tutto, se prima risponderete alle mie domande. – fece Daveigh. 

Non era la persona cordiale di qualche minuto prima. Ora nel volto della quindicenne era calato un velo di paura e tensione. 

– Ultimamente avete visto una bambina apparire e scomparire a suo piacimento? – chiese. I due annuirono. 

– Avete visto in sogno la morte di qualche attore che ha recitato nel film? – domandò Daveigh. 

– Ieri pomeriggio abbiamo visto la morte di Martin Henderson. – disse Natalie. 

– Cosa faceva prima di morire? Vedeva qualcosa? - . 

Daveigh sparava domande a raffica. 

– Era a bordo di una canoa, e vedeva una figura muoversi nella nebbia. Alla terza volta che ha visto il movimento è apparso quel cerchio. - . 

Daveigh stava sudando freddo. 

– Allora non sono l’unica, oltre a Kelly. – disse. 

– Cos’è successo, Daveigh? – chiese Natalie. 

– Non avevo queste visioni da quando avevamo ultimato le riprese del primo film. – disse l’attrice attonita. 

Fece segno di avvicinarsi. 

E’ tutto vero, ragazzi. Moesko Island esiste. Shelter Mountain esiste. I Morgan sono esistiti. Samara esiste. “The Ring”…è…vero. - .



Finito il pranzo, passato in silenzio, Daveigh fece gli autografi richiesti da Natalie, insieme ad una foto fatta grazie alla macchina fotografica dell'amica di Andy, ne fecero una tutti e tre insieme. 

Stavano per andarsene, quando Andy si ricordò di aver in serbo ancora una domanda per la quindicenne. 

– Daveigh, aspetta un secondo. Ho un’ultima domanda. - fece Andy. Daveigh si girò. 

– Sì, Andy? – disse. 

– Vorresti venire con noi a Moesko Island? – chiese. 

– Non posso. E sinceramente non voglio. – rispose Daveigh. – Prendete la macchina ed arrivate fino a Bellingham. Al porto, troverete un battello che parte ogni ora per Moesko Island. – disse la Chase. 

– Perfetto. Grazie mille Daveigh! Sei stata gentilissima. – la salutò Andy. 

– Dovere, ragazzi. Buona fortuna e buon viaggio! – li salutò Daveigh. 

Fermò un taxi, salì a bordo e sparì dalla vista dei due giovani. 

– Ora che facciamo? – chiese Natalie. 

– Torniamo a Seattle. Domani andremo a Moesko Island. – disse Andy.

Mossero qualche passo.

Poi la videro.

Il mondo si fece ovattato.

La bambina era riapparsa.

Andy.

Un sorriso si formò su quel volto pallido.

Natalie.

La ragazza chiuse gli occhi.

Vide una casa. Sembrava abbandonata.

Uno specchio ovale.

Una stalla.

Un carillon.

Una scala.

Una capanna.

Il cartello di Shelter Mountain.

Ed infine un albero.

Natalie riaprì gli occhi. La bambina era sparita. Andy era sopra di lei.

- Natalie! Natalie, ci sei? – la chiamò.

- Ho visto. – disse terrorizzata.

- Cosa? – .

- Penso sia lei, Andy. - .

- Chi? - .

- Samara. - .

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tu non sai ***


Per tutto il viaggio di ritorno, nonostante la stanchezza, né Andy né Natalie riuscirono a chiudere occhio. La paura che qualche sogno potesse turbare il loro sonno li terrorizzava. Quando arrivarono a Seattle, era quasi ora di cena. 

– Dobbiamo riposarci. E rielaborare le informazioni ottenute. – disse Andy, mentre usciva dalla stazione. – Riguardati i due film, stasera. Almeno il primo, dove ci stanno un mucchio di informazioni in più su Samara. - . 

Natalie annuì, poi domandò: 

- A che ora partiremo per Moesko Island? - . 

– Presto. Ti passerò a prendere alle 6. In un paio d’ore dovremmo raggiungere Bellingham. Di lì, traghetto. Moesko Island. Shelter Mountain. E poi tutti a casa. – rispose Andy.

– Allora ci vediamo domani. – disse Natalie, dando un bacio sulla guancia all’amico. 

Andy la salutò, ed appena fu sufficientemente lontana, disse fra sé e sé: 

- Meglio di niente. - . 

E prese la via di casa.



Andy camminava per le vie di Seattle. Era stanco morto. Voleva solo tornare a casa, mangiare e andare a dormire. Il sol pensiero che l'indomani sarebbe andato a Moesko Island lo rallegrava e impauriva contemporaneamente. Teoricamente doveva stare via solo uno o due giorni. Praticamente non sapeva cosa l’aspettava. 

La visione di Natalie a Los Angeles l’aveva inquietato. Se quanto aveva detto Daveigh fosse stato vero, Samara sarebbe potuta apparire da un momento all’altro. 

Ma perché la bambina non somigliava per niente a Samara, eppure ricordava benissimo la bambina del pozzo? Perché Natalie aveva supposto che la bambina fosse proprio la figlia adottiva dei Morgan

Tutte quelle visioni stavano rendendo impossibile la vita dei due giovani. 

Prima arriveremo in quell’isola, prima finirà questa storia, si disse Andy. 

Proprio mentre formulava questi pensieri, però, guardando per terra, notò una persona scalza. Aveva un vestito bianco. 

Prima di alzare gli occhi, disse: - E quindi…sei tornata. - . 



Una voce, però, lo tranquillizzò: 

- Scusa, penso tu abbia sbagliato persona. - . 

Andy alzò il viso e si rese conto di aver davanti non la bambina, bensì una ragazza dai tratti nipponici. 

Il ragazzo la guardò da capo a piedi. Aveva le scarpe. Il bianco del sudario della bambina era più sporco rispetto a quello del vestito della giapponese. 

– Perdonami, ti ho scambiato per un’altra persona. – si scusò Andy. 

Si allontanò da lei, poi, per sicurezza, si voltò di nuovo. 

Non vide la ragazza ma, come si aspettava, la bambina. 

Un ghigno era stampato sul suo viso. 

Il ragazzo proseguì dritto e non si girò finché non vide davanti a sé il portone di casa.



Natalie fu attirata da qualcosa che si era mosso lungo un vicolo alla sua destra. 

Imboccò la via e vide. 

La scala della visione era appoggiata su un muro. 

Davanti ad essa, una bambina. 

Non era quella

Questa si girò e vide Natalie. 

– Ehi, potresti aiutarmi? – chiese con una vocina dolce. Natalie si avvicinò. 

– Che cosa succede, piccola? – chiese la giovane. 

– Papà ha perso le chiavi, così ha preso questa scala per entrare dalla finestra. Mi ha detto di salire, ma io ho paura. – spiegò la bambina. 

– Vuoi che ti porti su? – chiese Natalie. La piccola annuì sorridendo. 

Le salì in spalla, mentre la ragazza si preparava a salire. 

– Ho paura. – gemette la bambina. 

– Tranquilla. Tra qualche secondo sarai da papà. – la rassicurò Natalie. 

Una volta arrivati, la ragazza fece scendere la bambina.

– Beh, eccoci qui. – disse Natalie. 

D’un tratto, la piccola si piegò. 

– Ehi, tutto bene? – chiese la ragazza, allungando una mano. 

La bambina si girò e strinse fortemente il polso di Natalie. Il viso si tramutò in quello della bambina.

Quella bambina

Improvvisamente, i grattacieli di Seattle sparirono. 


Ora, davanti a lei, c’era una radura. 

A pochi metri, l’albero.

Non è possibile. E’ Shelter Mountain!, esclamò Natalie.

E se sono a Shelter Mountain…laggiù c’è…

Abbassò lo sguardo. In fondo alla collina, c’era il pozzo. 

Vide il cerchio. 


I grattacieli di Seattle tornarono. La bambina era sparita. 

– Mi hai sentito, ragazza? Vattene, prima che chiami il 911! - . 

Un uomo stava intimando alla ragazza di scendere. Con il volto attonito, percorse a ritroso le scale. 

Prima di tornare sulla via principale di Seattle, guardò indietro. 

La scala non c'era più. 

Si girò e affrettò il passo. Doveva tornare a casa subito. Per quel giorno ne aveva già viste abbastanza.



Andy aveva appena finito di far cena. Stava per mettersi disteso sul letto, quando Natalie lo chiamò.

–Andy, le cassette sono scomparse! – esclamò la ragazza.

- Come sarebbe sono scomparse? – domandò Andy.

- Non ci sono più. E Lucas, il tizio che me le ha prestate, non è mai venuto a casa per ritirarle! - .

Andy era più che sicuro che Natalie se le fosse portate via la sera stessa che avevano visto i due film.

- Non so che dirti. Cerca di dormire. Domani sarà una lunga giornata. Più stancante di oggi. – disse.

- Va bene…buonanotte Andy. – salutò Natalie.

- ‘notte Natalie. – rispose Andy.

Attaccò il ricevitore. Un altro mistero.

Tornò in camera.

Come la sera precedente, sulle scale antincendio della palazzina di fronte l’aspettava la bambina.

Andy.

Andy la guardò con tono di sfida.

Andy.

Ok, sai il mio nome. E allora? Sbraitò con la mente.

Tu non sai.

E sparì. Il ragazzo rimase bloccato.

Cosa voleva dire?

Cosa non sapeva?

Natalie era in pericolo?

Lui era in pericolo?

Lo erano entrambi?

Cosa si celava dietro quel “tu non sai”?

Troppe domande si erano dovuti porre i due giovani. L'indomani avrebbero trovato le risposte a tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il cerchio nel braccio ***


L’unico momento tranquillo della giornata, per i due ragazzi, fu la notte. “L’unico momento in cui Samara non può sentirci, è quando dormiamo.”, diceva Aidan Keller. Fu soltanto sul far dell’alba, che Andy ebbe una visione. L'ennesima. Vide una donna che scriveva dietro una scrivania, e d’un tratto alzava lo sguardo. Il traghetto per Moesko Island. Ed infine il cerchio. Quando si risvegliò, Andy si era ritrovato un tatuaggio a forma di cerchio sul braccio sinistro. Provò a mandarlo via, ma non ci riuscì. Fece colazione, poi prese qualche indumento di ricambio e lo mise in uno zaino. Si lavò in meno di cinque minuti. Doveva fare in fretta. Aveva l’appuntamento con Natalie tra pochi minuti. Uscì di casa e si diresse verso la sua macchina.

Andy.

La bambina era apparsa dietro di lui.

Andy.

Noncurante, salì in macchina, mettendo lo zaino nei sedili posteriori.

Vedrai. , ghignò la bambina.

Andy la squadrò preoccupato.

Cosa?, chiese.

Oh sì. Vedrai. , ripeté.

Cosa vedrò? Dimmelo! , intimò.

Lei per tutta risposta, prima lo guardò male. Poi sparì. 

Accese l’auto e imboccò la strada che l’avrebbe portato da Natalie, raccogliendo la ragazza poco dopo. Quando entrò, si scoprì il braccio sinistro. Anche lei aveva ricevuto il cerchio. 

– Guarda qui. Mi sono svegliata e me lo sono trovato lì. – disse stupita. 

Andy, per tutta risposta, gli fece vedere il suo. 

Ormai era chiaro. Quella bambina voleva lasciar loro un messaggio. 

O forse qualcosa di più. 

Uscirono dalla città, imboccando la Statale che li avrebbe portati a Bellingham. Durante il viaggio, Natalie si ricordò di aver scoperto una cosa, la sera prima.

- Dopo aver cercato inutilmente le cassette, ho fatto una ricerca sulle località dove hanno girato il film. E ti dico che abbiamo fatto un grande errore. – disse. 

– Quale? Daveigh ci ha detto una bugia? – chiese mentre procedeva a velocità sostenuta. 

– No, fortunatamente. Abbiamo errato la posizione di Shelter Mountain. – Annunciò la ragazza. 

Andy cercò di non andare subito in escandescenza. 

– Non si trova sull’isola? – chiese seccamente. 

– No, ma neanche tanto distante da lì. Si trova ad una decina di km ad est di Bellingham. – disse Natalie. 

Andy si tranquillizzò. In fondo, poteva andare peggio. Il viaggio continuò tranquillamente, tranne per un paio di presunti avvistamenti della bambina in mezzo ai campi che circondavano la Statale.

La bambina li stava chiamando.

E loro stavano rispondendo.

Arrivarono a Bellingham verso le 8.30. Andy sistemò l’auto nel parcheggio antistante il porto. La cittadina cominciava a svegliarsi. Pescatori e traghetti cominciavano a partire. I due giovani impiegarono una ventina di minuti per trovare, in una zona sperduta del porto, il traghetto per Moesko Island. Traghetto che stava tornando dall’isola. 

Dieci minuti dopo, completate le manovre, si presentarono davanti al bigliettaio, un marinaio sulla trentina. 

– Cosa vi porta a prendere questo traghetto, ragazzi? – chiese. 

– Cosa ti porta a fare questa domanda? – fece per ripicca Natalie. 

– Senza un motivo valido, la gente non può salire su questo traghetto. Cose brutte sono successe in quell’isola. – spiegò il marinaio. 

– Sei del posto, amico? – chiese Andy. 

– Sì, perché? – chiese l’altro. 

I due mostrarono il cerchio. 

– E’ un motivo valido per poter entrare? – chiese Natalie. 

Il marinaio sbiancò in volto. 

– Siete voi! – esclamò in un raptus di panico. – Passate. Subito! O mi ucciderà. Ho famiglia. Vi prego…muovetevi! – supplicò.

I due si sbrigarono a imboccare l’ingresso del traghetto. 

– E state lontano dai cavalli! – urlò prima di sparire dalla vista dei due. 

– Se non altro ci ha fatto risparmiare qualche dollaro. - , disse compiaciuto Andy. 

Una volta sul ponte, attesero la partenza del traghetto, che avvenne mezz’ora dopo il loro arrivo. Andy sospirò. Metà del lavoro era andato. Ora veniva la parte difficile. Dovevano trovare un posto dove passare la notte a Moesko Island. Non potevano tornare a Bellingham per l’ora di cena. Non ce l’avrebbero mai fatta. 

Mentre pensava a questo, e a cosa avrebbero potuto trovare una volta sull’isola, sentì il braccio di Natalie lasciare il suo. 

– Andy…mi gira la testa… - disse accasciandosi a terra. 

Un rivolo di sangue usciva dal suo naso. 

– Natalie, che ti succede? – chiese allarmato Andy. 

La ragazza, d’un tratto spalancò gli occhi e stette fissa a guardare il nulla. Andy sparì dalla sua vista, ed il rumore del traghetto si fece sempre più basso fino a scomparire.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** SM0016 ***


Si trovava in una stanza bianca. Talmente bianca che a momenti non riusciva più a capire dove finisse il pavimento ed iniziasse il muro. In alto, a sinistra, poteva vedere un orologio. Le lancette si spostavano velocemente, senza scandire un orario preciso. Abbassò lo sguardo. Una Samara dalle sembianze umane la stava fissando. Indossava il solito sudario bianco e delle scarpine nere. Se ne stava seduta su un letto d’ospedale. Natalie fissò incuriosita la bambina. Usava la figura della Chase per parlare con lei.

– Ciao, Natalie. - Disse Samara.

La ragazza non rispose. Era terrorizzata, ma al tempo stesso incuriosita.

- Beh? Hai perso la lingua? – domandò la figlia adottiva dei Morgan.

- Ciao…Samara. – disse finalmente Natalie.

Samara sorrise.

- Dove mi trovo? – chiese la ragazza.

- Sei nell’ospedale psichiatrico di Eola County, Natalie. Dentro le immagini della SM0016. – spiegò Samara.

- SM0016? Ma che stai…? – balbettò Natalie spaventata.

- Cerco di aiutarti. Come hanno cercato di fare gli idioti di quest’ospedale 26 anni fa con me. – disse carica di rabbia la bambina.

- Stupidi. Non sapevano quale fosse il mio problema. Eppure la risposta era così semplice. Nessuno mi ha mai voluto bene. Forse solo mamma. Ma una cosa è certa. Nessuno ha mai voluto ascoltarmi. D’altronde…chi poteva aiutarmi? – rifletté Samara.

- Io ed Andy possiamo, Samara. Possiamo aiutarti. Non siamo ancora una coppia…ma lo saremo presto. – disse Natalie. – Potrai venire a trovarci quando vorrai. Ti accoglieremo come se fossi nostra figlia. Non penso che ci siano solo cose cattive in Samara Morgan. – .

Non ne fu certa, ma per un momento gli parve di veder Samara far cadere qualche lacrima.

- Tu non capisci. – disse.

– SONO NATA MOSTRO. SONO MORTA MOSTRO. SONO RIMASTA UN MOSTRO DOPO LA MORTE. NON POTRO’ MAI CAMBIARE! – urlò, facendo venire il mal di testa a Natalie.

- Abbiamo perso troppo tempo. Dammi il tuo braccio. – ordinò Samara.

La ragazza obbedì. La bambina l’afferrò e si ritrovarono nella stanza degli interrogatori. Natalie era scostata a sinistra dell’inquadratura della videocamera; Samara stava nella stanza dell’interrogato, con dei fili attaccati addosso.

- Comincia la registrazione. Fai come se fosse la SM0015. Te la ricordi, vero? – disse Samara.

Natalie annuì, poi accese la videocamera. Una videocassetta avrebbe immagazzinato le immagini di quella seduta particolare.

- Questa è la SM0016. Samara Morgan. - .

Natalie si sedette.

- Beh…perché ci fai vedere quelle cose? Non dovrebbero vederle solo chi ha visto la videocassetta? – chiese titubante. – Perché hai preso me e non Andy? - .

La bambina non mostrava la minima intenzione di proferire parola.

- Samara? - .

Ancora silenzio.

Natalie non capiva.

- Passiamo al cerchio sul braccio. Perché ce lo hai fatto? – provò Natalie.

Nulla anche questa volta.

- Samara. Come hai fatto i nostri cerchi? – chiese in modo deciso Natalie.

Finalmente, Samara aprì bocca.

- Voi…avete creduto…in me. Ed io…in un certo senso…vi premio. - .

Natalie non riusciva a capirla.

- Samara, basta con gli enigmi, okay? – chiarì Natalie.

- Posso uscire di qui? – chiese la bambina.

- No, Samara. Non finché non mi dirai perché ci fai tutto questo. – disse crudelmente Natalie.

Non sapeva neanche da dove stava tirando fuori quell' energia nel rispondere alla bambina.

- Voi non mi avete fatto nulla di male. – disse Samara.

Natalie rimase basita.

- Sì, certo…ma non ci farai del male? Non farai del male a nessuno dei due? – domandò la ragazza.

- Però vi infastidisco, e mi dispiace. Non l’ho voluto io. – si scusò la bambina.

Natalie era sempre più incredula.

Non lo aveva voluto lei?

- Beh, è per questo che siamo qui, io e Andy. Affinché possiamo darti una mano. – la rassicurò Natalie.

Un momento di pausa, poi Samara parlò.

- Mi tratterà male. - .

La ragazza non sapeva più cosa dire.

- Chi? – chiese.

- Andy. - .

Ma che sta dicendo? , si domandò la ragazza.

- Ma noi siamo qui per te! – esclamò.

- Non Andy. – disse pacatamente la bambina.

- Ma, in un certo senso… lui ti vuole bene. – spiegò Natalie.

- Andy vuole bene a te. - .

La ragazza era sempre più disperata.

- Mi odia sempre di più. – continuò Samara.

- Non è vero. – negò Natalie.

Silenzio.

- Ma lui non sa. - .

Un altro enigma.

- Cos’è che non sa, ora? Samara? - .

La videocassetta uscì dal registratore e si scagliò addosso a Natalie.

La videocamera prese fuoco.

- Vi ho dato anche troppo. Ci vediamo, Natalie. Forse. – la salutò Samara.

Un forte mal di testa, poi vide il cerchio.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Moesko Island ***


- Natalie! - .

Andy la stava scuotendo. Ormai erano quasi arrivati a Moesko Island. La nebbia caratteristica dell’isola cominciava ad invadere l’imbarcazione.

- Che ti è successo, Natalie? Con chi stavi parlando? – chiese il ragazzo.

Natalie si rialzò.

- Stavo parlando? Mi hai sentito? Cosa stavo dicendo? – domandò una volta in piedi la ragazza.

- Non riuscivo a capire cosa stessi dicendo. Parlavi piano e tremavi. – spiegò Andy.

La ragazza prese la borsa e rovistò dentro.

D’un tratto, tra trucchi e oggetti vari, tirò fuori una videocassetta.

Non era quella, per fortuna. Ma non era neanche una delle due scomparse. L’etichetta recitava: “SM0016”.

- Cos’è, Natalie? – chiese Andy.

- Te lo spiego a terra. – fece Natalie.

Rimise a posto la cassetta, ed andarono verso l’uscita del traghetto. Tra pochi minuti sarebbero sbarcati.


Moesko Island era descrivibile semplicemente come un cumulo di nebbia atto a nascondere un’isola né troppo grande, né troppo piccola. La vegetazione ed i campi coltivati dominavano indiscussamente le poche case di quel pezzo di terra affiorato dal mare. La visibilità variava dalle poche decine al centinaio di metri. L’unica zona sufficientemente sgombra da quella foschia così inquietante era il porticciolo dell’isola. Andy e Natalie scesero così nel luogo dove Samara aveva compiuto i suoi oscuri artifici.

– Da dove cominciamo? – chiese Natalie.

- Cerchiamo innanzitutto una sistemazione per la notte. Poi cercheremo un passaggio per la casa dei Morgan. Lì, forse, troveremo qualche indizio. – disse Andy.

Entrarono in un capanno di pescatori, per chiedere informazioni.

– Scusate, sapete dove possiamo trovare un affittacamere, qui nell’isola? - chiese Andy.

I pescatori risero fragorosamente.

– Ma dove credi di essere, ragazzo? A Miami? Sentilo, Nick! Un affittacamere a Moesko Island! – disse un uomo sulla quarantina.

Tutti i presenti risero ancora più forte. 

Se ne stavano per andare, quando Andy vide una donna che scriveva su una scrivania. Questa alzò lo sguardo.

Era la donna che era apparsa nella sua visione.

– Aspettate, ragazzi. – fece.

La donna li raggiunse.

– Fatemi vedere i cerchi. – ordinò sottovoce.

I due obbedirono.

– Campbell, sostituiscimi. Torno tra poco. – disse la donna.

Uscirono e salirono a bordo della sua auto.

– Chi sei? – chiese Andy.

– Ellie Grasnik. Sono la nipote della dottoressa Grasnik. – spiegò.

Ellie mise in moto e avanzò verso la campagna.

– Sapevi che saremmo arrivati? – chiese Natalie.

– Samara mi fa vedere spesso, in anteprima, le persone che vengono qui per scoprire di più sui cavalli dei Morgan…e su di lei. – disse la donna.

– Vedete, io sono la custode di casa Morgan. Mia zia è stata una delle poche persone dell’isola che hanno avuto a che fare con Samara ad essere sopravvissute e restare immuni. E come “ricompensa”, Samara mi ha dato le chiavi di casa Morgan. – raccontò.

- Come fai a sapere che dobbiamo andare lì?– Chiese Natalie.

- Me lo ha detto lei perché siete qui. - rispose la donna.

- Credi che troveremo tutto ciò che stiamo cercando, lì dentro? – domandò Andy.

– Vedrete solo quello che lei vi vorrà far vedere. – disse Ellie.

– Speriamo tutto, allora. – proferì speranzosa Natalie.

– Non ci sperare. – le disse la nipote della Grasnik. – Molta gente non trova nulla. Alcuni trovano qualcosa, ma nulla di che. Nessuno finora ha mai trovato i diari di Anna e Samara, e la SM0015 è apparsa solo a pochissime persone. Qualcuno ha provato a rubarla, ma chiunque l’avesse fatto veniva ucciso qualche giorno dopo. E la cassetta, magicamente, tornava a casa Morgan. - .

– Per non parlare poi dei morti. Ogni tanto Samara uccide qualche curioso che la infastidisce troppo. Il becchino dell’isola vive con i morti che trovo tra quelle mura, ormai. Moesko Island sta sempre diventando meno affollata, dopo quello che è successo. – raccontò Ellie dopo qualche secondo di silenzio.

Percorsero ancora un centinaio di metri, poi la nipote della dottoressa dell’isola riaprì bocca.

– Negli ultimi tempi, alcune persone hanno affermato di aver visto un pianoforte nel soggiorno dei Morgan. – disse.

Andy e Natalie si guardarono.

Un pianoforte?

– Non mi risulta che Rachel, nel film, abbia visto un pianoforte a casa Morgan. – disse la ragazza.

– Secondo una leggenda sviluppatasi di recente, sembra che il pianoforte di Anna Morgan fosse l’unica cosa in grado di addormentare e tranquillizzare Samara. Solo suonare la melodia dei titoli di coda del film, secondo alcuni che avevano avuto tali visioni, permetteva a Samara e ai coniugi Morgan di dormire in pace. Sfortunatamente, è apparso a poche persone, e quelle poche che lo hanno visto non sapevano suonarlo. – disse Ellie.

Ancora qualche minuto, poi si fermarono di fianco a un ponte.

– Casa Morgan è oltre questo ponte. – annunciò.

Diede ad Andy le chiavi.

– Avete tempo fino a domattina. Alle 11 passerò a prendervi, spero non sotto forma di cadavere. – avvertì la donna. – Buona fortuna, ragazzi. Spero riusciate a trovare quello che cercate. – .

Rimise in moto e tornò indietro. Natalie si avvicinò ad Andy.

– Pronta? – chiese.

Lei annuì.

– Andiamo. - .

E con dentro tutta l’ansia di scoprire la verità, e la paura per delle possibili apparizioni di Samara, oltrepassarono il ponte.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Casa Morgan ***


- E’ qui che ha vissuto, Natalie. - .

Andy stava nel piazzale antistante casa Morgan. Il circuito per cavalli, alla sinistra della casa, lasciava ad intendere che la fattoria dei Morgan, prima dell’avvento di Samara, era un importante centro ippico. Sulla destra, invece, stavano la stalle delle capre e dei cavalli. Quest’ultima era la stalla dove la bambina era stata rinchiusa da Richard Morgan, fino al triste giorno in cui fu portata da Anna a Shelter Mountain. Lì dentro, oltre alle postazioni per gli animali vuote, avrebbero dovuto trovare la rudimentale cameretta di Samara. Tra i vari oggetti presenti, avrebbe dovuto esserci anche il televisore con il quale era riuscita ad imprimere delle immagini.

– Cominciamo dal circuito. – disse Natalie.

Al recinto per le prove era stato applicato un rialzo, forse nel vano tentativo di impedire ai cavalli impazziti di scavalcare le recinzioni e andare a buttarsi dalle scogliere dell’isola. L’acqua piovana fuoriusciva dagli abbeveratoi. Del fieno era disposto disordinatamente nelle postazioni di preparazione gara per i cavalli.

– Qui non c’è niente di interessante. – disse Andy, uscendo nel recinto.

– Proviamo nelle stalle. – propose.

Lasciarono il circuito e mossero verso dove aveva detto il ragazzo. Le stallette delle capre non avevano anch’esse nulla di che da rivelare. La situazione era pressoché identica alle postazioni dei cavalli vicino al circuito.

– Natalie, vieni qua. – chiamò Andy.

La ragazza lo raggiunse. Stava tentando di entrare nella stalla dei cavalli, invano.

– Non ne vuol sapere di aprirsi. – disse mentre tentava di sfondarla.

Ad un tratto, avvertì una fitta lancinante alla testa e si fermò.

Non ora.

La bambina era apparsa dietro una finestra della casa, la stessa dalla quale Richard Morgan guardava crudelmente la figlia adottiva.

Quando, allora? , chiese Andy furioso.

Per tutta risposta, lei sparì.

- Ellie aveva detto che non ci avrebbe lasciato vedere tutto. – ricordò Natalie.

Andy si ristabilì.

- Maledizione a te, Samara. - disse nervosamente.

La ragazza lo guardò. 

Samara aveva ragione. Ogni momento che passava, la odiava sempre di più.

Andy aprì la porta di casa Morgan. Entrò, seguito dalla ragazza. La sala da pranzo era sullo stesso piano della veranda esterna. Il soggiorno stava nella stanza accanto. Trascurando il quasi stato di abbandono, la casa doveva essere stupenda quando i Morgan ci abitavano. Natalie cominciò a dirigersi verso il soggiorno, quando notò una stanza sulla sinistra.

Entrò e lo vide.

Lo specchio ovale.

Cominciò a tremare.

- Andy! Lo specchio! E’ qui! – disse.

Il ragazzo la raggiunse. Lo specchio dove Anna Morgan si pettinava ora rifletteva gli esausti volti dei due giovani.

All’improvviso, il riflesso di Samara apparve tra di loro.

Andy si voltò, ma la bambina era scomparsa.

Andò in salotto, e urlò:

- BASTA CON QUESTI GIOCHETTI, SAMARA! COSA VUOI DA NOI? - .

Natalie era sempre più allibita.

La bambina non aveva sbagliato nulla sulla sua profezia.

Fagliela vedere, Natalie.

Andy guardò la ragazza.

- Cosa devo vedere, Natalie? – chiese.

La ragazza andò verso la televisione. Di fianco, c’era lo scatolone con tutti i documenti raccolti dall’ospedale psichiatrico di Eola County.

Tra i quali, c’era la SM0015.

Natalie la prese, accese la tv ed il videoregistratore. Inserì la cassetta.

- Guardala. – ordinò la ragazza.

Andy si sedette, e osservò la bambina esser sottoposta all’interrogatorio dei medici dell’ospedale. Quando finì, il ragazzo si voltò.

- E quindi? – chiese.

Natalie tirò fuori la SM0016.

- Questa me l’ha fatta Samara, mentre eravamo sul traghetto. – disse.

La avviò, e lasciò Andy a guardarla.

Presto saremo una famiglia.

Tu non capisci.

Non vi ho fatto nulla di male.

Vi infastidisco, e mi dispiace.

Non l’ho voluto io.

Mi tratterà male.

Andy vuole bene a te.

Mi odia sempre di più.

Ma lui non sa.

La cassetta uscì dal videoregistratore. Andy fissava quell’oggetto contenente immagini che non avrebbe mai voluto vedere.

- Samara ha ragione. – disse Natalie.

- Tu non capisci, Andy. - .

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ciò che Samara non ha mai ricevuto ***


- Cosa non capisco, Natalie? Non bastavano gli enigmi di Samara, ora ti ci metti anche tu? - .

Andy andava avanti e indietro per la cucina dei Morgan. Non riusciva a credere che Natalie stesse prendendo le difese di Samara.

- Pensaci, del resto. L’hai vista quella poveretta, Andy. Dio mio, non bastava buttarla in un ospedale psichiatrico, anche in fondo a un pozzo, accidenti! Non aveva neanche 10 anni! – esclamò Natalie.

- Di colpo hai dimenticato tutte le visioni che abbiamo avuto tra Los Angeles e Seattle? – disse stupefatto Andy.

- No. Mi ha fatto vedere delle cose, però. Cose che tu non hai visto. – asserì Natalie.

- Probabilmente ha altri progetti per te. - .

- Progetti? – la squadrò il ragazzo. – A quali oscuri artifici dovrò esser sottoposto? - .

- Beh…riflettici un secondo, Andy. In fondo, lei voleva solo un pò di attenzione. Essere ascoltata. Voleva solo un pò d’amore. - .

Andy si bloccò come se fosse stato congelato all’improvviso.

- Che ti succede, Andy? – chiese la ragazza.

- Nel video…nella SM0016…hai detto: “Presto saremo una coppia”. – ricordò.

Natalie si fece rossa in viso, poi si alzò e lo baciò.

- Avrei voluto dirtelo in altre circostanze, ma non mi sarei mai immaginata che… - .

Andy non la fece parlar oltre. La prese e si baciarono per qualche minuto.

- Visto, Andy? Solo questo voleva Samara. Un pò d’amore. – disse lei accarezzandolo.

Andy sorrise.

Ce l’aveva fatta.

Era sua.


Fecero pranzo con del cibo in scatola trovato nel frigorifero. Ellie doveva averlo lasciato lì per loro. Nel pomeriggio, i due cercarono ulteriori documenti, analizzando inoltre quelli provenienti dall’ospedale psichiatrico di Eola County.

Oltre alle innumerevoli carte burocratiche, trovarono le famose immagini “fatte” da Samara, quelle che “vedeva ed esistevano”. Dai documenti, riuscirono a ricavare delle informazioni, per certi versi scontate: chiunque aveva avuto a che fare con quella bambina, era morto o aveva sofferto di allucinazioni.

Andy provò ad aprire la porta della stalla dei cavalli, ma anche questi tentativi si rivelarono infruttuosi.

Natalie invece fu più fortunata. Vagando nella cantina, aveva trovato il diario di Anna Morgan. Ma anche questa volta, le informazioni in esso contenute erano melliflue. In quelle pagine, la ragazza trovò inizialmente la tristezza della donna per i continui aborti, l’aspirazione morbosa di avere un figlio, la gioia per l’arrivo di Samara. Poi la depressione, fino alle ultime note, corrispondenti con l’uccisione della bambina ed il suicidio di Anna. L’unica notizia confortante era la conferma dell’esistenza di quel pianoforte che non si era mostrato ai due.

La proprietà dei Morgan era stata esplorata e setacciata in lungo e in largo.

Ma di rivelazioni sostanziali, per quel giorno, levando la SM0016 e il pianoforte di Anna(per giunta non apparso), non ve n’erano state altre.

– Troveremo di più a Shelter Mountain. – disse Natalie rientrando nella casa con Andy.

La sera arrivò presto. La luce della lampada della cucina veniva rinforzata da quella del faro dell’isola, che arrivava ad attimi alterni. I due ragazzi fecero cena tenendosi per mano. Dopo, per così dire, “amoreggiarono” in salotto, prima di andare nelle camere da letto. La camera dei coniugi Morgan non aveva il letto matrimoniale, bensì uno singolo. Evidentemente Richard aveva voluto abbandonare definitivamente il passato. O quasi, dato che la camera di Samara era scarna ma intatta, e le foto di Anna tappezzavano la cucina ed il soggiorno. I due si incontrarono nel corridoio. Natalie avrebbe dormito nella camera di Samara, Andy in quella di Richard.

– Speriamo che Samara non venga a disturbarci, questa notte. Dobbiamo essere carichi per domani, su a Shelter Mountain. – disse il ragazzo.

– Il pianoforte non è apparso, ma speriamo bene. – asserì speranzosa lei.

Poi lo baciò.

- Buonanotte, Andy. - .

- Buonanotte, Natalie. - .

Si ritirarono nelle loro stanze.

Nella penombra, due occhi marroni li avevano scrutati. La bambina ghignò.

E’ il momento. Ora saprai, Andy!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Inganno ***


Andy aveva chiuso gli occhi da poco, ma era già nel mondo dei sogni. Passò una mezz’ora, prima che tutto precipitasse. 

Era fuori da casa Morgan. Una brezza primaverile soffiava tra le foglie degli alberi vicino alla casa. Vide cavalli pascolare nel recinto. Tutto era così tranquillo.

- Ehi, Andy! - .

Anna Morgan non avrà avuto più di quarant’anni. Il sorriso che sfoggiava era come quello delle foto della cucina. Vestita di nero, come era sua caratteristica, stava portando due cavalli.

- Non avere paura, Andy. - .

Il ragazzo non riusciva a parlare. Aveva il dubbio se fosse stata quella la realtà o fosse solo un sogno. Si avvicinò alla donna.

- Buongiorno, signora Morgan. – salutò titubante.

- Chiamami Anna. – fece la madre adottiva di Samara.

Gli porse le redini di uno dei due cavalli.

- Monta, vieni a fare due passi. – invitò Anna.

Andy si sentiva impotente. Montò, e seguì la signora Morgan nel vicino boschetto.

- Ho visto che ci sei venuto a trovare. – disse Anna sorridendo.

- Beh…sì. Siamo venuti per Samara. – confermò Andy.

- La mia piccola… - sospirò Anna.

Il ragazzo capì di aver fallato.

- Mi scusi, signora Morgan. Non volevo… - si scusò Andy.

- Tranquillo. Tu devi sapere. – lo spiazzò Anna.

Andy la guardò incuriosito.

- Cosa devo sapere, Anna? – chiese.

- La storia. Quella vera. Sul nostro conto. Troppa gente ha travisato la verità. – disse la donna.

- Quale verità? - domandò Andy.

- Quella sulla nostra famiglia. A partire da mio marito. Richard non è sempre stato quello che sembra. Se ha fatto quelle cose, è perchè ha cercato di proteggermi. Mi amava. Non vedere la sua crudeltà verso Samara come un carattere proprio di mio marito. All’inizio, prima che tutto prendesse una brutta piega, non era così. Era più calmo, sempre sorridente, spensierato. Non aveva altre preoccupazioni che non fossero i raccolti o i cavalli. - .

- E che mi dici di te, Anna? La tua figura ha lasciato campo a diverse interpretazioni. – proferì Andy.

-Vuoi sapere la verità? – chiese. Andy annuì.

- Nonostante quello che ho fatto, io volevo bene a Samara. Più della mia stessa vita. – disse Anna.

Andy rimase colpito. Non si aspettava tutto questo affetto per la figlia dalla madre, nonché omicida.

- Ho atteso di avere un bambino per anni, senza mai riuscirci. Un aborto dopo l’altro. Non ti immagini quanto possa essere deprimente. Come ci si possa sentire. - .

- No, non riesco ad immaginarlo. – disse Andy.

- Ho visto anche che è qui con te la tua fidanzata, Natalie. Spero non vi accada quello che successe a me e Richard. – augurò Anna.

- Torniamo a noi. Quando è arrivata Samara, non è sempre andato tutto male. Nei primi tempi, non è successo niente. Io, Richard e lei eravamo una famiglia. Come tante altre. Destinate ad avere una vita tranquilla in mezzo ai nostri cavalli. - .

- E poi? Cosa successe, Anna? – chiese Andy.

- Poi, tutto precipitò. I cavalli si suicidavano. Si ribellavano persino a Richard. Non riuscivo a dormire bene la notte. Grazie alla musica che gli suonavo con il mio pianoforte, per qualche mese riuscimmo a stare tranquilli. Ma anche quello, alla fine, perse di efficacia contro la crescente oscurità che stava dominando Samara. Richard allora decise di trasferirla nel fienile, nel vano tentativo di farmi star meglio. Così, prima la mandammo dalla dottoressa Grasnik. Ma vista l’impotenza della donna di fronte a mia figlia, la mandammo all’ospedale psichiatrico di Eola County, dove venni spedita anch’io, per stabilizzarmi. Ma anche se Samara era lontano da me, gli incubi continuavano a tormentare le mie notti. Ormai vivevamo quasi in simbiosi. – raccontò Anna.

- Quando tornò da Eola, Richard rinchiuse nuovamente Samara nella stalla dei cavalli. Riprovai con il pianoforte, ma nulla. Niente poteva fermarla. Non ho avuto il coraggio di farle del male, non ho mai voluto farle del male. Gli ho sempre voluto bene. E poi quel giorno, la portai a Shelter Mountain. La gettai nel pozzo tra le lacrime. - .

Per qualche secondo, Anna lasciò cadere qualche lacrima. Poi riprese.

- Tornai a casa. La gente notò che Samara non era con me. Resistetti una notte. Poi andai tra le scogliere di Moesko Island. E conosci la fine che feci. Non mi perdonerò mai il gesto compiuto quel giorno. Neanche la morte mi ha redento. - .

- Dove hai trovato quel coraggio, Anna? Se l’amavi…perché l’hai fatto? – chiese in tono di sfida Andy.

Anna non rispose. Guardarono in avanti, e videro la nebbia infoltirsi sempre di più.

- Stammi vicino. Siamo quasi arrivati. – disse la donna. Andy portò il suo cavallo vicino a quello di lei, e dopo qualche minuto si fermò.

- Eccoci arrivati. - .

Anna aveva portato Andy a Shelter Mountain. La nebbia si era diradata, lasciando intravedere il pozzo. Il ragazzo si spaventò.

- Scusami Andy…mi ha soggiogato. – disse Anna.

- Chi, Anna? Chi ti ha fatto del male? - .

Non fece in tempo a girarsi.

Guardami.

Anna si era trasformata in Samara.

Andy guardò nei suoi occhi.

E poi tutto svanì.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Il fienile ***


Natalie fu svegliata dal rumore di una porta che si chiudeva. Si alzò. Era notte fonda. Il faro di Moesko Island continuava a girare. 

Sentì dei passi al piano di sotto. Piano piano, uscì dalla stanza, e piegandosi guardò in fondo alle scale. 

Vide Andy che barcollava nel pianerottolo. Si stava dirigendo all’uscita.

– Dove stai andando? – lo chiamò Natalie.

Il ragazzo non rispose. Prese il giaccone e uscì dalla casa. Natalie scese anch’essa di sotto, guardò fuori dalla finestra. Si stava dirigendo verso la stalla dei cavalli. Si coprì e seguì il fidanzato fuori.

– Andy, si può sapere che ti è preso? – gli urlò.

Il ragazzo continuava imperterrito verso la stalla.

O è sonnambulo, oppure c’è lo zampino di Samara, pensò.

Andy ora si trovava davanti all’ingresso chiuso fino a poche ore prima. Allungò una mano verso il portellone e lo aprì. 

Natalie restò sbalordita a fissare Andy entrare nella stalla. All’improvviso, senza motivo apparente, dopo aver constatato per un intero pomeriggio che quel posto non era accessibile, ora quel ragazzo, da sonnambulo, aveva aperto l’ingresso con facilità estrema. 

Passato qualche secondo, si decise ed entrò anche lei. Accese la luce. Richard, dopo la morte di Samara, aveva trovato il modo di riutilizzare quella stalla vuota, convertendola in fienile. Ora, nelle postazioni dove anni addietro vivevano i cavalli, erano state ammassate enormi balle di fieno. Guardò avanti e la vide.

La scala.

Alzò lo sguardo. Lì in cima, in una piattaforma rialzata dal terreno, c’era la cameretta di Samara. L’alloggio della bambina durante quella prigionia voluta dal padre. L’ultima dimora, prima di Shelter Mountain. 

Andy, intanto, aveva raggiunto la scala, e dopo esser rimasto inizialmente fermo, si stava arrampicando su di essa.

- Potevi aspettarmi, almeno? – chiese la ragazza.

Ancora nulla.

Non lo seguì. Aspettò di vedere quello che succedeva.

Andy non si accorgeva di quello che stava facendo. Era come se vagasse in un sogno senza fine. Dopo aver visto l’occhio, non aveva avuto più padronanza del suo corpo. Sentiva solo il bisogno di arrivare in cima a quella scala. Affrettò l’andatura, finché non gli si pararono davanti il televisore e la sedia di Samara. Sulla sinistra, un lettino con un mobiletto. Sopra di esso, un carillon. Un bagaglio raccoglieva polvere ai piedi del letto. 

I suoi occhi, poi, si aprirono. Vide tutto ciò.

Ma come ci sono arrivato quassù?, si domandò. 

Osservò meglio intorno, poi si voltò verso il basso. Vide Natalie che lo guardava.

- Natalie, che ci faccio quassù? Come sono entrato? - chiese uno spaesato Andy.

- Potrei farti la stessa domanda. – esclamò la ragazza.

D’un tratto, il vento si alzò. La porta della stalla si chiuse di colpo. Natalie si girò e tentò di riaprirla, inutilmente.

- Che sta succedendo? – domandò Andy.

- Non ne ho la più pallida idea. – rispose Natalie.

La televisione si accese. Il crepitio caratteristico di un fuoco lo fece girare.

- Oddio! - .

La carta da parati che ricopriva il muro stava bruciando. Dietro di essa, come marchiato a fuoco, c’era il disegno di un albero.

Quello di Shelter Mountain.

- Vieni via di lì, Andy! – gli urlò Natalie.

Il ragazzo restò fermo. Guardò estasiato quell’incisione. 

Come poteva esserci riuscita quella bambina? Perché era nascosto? 

Il disegno poi prese fuoco. Fuoco che investì Andy, passandogli attraverso. Formò un cerchio, che non diede modo a Natalie di vedere cosa stava succedendo. L’albero, sotto gli occhi di un Andy tremante, si trasformò nel cerchio. Delle voci si propagarono nell’aria.

E poi un occhio.

L’occhio di Samara.

Andy aprì bocca ed occhi.

- Andy, scendi subito! - .

Sei mio!

La bambina uscì dal disegno ed entrò dentro di lui. Il ragazzo urlò.

- ANDY! - .

Qualcosa le impediva di muoversi. Vide che delle radici le avevano stretto le caviglie, facendola cadere a terra. Vide Andy librarsi in aria sopra un mare di fuoco. Il ragazzo urlava di dolore; un urlo talmente acuto da lacerare i timpani. Natalie piangeva. Non ce la faceva a vedere il suo ragazzo in quelle condizioni.

- SMETTILA! TI PREGO! LASCIALO STARE! – urlò di disperazione.

La tortura per i due durò ancora qualche minuto. 

Poi, il televisore si spense. 

Il vento cessò di soffiare. 

Le radici liberarono Natalie. 

La porta della stalla si aprì. 

Il fuoco smise di bruciare. 

La carta da parati tornò a coprire il muro. 

Andy rimise i piedi per terra. 

Stette fermo, a guardare il muro che fino a qualche secondo prima lo aveva terrorizzato. 

Poi barcollò, andando a finire sul bordo della piattaforma. Per un attimo, Natalie pensò che fosse sul punto di scendere dalle scale. 

Poi le gambe gli cedettero, ed il ragazzo cadde nel vuoto.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Una musica per Samara ***


Natalie lo prese al volo, lanciandosi tra il fieno.

- Andy! Rispondi, ti prego! – supplicò la ragazza. 

Appoggiò l'orecchio al suo petto. Respirava. Lo scosse per una decina di minuti, poi, visto che non accennava a svegliarsi, lo prese in spalla e lo riportò dentro. Lo adagiò sul divano. Fece in tempo a girarsi, e lo vide.

Il pianoforte di Anna Morgan era apparso.

Andy gemette sul divano.

- Andy! Per un momento ho pensato che fossi morto! – accorse Natalie.

- Ci vuole ben altro per uccidermi. – disse sorridendo, con gli occhi chiusi.

- Ma cosa è successo, lassù? Che ti ha fatto Samara? – chiese lei.

- Non ricordo. – fece Andy. – Prima ho visto l’albero in fiamme, poi il cerchio e infine il suo occhio. Quello che è successo dopo…non lo ricordo. - .

Ora Natalie era più che sicura. Dietro i fatti della stalla c’era la firma di Samara.

- Guarda: c’è il pianoforte. - fece notare la ragazza.

Andy aprì gli occhi.

- Beh, è inutile, nessuno dei due lo sa suonare. – affermò sconsolato.

Natalie accennò un sorrisetto. Si sedette dietro il pianoforte.

- Io sì. E conosco pure la melodia. – annunciò. E cominciò a suonare.

Come se stessero vivendo un sogno, la famiglia Morgan al completo apparve ai loro occhi. Samara sedeva nel divano, lo stesso in cui era disteso Andy. Aveva un’espressione serena, innocente, quasi rilassata. Anna era invece a fianco di Natalie, e accompagnava la ragazza nella riproduzione musicale. Richard se ne stava appoggiato alla porta della cucina, sorridente. Guardava i due ragazzi con la madre e la figlia con i suoi occhi verdi, felice di vederli uniti. 

Anche Andy era felice. Quella visione quasi serena gli aveva quasi fatto dimenticare cosa era successo qualche minuto prima. Anna, ogni tanto, guardava Natalie e gli regalava qualche sorriso, o una carezza. Il ragazzo si commosse. Gli perdonò l’infamata del sogno. 

Natalie si sentiva sollevata. La presenza di quella donna accanto a lei, quell’ aura che emanava, la faceva sentire più forte, più determinata, più sicura di sè. 

Quando finirono di suonare, Anna si alzò. 

– E’ ora di andare. – annunciò. 

Richard la raggiunse, e tutti insieme si riunirono davanti alle scale che li avrebbero portati in stanza. 

– Grazie, signora Morgan. – ringraziò Natalie. 

La donna rispose con un sorriso. Poi Samara si staccò da loro. Andò da Natalie e l’abbracciò. La ragazza non riuscì a tenere le lacrime si abbandonò ad un pianto liberatorio. Le accarezzò i capelli, poi la bambina si voltò. 

Andy si mise seduto. La bambina era indecisa se andare dal ragazzo o no. Lui abbassò lo sguardo. Ma dovette rialzarlo subito, perché si trovò Samara che lo stringeva in un abbraccio. Il ragazzo ricambiò il gesto, commuovendosi anche lui.

- Scusami, Samara. Scusami per tutto. - .

La bambina lo guardò interrogativa. Poi gli diede un bacio sulla guancia. Il ragazzo sorrise. Samara ricambiò. Tornò dai suoi genitori.

- Andiamo, Samara. – disse Anna.

La bambina si girò e sorrise ai due ragazzi, poi salì le scale. Anche la madre si congedò così.

Richard invece indugiò sul primo scalino. Si voltò e salutò. Andy e Natalie ricambiarono. L’uomo salì le scale, e il silenzio piombò di nuovo in casa Morgan.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Ritorno a terra ***


La visione della sera precedente aveva fatto riflettere Andy. Forse la sua ragazza aveva ragione, dopotutto. Samara non doveva esser sempre stata un mostro. O almeno, questo era ciò che aveva visto. La notte passò tranquilla, senza che nulla disturbasse i loro sogni. Il pianoforte e la melodia di Anna Morgan avevano fatto effetto. 

L’indomani, i due fecero colazione. Mentre si nutrivano, però, Natalie notò che la mano di Andy era gelata, nonostante fosse uscito da poco dal letto. Non ci badò troppo, e finito il pasto mattutino, si prepararono per l’arrivo di Ellie. 

Anche Andy, mentre era seduto sul letto di Richard, notò questo calo di calore corporeo. Toccandosi il petto nudo, non sentiva variazione di calore, mentre avrebbe dovuto sentirlo caldo. 

Preoccupato, ma non troppo, scese di sotto. Natalie era uscita, non avendo trovato nulla di nuovo nella camera di Samara dentro casa Morgan. Prima di andarsene, volle dare un’ultima occhiata allo specchio. Aprì la porta, e piano piano spalancò occhi e bocca. 

Lo specchio non rifletteva il suo volto, ma quello di Samara

– NATALIE! VIENI QUI! SUBITO! – chiamò.

La ragazza accorse.

– Che succede, Andy? – chiese impaurita. 

– Guarda! – ed indicò lo specchio.

– Beh…l’abbiamo visto ieri. Cosa c’è di strano? – domandò. 

Andy era sbalordito. – Tu cosa vedi, Natalie? - .

– A parte lo specchio? Il tuo riflesso. – rispose la ragazza.

Il giovane era sempre più spaventato. Osservò il volto di Samara ripetere tutte le sue espressioni. Trascinò via Natalie e chiuse la porta di quella stanza. Uscirono, e stettero lì fuori, ad aspettare la nipote della Grasnik. 

– Cosa vedevi in quello specchio, Andy? – chiese Natalie. 

– Il suo volto. Al posto del mio. – rispose Andy.

La ragazza sembrò non badarci troppo. Quelle visioni erano talmente abituali, che ormai non erano più una novità, qualunque esse fossero. Dava importanza solo alle apparizioni di Samara. 

– Quindi, in questa gita a Casa Morgan cosa abbiamo scoperto? – chiese la ragazza. 

– Beh…abbiamo avuto la conferma tangibile che “The Ring” non è stato un film tratto da una storia inventata, ma da una vera. – rispose lui. – A questo, va aggiunto ciò che abbiamo visto: la SM0015 e la SM0016, il diario di Anna, la stalla dei cavalli, lo specchio. - . 

– Ma alla fine di tutto…di Samara, a parte le visioni, nessuna traccia. – sospirò Natalie.

– Dobbiamo ancora far tappa a Shelter Mountain. – ricordò Andy. – Lassù, forse, troveremo qualcos’altro. E se ci andrà male…non potremo dire che non ci abbiamo provato. - . 

Dall’altra parte del ponte, l’auto di Ellie stava per raggiungerli. Era ora di andare. Chiusero a chiave l’ingresso della casa, e passarono il ponte. Montarono a bordo dell’auto e tornarono al porto di Moesko Island, accompagnati dalla donna.

 

Una volta arrivati, ringraziarono Ellie per averli fatti alloggiare a casa Morgan. Prima di partire, però,la nipote della Grasnik volle scambiare due parole con Natalie. 

– Ascolta, ragazza. Ti do un consiglio da amica: tieni d’occhio il tuo compagno. – disse la donna.

– Perché? Cosa hai notato? – domandò Natalie. 

– Non ne sono sicura, ma mi è parso di aver visto, un paio di volte, nello specchietto retrovisore, il riflesso di Samara anziché il suo. E poi, le sue mani erano bianche. Bianchissime. Oserei dire quasi cadaveriche. – affermò Ellie. 

Alla ragazza di Seattle venne qualche dubbio.

– Vuoi un consiglio? Non lo portare a Shelter Mountain. – disse. 

– Ma dobbiamo andarci! Dobbiamo sapere la verità! – esclamò Natalie. Il traghetto diretto a Bellingham era in procinto per partire. – Vieni, Natalie! – la chiamò Andy. 

Ellie si congedò.

– Io ti ho avvertito. Buona fortuna. – disse, e tornò dentro il capanno dove lavorava. Natalie tornò dal ragazzo, ed insieme montarono sul traghetto in partenza.

 

Un’ora dopo, i due sbarcarono sulla terraferma. Era ormai giunta l’ora di pranzo, e andarono a mangiare in un locale vicino al porto. 

– Quando darai l’esame di fisica? – domandò Natalie.

– Ho la chiamata fra tre giorni. – rispose Andy. – Dopo, mi farò qualche settimana di vacanza, prima di cominciare a cercare lavoro. - . 

– Non vedo l’ora di tornare a casa. – sospirò lei. 

– Dopo Shelter Mountain ce ne andremo. – chiarì il ragazzo. 

Natalie rimembrò le parole di Ellie. 

Non portarlo a Shelter Mountain. 

Ma lei non poteva fare niente. Se gli avrebbe impedito di salire lassù, poteva succederle qualcosa di brutto. Per non parlare poi del ragazzo. Ormai teneva troppo a lui. Finirono di mangiare, poi tornarono alla macchina. Uscirono dal paese, ed imboccarono la via che li avrebbe portati alla tomba di Samara.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Shelter Mountain ***


- E quindi ci siamo. - .

Andy era fermo davanti al cartello di Shelter Mountain. Aveva foga di arrivare lassù, e coronare la sua sete di sapere. Sentiva anche che lassù avrebbe trovato risposta anche alle continue apparizioni di Samara. Tornò in auto, ed insieme raggiunsero uno spiazzo. Davanti a loro, si vedeva una casetta in stato d’abbandono. Era la dimora dell’affittacamere. Uscirono dal mezzo. 

– Beh, ora dobbiamo solo scoprire la strada che porta al pozzo. – disse il ragazzo. 

– Già. Sarà come cercare un ago in un pagliaio. – fece sconsolata Natalie.

Andy.

Il ragazzo sentì un forte mal di testa. Lo stava chiamando.

Andy.

Davanti a loro, vi era una strada più battuta delle altre. Era da lì che veniva la voce.

Andy.

- Di qua. – disse il giovane.

Vieni.

Non vedeva più nulla. Solo la strada.

Vieni.

Non sentiva più nulla. Solo quella voce.

Vieni.

Natalie se ne stava lì dietro, quasi stupita da quell’attacco di mutismo del ragazzo. Era come se fosse in ascolto, ma lei non sentiva nulla. Non poteva sentire. Camminarono per dieci minuti, senza che nessuno dei due aprisse bocca, poi Andy si fermò.

L’albero.

Si ergeva sopra la collina.

- Ci siamo, Natalie. CI SIAMO! – esclamò di gioia.

Abbassò lo sguardo.

Il pozzo.

Il pozzo.

Il pozzo.

- E' lì in fondo che si trovava, Andy. – esclamò in preda allo stupore Natalie.

Un ronzio, poi, arrivò alle orecchie di Andy.

Infine, un ordine.

LIBERAMI!

Non vide più nulla. I suoi occhi si coprirono di una nebbiolina indefinita.

- Devo aprire il pozzo. – disse.

- NO! Ma che ti salta in mente? – quasi urlò la ragazza.

Il ragazzo però già si muoveva verso la tomba della bambina.

- Non farlo, Andy! – gli urlò Natalie.

Lui le afferrò il polso, e parlò con la voce di Samara.

- Scusami, Natalie. - .

Delle radici uscirono dal terreno, le strinsero le gambe e le legarono le mani, facendola finire in ginocchio.

- Non farlo, Andy! Ascoltami… NON FARLO! – supplicò la ragazza.

Ormai, però, Samara aveva preso il controllo del corpo del giovane.

- Dopo 25 anni…di prigionia…Samara Morgan…sarà…nuovamente…LIBERA! – disse Andy sghignazzando.

E con i pianti e le suppliche di Natalie in sottofondo, tolse la pietra circolare.

Era fatta.

Il pozzo era aperto.

All’improvviso, Andy sentì come lo stimolo di vomitare. 

Ma invece di vomito, dalla sua bocca uscì un fumo nero, che andò in fondo al pozzo.

Un nugolo di mosche si librò in volo.

Poi dei passi, lungo le pareti. Il ragazzo ne sentiva l’eco.

Indietreggiò.

Il rumore si faceva sempre più vicino.

Due mani spuntarono dal pozzo.

- Non è possibile. - disse il ragazzo.

Una figura dai capelli neri, lunghi, che le coprivano il volto, scalza, pallida, con un sudario bianco, si erse dinanzi a loro.

Samara Morgan era tornata.

Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Risposte ***


La bambina gocciolava come una fontana. Si sgranchì le gambe e le braccia.

Finalmente libera! Esclamò. Dopo 25 anni…fuori dal pozzo!

- Tu dovresti essere bloccata lì dentro! Rachel…o Naomi Watts che sia, ti aveva chiuso dentro il pozzo! – sbraitò Andy.

Silenzio! Ordinò Samara.

Ascoltatemi. Almeno voi.

Andy e Natalie si zittirono. Lei voleva solo essere ascoltata.

Ora avrete le risposte a tutti i vostri enigmi.

La bambina cominciò ad andare avanti e indietro, passando tra i due ragazzi. Natalie vide le sue dita senza unghie, ed inorridì.

Quando la troupe di “The Ring” arrivò alla scena in cui Rachel e Noah trovarono la mia tomba nella cabina 12, io ero ancora intrappolata in fondo al pozzo. Quando l’hanno aperto, ho preso posto dentro il corpo di Daveigh Chase, che in quel momento recitava la mia parte. Ho colpito grazie a lei gli attori che avevano, in un modo o nell’altro, guardato la videocassetta o recitato le parti di mamma e papà.

Il ragazzo capì il perché delle morti improvvise degli attori della troupe. La bambina continuò la sua cronaca.

Lo stesso feci nel secondo film con Kelly Stables. Ma qualcosa, quando girarono la scena del pozzo, andò storto. Kelly si sentì male quando stava in acqua, e così recitai io la sua parte, per non destare sospetti. Rimasi chiusa nel pozzo, ma quando tornai in fondo, la Stables era fuggita. Non chiedetemi da quale punto. Non me lo spiego neanch’io. Probabilmente aveva scoperto che ero entrata in lei, ed ha colto l’occasione per darsela a gambe. Fatto sta, che rimasi chiusa lì dentro. Fino ad oggi.

- Perché non sei uscita prima? Se riesci ad arrampicarti sulle pareti del pozzo…perché non hai spostato la pietra? – chiese Andy.

Ci ho provato, ma non mi è stato possibile. Rispose la bambina. Quella pietra è stata per me motivo di sofferenza, e appena la toccavo, provavo lo stesso dolore di quando da viva cercavo di risalire le pareti. Rimettendoci le unghie.

Nelle loro menti videro un chiodo infilzare un dito, spaccandogli l’unghia.

Per questo mi sono impossessata del corpo di Andy. Per poter rimuovere quella pietra senza provare alcun dolore. Ed uscire. Fece Samara.

Natalie abbassò lo sguardo. L’aveva difeso con tutta se stessa, ed ora probabilmente li stava per uccidere.

- Ma le visioni…com’è possibile? Il tutto dopo che abbiamo visto i due film! – domandò Natalie.

Ero nel corpo della Chase, quando hanno fatto le riprese. Spiegò Samara. Sono riuscita ad imprimere un potere nella pellicola, in modo che chiunque avesse visto e creduto alla mia storia, avesse cominciato ad indagare, avere visioni, per poi riportarmi fuori. Inoltre, il mio scheletro è stato trovato dalla Watts mentre era in fondo al pozzo, insieme a quello scenico usato per le riprese. Lo hanno portato al cimitero di Bellingham. Il mio spirito, da allora, è stato sempre libero di vagare ovunque.

Ora si spiegava tutto. Andy scosse la testa sconsolato.

In molti sono partiti per indagare, come voi. Ma nessuno di essi, alla fine, si è dimostrato degno del compito assegnato. Poi siete arrivati voi due. Ho fatto sì che arrivaste a casa mia. Che vedeste ciò che avete visto. Ho recitato la mia parte alla perfezione.

Si girò verso la ragazza.

Natalie, sapessi quanto ho riso nel vederti difendermi, mentre il tuo ragazzo aveva ragione su tutto. E la SM0016…, e qui Samara eruppe in una fragorosa risata. Natalie non smetteva di piangere.

E tu Andy, quanto sei perspicace ed ingenuo allo stesso tempo. , lo schernì la bambina.

Ti ho giostrato come un burattino. Hai svolto alla perfezione il compito da me assegnato.

Prese fiato, poi disse:

Per il momento non vi ucciderò. D’altronde, mi avete appena liberato. Appena la mia vendetta sarà completa…toccherà anche a voi vedere il cerchio prima di morire!

Detto questo, sparì.

Le radici si ritirarono, liberando i due.

Andy piangeva. Si sentiva colpevole di quello che Samara aveva fatto col suo corpo. Ora quel mostro era libero di vagare ed uccidere chiunque, a partire dalle persone che avevano visto la videocassetta ma non erano morte dopo sette giorni. 

Sconsolati, esterrefatti e distrutti  sia moralmente che fisicamente, tornarono in auto, presero la Statale e fecero ritorno a Seattle. Non si parlarono per tutto il viaggio. Aprirono bocca solo per salutarsi. Tornato a casa, Andy si chiuse in camera. E pianse lacrime amarissime. 

Aveva risvegliato il mostro. 

Lo aveva liberato. 

E non sapeva come rimediare al danno compiuto.

 

Andy e Natalie, dopo quell’avventura, non si videro né sentirono per una settimana. Durante questo periodo, accaddero diversi avvenimenti: Andy era finalmente riuscito a laurearsi; Natalie aveva ritrovato le cassette scomparse sopra il letto, al suo ritorno in casa; più di un centinaio di persone erano morte in circostanze misteriose. Più volte il ragazzo cercò di contattare la sua fidanzata, ma ogni volta il telefono squillava a vuoto. Sapeva che era rimasta traumatizzata da ciò che era successo in quel viaggio, particolarmente dalle rivelazioni di Samara a Shelter Mountain; ma non lo riteneva comunque un motivo valido per rompere i contatti. La bambina, intanto, non si era più mostrata né aveva tormentato ancora i loro sonni. Almeno un minimo di riconoscenza lo aveva mostrato. Le uniche cose che permanevano erano i cerchi sui loro bracci.

Questa situazione durò una settimana, poiché l'ottava notte dopo Shelter Mountain un sogno richiamò all’ordine i due ragazzi di Seattle.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Riparare il danno ***


Andy e Natalie erano davanti casa Morgan. Al ragazzo parve di ripetere il sogno fatto prima che Samara lo portasse nel fienile, per prendere possesso del suo corpo.

- Che ci facciamo qui? – chiese Natalie.

- Potrei farti la stessa domanda. – rispose Andy.

Inconsapevolmente, avevano ripetuto a ruoli invertiti il dialogo nel fienile.

- Come stai? – chiese il ragazzo.

- Meglio…ma non bene. Tu? – domandò la ragazza.

- Come te. - .

- Presto potrete sentirvi meglio. - .

Anna e Richard Morgan erano apparsi con quattro cavalli. La donna era vestita come sempre, il marito indossava un maglione bianco e dei jeans. 

Probabilmente ci porteranno a fare una passeggiata, magari non fino a Shelter Mountain, pensò Andy.

- Voi siete i coniugi Morgan? – esordì Natalie. I due annuirono.

- Cosa volete da noi? Non bastava averla liberata? – intervenne Andy.

- Ora Samara non può più farci nulla. E’ libera. E state tranquilli. L’unico momento in cui Samara non può sentirvi, è quando dormite. – disse Richard.

I due guardarono titubanti i genitori adottivi di Samara.

- Vogliamo aiutarvi a fermarla. Ma non è questo il luogo giusto per parlarne. Venite a fare una cavalcata con noi. – invitò Anna.

I due presero i cavalli trainati da Richard. Andy montò sullo stesso che lo aveva accompagnato a Shelter Mountain con la signora Morgan, Natalie prese l’altro. Iniziarono ad inoltrarsi nel boschetto vicino alla proprietà.

- Non sentitevi in colpa per quello che avete fatto. Sareste morti se non l’aveste liberata. – disse Richard.

- Ha ucciso un centinaio di persone in una settimana. Ci sentiamo responsabili di quelle morti. – disse Natalie. 

Non era il Richard Morgan che conosceva, ma lo guardava comunque con disprezzo, nonostante si fosse pentita di aver difeso Samara.

- Statemi a sentire. – disse Anna. – Se volete fermarla, dovete andare nel cimitero di Bellingham. - .

- Perché? – domandò Andy.

- Perché è lì che è sepolta. E dove siamo sepolti noi. – rispose Richard.

- Riesumate il suo corpo e portatelo a Shelter Mountain. Ributtatelo nel pozzo e chiudete quel cerchio per sempre. – fece Anna.

- Come facciamo a chiuderlo per sempre? Chiunque potrebbe andare lì e riaprire il pozzo. – obiettò Natalie.

- Non se lo distruggete. - .

Anna aveva ragione. Se avessero distrutto il pozzo…nessuno avrebbe potuto riaprirlo e far uscire lo spirito della bambina.

- Sei un genio, Anna! – esclamò Natalie. – Perché non ci abbiamo pensato prima, Andy? Domani andiamo a Bellingham, entriamo nel cimitero dopo l'orario di chiusura e… - .

- C’è dell’altro. – la interruppe Richard.

I quattro si fermarono.

- Se volete bloccare anche il suo spirito…dovete guardare la sua videocassetta. - .

Andy e Natalie si guardarono terrorizzati. 

Guardare quella videocassetta?

- Illustraci il perché. – disse Andy, facendo muovere il suo cavallo.

- Ora che avete aperto il pozzo reale, anche il pozzo della videocassetta è aperto. – spiegò Anna. – Il settimo giorno, dovrete entrare nel televisore. Andare nel suo mondo. Combatterla…e chiuderla dentro. - .

- Ma non dovrà essere chiusa nel pozzo da sola. – aggiunse Richard.

Natalie lo guardò male.

- Non mi vorrai dire che…? – .

- Uno di voi due dovrà rimanere chiuso con lei. – concluse l’uomo.

- Per quale motivo? – domandò Andy infuriato.

- Samara voleva che il mondo capisse cosa avesse provato a stare lì sotto. Per questo ha fatto la videocassetta. – rispose Anna. – Se uno di voi due resterà lì dentro… - e qui Anna dovette acquistar coraggio per  parlare - …e morirà nel pozzo, Samara non ucciderà più nessuno. - .

- E’ l’unica via, Anna? – domandò Natalie.

- L’unica. – confermò la donna.

I due giovani di Seattle si guardarono. Uno dei due sarebbe rimasto con Samara il settimo giorno.

- E’ ora di andare. – disse Richard, notando che stava iniziando a piovere.

Percorsero al galoppo tutta la strada percorsa all’andata. Aiutarono i coniugi Morgan a far rientrare i cavalli e si congedarono da loro.

- Siete le uniche persone che la possano fermare. – disse Anna.

- Potete farcela. – li incoraggiò Richard. - Tu, Natalie, sei una ragazza forte, con una tempra incredibile. Non lasciarti abbindolare da quella bambina. - .

La ragazza sorrise. Forse Richard Morgan non era totalmente la persona che pensava.

- E tu, Andy, proteggila. Sei un bravo ragazzo. E’ una fortuna che tu abbia incontrato una ragazza del genere nella tua vita. - .

Andy abbassò lo sguardo. Si vergognava un po’, ma non sapeva perché.

- Buona fortuna. – augurò Anna.

I due si guardarono.

- Pronta? – chiese il ragazzo.

Lei annuì.

Guardò verso il ponte che conduceva a casa Morgan.

- Andiamo a fermarla! - .

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Perchè non dimentico ***


Andy si alzò dal letto già con le idee chiare. Sarebbe passato a prendere Natalie appena avrebbe finito di fare colazione, per poi tornare a Bellingham. La chiamò una volta finito il pasto, e con sua grande gioia gli rivelò che anche lei aveva fatto quel sogno, e stava per uscire di fuori ad aspettarlo. Prima di andare, però, prese dal garage delle pale e dei picconi, per distruggere e coprire per sempre il pozzo, e le caricò in macchina. Arrivò sotto casa di Natalie, e lei montò su subito. 

– Muoviti. Voglio fargliela pagare. – disse una volta seduta nel sedile. 

Incoraggiato dalla grinta della fidanzata, il ragazzo tornò sulla Statale che portava a Bellingham. 

Il desiderio di riscatto e vendetta dei due ragazzi di Seattle era enorme. Quel giorno, sarebbe stato soddisfatto.


Bellingham giunse ai loro occhi qualche ora più tardi. Arrivati in città, chiesero informazioni sul cimitero cittadino. Un anziano indicò loro una strada che portava in direzione di Shelter Mountain. 

– Potreste portarmi con voi? Non penso che il mio appuntamento con quel posto tarderà ad arrivare. Vorrei vedere dove potrei chiedere ai miei figli di sistemarmi. – chiese ridendo. 

Andy acconsentì, e dieci minuti dopo erano al cancello del cimitero. 

– Voi andate pure per i fatti vostri. Quando ho finito vi aspetto vicino alla macchina. – disse l’anziano. 

Il camposanto era diviso in due parti: la prima, dove riposavano le anime dei cittadini di Bellingham, ed una seconda riservata ai deceduti di Moesko Island. I due ragazzi si diressero lì, trovando, a poca distanza dall’ingresso, le tombe della famiglia Morgan. Anna era stata sepolta qualche fila più avanti rispetto al marito ed alla figlia adottiva, essendo il corpo di Samara estratto dal pozzo tre anni prima e Richard morto il giorno prima del ritrovamento della figlia adottiva. Mosso dalla pietà, qualcuno aveva messo fiori su tutte e tre le tombe, e in quella di Samara era stata incisa una frase della madre adottiva:

 

Samara Morgan

N:11/02/1970

M:18/10/1980

“Sei tutto ciò che ho desiderato di più”

 

Natalie, presa dall’odio, sputò sulla tomba della bambina.

Manipolatrice, infida, falsa, mostro…

ZITTA, STUPIDA!

Samara era apparsa dietro la tomba.

Mi sbaglio, forse? Domandò Natalie.

Non farmi pentire di averti salvato la vita. La ammonì la bambina.

Allora perché non mi uccidi?

Perché non dimentico.

Nella mente di Natalie passarono le immagini della SM0016, del dialogo fatto dopo la visione della cassetta da parte di Andy; e tante, tante altre occaisoni in cui la ragazza aveva difeso la bambina.

Quando tornò nella realtà, Samara era scomparsa. Andò da Andy e lo portò alla tomba della bambina.

- E’ sepolta qui. – disse.

- Molto bene. Ho controllato l’orario di chiusura. Alle 18 i cancelli vengono chiusi. Alle 20 ci intrufoliamo, disseppelliamo la bara e andiamo a Shelter Mountain. – espose Andy.

Natalie approvò il progetto. Recuperarono il vecchio, che li stava aspettando davanti alla macchina, e tornarono a Bellingham.

 

La sera non tardò ad arrivare. Nel mentre, i due cercarono un posto dove dormire la notte. Trovarono un affittacamere non troppo distante dalla strada che conduceva al cimitero. Ne approfittarono anche per passare del tempo insieme, cosa che non facevano da una settimana. Senza scendere troppo nei dettagli su cosa fecero o non, mangiarono nel locale dove si erano fermati prima di Shelter Mountain. 

Poi, arrivò il momento di agire. Lasciarono l’auto a qualche centinaio di metri dal cimitero. Pale e picconi in spalla, scavalcarono il muretto. Raggiunsero il camposanto degli abitanti di Moesko Island e si piazzarono davanti alla tomba di Samara.

- Stai tremando, vero? – chiese ironico Andy rivolto all’immagine della bambina nella lapide.

Tolsero con accuratezza le zolle d’erba, per non destare sospetti. Scavarono finché Natalie non toccò, con la punta della pala, la bara della bambina. Una volta estratta la cassa da morto, la ragazza chiuse il buco, e Andy portò l’oggetto vicino al muretto. Tempo una mezz’ora, e la postazione dove Samara stava continuando il suo riposo eterno era come prima. Buttarono la bara dall’altra parte del muro, poi scavalcarono. La presero in spalla e raggiunsero l’auto. Caricarono il tutto e mossero verso Shelter Mountain, lungo la stessa strada percorsa una settimana prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Chiudere per sempre il cerchio ***


Andy percorse di volata la strada che lo separava da Shelter Mountain. Quel luogo, di notte, emanava un’aura malvagia. Tra le ombre degli alberi, dietro i cespugli…Samara sarebbe potuta apparire ovunque. Dopo una salita di venti minuti, parcheggiarono l’auto nello spiazzo dove si erano fermati una settimana prima. 

Al buio, ora, riconoscere la strada che conduceva al pozzo sarebbe stato più difficile. Dopo aver sbagliato direzione un paio di volte, trovarono la via e la imboccarono, con Andy che in una mano aveva un piccone per rompere la bara e Natalie, che lo seguiva a ruota sostenendo il lato posteriore della cassa da morto.

Andy.

Di nuovo quella voce.

Andy.

Il ragazzo continuò.

Natalie.

La ragazza sentì la voce della bambina.

Natalie.

Avvertì un forte mal di testa.

Perché lo fate?

Natalie stette per qualche secondo in silenzio. Poi disse:

Per il tuo bene.

Continuarono ad avanzare, fin quando Andy, girandosi, vide l’albero.

- Di là, Natalie! – gli disse.

Cambiarono direzione, trovandosi qualche secondo dopo nello spiazzo del pozzo.

- Preparati, Samara. Stai per rivivere l'11 Ottobre del 1980. – disse Andy per scaricare la tensione.

Dopo cinque picconate, il coperchio venne tolto ed i due poterono osservare, in tutto il suo macabro, lo scheletro della bambina. Andy, intanto, riapriva il pozzo. Si girò, e vide che lo scheletro si era animato. Si erse in piedi dietro di Natalie.

- Dietro di te! – esclamò Andy, ma fu troppo tardi.

Quell’ammasso di ossa lanciò il coperchio sulla testa di Natalie, che perse i sensi. Poi uscì dalla bara.

- IO LAGGIU’ NON CI TORNO! – urlò di rabbia con la voce di Samara.

Si avventò sul ragazzo, spingendolo fino al bordo del pozzo. Andy si aggrappò con una mano ai mattoni messi sui lati.

- Scendi lì sotto, e prova le stesse pene che ho provato io! – inveì Samara.

Andy prese la sua cassa toracica e la spinse, insieme a se stesso, fuori dal diametro del pozzo. Poi gli afferrò la testa, prese un mattone e la stordì, come fece Anna Morgan 25 anni prima.

- Morirò. Ma tranquilla. Non oggi. – gli sussurrò il ragazzo.

Poi, la spinse nel pozzo. Lo chiuse col coperchio, ed andò da Natalie, che si stava riprendendo. Aveva una ferita alla testa.

- Zucca dura, eh? – gli disse ridendo.

Natalie cercò lo scheletro di Samara, ma non lo vide.

- E’ tornata lì sotto. Non uscirà più. – la rassicurò Andy.

Poi, insieme, andarono a prendere gli utensili in auto. Tornarono, e distrussero il cerchio di mattoni, buttandoli nel pozzo. Anche la parte iniziale delle pareti finì in fondo. I due, una volta finito questo lavoro, andarono nel bosco, scavarono e portarono la terra nel pozzo. Dopo quattro ore di lavoro, il pozzo era chiuso per sempre. Unico testimone, e sopravvissuto alla distruzione, fu il coperchio, segno di sofferenza sia per Anna che per Samara Morgan.

 

Erano quasi le due di notte, quando Andy e Natalie tornarono in auto. Sporchi di terra, stanchi, ma soddisfatti del lavoro compiuto.

- Metà del lavoro è fatto. – disse Andy gettando l’ultima pala nel bagagliaio. – Ora bisogna solo trovare la videocassetta. - .

- Dove possiamo trovarla? Non penso che fare un annuncio a Bellingham sia una bella idea. – domandò Natalie.

- Ci penseremo domani. Ora andiamo a farci una bella dormi… - .

La porta della casa del locandiere si aprì. I due ragazzi si voltarono.

- Ma certo! – disse Natalie, entrando a capofitto nell’edificio.

- Aspetta, Natalie! Che intendi? – domandò confuso Andy, seguendola dentro.

L'edificio era pieno di polvere. Tutto era rimasto tale e quale a quando il locandiere era stato colto alla sprovvista dalla bambina. Si girò, cercando Natalie. La trovò nella hall, mentre fissava uno scaffale. Era pieno di videocassette.

Tra queste, ce n’era una senza etichetta.

- E’ lei. – disse la ragazza.

Andy la prese, e la fissò per qualche istante, girandosela tra le mani. Uscirono, chiudendo la porta.

- La guarderemo domani sera a casa mia. – disse. – Non possiamo indugiare oltre. - .

Montarono in macchina, e abbandonarono, per l’ultima volta, Shelter Mountain.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Sentenza di morte ***


I due tornarono nell’alloggio mezz’ora dopo. Dormirono fino alle 9, dopodiché pagarono la proprietaria. Andarono a fare colazione in un bar lì vicino, poi lasciarono Bellingham.

- Non voglio più tornare in questo posto. – disse Natalie.

D’altronde, troppe cose brutte erano successe tra Moesko Island e Shelter Mountain.

Arrivarono a Seattle per l’ora di pranzo. Andy lasciò Natalie sotto casa, poi tornò all’appartamento.

- Proprio te stavo cercando. – gli disse il padre una volta in casa. – Dove diamine sei andato? Perché ti sei portato dietro le pale e i picconi? – .

- Ero a Bellingham con Natalie. Quello che abbiamo fatto con le pale e i picconi non ti riguarda. – rispose sbrigativamente il giovane.

Il fatto che stesse con Natalie tranquillizzò suo padre. Ma non era del tutto convinto.

- Bellingham…così lontano dovevate andare per fare le vostre cose? – disse ridendo.

Andy sorrise, poi andò a farsi una doccia. Doveva assolutamente riposarsi.

 

Natalie si girava la cassetta tra le mani. Aveva la prova tangibile che quel film era vero. Fino a qualche settimana prima, erano solo due giovani universitari, che avevano deciso di passare insieme una serata. Poi Andy si era messo in testa che la storia doveva essere vera ed eccoli lì. Consci che uno dei due sarebbe morto tra una settimana.

Se c'è qualcuno che deve morire, per tutto questo, è lui. disse Natalie. Mi ama, non lo metto in dubbio. Ma sembra che voglia più bene a quel mostro.

Prese la SM0016 e la riguardò.

Ma lui, in un certo senso...ti vuole bene.

Andy vuole bene a te.

All'improvviso, ebbe l'idea che quella profezia non fosse valsa solo per quello che era successo alla fattoria dei Morgan.

Guardò poi la videocassetta maledetta. Quei fotogrammi, chiusi in quel nastro, erano pieni di malvagità, desiderio di rivincita, odio, e molto altro. Una cosa così piccola, ma al tempo stesso così potente.

La mise sotto il cuscino, sperando che nessuno la prendesse e la guardasse, a parte lei ed Andy. Si distese ed iniziò a dormire.

 

La sera arrivò presto. Quel pomeriggio, i due si riposarono, vista la giornata precedente. La fortuna li favorì, visto che nel pomeriggio i genitori di Andy erano partiti per Astoria, e non sarebbero tornati fino al giorno successivo. La sera, cenarono insieme, ordinando delle pizze. Nonostante l’atmosfera dovesse essere distesa e piacevole, entrambi erano tesi per il video che avrebbero visto a momenti. Attesero le 20.55, poi si appostarono in soggiorno.

- Vorrei solo che Anna si sbagliasse. Hai visto cosa succedeva a chi guardava la videocassetta durante l’ultima settimana di vita. – disse Natalie.

- Io mi fido di lei. – fece Andy. – Nonostante mi abbia portato da Samara quando si impadronì del mio corpo, con le informazioni che ci ha dato si è sdebitata. - .

- E poi c’è ancora una domanda: chi andrà con Samara il settimo giorno? – chiese la ragazza.

Andy stette in silenzio.

- Lasceremo decidere a lei. - .

Natalie annuì, anche se non era molto convinta.

Arrivarono le 21.

- E’ l’ora. – annunciò il ragazzo.

Mise la cassetta nel videoregistratore.

In un primo momento lo schermo del televisore rimase nero, poi il cerchio apparve ai loro occhi.

Il successivo minuto fu vissuto da entrambi con la pelle d’oca. Quelle immagini strane, Samara che appare come un fantasma nello specchio, Anna che si suicida, l’albero di Shelter Mountain…perché proprio quei fotogrammi?

Quando la cassetta finì, Andy spense il televisore e tolse la cassetta dal videoregistratore.

Dopo qualche secondo, il telefono cominciò a squillare.

Andy lo prese. Natalie si avvicinò.

- Pronto. – fece il ragazzo.

Lei mise l’orecchio sul ricevitore.

- Sette giorni. - .

Poi cadde la linea. Andy rimise giù il telefono.

- Ed ora aspettiamo la fine. - . concluse.

Natalie corse vicino al camino di casa e bruciò il nastro.

Ora non potevano più passare la maledizione.

La loro sentenza di morte era stata ufficializzata.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Cronaca di sei giorni ***


Ecco ciò che accadde a Andy e Natalie nei giorni seguenti alla visione della videocassetta.

Primo giorno: Scale e facce deformate

Il giorno dopo, il primo, Andy si svegliò presto. Non si ricordava cosa avrebbe subito chi avesse guardato la videocassetta. Fece colazione con lo sguardo perso nel vuoto.

- Stai ancora dormendo? – chiese suo padre vedendolo in quello stato.

Andy scosse la testa.

- Sono sovrappensiero. – rispose.

-Eh, l’amore, caro Andy. – sospirò il padre.

Si sedette di fronte a lui.

- Appena hai finito scendi di sotto. Dobbiamo riverniciare la parte sopra l’apertura del garage. – gli annunciò.

Il ragazzo fu contento di ciò. Recentemente aveva passato poco tempo con il padre, e i lavori manuali gli piacevano. Finì di bere il latte, si cambiò e scese nel garage. Le tinture erano già pronte, dovevano solo disporre i fogli di giornale per non far gocciolare la vernice sul cemento. Andy uscì, portandosene dietro un po’.

- Accidenti, mi sono scordato la scala. – esclamò il padre.

Il ragazzo guardò alla sua sinistra. Appoggiata al muro, c’era una scala rossa.

- Papà, la scala è qui fuori. – disse.

Il padre uscì.

- Quale scala? - .

- Lì, papà. Quella scala rossa. – indicò il ragazzo.

- Figliolo, ti senti bene? – chiese suo padre, sempre più sorpreso.

Si ricordò poi delle visioni di chi aveva guardato la cassetta.

Andy non insistette oltre. Suo padre non poteva vederla.

Chiunque avrebbe guardato la videocassetta, avrebbe visto una scala rossa.

 

Natalie si stava dirigendo dalla fotografa. Doveva fare delle fototessere per il rinnovo della carta d’identità. Una volta arrivata, si accomodò nello studio.

- Stupenda come sempre. – disse la signora Randall, che conosceva Natalie da quando era piccola.

- Mi servirebbero delle fototessere. – chiese la ragazza.

La donna prese la fotocamera e ne fece quattro. Quando andò a vederle, spalancò gli occhi.

- Dobbiamo rifarle. - annunciò.

- Perché? - .

- La tua faccia è deformata…ma non capisco perché. Fino a ieri funzionava. – spiegò la signora Randall.

Natalie ebbe un tuffo al cuore. Si alzò di scatto.

- Devo andare. – disse di fretta e furia.

- Ma le foto…? – domandò la donna.

- Un giorno le spiegherò, signora Randall. - .

Forse.  Pensò la ragazza.

Raccolse la sua borsa ed uscì dallo studio.

Chi avrebbe guardato la videocassetta, nelle foto avrebbe avuto il volto sfocato e deformato.

 

Secondo giorno: Mosca e sangue

Andy e Natalie si incontrarono il giorno successivo, rivelandosi ciò che era successo a vicenda.

- Oggi cosa dovrebbe capitarci? – chiese Andy.

- Non lo so, Andy. Non me lo ricordo. Ho anche reso le cassette a Lucas. – rispose la ragazza.

- Andiamo a noleggiare il primo film. – propose il ragazzo. – Lì forse troveremo qualche risposta. - .

Così i due uscirono, noleggiarono il film ed andarono a vederlo a casa di Natalie. Si posizionarono nella sua camera, fecero partire il film ed avanzarono nelle scene fino a quelle delle visioni di Rachel. Videro la scena in cui la giornalista estraeva una mosca dallo schermo di un televisore. Provarono anche loro, e videro che, mettendo in pausa il filmato, la mosca continuava a muoversi. Provarono a prenderla, e ci riuscirono. Una volta estratta la mosca, però, i loro nasi cominciarono a sanguinare. Corsero in bagno per fermare il flusso.

Chiunque avrebbe visto la videocassetta, sarebbe stato in grado di estrarre la mosca dal video.

 

Terzo giorno: Larve e millepiedi

- Andiamo a Newport dai nonni. Ti ho lasciato il pranzo vicino ai fornelli. – salutò la madre di Andy.

- Ok, salutateli da parte mia. – rispose il figlio, disteso sul letto.

Era tornato barcollante e bianco cadaverico dall’incontro con Natalie, il giorno prima, per il troppo sangue perso. La madre lo aveva chiuso in camera per sicurezza. Nonostante ciò, appena i genitori uscirono di casa, Andy cominciò a vagare per l’appartamento. Quel silenzio era inquietante. Resistette qualche ora, poi chiamò Natalie, sperando fosse libera. La ragazza aveva un esame tra due giorni, ed era sopra i libri da poco dopo l’alba. Fortunatamente arrivò l’ora di pranzo. Si diresse in cucina, apparecchiò la tavola e mise il piatto al suo posto.

Alzò il coperchio, e vide che la carne lasciatagli dalla madre era piena di larve.

Urlò di spavento, e lanciò il cibo fuori dalla finestra, per la gioia di cani randagi e topi.

La madre non poteva avergli servito carne avariata.

Ancora una volta, pensò ad un effetto della videocassetta.

 

- Ehi, studiosa! – la salutò il padre. Natalie sorrise, e si mise a tavola. 

– Due esami e la laurea sarà mia! – gioì. 

– Polpettone in arrivo! – annunciò la madre. 

L’odore del cibo si espanse per tutta la stanza, stuzzicando le papille gustative dei presenti.

Fece in tempo ad addentare la prima polpetta, quando iniziò ad avere dei conati di vomito, non causati dal cibo.

Si chiuse in bagno, ed appena chiuse la porta, un millepiedi nero lungo qualche metro uscì dalla sua bocca.

Chiunque avrebbe visto la videocassetta, avrebbe trovato larve, ed un millepiedi sarebbe uscito dalla sua bocca.

 

Quarto giorno: Acqua

Andy si mosse ad uscire dalla doccia. Per un momento, gli era parso di aver visto Samara dietro il vetro. Si asciugò in fretta, si vestì ed andò in camera.

Quando fu davanti alla porta, però, notò che il pavimento era bagnato.

Mancavano ancora tre giorni. Samara non poteva essere così in anticipo.

Aprì la porta.

Un flusso d’acqua, partente dalla finestra, pioveva sulla parete della camera dal giovane. Pioggia che si muoveva orizzontalmente, sfidando qualsiasi legge fisica. Andy prese acqua dalla pozza che si era formata sulla parete, lasciandola ricadere.

Mise una mano sul muro.

Samara gli afferrò il braccio.

Andy ritrasse l’arto urlando.

La pozza ed il flusso d’acqua sparirono.

Chiunque avrebbe visto la videocassetta, avrebbe visto una pioggia orizzontale.

 

Quinto giorno: Apparizioni

Natalie era appena entrata in aula. Era stata chiamata per dare l’esame.

- Bene, signorina Johnson. E’ un piacere rivederti. – gli disse la professoressa di medicina. – Forza, caviamoci questo dente e abbiamo quasi finito. - .

La ragazza si sedette, ed iniziò a rispondere alle domande. Fece discorsi fluidi, interrompendosi poche volte. I professori erano contentissimi di questo.

Alla fine, la professoressa fece una domanda.

- Un ultimo quesito, signorina Johnson. – disse.

Natalie era pronta per il rush finale.

- Se una bambina cade in un pozzo, quanto può sopravvivere e per cosa muore? - .

La ragazza vide Samara sorridere beffarda dietro l’insegnante.

- Sette giorni. Si muore per la fame e la consunzione. - .

- Esatto, signorina Johnson. Per me è un 30. Puoi andare. Complimenti. – la congedò l’insegnante.

Natalie prese la sua borsa ed uscì dall’aula, sperando di non vedere più la bambina.

Chiunque avrebbe visto la videocassetta, avrebbe visto Samara apparire e scomparire durante il giorno.

 

Il giorno seguente, il sesto, i due vennero invitati a fare una cavalcata con degli amici, ma sapendo che chiunque avrebbe visto la videocassetta avrebbe ucciso dei cavalli, restarono in casa.

Il settimo giorno era alle porte.

L’ora di morire, per uno dei due ragazzi, stava per arrivare.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** La scelta ***


Il settimo giorno, i due ragazzi lo passarono come se nulla fosse. Volevano vivere gli ultimi momenti insieme come se non avessero mai visto quel film.

Come se non fossero mai partiti per Moesko Island.

Come se Shelter Mountain non fosse mai accaduto.

Come se tutto quello non stesse per rovinare la loro vita.

L’unica cosa inusuale che fecero fu l’andare in chiesa per confessarsi.

- Se proprio dobbiamo morire, facciamolo con l’animo pulito. – disse Andy una volta davanti alla chiesa.

La tensione era palpabile nell’aria. Cercarono di godersi ogni attimo insieme, senza scendere troppo nei dettagli. La sera giunse presto. Come al solito, i genitori di Andy non erano in casa. Mangiarono insieme, poi attesero sul divano l’ora decisiva.

- Non voglio andare lì sotto. – disse Natalie fissando lo schermo nero.

- Neanch’io. Ma se uno dei due lo facesse, salverebbe un sacco di vite. – fece Andy.

- Spero solo che ciò che ci ha detto Anna sia vero. – disse la ragazza scuotendo la testa.

- Lo speriamo tutti. – rispose il ragazzo.

I due si guardarono.

- Ti amo, Andy. - .

- Anch’io, Natalie. - .

Il televisore si accese mostrando la luminescenza grigia di quando non c’è segnale.

Erano le 21.

Natalie, improvvisamente, staccò la spina. L'apparecchio si spense.

- Non moriremo stasera! – esclamò. Prese Andy per mano e si diressero verso l’uscita.

Tutte le porte si chiusero a chiave.

Le serrande delle finestre si abbassarono.

La stanza divenne buia.

Il televisore si accese.

Il pozzo di Shelter Mountain apparve in mezzo all’inquadratura.

Natalie cominciò a piangere. Andy sudava freddo.

I sibili del televisore interrompevano quel silenzio.

Samara uscì dal pozzo.

Cominciò ad avviarsi con fare barcollante verso lo schermo.

Ma invece di oltrepassarlo, si fermò.

Perché lo avete fatto? Chiese.

Non voglio uccidervi. Non dopo quello che avete fatto per me.

Allora perché lo fai? Chiese Natalie.

Avete guardato la cassetta. Non posso fare più eccezioni per voi. Rispose Samara.

La bambina si avvicinava sempre di più allo schermo.

- FERMATI, SAMARA! – intimò all’improvviso Andy.

Lei obbedì, sorpresa da quell’uscita del ragazzo.

- NOI TI ABBIAMO ASCOLTATO. TI ABBIAMO DATO LA NOSTRA ATTENZIONE. ORA E’ IL MOMENTO CHE TU CE NE DIA UN PO’ DELLA TUA! - .

Samara rimase ferma, con la chioma a coprirle il volto.

Ti ascolto. Disse.

- Hai creato la cassetta in modo che il mondo capisse cosa avessi provato a stare in quel pozzo, vero? Volevi che il mondo sapesse tutto ciò? – domandò Andy.

La bambina annuì.

- Se uno di noi due venisse nel pozzo con te…e rimanesse chiuso per sette giorni…non faresti più male a nessuno? - .

Sì. Disse Samara.

I due ebbero un tuffo al cuore.

Anna aveva ragione.

- Però, come ben potrai immaginare, nessuno di noi due vorrebbe morire. Quindi…chi scegli tra noi due? – chiese.

Samara li fissò per qualche secondo.

I cuori dei due ragazzi andavano a mille all’ora.

Poi la tensione si ruppe.

- Voglio te, Andy. - .

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Ultimi momenti ***


Andy sentì improvvisamente freddo. Il mondo gli cadde addosso. Il cuore sembrò aver smesso di battere.

Voglio te, Andy.

Era lui il prescelto. Sarebbe andato nel pozzo con Samara.

- Perché lui? Perché non io? – disse Natalie tra le lacrime, abbracciando il fidanzato. – Cos’ha fatto che non ho fatto io? - .

Lui voleva capirmi. Ma non sono riuscita ad esprimermi al meglio per farmi capire da lui. Nonostante il tutto sia partito da lui, nel tempo si è ricreduto sul mio conto. Tu invece mi hai capito, da subito. Ti sei fidata di me. Quindi lui dovrà venire con me, nel pozzo. Spiegò Samara.

Il ragazzo rimase catatonico. Fissava lo schermo senza proferire parola.

Vieni, Andy. Lo chiamò la bambina.

 - Posso venire? – chiese Natalie.

Fino al pozzo, per salutarvi. Acconsentì Samara.

La ragazza accompagnò Andy dentro la dimensione della bambina, portandolo fino al pozzo.

Il ragazzo vide quel buco nero, causa di tanta sofferenza per Samara.

Ed ora stava per provare le stesse sensazioni ed emozioni.

- Non ce la posso fare. – disse il ragazzo.

Fai come fece mamma con me. Disse Samara a Natalie con la mente.

La ragazza prese una pietra dal bordo del pozzo e stordì Andy. Lo stese per terra e guardò Samara.

Mi dispiace. Disse. Non l’ho voluto io.

Natalie ricominciò a piangere.

Gettalo. Ordinò la bambina.

Natalie sollevò da terra il fidanzato. Guardò il suo volto con gli occhi chiusi. Lo baciò, poi protese il suo corpo verso il pozzo.

- Ti amo, Andy. Perdonami. – disse tra le lacrime.

Poi, lo spinse giù nel pozzo.

- Ora vattene! – disse disperata a Samara.

La bambina si aggrappò alle pareti del pozzo.

Addio, Natalie. La salutò.

E si lasciò cadere.

La ragazza prese la pietra circolare e cominciò a chiudere il pozzo. Prima che fosse chiuso del tutto, sentì la bambina sibilare, dal fondo:

Grazie di tutto.

Poi, chiuse il pozzo. 

Per sempre.

Si accasciò a terra e pianse.

Era finita.

Andy sarebbe morto tra una settimana.

E non se lo perdonava.

Aveva voluto fargli vedere quel film, ma mai si sarebbe immaginata che avesse potuto causare tutto questo.

Disperata, si alzò, e corse tra gli alberi.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** La scogliera ***


Natalie correva in mezzo a quella foresta grigia.

Andy era in fondo al pozzo.

Samara non sarebbe più uscita.

Era tutto finito.

Doveva solo tornare nella realtà.

Cercò con lo sguardo una via di fuga, poi notò una figura nera.

Anna Morgan era di fronte alla scogliera dalla quale si era suicidata.

- Anna! – la chiamò Natalie.

La donna si voltò.

- Natalie! Vieni qui! – invitò.

La ragazza la raggiunse.

- Samara ha scelto Andy, alla fine. – disse. Natalie abbassò lo sguardo.

- Il sacrificio del tuo ragazzo non sarà vano, credimi. - .

- Come farò a saperlo, Anna? – chiese Natalie.

- Samara sarà riconoscente nei tuoi confronti, come nei suoi. Ti farà sapere come sta il tuo ragazzo mentre si trova in fondo al pozzo. Non chiedermi come. Quella bambina è capace di tutto. – rispose la donna.

Natalie sentì salirgli un groppo alla gola.

Avrebbe assistito alla lenta morte del ragazzo, ma almeno poteva sapere che il suo sacrificio era stato utile.

- Ma dove ho sbagliato, Anna? – chiese la ragazza.

- Non hai sbagliato nulla, Natalie. – le disse Anna. – Entrambi avete agito nell’ignoranza di ciò che sarebbe potuto succedervi. Come chiunque avrebbe visto la videocassetta. - .

Natalie guardò l’orizzonte.

- Mi sento colpevole della sua morte. – sospirò.

- Potresti esserlo. Come non. Dipende dai punti di vista. – disse Anna.

La donna aveva ragione. Anche lei per alcuni era colpevole dell’omicidio della figlia ed altri no.

- Ed ora, che facciamo? – domandò la ragazza.

- Beh…io devo restare. Faccio parte della videocassetta. Tu invece no. – rispose sorridente la donna.

- Ti ricordi come Rachel tornava alla realtà, nel secondo film? - .

Natalie ricordò.

La giornalista si gettava dalla scogliera come la madre adottiva di Samara.

- Devo gettarmi da questa scogliera. – disse.

- Esatto. – asserì Anna.

Natalie, insieme alla donna, raggiunse il ciglio della scogliera. Videro il mare che infrangeva le sue onde tra gli scogli. La ragazza sospirò. Un posto così tranquillo, eppure così carico di tristezza.

- Pronta? – domandò la donna.

Natalie si voltò, e vide tra gli alberi il pozzo. Una lacrima cadde sul suo volto.

Si girò verso il mare.

- Sì. – disse.

Le due allargarono le braccia, e si lasciarono cadere nel vuoto.

Il televisore di casa Walcott inquadrò quell’orizzonte vuoto.

Dopo qualche secondo, quando Natalie ed Anna toccarono l’acqua del mare, lo schermo si spense.

Fine.

***

Messaggio dall'autore

Ebbene sì.

"Il richiamo di Samara" è finito.

Mi sono affezionato tanto ad Andy e Natalie, nonostante abbia impiegato solo un mese e mezzo a scrivere la storia(che dire, quando si ha l'ispirazione si fanno cose impressionanti).

Vi dico già che ci sarà un piccolo sequel, "Sette giorni con Samara", che parlerà della settimana vissuta da Andy in fondo al pozzo con la figlia adottiva dei Morgan.

Ringrazio quei lettori "silenziosi", che hanno seguito la mia storia senza commentarla.

E ringrazio anche i lettori che hanno parlato, che mi hanno sostenuto e fatto trovare l'ispirazione grazie alle loro recensioni, ovvero:

- Stella cadente, che posso considerare la mia "ispiratrice" per quanto riguarda le fanfiction su "The Ring", grazie alle recensioni iniziali che arrivavano anche nelle ore più disparate ma mi facevano sentire ogni volta sempre più orgoglioso di quello che stavo scrivendo;

- skyistorn, che con recensioni brevi ma dirette mi hanno reso ancora  più felice.

Ringrazio anche piratessa, che grazie alla sua storia "seven days" mi ha dato un'idea su in che ordine potessero capitare gli effetti della videocassetta ai nostri due protagonisti.

Ok. Ho finito. Il resto è silenzio.

Grazie a tutti!

Frenz

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3056799