L'incantesimo del Lago

di Kagome_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1- Il primo incontro ***
Capitolo 3: *** 2- Estati Lunghe ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L’incantesimo del Lago


 
“C’era una volta un Re di nome Stilinski che governava un Regno grande e potente, il Regno di Beacon, ma tuttavia era triste e infelice perché stava invecchiando e non aveva figli che potessero succedergli sul trono, ma poi, per fortuna nacque un bambino… un Principe. Cui fu dato il nome di Stiles.”

Il Re era orgoglioso del nascituro, cosa migliore non gli sarebbe mai potuta accadere in tutta la vita. Mentre lo cullava teneramente tra le braccia, il suo sguardo vagava su quel paffuto faccino, captando ogni suo più piccolo lineamento: il piccolo, infatti, aveva gli occhi vispi della madre, di un castano intenso che lasciavano trasparire, già dalle sue prime ore di vita, intelligenza e caparbietà. I capelli castani, o meglio quei pochi peletti che gli adornavano la testolina rotonda, erano corti e bruni, proprio come quelli del Re nella sua gioventù ormai tenuta in vita dai quei pochi ricordi che aveva di un Stilinski ragazzino.

“Re e Regine vennero da ogni dove per offrire doni al piccolo, tra loro c’era la Regina Melissa di Hills, rimasta vedova, e il suo figlioletto: il Principe Derek. Fu allora che Stilinski e Melissa ebbero la stessa idea: Derek e Stiles avrebbero trascorso insieme ogni estate, nella speranza che si innamorassero e che i loro regni si unissero per sempre.”

Il Regno di Beacon era in festa, addobbi e canti percorrevano il paese, inondando ogni dove di gioia e felicità. La venuta del principino era una manna dal cielo per quei cittadini, che agognavano un erede da tempi immani, come anche la felicità di quel Re sempre pronto ad ascoltare i bisogni dei suoi sudditi. Il castello era adornato a festa, le cucine sfornavano leccornie e delizie di ogni genere, mentre camerieri sfrecciavano a destra e a manca per riempire caraffe e piatti ormai vuoti. Una processione di reali da ogni dove, sfilava sul tappeto rosso che conduceva alla culla del piccolo Stiles, con doni e fronzoli di ogni tipo. La Regina Melissa, accompagnata dal figlioletto Derek non si era tirata indietro neanche un secondo per omaggiare il bambino; portando con se un ciondolo a forma di tre spirali unite, che il giovane principino aveva appoggiato nella culla del nascituro, facendo balenare nella testa dei due sovrani, che si erano scambiati uno sguardo complice, un’idea comune. L’unione dei figli.

“Ma all’insaputa di tutti qualcun altro tramava nell’ombra, era la perfida maga Malia, la nascita di Stiles la lasciava indifferente, perché si preparava ad usare le sue malefiche arti magiche, per impadronirsi del Regno di Re Stilinski. Ma prima che potesse mettere in atto il suo piano, Stilinski lo affrontò e i poteri di Malia furono annientati, benché tutti ne invocassero la morte, la maga fu solo bandita dal regno”

-Aaaargh… Non ho ancora finito con te Stilinski! Un giorno tornerò in possesso dei miei poteri- disse fissando il Re con sguardo di sfida, che celava una muta promessa di vendetta nei confronti del Regno che tanto la aveva bistrattata e odiata –… e allora tutto ciò che possiedi, tutto ciò che ami… sarà MIO!- esordì con un ghigno trionfante, follemente illuminato dal piano che già man mano si stava congegnando e perfezionando nella sua mente contorta.

“Molti temevano che Re Stilinski fosse stato troppo magnanimo, ma con il tempo la minaccia fu dimenticata e tutte le speranze vennero riposte nell’estate ormai vicina, in cui finalmente Derek e Stiles si sarebbero incontrati.”


Angolino Autrice:
Salve a tutte/i, dopo un tempo immane di pausa eccomi qui (per vostra sfortuna :') ) con una nuova idea che ho da sottoporvi.
Allora, prima di tutto vi chiedo subito di mettere via quei trischelion appuntiti ed affilati che tenete in mano per picchiarmi D: so' di essere approdata in un fandom molto amato e soprattutto so' che la STEREK *fa un urletto al solo pensiero* è mooolto shippata e venerata (vi do' ragione u_u), quindi immagino già di camminare su un terreno minato :') quindi vi prego, siate buone con me *si inginocchia* ho delle buone intenzioni, giurin giurello.
Ecco, una volta che vi ho pregato di non uccidermi vi spiego un po' come è nata la mia idea u_u: come tutte le persone, o almeno spero, qualche giorno fa ero sotto la doccia (eeeh si u_u le idee più malasane vengono in quel posto oscuro denominato" doccia" o_o) e canticchiavo come d'abitudine, quando come un fulmine a ciel sereno parte una delle famosissime canzoni de "L'incantesimo del lago", ed ecco l'idea malsana di una ff che mi aggredisce. Quindi se siete qui a sorbirvi il mio obbrobrio letterario dovete ringraziare il mio bagno :')
Bene detto questo concludo dicendo che per adesso ho scritto solo questo prologo per "tastare un po' il terreno", quindi spetta a voi farmi sapere se è una cavolata proseguire, oppure potrebbe essere un'idea decente u_u
Beeee buona lettura,
un bacio
Kagome_

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Capitolo 2
*** 1- Il primo incontro ***


Il primo incontro
 
Era l’11 Giugno, giorno che avrebbe cambiato per sempre la mia vita o meglio le mie priorità.

Odiavo, odiavo, odiavo, per non usare parole più colorite, lasciare la progettazione della mia casa sull’albero a metà, o meglio il disegno accurato che stavo facendo con il mio set di pastelli colorati. Ma come sempre mio padre, il Re Stilinski, non l’avrebbe mai capito; era da più di un mese che blaterava su quell’11 giugno, mentre i suoi occhi si illuminavano nel solo parlarne: voi tutti vi starete chiedendo qual’era l’argomento di tanta eccitazione? Ebbene nemmeno io l’avevo capito a pieno. Tanta convinzione derivava dalle descrizioni fin troppo dettagliate di un Regno, disperso chissà dove, e dei regnanti che vi governavano; non riuscivo proprio a capire da dove derivasse tutto questo interesse e soprattutto tutta questa foga nel tirarmi a lucido, per la visita in quel luogo tanto decantato. Come sempre mi aveva rimproverato per la mia poca cura nel presentarmi come principino: avevo perennemente le unghie mangiucchiate e rotte, forse per le mille avventure che mi costruivo nei parchi del Regno, misteri da risolvere e rompicapi erano all’ordine del giorno nella mente di un bambino di 10 anni; i capelli perennemente corti e i vestiti sempre chiazzati qua e la di terra e inchiostro. Insomma, non ero il classico principe composto e presuntuoso.
Tra l’ennesime descrizioni di mio padre di quel posto, mi facevo torturare dai servitori che con maniacale accuratezza mi vestivano a nuovo, mentre tra le mani mi rigiravo la collana a forma di tre spirali, che fin da quando avevo memoria, portavo al collo. Giocherellare in continuazione con quel pezzetto di legno, mi faceva tranquillizzare, era come un porto sicuro dove rifugiarsi.
Ma solo troppo tardi capii da dove arrivava quel ciondolo.
 
Il giorno era ormai vicino, dove finalmente Derek e Stiles si sarebbero incontrati”
 
I cavalli trotterellavano in fila indiana per il lungo sentiero immerso nella foresta; già in lontananza scorgevo le guglie del castello del Regno di Hills, come enormi torte ricoperte di panna montata, con le bandiere che sventolavano, sferzate dal vento mattutino di quella giornata estiva. Con la mano mi reggevo alla criniera del cavallo, mentre con l’altra stringevo al petto uno dei miei giocattoli preferiti: un modellino di carrozza, dipinta di azzurro, che fin da quando ero nato gli avevo dato il nome di “GIP”. La portavo in ogni mio viaggio con papà, non me ne staccavo mai; l’abbracciavo ogni sera prima di addormentarmi e la mattina seguente gli riservavo un posto d’onore al lunghissimo tavolo dove facevo colazione.
Gli alberi tutt’attorno stavano iniziando a diradarsi, facendo intravvedere il gigantesco varco di pietra che dava il benvenuto alla vista di quell’enorme castello. Con gli occhi estasiati guardavo quella grossa struttura che si parava davanti ai nostri occhi, colpita dai raggi del sole sembrava quasi magica; lo sguardo vagò su quel paesaggio, finché due figure, compostamente ferme davanti al portone d’entrata, non catturarono la mia attenzione. Man mano che ci avvicinavamo, diventavano sempre più nitide; mi sporsi meglio da cavallo per poterle riconoscere, rischiando quasi di scivolare dalla sella, se non fosse stato per il braccio di mio padre, avvolto attorno alla mia vita.
 
La lunga processione si fermò e come un giocattolo a molla che esce dalla sua scatola, mi affacciai incuriosito oltre la testa del cavallo.
-Mia cara Melissa- esordì il Re, smontando da cavallo, per poi far scendere anche me -.. siete più incantevole che mai- continuò, appoggiandomi le mani sulle spalle, tenendomi ben stretto davanti a lui. Inclinai la testa curioso, osservando bene le figure davanti a me: c’era una signora, vecchia come il mio papà, e accanto a lei un ragazzo per lo più della mia età. La donna era bella, proprio come lo era stata la mia mamma, o per lo meno come me l’ero sempre immaginata, aveva i capelli ricci e mori, raccolti in una acconciatura alta e il corpo avvolto in un vaporoso vestito: sembrava una grossa meringa rossa. Sorrisi all’idea, per poi tornare serio quando i miei occhi incontrarono quelli dell’altro ragazzo. Li distolsi subito, stringendomi stretto al petto la Gip, aveva uno sguardo duro e imbronciato, sembrava quasi che la mia presenza lo infastidisse. Quel suo comportamento mi faceva venire voglia di tirargli in testa il mio giocattolo, seguito da una pernacchia.
–E ditemi… chi sarà mai questo aitante giovanotto?- mio padre sorrise, guardando me, per poi tornare a guardare il ragazzino -.. il principino Derek, certamente-
-Benvenuto nel nostro bel regno caro Stilinski- rispose la donna, per poi puntare gli occhi su di me –e benvenuto a te principino- mi rivolse un sorriso solare, quasi quanto quello che aveva stampato sul viso mio padre.
Sentii una mano sospingermi verso l’antipatico che a quanto pare si chiama Derek, mentre a lui succedeva lo stesso verso la mia direzione, come in un piano ben studiato da anni, ma che a noi sfuggivano i dettagli.
-Vai Derek.. caro vai- il principe di Hills si voltò con il viso, riservando un’occhiataccia alla Regina, che subito lo rimproverò –Derek!- costringendolo, poi, a guardarmi visibilmente seccato dalla situazione.
-Salve principe Stiles, è un vero piacere conoscerti- puntò gli occhi nei miei facendo un inchino riverenziale, mettendomi a disagio; deglutii visibilmente, per poi rispondere al saluto a mia volta –Il piacere è tutto mio, principe Derek- dissi rivolgendogli quasi un’occhiataccia per il persistente sguardo duro.
Quegli occhi e quella chioma selvaggia, furono l’inizio di tutto.
 
“-Che strazio a stare insieme a lui l'estate
non sa cacciare ne tirar di box!- pensò Derek alla vista di quel ragazzo magrolino e trasandato.
-E’ vanitoso, quanto non mi piace. Se ci sto insieme il morbillo avrò- pensai scuotendo la testa, stringendo con fare possessivo il ciondolo al mio collo.
-Fremevo ad aspettar- Derek fece un finto sorriso nella mia direzione.
-Felice d'esser qui- risposi fintamente educato.
… ma vorrei scappar
-Con lui non io non potrò giocar!- pensammo all’unisono.”

 
La regina con un ampio movimento del braccio ci invitò ad entrare. Derek davanti a me camminava a passo lento di fianco alla madre, rivolgendomi a stento uno sguardo. Che gli avevo fatto? Quel poco di interesse che avevo scorto nei mie confronti era smosso dal ciondolo che portavo al collo: lo guardava insistentemente, quasi volesse rubarmelo. Spinto da un moto di protezione, lo presi tra le mani, come a rivendicarne la proprietà, infilandolo furtivamente nella maglietta; cercando nel mentre – per quanto mi era possibile – di assumere un aria strafottente quanto la sua, ma il risultato era quello di un pulcino che si atteggiava ad essere un gallo.
 
“-Van già d'accordo amico mio che affare- bisbigliò la Regina, al Re Stilinski, con un sorriso trionfante.
-I regni li uniremo noi così!- annuì il Re, con aria complice.
-E' proprio questo che dobbian puntare- continuò Melissa, osservando su una mappa, la cartina dei loro regni.
-… che genitori siam, po-li-ti-ci- sorrisero, commentando all’unisono.
-Felice son per voi- ridacchiò la Regina.
-D'accordo siamo noi-
-Derek sposerà!- Melissa si girà, dando una veloce occhiata al figlio.
-Dico che potr…- Stilinski guardò a sua volta il figlio -… si che lui potrà, cederà!-
Scoppiarono entrambi a ridere -Divertente!-
"


Angolino Autrice
Buongiorno a tutti!
Eccomi qua con il primo capitolo! *la folla è in delirio* dopo giorni e giorni di progettazione ce l'ho fatta a postare nuovamamente. Prima di tutto voglio ringraziare tutte le anime pie che hanno commentato il capitolo scorso, grazie davvero! Sono proprio i commenti di persone che ti apprezzano che ti fanno andare avanti in queste follie letterarie <3 vi abbraccerei uno ad uno!!
Successivamente voglio ringraziare le persone che hanno messo la ff nelle preferite, seguite, da ricordare... questo vuol dire che avete dato una possibilità alla mia storia! I love u <3
Gli ultimi ringraziamenti vanno a quelle persone che mi stanno vicino e a cui scarico le mie idee... insomma a Boby e Vane che mi sopportano e mi consigliano <3
Detto questo, vi lascio, nella speranza che il capitolo vi sia piaciuto. Sto ancora vedendo come gestire le varie canzoni nella storia, spero che questo primo approccio vi sia piaciuto.
Alla prossima!
Kagome_
ps. commentat in moltiiiii

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Capitolo 3
*** 2- Estati Lunghe ***


Estati lunghe
 
Mesi passarono da quel fatidico giorno e le estati si susseguirono una dopo l’altra; come sempre costretti dai nostri genitori a trascorrere le vacanze estive insieme. L’obbligo dei due sovrani rendeva le cose ancora più oppressive e stressanti: ero arrivato al punto che non potevo fare un singolo passo senza che quella testa rotonda e blaterante non mi pedinasse. Ogni anno era la stessa storia, Stiles arrivava e io come una balia ben ammaestrata dovevo sorbirmelo per giorni e giorni, assecondando con un semplice cenno della testa le sintesi dei libri che lui leggeva o le scoperte “interessanti” che conduceva.
Come ogni anno un’altra estate stava per arrivare e con essa l’ennesimo litigio con mia madre.

“-Su scendi dai ho fretta, c'è Derek che ti aspetta- insistette Re Stilinski, pregando il figlio, ormai con voce esausta dal consueto teatrino che si ripeteva ogni anno.
-Mi devo pettinare- sbottò Stiles con una scusa assurda, non sapendo più dove aggrapparsi per togliersi da quell’impiccio –e  poi soffro il  mal di mare!- tentò con un ennesimo pretesto. Dovendo però alla fine cedere.”


Il castello di Hills era in subbuglio, servitori sfrecciavano qua e là per i lunghi corridori, trasportando vasi di fiori freschi e lenzuola pulite per le stanze degli ospiti. I cuochi si consultavano tra di loro per elaborare menù sempre più raffinati e gustosi; l’orchestra si esercitava incessantemente e i giardinieri mettevano a nuovo il parco sul retro, sistemando ogni ciuffo d’erba e laghetto sparso qua e là. Il sole splendeva nel cielo e la classica brezza estiva portava per tutto il regno odore di fieno e fiori di campo e io rinchiuso nella mia stanza con tende e porte chiuse, come in un bunker, aspettavo il patibolo.
Inevitabilmente non riuscii a trattenere un sospiro rassegnato nel sentire il consueto ticchettare delle scarpe di mia madre sul pavimento, lucido e di marmo, dell’ingresso, che rimbombava in lontananza in ogni dove, in modo minaccioso.

“-Stiles starà arrivando- sbatté la porta della mia stanza urlando nel non vedermi ancora cambiato per l’incontro che ci sarebbe stato di li a poco -non fargli questo affronto!- mi puntò il dito contro, alzando di ancora un ottava il tono della sua voce e minacciandomi con lo sguardo.
-Vederlo mi fa male- risposi disprezzante – e poi il vomito mi sale!- aggiunsi guardandola con sufficienza per rimarcare le mie parole, mentre con l’arco giocattolo scagliavo una freccia dopo l’altra, mirando il disegno di Stiles appeso alla parete opposta.”


Come sempre ogni sforzo era vano per impedire quella tortura.

Con umore tetro venni caricato dai servitori sulla carrozza diretta al molo, dove la nave maestosa del Re Stilinski attraccava ogni 11 giugno con estrema puntualità. Per tutto il viaggio mia madre blaterava entusiasta di quello che io e l’altro principino avremmo potuto fare: gite, passeggiate a cavallo, giochi organizzati e feste erano le principali voci di quella lista interminabile. Cose che ovviamente avrei potuto benissimo fare da solo o con Scott, figlio di una delle contesse del regno, a cui fin da piccolo mi ero affezionato, arrivando persino a considerarlo come un fratello. Avevo lui, i miei giochi e la mia casa sull’albero, il mio “branco”, se così si poteva definire, era al completo; non potevo desiderare altro dalla vita. Ma per la Regina Melissa ciò non era abbastanza, io dovevo stare con Stiles e magari essere anche gentile. Tsk.

La nave era attraccata e il paese in festa accoglieva la venuta dei sovrani di Beacon con urla e canti festosi; le vie erano adornate di festoni colorati, fiori freschi e lanterne appese sugli usci di ogni abitazione. Era ridicolo tutto ciò, tanto casino per accogliere quella testa rotonda logorroica e alla fine il lavoro sporco toccava a me.

“-Un giorno Derek sarà il suo sposo- sorrise il Re, andando a stringere le mani della Regina, in un gesto complice.
-Meraviglioso!- ridacchiò lei, dando un’occhiata veloce ai due principini che da lontano si squadravano indispettiti dalle circostanze. Rapidamente fece un gesto con il capo, invitando gli arrivati a seguirla sulla carrozza, diretta a palazzo.”


Come sempre ci lasciarono soli e dopo un’occhiata veloce, con le mani in tasca, mi diressi alla veranda che stava sul lato ovest del castello, dove sapevo che ad aspettarmi c’era Scott. Di sicuro era l’ultimo dei miei pensieri passare del tempo con Stiles e per questo motivo, remore delle estati passate, mi ero premunito di una “spalla” che mi avrebbe permesso di non strangolarlo ogni qualvolta avrebbe aperto quella sua loquace boccuccia.
-Ciao a te Derek- sentii alle mie spalle una voce sarcastica –non si saluta più?- chiese Stiles, cercando di stare al mio passo anche se in mano stringeva quella sua stupida carrozza blu giocatolo, che era più ingombrante che altro.
-Perché? C’è qui qualcuno con me?- chiesi dandogli una fugace occhiata, per poi guardare nuovamente davanti a me.
-Oh grazie per avermelo chiesto, sto bene. Tu invece come stai?- continuò il magrolino, affiancandomi con passo svelto, e riservandomi un sorriso divertito. Aggrottai la fronte non capendo dove avesse preso tutta questa confidenza –adesso parli anche da solo?- sbuffai, scuotendo la testa e svoltando a sinistra in quel dedalo di corridoi.
-Sai a cosa stavo pensando?- continuò portandosi l’indice alla bocca e facendo finta di riflettere.
-Non leggo ancora nel pensiero- gli feci notare, iniziando a spazientirmi –e poi non mi interessa particolarmente quello che pensi..- non feci in tempo a finire la frase che, come suo solito, mi investì con un fiume di parole – Nel mio castello ho un giardiniere, molto simpatico, ci parlo sempre quando porto Gip a fare un giro, si chiama Miguel e..- si girò per guardarmi meglio in viso –lo sai che gli assomigli un sacco!- sorrise lasciandomi stupefatto dalla conclusione dei suoi pensieri –hai proprio la faccia da “Miguel”-continuò imperterrito –Perché ti chiami Derek? Mai pensato di farti cambiare il nome in Miguel?- chiese guardandomi con un sorriso a trentadue denti –lo sai che indossa sempre una maglia a righe arancioni-blu, potresti fartene regalare una per il tuo compleanno da tua madre- continuò innocentemente –sai… potresti anche stare bene con quei colori-.
A quelle parole sentii un calore partire dai piedi, che in poco tempo raggiunse la tesa; strinsi la mano a pugno non credendo alle mie orecchie, in quel momento avrei tanto voluto prenderlo per il colletto della maglietta, sbatterlo contro il muro e con fare minaccioso gli avrei fatto così capire con chi stava parlando.
-Tu.. come osi..- non feci in tempo a finire la frase, che un’altra voce mi interruppe.
-Eccovi finalmente!- urlò Scott dalla veranda, venendoci incontro con fare sorridente –Ciao Stiles- lo salutò, andando ad abbracciarlo come se fossero vecchi amici. In effetti da quando questi due si erano incontrati per la prima volta avevano instaurato fin da subito un legame atipico; ridevano e scherzavano complici, dandomi ogni volta sui nervi, infatti Scott aveva trovato in Stiles un amico che lo capiva e lo sosteneva e tutto ciò nel giro di pochi anni. Dovevo ammettere che la cosa un po’ mi infastidiva.
Velocemente rivolsi un’occhiataccia a Stiles, che nel frattempo aveva salutato McCall, per poi afferrare per un braccio “mio fratello”, trascinandolo verso il parco del castello. Direzione: casetta sull’albero.

“-A sbarazzarcene non ci riusciamo...- sussurrai all’orecchio di Scott, trascinandolo verso gli alberi per un braccio.
-Ehi aspettatemi!- ci disse Stiles, cercando di stare al nostro passo.
-Su via dai!- mi rispose McCall, facendo scorrere lo sguardo tra me e l’altro principino.
-In squadra mai e mai la vorremo!- continuai a denti stretti, dandogli un’occhiataccia per voler chiudere il discorso definitivamente, anche se Scott non era d’accordo -Se non è cieco forse capirà...- ringhiai a bassa voce, innervosito.”


Aumentai il passo cercando di distaccare Stiles, ancora scosso per la confidenza di prima e per la sua presenza. Il buonismo del mio amico di certo non aiutava e i suoi sguardi compassionevoli rivolti all’altro non facevano che irritarmi maggiormente. Allungai una mano per afferrare la scala di corde che portava alla casetta sull’albero e feci cenno all’altro di salire.
-Tu non puoi venire- dissi freddo a Stiles, guardandolo con sufficienza mentre mi arrampicavo sull’albero –vai a giocare in veranda con il tuo giocatolo.

-Così no non si fa- sbuffò contrariato.
-Ti devi rassegnar- gli dissi, guardandolo dall’alto della nostra fortezza
-Questo non mi va!- urlò come un bambino capriccioso, tirando un calco ad una delle assi che reggeva la struttura, che traballò pericolosamente.
-Così non si può, così no non si può giocar!- borbottammo entrambi a braccia incrociate, guardandoci in cagnesco. ”



Angolo autore
*rullo di tamburi* eccomi qui gente con un'altro obbrobrioso capitolo :')
prima di tutto scusate del ritardo e soprattutto scusatemi se ci sono degli orrori letterari, ma ho scritto il capitolo di fretta (per la vostra felicità (?)) e quindi è un po' impreciso. Spero che apprezziate lo sforzo.
Bene detto questo voglio davvero ringraziare tutti quelli che hanno messo la ff nei seguiti/preferiti/ricordate, siete davvero tanti e vorrei abbracciarvi uno ad uno :') me commossa!
Come sempre un commento è ben gradito, alla fino io scrivo per voi e siete voi che mi ispirate u_u quindi più commenti ci sono, più io sono felice e quindi meglio vengono i capitoli XD bastano anche due righenon chiedo molto :')
be, ho finito di steresssarvi per questa volta.
Come sempre dedico il capitolo alle persone che mi sopportano ogni giorno <3
Alla prossima
Kagome

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