Il Marchio Nero

di Draco394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Bugie ***
Capitolo 3: *** Chi può averti ridotto così? ***
Capitolo 4: *** Stammi lontana ***
Capitolo 5: *** Non credi? ***
Capitolo 6: *** Ma che diavolo ti prende, amico? ***
Capitolo 7: *** Odio me stesso con tutto me stesso. ***
Capitolo 8: *** Ridere. ***
Capitolo 9: *** Pensieri ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO




Non so chi sono.
Il marchio sul braccio dovrebbe spiegarmelo. Dovrei essere fiero di quello che vedo tatuato indelebilmente.
Eppure, mi sale la nausea ogni volta che lo guardo.
Mio padre è stato chiaro: uccidere.
Non ferire, non fare soffrire. Ma uccidere.
«Il Signore Oscuro è stato chiaro, Draco. Non hai altra scelta, sentiti onorato di questo compito.»
Entro in Sala Grande. Quest’anno sarà l’ultimo per me.

 
 
 
Finalmente ad Hogwarts!
Ritrovare Harry e Ron è sempre una gioia per me. Certo, d’estate passiamo molto tempo insieme ma Hogwarts è casa nostra, è tutto diverso.
Ginny mi abbraccia così tanto che mi manca il fiato. Nel frattempo Ronald mi guarda, sembra imbarazzato e abbassa gli occhi.
Quest’anno ci prepara all’ultimo e io voglio godermelo fino in fondo. Non so se potrà mai esserci tranquillità per noi tre ma io, la mia tranquillità, proverò a crearla da sola.
Entro in Sala Grande. Quest’anno sarà diverso, me lo sento.















ANGOLO AUTRICE.
Salve! Questa è la mia prima FF su Hermione e Draco. Mi soffermerò sul VI anno, che credo sia il più importante per lo sviluppo psicologico dei personaggi, e per la storia stessa.
Quando scriverò in verde, i pensieri saranno quelli di Draco. Il rosso, è per Hermione.
Grazie a chi è arrivato fin qui e chi seguirà i prossimi capitoli.
Sara.



 

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Capitolo 2
*** Bugie ***


Harry non è con me e gli altri. Sul vagone ad un tratto è scomparso, spero solo stia bene.
Ginny sembra molto preoccupata, non fa altro che voltarsi verso l’entrata della Sala Grande dove ormai lo Smistamento è stato concluso. Ormai anche Ron si è accorto che la sorella sia innamorata cotta del suo migliore amico.
Arriva Harry, che con passo svelto, cercando di passare inosservato, siede accanto a Ginny che è alla mia sinistra.
«Perché sei sporco di sangue?» gli chiede Ginny.
«Sono caduto. Stavo scendendo dal treno e non ho visto dove mettevo i piedi.»
Sta mentendo, ne sono certa. Lo conosco come le mie tasche e posso mettere la mano sul fuoco, scommettendo che qualcuno gli abbia fatto del male.
Cerchiamo di mangiare e pensare ad altro, quando mi accorgo che qualcuno ci sta fissando.
Cos’ha da guardare Malfoy? Sembra compiaciuto da  quello che vede, non ha occhi che per Harry. Quando Silente comincia il suo discorso, io ho ancora gli occhi sul furetto, che non si gira verso il preside.
Che sia stato lui a ridurre Harry in questo stato?
Si gira verso di me.
Il ghigno che aveva fino a poco fa, scompare dal suo viso lasciando il posto ad un’espressione dura.
Le sue iridi si staccano dalle mie, non riuscendo a reggerne l’odio che, sono certa, stanno emanando.
Draco Malfoy, conosco anche te e, per quanto i tuoi occhi siano i più ammirati da tutte le donne di Hogwarts, stanno nascondendo qualcosa.

 
 
 
 
 
Dopo tutto quello che ha detto e fatto contro mio padre, quel naso rotto è solo l’inizio per Potter.
Lo disprezzo, con tutto me stesso.
In Sala Grande aleggia il solito buonumore, la solita ansia per il nuovo anno. Io, ne sono immune.
Entro e lo vedo. Il preside mi fissa. Che sappia? Ma no, come potrebbe.
Mi siedo al mio solito posto, accanto a Tiger e Goyle, con Pansy di fronte.
«E’ tutto ok?» mi chiede Zabini, il mio unico vero amico. Gli faccio cenno di sì con la testa.
Pansy mi fa un occhiolino. La disprezzo: sarebbe pronta a tutto purché io mi conceda a lei.
Non che non sia già successo. Ma quest’anno voglio tenermi alla larga da queste cose.
Il mio obiettivo ce l’ho ben presente, e nulla intralcerà i miei piani.
Dopo lo Smistamento guardo il tavolo dei Grinfondoro.
Proprio quando spero che quel bastardo di Potter non torni mai più, lo vedo camminare celermente verso la sua amica Weasley.
Non dirà mai che gli ho rotto il naso, che codardo! Lo fisso, sperando che si giri verso di me e possa vedere il mio sguardo compiaciuto.
Silente comincia a parlare. Non ho intenzione di guardarlo, so che non riuscirei a reggere il suo sguardo. Ma non è del suo che devo preoccuparmi. Quella sporca Mezzosangue mi sta guardando.
Il suo volto è circondato dai suoi boccoli e i suoi occhi sprizzano odio verso di me.
Guardo Pansy e devo ammettere che nessuno riesce ad eguagliare la bellezza di quella Mezzosangue.

 
***
 
A colazione Harry è solo, Ronald come al solito avrà ritardato.
«‘Giorno!» esclamo, allegra.
«Hermione ciao!» dice, sfogliando distrattamente la Gazzetta del Profeta.
«Harry, mi dici cosa ti è successo ieri?»
Mi fissa e poi sposta il suo sguardo al tavolo dei Serpeverde. Sapevo che il furetto fosse responsabile di qualcosa.
«Nulla di importante, sono solo caduto.»
Sono furente, Harry se ne accorge ma non fa nulla per calmarmi.
«Devo andare da Silente, ci vediamo dopo.» dice, ancora senza guardarmi, distratto.
«Cosa vai a fare dal Preside?» chiedo, allarmata.
Come se si fosse pentito di quello che ha detto poco fa, esclama: «Non ne ho idea.»
Mente, ancora.

 
 
Scendo a colazione da solo. Appena entro, Potter esce.
La Granger mi fissa. Si alza e cammina verso di me. Io faccio finta di non vederla e proseguo al mio tavolo.
« Malfoy, fermati.» dice ponendosi di fronte a me.
« Perché dovrei? Spostati Granger.»
« Cosa hai fatto a Harry?»
Le rido in faccia. Il suo sguardo si indurisce. Nella Sala Grande ci sono si e no dieci persone, non ho intenzione di offrire nessuno spettacolo, neanche a loro.
«Ha bisogno di un avvocato?» dico risolutivo.
Mi avvicino a lei, lei si allontana. Mi guarda dall’alto verso il basso come se fosse disgustata.
«Mi fai ribrezzo Malfoy» urla, isterica.
«Del tuo parere non me ne faccio niente, sporca Mezzosangue

L’ha detto. Di nuovo.
E perché questa volta, mi sento ferita? Da quanto mi sento ferita di quello che pensa Draco Malfoy?
«Va’ al diavolo Malfoy.»
Corro via.
Sento che si è voltato verso di me, ma non mi interessa.
Non so cosa mi abbia preso, ma sentivo di doverglielo chiede, dal momento che Harry non me ne parla.
Non so cosa mi abbia preso, sono sembrata un’isterica.
Non so cosa mi abbia preso, ma il comportamento di Harry mi ha fatta incavolare al massimo.
«Hermione, stai bene?» mi chiede Ron.
«Si Ronald, sai perché Harry è da Silente?»
Ron è titubante.
«No.»

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Capitolo 3
*** Chi può averti ridotto così? ***


Il professor Lumacorno mi piace, la sua prima lezione è stata interessante. È molto fedele al nuovo libro e mi incuriosisce che ad ogni lezione dia un premio al miglior studente.
Harry è arrivato in ritardo e, ovviamente, Ron non ne sembrava sorpreso.
«Bene ragazzi, un applauso alla signorina Lovegood che ha vinto oggi. Ah, prima che andiate, pregherei i signori Zabini, Malfoy, Potter, Paciock, McLaggen e la signorina Granger a rimanere un minuto in aula.»
Rimaniamo lì, in attesa che il professore esplichi il motivo di questa attesa.
«Miei cari ragazzi, mi sono informato su di voi e ho avuto modo, oggi, di notare che siete i migliori di questo corso. Ebbene, avete la fortuna di entrare nel mio esclusivissimo club privato.»
Malfoy ed Harry stanno per farsi scappare una risata e, di certo, per una volta siamo tutti d’accordo su quanto sia strambo quel professore. Non demorde e continua: «Dalla settima prossima vi farò sapere quando e in che modo si svolgeranno le serate che passeremo insieme, così da conoscerci meglio e trascorrere del tempo tra maghi.» dice soddisfatto.
Tutti ci rechiamo fuori dall’aula finché Harry non mi dice: «E’ matto quello lì».
E ridiamo, come non ridevamo da tempo, fino a che Malfoy non supera Harry con una gomitata, facendogli cadere tutti i libri dalle mani.

 
Quel professore ha tutte le rotelle fuori posto.
Quest’anno ci manca solo lui. Ho già poco tempo per non dare nell’occhio e svolgere tutti i compiti che questi dannati professori mi assegnano, figuriamoci andarmene a trascorrere serate con Mezzosangue e svalvolati.
Io e Zabini ce la filiamo fuori. La Granger ride e io non riesco a sopportarla.
Scaravento Potter vicino al muro,  non lo avevo nemmeno visto. Tanto meglio, crederà che lo abbia fatto apposta.
Piton vuole parlarmi, mi ha detto di vederci oggi, nel suo ufficio. Chi sa che che cosa avrà da dirmi.
Pover’uomo Silente, non ha nemmeno capito che Piton è stato da sempre dalla nostra parte.
Nostra. Come se io mi sentissi parte di una qualche cerchia.

 
***
 
Siamo intorno al camino e stiamo studiando. Come ai vecchi tempi, io correggo i loro elaborati e loro copiano tutto ciò che io scrivo. Ma almeno sono tranquilla, almeno non ho la mente piena di dubbi come la mattina. Sono decisa a scacciarli, quando Ron ci domanda di Lumacorno.
«Ginny mi ha detto che è stata invitata in questo “Lumaclub”. Ne sapete niente?»
«Si, Ronald. In verità ha invitato anche me ed Harry. Ma non sarà nulla di magistrale, stai tranquillo.»
Non voglio che si senta inferiore a qualcuno di noi due, perché non lo è. Ma leggo una leggera delusione nei suoi occhi.
«E così io sono meno degno di un Malfoy, secondo voi?»
«Nessuno ha detto, né tantomeno pensa questo, Ron.» interviene Harry, senza staccare un minuto lo sguardo dalla pergamena. Sembra totalmente disinteressato a quanto gli stia accadendo intorno.
«E’ vero, Ron. TI agiti per nulla.» lo consolo.
«Sarà, ma non mi piace che mi teniate fuori da qualcosa».
La mia tranquillità si frantuma.
«Se vogliamo essere esatti, qui chi sta tenendo lontano qualcuno da chisacosa siete voi! So che mi state nascondendo qualcosa, quindi non fare il bambino se non sei stato chiamato per uno stupidissimo club!»
A quel punto, Harry mi guarda. Poi guarda Ron che abbassa il suo sguardo. Tutti ci stanno osservando, devo avere urlato parecchio.
«Insomma, ci conosciamo da una vita ormai, e davvero volete farmi credere che sia tutto apposto?» dico, abbassando il tono.
«Hermione non so di cosa tu stia parlando. Ora vado in camera.» dice Harry, duro.
Rimaniamo da soli. Ron ha il viso dello stesso colore dei suoi capelli.
E’ sera ormai. Quella Sala Comune mi opprime.
«Vado a prendere un po’ d’aria.»
 

 
«Si sono rivolti a me perché hanno paura che tu non ce la faccia Draco, il che è comprensibile.»
Sono di fronte a Severus. Il marchio nero mi fa molto male stasera.
Nessuno crede che io riesca a portare a termine il mio compito. Come potrebbero avere torto, se io per primo ho una paura perenne di non riuscirci?
Eppure, la supponenza di Severus in quel momento mi fa andare in bestia.
«E tu credi di riuscirci eh? Risparmia il fiato, non avrai bisogno di fare niente!» gli urlo in faccia, alzandomi.
«Non muoverti Draco. Non ho finito con te.» si alza anche lui, ma è calmo. La sua calma mi fa impazzire ancora di più.
«Vaffanculo Severus, tu e tutti i Mangiamorte come te.»
Sento delle lacrime scendere dal mio viso e non voglio farmi vedere così da lui.
Apro la porta e corro più veloce possibile, cercando di calmare la bestia che sta urlando dentro di me.

Sono rannicchiata accanto ad un muro. Non ricordo su quale piano io sia finita, è tutto buio. Mi rialzo e cado, perché qualcuno mi urta mentre correva.
La mia bacchetta fa luce e lo vedo.
È davanti a me, la pelle più bianca del solito e gli occhi umidi.
Devo ammettere di essere spaventata. Io sono per terra e lui è a pochi passi da me, anche lui caduto nell’impatto.

Che diamine ci fa la Granger qui, a quest’ora? È l’ultima persona che vorrei vedere.
Mi viene voglia di alzarmi e prenderla a calci ma i suoi occhi, come i miei, sono bagnati dalle lacrime.
Chi può averti ridotto così?
La guardo, mi guarda.
Non riesco a dirle nulla, lei ha troppa paura per dirmi qualcosa.

Dopo indefiniti secondi, mi alzo : «Scusami» gli dico con un filo di voce.
Continuo a guardarlo negli occhi grigi. Occhi che non avevo mai visto così da vicino.
Chi può averti ridotto così?

Mi alzo e la fisso intensamente. Draco, che diamine stai facendo?
«Non una parola con nessuno.» voleva essere una minaccia, ma mi esce fuori più come un’implorazione. 

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Capitolo 4
*** Stammi lontana ***


Sono seduta in Sala Comune, cinque giorni dopo il litigio tra noi tre.
Il giorno successivo tutti abbiamo finto che non fosse successo niente ed è così che abbiamo continuato a comportarci fino ad oggi.
Dean interrompe i miei pensieri, portandomi una lettera che apro immediatamente, poiché ho appena finito il compito.
Gentile signorina Granger,
la prego di recarsi domani sera alle 21 nel mio ufficio, per dare inizio alla prima di una lunga serie serate del nostro club.
Cordialmente, professor Lumacorno.
Ripongo distrattamente l’invito nel libro di Trasfigurazione, sbuffando, mentre prendo la strada del dormitorio. Non mi alletta l’idea di andare nell’ufficio del professore ma forse questa è l’occasione giusta per passare tempo con Harry e scoprire cosa sta tramando.

 
«Draco, è per te!»
È Pansy, che interrompe il flusso dei pensieri , portandomi una lettera. In camera.
«Non dovresti essere qui» le dico mentre mi alzo dal letto per prendere la lettere. «Ora puoi andare.»
«Ti fai desiderare quest’anno?» mi chiede, guardandomi con fare malizioso.
Se fosse stato un anno normale, per il semplice fatto che lei sia una purosangue, che sia quantomeno guardabile, probabilmente avrei ceduto alle sue avances.
Ma questo non è un anno normale, non mi interessa di chi lei sia e non voglio avere niente a che fare con lei.
«Pansy, ti ho detto che puoi andare.» dico, non curandomi di quanto possa sembrare gradevole o meno. Mi stendo di nuovo sul mio letto a baldacchino, sento la porta sbattere rumorosamente e apro la lettera.
E’ l’invito di quel pazzo strampalato per il giorno dopo.
Strappo la lettera guardando i pezzi frantumarsi sul pavimento, attendendo che il sonno si impossessi di me. Poi mi viene come un’illuminazione: devo andare a queste serate. Saranno un diversivo.
Se cominciassi a non farmi vedere, qualcuno potrebbe sospettare di me. Già c’è Potter che mi fissa come se sospettasse qualcosa.
Così passerò inosservato. Sì, è la cosa giusta da fare!
 

*** 

«Siamo tutti, vedo con piacere! Bene, accomodatevi» dice un impacciato professor Lumacorno, facendoci prendere posto intorno ad un tavolo circolare, sul quale c’è un’ampissima varietà di cibi tra cui scegliere.
Il professore, non lo avrei mai detto, sembra un tipo particolarmente eccentrico: il suo ufficio è immenso e le pareti hanno motivi concentrici bianchi e viola, anche le tende sono viola ma a tinta unita. Vi sono una marea di oggetti sul camino di fronte al tavolo dove ora stiamo mangiando tutti.
Mentre mi servo, noto che l’unico che sembra non gradire tutto quel bendiddio sia Malfoy, che è esattamente di fronte a me, nel suo elegante abito nero. Quando mi guarda ho un tuffo al cuore: dall’ultima volta che ci siamo scontrati nel corridoio, ho evitato il suo sguardo di proposito e adesso, abbasso subito il mio.

Quest’uomo ha un pessimo gusto, sia per l’arredamento che per il cibo. Unico piacere per gli occhi, sembra la figura davanti a me. È la Granger.
La Mezzosangue ha i capelli raccolti e un vestito rosso e oro che aderisce al suo corpo. Evita il mio sguardo, so che è ancora spaventata per quello che è successo qualche giorno fa.
Meglio così, non devo dare spiegazioni a nessuno, figuriamoci ad una come lei.
Dopo la cena Lumacorno esclama: «Da chi vogliamo cominciare stasera? Signor Paciock, vuole avere l’onore di parlarci di lei?»
Blaise, accanto a me, mi da un calcio. Vuole che mi diverta a prenderlo in giro con lui.
Il mio amico, il mio cugino, il mio fratello non sa (e non può sapere) che non ne ho alcuna voglia di farlo. Infatti mi scanso e evito di guardare Neville, concentrandomi sul cibo.
Il professore spiega che ogni sera ognuno di noi dovrà presentarsi e comincia a fare numerose domande sulla vita di Neville.
Sapevo che sarebbe successo e, dopo cinque minuti,  sono costretto ad abbassare lo sguardo quando fa il nome di chi ha torturato i suoi genitori.
Sento gli occhi di tutti puntati su di me.
Continuo a mangiare, guardando il budino nel mio piatto.

L’aria è troppo tesa, devo fare qualcosa: «Oh! Professore è molto tardi, credo sia ora di andare a dormire. Domani abbiamo tutti lezione.»
Gli sguardi sono per me ora. Almeno l’imbarazzo di tutti è andato via.
Qualcuno si trattiene a parlare, Draco mi guarda. Probabilmente si starà chiedendo cosa mi abbia preso.
Me lo chiedo anche io, ma l’istinto questa volta ha avuto la meglio. E poi non sono tutti come lui, io avrei accettato anche il suo aiuto in una situazione del genere.

Perché lo ha fatto?
Non riesco a darmi una risposta e rimango al tavolo, cercando di essere il più disinvolto possibile mentre parlo con Blaize.
La Granger è appena uscita fuori con Potter, insieme a un altro gruppo di ragazzi.
Non l’ho ringraziata e non lo farò mai. Nessuno le ha chiesto un favore, nessuno le ha chiesto nulla.
Sto per andarmene quando Lumacorno mi avvicina e, dopo un imbarazzante preambolo di cinque minuti, mi chiede di perdonare quell’ “increscioso” equivoco.


«Da quando salvi Malfoy dall’imbarazzo?» mi chiede Harry poco fuori l’ufficio.
«La situazione era pesante per tutti, anche per Neville.» gli rispondo, irremovibile.
«Non ti capisco proprio.» mi dice in tono di disprezzo, evitando di guardarmi.
«Non mi capisci, Harry Potter? TU CHE NON CAPISCI ME? Ti rendi conto che sono le prime parole che praticamente mi rivolgi da quando siamo arrivati ad Hogwarts?» urlo, sfogandomi.
Rimango ferma aspettando che si fermi anche lui.
Si volta verso di me: «Si, Hermione e allora? Le persone cambiano, le amicizie cambiano. Non è la fine del mondo.»
Guarda il vuoto mentre lo dice.
Le lacrime solcano il mio viso, noncuranti del trucco, noncuranti del fatto che nessuno le vedrà per l’oscurità del corridoio, noncuranti del male che mi fanno.
«Harry..  Cosa ti prende?..» mi avvicino a lui. Gli prendo la mano ma lui ritira la sua bruscamente.
«STAMMI LONTANA HERMIONE!» urla con rabbia, mentre corre e va via, lontano da me.

Io e Blaize abbiamo quasi raggiunto la porta dell’ufficio del professore per uscire fuori  quando sentiamo qualcuno gridare. Non riesco a scandire le parole ma sembra un ragazzo. Con uno sguardo d’intesa ci precipitiamo a vedere cosa stesse accadendo.
La poca luce della luna si fa spazio verso gli archi che affacciano sul cortile esterno e, grazie a quella poca fonte di luminosità, vediamo la Granger immobile. Piange, di nuovo.
«Granger, che succede?» le chiede mio cugino.
Ha un sussulto. So che siamo le ultime persone che vorrebbe vedere e non la biasimo.
«Niente, non volevo disturbarvi. Perdonatemi.»
Non ho mai visto la Granger chiedere scusa a nessuno.
Deve essere molto vulnerabile in questo momento, se arriva a chiedere scusa a me e Zabini.

Vedo due ombre scrutarmi. Ho la vista un po’ annebbiata.
La testa mi pulsa, vedo Zabini e.. Malfoy, forse?
Harry..
 Non so cosa devo fare.. Non mi ha mai parlato così.. Io..

Blaise mi guarda spaventato ora. La Granger ha lo sguardo perso nel vuoto, sembra che si stia sentendo male.
Perché non me ne vado via e la lascio lì impalata e basta? Potrei farlo. Anzi, devo farlo.
Mi sto incamminando per andare al mio dormitorio quando passo davanti a lei, che mi cade tra le braccia.
«Blaise che cazzo succede?»
«Ha un mancamento, aspetta qui, vado a chiamare qualcuno.»
C’è una panchina di fronte a me, un po’ più a destra. Prendo in braccio la ragazza e la appoggio lì.
Perché non ero già in camera?!
«Granger svegliati! GRANGER!»
Non mi ascolta ed è pallida come un fantasma. La luna le illumina il viso.
Se non la conoscessi, se non sapessi chi è, se non fosse una Mezzosangue, oserei dire che è la creatura più bella che io abbia mai visto.
Con un incantesimo le faccio cadere qualche goccia d’acqua sul viso, che scivola tra i capelli. Le do due schiaffi delicatamente, per provare a svegliarla.

Una sensazione di fresco mi da la voglia di aprire gli occhi.
Vedo ancora tutto nero, ma ora so di essere sveglia, devo solo mettere a fuoco.
La testa mi pulsa e, quando vedo Malfoy a qualche centimetro di distanza dal mio viso, immagino che stia succedendo qualcosa di grave.  Mi fa paura questa sua vicinanza a me.
Che mi stesse attaccando? Sono terrorizzata, le sue iridi sono così glaciali che ora mi fanno paura.
«Falso allarme» dice, dopo aver visto chi fosse arrivato. Mentre mi metto seduta, vedo accanto al Serpeverde, suo cugino e Madama Chips.

Era terrorizzata all’idea di vedermi. Sono certo che stesse pensando che l’avrei potuta torturare da un momento all’altro. Ora, mentre siamo di fronte a lei, capisco quanto io sia un uomo solo.
Aveva paura che io potessi attaccarla. E la stavo solo aiutando.
Quanti la pensano come lei? Probabilmente tutti. E probabilmente avrebbero ragione.
«E’ svenuta, abbiamo sentito qualcuno urlare e lei svenire dopo poco.» dice Blaise, quando nota che la Grifondoro non ha ancora realizzato.

Zabini mi ha fatto ricordare tutto. Sono ritornata in me, questa situazione è assurda e vi porrò fine all’istante.
«Madama Chips, mi perdoni. Ho avuto solo una discussione con una persona e , poiché avevo mangiato poco, avrò avuto un calo di zuccheri. Ora sto bene, non c’è bisogno che si scomodi!» faccio per alzarmi, ma la testa mi gira un po’ .
«Signorina, venga con me, le do un ottimo rimedio magico per il mal di testa!»
Seguo l’anziana donna verso l’infermeria, lasciando dietro i due ragazzi. Non mi fermo per ringraziarli, non me la sento, adesso. Mi volto per guardarli, e poi riprendo a camminare.

Mentre se ne va, nel suo vestito rosso, ci guarda. Non fa altro.
«Chi sa che diavolo è successo.» dice Blaise.
«E’ stato Potter. Ne sono certo.» 

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Capitolo 5
*** Non credi? ***


Il sonno mi ha aiutata a recuperare le forze. Mi sento ridicola ad essere svenuta in quel mondo, davanti a quei due ragazzi.
Mentre mi vesto, la pioggia battente dà il buongiorno ad Hogwarts.
Non ho fame questa mattina, e poi, andare a fare colazione significherebbe incrociare Harry.
Perché mai mi ha urlato quelle cose?
Sapevo che sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Ma mai avrei immaginato che sarebbe successo contro di me.
La morte di Sirius lo ha segnato. È cambiato completamente da quando il suo padrino ci lasciò, abbracciando quel velo. E con lui, anche una parte di Harry è morta.
A Grimmauld Place questa estate non sono riuscita a passare, nemmeno una volta. Neanche a casa mia le cose vanno bene, ma non lo do a vedere.
Speravo che quest’anno fosse diverso, che anche l’ascesa di Voldemort potesse unirci, che potessimo pensare al futuro.
Quando ormai sono pronta per le lezioni, capisco che devo parlare con Ron.

 
 
Blaise non ha smesso un attimo di fare supposizioni su cosa avesse detto Potter alla Granger, nemmeno una volta in dormitorio. Quando finalmente tace, riusciamo a dormire.
I miei sogni, come sempre, sono popolati  solo e soltanto da Voldemort. Non c’è spazio per altro.
Altro.. Quale dovrebbe essere il mio altro? Amici non ne ho. Solo Blaise mi conosce davvero, eppure non gli posso raccontare nulla. Come potrei raccontare a qualcuno una cosa del genere?
Quando mi sveglio, controllo sempre il Marchio Nero, sperando di non trovarlo lì.
Non accade mai. E sono uno stupido a pensare che possa scomparire all’improvviso.
“Sei stato tu a volerlo, avresti potuto ribellarti” mi dico. Ma è davvero così? Avrei potuto ribellarmi al ricatto del Signore Oscuro che minaccia di uccidermi e di torturare la mia famiglia?
La pioggia fuori batte forte, come il mio cuore quando mi accorgo che il Marchio è ancora lì.

 
***
 
La lezione di Difesa contro le Arti Oscure è stata più noiosa del solito. Piton è senza dubbio un buon insegnante e cerco di concentrarmi sulla sua lezione per non pensare a quello che accade intorno a me: Harry e Ron sono seduti vicini, davanti a me e non mi hanno rivolto una parola; Malfoy e Zabini sono tre banchi alla mia sinistra e non ho intenzione di guardarli, nemmeno per sbaglio.
Spero che Harry non venga a sapere nulla di ieri sera, sarebbe quanto meno imbarazzante.
Ma stiamo parlando di Draco Malfoy e, sono certa, non perderà occasione per prendermi in giro.
Terminata la lezione, do a Ron un colpetto sulla spalla. Al tocco si volta immediatamente.
«Hey, puoi fermarti un momento?» gli chiedo.
È confuso e guarda Harry, che sgattaiola fuori dalla classe.
Rimaniamo nell’aula che si svuota, sentendo gli sguardi di tutti addosso.
«Ron, ieri sera..»
«So cosa è successo.» mi interrompe.
Io sono appoggiata al mio banco, lui è ancora seduto. Sa quello che gli ha detto Harry, non sa cosa è accaduto dopo, per fortuna.
 L’aula è luminosa, sembra che la pioggia abbia deciso di non attaccare più il castello.
«Potresti dirmi cosa succede, per favore?» chiedo nel tono più calmo che riesco ad assumere.
«Non mettermi in mezzo Hermione, ti prego. Vorrei tanto parlare con te, vorrei raccontarti tutto, vorrei dirti cose che nemmeno io conosco. Ma non posso. Però cerchiamo di non rovinare tutto..» sembra quasi implorarmi. Mi guarda come se fosse incantato, fissa i miei occhi e le mie labbra come non gli avevo mai visto fare.
«Non posso fare finta di niente. Lo capisci? Harry è il mio migliore amico, mi sta escludendo dalla sua vita e non so nemmeno il perché.» riesco ancora a trattenere le lacrime, che non voglio versare.
«Mi dispiace. Forse col tempo le cose cambieranno. Ora andiamo, c’è la lezione di Pozioni.» dice alzandosi e porgendomi la sua mano. La rifiuto, e la baratto con un abbraccio. Mi mancavano questi momenti.
L’affetto che provo verso i miei due fratelli non potrà mai finire, nemmeno per un capriccio di Harry.
«Ho bisogno di voi, Ronald.»
«Non dirlo a me..»

 
 
Lumacorno crede davvero che queste lezioni siano difficili? Potrei fare questi infusi ad occhi chiusi.
Proprio mentre stiamo per cominciare, arrivano “gli inseparabili”.
«Come mai questo ritardo, signor Weasley?»
Il rosso è visibilmente alterato. Dopotutto il ritardo è stato fatto da entrambi, ma Lumacorno sembra adorare Hermione e non si accorge di quanto accaduto. Pansy non perde occasione di canzonare i due, ma stavolta nemmeno Blaise le da corda. Mio cugino è tutto il contrario di me: è un duro anche lui, ma riesce a prendersi la responsabilità anche di cambiare idea sulle persone.
Forse per questo, a volte, mi è venuto in mente di raccontargli della mia missione, perché forse lui mi perdonerebbe e mi aiuterebbe. Ma poi la codardia mi blocca, e rimango nella mia omertà.
Le mie supposizioni, comunque, erano esatte: Potter non ha rivolto neanche una parola alla Granger. Il che, mi pare una scelta saggia, ma non per uno che ci ha praticamente vissuto con lei.
Penso che, infondo, non mi interessa un fico secco di quanto accada a quei due e mi dirigo alla mia postazione, dove trovo un calderone nero come la pece, sei ingredienti in sei ampolle diverse e un orologio che scandisce il tempo che abbiamo a disposizione.
Quando sono qui, riesco a svuotare la mente, per una volta mi sento uno studente normale, che impara e mette a frutto le proprio capacità. Oggi non c’è la vincita di alcun premio ma, francamente, non mi interessa.
Quando ormai mancano dieci minuti allo scadere del tempo, io sono l’unico ad aver terminato. Sono orgoglioso di me, e il mio sguardo compiaciuto deve dar fastidio a molti Grifondoro presenti nell’aula.
«Ohh bene ragazzo mio, sei stato un portento!» mi stringe la mano il professore.
La lezione termina ufficialmente e tutti ripongono i loro strumenti nei rispettivi scaffali impolverati.
Blaise ha già finito e, quando lo raggiungo, la Granger sta parlando con lui.

«Zabini, ascolta volevo chiederti una cosa.» mi rivolgo a lui, prima che Malfoy possa avvicinarsi. Ho sempre pensato che Blaise fosse altezzoso come il cugino, ma almeno con lui non ho mai avuto problemi.
«Ti ascolto.» mi dice, serio.
«Vorrei chiederti se quello che è successo ieri possa restare tra noi.»
«A noi non interessa di quello che succede, Granger!» dice Malfoy, che è arrivato accanto al cugino.
«Conoscendoti, Malfoy, mi sembra strano che tu non lo abbia già gridato ai Quattro Venti.»
«Forse non è chiaro. Delle cose che accadono tra te e Potter, a noi due non importa un accidente.» mi dice, calmo con le braccia incrociate.

«Chi ti dice che c’entra Harry?» mi chiede.
Rimango in silenzio, pensando che non posso dirle che abbiamo fatto supposizioni tutta la notte.
«Lo abbiamo sentito urlare poco prima di uscire.» dice calmo Blaise.
«Capisco. Bene, io ho provato a chiedervi un favore, fate quello che volete.» dice, ormai rassegnata.
«Ti senti meglio, comunque?» chiede Blaise per cambiare discorso.
«Stavo già meglio ieri. A questo proposito, grazie.» dice, con lo sguardo fisso sul mio.
So che le costa fin troppi sforzi essere gentile con me.

«Puoi anche smetterla con tutti questi convenevoli, a me non interessano. Nessuno ti avrebbe lasciata per terra, non credi?» mi domanda.
«E poi, è come se tu lo avessi salvato, a cena con Paciock.» dice Blaise, sorridendo.
Non mi sbagliavo, è completamente diverso dal cugino.
Draco sta per dire qualcosa, quando lo fermo : «Mi è venuto naturale. Nessuno ti avrebbe lasciato in quell’imbarazzo, non credi?»
Il tono che uso sembra ironico, quasi di sfida. Ma entrambi capiscono che ormai la tensione è sciolta.
«Non ne sarei così sicuro.» dice guardando il pavimento.
Quasi come se si stesse esponendo troppo, ritorna in sè.

«Nessuno dirà nulla comunque, ora andiamo a pranzo.» dico, andando fuori dall’aula.
Non voglio stare altro tempo lì, con quella ragazza.
Mi ha sempre provocato un gran fastidio nel corso degli anni. E continua a procurarmene.
Ma il pensiero che “le sia venuto naturale” difendermi, mentre eravamo a tavola, non mi abbandona nemmeno quando siamo in Sala Grande e Blaise mi racconta della sua ultima conquista.

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Capitolo 6
*** Ma che diavolo ti prende, amico? ***


È trascorso un mese.
Per quanto io abbia provato a riavvicinarmi a lui, Harry non ha voluto saperne. Sono riuscita più volte a mettere da parte il mio orgoglio per il mio migliore amico, ma ora basta.
Sono stanca di sentire la mia dignità calpestata, stanca di essere tenuta all’oscuro.
Ron è con me solo quando Harry non vuole la sua compagnia e sono stanca anche di questo. Mi rimane un ultimo tentativo: se loro non vogliono dirmi nulla, lo scoprirò da sola.

 
Un mese di monotonia.
Neanche il Quidditch riesce a distrarmi.
Più passa il tempo più il mio compito si rende imminente. Sono riuscito a capire il meccanismo dell’Armadio Svanitore che è nella Stanza delle Necessità. Sarà facile per i Mangiamorte entrare ad Hogwarts.
“Smettila di dire Mangiamorte con un tono carico di sdegno, Draco. Ricorda, sei uno di loro.”
 

«E’ permesso?»
Sono nell’ufficio del Preside. Lui è l’unico che può darmi qualche spiegazione.
Mi fa accomodare e, come sempre, i suoi toni sono cordiali ed educati.
«Cosa c’è che la turba, Granger?» mi chiede, notando il mio imbarazzo nel cominciare.
Mi guardo intorno prima di rispondere. Non ero mai stata lì prima di allora.
I colori sono caldi, il rosso e il giallo fuoco mi fanno sentire quasi in Sala Comune e il cielo di un mattino limpido che accentuare tutto quel calore che emana la stanza. Il perimetro dell’ufficio è circondato da migliaia di libro, di ogni forma e dimensione.
 Gli altri presidi, nei quadri affissi dietro quello attuale, aspettano una mia risposta.
«Professor Silente lei conosce il rapporto che lega me e Harry.»
Quando annuisce, vado avanti : «Purtroppo, qualcosa sta costringendo Harry a chiudere questo rapporto, tagliandomi fuori dalla sua vita. So che lui è spesso qui con lei. Non voglio sapere cosa fate qui, perché non sono affari miei. Mi dica solo se Harry sta bene.» dico con la voce che si spezza ma riuscendo a mantenere un tono dignitoso.
Silente sembra sorpreso di quanto gli ho appena raccontato, ma assume subito il tono calmo che lo contraddistingue : «Signorina Granger, mi dispiace per quello che mi ha detto, davvero. Lei lo sa quanto sono sciocchi i ragazzi, soprattutto se si chiamano Harry Potter, dico bene?».
Sorridiamo, prima che torni serio: «Tuttavia, se Potter non le ha raccontato quello che facciamo qui, deve avere avuto un motivo, che è un mistero anche per me. Le basti solo sapere che sta bene.»
«Era quello che volevo, sapere solo se andasse tutto bene.»
Quando sto per alzarmi e ringraziare il Preside, la porta si apre, ed è proprio l’oggetto del nostro discorso che compare tra le ali del grifone che conduce all’ufficio.
Quando mi guarda, si infuria.
«Che ci fai qui?» dice, con rabbia.
«Me ne stavo andando.»
Mi precipito fuori, correndo verso l’atrio del castello.
Solo quando arrivo nel prato, gremito di studenti, mi accorgo che mi ha seguito.

Dopo avere studiato in biblioteca, io e Blaise decidiamo di tornare al dormitorio. Lungo strada che ci conduce lì, passiamo per l’atrio dove siamo costretti a fermarci: la Granger è immobile, ansimante, mentre fissa Potter che le urla qualcosa.
Tutti gli altri studenti proseguono, pensando che non si tratti di nulla di strano. Ma l’ultima volta che è successa una cosa del genere, per me e Blaise è stato più che strano, così ci teniamo a distanza per capire cosa stesse accadendo.
Vorrei andarmene, pensando che infondo non mi importa di un litigio tra amici, ma quando noto che la Mezzosangue ha gli occhi spenti e spauriti come durante quel’incontro notturno di un mese fa, decido di restare.
«TI AVEVO DETTO DI FARTI GLI AFFARI TUOI,E TU? VAI DA SILENTE. NON FICCARE IL NASO IN FACCENDE CON NON TI RIGUARDANO, HERMIONE» urla il ragazzo.
«SEI MIO FRATELLO, MI RIGURDA SAPERE PERCHE’ MI ESCLUDI DALLA TUA VITA.»
«HERMIONE TI HO GiA’ DETTO CHE NON VOGLIO PiU’ VEDERTI!» urla a pochissima distanza dal viso della Mezzosangue che comincia a lacrimare, non ostentando mai debolezza. Anzi, sembrando ancora più coraggiosa.
«E’ per Sirius? Non è morto per colpa tua, smettila di colpevolizzarti, Harry!» lo dice quasi in un sussurro, ma lo sento. E lo sente anche Potter che ci lascia allibiti, quando le punta la sua bacchetta davanti agli occhi.

Il mondo si ferma quando Harry punta la sua bacchetta davanti a me. Più della bacchetta, mi spaventa il suo volto.
«Mi.. mi stai davvero puntando una bacchetta, Har- Harry?» dico con un filo di voce.
Arrivano Ginny e Ron.
«Ma che diavolo ti prende, amico?» gli dice, facendogli volare via la bacchetta. Ginny è spaesata, viene ad abbracciarmi ma la allontano.
Sono immobile, non riesco a muovermi. Lo stupore si mischia alla paura.
Ginny rimane accanto a me, Harry sta andando via e Ron lo segue. È a quest’ultimo che mi rivolgo con disprezzo: «Tu, vai con lui?»
«Scusami» è tutto quello che riesce a dire, prima di sparire dietro ad Harry.

«Potter è impazzito» mi sussurra Blaise. E ha decisamente ragione.
La Granger scappa via con la Weasley che la segue come un cagnolino.
Non so cosa pensare, quando ricordo, all’improvviso, che devo correre da Piton prima che inizi la lezione.

 
C’è lezione di Difesa contro le Arti Oscure, ma io sono corsa in camera mia, dove sono sola. Il letto sembra troppo piccolo, la stanza troppo grande e io non mi riconosco più.
Non riconosco più nemmeno chi  mi è intorno. Le lacrime ora scorrono veloci, e decido che è il momento di sfogarmi in un pianto liberatorio.
Voglio stare sola, voglio dormire fino a svegliarmi dopo la sconfitta di Voldemort, quando tutti saremo diversi, quando tutti saremo noi stessi.
Controllo l’orologio, è trascorsa mezz’ora.
“Tu sei Hermione Granger, non hai bisogno di nessuno, tantomeno di chi punta bacchette contro di te”.
Decisa della forza della mia affermazione, prendo la mia borsa e mi dirigo alla lezione di Piton.

 
Dopo trentacinque minuti di lezione, arriva la Granger. Ha ancora gli occhi arrossati, come le è saltato in testa di presentarsi a lezione ora?
«Trentasei minuti di ritardo, trentasei punti in meno per Grifondoro.» dice Piton, non alzando lo sguardo dal libro.
Ho altro a cui pensare, comunque.
Severus mi ha raccontato del Voto Infrangibile. Se fallisco, è in pericolo anche la sua di vita, oltre che la mia. La giornata non potrebbe andare peggio. Ottima cornice, è questa noiosissima lezione.

«… Malfoy?» chiede il professore. Malfoy non aveva ascoltato una singola parola, e al suo posto, non avrei risposto nemmeno io alla domanda di Piton, essendo completamente avvolta in tutt’altri pensieri.
Infatti, mentre gli altri osservano un Draco imbarazzato, io continuo a sfogliare il libro con aria annoiata.
«Forse vuole darmi le la risposta, Granger?»
Porca miseria. Ora tutti guardano me mentre resto in silenzio.
«Bene. 20 punti in meno a testa e resterete qui dopo la lezione fino a che non rispondete per iscritto alla domanda che vi ho rivolto.»

Mi volto a destra, dove incontro il suo sguardo imbarazzato. Nessuno dei due è abituato a queste umiliazioni, ma a nessuno dei due sembra interessare troppo al momento.
Quando tutti escono dall’aula, Piton compreso, prendo un foglio di pergamena.
«Blaise mi ha detto che ci ha chiesto del Sectusempra.
*» le dico, notando il suo smarrimento.
Provo a scrivere qualcosa, ma non ho studiato un bel niente e non so da dove iniziare.

«Hai visto tutto, vero?» gli chiedo, senza distogliere lo sguardo dal foglio che si riempie della mia scrittura.
«Si.» mi risponde.
«Non capisco.» dico tra me e me, ma lui pare aver ascoltato, perché dice : «Di cosa ti stupisci? Potter è uno stupido.»
Quando lo guardo, lui non si volta verso di me. Non so nemmeno perché sto parlando con lui, ma ora, non ho nemmeno tanta scelta.

«Se tu non fossi una Mezzosangue, mi staresti quasi simpatica ora che ti sei messa Potter contro.» dico, ridendo. Non volevo essere offensivo, per la prima volta. Ma lei non lo può aver capito. Non mi conosce e per quello che sa di me, quello che ho detto non fare altro che irritarla.
«Non ho intenzione di esserti simpatica, Malfoy.» dice.
Appunto.
Quando io sono a metà pergamena, lei si alza, lasciando la sua sul suo banco e dandone un’altra a me.
«Ho già finito, questa è per te.» dice andandosene.
Potrei dire che non ne ho bisogno, potrei dire che è scritta male, potrei trovare mille scuse. Ma la firmo, la lascio sul mio banco e sono grato alla Mezzosangue per avermi risparmiato un pomeriggio in quell’aula.

 
 
 
 
 
 
* Ho trovato in questo sito (http://mhwiki.altervista.org/php5/index.php/Hogwarts#Un_anno_scolastico_a_Hogwarts) il programma di Difesa delle Arti Oscure del sesto anno. Ho anticipato il Sectumpsempra, poi capirete perché.

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Capitolo 7
*** Odio me stesso con tutto me stesso. ***


Come ho potuto fallire così miseramente? Katie è un’idiota.
La collana era perfetta, la magia era di un livello molto avanzato e quella stupida ha avuto la brillante idea di immischiarsi in affari che non le rigurdavano.
Il biglietto parlava chiaro: PER ALBUS SILENTE.
Severus ha avuto ragione questa volta a scagliarsi contro di me. Purtroppo non ho saputo, o forse non ho voluto, fare di meglio.

 
Ho letto metà dei libri della biblioteca. Ormai quelli sono i miei unici amici.
Ronald mi dedica qualche ora, quando ha bisogno di un aiuto con i compiti. Non ho il coraggio di cacciarlo via, anche se lo meriterebbe. Non parliamo quasi mai, comunque.
Ginny, Luna e Mirtilla sono le uniche persone che ascoltano le mie parole. Sì, Mirtilla Malcontenta.
Quando ho voglia di stare sola, mi rinchiudo in quel malandato bagno, dove lei è sempre pronta a farmi ridere con le sue terribili battute sulla sua vita e la morte.
Nel frattempo, ho avuto modo di costatare tante cose: Harry passa sempre più tempo con Silente e il professor Lumacorno, Ron cerca di dirmi qualcosa ma ogni volta si fa più rosso dei suoi capelli e Draco Malfoy sta tramando qualcosa.

 
 
Quando arrivo in Sala Grande per pranzo, noto con ribrezzo che Potter sta parlando con Katie Bell.
Non appena la ragazza mi guarda si zittisce, lui si volta e io comincio a sudare.
Allento la cravatta e corro verso l’uscita della Sala.
Corro, corro a più non posso.
Lui scoprirà quello che devo fare.
Non posso permettermi che capisca.
Corri Draco, corri!

«E’ un bel bocconcino Oliver Baston.. Non ti pare?» squittisce Mirtilla, immersa in uno dei water, mentre io sono seduta su uno spazio accatto ad una finestra con una vetrata composta da vetri colorati che formano una sirena, un po’ più in alto da terra.
«Mirtilla» dico ridendo «Baston ha terminato gli studi già da qualche anno.»
Ridiamo come due matte. Poi ci blocchiamo, sentendo dei rumori. Lei scompare nel water, io mi nascondo dietro la grande colonna davanti la vetrata, rimanendo nel piccolo spazio dove sono seduta, visto che mi ci sono arrampicata per salire e scendere richiederebbe troppo tempo.
Tutto mi sarei aspettata, fuorché un Draco Malofy piangente.

Non so perché sono qui. Ma guardo il mio volto allo specchio e mi accorgo di quanto io mi odi.
Odio me stesso con tutto me stesso.
Odio l’uomo che sono diventato.
Incapace di prendere decisioni se non per la paura di morire.
Capace di fare del male a chiunque pur di salvarsi la pelle.
Le lacrime scorrono dure, infedeli, come me. Almeno nessuno può vederle.
La porta si apre.
Mi sbagliavo.

Assisto immobile ad un momento di solitudine di Draco, sentendomi in colpa di essere lì. Poi la porta si apre e compare Harry.
Draco è colto di sorpresa. I suoi occhi incontrano quelli di Harry che, impassibile, gli punta la bacchetta contro urlando : «SECTUMSEMPRA!»
Malfoy cade, Harry torna indietro, dopo un piccolo momento di titubanza.
Io dimentico che c’è un po’ di altezza tra me e il pavimento e mi butto per terra.
Il braccio mi fa un male cane e sono tutta bagnata.
Ma questo, non mi interessa.
Ansimo, ho l’affanno.
Draco è a pochi passi da me, circondato da acqua e sangue. Il suo corpo si sta lacerando, le sue carni si aprono sotto i miei occhi.

«OH DIO DRACO!» urla Hermione Granger. Che ci fa lì?
Sento le carni lacerarsi, come se una creatura mostruosa le stesse aprendo con la mani.
Lei mi guarda e piange, toccandomi le ferite. Quando si accorge che sono troppe, prende la bacchetta.
«Non… Non… Io non riesco… Oddio Draco, guardami. RIMANI SVEGLIO, TI PREGO!»
Dice il nome di qualche incantesimo ma non sento alcun miglioramento.
«Ho fermato il sangue, aspetta qui. Arrivo tra.. arrivo tra poco.»

«P…P…Piton» mi dice.
Corro, corro come non mai. Non riesco a fare il contro incantesimo. Non riesco in niente, Draco potrebbe morire da un momento all’altro.
Incontro Piton fuori la Sala Grande e gli ordino di seguirmi.
Legge sul mio viso terrore e sulle mie mani vede il sangue, così si decide a correre con me.
Una volta lì, il professore comincia il contro incantesimo e il sangue ritorna nel corpo del suo proprietario.
Io mi accorgo solo ora, che sono seduta poco distante dai due, a guardare la scena e a trattenere la nausea per quello che è successo.
ASSASSINO.
Harry Potter, ecco quello che sei.

Recupero le forze.
Il volto di Piton è a pochi centimetri dal mio e sembra preoccupato. Ma mai come quello della Granger che è terrorizzata. I suoi occhioni gonfi non riescono a smettere di guardarmi.
Mi metto seduto.
«Chi è stato?» dice lui, secco. Non oso rispondere.
«Harry Potter.» dice la Mezosangue, ancora fissando i miei occhi. Piton non proferisce parola se non per dire «Granger, ha il braccio rotto. Deve andare in infermeria.»
Non lo avevo notato.
Per quale motivo era lì?
«Non sono io che ho bisogno dell’infermeria, professore.» dico, alzandomi e trattenendo il dolore.
Non riesco a smettere di guardare Draco.
I suoi occhi ora hanno riacquistato la loro limpidezza, ma fino a pochi secondi prima, erano iniettati di sangue.
«Signorina Granger, posso sapere cosa è successo?»
«Sì, le dirò tutto.»
«Mi aspetti nel mio ufficio, dopo essere stata in infermeria.»
«E lui?» chiedo al professore, mentre Draco si sta alzando dal pavimento.
«A lui penso io.»
Con lo sguardo perso nel vuoto, vado in infermeria.

Mentre lei va via, mi incammino per fermarla, quando Severus mi blocca.
«Lei no Draco. Sei un idiota!»
«Non sapevo fosse qui. Io..» ma non riesco a dire altro.
«Ora datti una pulita, io cerco di capire cosa è successo davvero. Se mi dirà la verità.»
«Lo farà.»

 
Madama Chips mi guardato con aria interrogativa, io le ho detto soltanto che potrà chiedere altro al professor Piton. Non  ho intenzione di parlare con lei.
Mi ha bendata il braccio e mi ha dato una pulita.
Aspetto nell’ufficio di Piton che arriva dopo cinque minuti. E’ davanti a me e mi invita a raccontare cosa ci facessi lì con Draco.
Gli racconto tutta la verità.
«Questo è quello che è accaduto.»
Non fa domande su me ed Harry e gliene sono grata. Mi congeda e io so dove andare.
 

Sto aspettando fuori la Sala Comune da  un bel po’. Ma devo rivederla. Mi ha salvato la vita e non le ho detto una parola.
Quando la vedo arrivare, lei incrocia il mio sguardo e si immobilizza.
Poi qualcuno esce dalla Sala Comune e ruba lo sguardo della Mezzosangue.
Si avvicina a Potter che è seguito da Ron. Io sono accanto a loro ma mi sposto, capendo che sono fuori luogo.

«Sei un assassino, se non ci fossi stata io sarebbe morto.» gli sussurro, anche se avrei voluto urlarlo.
«So quello che ho fatto e me ne assumo ogni responsabilità ma..»
«Non ci sono ma, Harry Potter. Io..» non riesco a terminare. Le lacrime scorrono dai miei occhi. I due vanno via, lasciandomi sola.
Sto per entrare nel dormitorio quando lui mi chiama.

«Granger, aspetta.»
Si volta e io mi avvicino a lei.
«Mi hai salvato la vita. Non so nemmeno perché eri lì, ma se non fosse stato così sarei morto.»
Non dice niente, ha ancora i suoi occhi nei miei.
«Mi dispiace per quello che ti è successo.» dice in un soffio, abbassando lo sguardo.
«Mi hai salvata, e questo basta.»
Abbozza un sorriso ed entra in Sala Comune. 

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Capitolo 8
*** Ridere. ***


Questa notte i miei occhi non hanno intenzioni di chiudersi per portare al mio corpo un po’ di sollievo.
Continuo ad immaginare gli occhi di Malfoy, che iniettati di sangue mi fissano. Mi perseguitano.
Non riesco a pensare al motivo che possa aver spinto Harry a fare quello che ha fatto. Qualunque esso sia, non ha giustificazioni.
Abbiamo studiato il Sectusempra, tanto da sapere che può essere mortale.
Lacerare il corpo di quel ragazzo, per quanto odioso e altezzoso possa essere stato in passato, è inimmaginabile.

 
 
La notte era il momento della giornata che preferivo, prima che gli incubi su Voldemort mi rubassero anche quell’oscurità in cui mi sentivo protetto, perché lontano da tutto.
Ho raccontato della Granger a Blaise, che non mi è sembrato sorpreso dal suo gesto. Ma lui non può sapere perché Potter ha agito così, convinto delle sue azioni. Sa che sono stato io.
Ma Hermione non lo sa, e non lo capirà mai.
«Sei un assassino, se non ci fossi stata io sarebbe morto.»
Le sue parole rivolte a Potter mi rimbombano nella testa.
Devo la vita ad una Mezzosangue e, sebbene non dovrei, sebbene dovrei detestarla, le sono grata.

 
***
 
Sono nel mio abito nero, finalmente con il braccio libero da ogni fasciatura, ad una delle riunioni dell’ “esclusivo” LumaClub.
 Questa volta non sono accanto ad Harry, visto quello che era accaduto due settimane prima. Mi trovo tra Zabini e McLaggen che mi fissa in maniera rivoltante. Se ne accorge persino Blaise che mi si accosta e mi sussurra : «Granger, attenta. Qualcuno accanto a te deve avere ancora appetito, nonostante abbia gradito la cena. E non stiamo parlando di me.»
Rido di gusto, dando un colpetto sulla spalla del mio vicino.
Da quando ho salvato il suo migliore amico, Blaise sembra essersi trasformato con me. E’ sempre cordiale, sempre pronto a tirarmi su il morale.
Draco, invece, è rimasto più o meno lo stesso.
Non che mi aspettassi qualche “compenso” per quello che ho fatto.
Perlomeno, ha acquistato l’uso della parola, e qualche volta del sorriso.

Vedo Blaise ridere con lei, che nel suo abito nero di pizzo e i capelli raccolti in una mezza coda, sembra perfetta.
Non sono ancora riuscito davvero a rendermi conto di quello che ha fatto per me, forse perché nemmeno meritavo quel suo gesto.
Sono stato a zonzo per il castello il meno possibile, ma quando la incontravo, la mente rimandava ad immagini troppo forti, perfino per me.
È già abbastanza depressa con i suoi problemi, non c’è bisogno che io gliene dia altri. Ecco perché le sto alla larga.
E poi, anche io ho i miei pensieri per la testa.
“Draco perché ti dai così tante giustificazioni?” dico a me stesso, ripetendomi che non dovrebbe interessarmi.
Blaise mi fa notare il viso famelico di Cormac McLaggen, e il ribrezzo sul viso della Granger, diventa anche mio.

«Bene, bene ragazzi miei attenzione! Come tutti voi ben sapete, tra qualche settimana a Scuola si festeggerà il Natale. Voi avrete la fortuna di partecipare ad un ESCLUSIVISSIMO ballo, che terremo qui, nel cuore pulsante dei nostri incontri. Potrete, ovviamente, portare un amico o un partenr a vostra scelta.» ci dice il professore, una volta terminata la cena.
L’idea del ballo mi piace, quella di andarci da sola no.
Potrei portare con me Ron, ma Harry non avrà ragazze che lo accompagnino e chiederà a lui di fargli compagnia, ne sono certa. Tutti ci alziamo, qualcuno si intrattiene a chiacchierare mentre io mi congedo con il professore e mi avvio verso l’uscita.
D’un tratto una mano trattiene la mia e mi costringe a voltarmi.
Cormac McLaggen si staglia con il suo metro e ottanta davanti a me. Se il suo sguardo non fosse quantomeno  ributtante, potrebbe essere un bel ragazzo.
«Hey Granger, come te la passi?» mi dice, quando mi volto verso di lui.
Mi divincolo dalla stretta di mano e gli rispondo di stare bene.
«Ci vieni con me al ballo di LumaSvitato?»

Un ballo, ci mancava solo questo.
Io e Blaise decidiamo di tornare in camera quando, accanto alla porta, un Cormac sorridente tiene per mano la Mezzosangue e non smette un momento di guardarle ogni centimetro del corpo. Lei riesce a staccarsi dalla sua presa, e il viso le si colora di rosso.
«Amico, è in imbarazzo» mi dice Blaise, ma non lo sento, perché sono già vicino ai due ragazzi.
Sono tra i due e mi rivolgo a Cormac : «McLaggen, ascolta Zabini vuole parlarti.»
Non riesco ad inventare di meglio.
«Sono impegnato Malfoy, sei cieco? »mi risponde e io cerco di trattenere la rabbia. Chi diavolo sei  per parlarmi in questo modo?
«Oh Cormac, non fa nulla. Sei gentile,ma mi può accompagnare Draco al dormitorio.» esclama lei, aprendo la porta e indicandomi di uscire.

Siamo fuori, mi siedo su una panchina a pochi passi dallo studio, la stessa sulla quale Draco mi stese, quando svenni mesi prima.
Lui prende posto alla mia destra.
«Grazie.» dico, evitando di guardarlo negli occhi.
Non risponde.
«Non eri obbligato a fare nulla, lo sai?»
«Volevo. Mi hai salvato tante volte, e se io ti salvo qualche volta non lo faccio perché mi sento obbligato.»
Queste parole sono davvero uscite dalla bocca di Draco Malfoy?

Non so neanche perché l’ho detto, ma deve aver avuto un strano effetto sulla ragazza, che si volta verso di me.
I nostri occhi si incrociano, come quando due settimane fa, lei era così vicina a me che quasi riuscivo a contare le piccole pagliuzze dorate delle sue iridi.
Sta per dire qualcosa, poi ci ripensa e continua a fissarmi.
«E che cosa voleva Cormac?» dico, sorridendo per rompere il ghiaccio.
«Oh.. Mi ha chiesto di andare al ballo con lui.» dice ridendo.
«E tu, ci andrai?»

«Ho avuto bisogno dell’aiuto di Draco Malfoy per uscire dall’imbarazzante situazione, credi sia il caso che io ci vada?»
E ridiamo, ridiamo come se lui non fosse Malfoy e io non fossi la Mezzosangue che si divertiva a punzecchiare.
Ridiamo perché è la cosa più naturale da fare.
«Ok, mi sembra ragionevole.» dice ancora ridendo.
In un istante, qualcosa fa tornare serio Draco.
Sposto il mio sguardo nella direzione del suo e c’è Harry che torna verso il dormitorio, lanciando due occhiate fulminanti, una per ognuno di noi. Non l’ho mai visto così furioso.
Draco si congela, ritornando ad essere quello di sempre.

«Credo sia arrivato il momento di tornare.» è quello che dico, una volta che la magia che si stava formando, svanisce.
Mi alzo, mi volto verso di lei che è ancora sulla panchina.
«Non farlo. Non lasciarti influenzare dagli altri. Ho imparato a mie spese che le persone possono cambiare e il fatto che tu lo faccia in meglio non deve spaventarti.»
Quasi mi viene da sorridere.
Ha interpretato perfettamente il mio stato d’animo.
Hermione, se solo sapessi la verità, non staresti su quella panchina. Non parleresti con un futuro assassino.
«Non dovresti credere così tanto in me, dammi ascolto.»
Eppure non riesco a tornare nel mio dormitorio e lasciarla sola su quella panchina.

«Sei tu che dovresti crederci un po’ di più.» gli dico, lo raggiungo e insieme, silenziosamente, prendiamo la strada per il ritorno.
Non scende ai sotterranei, mi accompagna fino al mio dormitorio.
«Non sia mai che McLaggen sbuchi da qualche quadro.» dice per sdrammatizzare.
Mi fermo davanti la signora grassa, che per la prima volta non si intromette ma guarda incuriosita.
«Grazie Draco, buonanotte.» gli dico, sorridendogli.

«Grazie a te, Granger.»
Stanotte, forse, gli incubi faranno più fatica a farmi paura.

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Capitolo 9
*** Pensieri ***


Manca una settimana alla festa più attesa dell’anno ma, per la prima volta, non la attendo con l’ansia di sempre. Il Natale senza amici, che Natale è ?
Ron ed Harry sono rimasti a Scuola, il che mi spinge ancora a pensare che abbiano qualche compito da portare a termine e debbano rimanere qui. Io vorrei essere volentieri a casa, ma i miei sono partiti settimane fa per il viaggio del loro anniversario e io sono costretta ad Hogwarts.
Mi sveglio e indosso meccanicamente un maglione color mogano, convinta che questa giornata sarà noiosa come le precedenti.
Non potrei sbagliarmi di più.

 
 
Manca una settimana alla festa più attesa dell’anno, questo significa che il momento è sempre più vicino.
Il mio Natale non è mai stato come quello degli altri bambini, lo so. Me ne rendevo conto quando Blaise veniva al castello e mi raccontava delle sue di vacanze, con gli occhi che gli brillavano.
Sono costretto a restare qui e la cosa non mi piace per niente. Ma Blaise decide di tenermi compagnia per il resto delle vacanze, che saranno le più noiose di sempre.
Non potrei sbagliarmi di più.

 
 
«Hey Ron..» dico quando incrocio il rosso poco fuori la Sala Grande, dopo la colazione.
Mi indica di spostarci un po’ più a destra, in un posto più solitario, tra due colonne. Aspetto perché so che ha qualcosa di importante da dirmi.
«Io.. Ascolta Hermione, devo parlarti.» dice, guardando il pavimento e tormentandosi il collo.
«Non credo che ci sia un modo semplice per dire queste cose.. Io.. Io sono innamorato di te, Hermione. La cosa stava diventando opprimente per me e sarei potuto scoppiare da un momento all’altro.»
Da “io mi sono innamorato di te”, non ho più ascoltato nulla.
Come gli salta in mente? Quando è successo se non ci parliamo da mesi?
«Ron.. Io.. Ascolta, forse ti manco. E manchi tanto anche a me, ma noi siamo amici.. Siamo fratelli! Non riesco a immaginare che tra noi possa esserci qualcosa.»
Lui se le aspettava queste parole, forse non si aspettava il male che gli stanno facendo in questo momento.
Mi guarda, non riesce a trattenere la rabbia.
Provo a prendergli le mani per dirgli altro, lui corre via.
«RON!!» urlo, quando ormai è già lontano.

 
Colazione usuale, Blaise che cerca di conquistare la prima ragazza che gli capita, usuale anche quello.
Lo lascio con la sua prossima preda ed esco dalla Sala, dove un’Hermione Granger spettinata, tira un pugno a una colonna di fronte a lei.
«Deve averti proprio fatta incazzare quella colonna, Granger.» dico, più cordiale di quanto pensassi.
Lei si volta di soprassalto e mi studia attentamente. Capisco che sta pensando se raccontarmi o meno quello che la turba, perché capisce che il mio sguardo interrogativo vuole saperlo.
«I miei due migliori amici non mi parlano. Uno per chi sa quale motivo, l’altro perché è innamorato di me. Chi credi sia messo peggio?» mi dice, mentre si massaggia la mano dolorante.

«Decisamente quello che è innamorato di te» dice con il suo solito, fastidioso ghigno.
«Comunque non credo che ti interessi. Loro odiano te e tu odi noi, perciò fa finta che non ti abbia detto niente.» dico, d’un tratto innervosita senza un valido motivo apparente.
Ma il motivo invece c’è: lui è Malfoy. Quello che ho detto non è che la verità.
Mi avvio verso il mio dormitorio, quando la sua voce mi ferma.
«Io non credo di odiarti.» dice, con un tono silenzioso, come se quello fosse solo un nostro segreto.

Si volta e i nostri sguardi si incrociano. Lei non sembra lusingata dalle mie parole, anzi avanza verso di me e si ferma a pochi passi dal mio viso.
«Ah non mi odi, Malfoy? E tutti i tuoi insulti questi anni? Tutti i tuoi “Sporca Mezzosangue”? Credi che li abbia dimenticati?» dice, provando a rimanere calma ma con scarsi risultati.
«No, e non l’ho fatto neanche io.»
Non so perché sono qui e perché sto per dirle queste cose, ma so che avrei dovuto farlo tempo fa.
«Questa battaglia tra noi è cominciata da bambini, e io da bambino emulavo ogni gesto, azione o pensiero di mio padre. Non puoi colpevolizzarmi per questo.»
Credo siano le cose giuste da dire, perché sono quelle che penso e che da quando mi ha salvato in quel bagno, non smettono di frullarmi nella testa. Lei sta per interrompermi ma la freno con un segno della mano.

«Questo non giustifica i miei comportamenti più recenti, lo so bene. Ma tu hai la fortuna di poter scegliere da che parte stai, io no.» mi dice, mentre non riusciamo a staccarci gli occhi di dosso.
Ho la mente in subbuglio, non so cosa dire né cosa pensare.
Sto per proferire parola quando una Pensy Parkinson urlante, si rivolge a Draco.
«Ahhh e così ti sei trovato la ragazza, Draco?» urla, a pochi metri da noi che ancora siamo troppo vicini.
«Parkinson, che diamine vuoi?» urla Draco, quando ormai siamo rivolti verso di lei.
«Andiamo insieme al Ballo di Lumacorno?» dice, senza pudore, sbattendo le ciglia e toccandosi i capelli in quella che dovrebbe essere una posa sexy ma che appare solo ridicola.
Sto per andarmene, perché so di essere fuori luogo, quando Draco esclama:

«Verrei volentieri con te, ma ci vado già con… la Granger.»
Non ho saputo inventare di meglio, ma Hermione stava andando via e ho pensato che fosse una buona idea.
Le ragazze mi guardano sorprese ma Hermione è mille volte più furba di quella serpe e le dice : «Oh si, Pansy. Mi dispiace ma era già stato stabilito.»
La Parkinson fugge via furibonda, lasciando me e il mio imbarazzo con la Grinfondoro.

«Dovremo smetterla di farci favore del genere» mi dice ridendo.
«Questo è vero. Ma in fin dei conti, non sarebbe una cattiva idea: abbiamo entrambi qualcuno da evitare, no?»

«Questo è vero. Ma considerando che fino a poco fa quello da evitare eri tu, la cosa è parecchio strana.»
E ci troviamo di nuovo a ridere, di nuovo senza un motivo valido, se non quello della spontaneità.
Dopo qualche minuto, ci accorgiamo che siamo in ritardo per la lezione di Piton, e io ricordo che non ho detto nulla a Draco.
«Malofy..» provo a dire, ma lui mi interrompe.
«Non devi dirmi necessariamente qualcosa, Ganger. Volevo solo tu fossi a conoscenza dei miei pensieri.»
«E tu non vuoi conoscere i miei?» gli dico, mentre ci incamminiamo in classe.
«Forse no.» perché potrebbero rendermi vulnerabile, vorrei dire.
Draco Malfoy, credo che non ti capirò mai.

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