Without Memory

di Ali_TheDemigod
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Epilogo - La pergamena Olografica ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Killer di Peluche. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Incontri e cuori infranti ***



Capitolo 1
*** Epilogo - La pergamena Olografica ***


Epilogo

Percy sorrise osservando il mare davanti a lui.
Chiuse gli occhi sdraiandosi sulla sabbia e incrociando le mani dietro la nuca.
Stare così, sdraiato sulla sabbia umida, sentendo l’aura benefica dell’acqua salata, lo faceva sentire veramente bene.
Da quando era tornato dall’Alaska qualche giorno prima, non aveva avuto un minuto per rilassarsi sulla spiaggia, impegnato com’era con le riunioni del Senato. Era lusingato dal fatto di essere stato eletto Pretore, ma non pensavo fosse così faticoso. Non capivo come facesse Reyna a rimanere sempre così calma, anche davanti a Ottaviano.
Il pensiero della sua ragazza lo fece sorridere. Si erano messi insieme il giorno della battaglia, dopo che lui era stato eletto.
Preso da chissà quale coraggio, l’aveva baciata, e lei aveva ricambiato!
Con la mano destra prese a disegnare distrattamente sulla sabbia.
Alla fine, a dispetto di quello che aveva detto Giunone, la memoria non gli era tornata. A lui, comunque, andava bene così. Gli avevano raccontato che quasi tutti i semidei non avevano una famiglia, e non voleva ricordare fatti che… beh, che solitamente si vuole dimenticare.
Probabilmente, sua madre era morta e lui, dopo essere stato affidato a una famiglia adottiva, era scappato di casa.
Molti facevano così.
Scosse la testa, immaginando una bambina o un bambino che correva da solo, spaventato da mostri che lo avevano spinto a scappare di casa.
La bambina aveva i capelli biondi e spettinati e indossava un pigiama di flanella. Non poteva avere più di sette anni, ma gli avrebbe spaccato la testa con il martello, se non fosse stato pronto.
Percy riaprì gli occhi di scatto sbattendo le palpebre. E quel ricordo da dove spuntava fuori?
— Ehi Perce —
Si voltò e vide Reyna venirgli incontro.
Aveva i capelli sciolti e gli occhi neri divertiti. Indossava dei pantaloncini di jeans e la maglietta viola del Campo. Si sedette alla sua sinistra, portando le ginocchia al petto.
— Reyna — il ragazzo si allungò per darle un bacio veloce sulle labbra ancora leggermente confuso per quella specie di ricordo.
— Che stavi scrivendo? — chiese tentando di vedere oltre lui.
Quello cancellò con la mano e scrollò le spalle. — Niente —.
La ragazza alzò un sopracciglio ma lasciò perdere. — E’ arrivato questo per te — disse porgendogli una pergamena. — Me l’ha data quello strano ciclope, Tyson —.
Percy aggrottò le sopracciglia, prendendola. Il rotolo non sembrava niente di speciale ma, quando Percy lo aprì, un video prese vita sulla
superficie della pergamena. Un ragazzo in armatura greca gli sorrise. Aveva un’espressione furba, con i capelli ricci e neri e gli occhi un po’ folli, come se avesse appena bevuto diverse tazze di caffè.
Era seduto in una stanza buia con le pareti di legno, simile alla cabina di una nave.
Lampade a olio ondeggiavano sul soffitto.
— Ehi! — disse il ragazzo nel video. — Tanti saluti dai tuoi amici del Campo Mezzosangue, eccetera eccetera. Io sono Leo. Sono il… — Guardò fuori dall’inquadratura e gridò: — Ehi, qual è il mio titolo? Sono l’ammiraglio, il capitano o…?

La voce di una ragazza suggerì: — Il ragazzo della manutenzione.
— Molto divertente, Piper — brontolò Leo. Tornò a guardare lo schermo. — Allora, sì, io sono… ehm… il comandante supremo della Argo II. Sì, mi piace! Comunque, arriveremo da voi tra, non lo so, diciamo un’oretta, a bordo di questa grande nave da guerra. Ci farebbe molto piacere se… ecco, se non ci bombardaste o roba del genere. Perciò, se per favore puoi dirlo ai Romani… be’, mille grazie. Ci vediamo. Distinti saluti semidivini eccetera eccetera. Pace, bello!
La pergamena si spense.
Percy la fissò con confusione. — Campo Mezzosangue? Ma che…?
Reyna scosse la testa. — Non so, Percy, ma credo dovremmo tornare al Campo ad avvertire gli altri.
Si, hai ragione Il figlio di Nettuno aveva all’improvviso, un violento mal di testa. Campo Mezzosangue. Perché gli suonava familiare?
Ignorò questo persistente interrogativo, e si alzò tendendo una mano alla sua ragazza per aiutarla, ma lei la rifiutò con un sorrisetto e cominciò a camminare a testa alta verso Nuova Roma. Il ragazzo si affrettò a seguirla, lanciando un ultimo sguardo alla spiaggia, più precisamente al punto dove poco prima aveva scritto un nome.
Campo Mezzosangue.
Annabeth.

 
Angolo autrice:
Ehilà ;D eccomi qui, con una storia diversa da quelle che solitamente si trovano in questo fandom. Percy non si ricorda di Annabeth e del Campo. E’ fidanzato con Reyna, e è felice anche senza i suoi vecchi ricordi.
Come – forse – avrete notato, Reyna ha un carattere leggermente diverso da quello che le ha dato Zio Rick, ma spero vi piaccia comunque.
Le parti in corsivo sono di proprietà di Rick Riordan, come i personaggi.
Lo so, è un po' corto, ma volevo far capire un po' com’era la storia.
Baci, Ali ^^
Ps: se a qualcuno pare familiare il mio modo di scrivere o il mio nome, è perché prima avevo un’altra storia che, non so perché, è stata cancellata.
Non so se ricaricarla, voi che dite? Scrivetemelo nelle recensioni ;)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Killer di Peluche. ***


Capitolo 1
 
Annabeth sospirò, osservando i suoi amici seduti accanto a lei.
Si erano sistemati nella sala mensa, che per loro era una specie di sala riunioni. Leo, aveva rempito la credenza di piatti e bicchieri del Campo, le sedie erano reclinabili, con porta spade e porta bevande. Le finestre, non c’erano, ma le pareti mostravano scene in diretta del Campo. Insomma, era stata riempita di tutti i comfort.
La ragazza guardò con desiderio la Casa Grande, dove Chirone stava entrando in quell’esatto momento. Il centauro le mancava parecchio. Per lei era come un padre, l’aveva praticamente cresciuta.
L’idea di non rivederlo più la terrorizzava.
Annabeth? chiese gentilmente Piper toccandole la spalla. Tutto bene?
Annabeth annuì facendo un sorriso tirato. No, che non andava tutto bene! Il suo ragazzo era in quel Campo, probabilmente ostile, senza memoria. Ovviamente, gli era tornata, come a Jason. Non vedeva l’ora di riabbracciarlo.
Si voltò.
Piper, accanto a lei, si stava rigirando il proprio pugnale tra le mani, mentre ascoltava Jason che parlava.
… perciò consiglio di non attaccare. Lasciamo le armi qui e scendiamo con una scaletta di corda.
— Sono d’accordo — disse la figlia di Atena alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro. — Se quanto hai detto è vero, non ci sarà comunque modo di combattere. Anche loro saranno disarmati.
— Ma — si intromise Leo. — Dimentichi che la maggior parte dei semidei ha dei poteri. Sai, io che comando il fuoco, Jason che comanda i fulmini e Piper che comanda le persone. Probabilmente anche quei simpaticoni laggiù hanno questi doni.
Annabeth rifletté. Tutto ciò che Leo aveva detto era vero. Se avessero cominciato ad attaccarli, loro sarebbero stati sicuramente annientati. Erano solo cinque – compreso Percy – e lei non aveva poteri. Aveva solo l’intelligenza.
— Ma se non gli diamo motivo per cui attaccarci non lo faranno — obbiettò, guardando Jason.
Questo annuì. — I Romani non attaccano senza un motivo. Almeno, non Reyna, e a capo c’è lei.
— Reyna? — la voce di Piper era tagliente come il suo coltello. — Chi sarebbe questa Reyna? —
— Una mia… vecchia amica — si affrettò a dire lui. — Anzi, non direi amica. Più una conoscente, ecco.
Leo tossì qualcosa che somigliava ad un “Lecchino”, e perfino Annabeth ridacchiò.
— Allora — disse poi. — Leo, hai mandato la pergamena Olografica?
Quello fece il gesto militare. — Sissignora.
— Bene — si passò una mano fra i capelli.
Speriamo vada tutto bene.


Percy stava parlando animatamente con Hazel e Frank.
— Io continuo a dire che secondo me è pericoloso far entrare degli estranei a Nuova Roma. Soprattutto in un momento come questo, pochi giorni fa c’è stata una guerra!
— Andiamo Percy, magari ti conoscono. Tu stesso hai detto che il nome che quel ragazzo ha pronunciato ti era familiare!
Ops, l’aveva detto.
Maledizione.
Evitò lo sguardo di Hazel, fissandolo su una delle statue di Terminus lì vicino. Non aveva avuto il coraggio di dirle che quel ragazzo, Leo, era identico a Sammy Valdez.
Avrebbe dovuto dirglielo, lo sapeva, ma… semplicemente non ci era riuscito.
— Comunque — continuò Frank ignaro dei suoi pensieri. — Dovremmo dargli un’opportunità. Se si rivelassero nemici… saranno quattro o cinque, riusciremmo a batterli facilmente.
Anche sapendo che aveva ragione, Percy era comunque preoccupato. Aveva una brutta, bruttissima sensazione.
E poi — aggiunse Hazel. — dovremmo anche partire con loro, ricordi? — poi abbassò lo sguardo. — Sempre che tu non abbia cambiato idea sul fatto di averci nei sette.
— Scherzi? Siete la mia squadra! — esclamò senza esitazione. — Dico solo, che dovremmo essere prudenti!
In quel momento, mentre Frank apriva bocca per ribattere, si sentì un urlo, e un Ottaviano rosso in viso si presentò davanti a loro.
— Come si permette? Non ucciderli, bombardarli, ma farli scendere fino a Nuova Roma — con una mano indicava la nave da guerra greca che si avvicinava, con l’altra strangolava un orsacchiotto. — Dov’è? Si è bevuta quel poco di cervello che aveva? REYNA!
E corse via.
Se non fosse stato così preoccupato, Percy avrebbe riso del comportamento di Ottaviano, invece borbottò:
— Per una volta sono d’accordo con il Killer di Peluches.
— Eddai, Percy piantala — nella voce di Hazel non vi era più traccia di pazienza.
Il ragazzo sospirò, con aria sconfitta. Inutile insistere.
Alzò la testa portando una mano davanti al viso per coprirsi dal sole e osservò quella strana nave volante.
Doveva ammettere che era davvero magnifica. Beckendorf ne sarebbe stato entusiasta. Aspetta, Beckendorf? Chi diavolo era Beckendorf?
Delle urla lo riscossero dai propri pensieri. La nave si era fermata sopra il foro, e dal suo interno stavano calando una scaletta di corda.
— Andiamo!
Disse correndo verso la folla che si era radunata lì intorno.
I suoi amici si scambiarono un’occhiata e lo seguirono.


Ehilà :D anche questo capitolo è pubblicato. Lo so, lo so.
E’ corto anche questo.
I’m sorry!
Volevo fare un capitolo incentrato solamente sull’incontro tra Percy e Annabeth.
Esatto, è un piccolo spoiler – che però tutti avrete capito già da soli – sul prossimo capitolo.
Con questo vi lascio, buonanotte ;) recensite in tanti!
Ali
Ps: Grazie mille per le recensioni!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Incontri e cuori infranti ***


Percy.
Sto per rivedere Percy.

Questo era l’unico pensiero di Annabeth mentre si scendeva la scaletta di corda che avevano calato. Come da programma, avevano lasciato le armi sull’Argo II, ma la ragazza senza il suo pugnale si sentiva persa e debole.
Pensò a Luke che le aveva regalato l’oggetto tanti anni prima e deglutì tentando di non farsi sopraffare dalle emozioni negative che le provocava il pensare al suo vecchio amico.
Annabeth era forte. Aveva affrontato milioni di sfide sin da bambina e le aveva superate tutte, anche se a volte con qualche effetto collaterale.
Quando ormai mancavano pochi scalini, balzò in aria atterrando in piedi. Alzò lo sguardo portando una mano agli occhi per proteggerli dal sole.
Jason stava scendendo, seguito da Leo mentre Piper era già arrivata e si stava guardando attorno.
Imitò l’amica osservando il Campo Giove. Notò diversi edifici mezzi crollati, alcuni completamente distrutti. Vide dei tempi in lontananza e… Dei, quello era un anfiteatro?
Tentò di non sembrare troppo sorpresa e di non aprire le labbra, ma quelle si schiusero lo stesso guardando l’architettura mozzafiato di cui era dotato il Campo romano.
Troppo impegnata ad ammirare i palazzi e i monumenti si accorse solo in quel momento della folla attorno a loro, e si maledisse mentalmente. Doveva stare attenta. Era in un Campo probabilmente ostile, e si lasciava distrarre da un anfiteatro. Non era da lei.
Esaminò uno ad uno i volti dei Romani. Poi, qualcuno apparve tra la folla e il resto scomparve.
Percy era cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto. Era più alto, più muscoloso e abbronzato. I capelli neri erano spettinati come sempre, mentre gli occhi verdi guardavano incuriositi i nuovi arrivati.
Quando la figlia di Atena incrociò il suo sguardo, si sentì investire da un calore improvviso. Tentò di sorridere, sorriso che lui ricambiò anche se un po' confuso.
— Cosa succede qui? — chiese la voce di una ragazza.
Annabeth distolse a fatica gli occhi da Percy e la osservò. Aveva dei lunghi capelli neri legati in una crocchia fatta al volo, una maglietta viola, dei jeans e il mantello viola da pretore. Aveva un bel fisico, le curve al posto giusto, gli occhi fermi, ma con una nota di curiosità.
Stava per fare un passo avanti e presentarsi, quando qualcosa la fece impietrire.
Quella ragazza con gli occhi d’ossidiana si era avvicinata a Percy e gli aveva stretto la mano.
— Chi sono Perce?
— Non ne ho idea.
Non  ne ho idea?
Non era possibile. La conosceva. Era Annabeth, cavolo, la sua ragazza.
Una profonda angoscia la pervase e represse le lacrime che stavano minacciando di uscire dai suoi occhi grigi.
Deglutì e fece un respiro profondo prima di guardare Jason che ricambiò il suo sguardo con confusione. Lei gli fece cenno di fare un passo avanti, ma la ragazza che aveva parlato a Percy lo anticipò.
— Jason — sorrise, ma non rilassò le spalle. — Benvenuto a casa. Sei mancato a tutti noi — le scappò un sorriso amaro che nascose immediatamente, ma Annabeth lo notò comunque. — E benvenuti a voi che, devo presumere, venite dal Campo Mezzosangue di cui parlava il ragazzo della pergamena. Io sono Reyna, figlia di Bellona e pretore del Campo Giove.
Jason ricambiò il sorriso prima di fare un passo avanti. — Ehi Reyna — si grattò la nuca e presentò gli altri. — Loro sono Leo Valdez, figlio di Efesto — Leo fece un sorriso furbo e il segno della pace — Piper Mclean, figlia di Afrodite — la voce di Jason si addolcì un po’ pronunciando il nome della ragazza che ne parve felice, mentre sorrideva. Per ultima, presentò Annabeth. — E lei è Annabeth Chase, figlia di Atena, nonché leader del Campo Mezzosangue.
Lei si girò di scatto verso di lui che ammiccò. Con un sospiro esasperato si rivolse a Reyna in modo freddo. — Salve — disse formale, ma Reyna fece una piccola risata.
— Non capisco perché siamo tutti così formali. E’ un incontro tra amici, non è vero? — guardò attentamente Annabeth come per capire se fosse d’accordo e questa annuì.
Il pretore sorrise e fece venire avanti Percy che sembrava vagamente imbarazzato. — E lui è Percy Jackson, pretore e mio ragazzo.
Il cuore di Annabeth sprofondò.
Il suo ragazzo.
Ora era ufficiale. Non aveva memoria.
Ignorando le occhiate di Jason, Piper e Leo, ricordò i bei momenti passati con Percy. Ricordò la prima volta che l’aveva visto. “Quando dormi sbavi” gli aveva detto. Avevano riso molte volte ripensando a quella frase. Quando Percy era stato trasformato in porcellino d’india, quando lei era stata rapita e lui era partito di nascosto per salvarla, quando avevano affrontato insieme il Labirinto, quando dopo la battaglia si erano finalmente baciati.
Il miglior bacio subacqueo di tutti i tempi.
Tutto questo, lui non se lo ricordava più. Niente di niente.
Tentò di trattenere le lacrime, ma le sfuggì un gemito.
Reyna la guardò sorpresa ma lei non rispose, non riusciva a staccare gli occhi da Percy. Sembrava leggermente preoccupato dopo il suo gemito.
Guardò la sua mano intrecciata a quella della sua ragazza.
— Ehm… Annabeth giusto? Stai bene?
Annabeth esitò e annuì leggermente. Si rivolse a Leo senza guardarlo.
— L’Argo II è sicura? Non vorrei che il mio pugnale finisse in… mani sbagliate — la voce le tremava leggermente.
— Si, certo — il tono di Leo era interrogativo. Era ovvio che voleva sapere cosa stava succedendo. L’avevano vista distrutta dalla scomparsa di Percy, e ora vedevano che stava insieme ad un’altra?
— Perfetto — rispose la figlia di Bellona al posto suo. Annabeth la guardò di nuovo e osservò con un colpo al cuore che Percy la teneva per la vita.
Con rammarico pensò a quando lo faceva con lei.
— Venite, mangiamo insieme.


Percy osservò con curiosità i nuovi arrivati, anzi la nuova arrivata.
La sua attenzione era concentrata sulla ragazza bionda che era scesa dalla nave volante.
Aveva lunghi capelli biondi e ricci leggermente spettinati dal vento, gli occhi di un grigio profondo, tempestoso. Indossava dei pantaloncini di jeans che lasciavano in mostra le sue gambe magre e una maglia arancione che, anche se larga, metteva in mostra le sue curve.
Trattenne un piccolo fischio d’approvazione e strinse la mano di Reyna, come per ricordare a sé stesso che aveva una ragazza.
Reyna sorrise osservando gli ospiti.
Stava guardando a occhi socchiusi Annabeth, che con la forchetta si limitava a spostare la sua insalata da un lato all’altro del piatto. Ogni tanto emetteva qualche respiro spezzato, e alzava gli occhi quando veniva interpellata, attenta a non incontrare lo sguardo di Reyna o Percy.
— Annabeth Chase — fece Reyna rigirandosi tra le dita una mela. — Sembri non stare molto bene.
— Già — la bionda fece un sorriso forzato, senza guardarla. — In effetti, mi sento piuttosto male.
— Vuoi dell’ambrosia? — le chiese Piper con uno sguardo preoccupato, ma lei scosse la testa.
— P-Preferirei stendermi un po’. Forse sarebbe meglio se tornassi sull’Argo II.
A quel punto, Percy si intromise. Non sembrava che avesse qualche problema fisico, sembrava solo addolorata e infelice. Percy voleva aiutarla, e a dire la verità non voleva che se ne andasse. — Non puoi resistere qualche minuto? Dobbiamo organizzarci e se tu sei il leader di quest’altro campo greco… non puoi certo andartene. E poi non sembri una che se ha un po’ di mal di testa, rimane a casa.
Lei si guardò le mani. Tremavano, notò il ragazzo spaventato. — Non mi conosci affatto — esclamò alzando finalmente lo sguardo su di lui che avrebbe solo voluto rimpicciolire fino a scomparire. Quegli occhi grigi, lo mettevano a disagio. E poi… erano lacrime quelle? — Non è vero? Non mi ha mai visto prima! Come pensi di poter saper se sono una tipa del genere? Tu non sai niente di me! — sputò per poi ansimare, come se avesse corso.
Si fissarono per qualche secondo. Non una mosca si sentiva volare, nessun uccello cinguettava, sembrava che il mondo si fosse fermato, mentre gli occhi verdi di lui erano immersi in quelli grigi di lei.
Percy trovava quello sguardo così… familiare.
Fu Annabeth a spezzare il legame che si era creato in quei pochi secondi.
Distolse lo sguardo, ma il figlio di Nettuno riuscì comunque a notare un lampo di dolore nei suoi occhi.
Si risedette respirando pesantemente, come per calmarsi.
Percy, si rese conto di stare ansimando a sua volta, tutte le energie avevano abbandonato il suo corpo. Voleva solo accasciarsi e dormire.
Reyna deglutì rumorosamente. — Posso parlarti un momento?
Si era rivolta ad Annabeth che si limitò ad annuire.
Le due si allontanarono, dirette verso la collina dei templi.
— Beh, è stato imbarazzante — disse Leo quando furono fuori dal loro campo visivo. — Insomma, non avevo mai visto Annabeth così fuori di sé.
— Ma che le è preso? — domandò Percy chinandosi in avanti sul tavolo.
Voleva saperlo davvero. Perché quella ragazza dagli occhi grigi lo odiava tanto? Lui, non la conosceva nemmeno. E perché, era così familiare?
Jason esitò, passandosi una mano fra i capelli biondi. — Penso che per Annabeth sia stato troppo. Scusala, ma ne ha passate tante e vedere… — si
bloccò mordendosi il labbro.
— Vedere cosa?
Piper scosse la testa, e qualche ciocca sfuggì dalla sua treccia laterale legata con una piuma d’aquila. — Non possiamo dirtelo noi, ci spiace.
Percy si accasciò sulla poltroncina e chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie. — Okay, ma non capisco perché mio odia così tanto. Insomma, non ci siamo mai visti.
Leo lo guardò. — Amico, ma sul serio? Seriamente non…
Piper non lo lasciò finire. — Comunque, raccontaci. La memoria ti è tornata? — lanciò un’occhiata significativa al figlio di Efesto che tacque.
— Ehm… no, alla fine no. Non che mi importi più di tanto. Mi sta bene anche la mia vita di adesso.
— Ma non pensi mai alle persone che ti amavano prima che perdessi la memoria? Non pensi a come possano aver sofferto?
Lui si strinse le spalle. — Certo che ci penso. Ma io che ci posso fare se Giunone mi ha rubato tutti i ricordi? Mi dispiace che qualcuno soffra per me, ma io nemmeno me le ricordo queste persone! — Che domande. Ovvio che pensava alla sua vita passata.
Quante notti insonni aveva passato ad immaginare come potesse essere stata? Quante volte aveva pregato tutti gli dei a lui conosciuti, perché gli restituissero i suoi ricordi?
Ma non c’era niente da fare.
Gli Dei, non avevano intenzione di esaudire le sue preghiere. E allora, perché insistere? Si era accontentato di essere il pretore del Campo Giove, di essere il ragazzo di Reyna, di vivere senza avere nessun ricordo dei suoi primi diciassette anni.
Quando Reyna tornò, Annabeth non c’era,
— Ha preferito tornare sulla nave. Sembrava molto stanca — aveva spiegato la sua ragazza con un sorriso forzato.
Nessuno aveva replicato. C’era ancora un po’ di tensione nell’aria a causa della ‘discussione’ tra Percy e Annabeth, che rimase tutta la sera.
Alla fine, si decise che l’equipaggio dell’Argo II – Piper, Jason, Leo e Annabeth – avrebbero dormito sulla nave, mentre Percy, Hazel e Frank al Campo, e che la mattina dopo sarebbero partiti.
Quando Percy si buttò sul suo letto, era esausto.
Non pensava che per parlare ci volessero tante energie.
Si levò le scarpe e i calzini, ma si tenne addosso la T-Shirt e i jeans che aveva indossato tutto il giorno. Non gli andava proprio di spogliarsi.
Chiuse gli occhi, e scivolò pian piano in un sonno profondo, dominato da due occhi grigi che lo fissavano e un nome che si ripeteva all’infinito.
Annabeth.


Note autrice:
Eccomi tornata, dopo troppo tempo.
Scusate! Purtroppo, la fantasia scarseggiava, poi quando finalmente sono riuscita a scrivere il capitolo, Word mi ha cancellato tutto.
Tutto.
Ho dovuto riscriverlo e, ovviamente, EFP doveva darmi problemi e non farmi entrare nel profilo. YOLO!
Comunque, eccovi il capitolo.
Non ne sono molto soddisfatta. Anzi, mi fa piuttosto schifo, ma spero che a voi sia piaciuto.
By, Ali

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