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di lucy_tennant
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~Prologo~ ***
Capitolo 2: *** ~Spiegazioni~ ***



Capitolo 1
*** ~Prologo~ ***


Prologo





I suoi bagagli erano già stati portati dentro, ma lei sentiva qualcosa che la spingeva a non entrare.
Aveva vissuto lì per anni dopo la morte dei suoi genitori, eppure aveva la sensazione che non avrebbe trovato nulla di confortante ad aspettarla, come la paura che lui fosse cambiato e fosse diventato così freddo ed intimidatorio.
Nonostante fosse una ragazza tutt'altro che timida o codarda, non aveva la minima intenzione di entrare e constatare che, in quella casa, l'unica persona a cui realmente teneva, fosse come scomparsa, lasciandola più sola che mai.
Mosse con fatica le gambe, cercando di lasciarsi alle spalle quei dubbi che la attanagliavano, avvicinandosi di un passo al grande portone in noce, aperto.
Stava solo aspettando che lei ci passasse attraverso.
La ragazza si sporse in avanti, per dare un'occhiata veloce all'interno, notando la totale assenza di persone all'ingresso, cosa alquanto strana per una villa così grande e sempre piena di inservienti.
Non c'era proprio nessuno. Immaginava che suo zio fosse al lavoro, mentre la zia, beh, lei mancava da sin troppo tempo....
Fece un altro passo avanti, ritrovandosi nell'enorme atrio; salì quindi le maestose scale in marmo dal corrimano lucido ed elegante in legno, raggiungendo il piano superiore.
La casa non era cambiata nemmeno un po', così come l'enorme giardino ricolmo di fiori che aveva appena attraversato, ma, almeno per il momento, non ci fece nemmeno caso: voleva trovare solo una persona.
Quella persona.
Salì di corsa la rampa, ora più sicura di sé, inciampando due o tre volte, quasi finendo a terra e riuscendo, quasi per miracolo, a rimanere in piedi.
Arrivata al primo piano, percorse per intero il lungo corridoio, alle cui pareti vi erano appese diverse fotografie in bianco e nero, nelle quali, talvolta, appariva anche lei.
Giunse poi davanti ad una porta bianca, bloccandosi di fronte ad essa, col cuore che le batteva all'impazzata.
Chiuse gli occhi, prendendo un bel respiro e dando due colpi veloci sull'uscio, producendo però dei tonfi ben udibili.
Sbuffò, snervata, in attesa di una risposta che non sapeva se sarebbe arrivata.
Orgogliosa com'era non avrebbe mai e poi mai affermato di essere intimorita, ma, in qualche modo, sentiva che qualcosa da lì a poco sarebbe andato storto.
Pensò che forse, dato l'orario pomeridiano, il ragazzo che tanto sperava di incontrare potesse essere ancora a scuola ad allenarsi.
Quando oramai stava per girare i tacchi e raggiungere la propria stanza, una voce fredda e monocorde la prese alla sprovvista, facendola irrigidire di colpo, ma al tempo stesso, inducendo un piccolo sorriso a spuntarle sulle labbra. 
-La porta è aperta-.
Non se lo fece ripetere due volte, afferrando la maniglia della soglia e spingendola per spalancarla.
In fondo alla stanza, chinato su una scrivania con una penna alla mano, vi era un ragazzo dagli scompigliati capelli rossi.
Quest'ultimo si girò lentamente, con aria quasi scocciata, per vedere chi lo stesse disturbando e, non appena notò chi fosse appena entrato, si forzò di sorridere, anche se la sua espressione era pressoché impassibile.
-Hyou- bofonchiò.
-Sei chan!- la ragazza praticamente urlò, sollevando le braccia al cielo e lanciandosi verso di lui, avvolgendolo in un caldo abbraccio.
L'altro la staccò da lui con gesto secco, gelido, quasi fosse infastidito da quel suo affetto -Forse dovresti finirla di essere così entusiasta-.
Hyou si portò le mani dietro la schiena, stringendole l'una con l'altra e rivolgendogli un enorme sorriso.
Era molto più distaccato del normale, per quanto potesse essere affettuoso abitualmente, ma forse non era cambiato così tanto.
Lo sguardo però le cadde inevitabilmente negli occhi dell'altro. 
Da quando erano così....diversi?
Da quando aveva quell'occhio?
Si rese quindi conto solo allora di come poteva essersi completamente sbagliata.
Quello sguardo le sembrava quello di un pazzo, non avrebbe saputo definirlo altrimenti.
Aveva già avuto il dispiacere di vedere uno sguardo simile prima che lei fosse partita, ma aveva pregato che non sarebbe rimasto sul suo viso.
Riusciva a percepire onde negative dal suo corpo, delle specie di radiazioni che le facevano venire voglia di accucciarsi a terra per non cadere a pezzi.
Le gambe le tremavano e dovette far due passi indietro per sentirsi più libera dalla sua presenza.
Era sempre stato un tipo molto autoritario, ma quell'espressione non era quella di una normale persona sicura di sé, anzi, pareva quasi dittatoriale, come se non avesse mai perso e non avesse la minima intenzione di farlo.
-Sei-chan... Che è successo?-.
-Niente di che- rispose l'altro, educatamente.
Hyou aggrottò le sopracciglia, preoccupata.
-Seijuro?- lo chiamò di nuovo, tentennando.
-Vai in camera tua e riposati-.
-Ma non sono stanca....-.
-Fai come ti ho detto-.
-E perché dovrei?!-.
Il ragazzo la guardò.
Un nuovo sorriso inquietante gli era spuntato sulle labbra -Non opporti a me Hyou. I miei ordini sono assoluti e, presto, imparerai a capirlo-.

*


Non era la prima volta che quegli strani simboli sulla lavagna gli parevano arabo e, di sicuro, non sarebbe stata neanche l'ultima.
Decisamente la fisica non faceva per lui e, del resto, nemmeno la matematica era il suo forte: vi erano troppi numeri messi insieme ed ammucchiati a strane formule con altrettante strane ed inutili lettere messe a casaccio.
Pensandoci seriamente, quando mai sapere che la forza è pari al prodotto della massa per l'accelerazione gli sarebbe servito nella vita reale?
Quando giocava a pallavolo la fisica gli sarebbe stata molto utile, ma Hinata Shoyo non si allenava seguendo sciocche formule che gli avrebbero permesso di calcolare la miglior traiettoria ed il miglior colpo da eseguire.
Lui semplicemente seguiva l'istinto: saltava e la palla era lì, davanti alla sua mano, pronta per essere schiacciata, poi, con un movimento del braccio, la spediva dalla parte opposta del campo, provando quel bruciore che tanto lo esaltava sul palmo.
Lanciò quindi un'occhiata veloce a Kageyama, seduto nella sua stessa fila, due banchi più a sinistra, accanto alla finestra.
Sfortunatamente, nemmeno lui sembrava averci capito quel granché, difatti aveva strabuzzato gli occhi più volte, nella speranza di leggere cose diverse da quelle che erano state realmente scritte.
Il moro sbuffò, scarabocchiando sul proprio quaderno con la matita, senza più prestare nemmeno un briciolo di attenzione alla spiegazione.
-Ed è così che avremo una variazione di velocità, che indicheremo con la lettera Delta- proseguì la professoressa.
Delta? E che è?! 
Sgranò gli occhi, fissando a vuoto la lavagna, senza però riuscire ancora a decifrare a pieno quei geroglifici che ci stavano sopra.
Era sempre stato bravo di matematica, fin dalle elementari, ma un bel giorno, dei professori sadici avevano deciso di mischiare i numeri alle lettere dell'alfabeto e la sua conoscenza in materia si era sempre di più assottigliata, riducendosi a 1+1=2.
Lanciò una veloce occhiata all'orologio appeso al muro della classe, ringraziando il cielo che di lì a un minuto la campanella sarebbe suonata, segnando l'inizio delle attività extrascolastiche e, in particolare nel suo caso, dell'allenamento giornaliero del club di pallavolo.
Poggiò la testa sul braccio, guardando distrattamente fuori dalla finestra
Sospirò preoccupato: quella mattina era venuto a sapere che Asahi si era fratturato un braccio cadendo dalle scale come un ebete il giorno prima e, di sicuro, ne avrebbe avuto per almeno due mesi prima di guarire al meglio.
La cosa lo spaventava non poco: dopotutto l'attacco della Karasuno era ora privato del proprio asso e lasciato a se stesso in mano a quel folle di Tanaka, al nano arancione e alla bionda incarnazione della parola "cinismo".
Scosse la testa, cercando di non pensarci, mordicchiando la parte finale della matita mentre guardava distratto fuori dalla finestra, con fare annoiato.
Ed ecco, finalmente, il trillo angelico che siglava la fine di quella pesantissima giornata.
Il moro si alzò e si vide sfrecciare accanto Hinata, che pareva rinato all'idea di poter schiacciare.
Raccolse le proprie cose di corsa, uscendo dalla classe e raggiungendo la stanza del club, dove si cambiò il più in fretta possibile, battendo il ramato in velocità ed entrando poi nell'enorme palestra, dove vi erano già Daichi, Nishinoya ed il coach che parlottavano fra loro, forse per mettersi d'accordo su un'eventuale formazione da schierare contro il Nekoma, partita d'allenamento che si sarebbe svolta la settimana successiva, in preparazione ai preliminari dell'Inter High.
Sugawara nel frattempo era all'ingresso che chiacchierava al telefono, con un tono di voce sin troppo dolce perfino per i suoi standard, sorridendo di tanto in tanto.
Non ci volle molto perché anche gli altri membri della squadra facessero la loro entrata in scena, compreso un Asahi con tanto di gesso, pronti, chi più chi meno, ad iniziare quell'allenamento.
Anche il secondo alzatore era rientrato, dando una manata dritta sul fianco sinistro all'asso, ridacchiando mentre lo rimproverava.
Il capitano sorrise, borbottandogli qualcosa nell'orecchio, cosa al quale il numero 2 rispose con un affermativo cenno del capo.
Entrarono nel campo ed iniziarono a correre, seguiti dal resto del team.
Una manciata di giri di campo, poi stretching ed alcuni scatti con relativi salti a rete.
Infine un buon gruppo di tuffi lungo il perimetro della palestra per concludere quella prima sessione d'allenamento ed iniziare quindi a parare le schiacciate di Ukai, una serie di dieci a testa.
Una volta completato anche quello, si divisero in due squadre, le cui formazioni erano provvisorie e decise dall'allenatore.
In una però, quella composta principalmente da membri del terzo anno capitano compreso, vi erano solo 5 membri.
-Non preoccupatevi per il sesto- aveva "spiegato" il coach, mentre Sugawara ridacchiava assieme a Daichi, omettendo forse appositamente tutti i dettagli che il moro avrebbe voluto conoscere.
Kageyama storse il naso, guardando la parte opposta del campo, preparandosi a battere.
Palleggiò la palla a terra tre volte, prima di prenderla in mano ed alzarsela in avanti, prendendo la rincorsa e schiacciando, puntando a Yamaguchi.
Quella partita sarebbe stata troppo semplice.
Innanzitutto, l'altra squadra era in inferiorità numerica e, come seconda motivazione, all'infuori di Daichi, i ricevitori non erano quel granché.
Ghignò, riuscendo a leggere la confusione negli occhi del ragazzo dai capelli olivastri, non spostandosi neppure ed aspettando solo che la palla gli fosse passata per poter riutilizzare quella battuta killer allenata per così tanto tempo.
Adorava provare quella sensazione del sentirsi in grado di fare punto senza il bisogno di nessuno, con un solo tocco, di poter avere la vittoria stratta nel pugno della propria mano.
Era qualcosa di cui non poteva fare a meno, quasi fosse una forma di droga.
La palla stava oramai per raggiungere il giocatore designato, quando una voce decisa squarciò l'aria ed una figura estranea si insinuò nella metà campo opposta, facendo a pezzi ogni previsione dell'alzatore moro.
-Mia!-.
La persona aggiuntasi alla squadra di Sawamura fermò il pallone con un bagher, passandolo dritto sulla testa di Sugawara, chiamando poi a gran voce un'alzata, mostrando al ragazzo dai capelli grigi la mano destra, con tutte le dita chiuse a pugno tranne il pollice e l'indice.
Prese la rincorsa e saltò, non appena la palla si staccò dalle mani del numero due, colpendola con forza e sorprendendo gli avversari con una veloce.
Tobio giurò di averla vista ghignare una volta per aria.
Gli occhi del moro guizzarono al pallone, senza però riuscire a dare il giusto impulso alle gambe ed alle braccia per farle muovere e tentare di bloccare quella schiacciata in tempo.
-Scusa il ritardo Daichi- si giustificò il nuovo arrivato, con un sorrisone stampato sulle labbra rosee.
-Le entrate ad effetto devono proprio piacerti, ah?- ridacchiò il capitano, passandogli una mano sulla testa e scompigliandogli i lunghi capelli ramati legati in una coda di cavallo.
Tobio mise meglio a fuoco l'immagine, notando che, il tizio che in quel momento era praticamente saltato in braccio a Koushi, era in realtà una lei.
Aggrottò ancor di più le sopracciglia quando vide Noya partire in quarta per correre ad abbracciarla ed Hinata tremare come una foglia.
Non capiva chi fosse, cosa c'entrasse con la squadra e soprattutto perché si fosse infiltrata così in partita senza che nessuno le dicesse nulla, ma che anzi, quasi tutti quelli del terzo anno, le stessero accanto come fosse una di famiglia, in particolare Asahi.
-Tu!- sbraitò poi l'alzatore, puntandola con l'indice della mano sinistra, stufo di vederla al centro dell'attenzione, deciso a rispondere ai dubbi che lo stavano attanagliando.
L'unica cosa di cui era certo era che quella ragazza fosse una pallavolista.
-Io....?- la giovane si indicò, sollevando un sopracciglio.
-Sì! Tu!- proseguì il moro, con tono fermo -Un libero non schiaccia da quella posizione-.
Lei ridacchiò -Oh, lo so-.
Il moro storse il naso, sbuffando: non era riuscito a dirle niente di meglio e gli pareva che, con quella risposta sicura, si fosse presa gioco di lui.
La ragazza percorse l'intero capo con lo sguardo, soffermandosi solo su una persona in particolare, allargando il proprio sorriso.
-Shoyo!- esclamò, allargando le braccia ed accogliendo il piccolo Pel di Carota, che le si era praticamente lanciato addosso, costringendola a fare un passo all'indietro.
-Kitsune!- piagnucolò il ramato, soffocato nella felpa azzurra dell'altra.












~Angolo Autrici~
Milla: *entra, trascinandosi dietro Lucy, mezza addormentata* Ohayo! 
Lucy: *si sveglia improvvisamente* Ohayo!
Milla: Siamo felici di dirvi che ci piace complicarci la vita e che siamo tornate con una nuova fantastica, avvincente storia!
Lucy: E ovviamente demenziale, ma per ora, ancora non si capisce.... Sì: per vostra sfortuna siamo tornate
Milla: *tappa la bocca di Lucy* Tu non parlare
*spunta Hinata, seguito da un Kageyama moooolto scocciato*
Hinata: Io sono l'esca più potente del mondo! Diventerò l'asso della pallavolo!
Kageyama: ....posso picchiarlo? *guarda le autrici*
Hinata: Zitto, Re del Campo!
Kageyama: Non mi chiamare così! *gli schiocca un cazzotto in testa*
*nel frattempo Milla e Lucy li guardano, una infastidita, l'altra con gli occhi che brillano*
Lucy: *si lancia su Kageyama* TOBIOOOOO!
Kageyama: *inorridito* Che stai facendo?! Perché questo contatto fisico?!
Akashi: Avete parlato di me?
Milla: E tu da dove spunti?
Akashi: Io sono l'Imperatore, posso spuntare da dove voglio, quando voglio, come voglio e perché lo voglio
Hinata: *lo guarda, con gli occhi a forma di stella* Ora abbiamo anche un Imperatore! Che possa battere Il Grande Re??
Akashi: Io sono assoluto e presto voi sarete tutti miei schiavi
Milla: ....
Lucy: ....
Hinata: ....
Kageyama: ...
Milla: *fa pat pat sulla testa di Akashi, rischiando quasi di farsela staccare dalla forbice che il rosso ha rubato a Midorima* Bene, ragazzi! Speriamo che questa nuova grande stupenda storia vi piaccia!
Lucy: *abbracciata a Shoyo* Milla, guarda com'è dolce! Possiamo tenerlo??
Milla: ....metti giù quella carota
Takao: Che nessuno rubi il ruolo di Shin chan! Lui è la carota
Lucy: TAKAOOOOOOO
Takao: LUCY!!!!!!
*si abbracciano e se ne vanno saltellando con Hinata fino al carretto dove c'è Midorima che li aspetta*
Midorima: Takao! Non sono una carota!
*se ne vanno col carretto*
Akashi: Questi infimi esseri inferiori....
Milla: ....mi hanno lasciata da sola....
Lucy: No, ma io ti amo
Milla: Brutta traditrice 
Lucy: No, ma io ti amo e non ti tradirei mai
*passa un tizio biondo di un altro fandom*
Lucy: MARCO ASPETTAMI *gli salta in braccio*
Milla: ....vabbè, come dicevo....speriamo che la storia vi piaccia! Aspettiamo i vostri commenti su questo prologo (tranquilli, tutti i "misteri" saranno svelati presto)
Akashi: Certo che gli piacerà, ci sono io
Milla: ....cosa vuol dire....?!
Akashi: Sono perfetto e assoluto, tutti mi amano
*nello sfondo si vede Midorima che lo punta con un coltello in mano e Takao che lo blocca*
Milla e Lucy: Un bacione a tutti :*

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Capitolo 2
*** ~Spiegazioni~ ***


I. Spiegazioni






Hyou guardò i moduli di iscrizione di fronte a sé, con la penna in mano bloccata a mezz'aria, senza avere la minima idea di quale compilare.
La ragione e l'istinto stavano combattendo una sanguinosa battaglia dentro la sua testa, dividendola fra le due opzioni, togliendole ogni possibilità di scegliere con razionalità.
Sospirò: oramai la cosa andava avanti da una mezz'ora buona.
Puntò quindi lo sguardo sul primo foglio e ce lo tenne su fisso per un po'.
Recitava la scritta "Liceo Rakuzan" in grassetto e corsivo nella parte più alta del foglio, mentre più in basso vi erano campi obbligatori nei quali inserire le proprie informazioni, come le medie di provenienza, oltre che ai fatidici nome, cognome e indirizzo.
Ma, quando le saltò in mente l'espressione a metà fra l'omicida e lo strafottente sul volto del cugino, le montò dentro una rabbia talmente intensa da farle prendere il modulo ed accartocciarlo una volta per tutte, lanciandolo nel cestino e centrandolo con precisione.
Aveva fatto la propria scelta: non sarebbe mai e poi mai andata nel solito liceo di Akashi, quasi più per una questione di orgoglio e voglia di dimostrargli che se la sarebbe cavata anche senza di lui e dei suoi ordini assoluti che non perché davvero desiderasse scartare quella scelta.
Prese gli altri fogli, tenuti insieme da un punto di spillatrice, e li compilò uno per uno, per poi piegarli ed infilarseli nella tasca destra dei jeans.
Probabilmente si sarebbe pentita di non aver seguito la via della ragione, già dando per scontato che il cugino avrebbe dato di matto, ma fondamentalmente al momento non le interessava.
"Fai quello che credi giusto" le aveva detto lo zio, firmandole entrambi i moduli.
Le aveva dato una possibilità di scegliere e lei l'aveva sfruttata a pieno.
Strinse il bordo delle maniche della felpa larga che aveva indosso, aprendo la porta e constatando che nessuno fosse in corridoio, lanciandosi dalle scale e scendendole in un battibaleno.
Arrivò in pochi secondi davanti al portone principale, che aprì con gesto secco, frenandolo dallo sbattere contro il muro.
Uscì e richiuse l'uscio alle spalle, questa volta con più calma.
-Dove stai andando?- la voce pungente di Akashi la fece saltare per lo spavento.
La ragazza si voltò lentamente, ritrovandosi di fronte il cugino con un grosso borsone sulle spalle.
-Non dovresti essere in palestra ad allenarti?- gli chiese, sviando la domanda.
-Quello che faccio io non sono affari tuoi, piuttosto tu non dovresti cercare di cambiare discorso-.
La ragazza rimase immobile, sostenendo lo sguardo dell'altro, seppur con non poco sforzo -Sto andando a fare un giro- mentì, cercando di essere il più convincente possibile, cosa che però, con suo cugino, non aveva mai funzionato.
-Non serve che tu nasconda ciò che hai in tasca- la stava facendo passare per una stupida. 
L'altra sbuffò, irritata.
-Io non ho niente in tasca-.
-Hyou ricordati che con me non serve raccontare frottole, le scopro sempre- parlò il rosso, atteggiandosi come una specie di divinità perfetta -Comunque se pensi che quella sia la scelta più adatta a te, ricordati che stai sbagliando-.
Le sue parole, non piacevoli e molto poco chiare, la lasciarono perplessa, incapace di ribattere qualunque cosa, anche se avrebbe tanto desiderato tirargli un cazzotto secco sul naso.
Akashi salì l'ultimo gradino che portava all'ingresso, voltandosi di poco prima di entrare in casa -Fatti accompagnare e venire a prendere. E non tornare troppo tardi- sibilò -È un ordine-.
La giovane gonfiò le guance e decise bene di ignorarlo, avvicinandosi all'auto nera parcheggiata nel vialetto, bussando al finestrino, il quale si abbassò con un ronzio meccanico e rivelò il volto professionale e spaventato dell'autista di casa, che subito si aprì in un sorriso non appena ebbe modo di vedere la ragazza.
-Signorina Hyou, posso aiutarla in qualche modo?- le domandò, con voce gentile.
Lei tirò fuori dalla tasca il modulo che aveva inutilmente nascosto al cugino, mostrandoglieli.
-Buongiorno Fuyuko, sai arrivarci?- ed indicò la scritta in grassetto proprio in cima al primo foglio.
-Ovviamente, non è molto distante da qui-.
-Ottimo!-.
Saltò in macchina, sprofondando nei morbidi sedili posteriori, un attimo prima che le sue labbra si curvassero in un sorriso compiaciuto.

*


Il nano le era praticamente saltato in braccio, chiamandola per nome, affondandole la faccia in lacrime nel petto e, il tutto, pareva non essere per nulla sgradito alla giovane, la quale aveva ricambiato il caloroso abbraccio, dicendo di tanto in tanto paroline sdolcinate al punto da far venire il diabete a tutti i presenti.
Kageyama storse il naso, non riuscendo a concepire come quella sottospecie di ragazzo alto un metro ed un tappo di bottiglia avesse potuto trovare una fidanzata prima di lui.
Doveva considerarla come una doppia sconfitta, sia sul piano sentimentale, sia su quello morale.
Dopotutto lei, a suo parere, era perfino molto bella, quindi la vittoria del gamberetto gli suonava ancor più vergognosa.
Dovette però ricredersi, non appena dalla bocca del ramato uscirono le parole -Mi sei mancata sorellina-.
Ghignò lievemente.
Quasi si sentì sollevato, anche se, il fatto che una ragazza, arrivata quasi per caso sul campo della palestra, avesse potuto respingere la sua battuta, segnando poi con una schiacciata che non era riuscito neppure a prevedere, lo infastidiva parecchio.
Ancora si sentiva bruciare dentro, cosa che era iniziata quando aveva visto apparire un sorriso beffardo sul volto di lei, come se la rossa avesse già saputo che lui non si sarebbe nemmeno buttato sull'attacco, pregustando quella sensazione piacevole che si prova quando si fa punto.
Era sicuro che avesse appositamente mirato a lui, per metterlo in ridicolo di fronte agli altri.
Sollevò la parte destra del labbro superiore, quasi a ringhiarle contro.
Ancora non la conosceva, ma già non la sopportava.
Si prese del tempo per guardarla meglio, ora che era ferma a chiacchierare con il libero.
Aveva lunghi capelli del solito colore carota del fratello, il quale era apparentemente minimo una quindicina di centimetri in meno di lei.
Non seppe definire il colore dei suoi occhi, in quanto era troppo lontano per dirlo con certezza.
La giovane indossava una tuta azzurra ed una maglietta a maniche corte bianca, con su scritto "One man army", che gli ricordava molto una di quelle che Nishinoya era solito indossare.
È l'essere più brutto che io abbia mai visto.
-Il nostro fantomatico sesto uomo- ridacchiò il capitano, dandole una pacca sulla spalla -Sei in ritardo- le ricordò poi, facendole notare l'orario.
-Mi sono persa- confessò lei, passandosi la mano sulla nuca ed accarezzando in contemporanea quella del fratello con l'altra.
Il ramato non le si staccava di dosso, affondando sempre di più il volto nel suo petto.
-Pensavo fossi ancora in Australia- intimò proprio quest'ultimo, mordendosi il labbro inferiore per l'agitazione.
-C'è stato un cambio di programma: Sawamura mi ha raccontato dell'incidente di Asahi, così mi sono messa d'accordo con il mio coach per poter tornare a casa qualche mese prima- spiegò la ragazza.
-Io non sto capendo nulla- bofonchiò Tanaka, aggrottando le sopracciglia e precedendo Kageyama, il quale era voglioso di parlare, ma non era ancora riuscito ad articolare una frase sensata da dire.
-La qui presente Hinata Kitsune, sorella maggiore di Shoyo, di un anno più grande, ha giocato in una squadra di pallavolo femminile australiana per quasi tre anni, a partire dalla seconda media fino ad arrivare a qualche giorno fa, quando le ho chiesto di entrare a far parte della nostra squadra- rispose Daichi, riacquistando la serietà tutto d'un colpo.
-CHE COSA?!- sbraitò Tobio, dall'altra parte della palestra, correndo incontro agli altri, deciso a far sentire le proprie ragioni -Questa è una cosa che non sta né in cielo né in terra! E poi come penseresti di travestirla da ragazzo?! Ha degli attributi che, pur essendo poco visibili, non sono tipici dell'essere maschile e quindi, di certo, non passerebbero inosservati!-.
Non la voleva in squadra, non lei.
Di certo avrebbe preferito ricevere, alzare e schiacciare da solo, pur di non doversi trovare a collaborare con quella ragazza.
-Alzatore, non è che se sei ancora amareggiato per il punto che ti ho segnato prima senza che tu fossi in grado di fare nulla, devi per forza commentare la mia taglia di reggiseno.... Stai attento, perché potresti istigarmi a fare a mia volta commenti cattivi sui tuoi di attributi- rispose acidamente Kitsune, sputando fuori quelle parole manco fossero veleno.
-Ragazzi, tranquilli- cercò di calmare le acque il numero uno, senza un vero e proprio risultato, dato che il moro del primo anno lo interruppe quasi subito.
-Come fai a sapere che sono un alzatore?! E poi non sono per niente amareggiato!-.
-Si vede lontano un miglio che non ti piace perdere, novellino.... E poi è stato facile capire in che posizione giochi-.
Kageyama la guardò storto, formulando una teoria secondo la quale la ragazza aveva azzeccato la sua posizione per un semplice colpo di fortuna.
Non avrebbe mai potuto capirlo nel poco tempo che aveva passato sul campo.
-Non sono un novellino, anzi! Scommetto di essere decisamente più bravo di te!-.
-Risolviamo questo conflitto con una buona e sana partita di pallavolo-.
-Tre contro tre-.
-Prego ragazzino, scegli i membri della tua squadra-.
-Prima le signore-.
-Koushi e Yuu- sorrise beffarda.
-Hinata- rispose l'altro, quasi ringhiando -E Tanaka-.
-Che. cosa. cazzo. state. facendo.- li interruppe, o meglio, riprese il comando Daichi, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono stampato sulle labbra, scandendo bene parola per parola -Vi conoscete da nemmeno da cinque minuti e già litigate?! Non sapete neanche l'uno il nome dell'altra e siete già lì a scannarvi come due cani che vogliono il solito osso-.
Sugawara rise -Alla meglio dei sei?-.
-Koushi! Non dovresti promuovere questo tipo di cose!- lo riprese Sawamura, aggrottando le sopracciglia.
-Sono sicuro che un piccolo match fra i due non farà altro che far sbollire questo clima d'odio, permettendo di saggiare ad entrambi l'uno la forza dell'altra- spiegò l'alzatore dai capelli grigiastri, allargando il proprio sorriso.
Il coach Ukai era uscito a fare una telefonata poco prima che Kitsune facesse la sua entrata, quindi non sapeva nulla di quella sorta di partitella clandestina fra compagni di squadra.
I sei si sistemarono rispettivamente dalla propria parte di campo, il numero dieci alla battuta.
-Kageyama Tobio, primo anno, alzatore- gridò, per farsi sentire dalla ragazza, un attimo prima di saltare e colpire la palla, mirando dritto a lei.
Quella si spostò in un lampo, lasciando il compito di difendere al libero, il quale bloccò quella battuta con un bagher, passandolo automaticamente sulla testa della giovane.
-Buona ricezione Yuu!- gridò, prendendo la rincorsa e saltando poco prima della linea che delimitava la zona d'attacco, con l'intento di schiacciare.
I tre dall'altra parte cercarono di murare, ma non appena lei li vide librarsi per aria, con le mani al di sopra della rete, cambiò posizione, trasformando la schiacciata in un'alzata per Sugawara, il quale spedì il pallone dritto dritto nel campo opposto, senza doversi nemmeno preoccupare della difesa avversaria.
Fatto il punto, si abbracciarono e lei diede il cinque a Koushi, complimentandosi per l'azione e sfoderando in contemporanea un sorrisone che le copriva metà del viso.
-Hinata Kitsune, secondo anno, libero- ridacchiò la rossa, facendo la linguaccia -Ho come la vaga impressione che questo match finirà presto-.
-COME CAZZO È POSSIBILE?!- ululò Tobio -E POI HAI COMMESSO FALLO! UN LIBERO NON PUÒ ALZARE DA QUELLA ZONA!-.
-Preparati a ricevere, novellino- e raggiunse il bordo campo, palleggiando a terra, prima di prendere la rincorsa, lanciare la palla in aria, saltare e batterla.
-UN LIBERO NON PUÒ BATTERE!-.
Kageyama ringhiò, piegandosi leggermente sulle ginocchia e distendendo le braccia, credendo erroneamente che la palla gli sarebbe arrivata dritta fra le mani.
La sfera però, superata la rete, cadde, rivelando la vera natura della battuta.
Merda, una float!
Il moro si lanciò in avanti, prendendola un attimo prima che toccasse terra.
-HINATA!- urlò quindi, lanciando un'occhiata d'intesa al numero dieci, che ora si librava nell'aria, pronto a schiacciare.
Il ragazzetto ramato fece scivolare la mano in avanti, con un movimento sin troppo sciolto, colpendo il pallone col palmo.
Cadde in piedi, con le labbra curve in un sorriso, che però scomparve quasi subito dal suo volto, non appena ebbe modo di vedere la sfera rimbalzare fuori dal campo.
-Scusa!- piagnucolò, guardando il compagno di squadra, che gli pareva ora più irritato che mai, con uno sguardo assassino negli occhi che avrebbe fatto paura perfino a quel cinico di Tsukishima.
-Diamine, le mie battute sono peggio di quelle che pensassi- bofonchiò la giovane tra sé e sé, grattandosi la nuca con aria innocente -Alzatore, questa è tua, prendila-.
Raggiunse ancora una volta la fine della propria metà campo, indietreggiando una decina di passi dalla linea del bordo.
Si lanciò il pallone davanti, prendendo di nuovo la rincorsa e colpendo la sfera con tutta la forza che aveva in corpo, mirando al rivale, ma facendo finire l'oggetto contro il muro opposto della palestra.
-Troppo....- commentò poi, portandosi una mano sul mento e pensando a come poter migliorare quel servizio -Scusate!- mormorò ai compagni di squadra, che si limitarono a sorridere e batterle la mano sulla spalla. 
-Tu, dannata! Stai cercando di uccidermi?!- urlò Kageyama, gesticolando nervosamente.
Proprio in quel momento però, le porte della palestra si spalancarono.
-Perché non vi state allenando? E chi è quella ragazza sul campo?- borbottò Ukai, che era appena rientrato nella palestra, sollevando un sopracciglio ed infilandosi il telefonino nella tasca dei pantaloni.
-Coach!- saltò in piedi Daichi, avvicinandosi all'uomo ed iniziando a parlottare con lui, trascinandolo di nuovo fuori.
Era calato il silenzio.
-CHE COSA?!- si sentì dopo una manciata di secondi -LEI?!- e poi di nuovo nulla.
Dopo cinque minuti buoni, i due tornarono in palestra, l'uno con aria confusa e l'altro con sguardo speranzoso.
-Ragazzina- sospirò il coach, guardando Kitsune -Sai schiacciare?-.
-Sì, ma- rispose la ragazza, però l'uomo non la lasciò finire.
-Questo sport non è fatto di ma o di se: il minimo accenno di indugio può portare la squadra alla sconfitta.... Ti ripeto la domanda, sai schiacciare?-.
-Sì- fece, con tono serio.
-Era la risposta che mi aspettavo di sentire.... Ed ora dimostrami cosa sai fare-. 
-Torniamo alla nostra partitella, allora- ridacchiò Koushi.
Saltellarono di nuovo sul campo, riprendendo il match.
Kageyama prese la rincorsa e batté la palla, che arrivò dritta fra le braccia di Nishinoya, il quale la ricevette di bagher e la alzò vicina alla rete, dando la possibilità a Kitsune di saltare per impostare un'alzata a Sugawara, azione che confuse gli avversari e li portò a marcare il numero due.
La ragazza approfittò della situazione per schiacciare e segnare l'ennesimo punto.
-Grande!- cinguettò il libero, saltandole in braccio.
-Basta!- sbraitò Tobio -I tuoi punti non sono validi!-.
-Perché?- borbottò lei, non capendo cosa il ragazzo intendesse.
-Sei un libero, no?! Non puoi fare quella roba!!-.
-Un libero?- l'allenatore strabuzzò gli occhi e lei annuì -Le tue schiacciate dovrebbero essere fiacche, ma a quanto ho avuto modo di vedere non è così! Per non parlare della strabiliante tecnica che hai usato per confondere gli avversari!-.
-Prima ha fatto il contrario, impostando la schiacciata e poi alzando a Sugawara- si intromise Daichi, muovendo su e giù il capo con aria fiera.
Dopotutto era stato lui per primo a scoprire la bravura della giovane e ad invitarla ad unirsi alla squadra.
-Talento....?- azzardò la giovane, socchiudendo gli occhi e passandosi una mano dietro la testa.
-Come hai detto di chiamarti?- borbottò Ukai, poggiandole una mano sulla spalla.
-Hinata Kitsune, secondo anno, libero-.
-Beh, mi spiace deluderti Hinata, ma di questa squadra tu sarai l'asso- e, a quelle parole, alla rossa si illuminarono gli occhi -Spero non ti dispiaccia vestire il numero 14-.
Lei scosse la testa -Sarebbe perfetto-.
-Dovrai cambiare nome e vivere sotto un'identità che non è la tua, sei proprio sicura di potercela fare?-.
-Nessun problema!-.
-Hai avvisato i tuoi genitori?-.
-Sanno già tutto, mi hanno anche preso un piccolo appartamentino qua vicino, in affitto-.
Il coach sospirò -Ho un amico parrucchiere.... Più tardi ti porto da lui-.
Kitsune sfoderò un sorriso sghembo.
-Ora fammi vedere altre prodezze, libero- disse l'uomo, facendo suonare le proprie parole quasi come un ordine.
La giovane prese la palla e si avviò a bordo campo, lanciandola in aria, ma le porte della palestra si spalancarono ancor prima che potesse prendere un minimo di rincorsa, fermandola dal compiere qualunque movimento.
-Ve l'avevo detto che saremmo potuti venire qui ad allenarci!- cinguettò un ragazzo moro che era appena entrato, seguito da una serie di spilungoni alti e larghi quanto due armadi messi uno sopra l'altro.
-Izuki! Non vedi che ci sono già i ragazzi del club di pallavolo?!- lo rimproverò l'unica femmina del gruppo, mollandogli un cazzotto in testa.
-Oh, eh sì....- sbuffò quello -Vabbè, può succedere a tutti!-.
-No, succede solo a te....- bofonchiò un tizio con gli occhiali, entrando -Scusate ragazzi, ma pensavamo, cioè, questo pezzo d'idiota pensava, che non ci foste-.
-Non avete l'altra palestra?- domandò il capitano del club di volley, sollevando un sopracciglio.
-Avevamo- lo corresse l'altro, sbuffando -Ma è venuto giù un canestro per colpa di un cretino ed ora non possiamo più entrarci fino a quando non risistemeranno il danno-guardò con aria scocciata un tipo dai capelli rossicci e strane sopracciglia -Scusa per l'interruzione, Daichi-.
-Nessun problema Hyuuga-.
-Mi sa che dovremmo rimandare l'allenamento di oggi- interruppe la ragazza del club di basket, facendo sgombrare i giocatori.
-Ma domani abbiamo la partita!- protestò il tipo che era stato rimproverato dal moro in precedenza -E non intendo perdere un'altra volta contro quell'imbecille biondo!-.
-Concordo con Kagami- bofonchiò un'altra voce, appartenente ad un ragazzo alto poco meno del metro e settanta, con la chioma azzurra.
Stava bevendo un succo di frutta, mentre con l'altra mano reggeva in braccio un cucciolo di cane dagli occhi spaventosamente simili ai suoi.
Il giovane coi capelli ramati spalancò gli occhi per lo spavento -Da dove cazzo salti fuori?!-.
-Sono stato qui dietro per tutto il tempo- rispose quello, con molta pacatezza.
-Kuroko, dovresti smetterla di spuntare dietro alle persone in questo modo! Prima o poi farai morire qualcuno d'infarto! E quasi sicuramente quel qualcuno sarò io!-.
-È solo una partita d'allenamento- sbuffò l'allenatrice del club, iniziando a sbatterli fuori a calci.
-Noi ce ne andiamo tra poco- intervenì Ukai -Dovete solo aspettare che questi due- ed indicò prima Kitsune e poi Kageyama -Abbiano finito la loro partita.... Dateci dieci minuti-.
-Visto Riko? Te l'avevo detto che questa palestra sarebbe stata libera- riprese il moro che aveva parlato per primo, sfoderando un sorriso compiaciuto.
-Taci Izuki- ringhiò la ragazza, incrociando le braccia.
La rossa pallavolista recuperò il pallone, raggiungendo nuovamente la linea di bordo campo e superandola di qualche passo, prima di lanciare la sfera in avanti e prendere la rincorsa, al fine di saltare e battere.
La palla raggiunse di nuovo la parte opposta del campo, con una velocità tale che l'alzatore moro della Karasuno non riuscì nemmeno a posizionare le mani per ricevere che questa si era già schiantata a terra ed era rimbalzata, frenando la propria corsa sulla faccia di una poveraccia che era appena entrata.
-Ahio!- esclamò dolorante la ragazza che aveva varcato la soglia, prendendo dritta sulla fronte la battuta di Kitsune, in realtà indirizzata a Kageyama.
La sagoma si prese il volto fra le mani, mentre la giovane dai capelli ramati dall'altra parte del campo sgranava gli occhi e curvava le labbra in un sorriso.
Le si lanciò praticamente addosso, infischiandosene della pallonata che aveva appena tirato e facendola finire a terra, inducendola ad imprecare decisamente troppo, per una ragazza della sua età.
-Finalmente sei arrivata! Oramai avevo perso le speranze-.
La martire, praticamente spiaccicata al suolo, incurante di tutti i presenti che si erano raggruppati attorno a lei per vedere le sue attuali condizioni, aprì gli occhi blu e, dopo diversi secondi, riuscì a mettere a fuoco Kitsune.
Invece che salutarla affettuosamente, le tirò una ciocca di capelli -Perché mi hai lanciato una pallonata in pieno muso?!- le urlò, rifugiandosi però, lentamente, senza farsi vedere, tra le sua braccia, quasi attaccandolesi addosso come fosse un koala.
-Non è colpa mia- si difese la più grande delle due, girandosi per cercare con lo sguardo il colpevole e indicando il moro a cui era sfuggita la palla -È stato lui!-.
-Che cosa?!- sbraitò lui, gesticolando nervosamente -Se non sbaglio tu hai battuto!-.
-Appunto! Te l'ho praticamente tirata addosso! Avresti dovuto prenderla! Non credevo la tua ricezione facesse così schifo!-. 
-Allora sei stata tu!- esclamò Hyou, staccandosi da lei e tirandole un pizzicotto sul braccio -Che bastarda!-.
L'altra si riparò, mettendo il broncio -Oi! Ti sembra il modo di rivolgerti alla tua senpai?-.
-Sì-.
-Piccola nana nalefica coi capelli rossi catarifrangente-.
-Zitta carota-.
-L'importante è che tu non ti sia fatta male- constatò Sawamura, preoccupato per la striscia rossastra che le si stava formando sulla fronte, mettendo fine al principio di litigio apocalittico che stava per scatenarsi.
Sugawara, con il suo solito dolce sorriso, le porse del ghiaccio che aveva appena recuperato dalla cassetta medica -Tieni, metti questo e starai meglio-.
-Grazie mille- rispose Hyou, sorridendo a sua volta.
-Figurati se si è fatta male, con la testa dura che si ritrova- commentò acidamente Kitsune, beccandosi le occhiatacce dell'altra.
Izuki sorrise -Voi!- ed indicò la squadra di volley del liceo -Dovreste ridere!-.
-Perché....?- chiese Tsukishima, disorientato
-Perché tutti i pallavolisti ridono delle battute!-.
I presenti lo guardarono basiti.
-Ti prego Izuki, sparati- commentò il ragazzo occhialuto, portandosi una mano al viso, nascondendolo.
Kitsune sbatté le palpebre un paio di volte, per assicurarsi di non essere stata l'unica ad aver sentito quella pessima freddura, mentre Hyou lo ignorò direttamente, osservando i tanti ragazzi, i troppi ragazzi che vi erano lì dentro.
-Lei chi é?- domandò Shoyo alla sorella, saltellando sul posto.
-Questa sottospecie di nana è- ma fu interrotta da una voce.
-Hyou chan-.
-Ma che diavolo....?!- le ragazze, una di fianco all'altra fecero un salto di quasi due metri, spaventate dalla figura che era appena apparsa dietro di loro.
Si voltarono e si ritrovarono davanti un ragazzino basso, dalla pelle candida e gli occhi e i capelli azzurro accesso.
La ramata sgranò gli occhi nocciola -Di nuovo?! Si può sapere quanto tempo sei rimasto dietro di noi?!-.
L'altra, invece, fu illuminata da un enorme sorriso -Tetsu!- urlò, buttandoglisi praticamente in braccio.
Approfittando del fatto che fosse un poco più alta di lui, appoggiò la testa sulla sua -Tetsu! Mi sei mancato!-.
-Hyou chan, ti sarei grato se non mi stritolassi-.
-Sei sempre il solito- commentò quella, infastidita dal suo essere sempre freddo e distaccato.
-Neh, Kuroko- bofonchiò Taiga, poggiandogli l'intero palmo della mano sulla nuca -Chi è lei?-.
Hyou lo guardò dall'alto, o meglio, dal basso, con aria fiera, anche se doveva ammettere che quella sottospecie di armadio gigantesco, il cui abbondante metro e novanta la superava di una ventina di centimetri minimo, le incuteva un po' di paura.
Infatti era quasi sicura che se mai avesse dovuto prendere un pattone da quel tipo, si sarebbe ritrovata dall'altra parte del globo.
-Il mio nome è Akashi Hyou- si presentò la giovane, salutando con un gesto della mano tutti quanti.
-Akashi... Questo nome non mi è nuovo- ragionò pensieroso uno dei ragazzi con le labbra simili a quella di un felino.
-Koganei kun- si rivolse a lui Kuroko -Lei è la cugina di Akashi Seijuro-.
-Il vecchio capitano dei Miracoli....- commentò un cestista, abbassando lo sguardo.
Tutti i ragazzi che Hyou presupponeva appartenere al club di basket spalancarono gli occhi, guardandola ora con stupore.
-Generazione dei Miracoli, uh?- commentò Kagami -Sappi che annienterò il tuo caro cuginetto, rossa-.
La ragazza sfoderò un sorriso malizioso -Non credo saresti capace di batterlo, nemmeno se dovessi impegnarti con tutto te stesso-.
All'altro pulsò una vena sulla fronte -Che hai detto, nana?-.
-Hyou chan ha ragione, Kagami kun- lo interruppe Kuroko -Al tuo stato attuale non saresti in grado di fare nulla contro di lui-.
-Ritira quelli che hai detto, Kuroko!-.
-Tu, armadio! E tu, nano!- Kageyama guardò prima Taiga e poi Tetsuya -Spostatevi dal campo: devo stracciare quella sottospecie di libero laggiù- ringhiò quindi, rivolgendo un'occhiata glaciale a Kitsune.
-Un libero?- domandò Izuki, alzando un sopracciglio -È quello che salta e butta la palla dall'altra parte?-.
-No: è quello che riceve- gli rispose la ragazza.
-Ah.... Riceve....- bofonchiò Kagami, ridacchiando fra sé e sé -Ma proprio tutto?-.
Non fece a tempo a finire la frase che un pallone gli si stampò secco in faccia, facendogli cambiare il colore della guancia sinistra e rendendolo via via più simile a quello dei capelli.
-Che cazzo fai?!- sbraitò, raccogliendo l'arma usata dalla giovane, in procinto di scagliarla chissà dove.
-Scusa! Non ti avevo visto- commentò lei, abbozzando un sorriso malizioso -Ed ora, alzatore, torniamo a noi-.
Rientrò in campo trotterellando, preparandosi a difendere.
-Questa volta non avrò alcuna pietà- commentò Kageyama -Finora ti ho lasciata fare ciò che volevi al fine di studiare le tue mosse, ma sta pur tranquilla che la partita finirà con la mia vittoria-.
-Ma tu pensa, solitamente sono io quella che si sofferma a studiare gli altri.... A quanto pare si sono invertiti i ruoli- sorrise la ramata.
-Che vorresti dire? Che mi hai studiato per tutto questi tempo?!- stava iniziando ad irritarsi.
In qualche modo quella ragazza lo mandava fuori dai gangheri, anche solamente con lo sguardo.
-Ragazzi, siccome ho l'impressione che tra tre secondi scatenerete l'inferno, potreste cercare di uccidervi senza che ci finisca di nuovo la mia faccia di mezzo?- borbottò Hyou, con sguardo truce.
-Si, ora vattene- tagliò corto Kitsune.
-Mi stai dicendo di togliermi dalle scatole....?-.
-Precisamente-.
La più piccola, seppur sbuffando, raggiunse il club di basket, mentre il coach Ukai correva in direzione dell'amica, per parlarle di chissà cosa.
-Oi nana, come va la testa?- le chiese Kagami, ghignando, mentre si avvicinava a lei.
-Non chiamarmi nana-.
-La sei-.
-No: sei tu quello esageratamente alto-.
-Hyou chan, siediti- sussurrò Kuroko, tranquillamente adagiato sul parquet della palestra, col succo di frutta in mano -Spiegami qualcosa riguardo la pallavolo: sembrerebbe uno sport interessante-.
Il piccolo husky di fianco a lui fece un guaito, come ad attirare la sua attenzione.
Hyou quasi si sciolse, afferrando il cagnolino e stringendolo al petto, saltellando e girando in tondo, immersa in un brodo di giuggiole.
Kagami, spaventato dal cane, si allontanò improvvisamente -Metti giù quell'affare-.
-Non mi dire che hai paura di questo amore!- cinguettò l'altra, quasi rincorrendolo.
-VAI VIA!-.
-Hyou-chan, potresti smettere di sbattere Nigou di qua e di là?-.
La ragazza accarezzò il povero essere con tenerezza e si accomodò accanto a lui, diventando improvvisamente seria.
Il cane le si accomodò sulle cosce e appoggiò il muso sulla sua mano. 
-Tetsuya....-.
-Sì?-.
-Io non frequenterò il Rakuzan.... Non posso farlo, non voglio farlo-.
-Perché?-.
Di sottofondo sentivano le urla disperate di Kageyama, dopo che Ktsune gli aveva segnato l'ennesimo punto a tradimento.
-Credo che tu possa benissimo intuirlo....- sospirò Hyou -Lui è diventato un'altra persona, si crede di essere un semidio o giù di lì ed io questo non posso sopportarlo-.
-Non capisco-.
-Qualcuno deve batterlo, qualcuno deve dimostrargli che è umano, che sbaglia e soprattutto, che non è assoluto-.
Kuroko sorrise, allargando in modo impercettibile gli angoli della bocca, un attimo prima di lanciare il succo di frutta nel cestino più vicino, prendendo, casualmente, in pieno Kagami.
-Oi, Kuroko, dillo che lo hai fatto apposta, sottospecie di nano bastardo!- sbraitò quello.
-Lo sai che ho una pessima mira-.
-E invece mi sembra proprio che tu stia di giorno in giorno migliorando!-.
-Kagami! Invece che pensare a picchiare Kuroko, potresti concentrare tutte le tue forze correndo lungo il perimetro della palestra fino a quando non soffochi- intervenne Riko, tirando un pattone dietro la nuca del diretto interessato.
Il ragazzo dai capelli azzurri guardò la scena con aria indifferente e spostò nuovamente la sua attenzione sulla rossa -Buona fortuna-.
-Grazie per l'incoraggiamento-.
Hyou sbuffò, guardando poi tutti i ragazzi del basket che si muovevano quasi in sincrono nel riscaldamento, scordandosi per un momento che, nelle linee che delimitavano il campo da pallavolo, si stava svolgendo una mini-partita, o meglio, una guerra, e che le probabilità che venisse nuovamente colpita in pieno viso erano altissime.
-Tetsu.... Secondo te potrei unirmi alla vostra squadra?- chiese, pur sapendo che, a dispetto della risposta, avrebbe ugualmente fatto di testa propria.
-Dovresti parlarne con il coach, ma so già che troverai il modo per convincerla-.
-E così tu vorresti unirti a noi, ah?- la voce dell'unica donna del club interruppe la loro conversazione.
Hyou si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con Riko -Sì-.
-E per quale motivazione dovremmo prenderti?-.
-Sai cucinare?- la domanda fuori campo di Hyuga li raggiunse.
-Certo.... Ma cosa c'entra....?- bofonchiò la rossa, alzando un sopracciglio.
-Assunta!- gracchiò il capitano, beccandosi un pattone dalla coach.
-Ti dichiaro in arrosto!- ridacchiò fra sé e sé il numero 4 della squadra, puntando le mani contro la giovane.
-IZUKI, BASTA!-.
















~Angolo Autrici~
*Lucy e Milla entrano saltando la corda*
Kageyama: Si può sapere che diavolo state facendo....?
Milla: Sei cieco?
Izuki: No, è giapponese
Lucy: *gli stringe la colla al collo* non iniziare con le tue pessime freddure!
Izuki: Va bene, però tu vedi di non tirare troppo la corda
Milla: ....tenetemi o lo uccido
*l'intera squadra di basket indietreggia*
Hyuga: Ti ricorderemo per sempre, Shun Izuki
Riko: Con un sorriso sulle labbra
Taiga: E la minchiata sempre pronta per essere sparata
Teppei: Addio amico
Izuki: BASTARDI! *soffoca*
Shoyo: *entra saltellando* Whooooo! Benvenuti cari lettori in questo nuovo capitolo dove il Re del Campo perde la sua corona, facendosi segnare più volte punti favolosi dalla mia sorellina!
Kageyama: Brutto pezzo d'asino, guarda che siamo in squadra insieme
Shoyo: *piagnucola* ah, è vero....
Lucy: *squadra hinata dall'alto al basso, girando la testa a destra e sinistra*
Milla: Che succede....? *cerca di occultare il cadavere di Izuki*
Lucy: Lo so che dovrei smetterla di fare crossover, ma.... Shoyo....
Milla: Sì....?
Lucy: *infila un cappello di paglia sulla testa di Hinata, che nel frattempo si è messo un dito nel naso*
Milla: ....capisco
Lucy: *agguanta Rufy, ovviamente con un dito nel naso, e lo sistema vicino a Shoyo, poi inclina di nuovo la testa* sono così....stupidi....e dannatamente simili
Rufy: *indica Milla* tu la fai la cacca?
Milla: ....
Rufy: CIBO! 
Shoyo: DOVE?! *occhi a cuoricino*
Lucy: ....l'avevo detto io....ho sempre ragione
Akashi: *spunta con un paio di forbici* chi avrebbe sempre ragione?
Midorima: Sejuro, bastardo! Ridammi il mio oggetto fortunato!
Takao: Esatto Sejuro! Ridai la forbice a Shin chan subito! Potrebbe scatenarsi una catastrofe!!
Akashi: *si avvicina a Kuroko, tagliandosi i capelli con molta nonchalance* Tetsuya, mio prediletto, hai trovato una squadra che sappia valorizzare il tuo potenziale?
Midorima: ....
Kuroko: ....
Takao: ....
Taiga: ....
Teppei: ....
Kise: ....
Murasakibara: ....
Tutti: ....
Hyou: ....vuole più bene a Tetsuya che a me
Kitsune: Dai Hyou, consolati....
Hyou: Come potrei....?
Kitsune: Beh....potresti pensare al fatto che hai un piccolo pazzo psicopatico in casa che potrebbe cercare di ucciderti nel sonno *sorride*
Hyou: ....così non mi aiuti
Kitsune: .... Shh, non è successo niente *pat pat pat*
Hyou: Fottiti
Akashi: Io voglio bene a mia cugina OwO
Hyou: ....non voglio dormire a casa stanotte
Akashi: Non ti succederà niente
Kitsune: Ti troverà, ovunque tu sia
Hyou: ....morirò
Kitsune: Molto probabile *annuisce*
Akashi: Ma Daiki dov'è? *si gira attorno*
Kise: C'è un Kisecchi ed un Midorimacchi! Due Kurokocchi! Un Akashicchi reale! Un Teppei un Murasakibaracchi, un Kagamicchi, non manca più nessuno! Solo non si vede l'Aominecchi

"L'unico che può scrivermi sono io"
Cit.

Lucy: *caccia tutti fuori a calci* oh, finalmente un po' di pace
Kuroko: *saluta*
Milla: CHE CAZZ
Lucy: *infarto*
Milla: *lo scaraventa via* Benissimo! Adesso forse potremmo parlare del nuovo capitolo
Lucy: Che dire.... Speriamo vi sia piaciuto e, soprattutto, ci scusiamo per le terribili tempistiche con cui abbiamo aggiornato
Milla: Ma, siccome siamo fuori da ogni grazia di Dio, abbiamo giustamente deciso di mandare avanti due storie
Lucy: Allo stesso tempo
Milla: Ed abbiamo miliardi di impegni in più
Lucy: Quindi scriviamo con moooooolta lentezza....
Milla: Scusateci 
Rufy: *indica i lettori* Loro la fanno la cacca?
Lucy: *lo ignora* Vorremmo in particolare ringraziare Isabel_chan, Eva01 e ELIOTbynight che hanno gentilmente recensito 
Milla: E non dimentichiamo quelle 113 anime che hanno gentilmente letto il precedente capitolo! Speriamo vivamente che continuerete a seguirci!
Lucy: Vi mandiamo un bacione!
Milla: Al prossimo capitolo! *saluta con la manina*
*si spengono le luci*
*tutti se ne vanno*
Voce fuori campo: ROOOOLLING THUNDEEEEEEEEER! AGAIN!

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