Wind Of Change

di pandina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Irish sky ***
Capitolo 2: *** Emma ***
Capitolo 3: *** 3- Dopo la sbronza ***
Capitolo 4: *** Secrets and fears ***
Capitolo 5: *** A man you don't meet every day ***
Capitolo 6: *** With the heart in your hands ***
Capitolo 7: *** Fears ***
Capitolo 8: *** Know how to return ***
Capitolo 9: *** In your arms ***
Capitolo 10: *** Protect your heart ***
Capitolo 11: *** Beyond the door of emotions ***
Capitolo 12: *** Get lost in one another ***
Capitolo 13: *** After a night of love ***
Capitolo 14: *** Heart throbs ***
Capitolo 15: *** Be good to my daughter ***
Capitolo 16: *** Tears on the grass ***
Capitolo 17: *** Dreams and reality ***
Capitolo 18: *** The sword on the head ***
Capitolo 19: *** Decisions ***
Capitolo 20: *** Back Home ***



Capitolo 1
*** Irish sky ***


1- Irish sky


Vista dall'alto, l'Irlanda era un patchwork di campi di siepi, una distesa di valli e colline. Killian Jones, non aveva mai visto tante tonalità di verde in vita sua.

“Sembra una cartolina” mormorò guardando dal finestrino dell'aereo.

“Sembra una gigantesca noia” ribattè la sua vicina di sedile, nella cabina di prima classe.

“Non abbiamo ancora toccato terra e ho già voglia di tornare a casa.”

Casa. Quella parola non aveva un reale significato per Killian.

Casa era un luogo in cui si desiderava fare ritorno. Un luogo dove c'era qualcuno ad aspettarti, a darti il benvenuto. Gli appartamenti infestati dagli scarafaggi e le case mobili, in cui aveva vissuto i primi anni della sua vita non si adattavano certo alla definizione.

Né le successive case d'affido, dall'ultima delle quali, stanco di essere picchiato, a sedici anni era scappato e mentendo sulla propria età si era arruolato in marina. E anche se la marina , grazie al suo compagno d'armi Liam, quasi un fratello per lui, aveva rappresentato l'elemento di maggior stabilità nella sua vita, le navi su cui aveva prestato servizio non si potevano certo considerare case.

Il sole che si rifletteva nell'acqua sotto di lui, era abbagliante. Killian si schermò gli occhi con una mano.

“La noia è relativa, A me questo sembra più il paese di Dio”

Non appena pronunciate quelle parole però, rimpianse di averle dette. E si chiese da dove diavolo fossero venute.

L'inconfondibile risata sexy di Milah Rumple rivelò che la donna era sorpresa quanto lui.

“Strane parole per un ateo dichiarato come te, mio caro”

Killian forzò una risata, mentre dentro di lui, qualcosa di indefinito, si agitava, una strana sensazione che sfuggiva ad ogni etichetta.

“Ok ho esagerato. Ma devi ammettere che il panorama è bellissimo.”

“Certo che è bello” convenne l'attrice . “L'hai detto anche tu, da cartolina. Come uno di quegli opuscoli da agenzia di Viaggio. Buon Dio! Ho come la sensazione che l'intero paese si rivelerà un clichè vivente”
E fingendo un drammatico brivido, allacciò le dita a quelle di lui, con la famigliarità tipica dell'ex amante.

“Magari c'è qualcosa d'altro” Si voltò a guardarlo con ironia, quell'ironia pungente che a Killian era sempre piaciuta. “Forse sono le tue radici irlandesi che ti chiamano”

“Ne dubito fortemente” Era uno dei migliori scrittori di trhiller sul mercato, ma nemmeno lui avrebbe concepito un'idea tanto terrificante.

-Le radici ti tengono legato e non riesci a liberartene mai, piccolo mio- Erano le uniche parole di sua madre Angie, di cui avesse fatto tesoro.. ventiquattr'ore dopo quella dichiarazione , da ubriaca, Angie morì. Del funerale ricordava solo lui e il prete cattolico che lo sceriffo era riuscito a trovare. La sua vagabonda madre lo aveva portato fin nel Nevada e lo aveva lasciato solo in un paese troppo grande per lui.

Quel ricordo gli faceva ancora male.

E anche Milah sembrò capirlo, tanto che si mise a ritoccarsi il trucco, senza avviare ulteriori conversazioni.

Il carrello toccò terra e Killian sentì l'intero corpo contrarsi. L'ansia si attorcigliò dentro di lui come un serpente velenoso, ricordandogli l'estate dei sue nove anni, quando aveva sbarrato il cuore per tenere a bada i mostri.

Salutò l'equipaggio forzando un sorriso.

Sarebbe andato tutto bene. Ma già nel tunnel di sbarco , sentiva una vocina interiore che gli bisbigliava - qui vivono i draghi , i coccodrilli... -

“Non posso credere che ci sia stato un tale disguido nelle prenotazioni” Si lagnò Milah, aspettando le valige. “Come hanno potuto non prenotarti l'Hotel?”

“Me lo hanno spiegato. Per qualche errore il mio nome non figurava nella lista del cast”

“Ma sei lo sceneggiatore santo cielo!”

“Scrittore, per favore. Ho accettato questo lavoro, solo perchè sono stanco di vedere come Hollywood massacra i miei libri. E guarda forse è meglio che si siano sbagliati... Sto lavorando ad una nuova storia e mi sarà più facile concentrarmi se alla sera, torno alla fattoria Nolan-Swan, invece di venire a folleggiare con voi”

Milah mise un broncio scherzoso

“Una volta ti piaceva folleggiare con me”

“Erano bei tempi...” si era irrigidito e lei lo aveva notato immediatamente

“Santo cielo caro! Sembri un lupo che ha annusato una trappola!Non temere non voglio una relazione a lungo termine. Pensavo solo che essendo bloccati in questa noiosa campagna per quattro settimane, potevamo cercare di passare il tempo nel migliore dei modi”

A Killian piaceva Milah. Molto. Intelligente , brillante. Un piacere per gli occhi e una tigre a letto. Ma il suo motto era: mai guardarsi indietro.

“Non credo sarebbe una buona idea...Non che non sia tentato” era in imbarazzo evidente e si grattò dietro l'orecchio, gesto tipicamente rivelatore E lei rise nuovamente, una calda risata sensuale.

“E' il rifiuto più carino che abbia mai ricevuto. Non ho mai visto nessuno bravo come te nell'arte del mordi e fuggi. Per questo mi sei sempre piaciuto. Perchè noi due siamo uguali. Non sogniamo un futuro romantico o finchè morte non ci separi. Siamo per il qui ed ora. Tu ed io mio caro, siamo della stessa razza.”

Era inutile negare l'accusa. Perchè era la semplice e pura verità

Recuperati i bagagli, Milah s'infilò in una toilette e lui si trovò la strada bloccata da una falange di reporter. Gli chiedevano di tutto, da dove avesse tratto l'ispirazione per scrivere La Signora del Lago, se fosse una mostro, se avrebbe messo aut aut alla sceneggiatura. Poi quella domanda

“Farà ricerche sul ramo Jones della sua famiglia mentre si trova in Irlanda?”

“NO!” Secco, perentorio. Con gli occhi divenuti due lastre di ghiaccio.

“Se non avete altre domande...”

“Io ne avrei una” Un giovane giornalista.

“La protagonista femminile del suo romanzo, si ispira ad una donna vera?Magari conosciuta in Irlanda in una sua visita precedente?”

“Questa è la mia prima visita nel vostro paese. E la Salvatrice è un personaggio totalmente immaginario”

L'eroina di questo suo ultimo romanzo era diversa da tutte le donne che Killian aveva incontrato. Ottimista anche se il suo passato l'aveva fatta soffrire, dura ma dal cuore tenero, virtuosa in modo quasi ridicolo e straordinariamente coraggiosa.

Pur sapendo che era frutto della sua immaginazione, Killian era rimasto affascinato da lei.

Di solito appena finito un libro, si concentrava già sul successivo, ben contento di liberarsi dei personaggi a cui aveva incominciato ad annoiarsi. Ma con la giovane madre vedova questo non era accaduto. Le era rimasta nel cuore.

Con la coda dell'occhio vide arrivare Milah e presa per un braccio disse

“A proposito della Salvatrice, ecco a voi Miss Rumple, che sono certa saprà renderla splendidamente!” Disse ai giornalisti.

Le sussurrò poi

“Tutti tuoi mia cara...” e mentre quelli iniziavano a tempestare di domande la nota attrice, lui si defilò.

 

Dato che non avrebbe alloggiato in paese con gli altri, Killian aveva affittato un'auto e dopo aver chiesto indicazioni alla bella rossa dello sportello dell'autonoleggio per raggiungere Castlelough, si mise alla guida.

Un'ora emmezza dopo, Killian capì di essersi perso.

Aveva percorso le indicazioni in modo maniacale, ma le miriadi di strade e stradine tutte così dannatamente uguali, dovevano averlo confuso.

Guardò il cielo, d'un plumbeo degno del miglior diluvio.

Irlanda terra di santi e miracoli...

Ma non per lui a quanto pareva. Poi dal nulla ecco sbucare un anziano con il suo gregge di pecore.

“ Si è perso vero?”

“E' così evidente?” l'anziano sorrise

“Beh è passato di qua circa un'ora fa... E' uno di quelli film vero?” Killian decise che era inutile negarglielo e grattandosi la nuca annuì.

“Sì” e si aspettò la solita miriade di domande.

Ma l'uomo fece una smorfia e gli chiese la cartina.

“Questa cartina è peggio della birra che servono al The Rabbit Hole, ci credo che si è perso! Non ci hanno messo nemmeno una delle nuove rotonde!”

Killian lo immaginava che fosse colpa di una di quelle maledette rotatorie!

L'uomo si mise a spiegargli la strada, solo che le spiegazioni irlandesi erano a dir poco...fantasiose.

“Dopo essere tornato indietro vedrà un cartello verde, ecco lo ignori. Vada avanti fino alla statua della vergine Maria. Lì troverà l'indicazione per Brannan, non è lì che deve andare. Più avanti vedrà un pilastro mezzo rotto ecco lì si fermi, guardi che nessuna mucca o pecora passi e potrà andare dritto. Troverà Castlelough”

Considerando il numero di pilastri stradali incontrati, non era sicuro fosse un gran punto di riferimento.

“Grazie è stata molto gentile”

Killian era quasi arrivato alla macchina quando l'uomo lo chiamò

“Ovviamente il cartello potrebbe non dire Castlelough...”

Lo scrittore ebbe un moto d'irritazione. Cominciò a credere che la terra dei suoi avi, potesse essere uno choc culturale più forte del previsto.

“E cioè?”

“Potrebbe dire Dabhac , naturalmente scritto in gaelico...”

E se ne andò seguito dalle sue pecore.

A Killian non rimase che mettersi in moto e votarsi , affinchè San Patrizio lo aiutasse a trovare la strada.

 

Ciao a tutti! per la prima volta mi cimento in una storia sui CaptainSwan, non inerente con la trama della serie.E mi rendo conto che non è per niente semplice, soprattutto cercando di mantenere quella che è l'ideologia dei personaggi

Questo primo capitolo, ha cercato di mettere in luce la natura un po' complicata di Killian Jones, che pian piano impareremo a conoscere sempre meglio.Nel prossimo invece faremo la conoscenza con la giovane vedova Emma Swan .

Spero di avervi un po' incuriosito.

PS: Ringrazio Cristina per avermi suggerito come titolo la splendida canzone degli Scorpions  
https://www.youtube.com/watch?v=n4RjJKxsamQ
A presto

Gra

 

 

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Capitolo 2
*** Emma ***


2- Emma

Nota: Leggendo vedrete l'inserimento di nuovi personaggi,alcuni di loro sono totalmente diversi da come sono nella serie e anche i loro vincoli di perentela sono cambiati. Spero vi piacciano ugualmente

 

La notizia dell' arrivo del cast aveva percorso Castlelough, alla velocità della luce.

Non c'era negozio, taverna o ufficio postale che non ne parlasse .

Ed Emma ne era già stanca.

Si era fermata da Granny's per bersi una cioccolata calda con sua cognata Elsa e mentre l'aspettava guardava Ruby civettare con il fattorino che stava consegnando una cassa di bibite e si sentì molto più vecchia dei suoi trent'anni.

Non potè fare a meno di rivedersi nella giovane e ripensò con dolcezza e malinconia al periodo in cui Neal aveva corteggiato lei.

Neal Cassidy, che era cresciuto nella fattoria che confinava con la sua , era diventato, ai suoi occhi, un uomo bello e audace come un antico guerriero. Dopo aver passato alcuni anni a Boston era tornato nella sua vita con l'impeto di un ciclone, alleviando in lei la perdita recente della madre. E per questo gliene sarebbe stata grata per sempre.

Emma guardò fuori dalla finestra e vide le betulle che stavano mettendo le foglie.

Era primavera quando Neal fece l'amore con lei la prima volta e lei gli si era affidata senza il minimo timore. Quegli struggenti ricordi erano ancora vivi in lei.

La voce di Elsa, la fece sobbalzare

“Ho sognato tua madre sta notte” Dandole un bacio, si tolse il foulard dal collo e si mise a sedere ordinando un Irish coffee .

Emma non fu particolarmente colpita dall'affermazione di sua cognata.

Il fatto che sua madre Mary Margaret, fosse morta, non impediva a lei o a Elsa di parlarle.

Sì esatto ,lei parlava con sua madre.

Traeva conforto da questo e non si curava troppo se gli altri la ritenessero stramba. Ovviamente Emma non riceveva risposta, tranne che nella sua mente, ma era certa con con sua cognata le cose fossero diverse.

Fin da bambina Elsa aveva avuto il dono della veggenza. Lì in Irlanda non era strano.

"Tua madre dice che tu hai bisogno di un uomo” disse sicura la bella bionda, spostandola sua lunga treccia da una spalla all'altra.

Emma non potè fare a meno di sorridere e nel caso sua madre stesse origliando, scandì bene le parole.

“Di uomini nella mia vita ho già David, Peter ed Henry, se ne aggiungiamo un quarto non sopravviverò!”

Dopo un lungo sorso di caffè bollente Elsa , fece un cenno con la mano, come se la cosa non avesse alcuna importanza.

“Non credo che tua madre si riferisse a tuo padre, a tuo fratello o a tuo figlio. Lei vuole che tu ti trova un marito. Qualcuno con cui condividere i pensieri e il letto e , dato che tu non ti dai fare, ha detto che ci penserà lei.”

Emma guardò la cognata con ironia.

"E chi mi troverà mia madre? Conosco tutti qui e onestamente nessuno di loro credo potrebbe diventare un probabile marito!” Disse la frase con allegria, ma in realtà sapeva che gli uomini irlandesi, per quanto affascinanti, non sempre erano tra i mariti più facili. E sospettava che Elsa ne sapesse qualcosa.

“Tesoro ci penserà lei vedrai! E dimmi dunque oggi arriverà il grande scrittore? Non vedo l'ora di conoscerlo, avrei un paio di cosine da suggerirgli...” Emma per poco non si strozzò con la cioccolata.

“Per carità divina, Elsa! Quando LO CONOSCERAI per favore non farlo scappare a gambe levate!” La cognata era una delle donne intellettualmente più brillanti che lei avesse mai conosciuto. Ma era di una schiettezza allucinante. Con una parola era capace di tagliare le gambe a chiunque.

Sbuffando Elsa finì il suo caffè.

“Stai tranquilla, non farò scappare nessuno! Andiamo dai, così finirai di comprare il necessario per la cena!” Pagarono e si avviarono verso i negozi del piccolo centro.

Entrarono nella macelleria dei Booth.

“Salve ragazze! E' sempre un piacere vedere due fate dei boschi aggirarsi in paese!”

Marcus Booth conosceva le due donna da sempre e le avrebbe considerate delle ragazze fino alla morte.

“Salve Marcus! Avrei bisogno del tuo miglior spezzatino di montone” disse Emma sorridente.

“Detto fatto mia cara! Allora vuoi prendere per la gola il pezzo grosso americano eh? Non potrà certo resistere alle tue prelibatezze!”

La donna scosse la testa ridendo.

“E dimmi, come sta August?” August , l'uomo che una volta, in quella che le sembrava un'altra vita e a dispetto di tutte le preoccupazioni per la sua anima, le insegnò a baciare.

Le suore del Liceo erano state ben chiare - Un bacio alla francese fa sorridere il demonio!-

Anche se Emma non aveva avuto intenzione di far sorridere satana, tre anni dopo quella lezione, i baci di August Booth si erano rivelati così eccitanti da farle rischiare i tormenti dell'inferno più di una volta..

“Gli hanno offerto un posto alle Scuderie Nazionali, sono orgoglioso di lui!”

“Non è peccato essere orgoglioso di un figlio”

Su questo Emma aveva le idee ben chiare.

“E tua madre mia cara sarebbe molto, molto orgogliosa di te” disse Marcus guardandola negli occhi, affettando la carne.

“Tutti qui sapevamo quanto ci tenevi a studiare ad Oxford e sapevamo che avresti fatto la felicità dell'intera città laureandoti, ma non ci fu tempo. Quando la tua povera mamma morì , tu abbandonasti subito gli studi”.

La ragazza abbassò gli occhi

“Qualcuno doveva pur occuparsi dei bambini” E di papà ,pensò, ma non lo disse.

“Ho sempre pensato fosse una responsabilità troppo grande per una ragazza così giovane. Una bambina che alleva bambini, ecco cos'eri. Ma David, pover'uomo non era in grado di prendersi cura di sé stesso, figuriamoci dei figli. Considerando quanto devi esserti sentita sola, non c'è da stupirsi che tu ti sia invaghita di Neal Cassidy, quando tornò dal Nuovo Mondo pieno di lustrini e trofei.”

“Io amavo Neal!” Dichiarò Emma con fermezza.

Il suo amore per il suo esuberante marito, che prometteva di diventare un vero asso del rugby, era stato l'unico punto fermo della sua vita. E se non lo avesse sposato, non sarebbe nato Henry, l'altro grande amore della sua vita.

Poi Neal rimase ucciso in una stupida corsa in auto con alcuni compagni di squadra .Ed era iniziato il periodo peggiore per lei.

“Mia cara non va bene che una donna resti sola tanto a lungo, soprattutto con dei bambini da crescere”

“Amen Marcus, Amen!” La voce di Elsa si alzò chiara ed Emma le lanciò un occhiataccia

“Me la cavo... ed ora dimmi quant'è che devo andare a preparare lo stufato con le patate”

Non desiderando più discutere della sua vita amorosa, Emma pagò, fece per andarsene, quando Marcus le allungò un sacchetto.

“Tieni prendi, alcune salsicce, Henry ne va matto. Sei una brava madre Emma Swan!” e con una pacca sulla spalla la sospinse fuori dal negozio.

Elsa andò verso la sua auto.

“Vedi tesoro tutti qui in paese ti vogliono felice, ascolta noi e anche tua madre, che sono sicura sa quel che fa” disse l'amica ammiccando verso una vetrina.

Emma guardò nella sua direzione.

L'immagine del Libro di Killian Jones, La Signora del Lago, faceva capolino dal vetro e a fianco lo stesso libro, ma girato sul retro dove due enormi e profondi occhi azzurri sembravano guardarla anche attraverso la carta patinata della copertina.

Si riscosse. Diede un bacio alla cognata e salì sul suo maggiolino giallo, avviandosi verso casa.

Una volta arrivata ripose la spesa nella credenza e iniziò a tagliare le verdure per lo stufato. Poco dopo il rombo inconfondibile della vecchia Cadillac di sua nonna, la avvisava del ritorno a casa dell'anziana signora, che era andata a prendere i suoi fratelli e suo figlio a scuola ..

“Cia...” Non riuscì nemmeno a finire il semplice saluto che la casa si riempì di urla e baccano.

“Basta lasciami in pace!!” urlava Wendy verso il fratello Peter, che buttando lo zaino a terra, afferrò una mela dal cestino della frutta, ridendo a crepapelle.

“Come siamo suscettibili!” La prese in giro.

E per risposta la ragazzina si tolse una scarpa e gliela lanciò contro, andando a finire contro il frigorifero.

“EHY!!” Urlò Emma.“Si può sapere che succede?!? “ chiese ai due.

“Ma nulla! Wendy è una povera credulona”, disse Peter continuando a ridere

“Brutto idiota” E la ragazzina si scagliò contro il fratello.

“Adesso basta!” li divise Emma

“Peter va a cambiarti e vedi di andare a dare un'occhiata agli animali. E tu signorina adesso ti calmi” .

Mentre tornava a preparare la cena, osservò la sorella. Una tipica sedicenne, alta magra, molto carina, ma avrebbe preferito che non adottasse quello che a Dublino veniva chiamato Look gotico. Abiti neri da esistenzialista, la cipria bianca e le labbra viola che Wendy adottava fuori da scuola, non le donavano affatto.

In silenzio si avvicinò anche Henry , che da dietro abbracciò la madre.

“Ciao mà. Credo che Colin abbia spezzato il cuore a Wendy” annunciò, mettendosi poi a giocare con Maeve, l'enorme terranova.

Emma guardò il figlio, i suoi occhi verde scuro, i capelli castani come quelli di Neal e provò il famigliare moto d'amore che sempre aveva ogni volta che lo guardava. Gli ravvivò un ciuffo scuro che gli ricadeva sulla fronte.

“Vai fuori a giocare con Maeve, le ho preso un bell'osso da Marcus e fai una bella corsa con lei. Mi occupo io di tua zia.”disse.

“Grazie mamma!” Henry corse via come un fulmine, ben contento di lasciare i discorsi sulle pene d'amore agli altri.

Nel frattempo anche Cora entrò in cucina e si sedette al tavolo sbuffando. Sua nonna non era tanto alta, ma era ancora una bella donna e nonostante l'età i suoi occhi scuri erano vivaci  e i capelli non avevano perso la sfumatura d'oro rosso.

“Allora ragazzina dicci un po' cosa ha combinato Colin questa volta” fece la più anziana tra le tre .
“Ha invitato Grace al ballo di primavera! Ecco cosa!” urlò quasi la giovane
“Tutto qui?Ci sono ancora tre settimane prima del ballo, forse cambierà idea” Disse Cora.

“Voi non capite! Non capite!L'unico motivo per cui mi ha mollata per Grace è che lei va a letto con tutti” Eccola di nuovo l'eterna questione del sesso. E solo adesso Emma si rendeva conto del perchè all'epoca in cui lei usciva di nascosto con August, sua madre fosse tanto preoccupata.

“Tesoro, quando sarai con un compagno che ami veramente, ti guarderai indietro e sarai contenta di non essere andata con un altro” Sentenziò saggiamente Cora.

“Io non mi sposerò mai! Mi farò suora!” disse la ragazza asciugandosi le lacrime.

Emma le si avvicinò dandole un bacio sui capelli.

“Certo che ti sposerai, e non ti farai suora”

“Beh avrebbe già il guardaroba adatto” disse Cora allegramente.

“Ecco vedi , VEDI!! Tutti sareste felici se io diventassi una maledetta suora e me ne andassi.!!” Wendy scattò in piedi, facendo cadere la sedia e corse via.

“Dai una mano a questi giovani e ti vogliono prendere l'intero braccio...”

“Nonna per favore...” Emma era esausta. La cena ancora da preparare, la casa in subbuglio, sua sorella in crisi, suo padre che non era tornato a casa e tra poco lo scrittore americano sarebbe arrivato .

Ripensò alle parole di Marcus e gli diede ragione su una cosa : allevare i due figli minori di sua madre insieme al proprio, e allo stesso tempo badare al padre, che non era altro che un bambino troppo cresciuto, era tutt'altro che facile.

La giovane vedova alzò gli occhi al cielo, che le fece notare la grande macchia d'umidità sul soffitto. Bisognava proprio far riparare il tetto.

“Sarebbe davvero bello, mamma, se potessi darmi un piccolo aiuto...” Mormorò a quel punto e sperando che la risposta non si facesse aspettare troppo.

 

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Killian provò un senso di trionfo davanti al cartello che gli diede il benvenuto a Castlelough.

“Decisamente mi ci vuole un caffè” si disse notando l'insegna del pub Granny's . Lì avrebbe chiesto indicazione per la fattoria Swan-Nolan.

L'interno del locale era esattamente come se lo aspettava: muri foderati di legno scuro, scaffali pieni di bottiglie che scintillavano come il bottino di un pirata, alla luce di lampade di ottone.

Appena gli occhi si adattarono alla penombra, Killian distinse tre uomini seduti al bancone e altri ai tavolini. Come vi s'inoltrò, tutti si voltarono verso di lui.

“Bella giornata vero?” gli disse un ometto. Poi guardandolo fisso esclamò

“Lei deve esser Killian Jones!”

“ E lei chi è, un indovino'” gli rispose accennando un sorriso.

“Chi non lo è da queste parti! No, ho solo riconosciuto il suo viso dalla foto pubblicata sulla copertina dei suoi libri. Mio figlio Archie li ha letti tutti! E quello sul drago che si trasformo in una donna dai lunghi capelli neri, è il suo preferito. Il nostro David qui ha visto una di quelle creature! “ Rivelò l'uomo.

Killian pensò fuggevolmente, che il padrone della fattoria si chiamava anche lui David...

“Eccomi qui signor Jones! David Nolan, per servirla! Non è una fortuna sfacciata che lei si sia fermato proprio qui da Granny's? “ Disse l'uomo presentandosi e allungandogli la mano.

“Una straordinaria coincidenza” Ammise lo scrittore ricambiando la stretta.

“Ma la fortuna più grossa, signor Jones, lei l'ha avuta alloggiando a casa di David!” Disse l'uomo che lo aveva riconosciuto per primo.

“Si da il caso che lui sia il miglior narratore e conoscitore di leggende di tutta l'Irlanda!”

Killian sorrise incuriosito e guardò l'uomo che lo avrebbe ospitato nella sua fattoria

“Davvero ha visto una di queste leggendarie creature?” Chiese a David

“Certo che l'ho vista” Come vedo lei ora! E non solo la donna -drago, ma anche la Signora del lago! Ma prima... Ehy Ruby! Una pinta qui, per il mio ospite! E un giro anche per gli altri! Aranciata per i minorenni” Ordinò con voce tonante.

Ma proprio mentre Killian stava per ringraziarlo, un giovane uomo, con un viso squadrato e uno sguardo duro come pietra, si alzò brusco e annunciò:

“Io non bevo con certa gente! Non ho invitato nessun fottuto americano alla mia fattoria. Maledetti stranieri!”

David cercò di placarlo, vedendo che l'uomo stava deliberatamente cercando di provocare una zuffa.

Killian non reagì minimamente e così tutti gli altri, tanto che , scolando il suo whisky tutto d'un fiato uscì dal pub sbattendo pesantemente la porta.

“Non fare caso a Will Scarlett, ce l'ha con il mondo intero, Dio solo sa perchè” gli consigliò David, passando amichevolmente a dargli del tu.

Un boccale fu spinto davanti a Killian e Nolan alzò il proprio

Slainte! Alla salute!” Tradusse dal gaelico

E Jones ricambiò il brindisi

Dopo un lungo sorso, David si lanciò in uno dei suoi racconti sulla mitologia irlandese.

Lo scrittore ascoltava rapito, arrendendosi all'alchimia delle sue parole e al vellutato sapore della Guinnes.

 

 

Emma non era ansiosa per natura, ma cominciava a preoccuparsi, non ricevendo notizie né di Killian Jones , né di suo padre.

Henry era a letto da un po'. Wendy aveva smesso di piangere e la musica di sottofondo che arrivava dalla stanza di Peter, indicava che il ragazzo stava studiando.

Alla fine Emma si decise a togliere lo stufato dal fornello e lo mise nel frigo.

Il cellulare del padre era spento, cosa piuttosto frequente dato che lui odiava tutto ciò che era tecnologico.

Cora tentava di rincuorare la nipote, ma i suoi discorsi non facevano che accrescere la preoccupazione di lei.

“Temi possa aver avuto un incidente? Lo scrittore intendo. Gli americani non sono abituati alla pioggia battente e alle nostre stradine strette”.

Un brivido percorse Emma.

“Non ci avevo pensato...” poi finalmente i fari di un'auto, illuminarono il viale.

“Finalmente!” Corse ad aprire e si arrestò di botto

“E' il sergente Graham” disse con voce incerta.

Cora mollò il lavoro a maglia e raggiunse la nipote, cingendole le spalle

“Buona sera Cora” Il sergente si toccò la tesa del cappello scuro.

“Ciao Emma. Ruby mi ha chiamato per dirmi di andare a prendere tuo padre e il suo amico americano da Grenny's” la giovane vedova guardò stranita le due figure barcollanti scendere dall'auto. Dall'andatura dovevano essere piani di alcool fino alle tonsille.

“Grazie Graham” Disse piano la donna

“Nessun problema Emma. Lo sai che per me è sempre un piacere fare un salto qui da voi e salutarti” disse il sergente con uno schietto sorriso, sotto i baffi castano chiari. Così dicendo, posò sotto il portico le valige dello scrittore.

Anche Emma sorrise all'agente che conosceva da tantissimi anni e non potè fare a meno di ripensare alle parole della cognata, sul fatto di avere un uomo, beh forse a Castlelough qualcuno interessato a lei c'era...ma il pensiero le scivolò via immediatamente dalla testa come sentì il braccio del padre che le cingeva le spalle per sostenersi.

David stampò un bacio sulla gota della figlia e poi sorrise a Cora

”Buonasera mamma cara”

“Non chiamarmi mamma cara! Non quando torni in questo stato!” la donna aveva le mani sui fianchi.

“Non potevo lasciare che il nostro ospite non avesse un degno benvenuto nella terra dei suoi avi” Biascicò il figlio, agitando la mano libera, verso l'uomo alto , a pochi passi da lui.

“Questo è Killian Jonse, il famoso scrittore americano. Killian ti presento Cora, la mia adorabile madre dalla lingua tagliente e la mia deliziosa figliola, Emma”.

“E' un piacere conoscerla signor Jonse” Disse Emma cortesemente, ma con una nota d'irritazione nella voce

“Temevamo avesse avuto un incidente”

“Mi dispiace, non ho giustificazioni, se non quella di aver perso la nozione del tempo”

La voce di Killian era ancora più impastata di quella di David.

“E' facile quando mio figlio inizia a raccontare le sue storie, almeno nessuno dei due si è messo alla guida” Con quelle parole di assoluzione , Cora si voltò e rientrò in casa.

A Emma venne da ridere nel vedere i due uomini seguirla miti come agnellini.

Una volta in salotto la ragazza osservò meglio Killian Jonse.

Dava l'impressione di una persona tormentata, che si nascondeva dietro la facciata da duro. Viso regolare, nascosto da una ispida barba incolta. La traccia di una cicatrice bianca sullo zigomo gli dava un'aria vagamente piratesca. I suoi occhi erano azzurri, ma di un azzurro impenetrabile , come il mare in inverno.

Nonostante il viso corrucciato, la foto dietro la copertina dei suoi libri, lo faceva apparire intellettuale e sofisticato, forse perchè indossava degli occhiali .

Ma non c'era nulla di sofisticato in quell'uomo.

Vestito con Jeans, maglietta e giaccone di pelle nera, era asciutto, eppure s'intravedevano i muscoli sotto la t-shirt aderente.

Emma aveva conosciuto uomini più grossi di lui, ma nessuno così fisicamente imponente e che, nonostante la sbronza, irradiasse tanta maschia energia.

Assurdamente provò il desiderio di buttarlo fuori da casa sua.

Poi di nuovo le parole di Elsa sul fatto che sua madre intendesse mandarle un uomo.

-Mamma, dimmi che non è opera tua!- implorò in silenzio.

“Vorrà andare subito a letto immagino” Emma lo disse senza rivelare nulla del suo tumulto interiore.

Killian la percorse da capo a piedi con una lunga occhiata allusiva.

“E' una proposta allettante... “ Mormorò solo per le sue orecchie.

La sua voce come seta, velata da una nota d'ironia. L'accenno di un sorriso.

“Ubriaco com'è , ho il sospetto che sarebbe al di sopra delle sue capacità, Signor Jones!” Sibilò lei ad occhi socchiusi.

“Io non ci scommetterei la fattoria, se fossi in te dolcezza”

Troppo aggressivo.

Troppo pericoloso.

Troppo maschio!

Emma si sforzò di mantenere a freno la lingua da una risposta tagliente.

“Ti mostro la stanza” Disse passando anche lei automaticamente al tu. Ma vedendo che l'americano appariva più instabile di suo padre, la ragazza non ebbe altra scelta che mettergli un braccio attorno alla vita per sostenerlo. Lui salutò David e Cora, scusandosi ancora.

Si appoggiò poi a lei e le passò un braccio intorno alle spalle con un gesto molto sciolto per un uomo che aveva bevuto troppo.

La strettezza delle scale, li costrinse a salire coscia contro coscia. Emma ebbe l'impressione di toccare un pezzo di acciaio, duro e inflessibile.

“Dio come sei morbida...” Killian chinò la testa e la strofinò il naso contro il suo collo.

“E profumi di buono” Era pronta a scommettere che diceva così a tutte le donne.

“ E tu puzzi di rum e birra” Lui si accigliò però sorrise.

“Tuo padre è un narratore straordinario, lo ascoltavo e non mi accorgevo di bere”.

Anche lei sorrise.

“Non fatico a crederci”

I loro occhi s'incontrarono e lo sguardo di divertita complicità che si scambiarono, presto si trasformò in una consapevolezza sensuale così forte , che Emma provò l'improvviso impulso di stringersi tra le braccia. Non riusciva a capire se quel desiderio provenisse da un istinto di auto protezione o da un bisogno ancora maggiore di sentire il tocco di mani rassicuranti sul corpo.

Killian invece sembrava arrabbiato. Si tolse il giubbotto lo lanciò su una sedia e si buttò sul letto.

“Ti ricordi cosa ho detto prima riguardo al fatto di andare a letto insieme? Ho deciso: io non verrò a letto con te!” La voce non sembrava più nemmeno impastata dall'alcool.

Emma s'incendiò come un fiammifero.

“Perchè immagino che questa sia una decisione che spetta solo a te vero...”

Dannazione quest'uomo iniziava farla irritare

“Se lo volessi, sarebbe sicuramente una decisione mia “. E ancora quel suo sorrisetto e quelle sopracciglia che si alzavano insolenti

“Tu ottieni sempre quello che vuoi?” Era una sfida ed Emma era curiosa

“In materia di donne? Sempre! Ma non preoccuparti amore, tu non sei il mio tipo”

Emma provò un irrazionale moto di irritazione femminile.

“Che coincidenza” Disse in tono sbrigativo

“Nemmeno tu sei il mio” Trattenne il fiato appena ebbe finito di parlare, quasi si aspettasse di essere incenerita da un fulmine , lanciato da una mano divina, per una bugia così sfacciata.

Killian inarcò un sopracciglio.

“Allora non dovremmo avere nessun problema, giusto?”

“Neanche uno” Emma si avvicinò alla porta e spense la luce.

“Buonanotte Jonse”

“Buonanotte Swan” e aveva già cominciato a russare prima che lei chiudesse la porta.

Andò in camera, si preparò per la notte e s'infilò nel letto. Iniziò a rigirarsi, era stanca eppure sembrava che il sonno non volesse arrivare. Continuava vedersi davanti due occhi azzurri, profondi e misteriosi.

Accidenti a lui!

L'unica sua consolazione era che l'indomani Killian Jonse, avrebbe avuto un mal di testa feroce.

 

Ciao a tutti!

Grazie mille a tutti quelli che sono passati, letto e a chi ha anche recensito, le vostre oarole mi fanno sempre tanto tanto piacere!

E così abbiamo conosciuto Emma e alcuni altri componenti della famiglia. E abbiamo assistito al primo incontro/scontro tra i due.

Spero davvero di non aver deluso le aspettative. Fatemi sapere .

Un abbraccio

Gra

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Capitolo 3
*** 3- Dopo la sbronza ***


3- Dopo la sbronza

 

Killian si svegliò al cinguettare degli uccellini, cosa per lui assolutamente inusuale.

Alzandosi sentì una fitta terribile alla tempia

Eppure nonostante l'atroce emicrania , la prodigiosa quantità di alcool che aveva bevuto non gli aveva offuscato la memoria.

Ricordava tutto della sera prima, compresa la figura da perfetto idiota, che aveva fatto con Emma Swan.

Tra le fantastiche storie di guerrieri, spiriti soprannaturali e figure mitiche, David aveva parlato con eloquenza della giovane figlia vedova.

Killian aveva pensato che fosse un uomo incline all'esagerazione.

Ma non appena era sceso dall'auto della polizia, la sera prima,aveva capito che forse David non solo non aveva esagerato, ma anzi era stato troppo modesto con lei.

 

Il viso angelico di Emma Swan, incorniciato da una nuvola di capelli biondi, aveva evocato nella sua mente quello di una dea celtica .

Il nasino cosparso di lentiggini. Gli occhi erano dello stesso verde delle colline d'Irlanda. E la bocca!

Dio!

Nell'istante in cui aveva posato lo sguardo su quelle morbide labbra prive di rossetto, era stato travolto dal desiderio di baciarle.

Killian non aveva la minima intenzione di scusarsi per aver avuto un moto di attrazione fisica . Il modo in cui l'aveva esternata era però imperdonabile.

Certo, c'era stato l'istante in cui aveva colto una risposta sensuale negli occhi di lei E forse qualcos'altro.

Qualcosa a cui lui non riusciva a dare un nome.

Innocenza forse?

Di qualunque cosa si trattasse, l'istinto lo aveva avvertito che Emma Swan, sarebbe potuta essere una fonte di guai, grossi guai.

“La vedova è off-limits per te amico!” borbottò.

Aveva appena pronunciato quelle parole, quando sentì un mugolio.

Spaventato si alzò sul letto e si trovò ad osservare un paio di dolci occhi marroni.

“O tu sei il più grosso cane d'Irlanda, o hanno parcheggiato una Limousine ai piedi del letto”.

Il cane tese le orecchie.

Killian fece per accarezzarlo ma lei si ritirò.

“Ehi piccola che c'è? Hai paura? Non temere voglio solo farti una carezza. Ecco così, vedi? Vedi che ti piace.” Sembrava incredibile, ma l'enorme Terranova si faceva coccolare come un cucciolino.
Killian scese dal letto e andò in bagno per farsi una doccia.

Quando tornò trovò il cane nella stessa posizione di quando lo aveva lasciato.

“Che dici, andiamo a fare colazione?” Quando la grossa coda iniziò a battere, lui capì di aver trovato il suo punto debole

“Colazione è la parola magica eh?” E l'accarezzò di nuovo.

Si vestì, felice di trovare tutte le valige nel corridoio, e scese in compagnia del suo nuovo, enorme amico peloso.

La casa era silenziosa. Non c'era anima viva .

Si guardò in torno con curiosità: la cucina sembrava uscita da una rivista country; la finestra con le tendine di pizzo, lasciava entrare i raggi del sole del mattino.

Killian trovò una caffettiera sul fornello, insieme ad un bollitore con del latte e ad una teiera.

Sul tavolo insieme alle tazzine, marmellata e pane tostato, trovò un biglietto.

-Preparerò la colazione appena torno, ma se ti svegli prima, fatti pure il caffè e scalda il latte,il tè è pronto e se apri il frigo troverai delle uova fresche. Sotto al tovagliolo troverai del porridge già pronto-.

Il biglietto era formalmente firmato Emma Swan.

Killian guardò l'orologio appeso al muro. Se avesse dovuto aspettare altri dieci minuti per un caffè sarebbe morto.

“Dobbiamo cavarcela da soli, amico”. Così preparò la macchinetta del caffè e aprì il frigorifero prendendo le uova e il burro.

Preparò due uova fritte per lui e altre due per il cane. Entrambi le mangiarono con gusto. Bevve il caffè e assaggiò il porridge. Dolce e leggermente speziato, proprio come piaceva a lui.

Finita la colazione si fece condurre dall'enorme cane a fare un giro per la fattoria.

Non era grande, ma sicuramente ben tenuta: intonaco bianco, fiori sulle finestre, un piccolo orto piene di erbe aromatiche. Galline che beccavano tra la ghiaia del piazzale e lenzuola bianche che sbattevano alla fresca brezza mattutina.

Il tutto gli dava una sensazione di calma e pace, che invece di rilassarlo gli diedero un leggero senso d'inquietudine, tanto che decise di rientrare per disfare le valige.

Stava finendo di riporre gli ultimi indumenti nell'armadio quando sentì scricchiolare la ghiaia sotto i pneumatici di un'auto.

Scese le scale.

Qualche istante dopo la porta d'ingresso s'aprì e un ragazzino di circa 10, 11 anni fece irruzione nella stanza, seguito da due adolescenti, Cora e David. A chiudere la colonna, con il sole alle spalle che le rendeva i capelli una nuvola dorata, c'era Emma Swan.

Indossava un semplice paio di jeans, dentro stivali bassi, una maglietta color malva e un giubbotto di pelle chiara, che sicuramente aveva visto tempi migliori.

Killian scoprì che il corpo della giovane vedova era più sinuoso di quanto non gli fosse parso la sera prima. Un viso da educanda e un corpo fatto per il peccato, una miscela esplosiva. Quella donna non significava semplicemente guai, era dinamite pura .

E lui si sentiva come se gli avessero dato in mano una miccia accesa.

Lei lo salutò scrutandolo con quelle due enorme pozze verdi

“Ti sei alzato...”

Il suo profumo, che gli faceva venir voglia di fare l'amore in un prato di fiori selvatici, era entrato in cucina con lei.

Deliberatamente, per dimostrare a se stesso e agli altri che era in grado di farlo, la guardò negli occhi con freddezza

“Mi sono svegliato circa un'ora fa”

“Mi dispiace, avrei dovuto essere qui per prepararti la colazione”
poiché lei non abbassava il viso, sotto quella che altre donne avevano considerato un'occhiata che intimidiva, Killian decisa che doveva essere molto più dura e forte di quanto sembrasse.

“Io e il cane ce la siamo cavata”
“Il cane?” Lei guardò Maeve che accanto all'uomo lo fissava con adorazione.

“Devi avere un tocco magico, maeve teme tutti!”

“Maeve, si chiama così?” chiese

“Sì Maeve, come l'antica regina guerriera, delle leggende. E' stata un 'idea della mamma chiamarla così, pensava le avesse dato un po' di coraggio” A parlare era stato il ragazzino.

Una zazzera castano scura, occhi verdi e una spruzzata di lentiggini. Nonostante i colori fossero diversi, Killian riconobbe in lui il nipote di cui David si era tanto vantato.

Guardò verso Emma, che aveva il viso nascosto dai capelli mentre prendeva alcune tazze, lui si era comportato come un bastardo con eli, ma mai avrebbe potuto dimostrare freddezza verso un bambino. Soprattutto, un bambino costretto a crescere senza padre.

Sorrise e il suo voltò si trsformò

“Tu devi essere Henry”

“Scusami, avrei dovuto presentarti tutti” Intervenne Emma prima che suo figlio potesse rispondere.

“Signor Jonse le presento mio figlio Henry.Mio fratello Peter e mia sorella Wendy “Il ragazzo lo salutò cordialmente, la giovane alzò appena gli occhi e Il bimbo allungò una mano
"Piacere di conoscerla  signore"Occhi negli occhi, come la madre

“T'interesserebbe venire a vedere qualche ripresa?” disse d'impulso e vide il ragazzo illuminarsi. Bastava così poco a volte...

“Potrei venire anche io signore?” chiese Wendy. Nonostante il trucco con cui s'era impiastricciata il viso, Killian capì che sarebbe diventata una vera bellezza.

Emma aveva appena messo in tavola del te con alcuni biscotti quando la porta si aprì ed entrò una donna con una lunga treccia di capelli dorati, accompagnata da un bimbetto.

“Buongiorno a tutti!”Killian notò che nonostante l'allegria , si avvertiva una certa tensione nella stanza, Emma infatti fissava la nuova arrivata attentamente.

“Sono Elsa Scarlett” La giovane donna gli tese la mano amichevole.

“E lui è mio figlio Roland. Lei deve essere Killian Jonse. Adoro i suoi libri. Anche se il marketing è sbagliato. Lei non è uno scrittore di libri Horror, lei è un commentatore sociale. Dietro alla Signora del Lago, si celano le paure insite in ogni uomo e in ogni donna. Paure ancestrali che si mostrano solo nei momenti in cui le difese cadono. “

Killian rise. Quella donna gli piacque all'istante

“Che dire, sono lusingato! E lei è un genio!L'assumo come agente pubblicitario qui in Irlanda” Elsa scoppiò in allegra risata

“Ti prego dammi del tu e non dirlo troppo forte, perchè potrei accettare!”

“Lo sai che la zia Elsa ha la magia? E' una specie di strega, ma non cattiva”disse Henry con semplicità

Killian fu divertito nel vedere negli occhi della donna un tono di sfida. Sembrava andare fiera della nomina che le era stata affibbiata .

Poi la donna si sedette e prese in braccio il bimbo.

A differenza di Henry, gli occhi del figlio di Elsa gli ricordavano Maeve.

“Ciao” lo salutò

“Io sono Killian, e tu?”

Il bambino sembrava intimorito, anzi no spaventato.

“Tesoro rispondi” disse la madre

“Sono Roland Scarlett”

Scarlett... Killian ebbe un attimo di esitazione, ma poi ricordò lo scontro verbale con il tizio del pub, Will Scarlett. Era una coincidenza? Ma poi ebbe come la certezza che quel idiota ubriaco fosse proprio il padre del bambino e che Roland non volesse stringergli la mano, non per timidezza, ma per paura.

Alzò lo sguardo verso Emma e lesse la triste conferma negli occhi di lei.

Lui che aveva sempre cercato di non farsi coinvolgere dai problemi degli altri, capiì di avere fatto un passo falso, finendo nelle sabbie mobili.

 

Nel pomeriggio Killian decise di andare a recuperare la Mercedes che aveva lasciato parcheggiato davanti al pub la sera precedente.

“Esci?” gli chiese David.

“Vado in paese a prendere l'auto, ne avrò bisogno per andare sul set domani.” Rispose lo scrittore.

“Ti accompagnerei io, ma....oggi devo occuparmi di alcuni conti. Emma è in gamba, però la matematica non è il suo forte.”

“Non occorre mi farà bene fare una passeggiata a piedi”.

“Ma no! Ti accompagnerà Emma! Vai in cucina a chiederglielo” disse David in fretta

A Killian parve di notare una nota strana nel timbro dell'uomo.

Passando dal salottino, la voce di Cora lo fece fermare.

“E' in partenza signor Jones? “ gli chiese continuando a leggere il suo libro.

“Vorrei andare a recuperare la mia auto, e avevo deciso di fare una passeggiata a piedi ma David mi ha detto di chiedere ad Emma...non vorrei disturbarla però...” La donna alzò gli occhi e lo guardò da sopra le lenti che aveva sul naso.

“Ah via! Che disturbo e disturbo! Lei è un ospite ed è nostro dovere che abbia tutte le comodità possibili. E poi Emma sarà felice di farlo”. Il sorriso radioso dell'anziana , così simile a quello di David, gli fece suonare un campanello d'allarme.

Il padre e la nonna sembravano dannatamente ansiosi di far sì che loro due si ritrovassero soli, volevano per caso tendergli una trappola? L'idea lo fece ridere.

Così provò a svignarsela dalla porta sul retro, ma con la coda dell'occhio vide Emma .

Sembrava intenta a impastare dentro un'enorme ciotola. Si avvicinò.

Dalla cucina si poteva chiaramente sentire il profumo del burro, della vaniglia e della cannella. La ragazza alzò gli occhi e lo vide.

“Ti serve qualcosa? Un tè forse” Emma gli sorrise, ma notò che i suoi occhi erano guardinghi.

“Nulla, grazie. Ho solo bisogno di scendere in paese a prendere la mia macchina. David mi ha suggerito di chiederti un passaggio, ma io andrei anche a piedi”

“Non ho nessun problema ad accompagnarti. Se non ti secca aspettare che finisca di fare la torta di limone e vaniglia. ”

“Non mi dispiace affatto” Lui girò una sedia , vi si mise a cavalcioni e incrociò le braccia sopra lo schienale.

“Non ho mai visto fare una torta” Lei rise

“Che vita di privazioni che hai avuto Jones!” Lo prese in giro.

“Comincio a pensare che sia davvero così Swan” Il movimento delle mani di lei , nella pasta frolla, era allo stesso tempo casalingo e sensuale.

“Mi dispiace darti questo disturbo”

“Figurati,nessun disturbo, mi piace guidare” gli rispose

“Tuo padre ha detto che mi avrebbe accompagnato lui se non avesse dovuto rivedere i conti della fattoria” Disse Killian in tono discorsivo

“I conti della fattoria?!?” Le mani di Emma si fermarono e i suoi occhi lo fissarono sorpresi. Che diavolo aveva?

“Qualcosa non va?”

Lei evitò di guardarlo e continuò a malmenare la pasta come se le avesse fatto un torto personale. Sprizzava ira da tutti i pori.

“Bene dovrebbe bastare! Ora la metto a riposare in frigo, poi al ritorno la continuerò”

Mise via il panetto di pasta , si lavò le mani e si tolse il grembiule.

“Se sei pronto Andiamo” Poi alzando il tono della voce in modo che sia suo padre che sua nonna potessero sentirla.

“Dato che in questa casa hanno tutti una gran voglia di farci andare via insieme!”

E prima che che lei sbattesse la porta, lui la seguì.

La vide andare verso un vecchio maggiolino giallo. Decisamente le si addiceva.

“Mi dispiace davvero crearti tanto disturbo” disse lui per spezzare il pesante silenzio che si era creato nell'abitacolo, mentre si avviavano verso il paese.

Era più che ovvio che fosse ancora irritata.

“Nessun disturbo, davvero” sbottò Emma . Poi rendendosi conto di quanto fosse stata brusca, sospirò e si massaggiò una tempia.

“Scusami, davvero non è un problema darti un passaggio fino in paese è solo che in questo momento sono arrabbiata con la mia famiglia!”

“Perchè volevano metterci insieme?” Lui vide il colore affluirle alle guance, cercò di ricordare quand'era stato l'ultima volta con una donna capace di arrossire, e non gli venne in mente.

Pur ricordando a se stesso, che l'innocenza non lo aveva mai attratto, Killian trovò quel colore estremamente intrigante.

“Scusali, per favore...” Lei si posò a mano non troppo ferma tra i riccioli biondi. I suoi polsi erano sottili, le dita snelle, le unghie corte ben curate, con solo un accenno di smalto trasparente.

Un uomo sensato l'avrebbe tenuta a debita distanza. Killian si era sempre ritenuto un uomo sensato.

“Non è giusto che tu debba essere infastidito dalle loro macchinazioni, mentre alloggi da noi”

“Sono sopravvissuto a cose peggiori” cercò di scherzare lui.

“Ma è così...imbarazzante! E irritante! Come se fossi una vecchia zitella che non riesce a trovarsi un uomo da sola”

Dato che gli aveva dato una scusa d'oro, Killian si concesse il lusso di guardarla.

I suoi occhi ben nascosti dietro le lenti scure dei Ray-Ban, la percorsero con lenta deliberazione, dalla testa dorata, ai piedi infilati negli stivali scuri. Notò che i polsini delle maniche del maglioncino erano di un leggero pizzo trasparente. E pur sapendo che la sua mente non aveva diritto di divagare in direzioni così pericolose, Killian si chiese se lei indossasse qualche altri capi di pizzo, sotto il maglione e i calzoni.

“L'anello d'oro che porti al dito dimostra che non sei affatto una zitella. E sono certo che non mancano gli uomini in Irlanda, che sarebbero ben lieti di prenderti in moglie”

Il colore sulle guance si accentuò.

“lo considero un complimento, Jones, visto che mi hai già assicurato che non sono il tuo tipo” Lui si era chiesto se sarebbe tornata sul discorso

“Immagino che a questo punto sia il caso che ti chieda scusa per il mio comportamento di ieri sera: Anche se il fatto di aver bevuto non costituisce una giustificazione, non ricordo di essere mai stato tanto stordito in vita mia. Credimi, di solito uso maggior finezza quando seduco una donna”

“E hai l'abitudine di sedurre donne che non sono il tuo tipo molto spesso?” Killian scoppiò in una risatina secca

“Niente affatto. Ieri sera è stata la prima volta”

“Colpa della birra” Suggerì lei

“Diciamo che è quello che accade quando si vogliono onorare tutti i brindisi. L'alcool è subdolo, basta mettere un piede in fallo e lui ti trascina verso il basso...” Lei socchiuse gli occhi guardandolo

“Parli come se avessi una certa esperienza al riguardo”

“Mia madre era un'alcolizzata” Killian non aveva mai parlato ad anima viva del problema di sua madre. Si chiese perchè diavolo adesso lo avesse confidato ad Emma Swan.

“Oh” Lei non disse nient'altro, continuando a guidare in silenzio, per un po, fino a quando la sua voce dolce gli chiese

“E tuo padre?”

“Anche lui aveva un debole per l'alcool” Lei gli lanciò un'occhiata seria

“Mi dispiace “ disse sottovoce

“Dispiaceva anche a me” Odiava essere compatito“Ma io NON SONO UN Alcolizzato!” Scandì bene le parole e lei si limitò ad annuire.

“Ora tocca a me farti una domanda che mi brucia sulla lingua da un po?, Però se non vorrai rispondermi non ci saranno problemi”

Emma tolse appena il piede dall'accelleratore e si voltò incuriosita.

“Perchè hai un cognome diverso da quello di tuo padre?” E la vide  distendersi, come se si aspettasse un altro tipo di domanda, forse più pericolosa.

“Semplice perchè David non è mio padre biologico. Io sono figlia della sorella maggiore di mia madre. I miei veri genitori morirono entrambi in un incidente quando io avevo solo tre mesi. Mary Margaret e David erano fidanzati a quel tempo , e molto giovani, ma decisero di sposarsi per potermi adottare legalmente. Io non ho altra famiglia, David è mio padre. “

Killian la ascoltò in religioso silenzio e capì che nemmeno la sua vita era stata semplice. Prima i veri genitori, poi quella che per lei era sua madre, infine il marito erano morti, lasciandola con un figlio da crescere. No decisamente Emma Swan non era stata molto fortunata, o forse sì? A guardarla si poteva pensare che fosse la donna più serena e tranquilla del mondo.
Anche Emma stava pensando che Killian non aveva avuto una vita semplice, eppure non avrebbe dovuto importarle di lui, infondo non era che un ospite pagante, il cui affitto li avrebbe notevolmente aiutati nei lavori della fattoria.

No non le importava di lui e dei suoi umori.

Invece sì.

Come le diceva sempre sua cognata Elsa , lei era un'altruista nata, sempre disposta a mettere le sue esigenze in secondo piano, per concentrarsi sui capricci degli altri.

Come con Neal, che mentre lei dava alla luce Henry, lui stava giocando una, a detta sua , importantissima partita a cui non poteva assolutamente rinunciare...

A lei stava bene così. Era soddisfatta nell'aiutare gli altri e i sacrifici non le pesavano. Temeva solo che l'uomo seduto accanto a lei potesse rivelarsi l'eccezione alla regola.

Poi la sua bocca parlò ancora prima che il cervello se ne rendesse conto

“Vuoi vedere il lago?”

“Il lago?” Killian era vagamente sorpreso

“ Sì il Lago di Castlelough, dove vive la mistica creatura” disse Emma sicura di se e quando lo sentì ridere di gusto, pensò che non doveva essere un uomo che si concedeva di ridere spesso.

“Tu credi nell'esistenza della Signora , Emma?” le chiese incuriosito

“Credo che i miti abbiano una propria realtà. E se c'è una Signora nel lago... E non sto dicendo che c'è , bada bene... ebbene questa merita di essere considerata, come ogni altra creatura. Compresi i ricchi e famosi scrittori americani” disse seria.

Emma si stupì, di vederlo ridere invece di sentirsi offeso.

“Uno a zero per te Swan! E sia! Mi piacerebbe vedere il lago. Se hai tempo.”

Emma gli sorrise, lieta di potergli mostrare uno dei suoi luoghi preferiti.

“In Irlanda si dice che quando Dio ha creato il tempo, ne ha fatto in abbondanza”.

 

Ciao a tutti!

Bisogna pur ammazzare il tempo in attesa della puntata di stanotte, così tanto vale pubblicare un nuovo capitolo.

Oramai avete conosciuto tutti o quasi i personaggi che compongono questa mia storia. Il carattere di Killian, con i suoi "mostri" del passato e Emma, che  dietro la sua dolcezza nasconede un carattere e una tenacità notevoli. Si piacciono e sono attratti l'uno dall'latro, tutto sta nel vedere se saranno capaci di abbattere ognuno i propri muri.

Grazie come sempre a tutti! Vi adoro davvero! e fatemi sapere cosa ne pensate e se c'è qualcosa che invece non è chiaro, tutto serve  a migliorare.

Baci

Gra

 

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Capitolo 4
*** Secrets and fears ***


4-Secrets and fears

 

Mezz'ora più tardi , Emma fermava la macchina in un piccolo spiazzo.

“Bisogna fare un tratto a piedi, ma è una bella passeggiata”

“Un po' di esercizio mi farà bene.” L'aria fresca lo avrebbe aiutato a smaltire i postumi della sbronza.

Il sentiero serpeggiava tra le colline attraverso prati punteggiati di roselline selvatiche, dopo poco arrivarono ad un tumulo di terra coperta da muschio e decorato da pietre.

“Che cos'è? “ Chiese Killian

“Una sorta di tomba, costruita circa cinquemila . Gli antichi abitanti di questo paese credevano ad una vita dopo la morte, perciò spesso seppellivano i loro cari, con armi e oggetti domestici. E' una specie di camera sepolcrale”

Killian, per i suoi libri, aveva effettuato numerose ricerche sui siti sepolcrali, ma leggere di certe cose non era come vederle di persona, così si fermò e si fece permeare dall'atmosfera mistica, inspirando a fondo l'aria che profumava di malva.

Sentì uno strano formicolio alla nuca e se la strofinò

“Non so se credere in una vita dopo la morte, ma qui...si ha la sensazione che ci sia qualche spirito” Gli sembrava quasi di sentire l'eco di voci spettrali.

Emma gli lanciò un'occhiata stupita, poi confessò

“Sai, qualche volta vengo qui e parlo con le anime del passato. Racconto loro i miei problemi, i miei timori, e stranamente , le cose mi sembrano più semplici quando me ne vado. Immagino sia il fatto di parlarne, servirà a scaricare la tensione, che mi aiuta”

“Questo o...la magia” Suggerì Killian, con un sorriso dolce.

Il rossore che cominciava a piacergli tanto, tornò a colorirle le guance

“Che sciocca che sono! Penserai che sono una povera ragazza di campagna, Sciocca , fantasiosa e credulona”

Fantasiosa poteva anche esserlo. Sciocca? Killian non lo credeva assolutamente. Anche se una donna più cauta avrebbe capito che in quel momento, era meglio darsela a gambe.

Una ciocca di capelli, le solcava la guancia come un nastro di seta. Quando lui allungò una mano per scostargliela dal viso, lei si fece immobile.

Il tocco lieve delle sue dita sembrava lasciarle una scia, nei punti in cui l'aveva sfiorata.

“Certamente non ti considero una credulona, anche se è la prima volta che incontro qualcuno che conversa con gli antenati dell'età della pietra” scherzò lui.

Questa volta il colore le imporporò il viso fino alla radice dei capelli.

La ragazza sentì un brivido percorrerla , ma non era certo paura.

“Proseguiamo” disse

Lasciarono il sentiero , Emma si arrampicava sulle rocce , molto agilmente.

Killian invece, nonostante il quotidiano allenamento in palestra, faticava a starle dietro.

Alzando gli occhi, vide le montagne davanti a se.

Non erano alte e spettacolari, ma guardarle gli donava un senso di quiete.

Emma sembrò leggergli la mente.

“Fanno lo stesso effetto anche a me...anche se qui qualcuno le considera come mura che tengono imprigionati e ti impediscono di spiccare il volo...” Non sembrava una frase detta per caso e Killian si domandò se forse, involontariamente, gli avesse fatto una confidenza sul suo matrimonio con l'ardimentoso giocatore di rugby.

Continuarono ad inerpicarsi ed Emma gli tese la mano per aiutarlo.

Lo scrittore guardò quelle piccole dita affusolate , sembravano fragili e delicate , ma emanavano sicurezza e lui vi si affidò.

Attraversarono una sorta di cunicolo di rovi , e quando finalmente la visuale si aprì entrambi si fermarono.

Sotto di loro si apriva una valle di incomparabile bellezza.

Il lago, circondate da canne ondeggianti, sembrava un luccicante raso color zaffiro, che si stagliava contro il verde smeraldo dell'erba.

“Bello vero?” disse Emma con una punta d'orgoglio.

“No... è splendido!” la voce di lui era sommessa, quasi riverente.

C'era pace lì, tanta pace e a Killian sembrava quasi di sentire il rumore del suo respiro.

“Si racconta che la Signora che vivesse nel castello ai piedi del lago, fosse una strega bianca e che avesse benedetto il suo popolo con un grande dono, la fonte dell'eterna giovinezza. Ogni notte una pietra veniva messa dalle guardie, a chiudere la sorgente in modo che l'acqua non andasse sprecata. Ma una notte uno dei soldati, si ubriacò e la pietra non venne messa al suo posto, così l'acqua defluì e defluì senza sosta, tanto che , sia il castello , che il villaggio vennero sommersi. Ma siccome la fonte era magica, nessuno annegò, anzi tutti si adattarono a vivere sott'acqua. Ma la Signora, ogni tanto, torna in superficie ad ammirare le dolci colline, di cui ha sempre una grande nostalgia”

Killian, ascoltando in silenzio, trovò l'idea della città sommersa, affascinante quanto quel luogo magico.

“Vorrei aver visto questo luogo prima di scrivere il mio libro” Osservò lui

“Avrebbe fatto differenza?”

“Sì! Avrei ambientato la storia in Scozia, o nel Galles” Lui scosse la testa “Pensare di essere venuti qui ad invadere questi luoghi,con tutta questa faccenda del film, mi sembra quasi un sacrilegio”

Emma rise

“Ma non è una chiesa”

“Non più, ma sono sicuro che per i Celti, e prima di loro per il popolo che edificò questo tumulo, era un luogo sacro” Spostò lo sguardo verso il castello.

“E' affascinante pensare alle persone che vissero qui. Che amarono, risero, combatterono tra quelle mura”

La bionda lo guardava con gli occhi socchiusi.

“Credo di dovere delle scuse a mio fratello Peter” disse d'un tratto.

Killian rimase interdetto, non capendo il senso di quella frase.

“Lui continuava a ripetermi che avrei dovuto leggere i tuoi libri, ma non l'ho fatto. Oh sono certa che sei un bravissimo scrittore” Aggiunse in fretta pensando di averlo offeso “Ma ammetto di preferire storie che non mi diano incubi”

Emma lo vide accigliarsi leggermente e continuò.

“Ma un uomo , capace di sentire la magia e il mistero di questo luogo , è un uomo i cui libri desidero leggere”

Ad un tratto lei le parve troppo vicina. Poteva sentire chiaramente il profumo dei suoi capelli.

Si sentì soffocare.

“Se attraverso i miei libri, pensi di potermi conoscere, beh rimarrai delusa. Non c'è niente da capire” Le dita di lui si contrassero intorno alla mano che stavano ancora stringendo. “E anche se ci fosse qualcosa, credimi tesoro, non vorresti saperlo... C'è qualcosa di oscuro e doloroso dentro di me. Un'anima nera, che brulica di cose, che non potresti mai comprendere”

Lei lo sorprese sorridendo.

Un sorriso triste che gli mosse dentro qualcosa.

“E' qui che ti sbagli, Killian” Una delle rare volte che lo aveva chiamato per nome.

E alzando la mano , gli tocco la guancia ispida di barba. Il tocco lieve dei polpastrelli di lei , parve marchiarlo come un ferro rovente.

E per un momento chiuse gli occhi abbandonandosi a quella sensazione.

Avrebbe voluto rimaner lì, con lei, fino a perdere la cognizione di sè

Poi, prima che lui potesse trovare una risposta adeguata, Emma liberò l'altra mano da quella di lui e cominciò a tornare indietro, verso il maggiolino giallo.

Fecero il tragitto fino al paese senza parlare.

Una volta arrivati lui le disse semplicemente

“Grazie” inforcò gli occhiali e se ne andò.

 

___________________________________

“Allora come vanno le cose con il tuo bel pensionante?”

Chiese Elsa ad Emma tre giorni dopo. Erano scese al paese per fare la spesa e si erano fermate da Granny's per un tè. O meglio, Elsa beveva tè, mentre Emma si concedeva una terapeutica cioccolata calda, con tanto zucchero e una punta di cannella.

“Non vanno”

Emma rigirava il cucchiaino nel liquido scuro, con grande concentrazione. Anche se era molto legata alla cognata, non voleva ammettere che era rimasta un po delusa dalla sparizione dell'americano , dopo la loro gita al lago.

Nonostante il fatto che la cifra concordata comprendesse i pasti, lui usciva di casa tutte le mattine prima di colazione e rientrava tardi la sera. Se lei era ancora in salotto, la salutava con una specie di grugnito, prima di ritirarsi in camera sua.

“Il signor Jones è una fonte di reddito, nient'altro”

“Ah . Così è per questo che l'altra mattina ti guardava come se fossi un budino alla vaniglia.” Disse Elsa fingendo noncuranza

“Non è vero! E poi...io non sono il suo tipo!” Non glielo aveva forse detto lui?

“Non sarai il suo tipo di donna, ma si vede benissimo che gli piaci” Disse la cognata

“Anche se fosse così, una storia con uno come lui, non avrebbe futuro. Apparteniamo a due mondi troppo distanti”

“E chi ha detto che deve avere un futuro?” Elsa strinse le spalle

“Sei vedova da cinque lunghi anni, Emma . Lasciarti andare non ti farà certo male. E non dico che ti devi dare al sesso selvaggio, ma credo che ...un po' di sano esercizio, con un esemplare maschile come Jones, sarebbe l'ideale.”

Emma la guardò storta.

A differenza di Elsa, che era stata la ragazza più corteggiata della contea , prima di sposare Will Scarlett, Emma non era mai stata il tipo da avventure.

“Mi stai forse dicendo che dovrei mandare tutto al diavolo e rotolarmi con lui, tra le lenzuola del letto di casa mia?”

Elsa alzò un sopracciglio e sorrise ironicamente.

“Perchè, te lo ha forse proposto?”

Emma si sentì avvampare

“No... Lui mi ha fatto una avance la prima sera, ma era completamente ubriaco e non l'ho presa sul serio”

“Ma eri tentata” Indagò la bionda sorseggiando il suo tè, ma senza staccare gli occhi di dosso dall'amica.

Emma sapeva che era inutile mentirle, quella donna riusciva a vedere oltre le apparenze. Non aveva forse avuto anche la premonizione del terribile incidente di Neal? Venire a conoscenza di questo fatto aveva reso i rapporti difficili tra loro per un po' di tempo, perchè, anche se Elsa aveva cercato di mettere in guardia il fratello, non aveva detto una parola a lei.

Col tempo il risentimento era svanito, al punto che ora Emma riusciva a capire in quale incresciosa posizione si fosse trovata sua cognata.

“E va bene ammetto che il pensiero mi ha attraversato fuggevolmente la mente” Concesse, sapendo di mentire spudoratamente

Elsa annuì soddisfatta

“Questo Jones dà l'impressione di essere un grande amante” Aggiunse maliziosa.

“Immagino che Milah Rumple ne sappia più di me” Emma aveva visto le foto di Killian e della bellissima attrice sulla prima pagina dell'Irish Indipendent del giorno prima.

La coppia era stata fotografata sulla riva del lago. I due stavano ridendo e il braccio di lui era posato sulla vita di lei con la familiarità che solo l'essere intimi poteva dare.

“La Rumple ha dichiarato che lei e Killian sono solo buoni amici”

“Figuriamoci!” Sbottò Emma

Elsa la guardò con un mezzo sorriso e il sopracciglio alzato

“Non sarai gelosa vero?” strinse gli occhi studiando l'amica

“Oh Santo cielo! Ti sei innamorata di lui!” Esclamò portandosi una mano alla bocca

“Ma per favore! Non è amore! Non lo conosco nemmeno e non abbiamo niente in comune!” Disse con fermezza Emma, chiedendosi chi stava cercando di convincere se sua cognata o se stessa.

“Ti conosco! E solo perchè sono sposata non vuol dire che io non ricordi quanto sia eccitante e terrificante innamorarsi!”

Il suo tono era velato di tristezza, da indurre Emma a chiedersi, e non per la prima volta , se Elsa amasse davvero Will Scarlett.

Era sicura che se l'amica non fosse rimasta incinta, non avrebbe mai sposato quell'uomo, che sembrava più interessato all'allevamento dei cavalli della famiglia Cassidy, che a lei. L'ironia era stata poi scoprire che Scarlett non avesse il minimo talento con i purosangue. Per fortuna , il padre di Elsa era intervenuto prima che il genero combinasse grossi guai e lo aveva allontanato. Era stato allora che la figlia gli aveva chiesto di vendere lo stallone di sua proprietà per poter comprare al marito una barca da pesca su cui aveva lavorato fino a poco tempo prima.

Emma aveva spesso pensato a quanto fosse triste e ironico, il fatto che una donna che aveva il dono della veggenza si fosse dimostrata così cieca riguardo alla propria vita.

“A proposito “ Sospirò ora Emma “Come vanno le cose con Will?”

Elsa iniziò a giocherellare con il cucchiaino

“Ce l'ha con gli americani...”

“Mi dispiace .” L'amica capiva come l'invasione deglio americani potesse ricordare a Will che non era stato il primo uomo di sua moglie.

Elsa aveva avuto una storia con un americano, amico del fratello, dopo che era tornato dagli Usa, anch'egli giocatore di rugby.

Tuttavia nessuna scusa giustificava il comportamento aggressivo di quell'uomo.

“E cosa posso fare ?” Gli occhi di Elsa erano umidi di lacrime non versate

“Non posso lasciare Will, Emma. Non dopo quello che ha fatto per me”

“Will aveva i suoi buoni motivi per sposarti pur sapendo che portavi in grembo il figlio di Jefferson! Non sarà l'uomo più furbo della terra ma sapeva benissimo che, alla morte di tuo padre, tu avresti ereditato l'intero allevamento. Ricordo che dicesti che non volevi disonorare il nome della tua famiglia, ma nessuno si aspettava da te un tale sacrificio! Sicuramente non tuo padre! La reputazione non vale la tua vita, Elsa! Se Neal fosse vivo, ammazzerebbe Will per quello che ti sta facendo!” Gli occhi di Emma sprizzavano rabbia

“Will non è cattivo, quando beve ha le mani un po' pesanti ma...”

“Mani pesanti dici?!? Un polso slogato, una costola incrinata e un occhio tumefatto tu le chiami mani pesanti! Io la chiamo violenza Cristo santo!!” Ora Emma era davvero furiosa.

“ E se ci vogliamo aggiungere il fatto che mi hai dovuto regalare Maeve, altrimenti lui l'avrebbe ammazzata di botte...”

Elsa non negò nulla, teneva la testa bassa.

“Cosa farebbe Roland , senza il suo papà” disse piano

“Forse, dormirebbe più tranquillo”

“Sono parole dure Emma” Elsa alzò il mento “Amo mio figlio più della mia vita!”

“Lo so.” Disse Emma dolcemente “Ma hai mai pensato che se ti separassi da Will, tuo figlio non sarebbe così terrorizzato di dare la mano ad un uomo?”

La cognata sbiancò
“Lo hai notato anche tu allora... anche l'altro giorno con Killian...” Le sue spalle si accasciarono “ Quando è stato evidente che Will non si raccapezzava con i cavalli, ho sperato che quella barca da pesca sarebbe stata la sua salvezza. Ma ora che la banca di Dublino gliel'ha portata via a copertura dei sui debiti, è ancora più intrattabile. Deve essere difficile per un uomo farsi mantenere dalla moglie” Non aveva quasi più voce nel sussurrare quelle parole

“ E quale sarà la sua scusa, quando inizierà a picchiare suo figlio?”

“Morirei prima che avvenga una cosa simile!”

Le due si fissarono in silenzio.

Poi Elsa guardò l'orologio ed esclamò

“Guarda che ore sono! Se non ci sbrighiamo il signor Booth chiuderà il negozio e resteremo senza carne per la cena”

Si alzarono , non senza scambiarsi un'ultima occhiata , e uscirono.

 

Ciao a tutti!

Scusate per il ritardo, ma le feste pasquali mi hanno fatta perdere la cognizione del tempo ( o forse la troppa cioccolata).

Emma e Killian da soli, iniziano a scoprirsi, tra  le paure e i segreti non detti. Ma non sono i soli ad evere dei segreti e ad avere paura, la figura di Elsa pian piano si sta delinenado e il suo personaggio è forse più complicato del previsto, come la sua situazione famigliare.

Ringrazio tutti, per leggere, commentre e inserire la storia nelle varie categorie. Adoro davvero leggere i vostri commenti, anche perchè spesso mi aiutano a trovare errori e difetti. GRAZIE DAVVERO!

E come sempre fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto

Gra

 

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Capitolo 5
*** A man you don't meet every day ***


 

Henry e Roland erano sulla riva orientale del lago, su una collinetta che lo circondava, a seguire le riprese del film. Erano affascinati dalle tante persone e dal dispiegamento di telecamere e altri sofisticati mezzi.

“Sei fortunato ad avere l'americano in casa” disse Roland al cugino

“In realtà non lo vedo mai, torna solo a dormire” Aveva visto lo scrittore uscire di casa di soppiatto, come se volesse evitare tutta la famiglia riunita in cucina per la colazione. “Credo abbia molto da fare...”

Per un po' i due ragazzi guardarono affascinati quel pezzo di storia, che si stava svolgendo sotto i loro occhi.

“Ci avviciniamo?” propose Roland ad un certo punto.

Henry esitò, ricordando come la madre lo aveva ammonito dal non disturbare assolutamente il loro ospite. Poi si guardò intorno, i prati erano pieni di curiosi, due in più non avrebbero dato fastidio.

“Suppongo non ci sia nulla di male” decise

Dieci minuti dopo erano arrampicati su una roccia a guardare ad occhi sgranati i movimenti di alcune persone attorno ad un lunghissimo rimorchio

“Guarda ! Stanno scaricando la Signora del Lago!” esclamò Roland eccitato, mentre tre operai scaricavano un enorme mostro marino in fibra di vetro.

Era enorme! Altissima! Ma tutta completamente sbagliata!

Henry non aveva mai detto a nessuno che lui la Signora l'aveva vista davvero... ci parlava anche, come si fa con un'amica....Ma si vergognava e Non voleva essere preso in giro o peggio.

“Questa non è la Signora!” disse serio

Il cugino lo guardò

“E tu che ne sai?” chiese

Hanry si morse il labbro,

“Lo so e basta” rispose un tantino alterato

“Immagino che le faranno anche sputare fuoco o fare sprizzare fiamme. Che idioti...”

“Cosa c'è di male nel fumo e nelle fiamme?”

La voce profonda alle loro spalle fece trasalire i due ragazzini

“Misericordia...” Mormorò Roland abbassando la testa.

Henry non era in grado di dire nulla. Si sentiva la faccia paonazza.

“Mi scusi signor Jones” disse con voce strozzata, pensando anche a cosa avrebbe detto sua madre.

“Non volevo offenderla”

“Figurati nessuna offesa, ma credevo che hai ragazzi piacessero gli effetti speciali come draghi sputa - fuoco ed esplosioni”

“Ci saranno esplosioni?”Chiese Roland. L'eccitazione gli aveva fatto perdere la proverbiale timidezza

“Verso la fine del film, quando gli scienziati cercheranno di portare via il figlio appena nato della Signora, per i loro esperimenti. I soldati faranno saltare delle cariche per distrarla. Il regista ha pensato che potrebbe essere una scena altamente drammatica”

“A me sembra solo crudele...” Mormorò Henry

Killian notò l'espressione seria del ragazzo

“La vita non è sempre fatta di zucchero e panna montata” osservò

“Questo è certo” convenne Henry cupo.

“Ma immaginavo che la Signora del film fosse più simile a quella vera”

“Immagino che tu l'abbia vista?” Disse Killian divertito. Decidendo che Henry doveva aver preso dal nonno, incrociò le braccia preparandosi ad ascoltare una storia del folklore irlandese.

“Sì!” Il ragazzo alzò il mento in un modo che gli ricordò Emma, e lo guardò dritto negli occhi.

“L'ho vista e non somiglia alla vostra creatura”

Killian si sedette accanto a Henry, attirandosi le ginocchia al petto

“Perchè non mi parli di lei?”

Il giovane esitò, poi si iniziò a descrivere in una maniera sorprendentemente dettagliata, la sua Signora e , contro ogni logica, Killian cominciò a domandarsi se le storie che aveva sentito, potessero essere vere.

Non che non credesse ai mostri. Nella sua vita ne aveva affrontati molti.

La differenza tra lui ed Henry Cassidy , era che i suoi mostri avevano sembianze umane. E nessuno di loro aveva posseduto la natura benevola della Signora del Lago.

“E' una splendida storia” disse lo scrittore quando Henry finì di parlare

“E' la verità” disse serio il ragazzo

“Non mettevo in dubbio le tue parole, stavo solo ripensando alla mia sceneggiatura, potrei rendere la creatura meno vendicativa, che ne dici?” Voleva davvero sapere la sua opinione

“Non credo sarebbe una buona idea. Se gli scienziati cattivi le vogliono portare via suo figlio, credo che lei reagirebbe. La mia mamma lo farebbe”

“Tutte le mamme sono così” mormorò Killian

Anche se non aveva avuto una grande esperienza di amore materno, non aveva dubbi sul fatto che Emma Swan , si sarebbe battuta come una tigre per il suo unico figlio.

“Anche la mia mamma dice che non permetterà mai a nessuno di farmi del male” disse Roland serio.

Ricordando la paura che il bambino aveva dimostrato la domenica precedente e il comportamento aggressivo di Will Scarlett, Killian temeva che fosse una promessa che Elsa aveva sentito il bisogno di fare al figlio. Ma temeva che fosse anche una promessa che non avrebbe potuto mantenere per sempre...

Ansioso di cambiare discorso, si alzò e disse.

“Allora, anche se questa creatura non corrisponde alla verità, vi piacerebbe andare a darle un'occhiata un po' più da vicino?”

Ovviamente i ragazzini non se lo fecero ripetere due volte.

Rimasero sul set tutto il pomeriggio.

Non volendo che Emma ed Elsa si preoccupassero, Killian aveva fatto telefonare alla sua assistente per rassicurarle. La donna aveva riferito che le due madri non avevano avuto nulla da ridire, ma la signora Swan non sembrava per niente entusiasta della cosa.

Henry mostrò vivo interesse per ogni cosa, e lo tempestava di domande, anche di tipo tecnico, il cugino invece rimaneva in silenzio osservando tutto ad occhi sgranati. Quando Killian con famigliarità gli mise una mano sulla spalla il bambino s'irrigidì. Comprendendo quella reazione fin troppo bene, lo scrittore non ritrasse la mano, ma la lasciò lì, aspettando che il piccolo prendesse confidenza e poco a poco Roland si rilassò.

“Sarà un film meraviglioso” sospirò Henry, mentre tutti e tre stavano tornando a casa in macchina.

“Ci stiamo impegnando. Ma a differenza dei polizieschi dove gli eroi e i cattivi sono definiti, nei fantasy è molto più difficile da rendere. É sottile il filo che divide un eroe dal trasformarsi in cattivo e viceversa

“Mia mamma dice sempre che non dobbiamo giudicare dalle apparenze”, annuì deciso

“Tua madre è una donna saggia” E molto bella, ma non lo poteva certo rivelare al figlio.

“Il nonno dice che è la ragazza più in gamba della contea! E la più bella! E che ci sarebbero un sacco di uomini felici di sposarla...ma io penso che... non tutti vorrebbero una donna con un figlio” Killian sentì avvicinarsi l'ovvia domanda e gli lanciò un'occhiata

“Io dico che ogni uomo, degno di questo nome, considererebbe un figlio, un'attrattiva in più”

“Davvero?” Il viso tondo s'illuminò

“Assolutamente” Credendo di sapere cosa ci fosse dietro quella conversazione, Killian decise di essere onesto fino infondo

“Se fossi interessato a sposarmi credo che mi piacerebbe l'idea di una famiglia già pronta”

“Ma non lo è? Interessato a sposarsi intendo...”

“No” Il tono di Killian fu gentile, ma fermo

“Non lo sono”

Henry lo fissò serio, poi si voltò verso il finestrino mostrando un improvviso interesse per i campi nebbiosi che sfrecciavano davanti al finestrino.

Jones si sentì un verme,ma dare false speranze sarebbe stato ancora più crudele.

Non poteva però lasciarlo così.

“Henry, mio padre morì che ero un bambino...” Non gli disse certo tutto ciò che gli aveva inflitto

“Quindi so bene quanto sia difficile crescere senza un papà”

“Come per il campeggio...” Sospirò Henry

“Il campeggio? “ lo scrittore non capì il senso della parola.

“Sì il campeggio padri e figli! Lo organizza la scuola” Intervenne Roland

“Ci vanno tutti i ragazzi, anche mio padre mi ci porta!” La felicità della sua voce era in netto contrasto con l'ombra passata sul viso di Henry.

Dannazione non sarebbe caduto in quella trappola

“Ti ci porterà David, vedrai” suggerì Killian speranzoso

“Il nono ha detto che lo avrebbe fatto, ma la mamma dice che ultimamente non sta bene e dormire fuori non migliorerebbe la situazione”

Lo scrittore si chiese perchè nei milioni di libri letti sull'Irlanda, nessuno menzionava che in quella dannata isola avrebbe potuto trovare sabbie mobili e trappole. Ma non trappole cattive, solo talmente tenere da far cedere anche il suo cuore indurito dalla vita.

“Quando sarebbe questo campeggio?”

“Tra due settimane” disse Roland

“Dal sabato mattina alla domenica sera. Ci fanno anche saltare la scuola!”

“Deve essere proprio importante allora.... “ borbottò quasi Jones

“Oh lo è! “rassicurò il giovane Scarlett

“Avevo detto ad Henry che avremmo potuto dividerci il mio papa, ma...”

“Che ne pensate di me? Potrei andare?” Quelle parole catturarono l'attenzione di Henry.

“E' un pezzo che non vado ad un campeggio e questo sembra divertente!” Osservò in tono casuale, che era eroico in un uomo che si sentiva affondare in una palude.

“Verrebbe davvero con me? Come un papà?”

“Come un amico” puntualizzò

“E sì , se tu mi vuoi, verrei volentieri” Gli occhi verdi del ragazzo luccicarono e Killian ebbe paura di dover affrontare un fiume di lacrime. Ma Henry Cassidy era come sua madre, un gran buon incassatore.

“Grazie signor Jones! Mi piacerebbe moltissimo andare in campeggio con lei” disse in tono formale.

E mentre i ragazzini iniziarono a fare progetti, Killian fu sorpreso di non trovare inquietante la prospettiva di un campeggio col figlio di Emma.

Oh sì, pensò con ironia, ricordando la premonizione avuta appena sceso sull'isola. Ci sono davvero draghi e coccodrilli, solo non aveva previsto che avessero le fattezze di un bambino di 10 anni.

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La luna nel cielo era già alta, quando Emma si fermò davanti alla porta di Killian e a giudicare dal ticchettio, lui era ancora sveglio e stava lavorando al computer.

Emma era consapevole che dopo quella mattina al lago, lui l'aveva deliberatamente ignorata e, pur trovando la cosa vagamente irritante, era grata del fatto che volesse mantenere le distanze, impedendole di fare quello, che continuava a ripetersi, sarebbe stato un grandissimo errore.

Chiuse gli occhi, le parve di sentire chiaramente nella testa le parole di sua madre:

  • - Gesù mio , una figlia così codarda mi doveva capitare! Entra avanti...-

“Zitta mamma...” sussurrò nel caso la madre la stesse davvero ascoltando.

Non era in vena di discutere né con i vivi tanto meno con le anime del cielo. Aveva avuto una giornata faticosa e particolarmente stressante. Era riuscita a discutere con Peter e Wendy e come se non bastasse suo padre era tornato con una Novità: aveva acquistato una lapide funeraria! Questa cosa le aveva fatto andare letteralmente il sangue al cervello! Sia per il gesto che per l'inutile spreco di soldi.

Ma David sembrava irremovibile.

E ora doveva affrontare lui, e la storia del campeggio.

Tirò un sospiro e bussò:

“E' aperto” disse la profonda voce maschile

Emma spinse l'uscio e si fermò sulla soglia, sentendo un tuffo al cuore nel vedere Killian, seduto a letto, nudo fino alla cintola. Aveva acceso il caminetto che c'era nella stanza e il fuoco della torba faceva scintillare la sua pelle.

“Scusami” Disse la ragazza, che avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, ma come un bambino affamato davanti alla vetrina di una pasticceria, non ci riusciva.

“Non volevo interromperti”

“Solo un attimo, voglio salvare le ultime modifiche che sto apportando alla sceneggiatura. Ecco fatto!” e alzò lo sguardo verso di lei

“Henry dice che vorresti cambiare un po' la storia” Questo l'aveva sorpresa, ma l'americano si stava rivelando una sorpresa fin dall'inizio.

“Per la verità la sto solo riportando alla sua versione originale, la prima che avevo scritto”

Emma deglutì, esitando su ciò che doveva dirgli

“Volevo ringraziarti per aver fatto passare un pomeriggio così entusiasmante a mio figlio” sentiva la voce graffiarle la gola

“ Il piacere è stato mio. E' un ragazzino straordinario”

Sorridendo appena, ella annuì

“Lo penso anche io, ma non ha molto valore il mio pensiero, quale madre non pensa che il sole sorga e tramonti con suo figlio?”

Killian rise, e il cuore di lei perse un colpo.

Si chiese se si rendesse conto di quanto fosse attraente senza quel cipiglio.

Aveva un sorriso molto caldo, per un uomo che sembrava così poco abituato ad usarlo.

“Non essere modesta Swan. Hai fatto un lavoro straordinario con quel ragazzino. La maggior parte delle donne che conosco, sono molto più propense di te ad accettare un complimento.”

“Non ne dubito” Non sarebbe arrossita, no , no e poi no!

Qualunque cosa quell'uomo le avesse detto e in qualunque modo l'avesse guardata.

“Tuttavia credo che abbiamo già assodato che non sono come tutte le donne che hai conosciuto.

“Touchè”. Il sorriso svanì e gli occhi s'incupirono diventando quasi blu.

Incrociò le braccia sul petto e questo riportò Emma a distrarsi, pensò di pregarlo di rimettersi la camicia, ma se lo avesse fatto si sarebbe tradita.

“Volevo parlarti riguardo al campeggio”

“Ah” Lui inarcò un sopracciglio

“Non te la senti di affidarmi Henry?”

“No! Niente affatto” lei era sbalordita che lui avesse pensato una cosa simile

“E' solo che non posso permettere che ti disturbi così tanto”

Lui continuava a fissarla

“Non è affatto un disturbo. E se pensi che mi sia offerto di accompagnarlo, per conquistare punti agli occhi della madre...”

Emma quasi si offese

“Non penserei mai una cosa simile!” protestò lei

“ Bene. So quanto sia duro crescere senza un padre e come a volte ci si senta emarginati. Poi non ho ancora visto molto del vostro paese e questa sarà un'occasione per fare il turista” disse con noncuranza

“E naturalmente fare il turista con un gruppo di ragazzini di dieci anni è sempre stato il tuo sogno segreto.”

Emma non riuscì a resistere al piacere che provò, quando riuscì a farlo ridere di nuovo.

Sì Killian Jones era un uomo difficile, ma in un qualche modo suo figlio era riuscito a far breccia in quel muro che lui si era costruito attorno

“E va bene “ disse lui “Se devo essere sincero, avendo la possibilità di scegliere, preferirei andare in campeggio con te, dato che, pur non essendo il mio tipo, l'idea di dividere un sacco a pelo sotto le stelle, ha le sue attrattive. Ma non cercare secondi fini, non userei mai un bambino per arrivare a sua madre, tesoro. E poi come abbiamo detto entrambi, non sei il mio tipo”

“Certo,come potrei... una bigotta, antiquata ragazza di campagna...”borbottò lei

“Perchè non è così?” lui sembrava prenderla in giro.

Farlo ridere era un conto. Un altro era essere per lui continua fonte di divertimento,anche quando cercava di essere seria.

Emma si avvicinò alla finestra, appoggiò una mano sul vetro freddo e guardò nel buio.

“Sono sicura che la maggior parte delle donne d'America verrebbe a letto con te senza problemi” poiché lui non si curava di confermare una cosa così ovvia, lei gli lanciò un' occhiata. “Ma io non sono una che prende certe cose alla leggera!”

“Chissà perchè questo non mi sorprende”

Quando lui respinse la trapunta , Emma fu allo stesso tempo sollevata dal fatto che lui sotto portasse i jeans e turbata dal modo in cui il bottone di metallo era slacciato sul suo stomaco, dove si andava a nascondere una fitta peluria scura.

In due lunghi passi lui le era accanto.

Troppo vicino.

Emma fece per ritrarsi e si rese conto che agli occhi azzurri di lui non sfuggiva nulla.

“Fai bene a tirarti indietro” la voce era bassa e profonda, come il lontano sciabordio del mare

“Dopotutto una donna come te, sarebbe pazza a farsi coinvolgere da un uomo come me”

“Tu non sai nulla di me” Innervosita , ma decisa a non mostrarlo, Emma alzò il mento. Come faceva Killian a sapere che tipo di donna era , se non lo sapeva nemmeno lei? Dall'arrivo di quell'uomo in Irlanda, aveva l'impressione che un'estranea fosse scivolata nella sua pelle e avesse assunto il controllo del suo corpo ribelle.

“Come io non so niente di te” aggiunse

Killian strinse gli occhi, poi allungò una mano e affondò le dita tra i suoi capelli, tenendola prigioniera con lo sguardo. Lentamente si avvicinò, intrappolandola tra il vetro freddo e e il bruciore del suo corpo.

“E conoscermi sarebbe importante per te...” mormorò.

Non era una domanda, Emma rispose ugualmente

“Sì. Te l'ho detto non riesco a ...”

“A prendere il sesso alla leggera. Lo so” Lui continuò a guardarla per un lungo istante e proprio mentre Emma sentiva che stava per supplicarlo di baciarla, lui si allontanò

“E' tardi... so per esperienza che la vita in una fattoria comincia all'alba. E' meglio per tutti che tu vada a dormire” la sua voce era brusca e distaccata.

Qualsiasi altra donna si sarebbe offesa per un congedo così sbrigativo. Ma lei si rincuorò col pensiero che le aveva appena offerto un indizio sul suo passato.

Certo mai avrebbe immaginato Killian vivere in campagna, ma questo in un qualche modo la consolava, forse, dopotutto, loro due avevano qualcosa in comune.

“Buonanotte Killian” Il suo nome sulle labbra di lei aveva un suono fresco.

Si scostò per farla passare. Quando fu sulla porta Emma si voltò.

“Ti vedremo a colazione domani?”

C'era più che un'offerta di caffè in quella domanda. Emma lo sapeva e ovviamente se ne rendeva conto anche Killian.

Lui si grattò dietro l'orecchio

“Non posso fare promesse”

E di nuovo Emma capì , che non stavano parlando della colazione.

 

Eccomi!

Scusate! Ma ho avuto problemi, Efp non mi faceva pubblicare !

Passo dopo passo Killian si sta inserendo nella famiglia di Emma. Henry già lo adora e anche il piccolo Roland ne è affascinato.

Emma dal canto suo si sente confusa, ma allo stesso tempo l'attrazione per lui diventa sempre più forte.

Che dite, si presenterà a colazione il signor Jones?

Grazie di cuore a tutti, tutti, TUTTI!!

E come sempre mi farebbe piacere sapere le vostre opinioni,  e se c'è qualcosa che non vi sta piacendo.

Un abbraccio

Gra

 

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Capitolo 6
*** With the heart in your hands ***


Killian non riusciva a dormire. La sua mente prendeva tutte le direzioni possibili, tranne quella del sonno.

Cercò di lavorare all'intreccio del suo nuovo romanzo, ma Emma continuava ad inserirsi nella storia. Invece di essere una creatura dai capelli neri come la notte, la sua strega druidica possedeva una chioma color del miele e occhi scintillanti come smeraldi. L'unica cosa che non cambiava era il modo in cui l'eroina stregava il protagonista maschile gettando su di lui un incantesimo che lo attraeva come il ferro verso una calamita. E anche se il cacciatore di streghe sapeva che lei era la donna più pericolosa che avesse mai incontrato, era impotente davanti al suo fascino.

Una situazione in cui Killian , purtroppo riusciva ad immedesimarsi anche troppo bene.

L'attrazione verso Emma cresceva ogni giorno , solo la sua forza di volontà gli aveva impedito , qualche ora prima , di spingerla contro la finestra fredda e baciarla finchè non ricordasse nemmeno il suo nome.

Basta!

Era passata la mezzanotte e sentì il bisogno impellente di schiarirsi le idee con una boccata d'aria fresca, così scostò le lenzuola aggrovigliate si vestì ed uscì.

Aveva smesso di piovere e il cielo sembrava un manto di velluto dove le stelle erano diamanti.

Killian alzò gli occhi verso la finestra buia che sapeva essere quella di Emma e gli parve di scorgere un lieve movimento dietro le tendine di pizzo. Ma doveva esserselo solo immaginato.

Quella donna gli era entrata nel sangue e cominciava a pensare che l'unico modo per togliersela dalla testa era quello di portarsela a letto.

Come aveva sempre fatto con tutte le altre in passato.

Stava rimpiangendo di aver smesso di fumare, quando sentì il cigolio della porta della cucina. Per un attimo pensò che fosse lei. Ma la ragazza che scivolò fuori furtivamente era troppo alta e troppo magra per essere Emma.

“Non è un po' tardi per uscire?” Chiese

Wendy non lo aveva notato e trasalì udendo la sua voce.

“Signor Jones! Cosa ci fa qui?”

Lui scrollò le spalle

“Io non riuscivo a dormire, immagino anche tu...”

“Sì” lui la sentì sospirare. Ci fu un momento d'imbarazzo

“E' qui fuori da molto?” chiese la ragazza.

“Qualche minuto. Ma è una bella notte e credo che mi fermerò ancora un po'” Rispose incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla sua Bmw.

Era chiaro che Wendy voleva sapere se avesse avuto campo libero oppure no.

“Oh” La delusione nel suo tono gli fece capire di averci visto giusto.

Si mise a guardare il cielo e iniziò a parlare.

“Ricordo che anche io alla tua età sgattaiolavo fuori di casa, per incontrare la mia ragazza” disse in tono casuale. E ovviamente era una bugia.

Lui all'età di Wendy viveva già da solo...

Un altro sospiro

“Io dovevo incontrare Colin”

Killian alzò il sopracciglio

“Il ragazzo che porta al ballo un'altra?”

Lei si fissò le scarpe

“Già” .

Lo scrittore osservò la ragazza. Si disse che doveva tenersi fuori dai problemi sentimentali della sorella di Emma

“Sai?” si sentì dire invece “ Non sono affari miei, ma a me sembra che se questo Colin, pone il sesso come condizione per frequentarti, non merita una ragazza carina ed intelligente come te”

“Io non sono carina!” Wendy si passò una mano tra i capelli in un gesto che gli ricordava la sorella. Ma troppe cose in quei giorni gli facevano venire in mente Emma Swan.

“ Sono troppo alta e troppo magra”

“Molti li considerano i requisiti per essere una modella. Ma anche se non dovessi diventare bella come tua sorella, e io credo che lo diventerai, non dovresti sentirti costretta ad andare a letto con un ragazzo solo per attirare la sua attenzione”

“Emma è davvero bella” Mormorò Wendy, concentrandosi sulla parte sbagliata della frase che aveva appena pronunciato. La parte che lui non avrebbe dovuto ammettere ad alta voce. “Era la ragazza più bella della contea quando sposò Neal ed era poco più grande di me.”

Killian non voleva pensare al fatto che Emma aveva sposato una sorta di dio degli stadi.

“Eppure adesso sembra non riesca a capirmi... lei dice che devo essere sicura, che devo essere davvero consapevole dell'amore che provo, prima di fare del sesso...non capisce che ora le cose sono diverse”

Killian si sentiva a disagio a parlare di “quello” con una giovane donna, soprattutto cercando di convincerla a non farlo.

“Vedi Wendy, io credo che i ragazzi sin dall'età della pietra abbiano convinto le ragazze a fare cose di cui non si sentivano pronte”

La ragazza lo guardava di sottecchi

“Colin dice che per i ragazzi è diverso, che hanno delle... esigenze”

“Non tutte le esigenze devono essere soddisfatte per forza”

Diavolo, lui ne era la prova vivente! Se avesse agito secondo i propri bisogni personali, in quel momento sarebbe stato a letto con la sorella maggiore di Wendy.

Il silenzio era sceso tra loro.

Killian era convinto di sentir girare le rotelle nella testa della ragazza.

“Sarà meglio che vada, domani ho una verifica di letteratura e vorrei mantenere alta la mia media,desidererei andare all'università come fece Emma “

Lo scrittore drizzò le antenne.

Università .

Un tassello in più nel complicato puzzle della vita della giovane vedova

“Ma poi nostra madre morì e lei lasciò la facoltà per tornare a casa ad occuparsi di noi. Poco dopo sposò Neal ed ebbe Henry.A quel punto disse che era felice di non aver finito gli studi , perchè la sua vita era meravigliosa. Ma Neal rimase ucciso in quello stupido incidente”

Killian si chiese che razza di bastardo poteva essere geloso di un morto.

“Sembra che non abbia avuto una vita facile” Osservò con una casualità che era ben lontano dal provare

“Infatti. Ma non è nella natura di Emma lamentarsi. Nonna dice che è una chioccia nata”

Da quello che aveva visto, Killian pensò che Cora avesse ragione. Cercò anche di ricordarsi che lui non aveva bisogno che nessuno lo prendesse sotto le sue ali.

Se l'era cavata benissimo da solo per buona parte dei suoi trentatrè anni

“Buonanotte signor Jones e... grazie” Lo salutò Wendy

“Chiamami Killian . E non ringraziarmi. Mi ha fatto piacere parlare con te.

La guardò rientrare in casa.

Prima Henry. E ora Wendy.

Se non fosse stato attento, quella dannata palude emotiva in cui era finito, si sarebbe chiusa sulla sua testa.

 

Agitata dai pensieri che le ribollivano in testa, Emma udì Wendy lasciare di soppiatto la propria stanza e scendere le scale con il passo furtivo di un ladro.

Ricordando anche troppo bene le volte in cui era uscita di casa di nascosto per vedere August, Emma andò alla finestra e scostò la tenda , aspettandosi di vedere il ragazzo che stava tanto angustiando la sorella.

Invece nell'ombra c'era Killian.

Come se in un qualche modo avesse avvertito la sua presenza, alzò gli occhi verso la finestra, lei lo vide e fece un balzo indietro prima di rendersi conto che , con la luce spenta, lui non poteva vederla.

Attraverso il pizzo della tenda, vide la sorella e lo scrittore parlare per un po', di cosa non aveva proprio idea.

Poi Wendy tornò in casa e la sentì rientrare in camera sua.

La donna pensò che in qualche modo Killian doveva essere riuscito a dissuadere sua sorella da una scappatella romantica.

E quando ,in seguito , Emma ripensò a quella notte, si rese conto che quello era stato il preciso istante in cui si era innamorata di Killian Jones.

Era indecisa, avrebbe voluto andare dalla sorella, ma non voleva che il suo gesto fosse interpretato nel modo sbagliato. Poi si decise .

A piedi nudi per non fare rumore, lasciò la sua stanza.

Wendy aprì la porta immediatamente

“Emma? C'è qualcosa che non va?” chiese la ragazza arrossendo fino ai capelli

“No , ma non riuscivo a dormire . Ho sentito che ti stavi muovendo, così mi chiedevo se ti andasse di bere un tè insieme”

Wendy le diede una lunga occhiata

“Immagino che un tazza di tè mi farà bene” borbottò con ben poco entusiasmo.

Nessuna delle due parlò , finchè Emma non versò la bevanda fumante.

“Come vanno i preparativi del ballo?” chiese la sorella maggiore

“Bene immagino. La preside dice che mi stanno prendendo in considerazione come Regina di Maggio...pensa la prima Regina di Maggio che non avrà un cavaliere”

“Ne dubito” mormorò Emma

“Certo per te è facile dirlo! Quando ti hanno fatta Regina di Maggio stavi con August!”
“Sì” La donna ripensò con nostalgia alla magica sera in cui aveva ballato con il suo amore di allora “Meglio essere senza un uomo piuttosto che con quello sbagliato”

Wendy si accigliò

“Ora stai parlando di Colin! Non impicciarti della mia vita!” le ordinò

“Non voglio farlo,vorrei solo che tu non bruciassi le tappe” cercava di parlare con calma.

“Bruciare le tappe dici? Cioè vuoi dirmi che non vuoi che vada a letto con lui?” La voce della giovane stava diventando stridula.

Emma si sporse sul tavolo e le prese la mano

“ Sarò sincera, penso che fare sesso con Colin sia un terribile errore. Ma mi rendo conto che c'è ben poco che io possa fare per impedirtelo, se è quello che vuoi veramente. Una cosa però vorrei che tu tenessi in mente, mentre prendi la tua decisione. Quando un uomo ama veramente una donna , Wendy, Mette i sentimenti di lei al di sopra dei propri. Desidera proteggerla. Non le chiederebbe mai di fare qualcosa per cui non si sente pronta.”

Un altro silenzio scese tra loro.

“Peter si è offerto di accompagnarmi al ballo, disse alla fine.”Ma è un ballerino pessimo”

Emma ringraziò mentalmente il fratello e dovette dare ragione a Wendy: Peter aveva molti talenti ma decisamente il ballo non era il suo forte.

“Questo non dovrebbe essere un problema, dato che appena arriverai, tutti i ragazzi si metteranno in fila per danzare con te. Più che se avessi Colin al tuo fianco.

Negli occhi tristi di Wendy si accese un lampo di consapevolezza femminile

“Colin è un tipo geloso, anche se si sente libero di guardare le altre”

“Come Grace?”

“Già” Emma sapeva di aver guadagnato un punto , quando sua sorella non scoppiò in lacrime al nome della rivale.

“ Che ne dici di un bell'abito nuovo? E scarpe anche. Con tacchi ridicolmente alti, per mettere in risalto le tue gambe slanciate”

“Killian dice che sono alta come una modella”

Emma pensò un secondo

“Lui dovrebbe saperlo, essendo un uomo di mondo”

Wendy annuì.

Superata la crisi le due sorelle tornarono al piano di sopra. Dopo un po' Emma sentì che anche Killian rientrava in casa.

E mentre nella fattoria finalmente scendeva la quiete della notte , la giovane vedova rimase sveglia a chiedersi quante modelle dalle lunghe gambe si fosse portato a letto il suo sexy pensionante americano.

 

Quando Killian entrò in cucina, il mattino dopo, Emma ebbe la sensazione che il cuore le uscisse dal petto, tanto batteva forte e istintivamente si passò una mano tra i lunghi capelli per sistemarli .

“Il nostro misterioso pensionante!” scherzò Cora , alzando la tazza di tè in segno di saluto. “Quasi cominciavo a credere che fosse solo un frutto della mia senile immaginazione”

“Buongiorno a lei signora” Killian guardò la finestra rigata di pioggia. “Ho pensato che era inutile partire presto, dato che non potremo girare se non smette di piovere”

Nessuno nella stanza fece notare che aveva piovuto quasi tutte le mattine , dall'arrivo dell'americano. E che le altre volte per lui era quasi questione di vita o di morte, essere sul set all'alba.

“Sono solo due gocce” Emma gli posò davanti una tazza di caffè fumante. “Il cielo schiarirà presto”

“Me lo auguro, proprio ieri la regista mi diceva che stiamo superando il budget” Trascurò di dire che uno dei motivi del superamento del budget era dovuto alla modifica della Signora, da drago sputa fuoco ,a sorta di creatura più benevola.

Senza aggiungere ne zucchero, né latte, Killian bevve un sorso di quell'aromatico caffè e si lasciò sfuggire un sospiro di piacere.

“E' squisito”

“La nostra Emma è un'ottima cuoca” disse Cora con un'occhiata significativa in direzione della nipote. “Dovrebbe provare i suoi scones. !”Sono tanto dolci da far cantare gli angeli!” E spinse verso di lui un piatto di focaccine dorate.

“Nonna!” L'ammonì la donna

“Non paga due pasti al giorno quest'uomo? Ha il diritto di sapere come spende i suoi soldi!” Disse con falsa innocenza.

Killian ne prese una, spalmandola di marmellata. Un morso lo convinse dell'assoluta verità che aveva appena detto Cora.

“Semplicemente deliziose” disse masticando con gli occhi chiusi.

Cora battè una mano sul tavolo, estremamente compiaciuta.

Peter si alzò dalla tavola con aria distratta.

“Io vado , ho un test di biologia e non voglio fare tardi!” e prese il suo zaino “devo assolutamente superarlo...” Sembrava preoccupato.

Emma si avvicinò al fratello e gli carezzò una guancia.

“ Andrà tutto bene vedrai. Hai studiato tanto” Lo guardava proprio come una madre

Il ragazzo annuì

“Augurami buona fortuna”

“Non ne hai bisogno, ma se proprio... In bocca al lupo!” gli disse arruffandogli i capelli.

Peter si chinò e le diede un bacio sulla guancia.

Notando il sorriso illuminare il volto del ragazzo, solitamente così serio, Killian fu colpito dal modo in cui Emma era riuscito a rassicurarlo, con semplici parole e tanto amore.

Emma Swan era senza alcun dubbio il cuore di quella famiglia.

Anche Wendy scese in cucina, salutando tutti afferrando giacca e ombrello. Lanciò un'occhiata allo scrittore con un piccolo lieve sorriso, che lui ricambiò alzando la sua tazza di tè .

Ancora distratto dai pensieri su quella splendida famiglia, trasalì quando sentì la voce di Emma che gli offriva delle uova con la pancetta.

“No grazie , mi bastano gli scones” Le disse guardandola negli occhi.

E lei spalancò i suoi per un istante, per poi voltarsi per prendere dell'altro caffè da versargli.

“Tuo fratello sembra un ragazzo molto serio” La sentì sospirare.

Emma si versò una tazza di cioccolata calda e, come se avesse deciso di abbandonare il ruolo di locandiera , si lasciò cadere su una sedia di fronte a lui.

“Dopo la morte di mamma è cambiato, prima era un ragazzo sempre pronto al sorriso”

“La morte cambia molte cose” disse Killian in un sospiro.

Entrambi si guardarono e capirono di avere in comune molto più cose di quanto fin'ora immaginassero.

Rimasero in silenzio, assorti, tanto che non notarono Cora lasciare la stanza, con un sorrisetto stampato in viso.

Killian sarebbe stato in quella cucina con Emma tutto il giorno, il che rendeva imperativo che se ne andasse immediatamente.

Era quasi arrivato alla BMW, quando la porta si aprì , la vide correre fuori, sotto la pioggerellina trasformatasi in foschia.

“Ho pensato che magari avresti gradito dei biscotti , da prendere con del tè nel pomeriggio” gli disse tendendogli un sacchetto di carta. “Spero ti piacciano all'uvetta”

“E a chi non piacciono?” Mai in tutta la sua vita , una donna aveva sfornato dei biscotti per lui.

“Sono i preferiti da Henry e Peter. Wendy invece li preferisce al cioccolato” Un leggero ansito nella voce.

“Ho notato che a molte donne piace il cioccolato, non che Wendy sia già una donna , ma...”

“No...” Lo interruppe lei un po' ansante “E credo di doverti ringraziare per questo”

Era stata davvero alla finestra la notte precedente.

Scosse la testa

“Non ho fatto niente di speciale”

Per un attimo gli occhi di lei s'incupirono

“Forse per te non è stato niente di speciale, ma lo sarebbe stato per Wendy se fosse rimasta incinta” Killian guardò affascinato il modo in cui il suo viso rivelava ogni suo pensiero e il sorrise che gli regalò lo lasciò quasi tramortito.

“Un giorno, spero lontano, quando farà l'amore con un uomo che l'adora davvero, forse ripenserà alla notte passata e si ricorderà di un altro uomo che si preoccupò di lei a tal punto, di prendersi il disturbo di parlarle quando non era che una ragazzina confusa.”

Detto questo si alzò in punta di piedi, con l'intenzione di sfiorargli la guancia con un rapido bacio.

Ma Killian fu più veloce e girò la testa catturandole la bocca.

Il contatto fu potente come un sorso di whisky irlandese!

Lo colpì allo stomaco con la forza di un pugno e gli divampò nelle vene come fuoco.

Le affondò una mano tra i capelli, mentre le faceva scivolare l'altra lungo la schiena, per attirarla a sé. Udì un gemito soffocato e si chiese se fosse fuggito alla propria gola o a quella di lei.

Sentiva una vibrazione e non capiva chi dei due stesse tremando.

Le donne lo avevano eccitato, l'avevano fatto bruciare di desiderio. Ma nessuna gli aveva mai comunicato uno struggimento così forte da farlo sentire debole e impotente.

Sotto l'assalto della sua bocca , le labbra di lei si schiudevano come i petali di un fiore.

Aveva i seni premuti contro il suo petto, al punto che nemmeno una minuscola goccia di pioggia avrebbe potuto insinuarsi tra loro.

Killian non riusciva a pensare. Era appena in grado di respirare. Ma quando si rese conto che aveva voglia di spalancare la portiera dell'auto e di prenderla lì, sul sedile, dove suo padre, sua nonna o un vicino di passaggio potevano vederli, capì che era ora di smettere.

Staccò la bocca da quella di lei, ma riluttante a lasciarla andare , poggiò la fronte contro la sua. , Poi con lentezza le fece scorrere le labbra sulla guancia.

“Sai di pioggia”

“Anche tu” Lei sembrava attonita quanto lui

“Forse, ma scommetto che su di te ha un sapore migliore”. Quando le toccò con la lingua il lieve incavo tra il labbro e il mento, lei si lasciò sfuggire un sospiro di piacere, poi chiuse gli occhi e reclinò a testa all'indietro , offrendogli la a gola .

Killian l'accontentò , sfiorando con la bocca, lievemente, languidamente , la sua pelle chiara.

“Ancora un minuto e saremo noi quelli che hanno bisogno di una predica sui pericoli del sesso” La risposta di lei fu un suono tra una risata e il singhiozzo.

“Non capisco cosa mi sia preso” La voce le tremava

“Allora siamo in due” E poiché lui la desiderava ancora, le tolse le mani di dosso e si chinò a raccogliere il sacchettino di carta, caduto ai loro piedi.

“Non saranno rimaste che briciole” Osservò lei.

Era così, ma lui tuffò le dita nel sacchetto, prese uno dei pezzi più grossi e se lo infilò in bocca.

“Le briciole migliori che abbia mai mangiato” Sapendo che stava giocando con il fuoco, ma incapace di trattenersi, le tracciò il contorno delle labbra con la punta di un dito.

“Dolci quasi quanto la bocca della cuoca”

Quelle parole gli conquistarono il sorriso in cui aveva sperato

“Stupido! Cos'è hai baciato la Pietra della verità , Jones?”

“L'unica cosa che voglio baciare qui in Irlanda , sei tu Swan.” La percorse con lo sguardo. “Dappertutto”

Gli occhi di lei si fecero seri.

“Killian io... ho paura. Se dovessi farmi coinvolgere in una storia...” si stava passando una mano tra i capelli

“Mi dispiace dovertelo dire cara, ma è già troppo tardi. Perchè che ci piaccia o no, siamo già coinvolti” Le disse lui chinando la testa e portando lo sguardo all'altezza di quello di lei.

Emma sospirò

“Sì lo so. E questo mi confonde, perchè non mi era mai successo di reagire con tanta intensità ad un uomo” Arrossì nel dire ciò

Così onesta, così dolce...

Che Dio lo aiutasse!Stava incominciando ad innamorarsi di lei!

“Unisciti al club tesoro, perchè nemmeno a me era mai capitata una cosa del genere prima di arrivare qui” Sospirò a sua volta e tornò a sfiorarle la bocca

“Ci vediamo questa sera” Mormorò poco dopo, quando si costrinse a staccarsi da lei

“Tornerai a casa per cena allora?”

Casa. Era solo una banale parola di quattro lettere. Non c'era nessun motivo per cui ad u tratto, lui , si sentì soffocare.

Aveva bisogno di spazio, di respirare, aprì la portiera per allontanarsi un po' dal suo corpo.

“Dipende da cosa preparerai”

Emma rimase un momento in stallo. L'intenzione che aveva quella mattina era di cucinare una semplice zuppa, ma ora le cose erano cambiate.

“Cosciotto d'agnello al forno” Era troppo tempo che non cucinava per un uomo che non fossero suo padre o suo fratello, e bisognava festeggiare.

Lui salì in auto e poggiò il sacchetto di briciole accanto a sé

“Tu giochi in modo sleale Swan!” Lei rise di nuovo, sentendosi giovane e felice.

“Anche tu Jones” E Killian, con un altra penetrante occhiata, mise in moto e partì.

Emma rimase sul piazzale, incurante della pioggia, accarezzandosi le labbra dove le parve di sentire ancora quel bacio bruciante.

Avrebbe dovuto andare in paese, ma prima , aveva bisogno di buttare fuori tutto ciò che le stava ribollendo dentro, così prese il cellulare e schiacciò un tasto

“Elsa ciao! Passo da te tra mezz'ora!”

Chi meglio della di lei poteva comprenderla.

 

Ciao a tutti!

E finalmente bacio fu!
Sembra che piano piano le barriere di Emma e Killian stiano cadendo, anche se, lui è ancora molto spaventato e soprattutto il fatto di poter mettere delle radici, lo fa andare in ansia.

Volevo ringraziare davvero di cuore i tanti che mi seguono e trovano il tempo e la voglia per fermarsi, leggere e commentare. Davvero GRAZIE!

Un grazie enorme a Cristina, perchè è la migliore traduttrice del mondo, e riesce a fugare ogni mio dubbio sui titoli.

Bene spero che vi divertiate nel leggere questo capitolo e fatemi sapere , ogni osservazione è importante.

Un abbraccio

Gra

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Capitolo 7
*** Fears ***


Erano state ore a parlare.

Emma aveva espresso alla cognata tutti i propri dubbi, il fatto che non riuscisse a a capire ne sé stessa, tanto meno Killian. Il senso di confusione e frustrazione.

Parlando le aveva detto come si erano avvicinati, fino all'appassionato bacio che si erano scambiati qualche ora prima, davanti casa incuranti di tutti, ma anche del cambiamento che aveva nettamente avvertito in lui, poco prima che partisse, anche se , presa dall'euforia aveva cercato di non badarci troppo.

Elsa ascoltò con attenzione, poi in tutta onestà le disse ciò che penseva

“Sembra proprio amore”.

L'amica aveva sbarrato gli occhi e negato con decisione.

Attrazione, passione, ma amore?!? Andiamo!

“Sei stata innamorata solo due volte in vita tua e non si può dire che questo faccia di te un'esperta. E con mio fratello, beh ho sempre pensato che nonostante vi amaste, la vostra storia era nata nel periodo più sbagliato, cioè quando tu ti sentivi troppo sola e vulnerabile, dopo la morte di tua madre. Neal ti trattava come una statuina di porcellana”

“Non è vero!” Reagì Emma “Al contrario Neal si lamentava che non ero abbastanza sofisticata per i suoi amici di Londra o Boston!” Un lieve rammarico nella voce.

Elsa scosse la testa

“Quello che volevo dire è che non ti ha mai trattata da donna adulta, in tutti i sensi”.

Questo le fece male. Lei si era sempre sentita inferiore rispetto al suo carismatico marito. Per la prima volta , fu costretta ad ammettere che forse lui poteva aver manipolato le sue insicurezze a proprio vantaggio.

“Per favore Elsa, basta parlare di Neal” protestò “Qui il problema è Killian Jones e come mi fa sentire...Insomma non basta che io non capisca quello che provo, Quell'uomo è un vero esperto nel nascondere le proprie emozioni, non riesco a penetrare attraverso quel muro di cui si è circondato” Né a leggere i suoi pensieri in quei meravigliosi occhi azzurri, ma non diede voce a questo suo ultimo pensiero.

La cognata posò la tazza con il tè e le disse semplicemente.

“Se vuoi capirlo , leggi i suoi libri”

Emma la guardò dubbiosa.

“Ho letto quello della Donna delle fate e mi ha terrorizzato! Un ragazzino che rimane sfigurato permanentemente, guardandola in volto...” E rabbrividì.

Elsa scosse la testa , come se proprio l'amica non riuscisse a vedere l'ovvietà della questione.

“E' perchè tu ti sei fermata alla superficie. La chiave di tutto è nella cicatrice. La cicatrice del ragazzo del racconto è una metafora del danno che è stato fatto al suo cuore e forse nella sua psiche dagli adulti”

Emma ci pensò un istante e forse Elsa poteva avere ragione.

“L'articolo letto su di lui, diceva che sua madre morì tragicamente quando era un bambino, pensi che...possa aver assistito alla sua morte?” Chiese con titubanza

“Potrebbe essere. L'argomento del suo ultimo libro è tutto incentrato sul tragico rapporto tra una madre e un figlio”

Emma si passò una mano sugli occhi, Killian era un uomo più complicato di quanto pensasse.

“Se è vero...forse quello che ha passato è così terribile che non gli consentirà mai di aprirsi con una donna. Di fidarsi di lei completamente.”

Elsa le lanciò un'occhiata penetrante

“Sai come si dice: l'amore guarisce tutte le ferite” Proclamò solenne

“E io come faccio a sapere se lo amo se non riesco nemmeno a capire chi è davvero” Disse esasperata Emma.

La cognata le si avvicinò avvolgendola nel suo caldo abbraccio rassicurante.

“Leggi i suoi libri...”

Emma ricambiò la stretta di Elsa, mentre nella sua testa già programmava la tappa alla libreria del centro, dove avrebbe speso un bel gruzzoletto, per acquistare tutti i romanzi del signor Jones.

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Grenny's era particolarmente affollato quella sera.

Si stava facendo tardi e Killian sapeva che presto Emma avrebbe messo la cena in tavola e lui già pregustava il sapore del cosciotto d'agnello.

Eppure continuava a restare seduto nel locale rumoroso e pieno di fumo, ascoltando le storie incredibili narrate da David.

In realtà quello che davvero desiderava era poter tornare alla fattoria, da lei, raccontarle la giornata orribile che aveva avuto, dal litigio con Regina, la regista, al fatto che molte delle riprese in esterna erano state sospese a causa della pioggia incessante.

Voleva raccontarle tutto questo , crogiolarsi nel calore del suo sorriso, voleva baciarle quelle labbra invitanti e sentir alleviare la stanchezza della giornata.

Ma non era solo questo

Killian voleva anche sentirsi dire come era andato il test di biologia di Peter , la verifica di Wendy e cosa le aveva detto quell'idiota di Colin.

Voleva che Henry gli raccontasse ancora dei suoi incontri con la Signora e, che Dio lo aiutasse, sarebbe stato pronto a sopportare gli intrighi combinamatrimonio di Cora.

E poiché voleva tutto questo, e lo voleva da esserne paralizzato dal terrore, lui era ben deciso a stare alla larga da quella fattoria, almeno quella sera.

Era ben consapevole di ciò che provava.

Emma gli piaceva, desiderava fare l'amore con lei e questo dimostrava solo che era un uomo normale.

Non gli sarebbe stato difficile conquistare il suo cuore generoso.

Ma quando tra un mese lui avesse lasciato l'Irlanda, gli averebbe restituito quel cuore in mille pezzi.

Emma era una donna segnata dalla vita, forte, ma allo stesso tempo altruista e sognatrice. Sì, nonostante il male subito, lei ancora desiderava l'amore di qualcuno.

Quel pensiero gli ricordò ciò che Milah gli aveva detto all'aeroporto.

Sul fatto che loro due erano uguali. Che non avevano irrealistiche aspettative di amore eterno.

Rendendosi conto che aveva appena trovato il nascondiglio perfetto, Killian buttò giù il resto del suo rum e lasciò il pub, percorrendo a piedi i due isolati che lo separavano dal Flannery Hotel

“Bene bene” Il sorriso di Milah, quando gli aprì la porta della sua suite, ricordò a Killian una gatta che aveva appena visto un piattino di latte.

“Questa sì che è una piacevole sorpresa”

“Passavo di qua e ho pensato di venire a salutarti. Notando solo in quel momento che lei era in camicia da notte, lanciò un'occhiata imbarazzata alla porta chiusa della stanza da letto.

“Se hai compagnia...”

“Non fare l'idiota!” Lei lo prese per il braccio e lo tirò dentro.

“Sono appena uscita dalla doccia e pensavo di infilarmi a letto con un buon libro” I suoi occhi ebbero un guizzo malizioso. “Preferisco di gran lunga farlo con un buon uomo. O , meglio ancora, con un uomo cattivo.”

Killian si fermò in mezzo al salotto “C'è un mobile bar qui?”

“Naturalmente” Lei gli lanciò un'occhiata perplessa “Ma sei sicuro di voler bere ancora?”

Il tono di lui fu secco e tagliente

“Tesoro, da quando ti sei iscritta agli Alcolisti Anonimi?”

“Caro, sai bene che non sono mai stata una sostenitrice della moderazione, in nessun campo”. Gli portò una mano alla guancia, come aveva fatto Emma al lago, ma sorprendentemente, il tocco di Milah, non gli mosse dentro nessun desiderio.

“E' solo che non voglio che tu rimanga deluso”

Lui la guardò confuso

“Tu non mi hai mai deluso, Milah”

“Certo che no! Pensavo solo che se ti mettessi altro alcool nelle vene potresti avere qualche difficoltà a ...” Ed inarcò un sopracciglio con fare allusivo.

“Non mi sembra che tu ti sia mai lamentata “ Le disse avvicinandosi

“Non ti sei mai presentato a casa mia dopo aver alzato il gomito” Killian le dovette dare ragione.

A casa, in America, non beveva quasi mai, al massimo un paio di bicchieri di vino a cena.

“Perchè non lasci che sia io a preoccuparmi del livello delle mie prestazioni?” Il tono era mite , ma gli occhi si erano fatti di una durezza inquietante.

Milah non rispose , si limitò ad andare verso il mobile bar ed aprirlo.

“Vediamo ...Abbiamo Guinnes, Harp, una collezione di Whisky irlandesi e del rum.”

“Vada per il rum” Ma mentre la donna versava da bere, Killian capì di essere più eccitato da quel gesto, che dai suoi seni velati di seta, e questo era un guaio.

Milah si versò un Baileys e si sedette accanto a lui sul divano.

“Ai vecchi amici “ Gli tese il suo bicchiere e alzò il proprio “E ai bei tempi”

“Ai bei tempi” Lui ingollò il rum in un unico sorso.

“Santo cielo quanta fretta!”Lei seguì il bordo del proprio bicchiere con la punta del dito “Spero che non sia un presagio di quello che verrà”

“Te l'ho già detto, lascia che mi preoccupi io di questo”

Milah trovò la frase come un incoraggiamento, gli passò un braccio intorno al collo e abilmente fece scivolare l'altra mano sul ventre di lui, accarezzandolo in un modo che provocò l'immediata risposta.

“Pensavo proprio a te mentre facevo la doccia” la voce bassa , gutturale.

“Mentre mi passavo la spugna sul seno, pensavo che fosse la tua bocca. Ricordavo la nostra prima volta, quando andammo al party di Regina e tu mi trascinasti in bagno e mi prendesti lì, in piedi, contro il lavandino in marmo.”

“Ero pazzo quella sera” Pazzo di desiderio

“Eri meraviglioso, come sempre”Le dita di lei lo stimolavano con tocco esperto. La sua bocca , calda e avida, toccò quella di lui.

Una parte di lui, pulsante ed eccitata, desiderava Milah.
Ma anche se continuava a ripetersi che non doveva nulla ad Emma, sapeva che accettare quello che l'attrice gli stava offrendo lo avrebbe lasciato in balia dei sensi di colpa.

Catturò le mani di lei

“Non posso” Non la guardava

“Certo che puoi tesoro” La voce di lei era un sussurro roco. “Sei andato benissimo fin'ora”

“Non è questo” Dandosi mille volte dello stupido, Killian si staccò da lei “Sai che sei sempre riuscita ad eccitarmi...”

“Credimi Killian, la cosa è reciproca”

Come diavolo avrebbe fatto a spiegare l'inspiegabile.

“Penserai che sono pazzo”

Lei lo sorprese ridendo

“Perchè mi stai usando per dimenticare la bionda vedova? Andiamo ci siamo sempre usati a vicenda, ma ora temo che non potremo farlo più” Sospirò

Era scioccato da quello che Milah gli aveva detto, ma fece finta di aver ascoltato solo l'ultima parte del suo discorso.

“Perchè dici così”

“Perchè sto per fare una cosa molto, molto stupida... ti dirò come fare per sedurre quella bellezza irlandese, che sembra averti stregato” Lo disse con una sorta di broncio

Killian sgranò gli occhi

“Ma come...”

“Come lo so? Tesoro dopo che hai praticamente adottato il figlio di quella donna, è cosa nota”

Lui si passò una mano tra i capelli

“Non posso crederci! Quel bambino è un appassionato di creature marine, come milioni di altri ragazzini e così l'ho lasciato girare sul set. Che c'è di male?”

Milah lo guardava con un sorriso sbilenco

“E del campeggio a cui lo porterai che mi dici?”

Dannazione!

Killian decise che avrebbe strozzato Regina Mills . Gli era bastato informare la regista che sarebbe mancato dal set nel fine settimana, e la sua vita personale era diventata di dominio pubblico .

“E' solo un campeggio...”

“E' stato un gesto molto carino da parte tua. Ma se pensi che dormire sulla nuda terra con un branco di ragazzini, ti procurerà un invito nel letto della madre, hai sbagliato i conti” Si alzò guardandolo fisso negli occhi

“Non intendo andare in campeggio per sedurre la madre di nessuno, dannazione!” Era la stessa cosa che aveva detto ad Emma.

Ed era la verità

“Non hai idea del sollievo che provo nel sentirtelo dire” Milah rimise a posto le bottiglie prima di continuare. “ Emma Swan può essere diversa dalle altre donne a cui sei abituato. Ma credimi caro, nessuna femmina resiste al trattamento del Principoe azzurro”

Lui scoppiò a ridere

“Il Trattamento del principe Azzurro?” nessuno gli aveva mai detto che era un principe.

Un Pirata, in farabutto, ma un principe mai!

“Sto parlando di grandi gesti romantici!”

“Oh Cristo! Ma che cazzo dici!” Lui non era quel tipo di uomo.

“Non snobbarli, funzionano. Il tuo problema è che hai sempre ottenuto il sesso così facilmente, che non te lo sei mai dovuto conquistare come un poveraccio qualunque.” Gli fece un sorrisetto

“ Mai visto Pretty Woman? Travolgi miss Swan col tuo charme, Killian e quando l'avrai tra le braccia, portarla fino al letto sarà un gioco da ragazzi”

Lo scrittore annuì poco convinto.

“ E dato che ora siamo amici e non più amanti , mio caro, mi comporterò da amica, impedendoti di guidare così ubriaco. Passerai la notte qui, sul divano” Puntualizzò subito

Era probabilmente la proposta migliore della serata. Killian sentiva che stava per crollare.

“E non preoccuparti per la bella vedova, nemmeno le brave ragazze irlandesi sono immuni dal morso della gelosia. Passare la notte fuori casa, non mancherà di attrarre il suo interesse”

Killian si chiese se Milah potesse avere ragione.

Perchè, Emma non era come le altre...

 

Non uccidetemi!

Sì ok lo so l'ho fatto comportare da stronzo, ne sono consapevole e accetto i pomodori che mi lancerete contro e anche le parolacce, ma quest'uomo è terrorizzato dalla possibilità di essere felice.

Però alla fine , ha capito , si è fermato .

Solo che adesso chi spiegherà ad Emma il perchè ha dato buca alla cena?

Perchè nonostante anche in lei ci siano ancora delle paure, è pronta a giocarsi la partita, con il sostegno della saggia Elsa.

E ora, beh credo che il Signor Jones dovrà affrontare i suoi sentimenti e chissà se Emma saprà perdonarlo... ;-)

Grazie mille  a tutti ! Siete tantissimi e avete belle parole, che davvero mi riempiono di gioia

Un abbraccio

Gra

 

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Capitolo 8
*** Know how to return ***


Non era tornato a casa.

La cena non era stata un'attrattiva sufficiente.

Né lo era stata lei.

Dopo aver letto La Signora del lago, la sera prima, Emma si disse che era stata un'ingenua a credere che lui sarebbe venuto. Elsa aveva ragione quando sosteneva che sotto le sua storie Fantasy, Killian scriveva di rapporti famigliari. E il suo concetto di famiglia non era per niente rassicurante.

Lui l'aveva avvertita di non cercare di penetrare attraverso le sue barriere, perchè non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe trovato.

Ebbene , non era stato forse così?

Non era un uomo facile da conoscere.

Sarebbe stato un uomo ancor più difficile da amare.

E a dire la verità, Emma non era certa fino in fondo di essersi innamorata di lui.

Ma sapeva che se non avesse corso il rischio, se non avesse allungato una mano verso quell'uomo, avrebbe passato il resto della sua vita a rimpiangere la propria codardia.

E lei era tante cose, ma assolutamente non era una codarda!

Stava tornando da quella passeggiata in solitaria, alle prime luci dell'alba, tanto era inutile rimanere a letto avendo passato tutta la notte insonne, quando da lontano vide David che si avvicinava.

“ Beh questa sì che è una sorpresa! Buongiorno! Che fai in piedi così presto?” disse lei

“Buongiorno a te Tesoro” Le disse dandole un bacio sul capo.

“Ho deciso di venirti a dare una mano con il lavoro” e le fece vedere la mungitrice con cui solitamente lei o Peter mungevano le mucche e le capre.

Emma rise di gusto

“Papà il tuo lavoro non è certo quello del contadino!” Lui sospirò

“E temo di essere stato un genitore anche peggiore” La ragazza si rabbuiò

“Non è vero !Sei stato un padre meraviglioso!” David sospirò di nuovo

“Ho cercato di esserlo, ma le cose sono diventate difficili dopo la morte di tua madre”

Si sedettero sul muretto di cinta

“ E'stato un momento duro per tutti” Sempre in cerca della positività

“Sì... e soprattutto per te. Perchè io non ti ho aiutata come avrei dovuto” Teneva gli occhi bassi, come se avesse vergogna di ciò che aveva fatto

”Stavi soffrendo” Emma ricordava bene quanto fosse diventato silenzioso suo padre a quel tempo.

“Anche i miei figli soffrivano, ma io ero troppo cieco per accorgermene” La ragazza si chiese cosa avesse provocato quell'insolito momento d'introspezione.

“E non credo di averti mai detto che senza di te non ce l'avrei fatta...nessuno di noi. Sei stata il nostro collante, la nostra roccia”

Suo padre era sempre stato generoso di complimenti,ma erano sempre affermazioni superficiali. Mai una di quelle lodi le aveva fatto salire le lacrime agli occhi come in quel momento. Di nuovo si chiese il perchè, lui le dicesse quelle cose, e una possibile risposta le gelò il sangue

“Papà ti senti bene?” gli domandò

“Io?” Lui si portò una mano al petto “Certo perchè non dovrei?”

“Non è da te fare discorsi così seri. E il dottor Whale...?”

David fece un gesto con la mano come a voler cacciare via quei pensieri.

“Non stare a sentire quello sbarbatello! Cose ne può sapere! L'ultima volta che sono stato da lui, sotto tua insistenza sai cosa ho scoperto? L'inchiostro della sua bella laurea è ancora fresco!”

Emma rise, come lui si aspettava, ma tornò subito seria.

“Sono preoccupata per te...”

“E io per te, tesoro. Tu ti preoccupi per tutti, tranne che per te stessa. Ultimamente ho riflettuto : mi chiedevo se pensi mai a quello che hai perso rinunciando all'università” La domanda era talmente inaspettata che lei non riuscì a trattenere una risata

“Papà! Studiare mi piaceva, ma non sono sicura che avrei avuto la costanza sufficiente a dare tutti quegli esami e a stare tanto tempo lontano da tutti voi. Quando poi ho sposato Neal e mi hanno messo tra le braccia Henry, non ho più avuto dubbi. Lasciare Oxford era stata la scelta giusta” C'era sicurezza nelle parole, quanto negli occhi.

David stentava a trattenere le lacrime

“Sei una madre splendida. Dovresti avere altri figli”

“Eh sarebbe bello. Ma prima dovrei trovare qualcuno con cui farli non credi?” E gli diede di gomito, più come si farebbe ad un amico, piuttosto che con il proprio padre.

“Somigli così tanto a tua madre...Non nei colori, ma negli atteggiamenti, nella testardaggine, nella speranza che sai infondere.” La conversazione stava diventando davvero personale.

“Sai , quando io e Mary Margaret ci siamo conosciuti, beh tuo nonno non era esattamente dell'idea che ci frequentassimo. Loro erano di Dublino, gente di città. E io, un povero contadino,un uomo che non sarebbe mai stato in grado di comprarle tutte quelle cose che piacciono tanto alle donne.” Emma lo rassicurò subito

“La mamma non era mai stata interessata alle cose materiali”

“E' quello che dicemmo a suo padre quando gli annunciammo che volevamo sposarci per poterti adottare. Ma lui si era ancora più indurito dopo la morte della figlia maggiore, tanto che non volle sentire ragioni.” La giovane donna ascoltava col fiato sospeso

“Così decidemmo di fuggire insieme! Sai negli anni ottanta, la nostra non era altro che una piccola e bigotta contea , fare una cosa del genere sarebbe stato gettare il disonore su un'intera famiglia. Appena tornammo tuo nonno ci trascinò per i capelli davanti all'altare e questo ci diede la possibilità di adottarti. La cosa migliore che abbia mai fatto in tutta la mia vita. Io e tua madre ci amavamo enormemente, era come se dividessimo lo stesso cuore. E quando lei è morta, un po' sono morto anche io...scusami se ti ho lasciata sola a mandare avanti tutto”

Emma aveva il viso rigato di lacrime.

“Guarda cos'hai combinato!” protestò tirando su con il naso “Mi hai fatta piangere!” E lo abbracciò stretto, come non faceva da tempo.

“Mai scusarsi di versare lacrime di commozione. Dio non ci ha dato le lacrime perchè ci tenessimo dentro le emozioni. Anche se c'è qualcuno che non capisce che è meglio dare sfogo ai sentimenti”, le disse dolcemente carezzandole i capelli.

“Ah” Annuì Emma, comprendendo finalmente l'improvvisa apparizione di suo padre a quell'ora così insolita per lui.

Si staccò da lui.

“Mi chiedevo quando mi avresti chiesto di Killian” Era arrossita

“Vedo il modo in cui lo guardi, figliola. Hai il cuore negli occhi. E' il modo in cui Mary Margaret guardava me” Emma lo fissò un istante.

“E il modo in cui tu guardavi lei?” chiese

“Non subito. All'inizio, immagino di aver avuto la stessa espressione che ha Jones quando ti guarda, quando pensa che nessuno lo stia osservando” David iniziò a giocherellare con i bottoni della giacca “Gli uomini sono diversi da voi donne, Emma. Una donna fa l'amore con un uomo solo quando è innamorata, ma noi... basta che la donna sia nella stanza.”

Anche se era imbarazzata quanto David, dalla piega che aveva assunto la conversazione, Emma rise di nuovo

“Pensi sia sempre così?” David si passò una mano sul mento leggermente ruvido.

“Nella maggior parte dei casi, sì” La guardò con dolcezza

“Gesù quanto vorrei che fosse Mart Margaret ad avere questa conversazione con te! Dopotutto spetta a una madre parlare di certe cose con la propria figlia!”

Emma lo guardò leggermente stranita

“Papà, ti ricordo che sono già stata sposata e ho un figlio grande, cosa ci dovrebbe essere che ancora non so”

“Eri una bambina! Hai amato Neal come una ragazzina che ama un uomo adulto e affascinante. Eri abbagliata da lui, dal suo carisma, e questo allora mi preoccupava. Ma se vuoi la verità, ero così sollevato all'idea che tu ti sposassi e che mi togliessi il peso dei bambini più piccoli dalle spalle, che rifiutai di ammettere persino con me stesso che quel matrimonio non era nel tuo interesse”

“Amavo Neal. Avrei fatto funzionare le cose” Emma era sulla difensiva

“Ci avresti provato” Concesse David “ E lo sforzo ti avrebbe spezzato il cuore. Non eri la prima donna nella vita di Neal Cassidy, Emma. E anche se mi addolora dirtelo, non fosti l'ultima...” Disse quelle parole senza avere il coraggio di guardare la figlia negli occhi.

Mio Dio!

Lei lo aveva sempre saputo, naturalmente. Per quanto fosse stata ingenua, aveva percepito le infedeltà di Neal, con l'intuito di una moglie. Ma fino a quel momento nessuno , neanche Elsa, aveva avuto il coraggio di parlargliene.

Deglutì

“Se ti addolora tanto dirmelo, come credi che mi possa sentire io?” Quasi un'accusa

“Sono sicuro che è tutt'altro che facile, ma noto anche che non lo hai negato”

Emma distolse il viso e si strinse nelle braccia. Il pensiero dei tradimenti di Neal la feriva atrocemente. Non voleva pensarci.

Non in quel momento.

Non quando era così confusa riguardo ai propri sentimenti per Killian

“Perchè” chiese a suo padre in un singhiozzo. “Mio marito è morto da cinque anni, perchè rivangare il passato proprio ora?”

“Perchè sono stato un bastardo egoista quando più avevi bisogno della mia protezione. Avrei dovuto impedirti di sposare un uomo che ti avrebbe fatta soffrire.” La voce di David era risoluta ora.

“Non c'era niente che avresti potuto fare per fermarmi! E lo sai. Non mi hai appena detto che nemmeno il nonno riuscì a impedire a mia madre di sposarti?” Adesso guardava suo padre con aria di sfida.

“Sì ma lui si sbagliava su ciò che era il meglio per sua figlia. Certo non sono stato un marito facile, ma amavo tua madre. Non c'era nulla che non avrei fatto per lei. Fu sempre il mio primo pensiero. Ma questo tuo nonno non poteva saperlo e cercò solo di proteggere sua figlia...” David si tirò su stancamente dal muretto

“Se Neal era il sole, Emma, Killian Jones è il lato oscuro della luna. E anche se capisco che tu possa sentirti attratta da un uomo che è l'esatto opposto del tuo defunto marito, ho paura che lui possa farti ancora più male di quanto avrebbe potuto fartene Neal”.

Emma aprì la bocca pronta a protestare , ma non ci riuscì

“Potresti avere ragione” Inutile illudersi.

Qualunque cosa fosse accaduta tra lei e Killian , nelle settimane successive, lei aveva già raggiunto il punto di non ritorno.

Stupidamente , gli aveva permesso di insinuarsi nel suo cuore.

“Non voglio farti sentire in colpa papà, ma mi sembra di ricordare che hai fatto di tutto per metterci insieme quella prima domenica mattina”

David si accigliò

“ Ah , ma questo fu prima che io conoscessi la vera natura di quell'uomo... Sarò sincero, non ti sto dicendo che non mi piace, questo no, ho solo una dannata paura che tu soffra. E non lo meriti. Non di nuovo!”

Emma vide gli occhi del padre umidi di lacrime e non si trattene più. Lo abbraccio con forza, seppellendo il naso nel collo del suo giaccone impermeabile, proprio come faceva quando da bambina lui la prendeva in braccio per consolarla.

E fu così che li trovò Killian.

Padre e figlia abbracciati, con le guance rigate di lacrime.

“Scusate” Disse a disagio e fece per ritirarsi.

“Non volevo interrompervi”

“Non preoccuparti , ragazzo mio” Disse David, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. “Stavo proprio per scendere al villaggio. Puoi prendere il mio posto e aiutare Emma a raccogliere le uova, stavamo per farlo.”

E se ne andò prima ancora che a Killian venisse in mente una scusa per svignarsela insieme a lui.

Anche Emma si alzò e si avviò verso la parte della fattoria occupata dal pollaio e dalla piccola stalla.

“Bel posto” disse lo scrittore. “Mi aspettavo qualcosa di più primitivo. Avete tutte le ultime innovazioni per la distribuzione del mangime al pollame e delle mungitura. Non lo avrei detto”

“Ah, ci risiamo con i preconcetti , vero Jones!” Emma gettò indietro indietro i capelli con un gesto impertinente.

“Sono delusa. Mi sarei aspettata che uno scrittore famoso come te avesse più immaginazione. Siamo un piccolo villaggio irlandese, ma le comodità della vita contadina sono arrivati fino a noi, insieme agli i-phone e ai forni a microonde”

C'era qualcosa di diverso in lei.

Era come se avesse abbassato la guardia, lasciandogli intravedere la donna che era stata tanto coraggiosa da assumersi la responsabilità di una famiglia quando non aveva ancora vent'anni.

“Qualche volta aiuta poter catalogare le persone”

Riflettendo sulle parole di lui, lei andò verso la rimessa a prendere le mungitrici e quello che sarebbe servito più tardi con le mucche

“Lasciami indovinare: pensavi, che ne so, che mungessi a mano, seduta su uno sgabello, con un gonnellone fiorato?”

“E una verginale camicetta bianca ,arricciata, da contadinella, che mostrava l'attaccatura del tuo splendido seno” finì lui per lei .

Il pensiero di slacciarle quell'immaginaria camicetta, lo aveva torturato una notte intera, durante un sogno altamente erotico su quella donna, buon Dio!

Emma non potè fare a meno di ridere.

“Spiacente di deluderti Jones. “

“E' l'unica cosa che non fai mai, tesoro” Le disse togliendole di mano la mungitrice e posizionandola vicino all'entrata della stalla.

“Tu mi esasperi, mi spaventi, mi ecciti, ma...”

La donna si voltò verso di lui stupita

“Non parlerai sul serio? Ti spavento?”

Killian rimase serio

“No, spaventare non è la parola giusta. Sono impietrito dal terrore”

Sorpresa che lui avesse fatto un'ammissione così sconcertante in tono tanto leggero, Emma alzò gli occhi e si accorse di quel che stava facendo.

“Ma, cosa fai?”

“Ti aiuto, perchè?” Rispose lui mentre apriva il pollaio e accendeva la macchina raccogli uova.

“Ma... come sai come si avvia?” Quest'uomo era una sorpresa continua

“Te lo dissi che lavorai in diverse fattorie da ragazzo, dopo la morte di mia madre. Detesto ricordare quel periodo della mia vita” La voce di nuovo tagliente .

Non era una notizia molto incoraggiante, pensò Emma. Le ricordò quanto Killian non era il tipo di uomo che poteva essere felice in campagna.

“Se non ti piace, non farlo . Per favore! Tu qui sei un ospite e...” Iniziava ad essere ansiosa

“Ehi, non sai che gli agriturismi sono l'ultima moda negli Stati Uniti? La gente paga fior di quattrini per spaccarsi la schiena nei campi. Potresti preparare un opuscolo: - Fattoria Nolan-Swan, abbassa la pressione, giova al cuore, aumenta il desiderio sessuale- Faresti un sacco di soldi con i ricchi americani...” E le fece l'occhiolino

“Ci penserò...” Mormorò Emma.

Per niente al mondo avrebbe commentato l'allusione sul desiderio sessuale.

“Raccomanderesti la mia fattoria? Ai tuoi amici americani intendo? Anche se non potrai certo dare un giudizio sulla cucina... dato che ti sei perso l'agnello” Disse lei in tono significativo.

Avevano aggirato il pollaio e ora si ritrovavano nel retro della casa, tra il piccolo orto e la serra di piante aromatiche.

Killian imprecò piano

“Da quando sono arrivato sembra che io abbia passato più tempo a chiederti scusa per qualcosa, che a fare altro...”

“Non mi devi alcuna scusa, Killian. Sei libero di decidere come passare le tue serate” E le tue notti, aggiunse tra se, ma si sarebbe tagliata la lingua piuttosto che dirlo.

“Ho passato la serata, e la notte, in paese. Con di Milah Rumple “

Emma sapeva che lui l'avrebbe fatta soffrire.

Quello che non s'aspettava era che il dolore arrivasse così presto.

“Capisco” disse solamente cercando di guaradre un punto oltre la spalla di lui.

“No, maledizione!” Lui le prese il mento e la costrinse a guardarlo negli occhi.

“Non capisci! Sono andato da lei in cerca di sesso. Ma non ho fatto nient'altro che crollare sul divano addormentato!”

Gli occhi di lei non lasciavano i suoi

“Avevi bevuto di nuovo?” sussurrò

“Già” Scosse la testa disgustato di sé stesso “Posso contare sulle dita di una mano le volte in cui mi sono ubriacato in vita mia. Due di queste si sono verificate qui a Castlelough. Deve pur significare qualcosa”

Il cuore di Emma, sembrava impazzito, doveva allentare quella crescente carica che sentiva salire istante dopo istante

“Non è una gran pubblicità per le proprietà rilassanti della vita in fattoria. Forse farei meglio a lasciar perdere l'idea dell'agriturismo”

“Parlo sul serio Swan”

“Questo è il tuo problema Jones,prendi la vita troppo sul serio. Ti aspetti troppo.”

Lui rise a quelle parole, una risata senza la minima nota di umorismo

“Se c'è una cosa che ho imparato, amore, è a non aspettarmi un accidente di niente , da nessuno!”

Emma sospirò

“Se fosse così non saresti tutto teso a evitare di soffrire. Hai ancora la speranza nel tuo cuore , Killian Jones. Anche se non vuoi ammetterlo nemmeno a te stesso”

Gli occhi di lui erano più scuri dell'oceano in tempestava

“Dannazione Swan! Non mi hai sentito! Ho saltato la cena di ieri sera , perchè volevo farmi una scopata con un'altra donna! E non una donna qualunque, ma un'attrice sexy, con cui gli uomini di mezzo mondo sognano di fare sesso. Milah e io siamo sempre stati bene insieme. Ma io ero teso, disturbato. Volevo solo togliermi dalla mente te” La sua voce aveva un tono quasi disperato mentre le diceva ciò.

“E ci sei riuscito?” Chiese lei in un sussurro

“Cazzo, no!” Esclamò lui in tono stanco e sconfitto

Emma lasciò andare un sospiro che non si era accorta di aver trattenuto.

“Immagino dovrei dire che mi dispiace, ma non è così”

Quando Killian alzò il viso e la guardò, lei vide la profonda infelicità dei suoi occhi e si chiese che razza di donna era diventata, per trovare un tale dolore incoraggiante.

“Ti voglio, dannazione!” Lui scosse la testa.

“Più di quanto avrei mai immaginato! Non mi piace questa sensazione. E soprattutto non mi piace il fatto di non essere libero di decidere.”

“Killian...” Emma sospirò il suo nome, desiderando che ci fosse qualcosa che potesse fare per togliergli tutti quei demoni che si agitavano in lui.

Se avesse creduto che il sesso avrebbe potuto aiutarlo, si sarebbe strappata di dosso i vestiti proprio lì, nel bel mezzo del prato.

Ma aveva cominciato a capire che il sesso arrivava facilmente a quell'uomo.

Forse troppo facilmente.

E anche se non lo avrebbe mai ammesso, ciò di cui aveva un disperato bisogno era avere qualcuno che si prendesse cura di lui. Che lo amasse come non aveva mai fatto nessuno.

Che avesse piena fiducia, non solo nello scrittore, quanto nell'uomo.

Ad un tratto Killian la afferrò per le spalle e la baciò, con un avidità e una passione che le fecero girare la testa.

Ma quando alla fine la lasciò sul suo volto era tornata a scendere una maschera impenetrabile.

Lo sentì ritirarsi, fisicamente ed emotivamente.

“Devo andare” Borbottò, senza nemmeno alzare lo sguardo su di lei

E con quelle parole brusche, lasciò il giardino.

Senza guardarsi indietro.

E con gli occhi di Emma , incollati alla sua schiena.

Occhi di una donna decisa a prendersi un uomo che, nonostante tutto, aveva avuto il coraggio di ritornare.

 

Eccomi!

Scusate il ritardo, ma il lavoro è stato davvero tiranno!

Bene che dire, Killian è tornato! Ma come al solito s'è ritirato. Però sta volta Emma , che come dice lei, non è codarda, è pronta a mettersi in gioco. Dovrà di nuovo strapparlo da Milah oh...il destino ha in serbo per lei qualche bella sorpresa?

Qui abbiamo conosciuto un po' meglio anche la storia di David e Mary Margaret,  che ho cercato di rendere simile, almeno nei sentimenti, a quella delgi Snowing.

Grazie mille per le belle parole che sempre lasciate, adoro leggere ciò che mi scrivite <3 , aspetto sempre con ansia le recensioni.

Un abbraccio.

Gra

 

 

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Capitolo 9
*** In your arms ***


Da come se n'era andato, Emma aveva pensato che Killian fosse diretto in città.

Da Milah Rumple.

Infatti , mentre finiva di occuparsi della fattoria, il suo unico pensiero era quello di lavarsi, mettersi addosso qualcosa di carino, sempre che lo avesse trovato nel suo piuttosto anonimo guardaroba, e andare anch'essa a Catlelough ed eventualmente cercare di far capire qualcosa a quello scrittore.

Perciò rimase sbalordita quando entrando in casa , alcune ore dopo, lo trovò in cucina con Henry, Wendy e Cora.

E non era solo in cucina. Sembrava averne preso possesso!

“Killian ci prepara il pranzo ! “ Annunciò Henry prima che la madre potesse chiedergli cosa ci facesse ai fornelli.

“Ha detto che ci preparerà un piatto asiatico: riso e pollo al curry” Sentenziò Wendy.

La ragazzina sembrava entusiasta e stava affettando le cipolle che gli passava lo scrittore, senza fare nemmeno un lamento di opposizione, con grande stupore della sorella.

“Lo mangiano gli indiani, mamma! Ma quelli che vivono in india non quelli dei film western” precisò Henry mentre cercava di tagliare a cubetti una patata.

“Lo so” Emma aveva mangiato il curry solo una volta, in un ristorante di Dublino. Abituata alla tradizionale cucina irlandese, lo aveva trovato il piatto più esotico che avesse mai assaggiato. “So anche che non abbiamo nessuna delle spezie necessarie per cucinarlo nella nostra dispensa”.

“ Le avevo comprate ieri pomeriggio...” Disse Killian alzando gli occhi dai fornelli, per fissarli nei suoi

Emma aggrottò la fronte pensando al giorno precedente

“Ieri pomeriggio?”

Lui le lanciò un'occhiata

“Sì, prima del contrattempo... Vuole essere il mio ringraziamento per la cena, che purtroppo mi sono perso. Spero di farmi perdonare per...” Sembrava non riuscisse a trovare le parole adatte “Ero venuto fuori per dirtelo, ma ci siamo... distratti parlando di altre cose”

Mai, in tutta la sua vita, un uomo aveva cucinato per lei!!

Quasi a disagio, staccò il grembiule dal gancio.

“Potrei cominciare a cuocere il riso se...”

“No!” Killian le tolse il grembiule bianco di mano e lo riappese al suo posto.

“Tu non farai altro che startene seduta a sorseggiare un bicchiere di vino” La spinse dolcemente verso una sedia e le porse un bicchiere di vino bianco.

Si sentiva come se stesse vedendo la vita di un'altra persona. Voltandosi vide sua nonna alzare il calice verso di lei

“Bevi tesoro, è francese ed è molto buono” disse sorseggiando ad occhi chiusi.

Sbattè più volte le palpebre, quella scena era così assurda che sembrava uscita da una sit-com.

Un uomo ai fornelli, suo figlio che lo aiutava a cucinare, sua sorella che affettava cipolle felice come se stesse facendosi la manicure, sua nonna che beveva qualcosa di diverso dal vino della messa domenicale: non aveva mai visto niente di più irreale in vita sua.

Killian le si avvicinò e accostò il suo bicchiere a quello di lei

Slainte” disse.

Poi, solo per le sue orecchie mormorò

“Alle scuse. E alle possibilità”

“Slainte” rispose Emma piano, tenendo agganciato quello sguardo azzurro.

E mentre si portava alle labbra il liquido ambrato, pensò che non aveva bisogno di bere dell'alcool. Si sentiva già girare la testa.

Le ore successive passarono in un lampo.

Emma era sbalordita dalla disinvoltura con cui Killian si era inserito nella sua famiglia. Con la massima naturalezza lui istruì Henry su quanto fosse importante che un uomo sapesse cucinare, fece i complimenti a Wendy per il nuovo rossetto dalla sfumatura più naturale e discusse di DNA con Peter, quando il ragazzo tornò dalle lezioni.

Sua nonna poi ebbe la completa attenzione dello scrittore, quando gli raccontò di una loro antenata, che trasferitasi in Francia, partecipò alla Rivoluzione al fianco di Robespierre.

“Pensa Emma, Killian vorrebbe inserire la storia della nostra prozia, nel suo prossimo romanzo!” L'anziana donna sembrava entusiasta come una bambina sulle giostre.

La giovane vedova strinse gli occhi insospettita

“Davvero? Credevo che il tuo futuro libro parlasse di una strega...?”

Lui annuì

“E' così. Anzi io e tua cognata ci incontreremo domani per discutere sulla mia eroina. Elsa mi ha promesso di accompagnarmi ad un antico cerchio di pietre paleocristiano qui vicino. Ma le storie di tua nonna sulla vostra antenata, mi hanno conquistato. Se spostassi la mia storia all'indietro di qualche anno, la ambientassi al tempo della Rivoluzione e facessi di lei, che ne so, la sorella della mia eroina...”

Emma lo ascoltava ma non capiva se la stesse prendendo in giro o cosa.

“Sei serio?”

“Certamente. Sono sempre serio, tesoro. Dovresti saperlo” Il suo tono aveva un significato privato che le fece abbassare lo sguardo sul bicchiere.

E ancora una volta Emma non potè fare a meno di notare che, facendo dei due personaggi del suo libro due sorelle, stava di nuovo scrivendo di rapporti famigliari.

E, a proposito di famiglie...

“Mi piace molto come hai concluso La Signora del Lago . La Salvatrice che nasconde il neonato della creatura, nella barca, mentre rema per portarlo in salvo.” Emma sorrise al ricordo della giovane madre vedova e del suo figlioletto, così determinati a salvare la piccola creatura verde, la cui madre era appena morta. ” Dopo tanto tristezza e tanto male, mi ha fatto nascere nel cuore la speranza”

“La Salvatrice ha deciso il finale da sola. Il suo lieto fine” Rivelò Killian, sorprendendo Emma. “Vedi, io avevo in mente una fine più cupa e tragica. Ma quando la Salvatrice è partita in barca da sola, per unire le sue forze con quelle della Signora, di proposito ho lasciato la fine ambivalente. La maggior parte delle persone si concentra sul fatto che gli scienziati non avrebbero rinunciato a trovare il piccolo. Ma tu invece, hai voluto vedere in quella fuga non la paura, ma la speranza”

Era sempre più sorpreso da lei, da ciò che vedeva emergere .

Emma scrollò le spalle

“Se le persone pensano in negativo, allora sottovalutano la Salvatrice. Lei non si arrenderà mai! “

Lui alzò il bicchiere verso di lei.

“Forse non hai tutti i torti Swan. La Salvatrice è davvero una donna straordinaria” E mentre fissava il suo viso dall'espressione forte e schietta, Killian si rese conto del perchè, fin da subito, Emma gli forse parsa stranamente famigliare.

Era Ovviamente l'incarnazione della coraggiosa protagonista del suo romanzo, la Salvatrice.

Quella giornata di inattesa convivialità era passata in un lampo, ma lui non era ancora pronto a farla finire.

“Ci sarà luce ancora per un paio d'ore e se non sbaglio o l'altro giorno mi avevi accennato ad un giro lungo la costa?”

“Splendida idea!” Cora battè le mani come una bambina “Questo pover'uomo, ha lavorato troppo da quando è arrivato,Emma. Non credi che si sia meritato una sana e rilassante passeggiata sulla spiaggia? L'ora del tramonto è senza dubbio la più... suggestiva”

La donna stava per dire romantica , ma non voleva incorrere nelle ire della suscettibile nipote, che infatti le lanciò un'occhiataccia.

La ragazza sapeva che qualsiasi cosa avesse detto, sua nonna avrebbe ribattuto, quindi era inutile discutere.

Non che volesse davvero farlo. Era impaziente di stare con lui, da sola.

E fu così che si ritrovarono a passeggiare lungo il bagnasciuga, respirando spruzzi e aria salmastra.

Guardando il sole che disegnava un scia di fuoco sulle onde , Killian pensò ai suoi antenati e a questa terra, che aveva visto i loro natali, così piena di contrasti: gelide piogge e cieli blu fiordaliso, dolci colline e impervie scogliere,canzoni allegre e tristi battaglie, le risate che si mescolavano alla malinconia di un violino in un pub saturo di fumo.

Una terra in cui l'intero villaggio poteva mobilitarsi per tagliare legna per l'inverno per una famiglia bisognosa, oppure la gente poteva covare rancori per decenni, solo perchè una mucca aveva sconfinato in un campo di grano.

Killian si era sempre considerato un uomo con le idee chiare. Un uomo che prendeva decisioni e vi si atteneva. Era sempre andato fiero della propria coerenza.

Finchè non era arrivato a Castlelough.

“Penserai che sono pazzo...” borbottò

Erano le prime parole che pronunciava da quando avevano lasciato la casa .

Emma , godendosi la compagnia di Killian , e l'abbagliante tramonto del sole, s'era accontentata di restare in silenzio.

Sorrise al sentire la frase dell'uomo.

“Ho un padre che è sopravvissuto all'incontro con una banshee e lo racconta a tutti; una nonna che dice dieci rosari al giorno; una sorella che veste come un vampiro; una cognata che danza in cerchi di pietra e un figlio la cui migliore amica è una mistica creatura che vive in fondo al lago.” Lo guardò con occhi scintillanti di divertimento.

“E io? Io ho prolungate conversazioni con la mia defunta madre. Come puoi pensare che mi permetterei di dare del pazzo a qualcuno?”

Killian contemplò il viso animato di lei e si chiese come riuscisse a farlo ridere così facilmente.

“Non hai tutti i torti” le disse grattandosi un orecchio

Lei ricambiò il sorriso esitante di lui, con uno talmente abbagliante da togliere il respiro.

“E' la magia naturalmente”

“E tu sei una che crede alla magia, ovviamente” Killian non ci aveva invece mai creduto, pur scrivendo libri su eventi sovrannaturali .

“Sì. Io non accendo candele, né recito antiche parole celtiche come fa Elsa, ma l'ho avvertita troppe volte in prima persona per negare che esista. Ovviamente l'hai sentita anche tu, Killian. Il che non mi sorprende dato che nelle tue vene scorre sangue irlandese.”

L'uomo evitò di parlare delle sue origini.

“Mi hanno sempre irritato le donne che mandano segnali contrastanti” Le disse. “Ma mi sono reso conto che è esattamente quello che sto facendo con te”.

“E' la magia” ripetè lei. “E' ovvio che ti faccia sentire a disagio e un po' teso.”

“Non solo un po'.”

Il viso chiaro di lei era incorniciato da una massa di seta colore dell'oro.

Provando un'irresistibile bisogno di toccarla, Killian scostò una ciocca che il vento le aveva soffiato negli occhi.

“Sono stato un bastardo.”

Emma socchiuse gli occhi e fece una piccola smorfia con la bocca

“Beh, sì!” Lui rise di nuovo della sua schiettezza.

“Potevi almeno smentirmi!.” Lei inarcò un sopracciglio maliziosa

“ E perchè dovrei smentire la verità Jones?”

Lui strinse le palpebre divertito

“Che i santi ci preservino” disse scimmiottando una delle espressioni di lei “Possibile che tu stia flirtando con me , Swan?”

“Perchè no, Jones?” Voleva stare al gioco, assolutamente!

Tenerezza. Killian la provò forte e lottò contro di essa.

“Non sono il tipo che dice belle parole e fa promesse, tesoro.”

“Tu ti sottovaluti.” lei gli portò una mano alla guancia e sentì il lieve rilievo della cicatrice sotto i polpastrelli. “Avrei detto che un famoso scrittore come te avesse parole a sufficienza a sua disposizione”

Le dita di lui le circondarono il polso come per scostarle la mano. Ma non lo fecero. Non ancora.

“Stai dicendo che vuoi che io menta?”

Era triste vedere un uomo come lui tanto insicuro di sé stesso riguardo all'amore, pensò Emma.

“No. Le belle le parole fanno piacere ad ogni donna, Killian ma io non ne ho bisogno.”

“E' quello che pensi ora, ma inganni te stessa.”

Le dita di lui si contrassero con una forza tale da lasciarle i segni.

“Non sarò delicato.”

Anche se avrebbe preferito guardare in faccia una strega dei boschi, in una notte senza luna, Emma si costrinse a sostenere lo sguardo di sfida di Killian.

“Non ci credo.”

Lui imprecò sottovoce.

“Una volta non sarà abbastanza , Emma. Con te non può essere una cosa da una volta sola...” La tensione la fece scoppiare in una risatina.

“Era quello che speravo” Speranza.

Sentiva la speranza farsi spazio nel suo cuore.

Lei non era mai stata una donna che faceva la prima mossa, ma questa volta... Questa volta era diverso.

Gli prese il colletto del giubbotto di pelle scura , lo attirò a se, e gli sfiorò la bocca con le labbra.

Magia!

Killian la sentì nel bruciante calore delle labbra di lei, nel gusto di miele e di vino del bacio, nel mugolio e nel lamento, che vibrò nella gola della donna, quando lui insinuò la lingua nella sua bocca.

La passione , repressa troppo a lungo, divampò.

Il desiderio, intenso, bruciante, fluì dalle labbra di Emma direttamente nel sangue di lui.

La ragazza gli si premette contro, sussurrando il suo nome in un modo che era in parte gemito e in parte preghiera, mentre lui tempestava di baci il viso sollevato, assaggiando il sale del mare, rinfrescandole la pelle e poi tornando ad infiammarla.

Si sentiva un pirata predatore.

Avviluppata nelle sensazioni più turbolente che avesse mai provato, Emma percepiva appena l'eco della marea, il grido dei gabbiani, il fischio del vento.

Ma tutti quei suoni furono coperti dalla dolce musica di Killian che la chiamava love, tesoro,con un tono così diverso da tutte le altre volte in cui le aveva gettato in faccia quelle parole come fossero una sfida.

Emma si aggrappò a lui come fosse un'ancora di salvezza, in un mare di onde altissime. Le mani dell'uomo le scivolarono sotto il maglione, accarezzandola con una tale sensualità da ridurla ad un tremito.

“Voglio farti impazzire.” Con la punta della lingua lui le toccò il profumato incavo della gola in cui pulsava una vena.

“Lo stai facendo.”

“Non abbastanza.” Le mordicchiò il labbro. “Voglio farti impazzire così come tu hai fatto impazzire me. Da quando sono arrivato , non ho fatto altro che pensare a te. Che sognarti.”

Le mani di lei , imitandolo, si erano insinuate sotto maglia di lui.

“Lo so. Conosco quei sogni...” Che il cielo l'aiutasse, la sua pelle!

La sua pelle le faceva solo venire voglia di baciarlo ancora e ancora.

Dappertutto.

A quelle parole, Killian emise un sospiro

“Grazie a Dio!” La sua risata , bassa e sensuale, non aveva nulla dell'acido sarcasmo o della rabbia che lei era abituata a sentire.

Killian staccò le mani dalla pelle bruciante di lei, lasciandole uno strano senso di vuoto, mentre le rimetteva a posto il maglione.

“Un altro minuto così Swan e ti avrei rovesciata sulla sabbia.”

“Un altro minuto così Jones e ti avrei aiutato a farlo.” Ribattè Emma ansante

Lo scrittore le prese il viso tra le mani, chinò la testa e le sfiorò le labbra con un bacio così dolce che quasi la fece piangere.

“Voglio portarti fuori a cena.”

Lei sentiva la testa girare.

“Dopo tutto ciò che abbiamo mangiato oggi, sono ancora sazia...però...” Non voleva assolutamente rinunciare a stare con lui.

“No.” un altro bacio, più lungo, più dolce.

“Domani sera. Voglio portarti a Galway in un bel ristorante , con candele, vino e una rosa sul tavolo. Se saremo fortunati, persino qualcuno che ci faccia una serenata”

Emma rise e chissà perchè le parole di lui evocarono in lei le immagini di uno dei suoi film preferiti: Lilly e il Vagabondo

“Vuoi passare una serata romantica con me?”

Lui rise dell'entusiasmo che s'era dipinto sul viso di lei.

“Per cominciare” .Il suo bellissimo viso. Non poteva smetterla di guardarla e di baciarla. Era come una droga.

Da parte sua Emma , sapeva perchè lui aveva scelto Galway, per allontanarla dal suo ambiente, dove la loro serata avrebbe scatenato una miriade di pettegolezzi. Gliene era grata.

“Mi piacerebbe moltissimo, ma Cora parte per Dublino domani mattina, vuole andare a trovare una vecchia amica che non vede da tempo. Papà non è un babysitter molto affidabile, purtroppo...”

Non era nella sua natura fare la ritrosa, ma davvero l'idea di lasciare Henry e i ragazzi con suo padre , non la faceva stare tranquilla.

“Wendy e Peter sono abbastanza grandi da occuparsi di tuo figlio e Elsa è a pochi minuti di distanza, in caso di bisogno.” Le disse Killian , piegando appena la testa in modo da non perdere il suo sguardo nemmeno per un secondo.

“Naturalmente, hai ragione.” Rispose arrossendo .

Con la mente Emma stava già passando freneticamente in rassegna il suo guardaroba, sapendo per certo di non avere nulla di adatto all'occasione, quando improvvisamente sentì in lontananza il suono del suo nome.

Sì voltò e provò un sussulto di gioiosa sorpresa.

“Oh! E' August!”

“August?” A Killian non piacque il calore del tono di lei.

“Un ragazzo che conosco dai tempi della scuola. Suo padre è il signor Booth, il proprietario del negozio dove hai comprato il vino e le spezie”

L'uomo che veniva verso di loro a grandi passi, era decisamente quello che le donne definiscono un tipo affascinante. Alto, moro, capelli ondulati.

Appena Emma agitò il braccio in segno di saluto, lui cominciò a correre e , come l'ebbe raggiunta, la sollevò da terra stringendola in un caloroso abbraccio, che provocò una fitta di gelosia a Killian

“Gesù! Diventi più bella ogni volta che ti vedo, piccola” Disse August.

E sotto lo sguardo di fuoco dello scrittore, il nuovo arrivato la baciò sulla bocca.

Emma, noto Killian con crescente furia, ricambiò il bacio.

“E' un miracolo che tutti gli uomini di Castlelough, non abbiano la testa rotta , andando a sbattere contro un muro quando passi tu.”

Lei rise, con gli occhi che le brillavano

“E tu hai la lingua più mielosa, ogni volta che ti vedo!” Ribattè Emma.

Gli colpì la spalla con un pugno scherzoso.

“E ora mettimi giù, così posso fare le presentazioni”

“E' questo il tuo problema, Emma, amore mio, vuoi sempre fare tutte le cose per benino” Le disse August ubbidendo.

La sua espressione era amichevole e schietta quando si girò per la prima volta verso Killian.

“Buona sera. Sono August Booth, l'uomo a cui questa ragazza una volta ha fatto perdere la testa.”

Una rivelazione che non migliorò certo l'umore dello scrittore.

“Killian Jones” Con riluttanza strinse la mano che gli veniva tesa.

“I suoi libri mi piacciono molto signor Jones. E ammiro il modo in cui descrive gli animali. Quel racconto sullo stallone fantasma era un piccolo capolavoro.”

Era difficile per Killian odiare qualcuno che si era appena complimentato per il suo lavoro. Ma il ricordo della bocca di quell'uomo su quella di Emma, glielo rese più facile.

“Grazie.” Laconico

“August è un veterinario” Spiegà la bionda “E' appena entrato a far parte delle Scuderie Nazionali” Gli sorrise radiosa “Sono così orgogliosa di te!”

“Congratulazioni...” Borbottò Killian. Sapeva che in Irlanda si allevavano i migliori purosangue del mondo.

“Per me è un onore e spero di essere all'altezza.” Disse l'uomo

“Certo che lo sarai! Hai sempre avuto un tocco magico con i cavalli!” Esclamò Emma con un fervore che fece stringere i denti a Killian.

“E tu sei sempre troppo buona, piccola” Rispose August con una risata profonda. “E sai anche l'altra notizia...?” Chiese con tono leggermente più basso.

“Che ti sposi? Certo! Sono così felice per te!” Assolutamente sincera constatò Killian.

“ Ed è per questo che mi sono permesso di interrompere la tua passeggiata. Domani festeggeremo il fidanzamento e la promozione e sono venuto ad invitarti” Il veterinario esprimeva dal tono tutta la gioia per la sua nuova vita.

Emma assunse un'aria costernata.

“Mi spiace August, ma per domani abbiamo altri programmi...”

Killian si sentì in dovere di intervenire

“Niente che non possa essere rimandato. Domani dovresti festeggiare con il tuo amico”

Era chiaramente combattuta, pensò lo scrittore, osservandola passare lo sguardo da lui all'altro uomo.

“Non voglio assolutamente farti nessuna pressione Emma. E naturalmente è invitato anche lei signor Jones” Disse August a Killian e misurandolo con una occhiata penetrante.

Killian sapeva che Emma non sarebbe venuta meno all'impegno che aveva preso con lui. Sapeva anche che non voleva rovinare la loro serata romantica con i sensi di colpa di lei per essere mancata alla festa di fidanzamento dell'amico.

“Sarà divertente. Accetto il suo invito” Borbottò non totalmente sincero.

Dall'espressione del viso di Emma, Killian si rese conto di avere fatto la cosa giusta.

“Grazie...” mormorò lei, quando ebbero ripreso la passeggiata, dopo aver salutato August. “E' stato molto generoso da parte tua.”

Killian si strinse nelle spalle.

“Ho capito che ti avrebbe fatto piacere stare con lui...”

La ragazza si fermò e lo fece voltare verso di sé

“No. Io volevo stare con te. Ma anche August è importante per me.”

Lui la osservò con attenzione.

“Si vede...” e poi si azzardò a domandare “Immagino sia stato il tuo primo amante...” Non era sicuro di voler sapere la risposta.

“No” rispose Emma dolcemente, ignorando il tono aspro di lui. “August è stato il mio primo amore. Ho condiviso un periodo molto bello della mia vita con lui.” Lo prese per mano e lo guardò in un modo che lo fece sentire un perfetto idiota.

“E tu non hai alcun motivo di essere geloso. Anche se non fosse fidanzato con un'altra donna, tra me e August è finita da molto tempo.”

“Ma siete ancora buoni amici.”

“Sì. Come te e Milah Rumple, immagino.”

Killian non aveva risposta per questo.

Emma capì lo stato d'animo dell'uomo. Si alzò in punta di piedi e gli sfiorò le labbra con un bacio, che, anche se breve, tornò a fargli girare la testa.

“Non devi aver paura che io nutra sentimenti romantici per August. E' , davvero, solo un amico.”

Poteva anche essere così.

Quello che in realtà gli faceva paura erano i sentimenti romantici che lui stava provando per lei.

Troppo repentini.

Troppo intensi.

Troppo.... tutto.

Perchè Emma era così, troppe cose insieme e che Dio lo aiutasse lui stava iniziando ad amarla.


Ciao a tutti!!
Ho rimesso in sesto i pezzi dopo la season finale. Onestamente non credo uscirò presto dallo stato in cui mi ha catapultata quest'ultima, incredibile, meravigliosa e drammatica puntata! Senza dubbio una in assoluto delle più belle! Ma vedere quel pugnale a terra con il nome di Emma,ecco mi dispiace ma non lo accetto! Dopo tutto quello che ha passato, anche questo! per non parlare delle scene CS, del I LOVE YOU, no ragazzi troppe cose tutte insieme...
Comunque spero di aver messo in piedi un capitolo che vi abbia soddisfatti, avevo bisogno di bei momenti, di speranza .E sembra che finalmente Killian abbia deciso di provare ad amare di nuovo. Ho provato ad inserire elementi presenti nella serie , naturalmenti in questa ambientazione,mi auguro che si colgano.
Grazie sempre di cuore a tutti voi che leggete, recensite e inserite la storia tra le varie categorie. A me fa davvero piacere leggere ciò che mi scrivete, anche perchè ognuno ha un suo modo di interpretare i fatti.
A presto
Un abbraccio
Gra

 

 

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Capitolo 10
*** Protect your heart ***


Nota: In Irlanda da secoli è ¨ in atto quella che viene chiamata la "Questione irlandese",ovvero la rivendicazione dell'indipendenza dell'Irlanda dal governo britannico, dopo l'annessione dell'Irlanda del Nord. Spesso questo conflitto prende connotati religiosi, per l'aspro scontro tra protestanti e Cattolici.Molto meno rispetto a decenni precedenti, ma ancora oggi, avvengono attentati .Gli U2 scrissero una meravigliosa canzone Bloody Sunday , per ricordare proprio uno di questi episodi.   https://www.youtube.com/watch?v=JFM7Ty1EEvs


Elsa aveva passato una notte inquieta, e non solo perchè lei e Will avevano avuto l'ennesima lite, dopotutto cosa ci si poteva spettare quando lui passava l'intera giornata al pub a bere?

La triste verità , dovette ammettere , era che , anche da sobrio, Will Scarlett aveva un brutto carattere.

E sposandolo , lei aveva fatto un patto con il diavolo.

Emma aveva ragione quando insisteva perchè lei lo lasciasse, pensò la donna, ma per fortuna , ora che il marito era partito qualche giorno per aiutare un cugino con il bestiame, la decisione poteva essere rimandata , ma solo rimandata.

Sentì¬ bussare alla porta e asciugandosi le mani in un canovaccio, andò ad aprire ben sapendo chi si sarebbe trovata di fronte.

"Buongiorno Killian", lo accolse con un sorriso e la mano tesa, che lui strinse con piacere.

"Signor Jones!" Urlò Roland correndogli incontro ed abbracciandolo.

Sia Elsa che Lo scrittore, rimasero stupiti dall'aperta dimostrazione d'affetto del bambino. E ancora più stupita fu la donna nel vedere Killian prendere in braccio suo figlio e iniziare a farlo roteare.

Com'era cambiato dalla prima mattina in cui lo vide alla fattoria di Emma. Sembrava perfino che le linee dure del suo viso si fossero ammorbidite.

"Roland, non infastidire Killian!" Disse , senza troppa convinzione.

"Il giorno che tuo figlio m'infastidirà , avrò bisogno di una bella cura da uno strizza cervelli di quelli bravi!" E così¬ riprese a fare un insolito girotondo con il piccolo.

Elsa sorrise.

"Era da tanto tempo che Roland non era così sereno..." Le parole le morirono in gola e Killian se ne accorse. Come si accorse dell'ombra violacea che spiccava sul viso pallido.

Vecchie immagini gli passarono davanti agli occhi.

Gli sembrò di udire di nuovo, chiaramente le voci alzate , le urla e il sapore dolciastro del sangue.

Parlò a Roland in un orecchio, gli diede le chiavi della sua auto e appena il piccolo sfrecciò fuori di casa , Killian cercò il modo migliore per affrontare l'argomento.

Inconsapevole del tormento interno di lui, Elsa finì di abbottonarsi la giacca e prese la borsetta.

"Possiamo andare"

Lui decise di rimandare la conversazione sugli abusi del marito.

Adesso sentiva una rabbia troppo forte verso quell'essere e avrebbe finito per dire cose che era meglio tenere per se.

"Sono pronto da quando mi hai parlato di quel cerchio di pietre" E si avviarono.

Lungo il tragitto, Killian si chiese cosa ci fosse in quel posto che lo spingeva a farsi coinvolgere nella vita degli altri. E in questo caso sapeva che sarebbe stato davvero un bene che lui non si fosse intromesso nella vita di quella famiglia.

Arrivati scesero, seguì Elsa su per una collina sino ad un sentiero battuto dal vento e a picco sul mare.

L'Atlantico scintillava di una luce perlacea e gli isolotti al largo sembravano gobbe di mostri marini.

Quel panorama gli placò lo spirito e l'aria salmastra gli schiarì la mente, bandendo dalla mente i vecchi fantasmi e facendo riaffiorare invece i dolci ricordi degli anni passati in Marina.

Il sentiero si fece man mano più vicino al precipizio e si snodava sinuoso tra le calette nascoste fra gli scogli.

Appena superato un piccolo promontorio, Killian si fermò trattenendo il fiato.

Aveva visto , nelle sue ricerche, molte foto di cerchi celtici, ma nulla l'aveva preparato alla maestosità  di quello che aveva davanti.

Soffuse dalla foschia marina, nel bel mezzo di un bosco di querce, c'erano sedici stele, alte quanto un uomo, che circondavano un'enorme pietra coricata, dove erano state incise linee e riccioli.

" I simboli che vedi sono una sorta di codice che i bardi fecero per impedire ai comuni mortali di leggere le iscrizioni. Le cronache raccontano che erano usate per le magie"

Elsa chiuse gli occhi e allargò le braccia, facendo dondolare dolcemente il capo.

Sentiva la magia di quel posto.

E anche Killian la percepiva.

"Non ci crederai, ma io sento le loro voci. Le voci dei nostri antichi padri. Le loro preghiere pagane" La voce della donna era poco più di un sussurro.

"Probabilmente non ci avrei creduto, un mese fa" disse Killian

Ma guardando Elsa si rese conto di non aver mai visto una donna più nel suo elemento di quanto lo fosse lei in quel momento.

"Ma ora..." Non riusciva nemmeno ad esprimere ciò che sentiva

Lei rise

"La magia ti sta contagiando. Tempo qualche settima e faremo di te un vero credente!"

Lo scrittore rimase immobile a fissare quella sorta di chiesa pagana.

"Dimmi Elsa come fai? Come puoi conciliare la tua cristianità  con... tutto questo?" e allungò un braccio ad indicare le pietre.

La bionda alzò le spalle come a dire che era qualcosa a cui nemmeno lei sapeva darsi una spiegazione.

"Quando le persone vengono da me con un problema è difficile mandarle via. Sono cattolica, eppure non posso fare ameno di credere di aver ricevuto un Dono,dai nostri antenati pagani. E i doni, così come i Talenti di cui parla Gesù, vanno usati per aiutare il prossimo"

"Mi sembra un atteggiamento sensato" Disse Killian "Se non è una domanda troppo personale, posso chiederti se hai anche eredito il dono della veggenza?" Era quasi tentato di domandarle se vedeva ciò che il destino aveva in serbo per lui e Emma.

Ma si trattenne.

"Sì. In parte almeno. Ma non vedo mai nulla che mi riguarda personalmente , purtroppo. Il mio futuro ormai è solo ombra" Sospirò "Ci sono rare volte in cui una visione mi appare terribilmente chiara. Ho visto l'incidente di mio fratello Neal, per esempio. Ma non avevo modo di sapere come, dove e quando sarebbe successo. Cercai di metterlo in guardia, ma lui era un uomo ostinato e troppo sicuro di sè e si rifiutò di darmi ascolto."

Killian rabbrividì

"Come reagì Emma?"

Elsa sospirò guardando lontano

"A lei non lo dissi. Non ho mai ritenuto che fosse compito mio rivelare alle persone le notizie cattive che non possono essere evitate. Questo compromise per un po' la nostra amicizia, ma Emma è una donna che nonostante il dolore, sa capire e riesce ad andare al di là  del rancore. Anche se con difficoltà ." Si voltò a guardarlo "Emma non ha avuto una vita facile e soffrirà  ancora" Lo fissava

"Se intendi che sarà io a farle del male..."

"Lo farai. Non è sempre così tra uomini e donne? Ma non è questo. Presto succederà  qualcosa a uno dei suoi cari. Non sono riuscita a vedere chi. Questa visione mi ossessiona, ma è indefinita come quei sogni che non riesci a ricordare al mattino. So solo che Emma avrò  bisogno che tu le si affianco, Killian. Avrà  bisogno della tua forza, dovrai fare in modo che non perda la fiducia, che non perda il suo cuore, abbandonandosi al dolore."

Lui era serio come poche altre volte

"Farò del mio meglio" Lo giurò a se stesso

Era il momento di affrontare il discorso dei problemi di Elsa, pensò lui mentre ricominciavano a scendere lungo il sentiero.

"A proposito di momenti difficili, forse dovrei incontrare tuo marito, per scambiare due chiacchiere con lui" Lo disse in tono quasi noncurante.

"Con Will?" Lei girò la testa di scatto "E cosa vorresti dirgli?"

Killian non la guardava

"Potrei accennare al fatto che se si azzarda a metterti di nuovo le mani addosso, in qualità  di tuo nuovo amico, io non avrei altra scelta se non spaccargli la faccia" E con piacere,pensò, ma non lo disse.

Lei sbiancò

"Non so di cosa tu stia parlando."

"Sei una donna deliziosa Elsa, ma una pessima bugiarda." E poichè sapeva per esperienza che poteva essere una questione di vita o di morte, Killian venne allo scoperto.

" Mio padre picchiava mi madre. E quando io cercavo di aiutarla , lui picchiava anche me. Poi batteva lei ancora più forte. Finì in prigione per aver ucciso un uomo in una zuffa e quando la polizia venne a casa per informarci che era stato accoltellato in carcere, fui il bambino più felice del mondo. Me ne vergognavo, ma non potevo farne a meno."

Elsa lo guardava con le lacrime agli occhi

"E' terribile che un bambino debba celebrare la morte del padre... E tua madre...?" C'era timore in quella domanda, così lui decise di essere del tutto sincero con lei.

"Non lo so. Non ho mai capito cosa la spingesse a rimanere con lui. E , soprattutto, non ho mai compreso cosa la spingesse a portarsi a casa uomini violenti."

Killian fissò la superficie blu dell'acqua.

"Uno di loro la uccise quando avevo 10 anni"

Elsa allungò una mano e gli strinse il braccio.

" Il bambino che assistette alla morte della madre nel tuo romanzo d'esordio."

Lui si voltò a guardarla

"Sei una donna molto perspicace. Per questo meriti di meglio di un marito violento. E anche tuo figlio merita di meglio" Disse indicando Roland che correva tra l'erba alta.

"Lo so...." E istintivamente si portò la mano allo zigomo contuso. "Will è via ora, ma quando tornerà  gli dirò che non c'è più posto per lui nella mia vita, e nella mia casa"

Killian si augurò che tutto andasse per il meglio, ma temeva fortemente che Scarlett non avrebbe preso bene la notizia.

"Se avessi bisogno di aiuto..." iniziò lui

"Telefonerò al sergente Graham. Grazie Killian. E , non ti preoccupare, non dirò nulla ad Emma della tua infanzia"

Lui restò sbalordito. Elsa gli aveva letto nella mente!

"Questa è una storia che devi raccontarle tu, se deciderai di farlo."

Se deciderà di farlo.

Parole semplici. Ma ancora una volta Killian , fu costretto a chiedersi se avesse mai avuto scelta, riguardo a Emma o se, la magia, o gli antenati o chi per loro, avesse già  scritto la loro storia.

Erano appena tornati nella cucina di Elsa e si stavano bevendo un tè, quando Peter fece irruzione dalla porta.

"Zia Elsa..." ansimò. Era senza fiato, come se avesse fatto la strada di corsa. "Devi venire da noi, Emma ha bisogno te."

Killian era scattato in piedi

"Le è successo qualcosa?"

"No" Il viso di Peter era pallido, gli occhi sgranati

"E' Cora vero?" disse Elsa a bassa voce

" Sì. Emma ha ricevuto una telefonata dal St. Mary Hospital di Dublino. E' esplosa una bomba in un centro commerciale dove la nonna si trovava con alcune amiche. E' rimasta ferita. Adesso andrà  a prendere , papà  al pub e poi partiranno per l'aeroporto. Wendy sta cercando di prenotargli un volo ma non è semplice... Tu dovresti stare da noi"

"Non è necessario!" Intervenne Killian.

Lanciò un'occhiata ad Elsa

"Chiama il sergente Graham e chiedigli di passare a prendere David da Grenny's e di portarlo a casa. Accompagnerò io Emma e suo padre . Andremo a Galway e da là prenderemo l'aereo." Risoluto

"Bene" Era pallida ma la voce era ferma

"Per favore chiama anche Ariel, la mia segretaria" le passò un bigliettino da visita su cui scarabocchiò un paio di numeri di telefono. "Dille di noleggiare un aereo privato, per tre forse quattro persone. Voglio l'aereo più grande e più comodo che hanno a disposizione. Lei ha tutti i numeri delle mie carte di Credito. Appena ha fatto tutto dille di chiamarmi al cellulare privato."

"Consideralo fatto" Mormorò Elsa "Peter dì ad Emma che arriverò più in fretta possibile"

Killian la ringraziò con lo sguardo, ma non potè trattenersi dal dire

"Sei una perla Elsa. Peccato che tuo marito sia così stupido da non capire il tesoro che ha accanto"

Nonostante la gravià  della situazione , la donna sorrise.

"Sei bravo con le parole Killian Jones. Non mi stupisce che tu abbia fatto girare la testa a Emma"

Così Emma aveva parlato di lui alla cognata.

Killian provò un inaspettato sollievo al pensiero che almeno parte della conversazione doveva essere stata positiva

Killian trovò Emma in cucina insieme a Wendy.

"La cena per questa sera va solo scaldata" Le stava dicendo " E domani mattina assicurati che Henry faccia colazione. Il porridge..."

"Henry si lamenta sempre che lo faccio tutto a grumi!"Disse Wendy

"Forse è ora che Henry impari che non si possono evitare sempre i grumi nella vita!" sbottò Emma che aveva altro per la testa.

"Ben detto." Mormorò Killian " Ma non preoccuparti Wendy, tua zia sta arrivando, perciò si occuperà  lei di tutto"

Emma si era voltata di scatto sentendolo arrivare. Malgrado la calma con cui stava impartendo le istruzioni a Wendy, i suoi occhi erano pieni di panico.

"Oh Killian!" Agendo d'impulso attraversò la stanza e si gett tra le sue braccia

"Hai saputo!"

Le accarezzò i capelli.

"Sì.,stai tranquilla. Tuo padre sta arrivando. Vi accompagnerò all'aeroporto e da lì partiremo per Dublino. Sarebbe il caso che preparassi una borsa per viaggio."

Lei chiuse gli occhi e lo tenne stretto per un altro istante, accettando il conforto che le offriva.

"Grazie"

Killian la guardò lasciare la stanza, poi si voltò verso Peter e Wendy.

"Siete abbastanza grandi per essere consultati: volete venire con noi?"

"Credo che sarò piùutile qui. Mi occuperò della fattoria." Rispose Peter

"E io non sopporterei di vedere la nonna in ospedale"Wendy soffiò il naso "Comincerei a piangere e renderei le cose più difficili ad Emma"

Era vero, pensò Killian.

"Vi terrò informati"

"Grazie signor Jones. Apprezziamo molto quello che sta facendo per noi. " Disse Peter con gravità .

Come aveva promesso, Elsa arrivò² alla fattoria in tempi record e iniziò a darsi da fare.

Dato che Emma non era ancora tornata di sotto, Killian salì a controllare.

Era in piedi al centro della stanza in cui si era trasferita per lasciargli la propria camera.

"Non riesco a pensare" Si voltò verso di lui, passandosi una mano tremante tra i capelli. "Dio mi aiuti, ma non so cosa fare, cosa mettere in valigia..."

Killian provò un travolgente desiderio di confortarla.

"Tua nonna si riprenderà " Assicurò, andando da lei e cominciando a massaggiarle le spalle.

"Non volevo che andasse a Dublino". Emma si portò una mano alle tempie. "Ma continuava a dirmi che era una donna adulta. Che non ho diritto di imporle coprifuochi e restrizioni come faccio ai ragazzi."

Lui continuò a coccolarla

"Non ti avrebbe dato ascolto, anche se ci avessi provato."

" Lo so." Emma gli posò la fronte su una spalla e sospirò "Mia nonna ha sempre avuto uno spirito libero. E' una donna che prega molto, ma non vuole che nessuno le imponga nulla. Si sente ancora giovane e viva"

"Cora è una donna unica" Le mormorò lui contro una tempia. "Come la sua nipote maggiore."

Il tono caldo di lui, le accelerò i battiti del cuore.

Emma alzò la testa.

"Sto per dire una cosa. E per favore, non voglio sentirmi smentire." disse seria

"Non ci penso nemmeno" Non finchè era tra le sue braccia, bisognosa di lui e della sua forza

"Io... sei così importante per me!"Quando lui aprì la bocca per dire qualcosa, lei gli mise un dito sulle labbra.

"Hai detto che non avresti protestato. E' vero Killian. Che tu sia pronto a crederlo o no. In questo momento non so cosa farei se tu non fossi con me."

Emma Swan poteva essere minuta, ma aveva il cuore di un aquila. E lui avrebbe dato la sua vita per proteggere quel cuore. Sapeva che avrebbe superato quel momento , così come era sopravvissuta alle altre tragedie della sua vita.

Ma l'idea che lei contasse sulla sua presenza, che si appoggiava a lui, lo fece sentire più potente di quanto si fosse mai sentito in vita sua.

Come se potesse affrontare la peggiore delle tempeste solo con un salvagente.

L'idea lo inorgogliva e terrorizzava allo stesso tempo.

Un idea su cui più tardi, si ripromise di riflettere.

 

Ma per il momento, poichè dopo tutto era solo un essere umano, chinò la testa e le prese le labbra.

Fu un bacio dolce e lieve, come un raggio di sole primaverile.

La sua bocca sfiorò quella di lei, si ritrasse poi la sfiorò ancora, come le farfalle quando assaggiano i fiori.

Emma tremò quando le mani di lui scivolarono oltre le spalle, lungo le braccia fino ad arrivare ai polsi per poi intrecciarsi alle dita di lei.

La tensione piano piano, iniziò a sciogliersi, sostituita dalla fiducia...

Una porta sbattè di sotto, seguita dalla voce di David.

"Emma! Dove sei piccola?"

Loro si staccarono immediatamente.

L'ansia che Killian aveva visto negli occhi di Emma era stata sostituita dalla meraviglia.

"Come hai fatto?" Sussurrò lei

"A fare cosa?" Chiese lo scrittore senza capire.

Lei si passò una mano tra i capelli, per poi lasciarla ricadere lungo il fianco.

"Mi baci e la mia mente diventa limpida e chiara come uno specchio. "

Nonostante le circostanze, Killian sorrise e con fare ammiccante rispose.

"Oh quello... niente. E' solo... Magia!"


Ciao a tutti!
In questo capitolo come avrete potuto leggere, ho dato un po' più spazio alla figura di Elsa, la quale sicuramente non ha una vita facile. E abbiamo scoperto qualche altro particolare della triste infanzia  di Killian e del perchè, quindi, sia così diffidente nei confronti dell'amore.
Ora il suo compito è proteggere Emma da questo nuovo colpo che ha travolto la sua vita.
Ci riuscirà ?
Grazie di cuore a tutti, siete splendidi e , ammetto di aspettare con ansia le vostre recensioni, perchè mi  caricano tantissimo!
/> A presto
Gra

 

 

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Capitolo 11
*** Beyond the door of emotions ***


Il tragitto fino a Galway si svolse nel più assoluto silenzio.

David, guardava fuori dal finestrino , Emma sedeva eretta, lo sguardo fisso sul parabrezza. Era pallida e sembrava incapace di tenere ferme le mani.

Qualche volta se le torceva fino a far diventare bianche le nocche, altre se le passava tra i capelli, altre ancore si premeva i polpastrelli sulle palpebre.

Alla fine Killian allungò un braccio e gliene catturò una intrecciando le dita alle sue.

“Andrà tutto bene. Cora se la caverà”

Per la prima volta, dalla morte di Neal, Emma si sentiva perduta.

Guardò Killian.

“Non puoi saperlo con certezza”. La voce ridotta ad un filo.

“No è vero, ma anche se non ho mai pensato di avere doti da veggente, me lo sento nelle ossa. E poi anche Elsa ha detto lo stesso, e di lei ci si può fidare”

La bionda si morse un labbro, tornando a fissare il finestrino

“Lo so. E' l'unica cosa che m'impedisce di urlare tutta la frustrazione che provo in questo momento”

Killian non fece altro che tenere ben salde quelle dita in modo che lei potesse capire che lui era lì per lei, e non si sarebbe mosso.

 

Quando raggiunsero l'aeroporto di Galaway, Emma aveva già chiamato l'ospedale due volte, ma non erano venuti a sapere nulla di nuovo, tranne che a causa dello scoppio dell'ordigno c'erano stati centinaia di feriti.

L'ansia stava dilaniando la povera Emma, che però fu momentaneamente distratta dalla vista del jet privato che Killian aveva noleggiato.

“Hai noleggiato un aereo tutto per noi?” Era senza parole.

Lo scrittore si strinse nelle spalle , mentre i tre si avviavano verso la pista.

“Mi è sembrata la cosa più semplice e più rapida.”

Lo aveva detto come se fosse la cosa più naturale del mondo, quasi come per lei era prendere la bicicletta per andare in paese.

In quel momento sentì tutta la differenza di vita tra lei e Killian.

“Deve esserti costato una fortuna...”

Un'altra alzata di spalle.

“Il mio commercialista continua a dirmi che ho soldi sufficienti per alcune vite. Tanto vale che ne usi un po'”

Chiedendosi cosa si provasse ad avere tanti soldi da perdere la coscienza del significato del denaro, Emma aspettò accanto ad un silenzioso David, che Killian decidesse il piano di volo con il pilota.

Nel mentre le squillò il cellulare. Era Elsa, che finalmente era riuscita ad avere notizie di Cora: L'anziana aveva riportato solo lievi ferite.

Con la sensazione che le avessero tolto un gran peso dal petto, Emma e gli altri s'imbarcarono sull'aereo.

“E' lussuoso come un hotel a cinque stelle...” Sussurrò guardando l'interno dell'apparecchio, che le ricordava Il Cafè Royal di Londra , doveva aveva passato, da sola, la sua prima notte del viaggio di nozze, perchè quella sera Neal aveva una partita.

Killian si guardò intorno grattandosi il mento ispido

“Può andare, il viaggio sarà breve” Poi guardò David “Faresti meglio a sdraiarti,anche solo mezz'ora”.

David alzò il mento

“Che razza di uomo pensi che sia! Dormire mentre mia madre sta morendo in un letto d'ospedale?”

Emma sospirò

“La nonna non sta affatto morendo.. Il dottore ha detto ad Elsa che ha solo una sospetta commozione cerebrale e un polso fratturato.” Spiegò con calma

“Non è più giovane!” Ribatte David convinto “Una commozione cerebrale può essere una cosa seria! E po...” David non finì la frase. Sbiancò e si portò una mano al petto.

Killian lo afferrò prima che si accasciasse a terra.

“Papà!” Emma si inginocchiò accanto alla poltrona di velluto su cui lo scrittore aveva adagiato l'uomo.

“Sto bene” Lui le battè su una mano. “Ho avuto un capogiro. Credo sia il mal d'aereo. “

La ragazza era seria

“Non abbiamo ancora decollato!”

“La paura allora” Ribattè lui “ E poi il viaggio in macchina mi ha fatto venire mal di testa”

Emma gli lanciò un'occhiata indagatrice, maledicendo quelle doti di cantastorie che facevano di suo padre un così bravo bugiardo. Il colore stava tornando ad affluire in un volto che per un attimo si era fatto terreo.

Tormentandosi un unghia con i denti, lei alzò gli occhi verso Killian

“Cosa dici?” Era diventato il suo punto d'appoggio

Ma a David questo cambio di ruoli in famiglia non andava certo bene

“Sono ancora io il capofamiglia! E dico che stiamo solo perdendo tempo, mentre dovremmo già essere in volo per Dublino!”

Emma non ricordava l'ultima volta in cui suo padre aveva preso una posizione così decisa. Pur amandolo teneramente, c'erano state occasioni in cui il pensiero di David Nolan fosse un debole, le aveva attraversato la mente. Aveva sempre respinto quest'idea, che però rimaneva nella testa come un tarlo. E ora, per due volte in pochi giorni, suo padre si stava rivelando diverso da ciò che aveva sospettato

Ancora turbata , la giovane guardò Killian

“Andiamo”

Il suo breve cenno d'assenso le fece capire che avrebbe preso lui stesso la stessa decisione.

“Vado a dirlo al pilota!”

Prima di raggiungere la cabina di pilotaggio, Killian allungò una mano, le sollevò il mento e le passò il pollice sul labbro.

“Andrà tutto bene” E Emma scelse di credere alla calda voce dell'uomo ,che oramai occupava il suo cuore.

 

Il viaggio si svolse senza intoppi e in un paio d'ore giunsero nella capitale.

Lì Emma dovette fare i conti con un altro e nuovo, aspetto del carattere del padre.

“Cosa vuole dire che non entri?!? Non parlerai sul serio! Ti sei fatto tutto questo viaggio per startene seduto fuori dall'ospedale in cui tua madre potrebbe essere in fin di vita??” Fissava il padre allibita

“Emma...” Killian era in piedi accanto alla grossa macchina nera che li aveva attesi all'aeroporto. La macchina in cui David era ancora seduto e da cui non sembrava volersi schiodare.

“Tesoro, tua nonna non è in fin di vita. Meno di mezz'ora fa ti hanno confermato che ha solo ferite lievi, se tuo padre non se la sente...” Lei si voltò di scatto verso di lui.

La paura delle ultime ore, l'ansia e ora la rabbia, la fecero sbottare.

“So benissimo cosa mi hanno detto! Questa è una questione di famiglia!”

E tu sei un estraneo, concluse Kilian mentalmente per lei.

Il messaggio era forte e chiaro.

“Hai ragione” Lui alzò le mani in un gesto di resa, ma non demorse. “Forse non faccio parte della famiglia, ma per tuo padre è già abbastanza dura così. Non peggiorare le cose.”

Per la prima volta l'uomo vide gli occhi della bionda farsi gelidi.

“Certo che è dura , con Cora in ospedale, dopo aver rischiato la vita.”

Si chinò verso la portiera aperta dell'auto.

“Lascia che ti dica una cosa , papà. E' molto, molto difficile avere la propria madre che muore senza la possibilità di dirle addio. O quanto le vuoi le bene...” Le si spezzò la voce e per un attimo distolse il viso, tirando un respiro tremante che fece capire a Killian che in quel momento non stava pensando a Cora, ma alla propria madre.

Ammirato lui la guardò raddrizzare le spalle

“Devi uscire uscire da questa cazzo di macchina e venire con me! Ora!”

Gli occhi di David avevano un luccicore sospetto, ma la sua mascella rimase ferma

“Non hai alcun diritto di usare questo tono con me, Emma” Guardò Killian, oltre la spalla della figlia.

“Mi faresti un favore , amico?”

“Certamente” rispose l'americano, guadagnandosi un'altra occhiata assassina da parte di Emma.

“Porta mia figlia a vedere sua nonna. E dì a Cora che le voglio bene.”

“Papà...”

Killian prese Emma per un gomito

“Consideralo fatto. Vieni tesoro, andiamo. Prima che tua nonna cominci a girare per i corridoi, combinando matrimoni tra medici e infermiere”

Lei scosse la testa, frustrata e addolorata

“Non posso crederci! Mi hai già deluso in passato, ma mai , MAI, come oggi!”

E con quell'accusa che ancora gravava nell'aria, si sottrasse alla mano di Killian, si voltò e s'incamminò verso le porte del St Mary Hospital.

Lo scrittore si fermò accanto alla macchina

“Mi dispiace” disse rivolto a David.

L'uomo agitò stancamente una mano

“Emma ha diritto di parlare così. E più tardi, quando sarai uscito a dirmi che mia madre è sana e salva, io mi rilasserò nel pensiero che mia figlia, per la prima volta da anni, può contare su qualcuno. Credimi, Killian, vederla cedere le redini del controllo della famiglia, anche solo per un pomeriggio, mi compensa più che ampiamente di qualche parola brusca dettata dalla paura”

Killian lanciò una lunga occhiata all'uomo, rendendosi conto che forse lo aveva sottovalutato.

“Mi prenderò cura di lei”

Davi si appoggiò all'indietro, contro il sedile di pelle e chiuse gli occhi.

“So che lo farai.”

Emma stava discutendo animatamente con un'infermiera all'accettazione, quando Killian la raggiunse.

“Fa provare a me...” Mormorò, accarezzandole un braccio.

“Buongiorno” Scoccò il suo miglior sorriso alla donna seduta al computer.

“Mi chiamo Killian Jones, e la signora è Emma Swan. Vorremmo il numero della stanza della signora Cora Nolan. E' stata portata qui dopo l'esplosione”

“Siete della polizia?” chiese l'infermiera

“No. Siamo famigliari” rispose con sicurezza lui

“Tornate più tardi, non è orario di visite questo” Il tono burbero avrebbe fatto saltare la mosca al naso a molti, ma Killian invece sfoderò tutto il suo fascino.

“Capisco” Un altro sorriso, più caldo del primo

“E capisco che non potete fare nessuna eccezione. Ma vede noi veniamo da lontano, siamo partiti da Castlelough questa mattina e...”

La donna che fino a quel momento li aveva guardati con espressione di burocratica noia, ad un tratto s'illuminò.

“Da Castlelough? Ha detto che il suo nome è Jones?”

“Killian Jones” confermò lui

“Lei è lo scrittore americano!” Esclamò quella con le guance improvvisamente rosse “Ho visto al telegiornale che stanno girando un film sul suo libro! “ Gli occhi della donna si strinsero tornando a Emma “Anche lei fa parte del cast?”

La bionda già provata dalla situazione a cui aggiunse un pizzico di gelosia, alzò la voce

“No! Cosa diavolo c'entra se io...”

“Perdoni l'impazienza della signora” Intervenne Killian con tutto il suo fascino “E' in ansia per sua nonna, Cora Nolan” Le ricordò, chinando la testa verso lo schermo del computer.

“Nolan” Diligentemente l'infermiera cominciò a digitare il nome “Eccola qui, stanza duecentoventidue”

Ignorando Emma, la donna tornò a rivolgere la sua attenzione a Killian.

“Le hanno ingessato un polso e dovrà restare in osservazione fino a domani. Potete salire a vederla, ma fermatevi solo pochi minuti, tra poco inizieranno le visite”

Killian sorrise

”Saremo fuori prima che qualcuno si accorga della nostra presenza” Promise “Grazie! E' stata un vero angelo di carità” Aggiunse prendendo Emma per un gomito e pilotandola verso gli ascensori.

“Certo! Proprio un Angelo!” Sbottò la bionda , incrociando le braccia al petto e fissando i numeri che salivano sul display

“Da quando gli angeli spogliano gli uomini con i loro occhietti concupiscenti??”

Killian si grattò la barba fingendo indifferenza

“Non pensavo lo avessi notato” disse soave “Sconvolta come sei per la tua povera nonna”

“Io SONO sconvolta!” Gli occhi di lei lampeggiarono “Ma sono anche incazzata! E no! Non fare quella faccia soddisfatta! Non sono furiosa con quella povera idiota di infermiera che sbava dietro al primo paio di calzoni che vede, ma lo sono con te! Ti sei preso il controllo della mia vita , come … come un dannato miliardario soldato di pace americano!” Emma pensava di avergli inflitto una gravissima offesa

Lui continuava a guardare i numeri dell'ascensore che scorrevano e aveva sul viso un'aria divertita

“ Capisco. Ti riferisci al fatto che abbia accompagnato te e David a Galway in auto? Che abbia noleggiato un jet privato, così da non sprecare tempo prezioso aspettando un volo di linea. O era la macchina forse? Hai trovato la limousine troppo appariscente per i tuoi gusti di povera contadinella irlandese?”

Emma non potè impedirsi di sorridere.

Il tono gentilmente scherzoso di lui le calmava i nervi e placava la paura che le ribolliva dentro.

“Non è così che dovrebbero andare le cose...” Mormorò.

Entrambi guardavano i numeretti accendersi uno dopo l'altro.

“Tu dovresti essere quello burbero e scorbutico. E io quella che rasserena i tuoi malumori”

“Credimi tesoro, non ti mancheranno le opportunità per farlo. E anche se non sono contrario a un po' d'inversione di ruoli, sta sera sarò inflessibile”

Emma lo guardò senza capire

“Sta sera?”

“Ti ho promesso una cena” Le ricordò lui, mentre l'ascensore raggiungeva il sesto piano con uno scampanellio. “E da ricco soldato di pace americano, quale mi hai accusato di essere, ho tutta l'intenzione di offrirti la migliore cena di Dublino”

Senza darle l'opportunità di protestare , la pilotò nel corridoio. Seguendo i numeri e le frecce, trovò la stanza di Cora.

Il sollievo di Emma, nel vedere la nonna seduta sul letto che guardava la televisione, fu enorme.

“Non dovresti essere sdraiata?”

“Bah! È troppo scomodo guardare la televisione in quella posizione.” Disse Cora, con una calma notevole, per una persona che era appena scampata ad un attentato

“Ma sei stata ferita!” Ribattè la nipote

“E' una sciocchezza!” Alzò il polso. “Anche se ho paura che questo gesso mi intralcerà nel lavoro a maglia. Ho cercato di convincere questi medici che non era nulla di grave, ma sai quanto è testarda la gente qui al Nord” disse sbuffando

“Mai quanta gente del sud” Commento Emma secca “Per fortuna che hai accettato di passare qui la notte...”

“Ma io non rimarrò certo qui! Immaginavo che Killian ti avrebbe accompagnata e dato che questa stanza è m olto più tranquilla dell'accettazione del Pronto Soccorso, ho lasciato che mi ci portassero mentre vi aspettavo . Dimmi cara sai nulla della mi auto?” Chiese l'anziana con una punta di ansia nella voce.

“La polizia ha riferito che i danni più gravi sono avvenuti nel parcheggio, quindi immagino che non ci sia granchè da fare , nonna.” Disse paziente la bionda.

Cora sospirò rassegnata

Emma intanto cercava le parole giuste per parlare.

“Nonna, il papà è giù in auto che aspetta. Ho cercato di convincerlo ad entrare , ma...”

“Naturalmente non se l'è sentita” Disse tranquilla la donna

La nipote rimase stupita

“Come lo sai scusa?”

Alzando le spalle , la nonna la guardò tranquilla.

“E' mio figlio. Tu non sai forse tutto ciò che frulla nella testa di Henry?” poi si voltò verso Killian “David venne alla luce in casa, nello stesso letto in cui ora dorme lei signor Jones. Quel letto passò poi a David e Mary Margareth. In seguito tuo padre Emma, lo lasciò a te e Neal, perchè non riusciva più a dormire nello stesso letto con cui aveva passato tanti anni con la sua adorata moglie e dove nel quale lei è morta... Se ti ricordi tesoro, la tua mamma passò mesi in ospedale , per affrontare le cure,ma quando sentì la fine vicina, fece di tutto per farsi riportare a casa. David è un brav'uomo, ma certe cose non credo sarà in grado di poterle mai superare.”

Emma iniziò a capire perchè suo padre si fosse rifiutato di lasciare la limousine.

“Mio Dio!” Chiuse gli occhi , pensando a quanto era stata dura con lui poco prima.

Killian le strinse la mano

“Tesoro, tuo padre ha capito perfettamente che eri sconvolta” cercò di rassicurarla.

“Naturalmente!” Fece Cora, col suo solito tono sbrigativo. “E non è successo nulla di grave. Ora mi vesto, così ce ne andiamo e vedrai che si ...”

“No!” La interruppe Emma con decisione

“Cosa hai detto cara?” La nonna la guardava come se avesse parlato in una lingua straniera

“Ho detto no.” Emma incrociò le braccia sul petto “Non darò a papà un altro motivo per odiare gli ospedali. Quindi Nonnina cara è inutile che tu discuta. Starai qui come ti è stato ordinato!” E mentre diceva così un gruppo di medici apparve sulla porta.

“Ecco vedi nonna, non possiamo proprio rimanere. E' ora della visita medica e noi ce ne andiamo.”

Si chinò e baciò una esterrefatta Cora, sulla guancia

“Mi raccomando, riposati e fai ciò che ti viene chiesto. Torniamo a prenderti domani mattina per riportarti a casa”

“Traditrice!” Borbottò l'anziana, ma ricambiò il bacio della nipote. Poi guardò Killian

“Grazie per aver accompagnato fin qui mia nipote. Spero che si prenderà cura di lei....anche questa notte” Killian, sorpreso, cercò di capire bene il significato di quella frase.

“ Farò del mio meglio, signora” Le disse con calma

“Sì, non ne dubito” Gli rispose con un sorriso smagliante. “Ora mi dia un bacio anche lei e torni da quello zuccone di mio figlio, dicendogli che la sua vecchia mamma è sana come un pesce!”

Killian rise.

Non era sua nonna. Ma mentre la baciava, Killian provò una strana sensazione come di una forte, famigliare , emozione.

“Lei è una donna forte Cora” Le prese la mano sana e, con un gesto che parve sorprendere tutti i presenti, si portò le dita di lei alle labbra e poi, lasciò la stanza insieme con Emma.

La giovane donna , non aveva aperto bocca, da quando avevano lasciato la stanza di sua nonna, ma il gesto dello scrittore nei confronti dell'anziana l'aveva emozionata.

Ma non glielo avrebbe certo detto. Se un po' aveva imparato a conoscerlo, sapeva che si sarebbe trincerato dietro un muro.

E ora non aveva voglia di prendere mazza e piccone per abbattere pareti.

Anzi, non faceva che rimuginare sulle parole di Cora, nei confronti David.

“Devo delle scuse a papà” mormorò infine, mentre scendevano con l'ascensore.

“David non ne ha bisogno” Con la punta di un dito, Killian spianò le rughe che le solcavano la fronte “E' tuo padre e ti vuole bene. Si rende conto che per te è un momento di forte stress emotivo!

Lei scosse la testa

“Avrei dovuto capire...”

“Non sei un'indovina” Appena ebbero varcato le porte di vetro dell'ospedale, lui si fermò e,scordando la propria istintiva avversione per le manifestazioni d'affetto in pubblico, la prese tra le braccia e le posò un bacio sui capelli.

“Tesoro, l'ultima cosa che devi fare è sentirti in colpa. David sa e apprezza, tutto ciò che fai per la famiglia”.

Emma non era abituata ad essere confortata. Si concesse il lusso di appoggiarsi a lui.

Solo per un minuto.

Nascondendo il viso nella sua spalla.

“Ti devo così tanto.” Sussurrò alla fine “Per averci portato all'aereoporto. Per l'aereo privato. Per la macchinona nera.”

Alzò il viso verso di lui

“Per tutto.”

Per essere ciò che sei, pensò, ma non lo disse, sapeva che lo avrebbe spaventato.

“Non so come ringraziarti”

Lui le scoccò un sorriso malizioso, stringendo di più le braccia attorno al corpo sottile di lei.

“Non preoccuparti. Troverò il modo”

 

Come gli era accaduto da quando aveva messo piede in quel paese, la serata non andò secondo i suoi piani. Invece della romantica cena a due che aveva sognato, Killian fu costretto a guardare Emma e David trattarsi con formale cortesia che tendeva i nervi tutti.

Si erano scambiati sì e no quattro parole , da quando si erano incontrati prima di recarsi al ristorante dell'hotel, e alcune di queste pronunciate da David avevano solo fatto innervosire ancora di più la figlia.

“E quell'abito da dove salta fuori?” Le chiese appena la vide nella hall.

A Killian sembrava che Emma fosse semplicemente bellissima.

Non l'aveva mai vista con un abito e questo era rosa cipria con una gonna ampia che le metteva in risalto le gambe slanciate, troppo spesso costrette dentro pantaloni e stivali .

“Era nel mio armadio da un po' e dato che sapevo che avremmo cenato fuori almeno una notte, mi era sembrata l'occasione per tirarlo fuori dalla naftalina” David continuò a guardarla scuotendo la testa.

“Non che non ti stia bene ma... non è molto il tuo stile”

“E quale sarebbe il mio stile secondo te!?!” Disse la donna con crescente nervosismo.

Tanto che Killian decise di intervenire invitandoli a prendersi un aperitivo prima della cena vera e propria.

Così ordinò dello champagne, dovevano brindare al fatto che Cora fosse scampata alla bomba praticamente illesa.

Emma e David avevano fatto tintinnare i loro calici, ma la loro espressione era rimasta rigida come quella di due manichini.

In più occasioni, durante la cena , Killian aveva provato ad avviare una conversazione, ma un insolito silenzio aveva continuato a gravare sul tavolo durante l'antipasto di salmone affumicato e lo squisito piatto di rombo al forno con crescione che lo aveva seguito. E ora sembrava che anche il dessert sarebbe stato rovinato dai malumori.

Poco abituato al fallimento, lo scrittore, decise di fare un ultimo tentativo.

“Hai mai pensato l'idea di scrivere le tue storie , David?” Chiese appoggiandosi allo schienale della sedia.

“No” rispose laconicamente Nolan

Killian fu tentato di stringere i denti

“Posso chiederti, perchè no? Con tutti gli americani che vantano origini irlandesi, negli Stati Uniti l'interesse ci sarebbe di certo.”

“Non tutti gli americani cercano le proprie radici” Intervenne Emma a bassa voce.

“Eppure scommetto che tuo padre potrebbe guadagnare un bel gruzzoletto se volesse...”

David parlò in tono asciutto

“Non è una questione di voglia. Mettere per iscritto i miei racconti, sarebbe come snaturare la loro tradizione orale.”

“Papà ha rifiutato offerte di case editrici di Londra e di New York” Emma sorrise per la prima volta da quando avevano messo piede nel ristorante dell'Hotel

E così anche David

“Già! Quel poveretto di Isaac Keller era piuttosto seccato, dopo aver attraversato l'oceano, di tornarsene a casa a mani vuote.

Quando fece il nome del famoso editore, Killian chiese sorpreso:

“Non dirmi che proprio lui è venuto fin qui da New York?”

David alzò le spalle

“Lui e la moglie erano in vacanza a Castlelough, e per caso mi sentì mentre raccontavo una delle mie storie da Grenny's. Si presentò alla fattoria, il mattino dopo, con in mano il blocchetto degli assegni e dicendomi che mi avrebbe reso un uomo nuovo. Beh no grazie, risposi io, mi piaccio così come sono...” Mentre raccontava quasi con noncuranza l'accaduto, Emma alzò gli occhi al cielo, pensando a quanto invece gli avrebbe fatto comodo quell'assegno alcuni anni fa.

“Conosco scrittori che venderebbero l'anima al diavolo, per un'offerta della casa editrice Keller.” Affermò Killian.

“L'anima è un prezzo troppo alto per il successo” Dichiarò Nolan

L'americano si morse la lingua.

“Era solo un modo di dire” A volte dimenticava quanto si prendesse seriamente la religione in quel paese.

Cora in questo momento si trovava in ospedale , proprio per un conflitto religioso vecchio di secoli.

“Certamente ragazzo” disse David, poi aggiunse. “Sei un uomo buono e generoso Killian Jones, nonostante tu dica il contrario. Hai fatto di tutto per alleggerire la tensione di questa serata. E io te ne sono grato. Come ti sono grato di aver portato qui me e mia figlia”

Killian era stato chiamato in molti modi,ma buono e generoso erano termini che nessuno aveva usato per descriverlo.

A disagio, dichiarò conclusa la serata chiedendo il conto.

 

Tutte le suite dell'hotel erano occupate da un gruppo rock di successo, i The Lost Boys, che avrebbe dovuto suonare la sera successiva, ma con la solita efficienza, Ariel , la segretaria dello scrittore, era riuscito a prenotare due camere comunicanti per Killian e Emma e una per David su un altro piano.

Ricordando ciò che Milah aveva detto sui pettegolezzi, che erano stati fatti sul conto suo e della giovane vedova Cassidy, Jones non aveva potuto fare a meno di chiedersi se le prenotazioni di Ariel fossero state davvero frutto della coincidenza.

Quando si ritirarono, l'uomo trovò un cioccolatino sul cuscino e la radio sincronizzata su una stazione di musica jazz, cosa che apprezzò molto.

Si slaccio i primi due bottoni della camicia azzurra e lanciò un'occhiata alla porta di comunicazione con la stanza di Emma.

Nervoso come un ragazzino, stava cercando il coraggio di bussare , quando la porta si aprì e apparve lei, ancora vestita con il bel vestito rosa antico che aveva indossato a cena, ma aveva sciolto i capelli dalla coda, e ora le cadevano liberi e morbidi sulle spalle.

La tensione lo investì come un treno in corsa.

Non riusciva a parlare, semplicemente non poteva.

Era assurdo, ma dopo aver desiderato Emma dall'istante in cui era sceso dall'auto del sergente Graham e lei gli era apparsa sul portico di casa come un'antica dea celtica, ora non era in grado di prendere quello che lei era venuta ad offrirgli.

Come se gli avesse letto nella mente, Emma sorrise.

Dolcemente.

E lui sentì aprirsi un'altra crepa nell'iceberg che gli circondava il cuore.

“Papà ti ha messo in imbarazzo, questa sera. Quando ti ha definito buono e generoso”

Lo conosceva bene. Troppo bene. Era diventato per lei come un libro aperto.

Chiudendosi la porta alle spalle e senza guardare indietro, lei gli si avvicinò.

“Quello che ha detto è vero, eppure una semplice verità ti fa impallidire e sudare freddo”

“Ora sei tu quella che ha una fervida immaginazione, non tuo padre...” Killian sentiva la mano pesante, quando la sollevò per accarezzarle i capelli.

Quelle ciocche gli parvero di seta. Sapeva che la sua pelle era ancora più morbida.

Emma si alzò in punta di piedi, aveva tolto le scarpe con il tacco, riuscì a notare l'uomo in uno sprazzo di lucidità e gli sfiorò le labbra con un bacio.

“Sei un uomo buono Killian Jones. Anche se non ti piace sentirtelo dire”

Il tocco delle sue labbra gli risvegliò un doloroso pulsare al basso ventre.

L'aveva desiderata certo, ma ora che stava per averla, si rendeva conto che la parola desiderio era un termine troppo semplicistico.

La radio suonava la romantica Unforgettable.

“Mi concedi l'onore di questo ballo Swan?”

Lei rise

“Ho paura di non essere una gran ballerina , Jones. Non so da che parte iniziare” arrossì nel dirlo.

“Non preoccuparti. Hai un compagno che sa quello che fa, lasciati andare” e la prese tra le braccia.

Il corpo di lui era duro contro di lei, il suo respiro una dolce brezza sulla tempia.

La tensione che aveva attanagliato Emma sin dalla lite con il padre, l'ansia che l'aveva tormentata prima di trovare il coraggio di aprire la porta comunicante , finalmente si arresero alla dolcezza della musica, al romanticismo di quella notte rubata.

Con un sospiro di piacere , lei alzò le braccia e intrecciò le dita dietro la nuca di lui.

I suoi occhi si chiusero.

Killian le strofinò il naso sul collo e inspirò il suo profunm, quello semplice e solito di sapone alla lavanda.

Ma c'era anche un'altra lieve fragranza e a meno che non stesse impazzendo, gli ricordava folletti irlandesi che danzavano insieme alle fate sotto la pioggia.

Oh Gesù! Quella donna lo avrebbe portato alla follia!

“Hai cambiato profumo”

“Sì” Le ciglia di lei si sollevarono lievemente, rivelando un inconfondibile desiderio “Speravo di sedurti...” Le sue dita cominciarono a giocare coi capelli di lui sulla nuca.

“Ci saresti riuscita anche senza profumo. Ma mi piace tantissimo.” Le sfiorò la tempia con un bacio

“Sono contenta, dato che ho comprato anche la crema per il corpo con la stessa fragranza . Mi ci è voluto tanto tempo per spalmarmela , questa sera. Temevo di arrivare in ritardo per la cena...”

Il pensiero di Emma con indosso nient'altro che il profumo, lo infiammò.

Si ritrasse per guardarla.

“Lo sai che ti desidero”

“Sì. E' ciò che hai detto fin dall'inizio”

“Il fatto è...”

Maledizione, il corpo di lei si stava praticamente liquefacendo contro di lui, impedendogli di concentrarsi. Smise di muoversi al ritmo della musica e intrecciò le dita alle sue

“Il fatto è che tu sei una donna intelligente...”

Emma sorrise

”Hai detto una cosa adorabile e so che è un complimento. Ma solo per questa notte, vorrei sentirmi dire che sono bella “ E gli premette le labbra contro la gola

“E quanto desideri fare l'amore con me”

“Dio... tesoro...” Il gemito gli nacque dal profondo dell'anima.

“Il punto è...” Riuscì a dire Killian con un ansito, mentre la lingua bruciante di lei gli lambiva la pelle. “E' che una donna come te non dovrebbe essere qui con un uomo come me. Meriti un uomo che ti sappia dare ciò di cui tu hai bisogno...”

Sussurrò le parole come una richiesta

“Io ho solo bisogno di te”

Killian faticava a trovare ossigeno per parlare.

“Dannazione , Emma, dovresti dartela a gambe!”

Le labbra di lei oramai lo stavano marchiando a fuoco. Lui non aveva mai fatto niente di più difficile che pronunciare quelle parole: “ Finchè sei in tempo...”

Lei scosse la testa, gli occhi che luccicavano di emozione e desiderio

“E' troppo tardi per scappare ormai” E lo baciò ancora , facendogli sentire quanto grande era il suo bisogno di lui.

Killian non era più in grado di pensare.

Si ritrovò solo a sussurrare roco:

“ Troppo tardi! Tardi per entrambi, grazie a Dio!”

 

Eccomi!!

Con grande, grandissimo ritardo!

lo so , chiedo scusa e ho cercato di fare il capitolo un pio' più longo apposta.

Che dire, il nostro Killian è diventato , a modo suo, il principe azzurro di Emma.  E di tutta la famiglia.

Grazie a lui non solo sono andati da Cora , ma Emma e david sono riusciti a parlarsi civilmente. E ora....

Beh ora, c'è una notte intera davanti a loro....

In questo capitolo troverete un riferimento ad una ff di CSlover, The Lost Boys, che ho amato tantissimo ( se non l'avete letta, fatelo)

Grazie mille a tutti tutti tutti!!
Mi state scrivendo cose bellissime e davvero mi emoziono ogni volta.

Grazie ancora

Gra

 

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Capitolo 12
*** Get lost in one another ***


"Il grande amore ci fa paura perchè ci mette in una situazione di pericolo,
perchè si diventa vulnerabili; si perde la corazza che abbiamo nei confronti del mondo.
Perchè in amore si dà tutto e si può anche perdere,e perdere tutto.
F.Ardant
!

Killian non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui si era sentito così libero.

Rise quando atterrarono sul letto, in un groviglio di braccia e di gambe.

Emma era sopra di lui , gli stringeva con forza una mano e i suoi capelli gli solleticavano il viso avvolgendolo nel suo profumo.

La baciò, un lungo bacio che la fece tremare dentro.

“Mio Dio come sei dolce...” Affondò le dita in quei fili dorati, imprigionandole il viso.

“Ed eccitante. Non sono mai stato con una donna capace di farmi girare la testa con un solo bacio.”

Anche lei rise, staccando la bocca dalla sua, alzò la testa

“E io non mi sono mai sentita così sensuale. E' una sensazione che mette quasi paura.”

Lui le accarezzò la schiena attraverso il vestito. Un gesto rassicurante, mentre liberata la mano dalla stretta delle dita di lei, gliela insinuò sotto la gonna rosa antico.

Quando si rese conto che le calze che indossava terminavano sulla pelle nuda della coscia,in un bordo di pizzo, si sentì ribollire il sangue.

La sensazione della mano sulla gamba , fece irrigidire Emma.

“Va tutto bene , tesoro” Sussurrò Killian. “Non devi aver paura , non ti farei mai del male.”

Sapeva che era una bugia, perchè l'avrebbe fatta soffrire.

Anche se era l'ultima cosa che avrebbe voluto. Emma gli era entrata nel cuore, nella mente e lo stava cambiando. Ma, in lui c'era qualcosa di oscuro, che l'averebbe portato comunque a farle del male.

Che Dio lo perdonasse!

Lui avvertì il lieve sospiro di lei contro la bocca e sentì il suo corpo rilassarsi.

“Non è di te che ho paura, ma di me stessa. Di quello che provo. E tu hai avuto tante donne...”

“Nessuna è come te!” Parole facili, che lo avevano tolto d'impaccio in altre circostanze.

Ma Killian non le aveva mai pronunciate con tanta sincerità.

Nessuna, mai, sarebbe stata come lei.

“Ho paura di deluderti.”

Lui non potè trattenersi. Rise, rotolando con lei su un fianco.

Una risata roca, che sembrava quasi un gemito.

“Tesoro, tu non potrai mai deludermi”

Emma nascose il viso contro la sua gola

“Non sono così esperta di... tutto”

“Non preoccuparti. Io sì” Oltre alle calze , Emma indossava anche slip di pizzo.

Il contatto con il tessuto gli fece girare la testa.

“Vedrai Emma...” Mormorò Killian , insinuando un dito sotto il bordo elasticizzato , per accarezzarla.

“Sarai perfetta... insieme, saremo perfetti.” E negli enormi occhi verdi di lei, lui lesse la sua più totale fiducia.

Emma non avrebbe mai immaginato che la propria pelle potesse essere così sensibile.

Non aveva mai saputo che il desiderio potesse essere dolce e violento insieme

“Killian...” La bocca di lui le catturò le labbra, soffocando quello che lei aveva già scordato di voler dire.

“Ho bisogno...” la voce debole, impastata. “Ho bisogno...”

“Lo so” Aveva capito quella sua confusa implorazione e con delicatezza , sfiorò con il pollice il centro della sua femminilità.

Fu come se Killian, allungata una mano verso il cielo, avesse afferrato una stella incandescente e gliela avesse posata sulla pelle.

Emma ansimò, poi fu scossa da uno spasmo che la fece aggrappare alle sue spalle.

“Oh … è stato bellissimo!” Disse quasi senza voce, mentre la vivida sensazione di pochi istanti prima si affievoliva.

“Bellissimo va bene, per ora...” Le disse lui, lasciandole una scia di baci sulla gola.

“Cosa dici Killian? Non potrei, non di nuovo...” Arrossì. Una volta era già un evento.

Una cosa da celebrare, quando fosse riuscita a pensare con un minimo di lucidità.

“Vuoi scommettere?” Il sorriso di lui trasudava soddisfazione maschile, mentre cominciava a slacciarle il vestito.

Avrebbe voluto strapparglielo di dosso, ma voleva prolungare quella notte all'infinito, e non solo per lei, ma per se stesso,così costrinse il proprio tocco a restare lieve, mentre abbassava la cerniera.

Vedeva l'imbarazzo negli occhi di Emma, mentre le sfilava il vestito dal corpo.

Vedeva la sua vergogna nel mostrarsi nuda ai suoi occhi, che invece non aspettavano altro.

In un'altra occasione quel comportamento verginale, lo avrebbe irritato.

Ma non lei.

Quella notte, poiché era Emma, lo fece sorridere. E lo rese ancor più determinato a mostrarle quanto potesse essere soddisfacente il sesso, se fatto con la persona giusta.

Anche il reggiseno era di pizzo e gli ci volle un istante per sganciarlo e lanciarlo su una sedia.

“Tesoro, dovrai dirmi cosa ti piace...” Le sussurrò stuzzicandole la pelle della gola con la punta della lingua.

“Non lo so...” Gli occhi di lei rimasero chiusi. Le lunghe ciglia , appena velate dal nero del mascara, sembravano frange dorate sulle guance.

“Faremo un passo alla volta allora”

La lingua di lui le tracciò un lento cerchio intorno al capezzolo.

“Ti piace questo?”

“...Sì ” Emma sentì aprirsi a lui, come un fiore che schiude i suoi petali al sole.

La sua bocca, le sue mani, in un qualche modo riuscivano ad essere tenere e ruvide allo stesso tempo. Quando il suo succhiare le causò una sorta di languore nel ventre, poco alla volta un calore si diffuse in lei come una spirale e il desiderio tornò, così forte e potente che le parve d'impazzire.

S'inarcò verso di lui in una muta implorazione.

Lo avrebbe pregato, se fosse stata in grado di articolare le parole, ma non lo era.

Ma non fu necessario, perchè lui le sfilò gli slip e la danza delle dita ricominciò.

Fu meravigliosa.

Terrificante.

Eccitante.

Lui le mostrò come poteva essere la passione, trovò segreti punti di piacere che Emma non aveva mai immaginato che esistessero.

Quando le affondò le dita nei fianchi e la sollevò verso la propria bocca, lei di nuovo, per un attimo, provò vergogna. Tentò di ritrarsi, ma Killian fu insistente, spietato, meraviglioso.

Il senso di colpa ebbe vita breve, spazzato via da un desiderio che pulsava dentro di lei come se avesse vita propria.

La lingua di lui era leggera, incalzante. Emma gemette per il tormento , ansimò per il piacere proibito. Il respiro le si era inceppato in gola e quando cercò di gridare il suo nome , non ci riuscì.

E proprio quando fu certa che sarebbe soffocata, il suo corpo fu scosso da una convulsione.

Guardando la passione agitarsi sul suo viso, Killian desiderò che potessero restare nascosti in quella stanza per sempre.

L'idea lo scosse con una forza fisica tale, che ebbe , per un istante l'idea che un'altra bomba fosse esplosa in città. Non era mai stato il tipo che amava stare nello stesso posto, legato ad unica donna.

Era stato emotivamente solo per tutta la vita, e gli piaceva.

Fino ad ora....

Lei era così dolce!

Incapace di concentrarsi sul domani, quando il suo corpo era così preso dagli artigli dell'oggi,Killian si liberò degli abiti e infilò il preservativo che portava sempre con se.

Poi abbassò il corpo su quello di lei e sentì la pelle bruciante di Emma contro la propria.

“Emma.” Le scostò i cappelli arruffati dal volto “Guardami amore. Voglio vedere i tuoi occhi...” Lei emise un suono inarticolato, come se si stesse risvegliando da uno stato ipnotico e lentamente alzò le palpebre.

I suoi occhi scintillarono, come i pascoli dopo una mattina di pioggia.

In quel momento era la donna più bella che lui avesse mai conosciuto!

Ed era sua!

Allacciò le sue dita a quelle di lei in quello che gli parve , stranamente, il gesto più intimo della notte.

Lottando contro l'impulso di prenderla con una potente spinta, si avvicinò lentamente al centro del sua sensualità. Le sue labbra stuzzicarono quelle di lei confortanti, eccitanti.

“Amore, sarà bellissimo...”

“Oh sì.” Sospirò Emma, mentre il suo corpo iniziava ad accettare quello di lui.

“Sei così calda. Così meravigliosa.” Killian strofinò la guancia contro quella di lei.

Emma ansimò quando lui entrò a fondo in lei.

Poi sospirò di nuovo, un lieve tremulo respiro di piacere.

Con gli occhi fissi in quelli di lei, Killian cominciò a muoversi, lentamente al principio , poi con ritmo sempre più incalzante.

La musica in sottofondo svanì, sostituita dal tumultuoso pulsare dei loro cuori. E anche se lui non riusciva a capire le parole gaeliche che Emma gli sussurrava all'orecchio, il loro significato era inconfondibile.

Seguendo un istinto antico quanto la stessa Irlanda, Emma rispose al ritmo incalzante di lui, mentre la portava sempre più in altro, dove l'aria sembrava scintillare di polvere d'oro.

Lei si tuffò per prima, urlando il suo nome .

Qualche istante dopo, le dite strettamente allacciate a quelle di lei e le bocche avvinte, Killian la seguì.

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Magia.

Sdraiato sulla schiena a guardare Emma che dormiva nella perlacea luce dell'alba, Killian decise che era l'unica parola che potesse descrivere la notte che avevano appena trascorso insieme.

Pura Magia.

E se la prima volta era stata meravigliosa, la seconda era stata anche meglio. Non appena era riuscita a superare l'iniziale timidezza, Emma si era rivelata incredibilmente audace, sorprendendo se stessa per il proprio desiderio di esplorare la passione.

E ora era rannicchiata contro di lui come una gattina, i capelli dorati allargati sul petto. Non c'era più niente in lei della donna che si era inarcata sotto di lui come una puledra selvaggia, lanciando urla di passione che lui aveva dovuto soffocare con la propria bocca.

Appariva pura come una vergine vestale, ricordando allo scrittore che era stato proprio quell'intrigante miscuglio di innocenza e sensualità ad attrarlo fin dall'inizio.

Ma se la sua prima reazione era stata di pura attrazione fisica, le cose erano cambiate tra loro.

Prima erano venuti l'ammirazione e il rispetto.

Poi l'affetto.

E ora... Cosa?

Amore? Era quello l'amore?

Lei mormorò qualcosa di inarticolato nel sonno. Poi sorrise.

Quando gli premette la bocca contro il petto nudo, il corpo di lui rispose con un'immediata erezione. Quella donna gli faceva venire in mente i pensieri più sciocchi.

Pensieri impossibili.

Doveva rimanere solo sesso, si ricordò.

Solo sesso.... nemmeno lui ci credeva più.

Come se i pensieri di Killian si fossero insinuati nella mente addormentata di lei, Emma socchiuse gli occhi e sorrise.

“Buongiorno”

“Buongiorno” Ma poiché il calore di quel sorriso gli muoveva dentro emozioni pericolose, lui rese brusco il tono della voce, tornando all'abituale cipiglio.

Una donna più cauta averebbe colto l'avvertimento. Ma avendo abbandonato l'ultimo brandello di cautela nelle braccia di quell'uomo, Emma si rifiutò di lasciargli rovinare il piacere che le indugiava nel cuore dopo quella magica notte d'amore.

Ignorando la tensione del suo volto, gli portò la mano alla guancia e fece scivolare le dita sulle sue labbra contratte.

“Hai mentito” gli disse.

“Su cosa?”

“Mi avevi detto di non aspettarmi belle parole. Ma a meno che non ci siano i fantasmi in questa stanza, sei stato tu a dirmi tutte quelle cose meravigliose , sta notte. Non erano vere?” esitò prima di chiederglielo.

Killian sospirò

“Certo che erano vere. Non ti ho mai mentito Swan. Ogni parola che ho detto era sincera” Cominciò ad accarezzarla lentamente le spalle

“Sei stata incredibile” E poiché , secondo la sua mente nulla era cambiato, e in seguito l'avrebbe inevitabilmente fatta soffrire, decise, che quanto meno, le doveva l'assoluta verità

“Non avevo mai provato, quello che ho provato questa notte”. Solo la verità

“Neanch'io” . Solo la verità.

 

Dio quanto amava quel rossore che le coloriva le guance quando si sentiva in imbarazzo!

“Non sapevo di essere in grado di volare, ma tu mi hai dimostrato il contrario.” Il suo sorriso fu lento e trionfante “Ed è stata una sensazione meravigliosa!”

Come poteva resisterle quando lei gli parlava così e lo guardava con quegli enormi laghi verdi di assoluta sincerità?

“A proposito di sensazioni meravigliose...” Lui la fece rotolare sulla schiena, coprendo il corpo invitante di lei con il proprio.

Con una risatina deliziosa, che la rendeva unica tra tutte, lei gli passò le dita tra i capelli e cominciò a muoversi sotto di lui in modo provocante.

Come faceva? Si chiese Killian. Lui era già tutto un fuoco.

Si stava giusto chiedendo se ne avessero avuto il tempo, quando il cellulare vibrò sul comodino e fece ad entrambi l'effetto di una doccia fredda.

Emma s'irrigidì sotto di lui.

“Potrebbe essere l'ospedale...Gesù! Ho dimenticato il mio telefono nell'altra stanza!”

La sua voce sensuale e musicale fino a pochi istanti prima, ora era spezzata dall'ansia.

“Probabilmente è solo tuo padre che vuole chiedermi a che ora ci troviamo a colazione”

Trattenendo un'imprecazione , Killian allungò un bracciò e afferrò l'apparecchio, guardando il numero sul display.

“Che ti avevo detto.... Ciao David! “ Lanciò a Emma un'occhiata evidente

“Emma? E perchè dovrei sapere dov'è è Emma?” L'espressione imbarazzata di lei lo divertì. “Sarà sicuramente sotto la doccia e non avrà sentito il telefono. Sì tranquillo la avverto io. Ci vediamo giù tra mezz'ora” Chiuse la chiamata e le sorrise.

“Meno male che non avevo attivato la videochiamata...”

“Non prendermi in giro Killian Jones!” Emma si affrettò a scendere dal letto, afferrando la coperta che era scivolata sul pavimento in un qualche imprecisato momento della loro notte di fuoco.

“Per poco non mi si fermava il cuore al pensare che stavi parlando in modo così casuale con mio padre, mentre eri sdraiato sopra di me, nudo come il giorno in cui sei venuto al mondo!”

“Questo ti ha forse messa a disagio?” Lui inarcò un sopracciglio, godendosi il modo in cui lei tentava di stringersi addosso la coperta. Come se lui non avesse già visto e baciato, ogni centimetro del suo splendido corpo.

“Va bene, vorrà dire che la prossima volta starai sopra tu.”

Lei scoppiò a ridere.

“Sei un uomo terribile, Jones!”.

Ma quelle parole scherzose toccarono un punto dolente.

“E' proprio quello che ho cercato di dirti.”

Il divertimento svanì dal viso di lei

“Killian...”

“Non farti ingannare dalle parole pronunciate nel fervore della passione , Emma. Non c'è niente di bello in me. Troverai solo violenza e oscurità”

Lei rispose al suo sguardo di avvertimento con un'occhiata calma.

“Hai detto che non mi avresti mentito, Killian. Ma questa è la più grossa di tutte le bugie.” Esitò. Parve sul punto di aggiungere altro, ma cambiò idea.

“Ora sarà meglio che vada a fare la doccia, se voglio essere pronta per la colazione tra mezz'ora.”

Poi lo sorprese lasciando cadere la coperta . E uscì con sorprendente dignità, per essere una persona che aveva addosso solo il suo orgoglio.

Questa volta , invece di una dea celtica , Emma gli ricordò una regina irlandese degli antichi tempi in cui i clan dominavano quella parte di paese.

E quella splendida sovrana bionda, stava insinuandosi nel suo cuore , con sorprendente rapidità.

 

Ciao!

La loro prima volta insieme... Io ci ho provato, a cercare di rendere i loro sentimenti, le loro paure, la confusione, l'accettazione reciproca. Spero di esserci riuscita.

Spero anche che il linguaggio usato non sia da rating rosso, ma non penso proprio.

E adesso, cosa succederà? Ci sarà la resa definitiva di Killian? Io penso che ci sia altra carne al fuoco... per tutti.

Grazie mille , per tutto, per gli incoraggiamenti e le belle parole che mi riservate.

Un abbraccio

Gra

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Capitolo 13
*** After a night of love ***


Emma non protestò quando Killian la lasciò davanti all'ospedale, promettendo di passare a prenderla più tardi. Anzi fu quasi sollevata al pensiero che non salisse con lei.

Temeva che se Cora li avesse visti insieme subito dopo quella notte di passione, avrebbe immediatamente intuito cosa era successo tra loro.

Emma aveva bisogno di stare lontana da lui per un po' di tempo.

Tempo per pensare a quello che provava.

E, non meno importante, tempo per cercare di capire cosa provasse lui.

Anche se Killian non era ancora pronto a dirglielo, la sua appassionata tenerezza della notte, le aveva fatto capire, che non era la sola ad aver sentito qualcosa di speciale.

Qualcosa di straordinariamente simile all'amore.

Quel pensiero le scaldò il cuore, mentre aiutava Cora a prepararsi.

Se aveva provato disagio al pensiero di parlare del più e del meno con Killian durante il viaggio, non avrebbe dovuto preoccuparsi.

Cora e David per tutto il tragitto fino all'aeroporto di Dublino, sul volo per Galway e sulla BMW dello scrittore,  fino alla fattoria, parlarono senza sosta.

Appena arrivati a casa Cora si trovò immediatamente nel suo ambiente naturale. Adagiata su una montagna di cuscini nel suo letto, a raccontare per l'ennesima volta la storia dell'esplosione a Peter, Wendy ed Henry.

“Nonna sarebbe bello se tu potessi raccontare questa storia ai miei compagni di classe!” Disse Henry.

“Non avete forse cose più importanti da ascoltare che il racconto di una vecchia signora?” Rispose Cora con una modestia, che a Killian ricordò molto quella di David

“E' una bella storia, mamma.” assicurò subito questi.”Dovrai venire da Granny's a raccontarla, appena starai bene.”

“Il che avverrà domani stesso, dato che non voglio rimanre in questo letto, come una vecchia invalida” Dichiarò l'anziana, con la solita testardaggine di famiglia.

“Nonna, resterai a letto, finchè il dottor Whale non ti darà il permesso di alzarti.” precisò Emma.

“Sei una cara ragazza tesoro, ma sono oltre mezzo secolo più vecchia di te. Non mi lascerò certo comandare a bacchetta da mia nipote!”

Il guanto di sfida era stato gettato e sulla stanza scese il pesante silenzio che precedeva una battaglia.

Ignorando la guerra di volontà che stava per aver luogo nell'affollata camera della madre, David si girò verso Killian, che era rimasto in piedi sulla porta, un po' in disparte.

“Perchè non vai in macchina a prendere tutti quei bei pacchetti?” suggerì

“Buona idea.” Quando Killian fu di ritorno, nella stanza la tensione era stata sostituita dall'eccitazione.

“Ci ha portato dei regali?” Chiese Peter guardando la montagna di pacchetti e sacchetti colorati.

“Questi sono per gli altri “ Rispose Jones “Il tuo è ancora in auto...”

Emma lo stava guardando come se fosse un estraneo

“Erano queste le commissioni che dovevi fare sta mattina?” chiese assolutamente sconcertata.

Lo aveva visto caricare dei pacchi nel baule della BMW, ma in quel momento era così concentrata su Cora, che non ci aveva fatto caso.

“Sì.” Lui le sorrise e le tese il primo sacchetto.

“Ho cominciato comprando un golfino per tua nonna , per sostituire quella che è andato distrutto nell'esplosione , e credo di essermi lasciato trasportare.”

“Pare anche a me” Borbottò Cora, guardando con occhi scintillanti il suo nuovo golf verde smeraldo. “Ma credo che una volta ogni tanto, lasciarsi trasportare, per gli altri, non sia poi così negativo.

Emma aveva aperto il suo pacchetto e stava accarezzando la giacca di pelle rossa che Killian le aveva regalato.

“E' assolutamente fantastica!” disse con la gioia di una bambina, il giorno di Natale.

Indossava un maglioncino bianco e jeans blu scuro. Killian la guardò infilarsi la giacca e decise che aveva avuto ragione.

Il rosso era decisamente il suo colore.

“C'è qualcosa in tasca” Killian si disse che non avrebbe dovuto sentirsi così gratificato dall'espressione di piacere di lei.

Ma dannazione , lo era!

Emma ansimò quando trovò lo scatolino di velluto grigio.

Lentamente sollevò il coperchio.

“Che meraviglia!” Esclamò Wendy sbirciando gli orecchini sopra la spalla della sorella.

“Sono bellissimi...” Splendidi per la verità . Ogni gioiello era una scia di quattro stelle con incastonate pietre scintillanti, che partendo dal lobo diventavano sempre più piccole. Assolutamente incantevoli e non troppo vistosi da non poter essere portati in paese o in chiesa.

Emma guardò Killian

“E sicuramente troppo costosi” Gli disse

Lui si strinse nelle spalle

“Mi hanno fatto pensare a te” Considerato che l'intera famiglia di lei era riunita nella piccola camera, lui si trattenne dall'aggiungere che gli avevano ricordato la luminosità dei suoi occhi mentre avevano fatto l'amore.

“Grazie.” Lo sguardo di lei gli promise una più personale espressione di gratitudine in seguito.

Killian distribuì gli altri doni che si era tanto divertito ad acquistare . Nonostante l'eccitazione generale, l'uomo riusciva solo a pensare a Emma con addosso solo quegli orecchini e il suo nuovo profumo. E nient'altro.

Rassicurati sulle condizioni di salute di Cora , pian piano tutti lasciarono la stanza.

Mentre Killian usciva, David lo fermò in corridoio.

“Volevo solo ringraziarti, per tutto ciò che hai fatto in questi giorni. Per mia madre, me , per Emma...Non le capita spesso di avere qualcuno che prenda in mano le redini della situazione per lei” gli disse mettendogli una mano sulla spalla e stringendola appena.

“L'ho fatto volentieri.” A disagio nel parlare della donna con cui aveva appena trascorso un'infuocata notte d'amore, Jones cercò di sviare il discorso.

“Se avessi bisogno per qualsiasi cosa David, voglio che tu sappia che io sarò a vostra disposizione.”

L'uomo rise passandosi una mano tra i capelli, quasi in imbarazzo

“Che dirti dovrei tagliare alcuni quintali di torba per la vendita, ma non posso certo chiederti di aiutarmi.”

Killian ebbe solo un momento di indecisione, poi disse sicuro.

“Perchè no? Ho già detto di aver lavorato in una fattoria, ma la torba manca alle mie conoscenze . Ti aiuterò volentieri, soprattutto se alla fine mi aspettasse una buona pinta di birra e una delle tue fantastiche storie.” Ed era totalmente sincero.

David sembrò realmente stupito e colpito dall'offerta dello scrittore, ma decise di accettare.

“Molto bene. Cominceremo a lavorare all'alba. Non ti lamentare però se alla sera avrai la schiena a pezzi, amico” E dandogli una pacca sulle spalle ,lo lasciò solo.

Killian lo guardò allontanarsi, poi si diresse verso la stanza di Emma.

Non fu sorpreso quando, nonostante il modo un po' brusco con cui l'aveva trattata quel mattino, lei accettò immediatamente di fare un giro in macchina con lui. Dopotutto , come aveva fatto notare Elsa e come lui stesso aveva rilevato più volte, Emma non era capace di tenere il broncio.

“Sei stato molto gentile a comprare regali a tutti” Gli disse mantre percorreva una stradina fiancheggiata da muretti di pietra.

“Wendy sembrerà una principessa, al ballo, con quell'abito”.

Era di tulle bianco, tempestato di minuscoli cristalli che avrebbero fatto risaltare la pelle chiara e i capelli ricci  di lei.

“Le è piaciuto da impazzire! La sua espressione nell'aprire la scatola è stata impagabile! E per un attimo ho pensato che sarebbe svenuta quando le hai detto che sarebbe stato Felix Lost ad accompagnarla al ballo.” Lost , era l'idolo delle ragazzine americane e aveva una piccola parte nel film.

“Come hai fatto a convincerlo ad accettare una cosa simile?” Gli chiese

“Non è stato difficile. Gli ho semplicemente promesso biglietti in tribuna, per tutta la stagione dei Lakers. “Rispose con un sorrisetto compiaciuto “Sono i miei , ma io oramai non ho più molte occasioni di andarci, non è stato certo un gran sacrificio.”

Emma lo guardò di sott'ecchi, e capendo al volo quando qualcuno le mentiva, ebbe la netta sensazione che quei biglitti fossero invece stati pagati a peso d'oro.

“A dire il vero, mi fa piacere che quel Colin abbia il fatto suo.” Sorrise Killian

“Mi piacerebbe davvero vedere la sua faccia quando vedrà Wendy al ballo con un altro,  ma penso che come esperienza in terra d'Irlanda, mi accontenterò di un campeggio estivo e salterò volentieri il ballo scolastico. Non corriamo il rischio che mi facciano Santo!” Risero entrambi

Poi Emma tornò seria

”Spero solo che Felix Lost non si riveli un dongiovanni ben peggiore di Colin. E' un bel ragazzo californiano, attore e sa di piacere...”

Jones scosse le spalle

“Stai tranquilla, l'ho avvertito preventivamente: se solo avesse osato fare qualcosa, anche solo lontanamente scorretto, gli avrei strappato una parte vitale della sua anatomia.” La bionda lo guardò ad occhi sgranati.

“ E stai pur sicura che ha capito che non stavo scherzando” Emma sorrise sotto i baffi, compiaciuta da questa sorta di possessività che provava Killian per tutti loro.

“Henry e Roland sono impazziti per quei Transormers. Temo che avremo combattimenti in casa per settimane . E... Maeve era bellissima con il suo nuovo collare...” Se non fosse già stata innamorata di lui, sarebbe bastato quel dono per conquistarle il cuore.

E gli sorrise con tutto l'amore in grado di dimostrargli.

“Ti rendi conto spero che Peter dovrà restituire il suo regalo. E' troppo costoso. La gente comincerà a spettegolare”

Killian fece spallucce

“Lasciali fare”

Tanto ormai la storia tra lui ed Emma doveva essere oggetto dei più piccanti pettegolezzi del paese. E doveva ammettere di provare un certo orgoglio all'idea che qualcuno pensasse che Emma fosse sua.

“Quel ragazzo avrà bisogno di tablet , pc e stampante. In America, ogni ragazzo c'è l'ha . Tuo fratello è un ragazzo intelligente. Si impegna nello studio e si è prefisso un obbiettivo ambizioso”

“Era solo un bambino quando la mamma morì, ma da allora non è passato un giorno in cui non ha ribadito di voler diventare un medico.”

“Lo avevo immaginato.” Killian sapeva meglio di chiunque altro fino a che punto la perdita della propria madre, potesse cambiare la vita di un ragazzino.

“La facoltà di medicina sarà dura.” Riprese lui “Non vorrai negare a tuo fratello una cosa che può aiutarlo a studiare”

“No” Lei sospirò “Sei un uomo molto persuasivo Jones” Gli disse poggiando la mano sul suo ginocchio.

Lo scrittore la fissò

“Sono contento che gli orecchini ti piacciano”

“Moltissimo! E giuro, che non mi lamenterò più del loro costo”

Lui quasi rimpianse di non averle preso anche un ciondolo, molto semplice, rotondo, con un cigno in rilievo, ma alla fine aveva optato per un'altra cosa...

“ A proposito, c'è un altro regalo , sul sedile posteriore”

Emma si sporse a prendere il sacchetto Bianco e dorato.

“Oh Santo Cielo!” Sollevò la camicia da notte di pizzo, per le esili spalline. “Non potrei mai indossare qualcosa di così trasparente!”

Lui non si scompose. Prese l'indumento e disse

“Va bene lo riporto indietro e...”

“Non azzardarti a farlo!” Disse stringendosi addosso la camiciola “E' bellissiama, Killian. Grazie” Lui sorrise sornione

“Di niente Swan. Ma non affezionartici troppo. Perchè credimi tesoro, non la terrai addosso a lungo” Una minaccia o una promessa?

Entrambe.

E poiché non aveva una risposta per l'ultima frase di lui, Emma non disse niente, ma gli sorrise come non aveva fatto mai prima di quella sera, un sorriso pieno di allusioni.

Killian posò una mano su quella di lei. Il contrasto tra la sua pelle abbronzata e quella candida di lei, risvegliò in lui il ricordo della notte prima. Di quando aveva posato quella stessa mano sui suoi seni. Seni che si erano inturgiditi sotto il suo tocco.

Lei girò la mano sotto quella di lui.

Lui intrecciò le dita con quelle di lei.

E anche se alcuni potrebbero trovarla una sciocchezza, Emma si sentì mancare, per il piacere di quel gesto così semplice.

Dopo qualche metro, lo scrittore svoltò in una stradina ancora più stretta e spense il motore.

Aveva cominciato a piovere, e la pioggia avvolgeva la macchina di una cortina grigia.

“Come facevi a conoscere questo posto?” Gli chiese lei.

“Uno straniero deve pur esplorare i dintorni in cerca di un luogo in cui portare la propria ragazza!”

L'aveva chiamata la sua ragazza.

La gioia cominciò ad aprirle il cuore.

Chiudendo glio occhi, Emma alzò il viso verso Killian in un invito.

Il tocco della bocca di lui fu dolcissimo e lieve come una piuma. Le sue labbra la sfiorarono una volta, due , tre , assaggiando, stuzzicando, eccitando.

“E' tutto il giorno che mi sembra d'impazzire, ricordando il gusto della tua bocca. Ricordando come eri morbida tra le mie braccia.” Un sussurro la voce roca di lui.

Lei riuscì appena a portargli una mano alla guancia.

“Anch'io non ho fatto che pensarci.” Sussurrò facendogli scorrere i polpastrelli sul viso come se volesse memorizzare i lineamenti di lui in quel tocco.

Quando Jones le catturò la mano e premette la bocca socchiusa, sul polso, il sangue cominciò a pulsarle rapido nelle vene.

Killian chinò di nuovo la testa. Questa volta la sua bocca catturò quella di lei in un bacio avido, che fece diventare sfocato tutto il resto.

Durò minuti, forse ore, un'eternità.Il tempo pareva essersi fermato.

Emma si sentiva ebbra.

Ebbra di desiderio, di bisogno. Lui aveva passato un'intera, lunga, meravigliosa notte ad insegnarle quale magia un uomo e una donna potessero creare insieme.

E ora lei, voleva farlo impazzire come lui aveva fatto impazzire lei.

Si girò tra le sue braccia, muovendo su di lui abili mani e avide labbra.

In qualche modo, la diligente studentessa della notte prima, era diventata maestra.

“Mio Dio, Emma...” Lui si protese verso di lei, ma lei fu rapida.

Gli sfilò il maglione dalla testa e riuscì a tenersi appena fuori dalla sua portata nei ristretti confini dell'abitacolo.

“Non ancora” Rise.

Un profondo suono gutturale che sarebbe potuto venire da una delle sue antenate pagane decisa a sedurre un re nel suo maniero.

“Ora tocca a me.” Gli mormorò, mentre con la lingua gli stuzzicava un capezzolo scuro attraverso la camicia.

“Tu hai fatto l'amore con me tutta la notte. Ora voglio fare io, l'amore con te!”

Il respiro gli si mozzò in gola e il cuore iniziò a battergli contro le costole così dolorosamente, che Killian si chiese se non stesse avendo un infarto.

Ma quando le insinuanti dita di lei cominciarono a spogliarlo e la sua bocca avida secese ancora più in basso, prendendolo tra le labbra, decise che se fosse morto in quel momento, ne sarebbe valsa, realmente, la pena...

 

Ciao a tutti!
Finalmente a casa! Cora sta bene. I rapporti tra Emma e David sembrano tornati pacifici e la storia tra Emma e Killian continua davvero alla grande. Tutto va per il meglio.
Durerà? 
Scusate se il capitolo non è lunghissimo, ma il lavoro davvero mi sta massacrando, ma sto già scrivendo il prossimo e spero sia ben più lungo e corposo.
Vi ringrazio tantissimo, per la pazienza di leggere e aspettare gli aggiornamenti.
Grazie anche per le  belle parole che mi scrivite, mi fate davvero felicissima!
A presto e un abbraccio
Gra
Ps: tra pochi giorni ci sarà la Con di Parigi con Colin e Jennifer... non vedo l'ora!!!!

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Capitolo 14
*** Heart throbs ***


La pioggia era cessata e la linea violacea del tramonto si specchiava su un laghetto orlato di canne. Le prime stelle erano comparse nel cielo.

Nonostante il rischio di essere visti da qualche pescatore serale, né Emma né Killian avevano fretta di muoversi.

Quando finalmente i loro respiri si calmarono, la donna toccò il petto di lui con un tenero bacio.

“Ti amo.”

Fu appena un sussurro, ma Killian non faticò ad udirla nel silenzio.

Le parole risuonarono nell'auto e dentro la sua testa come echi di pallottole.

Come se lei avesse premuto il grilletto di un'arma letale.

“Emma...Non so cosa dire.” Le disse accarezzandole i capelli.

Lei alzò la testa, gli occhi dolci e un po' tristi

“ Non devi dire nulla. Non ti ho confessato che ti amo perchè tu ti sentissi obbligato a dirlo a me. L'amore non è una cosa che si può pianificare. O pretendere da un altro.”

Alzò una mano e lisciò le rughe che gli solcavano la fronte quando aveva dei pensieri.

Continuò a parlare.

“L'amore è un dono. Come quelli che tu hai comprato ad ognuno di noi. Dato che non posso permettermi nulla di così costoso, ti do l'unica cosa di valore che ho.”

Il suo cuore.

Il suo dannato, generoso cuore.

“E se io non lo volessi?” Killian si disse che quel tono così deliberatamente brusco era per il bene di lei, non per il proprio.

Si aspettava lacrime e fu sorpreso quando Emma , invece rise.

“E' troppo tardi.” Sfiorò con le proprie labbra sorridenti quelle tese di lui.

“Non è già più mio. Perfino in America dev'essere scortese restituire un cuore donato.”

“Non è cambiato niente.” La avvertì lui

La bionda non rispose,del resto non c'è n'era bisogno, pensò lui mentre si rivestivano. Perchè sapevano entrambi che era una bugia.

La più grossa che lui avesse mai detto.

Cercando di dare una parvenza di ordine ai suoi capelli arruffati, Emma si guardò nello specchietto retrovisore.

Quando vide il rossore delle proprie guance e l'eccitazione degli occhi, fu certa che la sua famiglia avrebbe capito subito cosa avevano fatto lei e Killian.

E, sorprendentemente, non gliene importò.

“Significa che hai cambiato idea?” Gli chiese mentre lui metteva in moto la macchina.

“A che proposito?” Chiese confuso Jones

“Del fatto di togliermi di dosso quella nuvola di pizzo questa notte.”

Bastò quella frase provocatoria a dargli una nuova contrazione al ventre.

Dicendosi che forse Elsa non era l'unica strega della famiglia, Killian scosse la testa.

“Non contarci , amore. Restano tante cose che ti voglio mostrare.”

Poiché aveva bisogno di toccarla ancora, le prese una mano e intrecciando le dita con le sue, la strinse.

Le sorrise, un sorriso che rivelava tutto l'affetto che provava per lei.

“Cose magiche...”

 

Il mercoledì molto presto Killian e David si misero a tagliare la torba.

In Irlanda la torba era il combustibile per eccellenza, molto più della normale legna e tagliarne per una settimana, avrebbe riscaldato una casa per l'intero inverno.

I due uomini si erano portati appresso Maeve, che ora se ne stava a gironzolare nel prato, muovendo la grossa coda.

Si misero a lavorare di buona lena, e tagliare la torba si rivelò sorprendentemente facile, dato che le zolle avevano la consistenza del burro, ma ognuna di loro pesava una decina di chili ed era estremamente ruvida.

Era un lavoro che spaccava la schiena.

A pomeriggio inoltrato caricarono la torba su un carro e la portarono alla fattoria.

Killian e David parlarono di tante cose: degli allevamenti, delle leggende, persino di una fiera che tra poco si sarebbe svolta a Connemara, ma, forse volutamente l'unico argomento che non fu mai nemmeno sfiorato, fu parlare di Emma.

“Direi che è stata una buona giornata di lavoro. E mi hai stupito Jones! Non avrei mai creduto avessi una tale resistenza alla fatica. Stanotte dormirai come un bambino.” Predisse con un largo sorriso.

“Certo, se non muoio prima.” rise Killian, massaggiandosi la schiena indolenzita.

 

“Poverino.” Il sorriso di Emma era dolce e ironico insieme.

Era a cavalcioni dei fianchi di lui e gli stava massaggiando i muscoli del dorso.

Tutti gli altri dormivano e la casa era immersa nel silenzio più totale

“Avrei dovuto dire a papà di andarci piano con te.” gli disse mentre gli posava un leggero bacio tra le scapole.

“Perchè andasse a raccontare da Grenny's che lo Yankee è una femminuccia? No grazie...” Brontolò Killian, mentre le mani abili di lei gli scioglievano la tensione sulle spalle.

“Mmm... sei dannatamente brava.”

“Grazie.” lei si spostò verso il basso. “Tagliare torba è un lavoro estenuante, mi chiedo come tu non ti sia addormentato sta sera a cena.” Era sorpreso anche lui

Decise di non voler ammettere con lei,che c'era stato un momento in cui credeva che il viso gli cadesse direttamente nel piatto di purè.

“Diciamo che, avevo un incentivo a stare sveglio.”

“Oh? E quale?” domandò la bionda . La voce s'era fatta maliziosa e le sue mani, nel muoversi più in basso, audaci.

“Tu.”

Lui rotolò sulla schiena, portandola con sé. “Non facevo che pensarti con indosso questo.” Fece scorrere le dita sul pizzo lieve come una ragnatela, che a malapena le copriva i seni e vide con piacere i capezzoli di lei inturgidirsi.

Con un miracoloso recupero di energie, prese una spallina di raso tra i denti e la abbassò.

“Killian...” Protestò lei, con un tono negato dal lieve sospiro di piacere. “Hai avuto una giornata faticosa e devi essere al lago per le riprese, domani mattina”

“Non si accorgeranno nemmeno della mia assenza, se faccio tardi.”

All'inizio l'idea di essere superfluo lo aveva irritato. Ma ora...

Emma provò ancora a protestare

“Devi essere stanco morto.”

Lui fece scivolare l'altra spallina.

Il bordo della camicia era appeso precariamente alla punta dei seni di lei. Sarebbe bastato il più lieve dei tocchi per farlo precipitare.

E così fece lui, avvicinando appena la bocca e usando la lingua, la sottile stoffa scese lentamente, lasciandole scoperto lo splendido seno, che non vedeva l'ora di assaporare nuovamente.

“Il giorno in cui sarò troppo stanco per fare l'amore con te, tesoro, farai meglio a chiedere al becchino di Castlelough di prendermi le misure della cassa...” E avvicinando la bocca a quella della splendida donna che aveva sopra di se, ricominciò quell'antica magia che avevano sperimentato insieme.

 

Il sabato era arrivato e con lui il tanto atteso campeggio parrocchiale.

Henry e Roland erano eccitatissimi, tranne che le aspettative di quest'ultimo rischiavano di essere soffocate dal padre, Will Scarlett, il quale si rifiutò di partecipare all'iniziativa sapendo che vi avrebbe preso parte anche l'americano.

Sulle prime Killian, pensò di rinunciare, ma le insistenza di Emma e dell'intera famiglia, lo fecero desistere.

Tanto che alla fine decise di prendersi la responsabilità e accompagnare non solo Henry, ma anche il cuginetto.

Il pomeriggio passato nel bosco a fare orientamento fu divertente per tutti, Roland rideva spensierato e questo fece immenso piacere allo scrittore.

Arrivata la sera montarono le tende, srotolarono i sacchi a pelo e si misero intorno al fuoco, insieme con tutti gli altri, a mangiare salsicce e carne salata.

Un papà tirò fuori una chitarra e iniziò ad intonare alcune canzoni popolari, presto lo seguirono tutti, Jones compreso.

Non aveva idea se si fosse mai sentito come in quel momento, parte di un qualcosa così grande e magico, da farlo tremare.

Andarono a dormire, Henry e Roland nella loro tenda e Killian in quella che Peter gli aveva gentilmente prestato.

Era sicuro che se avesse potuto vederlo, il suo agente lo avrebbe prese in giro per il resto della vita.

Lui, Killian Jones, il più acclamato scrittore fantasy del momento, lui che aveva case e , appartamenti e che quando viaggiava era circondato da ogni agio possibile, eccolo lì avvolto in un sacco a pelo un po' sdrucito, sdraiato sulla nuda terra a fantasticare su una bellezza bionda , sul suo fantasioso bambino e sulla magia di quella terra che inaspettatamente, gli stava donando emozioni mai provate.

E fu in quel momento che si rese conto di quanto fosse bello avere Henry con sé.

Era quasi come avere un figlio proprio.

Quell'idea generò nel suo cuore un moto d'affetto che era spaventosamente simile all'amore.

E mentre i ragazzi dormivano tranquilli, fu Killian a tenere gli occhi sbarrati per tutta la notte.

 

Il campeggio portò non solo allegria, ma anche chiacchiere.

Come Emma aveva temuto e Killian si era aspettato, la loro storia d'amore diventò ben presto l'argomento di conversazione preferito degli abitanti di Castlelough.

A parte le poche ore che aveva passato con David da Grenny's, lo scrittore s'era fatto vedere di rado al paese e la sua aria severa aveva intimidito tutti.

Il suo rapporto con la bella Swan, ad un tratto cambiò la situazione.

Gli allevatori che portavano il latte alla latteria centrale, cominciarono a salutarlo calorosamente dai loro furgoni, quando lo incrociavano per la strada. E così anche le anziane signore, sedute sulle panche fuori dalle loro cose.

Gli irlandesi che collaboravano al film, sembravano più amichevoli del solito.

Uno di loro, un certo Walsh, che si occupava di guidare i camion con i vari impianti elettronici, aveva persino ammesso di aver avuto una cotta per Emma, ai tempi del liceo.

“Ma allora lei aveva occhi solo per August Booth.” Aveva riso l'irlandese “Lei è un uomo dannatamente fortunato Killian Jones!”

Ma questo lui lo sapeva già.

Era seduto su un sasso e stava rivedendo i dialoghi per le riprese del pomeriggio, quando gli si avvicinò un uomo alto, stempiato, con simpatici occhialetti tondi e un'inequivocabile fascia bianca al collo.

Killian riconobbe il parroco , Padre Hopper….

“Buongiorno “ Lo salutò il prete amabilmente

“Buongiorno a lei padre.” Rispose Killian

Incurante della freddezza del tono di Killian , il sacerdote si sedette su un altro sasso

“Era un po' che volevo venire a vedere le riprese, ma non ho mai avuto il tempo. I preparativi per il mese di Maggio mi hanno preso molto.”

Immagino non sia facile conciliare le funzioni religiose in onore della Madonna, con una festa derivata dalla mitologia celtica.” Commentò Jones ironico.

Si riferiva in fatti alla festa di Beltane, ovvero "fuoco luminoso".

Un'antica usanza pagana gaelica, che si celebra attorno al Primo Maggio.

Si racconta che i druidi accendevano dei falò sulla cima dei colli e che vi conducevano attraverso il bestiame del villaggio per purificarlo, in segno di buon augurio.

IL prete sorrise e ignorò il sarcasmo

“L'Irlanda è un paese che ha sempre richiesto equilibrio tra le varie credenze. Può incontrare siti sepolcrali antichi di migliaia di anni e rovine di castelli, che risalgono al tempo dei Normanni. E impossibile fare una passeggiata in questa splendida terra senza incappare in tangibili prove della sovrapposizione di momenti storici e credenze.

Un uomo saggio lo tiene bene a mente.”

Killian si pentì di essere stato scortese, quel prete, stranamente gli piaceva. Era un uomo pragmatico.

Rimasero per un po' in silenzio, poi Padre Hopper, diede voce ai suoi pensieri.

“Sono sincero signor Jones,per quanto m'incuriosiscano le riprese, sono venuto a trovare lei.”

L'americano a quel punto si aspettò un bel predicozzo sulla sua peccaminosa relazione con Emma.

“Volevo ringraziarla per aver accompagnato Henry e Roland al campeggio. E' stato un gesto gentile e generoso da parte sua.”

Killian rimase assolutamente stupito da quella frase e come sempre accadeva quando riceveva un complimento, che contrastava con l'immagine di sé, strinse le spalle con noncuranza.

“Mi sono divertito. Non è stato niente di speciale.”

“Lo è stato per Henry. E per Roland Scarlett, che anche lui ha la sua croce da portare, temo.”

Lo scrittore annuì

“Elsa dovrebbe lasciare il marito. Finchè è in tempo.”

Il prete sospirò. I suoi occhi velati di tristezza. E della stessa frustrazione che provava Killian

“Prego ogni sera che Dio le dia la forza di fare quello che deve per tenere al sicuro se stessa e suo figlio.”

Il suo sguardo si spostò nuovamente verso il lago e poco dopo si alzò, spolverandosi i pantaloni neri.

“Bene ho un incontro con alcuni sposi. E' stato un piacere conoscerla e parlare con lei signor Jones” E gli tese la mano, che Killian strinse con forza.

Padre Hopper era andato via solo da pochi istanti, quando un'altro visitatore si accostò a Jones

“Bene bene” commentò una famigliare voce femminile alle sue spalle. “Non può essere certo Killian Jones che ho visto conversare amabilmente con un prete vero?”

Killian ignorò il tono scherzosamente ironico della sua ex amante.

“Voleva solo dare un'occhiata alle riprese”

Laura gli si avvicinò dandogli un buffetto sulla guancia.

“Attento, caro. Se non stai in guardia, presto ti troverai a barattare il tuo computer con una mungitrice.” Lo prese in giro

“E' ridicolo!” Killian sbuffò e le tolse la mano dalla guancia. Era infastidito ora.

“Non ridicolo quanto il fatto che qualcuno della troupe stia scommettendo riguardo alle tue intenzioni. Salirai o no sull'aereo per gli Stati Uniti?”

“Ti darò una soffiata. Punta i tuoi soldi sul fatto che mi atterrò al programma originale. Il giorno dopo che le riprese saranno finite, tornerò a casa.” Aveva sbottato, irritato di come la sua vita privata fosse oggetto di tanto interesse.

Ma appena pronunciata quell'ultima frase, Killian si scoprì a chiedersi il perchè l'idea di lasciare Castlelough e Emma, lo facesse sentire completamente svuotato.

Parte del motivo era che non aveva una vera casa. Non c'era nessuno, nemmeno un gatto, ad attenderlo al suo ritorno dall'Irlanda.

Ma da quando era arrivato alla fattoria , per la prima volta nella sua vita, aveva conosciuto qualcosa che assomigliava ad una vera famiglia.

E questo lo terrorizzava.

Perchè lui non era uno tipo da famiglia.

Come poteva esserlo uno in cui scorreva nelle vene lo stesso sangue di un padre violento e ubriacone.

 

Più tardi, quella sera, lui ed Emma parcheggiarono accanto al laghett5o, che era diventato il loro luogo privato.

Anche se si lamentava di essere troppo vecchio per fare l'amore sul sedile posteriore di una macchina, come un adolescente, Killian capiva la riluttanza di lei a dividere il letto con lui nella casa in cui viveva con la sua famiglia.

“Come mi piacerebbe passare di nuovo una notte con te...” La stava tenendo in braccio e strofinava il naso contro il suo collo.

Alla luce argentata della luna, la sua pelle appariva bianca come le piume di un cigno.

“Lo so” Lei voltò la testa e lo baciò sulla bocca. “ E piacerebbe anche a me.”

“Non importa.” Non era certo colpa di Emma, se la passione che provava per lei non accennava ad affievolirsi. Più l'aveva e più la desiderava. “Non volevo farti sentire in colpa.”

Lei rise. Un suono musicale che lui avrebbe risentito nella sua mente fino a cent'anni.

“I sensi di colpa non sono forse la specialità di noi cattolici?”

“A proposito di cattolici, ho fatto una chiacchierata con padre Hopper, oggi.” Disse Killian con forzata casualità.

Lei piegò la testa di lato.

“Su noi due?”

“No.” Lui le passò una mano lungo la schiena. “Era passato solo a dare un'occhiata alle riprese.” Non riferì il commento riguardo Henry, e per non rovinare una bella serata , nemmeno il problema di Elsa.

“Ma mi ha fatto pensare... Quello che facciamo ti turba? Ti fa sentire in colpa?”

“Certo che no!” Esclamò lei pronta

“Eppure non mi permetti di amarti nel tuo letto. Dove potremmo svegliarci ogni mattina uno nelle braccia dell'altro.”

Emma fu rincurata dal fatto che lui aveva usato la parola amarti. Forse non era il contesto che lei avrebbe desiderato, ma almeno non lo considerava più solo sesso.

“Non mi vergogno assolutamente di quello che provo, Killian né di come dimostro il mio amore per te. Ma Wendy e Peter hanno un 'età critica. Non vorrei dar loro l'esempio sbagliato”

Aveva un'espressione così schietta dipinta in volto, che lui ebbe voglia di baciarla.

Di nuovo.

“Ti rendi conto spero che nessuno crede che usciamo in macchina tutte le sere a prendere il gelato.”

“Lo so benissimo. Ma un conto è sospettare, un altro sapere con certezza. Mi rendo conto che il mio è un comportamento ipocrita, ma sono fatta così.”

Lui la strinse ,affondando il naso nei suoi capelli e respirando quel profumo inconfondibilmente solo suo.

Lei era fatta così e lui l'adorava proprio per questo.

E decise che era arrivato il momento di cambiare argomento.

“Elsa ti ha parlato dei nostri progetti per domani?”

“No era troppo occupata a preparare i cavalli per il mercato di Cilfden”

“Avevo pensato di andarvi con David.” le disse baciandole una tempia

“A Clifden? Perchè?”

“Mi piacerebbe vedere Connemara. E sia Elsa che tuo padre mi hanno assicurato che potrò conoscere meglio il vostro paese solo dopo aver visto una fiera di cavalli. Poi c'è il raduno di moto nazionale, e ne sono molto incuriosito. E poi potrò passare l'intera giornata con te, se tu verrai con noi.” Lui avvertì la sua reazione, prima ancora che lei dicesse qualcosa. Il suo corpo morbido e caldo, si fece di ghiaccio, irrigidendosi.

“Mi dispiace Killian , ma non verrò a Clifden con te.”

“Se domani sei occupata, la fiera dura tre giorni e...”

“Nè domani né un altro giorno!” Non era possibile fraintendere la durezza della sua voce.

Killian stava per farle notare che ci sarebbero state danze, musica, corse di cavalli e di moto e che David avrebbe raccontato le sue storie, quando si ricordò che suo marito era morto proprio in occasione di una stupida gara, come quella.

“Parlami del tuo matrimonio” le chiese senza quasi pensare.

“Il mio matrimonio?, perchè vuoi sapere del mio matrimonio?” Lo fissava.

“Perchè Swan, voglio sapere tutto di te.” E non posso fare a meno di chiedermi se ami ancora l'uomo a cui donasti la tua verginità e il tuo preziosissimo cuore. Pensò.

Emma guardò dal finestrino la luna che si specchiava nel lago.

“Neal era, carismatico. Aveva un'energia che sembrava attrarre tutti. Un sorriso caldo come il sole. Non ho mai conosciuto nessuno che non fosse stato abbagliato da lui al primo incontro.” Sospirò

La gelosia, che Killian era così riluttante ad ammettere, ad un tratto gli artigliò il cuore. Non riusciva a capire perchè avesse una reazione così violenta all'idea che Emma avesse amato un altro prima di lui.

Soprattutto un uomo che era morto da cinque anni.

“E tu lo fosti? Abbagliata, intendo” Giocò con un ricciolo che le era caduto su una guancia.

“Oh sì.” Il sorriso sognante di lei fece affondare gli artigli ancora di più.

“Allora fu un buon matrimonio?” Era diventato un dannato masochista, accidenti a lui!

“Naturalmente” Gli parve di vedere una lieve ombra passarle negli occhi.

“Non litigammo mai” Lo disse con una forza tale, che gli fece sospettare che mentisse.

“Una cosa ammirevole... e insolita.” Non la smentì, ma non riuscì a controllare il tono di sfida nella voce.

“E va bene, anche noi ogni tanto abbiamo alzato i toni e, sì diciamo che abbiamo discusso.” Concesse lei. “Come tutte le coppie avevamo le nostre divergenze. Ma non siamo mai andati a letto in collera l'uno con l'altro.”

“Questo lo credo.” Killian le passò la mano lungo la schiena nuda. “Non riesco ad immaginare che un uomo possa rimanere arrabbiato con te.”

“Che cosa carina hai detto. Un vero gentiluomo.” Il sorriso di lei, anche se meno radioso del solito, riuscì lo stesso a rimescolargli il sangue.

“E' la verità. E se preferisci domani rimarrò tutta la giornata con te.”

Lei scosse la testa con decisione.

“Assolutamente no! Elsa e Papà hanno ragione. Devi assolutamente andare alla fiera. Ma ricordati di tenere le mani in tasca, altrimenti ti ritroverai a comprare cavalli o moto, anche contro la tua volontà. Quando tornerai a casa, io avrò pronto nel forno quel famoso agnello che non hai ancora avuto l'occasione di assaggiare.”

Eccola di nuovo.

Quella parola.

Quella dannata, seducente, terrificante parola.

Casa.

“Ci conto. Ma ora, Swan, fatti baciare, perchè ho solo voglia di assaggiare le tue labbra.”

 

Ciao!

Bene spero che la Convention di Parigi sia piaciuta a voi tanto quanto è piaciuta a me! Le indiscrezioni di Jennifer e Colin su come potrebbe essere la nuova Emma e la sua relazione con Uncino, m'incuriosiscono e mettono una voglia terribile di vedere la nuova stagione!

Veniamo alla storia.
Questo capitolo, ha messo insieme molte cose: il rapporto tra Emma e Killian sempre più profondo; L'amicizia tra Killian e David si sta consolidando e soprattutto il fatto che grazie al campeggio, Killian ha capito che si sente parte di un qualcosa, finalmente ha capito cosa vuol dire essere parte di una famiglia.
Il prossimo potrebbe riservare qualche ...sorpresa, chiamiamola così...( le sorprese non sempre sono di tipo positivo eh....)

Grazie come sempre, per leggere e commentare, siete troppo troppo gentili!

A presto, un abbraccio.

Gra

 

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Capitolo 15
*** Be good to my daughter ***


Connemara era situata sulla rocciosa costa occidentale dell'isola e mentre guidava tra laghi e ruscelli cristallini, Killian si scoprì sempre più incantato da quel panorama selvaggio. Pochi Cottage e pecore bianche che punteggiavano le verdi colline.

David indicò allo scrittore una scura montagna priva di alberi , con la cima coperta da nuvoloni grigi e pesanti.

Gli raccontò che secondo la leggenda fu proprio lì che San Patrizio ebbe da Dio il diritto di giudicare il popolo della sua terra quando verrà il Giorno del Giudizio e che ogni prima domenica di luglio migliaia di pellegrini risalgono la cima a piedi nudi, per celebrare l'evento.

“Che meraviglia!” esclamò Jones affascinato dai racconti di Nolan.

Quest'ultimo lo guardò di sottecchi.

“Peccato che non sarai qui, per allora.”

Killian sapeva che quello era il modo indiretto di David di chiedergli se lui avesse intenzione di restare a Castlelough.

Di restare con Emma.

Per fortuna l'arrivo a destinazione , fece cambiare loro argomento.

Connemara era dominata dalle guglie della chiesa protestante e della cattedrale cattolica, sembrava una cartolina.

E straripava di persone!

Sembrava che tutti, nel raggio di miglia fossero arrivati lì per la fiera.

C'era una sorprendente quantità di oggetti in vendita: Antichi libri di fiabe e leggende rilegati in cuoio,delicati pizzi fatti a mano , verdure, ceste di vimini e gioielli, tra i quali i famosi anelli Claddagh, costituiti da un cuore tenuto da due mani e sormontato da una corona.

“Per noi irlandesi quest'anello è più di un semplice gioiello. E' il simbolo delle nostre radici e delle nostre famiglie. Io lo regalai a Mary Margareth, il giorno delle nostre nozze, quello che era appartenuto alla mia bisnonna. Quello stesso anello verrà poi passato ad Emma il giorno delle sue nozze.”

Quell'affermazione apparentemente casuale catturò l'attenzione di Killian. Alzò gli occhi da quella distesa di monili e fissò l'uomo.

“Non capisco. L'anello viene tramandato di madre in figlia? “

“Sì in alcune famiglie è questa la tradizione.”

“Ma se tua moglie era già morta quando sposò Neal Cassidy...” Era confuso.

“Ah , capisco cosa intendi.” Annuì David solenne.

"E la verità è che fu proprio Mary Margaret a dirmi di non dare l'anello a Emma quel giorno. Perchè lei, come me , non credeva che quel matrimonio sarebbe durato.”

Killian si rifiutò di chiedere a David come potesse parlare con la moglie morta, già immaginava la risposta.

“Credevo che il loro fosse un buon matrimonio.”

David si strofinò il mento. La sua espressione si fece grave.

“Lascia che metta la questione in questo modo. Sai dirmi la differenza tra una vedova e una moglie?”

Killian capì che era una domanda molto meno semplice del previsto.

“Perchè non me la dici tu?”

“Una vedova sa con certezza dove suo marito passa le notti.”

I due uomini si scambiarono un'occhiata. Non ci fu bisogno di spiegare nient'altro.

“Neal Cassidy sarà anche stato un uomo carismatico, ma era un maledetto idiota.” Mormorò Jones

“Sì. L'ho pensato spesso anche io. “Disse Nolan

Diede un'altra lunga occhiata all'americano e parve sul punto di dire qualcosa di ancora più personale, quando una voce lo chiamò.

Un uomo stava venendo verso di loro, il passo lungo e sicuro.

“Ma guarda è August Booth!” Esclamò David con entusiasmo

“Ci siamo già incontrati...” borbottò Killian.

I due uomini si strinsero la mano valutandosi in silenzio, come avevano fatto quel giorno sulla spiaggia.

“E' un piacere rivederla Jones” disse August “Mi è dispiaciuto che lei ed Emma non siate potuti venire alla mia festa di fidanzamento. Ma è stato un sollievo sapere che Cora era illesa” E con queste parole si voltò verso David mettendogli una mano sulla spalla.

“Vedi Killian, questo ragazzo oltre ad essere un gran intenditori di cavalli, è anche un appassionato di vecchie motociclette. Tu chiedi e lui saprà rispondere .” Si notava un certo orgoglio nella voce dell'uomo.

August fece un gesto della mano con noncuranza.

“Mi piacciono molto le moto e quelle d'epoca m'incuriosiscono sempre” Affermò lo scrittore.

Booth continuò a guardarlo e poi alzò appena le labbra in un sorriso leggermente ironico.

“A quanto pare abbiamo varie cose in comune Jones, le moto , i giubbotti di pelle” E si guardò il vecchio chiodo nero che indossava, confrontandolo con la nuova giacca di pelle dal taglio sportivo che portava Killian . “Se le va le farò vedere qualche interessante gioiellino a due ruote.”

“Ottimo!” Esclamò David e si avviò davanti ai due giovani uomini, che affiancatosi camminavano con lo stesso passo.

“E ho idea che moto e abbigliamento non siano i soli gusti che ci accomunano” Disse August solo per le orecchie di Killian , che intuì subito a cosa o meglio a chi si riferiva il veterinario.

 

La giornata passò in modo piacevole e interessante. I cavalli di Elsa vinsero due gare e festeggiarono tutti insieme, bevendo birra. Killian aveva il solo rimpianto che Emma non fosse stato lì a godere con lui di quelle ore spensierate.

“Hai fatto una bella cosa Killian Jones.” Disse David, mentre tornavano verso la fattoria alla fine della giornata.

Killian guardò dallo specchietto retrovisore il piccolo carrello che era attaccato alla BMW.

“Emma mi aveva raccomandato di tenere le mani in tasca. Ma quando mi hai detto che il mese prossimo Henry compirà 10 anni e quanto desideri una di queste mini moto da cross... non ho resistito.”

 

Emma uscì dalla porta della cucina quando sentì l'auto fermarsi nel vialetto.

“E quello cos'è?” Chiese fissando incredula il piccolo rimorchio. La sua espressione era tutt'altro che compiaciuta.

“Un regalo per Henry, una mini moto, ovviamente non da usare per starda ma solo perla campagna....” Rispose Killian. Uno strano disagio cominciò ad incrinare la soddisfazione che aveva provato quel pomeriggio, stringendo la mano del corpulento Biker che gli aveva venduto la piccola due ruote.

“So che è un po' presto per il suo compleanno,ma...”

“Una moto?” La voce di Emma si era fatta stridula. “hai comprato una moto a mio figlio?”

Tutti gli altri si erano riuniti nel vialetto dietro di lei, che variavano dalla preoccupazione di Cora , alla gioiosa incredulità di Henry.

Killian si disse che Emma doveva sentirsi a disagio nell'accettare un dono così costoso.

“David ha accennato al fatto che molti compagni di Henry c'è l'hanno e che anche lui ne desiderava una. Mi rendo conto che tu ti senta in dovere di protestare ma...”

“Puoi stare certo che protesto! Lo interruppe lei con un tremito furioso nella voce

Si voltò verso suo padtre.

“Come hai potuto farmi questo, papà! Sapendo quello che provo?”

“Non fare così Emma.” Cercò di placarla David “Sai che ti voglio bene con tutto il cuore tesoro mio. Ma riguardo a questo ti sbagli.”

“Si sbaglia su cosa?” Chiese Killian, sentendosi come se avesse iniziato a vedere un film dal secondo tempo.

“La mamma non mi permetterà mai di avere quella moto... Perchè così, in moto, è morto mio papà. Lei le odia. “ Spiegò Henry, con la voce spezzata.

Cazzo! Avrebbe dovuto pensarci!

Ma se lui era stato tanto stupido, perchè David non lo aveva messo in guardia?

“Swan credimi non lo sapevo. Se solo avessi immaginato...”

“Non voglio sentire nessun se e non intendo mettere mio figlio in pericolo. La moto deve essere restituita.” Il viso e la voce si erano fatti di pietra

“Emma sai benissimo che la stretta di mano di un uomo è vincolante quanto un contratto qui da noi.” Protestò David

“Killian non è irlandese , quindi non ha alcun valore” La voce risoluta

“E' vero ma sono stato io a presentarlo a Leroy e...”

“E allora sarai tu a riportare indietro quella stramaledetta moto!” Adesso stava urlando , davvero furiosa.

“Non farò niente del genere:” David si eresse in tutta la sua statura. “Capisco la paura che paralizza il tuo cuore. Ma non è giusto nei confronti di tuo figlio. Tutti i ragazzi delle campagne irlandesi vanno a cavallo e si muovono su queste piccole moto da cross, molto semplice.”

Emma alzò il mento.

“E' qui che ti sbagli.” Guardò Killian. “Non è colpa tua, Killian. Non potevi saperlo. Ma Henry è mio figlio e farò quello che è meglio per lui. Per ora ti sarei grata se portassi quella moto, nella rimessa a casa di Elsa, finchè non avrò preso accordi con Leroy affinchè gli venga restituita.”

“Decidi tutto tu vero mamma? La mia opinione conta meno di niente per te vero?” La voce di Henry quasi un lamento.

Killian passò lo sguardo dagli occhi inflessibili della madre a quelli lucidi del figlio e si maledì per aver creato quella schifosa situazione.

Emma s'inginocchiò accanto al figlio

“Sai come la penso ragazzino. E anche se non mi aspetto che tu ora capisca, un giorno quando avrai un figlio tuo...”

“Non m'interessa! Sei ingiusta e basta!” Il ragazzo si ritrasse, le lentiggini che spiccavano sul volto pallido.

“Lo sapevi che mi piacevano! Quando i genitori di John e Michael gliele hanno regalate li ho invidiati, tantissimo! Non voglio parlarti, mai più!!” E lasciando quella minaccia sospesa nell'aria, Henry corse in casa, sbattendosi la porta alle spalle.

Killian decise di fare un altro tentativo.

“Emma perdonami, sono desolato...”

“Ti credo.” La voce di lei era fredda come il suo sguardo. “Ma il danno è stato fatto. Per favore porta quella...cosa via di qui.”

“Non è una cosa ,Emma.” Insistette David “ E' una moto per ragazzini, da usare in campagna sotto lo sguardo vigile degli adulti. Non è un mostro. Persino August ha detto che cadere da quella sarebbe come cadere dalla bicicletta.”

“August?” A quanto pareva questo tradimento bruciava più di tutti gli altri.

“C'entra anche August? Ma bene! Gli uomini della mia vita sono convinti di sapere qual'è il meglio per mio figlio! Peccato che nessuno di loro è il padre! Ed è MIO FIGLIO!” La voce di lei s'incrinò “Ti giuro papà sono tentata di fare le valige e lasciarti qui!”

L'uomo incassò il colpo

“Emma...”

“Per favore, non un'altra parola! Non vorrei dire cose di cui potrei pentirmi.” Temendo di mettersi a piangere davanti a tutti, Emma si avviò verso la macchina.

“Vado a fare un giro. E al mio ritorno, non voglio vedere traccia di moto o cose simili!”

Quando se ne andò, Killian si sentì come il cattivo delle favole, una sorta di capitan Uncino, che voleva solo portare via la famiglia ai bimbi sperduti.

“Immagino sia meglio portare la mini moto nella rimessa a casa di Elsa.” Convenne Cora “Emma è una madre severa ma giusta. Il suo punto debole sono sempre state queste due ruote a motore.”

“Deve superarlo “ Insistette David “non è giusto che ha henry sia negata la possibilità di averla a causa di una sua irragionevole paura.”

“Non è poi una paura così irragionevole.” Precisò la madre “E hai fatto male ad usare Killian per aggirare la volontà di Emma.”

L'uomo si voltò verso Killian, il rammarico scolpito nel viso.

“E' vero. Scusami per il mio piccolo intrigo. Mi ero illuso che , vedendo quanto questo dono avesse fatto felice il figlio, Emma avrebbe ceduto.”

Dato che la carnagione di David aveva preso un colore terreo, Killian decise di non infierire.

“Si calmerà.” Mormorò volendo confortare un uomo che in quel momento pareva invecchiato di dieci anni.

“Sì.” David annuì piano “ E quando succederà sarà per me un sollievo il pensiero che abbia te a cui rivolgersi. Sei un uomo generoso Killian. Spero solo riuscirai a perdonarmi per la mia piccola macchinazione.”

“SWei il nonno di Henry. Hai fatto ciò che pensavi fosse nel suo inetresse. Vedrai Emma se ne renderà conto quando avrà il tempo di rifletterci su.” Lo scrittore guardò l'uomo dinanzi a lui, le sue spalle curve, troppo curve.

“Che ne dici di andarci a fare una birra da Granny, penso che ci farebbe bene.”

David scosse la testa.

“Grazie, ma credo che me ne rimarrò qui ad ascoltare il canto dei grilli.”

Killian era combattuto tra il desiderio di restare a fare compagnia a quell'uomo cui si era tanto affezionato e l'ansia di portare via la moto prima del ritorno di Emma.

“ Se sei certo di stare bene, io andrei da Elsa...”

“Non preoccuparti ragazzo. Il giorno in cui un padre irlandese non sarà in grado di gestire le ire di una figlia dai capelli biondi è ancora lontano!”

Poiché temeva di offenderlo insistendo, Killian salì in auto e si allontanò, cercando di ignorare il viso sconsolato di un ragazzino, che sbirciava da una delle finestre del primo piano.

 

Appena la BMW e il rimorchio si furono allontanati, David decise che dopo la giornata che aveva avuto, forse una birra e un po' di compagnia, gli ci voleva proprio.

Purtroppo la sua macchina era saltata in aria nell'attentato ed Emma aveva preso l'altra. Così, pentendosi di non aver accettato l'offerta di Killian, decise di farsi la strada a piedi. Forse una passeggiata l'avrebbe aiutato a scaricarsi.

La foschia stava salendo dal mare e formava strane ombre simili a fantasmi, avvolgendo cose e persone in un freddo bozzolo di umidità.

Ma anche se il tragitto gli parve un po' più lungo dell'ultima volta in cui lo aveva fatto a piedi, David riuscì a mantenere un passo spedito, dicendo a se stesso, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto si sbagliava il dottor Whale.

Il suo cuore era forte come sempre!

Poi fu un momento, un unico breve momento , in cui gli sembrò gli venisse meno il fiato. Forse stava esagerando con il passo accelerato, così pian piano rallentò, fino a trovarsi seduto su uno dei massi che costeggiavano la strada.

Un istante dopo si ritrovò immerso in una nebbia così fitta da non vedere ad un palmo dal suo naso. La gelida umidità sembrava penetrargli attraverso la giacca, fin dentro le ossa.

Poi la vide.

Vide una una luce invitante , su quella pensò essere l'altra riva.

Si alzò e scrutando attentamente vide qualcuno attraverso la luce...

“David, mi hai chiamata?” Disse una voce dolcemente famigliare,con quella vena d'umorismo che lui aveva sempre adorato.

MaryMargaret!

Era lì, di fronte a lui, splendida come il giorno in cui si erano sposati.

I capelli neri come l'ala di un corvo , le guance come petali di rosa, l'abito bianco che scivolava su quelle curve, che lui ancora accarezzava tutte le notti nei suoi sogni.

La vide tendergli la mano. E avvicinandosi, David , allungò la propria.

Quando le loro dita si toccarono e lui sentì il loro calore, si rese conto che non era un sogno.

“Amore mio.” Sospirò MaryMargaret mentre gli allacciava le braccia al collo, come aveva fatto durante la loro prima notte di nozze.“Mi sei mancato tanto.”

E lui improvvisamente tornò forte, giovane e vigoroso.

Le loro labbra s'incontrarono di nuovo dopo troppo tempo e in quel preciso istante David capì.

Capì che non sarebbe andato da Granny's quella sera.

Né in nessun'altra sera a venire.

Perchè dopo anni di solitudine, finalmente aveva la possibilità di riunire il suo cuore, che credeva oramai diviso a metà per sempre.

Lì , in quella fredda serata di fine Aprile, David Nolan ritrovò l'unico vero amore della sua vita.

La sua adorata MaryMargaret.

 

Sola nel suo letto, Elsa si svegliò di soprassalto con la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.

Al principio pensò che Will fosse tornato.

Rimase nel buio, immobile cercando di calmare il battito impazzito del cuore, in ascolto, come aveva fatto notte dopo notte.

Ma non udì altro che il battere di un ramo contro il vetro della camera.

Scivolò giù dal letto, si infilò la vestaglia e andò a controllare nella stanza di suo figlio.

Roland dormiva profondamente, ma le lenzuola attorcigliate facevano capire quanto il bambino fosse inquieto.

Lo coprì, gli tolse dalle mani il Transformers regalatogli da Killian e uscì in punta di piedi.

Sembrava tutto normale.

Eppure era incapace di scuotersi di dosso la sensazione che fosse successo qualcosa di terribile, Elsa tornò in camera propria e guardò dalla finestra , nella notte.

In ansia.

In attesa.

 

Ehm... ok spero che si sia capito e se si è capito non uccidetemi!
Ho cercato di rendere la morte del padre di emma emotiva ma non drammatica

David, il mio David come anche quello della serie, sono tutt'uno con Mary Margaret. Il loro cuore diviso a metà è il simbolo stesso dell'amore che vince ogni cosa , anche la morte. E una volta che questa arriva per uno dei due, l'altro resta semplicemnte in attesa di ritrovare l'altra metà di sè.

Qualcuno potrà dire che la reazione di Emma è stata eccessiva, ma ricordiamo che per lei la moto è quella cosa che le ha tolto Neal ( al di là di come lui fosse, e in questo capitolo si è ben capito).E cerca di proteggere suo figlio con ogni mezzo.

Ora vedremo come la morte di David influirà sulla vita di Emma e sulla sua relazione con Killian.

Grazie mille , per le recensioni, per le letture silenziose e per essere così pazienti nell'attesa.

Un abbraccio

Gra

 

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Capitolo 16
*** Tears on the grass ***


La casa era immersa nel buio quando finalmente Emma fece ritorno dal suo giro in macchina. La solitudine e la mistica atmosfera della notte avevano calmato la sua mente agitata, permettendole di pensare con maggiore lucidità.

Anche se amava teneramente la sua famiglia, non le era stato facile assumere il ruolo di sua madre, così in giovane età.

Quando era tornata a casa dall'università tutti erano così disperati per la morte di Mary Margareth, che lei aveva represso il dolore per la propria perdita e aveva cercato di creare un'atmosfera di normalità, anche se aveva il cuore a pezzi.

Ora, Emma si rese conto che aveva dato a tutti l'errata impressione di essere salda come una roccia.

Ogni problema, da una bambola rotta ad un marito morto, lei , la calma e pratica Emma era in grado di affrontarlo.

Ma che il Signore la perdonasse, era così stanca di risolvere i problemi degli altri!

Aveva assunto il ruolo di salvatrice del mondo, ma nessuno si era mai preoccupato di salvare lei dalle sue paure.

Entrò in casa e trovò il biglietto che le aveva lasciato sua nonna per assicurarle che Henry era andato a letto calmo come un agnellino.

Quella sera aveva avuto il modo e il tempo di riflettere sull'irrazionale paura che aveva fatto parte di lei per tanto tempo e si era resa conto che, anche se era sempre andata fiera del fatto di essere una buona madre, non era stata giusta nei confronti di suo figlio.

Emma ricordava ancora come Neal, da ragazzino scorrazzasse su e giù per le colline con una sgangherata moto da cross. Per un certo periodo da grande aveva anche fatto qualche gara, ma poi la passione per il rugby ebbe il sopravvento, ma le moto rimasero una sua grande passione, che si dimostrò poi fatale, ma questo era un altro discorso.

E nelle vene di Henry non scorreva forse il suo sangue? Era logico che amasse i motori e le due ruote.

Come aveva potuto permettere ad una paura irrazionale di negare a suo figlio una minimoto, del tutto innoqua.

Gli doveva delle scuse.

E , ammise con riluttanza, gli doveva anche quella piccola due ruote.

Non poteva aspettare domani mattina per dirglielo. Doveva farlo subito.

La porta di Henry, come tutte le altre nella casa , era chiusa. Emma entrò nella stanza in punta di piedi

“Henry” . Si chinò sul letto, cercandolo istintivamente nel buio. Le parve strano di non sentire il suo respiro.

“Svegliati caro. La mamma ha qualcosa da dirti.” La sua mano toccò il cuscino imbottito di piume.

Era stranamente freddo.

“Henry?” Allungando un braccio accese la lampada sul comodino.

Quando vide il letto vuoto, dita di ghiaccio le afferrarono il cuore.

 

Killian sentì la macchina di Emma fermarsi nel vialetto. La sentì entrare in casa e salire sopra.

La stava aspettando, ma quando sentì cigolare la porta di Henry, decise di darle un'opportunità di fare pace con suo figlio prima di chiarire le cose con lei.

Era certo che fosse ancora in collera con lui.

Ma non c'era nulla che potesse dirgli che lui non si fosse già detto, mentre portava la moto nella rimessa alla fattoria di Elsa.

Una conversazione con la cognata di Emma, e i dettagli che questa gli aveva fornito sulla morte di Neal, compreso il fatto che fosse rimasto in coma per tre mesi, lo avevano fatto sentire ancora più in colpa.

Anche se era un'idea che non gli faceva piacere, Killian si era finalmente reso conto di aver comprato la piccola moto per gratificare se stesso oltre che il ragazzino.

Era più che ovvio che la famiglia Nolan non viveva negli agi e lui si era messo a recitare la parte del ricco americano, che dispensava dono come Babbo Natale!

Aveva ricominciato a maledirsi, quando la porta della stanza si spalancò ed entrò Emma, gli occhi enormi nel viso cereo.

“Henry ! Henry non era in camera sua. Ho chiamato Elsa, pensando che poteva essersi rifugiato da lei. Lo ha trovato nella rimessa dove c'è la moto...”

Killian fu giù dal letto in un attimo.

“Dammi un minuto per vestirmi e andiamo a prenderlo.”

“Speravo che lo avresti detto.”

Mentre s'infilava jeans e maglietta, Killian pensò che Emma sarebbe stata in grado di affrontare la fuga del figlio nel suo modo pratico e sensato.

Ma questo non gli impediva di essere enormemente sollevato per il fatto che, dopo quello che lui aveva combinato, lei lo avesse voluto ancora con sé.

“E' tutta colpa mia.” mormorò la donna cinque minuti dopo.

Fissava il vetro ma non vedeva la pioggia che scendeva a rivoli fitti sulla superficie liscia, ma vi vedeva riflessa solo il viso di suo figlio, quell'espressione ferita di poche ore prima.

“Personalmente penso che attribuire colpe sia solo una perdita di tempo.” Osservò Killian “Ma se c'è qualcuno che ha sbagliato, sono io, per aver portato a casa quella dannata minimoto”.

“Avresti dovuto chiedermi il permesso” concesse lei, torcendosi le mani in grembo. “Ma io sono stata inutilmente rigida”.

Lui emise un fischio e allungò un braccio afferrandole le mani gelide

“Informate la stampa! Pare che santa Emma Swan non si ancora pronta per la beatificazione!”

Nonostante tutto Emma sorrise.

“Non è forse un peccato? Proprio ora che mi ero abituata a portare la mia bella aureola dorata.”

La risata calda di lui , si insinuò sotto la sua pelle, nel suo sangue, sciogliendo il ghiaccio che vi era rimasto.

Elsa li stava aspettando nella fioca luce del portico.

“E' nella rimessa, insieme a Maeve. Dorme e ho pensato che era meglio che lo svegliassi tu.”

Emma strinse le mani della cognata.

“Grazie. Domani verremo a riprendere la moto. La terremo a casa. Ti scoccia tenercela per la notte?” Le chiese

“Assolutamente no! E ora va da tuo figlio.”

Il sorriso d'approvazione di Elsa, nascose il disagio che ancora provava. Quando aveva ricevuto il messaggio di Emma e aveva trovato Henry nella rimessa, aveva pensato che quel cupo senso di premonizione fosse stato causato dalla fuga del bambino. Ma se era così, perchè lo provava ancora?

Emma e Killian trovarono Henry che dormiva sopra un vecchio materasso, Maeve accanto a lui e poco distante la minimoto. A fianco c'era uno straccio e un secchio, il ragazzo doveva averla pulita.

“Henry, tesoro svegliati.” Sussurrò la donna accoccolandosi accanto al ragazzo.

Le palpebre di Henry fluttuarono, ma quando scorse sua madre s'irrigidì.

Vedendo le tracce di lacrime sulle sue guance e il timore nei suoi occhi, Emma si morse il labbro per non mettersi a piangere.

“Henry mi dispiace. Ho fatto del mio meglio per essere una buona madre, ma...”

“Ma non posso avere una moto” La interruppe lui con voce piatta.

“Henry, quello che sto cercando di dirti è che mi sono sbagliata. Tu hai tutto il diritto di avere questa piccola moto. E credo che dobbiamo a Killian un grosso grazie, per un così fantastico regalo di compleanno.”

Henry alzò gli occhi sull'uomo che era in piedi alle spalle di Emma.

“Grazie. E' il più bel regalo che abbia mai ricevuto! Anche più bello dei Transformers.”

Killian rise, sentendosi irragionevolmente felice, mentre si chinava ad abbracciare il ragazzo.

Credimi Henry, il piacere è stato mio. Chissà magari uno di questi giorni, prima della fine delle riprese, mi farò prestare una moto e andremo a farci un giro insieme.”

Henry lanciò un'occhiata incerta a sua madre.

“E' una bellissima idea! Anzi io vi verrò a vedere mentre attraversate le colline dietro casa.E magari vi scatterò qualche foto.”

E con queste parole i tre raggiunsero l'auto.

Durante il breve tragitto verso casa, Henry si addormentò sul sedile posteriore.

Mentre Killian lo portava in braccio al piano superiore e lo infilavano insieme sotto le coperte, il cuore innamorato di Emma non potè fare a meno di pensare a quanto fosse bello stare con Killian in questo modo.

A quanto sembrasse giusto.

Così giusto che non esitò a seguirlo nella stanza che una volta era stata sua.

“Ti devo delle scuse...” Sussurrò per non svegliare la famiglia. “Per essermela presa con te in quel modo”

“Me lo meritavo.” E poiché era passato troppo tempo dall'ultima volta in cui l'aveva baciata, Killian le sfiorò le labbra.

“Sapevo dell'incidente di Neal, ma dopo che Elsa mi ha raccontato alcuni dettagli, ho capito perchè hai avuto quella reazione”.

“Avevo tanta paura per Henry.” Abbandonandosi nel conforto delle braccia di lui, Emma pensò che non si era mai sentita più esausta, emotivamente e fisicamente in vita sua.

“Credi mi tesoro, so bene che cosa sia la paura.” Le sfiorò uno zigomo con le labbra e fu ricompensato da un sospiro languido . “Ma anche se non sono mai stato padre, so che i bambini sono molto meno delicati di quanto si pensi.”

Le sue mani s'insinuarono sotto la maglietta di lei.

“Non puoi tenere Henry legato ai legacci del tuo grembiule per sempre.”

La sua bocca tornò su quella di lei.

Languida.

Eccitante.

“Anche se sono lacci molto carini.” le disse , slegando quel grembiule che Emma si era scordata di togliersi uscendo dalla cucina tante ore prima. E che ancora indossava.

“Dovremo fare molto piano...” Sussurrò lei.

Ricordando come lui l'avesse fatta gridare in macchina, si chiese chi stesse avvertendo. Killian o se stessa?

“Saremo silenziosi come topolini.” bisbigliò lui, cominciando a sfilarle la maglietta di cotone bianco e passando le labbra sul collo caldo di lei.

 

 

Emma si svegliò al canto delle allodole.

Aprì gli occhi e si trovò davanti il viso di Killian.

“Buongiorno.” mormorò lui.

Le scostò una ciocca di capelli dal viso. “Ti ho mai detto che svegliarmi insieme a te potrebbe diventare uno dei momenti preferiti delle mie giornate?”

Emma sorrise-

“Piace anche a me.”

“Dovremo parlare di questo.” Lui le posò un amano sulla guancia, e il desiderio sensuale che gli aveva visto negli occhi si trasformò in un'espressione terribilmente seria. “Di me...” Il suo pollice cominciò a tracciarle i contorni della bocca “ E di te.”

Un braccio la attirò più vicina “ Di noi due insieme.”

Emma cercò di placare quella che speranza che sentiva nascere nel cuore, niente illusioni.

Ma la sua bocca e il suo corpo dicevano esattamente il contrario

“Sì.” Un soffio.

Le sue labbra si schiusero e cominciò a sentire l'ormai famigliare languore che provava ogni volta che era vicina a lui.

“Ne parleremo presto.”

Killian aveva oramai smesso di chiedersi perchè non riusciva a saziarsi di quella donna. Sarebbe dovuto essere esausto e sessualmente appagato, dopo quella notte.

E invece la desiderava di nuovo.

E non desiderava solo il suo corpo.

Se fosse stato solo sesso, avrebbe potuto capirlo.

Ma la sua mente la desiderava in modo altrettanto febbrile.

Per non parlare, che Dio lo aiutasse, di un cuore che non sapeva di possedere...

Concedendosi solo un lungo, avido bacio, Killian si costrinse a scivolare giù dal letto caldo.

“Vado a farmi una doccia fredda prima che Henry faccia irruzione qua dentro per assicurarsi di non aver sognato quello che è successo questa notte.”

Il modo in cui lei lo guardava, e dove guardava, lo fece fremere di desiderio.

“Ti rendi conto spero, che se continui a fissarmi in quel modo, potremmo trovarci in una situazione molto imbarazzante.”

“Lo so.” Lei sospirò.

E poi sorrise.

”Sembra che non sia in grado di controllarmi.” Si alzò a sedere sul letto, senza curarsi di tirare il lenzuolo sui seni dalla punta rosea.

“Sei un uomo estremamente affascinante e sexy Killian Jones.” Il suo sguardo languido lo percorse.

Senza farsi sfuggire nulla.

Meglio fare una doccia molto fredda, decise Killian.

“Ricordi questa notte? Quando ti ho detto che forse non saresti diventata una santa?”

“Ricordo tutto di questa notte.” Il sorriso appagato di lei gli ricordò quello di Rossella O'Hara in Via col vento . “Tutto.”

“Non solo non sei una santa. Sei una strega. Una strega ammaliatrice, di povere anime maschili, pronte a soccombere ad un tuo comando.”

E prima di cedere alla tentazione di trascinare Emma sotto la doccia con sé, lo scrittore lasciò la stanza.

La donna fu sollevata , quando entrando in cucina, vide che David non si era ancora svegliato.

Dopo il diverbio, senza dubbio lui se n'era andato da Grenny, per raccontare a tutti, che donna testarda e senza cuore fosse la sua figlia maggiore.

No questo non era giusto, ammise, mentre preparava la colazione.

David non parlava mai male di nessuno.

Tanto meno della sua famiglia.

Non lo dicevano forse tutti che David Nolan era l'uomo più altruista della contea?

Ed era proprio per questo che aveva rischiato l'ira della figlia, tenendole testa riguardo alla moto.

“Dovrò scusarmi con papà” disse a Killian , appena rimasero soli al tavolo della cucina.

I ragazzi erano andati a scuola e Cora era andata a stendersi sulla sdraio messa nel giardino apposta per lei.

Killian coprì la mano di Emma con la propria.

“Ha capito che eri sconvolta.”

“Gli devo ugualmente delle parole di scusa.”

Ricordando quanto fossero importanti le parole per gli irlandesi, killian capì che anche lui doveva ad Emma parecchie parole.

Parole che non aveva mai detto a nessuno.

Parole che non avrebbe mai immaginato di voler dire ad una donna.

Parole che non era ancora certo di avere il diritto dire a lei.

Per quanto desiderasse credere in un futuro, aveva passato l'intera vita ad aspettarsi di peggio.

Sentendo vacillare il coraggio, Killian decise che, dato che aveva spettato fino a quel momento, qualche minuto in più non avrebbe fatto differenza.

Voleva evitare che David entrasse in cucina proprio mentre lui stava cercando di dire ad Emma che era innamorato di lei.

Si alzò da tavola per versarsi altro caffè.

“Fino a che ora pensi che dormirà?”

“Non lo so.” lei lanciò un'occhiata all'orologio da polso “Di solito a quest'ora è già in piedi. Forse è meglio che vada a controllare che stia bene.” Si alzò portando le tazze nel lavello e fece scorrere l'acqua.

Nel mentre il suo cellulare squillò.

“Ehi Jonse , mi prenderesti tu la chiamata che ho le mani bagnate?” chiese da sopra la spalla.

Lo scrittore andò nel salotto da cui proveniva il suono del telefono della bionda padrona di casa.

Vedendo che Killian non tornava immediatamente, Emma pensò che fosse Elsa che voleva chiedere di Henry.

Finendo di risciacquare piattini e tazzine , la mente della giovane iniziò a mettere in fila tutte le cose da fare quel giorno.

“Immagino che Henry si aspetterà di trovare la mini moto già a casa e un angolo della rimessa pronto per lui, quando oggi tornerà da scuola.” Osservò quando Killian tornò in cucina. “E' meglio che cominci a...” S'interruppe.

“Killian...?” Non gli aveva mai visto un'espressione più seria sulla faccia.

“Si tratta di David.” L'americano cercò di prendere fiato, deglutendo.

“Papà?” Lei lanciò un'occhiata verso il salotto. “Era lui al telefono?”

“No.” Killian si passò una mano tra i capelli, con l'aria di uno che avrebbe voluto trovarsi ovunque , tranne che lì. “Riguardava tuo padre.”

“Oh.” Ancora lei non riusciva a capire il problema.

“Vado a chiamarlo se riguarda lui...anche perchè è ora che si svegli.”

Killian le andò vicino, prendendole una mano.

“Emma no... non è di sopra.” Il tono di lui era roco . Le prese il viso tra le mani e , guardandolo, Emma scorse nei suoi occhi tutto l'amore in cui aveva sperato e per cui aveva pregato.

Ma qualcos'altro. Pietà forse?

“Amore, guardami. Tuo padre è... è morto.”

“Morto?” Non poteva essere la sua voce, pensò lei, sentendo quella strana nota acuta.

“E' stato trovato sulla strada, questa mattina, poco prima del ponte. Il dottore dice che con ogni probabilità era lì da ieri sera.” Killian inspirò a fondo.

“E' stato il cuore. Il dottor Whale ha detto che deve essere stata una morte molto rapida.”

Emma aveva il sangue gelato nelle vene.

“NON CI CREDO!” Urlò strappandosi via da lui e correndo su per le scale.

Nel corridoio superò le camere dei ragazzi, di sua nonna , la propria e finalmente spalancò la porta della piccola stanza dal tetto spiovente.

La stanza in cui suo padre s'era trasferito dopo che Emma e Neal si erano sposati, insistendo perchè avessero loro la stanza matrimoniale.

Lo stretto letto di ferro era intatto.

La donna fissò incredula il copriletto di pizzo. Era liscio e senza una grinza com'era stato il mattina prima, quando lei lo aveva rimesso nel letto dopo aver cambiato le lenzuola.

Punti bianchi come fiocchi di neve, cominciarono a turbinarle davanti agli occhi.

Vagamente sentì Killian avvicinarsi, metterle le mani sulle spalle, mormorarle parole di cui lei non comprendeva il significato.

Poi la bufera di neve s'intensificò e Emma Swan, che non era mai svenuta in vita sua, neanche quando aveva avuto la notizia che suo marito era morto in uno stupido incidente in moto, gareggiando con alcuni amici dopo una notte di festeggiamenti, si arrese all'oscurità e svenne.

E le forti braccia di Killian erano lì per sostenerla.

 

David non era conosciuto solo a Castleleugh, ma in tutte le contee lì attorno.

Non c'era persona, nel raggio di centinaia di chilometri, che almeno una volta non avesse ascoltato i suoi incredibili racconti e avesse sognato con essi.

Ben presto la piccola casa si riempì di amici e conoscenti giunti da ogni parte del paese.

Emma visse quella veglia nel modo in cui aveva ripreso conoscenza tra le braccia di Killian: con il pilota automatico.

Riuscì a sorridere , a ringraziare , ma non riuscì a smettere, nemmeno per un secondo, di pensare a suo padre che moriva tutto solo lungo la strada buia, e la sua minaccia di andarsene di casa che le rimbombava nella testa come un martello pneumatico che vibrava senza sosta.

“Non è stata colpa tua.” Le ripetè per l'ennesima volta Killian, quando salì di sopra e la trovò sedute accanto al corpo del padre.

“Sono state le mie parole ad ucciderlo.” La voce di Emma rintoccò come una campana nella stanza silenziosa.

Era quasi l'alba, una giornata dura, incredibilmente assurda, era passata .

“Lo ha ucciso il suo cuore” Le ripetè Killian quello che le avevano detto tutti.

Ma nessuno sembrava alleviare il senso di colpa che si era impossessato di lei.

“Whale ha detto che gli aveva consigliato un by-pass mesi fa.”

“Il dottore doveva dirlo a me! A ME!”

La voce dell'americano fu dolce.

“David gli aveva detto di non farlo”

Gli occhi di lei erano vacui.

“Se lo avessi saputo, avrei fatto qualcosa, qualsiasi cosa.”

Consapevole del modo in cui padre e figlia si erano lasciati, Killian aveva trattato Emma con i guanti di velluto. Ora cominciò a chiedersi se non fosse stato un errore.

“Cosa avresti potuto fare?” La sfidò gentilmente, prendendo una sedia e sedendosi accanto a lei.

“Colpirlo in testa con un bastone e trascinarlo in ospedale per l'operazione?”

“No, ma...”

“Credi che avresti potuto fargli cambiare idea? Lo credi davvero?” insistette lui con dolcezza.

Lei sospirò.

“Papà era un uomo dannatamente testardo.”

“Una testa dura quasi come quella della sua bella figlia maggiore.” Tenne a precisare lo scrittore, prendendole una mano e portandosela alle labbra..

Quando lei cercò di ritrarla, lui aumentò la stretta.

“Renditene conto tesoro,anche se non sempre può essersi comportato come tale, tuo padre era un uomo adulto. Capace di fare le proprie scelte”

Lasciando la mano in quella di Killian, Emma voltò la testa verso il letto.

“Non posso credere che sia stata una scelta quella di morire da solo, in mezzo alla strada! Senza la sua famiglia!”

Era strano , vedere un uomo così vitale, giacere tanto immobile e quieto. Lui , David, che aveva portato la vitalità in ogni luogo in cui andava,ora le ricordava una statua di porcellana.

“Almeno ha avuto una famiglia.” Riprovò Killian “Persone che lo hanno amato incondizionatamente”

Come lui aveva scoperto di amare lei.

Purtroppo non aveva ancora avuto l'opportunità di dirglielo.

Ma ci sarebbe stato tempo anche per questo, continuava ad assicurarsi da quasi quarantotto ore.

Nonostante la tristezza del momento, considerava il fatto di essersi innamorato di una donna meravigliosa, il suo unico e reale lieto fine.

 

Al cospetto della morte , noi siamo la vita...

Le parole di Padre Hopper pronunciate durante il funerale continuavano a riecheggiare nelle orecchie di Emma.

Continuava rivedere davanti a sé i volti dei suoi fratelli: Peter, che con Killian, August e l'amico di una vita, Kristoff, portavano la bara. Wendy , vestita nuovamente con gli abiti neri. Entrambi non avevano smesso un attimo di piangere.

Poi c'era Cora...

Aveva sempre camminato accanto a lei, anche se Emma le aveva suggerito di seguire il feretro in macchina, la nonna aveva voluto camminare con la famiglia. Aveva un portamento eretto e un passo vigoroso, nonostante età e dolore.

“Non è giusto sopravvivere al proprio figlio.” continuava a ripetere .

Ma quando la nipote le chiese come potesse sopportarlo , l'anziana le diede una carezza e disse una unica e semplice parola

“Fede.”

Padre Hopper concluse la cerimonia con alcune parole in gaelico e non appena tutti si furono fatti il segno della croce, Kristoff , fece un passo avanti , e iniziò a cantare.

Una canzone come Killian non ne aveva mai sentite.

Senza accompagnamento musicale, la voce stessa diventava uno strumento.

Mentre la lirica irlandese planava nella brezza come un gabbiano, le lacrime scorrevano sulle guance di tutti i presenti e anche l'americano ne fu profondamente commosso.

E d'istinto si voltò verso la donna che amava.

Gli occhi di Emma, a differenza degli altri, erano rimasti asciutti.

Killian si chiese quale battaglia stesse combattendo con se stessa per mantenere un tale controllo.

Diceva a tutti le parole giuste,rispondeva a proposito, ringraziava educatamente, ma quando Killian guardò Elsa, lui capì che stavano pensando la stessa cosa: che la mente di Emma , e il suo cuore, si erano staccati dalla realtà.

Se Jones aveva sperato di avere l'opportunità di parlarle presto, la folla che era tornata alla fattoria per il rinfresco, glielo impedì. E ben presto si trovò attorniato da gente del villaggio che voleva sapere del film.

L'uomo cercò di essere calmo e gentile, ma quando qualcuno si fece più insistente nelle richieste di autografi e altro, temette davvero di dover usare la forza, per allontanarsi da loro.

Fortunatamente non c'è ne fu bisogno.

Elsa apparve magicamente al suo fianco

“Oh Killian! Aiutami per favore a scaricare alcuni vassoi dall'auto , perchè sola non ci riesco!” mentì la bionda.

Salutando con un vivace cenno le persone che lo circondavano, Killian seguì Elsa fuori dalla cucina.

“Ti giuro, che se non ci fosse tutta Castleleugh a guardarci, ti bacerei per ringraziarti.” Sussurrò mentre lasciavano la stanza.

“Avevi l'aria di un uomo che aveva bisogno di essere soccorso. Vieni usciamo, un po' d'aria ci farà bene.”

Una volta fuori , si sedettero sul muretto di cinta. Gli occhi di Killian si muovevano come in cerca di qualcuno.

Elsa non potè fare a meno di nascondere il sorriso che le era spuntato sul viso.

“ Non vedo Emma da un po' l'ultima volta stava parlando con August e la sua fidanzata.” disse la donna guardando lo scrittore al suo fianco.

E percepì all'istante l'aura d'amore che lo circondava.

Killian era innamorato di sua cognata.

Finalmente lui aveva smesso di combattere la sua personale battaglia con sé stesso e aveva aperto il suo cuore.

Elsa chiuse gli occhi e invochò i santi e gli spiriti, affinchè quest'amore desse la forza ad entrambi di sostenersi.

 

La folla piano piano cominciò a disperdersi, ma purtroppo anche Emma sembrava sparita. Non era né in giardino né nelle stanze al piano di sopra.

“Credo che possa essere andata al lago” spiegò Elsa “ Ha sempre trovato conforto là.”

“Puoi restare con i ragazzi e Cora finchè non l'avrò riportata a casa?” Killian non trovò strano farle quel tipo di richiesta dato che ormai si era assunto il ruolo di uomo di casa.

La bionda sorrise

“Tutta la notte se occorre. E anche domani. Sei un uomo meraviglioso Killian Jones. Emma è fortunata ad averti.”

“Sono io il fortunato. Lei è stata la luce che ha illuminato la mia oscurità” Lui si passò una mano tra i capelli, angustiato che il senso di colpa, potesse far credere a Emma di non meritare una seconda occasione. Ancora più preoccupato, che lei potesse fare qualcosa che compromettesse quello che c'era tra loro. “Spero solo di arrivare al suo cuore.”

“Se c'è qualcuno che può riuscirci, Killian, quello sei tu. Buona fortuna.” E lo abbracciò, sentendo per lui lo stesso trasporto che si provava per un fratello.

“Ora và a prendere la tua donna e dille che l'ami!” Con una strizzata d'occhio l'uomo si allontanò in fretta.

Mentre guidava lungo la stradina serpeggiante, Killian cercò di ricordare un'altra occasione in cui si fosse sentito così nervoso.

Non gli venne in mente .


Ciao a tutti!!
Innazitutto grazie per non avermi piacchiata per la morte di David...
E' stato un colpo lo so. Anche per Emma e per l'intera famiglia. Ma La mia non vuole essere  una storia di tragedie bensì di speranza, ecco il perchè non ho parlato di lacrime a profusione.
E poi , e fatemi dire finalmente , Killian ha ammesso di AMARE EMMA!! S
uonate le campane gente!
Il cinico scrittore si erreso ai suoi sentimenti!
Davvero vi devo ringraziare, ogni volta che leggo cosa pensate della storia, ho un tuffo al cuore. Soprattutto sono felice che riesca a trasmettervi ciò che provo nello scriverla.
Forse non aggiornerò per una decina di giorni. Ma se potrò lo farò venerdì sera.
Un abbraccio di cuore
Gra
PS: Sono ricominciate le riprese di OUAT!!!!!!

 

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Capitolo 17
*** Dreams and reality ***


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Se vi va , mentre leggete, ascoltate la musica di Tina Mulrooney, che ho conosciuto durante il mio viaggio in Irlanda.
https://www.youtube.com/watch?v=Um68RrC16WQ&list=RDUm68RrC16WQ#t=4

Emma sedeva da sola sulla riva del lago, gli occhi fissi sull'acqua e pensava al giorno in cui aveva mostrato quel suo posto segreto a Killian, spiegandogli come lì trovasse rifugio quando aveva bisogno di tranquillità.

Ebbene , certamente il lago non era mai stato così tranquillo. Non un filo d'aria a far frusciare le canne.

Non si sentiva il canto dei grilli o il gracidio delle rane.

La serena notte primaverile era immobile in un modo quasi soprannaturale.

Ma per la prima volta nella vita, Emma si sentiva totalmente, disperatamente sola.

Infilò una mano nella tasca dei pantaloni neri e tirò fuori una piccola pietra azzurra. Gliel'aveva data Elsa quel mattino prima del funerale di David.

“E' una pietra dei desideri. So che hai la sensazione di aver lasciato delle cose in sospeso con tuo padre. Se aprirai il tuo cuore, questa pietra ti aiuterà.” Le aveva spiegato la cognata.

Emma non aveva mai creduto a certe superstizioni, ma non voleva offendere l'amica sapendo che il suo era un gesto s'affetto, così s'infilò la pietra in tasca.

“Aprire il cuore...” Mormorò la donna a quel punto, attirandosi le ginocchia al petto per appoggiarvi una guancia.

Il dolore era una sorta di incudine che la opprimeva , e il suo povero cuore ne era schiacciato. “Sembra semplice, vero?” Disse a sé stessa

Sarebbe dovuto esserlo.

Sua madre le aveva insegnato ad aprirsi alla speranza e lasciare che le emozioni avessero la meglio sulla ragione,anche quando rischiava di soffrirne.

Chiuse gli occhi e si premette sul petto la mano che stringeva la pietra

“Oh ti prego...” sussurrò.

Poi udì un lieve rumore.

Come di passi sull'erba.

Emma riaprì gli occhi e alzò il viso.

La luna stava sorgendo, gettando sul lago una luce argentea.

“Papà?” la voce era un soffio

E David uscì dalla foschia con l'aspetto che aveva quando lei era una bambina.

Bello, Forte, il principe azzurro delle fiabe che lui le leggeva sempre prima di addormentarsi.

Emma fu certa che si trattasse di un'allucinazione.

Aveva letto da qualche parte che la mancanza di sonno e gli stress emotivi potevano giocare brutti scherzi alla mente.

“Non è la tua immaginazione, tesoro. Sono proprio io, il tuo sciagurato genitore.” Assicurò la voce meravigliosamente famigliare.

“Oh papà. Mio adorato papà” Lei riuscì appena a mormorare le parole attraverso il nodo che le aveva stretto la gola. “Mi dispiace così tanto...”

“E per cosa dovrebbe dispiacersi la mia ragazza preferita?”

Era lui! Solo lui poteva parlarle così.

“Per aver perso la calma. Per averti accusato ingiustamente.” Lei tirò su con il naso come faceva tanti anni prima, da piccola, ogni volta che si sbucciava un ginocchio. “Per averti detto quelle cose terribili.”

“Credi che non sapessi che eri sconvolta? E non era forse a causa di un mio sotterfugio?”

“Terremo la moto papà.”

“Lo so.” Il sorriso di lui scintillò come un faro nella luce argentea.

“Emma , tesoro mio” La voce calda l'avvolse come una morbida sciarpa di lana

“Stai caricando di nuovo troppe responsabilità su quelle deliziose, giovani spalle. Sei stata la mia gioia dal momento in cui ti abbiamo portato a casa. La luce della mia vita. E da quando è morta Mary Margareth, sei stata la mia ancora di salvezza. Ma come Nostro Signore ci insegna, Emma, c'è una stagione per tutto.”

“Un tempo per nascere, e un tempo per morire. “ Mormorò lei.

Quel passo della Bibbia era sempre stato uno dei preferiti di suo padre.

“Un tempo per ridere e uno per piangere.” Continuò David, la voce che risuonava nel silenzio.

“Non voglio contraddirti papà, ma non ho molta voglia di ridere in questo momento.” Ribattè piano Emma.

“Non ora tesoro, lo so, ma lo farai. Vedi, piansi come un bambino quando morì tua madre. Non ho mai voluto che nessuno mi vedesse, né mi consolasse, soprattutto tu. Ma ora i miei figli sono grandi ,anche Henry sta crescendo e so che tu e Killian lo tirerete su bene. Tutto è sistemato adesso, non capisci? Hai un uomo meraviglioso che ami...”

“Lo amo davvero papà.” la voce di lei s'era fatta più forte.

“E se mi lasci continuare, lo stesso uomo ricambia il tuo amore.” Asserì sicuro David.

La figlia però abbassò gli occhi.

“Non me lo ha mai detto...” La voce si era leggermente incrinata

“Gesù!” L'esclamazione fu seguita da una sonora risata. “Non ti bastava interrompere il tuo povero padre in vita, ma anche ora vero?” E nonostante il dolore che si era impossessato del suo cuore in quei giorni, Emma si trovò a sorridere.

“Scusami tanto. Certo che ti lascio finire.”

“Bene. Quello che cercavo di dirti prima che tu m'interrompessi è che Killian Jones può non aver mai pronunciato quelle parole ad alta voce, ma è chiaro che ti ama.Tesoro, quell'uomo ha messo il suo cuore nelle tue mani. E , anche se mi costa ammetterlo, mi ero sbagliato nei suoi confronti, lo avevo malgiudicato. Sono certo che sarà un ottimo compagno, un fedele marito e un buon padre per i vostri figli.”

Le parole di David furono seguite da un sorriso così dolce, che a Emma si strinse lo stomaco.

“Tu lo sai papà. E lo so io. Credo che perfino Henry e Maeve lo sappiano. Ma questo non cambia il fatto che Killian abbia ancora in programma di lasciare l'Irlanda la settimana prossima.” La donna forte stava cedendo il posto ad una ragazza più insicura, che aveva bisogno di certezze.

“Non preoccuparti . Nevicherà all'inferno prima che Killian Jones scelga una vita da pirata solitario in Americo, piuttosto che una vita ricca d'amore con la mia bella figlia, qui in Irlanda. Credi che non riconosca un uomo malato d'amore quando lo vedo, essendolo stato anch'io!” Sospirò “Il punto di questo lungo discorso, Emma è che puoi cominciare a farti una vera famiglia, ora. E io sono finalmente libero di raggiungere tua madre. E insieme vi guarderemo felici di tanto amore.”

Sorrise di nuovo, quel contagioso sorriso da folletto.

“Ti voglio bene bambina mia. Sempre te ne ho voluto e sempre te ne vorrò. I legami come il nostro nemmeno la morte li può sciogliere.”

Le lacrime le chiusero la gola , le riempirono gli occhi.

“Anche io ti voglio bene papà. E te ne vorrò sempre.”

“Non è un addio, stanne certa. Arrivederci tesoro mio.” Mormorò lui chinandosi e baciandole una guancia.

Emma rispose con un sorriso, portando la mano là dove un soffio di vento pareva averle davvero appoggiato le labbra del padre.

E ad un tratto lui svanì, come la foschia mattutina.

Ma proprio quando Emma pensava che David se ne fosse andato per sempre, qualcosa attirò il suo sguardo verso la riva opposta del lago.

Erano due figure , sfocate dalla nebbia...

I suoi genitori!

Camminavano mano nella mano e si sorridevano guardandosi negli occhi.

Emma si portò nuovamente le dita alla guancia, sentì il calore che ancora v'indugiava e capì che la visita del padre non era stata un'allucinazione.

Un tempo per ogni cosa sotto il cielo.

Con le parole del padre che ancora le riecheggiavano nelle orecchie , la donna si prese il viso tra le mani e finalmente si concesse di piangere.

 

 

Quando la vide seduta al chiaro di luna, a cullarsi avanti e indietro nell'antico ritmo del pianto, Killian fece un'altra scoperta.
Un cuore poteva davvero fare male.

Emma piangeva nascondendosi il viso fra le mani. Anche se i suoi singhiozzi erano silenziosi, da come erano scosse le spalle, Killian poteva capire che erano violenti.

Allargò per terra la coperta che gli aveva dato Elsa, si sedette accanto a lei e senza dire una parola la prese fra le braccia.

Trovò incoraggiante il fatto che lei vi si abbandonasse senza opporre la minima resistenza.

“Piangi piccola.” Le accarezzò i capelli mentre lei nascondeva il viso contro la sua camicia “Sfogati.”

Emma si aggrappò a lui e lasciò fluire le lacrime.

Anche se le parole di rassicurazione di suo padre l'avevano aiutata a dissipare i sensi di colpa, il dolore della perdita rimaneva.

Una profonda ferita che conosceva anche troppo bene, avendola già provata due volte.

Prima quando era morta sua madre, e poi quando aveva perso Neal che , nonostante tutti suoi difetti e i suoi tradimenti, una parte di lei avrebbe sempre amato.

Ma ora non era più la sposina inesperta.

Era una donna.

Una donna che aveva una famiglia e un figlio.

Che aveva unito la famiglia nei momenti buoni e in quelli bui.

Era una donna che amava .

Una donna che ora sapeva, era amata da un uomo straordinario.

Un uomo che, nonostante tutte le proteste, possedeva un'infinita capacità d'affetto.

Quando finalmente ebbe esaurite le lacrime, si tirò indietro, ma appena un po'.

“Ti ho inzuppato la camicia.”

“Non preoccuparti per questo.” Lui le asciugò le guance umide con il dorso della mano. “Ti senti meglio?”

“Sì.” Lei riuscì ad accennare un sorriso e gli si strinse più vicina. “Hai mai sentito parlare di quel momento in cui il velo che divide i vivi e i morti sia talmente sottile da poter parlare con loro?Tu credi sia possibile?”

Killian non sapeva dove quella conversazione avrebbe portato, ma era contento che lei parlasse di nuovo.

E ultimamente aveva provato sulla propria pelle cosa volesse dire credere in cose mistiche non tangibili.

“Credo che qualunque cosa sia possibile. Soprattutto quando si tratta di persone dallo spirito forte.”

Lei annuì

“Come papà.”

“Sì.” Lui continuò ad accarezzarle il viso, pensando che non aveva mai conosciuto una donna dalla pelle più morbida di Emma. “Come David.”

“E' venuto da me.” Lei reclinò la testa all'indietro per guardarlo

Aveva ancora gli occhi lucidi. “Qui al lago. Per dirmi che mi vuole bene.”

Con lo sguardo fisso in quello di lei, lui le accarezzò i capelli.

“Non è certamente difficile farlo.”

Un lampo di sorpresa le guizzò negli occhi, un lampo che subito si trasformò in un bagliore di felicità

“Stai forse dicendo quello che tu penso che dica.”

Killian si strinse nelle spalle con fare incurante.

“Dipende da quello che pensi tu.” Il suo sorriso si allargò, mentre lentamente affondava le dita nei capelli di lei.

“Ma se pensavi che ti stessi dicendo che ti amo....” Abbassò la testa e le sfiorò le labbra con un bacio. “Immagino che sia così.”

Le parole che Emma aveva agognato di sentire furono come una preghiera contro le sue labbra.

Lei sospirò e sentì la tensione allentarsi mentre la carezza lieve delle dita di lui, le rilassavano i muscoli.

“Ti amo Emma Swan.” la profonda voce di lui era terribilmente seria. “Più di quanto avrei immaginato possibile.”

“Più di quanto tu desiderassi suppongo.”

Lui rise e l'esplosivo scaricarsi della sua tensione, fece trasalire le anitre tra le canne.

“Molto più di quanto io desiderassi. Più di quanto, forse desiderassi tu.”

La risata si spense all'improvviso, così com'era iniziata. Gli occhi di lui si fecero seri.

“Ti rendi conto naturalmente che rappresento un azzardo. Non ho idea di come si faccia ad essere un buon marito, o un buon padre.”

Lei lo accarezzò lievemente sulla guancia.

“Sei stato meraviglioso con Henry.”

“E' un bravo ragazzino. Ma ho paura che lo deluderò. Che deluderò te.”

“Non succederà.”

“Hai molta fiducia in me Swan.” la sua voce , come lo sguardo erano incerti.

Lei prese il viso accigliato di lui tra le mani.

“Lo so! E sai perchè? Perchè io ho deciso di vedere solo il buono che c'è in te. Voglio vedere solo l'uomo di adesso, non m'interessa del tuo passato. “

Killian chiuse gli occhi.

“Sono solo un uomo Emma. Con più difetti di tanti altri.”Disse lui continuando a fissarla.

“Killian, non sono una ragazzina, so benissimo che hai dei difetti” lei sospirò “Ma penso di potermi abituare ad un uomo che al mattino è di malumore fino alla seconda tazza di caffè e che mi ruba le coperte di notte.” Lo prese in giro

“Non mi stai prendendo sul serio dannazione! E io non rubo le coperte!” A essere precisi, le uniche due notti che avevano passato insieme, lenzuola e coperte erano finite sul pavimento.

“Mi spiace ma temo proprio che tu lo faccia.” Un altro sospiro drammatico “ E non posso fare ameno di chiedermi come farò a riscaldarmi nelle fredde notti invernali.” Emma lo guardò attraverso le ciglia socchiuse, in un modo così deliberatamente seducente che al contempo lo fece ridere ed eccitare.

“Hai forse qualche suggerimento in proposito?”

“Mmm, un paio . Ed entrambi si basano sul principio del calore corporeo.”

Lei rise.

“Sapevo che eri un uomo pieno di risorse, Jones.”

Lui aveva temuto che fosse più difficile.

Si era aspettato di dover lottare per penetrare attraverso le barriere di cui lei si era circondata dopo la morte di David.

Ora si rese conto che la straordinaria capacità d'amore di Emma aveva abbattuto quelle barriere prima ancora che fossero completamente erette.

“Non voglio offenderti.” Le prese la mano, se la portò alla bocca e le posò un bacio sul polso. “Ma desidero fare l'amore con te.”

“E perchè dovrei offendermi se vuoi fare l'amore con me? Credo che sia normale dopo una dichiarazione d'amore.” Gli occhi di lei erano due stelle scintillanti.

“E' stata una giornata molto particolare per te.” Cercò di spiegare Killian

“E' vero. Ma ho già perso qualcuno che amo.” Lei girò le loro mani intrecciate e gli posò un bacio sulle nocche. “Non correrò il rischio di perdere anche te.”

Era la donna più incredibile che lui avesse conosciuto in vita sua.

E sorprendentemente, era sua.

“Come ho fatto ad essere così dannatamente fortunato, Swan?” Mormorò con genuina meraviglia.

“Oh questa è una domanda facile.” Rispose Emma con una risata argentina che gli fece pensare al canto di una fata. “Ti ha mandato da me la mamma.”

Era così meravigliosamente calda.

Così morbida.

Così perfetta.

“Ti amo.” Lui la baciò a lungo, dolcemente, e le sue dita cominciarono a compiere la loro magia sulla zip della giacca che indossava, facendogliela scivolare dalle spalle , così come le alzò la maglietta scura, togliendogliela dalla testa.

“Ti amo.” Le premette un bacio sull'incavo della gola e vi sentì pulsare una vena.

“Ti amo.” Più ripeteva quelle parole, più facili gli venivano. “E ora che lo so, amo anche tua madre.”

La sua pelle sapeva di miele.

Le sue labbra erano come un banchetto dopo un lungo digiuno.

Killian sapeva che non si sarebbe mai saziato di lei.

Nemmeno se gli fosse stato concesso di vivere trecento anni.

S'inginocchiarono al centro della coperta, spogliandosi a vicenda, con deliberata lentezza.

Era una notte di promesse, di giuramenti taciti ed espressi.

Una notte da ricordare.

Di cui fare tesoro.

Poco alla volta,le parole d'amore sussurrate divennero sospiri, dolci gemiti.

Le mani che s'erano mosse languidamente si fecero più veloci, più avide.

Le labbra che prima avevano sfiorato ,ora pretendevano.

“Ti voglio.” Le dita di Killian affondarono nei fianchi di lei.

“Allora prendimi. Ora...” Ansimò lei

“Non solo ora.” Lui scivolò in lei facilmente come se fossero stati creati l'uno per l'altro.

“Per sempre.”

Molto, molto tempo dopo, mentre teneva Emma fra le braccia, finalmente appagato, Killian scorse sulla superficie del lago un movimento, un guizzo di verde.

La Signora del Lago!

La sua mente andò subito a quel pensiero.

Poi scosse la testa sorridendo e si convinse che era solo un gioco di luce della luna.

Forse...

Ciao a tutti! grazie della pazienza.
Questa volta l'ispirazione mi è venuta direttamente dall'Irlanda! Ebbene sì ho passate un oi' di tempo in questa meravigliosa terra, che fin'ora avevo solo studiato , perchè da sempre ne sono affascinata. Ma adesso che ci sono stata, la amo alla follia!
Ho visitato i luoghi che hocercato di descrivervi, ho conosciuto la gente il modo di vivere, ho ascoltato le leggende.
La musica che vi ho suggerito ad ibnizio capitolo la suonava Tina sulle scogliere di Moher, vi assicuro che è stato un'emozione indescrivibile!
Spero che ilo capitolo vi sia piaciuto, perchè io mentre lo scrivevo, ci ho pianto davvero tanto.
Un grazie immenso!!
A presto
Gra

 

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Capitolo 18
*** The sword on the head ***


Nonostante il dolore per la morte del padre, Emma scoprì che la dichiarazione d'amore di Killian aveva dato una nuova dimensione alla sua vita

Per la prima volta dopo anni, si sentiva giovane e piena di sogni.

Le riprese del film erano quasi finite e, compatibilmente con gli impegni della fattoria e della famiglia, Emma cercò di passare quelle giornate sul set, al lago.

Non potè fare a meno di notare come Killian sembrasse nel suo elemento fra quegli americani così professionali e sicuri di se.

Pareva anche molto vicino a Milah Rumple, ma Emma fu sorpresa dalla sincera simpatia che le mostrò l'attrice.

“Ti mancherà?” Gli chiese una notte, mentre erano a letto.

Anche se continuava a non volere che i ragazzi sapessero che dormivano insieme, Emma non aveva più la forza di volontà di passare le notti da sola quando l'uomo che amava era alla porta accanto.

“Mi mancherà cosa?” Le chiese lui giocando con una ciocca bionda .

Da dove cominciare? Nonostante le rassicurazioni di lui la preoccupava il fatto che lui dovesse rinunciare alla sua brillante vita americana per stare con lei.

Poteva essere felice fino infondo vivendo in una piccola fattoria dell'Irlanda?

“Hollyvood, tanto per cominciare.” la voce le tremava '. Non era semplice .

“Neanche un po'!” Killian era già arrivato alla conclusione che l'industria cinematografica non facesse per lui. Troppi erano i compromessi, troppa l'enfasi sulla commercializzazione del prodotto piuttosto che sul suo messaggio.

L'unico motivo per cui aveva accettato di scrivere la sceneggiatura era che aveva sperato di mantenere il controllo su una storia a cui teneva molto.

Purtroppo era stata una mera illusione.

“L'unica cosa positiva di questo film è che ho incontrato te Swan.”

Lei sorrise dandogli un bacio sul petto.

“Che cosa carina hai detto.”

“E' la verità.” Lui passò le mani sulle spalle nude di lei e lungo le sue braccia. “Mi piace l'dea di vivere qui, con te. Con tutti.”

Non avrebbe mai confessato che, ancora troppo spesso a tradimento, le vecchie paure lo aggredivano, come artigli che sbucavano da sotto un letto per afferrargli le caviglie, impedendogli di correre. La sua vita era cambiata, si assicurava Killian più volte al giorno.

Lui era cambiato.

Le palpebre di Emma ebbero un fremito. Lo stava facendo di nuovo.

Le scaldava il sangue, le scioglieva le ossa.

“Anche a me l'idea piace . Ma è un peccato che un uomo famoso come te debba scrivere i suoi bestseller in un granaio.”

Lui si strinse nelle spalle. Aveva scritto le sue prime storie quando era imbarcato in marina, raggomitolato su una cuccetta.

Sicuramente i topolini che avrebbero girato nel granaio sarebbero stati più silenziosi di una squadra di marinai.

“Lo userò solo finchè non avranno costruito il mio studio.”

Lo avevano disegnato insieme, un tradizionale cottage dal tetto di paglia che sarebbe sorto su un prato che dominava il cerchio di pietre , tra la terra di Emma e quella di sua conganata Elsa, e di fronte l'Atlantico.

Killian conosceva scrittori che avrebbero dato l'anima per poter lavorare in un luogo così suggestivo.

“A proposito l'imbianchino ha portato i campioni di pittura oggi pomeriggio, li ho lasciati in cucina.” disse lei alzandosi su un gomito e guardandolo con quelle due pozze verdi, che ogni giorno lo attiravano sempre più.

“Li prenderemo domani mattina”. Lui le afferrò il polso, vedendo che stava per saltare giù dal letto.

”Ma non li vuoi...”

“Al diavolo la pittura! Quello che voglio io in questo momento, sei tu.”

Emma tornò tra le sue braccia.

“Ti voglio anch'io.” Disse lei con quel tono, che solo lui era in grado di farle venir fuori.

 

Era la vigilia della Festa di Maggio e la casa era in fermento.

Wendy era stata scelta come reginetta del ballo della serata del sabato, e il livello d'ansia della sedicenne stava toccando punte da record.

Mentre metteva in forno le torte, per il rinfresco che si sarebbe tenuto da Granny dopo la messa, Emma assicurò a Wendy, per l'ennesima volta, che gli orecchini di giada di Mary Margareth erano perfetti con il suo nuovo abito da sera.

“Quante storie per degli orecchini!” Il tono esasperato di Peter non prometteva nulla di buono, infatti dopo qualche istante si accese un furioso battibecco.

Naturalmente furono coinvolti anche Henry e Cora, ognuno voleva dire la sua e avere l'ultima parola.

Emma diede un'occhiata a Killian che stava pelando patate per la cena.

Non era ancora abituata ad avere un uomo per casa.

E soprattutto in cucina.

“Se intendi dartela a gambe e piantarmi in asso in questo momento, giuro che ti capirei.”

“Non contarci Swan.” Il sorriso di lui era caldo come il sole d'estate.

E lei sentì il cuore leggero come un palloncino.

Ricambiò il sorriso di lui, così innamorata che qualche volta temeva di sembrare un idiota, sempre con il sorriso stampato in faccia.

“Hai avuto la possibilità di parlare a Peter?” Chiese piano per non attirare degli altri.

“Sì, nel pomeriggio. E ha promesso di comportarsi bene in futuro. Anche se , non è poi tanto grave quello che ha fatto tesoro. E' un ragazzo in piena crescita, mi stupisce che tu non lo abbia beccato prima.” le disse strizzando un occhio.

Quella mattina Emma era entrata in camera del fratello per riporre della biancheria e lo aveva trovato che richiamava fotografie su internet e sullo schermo passavano le immagini di ragazze completamente nude in pose estremamente eloquenti.

“Voglio solo evitare che si cacci nei guai. Ha tutto un futuro davanti a sè. Un futuro che spero non comprenda Bocca di Fuoco del Donegal” aggiunse, ricordando la scritta che era apparsa sotto una voluttuosa rossa.

“E' come il gusto proibito di nascondersi mentre si legge Playboy. Lo fanno tutti i ragazzi Swan. Come le ragazzine leggono i romanzi d'amore alla ricerca delle scene più esplicite.”

Emma sbuffò.

“Lo so Killian, lo so... Ma se penso... la migliore amica di Wendy sta per diventare madre. Il padre è un universitario. O lo era fin quando non ha dovuto lasciare gli studi per lavorare nell'azienda di famiglia per mantenere la sua nuova futura famiglia. So che Peter è un bravo ragazzo, ma sono preoccupata lo stesso.”

Lei sospirò ripensando a sé stessa.

“Certo che ti preoccupi.” Lui si chinò dandole un bacio sulle labbra “E' ciò che più amo in te.”

Amore.

Emma sorrise.

Amore.

La parola più bella in tutte le lingue.

 

Il giorno seguente fu indaffarato dai preparativi del ballo di Wendy , e alla sera, quandola ragazza scese le scale con il nuovo abito da sera , Emma la guardò con orgoglio.

Felix Lost, arrivò a prendere la giovane, visibilmente emozionata . Le aveva portato un'orchidea da appuntare sul corpetto. Era felice.

La sorella non l'aveva mai vista così piena di gioia  e bella.

Quanti cambiamenti in poche settimane!

Alcuni dolorosi, ma altri erano stati sicuramente buoni.

Molto più tardi, mentre giaceva tra le braccia di Killian, Emma pronunciò una muta preghiera di ringraziamento al Cielo, a sua madre , e perfino a tutti gli dei celtici di Elsa, per aver portato nella sua vita un uomo meraviglioso, che non solo amva lei, ma tutta la sua famiglia.

 

Killian non aveva mai avuto niente di facile nella vita. Era anche abbastanza irlandese da provare una paura superstiziosa all'arrivo di tanta inaspettata felicità.

E questo era il motivo per cui, nonostante cominciasse a sentirsi un vero menbro di quella grande famiglia, non poteva fare a meno di provare una certa apprensione.

La questione non era se quella maledetta spada gli sarebbe caduta sulla testa, ma quando.

Era il giorno prima del ritorno della troupe in California.

Mentre agganciava il rimorchio alla BMW, Killian fu sbalordito da quanto la sua vita fosse cambiata in poche settimane.

Da quanto fosse cambiato lui.

“Magia...” mormorò a se stesso , mentre si dirigeva verso la fattoria di Elsa, a riprendere la mini moto, ora che la rimessa era stata messa a posto e avevano acquistato l'attrezzatura che serviva alla sua manutenzione.

Quel paese, la famiglia Nolan e soprattutto Emma, dovevano avergli fatto un incantesimo.

Sorrideva ancora quando suonò il campanello. Un sorriso che svanì non appena la donna aprì la porta.

Sembrava che avessero usato la sua faccia come un punching-bal.

La pelle era gonfia e tinta di livide sfumature bluastre. Un occhio era chiuso, il labbro superiore spaccato.

Quando Killian vide i segni violacei sul collo, l'inconfondibile impronta di Will Scarlett, una gelida furia s'impadronì di lui.

“Dove'è Roland?” Chiese subito e lei parve sorpresa dalla domanda.

“E' andato con Emma ed Henry a prendere un gelato in paese...”

“Allora non era qui quando quel figlio di puttana ti ha picchiata?”

“No, grazie a Dio.” Sospirò chiudendo l'unico occhio aperto.

“Adesso chiamo Emma. Le dirò di tenere Roland e portarlo a casa, mentre io ti accompagno in ospedale.”

Elsa fece un passo indietro.

“No!” E alzò le braccia abbracciandosi il corpo .”Non ho bisogno di nessun ospedale.”

“Non credo che tu sia nelle condizioni di giudicarlo.” Gli occhi di lui la percorsero , notando che faceva fatica a stare in piedi. “Potresti avere una costola incrinata o Dia sa cos'altro”

Lei chiuse gli occhi.

“Lo saprei se fosse così. Ho solo bisogno di sdraiarmi e...” Ma mentre parlava, si appoggiò al mobile della cucina.

“Hai bisogno di molto più di questo, dannazione!” Furioso con Will Scarlet, frustrato dai continui dinieghi di Elsa e preoccupato per la sua sicurezza, si passò le mani fra i capelli, riflettendo.

“Almeno vieni con me alla fattoria dove sarai al sicuro.”

Lei ebbe solo un attimo di esitazione, poi diede a Killian una lunga occhiata.

“Va bene. Lascia solo che prenda le carte di credito e il libretto degli assegni...”

Anche se non voleva che lei restasse in quella casa un istante più del necessario, lui annuì ed entrò in salotto, lasciando aperta la porta per poter vedere chi si stesse avvicinando alla casa.

Quando lei si voltò, la prima cosa che Killian notò fu il modo cauto con cui lei camminava , poi vide il sangue sul dietro dei suo calzoni di lino.

“Aspetta un attimo.” Le prese le braccia, dolcemente, e la fece accomodare su una sedia, notando la smorfia.

Stranamente, invece che confondergli i pensieri, la rabbia gli rese la mente ancora più lucida del solito.

Avrebbe potuto uccidere Scarlet.

Senza alcuna esitazione.

Senza ombra di rimorso.

Lui le si inginocchiò davanti, tenendole le mani.

“Quel bastarco ti ha violentata vero?”

Lei distolse gli occhi imbarazzata.

“Un uomo non può violentare la propria moglie...”

La risposta di Killian fu un'imprecazione detta a denti stretti.

“Figlio di Puttana... Maledetto Figlio di puttana! E va bene. Lasciamo perdere l'ospedale. Ma io faccio venire il dottor Whale alla fattoria da Emma. E' importante che lui ti visiti, così che tu possa sporgere denuncia.”

Lei ebbe un sospiro stanco e scosse la testa.

“Non siamo in America, Killian. Qui le cose sono un po' diverse. E anche se io volessi ammettere con il sergente Graham quanto sono stata sciocca a sposare un uomo così violento, lui non partirebbe alla carica per arrestare Will.”

 

Killian sempre difronte a lei, stava lottando contro le sue emozioni, che lo stavano letteralmente dilaniando.

“Dannazione, qui non si tratta dell'errore che hai fatto a sposare quell'uomo, o a restare con lui dopo aver scoperto com'era in realtà. Si tratta di uno schifoso bastardo che picchia donne e bambini. Non puoi aver fatto niente, niente, per meritare questo Elsa.”

Lei distolse il viso martoriato.

Finse grande interesse per il quadro appeso al muro, che incorniciava uno dei suoi cavalli vincitore per tre volte della corse più importante della Gran Bretagna.

Killian le prese dolcemente il mento tra le dita.

“Non meriti questo” le sussurrò.

Lei chiuse di nuovo gli occhi e una lacrima silenziosa le rotolò sulla guancia.

“Hai ragione, suppongo. E mi farò visitare dal dottor Whale, ma non voglio chiamare la polizia. Questa è una questione di famiglia e voglio che resti tale.”

“Bene” E dato che oramai si sentiva membro della famiglia, Killian era pronto a prendere in mano la cosa.

“Dimmi dove tieni le carte di credito, gli assegni e ciò che ti serve, te li andrò a a prendere io e poi ce ne andremo da qui.”

“Il libretto è fissato con del nastro adesivo dietro una foto di Roland, sul muro della mia camera da letto. La carta di credito è nascosta in un cassetto del comò.” Brevemente gli disse dove trovare qualche indumento pulito e un borsone dove mettere tutto.

Appena entrò nella camera da letto che sembrava essere devastata da un'orda di barbari, Killian si rese conto di cosa avesse provocato la violenza di Will.

L'uomo era ovviamente tornato in cerca di denaro.

Denaro che a quanto pareva , Elsa era pronta a poteggere a costo della vita.

Quaranta minuti dopo la donna era sdraiata nel piccolo letto di Emma e beveva una tazza di tè forte che le aveva preparato una preoccupata, ma efficentissima Cora.

Stavano aspettando il dottore.

“Non capisco perchè tu abbia chiamato qui August?” Chiese Elsa a Killian.

“Devo anadare per un po' al villaggio e non voglio lasciare te e Cora qui, sole, nel malaugurato caso in cui tuo marito venga a cercarti.”
“Ah , l'americano che gioca a fare il Bruce Willis della situazione.” mormorò lei, con uno sprazzo dell'umorismo che lo scrittore tanto apprezzava.

“E' un lavoraccio.” Nonostante le circostanze, lei incurvò la bocca in un sorriso. “Ma qualcuno deve pur farlo.”

Elsa rise come lui aveva sperato. Poi tornò subito seria.

“Vai a cercare Will, vero?”

Per un attimo lui pensò di mentire, poi annuì.

“Non è una responsabilità tua.”

“Sei parte della famiglia, e ora lo sono anch'io.” Si limitò a dirle.

Sentì il rumore dei pneumatici di una moto, sulla ghiaia e scese incontro ad August Booth, che era seguito dal dottor Whale.

Il veterinario gli pose una mano sul braccio, lo fissò e disse solo

“E' da Granny...” Già sapeva a chi si riferiva.

E mentre mise in moto l'auto, un'idea iniziò a farsi strada nel suo cervello: la sua peggior paura, quella di essere troppo simile a suo padre, stava per realizzarsi.

Solo quel mattino, stupidamnete si era illuso che sarebbe stato tanto fortunato da invecchiare accanto alla donna che amava .

Ora c'era la terribile possibilità che , di nuovo, un atto brutale, potesse costargli il suo lieto fine.

Ma quello non era il momento di preoccuparsi per se stesso.

Ci avrebbe pensato in seguito.

Prima, aveva un conto da regolare.

 

 

Pioveva quando Killian arrivò a Castlelough.

E non era una pioggia lieve, ma un temporale cupo come il suo umore.

Una collera che aveva scordato di saper provare gli bruciava nelle vene.

I ricordi tornavano, riempendogli la mente come fumo. Le botte di suo padre, le urla di sua madre, la raccapricciante notte in cui un bambino era saltato alla schiena di un bruto nel futile tentativo di fermare un assalto che era finito con una bottiglia di whisky, calata come una ascia sulla nuca di sua madre.

Riusciva ancora a sentire quel suono orribile: un tonfo sordo, come di un melone che cadeva dal frigorifero e si spaccava a terra.

Aveva ancora negli occhi il sangue. Sangue sul pavimento, sangue sui capelli di sua madre, sangue sulle proprie mani, mentre cercava di arrestare l'emorragia, sangue sulla propria camicia, quando si era inginocchiato accanto a lei e l'aveva tenuta tra le braccia come una bambola rotta.

E così, all'età di nove anni, Killian aveva imparato a non aspettarsi niente di buono dalla vita.

Era stato proprio questo atteggiamento a permettergli di prendere le distanze dalla realtà durante i terribili anni che erano seguiti al brutale assassinio di sua madre.

Aveva sviluppato un proprio sistema di difese.

Mai fidarsi, mai lasciare che qualcuno gli si avvicinasse troppo, essere sempre pronto a mettere fine ad una relazione se minacciava di diventare troppo coinvolgente.

La tattica aveva funzionato per anni, consentendogli di tenere al sicuro il proprio cuore sotto uno spesso strato di ghiaccio.

L'unica cosa che non aveva previsto era che sarebbe venuto in Irlanda, in questa magica terra, e avrebbe incontrato una donna che possedeva un lanciafiamme così potente, da sciogliere tutto quel ghiaccio che aveva nel petto.

Al Granny's, il piacevole brusio delle conversazioni si spense nell'istante in cui Killian spinse la pesante porta di quercia. Tutti gli occhi, nel pub, si fissarono su di lui.

Tutti, tranne quelli di Will Scarlet, che era seduto al suo solito posto, all'estremità del lungo bancone, chino su una bottiglia di whisky.

“Scarlet” La voce bassa di Killian suonò come una sirena d'allarme in una stanza tanto silenziosa che si sarebbe sentito cadere un cerino.

Il violentatore di Elsa alzò il viso, gli occhi freddi ed inespressivi come quelli di un serpente.

“Bene bene...” Mormorò. “Il fottuto, ricco amricano che si scopa le nostre donne. Che cazzo vuoi Jones?”

“Parlare con te. Fuori. Dove non correremo il rischio di danneggiare l'arredamento del locale."

La bocca crudele di Will , si storse in un sogghigno.

“ Ah! Così vuoi attaccare briga, non parlare. “ Scarlet tornò a riempirsi il bicchiere e lo scolò d'un fiato.

“Sei tu quello che ha attaccato briga” Tenne a precisare Killian ,con una calma era ben lungi dal provare. “Quando hai deciso di pestare a sangue Elsa.”

Un basso mormorio si diffuse nella stanza.

Il sogghigno fu sostituito da un cipiglio.

“Che dannato diritto hai tu intrometterti tra un uomo e sua moglie?”

“Anche se le violenze domestiche fossero un fatto strettamente famigliare, cosa che non credo, il diritto lo avrei ugualmente. Dato che Emma è cognata di Elsa, e che io intendo sposarla.”

Il sogghigno era tornato.

“Così mi hanno detto i ragazzi” Il tono sarcastico e provocatorio.

Killian non riusciva a decidere se Will fosse l'uomo più stupido della Terra o semplicemente avesse istinti suicidi.

“Stavamo proprio discutendo l'interessante fatto che solo un mese fa la vedova Swan sembrava in grossi guai con la sua fattoria , mentre ora...”Una sgradevole risatina accompagnò il resto della frase “A quanto pare aprire le gambe ad  un ricco ,lurido americano ha dato i suoi frutti.”

Killian vide rosso.

Letteralmente.

Turbinò davanti ai suoi occhi, come il sangue di sua madre tanti anni prima.

Un attimo dopo stava tirando giù Will dallo sgabello del bar, prendendolo per il collo della maglietta

“Hai esattamente due secondi per scusarti, bastardo” Sibilò “Altrimenti ti ucciderò .”

“Ci vorrebbe un uomo con le palle, americano! Non una mezza sega come te!” E mentre sputava in faccia allo scrittore, Scarlett gli sferrò un colpo al basso ventre.

Il pugno dell'uomo era come una mazza.

Killian sentì il fiato lasciargli i polmoni.

Il velo scarlatto davanti ai suoi occhi si scurì.

Con un ruggito si buttò sull'irlandese, i pugni stretti che colpivano, sinistro, destro , sinistro...

E ogni colpo era per Emma.

Per Elsa.

Per Roland.

Salvando pinte di birra, i clienti del bar si ritirarono ai margini della sala per guardare la scazzottata-

Scarlett era un po' più massiccio , ma la suas forza era brutale , privo di tecnica. I suoi colpi casuali.

“Andiamo Scarlet!” Lo schernì Killian a un certo punto. “Sai fare di meglio. Ma forse sei più abituato a picchiare donne e bambini indifesi, piuttosto che qualcuno che si avvicina alla tua taglia.”

Il ringhio dell'irlandese parve quello di un animale ferito.

Will abbassò la testa massicia e si lanciò alla carica , colpendo Jones alle costole, e finendo a terra con lui in un groviglio di braccia e gambe.Rotolarono per la sala , sferrandosi pugni alla cieca.

“Emma non ne vale la pena. Suo marito diceva sempre che scopare con lei, era come scopare con una monaca... Argh!” Killian mise a segno un colpo sul naso dell'uomo .

Il suono di ossa rotte fu seguito da una sfilza di imprecazionbi.

“Ma forse ora quella puttanella ha imparato qualche interessante giochino...” Scarlet si pulì il fiotto di sangue che gli era uscito dal naso col dorso della mano.

“Penso che quando avrò finito con te, andò a fare un salto alla fattoria, ho proprio voglia di fottermi una sgualdrina dai capelli biondi oggi.”

La volgarità di quella minaccia spezzò l'ultimo barlume di autocontrollo a cui Killian era aggrappato.

L'odio che aveva dentro di sé, e che aveva passato la vita ad ignorare, esplose dentro di lui come lava incandescente di un vulcano.

Si mise a cavalcioni di Scarlett, lo schiacciò giù e cominciò a colpire.

E a colpire.

E a colpire.

Con pugni rapidi e brutali.

Non si accorse delle urla allarmate delle persone,.

Non si accorse di Granny che chiamava il Sergente Graham.

Killian sapeva solo che Scarlet rappresentava tutto ciò che lui aveva sempre odiato nella vita, e che non si sarebbe fermato finchè non avesse ottenuto vendetta.

Per sua madre, per Elsa e per un bambino di nove anni che aveva inutilmente cercato di salvare la vita della madre e non ci era riuscito.

Alla fine ci vollero cinque persone, l'aiuto barista, il sergente Grahm e tre forzuti clienti , per strappare l'americano , che sembrava aver perso la testa, dall'irlandese semisvenuto.

“Accidenti, stava per farlo fuori!” gridò quasi Granny

“Sì...” Killian si chinò, si mise le mani sulle ginocchia e inspirò a fondo, rendendosi conto dell'errore quando sentì le costole bruciargli dal dolore.

Emma non mi avrebbe mai perdonato se avessi dovuto sbatterti in cella per omicidio volontario.” disse il Sergente. “ Sali in macchina . Ti porto in ospedale.”

Killian voleva obbiettare.

Aveva già aperto la bocca per parlare. Non vide Scarlet alzarsi alle sue spalle.

Un pugno come un macigno, scese sulla nuca dello scrittore.

Le sue gambe già malferme cedettero.

Poi tutto si fece nero.

Era svenuto.

 

 

Si era risvegliato sul lettino del pronto soccorso con una flebo infilata nel braccio.

Subito il cervello appariva confuso ma poi, come un lampo nel cielo notturno, tutto gli tornò alla mente.

Emma era accanto a lui.

Gli accarezzava i capelli incollati alla testa dal sudore.

Lui non la guardò.

Disse solo che voleva andare a casa e si strappò la farfallina dalla vena, provocando un vistoso sanguinamento.

La giovane cercò di protestare ma lui fu irremovibile.

Killian non la guardò mai durante tutto il tragitto.

Lei gli teneva la mano, ma lui non proferì una sola parola.

Guardava fisso, oltre il parabrezza, senza vedere la pioggia che cadeva.

Una volta alla fattoria le cose non cambiarono.

Killian continuava a non parlare.

Elsa gli andò incontro , abbracciandolo, ma lui non ricambiò la stretta.

Entrò e fece i gradini a due a due fino alla stanza da letto.

Emma lo guardava dal basso salire le scale, dubbiosa sul da farsi.

“Seguilo. Vai da lui” Le disse Cora, incoraggiandola con una lieve spinta.

E così lo seguì nella stanza da letto, cercando un modo, uno qualsiasi, per farlo parlare.

Ma non c'è ne fu bisogno.

Una volta entrata, lei si chiuse la porta alle spalle e fu allora che lui parlò.

Tre parole.

Tre uniche, sole parole.

“Me ne vado”.


Ciao a tutti!!!
Inizio scusandomi:
Ho trattato un argomento delicato come la violenza sulle donne e spero davvero di non aver urtato nessuno. Non è facile scrivere di queste che purtroppo stanno diventando delle realtà quotidiane.
Ho usato un linguaggio scurrile nel far parlare Will e Killian, e anche qui mi spiace, ma è il personaggio che lo richiedeva.
e infine mi scuso per... far andare via Killian.... eh sì, alla fine le sue paure stanno avendo la meglio sull'amore che prova non solo per Emma , ma per tutta la sua famiglia.
Mancano solo due capitoli alla fine , spero di cuore che mi accompagnerete nelle ultime curve di questo percorso che stiamo percorrendo insieme.
Grazie di cuore , davvero tantissimo a tutti voi, in particolare a chi ogni volta trova il tempo e la voglia di lasciarmi i propri pensieri, siete davvero delle grandi!
A presto
Gra

 

 

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Capitolo 19
*** Decisions ***


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“Non dirai sul serio?!?” Impietrita, Emma guardava Killian vuotare i cassetti e buttare tutto in valigia.

“Mi dispiace” Cristo, era un eufemismo.

Il problema era che non c'erano parole per descrivere quello che provava.

“Ho cercato di metterti in guardia.”

Maglioni caddero su camicie, calzini si aggrovigliavano ai jeans.

La felpa di Killian era sporca di sangue, in parte suo, in parte di Scarlet, ma lui non voleva perdere tempo a cambiarla. “Ti ho pur detto che non ero un uomo buono. Sono il cattivo Emma.”

“Questo non è vero! “ Non sarebbe ricorsa alle lacrime, si giurò la giovane donna. Neanche se avesse pensato che quell'antico espediente femminile potesse fargli cambiare idea. “Tu sei buono. Sei un eroe! Hai difeso Elsa...”

“Per poco non ammazzavo un uomo Cristo Santo!”

“No!” Lei scosse la testa con decisione “Non lo avresti mai fatto Killian.”

“Lo avrei fatto, se non me lo avessero tolto dalle mani.”

“Eri furioso per quello che aveva fatto ad Elsa. E avevi ragione di esserlo. Ci sono molte volte in cui mi sono augurata la morte di Will.”

Voleva, doveva convincerlo.

“Tu non riesci proprio a capire, vero?” Gli occhi la fissarono, vuoti. L'azzurro sembrava essere stato sostituito da un coloro cupo, come il buio della notte. “Un conto è augurarsi qualcosa, Swan. Un altro spaccare la faccia di un uomo a forza di pugni.”

“Non sei stato l'unico a picchiare. E non hai iniziato tu.” Il suo cervello stava passando in rassegna tutte le cose che poteva dirgli per fargli capire l'errore che stava commettendo.

“Ogni uomo presente in quel pub può dirti che non sono entrato lì per fare conversazione con Scarlet. Ero andato per ridurgli in poltiglia il cervello.”

“Il che sarebbe stato difficile, dato che non ne ha.” Provò ad ironizzare lei.

Killian scosse la testa.

“Non stai prendendo questa cosa sul serio, dannazione.”

“Certo che sono seria! Come faccio a non esserlo quando l'uomo che amo, l'uomo che dice di amarmi, minaccia di lasciare tutto quello che abbiamo costruito insieme?”

“Io ti amo! “ L'unica cosa che lui rifiutava di fare era mentire, anche se avrebbe potuto rendere le cose più facili ad entrambi. “Ti amo più di quanto avrei mai creduto possibile. E so, che anche se vivessi fino a trecento anni, non proverò più lo stesso per un'altra donna. Tu sei e resterai il mio unico, lieto fine...”

La voce di Emma suonava strana anche alle sue orecchie

“Non voglio contraddirti Killian , ma hai un modo ben strano di dimostrare il tuo amore.”

Gli girava la testa, forse per i pugni o per la decisione presa, ma lo scrittore dovette sedersi sul letto.

“So che sembra così , ma credilo o no, è proprio perchè ti amo, che ti lascio. Prima di poterti fare del male. O farne ad Henry. Sono un uomo violento, Emma vengo da una razza di violenti. Mi ero illuso di aver superato il passato.” Si passò una mano tra i capelli, trasalendo quando le sue dita incontrarono il bernoccolo che Will gli aveva procurato con quella pesante bottiglia di Jameson. “Ovviamente mi sbagliavo”.

“NO!” Su questo punto , Emma fu molto chiara, poi si affrettò ad aggiungere. “Non ho parole per dirti quanto mi dispiaccia per tua madre.” Le aveva raccontato la storia della sua vita, una delle sere che erano abbracciati nel letto.

In quel momento gli sembrava che tutti i fantasmi del passato fossero scomparsi, spazzati via dalle calde braccia di quella dolce donna irlandese.

“Quello che ti successe fu atroce. Nessun bambino dovrebbe soffrire così, Killian. E mi si spezza il cuore sapere che non avesti degli adulti , nella tua vita, che potessero proteggerti da tanta brutalità.” Si strinse le mani.

“Come tu oggi hai protetto Elsa e Roland.”

Lui sapeva dove lei volesse arrivare.

“Ciò che ho fatto, usare la violenza per rispondere alla violenza, non è giusto.”

“Non in condizioni normali. Ma forse è l'unica cosa che un uomo come Will capisce. Passerà molto tempo prima che torni ad alzare un dito su sua moglie, o su qualsiasi altra donna.”

Quelle parole colpirono l'attenzione di lui.

“Elsa non resterà con lui, vero?”

“No. Ma anche se ora abbiamo il divorzio in Irlanda, non è una cosa facile ottenerlo Anche nelle migliori delle circostanze, con un accordo da entrambe le parti, richiede cinque anni di separazione. Non che a Elsa interessi, dato che non ha nessuna fretta di mettersi con un uomo.”

Lo scrittore annuì

“Merita di meglio. E anche tu.” Emma roteò gli occhi

“Così siamo tornati al punto di partenza. La tua assurda fissazione di non meritarmi.” Sospirò lei.

Si inginocchiò davanti a lui, posandogli la mano su una coscia.

“Oh Killian ...Non sei uno dei cavalli di mia cognata. Sei un uomo, sei dotato di una tua volontà. Hai l'intelligenza per fare le tue scelte. Solo perchè tuo padre era un uomo crudele e brutale...”

“Che usava i pugni invece di discutere.” Le ricordò lui, abbassando lo sguardo sulle proprie nocche gonfie e spellate.

“No.” Lei scosse di nuovo la testa. “Non capisci? Tuo padre era come Will! Tu non hai nulla in comune con nessuno di loro.”

Come avrebbe voluto crederle!

“Non posso correre il rischio... Non con te, con voi.”

“Questo non dovrei esserlo io a deciderlo, Mr Jones?”

Toccò a lui scuotere la testa. Risoluto

“No. Non è facile crescere un ragazzino. Un giorno Henry potrebbe farmi perdere il controllo. E io potrei colpirlo istintivamente. O forse tu e io potremmo avere una discussione. Sai essere una donna testarda, Emma , quando vuoi e...”
Lei continuava ad accarezzargli la coscia.

“Lo so. Cercherò di migliorare. Non sei l'unico ad avere difetti.” Provò l'accenno di un sorriso.

“E hai l'abitudine ad interrompere quando un poveretto prova a spiegare un concetto.” Borbottò lui.

“Solo quando il concetto è una emerita stupidaggine” lo rimbeccò

“Non è una stupidaggine.” Lui abbassò lo sguardo sulle loro dita che nel frattempo si erano intrecciata sulle gambe. Si portò la mano di lei alle labbra.

“Ti amo infinitamente Emma. E se mai, MAI, dovessi alzare anche un solo dito su di te, mi ucciderei.”

“Non faresti mai una cosa simile !”

Lei alzò il mento, in quel modo che gli faceva sempre venire voglia di baciarla.

“Lo so che non lo faresti mai, perchè ti conosco Killian Jones. Ci scommetterei la mia vita.”

Lo scrittore chiuse gli occhi stringendoli.

“Non capisci? E' proprio quello che faresti.” Questa volta lui sorrise.

Ma non c'era allegria in quel sorriso.

Era , pensò Emma, il sorriso più triste, che lei avesse mai visto in vita sua.

Anche più triste, di quella sottile cicatrice bianca che, ora lo sapeva ,era stata lasciata sul suo bel volto, dalla cinghia del padre.

“No” lui lasciò andare la mano di lei e si alzò in piedi. “Non correrò il rischio. Non ti permetterò di correre il rischio. Ti amo Emma. E ti amerò per sempre.”

E con quelle parole se ne andò.

Dalla finestra , Emma guardò la BMW girare l'angolo e sparire dietro il muretto di pietra a secco che separava la fattoria dalla strada.

Aveva detto che se ne andava perchè non voleva farle del male. Il suono roco che le sfuggì dalle labbra era metà risata e metà singhiozzo.

Non si rendeva conto che era proprio quello che aveva fatto?

Non capiva che le aveva ferito il cuore più profondamente che se gliele avesse trafitto con le antiche spade del castello di Kilkenny?

Coprendosi il volto con le mani, Emma finalmente cedette alle lacrime che tratteneva da quando era arrivata all'ospedale e aveva scoperto che l'uomo che amava era tornato a rinchiudersi nel suo oscuro e gelido guscio.

Non aveva modo di sapere che, mentre lasciava Castlelough, Killian non poteva fare a meno di pensare che si stava lasciando alle spalle , la parte migliore di tutta la sua vita.

 

 

“Killian tornerà.” Henry si stava versando la cioccolata calda in una delle tazze preparate sul tavolo.

“Tesoro...” Emma si voltò dai fornelli, cercando di decidere se fosse meglio lasciare che il figlio continuasse ad illudersi o troncare le sue speranze con la triste realtà.

”Io non ci conterei troppo.” Disse dolcemente.

“Tornerà” L'espressione di Henry era fiduciosa, come lo era sempre stata nelle ultime settimane. “Ieri sono stato al lago e... beh la Signora mi ha parlato...” Non alzò gli occhi dalla cioccolata.

Emma si voltò di scatto, il cucchiaio con cui stava cucinando lasciato a mezz'aria.

“Mi ha detto che Killian ha dei fantasmi da esorcizzare prima di poter far parte della nostra famiglia.”

La madre lo fissò sbalordita da tanto acume.

“Non so cosa dirti...” Sussurrò in tutta onestà.

Non avendo mai mentito a suo figlio, non intendeva incominciare proprio allora.

“Non occorre che tu dica niente mamma. Dobbiamo solo essere pazienti. Lo ha promesso la Signora.”

E con queste fiduciose parole, Henry finì di bere la sua cioccolata.

 

 

All'altro capo del mondo, Killian era seduto sulla terrazza di casa sua e guardava l'oceano.

L'acqua azzurra e limpida gli ricordava Emma.

Ma del resto tutto in quei giorni gli ricordava Emma.

“Ti rendi conto , naturalmente, che stai diventando noioso.”

Lui lanciò un'occhiata a Milah, che era seduta accanto a lui, i piedi nudi appoggiati sulla balaustra e le lunghe gambe abbronzate esibite in tutta la loro bellezza da un paio di calzoncini bianchi.

“Mi spiace di non essere una compagnia migliore.”

“Oh non scusarti.” lei bevve un sorso di vino bianco e sorrise dolcemente sopra il bordo del bicchiere. “Ho sempre ammirato ammirato il fatto che tu non abbia mezze misure, caro. E il modo in cui ti sei comportato da quando abbiamo lasciato l'Irlanda è il miglior esempio di autocontrollo che io abbia mai visto in vita mia.”

L'unica risposta di Killian fu una colorita imprecazione. Bevve un lungo sorso di tè ghiacciato.

Era diventato la sua unica bevanda in quelle ultime due settimane, poiché temeva che se avesse cominciato a bere, non avrebbe più smesso.

“Perchè diavolo non torni da lei?” Gli domandò l'attrice, non per la prima volta.

“ Invece di continuare a fare infelici entrambi. Per non parlare di quel povero ragazzino. Deve sentirsi tradito.”

Killian non voleva pensare a Henry.

Era già abbastanza penoso sognare il suo faccino tutte le notti.

“Ti ho già spiegato tutto.”

Non era stato facile aprirsi con lei, confidare di nuovo la storia della sua vita.

Ma aveva sentito il bisogno, terribile, di confidarsi con qualcuno.

E sorprendentemente, Laura, si stava dimostrando un'ottima amica.

“Lo so.” Lei sospirò e scosse la testa “ E credo che sia la scusa più ridicola per piantare in asso una donna , che abbia mai sentito.”

“Questa è la tua opinione.”

Lei lo guardò, poi mise giù le gambe e si alzò.

Pensando che tornasse in casa a riempirsi il bicchiere vuoto, Killian riportò lo sguardo sul riflesso del sole sull'acqua.

Era magnifico!

Peccato che fosse l'Oceano sbagliato...

Chiuse lentamente gli occhi, per illudersi di essere ancora là, dove era stato finalmente felice.

A un tratto udì uno schiocco e sentì un pungente bruciore alla guancia.

Si portò la mano alla pelle arrossata e alzò di scatto lo sguardo su Milah.

“Ma che...? Perchè lo hai fatto?” le chiese senza rancore.

“Era un test” Sorridendo, lei alzò la mano e gli schiaffeggiò con forza, anche l'altra guancia. “Consideralo una specie di esperimento scientifico.”

“Ma di che diavolo parli?” Era confuso.

“Ti ho picchiato.” Gli fece notare l'attrice “E tu non hai alzato un dito contro di me.”

“Per forza!” Killian cominciava a capire dove lei volesse arrivare, con quel suo trucchetto da psicologa dilettante.

“Non ti sembra interessante?” Lo schiaffeggiò di nuovo, questa volta con tanta forza da fargli girare la testa. “Si direbbe che un uomo con tendenze genetiche violente come le tue avrebbe dovuto provare il bisogno di reagire.”

“Milah non funziona.”

“E perchè no?” lei inarcò un sopracciglio perfetto “Credevo mi avessi detto che non eri riuscito di impedirti di pestare a sangue quel bruto, seviziatore di mogli...”

“E' diverso” Scosse la testa lo scrittore “Tu non sei come Scarlett”

“Oh, questa è una notizia interessante.” Lei incrociò le braccia sul petto. “E, se posso azzardare un'ipotesi, non credo lo sia nemmeno Emma Swan. O suo figlio. O qualunque altro bambino.”

Quando Killian non rispose, lei gli posò la mano sul braccio.

“Tu non faresti mai del male a quei due, Killian. Lo so. E sono convinta, che nel profondo del cuore, lo sai anche tu.”

“Allora, di me, ne sai molto di più di quanto non sappia io.”

Lei rise piano.

“Non hai nemmeno avuto l'istinto. Il tuo pugno non si è contratto nemmeno un attimo. L'ho guardato.” Disse lei, vedendo che lui abbassava lo sguardo sulle proprie mani. “Hai permesso a quel sadico, bastardo di tuo padre di controllare i primi trentacinque anni della tua vita. Sei troppo intelligente, e Emma troppo speciale, perchè tu gli permetta di controllare anche i prossimi trentacinque.”

Lui esitò.

“Ci penserò...” Mormorò

Lei sorrise , poi gli posò un bacio sulla guancia che ancora portava l'impronta rossa delle sue dita.

“Fallo caro.”

 

 

Killian Jones era un uomo straordinariamente intelligente.

Per questo era una totale sorpresa per Emma , che potesse essere così ottuso riguardo ad una cosa tanto semplice.

Tanto importante.

Lei aveva cercato di essere paziente, di dargli il tempo di rendersi conto dell'errore madornale che aveva commesso, ma ogni giorno che passava, temeva che il muro che aveva cominciato a sbriciolarsi durante il soggiorno a Castlelough, tornasse a rafforzarsi.

Si facesse più alto, questa volta. E più spesso.

Per questo, tre settimane dopo la partenza di Killian dall'Irlanda, mentre giaceva sola, nel suo letto con addosso la maglietta che lui aveva dimenticato in un cassetto, capì quello che doveva fare.

Sarebbe andata in America e lo avrebbe convinto che erano fatti l'uno per l'altra.

E poi gli avrebbe detto che era disposta a lasciare l'Irlanda e a vivere in California con lui.

“Mi rendo conto che non sarà facile.” Disse alla sua famiglia, mentre erano seduti tutti a tavola,la domenica all'ora di pranzo. “Peter, capisco che tu non voglia cambiare i tuoi progetti universitari. Né devi farlo.”

“Non preoccuparti” Disse Cora . “Lo terrò d'occhio io. E potrà venire a trovare te e il resto della famiglia in California. Non è che il tuo futuro marito non possa permettersi il biglietto aereo.” Disse con sarcasmo.

Emma guardò sua nonna.

“Sei sicura di non voler venire?”

“Ho vissuto più di ottant'anni in questa fattoria, cara. Le mie radici affondano troppo nella torba per poterle trapiantare sulla sabbia della California. Ma sta pur certa che verrò in America per il battesimo di tutti quei bellissimi bambini che tu e Killian metterete al mondo.” promise la donna.

Anche se il pensiero di lasciare la sua adorata nonna le appesantiva il cuore, Emma non potè fare a meno di sorridere.

“E tu Wendy?” Chiese a sua sorella. “ Mi rendo conto che non sarà facile lasciare le amiche nel tuo ultimo anno di scuola. Se preferisci restare...”

“No.” Wendy scosse la testa con decisione. “Anche se è vero che preferirei restare qui, la California ha i suoi aspetti positivi. E magari Killian potrebbe aiutarmi a trovare lavoro nell'industria cinematografica.”

Quello del cinema non era l'argomento preferito di Emma.

Ma allo stesso tempo era sollevata dall'idea di non lasciare a Cora la responsabilità delle intemperanze adolescenziali della sorella.

Infine Emma guardò verso suo figlio, che continuava tranquillamente a masticare la sua fetta di Currant Squares.

Lui alzò gli occhi verso la madre e a bocca piena disse.

“Di me non preoccuparti, mamma. Io verrò in America senza nessun problema. Ho voglia di scoprire se anche là ci sono Creature come la nostra Signora. Solo... potremmo portare Maeve con noi?”

Emma sorrise e arruffando i capelli al figlio parlò con la voce rotta dall'emozione.

“Credo che sia una bellissima idea!”

 

 

Era la sera prima della sua partenza per la California.

Emma aveva deciso che sarebbe andata da sola, e avrebbe fatto mandare a prendere il resto della famiglia non appena avesse appianato le cose con Killian.

E adesso era arrivato il momento degli addii che aveva rimandato fino all'ultimo.

“Di a quel tuo americano, che se non farà di te una donna onesta, dovrà vedersela con me. “ Disse con finta cattiveria August.

Lei rise.

“Glielo dirò.” Le si incrinò la voce e gli occhi le si riempirono di lacrime quando buttò le braccia al collo dell'amico d'infanzia.

“Ti voglio bene August. E mi mancherai terribilmente.”

“Verrò a trovarti. Anzi magari farò proprio in America il viaggio di nozze.” La voce sembrava aver trovato un tono più entusiasta.

“Noi torneremo per Natale.

Si abbracciarono di nuovo. Poi asciugandosi le lacrime, Emma guidò fino alla fattoria di Elsa.

“Mi mancherai” Disse la cognata, porgendole una tazza di cioccolata alla cannella.

Dopo la sua separazione da Will, Elsa aveva iniziato a sbocciare come un fiore selvatico le cui radici avevano finalmente trovato l'acqua dal sottosuolo.

“Non più di quanto tu mancherai a me.” Gli occhi di Emma si inondarono nuovamente di lacrime. Buttò giù un secondo sorso della bevanda scura, cercando di deglutire il nodo che aveva in gola. “Ho promesso alla nonna che torneremo a Natale.”

“Ci concederemo una giornata di shopping a Galway” Scherzò Elsa “ Pensa come ci divertiremo a spendere i soldi del tuo ricco marito!”

Mentre Emma rideva, una lacrima le rotolò giù dalla guancia.

“Ci sentiremo tutti i giorni! E faremo fondere il modem per le ore che passeremo su Skype”

Si strinsero la mano.

Non come cognate, né come amiche, ma come due sorelle che avevano, fin'ora, condiviso tutto dalla vita .

“Sono così contenta per te. Killian è un uomo meraviglioso, Emma.” Ora erano gli occhi di Elsa ad avere un luccichio sospetto.

“Sì” Disse semplicemente l'amica.

Nessuna delle due aveva più parlato della zuffa tra Killian e Will al pub.

Il litigio aveva portato allo scoperto gli abusi a cui Will Scarlet aveva sottoposto la famiglia, smascherandolo in un modo, che la gente del paese non aveva più potuto ignorare.

Come se si fosse reso conto che restare a Castlelough avrebbe voluto dire una vita d'ostracismo, Will era tornato a Donegal.

La lettera che gli aveva mandato l'avvocato di Elsa lo aveva diffidato dall'avvicinarsi alla sua famiglia, se non voleva subire un'ulteriore denuncia per percosse e violenze.

E fin'ora aveva funzionato.

Parlarono ancora un po'. Piansero ancora un po'.

“Avrai una famiglia meravigliosa.” Disse Elsa, mentre si abbracciavano sulla porta.

“Lo so.” Emma fece un sorriso triste a sua cognata. “Mi auguro solo che tu possa incontrare un uomo come Killian.”

“Chissà, forse un giorno. Ma per il momento apprezzo il fatto di stare da sola , godermi mio figlio e far prosperare la mia fattoria”

Mentre si avviavano verso il maggiolino giallo, dopo essersi scambiate un ultimo abbraccio, Emma si rese conto che finalmente sua cognata, poteva guardare al futuro senza timori e questo le rese il loro addio un po' più leggero.

Mentre vedeva i fanali tondi, sparire dietro al muretto in pietra, Elsa sorrise al pensiero di qualcosa, che neanche la sua amica ancora sapeva.

Abbracciando Emma, aveva avvertito un calore, lo stesso calore che aveva già sentito dieci anni prima quando seppe che sarebbe diventata zia.

Emma portava in grembo il figlio di Killian.


 



Ciao!!
Ecco il penultimo capitolo.
Killian se ne andato, ma ama Emma da morire.
Emma non rinuncia a lui e coraggiosamente decide di andare in America.
Vivono il loro amore in modo diverso, ma questo amore li rende uguali.
E alla fine....Boom! Ciò che ancora nessuno sa, ma solo la "magia fa capire" : Emma è incinta!
Grazie mille, sempre per leggere e recensire la storia, vi chiedo di accompagnarmi dietro l'ultima curva di questa lunga strada per vedere insieme cosa ci aspetta.
Un abbraccio
Gra

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Capitolo 20
*** Back Home ***


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Il mattino dopo, Emma camminava su e giù per il salotto, aspettando l'arrivo di August, che si era offerto di accompagnarla fino a Dublino, all'aeroporto.

Il suo trollley , pronto da due giorni, era accanto alla porta.

“Ma dove diavolo è finito quel benedetto uomo!?! Se non si sbriga farò tardi per il check-in! Che palle!” Disse esasperata

“Emma Chatrine Swan! Anche se sei nervosa sei pregata di non parlare in questo modo!” La rimproverò Cora con voce falsamente arrabbiata. L'anziana cercò poi di calmare la nipote.

“Su cara. Non è tardi.Arriverà in tempo stai tranquilla.”

Emma lanciò un occhiataccia all'orologio, chiedendosi se fosse rotto.

Avrebbe giurato che le lancette non si erano mosse dall'ultima volta che le aveva guardate.

“E' questo il problema degli irlandesi.” Borbottò “Prendono la vita con troppa calma! Non hanno il senso della puntualità.”

Con sua grande irritazione, l'unica reazione della sua famiglia fu una risata.

“Se non arriverà nei prossimi due minuti , chiamerò un taxi e... Oh! Eccolo! Finalmente!”

Alla vista della macchina che svoltava nel vialetto, Emma afferrò la valigia e spalancò la porta.

“Non è August” Disse Peter.

L'intera famiglia si raggruppò alle spalle di Emma, guardando la lunga berlina metallizzata, così diversa dalla semplice Ford di August Booth.

“Santo Cielo.” Cora si portò una mano alla gola e incontrò lo sguardo di Emma , sopra la testa castana di Henry.

“Pensi...” La donna non riuscì nemmeno a finire la frase .

Era sperare troppo.

“E Killian!!” Urlo Henry vedendolo smontare.

Emma si sentiva accaldata.

Anzi bollente.

Come se di colpo fosse volata vicino al sole.

Mollò il trolley e corse da Killian, che la prese tra le braccia sollevandola da terra e stringendola come se fosse stato via secoli e non tre settimane.

Emma non badò che ci fosse la sua famiglia a guardarli, strinse le gambe intorno ai fianchi di Killian , gli prese il viso tra le mani e iniziò a baciarlo, come se da questo dipendesse la sua stessa vita.

“Stavo venendo da te...” Gli sussurrò lei tra un bacio e l'altro.

“Lo so. Me lo ha detto August quando l'ho chiamato ieri pomeriggio da New York. Gli ho detto che ero in areoporto, che stavo tornando e lui mi ha promesso che non ti avrebbe lasciata salire su quell'aereo.”

“Io ero pronta ad ucciderlo!”

“Perchè non baci me, invece?” Le disse lui con la voce roca e il sopracciglio alzato.

Dio quanto amava quell'espressione!

“Oh sì!”

Il bacio fu come un raggio di sole per la donna.

Ma furono le parole successive di lui a far spiccare il volo al suo cuore.

“Sono tornato a casa per riprendermi il mio lieto fine.”

Emma si scostò dal suo viso per osservarlo tra le ciglia imperlate di lacrime.

Lui la sosteneva saldamente per le cosce. Non l'avrebbe mai fatta cadere, di questo ne era certa.

“Il tuo lieto fine? Parli come se fossimo in una favola.” Sussurrò

“Ma questa è una favala, la nostra favola vera. E tu sei il mio lieto fine.”

La voce era sicura.

Non un'esitazione.

Emma lo abbracciò .

Era davvero tornato e stavolta  per sempre.

 

 

Dopo circa un mese si celebrarono a Castlelough le nozze tra Emma Swan e Killian Jones.

La cerimonia si svolse nel cerchio di pietre che sovrastava l'Atlantico e come per il funerale di David, tutto il villaggio intervenne.

Emma aveva indossato l'abito di pizzo di sua madre, in testa aveva una coroncina di minuscoli gigli del Kerry. Era semplice e splendida.

Mentre s'incamminava verso il piccolo altare fatto per l'occasione, dove l'aspettavano Padre Hopper ed un emozionato Killian, la giovane donna avvertì una lieve carezza sulla guancia.

Anche se alcuni avrebbero potuto dire che era solo la brezza marina, che agitava le foglie di quercia, Emma fu certa che suo padre e sua madre, avessero raggiunto la famiglia riunita per le sue nozze.

Appena arrivò dal suo futuro marito, si guardarono negli occhi e si presero per mano , intrecciando le dita, in quel gesto che oramai era diventato il simbolo stesso della loro unione.

“Li senti Swan?” mormorò Killian . “ I tuoi genitori, sono qui. Sono venuti a festeggiare questa giornata con noi, amore mio.”

“Sì “ annuì lei. Gli occhi lucidi di lacrime e di gioia.

E, mentre ripeteva il giuramento nuziale nell'antica lingua gaelica, Emma sentì il bambino che lei e Killian avevano concepito muoversi nel suo grembo. Sapeva che era fisicamente impossibile, essendo di due mesi appena, ma lei lo avvertì chiaramente , come se anche quella nuova vita volesse festeggiare quel momento con loro.
Le tornò alla mente il momento in cui lo annunciò a Killian, circa tre settimane prima.
Gli disse che aveva un ritardo e capì subito , dal suo sguardo confuso, che lui non aveva afferrato cosa volesse dirgli.
Poi lo scrittore spalancò gli occhi e vedendola annuire la abbracciò iniziando a piangere silenziosamente.
E così, in lacrime e stretti l'uno nella breccia dell'altro , li trovarono gli altri componenti della famiglia.
Alla notizia Henry cominciò a saltellare, Cora ringraziò tutti i Santi del paradiso e i fratelli piansero anche loro dalla gioia.
Un piccolo Jones- Swan avrebbe portato la felicità,  là dove già regnava l'amore

 

Killian infilò al dito di Emma la fede Claddagh, che rappresentava due mani unite, su un cuore, sormontato da una corona : il vero amore è reso forte dall'amicizia e coronato dalla lealtà

Lo stesso anello che era appartenuto a Mary Margareth.

“Puoi baciare la sposa.” Annunciò padre Hopper, con grande soddisfazione.

“Ottima idea” sussurrò lo scrittore, suscitando le risate dei più vicini.

Poi appoggiando la fronte a quella di Emma le disse.

“Ti amo, signora Jones”

Lei chiuse gli occhi assaporando quelle meravigliose parole.

“E io amo te , signor Jones. Mio unico, vero amore.”

E mentre il sole scendeva sull'acqua, in una sfavillante luce color rubino, lui abbassò la testa .

Un sospiro di piacere aleggiò sulla folla quando le loro labbra si sfiorarono la prima volta come marito e moglie.

Poi mano nella mano, Emma e Killian Jones uscirono dal magico cerchio di pietre, verso la loro famiglia.

 

Poco lontano da lì, in quel momento del crepuscolo in cui il mondo pare sospeso tra giorno e notte, tra luce e tenebre, le dolci acque del lago di Castlelough s'incresparono e una magnifica creatura, coperta da verdi scaglie smeraldo, emerse per un istante dalle profondità color cobalto.
La Signora sorrise e poi tornò dolcemente a riposare nel fondale che da secoli la accoglieva benevolo.

Una leggera brezza si era alzata ,facendo ondeggiare le canne sulla riva .

Era un vento dolce , un vento di cambiamento .

 

 

Noi non vogliamo solo un lieto fine, ma degli inizi felici per tutti.” ( Jennifer Morrison)

 

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La fede Claddagh è uno dei simboli dell'Irlanda ed è per me il più bello in assoluto! .L’anello simboleggia la trinità di amore, lealtà e amicizia (Love, Loyalty, and Friendship o, in gaelico, “Gra, Dilseacht agus Cairdeas” . C'è anche una poesia che lo accompagna

The hands are there for friendship,
the heart is there for love.
For loyalty throughout the year,
the crown is raised above.

La foto con l'anello è la mia mano, l'anello me lo ha regalato mio marito.
Ho dato un secondo nome ad Emma, Chatrine, come la protagonista di Cime Tempestose ( la citazione della foto) e come... mia figlia.

Grazie a chi mi ha costantemente seguito e spronato in questo viaggio attraverso la bella Irlanda: Arya, Kerry, Tink, Persefone, ErinJS, Chipped Cup, Itsyouemma, e ad altre nuove amiche ( per citare solo l'ultima in ordine di arrivo, Gio) che ho avuto il piacere di incontrare.

Grazie DI CUORE alle mie SORELLE del CSGroup: Ale , Ali, Cri , Ele, Là, e Manu …
Per le consulenze, i consigli e l'appoggio incondizionato... siamo una squadra disagiatissima!!
Un abbraccio forte
Gra


 

 

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