Il cuore delle donne come il cielo d'autunno

di giropizza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


ItaSaku
Buonasera a tutti!
Ci ho sputato sangue su questa fanfiction e non è neanche venuta questo granchè, con mio rammarico; ma dopotutto credo di aver scritto qualcosa essendone soddisfatta subito una sola volta nella mia vita, in occasione di un tema in classe, e presi una bella e rossa insufficienza.
L'ho pensata sotto incitamento di Blueorchid31, con la quale abbiamo ragionato che ultimamente qui in giro non si vedono moltissime ItaSaku. E' vero che ormai Kishimoto ce le ha schiaffate in fronte con brutalità le coppie dell'amata serie ma comunque nessuno mi (ci) vieta di fantasticare.
In realtà io propenderei (sono completamente ossessionata) per il SasuSaku ma il bel tenebroso, stitico, mi piace così tanto che lo amo un po' con tutte in realtà - infatti di recente mi sono cimentata in una SasuHina - mentre, per quanto riguarda Sakura, riesco ad accettarla solo con Itachi in caso con Sasuke non vada a buon fine.
Ho messo l'avvertimento OOC perchè,... Beh vi accorgerete del perchè. Dico solo che una ItaSaku è OOC per forza, almeno per quanto riguarda Sakura e almeno secondo il mio punto di vista.
Un chiarimento per quanto concerne il titolo.
Si tratta di un proverbio giapponese e sta a significare che noi del gentil sesso abbiamo un animo mutevole. In realtà non condivido molto ma in questo caso tale frase si presta molto, in più ci ho pensato una settimana intera a 'sto cavolo di titolo e alla fine mi sono rassegnata con questo.
Ah si, quasi dimenticavo! Credo che il qui presente mio esperimento occuperà non più di tre capitoli.
Un bacione gigantissimo,

giropizza








A Blueorchid31
che tra un folletto tutto occhioni e guanciotte
un marito che la porterà a Venezia
e siero di vipera
trova il tempo anche per noi







Il cuore delle donne come il cielo d'autunno
 





- E quel che è peggio è che nemmeno si rende conto di rendere infernale la vita di chi gli sta intorno!
Era questa, secondo la modesta opinione di Sakura Haruno, la più grave colpa di Itachi Uchiha.
A suo dire egli non faceva assolutamente nulla per attirarsi l'antipatia della gente, si trattava di un tratto genetico ereditario dato che nessuno, in quella famiglia, brillava per amabilità. Eppure lui, in particolare, aveva raggiunto apici di detestabilità la cui esistenza fino ad allora era stata insospettata, come a voler ribadire anche in quel caso la sua capacità di contraddistinguersi in ogni campo.
- Secondo me è un gran figo.- commentò Ino con scarso interesse, rimirandosi le lunghe unghie sulle quali aveva appena steso uno spesso strato di smalto rosso - Anche quel musone del tuo ragazzo non scherza ma Itachi è un orgasmo ambulante!
Sakura le lanciò un'occhiattaccia inceneritrice, guardandola di traverso, e si rilassò sullo schienale della sedia incrociando le braccia al petto.
Discutere con Ino era totalmente inutile e si chiedeva perchè mai si intestardisse a tentare di farlo, ogni volta. Lei era l'esempio lampante di ciò che sosteneva da mesi, ovvero che quell'insopportabile di Itachi finiva sempre, irrimediabilmente, con l'attirare l'attenzione su di sé, rendendo ogni azione altrui del tutto superflua.
Buona parte dei suoi problemi li doveva proprio a lui. Non fosse mai che si trasferisse in Africa per sfamare i bambini poveri, visto che era così bravo, e liberasse tutti dalla sua opprimente presenza. Anche se qualcosa le diceva che sarebbe stato in grado di perseguitarli con la sua ormai nota impeccabilità anche da morto.
- Cos'ha combinato questa volta?- chiese dopo un po' Ino, soffiando sullo smalto.
- Io e Sasuke non facciamo sesso da più di due settimane...- mugulò Sakura in preda allo sconforto più nero e reclinando il capo all'indietro, esasperata.
L'amica, che fino ad allora non aveva mostrato il minimo entusiasmo per quanto detto dall'altra, alzò lo sguardo su di lei, inarcando ampiamente un sopracciglio.
- Non credo che Itachi possa essere incolpato anche delle vostre mancate prestazioni sessuali...- le fece notare.
- Si, invece! Dato che il motivo per cui non lo facciamo è che ora Sasuke è tutto concentrato a battere il record di Mr. Sonofigoeneanchemiimpegno ad un videogioco!- sbottò furente Sakura coprendosi il volto con le mani - Record che, a quanto pare, è riuscito a stabilire al primo tentativo...- proseguì mormorando da dietro le dita.
Ino non era per niente un tipo arrendevole e men che meno riflessivo eppure non le ci era voluto molto per concludere che, se Sasuke faticava così tanto a reggere il confronto col maggiore, forse doveva semplicemente rinunciare. Ok che soffriva del complesso del "primo della classe" ma qui la situazione stava veramente diventando insostenibile e sarebbe stato un sollievo per tutti se semplicemente si fosse messo il cuore in pace. Non era lui ad essere stupido ma Itachi un genio e non c'era nulla che potesse fare per cambiare le cose.
- Secondo me Sasuke soffre di gravi disturbi!- sentenziò richiudendo il tappo della boccetta di smalto.
Sakura in tutta risposta le gettò in faccia, con stizza, del cotone che l'altra aveva impregnato con acetone e una quindicina di colori diversi.
Non le piaceva che Ino traesse così tanto diletto dall'offendere a destra e a manca il suo ragazzo, mica se lo meritava. In più aveva ben poco da sputare nel piatto in cui, fino a qualche tempo prima, aveva ardentemente desiderato mangiare e Sakura non era neppure convinta che davvero ora le fosse passata. Certo, saltellava da un letto all'altro più felice di un capriolo ma questo non voleva dire assolutamente niente e quindi continuava a guardarla con diffidenza.
A necessitare una soluzione, e anche urgentemente, era però il problema Itachi Uchiha.
Dire che le faceva salire il nervoso è un eufemismo perchè se fosse stato legale l'avrebbe strangolato, molto volentieri. A scatenare davvero la sua ira era poi il fatto che fosse, avendolo difronte, impossibile da odiare perchè con quella sua espressione modesta, soave, da arcangelo pieno di buone intenzioni, tolleranza e santità sarebbe stato in grado di rendere mansueto anche un Rock Lee ubriaco, ed era noto a tutti che non vi era nulla di più temibile di un Rock Lee ubriaco.
Non è che non avesse tentato di far ragionare Sasuke, di farlo desistere da quella sua crociata ai danni della perfezione ed ineguagliabilità di Itachi ma tutto era stato inutile. Perciò ora lei si trovava lì, costretta in un'astinenza forzata e a domandarsi cos'avrebbe fatto della propria vita quella testa dura se mai fosse riuscito a darla sui denti al fratello.
Che poi tutta questa competitività ce l'aveva solo Sasuke poichè Itachi nemmeno sembrava considerarlo, e perchè avrebbe dovuto farlo? Tanto, in ogni caso, la situazione non sarebbe mai cambiata e i ruoli non si sarebbero mai invertiti.
E quell'impiastro quindi girovagava tranquillo e carico d'umiltà per tutta la casa, rendendo inutili i tentativi di sedurre Sasuke che, alla sua vista, si faceva funereo e rabbioso; come se non lo fosse già abbastanza per conto proprio.
A dire il vero tutta quella situazione iniziava un po' a scocciarla. Non era per nulla facile dover detestare una persona, che normalmente avrebbe ammirato, perchè la causa di tutti i suoi problemi sentimentali. Se era sessualmente inattiva era colpa sua, così come era colpa sua se era stressata e vittima delle continue sfuriate di Sasuke.
Aveva sperato che conseguita la laurea si trasferisse in un posto molto lontano, per fare qualcosa di molto nobile e molto redditizio e dall'alto della sua genialità ce l'aveva pure fatta a trovare un impiego molto nobile e molto redditizio. Ma siccome aveva anche culo, tra le tante altre cose, non si era dovuto trasferire da nessuna parte perchè il luogo di lavoro gli stava praticamente dietro casa.
Inutile dire che a quel punto Sakura aveva provato il forte impulso di tentare il suicidio ma già se lo immaginava Itachi, sopraggiungere in suo aiuto. Con la sua mania di trarre in salvo gattini, cani randagi e vecchiette sulle strisce pedonali era già riuscito ad evitare un orribile fine a decine di creature; quanto poteva essere diverso soccorrere una ragazza con una gran voglia di morire? Così dopo avrebbe anche dovuto essergli grata e sopportare un ancora più accentuato mal di vivere di Sasuke.
Avrebbe almeno potuto andare a vivere da solo in un grande attico che concernesse alla sua divina e santa figura e, conoscendolo, sicuramente lo avrebbe fatto. Ma quel superbo e arcigno di suo padre aveva espresso il vivo desiderio che rimanesse ancora un po' a Villa Uchiha, con somma gioia di Sakura.
Non sapeva davvero più che pesci pigliare e più di una volta aveva addirittura meditato di piantarli tutti in asso, per poi iscriversi ad un corso di yoga o aerobica e ritrovare la pace perduta. Non ce la faceva proprio però, nel profondo aveva un animo da crocerossina, e Sasuke gli faceva una gran pena. Lei non aveva proprio idea di cosa volesse dire vivere all'ombra di un fratello così brillante, era figlia unica, ma doveva essere molto doloroso considerate le instabili condizioni di quel povero diavolo del suo ragazzo.
Non le passava nemmeno per l'anticamera del cervello che il problema fosse lui e non Itachi.

Il pomeriggio si sarebbe dovuta recare a Villa Uchiha ma non è che ne avesse tutta questa gran voglia, perciò si era attardata quanto più possibile a chiacchierare con Ino.
Come se non fosse sufficiente lo stress accumulato in quei mesi di "relazione" con Sasuke, quel giorno si aggiungeva il fatto che non aveva a disposizione l'auto ed essendo il suo un ragazzo amorevole, nonostante glielo avesse fatto sapere più volte, ovviamente non se l'era badata di striscio, lasciandola a piedi come la povera scema che era.
Imprecando lungo tutto il tragitto, impiegò quasi un'ora di tempo per giungere a casa degli Uchiha dato che aveva dovuto aggirare un'asfaltatrice piazzata proprio in mezzo alle palle, come si suol dire, allungando di un bel po' la strada.
Arrivò sudata e affannata e con una gran voglia di radere al suolo quell'immensa residenza con le proprie mani.
Dopo che ebbe suonato il campanello e l'ebbero identificata tramite le telecamere, il grande cancello in ferro battuto si spalancò dinanzi a lei e, giunta all'ingresso, fu il maggiordomo ad accoglierla.
- Buon pomeriggio, Sakura-san!- la salutò scostandosi per permetterle di entrare.
- Quante volte gliel'ho detto di smetterla con quel suffisso, Signor Harada? Lei è molto più vecchio di me.- disse parecchio stizzita. Odiava tutte le formalità e, ovviamente, in quella casa era costretta a rispettarle.
- Mi scusi!- rispose l'anziano prostrandosi in un piccolo inchino.
- Pff!- sbuffò Sakura - Mi scusi lei ma non vedo l'ora che questa giornata finisca, va tutto storto!-
C'era davvero da impegnarsi molto per trovare qualcosa di positivo in tutto quel suo soffrire e, constatò con amarezza, ogni vantaggio era di natura materiale.
Non che si fosse innamorata di Sasuke perchè ricco e dotato di casa con piscina ed idromassaggio annessi, certo che no. E non incideva neppure più di tanto che fosse bello come un Dio greco o che la sua popolarità fosse schizzata alle stelle da quando stavano insieme.
Lei lo amava perchè era... Perchè era... Beh, qualcosa era sicuramente, questo poco ma sicuro!
Doveva pur aver qualcosa di speciale anche se non aveva ancora ben capito di che si trattasse, altrimenti avrebbe potuto innamorarsi di Itachi, ad esempio.
Era preoccupante ormai quanto sovente si ritrovasse a fare questo tipo di paragoni ma si era convinta che fosse inevitabile, dato che constantemente su di loro aleggiava la sua beata presenza.
Harada-san la informò che Sasuke era uscito a svolgere alcune commissioni e che sarebbe rientrato a breve ma lei, che non era poi così idiota, ne dubitava fortemente. Conoscendolo ora se ne stava sul divano di casa Uzumaki con un joystick in mano e tutto intento a scovare, con Naruto, qualche subdolo trucco per battere quel dannatissimo record.
Spesso si chiedeva perchè semplicemente non lo lasciasse, era chiaro che nessuno dei due provava questo gran trasporto verso l'altro e che la loro relazione si trovava da sempre in una situazione di stallo. Arrivati a quel punto riteneva che sarebbe stato più edificante persino cedere alle lusinghe di Rock Lee, perlomeno avrebbe avuto la certezza di ricevere attenzioni.
Si trattava davvero solo di assecondare quel suo animo da crocerossina? O c'era qualcosa di più? E quel qualcosa aveva a che fare con Sasuke? Non ne era sicura.
In realtà aveva una cotta per lui da tempo immemore ma si era così assuefatta alla sua indifferenza che, nel momento in cui le sue fantasie si erano concretizzate, si era sentita spaesata. Dopo il turbamento iniziale era subentrata l'eccitazione ma era durata poco. Non era il fatto che avesse un caratteraccio, che fosse indisponente e un pallone gonfiato, o almeno non solo. Era il fatto che fosse del tutto concentrato su se stesso e del tutto incompatibile con lei.
Mentre ragionava sulla triste realtà, seduta sull'engawa e osservando le fronde degli alberi muoversi, Itachi si sedette accanto a lei.
- Buongiorno Sakura-chan! Harada-san mi ha avvertito che ti trovavi qui.-
E' vero che stava riflettendo su un'incompatibilità tra lei e Sasuke che non aveva nulla a che fare con lui ma era troppo che la interrompesse con così tanta genuina ingenuità, come se fosse un piacere trascorrere del tempo assieme.
- Buongiorno!- rispose con finta calma incrociando le braccia al petto.
Di sottecchi lo vide guardarla leggermente stupito dal suo scarso entusiasmo, prima di alzare gli occhi al cielo e sospirare.
- Hai poco da sbuffare, Itachi! Qui sono io la sola ad aver il diritto di essere esasperata!- sbottò voltandosi verso di lui, inalberata.
Non ebbe alcuna reazione. Rimase serio con lo sguardo puntato dinanzi a sé, senza accennare la minima intenzione di parlare o muoversi. Sakura avrebbe voluto staccare una trave di legno del portico e sbattergliela ripetutamente in testa, avrebbe voluto punirlo per quel suo essere assolutamente insopportabile.
- Cos'ho fatto di male?- mormorò invece, chinando il capo sconsolata, più a sé stessa che ad Itachi.
Impercettibilmente lo sentì irrigidirsi al suo fianco. Non potè averne certezza anche perchè non volle voltarsi per guardarlo ma qualcosa le disse che quelle parole in qualche modo lo avevano infastidito ma, ovviamente, la sua natura gli imponeva di essere perfetto sempre.
Insopportabile!
Di nuovo non rispose e rimasero entrambi fermi lì, immersi per molto tempo nel silenzio. Dopo quelli che a lei parvero anni si alzò, quasi a fatica, come se stare vicino a lei gli avesse prosciugato le energie.
- Se hai bisogno di qualcosa sai di poterti rivolgere ad Harada-san, come sempre.- le disse serio e pacato prima di allontanarsi e tornare in casa.
Forse avrebbe dovuto fermarlo per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa ma al suo solito era stata in grado solo di tacere.
Non era per nulla facile rapportarsi ad Itachi, non lo era mai stato.

La prima volta che lo vide fu in occasione del settimo compleanno di Sasuke e al tempo lui ne aveva ancora dodici.
Ricordava bene di aver pensato che quel ragazzino, più grande e più alto di lei, fosse il ragazzino con l'aria più gentile che avesse mai visto e che sembrava impossibile fosse il fratello di quel musone del suo Sasuke. Nonostante quel giorno il loro giardino fosse gremito di poppanti fastidiosi, lui era rimasto tutto il tempo alla festa ad intrattenerli. Ed era impossibile non seguirlo ogni volta che proponeva un nuovo gioco o non ascoltarlo quando raccontava qualche storiella.
Sakura si sentiva incredibilmente trascinata e non era la sola, un po' tutte le sue amiche gli chiocciavano attorno come se davvero sperassero che le considerasse. Lei invece rimaneva sempre infondo al gruppo guardandolo rapita e del tutto dimentica della sua cotta per Sasuke.
Ci aveva pensato per molti giorni, in seguito, ma poi non lo aveva più rivisto e in più, si sa come sono fatti i bambini, alla fine lo scordò anche.
Tornò a concentrarsi sul fratello minore convincendosi, giorno dopo giorno, di esserne perdutamente innamorata. In realtà non sapeva nemmeno da dove le fosse venuta quell'idea eppure, per anni, non aveva fatto altro che dichiarargli amore eterno e quando alla fine aveva visto coronato il proprio sogno esso aveva perso ogni attrattiva. E non sapeva quanto c'entrasse Itachi in tutto questo o, più probabilmente, non lo voleva sapere.
Non è che non volesse bene a Sasuke, anzi. Gliene voleva moltissimo ma non è facile gestire una situazione in cui ti scopri solo affezionata, dopo aver creduto con tanta fermezza di provare qualcosa di più.
Incolpava la propria inesistente maturità del tempo, lo sguardo profondo e la strafottenza di Sasuke, il suo totale disinteresse per lei che lo rendeva una sfida ardua da vincere, di tutto questo. E incolpava pure la presenza di Itachi nell loro vite, in parte. Si, perchè se lui non ci fosse stato sicuramente loro due sarebbero riusciti ad intendersi meglio, a litigare di meno e a fare più sesso.
Ma ormai era terminato il tempo in cui con un training autogeno riusciva a costringersi a credere in ciò che voleva perchè, sapeva fin troppo bene, quella colpa che attribuiva ad Itachi ne celava un'altra di diversa importanza, che era poi quella reale e che, dopotutto, non era neanche una vera colpa.

Stava insieme a Sasuke già da un paio di mesi quando accadde.
Quei momenti iniziali della loro relazione non erano affatto stati come glieli aveva descritti Ino, che all'epoca aveva in corso una storia piuttosto burrascosa con Shikamaru Nara. Burrascosa per colpa sua, non di certo del Nara.
Le aveva detto che i primi tempi sarebbero stati super emozionanti, super felici e, sue testuali parole: "Avrai sempre voglia di saltargli addosso, credimi. Vi ritroverete a scoprire i grandi piaceri del sesso dove meno ve lo aspettate."
Lei aveva atteso a lungo, dicendosi che forse la inibivano lo shock per essere finalmente riuscita a conquistarlo e la sua totale inesperienza in campo sentimentale non platonico. Poi però si ritrovò ad interrogarsi sul motivo dello scarso interesse che a quel punto nutriva nei confronti di Sasuke e di ciò che lo riguardava. Non lo faceva apposta, si scervellava giorno e notte e metteva tutta se stessa in quei tentativi di riscoprire quel suo amore che sembrava essersi affievolito.
Non che lui facesse qualcosa per alimentare i loro spiriti, sia chiaro. A scuola scambiavano giusto un paio di parole, le scriveva raramente e l'unica certezza era il Sabato notte, quando dopo una serata passata con gli amici la riaccompagnava a casa per ultima.
Vivendo quella noia mortale di storia, se davvero possiamo definirla tale, si chiedeva perchè mai quell'assenza di Sasuke non le pesasse poi molto. Vedeva Ino uscire di testa quando Shikamaru non le telefonava, nonostante fosse chiaro che ancora era infatuata dell'Uchiha, Ten Ten incazzarsi come una furia quando Neji scordava alcune cose, come il loro anniversario e sua madre disperarsi se suo padre rientrava tardi in casa senza avvisare, anche se ormai conosceva da innumerevoli anni la sua sbadataggine.
Invece lei, e ciò la faceva sentire mostruosa, rimaneva impassibile quando Sasuke si dimenticava di dirle che non sarebbe passato a trovarla o non la salutava al termine delle lezioni.
L'unica cosa che la infastidiva era che, per quanto sia Neji e Shikamaru non fossero esattamente dei fidanzati modello, di tanto in tanto si esibivano in qualche gesto affettuoso nei confronti delle loro ragazze mentre quello stitico d'uomo che s'era trovata lei navigava sempre in alto mare, come se nemmeno sapesse della sua esistenza. Questo la faceva inalberare, non perchè implicitamente significava che di lei non gliene fregava un cazzo ma perchè non poteva vantarsi di nessun comportamento carino con le sue amiche, che invece lo sbandieravano ai quattro venti quando venivano lusingate dai loro fidanzati.
Insomma, la sintesi era che si preoccupava e dispiaceva per i motivi sbagliati e nemmeno le interessava.
Le prime avvisaglie premonitrici del suo infausto destino erano giunte, di sorpresa, un pomeriggio che Sakura si trovava a Villa Uchiha per studiare. Si, studiarono veramente!
Sasuke, che aveva finito da un bel pezzo, sedeva difronte a lei con le braccia incrociate al petto ed un cipiglio che definire seccato è un eufemismo. Avrebbe potuto domandargli cosa lo infastidiva ma tanto già lo intuiva ed incoraggiarlo a sfogarsi non sarebbe stata una cosa troppo intelligente, anche perchè parlava solo se l'argomento trattato era Itachi e, i Kami le siano testimoni, parlava così tanto da far venire l'emicrania. Senza contare che poi il tutto sfociava in sceneggiate e sfuriate degne di un drammaturgo.
Proprio mentre tentava di farsi sempre più piccola dietro la pila di libri però, il telefono di Sasuke aveva vibrato. Non le ci volle molto per capire, da come osservò lo schermo, che quel messaggio era niente popo di meno che del Santo Nii-san. Afferrò con furia lo smartphone, digitando quella che doveva essere una risposta monosillabica, per poi gettarlo sul tavolo facendolo rimbalzare fin sopra il quaderno di Sakura.
- Che c'è?- chiese a quel punto stizzita come non mai.
- Tsk!- fu la risposta.
Ma che cazzo di risposta era? Se ne stava li da ore a guardare il mobilio della stanza, lei compresa, come se con gli occhi potesse incenerirlo e in palese attesa che lei gli permettesse di sfogarsi, e ora? Fu grande, davvero grande, la tentazione di mettere a gambe all'aria il tavolo e spaccarglielo sulla schiena ma si trattenne, stringendo i pugni sulle ginocchia e muovendo scattosamente il sopracciglio in un tic compulsivo.
- Pff... Sembri un bambino.- lo apostrofò scostando il cellulare e tornando a concentrarsi sullo studio.
A quelle parole percepì l'aria annerirsi e farsi sempre più lugubre, come se una cappa di tenebroso potere si fosse improvvisamente distesa su di loro. Lo guardò di sottecchi, pronta a difendersi da una valanga di insulti e improperi, e vide la vena sulla sua tempia farsi sempre più grossa e pericolosa.
- Che hai detto?- domandò fintamente calmo.
- Oh beh...- sbuffò raddrizzando la schiena ed incrociando le braccia, per niente intimorita - Cos'ha combinato Itachi-san questa volta?-
- Itachi-san...- mormorò facendosi, se possibile, ancora più scuro in volto e gettando su Sakura una gelida ondata di imminenti, terribili conseguenze.
Si guardarono a lungo e lei si ritrovò ad immaginarsi una scena da film mainstream, con loro due che ansiosi liberavano il tavolo dai libri ed iniziavano a fare l'amore con foga. Sarebbe stato un bel finale ma figurarsi, quello aveva intenzione di propinarle sempre le solite assurde lamentele.
- Itachi-san ha conosciuto una ragazza!-
Fu uno schiaffo in faccia per Sakura, uno schiaffo inaspettato e per molteplici ragioni anche. Prima tra tutte che la notizia la ponesse in allarme e le facesse desiderare di mollare tutto lì per mettersi alla ricerca di quella ignota ragazza. Giusto per vedere la sua faccia, non per altro.
- E quindi?- rispose invece, come se la cosa non avesse importanza ma desiderosa di informazioni. Inaspettato pure questo.
- Stasera la porterà qui a cena!-
Altro schiaffo, questa volta la potenza quasi la ribaltò dalla sedia. Com'era possibile? Itachi non aveva mai invitato nessuna in casa sua che non fosse una semplice amicizia. Chi poteva mai essere questo prodigioso spettacolo della natura che finalmente otteneva quell'onore? Perchè di certo doveva trattarsi di una ragazza prodigiosa per potersi affiancare al Santo, al nobile Nii-san.
- E quindi?- ripetè ancora ormai in preda a sudori freddi e a convulsioni.
- E' la primogenita di una ricca famiglia, la studentessa più brillante del suo corso e ha ricevuto varie proposte di lavoro come fotomodella, che per pudicità ha rifiutato.- spiegò Sasuke guardando un punto oltre le spalle di Sakura, meditando sicuramente sanguinarie stragi e aberranti vendette.
Dal canto suo invece, la rosa rimase impietrita cercando di visualizzare quella ragazza e ponendosi, inevitabilmente, a suo confronto. Che poi, perchè lo fece? Era ridicolo, assolutamente e spaventosamente ridicolo. Lei stava con Sasuke e per quanto le cose con lui non funzionassero, questo comunque non significava che lei dovesse essere gelosa della possibile fidanzata di Itachi.
Si martellò la testa per convincersi che il suo fosse solo stupore, sconcerto, al massimo curiosità. Con il Santo non c'era mai stato nulla e di certo mai ci sarebbe stato, perchè ora doveva sentirsi affranta scoprendo questa sua relazione? Non poteva essere, a lei non piaceva, doveva esserci qualche altra spiegazione. Di sicuro si trattava di un fattore psicologico.
Mica si era mai interessata a lui in tutti quegli anni, stranamente ora si scopriva gelosa, ora che lui aveva trovato qualcuna. Non poteva essere di certo un sentimento quello, altrimenti avrebbe avvertito qualcosa anche prima e in altre circostanze. Si, si stava facendo un sacco di pare mentali che non avevano fondamenta e doveva a tutti i costi farsele passare.
- E quindi quali sono le tue preoccupazioni?- chiese infine con tono annoiato.
- Mio padre li elogerà fino allo sfinimento ed io dovrò sentirmi in imbarazzo perchè tu non sei minimamente all'altezza.- rispose come se parlasse del tempo, senza considerare che l'aveva appena offesa, e pure grandemente.
Inutile dire che non la toccò minimamente quest'affermazione, o meglio non la toccò il fatto di essere causa di disagio per Sasuke. Si scoprì invece a pensare quanto questo fosse vero se riferito ad Itachi; quello si era trovato una che poteva essere benissimo uscita da una cantica del Paradiso di Dante mentre lei era una ragazza normalissima, non se la sarebbe filata mai.
Oh beh! Comunque non le interessava, non doveva interessarle,... Tanto mica voleva essere considerata da Itachi in quei termini, al massimo doveva arrabbiarsi con Sasuke per essere così sbruffone e brutale.
- Beh... Ti sfido a trovare un'altra che ti sopporti!- disse inarcando il sopracciglio con fare di chi ha appena vinto.
Sasuke le lanciò un'occhiattaccia prima di voltare la testa con il naso all'insù.
Faccia da schiaffi!

Rifiutò l'invito a cena accusando un finto malessere, proprio non la voleva vedere Miss Donnaangelicata, ci aveva riflettuto.
Che poi era meglio per tutti, in primis per Sasuke...
Ma a chi voleva darla a bere? Non era per lui che se ne tornò a casa ma per colpa di Itachi, sempre sua la colpa.
Si rigirò nel letto della propria camera per ore quella notte, alla disperata ricerca di una spiegazione, di una sola ragione che facesse chiarore su quella situazione tanto assurda da essere irreale.
Forse doveva partire dall'inizio, rivedere i trascorsi, prendersi del tempo, ragionare con calma e seguendo un giusto ordine cronologico...
Lei aveva mai provato attrazione per Itachi? Aveva mai fantasticato su di lui, su di loro? Si era mai sentita eccitata o emozionata in sua presenza? In tutti quegli anni che lo conosceva, le era mai piaciuto, anche per un solo istante?
Tristemente e con rassegnazione la risposta a tutte quelle domande sopraggiunse spontanea; era sempre stata lì nell'angolo a quanto pare, in attesa che qualcuno richiedesse la sua presenza.
Com'era potuto accadere? Come aveva fatto a non accorgersene? Era paradossale il fatto che si fosse convinta di amare una persona per la quale provava solo affetto (a volte neanche quello) e che invece amasse davvero qualcuno che aveva sempre considerato una sorta di modello, di guida.
Oh Kami... Lo amava? Forse questo era un po' troppo eccessivo, si era semplicemente scoperta gelosa e da poche ore per giunta,... Amore. Parlare di amore era oltremodo ridicolo in quel frangente.
Eppure ora che aveva realizzato che si era attratta da Itachi, che si aveva fantasticato su di lui, su di loro, che si si sentiva emozionata ed eccitatata in sua presenza e che si, le piaceva,... Beh, ora che aveva realizzato tutto questo quasi le veniva voglia di telefonargli e dirgli ciò che aveva scoperto.
Ah, un'idea geniale. E che gli avrebbe raccontato esattamente?
"Ciao, Itachi-san! Sono Sakura, la ragazza di tuo fratello e sono innamorata di te!"
Eh già, proprio un'idea geniale.
Il resto della notte se l'era passato in bianco e con il sorgere del Sole giunse finalmente all'unica conclusione possibile: fare finta di niente.
Non doveva esserci nulla di difficile in tutto questo, tanto aveva vissuto alla grande fino ad allora e poteva benissimo continuare a farlo; peccato che il suo subconscio non la pensasse allo stesso modo.
Quella stessa sera lei ed Ino avevano progettato un'uscita tra ragazze, giusto perchè sia Sasuke che Shikamaru proponevano sempre le stesse, mortalmente noiose, cose.
Non è che Sakura solesse annegare i dispiaceri nell'alcool (diamine, aveva diciotto anni) ma quel giorno non aveva una particolare inclinazione a controllarsi, nonostante sapesse bene che quando perdeva il controllo causava problemi a tutti gli abitanti di tutti i mondi conosciuti.
Il locale non distava molto dal centro della città e fu Ino ad offrirsi di guidare, cosa di per sé non poi tanto rassicurante, in più Sakura si preparò con particolare cura perchè sapeva per certo che anche Itachi frequentava spesso quel bar. Perchè non unire l'utile al dilettevole? Anche se non riusciva a distinguire bene quale fosse l'uno e quale fosse l'altro.
All'entrata porsero i loro, ovviamente falsi, documenti al buttafuori. Ino se li era procurati mesi prima da un tizio non molto raccomandabile e decisamente costoso ma, perlomeno, efficiente. L'uomo le guardò sospettoso; la bionda poteva pure passare per ventunenne ma Sakura non di certo, anche se quella sera si era addobbata e se non altro era piuttosto avvenente (parere suo questo).
Ino, vedendolo tentennare, si affrettò a portare in fuori il petto prosperoso e a scuotere i lunghi capelli, accompagnando il tutto con un sorriso malizioso che lo fece arrossire.
Non si scompose ulteriormente ma con un gesto della mano fece loro segno che potevano entrare.
- Non ti ricordava Choji? - le sussurrò Ino all'orecchio ridendo di gusto, non appena si furono allontanate.
Il posto era gremito di gente, la musica era troppo alta e parecchie persone urgevano immantinente di un deodorante. Ora almeno Sakura aveva delle valide motivazioni che la spingevano a bere.
Si fecero largo tra la folla per raggiungere il bancone ma non fu così difficile; man mano che avanzavano nella calca la chioma bionda della Yamanaka si faceva notare sempre di più e i ragazzi finivano col scostarsi per poterla ammirare interamente. Era uno spettacolo al quale assistevano sempre e che riempiva Ino di spudorata soddisfazione.
Alla barista Sakura chiese qualcosa di forte, non le importava cosa mentre l'amica ordinò un analcolico. A scapito dell'impressione che poteva dare, Ino era una ragazza molto responsabile e non le era mai capitato di esagerare, in nessun caso. A dire il vero andare alle feste la divertiva soprattutto perchè, minimo quattro persone a serata, giungevano per farle la corte e lei amava essere al centro dell'attenzione e civettare, anche se poi, in finale, li lasciava sempre tutti a bocca asciutta.
Come volevasi dimostrare, nel giro di pochi minuti gli piombarono addosso una coppia di amici che si offrirono di pagare loro da bere e in men che non si dica Sakura si trovò a reggere due diversi bicchieri in mano, dopo essersene scolata un numero imprecisato.
- Certo che la tua amica è un pozzo senza fondo!- commentò ridendo uno dei ragazzi, rivolto ad Ino.
- Già... Hey splendore!- le urlò per farla voltare e guardandola con aria severa - Vedi di andarci piano con quella roba adesso, se mi vomiti in macchina sei finita!
Sakura che traballante girava attorno a sè stessa a ritmo di musica, credeva lei, arrestò il proprio moto per fissare i propri occhi sulla bionda. Come c'era da aspettarsi però, tutto quel ruotare le aveva messo in subbuglio lo stomaco, e non solo, al punto che avvertì un conato farsi largo prepotentemente che represse in una smorfia disgustata.
- Vado al bagno!- annunciò, alzando il bicchiere in aria come se dovesse fare un brindisi e lavando alcuni malcapitati li attorno.
Si diresse, instabile sui tacchi, ai servizi igenici (che di igenico non avevano nulla) e si mise in fila dietro ad un gruppetto di ragazze intente a farsi foto e a urlare isteriche. La toilette delle donne era adiacente a quella degli uomini, quindi, con suo profondo fastidio e disappunto, più di qualcuno le fece segno di entrare nel loro bagno e per quanto fosse ubriaca non era di certo stupida.
Quella situazione però le fece venire in mente un altro ragazzo; un ragazzo molto più bello e molto meno squallido, anzi era sicura che il Santo squallido non lo fosse mai.
Afferrò lo smartphone dalla tasca dei pantaloni e le ci volle mezzora per trovare il suo contatto sulla rubrica e digitare il messaggio.
"Sei uno stronzo!"
Era certamente la cosa più intelligente che gli potesse scrivere in quel momento. Che tra l'altro non era neanche vero che era uno stronzo, non lo era per niente, era lei ad essere più indietro di una capra a volte. Era in un bar in cui non aveva l'età legale per stare, ubriaca, con la vescica piena e circondata da testosteroni brutti ed impazziti, e tutto ciò che riusciva a fare era scrivere un messaggio ridicolo ed imbarazzante?
All'improvviso le venne il panico e sperò che Itachi non lo leggesse, che avesse perso il telefono, che fosse diventato cieco. Tutto andava bene, purchè non lo vedesse!
Ovviamente però la risposta non tardò ad arrivare vibrando, facendo sobbalzare Sakura che teneva il cellulare ancora in mano.
"Ma dici a me?"
La ragazza arrossì violentemente ed iniziò a tremare per l'emozione. Non che ci fosse granchè da emozionarsi, ma se la immaginava alla perfezione l'espressione che doveva aver avuto Itachi mentre leggeva il suo messaggio e le venne da ridere.
"Si! Sei uno stronzo!"
Ora era in preda alla pura agitazione e sorrideva come un ebete guardando lo scherzo, in attesa di un suo nuovo messaggio. Non si poteva essere più stupide, non si poteva proprio!
"Sakura, sei ubriaca?"
Deidara, un giovane scultore che che qualche settimana prima era stato invitato dal loro insegnante di educazione artistica a tenere una lezione, a quel punto avrebbe affermato con veemenza: "KABOOM! Questa è arte!" Si, l'arte occulta di capire sempre tutto posseduta solo da Itachi Uchiha; e da chi altri?
Per la vergogna avrebbe voluto gettare lo smartphone, regalatole da Sasuke in un momento di straordinaria generosità, nello scarico del water ma dato che la processione avanzava a rilento, l'angusto, umido e sporco bagno sembrava essere ancora un miraggio.
Inizialmente ripose il cellulare nella tasca, intenzionata ad ignorare quella domanda ma poi figurarsi, era una debole e a dispetto di quello che avrebbe voluto far credere, era felice come non mai e già immaginava passionali scenari nei quali Itachi la soccorreva, in tutta la sua nobilissima ed eccelentissima beltà.
"Ti giuro che no!"
Era proprio una sfigata, una subdola sfigata. Ci aveva ragionato un quarto d'ora su quella risposta. Doveva negare di essere ubriaca ovviamente, quale persona sana di mente lo ammetterebbe mai? Secondo la sua contorta psiche, nessuna. Ma doveva negare formulando una risposta che lasciasse intendere che stava mentendo ed era tutta convinta quando aveva inviato il messaggio, eppure adesso quella frase non sembrava poi così rivelatrice.
In un moto di solitario sconforto azò gli occhi al soffitto. Magari veder scendere da li Itachi, a mo' di Annunciazione; aveva letto qualche passo del Vangelo di Luca - per diletto personale, credeteci - e perchè aveva visto il Santo fare lo stesso, però ci aveva messo comunque 250.000 anni di evoluzione per capire di esserne innamorata. Chi cavolo legge un Vangelo solo perchè vede un altro farlo?
Mentre era persa in queste elucubrazioni molto intelligenti, di certo dovute allo stordimento causato dai fumi dell'alcool, il telefono iniziò a vibrare fastidioso ed incontrollato. Portò lo schermo davanti agli occhi e fu una chiamata da "Itachi Uchiha" quella che vide lampeggiare. La Chiamata!
"Pronto?" rispose con voce stridula reprimendo un singhiozzo.
"Stai bene, Sakura?" chiese una bella voce, calma, calda e rassicurante dall'altro capo del telefono.
Alla ragazza mancò un battito. Era la prima volta che lo sentiva parlare attraverso un ricevitore e le sembrò la cosa più bella del mondo. Per cellulare, Sasuke non aveva mancato di farglielo notare, la sua voce diventava orribilmente nasale mentre quella di Itachi era perfetta ma poi, serve davvero dirlo?
Incurvò le labbra in un leggero sorriso e quasi si stava per commuovere perchè era felice, nonostante sapesse quante cose le remassero contro, era felice di potergli parlare.
"S-si... Sto bene!" disse in un sussurro. Se avesse parlato ad alta voce di certo sarebbe scoppiata a piangere.
"C'è qualcuno li con te?"
Sakura si guardò attorno e si, c'era qualcuno attorno a lei ma nessuno che conoscesse, eccetto forse un tizio con i capelli azzurri che in quel momento si stava perlustrando il naso con il dito indice. Le sembrava Suigetsu ma riteneva improbabile che si trovasse li, di solito a quell'ora se la spassava con Karin a suon di Bob Marley e Maria. Erano ragazzi molto religiosi.
"Oh si, c'è anche uno con la faccia tutta piena di piercing!" strillò prima di coprirsi velocemente la bocca con la mano, ovviamente il ragazzo in questione l'aveva sentita.
"Dimmi dove sei. Ti faccio venire a prendere da Sasuke." affermò con estrema tranquillità Itachi.
Come c'era da aspettarsi quell'ordine così gentile e premuroso non le piacque per niente. Perchè diamine doveva mandarle quell'impiastro di Sasuke! Già se lo immaginava arrivare tutto incazzato e riempirla di commenti poco carini, in più non lo voleva proprio vedere e aveva la tentazione di sbattere in faccia il telefono a quello scemo che proprio non ci arrivava.
"Sono all'Amaterasu ma non chiamare Sasuke, non lo voglio."
Ci fu un minuto di silenzio in cui Sakura vide materializzarsi davanti a sé gli ingranaggi d'oro massiccio del cervello di Itachi che macchinavano e capivano tutto.
"Ok." disse infine "Ma non ti lascio lì, ti vengo a prendere io!"
Per poco non urlò e sobbalzò di gioia udendo quelle parole. Quella era di sicuro la migliore notizia della giornata anzi, quella era la migliore notizia della vita. Sarebbe andato a prenderla, lui sarebbe andato a prendere lei e il prodigio della sua fidanzata? Dove l'avrebbe lasciata? Ben le stava a quella smorfiosa perchè anche se non sapeva manco che faccia avesse, era una smorfiosa di sicuro.
"Aspettami fuori ma copriti che fa freddo. E non cacciarti nei guai." aggiunse infine.
Quanto era gentile e premuroso... Ovviamente quest'ultime raccomandazioni ebbero il potere di farla andare in brodo di giuggiole.
Terminata la chiamata Sakura, completamente dimentica di dover fare la pipì, torno in sala dove Ino ora intratteneva ben cinque ragazzi che le sbavavano attorno come limacce.
La rosa le si avvicinò e con fare cospiratorio accostò le proprie labbra al suo orecchio.
- Sasuke sta venendo a prendermi, ti dispiace se torno con lui?
Non poteva mica dirgli la verità o avrebbe fatto troppe domande, smascherandola. Meglio tenere ancora nascosta la faccenda, almeno finchè tutto non le fosse stato più chiaro.
Ino la guardò leggermente sospettosa ma poi distese le labbra in un gran sorriso, mandando in fibrillazione i baldi giovanotti che la circondavano.
- Certo che no. Divertiti!- rispose facendole l'occhiolino.
Un po' si sentiva in colpa a lasciarla li sola, pensò mentre si dirigeva verso l'uscita, non era sicuramente il massimo abbandonarla in balia di uomini in adorazione, per di più in un locale dove la gente era molto più grande di lei, ma molto egoisticamente si convinse che se la sarebbe cavata e che la sua era una buona causa.
Attese Itachi all'esterno del locale, stringendosi nel cappotto che aveva recuperato dal guardaroba e controllando di tanto in tanto il telefono. Non la fece aspettare molto e nel giro di dieci minuti la sua bella auto nera accostò davanti a lei.
Si intrufolò nell'abitacolo felice di poter finalmente tornare al caldo ma mentre chiudeva la portiera e si voltava a guardare il Santo, realizzò.
Cosa cazzo stava combinando?! Era forse diventata scema? No, scema lo era sempre stata. Non aveva la ben che minima idea di cosa le fosse passato per la testa e cosa sperasse di ottenere, soprattutto. Per fortuna era ancora un po' brilla o sicuramente a quel punto sarebbe andata del tutto nel pallone.
- Buonasera!- la salutò Itachi guardandola con fare indagatore.
- B-buonasera...- rispose Sakura diventando paonazza e fissandosi le mani che si stringevano in un pugno sopra le ginocchia.
- Se non sono indiscreto, si può sapere come sei entrata in questo bar e chi ti ci ha portata?- chiese con tono divertito.
La ragazza sarebbe voluta sparire risucchiata dal sedile; capiva solo ora di star facendo la più magra delle figure. Era ubriaca, nell'auto del fratello perfetto del suo fidanzato scemo, dopo avergli scritto un messaggio dove lo apostrofava come "stronzo". Indossava tacchi troppo alti che le facevano un male cane ed era appena stata scoperta in possesso di documenti falsi dal figlio del capo della polizia di Tokyo, nonchè ragazzo ligio al dovere e al rispetto delle regole. Nonchè ragazzo del quale era innamorata.
Ok, forse non innamorata.
Si poteva essere più ritardate? A quel punto sarebbe stato meglio farsi venire a prendere da Sasuke; le avrebbe fatto scoppiare la testa a furia di brontolii vari ma almeno non si sarebbe sentita in imbarazzo, a disagio e soprattutto, così eccitata all'idea di essere seduta nel macchinone molto virile del nobile Itachi Uchiha.
Se lo sbirciò di sottecchi, non avrebbe avuto senso non cogliere la preziosa occasione di ammirarlo in tutta la sua splendente figura, e quasi ebbe un mancamento.
Era così bello.
Ma non era bello e basta, era molto di più.
Tutto quel suo elogiarlo dandogli epiteti che lo etichettavano come santissimo, eccellentissimo e nobilissimo erano sarcastici fino ad un certo punto. Li utilizzava soprattutto perchè era sempre stata molto restia nell'esprimere le proprie sensazioni e in particolare, i propri sentimenti. O almeno, lo era stata dopo aver superato quel periodo ad alto tasso di vergogna che corrispondeva ai tempi nei quali era certa di amare Sasuke Uchiha.
Ma a voler essere sinceri, Sakura avrebbe avuto molte cose da dire su Itachi e senza il bisogno di utilizzare nessun sarcasmo o ironia.
Aveva una luce particolare che sembrava rendere più chiara ogni cosa, mettendone in evidenza lo squallore e l'insignificanza. Tutto, se paragonato a lui, appariva mediocre, stupido e sciatto... Ma se ti ci avvicinavi abbastanza, quel tanto da poterne scorgere ogni singola ciglia, o vederne le piccole efelidi presenti sui dorsi delle mani o le profonde occhiaie, ti potevi sentire a casa. Se ti ci avvicinavi abbastanza, ti sentivi migliore.
Sakura non aveva mai pensato, neanche solo per un istante, che Itachi fosse una persona comune. Lui era speciale e avrebbe fatto grandi cose un giorno, ne era sicura.
E questa era davvero una descrizione del cazzo, la peggiore che avesse mai fatto ma anche se fosse riuscita a ritrarlo degnamente, non sarebbe cambiato nulla. Restava comunque il fatto che non aveva colto nemmeno un quarto della persona che era davvero.
- Ino... una mia amica...- specificò rendendosi conto che non l'aveva mai conosciuta. Per fortuna!
- E ora dov'è?- domandò guardando fuori dal finestrino oltre le spalle di Sakura, come se potesse apparire all'improvviso e bussare sul vetro.
- Lei... Lei è andata a casa...
Kami! Era proprio un'amica di merda!
Ora faceva passare Ino per la stronza menefreghista quando era stata lei a mollarla in mezzo ad un covo di iene arrapate, e tutto questo per un ragazzo.
Va bene che non era un ragazzo qualsiasi ma lo stesso, questo non cambiava le cose. Restava comunque una maledetta infame e pure bugiarda.
Itachi non commentò, rimase del tutto impassibile, e avviò il motore dell'auto che silenziosamente uscì dal parcheggio del locale (altro che la sua carriola che faceva un fracasso, e un fumo, degno di una locomotiva a vapore).
Con la tempia poggiata al freddo vetro del finestrino, Sakura osservò gli edifici e le loro luci scorrere via.
Tutta l'euforia di prima si era dissolta e avrebbe avuto un migliaio di cose da chiedergli ma nessun modo per farlo.
Perchè non poteva essere come quelle ragazze spavalde e senza peli sulla lingua? Avrebbe potuto addirittura avvalersi della scusa del bicchiere di troppo, in caso di strafalcioni.
Fu Itachi ad interrompere quel silenzio che lei iniziava a trovare un po' troppo opprimente.
- Va tutto bene?
Dalla sua risposta sarebbe dipeso il destino dell'umanità. Cioè, il suo destino, che poi era la stessa cosa, più o meno.
Se avesse detto di si, il discorso sarebbe terminato in quello stesso istante perchè lui non insisteva mai, era una persona discreta, figurarsi. Se avesse detto di no, avrebbe potuto sfogarsi e rovesciargli addosso tutte le sue - assurde - frustrazioni; ma con quale diritto, di grazia?
Quindi optò per la chiusura in un mutismo, di convenienza, che probabilmente lo avrebbe indotto ad indagare sulla sua causa.
Certo che era proprio subdula!
- Qual è il problema?- chiese dopo aver atteso una risposta per alcuni minuti.
Forse a quel punto sarebbe stato giusto dire qualcosa, giusto per non fargli credere di aver perso anche l'uso della parola oltre al dono dell'intelletto, cosa che tra l'altro non era certa di aver mai posseduto trovandosi ora in quella scomoda situazione.
Il problema era cosa doveva dire. Una proposizione ben organizzata, un discorso, magari un monologo che avesse una certa coerenza, un capo e una coda, un senso.
Una passeggiata, sicuramente...
- Sono io?
Sakura di scatto si voltò a guardarlo, strabuzzando gli occhi. Davvero le aveva chiesto una cosa simile?
- N-no... Ma che dici?- rispose allarmata e scuotendo energicamente il capo.
Itachi si girò verso di lei e la scrutò intensamente, assottigliando le palbebre. Non ebbe il coraggio di sostenere il suo sguardo e involontariamente tutta la sua attenzione venne catturata dalle labbra serrate e distese in una posa seria, forse non solo seria.
- Non vorrei peccare d'arroganza ma credo che invece sia proprio io il tuo problema...- lo disse con tono calmo ma dispiaciuto e ciò permise a Sakura di capire che avrebbe tanto desiderato non esserlo.
Voltò la testa di lato, concentrandosi sul paesaggio oltre al parabrezza che iniziava ad essere bagnato da alcune leggere gocce di pioggia.
Era lui il suo problema e avrebbe tanto desiderato che non lo fosse.
- Sasuke ti ha raccontato qualcosa che ti ha indispettita?- chiese mentre frenava ad un incrocio con semaforo rosso e riprendendo a guardarla come se potesse vederle attraverso.
Una domanda del genere poteva essere interpretata in vari modi e subito a Sakura balenò dinanzi l'immagine di una fotomodella svedese, tremendamente simile a Ino, nuotare in un mare di banconote e tomi universitari. Ma intuiva che Itachi si riferisse a qualcosa che, senza volere, poteva aver fatto contro il suo ragazzo, causando la sua ira. Dopotutto non era un mistero per nessuno che Sasuke prendesse sul personale ogni azione del fratello maggiore, anche quelle dove non c'entrava per niente ovvero quasi tutte.
- E' davvero così perfetta la tua ragazza?- domandò a sorpresa.
Aveva parlato senza pensare e immediatamente si portò le mani alla bocca, sconvolta. Si era bevuta il cervello, era evidente!
Itachi corrugò leggermente la fronte e distolse lo sguardo solo quando un clacson, dietro di loro, lo informò che ora poteva ripartire. Ingranò la marcia e non parlò per quella che, secondo le percezioni di Sakura, fu un'eternità.
- E' molto bella ed intelligente...- rispose mentre superava un trabiccolo che procedeva a passo di lumaca - Ma non è la mia ragazza.
Nel petto della rosa si gonfiò un enorme palloncino di sollievo e gli occhi le iniziarono a pizzicare, tanto era grande la gioia. Quando esattamente si era ridotta in quel modo?
- Mio padre iniziava a farmi pressioni perchè trovassi qualcuno ma non accadeva, così ho chiesto aiuto ad un'amica.- spiegò iniziando a sorridere.
Come c'era da aspettarsi, Sakura ci rimase di stucco. Le aveva appena confessato che la sua era tutta una scenetta escogitata per far tacere Fugaku Uchiha.
Questa si che si chiamava furbizia, non per niente era il genio della famiglia.
- Quindi tra noi due non c'è assolutamente nulla oltre ad un bel rapporto d'amicizia...- proseguì svoltando ad un'ampia curva a destra e addentrandosi nel parcheggio della palazzina dove viveva Sakura - E mai potrebbe esserci.
- Perchè?- chiese d'impulso.
Ovviamente sentire questo le faceva un piacere immenso ma un'affermazione del genere necessitava una spiegazione. Iniziava a preoccuparsi, in realtà.
- Perchè ha una fidanzata.- rispose quando ebbe accostato e voltandosi a guardarla, ancora sorridente.
Spalancò la bocca, allibita. Questa era in assoluto la genialata del secolo, nemmeno Ino sarebbe arrivata a tanto e con una così spiccata classe.
Al pensiero di Fugaku Uchiha che si intratteneva a parlare, tutto soddisfatto, con quella che credeva essere la splendente possibile madre dei suoi nipoti e che in realtà era una "molto bella ed intelligente" lesbica, rischiò di scoppiare in una fragorosa risata. E non potè più impedirselo quando immaginò Sasuke, rabbioso e carico di propositi di sterminio, invidiare il fratello.
- Scusami...- disse asciugandosi una lacrima che spuntava dall'angolo dell'occhio - Ma questa cosa mi fa troppo ridere!-
Itachi la guardò, il capo leggermente inclinato di lato e le sembrò molto più sereno di quanto non lo fosse solitamente.
- Non ti preoccupare, la situazione diverte anche me.- rispose ravvivandosi i capelli che gli cadevano ai lati del viso, scatenando così in Sakura una tempesta ormonale in piena regola.
La ragazza poggiò la schiena alla portiera dietro le sue spalle e lo guardò apertamente, senza scudi e totalmente rilassata.
La spossatezza unita a tutto quello che aveva bevuto a quel punto stavano creando un mix che per lei era micidiale. Quando si trovava in simili condizioni le piaceva parlare, le piaceva troppo. E si sa... in vino veritas. In più dandole quella bella notizia, Itachi aveva fatto in modo di migliorarle l'umore ed era da tempo che non si sentiva così entusiasta.
- Perchè non trovi nessuna?- chiese a brucia pelo e seguendo con gli occhi la linea del suo collo, fin su, sulla mandibola delicata e gli zigomi.
- Diciamo che ho gusti... strani.-
- Non sarai mica gay anche tu?- gridò stridulamente, sobbalzando sul posto.
Stavolta fu il turno di Itachi per ridere e Sakura, per la prima volta, lo vide abbandonarsi e riporre per un attimo il suo costume da impeccabile e nobile Uchiha.
Le piacque immensamente ed era abbastanza consapevole di guardarlo con la bava alla bocca. Un poco di contegno, Kami!
Ma era così bello mentre si portava la mano alla fronte, per massaggiarla, e sospirava con quell'enorme sorriso sulle labbra.
- No, Sakura!- rispose ricomponendosi e poggiandosi anche lui alla portiera - Non sono gay!-
Non è che avesse realmente temuto che lo fosse ma averne la conferma da lui era di certo una gran cosa.
Nel caso in cui davvero le sue preferenze fossero vertite sugli uomini, non aveva idea di come si sarebbe potuta comportare. Come minimo avrebbe imprecato contro un fato infausto e si sarebbe lasciata morire d'inerzia.
- E quindi?- chiese con la faccia a forma di punto interrogativo.
Certo che era veramente una grandissima e fastidiosissima ficcanaso!
- Mi piacciono ragazze che non dovrebbero.-
A Sakura parve una risposta troppo vaga e generica, con il risultato che non seppe bene cosa rispondere.
Magari gli piaceva quella sua amica splendente ma lesbica, eppure le sembrava che ne avesse parlato troppo tranquillamente prima mentre ora pareva dispiaciuto, era evidente.
Forse aveva qualche tresca con delle pregiudicate, forse delle assassine, cosa che rendevano un po' difficili le presentazioni con i "suoceri". Oppure, senza optare per qualcosa di catastrofico, si era semplicemente innamorato di una ragazza già impegnata.
Che strazio!
Le bastava scoprire il suo indirizzo e l'avrebbe eliminata, in modo indolore ovviamente.
- Sarà meglio che tu vada adesso. Hai bisogno di dormire.- le suggerì Itachi con quella inclinazione affettuosa della voce che le faceva venir voglia di accocolarglisi addosso.
Sakura annuì e si apprestò ad uscire dalla macchina obbediente, anche se le sarebbe piaciuto restare li per tutta la vita e anche di più.
Raccolse la propria borsa che aveva posato a terra, tra i piedi, e protraendo quel momento il più possibile aprì lentamente la portiera.
Non avrebbe dormito quella notte, già lo sapeva.
- Un'altra cosa, Sakura...- la fermò proprio quando si era definitivamente decisa a scendere.
Si voltò verso di lui così veloce che i capelli le rimbalzarono in viso, acceccandole un occhio, ma non ci fece caso e con le dita li portò dietro l'orecchio.
Lui la guardava con quelle profonde pozze nere come se stesse ragionando su qualcosa, come se stesse pesando le parole da utilizzare.
Sakura non sapeva bene cosa aspettarsi e trattenne il fiato per un tempo infinito, pronta ad incassare anche una martellata in pieno stomaco ma pregando che non si trattasse di nulla che le avrebbe spezzato il cuore.
- Non posso sapere con certezza cosa Sasuke ti dica su di me...- disse scrutandola e quasi le sembrava che parlasse a rilento, come se fosse faticoso per lui pronunciare quelle parole -  Ma qualsiasi cosa sia, non lasciarti mai convincere ad odiarmi... Per favore.-



 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Ho sempre un tempismo meraviglioso, credo di meritare una medaglia.
Quindi, alle due di notte termino questo capitolo e pubblico perchè davvero è stata una cosa infernale e me ne dovevo liberare.
Non è uscito come desideravo, neanche la lunghezza è quella che volevo ma ho dovuto troncarlo nel modo in cui vedrete, così da dare più spessore scenico al terzo capitolo, che poi è quello più rilevante ai fini della trama.
In più questo capolavoro qui sotto, per come l'ho impostato, ha complicato le cose quindi al diavolo i tre capitoli e ce ne saranno minimo quattro.
Mi da davvero fastidio che sia così corto ma purtroppo era necessario.
Ringrazio tutti coloro che lo scorso capitolo si son fatti sentire comunque, e ringrazio chi ha inserito questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Un abbraccione immenso a tutti voi e "buona" lettura,

giropizza






...










Trovarsi Itachi - sempre sia lodato - dinanzi, in casa propria, precisamente nella propria cucina, era l'evento più straordinario che le fosse capitato da quando Sai aveva fatto outing con lei ammettendo però che l'insieme della sua ampia fronte e dei suoi capelli rosa, a volte, lo facevano dubitare della propria omosessualità.
Era anche un evento buffo, a dire il vero, e Sakura dovette trattenersi non poco per non scoppiare a ridere come un idiota.
Il venerabilissimo Nii-san seduto su una sedia del legno più economico esistente in commercio, ad un tavolo ancora mezzo apparecchiato con una tovaglia a fantasia floreale e delle credenze smaltate di un bianco ormai ingiallito sullo sfondo, era un'immagine assolutamente impagabile.
Lo osservava con le braccia incrociate al petto e i fianchi poggiati alla penisola della cucina, non sapendo bene cosa dire o fare. Si, avrebbe potuto togliere la tovaglia piena di briciole e il piatto sporco di sugo ma sapeva fin troppo bene come lo mettesse a disagio trovarsi in quella situazione, quindi non lo fece e rimase a godere, sadicamente, del suo leggerissimo disappunto.
Aveva appena spazzolato via gli ultimi spaghetti di soia quando il campanello era suonato e aveva imprecato ad alta voce, scocciata, mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso. Di certo non avrebbe mai potuto sospettare che oltre quel muro si trovasse il nobile Itachi.
Era una fortuna che fosse capitato li nel primo pomeriggio, quando entrambi i suoi genitori erano fuori per lavoro, dato che sarebbe stato strano dover spiegare loro perchè il rapporto con il fratello del suo ormai ex ragazzo fosse così intimo da permettere una visita simile, e conoscendolo questa fortuna se l'era creata.
Dopotutto non sapeva bene neanche lei quando quel rapporto fosse diventato così intimo da permettere una visita simile, non si erano salutati affettuosamente l'ultima volta che s'erano visti, decisamente no, e dopo quella conversazione avvenuta in auto, mesi e mesi prima, non c'era più stato alcun tipo di avvicinamento, nemmeno un misero tentativo. Perciò lo sconcerto da parte di Sakura era palpabile, avrebbe potuto tagliarlo con il coltello da pane che troneggiava sopra la tavola.
Oppure avrebbe potuto tagliare lui, a fettine, e preparare uno spezzatino di santità e caritatevolezza!

Solo una settimana prima Sakura si trovava a Villa Uchiha e quel giorno, le aveva detto Mikoto, Itachi sarebbe rientrato a tarda sera perchè avrebbe presenziato alla cerimonia d'apertura di una scuola per l'infanzia di cui lui si era fatto promotore
con il suo gruppo aziendale. Ce lo vedeva, tutto elegante ed impeccabile, mentre con delle forbici lunghe un metro tagliava un nastro rosso, acclamato e osannato da madri, pervertite e pedofile, piangenti gratitudine ed ammirazione per lui.
Aveva cacciato il desiderio di tornarsene a casa deglutendo profondamente; restare li non aveva poi molto senso se non non c'erano possibilità di incrociare il Santo e quei casualissimi incontri erano diventati la sua ragione di vita.
Anche se era brava a fingere indifferenza, ormai aveva capito che il suo essere così restia dal lasciare quel pozzo di simpatia e tenerezza che era il suo ragazzo dipendeva in grandissima parte da Itachi. Se non fosse stata più la benvenuta in quella casa quando mai avrebbe potuto vederlo?
Sapeva che si trattava di un capriccio infantile e per quanto Sasuke fosse una testa di cazzo un po' d'amore lo meritava anche lui, non era forse vero?
Eppure proprio non riusciva a rinunciarci, guardare il Santo era l'unica cosa bella che aveva, anche se avvertiva che presto sarebbe scoppiata, finendo col dire parole e frasi al di là di ogni possibile perdono cristiano e Sasuke, tollerante com'era, l'avrebbe immediatamente sbattuta in lista nera e, se le andava bene, si sarebbe limitato a bandirla dal Giappone, tanto suo padre era un uomo potente, sennò l'avrebbe fatta ammazzare da un sicario e, freddata con una pallottola in fronte, avrebbero gettato il suo corpo tra le lamine di un gigantesco tritacarne mafioso.
Da un po' di tempo stava cercando di convincersi a piantarlo definitivamente in modo civile, sapeva che quando sarebbe giunto il momento in cui non ce l'avrebbe più fatta sarebbe scoppiata una bomba con terribili conseguenze per i seguenti mille anni, ma continuava a rimandare alla settimana dopo, senza farlo mai.
Il desiderio di vedere Itachi era più forte di qualsiasi esaurimento nervoso ed attacco apoplettico e ne sarebbe uscita matta, di questo era consapevole ma non poteva farci niente se, le mattine che sapeva che lo avrebbe incontrato, si svegliava felice. Ancora prima di aprire gli occhi le si materializzava nella mente la sua immagine, sempre se non lo sognava anche la notte, ed una situazione simile, dopo aver fatto la figura della principessa delle fate per anni quando credeva di voler sposare Sasuke, dove si trovava a vivere la parte dell'adolescente innamorata in stile soap opera americana, le faceva venire terribili istinti suicidi.
Di dichiararsi non se ne parlava proprio, piuttosto il convento. Non avrebbe sopportato un rifiuto e preferiva di gran lunga vivere nel dubbio piuttosto che soffrire come una bestia da macello e annegare nella disperazione, al diavolo quelle frasi pseudo filosofiche del cavolo, che leggeva a volte, che volevano traviarla e spingerla a farsi avanti perchè le donne devono essere di ferro e farsi valere.
Lei non avrebbe accettato un no con con diplomazia e maturità, probabilmente sarebbe finita col prostrarsi ai suoi piedi, afferrandogli una gamba a mo' di piovra e implorandolo di darle un'occasione. Si conosceva bene e Itachi le piaceva troppo.
In più c'era quell'altro problema, che di problemi ne aveva tanti, che si chiamava Sasuke Horottoilcazzoatutticonimieicomplessidiinferiorità Uchiha, una persona meravigliosa e tollerante che certamente sarebbe stata lietissima di dar loro il suo benestare. Figurarsi, avrebbe messo a ferro e fuoco la casa pretendendo giustizia ed attuando tutte quelle vendette che da anni progettava.
Vita di merda, proprio una vita di merda!
Tutto l'accumularsi dello stress la stava debilitando anche fisicamente: aveva spaventose occhiaie e non la rendevano minimamente sexy quanto Itachi le sue, era dimagrita di una decina di chili e non era mai stata grassa, i capelli si stavano sfibrando ed era piena di orribili brufoli. Insomma, da spararsi.
Ovviamente Sasuke, tutto preso da se stesso, manco se ne accorgeva del suo lento ed inesorabile deperimento e il Santo, dal canto suo, la guardava con preoccupazione domandandole come stava ogni volta che si incrociavano per caso.
Sto alla grande, una bomba, non vedi? Per fortuna che ho due tette enormi, altrimenti perdere così tanti chili sarebbe stato spiacevole...
Si può ben immaginare quindi in che condizioni si trovasse, quel pomeriggio di una settimana prima del fatidico incontro in cucina, e se consideriamo questo e aggiungiamo un fidanzato senza tatto e con una faccia da culo, otteniamo una pericolosa combinazione di ciclotrimetilentrinitroammina, diottil sebecato e poliisobutilene destinata ad esplodere.
Si trovavano nello studiolo di Sasuke e siccome questi, nonostante non fosse all'altezza di Itachi, possedeva comunque un'intelligenza al di sopra della media, aveva già terminato i trenta esercizi di algebrica che Kakashi-sensei aveva assegnato alla classe per punizione e con le mani in tasca se ne stava a scrutare, con sguardo minaccioso, il panorama oltre la finestra.
Batteva ripetutamente la punta del piede sul parquet in legno e Sakura Haruno, ovviamente, era una di quelle persone che si scocciano per un sacco di rumori: lo stridere del gesso sulla lavagna, il risucchio quando si beve del brodo o si mangia un ghiacciolo e lo sgocciolare di una perdita del rubinetto sono solo degli esempi.
Il suono ovattato prodotto da Sasuke rientrava di certo nella categoria de "i rumori molesti da evitare" e che ne fosse lui l'artefice aggravava ancora di più la situazione.
- La pianti?- sbottò ad un certo punto alzando gli occhi dal proprio quaderno e squadrandolo con lo sguardo più cattivo che riuscì.
L'Uchiha non diede segno d'averla sentita e continuò imperterrito a battere quel suo piede enorme e nudo sul pavimento.
Sakura, che era già stata da tempo messa alla prova in tutti i modi possibili, s'incendiò come una miccia ed afferrato il primo oggetto capitatole sotto tiro lo scagliò contro il ragazzo, colpendogli la nuca. Il temperino con contenitore, centrato in pieno il bersaglio, dopo l'urto si aprì svuotando il proprio contenuto in una nuvoletta di polvere che finì sul suo maglione nero e costoso.
- Sei diventata stupida?- chiese infuriato voltandosi verso di lei e spazzolandosi via con la mano tutto lo sporco.
- Dev'essere una malattia contagiosa...- sibilò tra i denti, fulminandolo - Se non fossi una faccia di merda come sei non te l'avrei mai lanciato addosso!
Sasuke, con occhi spiritati, la guardò disprezzandola dalla punta dei capelli alle dita dei piedi e la ragazza si preparò ad incassare la peggior valanga di insulti mai udita prima, pronta alla guerra.
- Ti infastidisco così tanto?- domandò avvicinandosi al tavolo con fare minaccioso - Non mi sembra che ti lamenti quando porti qui quel tuo culone lardoso ogni cazzo di giorno!
- Cos'hai detto?!- urlò Sakura con voce stridula, alzandosi in piedi di scatto e serrando le mani a pugno - Ma ti sei visto? Sei soltanto un pallone gonfiato, un ridicolo sbruffone che fa pietà a chiunque lo guardi!
Sapeva che dopotutto la sua era una risposta illogica da dare in quel momento ma non le importava tanto, ciò che le premeva era dirgli tutto quello che pensava ferendolo il più possibile.
Non era stata corretta nei suoi confronti, anche Sakura aveva enormemente sbagliato usandolo come anello di congiunzione tra lei ed il ragazzo che amava ma non riusciva a farsene una colpa vera e propria perchè lui non l'aveva mai considerata, rispettata e mai una volta da quando stavano assieme aveva cercato di smussare gli angoli più spigolosi del suo carattere, che non erano pochi.
Lo odiava da morire e non se ne dispiaceva.
Se fosse stato un ragazzo premuroso, se le avesse voluto bene, sarebbe stato terribile doverlo lasciare perchè innamorata di suo fratello e si sarebbe sentita sicuramente una merda mentre, essendo questa la situazione, ad essere la merda era soltanto lui e non lo mollava a causa di Itachi ma dei suoi atteggiamenti del cazzo. O meglio, a causa di entrambe le cose.
Ed era consapevole che in realtà stava tentando di giustificarsi in tutti i modi per non dover affrontare il fatto di essere in torto tanto quanto lo era Sasuke, eppure ammettere questo avrebbe significato porsi al suo stesso livello e non poteva accettarlo.
- Pietà?- ripetè inarcando un sopracciglio con aria quasi perplessa.
Se c'era una cosa che Sasuke non avrebbe mai e poi mai sopportato era quella di attirare su di sé la commiserazione della gente; epiteti come "poverino", se riferiti a lui, gli facevano venire l'ulcera anche solo a pensarli e ora quella stronza voleva dargli ad intendere che "chiunque" credeva questo di lui. Dovevano essere le farneticazioni di una pazza furiosa, non poteva esserci altra spiegazione.
- Si, hai capito bene!- disse piegando le labbra in un sorrisetto malefico - Tu e i tuoi continui, fallimentari tentativi di superare Itachi siete ridicoli e penosi!
Lo disse con una cattiveria tale che si stupì di se stessa e gioì immensamente quando lo vide spalancare gli occhi sconvolto.
Altro che il temperino, ora si che aveva fatto centro!
- Tu...- iniziò a dire tremando di rabbia mentre le vene del collo si ingrossavano - Vattene!
Sakura alzò un sopracciglio con aria strafottente e lo guardò dritto negli occhi, per nulla intimorita da quella sua aria da sterminatore di bambini.
- Non me lo faccio ripetere due volte...- rispose con tono quasi derisorio chinandosi a raccogliere le proprie cose.
Uscì da quella stanza soddisfatta e traendo un piacere quasi sadico al pensiero dello sguardo esterrefatto e ferito di Sasuke.
A passo svelto scese le scale che portavano al pianoterra e ignorando gli sguardi e i saluti dei domestici si diresse in solitaria verso l'ingresso, ansiosa di lasciarsi alle spalle quella dimora sventurata.
In qualche modo l'avrebbe riottenuta la propria libertà, in qualche modo ce l'avrebbe fatta. Non si dice forse: "lontano dagli occhi lontano dal cuore"'?
E forse, stando lontana anche da quell'impiastro del suo ormai ex ragazzo, sarebbe riuscita a farsi passare tutto quel rancore e tutta quella rabbia che provava per lui.
Aprì con veemenza il portone, slanciandosi con una gran falcata verso l'esterno, con un sorriso così ampio dipinto sul volto che avrebbe accecato Ra, il Dio del Sole, pronta ad assaporare aria pulita e priva di stress, traumi e felice di potersi beare della primavera che fra poco ci sarebbe stata nel suo cuore.
Si, convinta!
In quel trionfo di colori e stelle filanti dimenticò di possedere il speciale dono della vista e finì, rovinosamente e senza alcuna grazia, a sbattere contro qualcuno.
- Sakura-chan...
E ti pareva? Tra tutte le persone che bazzicavano in quella casa proprio lui gli doveva capitare in quel momento.
Non doveva essere a quella cerimonia d'apertura a farsi idolatrare dalla comunità?
Sakura ci avrebbe scommesso l'anima che, se non avesse litigato col musone che stava al secondo piano, Itachi non sarebbe mai rincasato in tempo per farsi vedere da lei, figurarsi. Doveva intralciare il suo cammino ora che finalmente era piena di buoni propositi, come non vederlo mai più.
Alzò lo sguardo titubante perchè c'era sempre il rischio che finisse in catalessi alla vista di quello spettacolo.
E infatti... Boccheggiò come un pesce nella boccia e si sentì avvampare per l'imbarazzo sotto l'influsso di quella visione. Stava assistendo ad un'apparizione di Medjougorje o forse, più semplicemente, ad un miracolo.
Il suo piccolo miracolo personale.
- Sembri accaldata. Ti senti bene?- chiese preoccupato chinandosi un poco per scrutarla meglio in volto e poggiando il dorso della mano sulla sua fronte.
A quel tocco Sakura andò totalmente ed irremediabilmente in fibrillazione, non c'era via di scampo ad una malattia come la sua, e si sentì innalzare verso gli astri lucenti.
Doveva per forza, le era necessario, vivere il proprio trasporto per Itachi in quel modo, enfatizzando e creando nella propria mente scene mainstream. Se non l'avesse fatto sarebbe impazzita...
Se non l'avesse fatto si sarebbe ricordata con eccessiva intensità quanto in realtà lui fosse soltanto un ragazzo. Un ragazzo brillante, intelligente e ricco di fascino, certo! Ma pur sempre un ragazzo.
E se lo avesse visto troppo a lungo per ciò che era, cioè una persona con debolezze ed incertezze, lo avrebbe amato ancora di più.
Perchè l'idea che pure lui avesse delle paure, degli scheletri nell'armadio, dei tormenti, le scaldava il cuore così tanto da rendergli quasi impossibile trattenere l'impulso di stringerlo e farsi raccontare ogni cosa. Lo avrebbe ascoltato fino alla fine dei tempi.
Sentiva che era malinconico, sempre! Per quanto fosse bravo a celare ogni cosa e ad indossare la sua maschera perfetta, lei lo sentiva che in realtà più di qualcosa lo preoccupava e intristiva.
E poi c'era un'altra cosa.
Tutti avrebbero detto che erano identici a quelli di Sasuke ma lei sapeva bene che non era così.
Lui aveva occhi e di per sé non è poi questa gran cosa.
Ma vi garantisco che occhi così non ne aveva mai visti prima e mai ne rivide dopo.
Erano occhi che guardavano davvero. Guardavano lei.

Itachi continuava a sedere composto sulla sedia, le braccia poggiate sul tavolo e le mani intrecciate tra loro.
Erano belle mani, delicate, con palmi grandi e dita lunghe. Spesso Sakura aveva fantasticato immaginandole sul proprio corpo e anche in quel momento, li davanti a lui, le vennero in mente tutti i sogni ad occhi aperti e non che lo vedevano come protagonista e assunse una tonalità violacea in viso.
Non si erano lasciati affatto bene quel giorno.
Lo aveva superato e si era divincolata con forza, spingendolo via, quando aveva tentato di trattenerla e si era sentita morire dentro vedendo la sua espressione ferita.
Ma non poteva di certo permettersi di restare li, non ora che se ne stava per andare, non ora che era abbastanza forte da credere di poterlo fare,...
- Non ti rivedremo più quindi?
Sakura si era voltata un istante, guardandolo allibita e passandosi le dita tra i capelli, esausta.
- Questo dipende da voi...- aveva risposto sottolineando l'ultima parola quasi in uno sputo e con un sorriso amaro impresso sul volto.
Cosa poteva importare ad Itachi se non l'avesse più incontrata? Lui non la considerava mai solo in relazione a se stesso, c'era sempre qualcosa di mezzo: suo padre, sua madre, Sasuke,...
Non avevano mai condiviso nulla che fosse solamente loro, niente che fosse intimo e lei era una stupida.
E doveva andarsene.
E se n'era andata.
E ora Itachi era li, davanti a lei, seduto in quella cucina troppo piccola e Sakura sapeva che presto sarebbe scoppiata a piangere.
Non si dovrebbe amare così tanto una persona.
- Sono qui per porti le mie scuse.- iniziò a dire osservandola attentamente - Io... Ti dispiace se sparecchio la tavola?
Sul subito lo guardò sconcertata da tanto era ansiosa di sentire ciò che aveva da dire, ma poi non potè impedirsi di sorridere ed annuire.
Per quanto lo avesse sempre visto attraverso filtri, che fossero quelli di Sasuke o quelli che lui stesso si creava, ormai un po' lo conosceva e sapeva di alcune sue piccole manie, come quella di aver bisogno di  trovarsi in un ambiente ordinato per poter pensare. E piatti e posate sporche lasciate su di un tavolo, oltre l'orario di pranzo, non creavano un ambiente ordinato.
Itachi si alzò e con gesti veloci liberò la superficie di ogni cosa, riponendo con cura le stoviglie nell'acquaio e il pane nell'apposito sacchetto; era proprio un eccellente massaia e Sakura cercò di figurarselo con tanto di grembiulino e cuffietta rosa.
- Questa posso sbatterla dal terrazzo?- chiese indicando la tovaglia che aveva appena raccolto.
Lei annuì di nuovo, sempre sorridendo, e lo osservò dirigersi fuori e sporgersi leggermente al di là del balconcino, per assicurarsi che non vi fossero passanti sulla strada sottostante, per poi sciogliere la tovaglia scuotendola un poco. Tornò in cucina che l'aveva già ripiegata e, dopo aver chiesto a Sakura dove metterla, la ripose nel proprio cassetto.
- Dicevo, sono qui per porti le mie scuse...- riprese dopo essersi riaccomodato sulla sedia - Mi rendo conto di essere stato indelicato con te. Solo tu e Sasuke potevate conoscere la gravità del vostro litigio e le conseguenze che avrebbe avuto, porti quella domanda in un momento simile è stato stupido da parte mia. Ti prego di perdonarmi.-
Sakura lo guardò mentre si dispiaceva e scusava per qualcosa che, per lei, non aveva la minima importanza e si sentì umiliata, sconfitta. Possibile che non avesse compreso il reale motivo per cui quella sua domanda l'aveva fatta arrabbiare?
- Ti fai tanti problemi per niente!- ribattè velenosa - E non è necessario che tu sia così formale con me!
La osservò serio e lei avrebbe voluto leggerci tante di quelle cose nel suo sguardo, sapeva che c'erano milioni di cose da sapere e le voleva conoscere tutte ma non riusciva pecrhè era lui a impedirglielo, e la spaventava ciò che questo significava. Forse era solo la sua immaginazione, forse era lei a voler sperare in qualcosa, a volersi illudere ma era una sensazione, una di quelle sensazioni che ti tormentano e che non ti danno pace.
Quegli occhi così neri eppure intensi, vivaci che a volte si velavano di malinconia e lei che avrebbe voluto baciarne le palpebre, contarne le ciglia, asciugarne le lacrime e accarezzarne le occhiaie, sfiorare con le labbra quella parte del suo viso che era così importante, così bella, così necessaria.
Sembravano quasi parlarle, chiederle di insistere, di rompere piatti ed urlare pur di farsi raccontare la loro verità.
- Capisco che la mia presenza qui non sia gradita. Non avevo intenzione di restare molto, volevo solo scusarmi.- disse alzandosi facendo leva sulle braccia e risistemando la sedia sotto il tavolo.
Perchè non poteva essere una di quelle ragazze che ti spingono, che inveiscono, che piangono? Perchè non riusciva a dirgli tutto quanto?
Voleva solo che potesse essere suo.
Per un istante.
Voleva solo che per un istante lui la potesse amare.
Voleva solo poter vedere quella sua parte più debole, quella che lei voleva proteggere.
Per un istante.
Solo un istante.
- Perchè devi essere sempre così... perfetto?- mormorò stringendo con forza il ripiano della cucina dietro di lei - Perchè devi stare sempre al di sopra degli altri?
Itachi, che già si era incamminato verso la porta di ingresso, si bloccò.
- Ce l'ha fatta quindi...- rispose voltandosi a guardarla, sorridendo rassegnato - Ha convinto anche te ad odiarmi, alla fine...-
- Cosa stai dicendo?- chiese allarmata avvicinandosi a lui di qualche passo - Non potrebbe mai indurmi a fare una cosa simile, hai frainteso le mie parole!-
- Allora cosa intendevi?- domandò e a Sakura parve così stanco che le si spezzò il cuore.
- Ti nascondi!- esclamò aggrottando la fronte e stringendo i pugni - Sembri sempre tranquillo e sereno ma non è così. Non chiedermi come ma io so che fingi e vorrei solo capire perchè...
Le guance le si erano arrossate ed ansimava.
Dire quelle parole, ammettere di preoccuparsi per lui, di osservarlo e di tentare di capirlo era molto più di quanto si sarebbe mai aspettata di riuscire ad esprimere.
Dopo Sasuke e i teatrini in stile "Il Tempo delle Mele" si era ripromessa che non ci sarebbe ricascata più, che non si sarebbe più esposta per nessuno e si era così assuefatta a quella nuova Sakura che pure era convinta di farcela. E invece eccola li ad esibirsi in quella che per lei era una dichiarazione fatta e finita che, sicuramente, Itachi non sarebbe mai riuscito a cogliere.
Ai maschi le cose bisogna scriverle tramite insegne luminose perchè le vedano.
Lui la guardò con un'espressione leggermente stupita e Sakura amava quando su quel viso bellissimo appariva qualcosa che non sapesse di "finta pace e calma", ma non era ancora abbastanza.
Itachi si avvicinò alla veranda ed iniziò a scrutare il cielo prima di parlare.
- Sono dovuto crescere in fretta.- disse continuando ad osservare il mondo al di là del vetro, le mani in tasca - Tutti hanno sempre veduto in me talenti che io, ancora oggi, non credo di possedere. Mi hanno sempre sopravvalutato. Ci si aspettava che fossi impeccabile, mi hanno insegnato ad esserlo ed io ho imparato. Non mi impegno nemmeno più a fingere, è come se tutto ciò che mi hanno inculcato riguardo la disciplina, l'autocontrollo e la diplomazia fosse diventato ciò che sono realmente.-
Sakurà guardava la sua schiena, esterrefatta e sentiva le lacrime minacciare prepotentemente di cadere.
- Chi mi conosceva o mi stimava, o mi invidiava.- proseguì tornando a guardarla - Ma non mi importava perchè sono ben poche le persone che mi interessa compiacere. Avevo la mia famiglia con me e per quanto sotto molti aspetti sia una famiglia di pazzi...- a quelle parole sorrise - ...resta comunque la cosa più bella che abbia mai avuto.
Si interruppe come se avesse voluto aggiungere qualcos'altro ma poi distolse lo sguardo, puntandolo sulla superfice del frigorifero addobbata di foto e calamite.
- E poi avevo mio fratello...- riprese dopo qualche istante di silenzio, sempre senza guardarla - Dal primo momento in cui l'ho visto ho capito che avrei sempre tentato di proteggerlo, ad ogni costo e non ho mai smesso di volergli bene nonostante tutti i dissapori. Per quanto mi sia impegnato però non sono riuscito a fargli capire quanto io voglia essere semplicemente suo fratello, non un ostacolo da superare o un modello da imitare. Il risultato è che tutto ciò che la mia famiglia mi ha insegnato ha portato Sasuke ad odiarmi ma allo stesso tempo è ciò che mi permette di fingere che la cosa non mi importi.-
Sakura non poteva crederci.
Aveva sempre assistito al rapporto tra Itachi e Sasuke dal punto di vista di quest'ultimo, mai una sola volta si era chiesta come vivesse il maggiore quella situazione complicata. Lo vedeva superare indifferente le occhiatacce del fratello, ignorare le sue frecciatine, che erano più che altro pistolate in pieno viso, e dimostrare distacco per tutti i gesti infantili in cui si destreggiava e quindi dava per scontato che, ad Itachi, realmente non tangesse il pensiero di Sasuke.
Era stata una stupida ed era stata cieca.
Era davvero così superficiale da poter credere che qualcuno potesse accettare l'odio del proprio fratello senza battere ciglio?
Allora forse di Itachi non aveva compreso proprio nulla.
- Io... Non so davvero cosa dire!- sussurrò con gli occhi sbarrati e tremante.
- Non devi dire nulla.- rispose tornando a guardarla e sorridendole gentilmente.
- No!- sbottò infervorandosi così tanto che lui sobbalzò per lo spavento - Se tu gliene parlassi sono certa che le cose cambierebbero. Lui è convinto che tutto quello che fa non sia degno della tua attenzione perchè mediocre. Finge di cercare l'approvazione dei tuoi genitori ma è la tua che desidera!
Itachi si massaggiò con le dita la fronte e sembrava così stanco, sempre più stanco.
Perchè non poteva semplicemente abbracciarlo e curare lei i suoi malanni? Perchè non poteva soffrire anche lei con lui?
- Non è così semplice, Sakura...- sussurrò.
- Può esserlo! Abitate sotto lo stesso tetto, cazzo!
Si stava tagliando le gambe da sola.
Stava tentando di convincere Itachi a cercare un chiarimento, una riappacificazione con Sasuke e se questo fosse avvenuto per lei davvero non ci sarebbe più stato nulla da fare.
Se il loro legame si fosse risanato Itachi non avrebbe mai giocato un tiro così meschino al fratello; era improbabile in ogni caso che potesse accadere e le possibilità si sarebbero ridotte a zero con un rapporto ricostruito.
Ma davvero in quel momento importava qualcosa?
Lui era infelice e Sakura non poteva sopportare che soffrisse in quel modo. Doveva stare bene, doveva poter sentirsi amato ed era l'affetto di Sasuke quello che lui desiderava, non il suo.
- Ci sono delle cose che ho pensato e sperato che mi impediscono di guardarlo in faccia. Per questo non posso...  
Non riuscì nemmeno a capire bene quello che le aveva appena detto perchè quando riabbassò la mano e riaprì gli occhi, la guardò in un modo così indifeso e triste che lo stomaco le si attorcigliò e scoppiò a piangere prima ancora di avergli circondato il collo con le braccia ed aver affondato il viso sul suo petto.
Aveva un profumo così buono. Non sarebbe stata in grado di definirlo ma era buono e...
Kami! Gli stava lavando la maglietta!
Si scostò appena, giusto per constatare l'entità del danno, e fu allora che si accorse della sua posa rigida e della sua espressione.
Guardava fisso difronte a sè ed un leggero rossore gli velava le guance ma durò un attimo, perchè subito si ricompose e abbassò lo sguardo su di lei.
- Non piangere...- disse scostandogli i capelli, inumiditi dalle lacrime, dal viso - Tu e Sasuke risolverete, vedrai!
Sakura si fece di marmo.
Non aveva davvero capito nulla o forse, più probabilmente, fingeva di non capire. Forse gli faceva comodo fare il finto tonto per non afferrare la patata bollente, forse la vedeva solo come una sciocca teenager infatuata, una fredifraga.
Indietreggiò di un passo, sciogliendo l'abbraccio ed asciugandosi gli occhi.
- Quanto appaio stupida ai tuoi occhi?- chiese sorridendo amara.
- Non appari per nulla stupida, Sakura. E' normale star male dopo un litigio e poi so bene quanto Sasuke sappia essere...
- Basta!-
Quasi lo urlò ed Itachi sussultò sorpreso, guardandola allarmato. Un tipo pacato come lui mica era abituato a sceneggiate e ad esaurimenti nervosi simili, senza contare che Sakura stava cambiando stato emotivo con la frequenza con cui si spostano le lancette dei secondi.
- Puoi andartene, per favore?
Non era di certo quello che voleva ma non voleva nemmeno continuare a farsi del male da sola.
Era chiaro che da quella situazione non ci si poteva smuovere e lei che avrebbe dovuto fare? Mettersi in ridicolo e dirgli apertamente ciò che provava?
- Certo, me ne vado subito.
Si, doveva m
ettersi in ridicolo e dirgli apertamente ciò che provava.
- Un giorno, a casa tua, stavo scappando da Sasuke, gli avevo messo di nascosto due cucchiaini di zucchero nel caffè.- cominciò a dire, bloccandolo per la seconda volta mentre si avviava verso la porta - Per caso mi sono nascosta nella tua stanza, tu non c'eri, e quando mi sono voltata ho visto parecchi poster di quella cantante che andava di moda tre, quattro anni fa. Ti ricordi com'erano i suoi capelli?
Itachi corrugò la fronte e la guardò spaventato.
- Come sono i miei ora e i miei sono così da quando ho scoperto che quella cantante ti piaceva perchè infantilmente credevo che in quel modo ti sarei piaciuta anche io!

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***



Buonasera!
Giuro che sarò brevissima, ho solo poche annotazioni da fare.
Intanto mi è toccato tagliare di nuovo il capitolo, ovvio! Quindi di sicuro saranno cinque in totale, se non addirittura sei.
Volevo ficcare tutto qui dentro ma poi sarebbe diventato un minestrone, una Torre di Babele ed io già ho il mal di testa adesso, figurarsi se avessi fatto una trippa di Sakura, Itachi e sentimenti contrastanti.
Quindi mi scuso e giuro che nel prossimo capitolo avrete i fuochi d'artificio che meritate! Parola di scout!

Altra annotazione fondamentale.
Siccome ho volato con la fantasia dal prossimo aggiornamento cambierò il rating in arancione. Ciò nonostante è bene che sappiate che dovrebbe essere addirittura rosso.
Insomma, va bene timorata di Dio e figlia adorata di papà ma Itachi è Itachi e la carne è debole.
Non colorerò di rosso per una questione di lettori dato che mi dispiacerebbe interrompere la storia a qualcuno di voi e mi affido alla vostra maturità.
Sappiate come comportarvi in base alla vostrà sensibilità ed età insomma.
Se avete qualche particolare timidezza sappiate che forse, il quarto capitolo, non sarà adatto a voi e ve lo dico in anticipo perchè davvero, sarebbe sttao brutto bloccare alcuni di voi con il rating rosso quindi avviso qui e avviserò nuovamente nel prossimo.

A parte questo vi mando un grosso bacione e ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia come seguita, preferita e ricordata.
Ringrazio anche i miei recensori e mando un bacio a tutti!

giropizza









...









Erano passate all'incirca tre settimane dal giorno in cui, senza preavviso, sua eccellenza reverendissima le aveva fatto visita per poi andarsene nello stesso modo nel quale era giunto: senza una parola.
Dopo che ella gli ebbe dichiarato il proprio imperituro amore - perchè non raccontiamoci frottole, quella era una confessione amorosa e col cavolo che si poteva fraintendere - lui l'aveva osservata con gli occhi strabuzzati e boccheggiando per mezz'ora; poi, dall'alto della sua arcinota genialità, aveva iniziato a guardarsi attorno come in cerca di un appiglio e infine se n'era andato, semplicemente, lasciandola li impalata come una cretina.
Tutto si sarebbe aspettata ma non certo che scappasse, letteralmente.
Era pronta ad incassare un "gentile" rifiuto, magari accompagnato da un discorso molto profondo e maturo sul perchè loro due non potessero stare assieme, aveva addirittura avuto l'ardore di sperare nel miracolo e che lui si gettasse ai suoi piedi dicendole quanto l'amava ma mai, e il mai va a caratteri cubitali, avrebbe messo in conto che si volatilizzasse come il più bravo degli illusionisti.
Che in realtà, almeno inizialmente, non gliene aveva fatto una gran colpa, lo aveva giustificato in mille modi poco plausibili confidando che la sua reazione fosse stata causata dallo shock e che, una volta superatolo, si sarebbe fatto sentire.
Invece, malauguratamente, quel pezzo di deficiente non aveva dato il minimo segno di vita e Sakura dubitava fosse morto, se fosse successo la gravissima perdita sarebbe finita sulla TV nazionale, e la morte era l'unica ragione valida da lei contemplata
in grado di scagionarlo
.
Il fatto che stesse giocando a "nascondino", pur di evitare di darle una risposta chiara, era di per sé una risposta eloquentissima, o almeno questo diceva Facebook perchè, in poche parole, Itachi aveva "visualizzato" il suo messaggio per poi infischiarsene alla grande e Sakura si sentiva come ci si sente quando ci si siede in una sala d'aspetto: in attesa.
Era così arrabbiata per quella totale mancanza di rispetto e per essere stata ignorata senza nessuna remora che non aveva nemmeno avuto il tempo di intristirsi, in poche parole non le fregava un cazzo che lui la volesse o meno in quel momento, quello che era importante è che la stava umiliando e avrebbe volentieri spaccato la bocca a quella testa di merda che aveva attentato alla sua dignità di donna.
Certo che tutti lei se li andava a cercare! Doveva essere una prerogativa degli Uchiha quella di essere incapaci nelle interazioni sociali perchè Itachi, tanto caro e tanto "bello di mamma", aveva dimostrato di non essere meno rincoglionito di quel musone di suo fratello.

Lei e Sasuke, a proposito di fratelli musoni, non s'erano più parlati dopo il litigio e tutto sommato non le era ben chiara la situazione, perchè per Sakura era scontato che tra loro fosse finita ma magari per lui non era lo stesso, anche se ne dubitava fortemente e stava sempre ben attenta a quel che mangiava (si aspettava di trovare della cicuta nell'insalata da un momento all'altro).
In ogni caso la gente, nonostante nessuno ne avesse dato conferma, sembrava convinta si fossero lasciati e a scuola la notizia si era diffusa a tempo di record, con grande e ben manifesta gioia di tutto l'apparato femminile dell'istituto e, in particolare, del Sasuke Uchiha's Fan Club, un'organizzazione malavitosa non troppo segreta che da sempre crociava contro la coppia più famosa ed invidiata dopo i Brangelina, Ken e Barbie ed il pane con la Nutella.
Se nei due anni in cui erano stati insieme si erano date una leggera calmata, non appena la buona nuova aveva iniziato a circolare queste, tutte agghindate e festanti, avevano preso a lanciare imeni e reggiseni grandi quanto boe al suo passaggio.
Il loro liceo, fino ad allora sobrio e rispettabile, si era trasformato in un bordello di teenager in preda ad un idillio infinito.
Ovviamente Sasuke Uchiha ne era immensamente felice, per questo le mandava tutte a quel paese sbraitando e finiva col nascondersi in antri nascosti, non ancora rintracciati, durante le pause - e dire che la squadra di ricerca della mafia scolastica era parecchio efficiente -.
La sua furia assassina in quelle settimane raggiunse apici di fame incontrollata che probabilmente nemmeno Vlad l'Impalatore sarebbe mai stato in grado di eguagliare e a Sakura sembrava di udire le grida strazianti di tutte le vittime che avrebbe mietuto, le sue per prime.
Avanzava inesorabile, addentrandosi sempre di più lungo quella strada impervia che snoda tra "bene" e "male" e che, per lui e tutti i pazzi furiosi della storia soltanto, possedeva una terza opzione: "crudeltà level autori che ti ammazzano i personaggi preferiti".
Nemmeno per Sakura le cose furono facili perchè, nonostante non fosse acclamata tanto quanto l'Uchiha, pure lei aveva il suo discreto stuolo di ammiratori che, fortunatamente, erano meno esaltati dei membri del Sasuke Uchiha's Fan Club ma altrettanto imbarazzanti se ci si mettevano.
Sai ad esempio - che stava prendendo parte alle sedute di una terapeuta che doveva aiutarlo a superare i propri deficit emotivi e che quindi si sentiva un piccolo ed ingegnoso Freud - l'aveva informata che secondo la sua modesta opinione pure lei aveva grossi problemi che stavano "sedimentando nel verde prato della sua anima, trasformandolo pian piano in un'arida steppa", perciò si era fatto venire la brillante idea di invitarla a quegli incontri, perchè secondo lui le sarebbero stati utili e insieme avrebbero potuto addirittura capire come mai, nonostante fosse gay, sfogasse il durello mattutino pensando a lei.
- Ho parlato di te con la Dottoressa Tsunade e sarebbe felice di conoscerti.
Pure Sakura non stava più nella pelle all'idea di incontrare la pazza sclerata che aveva messo quelle malsane idee in testa a Sai, per spararle con un mitra in bocca e per dirle che, secondo lei, la sua terapia non stava affatto aiutandolo a superare le sue deficienze sentimentali, o quel che era, dato che tutta quella bella filippica gliel'aveva praticamente strillata in faccia davanti a mezzo corpo studentesco.
Che andassero al diavolo tutti!
Ma soprattutto che andasse al diavolo quel rintronato di Itachi Uchiha.
Li aveva finiti gli insulti ingiuriosi con i quali battezzarlo e durante la notte, quando dopo essersi rigirata nel letto per ore soffocando le grida di rabbia nel cuscino si addormentava, sognava di prenderlo a sprangate sui denti con un asse da stiro e di legarlo ad una sedia, per poi distruggere dinanzi ai suoi occhi atterriti, uno ad uno, i componenti della sua preziosa collezione di souvenir di porcellana.

Quel pomeriggio camminava verso lo studio dentistico dove aveva appuntamento, non distava molto da casa sua perciò aveva deciso di approfittare della bella giornata per fare una passeggiata.
A differenza della maggior parte della gente lei era felice di recarsi dal dentista una volta l'anno, per il tipico controllo. La rilassava stare in sala d'aspetto a leggersi riviste vecchie di mille anni e quindi scoop che conosceva a memoria, sedere gambe all'aria su quella poltrona che trovava comodissima e farsi ispezionare la bocca da Jiraya-sama mentre le raccontava, nei minimi particolari, come era riuscito ad intrufolarsi negli spogliatoi della squadra femminile di pallavolo di turno.
Anagraficamente doveva avere una cinquantina d'anni ma i lunghi capelli bianchi e le vesti tradizionali giapponesi lo facevano sembrare un nonnetto eccentrico.
Era il padrino di Naruto, nonchè la principale ragione per la quale il Dobe si chiamava come uno degli ingredienti del ramen, e la sua quasi proverbiale ossessione barra perversione per le donne aveva fatto in modo che questi lo rinominasse Ero-Sennin, ovvero eremita porcello.
Sempre il Namikaze le aveva detto, sussurrandole cospiratorio all'orecchio con le labbra a becco di pollo, che nel tempo libero, tra un'intrusione sotto le gonnelle di giovani fanciulle e l'altra, si dilettava a scrivere e le sue pubblicazioni riscuotevano un enorme successo. Era quasi cascata dalla sedia quando il discorso si era concluso con il trascurabilissimo dettaglio che, Jiraya-sama, era un autore di romanzi erotici.
Forse avrebbe anche dovuto aspettarselo da un malato del genere ma si trattava comunque di una delle personalità più rispettate ed eminenti della città, e dopo quella scoperta iniziò a chiedersi seriamente il perchè.
In ogni caso il fatto che fosse una grande amica del suo figlioccio, ma soprattutto che fosse senza tette, la metteva al sicuro da quelle manacce curiose e si limitava a prenderle le misure del sedere quando credeva che lei non se ne accorgesse, quindi era tutto sommato divertente recarsi periodicamente a quello studio, più che altro perchè ogni volta c'era un'assistente più bella e più giovane della precedente e l'Ero-Sennin si destreggiava in tutti i modi possibili per attirarne l'attenzione.
Si era appena addentrata nel cortile dell'edificio quando, alzando un po' lo sguardo, al termine del vialetto vide Itachi Uchiha.
Aveva passato le ultime settimane ad augurargli le più subitanee pene dell'inferno e, a scapito di quello che ora vi aspettate, non le andò per nulla in pappa il cervello anzi, alla vista della sua camminata tranquilla le montò l'ira funesta di Achille e si maledisse per non aver con sé una pistola.
Certo, lo pensò che era bello da morire e che nudo lo sarebbe stato ancora di più ma aveva delle priorità, come ucciderlo ad esempio.
Quando si accorse di lei divenne ancora più pallido di quanto già non fosse solitamente e nei suoi occhi Sakura vide profilarsi lo spettro del disagio e del senso di colpa.
Ben ti sta! Soffri, brutto idiota!
A dire il vero però le faceva parecchio strano vederlo in quelle condizioni, Itachi era sempre impeccabile e preciso mentre in quel momento si trovava, palesemente, in una situazione di palpabile imbarazzo ma lei se ne doveva forse dispiacere? Era tutta colpa sua, se non fosse stato un vigliacco tutto ciò lo si sarebbe evitato dall'inizio.
Pezzo di cretino...
Stupido...
Si ok, le era andato in pappa il cervello!
Lei, quel suo cazzo di spirito da crocerossina e quel suo buon cuore l'avrebbero fatta finire male prima o poi; probabilmente avrebbe accolto in casa un vagabondo, un giorno, che si sarebbe rivelato un pazzo omicida, magari un lontano parente di Sasuke, con la passione per i puzzle e l'avrebbe tagliata in tanti piccoli pezzi infilandola poi in una scatola con su scritto: "Ricostruite la cogliona tenerona".
Si guardarono a lungo senza dir nulla e Sakura non aveva alcuna intenzione di iniziare per prima il discorso, aveva già parlato più che a sufficienza.
Alla fine fu lui ad interrompere il silenzio, scostandosi dal viso i capelli mossi dal vento e chinando il capo. Quando poi quegli occhi neri tornarono a scrutare i suoi li trovò così colpevoli e avviliti che quasi stava mandando di nuovo tutto a quel paese, pronta ad avvinghiarsi al suo collo per la seconda volta.
- Buongiorno, Sakura-chan...
No! Sicuramente non aveva capito bene!
BUONGIORNO?!
Era forse diventato deficiente?
Se l'era data a gambe scappando da casa sua, per tre lunghe settimane era scomparso con una tale efficenza che pure una spia russa l'avrebbe invidiato e ora tutto quello che riusciva a dire era: BUONGIORNO?!
Mentalmente Sakura si vide mentre lo strangolava per poi gettare la carcassa in pasto ai piranha.
Rimase sgomenta a guardarlo, proprio nel momento in cui dentro di lei divampavano le fiamme dell'inferno, e quando riuscì a domare i propri istinti più animaleschi e brutali l'unica cosa che fu in grado di fare fu superarlo con aria impettita, senza degnarlo di ulteriori attenzioni.
Per tutto il tempo che impiegò nella sala d'aspetto fingendo di leggere quelle riviste, che Jiraya-sama la visitò ciarlando a mitraglietta e che attese perchè fosse il proprio turno per i pagamenti Sakura, con la fronte perennemente corrugata, non fece altro che pensare a quell'emerito cretino.
Dire che era arrabbiata con lui era pura bestemmia.
Era inviperita, adirata, incazzata nera.
Gli occhi ormai lacrimavano sangue, in bocca sentiva crescere le tenaglie e le mani prudevano costantemente, come se stessero subendo una qualche strana mutazione in stile X-Men.
Dopo tutta la sua - di merda - esperienza, come aveva potuto farsi fregare di nuovo? Da uno stinco di Santo pirla, per giunta.
Credeva di aver toccato il fondo e che chiunque, se paragonato a Sasuke, sarebbe parso un oracolo di beatitudine ma evidentemente si sbagliava perchè Itachi era anche peggio; con quella sua faccetta rassicurante, serena e lo sguardo da Messia promettente pace e amore per tutto il mondo nessuno lo avrebbe mai ritenuto responsabile di crimini gravi quanto lo stupro psicologico di una ragazza già, a quanto pare, borderline.
E per quanto la sua sola vista la destabilizzasse e le mandasse totalmente il cervello nel pallone, non si sarebbe mai ridotta a zerbino, figurarsi se avrebbe fatto la fine di quel povero diavolo di Catullo con la rinomata troia Lesbia.
Ok che la situazione era completamente diversa, le premesse pure e... Si, insomma l'esempio non calza poi così tanto ma il morale della sua favola dell'orrore era che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da quel Santo ciarlatano.
Già era tanto che gli risparmiasse la vita, dato il fastidio con cui cercava di scrollarsi di dosso il senso di vergogna che le si era appiccicato da quel giorno in cucina.

Quando uscì dallo studio ed ebbe percorso a ritroso il vialetto, lo trovò poggiato al cofano della propria auto, le braccia incrociate al petto e lo sguardo abbassato in una posa pensosa.
Non si poteva essere più belli.
Sakura ne osservò le braccia nude, lasciate scoperte dalle maniche della camicia che erano state arrotolate fino al gomito, così bianche e quasi perlacee, più sottili di quelle di Sasuke eppure era certa che ci si dovesse sentire davvero protette chiuse nella loro stretta e il collo che si congiungeva sinuoso con la mandibola per nulla quadrata ma delicata, dalle curve dolci e con quelle orecchie piccole quasi quanto conchiglie.
I suoi lineamenti erano così femminei che un tempo glieli aveva invidiati, così come aveva invidiato quelli di Sasuke, e i capelli così neri e lisci che avrebbe voluto tagliarglieli durante la notte ma poi se ne era innamorata ed era divenuta orgogliosa di lui e di sé stessa, perchè amava qualcosa di tanto meraviglioso.
Non che fosse poi così difficile infatuarsi di quel ragazzo, non credeva che in quella città ci fosse una sola donna, eccetto la sua amica lesbica, che restasse indifferente al suo passaggio però lei era diversa e a fanculo la modestia. Lei lo amava sinceramente, incondizionatamente e senza riserve, lo avrebbe amato anche se non fosse stato così bello, intelligente e carismatico, lo avrebbe amato ancora di più se non fosse stato tutto questo, ammesso e concesso che ciò fosse possibile.
Lo avrebbe amato anche se non avesse avuto quegli occhi e lei sapeva bene quanto quegli occhi l'avessero sempre incatenata a lui.
Neri e profondi, profondi come solo il buio sa essere eppure così rassicuranti.
Chissà quanto è fresca oggi la sua pelle...
Scosse la testa per cacciare quei pensieri che stavolta non erano di natura poco casta, non lo erano quasi mai in realtà.
A lei sarebbe bastato sentirlo parlare, o guardarlo dormire o farlo sorridere. A lei sarebbe bastato che lui ci fosse per lei o, perlomeno, che non ci fosse per altre.
- Hai fatto presto...- commentò quando si accorse di lei. Lo disse accennando un lieve sorriso e scrutandola come se stesse cercando di imparare qualcosa del suo viso a memoria.
Sakura alzò le spalle fingendosi seccata, doveva ostentare una minima traccia di insofferenza nei suoi confronti o veramente tutte le lotte a favore dei diritti femminili sarebbero andate a farsi fottere con quello che erano riuscite ad ottenere.
- Ti riaccompagno a casa?- chiese piegando leggermente il capo di lato e Kami, quanto la faceva impazzire quando faceva così, sembrava un bambino e lei se lo sarebbe mangiato.
Annuì leggermente ed arrossì perchè, per quanto si abbia un bel caratterino e lei lo aveva, non ci si può far niente al cuore che batte, allo stomaco che si ingarbuglia e alle mani che sudano quando stai difronte a chi ami.
E avrebbe dovuto pestarlo a sangue per non averla degnata di una sola spiegazione ma più di tutto avrebbe dovuto piangere, perchè lo voleva così tanto che le faceva male la testa e le veniva da vomitare.
Il viaggio in auto trascorse tranquillo e Sakura trovò la forza di guardare oltre il finestrino per tutto il tempo, mai in sua direzione. Posò il capo sul vetro e chiuse gli occhi facendosi cullare dalla guida di Itachi e sentì che le sarebbe andato bene così, stare al suo fianco in quel modo per tutta la vita.
Quando si fermò sbarrò gli occhi perchè non poteva essere già finito, già finita e prese un respiro profondo prima di afferrare la maniglia della portiera.
- Aspetta!- disse attirando la sua attenzione ed interrompendola - Ti vorrei parlare...-
Sakura si voltò a guardarlo e non potè impedire ad un palloncino di speranza di gonfiarsi nel suo petto anche se, effettivamente, il tono che aveva utilizzato non prometteva granchè.
- Si... Ma ti dispiace se entriamo in casa? Devo far pipì!
Ormai si sarà capito che Sakura era l'esempio lampante di quanto l'aspetto esteriore potesse differire dalla personalità. Se a primo acchito chiunque l'avrebbe classificata come signorina beneducata e di classe, dopo una più profonda analisi ci si sarebbe resi conto della sua natura da maschiaccio e della sua, quasi disarmante, eloquenza.
Non che avesse detto chissà che in quel frangente ma di certo nessuna, prima di lei, aveva messo mai al corrente di una cosa simile Itachi Uchiha e lei lo aveva fatto con tale noncuranza che poi, resasene conto, si era come pietrificata arrossendo per l'imbarazzo.
Il ragazzo sorrise sincero e dopo averla guardata per un lungo secondo scese dalla macchina, avviandosi verso l'entrata.
Quando furono saliti al secondo piano, dove si trovava l'appartamento di Sakura, si fu data una ravvivata allo specchio ed ebbe svuotato la vescica tornò in soggiorno dove Itachi l'aspettava, seduto sul divano di pelle sintetica.
- Ti posso offrire qualcosa?
Rispose con un semplice cenno di diniego e seguì i suoi movimenti mentre si accomodava sulla poltrona posta dinanzi a lui.
Portò il busto in avanti posando i gomiti sulle ginocchia ed intrecciò le dita tra loro osservandole come se fossero di vitale importanza in quel momento; a Sakura sembrò stesse pesando le parole da usare e non le piacque quella sensazione, sapeva che era una sua prerogativa saper in anticipo cosa dire ma almeno, prima di allora, non si era mai fatto cogliere con le mani nel sacco.
- Io mi devo scusare con te, di nuovo.- iniziò sempre senza alzare lo sguardo.
Almeno se n'è reso conto!
- Mi sono comportato in modo imperdonabile e non ti biasimerò se non mi vorrai più parlare anzi, ti devo ringraziare per avermi dato la possibilità di scusarmi.
Era davvero dispiaciuto, troppo. Più di quanto si sarebbe aspettata e più di quanto fosse normale.
Il suo tono di voce non era per nulla sicuro o pacato come al solito, era incerto e capì quanto in quel momento si trovasse in difficoltà e avrebbe voluto dirgli che non era necessario le desse alcuna spiegazione se ciò lo metteva così a disagio. Le faceva male vederlo in quel modo e davvero si chiedeva perchè leggesse così tanto dolore tra quelle poche parole.
- Non importa. Davvero!- tentò di rassicurarlo e sorrise largamente, sperando che ciò bastasse a sollevare quel senso di colpa che sentiva premergli sulle spalle.
- Non è vero, Sakura...- sbottò Itachi arrabbiato ed ebbe un leggero sobbalzo per la sorpresa.
Sgranò un poco gli occhi come se anche lui fosse rimasto stupito da quella reazione e si passò una mano sul viso, quasi a voler trascinare via qualsiasi cosa lo disturbasse.
- Perdonami...- sussurrò e Sakura ebbe l'impressione che stesse per piangere.
- Itachi ti prego, non c'è nulla da perdonare!
Mentì, spudoratamente, e non riuscì a fare nient'altro che tentare di tranquillizzarlo restando immobile al suo posto, era come se qualcosa l'avesse gelata ma davvero avrebbe voluto aiutarlo perchè non gli importava più nulla di se stessa.
Lui alzò lo sguardo e quelle pozze nere raccoglievano una profonda disperazione che cercava di venire a galla, una disperazione la quale causa Sakura non riusciva a cogliere.
- Perchè non me l'hai mai detto?
Non le servì che aggiungesse altro per comprendere a che si riferisse, dopotutto era abbastanza palese l'argomento di conversazione per quanto lei si stesse concentrando su altro.
- Come potevo?- chiese fissando gli occhi nei suoi e quasi sperò che rispondesse a quella sua domanda che suonava troppo retorica - Ho cercato di fartelo capire però...
- Farmelo capire?
Aggrottò la fronte sconcertato e dovette soffocare l'impulso di ammorbidire quelle pieghe con le dita, prima di parlare.
- Si!- ammise abbassando il capo e sorridendo amara - Ma a quanto pare sono stati tentativi inutili dato che sei cascato dalle nuvole a questo modo...
- Quando?- chiese ansiosamente - Quando hai cercato di farmelo capire?
- Quella volta che tu venisti a prendermi all'Amaterasu, ad esempio. Quando ti chiesi della tua presunta fidanzata.
Itachi parve sconvolto e la guardò come se stesse vedendo un fantasma.
- Credevo me lo avessi chiesto per essere certa che non rappresentasse una minaccia per la tua storia con Sasuke!- disse fissandola sbigottito.
Perfetto!
Ecco a che erano serviti tutti i suoi macchinosi stratagemmi per illuminarlo sui propri sentimenti, a convincerlo ancora di più che fosse innamorata di quello scemo di suo fratello!
Perfetto!
Sospirò esasperata roteando gli occhi al cielo, la doveva pur sdramatizzare quella situazione.
Certo però che qualcosa doveva essere davvero andata male nella fase d'accoppiamento dei signori Uchiha e per fortuna che si erano accontentati di due figli soltanto.
- E' passato tanto tempo, dopotutto ora non ha molta importanza...- commentò Sakura grattandosi nervosamente una tempia e augurandosi che, quel pezzo di deficiente, ci arrivasse a dirle qualcosa come: "Non è troppo tardi, sposiamoci!"
- Sakura...
Oh no! Adesso sarebbe partito con il suo discorso molto profondo e maturo sul perchè non potevano stare assieme, l'avrebbe fatta piangere e poi incazzare, mettendo per sempre a repentaglio la sua già compromessa sanità mentale e infine se ne sarebbe andato con un'uscita teatrale degna di Gary Oldman in "Dracula di Bram Stoker".
- Sono stato uno stupido!
Su questo erano d'accordo, lui, lei e anche il resto del mondo abitato, vegetazione compresa eppure non si andava da nessuna parte constatando quanto fosse più ottuso di un asino.
- In effetti... Una ragazza che ti scrive nel cuore della notte, da ubriaca, chiedendoti di andarla a prendere al posto del suo ragazzo può avere migliaia di ragioni fraintendibili tra loro.- commentò sarcastica e guardandolo con un eloquente sopracciglio inarcato.
Itachi sembrò ragionarci su e l'espressione che assunse successivamente la disse lunga sul fatto che finalmente aveva compreso che solo un'altra cosa avrebbe potuto fare più chiara di così, una serenata con le canzoni di Elton John.
- Non sono così bravo a captare i segnali sociali, non quando si tratta di cose importanti...- disse affranto e nascondendo il viso tra le mani.
In merito a questo Sakura non sapeva bene se prestare più attenzione alla conversazione in sé o ai gesti così spontanei di Itachi, così non da lui. Altro che captare i segnali sociali importanti, li davanti aveva l'enciclopedia del caso umano per eccellenza. E, ringraziamo i Kami, sarebbe stato pure un bel soggetto da studiare!
Per quanto si fosse chiarito l'ovvio però Sakura non poteva dirsi affatto soddisfatta.
Si era scusato e, per quanto non avesse giustificato in alcun modo il proprio comportamento, lo aveva perdonato perchè era davvero dispiaciuto, qualsiasi fossero le sue ragioni, e poi nemmeno ce l'avrebbe fatta a tenergli il broncio, avevano fatto chiarore su un punto importante ovvero che era un emerito rincoglionito ma tutto restava comunque in sospeso.
Una risposta doveva pur dargliela, per la miseria!
Ma non è che sembrasse granchè intenzionato a farlo, continuava a stersene tutto corrucciato con il volto tra le mani e lei iniziava a perdere la pazienza.
- E quindi?- chiese seccata e tamburellando nervosamente il piede a terra.
Itachi alzò lo sguardo su di lei con l'aria di chi avrebbe sperato di non sentirsi mai rivolgere quella domanda.
Adesso lo ammazzava!
- Non sono così bravo nemmeno a parlare di ciò che provo in realtà, soprattutto se con una ragazza...- rispose sospirando e tirandosi su, poggiando la schiena sulla poltrona.
Finalmente stavano cavando degli scheletri dall'armadio di Santo Itachi, protettore dei belli e degli intelligenti: le sue mancanze.
- Perchè?- domandò d'impulso, stringendo tra le dita i braccioli della poltrona.
- Non ne ho mai avuto bisogno...-
Chiaramente, beata modestia!
- ...L'unica ragazza alla quale ho sempre avuto qualcosa da dire è l'unica alla quale non ho mai potuto parlare davvero!
Sakura sentì il proprio stomaco svuotarsi e il nodo in gola, che dall'inizio di quella conversazione si faceva sentire, gonfiarsi sempre di più, fino a non farla più respirare.
Non è che le avesse confessato di provare i suoi stessi sentimenti, poteva star parlando di un'altra ragazza e se fosse stato così la delusione nel vedere quella flebile illusione sgretolarsi sarebbe stata ancora più grande. Eppure quelle parole le sembravano così rivolte a lei e si domandò perchè ci fosse ancora quel tavolino da salotto a separarli.
- Anche io ho cercato di fartelo capire, Sakura...- proseguì quando si rese conto che non avrebbe spiccicato parola, tanto era sconvolta ed in preda all'agitazione - Correre a prenderti quando mi chiamasti nel bel mezzo della notte, venire qui appositamente per scusarmi,... Non sono cose che farei per chiunque.-
Quella era la dichiarazione d'amore più di merda che le avessero mai fatto.
Peggio di quella di Sai e peggio di quando un Rock Lee tutto affannato, andatole dinanzi, le aveva consegnato una tuta in ciniglia verde affermando che in lei vedeva la partner ideale di jogging mattutino.
Eppure lei non aveva mai udito niente di più bello.
Si portò le mani alla bocca, nel tentativo di fermare quel tremolio inarrestabile che le faceva battere i denti l'uno contro l'altro e sentì gli occhi riempirsi di lacrime, tanto che la vista le si appannò, e non potè impedire loro di scendere copiose. Iniziò a perdere il senso delle cose e soprattutto la sensibilità sul proprio corpo, sentì le dita intirinzite come se fossero gelate e la testa pesante.
Smise di rendersi conto di dove si trovava per qualche secondo al punto che fu una sorpresa trovare il volto di Itachi, inginocchiato davanti a lei, a pochi centimetri dal suo.
- Sakura, ti senti male?
La sua voce le giunse ovattata alle orecchie, come se gli stesse parlando dall'interno di un imbuto e sapeva di star avendo una reazione esagerata, avrebbe voluto calmarsi ma non riusciva a smettere di piangere.
Era troppo tempo che si teneva ogni cosa dentro senza potersi confidare con nessuno.
Desiderava solo che potesse essere suo.
Non ne poteva più di nascondere quell'enorme macigno nel petto, di guardarlo cercando prima di convincersi di odiarlo e poi sminuendo i propri sentimenti.
Erano almeno un migliaio le ragioni per le quali avrebbe dovuto tacere, scordare ciò che provava ma in realtà, per tutto il tempo, ne aveva veduta una soltanto.
La paura.
La paura di non essere abbastanza, di non essere compresa, di non essere presa sul serio. La paura di essere rifiutata.
Rifiutata da lui che era così importante.
E lei era una debole, non ce l'avrebbe mai fatta perchè desiderava aggrapparsi a quelle spalle larghe con tutto il cuore.
Sapeva che in quel posto si sarebbe sentita protetta.
E fu quando le lacrime iniziarono a rallentare, quando la vista si fece meno sfocata. Fu quando rivide chiaramente quei suoi grandi occhi neri, neri eppure così limpidi.
Fu quando li trovò carichi della più sincera delle preoccupazioni che smise di sentirsi debole.
Non era debolezza la sua, volerlo così tanto, fino a stare male, fino a corrodersi il fegato, non era debolezza e gli sorrise, e di rimando sorrise anche lui.
E' così che fanno le persone che si amano.
Lo abbracciò, legando le proprie braccia sottili attorno al suo collo bianco, e affondò il viso proprio li, respirando quel suo buon profumo e toccando col naso quella pelle così morbida. Sentì le dita di Itachi stringere leggere la nuca, intrecciandosi ai capelli, e l'altro braccio circondarle la vita avvicinandola sempre di più al suo corpo e si sentì a casa, si sentì come se lui avesse scavato un cantuccio caldo proprio nel suo petto e volesse farcela entrare.
Ma lei in qualche modo era già li dentro.
Fu Itachi ad interrompere quell'abbraccio, dopo secoli, millenni, e le scostò leggermente il viso bagnato portandolo difronte il suo.
La guardò a lungo. Guardò i suoi occhi e passò il pollice sulle ciglia umide, guardò il suo naso e ne baciò la punta arrossata, guardò le sue labbra,...
La guardò per un tempo lungo, quasi infinito. E le piacque farsi guardare in quel modo, le piacque che fosse lui a guardarla in quel modo.
Chiuse gli occhi e lasciò che continuasse, avvertiva il calore del suo respiro sulla pelle, le sue dita scostarle i fili rosa dal viso,...
E' così che fanno le persone che si amano.
- Itachi?- lo chiamò e la voce le uscì in un sussurro.
- Si?
Non riaprì gli occhi ma potè immaginare l'espressione attenta di lui e sorrise, e sentì Itachi accarezzarle la gota che si era gonfiata e quella piccola fossetta.
- Hai mai pensato a come sarebbe se stessimo insieme?
- Un migliaio di volte...- rispose continuando a toccarle il viso come se ci stesse facendo l'amore.
- Potremmo fingere di stare insieme... Per un'ora...
Itachi tacque e lei riaprì gli occhi per poterlo guardare. Lo trovò intento a scrutarla con quegli occhi tristi che per lei erano il mondo e molto di più.
- Un'ora...- mormorò - Sarebbe difficile poi tornare indietro, dopo essersi abbandonati per un'ora...
Sakura alzò una mano e con le dita sfiorò quelle rughe di preoccupazione sulla sua fronte.
Era la prima volta che toccava quel viso e la pelle era così liscia e fresca e morbida e lo amava, lo amava, lo amava da morire, lo amava da vivere.
Lo amava così tanto che lo doveva vivere, anche se solo per un'ora.
Al dopo... Al dopo ci avrebbe pensato dopo.
- Solo un'ora.






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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Buonasera!
Avrei trilioni  e bilioni di cose da dire ma poichè è tutta oggi che scrivo, cancello, scrivo e cancello come un'ossessa non ce la faccio proprio più.
Qui ci sono i fuochi d'artificio che vi avevo promesso, niente di particolarmente fondamentale ai fini della trama. E' un capitolo pornografico, detta proprio francamente.
E' la prima volta che scrivo una scena lemon e manco i Kami sanno quanto fossi e sia imbarazzata. Non so neanche perchè dato che non sono così tanto pudica, in fin dei conti non è che abbia descritto nulla di epocale o sconvolgente ma insomma, chissà che problemi c'ho.
In ogni caso per questo capitolo mi piacerebbe ricevere qualche parere in più perchè veramente, l'ho modificato trilioni e bilioni di volte e non sono lo stesso troppo convinta.
Comunque continuo a ringraziarvi tutti quanti e soprattutto chi trova il tempo per recensire,
grazie infinite!

Come avevo avvertito la scorsa volta questo capitolo è a rating rosso, nella descrizione l'ho aggiornato in arancione perchè mi sarebbe dispiaciuto molto per chi di minorenne segue la storia.
Quindi, geniale che sono, ho pensato ad una cosa.
Ho strutturato il capitolo in modo tale che chi volesse, per vari motivi, evitare di leggerlo lo possa fare riprendendo tranquillamente dal quinto capitolo. Se per qualche ragione decideste di saltarlo saprete di esservi persi solo una scena di sesso che poi manco è sesso vero e proprio ma vabbé.
A fine capitolo metterò una nota con ciò che forse vi potrebbe interessare e quindi scorrete la pagina in fondo e spoileratevi le parole in rosso.
Questa è la mia tattica per garantire a tutti la possibilità di proseguire con la storia altrimenti godetevi questa mirabolante scena d'amor tra il prode Itachi Uchiha e la vispa Sakura Haruno.


giropizza















"Solo un'ora..."

Non è che fosse un gran affare ma dopotutto si sarebbe accontentata anche di dieci minuti, per quei dieci minuti.
Era difficile realizzare pienamente tutto quello che stava accadendo ed anche se nella sua testa aveva vissuto una scena simile migliaia, milioni di volte udirle davvero quelle parole era tutta un'altra storia.
Le sembrava così improbabile, se non addirittura impossibile, che Itachi ricambiasse sul serio i suoi sentimenti che si era data un pizzicotto sul braccio, scatenando l'ilarità del ragazzo il quale, mentre si univa con lui nella risata, ad un tratto si era fatto serio e l'aveva baciata.
Non credeva di essere mai stata baciata prima in quel modo, anzi no.
Non credeva di essere mai stata baciata prima e basta.
Le aveva preso il viso tra le mani, tra quelle sue mani grandi, e le guance le erano andate in fiamme perchè sapeva bene cosa sarebbe successo da li a qualche istante e il solo pensiero la emozionò ed eccitò rischiando di bloccarle il battito cardiaco.
Con il volto stretto tra le dita bianche e sottili di Itachi, si sentì come una di quelle farfalle che nascono con la luce del mattino e muoiono con le ombre della sera e le parve di essere posata sulla corolla di un fiore che non smette mai di sbocciare.
Tutto questo era disgustosamente romantico ma sentire le sue labbra morbide e fresche sulle proprie le fece scordare ogni cosa, compreso il fatto di essersi ripromessa di divenire la reincarnazione di Elisabeth Bennet.
Baciava ancora meglio di quanto si fosse sognata di immaginare o forse era lei che si stava rincitrullendo ma ne dubitava fortemente.
Si stava pur sempre parlando di Itachi Uchiha, Sua Santità.
L'alito gli profumava di agrumi e cioccolato bianco o almeno questo le sembrava, i capelli erano soffici e così lisci da sembrare avvolti dall'acqua, le labbra talmente piene e carnose da renderle impossibile trattenere il desiderio di morderle e quando socchiuse un poco gli occhi, vide le sue palpebre chiuse striate da un leggero, quasi impercettibile, reticolo di verdi venature e si staccò per baciarle, sentendo le lunghe ciglia solleticarla e gli occhi vibrare oltre quella loro coperta sottile.
Non le furono ben chiare le dinamiche che permisero loro di trovarsi, dopo pochi minuti, nella sua stanza, sopra quel suo letto troppo piccolo e quelle lenzuola ancora sfatte ma era abbastanza sicura di essere stata lei a trascinarcelo tenendolo per mano, felice e piena e completa per una volta, anche se solo per un'ora.
Ma lui si era scostato all'improvviso, mettendosi a sedere sul bordo del letto e Sakura lo guardò impaurita, già ferita.
- Non voglio approfittarmi di te e non devi avere alcun dubbio in proposito.- le disse voltandosi a guardarla dopo quello che sembrava essere stato un tempo interminabile.
Lei, che era rimasta distesa con la testa sprofondata nel cuscino - rigida e con i nervi a fior di pelle - ed aveva iniziato ad angosciarsi per quel silenzio, si alzò puntellandosi sui gomiti e avvicinò il proprio viso al suo, quasi arrabbiata.
- Non penserei mai una cosa simile, che cavolo ti viene in mente?-  disse corrugando la fronte e studiando la sua espressione mortalmente seria.
- Non nego di aver pensato tantissime volte a noi due insieme e non solo in senso figurato.- le confidò sorridendo imbarazzato e arrossendo un poco - Ma in questo momento non posso farti nessuna promessa e voglio che tu sia sicura del fatto che le mie intenzioni nei tuoi confronti sono assolutamente serie e che lo sono sempre state.
Con le dita gli scostò una ciocca bruna di capelli portandoglieli dietro l'orecchio e si avvicinò ancora di più, stringendo con forza il suo braccio e strusciandogli il naso contro la spalla.
- Cosa faresti ora se potessi promettermi di restare con me?- chiese alzando lo sguardo verso di lui e incontrando i suoi occhi neri.
Itachi la osservò intensamente e le diede un leggero buffetto sulla fronte prima di rispondere, il capo inclinato un poco a sinistra.
- Stenditi...
Sakura obbedì e mentre lentamente si abbandonava di nuovo sul letto pensò che mai prima di allora si era sentita così piacevolmente ansiosa e chiuse gli occhi, lasciandosi inghiottire dalle coperte e portando le braccia sopra la testa, totalmente rilassata.
Itachi le si avvicinò e piano, con estrema delicatezza, iniziò a sfiorargli il viso con le labbra e poi il collo, la curva che lo unisce alle spalle, la pelle bianca e liscia prima dei seni e la bocca.
La costellava così, di piccoli baci, il leggero respiro sulla pelle la solleticava provocandole forti brividi che lungo la spina dorsale scendevano fino alla sua intimità già calda e sospirò più volte, affidandosi completamente a lui.
- Vorrei vederti nuda...- le sussurrò ad un tratto nell'orecchio, facendola sussultare di piacere.
Senza aprire gli occhi annuì lievemente ed alzò le braccia mentre lui le afferrava l'orlo della maglia per toglierla e si agitò un poco, lasciandosi sfuggire una piccola risata, quando sentì le sue dita fresche sfiorargli l'addome ed iniziare ad accarezzarle la pelle che sembrava agognare quel tocco quanto Sakura.
Passarono dei lunghi minuti e Itachi la torturò dolcemente, baciando ogni lembo scoperto del suo corpo e stringendo tra le mani i piccoli seni che quasi le facevano male da tanto volevano ancora di più e speravano in quelle labbra.
Più volte la sua bocca si avvicinò a quei bottoni che avrebbe strappato da sola ma le piaceva che giocasse così, le piaceva avvertire il suo fiato inumidirle la parte bassa del ventre e le sue dita stuzzicarla, afferrando i passanti della cintura e tirandoli un poco, e le piacevano quei baci sulla pancia che a volte si contraeva spasmodica quando gliela afferrava tra le labbra bagnandola di saliva, e il piacera scorreva tutto tra le gambe che involontariamente stava aprendo sempre di più.
Quando lo sentì abbassarle i jeans aprì gli occhi e vedendolo li, mentre si prendeva cura di lei, seppe che era suo e che allo stesso modo lei era sua.
Si appartenevano.
Allungò un braccio e con la mano gli accarezzò la guancia e a quel tocco lui la guardò e sempre guardandola baciò la sua intimità al di sopra delle mutandine, così infantili, quasi ridicole.
Uno spasmo le percorse tutto il corpo ed inarcò un poco la schiena, portandosi le braccia a coprirle il volto e allargando ancora di più le gambe.
Sentiva di essere bagnata e il clitoride gonfio, pulsante e ad ogni carezza, ad ogni bacio il desiderio si faceva sempre più acuto e avrebbe voluto implorarlo di soddisfare quel bisogno ma la voce era ferma in gola, bloccata dai respiri veloci ed ansimanti e dall'abbassarsi ed alzarsi convulso del petto.
Quando risalì per toglierle il reggiseno con gesti sicuri, Sakura si lasciò sfuggire dalle labbra un lamento e sentì Itachi sorridere mentre la baciava di nuovo sul collo e le stringeva ancora i seni stavolta nudi sfiorandone i capezzoli turgidi.
Non ne poteva più eppure impazzire di desiderio le piaceva così tanto che si aggrappò con forza ai suoi capelli quando tornò a scendere di nuovo, le dita strette sull'elastico degli slip.
- A-Aspetta...- ansimò proprio quando stava per abbassarli.
Itachi la guardò sorpreso, bloccando i propri gesti, con un'espressione interrogativa dipinta sul volto.
- Ecco...- disse titubante e facendosi rossa in viso, già era un'agonia parlare in quelle condizioni e ciò che doveva spiegare non migliorava di certo la situazione - Io... Non sono completamente depilata.- proseguì tutto d'un fiato assumendo una sfumatura paurosamente violacea.
- Cioè... Non è che sia un piccolo orso bruno li sotto, solo che non sono perfettamente liscia e...
Itachi scosse la testa divertito e strusciò teneramente la punta del naso tra le grandi labbra, ancora coperte dal sottile strato di cotone.
- Mi piacciono le donne villose...- rispose prendendola in giro.
- Deficiente!- sbottò sorridendo e tirandogli un leggero schiaffo sulla tempia.
- Non so per chi tu mi abbia scambiato...- iniziò a dire poggiando il mento sulla sua coscia - Ma non sono così schizzinoso, un po' di barbetta non mi spaventa...- conluse scoppiando in una grassa risata che tentò di soffocare affondando il volto nella sua pelle.
Lo amava così tanto e lo sapeva, Kami se lo sapeva, che se lo avesse visto per quello che era davvero ed oltre l'immagine perfetta di se stesso che aveva creato lo avrebbe amato ancora di più. Per quanto possibile.
Quando si fu ricomposto tornò a guardarla e Sakura pensò che ogni donna, almeno una volta nella vita, dovrebbe poter essere guardata esattamente in quel modo. Da un altro ragazzo però, s'intende.
Non aggiunse altro e lentamente si riabbassò pronto a toglierle l'ultimo indumento rimasto.
- Un'altra cosa...
Itachi roteò gli occhi al cielo fintamente scocciato e la osservò inarcando un sopracciglio.
- Cosa c'è adesso?- chiese senza riuscire a trattenere un sorriso.
- Prima ho fatto la pipì, ti ricordi?- domandò esitante - Non lo so, magari ti da fastidio!
Lui la guardò a lungo e con un'espressione seria prima di parlare e quello che le disse la fece vergognare tantissimo, al punto che incassò la testa tra le spalle completamente in imbarazzo.
- Se posso: tutta quest'ansia da prestazione te l'ha messa addosso Sasuke?
Sembrava quasi preoccupato e per quanto non le andasse a genio parlare di quel tarlo, tanto valeva affrontare la cosa subito.
- Aveva parecchie pretese...- ammise distogliendo lo sguardo.
- Sakura...- la chiamò alzandosi e portando il viso all'altezza del suo - Se ti fa sentire più a tuo agio puoi andare al bagno a lavarti ma sappi che a me non importa.
Si voltò a guardarlo e arrossì di nuovo perchè era una stupida per aver creduto che Itachi fosse come Sasuke ma soprattutto per aver pensato a lui in un momento simile e così bello.
- Non devi aver paura di non essere all'altezza.- continuò baciandole la guancia - A me andresti bene anche se fossi un piccolo orso bruno la sotto.
Scoppiò a ridere coprendosi il volto con le mani e scosse il capo per liberarsi da quell'imbarazzo e tra le dita schiuse lo guardò ed era bello, li per lei e suo.
Completamente suo.
Almeno per un'ora.
- La prossima volta faccio la pipì su di te così marchio il territorio come i cani...- disse circondadogli il collo con le braccia e stringendolo a sé.
- Eccitante!- sussurrò affondando il volto nell'incavo del suo collo.
La riempì di baci sul viso facendola sorridere e in tutto il mondo non c'era posto dove avrebbe preferito essere.
Com'era vissuta fino ad allora senza quel corpo su di lei?
Sospirò quando Itachi le strinse tra le labbra i capezzoli, ciucciandoli con delicatezza mentre con le mani le sosteneva il busto, portandolo verso di sé e i respiri tornarono a farsi frenetici quando scese fino a tornare li, sulla sua intimità che ormai sembrava bruciare e un gemito le sfuggì dalle labbra quando gliela baciò.
Finalmente le abbassò gli slip rosa e con il dito medio ed indice accarezzò le grandi labbra, poi il clitoride ed infine la pelle gonfia che abbracciava l'apertura.
Sakura fu colta da un potente spasmo e dovette mordersi il labbro inferiore per non urlare mentre inarcava la schiena, portando la testa all'indietro e senza pensarci piegò le gambe ad angolo acuto e Itachi fece passare le proprie braccia al di sotto, stringendole poi le cosce tra le dita.
Abbandonò la testa lasciando che sprofondasse nel cuscino mentre il petto si alzava ed abbassava frenetico ma sussultò con forza, piegandosi in avanti quando con la lingua la toccò  per poi afferrare tra le labbra il clitoride che pulsava fino a farle male.
Si mosse lento insinuandosi nell'orifizio e Sakura credette di morire tanto grande era il suo piacere, e sapeva che avrebbe raggiunto l'orgasmo a breve e per quanto l'agognasse in parte sperava che quel momento non finisse mai perchè la sua bocca, le sue dita dovevano per sempre essere li, su di lei e sue.
Liberò un braccio e delicatamente, come se avesse paura di farle male, infilò l'indice nell'apertura continuando a torturare dolcemente con le labbra quella parte di lei che, come ogni altra parte del suo corpo e del suo essere, lo amava.
A quell'unico dito se ne aggiunsero altri due ed iniziò a muoverli su e giù e ad ogni istante i suoi gemiti erano sempre più forti, i suoi respiri sempre più veloci e quando un'ultima scossa partì da li fino a diramarsi lungo tutto il corpo, sentì i muscoli contrarsi e l'addome sussultare convulsamente mentre nuovamente si piegava in avanti, le unghie quasi affondate sulla sua cute ed un urlo roco e soffocato in gola.
Si lasciò ricadere sul cuscino ancora ansimante e si portò un braccio alla fronte, gli occhi chiusi e la mente sgombra, tentando di regolarizzare il proprio respiro.
Itachi alzò il busto e procedendo a carponi le tornò sopra, posandosi delicatamente su di lei, quieto, pacifico e suo.
Fu allora che Sakura si rese conto di qualcosa di grosso e duro che le premeva contro la coscia e sorrise pensando a quanto dovesse essere stato tragico per la sua virilità occuparsi di lei per tutto quel tempo senza ricevere la minima attenzione per se stessa.
Povero amore...
Voltò il viso fino a sfiorargli il collo con la punta del naso e protendendosi un poco iniziò a baciarglielo, afferrando poi con i denti il lobo dell'orecchio e tracciandone il contorno con la lingua.
Sapeva che gli uomini non amano particolarmente le effusioni, soprattutto durante il sesso, e che preferiscono che con loro si vada diretti al sodo ma avevano quell'ora a disposizione - e Sakura non voleva soffermarcisi troppo su questo pensiero ingombrante - perciò se lo sarebbe vissuta a pieno.
Forse si sentiva in colpa anzi, sicuramente si sentiva in colpa ed era probabile che anche per questo avesse pensato soltanto a lei e conoscendolo era felice così, soddisfatto perchè lo aveva capito da come l'aveva guardata che essere la ragione dei suoi sospiri e gemiti gli era sufficiente, almeno per il momento.
Sorrise ancora perchè conoscendolo avrebbe preferito stare con lei in altre condizioni e avrebbe aspettato altri mille anni se fosse stato possibile prima di arrivare a quel punto,...
Avrebbe atteso ancora pur di poter farle quelle promesse alle quali alludeva.
Pur di far di lei "una donna onesta".
Il suo amore...
Stretto a lei in quel modo, con il volto affondato nella sua pelle, il respiro a scaldarle il cuore e le braccia abbandonate ai lati del suo viso, le sembrò così indifeso e lo amò ancora di più. Per quanto possibile.
Con le dita gli accarezzò la nuca e lo sentì rabbrividire per quel contatto, mentre irrigidiva le spalle.
- Soffri il solletico?- chiese ridendo.
- Da morire...- borbottò contro il suo collo.
Sakura soffiò leggera sulla sua pelle e rise felice quando Itachi si dimenò strusciando il proprio viso su di lei, l'erezione sempre più prepotente.
Piano riuscì ad insinuare le braccia fra i loro corpi ed iniziò a sbottonargli la camicia, lo sentì sospirare mentre gliela sfilava con calma ed iniziava a tracciar linee sottili con le dita sulla sua schiena bianca e perfetta. Con le unghie marchiava lieve e dolce sentieri lunghi ed ondulati e lui respirava roco provocandole brividi di piacere, con i polpastrelli seguiva la protuberanza della colonna vertebrale seguendone tutta la lunghezza, fino a raggiungere l'orlo dei pantaloni scuri, fino a tastare quella parte morbida e piena dove iniziavano le natiche.
Itachi si era completamente abbandonato su di lei e la lasciava fare, beandosi di quelle carezze come lei si era beata delle sue e avrebbe voluto baciarlo sulle labbra ma perchè accontentarsi quando poteva avere per sé tutto il corpo.
Sgusciò da sotto il petto mentre lui si metteva su un fianco seguendo con gli occhi ogni suo movimento e lo baciò a lungo, prima di scostarsi un poco per poterlo ammirare.
La pelle era nivea esattamente come quella del viso e le linee del collo scendevano marcate fino a legarsi con le curve delle spalle e al petto tonico, perfettamente disegnato e l'addome piatto dalla muscolatura non troppo accentuata si concludeva con quella V ben definita, sulla parte bassa del ventre, che toccò e sentì la chiara e rada peluria di Itachi mettersi ritta, sull'attenti e la sua pelle farsi d'oca.
Baciò l'ombelico piccolo ed interno, baciò i punti li vicini e piano, con precisione scese ancora più giù mordendo leggermente quella pelle così fresca e profumata.
Itachi le accarrezzava i capelli e lo sentiva sussultare di tanto in tanto e soffocare qualche risata quando tracciava con le dita un percorso che andava da sotto le sue ascelle per poi proseguire lungo i fianchi.
L'erezione grossa, incredibilmente grossa, le premeva contro la giugulare e senza pensarci aprì la lampo dei jeans, sfilandoglieli poi velocemente e liberando le gambe lunghe e dai muscoli rigonfi.
Indossava dei boxer grigio chiaro che in quel momento gli abbracciavano il membro lasciando ben poco all'immaginazione e Sakura, che era innamorata ma pur sempre una giovane donna, sorrise compiaciuta e ansiosa glieli calò.
Una luce celestiale la colpì in pieno viso quasi accecandola e le sue labbra si spalancarono stupefatte e ammagliate da cotanta bellezza e... grandezza.
Alzò lo sguardo su di lui che la osservava pacione, con quel sorriso idiota che hanno tutti gli uomini quando capiscono che gli stai per fare un bel pompino e che su di lui aveva qualcosa di tenero che le fece desiderare di accontentarlo immediatamente, sperando di riuscire a soddisfarlo quanto lui aveva soddisfatto lei.
Afferrò la sua intimità con dolcezza e la mise in bocca, bagnandola di saliva e tracciando piccoli ghirigori con la lingua sulla cappella rigonfia.
Itachi si irrigidì emettendo un gemito roco e con una mano le scostò i lunghi capelli dal viso, tenendoli stretti nel pugno.
Non distolsero mai lo sguardo l'una dall'altro e piano, a ritmo cadenzato, Sakura iniziò ad alzarsi e ad abbassarsi lungo il membro lungo e grosso e turgido mentre con le dita, delicatamente, stuzzicava anche i testicoli con palese apprezzamento di Itachi, i quali respiri si facevano sempre più affannosi.
Era così bello, così tenero e comunque così sexy mentre i muscoli si irrigidivano maggiormente ad ogni movimento e le guance si arrossavano.
Ci vollero parecchi minuti perchè raggiungesse l'orgasmo e dovette alternare mani e bocca più volte. Quando il suo piacere le esplose caldo dentro la cavità orale lo ingoiò e con soddisfazione asciugò un rivolo che le colava lungo il mento, la mandibola era un poco dolorante ma sorrise mentre guardava i suoi occhi spalancati e fissi sul soffitto, il suo petto muoversi veloce e il suo viso accaldato.
Rimase a cavalcioni su di lui, le intimità pericolosamente vicine ma non avevano più molto tempo a disposizione ed ora gli si voleva solo stendere vicino, accocolarglisi addosso e addormentarsi con lui incurante del fatto che i suoi genitori sarebbero potuti rincasare da un momento all'altro.
Si accasciò sul suo petto, le gambe raccolte attorno ai fianchi, quando Itachi si fu ripreso e chiuse gli occhi ascoltando il battito del suo cuore che ancora era eccitato un po' per il pompino, un po' per l'amore.
Con le mani le accarezzava la schiena e si abbandonò completamente in quel posto che era suo, che lui aveva scavato apposta per lei.
- Sakura...
Alzò la testa per poterlo guardare, poggiando il mento sul suo petto con fare sornione.
- Hm?
- Se mi vuoi baciare puoi farlo.
Arrossì violentemente coprendosi gli occhi con le dita e singhiozzò, trattenendo una risata per poi circondargli il busto con le braccia stringendolo forte, fino a soffocarlo.
- Grazie per il permesso!- disse alzandosi e avvicinandosi alla sua bocca, sensuale.
Con la punta del naso gli accarezzò le guance ancora rosse e la insinò tra le labbra schiuse e più volte portò le proprie ad un milimetro da loro senza toccarle finchè non tirò fuori la lingua umida e lo leccò, dalla fine del mento fino alle narici che si arricciarono.
Itachi le afferò con forza il volto tra le mani e la guardò intensamente prima di ricambiare il gesto e lei rise.
Rideva in quel suo modo stranissimo.
In quel modo che era solo suo.
Con la fronte corrugata, un occhio leggermente schiuso, le narici che vibravano leggermente come fili d'erba mossi dal vento, le gengive rosa ben visibili e quel suono chiaro, limpido, ne acuto ne gutturale tra i denti.
Rise tanto. A lungo.
Perchè era felice. Era felice grazie a lui ed avrebbe sempre voluto vederla così.
Decise che avrebbe parlato con Sasuke.
Per la sua felicità. E per la propria.

Più tardi, sempre su quel letto troppo piccolo, Sakura si divertiva a fargli sberleffi e smorfie, incrociando gli occhi e mostrandogli la lingua che lui, prontamente, tentava di afferrare.
- Credo che l'ora sia passata da un pezzo- disse Itachi ad un tratto.
- Cosa? Non ho mica capito...- rispose facendo orecchie da mercante e guardandosi attorno come se fosse spaesata.
- Lo sospettavo che fossi un po' tonta!- commentò sospirando dispiaciuto e facendo scattare Sakura che alzò il busto, già incazzata.
- Uchiha, come ti permetti?- sbottò imperiosa.
Lui rise, allungando il collo per baciarla tra i seni, e quando si allontanò restò ad osservarla a lungo mentre lei, imbecille com'era, si atteggiava da vamp scuotendo la chioma di lunghi capelli rosa e lanciandogli sguardi ammiccanti.
- Ti piaccio?- domandò con voce infantile mordendosi il labbro inferiore.
Itachi annuì con aria solenne.
- Sei bella...- disse arrossendo un poco e piegando il capo di lato, sul cuscino.
- Dimmi tre cose che ti piacciono di me!- ordinò incrociando le gambe - Esteticamente...-
Rimase per un paio di minuti in silenzio continuando a guardarla intensamente e le piacque farsi guardare così, le piaceva da impazzire che la guardasse.
- Gli occhi - iniziò a dire dopo un po' - Sono grandi e mi piace come li trucchi.-
Sakura sbattè le palpebre languidamente, per scherzo e Itachi rise, scuotendo la testa fintamente esasperato.
- Poi mi piacciono i tuoi seni...
- Ma sono piccolissimi!- obiettò prendendoli tra le mani ed osservandoli contrariata.
- Io li preferisco!- affermò compunto incrociando le braccia dietro la testa - E la terza cosa...
- La terza cosa?- domandò ansiosa lei, pronta ad udire qualcosa di incredibilmente romantico che le avrebbe fatto sentire le campane del Paradiso.
- Il tuo sedere - concluse inarcando un sopracciglio e ghignando beffardo.
- Itachi! Sei un cretino!







SPOILER PER I PUDICI

Dai che sto scherzando!

Pochissime cose comunque...
Itachi e Sakura decidono di concedersi quest'ora d'amore che poi la sveglia si inceppa e la fanno durare una settimana e mezza (due orette) ma si possono capire.
Insomma fanno le loro belle cose anche se non si arriva proprio all'unione totale, si fermano prima ma è tutto fantastico e comprendiamo che Itachi è anche il Dio del sesso, pur essendo ogni cosa all'insegna della dolcezza. Tra le righe capiamo anche che lui vuole fare di lei "una donna onesta" e finchè non sarà certo di poter star con lei eviterà di scop... Ok!
Ragionamento super wow se consideriamo che il resto però lo hanno fatto abbastanza già la seconda volta che si son trovati in casa da soli. (Qui l'autrice dimostra quanta coerenza vi sia nei suoi pensieri e che l'ha scritta lei la storia, per fortuna).
Casti e puri giovini di buon affare.
Una volta ambedue soddisfatti iniziano a rotolarsi nel letto amoreggiando tranquillamente, scherzano, ridono, si pigliano per il culo e tra le tante cose il Santo decide che parlerà con Sasuke dell'alto tradimento di cui si è fatto artefice, per combattere in nome del suo amore, della felicità di Sakura e bla bla bla.
Infine Sakura sfoga tutta la sua cultura proponendo un gioco: dimmi tre cose che di me ti piacciono esteticamente.
Occhi, seno e sedere.
Per fortuna non gli ha chiesto tre cose caratteriali.

THE END

Detta così sembra però un macello di capitolo, Cristo Santo!
La cosa spaventevole è che è pure realistico.
Ma letto non è così male ve lo giuro!

Va bene, io sto morendo e risorgendo da sola per le risate. Scusate ma quando sono stanca sclero ed è meglio che vada.
Ciao ragazzi!



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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


GGGG
Buongiorno,
in ritardo arriva quest'orrido capitolo, tra l'altro cortissimo ma dovevo pubblicare perchè non ne venivo a capo.
Si tratta di un capitolo di transizione, una piccola lente assolutamente inconcludente sulla vita del caro Sasuke Uchiha.
Chiedo venia per lo scempio,

giropizza

















Mai in tutta la sua vita avrebbe creduto che un giorno simile sarebbe giunto: il giorno in cui si sarebbe appellato a qualcuno per affrontare un proprio, "finalmente" riconosciuto tale, problema.
Proprio lui che aveva fatto del detto "chi fa per sé fa per tre" il proprio stile di vita, proprio lui che sin dall'età di sei anni aveva cercato di essere il più indipendente possibile perchè chiedere aiuto gli provocava la dissenteria e proprio lui che si coltivava da solo i pomodori in giardino, dato che a nessun altro in famiglia piacevano.
Avrebbe preferito evirare i propri sacrosanti gingilli Uchiha piuttosto di ammettere di soffrire di qualche turbe che, oltrettutto, non era in grado di risolvere autonomamente.
Tutta colpa di quel rincoglionito del Namikaze, un esemplare di gibbone tracotante, invadente e faccendiere, la prova definitiva ed incontestabile che gli esseri umani derivano dalle scimmie e di questa sua nuova amicizia, quasi fraterna, con Sai, il sociopatico per eccellenza.
Naruto non aveva mancato di fargli notare che loro due non erano poi tanto diversi, persino fisicamente le somiglianze erano spaventose, ma Sasuke sapeva bene che se l'altro era incapace di interagire col prossimo, lui semplicemente non ne aveva voglia.
Le persone sono stupide.
Era perfettamente a conoscenza di avere un carattere intrattabile ma non è che avesse chiesto a qualcuno di sopportarlo anzi, se lo avessero lasciato in pace gli avrebbero fatto soltanto un favore.
Evidentemente però nell'ultimo periodo doveva aver esagerato perchè una delle due sole persone che per anni, nonostante le sue nevrosi e psicolabilità, non lo aveva mai abbandonato a se stesso, ora se n'era andata, piantandolo in asso e lasciandogli un'ampia voragine nel petto che avrebbe voluto riempire con i suoi arti squartati e la sua testa decapitata.
Non era uno di quei ragazzi insicuri e lagnosi che hanno bisogno di chiedere consiglio a qualcuno perchè da soli non combinano un accidente, figurarsi.
Lui era un Uchiha.
Eppure iniziava a pesargli leggermente il fatto che, a preoccuparsi per lui - anche se non gli importava un fico secco che qualcuno si preoccupasse per lui -, fosse rimasto solo il Namikaze.
Era snervante sentirsi ripetere ogni fottuto giorno sempre la solita litania: "Sasuke, devi parlare di ciò che senti", per poi doversi sorbire un lunghissimo, ingarbugliatissimo e inutilissimo monologo che non cambiava mai, sia che lo mandasse a quel paese sia che tentasse di ignorarlo.
"Io e te, anche se non lo vuoi ammettere, siamo uguali..." e chissà come infine passava a parlare di se stesso per una settimana e mezza.
Da vent'anni cercava di fargli capire che non gliene fregava un cazzo e ormai aveva crampi al culo solo a pensarlo.
Ad ogni modo iniziava a rendersi conto che, uno dopo l'altro, tutti coloro che lo avevano amato erano capitolati, rinunciando a lui e a tutti i danni collaterali che la sua vicinanza provocava e sebbene fosse oltremodo orgoglioso, non poteva impedirsi di riflettere su quanto ciò avesse effettivamente a che fare con i suoi atteggiamenti.
Inarcò un sopracciglio con aria contrariata: quand'era stata l'ultima volta che si era comportato gentilmente con il prossimo?
Non che avesse ripensamenti sulla condotta mantenuta sino ad allora, non sia mai ma effettivamente doveva ammettere che spesse volte rendeva ostico stargli attorno.
Era sempre stato convinto che di avere qualcuno vicino non gli importasse nulla tuttavia le ultime parole di Sakura lo avevano colpito più di quanto desiderasse ammettere, con il risultato che ora, giorno e notte, non faceva altro che ragionare un po' su tutto in realtà, perchè quella conversazione aveva portato al pettine parecchi nodi fatti da marinai esperti.
Ritrovarsi nel pieno dell'epicentro di quel tumulto di riflessioni gli provocava strani brividi ed improvvisi rossori perchè non era possibile, non era assolutamente accettabile, che Sasuke Uchiha, l'imperturbabile Sasuke Uchiha, si fosse ridotto ad una ridicola quanto imbarazzante analisi di coscienza.
Che schifo!
Tutta colpa di quel rincoglionito del Namikaze, di quello scherzo della natura che era Sai - il cognome non lo ricordava mai - e delle filippiche di quella scostumata della Dottoressa Tsunade.
E lui, il più stupido di tutti, si era fatto convincere a prendere parte a delle sedute terapeutiche per il recupero dei deficit emotivi.
Recupero del deficit emotivo...
Solo a sentire una simile assurdità rischiava crisi epilettiche ed esaurimenti nervosi multipli.
Alla prima seduta era stato trascinato a forza da Naruto che si era presentato come suo Self Coach e Sasuke era certo che non avesse la più pallida idea di cosa significasse, probabilmente lo aveva letto da qualche parte e trovato interessante, in più a quell'idiota piaceva riempirsi la bocca di inglesismi per darsi un certo contegno e anche se non capiva come e perchè, un sacco di gente lo prendeva sul serio dando per scontato che sapesse di cosa parlava e così accadde anche nel caso della terapeuta che, entusiasta e probabilmente ubriaca, lo invitò ad accomodarsi accanto a lei.
L'Uchiha, d'altro canto, si era guardato attorno e non aveva potuto far a meno di notare che quel cerchio della disgrazia era composto dal peggior assemblaggio di casi umani che avesse mai visto, un gruppo di persone che se inserito nella società solitamente vedi passare ai margini ed inosservato dal resto del mondo, uno di quei gruppi i cui membri si ignorano addirittura tra loro.
Tutto sommato, per contrasto, Sai sembrava un ragazzo assolutamente normale e Sasuke una creatura forse un poco dispettosa e bisbetica ma comunque ok.
C'erano dei soggetti senza dubbio interessanti e li guardò con particolare attenzione mentre, uno ad uno, si presentavano.
- Il mio nome è Kiba Inuzuka, ho diciannove anni e questo è Akamaru, il mio migliore amico.- aveva detto un giovane seduto all'inizio del cerchio alzandosi in piedi.
Sasuke arricciò il naso per la tremenda sensazione di prurore e sporcizia che la sua sola vista gli causò ed osservò il cane con evidente disgusto, mentre questo sbavava sul pavimento e si grattava un orecchio con la zampa anteriore liberando nell'aria un'intera colonia di pulci.
Paradossalmente si sentì fortunato perchè, per quanto non prestasse molta attenzione all'igene, Naruto era di certo un amico più pulito e lo si poteva portare a spasso senza il timore che infettasse tutti con strane pandemie e virus virali.
- Spiegheresti al nostro nuovo compagno qual'è il tuo problema? Perchè noi tutti, che siamo qui seduti a questo cerchio, riconosciamo di avere un problema.- strillò la Dottoressa allargando le braccia e guardando uno ad uno tutti i convitati.
Sasuke aggrottò la fronte e lanciò uno sguardo truce a Naruto che osservava gioviale i presenti, sorridendo da un orecchio all'altro.
Gli sembrava eufemistico parlare di "un problema" riferendosi a quelle povere bestie che con sguardi vacui o evidenti tic compulsivi si guardavano attorno.
- Non ho un contatto fisico con un essere umano da più di tre anni.- spiegò l'Inuzuka incrociando brevemente il proprio sguardo con quello dell'Uchiha, il quale non fu più di tanto sorpreso e non potè fare a meno di pensare che chiunque vedendolo si sarebbe rifiutato di toccarlo, pulcioso com'era.
In seguito fu il turno di una ragazza dai lunghi capelli bruni e così raggomitolata su se stessa da sembrare un tutt'uno con la sedia sulla quale sedeva, tremava consultamente e quando si alzò per parlare era talmente rossa in viso che Sasuke credette stesse per avere una sincope.
- I-Io sono Hinata H-Hyuga, ho d-diciotto a-anni e non ho fiducia in m-me s-stessa.- si presentò e solo dopo aver pronunciato quella frase alzò la testa che fino ad allora aveva tenuto bassa, indirizzando lo sguardo su di un punto indefinito della stanza.
Il moro schiuse la labbra per lo stupore quando vide quegli occhi vitrei.
- Hinata è divenuta cieca pochi anni dopo la nascita e quando ha iniziato a frequentare questo gruppo, un anno fa, parlava a malapena.- spiegò la Dottoressa guardandola commossa ed orgogliosa - Ha fatto dei passi da gigante da allora!
Un piccolo applauso si alzò nell'aria, al quale si unì quello energico e fragoroso di Naruto che guardava la ragazza con profonda ammirazione.
Dopo di lei vennero un uomo sulla trentina con il volto ricoperto di piercing che, avendo sofferto molto per il divorzio dalla moglie, desiderava ardentemente che il mondo intero provasse lo stesso dolore - Sasuke dovette coprirsi il volto con la mano, tanto era imbarazzato dal suo intervento -, un tizio con la passione per gli insetti che mostrò loro - a quanto pareva per la milionesima volta - il formichiere che aveva con sé, una certa Tayuya che da quel che aveva capito non lasciava mai il suo flauto traverso e Sai.
Venne poi la volta di Sasuke che scrutò con desiderio l'uscita oltre le teste di Kiba e Hinata, continuando a chiedersi come si fosse cacciato in quella situazione. Trascorsero alcuni minuti di silenzio durante i quali si udirono solo il ticchettare del dito indice di Shino sul vetro del formichiere e l'ansimare pesante di Akamaru.
Ovviamente non si mosse di un millimetro, restò placidamente seduto a braccia conserte mentre con aria insofferente faceva un ultimo, grande, sospiro.
- Il mio nome è Sasuke Uchiha, ho diciannove anni e sono stato trascinato qui da un Dobe.- asserì fulminando Naruto che tratteneva a stento le lacrime di divertimento.
Lo avrebbe ammazzato, poco ma sicuro.
Tsunade lo fissò con fare indagatore da sopra gli occhiali per qualche istante prima di concentrarsi sulla testa quadra che gli stava accanto.
- Quale diresti che sia il suo problema, Naruto-kun?- domandò la ciarlatana gentilmente e come se si aspettasse davvero un riscontro positivo ed intelligente.
Sasuke aggrottò pericolosamente le sopracciglia.
Di certo lui non ne sapeva un bel niente di psicanalisi, terapie, training psicologici o di qualsiasi cosa stessero facendo li dentro ma era abbastanza sicuro che fosse ben poco professionale domandare ad un tizio qualunque quale fosse il suo problema e, per giunta, dinanzi a lui.
Come si permetteva quell'impostora di trattarlo in un modo simile? Era chiaro che non sapeva chi si trovava di fronte.
Naruto che ovviamente sapeva benissimo cosa passava per la testa in quel momento all'amico, si mise a sedere compostamente e con aria saccente, con quella sua ridicola mania di mettere la labbra a forma di becco di pollo, iniziò a sparare una scemenza dopo l'altra, alimentando l'ira assassina di Sasuke.
- E' un ragazzo molto insicuro e nasconde questa sua fragilità dietro un, devo dire esemplare, "act cool"- iniziò a dire guardandolo di sottecchi - La sua mente però oramai è satura di tale e perenne finzione, ragione per cui negli ultimi tempi è particolarmente irascibile e violento.-
- BAKA! - gridò Sasuke alzandosi così violentemente da mandare a gambe all'aria la sedia dietro di sé e stringendo con forza i pungni, tentando invano di trovare un'unica ragione per non tagliargli la testa di netto.
- Signor Uchiha...- lo richiamò scandalizzata la Dottoressa, con il risultato di farlo incazzare ancora di più.
- Come volevasi dimostrare.- ghignò sadico Naruto scoccandogli uno sguardo vittorioso.

A quel primo incontro ne seguirono molti altri e al di là del proprio scetticismo, Sasuke si domandava seriamente quale utilità potesse avere sedersi a quel dannato cerchio, un paio di volte alla settimana, ripetendo all'infinito: "Ammetto di avere un problema e lo voglio risolvere".
Ovviamente la sua pazienza stava venendo messa a dura prova, senza contare il fatto che i suoi famigliari iniziavano a chiedersi dove finisse durante quegli spazi bianchi e ad ipotizzare le soluzioni più assurde, quali una nuova fiamma - e al solo pensiero rabbrividiva -, l'iniziazione ad una setta satanica - avrebbe preferito -, una strana forma di sonnambulismo diurno - che poteva anche essere dato che non dormiva mai -.
In sintesi quindi Sasuke non si sentiva affatto più tranquillo ed in pace col mondo di quanto non lo fosse fino a qualche settimana prima.
Era un'immensa fortuna che quelle pseudo sedute terapeutiche fossero almeno gratuite o forse no, se fossero state a pagamento sarebbe riusciuto a far desistere facilmente Naruto dai suoi malsani propositi.
Comunque sia, se non fosse stato così orgoglioso e così Uchiha avrebbe ammesso che, dopotutto, quella situazione lo incuriosiva immensamente.
Quella Tsunade, una bionda superdotata che era certo avesse più anni di quelli che dimostrava, Dottoressa in carriera e con una evidente, smodata passione per gli alcolici, i suoi "compagni" che si potevano considerare perlomeno dei personaggi pittoreschi - questo non si poteva negare - e tutto quell'intricato panorama di disgrazie, lutti famigliari e passati tormentati e burrascosi richiamavano prepotentemente la sua attenzione.
Ovviamente però non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di divulgare questo tipo di informazione e quindi se ne stava tutto il tempo con una perenne espressione scocciata e disgustata dipinta sul volto, niente di più semplice per un tipo come lui.
- Buon pomeriggio, ragazzi! - salutò la Dottoressa Tsunade entrando come una furia nella stanza, un pomeriggio diverso dagli altri.
Come c'era da aspettarsi non venne alcun tipo di risposta dai presenti e roteando gli occhi al cielo si sedette pesantemente sulla propria sedia, iniziando a scrutarli attentamente da sopra gli occhiali, con quel suo modo che metteva maledettamente a disagio Sasuke, il quale a braccia conserte osservava accigliato il soffitto scrostato.
- Oggi ho in mente qualcosa di nuovo per voi...- esordì la donna grattandosi un gomito.
Naruto, che non aveva mai perso un incontro tanto era ansioso di carpirle i segreti del mestiere, si mise sull'attenti, lanciando una veloce occhiata all'amico che aveva iniziato a rimuovere qualche pelucco dalla manica del maglioncino che indossava con aria disinteressata.
- ...Il gioco della fiducia!
Quell'imbecille del Namikaze sobbalzò sul posto per la sorpresa ed applaudì carico di eccitazione mentre Tsunade ricambiava il suo entusiasmo con un sorriso compiaciuto, Sasuke invece, inutile dirlo, inarcò un sopracciglio così ampiamente che questo scomparve sotto i ciuffi di capelli bruni e la vena sulla tempia pulsò pericolosamente come un presagio di morte.
Nessun altro diede segno di aver sentito, eccetto Hinata che arrossì con forza e si strinse nelle proprie spalle, ragion per cui la Dottoressa sembrò inalberarsi - anche giustamente a voler essere sinceri - ed iniziò a dar ordini a destra e a manca.
- Bene!- cominciò mettendosi in piedi con un gesto scattoso del busto - Spostate le sedie alle pareti, dopodichè formate delle coppie.
Si sentì un grosso brusio di sottofondo mentre i ragazzi eseguivano le direttive in modo più o meno consono.
Kiba afferrò la propria sedia per le gambe e la sorresse sopra la testa a braccia tese, Shino se la trascinò dietro con una mano dato che l'altra era impegnata a reggere il formichiere ed Hinata rimase pressochè imbambolata per un paio di minuti, finchè Naruto non accorse in suo aiuto.
Ci volle all'incirca un quarto d'ora prima che si decidessero le coppie poichè fondamentalmente, li dentro, erano tutti o sociopatici, o asociali, o affetti da fobia sociale e quindi tra nessuno di loro si era creata nemmeno la più piccola intesa. Niente di niente. Zero.
A quel punto Tsunade fu costretta a prendere in mano la situazione costringendo Sasuke Uchiha a lavorare con Sai - forse passando del tempo con lui avrebbe imparato il suo cognome -, il quale gli andava di certo più a genio rispetto a quella fogna dell'Inuzuka che invece toccò ad Hinata.
Pain e Shino invece divennero la coppia numero tre e Sasuke ghignò con fare sadico al pensiero di quest'ultimo che posava il suo amato formichiere per fare quello stupido gioco.
Dall'alto delle sue numerose lauree, che era evidente avesse acquistato al mercatino dell'usato, la Dottoressa diede dimostrazione, affiancata dall'onnipresente Naruto, dell'inutilità e mediocrità di quell'insulsa attività ricreativa.
Persino ai centri estivi i volontari sapevano essere più ingegnosi quando si trattava di intrattenere bambini di dieci anni.
A quanto pare questo però non era un concetto chiaro alla loro terapeuta che, serrati gli occhi, si lasciò cadere all'indietro tra le braccia del Namikaze, il quale l'afferrò con teatralità estrema e rischiando un cazzotto in pieno volto da parte dell'Uchiha che osservava la scena allibito e disgustato.
- Questo è quello che dovete fare...- spiegò la donna quando si fu ricomposta - Facile, no?
Sasuke dovette conficcarsi le unghie nei palmi delle mani mentre le stringeva a pugno per non picchiare qualcuno. Era talmente nervoso, incazzato, scocciato ed infastidito che in quel momento avrebbe preso a calci anche una vecchietta.
Forse era vero che era un tipo violento...
- Tayuya, tu lavorerai con Naruto.- disse Tsunade rivolta alla ragazza che era rimasta senza un compagno.
Quella era la situazione più imbarazzante che avesse mai vissuto fino a quel momento e pregò i Kami che nessuno venisse mai a conoscenza di questo suo impegno pomeridiano, o la propria reputazione che aveva creato con tanto impegno sarebbe andata a farsi benedire.
Sai si mise davanti di lui, dandogli le spalle e al "via" della Dottoressa allargò le braccia tenendo i piedi uniti e lasciandosi cadere dritto tra le braccia di Sasuke, il quale aveva seriamente meditato di lasciarlo cadere, facendolo sfracellare al suolo.
Chiaramente quell'insulso esercizio riuscì a tutti quanti, con gioia immensa di Tsunade che iniziò a bighellonare soddisfatta, l'unica difficoltà in tutto ciò - se proprio la si voleva cercare - era la cecità di Hinata: come avrebbe fatto ad afferrare qquell'energumeno di Kiba, povera anima?
Non stette molto a rifletterci, anche perchè furono richiamati all'ordine e assunse la posizione che fino a poco prima era stata di Sai.
Quest'ultimo, dev'essere chiaro, non lo fece con nessuna cattiveria, semplicemente la sua attenzione fu attirata proprio dalla Hyuuga che, anche se con difficoltà, riuscì a sorreggere Kiba ed iniziò ad applaudirla esattamente nel momento in cui Sasuke si abbandonava.
Fu così che si schiantò sul pavimento con un tonfo secco ed imprecando volgarmente mentre tutti si voltavano a guardarlo, compreso Sai che con la sua solita faccia di chi non sa di essere al mondo, si chinò offrendogli la mano.
- Perdonami, Sasuke-kun.

Naruto rideva ancora quando insieme imboccarono il corridoio, diretti verso l'uscita. Rideva così tanto da lacrimare e doversi tenere la pancia con le braccia.
Razza di cretino...
- La pianti?- sbottò minaccioso Sasuke quando ne ebbe avuto abbastanza.
- Dai Teme...- rispose allegro l'altro tirandogli una pacca sulla spalla - Fattela un risata!
Il moro davvero non capiva cosa fosse successo di così terribile nel corso dell'evoluzione per permettere ad un elemento del genere di esistere. E soprattutto: chi lo aveva messo lungo il suo cammino? Non era la persona più amabile dell'universo, questo la sapeva, ma meritava davvero tutta quella sciagura?
Le sue elucubrazioni d'odio e morte però furono interrotte da una voce flebile che lo chiamò.
- Sasuke-kun...
Il ragazzo si voltò infastidito e vide Hinata Hyuuga avvicinarglisi titubante, facendo scivolare le dita sul muro man mano che avanzava.
- Si?- rispose cercando di dare un'inclinazione quanto più possibile gentile alla propria voce.
- Hai d-dimenticato q-questo...- balbettò porgendogli un piccolo oggetto nero che teneva nell'altra mano.
Sasuke afferrò il proprio smartphone e mentalmente ringraziò la ragazza, quel coso costava un occhio della testa.
Hinata fece per voltarsi ma Naruto la fermò afferrandola per la manica della giacca ed ella si arrestò, una leggera espressione di stupore sul volto.
- Come sapevi che era il telefono di Sasuke?- chiese curioso.
Effettivamente, riflettendoci un secondo, era parecchio strano che una non vedente riportasse il cellulare smarrito al suo proprietario, a meno che non fosse una sensitiva o dotata di capacità paranormali.
- Un giorno g-gli è squillato d-durante una seduta e ha risposto. Ho r-riconosciuto la s-sua voce e l'ho a-associata al m-motivo d-della s-suoneria, poco fa è s-squillato ancora e q-quindi...
Non fu più in grado di proseguire, sopraffatta com'era dall'emozione e Naruto lasciò la presa permettendole di allontanarsi, cosa che fece immediatamente, dopo aver salutato con un breve inchino.
Sasuke si voltò senza rimuginare troppo sull'accaduto e proseguì per alcuni metri prima di accorgersi dell'assenza del ciarlare dell'amico.
Si girò per guardarlo e lo trovò immobile, con la testa bassa e un'aria pensosa e se non avesse avuto fretta di tornare a casa sarebbe rimasto sconvolto dall'avvenimento.
- Che ti prende?- chiese brusco infilandosi le mani in tasca.
Il biondo alzò lo sguardo su di lui e cazzo, lo avrebbe preso a schiaffi fino alla morte. Detestava quella sua espressione afflitta e addolorata.
- Mi chiedevo...- iniziò a dire in un sussurro - Come può una ragazza, la cui vita con lei è stata crudele, essere così gentile mentre tu, che hai praticamente tutto, sei sempre incazzato con il mondo?

Quella era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.

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