Il cuore delle donne come il cielo d'autunno di giropizza (/viewuser.php?uid=821180)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 1 *** Capitolo Uno ***
ItaSaku
Buonasera a tutti!
Ci ho sputato sangue su questa fanfiction e non è neanche
venuta questo granchè, con mio rammarico; ma dopotutto credo
di aver scritto qualcosa essendone soddisfatta subito una sola volta
nella mia vita, in occasione di un tema in classe, e presi una bella e
rossa insufficienza.
L'ho pensata sotto incitamento di Blueorchid31,
con la quale abbiamo ragionato che ultimamente qui in giro non si
vedono moltissime ItaSaku. E' vero che ormai Kishimoto ce le ha
schiaffate in fronte con brutalità le coppie dell'amata
serie ma comunque nessuno mi (ci) vieta di fantasticare.
In realtà io propenderei (sono completamente ossessionata)
per il SasuSaku ma il bel tenebroso, stitico, mi piace così
tanto che lo amo un po' con tutte in realtà - infatti di
recente mi sono cimentata in una SasuHina - mentre, per quanto riguarda
Sakura, riesco ad accettarla solo con Itachi in caso con Sasuke non
vada a buon fine.
Ho messo l'avvertimento OOC perchè,... Beh vi accorgerete
del perchè. Dico solo che una ItaSaku è OOC per
forza, almeno per quanto riguarda Sakura e almeno secondo il mio punto
di vista.
Un chiarimento per quanto concerne il titolo.
Si tratta di un proverbio giapponese e sta a significare che noi del
gentil sesso abbiamo un animo mutevole. In realtà non
condivido molto ma in questo caso tale frase si presta molto, in
più ci ho pensato una settimana intera a 'sto cavolo di
titolo e alla fine mi sono rassegnata con questo.
Ah si, quasi dimenticavo! Credo che il qui presente mio esperimento
occuperà non più di tre capitoli.
Un bacione gigantissimo,
giropizza
A Blueorchid31
che tra un folletto tutto occhioni e guanciotte
un marito che la porterà a Venezia
e siero di vipera
trova il tempo anche per noi
Il cuore delle donne come il
cielo d'autunno
- E quel
che è peggio è che nemmeno si rende conto di
rendere infernale la vita di chi gli sta intorno!
Era questa,
secondo la modesta opinione di Sakura Haruno, la più
grave colpa di Itachi Uchiha.
A suo dire egli non faceva assolutamente
nulla per attirarsi l'antipatia della gente, si trattava di un tratto
genetico ereditario dato che nessuno, in quella famiglia, brillava per
amabilità. Eppure lui, in particolare, aveva raggiunto apici
di
detestabilità la cui esistenza fino ad allora era stata
insospettata, come a voler ribadire anche in quel caso la sua
capacità di contraddistinguersi in ogni campo.
- Secondo me è un gran figo.- commentò Ino con
scarso
interesse, rimirandosi le lunghe unghie sulle quali aveva appena steso
uno spesso strato di smalto rosso - Anche quel musone del tuo ragazzo
non scherza ma Itachi è un orgasmo ambulante!
Sakura le lanciò un'occhiattaccia inceneritrice, guardandola
di
traverso, e si rilassò sullo schienale della sedia
incrociando
le braccia al petto.
Discutere con Ino era totalmente inutile e si chiedeva
perchè
mai si intestardisse a tentare di farlo, ogni volta. Lei era l'esempio
lampante di ciò che sosteneva da mesi, ovvero che
quell'insopportabile di Itachi finiva sempre, irrimediabilmente, con
l'attirare l'attenzione su di sé, rendendo ogni azione
altrui
del tutto superflua.
Buona parte dei suoi problemi li doveva proprio a lui. Non fosse mai
che
si trasferisse in Africa per sfamare i bambini poveri, visto che era
così bravo, e liberasse tutti dalla sua opprimente presenza.
Anche se qualcosa le diceva che sarebbe stato in grado di perseguitarli
con la sua ormai nota impeccabilità anche da morto.
- Cos'ha combinato questa volta?- chiese dopo un po' Ino, soffiando
sullo smalto.
- Io e Sasuke non facciamo sesso da più di due settimane...-
mugulò Sakura in preda allo sconforto più nero e
reclinando il capo all'indietro, esasperata.
L'amica, che fino ad allora non aveva mostrato il minimo entusiasmo per
quanto detto dall'altra, alzò lo sguardo su di lei,
inarcando
ampiamente un sopracciglio.
- Non credo che Itachi possa essere incolpato anche delle vostre
mancate prestazioni sessuali...- le fece notare.
- Si, invece! Dato che il motivo per cui non lo facciamo è
che
ora Sasuke è tutto concentrato a battere il record di Mr.
Sonofigoeneanchemiimpegno ad un videogioco!- sbottò furente
Sakura
coprendosi il volto con le mani - Record che, a quanto pare,
è
riuscito a stabilire al primo tentativo...- proseguì
mormorando da dietro le dita.
Ino non era per niente un tipo arrendevole e men che meno riflessivo
eppure non le ci era voluto molto per concludere che, se Sasuke
faticava così tanto a reggere il confronto col maggiore,
forse
doveva semplicemente rinunciare. Ok che soffriva del complesso del
"primo della classe" ma qui la situazione stava veramente diventando
insostenibile e sarebbe stato un sollievo per tutti se semplicemente si
fosse messo il cuore in pace. Non era lui ad essere stupido ma Itachi
un genio e non c'era nulla che potesse fare per cambiare le cose.
- Secondo me Sasuke soffre di gravi disturbi!- sentenziò
richiudendo il tappo della boccetta di smalto.
Sakura in tutta risposta le gettò in faccia, con stizza, del
cotone che l'altra aveva impregnato con acetone e una quindicina di
colori diversi.
Non le piaceva che Ino traesse così tanto diletto
dall'offendere
a destra e a manca il suo ragazzo, mica se lo meritava. In
più
aveva ben poco da sputare nel piatto in cui, fino a qualche tempo
prima, aveva ardentemente desiderato mangiare e Sakura non era neppure
convinta che davvero ora le fosse passata. Certo, saltellava da un
letto all'altro più felice di un capriolo ma questo non
voleva
dire assolutamente niente e quindi continuava a guardarla con
diffidenza.
A necessitare una soluzione, e anche urgentemente, era però
il problema Itachi Uchiha.
Dire che le faceva salire il nervoso è un eufemismo
perchè se fosse stato legale l'avrebbe strangolato, molto
volentieri. A scatenare davvero la sua ira era poi il fatto che fosse,
avendolo difronte, impossibile da odiare perchè con quella
sua
espressione modesta, soave, da arcangelo pieno di buone intenzioni,
tolleranza e santità sarebbe stato in grado di rendere
mansueto
anche un Rock Lee ubriaco, ed era noto a tutti che non vi era nulla di
più temibile di un Rock Lee ubriaco.
Non è che non avesse tentato di far ragionare Sasuke, di
farlo
desistere da quella sua crociata ai danni della perfezione ed
ineguagliabilità di Itachi ma tutto era stato inutile.
Perciò ora lei si trovava lì, costretta in
un'astinenza
forzata e a domandarsi cos'avrebbe fatto della propria vita quella
testa dura se mai fosse riuscito a darla sui denti al fratello.
Che poi
tutta questa competitività ce l'aveva solo Sasuke
poichè
Itachi nemmeno sembrava considerarlo, e perchè avrebbe
dovuto
farlo? Tanto, in ogni caso, la situazione non sarebbe mai cambiata e i
ruoli non si sarebbero mai invertiti.
E quell'impiastro quindi girovagava tranquillo e carico
d'umiltà
per tutta la casa, rendendo inutili i tentativi di sedurre Sasuke che,
alla sua vista, si faceva funereo e rabbioso; come se non lo fosse
già abbastanza per conto proprio.
A dire il vero tutta quella situazione iniziava un po' a scocciarla.
Non era per nulla facile dover detestare una persona, che normalmente
avrebbe ammirato, perchè la causa di tutti i suoi problemi
sentimentali. Se era sessualmente inattiva era colpa sua,
così
come era colpa sua se era stressata e vittima delle continue sfuriate
di Sasuke.
Aveva sperato che conseguita la laurea si trasferisse in un posto molto
lontano, per fare qualcosa di molto nobile e molto redditizio e
dall'alto della sua genialità ce l'aveva pure fatta a
trovare un
impiego molto nobile e molto redditizio. Ma siccome aveva anche culo,
tra le tante altre cose, non si era dovuto trasferire da nessuna parte
perchè il luogo di lavoro gli stava praticamente dietro casa.
Inutile dire che a quel punto Sakura aveva provato il forte impulso di
tentare il suicidio ma già se lo immaginava Itachi,
sopraggiungere in suo aiuto. Con la sua mania di trarre in salvo
gattini, cani randagi e vecchiette sulle strisce pedonali era
già riuscito ad evitare un orribile fine a decine di
creature;
quanto poteva essere diverso soccorrere una ragazza con una gran voglia
di morire? Così dopo avrebbe anche dovuto essergli grata e
sopportare un ancora più accentuato mal di vivere di Sasuke.
Avrebbe almeno potuto andare a vivere da solo in un grande attico che
concernesse alla sua divina e santa figura e, conoscendolo, sicuramente
lo avrebbe fatto. Ma quel superbo e arcigno di suo padre aveva espresso
il vivo desiderio che rimanesse ancora un po' a Villa Uchiha, con somma
gioia di Sakura.
Non sapeva davvero più che pesci pigliare e più
di una
volta aveva addirittura meditato di piantarli tutti in asso, per poi
iscriversi ad un corso di yoga o aerobica e ritrovare la pace perduta.
Non ce la faceva proprio però, nel profondo aveva un animo
da
crocerossina, e Sasuke gli faceva una gran pena. Lei non aveva proprio
idea di cosa volesse dire vivere all'ombra di un fratello
così brillante, era figlia unica, ma doveva essere molto
doloroso considerate le instabili condizioni di quel povero diavolo del
suo ragazzo.
Non le passava nemmeno per l'anticamera del cervello che il problema
fosse lui e non Itachi.
Il pomeriggio si sarebbe dovuta recare a Villa Uchiha ma non
è
che ne avesse tutta questa gran voglia, perciò si era
attardata
quanto più possibile a chiacchierare con Ino.
Come se non fosse sufficiente lo stress accumulato in quei mesi di
"relazione" con Sasuke, quel giorno si aggiungeva il fatto che non
aveva a disposizione l'auto ed essendo il suo un ragazzo amorevole,
nonostante glielo avesse fatto sapere più volte, ovviamente
non
se l'era badata di striscio, lasciandola a piedi come la povera scema
che era.
Imprecando lungo tutto il tragitto, impiegò quasi un'ora di
tempo per giungere a casa degli Uchiha dato che aveva dovuto aggirare
un'asfaltatrice piazzata proprio in mezzo alle palle, come si suol
dire, allungando di un bel po' la strada.
Arrivò sudata e affannata e con una gran voglia di radere al
suolo quell'immensa residenza con le proprie mani.
Dopo che ebbe suonato il campanello e l'ebbero identificata tramite le
telecamere, il grande cancello in ferro battuto si spalancò
dinanzi a lei e, giunta all'ingresso, fu il maggiordomo ad accoglierla.
- Buon pomeriggio, Sakura-san!- la salutò scostandosi per
permetterle di entrare.
- Quante volte gliel'ho detto di smetterla con quel suffisso, Signor
Harada? Lei è molto più vecchio di me.- disse
parecchio
stizzita. Odiava tutte le formalità e, ovviamente, in quella
casa era costretta a rispettarle.
- Mi scusi!- rispose l'anziano prostrandosi in un piccolo inchino.
- Pff!- sbuffò Sakura - Mi scusi lei ma non vedo l'ora che
questa giornata finisca, va tutto storto!-
C'era davvero da impegnarsi molto per trovare qualcosa di positivo in
tutto quel suo soffrire e, constatò con amarezza, ogni
vantaggio
era di natura materiale.
Non che si fosse innamorata di Sasuke perchè ricco e dotato
di
casa con piscina ed idromassaggio annessi, certo che no. E non incideva
neppure più di tanto che fosse bello come un Dio greco o che
la
sua popolarità fosse schizzata alle stelle da quando stavano
insieme.
Lei lo amava perchè era... Perchè era... Beh,
qualcosa era sicuramente, questo poco ma sicuro!
Doveva pur aver qualcosa di speciale anche se non aveva ancora ben
capito di che si trattasse, altrimenti avrebbe potuto innamorarsi di
Itachi, ad esempio.
Era preoccupante ormai quanto sovente si ritrovasse a fare questo tipo
di paragoni ma si era convinta che fosse inevitabile, dato che
constantemente su di loro aleggiava la sua beata presenza.
Harada-san la informò che Sasuke era uscito a svolgere
alcune
commissioni e che sarebbe rientrato a breve ma lei, che non era poi
così idiota, ne dubitava fortemente. Conoscendolo ora se ne
stava sul divano di casa Uzumaki con un joystick in mano e tutto
intento a scovare, con Naruto, qualche subdolo trucco per battere quel
dannatissimo record.
Spesso si chiedeva perchè semplicemente non lo lasciasse,
era
chiaro che nessuno dei due provava questo gran trasporto verso l'altro
e che la loro relazione si trovava da sempre in una situazione di
stallo. Arrivati a quel punto riteneva che sarebbe stato più
edificante persino cedere alle lusinghe di Rock Lee, perlomeno avrebbe
avuto la certezza di ricevere attenzioni.
Si trattava davvero solo di assecondare quel suo animo da crocerossina?
O c'era qualcosa di più? E quel qualcosa aveva a che fare
con
Sasuke? Non ne era sicura.
In realtà aveva una cotta per lui da tempo immemore ma si
era
così assuefatta alla sua indifferenza che, nel momento in
cui le
sue fantasie si erano concretizzate, si era sentita spaesata. Dopo il
turbamento iniziale era subentrata l'eccitazione ma era durata poco.
Non era il fatto che avesse un caratteraccio, che fosse indisponente e
un pallone gonfiato, o almeno non solo. Era il fatto che fosse del
tutto concentrato su se stesso e del tutto incompatibile con lei.
Mentre ragionava sulla triste realtà, seduta sull'engawa e
osservando le fronde degli alberi muoversi, Itachi si sedette accanto a
lei.
- Buongiorno Sakura-chan! Harada-san mi ha avvertito che ti trovavi
qui.-
E' vero che stava riflettendo su un'incompatibilità tra lei
e
Sasuke che non aveva nulla a che fare con lui ma era troppo che la
interrompesse con così tanta genuina ingenuità,
come se
fosse un piacere trascorrere del tempo assieme.
- Buongiorno!- rispose con finta calma incrociando le braccia al petto.
Di sottecchi lo vide guardarla leggermente stupito dal suo scarso
entusiasmo, prima di alzare gli occhi al cielo e sospirare.
- Hai poco da sbuffare, Itachi! Qui sono io la sola ad aver il diritto
di essere esasperata!- sbottò voltandosi verso di lui,
inalberata.
Non ebbe alcuna reazione. Rimase serio con lo sguardo puntato dinanzi a
sé, senza accennare la minima intenzione di parlare o
muoversi.
Sakura avrebbe voluto staccare una trave di legno del portico e
sbattergliela ripetutamente in testa, avrebbe voluto punirlo per quel
suo essere assolutamente insopportabile.
- Cos'ho fatto di male?- mormorò invece, chinando il capo
sconsolata, più a sé stessa che ad Itachi.
Impercettibilmente lo sentì irrigidirsi al suo fianco. Non
potè averne certezza anche perchè non volle
voltarsi per
guardarlo ma qualcosa le disse che quelle parole in qualche modo lo
avevano infastidito ma, ovviamente, la sua natura gli imponeva di
essere perfetto sempre.
Insopportabile!
Di nuovo non rispose e rimasero entrambi fermi lì, immersi
per
molto tempo nel silenzio. Dopo quelli che a lei parvero anni si
alzò, quasi a fatica, come se stare vicino a lei gli avesse
prosciugato le energie.
- Se hai bisogno di qualcosa sai di poterti rivolgere ad Harada-san,
come sempre.- le disse serio e pacato prima di allontanarsi e tornare
in casa.
Forse avrebbe dovuto fermarlo per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa ma al
suo solito era stata in grado solo di tacere.
Non era per nulla facile rapportarsi ad Itachi, non lo era mai stato.
La prima volta che lo vide fu in occasione del settimo compleanno di
Sasuke e al tempo lui ne aveva ancora dodici.
Ricordava bene di aver
pensato che quel ragazzino, più grande e più alto
di lei,
fosse il ragazzino con l'aria più gentile che avesse mai
visto e
che sembrava impossibile fosse il fratello di quel musone del suo
Sasuke. Nonostante quel giorno il loro giardino fosse gremito di
poppanti fastidiosi, lui era rimasto tutto il tempo alla festa ad
intrattenerli. Ed era impossibile non seguirlo ogni volta che proponeva
un nuovo gioco o non ascoltarlo quando raccontava qualche storiella.
Sakura si sentiva incredibilmente trascinata e non era la sola, un po'
tutte le sue amiche gli chiocciavano attorno come se davvero sperassero
che le considerasse. Lei invece rimaneva sempre infondo al gruppo
guardandolo rapita e del tutto dimentica della sua cotta per Sasuke.
Ci aveva pensato per molti giorni, in seguito, ma poi non lo aveva
più rivisto e in più, si sa come sono fatti i
bambini,
alla fine lo scordò anche.
Tornò a concentrarsi sul
fratello minore convincendosi, giorno dopo giorno, di esserne
perdutamente innamorata. In realtà non sapeva nemmeno da
dove le
fosse venuta quell'idea eppure, per anni, non aveva fatto altro che
dichiarargli amore eterno e quando alla fine aveva visto coronato il
proprio sogno esso aveva perso ogni attrattiva. E non sapeva quanto
c'entrasse Itachi in tutto questo o, più probabilmente, non
lo
voleva sapere.
Non è che non volesse bene a Sasuke, anzi. Gliene voleva
moltissimo ma non è facile gestire una situazione in cui ti
scopri solo affezionata, dopo aver creduto con tanta fermezza di
provare qualcosa di più.
Incolpava la propria inesistente maturità del tempo, lo
sguardo
profondo e la strafottenza di Sasuke, il suo totale disinteresse per
lei che lo rendeva una sfida ardua da vincere, di tutto questo. E
incolpava pure la presenza di Itachi nell loro vite, in parte. Si,
perchè se lui non ci fosse stato sicuramente loro due
sarebbero
riusciti ad intendersi meglio, a litigare di meno e a fare
più
sesso.
Ma ormai era terminato il tempo in cui con un training autogeno
riusciva a costringersi a credere in ciò che voleva
perchè, sapeva fin troppo bene, quella colpa che attribuiva
ad
Itachi ne celava un'altra di diversa importanza, che era poi quella
reale e che, dopotutto, non era neanche una vera colpa.
Stava insieme a Sasuke già da un paio di mesi quando accadde.
Quei momenti iniziali della loro relazione non erano affatto stati
come glieli aveva descritti Ino, che all'epoca aveva in corso una
storia
piuttosto burrascosa con Shikamaru Nara. Burrascosa per colpa sua, non
di certo del Nara.
Le aveva detto che i primi tempi sarebbero stati super emozionanti,
super felici e, sue testuali parole: "Avrai sempre voglia di saltargli
addosso, credimi. Vi ritroverete a scoprire i grandi piaceri del sesso
dove meno ve lo aspettate."
Lei aveva atteso a lungo, dicendosi che forse la inibivano lo shock per
essere finalmente riuscita a conquistarlo e la sua totale inesperienza
in campo sentimentale non platonico. Poi però si
ritrovò
ad interrogarsi sul motivo dello scarso interesse che a quel punto
nutriva nei confronti di Sasuke e di ciò che lo riguardava.
Non
lo faceva apposta, si scervellava giorno e notte e metteva tutta se
stessa in quei tentativi di riscoprire quel suo amore che sembrava
essersi affievolito.
Non che lui facesse qualcosa per alimentare i loro spiriti, sia chiaro.
A scuola scambiavano giusto un paio di parole, le scriveva raramente e
l'unica certezza era il Sabato notte, quando dopo una serata passata
con
gli amici la riaccompagnava a casa per ultima.
Vivendo quella noia
mortale di storia, se davvero possiamo definirla tale, si chiedeva
perchè mai quell'assenza di Sasuke non le pesasse poi molto.
Vedeva Ino uscire di testa quando Shikamaru non le telefonava,
nonostante fosse chiaro che ancora era infatuata dell'Uchiha, Ten Ten
incazzarsi come una furia quando Neji scordava alcune cose, come il
loro anniversario e sua madre disperarsi se suo padre rientrava
tardi in casa senza avvisare, anche se ormai conosceva da innumerevoli
anni la sua sbadataggine.
Invece lei, e ciò la faceva sentire mostruosa, rimaneva
impassibile quando Sasuke si dimenticava di dirle che non sarebbe
passato a trovarla o non la salutava al termine delle lezioni.
L'unica cosa che la infastidiva era che, per quanto sia Neji e
Shikamaru non fossero esattamente dei fidanzati modello, di tanto in
tanto si esibivano in qualche gesto affettuoso nei confronti delle loro
ragazze mentre quello stitico d'uomo che s'era trovata lei navigava
sempre in alto mare, come se nemmeno sapesse della sua esistenza.
Questo la faceva inalberare, non perchè implicitamente
significava che di lei non gliene fregava un cazzo ma perchè
non
poteva vantarsi di nessun comportamento carino con le sue amiche, che
invece lo sbandieravano ai quattro venti quando venivano lusingate dai
loro fidanzati.
Insomma, la sintesi era che si preoccupava e dispiaceva per i motivi
sbagliati e nemmeno le interessava.
Le prime avvisaglie premonitrici del suo infausto destino erano giunte,
di sorpresa, un pomeriggio che Sakura si trovava a Villa Uchiha per
studiare. Si, studiarono veramente!
Sasuke, che aveva finito da un bel pezzo, sedeva difronte a lei con le
braccia incrociate al petto ed un cipiglio che definire seccato
è un eufemismo. Avrebbe potuto domandargli cosa lo
infastidiva
ma tanto già lo intuiva ed incoraggiarlo a sfogarsi non
sarebbe
stata una cosa troppo intelligente, anche perchè parlava
solo se
l'argomento trattato era Itachi e, i Kami le siano testimoni, parlava
così tanto da far venire l'emicrania. Senza contare che poi
il
tutto sfociava in sceneggiate e sfuriate degne di un drammaturgo.
Proprio mentre tentava di farsi sempre più piccola dietro la
pila di libri però, il telefono di Sasuke aveva vibrato. Non
le
ci volle molto per capire, da come osservò lo schermo, che
quel
messaggio era niente popo di meno che del Santo Nii-san.
Afferrò
con furia lo smartphone, digitando quella che doveva essere una
risposta monosillabica, per poi gettarlo sul tavolo facendolo
rimbalzare fin sopra il quaderno di Sakura.
- Che c'è?- chiese a quel punto stizzita come non mai.
- Tsk!- fu la risposta.
Ma che cazzo di risposta era? Se ne stava li da ore a guardare il
mobilio della stanza, lei compresa, come se con gli occhi potesse
incenerirlo e in palese attesa che lei gli permettesse di sfogarsi, e
ora? Fu grande, davvero grande, la tentazione di mettere a gambe
all'aria il tavolo e spaccarglielo sulla schiena ma si trattenne,
stringendo i pugni sulle ginocchia e muovendo scattosamente il
sopracciglio in un tic compulsivo.
- Pff... Sembri un bambino.- lo apostrofò scostando il
cellulare e tornando a concentrarsi sullo studio.
A quelle parole percepì l'aria annerirsi e farsi sempre
più lugubre, come se una cappa di tenebroso potere si fosse
improvvisamente distesa su di loro. Lo guardò di sottecchi,
pronta a difendersi da una valanga di insulti e improperi, e vide la
vena sulla sua tempia farsi sempre più grossa e pericolosa.
- Che hai detto?- domandò fintamente calmo.
- Oh beh...- sbuffò raddrizzando la schiena ed incrociando
le
braccia, per niente intimorita - Cos'ha combinato Itachi-san questa
volta?-
- Itachi-san...- mormorò facendosi, se possibile, ancora
più scuro in volto e gettando su Sakura una gelida ondata di
imminenti, terribili conseguenze.
Si guardarono a lungo e lei si ritrovò ad immaginarsi una
scena
da film mainstream, con loro due che ansiosi liberavano il tavolo dai
libri ed iniziavano a fare l'amore con foga. Sarebbe stato un bel
finale ma figurarsi, quello aveva intenzione di propinarle sempre le
solite assurde lamentele.
- Itachi-san ha conosciuto una ragazza!-
Fu uno schiaffo in faccia per Sakura, uno schiaffo inaspettato e per
molteplici ragioni anche. Prima tra tutte che la notizia la ponesse in
allarme e le facesse desiderare di mollare tutto lì per
mettersi
alla ricerca di quella ignota ragazza. Giusto per vedere la sua faccia,
non per altro.
- E quindi?- rispose invece, come se la cosa non avesse importanza ma
desiderosa di informazioni. Inaspettato pure questo.
- Stasera la porterà qui a cena!-
Altro schiaffo, questa volta la potenza quasi la ribaltò
dalla
sedia. Com'era possibile? Itachi non aveva mai invitato nessuna in casa
sua che non fosse una semplice amicizia. Chi poteva mai essere questo
prodigioso spettacolo della natura che finalmente otteneva quell'onore?
Perchè di certo doveva trattarsi di una ragazza prodigiosa
per
potersi affiancare al Santo, al nobile Nii-san.
- E quindi?- ripetè ancora ormai in preda a sudori freddi e
a convulsioni.
- E' la primogenita di una ricca famiglia, la studentessa
più
brillante del suo corso e ha ricevuto varie proposte di lavoro come
fotomodella, che per pudicità ha rifiutato.-
spiegò
Sasuke guardando un punto oltre le spalle di Sakura, meditando
sicuramente sanguinarie stragi e aberranti vendette.
Dal canto suo invece, la rosa rimase impietrita cercando di
visualizzare quella ragazza e ponendosi, inevitabilmente, a suo
confronto. Che poi, perchè lo fece? Era ridicolo,
assolutamente
e spaventosamente ridicolo. Lei stava con Sasuke e per quanto le cose
con lui non funzionassero, questo comunque non significava che lei
dovesse essere gelosa della possibile fidanzata di Itachi.
Si martellò la testa per convincersi che il suo fosse solo
stupore, sconcerto, al massimo curiosità. Con il Santo non
c'era
mai stato nulla e di certo mai ci sarebbe stato, perchè ora
doveva sentirsi affranta scoprendo questa sua relazione? Non poteva
essere, a lei non piaceva, doveva esserci qualche altra spiegazione. Di
sicuro si trattava di un fattore psicologico.
Mica si era mai interessata a lui in tutti quegli anni, stranamente ora
si scopriva gelosa, ora che lui aveva trovato qualcuna. Non poteva
essere di certo un sentimento quello, altrimenti avrebbe avvertito
qualcosa anche prima e in altre circostanze. Si, si stava facendo un
sacco di pare mentali che non avevano fondamenta e doveva a tutti i
costi farsele passare.
- E quindi quali sono le tue preoccupazioni?- chiese infine con tono
annoiato.
- Mio padre li elogerà fino allo sfinimento ed io
dovrò
sentirmi in imbarazzo perchè tu non sei minimamente
all'altezza.- rispose come se parlasse del tempo, senza considerare che
l'aveva appena offesa, e pure grandemente.
Inutile dire che non la toccò minimamente
quest'affermazione, o
meglio non la toccò il fatto di essere causa di disagio per
Sasuke. Si scoprì invece a pensare quanto questo fosse vero
se
riferito ad Itachi; quello si era trovato una che poteva essere
benissimo uscita da una cantica del Paradiso di Dante mentre lei era
una ragazza normalissima, non se la sarebbe filata mai.
Oh beh! Comunque non le interessava, non doveva interessarle,... Tanto
mica voleva essere considerata da Itachi in quei termini, al massimo
doveva arrabbiarsi con Sasuke per essere così sbruffone e
brutale.
- Beh... Ti sfido a trovare un'altra che ti sopporti!- disse inarcando
il sopracciglio con fare di chi ha appena vinto.
Sasuke le lanciò un'occhiattaccia prima di voltare la testa
con il naso all'insù.
Faccia da schiaffi!
Rifiutò l'invito a cena accusando un finto malessere,
proprio
non la voleva vedere Miss Donnaangelicata, ci aveva
riflettuto.
Che poi era meglio per tutti, in primis per Sasuke...
Ma a chi voleva
darla a bere? Non era per lui che se ne tornò a casa ma per
colpa di Itachi, sempre sua la colpa.
Si rigirò nel letto della propria camera per ore quella
notte, alla
disperata ricerca di una spiegazione, di una sola ragione che facesse
chiarore su quella situazione tanto assurda da essere irreale.
Forse doveva partire dall'inizio, rivedere i trascorsi, prendersi del
tempo, ragionare con calma e seguendo un giusto ordine cronologico...
Lei aveva mai provato attrazione per Itachi? Aveva mai fantasticato su
di lui, su di loro? Si era mai sentita eccitata o emozionata in sua
presenza? In tutti quegli anni che lo conosceva, le era mai piaciuto,
anche per un solo istante?
Tristemente e con rassegnazione la risposta a tutte quelle domande
sopraggiunse spontanea; era sempre stata lì nell'angolo a
quanto
pare, in attesa che qualcuno richiedesse la sua presenza.
Com'era potuto accadere? Come aveva fatto a non accorgersene?
Era paradossale il fatto che si fosse convinta di amare una
persona per la quale provava solo affetto (a volte neanche quello) e
che invece amasse davvero qualcuno che aveva sempre considerato una
sorta di modello, di guida.
Oh Kami... Lo amava? Forse questo era un po' troppo eccessivo, si era
semplicemente scoperta gelosa e da poche ore per giunta,... Amore.
Parlare di amore era oltremodo ridicolo in quel frangente.
Eppure ora che aveva realizzato che si era attratta da Itachi, che si
aveva fantasticato su di lui, su di loro, che si si sentiva emozionata
ed eccitatata in sua presenza e che si, le piaceva,... Beh, ora che
aveva realizzato tutto questo quasi le veniva voglia di telefonargli e
dirgli ciò che aveva scoperto.
Ah, un'idea geniale. E che gli avrebbe raccontato esattamente?
"Ciao, Itachi-san! Sono Sakura, la ragazza di tuo fratello e sono
innamorata di te!"
Eh già, proprio un'idea geniale.
Il resto della notte se l'era passato in bianco e con il sorgere del
Sole giunse finalmente all'unica conclusione possibile: fare finta di
niente.
Non doveva esserci nulla di difficile in tutto questo, tanto aveva
vissuto alla grande fino ad allora e poteva benissimo continuare a
farlo; peccato che il suo subconscio non la pensasse allo stesso modo.
Quella stessa sera lei ed Ino avevano progettato un'uscita tra ragazze,
giusto perchè sia Sasuke che Shikamaru proponevano sempre le
stesse, mortalmente noiose, cose.
Non è che Sakura solesse annegare i dispiaceri nell'alcool
(diamine, aveva diciotto anni) ma quel giorno non aveva una particolare
inclinazione a controllarsi, nonostante sapesse bene che quando perdeva
il controllo causava problemi a tutti gli abitanti di tutti i mondi
conosciuti.
Il locale non distava molto dal centro della città e fu Ino
ad
offrirsi di guidare, cosa di per sé non poi tanto
rassicurante,
in più Sakura si preparò con particolare cura
perchè sapeva per certo che anche Itachi frequentava spesso
quel
bar. Perchè non unire l'utile al dilettevole? Anche se non
riusciva a distinguire bene quale fosse l'uno e quale fosse l'altro.
All'entrata porsero i loro, ovviamente falsi, documenti al buttafuori.
Ino se li era procurati mesi prima da un tizio non molto raccomandabile
e decisamente costoso ma, perlomeno, efficiente. L'uomo le
guardò sospettoso; la bionda poteva pure passare per
ventunenne
ma Sakura non di certo, anche se quella sera si era addobbata e se non
altro era piuttosto avvenente (parere suo questo).
Ino, vedendolo tentennare, si affrettò a portare in fuori il
petto prosperoso e a scuotere i lunghi capelli, accompagnando il tutto
con un sorriso malizioso che lo fece arrossire.
Non si scompose ulteriormente ma con un gesto della mano fece loro
segno che potevano entrare.
- Non ti ricordava Choji? - le sussurrò Ino all'orecchio
ridendo di gusto, non appena si furono allontanate.
Il posto era gremito di gente, la musica era troppo alta e parecchie
persone urgevano immantinente di un deodorante. Ora almeno Sakura aveva
delle valide
motivazioni che la spingevano a bere.
Si fecero largo tra la folla per raggiungere il bancone ma non fu
così difficile; man mano che avanzavano nella calca la
chioma
bionda della Yamanaka si faceva notare sempre di più e i
ragazzi
finivano col scostarsi per poterla ammirare interamente. Era uno
spettacolo al quale assistevano sempre e che riempiva Ino di spudorata
soddisfazione.
Alla barista Sakura chiese qualcosa di forte, non le importava cosa
mentre l'amica ordinò un analcolico. A scapito
dell'impressione
che poteva dare, Ino era una ragazza molto responsabile e non le era
mai capitato di esagerare, in nessun caso. A dire il vero andare alle
feste la divertiva soprattutto perchè, minimo quattro
persone a
serata, giungevano per farle la corte e lei amava essere al centro
dell'attenzione e civettare, anche se poi, in finale, li lasciava
sempre tutti a bocca asciutta.
Come volevasi dimostrare, nel giro di pochi minuti gli piombarono
addosso una coppia di amici che si offrirono di pagare loro da bere e
in men che non si dica Sakura si trovò a reggere due diversi
bicchieri in mano, dopo essersene scolata un numero imprecisato.
- Certo che la tua amica è un pozzo senza fondo!-
commentò ridendo uno dei ragazzi, rivolto ad Ino.
- Già... Hey splendore!- le urlò per farla
voltare e
guardandola con aria severa - Vedi di andarci piano con quella roba
adesso, se mi vomiti in macchina sei finita!
Sakura che traballante girava attorno a sè stessa a ritmo di
musica, credeva lei, arrestò il proprio moto per fissare i
propri occhi sulla bionda. Come c'era da aspettarsi però,
tutto
quel ruotare le aveva messo in subbuglio lo stomaco, e non solo, al
punto che avvertì un conato farsi largo prepotentemente che
represse in una smorfia disgustata.
- Vado al bagno!- annunciò, alzando il bicchiere in aria
come se
dovesse fare un brindisi e lavando alcuni malcapitati li attorno.
Si diresse, instabile sui tacchi, ai servizi igenici (che di igenico
non avevano nulla) e si mise in fila dietro ad un gruppetto di ragazze
intente a farsi foto e a urlare isteriche. La toilette delle donne era
adiacente a quella degli uomini, quindi, con suo profondo fastidio e
disappunto, più di qualcuno le fece segno di entrare nel
loro
bagno e per quanto fosse ubriaca non era di certo stupida.
Quella situazione però le fece venire in mente un altro
ragazzo;
un ragazzo molto più bello e molto meno squallido, anzi era
sicura che il Santo squallido non lo fosse mai.
Afferrò lo smartphone dalla tasca dei pantaloni e le ci
volle
mezzora per trovare il suo contatto sulla rubrica e digitare il
messaggio.
"Sei uno stronzo!"
Era certamente la cosa più intelligente che gli potesse
scrivere
in quel momento. Che tra l'altro non era neanche vero che era uno
stronzo, non lo era per niente, era lei ad essere più
indietro
di una capra a volte. Era in un bar in cui non aveva l'età
legale per stare, ubriaca, con la vescica piena e circondata da
testosteroni brutti ed impazziti, e tutto ciò che riusciva a
fare era scrivere un messaggio ridicolo ed imbarazzante?
All'improvviso le venne il panico e sperò che Itachi non lo
leggesse, che avesse perso il telefono, che fosse diventato cieco.
Tutto andava bene, purchè non lo vedesse!
Ovviamente però la risposta non tardò ad arrivare
vibrando, facendo sobbalzare Sakura che teneva il cellulare ancora in
mano.
"Ma dici a me?"
La ragazza arrossì violentemente ed iniziò a
tremare per
l'emozione. Non che ci fosse granchè da emozionarsi, ma se
la
immaginava alla perfezione l'espressione che doveva aver avuto Itachi
mentre leggeva il suo messaggio e le venne da ridere.
"Si! Sei uno stronzo!"
Ora era in preda alla pura agitazione e sorrideva come un ebete
guardando lo scherzo, in attesa di un suo nuovo messaggio. Non si
poteva essere più stupide, non si poteva proprio!
"Sakura, sei ubriaca?"
Deidara, un giovane scultore che che qualche settimana prima era stato
invitato dal loro insegnante di educazione artistica a tenere una
lezione, a quel punto avrebbe affermato con veemenza: "KABOOM! Questa
è arte!" Si, l'arte occulta di capire sempre tutto posseduta
solo da Itachi Uchiha; e da chi altri?
Per la vergogna avrebbe voluto gettare lo smartphone, regalatole da
Sasuke in un momento di straordinaria generosità, nello
scarico
del water ma dato che la processione avanzava a rilento, l'angusto,
umido e sporco bagno sembrava essere ancora un miraggio.
Inizialmente ripose il cellulare nella tasca, intenzionata ad ignorare
quella domanda ma poi figurarsi, era una debole e a dispetto di quello
che avrebbe voluto far credere, era felice come non mai e
già
immaginava passionali scenari nei quali Itachi la soccorreva, in tutta
la sua nobilissima ed eccelentissima beltà.
"Ti giuro che no!"
Era proprio una sfigata, una subdola sfigata. Ci aveva ragionato un
quarto d'ora su quella risposta. Doveva negare di essere ubriaca
ovviamente, quale persona sana di mente lo ammetterebbe mai? Secondo la
sua contorta psiche, nessuna. Ma doveva negare formulando una risposta
che lasciasse intendere che stava mentendo ed era tutta convinta quando
aveva inviato il messaggio, eppure adesso quella frase non sembrava poi
così rivelatrice.
In un moto di solitario sconforto azò gli occhi al
soffitto. Magari veder scendere da li Itachi, a mo' di Annunciazione;
aveva letto qualche passo del Vangelo di Luca - per diletto personale,
credeteci - e perchè aveva visto il Santo fare lo stesso,
però ci aveva messo comunque 250.000 anni di evoluzione per
capire di esserne innamorata. Chi cavolo legge un Vangelo solo
perchè vede un altro farlo?
Mentre era persa in queste elucubrazioni molto intelligenti, di certo
dovute allo stordimento causato dai fumi dell'alcool, il telefono
iniziò a vibrare fastidioso ed incontrollato.
Portò lo
schermo davanti agli occhi e fu una chiamata da "Itachi Uchiha" quella
che vide lampeggiare. La Chiamata!
"Pronto?" rispose con voce stridula reprimendo un singhiozzo.
"Stai bene, Sakura?" chiese una bella voce, calma, calda e rassicurante
dall'altro capo del telefono.
Alla ragazza mancò un battito. Era la prima volta che lo
sentiva
parlare attraverso un ricevitore e le sembrò la cosa
più
bella del mondo. Per cellulare, Sasuke non aveva mancato di farglielo
notare, la sua voce diventava orribilmente nasale mentre quella di
Itachi era perfetta ma poi, serve davvero dirlo?
Incurvò le labbra in un leggero sorriso e quasi si stava per
commuovere perchè era felice, nonostante sapesse quante cose
le
remassero contro, era felice di potergli parlare.
"S-si... Sto bene!" disse in un sussurro. Se avesse parlato ad alta
voce di certo sarebbe scoppiata a piangere.
"C'è qualcuno li con te?"
Sakura si guardò attorno e si, c'era qualcuno attorno a lei
ma
nessuno che conoscesse, eccetto forse un tizio con i capelli azzurri
che in quel momento si stava perlustrando il naso con il dito
indice. Le sembrava Suigetsu ma riteneva improbabile che si
trovasse li, di solito a quell'ora se la spassava con Karin a suon di
Bob Marley e Maria. Erano ragazzi molto religiosi.
"Oh si, c'è anche uno con la faccia tutta piena di
piercing!"
strillò prima di coprirsi velocemente la bocca con la mano,
ovviamente il ragazzo in questione l'aveva sentita.
"Dimmi dove sei. Ti faccio venire a prendere da Sasuke."
affermò con estrema tranquillità Itachi.
Come c'era da aspettarsi quell'ordine così gentile e
premuroso
non le piacque per niente. Perchè diamine doveva mandarle
quell'impiastro di Sasuke! Già se lo immaginava arrivare
tutto
incazzato e riempirla di commenti poco carini, in più non lo
voleva proprio vedere e aveva la tentazione di sbattere in faccia il
telefono a quello scemo che proprio non ci arrivava.
"Sono all'Amaterasu ma non chiamare Sasuke, non lo voglio."
Ci fu un minuto di silenzio in cui Sakura vide materializzarsi davanti
a sé gli ingranaggi d'oro massiccio del cervello di Itachi
che
macchinavano e capivano tutto.
"Ok." disse infine "Ma non ti lascio lì, ti vengo a prendere
io!"
Per poco non urlò e sobbalzò di gioia udendo
quelle
parole. Quella era di sicuro la migliore notizia della giornata anzi,
quella era la migliore notizia della vita. Sarebbe andato a prenderla,
lui sarebbe andato a prendere lei e il prodigio della sua fidanzata?
Dove l'avrebbe lasciata? Ben le stava a quella smorfiosa
perchè
anche se non sapeva manco che faccia avesse, era una smorfiosa di
sicuro.
"Aspettami fuori ma copriti che fa freddo. E non cacciarti nei guai."
aggiunse infine.
Quanto era gentile e premuroso... Ovviamente quest'ultime
raccomandazioni ebbero il potere di farla andare in brodo di giuggiole.
Terminata la chiamata Sakura, completamente dimentica di dover fare la
pipì, torno in sala dove Ino ora intratteneva ben cinque
ragazzi
che le sbavavano attorno come limacce.
La rosa le si avvicinò e con fare cospiratorio
accostò le proprie labbra al suo orecchio.
- Sasuke sta venendo a prendermi, ti dispiace se torno con lui?
Non poteva mica dirgli la verità o avrebbe fatto troppe
domande,
smascherandola. Meglio tenere ancora nascosta la faccenda, almeno
finchè tutto non le fosse stato più chiaro.
Ino la guardò leggermente sospettosa ma poi distese le
labbra in
un gran sorriso, mandando in fibrillazione i baldi giovanotti che la
circondavano.
- Certo che no. Divertiti!- rispose facendole l'occhiolino.
Un po' si sentiva in colpa a lasciarla li sola, pensò mentre
si
dirigeva verso l'uscita, non era sicuramente il massimo abbandonarla in
balia di uomini in adorazione, per di più in un locale dove
la
gente era molto più grande di lei, ma molto egoisticamente
si
convinse che se la sarebbe cavata e che la sua era una buona causa.
Attese Itachi all'esterno del locale, stringendosi nel cappotto che
aveva recuperato dal guardaroba e controllando di tanto in tanto il
telefono. Non la fece aspettare molto e nel giro di dieci minuti la sua
bella auto nera accostò davanti a lei.
Si intrufolò nell'abitacolo felice di poter finalmente
tornare
al caldo ma mentre chiudeva la portiera e si voltava a guardare il
Santo, realizzò.
Cosa cazzo stava combinando?! Era forse diventata scema? No, scema lo
era sempre stata. Non aveva la ben che minima idea di cosa le fosse
passato per la testa e cosa sperasse di ottenere, soprattutto. Per
fortuna era ancora un po' brilla o sicuramente a quel punto sarebbe
andata del tutto nel pallone.
- Buonasera!- la salutò Itachi guardandola con fare
indagatore.
- B-buonasera...- rispose Sakura diventando paonazza e fissandosi le
mani che si stringevano in un pugno sopra le ginocchia.
- Se non sono indiscreto, si può sapere come sei entrata in
questo bar e chi ti ci ha portata?- chiese con tono divertito.
La ragazza sarebbe voluta sparire risucchiata dal sedile; capiva solo
ora di star facendo la più magra delle figure. Era ubriaca,
nell'auto del fratello perfetto del suo fidanzato scemo, dopo avergli
scritto un messaggio dove lo apostrofava come "stronzo". Indossava
tacchi troppo alti che le facevano un male cane ed era appena stata
scoperta in possesso di documenti falsi dal figlio del capo della
polizia di Tokyo, nonchè ragazzo ligio al dovere e al
rispetto
delle regole. Nonchè ragazzo del quale era innamorata.
Ok, forse non innamorata.
Si poteva essere più ritardate? A quel punto sarebbe stato
meglio farsi venire a prendere da Sasuke; le avrebbe fatto scoppiare la
testa a furia di brontolii vari ma almeno non si sarebbe sentita in
imbarazzo, a disagio e soprattutto, così eccitata all'idea
di
essere seduta nel macchinone molto virile del nobile Itachi Uchiha.
Se lo sbirciò di sottecchi, non avrebbe avuto senso non
cogliere
la preziosa occasione di ammirarlo in tutta la sua splendente figura, e
quasi ebbe un mancamento.
Era così bello.
Ma non era bello e basta, era molto di più.
Tutto quel suo elogiarlo dandogli epiteti che lo etichettavano come
santissimo, eccellentissimo e nobilissimo erano sarcastici fino ad un
certo punto. Li utilizzava soprattutto perchè era sempre
stata
molto restia nell'esprimere le proprie sensazioni e in particolare, i
propri sentimenti. O almeno, lo era stata dopo aver superato quel
periodo ad alto tasso di vergogna che corrispondeva ai tempi nei quali
era certa di amare Sasuke Uchiha.
Ma a voler essere sinceri, Sakura avrebbe avuto molte cose da dire su
Itachi e senza il bisogno di utilizzare nessun sarcasmo o ironia.
Aveva una luce particolare che sembrava rendere più chiara
ogni
cosa, mettendone in evidenza lo squallore e l'insignificanza. Tutto, se
paragonato a lui, appariva mediocre, stupido e sciatto... Ma se ti ci
avvicinavi abbastanza, quel tanto da poterne scorgere ogni singola
ciglia, o vederne le piccole efelidi presenti sui dorsi delle mani o le
profonde occhiaie, ti potevi sentire a casa. Se ti ci avvicinavi
abbastanza, ti sentivi migliore.
Sakura non aveva mai pensato, neanche solo per un istante, che Itachi
fosse una persona comune. Lui era speciale e avrebbe fatto grandi cose
un giorno, ne era sicura.
E questa era davvero una descrizione del cazzo, la peggiore che avesse
mai fatto ma anche se fosse riuscita a ritrarlo degnamente, non sarebbe
cambiato nulla. Restava comunque il fatto che non aveva colto nemmeno
un quarto della persona che era davvero.
- Ino... una mia amica...- specificò rendendosi conto che
non l'aveva mai conosciuta. Per fortuna!
- E ora dov'è?- domandò guardando fuori dal
finestrino
oltre le spalle di Sakura, come se potesse apparire all'improvviso e
bussare sul vetro.
- Lei... Lei è andata a casa...
Kami! Era proprio un'amica di merda!
Ora faceva passare Ino per la stronza menefreghista quando era stata
lei a mollarla in mezzo ad un covo di iene arrapate, e tutto questo per
un ragazzo.
Va bene che non era un ragazzo qualsiasi ma lo stesso, questo non
cambiava le cose. Restava comunque una maledetta infame e pure bugiarda.
Itachi non commentò, rimase del tutto impassibile, e
avviò il motore dell'auto che silenziosamente
uscì dal
parcheggio del locale (altro che la sua carriola che faceva un
fracasso, e un fumo, degno di una locomotiva a vapore).
Con la tempia poggiata al freddo vetro del finestrino, Sakura
osservò gli edifici e le loro luci scorrere via.
Tutta l'euforia di prima si era dissolta e avrebbe avuto un migliaio di
cose da chiedergli ma nessun modo per farlo.
Perchè non poteva essere come quelle ragazze spavalde e
senza
peli sulla lingua? Avrebbe potuto addirittura avvalersi della scusa del
bicchiere di troppo, in caso di strafalcioni.
Fu Itachi ad interrompere quel silenzio che lei iniziava a trovare un
po' troppo opprimente.
- Va tutto bene?
Dalla sua risposta sarebbe dipeso il destino dell'umanità.
Cioè, il suo destino, che poi era la stessa cosa,
più o
meno.
Se avesse detto di si, il discorso sarebbe terminato in quello stesso
istante perchè lui non insisteva mai, era una persona
discreta,
figurarsi. Se avesse detto di no, avrebbe potuto sfogarsi e
rovesciargli addosso tutte le sue - assurde - frustrazioni; ma con
quale diritto, di grazia?
Quindi optò per la chiusura in un mutismo, di convenienza,
che
probabilmente lo avrebbe indotto ad indagare sulla sua causa.
Certo che era proprio subdula!
- Qual è il problema?- chiese dopo aver atteso una risposta
per alcuni minuti.
Forse a quel punto sarebbe stato giusto dire qualcosa, giusto per non
fargli credere di aver perso anche l'uso della parola oltre al dono
dell'intelletto, cosa che tra l'altro non era certa di aver mai
posseduto trovandosi ora in quella scomoda situazione.
Il problema era cosa doveva dire. Una proposizione ben organizzata, un
discorso, magari un monologo che avesse una certa coerenza, un capo e
una coda, un senso.
Una passeggiata, sicuramente...
- Sono io?
Sakura di scatto si voltò a guardarlo, strabuzzando gli
occhi. Davvero le aveva chiesto una cosa simile?
- N-no... Ma che dici?- rispose allarmata e scuotendo energicamente il
capo.
Itachi si girò verso di lei e la scrutò
intensamente,
assottigliando le palbebre. Non ebbe il coraggio di sostenere il suo
sguardo e involontariamente tutta la sua attenzione venne catturata
dalle labbra serrate e distese in una posa seria, forse non solo seria.
- Non vorrei peccare d'arroganza ma credo che invece sia proprio io il
tuo problema...- lo disse con tono calmo ma
dispiaciuto e ciò permise a Sakura di capire che avrebbe
tanto
desiderato non esserlo.
Voltò la testa di lato, concentrandosi sul paesaggio oltre
al
parabrezza che iniziava ad essere bagnato da alcune leggere gocce di
pioggia.
Era lui il suo problema e avrebbe tanto desiderato che non lo fosse.
- Sasuke ti ha raccontato qualcosa che ti ha indispettita?- chiese
mentre frenava ad un incrocio con semaforo rosso e riprendendo a
guardarla come se potesse vederle attraverso.
Una domanda del genere poteva essere interpretata in vari modi e subito
a Sakura balenò dinanzi l'immagine di una fotomodella
svedese,
tremendamente simile a Ino, nuotare in un mare di banconote e tomi
universitari. Ma intuiva che Itachi si riferisse a qualcosa che, senza
volere, poteva aver fatto contro il suo ragazzo, causando la sua ira.
Dopotutto non era un mistero per nessuno che Sasuke prendesse sul
personale ogni azione del fratello maggiore, anche quelle dove non
c'entrava per niente ovvero quasi tutte.
- E' davvero così perfetta la tua ragazza?-
domandò a sorpresa.
Aveva parlato senza pensare e immediatamente si portò le
mani
alla bocca, sconvolta. Si era bevuta il cervello, era evidente!
Itachi corrugò leggermente la fronte e distolse lo sguardo
solo
quando un clacson, dietro di loro, lo informò che ora poteva
ripartire. Ingranò la marcia e non parlò per
quella che,
secondo le percezioni di Sakura, fu un'eternità.
- E' molto bella ed intelligente...- rispose mentre superava un
trabiccolo che procedeva a passo di lumaca - Ma non è la mia
ragazza.
Nel petto della rosa si gonfiò un enorme palloncino di
sollievo
e gli occhi le iniziarono a pizzicare, tanto era grande la gioia.
Quando esattamente si era ridotta in quel modo?
- Mio padre iniziava a farmi pressioni perchè trovassi
qualcuno
ma non accadeva, così ho chiesto aiuto ad un'amica.-
spiegò iniziando a sorridere.
Come c'era da aspettarsi, Sakura ci rimase di stucco. Le aveva appena
confessato che la sua era tutta una scenetta escogitata per far tacere
Fugaku Uchiha.
Questa si che si chiamava furbizia, non per niente era il genio della
famiglia.
- Quindi tra noi due non c'è assolutamente nulla oltre ad un
bel
rapporto d'amicizia...- proseguì svoltando ad un'ampia curva
a
destra e addentrandosi nel parcheggio della palazzina dove viveva
Sakura - E mai potrebbe esserci.
- Perchè?- chiese d'impulso.
Ovviamente sentire questo le faceva un piacere immenso ma
un'affermazione del genere necessitava una spiegazione. Iniziava a
preoccuparsi, in realtà.
- Perchè ha una fidanzata.- rispose quando ebbe accostato e
voltandosi a guardarla, ancora sorridente.
Spalancò la bocca, allibita. Questa era in assoluto la
genialata
del secolo, nemmeno Ino sarebbe arrivata a tanto e con una
così
spiccata classe.
Al pensiero di Fugaku Uchiha che si intratteneva a parlare, tutto
soddisfatto, con quella che credeva essere la splendente possibile
madre dei suoi nipoti e che in realtà era una "molto bella
ed
intelligente" lesbica, rischiò di scoppiare in una fragorosa
risata. E non potè più impedirselo quando
immaginò
Sasuke, rabbioso e carico di propositi di sterminio, invidiare il
fratello.
- Scusami...- disse asciugandosi una lacrima che spuntava dall'angolo
dell'occhio - Ma questa cosa mi fa troppo ridere!-
Itachi la guardò, il capo leggermente inclinato di lato e le
sembrò molto più sereno di quanto non lo fosse
solitamente.
- Non ti preoccupare, la situazione diverte anche me.- rispose
ravvivandosi i capelli che gli cadevano ai lati del viso, scatenando
così in Sakura una tempesta ormonale in piena regola.
La ragazza poggiò la schiena alla portiera dietro le sue
spalle
e lo guardò apertamente, senza scudi e totalmente rilassata.
La spossatezza unita a tutto quello che aveva bevuto a quel punto
stavano creando un mix che per lei era micidiale. Quando si trovava in
simili condizioni le piaceva parlare, le piaceva troppo. E si sa... in
vino veritas. In più dandole quella bella notizia, Itachi
aveva
fatto in modo di migliorarle l'umore ed era da tempo che non si sentiva
così entusiasta.
- Perchè non trovi nessuna?- chiese a brucia pelo e seguendo
con
gli occhi la linea del suo collo, fin su, sulla mandibola delicata e
gli zigomi.
- Diciamo che ho gusti... strani.-
- Non sarai mica gay anche tu?- gridò stridulamente,
sobbalzando sul posto.
Stavolta fu il turno di Itachi per ridere e Sakura, per la prima volta,
lo vide abbandonarsi e riporre per un attimo il suo costume da
impeccabile e nobile Uchiha.
Le piacque immensamente ed era abbastanza consapevole di guardarlo con
la bava alla bocca. Un poco di contegno, Kami!
Ma era così bello mentre si portava la mano alla fronte, per
massaggiarla, e sospirava con quell'enorme sorriso sulle labbra.
- No, Sakura!- rispose ricomponendosi e poggiandosi anche lui alla
portiera - Non sono gay!-
Non è che avesse realmente temuto che lo fosse ma averne la
conferma da lui era di certo una gran cosa.
Nel caso in cui davvero le sue preferenze fossero vertite sugli uomini,
non
aveva idea di come si sarebbe potuta comportare. Come minimo avrebbe
imprecato contro un fato infausto e si sarebbe lasciata morire
d'inerzia.
- E quindi?- chiese con la faccia a forma di punto interrogativo.
Certo che era veramente una grandissima e fastidiosissima ficcanaso!
- Mi piacciono ragazze che non dovrebbero.-
A Sakura parve una risposta troppo vaga e generica, con il risultato
che non seppe bene cosa rispondere.
Magari gli piaceva quella sua amica splendente ma lesbica, eppure le
sembrava che ne avesse parlato troppo tranquillamente prima mentre ora
pareva dispiaciuto, era evidente.
Forse aveva qualche tresca con delle pregiudicate, forse delle
assassine, cosa che rendevano un po' difficili le presentazioni con i
"suoceri". Oppure, senza optare per qualcosa di catastrofico, si era
semplicemente innamorato di una ragazza già impegnata.
Che strazio!
Le bastava scoprire il suo indirizzo e l'avrebbe eliminata, in modo
indolore ovviamente.
- Sarà meglio che tu vada adesso. Hai bisogno di dormire.-
le
suggerì Itachi con quella inclinazione affettuosa della voce
che
le faceva venir voglia di accocolarglisi addosso.
Sakura annuì e si apprestò ad uscire dalla
macchina
obbediente, anche se le sarebbe piaciuto restare li per tutta la vita e
anche di più.
Raccolse la propria borsa che aveva posato a terra, tra i piedi, e
protraendo quel momento il più possibile aprì
lentamente
la portiera.
Non avrebbe dormito quella notte, già lo sapeva.
- Un'altra cosa, Sakura...- la fermò proprio quando si era
definitivamente decisa a scendere.
Si voltò verso di lui così veloce che i capelli
le
rimbalzarono in viso, acceccandole un occhio, ma non ci fece caso e con
le dita li portò dietro l'orecchio.
Lui la guardava con quelle profonde pozze nere come se stesse
ragionando su qualcosa, come se stesse pesando le parole da utilizzare.
Sakura non sapeva bene cosa aspettarsi e trattenne il fiato per un
tempo infinito, pronta ad incassare anche una martellata in pieno
stomaco ma pregando che non si trattasse di nulla che le avrebbe
spezzato il cuore.
- Non posso sapere con certezza cosa Sasuke ti dica su di me...- disse
scrutandola e quasi le sembrava che parlasse a rilento, come se fosse
faticoso per lui pronunciare quelle parole - Ma qualsiasi
cosa
sia, non lasciarti mai convincere ad odiarmi... Per favore.-
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Capitolo 2 *** Capitolo Due ***
Ho sempre
un tempismo meraviglioso, credo di meritare una medaglia.
Quindi, alle due di notte termino questo capitolo e pubblico
perchè davvero è stata una cosa infernale e me ne
dovevo liberare.
Non è uscito come desideravo, neanche la lunghezza
è quella che volevo ma ho dovuto troncarlo nel modo in cui
vedrete, così da dare più spessore scenico al
terzo capitolo, che poi è quello più rilevante ai
fini della trama.
In più questo capolavoro qui sotto, per come l'ho impostato,
ha complicato le cose quindi al diavolo i tre capitoli e ce ne saranno
minimo quattro.
Mi da davvero fastidio che sia così corto ma purtroppo era
necessario.
Ringrazio tutti coloro che lo scorso capitolo si son fatti sentire
comunque, e ringrazio chi ha inserito questa storia tra le
seguite, le preferite e le ricordate.
Un abbraccione immenso a tutti voi e "buona" lettura,
Trovarsi Itachi - sempre sia lodato - dinanzi, in casa propria,
precisamente nella propria cucina, era l'evento più
straordinario che le fosse capitato da quando Sai aveva fatto outing
con lei ammettendo però che l'insieme della sua ampia fronte
e dei suoi capelli rosa, a volte, lo facevano dubitare della propria
omosessualità.
Era anche un evento buffo, a dire il vero, e Sakura dovette trattenersi
non poco per non scoppiare a ridere come un idiota.
Il venerabilissimo Nii-san seduto su una sedia del legno più
economico esistente in commercio, ad un tavolo ancora mezzo
apparecchiato con una tovaglia a fantasia floreale e delle credenze
smaltate di un bianco ormai ingiallito sullo sfondo, era un'immagine
assolutamente impagabile.
Lo osservava con le braccia incrociate al petto e i fianchi poggiati
alla penisola della cucina, non sapendo bene cosa dire o fare. Si,
avrebbe potuto togliere la tovaglia piena di briciole e il piatto
sporco di sugo ma sapeva fin troppo bene come lo mettesse a disagio
trovarsi in quella situazione, quindi non lo fece e rimase a godere,
sadicamente, del suo leggerissimo disappunto.
Aveva appena spazzolato via gli ultimi spaghetti di soia quando il
campanello era suonato e aveva imprecato ad alta voce, scocciata,
mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso. Di certo non avrebbe mai
potuto sospettare che oltre quel muro si trovasse il nobile Itachi.
Era una fortuna che fosse capitato li nel primo pomeriggio, quando
entrambi i suoi genitori erano fuori per lavoro, dato che sarebbe stato
strano dover spiegare loro perchè il rapporto con il
fratello del suo ormai ex ragazzo fosse così intimo da
permettere una visita simile, e conoscendolo questa fortuna se l'era
creata.
Dopotutto non sapeva bene neanche lei quando quel rapporto fosse
diventato così intimo da permettere una visita simile, non
si erano salutati affettuosamente l'ultima volta che s'erano visti,
decisamente no, e dopo quella conversazione avvenuta in auto, mesi e
mesi prima, non c'era più stato alcun tipo di avvicinamento,
nemmeno un misero tentativo. Perciò lo sconcerto da parte di
Sakura era palpabile, avrebbe potuto tagliarlo con il coltello da pane
che troneggiava sopra la tavola.
Oppure avrebbe potuto tagliare lui, a fettine, e preparare uno
spezzatino di santità e caritatevolezza!
Solo una settimana prima Sakura si trovava a Villa Uchiha e quel
giorno, le aveva detto Mikoto, Itachi sarebbe rientrato a tarda sera
perchè avrebbe presenziato alla cerimonia d'apertura di una
scuola per l'infanzia di cui lui si era fatto promotore con il suo gruppo aziendale. Ce lo vedeva, tutto elegante
ed impeccabile, mentre con delle forbici lunghe un metro tagliava un
nastro rosso, acclamato e osannato da madri, pervertite e pedofile,
piangenti gratitudine ed ammirazione per lui.
Aveva cacciato il desiderio di tornarsene a casa deglutendo
profondamente; restare li non aveva poi molto senso se non non c'erano
possibilità di incrociare il Santo e quei casualissimi
incontri erano diventati la sua ragione di vita.
Anche se era brava a fingere indifferenza, ormai aveva capito che il
suo essere così restia dal lasciare quel pozzo di simpatia e
tenerezza che era il suo ragazzo dipendeva in grandissima parte da
Itachi. Se non fosse stata più la benvenuta in quella casa
quando mai avrebbe potuto vederlo?
Sapeva che si trattava di un capriccio infantile e per quanto Sasuke
fosse una testa di cazzo un po' d'amore lo meritava anche lui, non era
forse vero?
Eppure proprio non riusciva a rinunciarci, guardare il Santo era
l'unica cosa bella che aveva, anche se avvertiva che presto sarebbe
scoppiata, finendo col dire parole e frasi al di là di ogni
possibile perdono cristiano e Sasuke, tollerante com'era, l'avrebbe
immediatamente sbattuta in lista nera e, se le andava bene, si sarebbe
limitato a bandirla dal Giappone, tanto suo padre era un uomo potente,
sennò l'avrebbe fatta ammazzare da un sicario e, freddata
con una pallottola in fronte, avrebbero gettato il suo corpo tra le
lamine di un gigantesco tritacarne mafioso.
Da un po' di tempo stava cercando di convincersi a piantarlo
definitivamente in modo civile, sapeva che quando sarebbe giunto il
momento in cui non ce l'avrebbe più fatta sarebbe scoppiata
una bomba con terribili conseguenze per i seguenti mille anni, ma
continuava a rimandare alla settimana dopo, senza farlo mai.
Il desiderio di vedere Itachi era più forte di qualsiasi
esaurimento nervoso ed attacco apoplettico e ne sarebbe uscita matta,
di questo era consapevole ma non poteva farci niente se, le mattine che
sapeva che lo avrebbe incontrato, si svegliava felice. Ancora prima di
aprire gli occhi le si materializzava nella mente la sua immagine,
sempre se non lo sognava anche la notte, ed una situazione simile, dopo
aver fatto la figura della principessa delle fate per anni quando
credeva di voler sposare Sasuke, dove si trovava a vivere la parte
dell'adolescente innamorata in stile soap opera americana, le faceva
venire terribili istinti suicidi.
Di dichiararsi non se ne parlava proprio, piuttosto il convento. Non
avrebbe sopportato un rifiuto e preferiva di gran lunga vivere nel
dubbio piuttosto che soffrire come una bestia da macello e annegare
nella disperazione, al diavolo quelle frasi pseudo filosofiche del
cavolo, che leggeva a volte, che volevano traviarla e spingerla a farsi
avanti perchè le donne devono essere di ferro e farsi valere.
Lei non avrebbe accettato un no con con diplomazia e
maturità, probabilmente sarebbe finita col prostrarsi ai
suoi piedi, afferrandogli una gamba a mo' di piovra e implorandolo di
darle un'occasione. Si conosceva bene e Itachi le piaceva troppo.
In più c'era quell'altro problema, che di problemi ne aveva
tanti, che si chiamava Sasuke
Horottoilcazzoatutticonimieicomplessidiinferiorità Uchiha,
una persona meravigliosa e tollerante che certamente sarebbe stata
lietissima di dar loro il suo benestare. Figurarsi, avrebbe messo a
ferro e fuoco la casa pretendendo giustizia ed attuando tutte quelle
vendette che da anni progettava.
Vita di merda, proprio una vita di merda!
Tutto l'accumularsi dello stress la stava debilitando anche
fisicamente: aveva spaventose occhiaie e non la rendevano minimamente
sexy quanto Itachi le sue, era dimagrita di una decina di chili e non
era mai stata grassa, i capelli si stavano sfibrando ed era piena di
orribili brufoli. Insomma, da spararsi.
Ovviamente Sasuke, tutto preso da se stesso, manco se ne accorgeva del
suo lento ed inesorabile deperimento e il Santo, dal canto suo, la
guardava con preoccupazione domandandole come stava ogni volta che si
incrociavano per caso.
Sto alla grande, una bomba, non vedi? Per fortuna che ho due tette
enormi, altrimenti perdere così tanti chili sarebbe stato
spiacevole...
Si può ben immaginare quindi in che condizioni si trovasse,
quel pomeriggio di una settimana prima del fatidico incontro in cucina,
e se consideriamo questo e aggiungiamo un fidanzato senza tatto e con
una faccia da culo, otteniamo una pericolosa combinazione di
ciclotrimetilentrinitroammina, diottil sebecato e poliisobutilene
destinata ad esplodere.
Si trovavano nello studiolo di Sasuke e siccome questi, nonostante non
fosse all'altezza di Itachi, possedeva comunque un'intelligenza al di
sopra della media, aveva già terminato i trenta esercizi di
algebrica che Kakashi-sensei aveva assegnato alla classe per punizione
e con le mani in tasca se ne stava a scrutare, con sguardo minaccioso,
il panorama oltre la finestra.
Batteva ripetutamente la punta del piede sul parquet in legno e Sakura
Haruno, ovviamente, era una di quelle persone che si scocciano per un
sacco di rumori: lo stridere del gesso sulla lavagna, il risucchio
quando si beve del brodo o si mangia un ghiacciolo e lo sgocciolare di
una perdita del rubinetto sono solo degli esempi.
Il suono ovattato prodotto da Sasuke rientrava di certo nella categoria
de "i rumori molesti da evitare" e che ne fosse lui l'artefice
aggravava ancora di più la situazione.
- La pianti?- sbottò ad un certo punto alzando gli occhi dal
proprio quaderno e squadrandolo con lo sguardo più cattivo
che riuscì.
L'Uchiha non diede segno d'averla sentita e continuò
imperterrito a battere quel suo piede enorme e nudo sul pavimento.
Sakura, che era già stata da tempo messa alla prova in tutti
i modi possibili, s'incendiò come una miccia ed afferrato il
primo oggetto capitatole sotto tiro lo scagliò contro il
ragazzo, colpendogli la nuca. Il temperino con contenitore, centrato in
pieno il bersaglio, dopo l'urto si aprì svuotando il proprio
contenuto in una nuvoletta di polvere che finì sul suo
maglione nero e costoso.
- Sei diventata stupida?- chiese infuriato voltandosi verso di lei e
spazzolandosi via con la mano tutto lo sporco.
- Dev'essere una malattia contagiosa...- sibilò tra i denti,
fulminandolo - Se non fossi una faccia di merda come sei non te l'avrei
mai lanciato addosso!
Sasuke, con occhi spiritati, la guardò disprezzandola dalla
punta dei capelli alle dita dei piedi e la ragazza si
preparò ad incassare la peggior valanga di insulti mai udita
prima, pronta alla guerra.
- Ti infastidisco così tanto?- domandò
avvicinandosi al tavolo con fare minaccioso - Non mi sembra che ti
lamenti quando porti qui quel tuo culone lardoso ogni cazzo di giorno!
- Cos'hai detto?!- urlò Sakura con voce stridula, alzandosi
in piedi di scatto e serrando le mani a pugno - Ma ti sei visto? Sei
soltanto un pallone gonfiato, un ridicolo sbruffone che fa
pietà a chiunque lo guardi!
Sapeva che dopotutto la sua era una risposta illogica da dare in quel
momento ma non le importava tanto, ciò che le premeva era
dirgli tutto quello che pensava ferendolo il più possibile.
Non era stata corretta nei suoi confronti, anche Sakura aveva
enormemente sbagliato usandolo come anello di congiunzione tra lei ed
il ragazzo che amava ma non riusciva a farsene una colpa vera e propria
perchè lui non l'aveva mai considerata, rispettata e mai una
volta da quando stavano assieme aveva cercato di smussare gli angoli
più spigolosi del suo carattere, che non erano pochi.
Lo odiava da morire e non se ne dispiaceva.
Se fosse stato un ragazzo premuroso, se le avesse voluto bene, sarebbe
stato terribile doverlo lasciare perchè innamorata di suo
fratello e si sarebbe sentita sicuramente una merda mentre, essendo
questa la situazione, ad essere la merda era soltanto lui e non lo
mollava a causa di Itachi ma dei suoi atteggiamenti del cazzo. O
meglio, a causa di entrambe le cose.
Ed era consapevole che in realtà stava tentando di
giustificarsi in tutti i modi per non dover affrontare il fatto di
essere in torto tanto quanto lo era Sasuke, eppure ammettere questo
avrebbe significato porsi al suo stesso livello e non poteva accettarlo.
- Pietà?- ripetè inarcando un sopracciglio con
aria quasi perplessa.
Se c'era una cosa che Sasuke non avrebbe mai e poi mai sopportato era
quella di attirare su di sé la commiserazione della gente;
epiteti come "poverino", se riferiti a lui, gli facevano venire
l'ulcera anche solo a pensarli e ora quella stronza voleva dargli ad
intendere che "chiunque" credeva questo di lui. Dovevano essere le
farneticazioni di una pazza furiosa, non poteva esserci altra
spiegazione.
- Si, hai capito bene!- disse piegando le labbra in un sorrisetto
malefico - Tu e i tuoi continui, fallimentari tentativi di superare
Itachi siete ridicoli e penosi!
Lo disse con una cattiveria tale che si stupì di se stessa e
gioì immensamente quando lo vide spalancare gli occhi
sconvolto.
Altro che il temperino, ora si che aveva fatto centro!
- Tu...- iniziò a dire tremando di rabbia mentre le vene del
collo si ingrossavano - Vattene!
Sakura alzò un sopracciglio con aria strafottente e lo
guardò dritto negli occhi, per nulla intimorita da quella
sua aria da sterminatore di bambini.
- Non me lo faccio ripetere due volte...- rispose con tono quasi
derisorio chinandosi a raccogliere le proprie cose.
Uscì da quella stanza soddisfatta e traendo un piacere quasi
sadico al pensiero dello sguardo esterrefatto e ferito di Sasuke.
A passo svelto scese le scale che portavano al pianoterra e ignorando
gli sguardi e i saluti dei domestici si diresse in solitaria verso
l'ingresso, ansiosa di lasciarsi alle spalle quella dimora sventurata.
In qualche modo l'avrebbe riottenuta la propria libertà, in
qualche modo ce l'avrebbe fatta. Non si dice forse: "lontano dagli
occhi lontano dal cuore"'?
E forse, stando lontana anche da quell'impiastro del suo ormai ex
ragazzo, sarebbe riuscita a farsi passare tutto quel rancore e tutta
quella rabbia che provava per lui.
Aprì con veemenza il portone, slanciandosi con una gran
falcata verso l'esterno, con un sorriso così ampio dipinto
sul volto che avrebbe accecato Ra, il Dio del Sole, pronta ad
assaporare aria pulita e priva di stress, traumi e felice di potersi
beare della primavera che fra poco ci sarebbe stata nel suo cuore.
Si, convinta!
In quel trionfo di colori e stelle filanti dimenticò di
possedere il speciale dono della vista e finì, rovinosamente
e senza alcuna grazia, a sbattere contro qualcuno.
- Sakura-chan...
E ti pareva? Tra tutte le persone che bazzicavano in quella casa
proprio lui gli doveva capitare in quel momento.
Non doveva essere a quella cerimonia d'apertura a farsi idolatrare
dalla comunità?
Sakura ci avrebbe scommesso l'anima che, se non avesse litigato col
musone che stava al secondo piano, Itachi non sarebbe mai rincasato in
tempo per farsi vedere da lei, figurarsi. Doveva intralciare il suo
cammino ora che finalmente era piena di buoni propositi, come non
vederlo mai più.
Alzò lo sguardo titubante perchè c'era sempre il
rischio che finisse in catalessi alla vista di quello spettacolo.
E infatti... Boccheggiò come un pesce nella boccia e si
sentì avvampare per l'imbarazzo sotto l'influsso di quella
visione. Stava assistendo ad un'apparizione di Medjougorje o forse,
più semplicemente, ad un miracolo.
Il suo piccolo miracolo personale.
- Sembri accaldata. Ti senti bene?- chiese preoccupato chinandosi un
poco per scrutarla meglio in volto e poggiando il dorso della mano
sulla sua fronte.
A quel tocco Sakura andò totalmente ed irremediabilmente in
fibrillazione, non c'era via di scampo ad una malattia come la sua, e
si sentì innalzare verso gli astri lucenti.
Doveva per forza, le era necessario, vivere il proprio trasporto per
Itachi in quel modo, enfatizzando e creando nella propria mente scene
mainstream. Se non l'avesse fatto sarebbe impazzita...
Se non l'avesse fatto si sarebbe ricordata con eccessiva
intensità quanto in realtà lui fosse soltanto un
ragazzo. Un ragazzo brillante, intelligente e ricco di fascino, certo!
Ma pur sempre un ragazzo.
E se lo avesse visto troppo a lungo per ciò che era,
cioè una persona con debolezze ed incertezze, lo avrebbe
amato ancora di più.
Perchè l'idea che pure lui avesse delle paure, degli
scheletri nell'armadio, dei tormenti, le scaldava il cuore
così tanto da rendergli quasi impossibile trattenere
l'impulso di stringerlo e farsi raccontare ogni cosa. Lo avrebbe
ascoltato fino alla fine dei tempi.
Sentiva che era malinconico, sempre! Per quanto fosse bravo a celare
ogni cosa e ad indossare la sua maschera perfetta, lei lo sentiva che
in realtà più di qualcosa lo preoccupava e
intristiva.
E poi c'era un'altra cosa.
Tutti avrebbero detto che erano identici a quelli di Sasuke ma lei
sapeva bene che non era così.
Lui aveva occhi e di per sé non è poi questa gran
cosa.
Ma vi garantisco che occhi così non ne aveva mai visti prima
e mai ne rivide dopo.
Erano occhi che guardavano davvero. Guardavano lei.
Itachi continuava a sedere composto sulla sedia, le braccia poggiate
sul tavolo e le mani intrecciate tra loro.
Erano belle mani, delicate, con palmi grandi e dita lunghe. Spesso
Sakura aveva fantasticato immaginandole sul proprio corpo e anche in
quel momento, li davanti a lui, le vennero in mente tutti i sogni ad
occhi aperti e non che lo vedevano come protagonista e assunse una
tonalità violacea in viso.
Non si erano lasciati affatto bene quel giorno.
Lo aveva superato e si era divincolata con forza, spingendolo via,
quando aveva tentato di trattenerla e si era sentita morire dentro
vedendo la sua espressione ferita.
Ma non poteva di certo permettersi di restare li, non ora che se ne
stava per andare, non ora che era abbastanza forte da credere di
poterlo fare,...
- Non ti rivedremo più quindi?
Sakura si era voltata un istante, guardandolo allibita e passandosi le
dita tra i capelli, esausta.
- Questo dipende da voi...- aveva risposto sottolineando l'ultima
parola quasi in uno sputo e con un sorriso amaro impresso sul volto.
Cosa poteva importare ad Itachi se non l'avesse più
incontrata? Lui non la considerava mai solo in relazione a se stesso,
c'era sempre qualcosa di mezzo: suo padre, sua madre, Sasuke,...
Non avevano mai condiviso nulla che fosse solamente loro, niente che
fosse intimo e lei era una stupida.
E doveva andarsene.
E se n'era andata.
E ora Itachi era li, davanti a lei, seduto in quella cucina troppo
piccola e Sakura sapeva che presto sarebbe scoppiata a piangere.
Non si dovrebbe amare così tanto una persona.
- Sono qui per porti le mie scuse.- iniziò a dire
osservandola attentamente - Io... Ti dispiace se sparecchio la tavola?
Sul subito lo guardò sconcertata da tanto era ansiosa di
sentire ciò che aveva da dire, ma poi non potè
impedirsi di sorridere ed annuire.
Per quanto lo avesse sempre visto attraverso filtri, che fossero quelli
di Sasuke o quelli che lui stesso si creava, ormai un po' lo conosceva
e sapeva di alcune sue piccole manie, come quella di aver bisogno
di trovarsi in un ambiente ordinato per poter pensare. E
piatti e posate sporche lasciate su di un tavolo, oltre l'orario di
pranzo, non creavano un ambiente ordinato.
Itachi si alzò e con gesti veloci liberò la
superficie di ogni cosa, riponendo con cura le stoviglie nell'acquaio e
il pane nell'apposito sacchetto; era proprio un eccellente massaia e
Sakura cercò di figurarselo con tanto di grembiulino e
cuffietta rosa.
- Questa posso sbatterla dal terrazzo?- chiese indicando la tovaglia
che aveva appena raccolto.
Lei annuì di nuovo, sempre sorridendo, e lo
osservò dirigersi fuori e sporgersi leggermente al di
là del balconcino, per assicurarsi che non vi fossero
passanti sulla strada sottostante, per poi sciogliere la tovaglia
scuotendola un poco. Tornò in cucina che l'aveva
già ripiegata e, dopo aver chiesto a Sakura dove metterla,
la ripose nel proprio cassetto.
- Dicevo, sono qui per porti le mie scuse...- riprese dopo essersi
riaccomodato sulla sedia - Mi rendo conto di essere stato indelicato
con te. Solo tu e Sasuke potevate conoscere la gravità del
vostro litigio e le conseguenze che avrebbe avuto, porti quella domanda
in un momento simile è stato stupido da parte mia. Ti prego
di perdonarmi.-
Sakura lo guardò mentre si dispiaceva e scusava per qualcosa
che, per lei, non aveva la minima importanza e si sentì
umiliata, sconfitta. Possibile che non avesse compreso il reale motivo
per cui quella sua domanda l'aveva fatta arrabbiare?
- Ti fai tanti problemi per niente!- ribattè velenosa - E
non è necessario che tu sia così formale con me!
La osservò serio e lei avrebbe voluto leggerci tante di
quelle cose nel suo sguardo, sapeva che c'erano milioni di cose da
sapere e le voleva conoscere tutte ma non riusciva pecrhè
era lui a impedirglielo, e la spaventava ciò che questo
significava. Forse era solo la sua immaginazione, forse era lei a voler
sperare in qualcosa, a volersi illudere ma era una sensazione, una di
quelle sensazioni che ti tormentano e che non ti danno pace.
Quegli occhi così neri eppure intensi, vivaci che a volte si
velavano di malinconia e lei che avrebbe voluto baciarne le palpebre,
contarne le ciglia, asciugarne le lacrime e accarezzarne le occhiaie,
sfiorare con le labbra quella parte del suo viso che era
così importante, così bella, così
necessaria.
Sembravano quasi parlarle, chiederle di insistere, di rompere piatti ed
urlare pur di farsi raccontare la loro verità.
- Capisco che la mia presenza qui non sia gradita. Non avevo intenzione
di restare molto, volevo solo scusarmi.- disse alzandosi facendo leva
sulle braccia e risistemando la sedia sotto il tavolo.
Perchè non poteva essere una di quelle ragazze che ti
spingono, che inveiscono, che piangono? Perchè non riusciva
a dirgli tutto quanto?
Voleva solo che potesse essere suo.
Per un istante.
Voleva solo che per un istante lui la potesse amare.
Voleva solo poter vedere quella sua parte più debole, quella
che lei voleva proteggere.
Per un istante.
Solo un istante.
- Perchè devi essere sempre così... perfetto?-
mormorò stringendo con forza il ripiano della cucina dietro
di lei - Perchè devi stare sempre al di sopra degli altri?
Itachi, che già si era incamminato verso la porta di
ingresso, si bloccò.
- Ce l'ha fatta quindi...- rispose voltandosi a guardarla, sorridendo
rassegnato - Ha convinto anche te ad odiarmi, alla fine...-
- Cosa stai dicendo?- chiese allarmata avvicinandosi a lui di qualche
passo - Non potrebbe mai indurmi a fare una cosa simile, hai frainteso
le mie parole!-
- Allora cosa intendevi?- domandò e a Sakura parve
così stanco che le si spezzò il cuore.
- Ti nascondi!- esclamò aggrottando la fronte e stringendo i
pugni - Sembri sempre tranquillo e sereno ma non è
così. Non chiedermi come ma io so che fingi e vorrei solo
capire perchè...
Le guance le si erano arrossate ed ansimava.
Dire quelle parole, ammettere di preoccuparsi per lui, di osservarlo e
di tentare di capirlo era molto più di quanto si sarebbe mai
aspettata di riuscire ad esprimere.
Dopo Sasuke e i teatrini in stile "Il Tempo delle Mele" si era
ripromessa che non ci sarebbe ricascata più, che non si
sarebbe più esposta per nessuno e si era così
assuefatta a quella nuova Sakura che pure era convinta di farcela. E
invece eccola li ad esibirsi in quella che per lei era una
dichiarazione fatta e finita che, sicuramente, Itachi non sarebbe mai
riuscito a cogliere.
Ai maschi le cose bisogna scriverle tramite insegne luminose
perchè le vedano.
Lui la guardò con un'espressione leggermente stupita e
Sakura amava quando su quel viso bellissimo appariva qualcosa che non
sapesse di "finta pace e calma", ma non era ancora abbastanza.
Itachi si avvicinò alla veranda ed iniziò a
scrutare il cielo prima di parlare.
- Sono dovuto crescere in fretta.- disse continuando ad osservare il
mondo al di là del vetro, le mani in tasca - Tutti hanno
sempre veduto in me talenti che io, ancora oggi, non credo di
possedere. Mi hanno sempre sopravvalutato. Ci si aspettava che fossi
impeccabile, mi hanno insegnato ad esserlo ed io ho imparato. Non mi
impegno nemmeno più a fingere, è come se tutto
ciò che mi hanno inculcato riguardo la disciplina,
l'autocontrollo e la diplomazia fosse diventato ciò che sono
realmente.-
Sakurà guardava la sua schiena, esterrefatta e sentiva le
lacrime minacciare prepotentemente di cadere.
- Chi mi conosceva o mi stimava, o mi invidiava.- proseguì
tornando a guardarla - Ma non mi importava perchè sono ben
poche le persone che mi interessa compiacere. Avevo la mia famiglia con
me e per quanto sotto molti aspetti sia una famiglia di pazzi...- a
quelle parole sorrise - ...resta comunque la cosa più bella
che abbia mai avuto.
Si interruppe come se avesse voluto aggiungere qualcos'altro ma poi
distolse lo sguardo, puntandolo sulla superfice del frigorifero
addobbata di foto e calamite.
- E poi avevo mio fratello...- riprese dopo qualche istante di
silenzio, sempre senza guardarla - Dal primo momento in cui l'ho visto
ho capito che avrei sempre tentato di proteggerlo, ad ogni costo e non
ho mai smesso di volergli bene nonostante tutti i dissapori. Per quanto
mi sia impegnato però non sono riuscito a fargli capire
quanto io voglia essere semplicemente suo fratello, non un ostacolo da
superare o un modello da imitare. Il risultato è che tutto
ciò che la mia famiglia mi ha insegnato ha portato Sasuke ad
odiarmi ma allo stesso tempo è ciò che mi
permette di fingere che la cosa non mi importi.-
Sakura non poteva crederci.
Aveva sempre assistito al rapporto tra Itachi e Sasuke dal punto di
vista di quest'ultimo, mai una sola volta si era chiesta come vivesse
il maggiore quella situazione complicata. Lo vedeva superare
indifferente le occhiatacce del fratello, ignorare le sue frecciatine,
che erano più che altro pistolate in pieno viso, e
dimostrare distacco per tutti i gesti infantili in cui si destreggiava
e quindi dava per scontato che, ad Itachi, realmente non tangesse il
pensiero di Sasuke.
Era stata una stupida ed era stata cieca.
Era davvero così superficiale da poter credere che qualcuno
potesse accettare l'odio del proprio fratello senza battere ciglio?
Allora forse di Itachi non aveva compreso proprio nulla.
- Io... Non so davvero cosa dire!- sussurrò con gli occhi
sbarrati e tremante.
- Non devi dire nulla.- rispose tornando a guardarla e sorridendole
gentilmente.
- No!- sbottò infervorandosi così tanto che lui
sobbalzò per lo spavento - Se tu gliene parlassi sono certa
che le cose cambierebbero. Lui è convinto che tutto quello
che fa non sia degno della tua attenzione perchè mediocre.
Finge di cercare l'approvazione dei tuoi genitori ma è la
tua che desidera!
Itachi si massaggiò con le dita la fronte e sembrava
così stanco, sempre più stanco.
Perchè non poteva semplicemente abbracciarlo e curare lei i
suoi malanni? Perchè non poteva soffrire anche lei con lui?
- Non è così semplice, Sakura...-
sussurrò.
- Può esserlo! Abitate sotto lo stesso tetto, cazzo!
Si stava tagliando le gambe da sola.
Stava tentando di convincere Itachi a cercare un chiarimento, una
riappacificazione con Sasuke e se questo fosse avvenuto per lei davvero
non ci sarebbe più stato nulla da fare.
Se il loro legame si fosse risanato Itachi non avrebbe mai giocato un
tiro così meschino al fratello; era improbabile in ogni caso
che potesse accadere e le possibilità si sarebbero ridotte a
zero con un rapporto ricostruito.
Ma davvero in quel momento importava qualcosa?
Lui era infelice e Sakura non poteva sopportare che soffrisse in quel
modo. Doveva stare bene, doveva poter sentirsi amato ed era l'affetto
di Sasuke quello che lui desiderava, non il suo.
- Ci sono delle cose che ho pensato e sperato che mi impediscono di
guardarlo in faccia. Per questo non posso...
Non riuscì nemmeno a capire bene quello che le aveva appena
detto perchè quando riabbassò la mano e
riaprì gli occhi, la guardò in un modo
così indifeso e triste che lo stomaco le si
attorcigliò e scoppiò a piangere prima ancora di
avergli circondato il collo con le braccia ed aver affondato il viso
sul suo petto.
Aveva un profumo così buono. Non sarebbe stata in grado di
definirlo ma era buono e...
Kami! Gli stava lavando la maglietta!
Si scostò appena, giusto per constatare l'entità
del danno, e fu allora che si accorse della sua posa rigida e della sua
espressione.
Guardava fisso difronte a sè ed un leggero rossore gli
velava le guance ma durò un attimo, perchè subito
si ricompose e abbassò lo sguardo su di lei.
- Non piangere...- disse scostandogli i capelli, inumiditi dalle
lacrime, dal viso - Tu e Sasuke risolverete, vedrai!
Sakura si fece di marmo.
Non aveva davvero capito nulla o forse, più probabilmente,
fingeva di non capire. Forse gli faceva comodo fare il finto tonto per
non afferrare la patata bollente, forse la vedeva solo come una sciocca
teenager infatuata, una fredifraga.
Indietreggiò di un passo, sciogliendo l'abbraccio ed
asciugandosi gli occhi.
- Quanto appaio stupida ai tuoi occhi?- chiese sorridendo amara.
- Non appari per nulla stupida, Sakura. E' normale star male dopo un
litigio e poi so bene quanto Sasuke sappia essere...
- Basta!-
Quasi lo urlò ed Itachi sussultò sorpreso,
guardandola allarmato. Un tipo pacato come lui mica era abituato a
sceneggiate e ad esaurimenti nervosi simili, senza contare che Sakura
stava cambiando stato emotivo con la frequenza con cui si spostano le
lancette dei secondi.
- Puoi andartene, per favore?
Non era di certo quello che voleva ma non voleva nemmeno continuare a
farsi del male da sola.
Era chiaro che da quella situazione non ci si poteva smuovere e lei che
avrebbe dovuto fare? Mettersi in ridicolo e dirgli apertamente
ciò che provava?
- Certo, me ne vado subito.
Si, doveva mettersi in ridicolo
e dirgli apertamente ciò che provava.
- Un giorno, a casa tua, stavo scappando da Sasuke, gli avevo messo di
nascosto due cucchiaini di zucchero nel caffè.-
cominciò a dire, bloccandolo per la seconda volta mentre si
avviava verso la porta - Per caso mi sono nascosta nella tua stanza, tu
non c'eri, e quando mi sono voltata ho visto parecchi poster di quella
cantante che andava di moda tre, quattro anni fa. Ti ricordi com'erano
i suoi capelli?
Itachi corrugò la fronte e la guardò spaventato.
- Come sono i miei ora e i miei sono così da quando ho
scoperto che quella cantante ti piaceva perchè infantilmente
credevo che in quel modo ti sarei piaciuta anche io!
|
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Capitolo 3 *** Capitolo Tre ***
Buonasera!
Giuro che sarò brevissima, ho solo poche annotazioni da fare.
Intanto mi è toccato tagliare di nuovo il capitolo, ovvio!
Quindi di sicuro saranno cinque in totale, se non addirittura sei.
Volevo ficcare tutto qui dentro ma poi sarebbe diventato un
minestrone, una Torre di Babele ed io già ho il mal di testa
adesso, figurarsi se avessi fatto una trippa di Sakura, Itachi e sentimenti
contrastanti.
Quindi mi scuso e giuro che nel prossimo capitolo avrete i fuochi
d'artificio che meritate! Parola di scout!
Altra annotazione
fondamentale.
Siccome ho volato con la fantasia dal
prossimo aggiornamento cambierò il rating in arancione.
Ciò nonostante è bene che sappiate che dovrebbe
essere addirittura rosso.
Insomma, va bene timorata di Dio e figlia adorata di papà ma
Itachi è Itachi e la carne è debole.
Non colorerò di rosso per una questione di lettori dato che
mi dispiacerebbe interrompere la storia a qualcuno di voi e mi affido
alla vostra maturità.
Sappiate come comportarvi in base alla vostrà
sensibilità ed età insomma.
Se avete qualche particolare timidezza sappiate che forse, il quarto
capitolo, non sarà adatto a voi e ve lo dico in anticipo
perchè davvero, sarebbe sttao brutto bloccare alcuni di voi
con il rating rosso quindi avviso qui e avviserò nuovamente
nel prossimo.
A parte questo vi mando un grosso bacione e ringrazio tutti coloro che
hanno aggiunto la storia come seguita, preferita e ricordata.
Ringrazio anche i miei recensori e mando un bacio a tutti!
giropizza
...
Erano passate all'incirca tre settimane dal giorno in cui, senza
preavviso, sua eccellenza reverendissima le aveva fatto visita per poi
andarsene nello stesso modo nel quale era giunto: senza una parola.
Dopo che ella gli ebbe dichiarato il proprio imperituro amore -
perchè non raccontiamoci frottole, quella era una
confessione amorosa e col cavolo che si poteva fraintendere - lui
l'aveva osservata con gli occhi strabuzzati e boccheggiando per
mezz'ora; poi, dall'alto della sua arcinota genialità, aveva
iniziato a guardarsi attorno come in cerca di un appiglio e infine se
n'era andato, semplicemente, lasciandola li impalata come una cretina.
Tutto si sarebbe aspettata ma non certo che scappasse, letteralmente.
Era pronta ad incassare un "gentile" rifiuto, magari accompagnato da un
discorso molto profondo e maturo sul perchè loro due non
potessero stare assieme, aveva addirittura avuto l'ardore di sperare
nel miracolo e che lui si gettasse ai suoi piedi dicendole quanto
l'amava ma mai, e il mai va a caratteri cubitali, avrebbe messo in
conto che si volatilizzasse come il più bravo degli
illusionisti.
Che in realtà, almeno inizialmente, non gliene aveva fatto
una gran colpa, lo aveva giustificato in mille modi poco plausibili
confidando che la sua reazione fosse stata causata dallo shock e che,
una volta superatolo, si sarebbe fatto sentire.
Invece, malauguratamente, quel pezzo di deficiente non aveva dato il
minimo segno di vita e Sakura dubitava fosse morto, se fosse successo
la gravissima perdita sarebbe finita sulla TV nazionale, e la morte era
l'unica ragione valida da lei contemplata in grado di scagionarlo.
Il fatto che stesse giocando a "nascondino", pur di evitare di darle
una risposta chiara, era di per sé una risposta
eloquentissima, o almeno questo diceva Facebook perchè, in
poche parole, Itachi aveva "visualizzato" il suo messaggio per poi
infischiarsene alla grande e Sakura si sentiva come ci si sente quando
ci si siede in una sala d'aspetto: in attesa.
Era così arrabbiata per quella totale mancanza di rispetto e
per essere stata ignorata senza nessuna remora che non aveva nemmeno
avuto il tempo di intristirsi, in poche parole non le fregava un cazzo
che lui la volesse o meno in quel momento, quello che era importante
è che la stava umiliando e avrebbe volentieri spaccato la
bocca a quella testa di merda che aveva attentato alla sua
dignità di donna.
Certo che tutti lei se li andava a cercare! Doveva essere una
prerogativa degli Uchiha quella di essere incapaci nelle interazioni
sociali perchè Itachi, tanto caro e tanto "bello di mamma",
aveva dimostrato di non essere meno rincoglionito di quel musone di suo
fratello.
Lei e Sasuke, a proposito di fratelli musoni, non s'erano
più parlati dopo il litigio e tutto sommato non le era ben
chiara la situazione, perchè per Sakura era scontato che tra
loro fosse finita ma magari per lui non era lo stesso, anche se ne
dubitava fortemente e stava sempre ben attenta a quel che mangiava (si
aspettava di trovare della cicuta nell'insalata da un momento
all'altro).
In ogni caso la gente, nonostante nessuno ne avesse dato conferma,
sembrava convinta si fossero lasciati e a scuola la notizia si era
diffusa a tempo di record, con grande e ben manifesta gioia di tutto
l'apparato femminile dell'istituto e, in particolare, del Sasuke
Uchiha's Fan Club, un'organizzazione malavitosa non troppo segreta che
da sempre crociava contro la coppia più famosa ed invidiata
dopo i Brangelina, Ken e Barbie ed il pane con la Nutella.
Se nei due anni in cui erano stati insieme si erano date una leggera
calmata, non appena la buona nuova aveva iniziato a circolare queste,
tutte agghindate e festanti, avevano preso a lanciare imeni e reggiseni
grandi quanto boe al suo passaggio.
Il loro liceo, fino ad allora sobrio e rispettabile, si era trasformato
in un bordello di teenager in preda ad un idillio infinito.
Ovviamente Sasuke Uchiha ne era immensamente felice, per questo le
mandava tutte a quel paese sbraitando e finiva col nascondersi in antri
nascosti, non ancora rintracciati, durante le pause - e dire che la
squadra di ricerca della mafia scolastica era parecchio efficiente -.
La sua furia assassina in quelle settimane raggiunse apici di fame
incontrollata che probabilmente nemmeno Vlad l'Impalatore sarebbe mai
stato in grado di eguagliare e a Sakura sembrava di udire le grida
strazianti di tutte le vittime che avrebbe mietuto, le sue per prime.
Avanzava inesorabile, addentrandosi sempre di più lungo
quella strada impervia che snoda tra "bene" e "male" e che, per lui e
tutti i pazzi furiosi della storia soltanto, possedeva una terza
opzione: "crudeltà level autori che ti ammazzano i
personaggi preferiti".
Nemmeno per Sakura le cose furono facili perchè, nonostante
non fosse acclamata tanto quanto l'Uchiha, pure lei aveva il suo
discreto stuolo di ammiratori che, fortunatamente, erano meno esaltati
dei membri del Sasuke Uchiha's Fan Club ma altrettanto imbarazzanti se
ci si mettevano.
Sai ad esempio - che stava prendendo parte alle sedute di una terapeuta
che doveva aiutarlo a superare i propri deficit emotivi e che quindi si
sentiva un piccolo ed ingegnoso Freud - l'aveva informata che secondo
la sua modesta opinione pure lei aveva grossi problemi che stavano
"sedimentando nel verde prato della sua anima, trasformandolo pian
piano in un'arida steppa", perciò si era fatto venire la
brillante idea di invitarla a quegli incontri, perchè
secondo lui le sarebbero stati utili e insieme avrebbero potuto
addirittura capire come mai, nonostante fosse gay, sfogasse il durello
mattutino pensando a lei.
- Ho parlato di te con la Dottoressa Tsunade e sarebbe felice di
conoscerti.
Pure Sakura non stava più nella pelle all'idea di incontrare
la pazza sclerata che aveva messo quelle malsane idee in testa a Sai,
per spararle con un mitra in bocca e per dirle che, secondo lei, la sua
terapia non stava affatto aiutandolo a superare le sue deficienze
sentimentali, o quel che era, dato che tutta quella bella filippica
gliel'aveva praticamente strillata in faccia davanti a mezzo corpo
studentesco.
Che andassero al diavolo
tutti!
Ma soprattutto che andasse al diavolo quel rintronato di Itachi Uchiha.
Li aveva finiti gli insulti ingiuriosi con i quali battezzarlo e
durante la notte, quando dopo essersi rigirata nel letto per ore
soffocando le grida di rabbia nel cuscino si addormentava, sognava di
prenderlo a sprangate sui denti con un asse da stiro e di legarlo ad
una sedia, per poi distruggere dinanzi ai suoi occhi atterriti, uno ad
uno, i componenti della sua preziosa collezione di souvenir di
porcellana.
Quel pomeriggio camminava verso lo studio dentistico dove aveva
appuntamento, non distava molto da casa sua perciò aveva
deciso di approfittare della bella giornata per fare una passeggiata.
A differenza della maggior parte della gente lei era felice di recarsi
dal dentista una volta l'anno, per il tipico controllo. La rilassava
stare in sala d'aspetto a leggersi riviste vecchie di mille anni e
quindi scoop che conosceva a memoria, sedere gambe all'aria su quella
poltrona che trovava comodissima e farsi ispezionare la bocca da
Jiraya-sama mentre le raccontava, nei minimi particolari, come era
riuscito ad intrufolarsi negli spogliatoi della squadra femminile di
pallavolo di turno.
Anagraficamente doveva avere una cinquantina d'anni ma i lunghi capelli
bianchi e le vesti tradizionali giapponesi lo facevano sembrare un
nonnetto eccentrico.
Era il padrino di Naruto, nonchè la principale ragione per
la quale il Dobe si chiamava come uno degli ingredienti del ramen, e la
sua quasi proverbiale ossessione barra perversione per le donne aveva
fatto in modo che questi lo rinominasse Ero-Sennin, ovvero eremita
porcello.
Sempre il Namikaze le aveva detto, sussurrandole cospiratorio
all'orecchio con le labbra a becco di pollo, che nel tempo libero, tra
un'intrusione sotto le gonnelle di giovani fanciulle e l'altra, si
dilettava a scrivere e le sue pubblicazioni riscuotevano un enorme
successo. Era quasi cascata dalla sedia quando il discorso si era
concluso con il trascurabilissimo dettaglio che, Jiraya-sama, era un
autore di romanzi erotici.
Forse avrebbe anche dovuto aspettarselo da un malato del genere ma si
trattava comunque di una delle personalità più
rispettate ed eminenti della città, e dopo quella scoperta
iniziò a chiedersi seriamente il perchè.
In ogni caso il fatto che fosse una grande amica del suo figlioccio, ma
soprattutto che fosse senza tette, la metteva al sicuro da quelle
manacce curiose e si limitava a prenderle le misure del sedere quando
credeva che lei non se ne accorgesse, quindi era tutto sommato
divertente recarsi periodicamente a quello studio, più che
altro perchè ogni volta c'era un'assistente più
bella e più giovane della precedente e l'Ero-Sennin si
destreggiava in tutti i modi possibili per attirarne l'attenzione.
Si era appena addentrata nel cortile dell'edificio quando, alzando un
po' lo sguardo, al termine del vialetto vide Itachi Uchiha.
Aveva passato le ultime settimane ad augurargli le più
subitanee pene dell'inferno e, a scapito di quello che ora vi
aspettate, non le andò per nulla in pappa il cervello anzi,
alla vista della sua camminata tranquilla le montò l'ira
funesta di Achille e si maledisse per non aver con sé una
pistola.
Certo, lo pensò che era bello da morire e che nudo lo
sarebbe stato ancora di più ma aveva delle
priorità, come ucciderlo ad esempio.
Quando si accorse di lei divenne ancora più pallido di
quanto già non fosse solitamente e nei suoi occhi Sakura
vide profilarsi lo spettro del disagio e del senso di colpa.
Ben ti sta! Soffri,
brutto idiota!
A dire il vero però le faceva parecchio strano vederlo in
quelle condizioni, Itachi era sempre impeccabile e preciso mentre in
quel momento si trovava, palesemente, in una situazione di palpabile
imbarazzo ma lei se ne doveva forse dispiacere? Era tutta colpa sua, se
non fosse stato un vigliacco tutto ciò lo si sarebbe evitato
dall'inizio.
Pezzo di cretino...
Stupido...
Si ok, le era andato in pappa il cervello!
Lei, quel suo cazzo di spirito da crocerossina e quel suo buon cuore
l'avrebbero fatta finire male prima o poi; probabilmente avrebbe
accolto in casa un vagabondo, un giorno, che si sarebbe rivelato un
pazzo omicida, magari un lontano parente di Sasuke, con la passione per
i puzzle e l'avrebbe tagliata in tanti piccoli pezzi
infilandola poi in una scatola con su scritto: "Ricostruite la cogliona
tenerona".
Si guardarono a lungo senza dir nulla e Sakura non aveva alcuna
intenzione di iniziare per prima il discorso, aveva già
parlato più che a sufficienza.
Alla fine fu lui ad interrompere il silenzio, scostandosi dal viso i
capelli mossi dal vento e chinando il capo. Quando poi quegli occhi
neri tornarono a scrutare i suoi li trovò così
colpevoli e avviliti che quasi stava mandando di nuovo tutto a quel
paese, pronta ad avvinghiarsi al suo collo per la seconda volta.
- Buongiorno, Sakura-chan...
No! Sicuramente non
aveva capito bene!
BUONGIORNO?!
Era forse diventato deficiente?
Se l'era data a gambe scappando da casa sua, per tre lunghe settimane
era scomparso con una tale efficenza che pure una spia russa l'avrebbe
invidiato e ora tutto quello che riusciva a dire era: BUONGIORNO?!
Mentalmente Sakura si vide mentre lo strangolava per poi gettare la
carcassa in pasto ai piranha.
Rimase sgomenta a guardarlo, proprio nel momento in cui dentro di lei
divampavano le fiamme dell'inferno, e quando riuscì a domare
i propri istinti più animaleschi e brutali l'unica cosa che
fu in grado di fare fu superarlo con aria impettita, senza degnarlo di
ulteriori attenzioni.
Per tutto il tempo che impiegò nella sala d'aspetto fingendo
di leggere quelle riviste, che Jiraya-sama la visitò
ciarlando a mitraglietta e che attese perchè fosse il
proprio turno per i pagamenti Sakura, con la fronte perennemente
corrugata, non fece altro che pensare a quell'emerito cretino.
Dire che era arrabbiata con lui era pura bestemmia.
Era inviperita, adirata, incazzata nera.
Gli occhi ormai lacrimavano sangue, in bocca sentiva crescere le
tenaglie e le mani prudevano costantemente, come se stessero subendo
una qualche strana mutazione in stile X-Men.
Dopo tutta la sua - di merda - esperienza, come aveva potuto farsi
fregare di nuovo? Da uno stinco di Santo pirla, per giunta.
Credeva di aver toccato il fondo e che chiunque, se paragonato a
Sasuke, sarebbe parso un oracolo di beatitudine ma evidentemente si
sbagliava perchè Itachi era anche peggio; con quella sua
faccetta rassicurante, serena e lo sguardo da Messia promettente pace e
amore per tutto il mondo nessuno lo avrebbe mai ritenuto responsabile
di crimini gravi quanto lo stupro psicologico di una ragazza
già, a quanto pare, borderline.
E per quanto la sua sola vista la destabilizzasse e le mandasse
totalmente il cervello nel pallone, non si sarebbe mai ridotta a
zerbino, figurarsi se avrebbe fatto la fine di quel povero diavolo di
Catullo con la rinomata troia Lesbia.
Ok che la situazione era completamente diversa, le premesse pure e...
Si, insomma l'esempio non calza poi così tanto ma il morale
della sua favola dell'orrore era che non si sarebbe fatta mettere i
piedi in testa da quel Santo ciarlatano.
Già era tanto che gli risparmiasse la vita, dato il fastidio
con cui cercava di scrollarsi di dosso il senso di vergogna che le si
era appiccicato da quel giorno in cucina.
Quando uscì dallo studio ed ebbe percorso a ritroso il
vialetto, lo trovò poggiato al cofano della propria auto, le
braccia incrociate al petto e lo sguardo abbassato in una posa pensosa.
Non si poteva essere più belli.
Sakura ne osservò le braccia nude, lasciate scoperte dalle
maniche della camicia che erano state arrotolate fino al gomito,
così bianche e quasi perlacee, più sottili di
quelle di Sasuke eppure era certa che ci si dovesse sentire davvero
protette chiuse nella loro stretta e il collo che si congiungeva
sinuoso con la mandibola per nulla quadrata ma delicata, dalle curve
dolci e con quelle orecchie piccole quasi quanto conchiglie.
I suoi lineamenti erano così femminei che un tempo glieli
aveva invidiati, così come aveva invidiato quelli di Sasuke,
e i capelli così neri e lisci che avrebbe voluto
tagliarglieli durante la notte ma poi se ne era innamorata ed era
divenuta orgogliosa di lui e di sé stessa, perchè
amava qualcosa di tanto meraviglioso.
Non che fosse poi così difficile infatuarsi di quel ragazzo,
non credeva che in quella città ci fosse una sola donna,
eccetto la sua amica lesbica, che restasse indifferente al suo
passaggio però lei era diversa e a fanculo la modestia. Lei
lo amava sinceramente, incondizionatamente e senza riserve, lo avrebbe
amato anche se non fosse stato così bello, intelligente e
carismatico, lo avrebbe amato ancora di più se non fosse
stato tutto questo, ammesso e concesso che ciò fosse
possibile.
Lo avrebbe amato anche se non avesse avuto quegli occhi e lei sapeva
bene quanto quegli occhi l'avessero sempre incatenata a lui.
Neri e profondi, profondi come solo il buio sa essere eppure
così rassicuranti.
Chissà quanto è fresca oggi la sua pelle...
Scosse la testa per cacciare quei pensieri che stavolta non erano di
natura poco casta, non lo erano quasi mai in realtà.
A lei sarebbe bastato sentirlo parlare, o guardarlo dormire o farlo
sorridere. A lei sarebbe bastato che lui ci fosse per lei o, perlomeno,
che non ci fosse per altre.
- Hai fatto presto...- commentò quando si accorse di lei. Lo
disse accennando un lieve sorriso e scrutandola come se stesse cercando
di imparare qualcosa del suo viso a memoria.
Sakura alzò le spalle fingendosi seccata, doveva ostentare
una minima traccia di insofferenza nei suoi confronti o veramente tutte
le lotte a favore dei diritti femminili sarebbero andate a farsi
fottere con quello che erano riuscite ad ottenere.
- Ti riaccompagno a casa?- chiese piegando leggermente il capo di lato
e Kami, quanto la faceva impazzire quando faceva così,
sembrava un bambino e lei se lo sarebbe mangiato.
Annuì leggermente ed arrossì perchè,
per quanto si abbia un bel caratterino e lei lo aveva, non ci si
può far niente al cuore che batte, allo stomaco che si
ingarbuglia e alle mani che sudano quando stai difronte a chi ami.
E avrebbe dovuto pestarlo a sangue per non averla degnata di una sola
spiegazione ma più di tutto avrebbe dovuto piangere,
perchè lo voleva così tanto che le faceva male la
testa e le veniva da vomitare.
Il viaggio in auto trascorse tranquillo e Sakura trovò la
forza di guardare oltre il finestrino per tutto il tempo, mai in sua
direzione. Posò il capo sul vetro e chiuse gli occhi
facendosi cullare dalla guida di Itachi e sentì che le
sarebbe andato bene così, stare al suo fianco in quel modo
per tutta la vita.
Quando si fermò sbarrò gli occhi
perchè non poteva essere già finito,
già finita e prese un respiro profondo prima di afferrare la
maniglia della portiera.
- Aspetta!- disse attirando la sua attenzione ed interrompendola - Ti
vorrei parlare...-
Sakura si voltò a guardarlo e non potè impedire
ad un palloncino di speranza di gonfiarsi nel suo petto anche se,
effettivamente, il tono che aveva utilizzato non prometteva
granchè.
- Si... Ma ti dispiace se entriamo in casa? Devo far pipì!
Ormai si sarà capito che Sakura era l'esempio lampante di
quanto l'aspetto esteriore potesse differire dalla
personalità. Se a primo acchito chiunque l'avrebbe
classificata come signorina beneducata e di classe, dopo una
più profonda analisi ci si sarebbe resi conto della sua
natura da maschiaccio e della sua, quasi disarmante, eloquenza.
Non che avesse detto chissà che in quel frangente ma di
certo nessuna, prima di lei, aveva messo mai al corrente di una cosa
simile Itachi Uchiha e lei lo aveva fatto con tale noncuranza che poi,
resasene conto, si era come pietrificata arrossendo per l'imbarazzo.
Il ragazzo sorrise sincero e dopo averla guardata per un lungo secondo
scese dalla macchina, avviandosi verso l'entrata.
Quando furono saliti al secondo piano, dove si trovava l'appartamento
di Sakura, si fu data una ravvivata allo specchio ed ebbe svuotato la
vescica tornò in soggiorno dove Itachi l'aspettava, seduto
sul divano di pelle sintetica.
- Ti posso offrire qualcosa?
Rispose con un semplice cenno di diniego e seguì i suoi
movimenti mentre si accomodava sulla poltrona posta dinanzi a lui.
Portò il busto in avanti posando i gomiti sulle ginocchia ed
intrecciò le dita tra loro osservandole come se fossero di
vitale importanza in quel momento; a Sakura sembrò stesse
pesando le parole da usare e non le piacque quella sensazione, sapeva
che era una sua prerogativa saper in anticipo cosa dire ma almeno,
prima di allora, non si era mai fatto cogliere con le mani nel sacco.
- Io mi devo scusare con te, di nuovo.- iniziò sempre senza
alzare lo sguardo.
Almeno se n'è reso conto!
- Mi sono comportato in modo imperdonabile e non ti
biasimerò se non mi vorrai più parlare anzi, ti
devo ringraziare per avermi dato la possibilità di scusarmi.
Era davvero dispiaciuto, troppo. Più di quanto si sarebbe
aspettata e più di quanto fosse normale.
Il suo tono di voce non era per nulla sicuro o pacato come al solito,
era incerto e capì quanto in quel momento si trovasse in
difficoltà e avrebbe voluto dirgli che non era necessario le
desse alcuna spiegazione se ciò lo metteva così a
disagio. Le faceva male vederlo in quel modo e davvero si chiedeva
perchè leggesse così tanto dolore tra quelle
poche parole.
- Non importa. Davvero!- tentò di rassicurarlo e sorrise
largamente, sperando che ciò bastasse a sollevare quel senso
di colpa che sentiva premergli sulle spalle.
- Non è vero, Sakura...- sbottò Itachi arrabbiato
ed ebbe un leggero sobbalzo per la sorpresa.
Sgranò un poco gli occhi come se anche lui fosse rimasto
stupito da quella reazione e si passò una mano sul viso,
quasi a voler trascinare via qualsiasi cosa lo disturbasse.
- Perdonami...- sussurrò e Sakura ebbe l'impressione che
stesse per piangere.
- Itachi ti prego, non c'è nulla da perdonare!
Mentì, spudoratamente, e non riuscì a fare
nient'altro che tentare di tranquillizzarlo restando immobile al suo
posto, era come se qualcosa l'avesse gelata ma davvero avrebbe voluto
aiutarlo perchè non gli importava più nulla di se
stessa.
Lui alzò lo sguardo e quelle pozze nere raccoglievano una
profonda disperazione che cercava di venire a galla, una disperazione
la quale causa Sakura non riusciva a cogliere.
- Perchè non me l'hai mai detto?
Non le servì che aggiungesse altro per comprendere a che si
riferisse, dopotutto era abbastanza palese l'argomento di conversazione
per quanto lei si stesse concentrando su altro.
- Come potevo?- chiese fissando gli occhi nei suoi e quasi
sperò che rispondesse a quella sua domanda che suonava
troppo retorica - Ho cercato di fartelo capire però...
- Farmelo capire?
Aggrottò la fronte sconcertato e dovette soffocare l'impulso
di ammorbidire quelle pieghe con le dita, prima di parlare.
- Si!- ammise abbassando il capo e sorridendo amara - Ma a quanto pare
sono stati tentativi inutili dato che sei cascato dalle nuvole a questo
modo...
- Quando?- chiese ansiosamente - Quando hai cercato di farmelo capire?
- Quella volta che tu venisti a prendermi all'Amaterasu, ad esempio.
Quando ti chiesi della tua presunta fidanzata.
Itachi parve sconvolto e la guardò come se stesse vedendo un
fantasma.
- Credevo me lo avessi chiesto per essere certa che non rappresentasse
una minaccia per la tua storia con Sasuke!- disse fissandola sbigottito.
Perfetto!
Ecco a che erano serviti tutti i suoi macchinosi stratagemmi per
illuminarlo sui propri sentimenti, a convincerlo ancora di
più che fosse innamorata di quello scemo di suo fratello!
Perfetto!
Sospirò esasperata roteando gli occhi al cielo, la doveva
pur sdramatizzare quella situazione.
Certo però che qualcosa doveva essere davvero andata male
nella fase d'accoppiamento dei signori Uchiha e per fortuna che si
erano accontentati di due figli soltanto.
- E' passato tanto tempo, dopotutto ora non ha molta importanza...-
commentò Sakura grattandosi nervosamente una tempia e
augurandosi che, quel pezzo di deficiente, ci arrivasse a dirle
qualcosa come: "Non è troppo tardi, sposiamoci!"
- Sakura...
Oh no! Adesso sarebbe partito con il suo discorso molto profondo e
maturo sul perchè non potevano stare assieme, l'avrebbe
fatta piangere e poi incazzare, mettendo per sempre a repentaglio la
sua già compromessa sanità mentale e infine se ne
sarebbe andato con un'uscita teatrale degna di Gary Oldman in "Dracula
di Bram Stoker".
- Sono stato uno stupido!
Su questo erano d'accordo, lui, lei e anche il resto del mondo abitato,
vegetazione compresa eppure non si andava da nessuna parte constatando
quanto fosse più ottuso di un asino.
- In effetti... Una ragazza che ti scrive nel cuore della notte, da
ubriaca, chiedendoti di andarla a prendere al posto del suo ragazzo
può avere migliaia di ragioni fraintendibili tra loro.-
commentò sarcastica e guardandolo con un eloquente
sopracciglio inarcato.
Itachi sembrò ragionarci su e l'espressione che assunse
successivamente la disse lunga sul fatto che finalmente aveva compreso
che solo un'altra cosa avrebbe potuto fare più chiara di
così, una serenata con le canzoni di Elton John.
- Non sono così bravo a captare i segnali sociali, non
quando si tratta di cose importanti...- disse affranto e nascondendo il
viso tra le mani.
In merito a questo Sakura non sapeva bene se prestare più
attenzione alla conversazione in sé o ai gesti
così spontanei di Itachi, così non da lui. Altro
che captare i segnali sociali importanti, li davanti aveva
l'enciclopedia del caso umano per eccellenza. E, ringraziamo i Kami,
sarebbe stato pure un bel soggetto da studiare!
Per quanto si fosse chiarito l'ovvio però Sakura non poteva
dirsi affatto soddisfatta.
Si era scusato e, per quanto non avesse giustificato in alcun modo il
proprio comportamento, lo aveva perdonato perchè era davvero
dispiaciuto, qualsiasi fossero le sue ragioni, e poi nemmeno ce
l'avrebbe fatta a tenergli il broncio, avevano fatto chiarore su un
punto importante ovvero che era un emerito rincoglionito ma tutto
restava comunque in sospeso.
Una risposta doveva pur dargliela, per la miseria!
Ma non è che sembrasse granchè intenzionato a
farlo, continuava a stersene tutto corrucciato con il volto tra le mani
e lei iniziava a perdere la pazienza.
- E quindi?- chiese seccata e tamburellando nervosamente il piede a
terra.
Itachi alzò lo sguardo su di lei con l'aria di chi avrebbe
sperato di non sentirsi mai rivolgere quella domanda.
Adesso lo ammazzava!
- Non sono così bravo nemmeno a parlare di ciò
che provo in realtà, soprattutto se con una ragazza...-
rispose sospirando e tirandosi su, poggiando la schiena sulla poltrona.
Finalmente stavano cavando degli scheletri dall'armadio di Santo
Itachi, protettore dei belli e degli intelligenti: le sue mancanze.
- Perchè?- domandò d'impulso, stringendo tra le
dita i braccioli della poltrona.
- Non ne ho mai avuto bisogno...-
Chiaramente, beata
modestia!
- ...L'unica ragazza alla quale ho sempre avuto qualcosa da dire
è l'unica alla quale non ho mai potuto parlare davvero!
Sakura sentì il proprio stomaco svuotarsi e il nodo in gola,
che dall'inizio di quella conversazione si faceva sentire, gonfiarsi
sempre di più, fino a non farla più respirare.
Non è che le avesse confessato di provare i suoi stessi
sentimenti, poteva star parlando di un'altra ragazza e se fosse stato
così la delusione nel vedere quella flebile illusione
sgretolarsi sarebbe stata ancora più grande. Eppure quelle
parole le sembravano così rivolte a lei e si
domandò perchè ci fosse ancora quel tavolino da
salotto a separarli.
- Anche io ho cercato di fartelo capire, Sakura...- proseguì
quando si rese conto che non avrebbe spiccicato parola, tanto era
sconvolta ed in preda all'agitazione - Correre a prenderti quando mi
chiamasti nel bel mezzo della notte, venire qui appositamente per
scusarmi,... Non sono cose che farei per chiunque.-
Quella era la dichiarazione d'amore più di merda che le
avessero mai fatto.
Peggio di quella di Sai e peggio di quando un Rock Lee tutto affannato,
andatole dinanzi, le aveva consegnato una tuta in ciniglia verde
affermando che in lei vedeva la partner ideale di jogging mattutino.
Eppure lei non aveva mai udito niente di più bello.
Si portò le mani alla bocca, nel tentativo di fermare quel
tremolio inarrestabile che le faceva battere i denti l'uno contro
l'altro e sentì gli occhi riempirsi di lacrime, tanto che la
vista le si appannò, e non potè impedire loro di
scendere copiose. Iniziò a perdere il senso delle cose e
soprattutto la sensibilità sul proprio corpo,
sentì le dita intirinzite come se fossero gelate e la testa
pesante.
Smise di rendersi conto di dove si trovava per qualche secondo al punto
che fu una sorpresa trovare il volto di Itachi, inginocchiato davanti a
lei, a pochi centimetri dal suo.
- Sakura, ti senti male?
La sua voce le giunse ovattata alle orecchie, come se gli stesse
parlando dall'interno di un imbuto e sapeva di star avendo una reazione
esagerata, avrebbe voluto calmarsi ma non riusciva a smettere di
piangere.
Era troppo tempo che si teneva ogni cosa dentro senza potersi confidare
con nessuno.
Desiderava solo che potesse essere suo.
Non ne poteva più di nascondere quell'enorme macigno nel
petto, di guardarlo cercando prima di convincersi di odiarlo e poi
sminuendo i propri sentimenti.
Erano almeno un migliaio le ragioni per le quali avrebbe dovuto tacere,
scordare ciò che provava ma in realtà, per tutto
il tempo, ne aveva veduta una soltanto.
La paura.
La paura di non essere abbastanza, di non essere compresa, di non
essere presa sul serio. La paura di essere rifiutata.
Rifiutata da lui che era così importante.
E lei era una debole, non ce l'avrebbe mai fatta perchè
desiderava aggrapparsi a quelle spalle larghe con tutto il cuore.
Sapeva che in quel posto si sarebbe sentita protetta.
E fu quando le lacrime iniziarono a rallentare, quando la vista si fece
meno sfocata. Fu quando rivide chiaramente quei suoi grandi occhi neri,
neri eppure così limpidi.
Fu quando li trovò carichi della più sincera
delle preoccupazioni che smise di sentirsi debole.
Non era debolezza la sua, volerlo così tanto, fino a stare
male, fino a corrodersi il fegato, non era debolezza e gli sorrise, e
di rimando sorrise anche lui.
E' così che fanno le persone che si amano.
Lo abbracciò, legando le proprie braccia sottili attorno al
suo collo bianco, e affondò il viso proprio li, respirando
quel suo buon profumo e toccando col naso quella pelle così
morbida. Sentì le dita di Itachi stringere leggere la nuca,
intrecciandosi ai capelli, e l'altro braccio circondarle la vita
avvicinandola sempre di più al suo corpo e si
sentì a casa, si sentì come se lui avesse scavato
un cantuccio caldo proprio nel suo petto e volesse farcela entrare.
Ma lei in qualche modo era già li dentro.
Fu Itachi ad interrompere quell'abbraccio, dopo secoli, millenni, e le
scostò leggermente il viso bagnato portandolo difronte il
suo.
La guardò a lungo. Guardò i suoi occhi e
passò il pollice sulle ciglia umide, guardò il
suo naso e ne baciò la punta arrossata, guardò le
sue labbra,...
La guardò per un tempo lungo, quasi infinito. E le piacque
farsi guardare in quel modo, le piacque che fosse lui a guardarla in
quel modo.
Chiuse gli occhi e lasciò che continuasse, avvertiva il
calore del suo respiro sulla pelle, le sue dita scostarle i fili rosa
dal viso,...
E' così che fanno le persone che si amano.
- Itachi?- lo chiamò e la voce le uscì in un
sussurro.
- Si?
Non riaprì gli occhi ma potè immaginare
l'espressione attenta di lui e sorrise, e sentì Itachi
accarezzarle la gota che si era gonfiata e quella piccola fossetta.
- Hai mai pensato a come sarebbe se stessimo insieme?
- Un migliaio di volte...- rispose continuando a toccarle il viso come
se ci stesse facendo l'amore.
- Potremmo fingere di stare insieme... Per un'ora...
Itachi tacque e lei riaprì gli occhi per poterlo guardare.
Lo trovò intento a scrutarla con quegli occhi tristi che per
lei erano il mondo e molto di più.
- Un'ora...- mormorò - Sarebbe difficile poi tornare
indietro, dopo essersi abbandonati per un'ora...
Sakura alzò una mano e con le dita sfiorò quelle
rughe di preoccupazione sulla sua fronte.
Era la prima volta che toccava quel viso e la pelle era così
liscia e fresca e morbida e lo amava, lo amava, lo amava da morire, lo
amava da vivere.
Lo amava così tanto che lo doveva vivere, anche se solo per
un'ora.
Al dopo... Al dopo ci avrebbe pensato dopo.
- Solo un'ora.
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Capitolo 4 *** Capitolo Quattro ***
Buonasera!
Avrei trilioni e bilioni di cose da dire ma poichè
è tutta oggi che scrivo, cancello, scrivo e cancello come
un'ossessa non ce la faccio proprio più.
Qui ci sono i fuochi d'artificio che vi avevo promesso, niente di
particolarmente fondamentale ai fini della trama. E' un capitolo
pornografico, detta proprio francamente.
E' la prima volta che scrivo una scena lemon e manco i Kami
sanno quanto fossi e sia imbarazzata. Non so neanche perchè
dato che non sono così tanto pudica, in fin dei conti non
è che abbia descritto nulla di epocale o sconvolgente ma
insomma, chissà che problemi c'ho.
In ogni caso per questo capitolo mi piacerebbe ricevere qualche parere
in più perchè veramente, l'ho modificato trilioni
e bilioni di volte e non sono lo stesso troppo convinta.
Comunque continuo a ringraziarvi tutti quanti e soprattutto chi trova
il tempo per recensire,
grazie infinite!
Come avevo avvertito
la scorsa volta questo capitolo è a rating rosso, nella
descrizione l'ho aggiornato in arancione perchè mi sarebbe
dispiaciuto molto per chi di minorenne segue la storia.
Quindi, geniale che
sono, ho pensato ad una cosa.
Ho strutturato il
capitolo in modo tale che chi volesse, per vari motivi, evitare di
leggerlo lo possa fare riprendendo tranquillamente dal quinto capitolo.
Se per qualche ragione decideste di saltarlo saprete di esservi persi
solo una scena di sesso che poi manco è sesso vero e proprio
ma vabbé.
A fine capitolo
metterò una nota con ciò che forse vi potrebbe
interessare e quindi scorrete la pagina in fondo e spoileratevi le
parole in rosso.
Questa è la mia
tattica per garantire a tutti la possibilità di proseguire
con la storia altrimenti godetevi questa mirabolante scena d'amor tra
il prode Itachi Uchiha e la vispa Sakura Haruno.
giropizza
"Solo un'ora..."
Non è che fosse un gran affare ma dopotutto si sarebbe
accontentata anche di dieci minuti, per quei dieci minuti.
Era difficile realizzare pienamente tutto quello che stava accadendo ed
anche se nella sua testa aveva vissuto una scena simile migliaia,
milioni di volte udirle davvero quelle parole era tutta un'altra
storia.
Le sembrava così improbabile, se non addirittura
impossibile, che Itachi ricambiasse sul serio i suoi sentimenti che si
era data un pizzicotto sul braccio, scatenando l'ilarità del
ragazzo il quale, mentre si univa con lui nella risata, ad un tratto si
era fatto serio e l'aveva baciata.
Non credeva di essere mai stata baciata prima in quel modo, anzi no.
Non credeva di essere mai stata baciata prima e basta.
Le aveva preso il viso tra le mani, tra quelle sue mani grandi, e le
guance le erano andate in fiamme perchè sapeva bene cosa
sarebbe successo da li a qualche istante e il solo pensiero la
emozionò ed eccitò rischiando di bloccarle il
battito cardiaco.
Con il volto stretto tra le dita bianche e sottili di Itachi, si
sentì come una di quelle farfalle che nascono con la luce
del mattino e muoiono con le ombre della sera e le parve di essere
posata sulla corolla di un fiore che non smette mai di sbocciare.
Tutto questo era disgustosamente romantico ma sentire le sue labbra
morbide e fresche sulle proprie le fece scordare ogni cosa, compreso il
fatto di essersi ripromessa di divenire la reincarnazione di Elisabeth
Bennet.
Baciava ancora meglio di quanto si fosse sognata di immaginare o forse
era lei che si stava rincitrullendo ma ne dubitava fortemente.
Si stava pur sempre parlando di Itachi Uchiha, Sua Santità.
L'alito gli profumava di agrumi e cioccolato bianco o almeno questo le
sembrava, i capelli erano soffici e così lisci da sembrare
avvolti dall'acqua, le labbra talmente piene e carnose da renderle
impossibile trattenere il desiderio di morderle e quando socchiuse un
poco gli occhi, vide le sue palpebre chiuse striate da un leggero,
quasi impercettibile, reticolo di verdi venature e si staccò
per baciarle, sentendo le lunghe ciglia solleticarla e gli occhi
vibrare oltre quella loro coperta sottile.
Non le furono ben chiare le dinamiche che permisero loro di trovarsi,
dopo pochi minuti, nella sua stanza, sopra quel suo letto troppo
piccolo e quelle lenzuola ancora sfatte ma era abbastanza sicura di
essere stata lei a trascinarcelo tenendolo per mano, felice e piena e
completa per una volta, anche se solo per un'ora.
Ma lui si era scostato all'improvviso, mettendosi a sedere sul bordo
del letto e Sakura lo guardò impaurita, già
ferita.
- Non voglio approfittarmi di te e non devi avere alcun dubbio in
proposito.- le disse voltandosi a guardarla dopo quello che sembrava
essere stato un tempo interminabile.
Lei, che era rimasta distesa con la testa sprofondata nel cuscino -
rigida e con i nervi a fior di pelle - ed aveva iniziato ad angosciarsi
per quel silenzio, si alzò puntellandosi sui gomiti e
avvicinò il proprio viso al suo, quasi arrabbiata.
- Non penserei mai una cosa simile, che cavolo ti viene in mente?-
disse corrugando la fronte e studiando la sua espressione
mortalmente seria.
- Non nego di aver pensato tantissime volte a noi due insieme e non
solo in senso figurato.- le confidò sorridendo imbarazzato e
arrossendo un poco - Ma in questo momento non posso farti nessuna
promessa e voglio che tu sia sicura del fatto che le mie intenzioni nei
tuoi confronti sono assolutamente serie e che lo sono sempre state.
Con le dita gli scostò una ciocca bruna di capelli
portandoglieli dietro l'orecchio e si avvicinò ancora di
più, stringendo con forza il suo braccio e strusciandogli il
naso contro la spalla.
- Cosa faresti ora se potessi promettermi di restare con me?- chiese
alzando lo sguardo verso di lui e incontrando i suoi occhi neri.
Itachi la osservò intensamente e le diede un leggero
buffetto sulla fronte prima di rispondere, il capo inclinato un poco a
sinistra.
- Stenditi...
Sakura obbedì e mentre lentamente si abbandonava di nuovo
sul letto pensò che mai prima di allora si era sentita
così piacevolmente ansiosa e chiuse gli occhi, lasciandosi
inghiottire dalle coperte e portando le braccia sopra la testa,
totalmente rilassata.
Itachi le si avvicinò e piano, con estrema delicatezza,
iniziò a sfiorargli il viso con le labbra e poi il collo, la
curva che lo unisce alle spalle, la pelle bianca e liscia prima dei
seni e la bocca.
La costellava così, di piccoli baci, il leggero respiro
sulla pelle la solleticava provocandole forti brividi che lungo la
spina dorsale scendevano fino alla sua intimità
già calda e sospirò più volte,
affidandosi completamente a lui.
- Vorrei vederti nuda...- le sussurrò ad un tratto
nell'orecchio, facendola sussultare di piacere.
Senza aprire gli occhi annuì lievemente ed alzò
le braccia mentre lui le afferrava l'orlo della maglia per toglierla e
si agitò un poco, lasciandosi sfuggire una piccola risata,
quando sentì le sue dita fresche sfiorargli l'addome ed
iniziare ad accarezzarle la pelle che sembrava agognare quel tocco
quanto Sakura.
Passarono dei lunghi minuti e Itachi la torturò dolcemente,
baciando ogni lembo scoperto del suo corpo e stringendo tra le mani i
piccoli seni che quasi le facevano male da tanto volevano ancora di
più e speravano in quelle labbra.
Più volte la sua bocca si avvicinò a quei bottoni
che avrebbe strappato da sola ma le piaceva che giocasse
così, le piaceva avvertire il suo fiato inumidirle la parte
bassa del ventre e le sue dita stuzzicarla, afferrando i passanti della
cintura e tirandoli un poco, e le piacevano quei baci sulla pancia che
a volte si contraeva spasmodica quando gliela afferrava tra le labbra
bagnandola di saliva, e il piacera scorreva tutto tra le gambe che
involontariamente stava aprendo sempre di più.
Quando lo sentì abbassarle i jeans aprì gli occhi
e vedendolo li, mentre si prendeva cura di lei, seppe che era suo e che allo
stesso modo lei era sua.
Si appartenevano.
Allungò un braccio e con la mano gli accarezzò la
guancia e a quel tocco lui la guardò e sempre guardandola
baciò la sua intimità al di sopra delle
mutandine, così infantili, quasi ridicole.
Uno spasmo le percorse tutto il corpo ed inarcò un poco la
schiena, portandosi le braccia a coprirle il volto e allargando ancora
di più le gambe.
Sentiva di essere bagnata e il clitoride gonfio, pulsante e ad ogni
carezza, ad ogni bacio il desiderio si faceva sempre più
acuto e avrebbe voluto implorarlo di soddisfare quel bisogno ma la voce
era ferma in gola, bloccata dai respiri veloci ed ansimanti e
dall'abbassarsi ed alzarsi convulso del petto.
Quando risalì per toglierle il reggiseno con gesti sicuri,
Sakura si lasciò sfuggire dalle labbra un lamento e
sentì Itachi sorridere mentre la baciava di nuovo sul collo
e le stringeva ancora i seni stavolta nudi sfiorandone i capezzoli
turgidi.
Non ne poteva più eppure impazzire di desiderio le piaceva
così tanto che si aggrappò con forza ai suoi
capelli quando tornò a scendere di nuovo, le dita strette
sull'elastico degli slip.
- A-Aspetta...- ansimò proprio quando stava per abbassarli.
Itachi la guardò sorpreso, bloccando i propri gesti, con
un'espressione interrogativa dipinta sul volto.
- Ecco...- disse titubante e facendosi rossa in viso, già
era un'agonia parlare in quelle condizioni e ciò che doveva
spiegare non migliorava di certo la situazione - Io... Non sono
completamente depilata.- proseguì tutto d'un fiato assumendo
una sfumatura paurosamente violacea.
- Cioè... Non è che sia un piccolo orso bruno li
sotto, solo che non sono perfettamente liscia e...
Itachi scosse la testa divertito e strusciò teneramente la
punta del naso tra le grandi labbra, ancora coperte dal sottile strato
di cotone.
- Mi piacciono le donne villose...- rispose prendendola in giro.
- Deficiente!- sbottò sorridendo e tirandogli un leggero
schiaffo sulla tempia.
- Non so per chi tu mi abbia scambiato...- iniziò a dire
poggiando il mento sulla sua coscia - Ma non sono così
schizzinoso, un po' di barbetta non mi spaventa...- conluse scoppiando
in una grassa risata che tentò di soffocare affondando il
volto nella sua pelle.
Lo amava così tanto e lo sapeva, Kami se lo sapeva, che se
lo avesse visto per quello che era davvero ed oltre l'immagine perfetta
di se stesso che aveva creato lo avrebbe amato ancora di
più. Per quanto possibile.
Quando si fu ricomposto tornò a guardarla e Sakura
pensò che ogni donna, almeno una volta nella vita, dovrebbe
poter essere guardata esattamente in quel modo. Da un altro ragazzo
però, s'intende.
Non aggiunse altro e lentamente si riabbassò pronto a
toglierle l'ultimo indumento rimasto.
- Un'altra cosa...
Itachi roteò gli occhi al cielo fintamente scocciato e la
osservò inarcando un sopracciglio.
- Cosa c'è adesso?- chiese senza riuscire a trattenere un
sorriso.
- Prima ho fatto la pipì, ti ricordi?- domandò
esitante - Non lo so, magari ti da fastidio!
Lui la guardò a lungo e con un'espressione seria prima di
parlare e quello che le disse la fece vergognare tantissimo, al punto
che incassò la testa tra le spalle completamente in
imbarazzo.
- Se posso: tutta quest'ansia da prestazione te l'ha messa addosso
Sasuke?
Sembrava quasi preoccupato e per quanto non le andasse a genio
parlare di quel tarlo, tanto valeva affrontare la cosa subito.
- Aveva parecchie pretese...- ammise distogliendo lo sguardo.
- Sakura...- la chiamò alzandosi e portando il viso
all'altezza del suo - Se ti fa sentire più a tuo agio puoi
andare al bagno a lavarti ma sappi che a me non importa.
Si voltò a guardarlo e arrossì di nuovo
perchè era una stupida per aver creduto che Itachi fosse
come Sasuke ma soprattutto per aver pensato a lui in un momento simile
e così bello.
- Non devi aver paura di non essere all'altezza.- continuò
baciandole la guancia - A me andresti bene anche se fossi un piccolo
orso bruno la sotto.
Scoppiò a ridere coprendosi il volto con le mani e scosse il
capo per liberarsi da quell'imbarazzo e tra le dita schiuse lo
guardò ed era bello, li per lei e suo.
Completamente suo.
Almeno per un'ora.
- La prossima volta faccio la pipì su di te così
marchio il territorio come i cani...- disse circondadogli il collo con
le braccia e stringendolo a sé.
- Eccitante!- sussurrò affondando il volto nell'incavo del
suo collo.
La riempì di baci sul viso facendola sorridere e in tutto il
mondo non c'era posto dove avrebbe preferito essere.
Com'era vissuta fino ad allora senza quel corpo su di lei?
Sospirò quando Itachi le strinse tra le labbra i capezzoli,
ciucciandoli con delicatezza mentre con le mani le sosteneva il busto,
portandolo verso di sé e i respiri tornarono a farsi
frenetici quando scese fino a tornare li, sulla sua intimità
che ormai sembrava bruciare e un gemito le sfuggì dalle
labbra quando gliela baciò.
Finalmente le abbassò gli slip rosa e con il dito medio ed
indice accarezzò le grandi labbra, poi il clitoride ed
infine la pelle gonfia che abbracciava l'apertura.
Sakura fu colta da un potente spasmo e dovette mordersi il labbro
inferiore per non urlare mentre inarcava la schiena, portando la testa
all'indietro e senza pensarci piegò le gambe ad angolo acuto
e Itachi fece passare le proprie braccia al di sotto, stringendole poi
le cosce tra le dita.
Abbandonò la testa lasciando che sprofondasse nel cuscino
mentre il petto si alzava ed abbassava frenetico ma
sussultò con forza, piegandosi in avanti quando con la
lingua la toccò per poi afferrare tra le labbra il
clitoride che pulsava fino a farle male.
Si mosse lento insinuandosi nell'orifizio e Sakura credette di morire
tanto grande era il suo piacere, e sapeva che avrebbe raggiunto
l'orgasmo a breve e per quanto l'agognasse in parte sperava che quel
momento non finisse mai perchè la sua bocca, le sue dita
dovevano per sempre essere li, su di lei e sue.
Liberò un braccio e delicatamente, come se avesse paura di
farle male, infilò l'indice nell'apertura continuando a
torturare dolcemente con le labbra quella parte di lei che, come ogni
altra parte del suo corpo e del suo essere, lo amava.
A quell'unico dito se ne aggiunsero altri due ed iniziò a
muoverli su e giù e ad ogni istante i suoi gemiti erano
sempre più forti, i suoi respiri sempre più
veloci e quando un'ultima scossa partì da li fino a
diramarsi lungo tutto il corpo, sentì i muscoli contrarsi e
l'addome sussultare convulsamente mentre nuovamente si piegava in
avanti, le unghie quasi affondate sulla sua cute ed un urlo roco e
soffocato in gola.
Si lasciò ricadere sul cuscino ancora ansimante e si
portò un braccio alla fronte, gli occhi chiusi e la mente
sgombra, tentando di regolarizzare il proprio respiro.
Itachi alzò il busto e procedendo a carponi le
tornò sopra, posandosi delicatamente su di lei, quieto,
pacifico e suo.
Fu allora che Sakura si rese conto di qualcosa di grosso e duro che le
premeva contro la coscia e sorrise pensando a quanto dovesse essere
stato tragico per la sua virilità occuparsi di lei per tutto
quel tempo senza ricevere la minima attenzione per se stessa.
Povero amore...
Voltò il viso fino a sfiorargli il collo con la punta del
naso e protendendosi un poco iniziò a baciarglielo,
afferrando poi con i denti il lobo dell'orecchio e tracciandone il
contorno con la lingua.
Sapeva che gli uomini non amano particolarmente le effusioni,
soprattutto durante il sesso, e che preferiscono che con loro si vada
diretti al sodo ma avevano quell'ora a disposizione - e Sakura non
voleva soffermarcisi troppo su questo pensiero ingombrante -
perciò se lo sarebbe vissuta a pieno.
Forse si sentiva in colpa anzi, sicuramente si sentiva in colpa ed era
probabile che anche per questo avesse pensato soltanto a lei e
conoscendolo era felice così, soddisfatto perchè
lo aveva capito da come l'aveva guardata che essere la ragione dei suoi
sospiri e gemiti gli era sufficiente, almeno per il momento.
Sorrise ancora perchè conoscendolo avrebbe preferito stare
con lei in altre condizioni e avrebbe aspettato altri mille anni se
fosse stato possibile prima di arrivare a quel punto,...
Avrebbe atteso ancora pur di poter farle quelle promesse alle quali
alludeva.
Pur di far di lei "una donna onesta".
Il suo amore...
Stretto a lei in quel modo, con il volto affondato nella sua pelle, il
respiro a scaldarle il cuore e le braccia abbandonate ai lati del suo
viso, le sembrò così indifeso e lo amò
ancora di più. Per quanto possibile.
Con le dita gli accarezzò la nuca e lo sentì
rabbrividire per quel contatto, mentre irrigidiva le spalle.
- Soffri il solletico?- chiese ridendo.
- Da morire...- borbottò contro il suo collo.
Sakura soffiò leggera sulla sua pelle e rise felice quando
Itachi si dimenò strusciando il proprio viso su di lei,
l'erezione sempre più prepotente.
Piano riuscì ad insinuare le braccia fra i loro corpi ed
iniziò a sbottonargli la camicia, lo sentì
sospirare mentre gliela sfilava con calma ed iniziava a tracciar linee
sottili con le dita sulla sua schiena bianca e perfetta. Con le unghie
marchiava lieve e dolce sentieri lunghi ed ondulati e lui respirava
roco provocandole brividi di piacere, con i polpastrelli seguiva la
protuberanza della colonna vertebrale seguendone tutta la lunghezza,
fino a raggiungere l'orlo dei pantaloni scuri, fino a tastare quella
parte morbida e piena dove iniziavano le natiche.
Itachi si era completamente abbandonato su di lei e la lasciava fare,
beandosi di quelle carezze come lei si era beata delle sue e avrebbe
voluto baciarlo sulle labbra ma perchè accontentarsi quando
poteva avere per sé tutto il corpo.
Sgusciò da sotto il petto mentre lui si metteva su un fianco
seguendo con gli occhi ogni suo movimento e lo baciò a
lungo, prima di scostarsi un poco per poterlo ammirare.
La pelle era nivea esattamente come quella del viso e le linee del
collo scendevano marcate fino a legarsi con le curve delle spalle e al
petto tonico, perfettamente disegnato e l'addome piatto dalla
muscolatura non troppo accentuata si concludeva con quella V ben
definita, sulla parte bassa del ventre, che toccò e
sentì la chiara e rada peluria di Itachi mettersi ritta,
sull'attenti e la sua pelle farsi d'oca.
Baciò l'ombelico piccolo ed interno, baciò i
punti li vicini e piano, con precisione scese ancora più
giù mordendo leggermente quella pelle così fresca
e profumata.
Itachi le accarrezzava i capelli e lo sentiva sussultare di tanto in
tanto e soffocare qualche risata quando tracciava con le dita un
percorso che andava da sotto le sue ascelle per poi proseguire lungo i
fianchi.
L'erezione grossa, incredibilmente grossa, le premeva contro la
giugulare e senza pensarci aprì la lampo dei jeans,
sfilandoglieli poi velocemente e liberando le gambe lunghe e dai
muscoli rigonfi.
Indossava dei boxer grigio chiaro che in quel momento gli abbracciavano
il membro lasciando ben poco all'immaginazione e Sakura, che era
innamorata ma pur sempre una giovane donna, sorrise compiaciuta e
ansiosa glieli calò.
Una luce celestiale la colpì in pieno viso quasi accecandola
e le sue labbra si spalancarono stupefatte e ammagliate da cotanta
bellezza e... grandezza.
Alzò lo sguardo su di lui che la osservava pacione, con quel
sorriso idiota che hanno tutti gli uomini quando capiscono che gli stai
per fare un bel pompino e che su di lui aveva qualcosa di tenero che le
fece desiderare di accontentarlo immediatamente, sperando di riuscire a
soddisfarlo quanto lui aveva soddisfatto lei.
Afferrò la sua intimità con dolcezza e la mise in
bocca, bagnandola di saliva e tracciando piccoli ghirigori con la
lingua sulla cappella rigonfia.
Itachi si irrigidì emettendo un gemito roco e con una mano
le scostò i lunghi capelli dal viso, tenendoli stretti nel
pugno.
Non distolsero mai lo sguardo l'una dall'altro e piano, a ritmo
cadenzato, Sakura iniziò ad alzarsi e ad abbassarsi lungo il
membro lungo e grosso e turgido mentre con le dita, delicatamente,
stuzzicava anche i testicoli con palese apprezzamento di Itachi, i
quali respiri si facevano sempre più affannosi.
Era così bello, così tenero e comunque
così sexy mentre i muscoli si irrigidivano maggiormente ad
ogni movimento e le guance si arrossavano.
Ci vollero parecchi minuti perchè raggiungesse l'orgasmo e
dovette alternare mani e bocca più volte. Quando il suo
piacere le esplose caldo dentro la cavità orale lo
ingoiò e con soddisfazione asciugò un rivolo che
le colava lungo il mento, la mandibola era un poco dolorante ma sorrise
mentre guardava i suoi occhi spalancati e fissi sul soffitto, il suo
petto muoversi veloce e il suo viso accaldato.
Rimase a cavalcioni su di lui, le intimità pericolosamente
vicine ma non avevano più molto tempo a disposizione ed ora
gli si voleva solo stendere vicino, accocolarglisi addosso e
addormentarsi con lui incurante del fatto che i suoi genitori sarebbero
potuti rincasare da un momento all'altro.
Si accasciò sul suo petto, le gambe raccolte attorno ai
fianchi, quando Itachi si fu ripreso e chiuse gli occhi ascoltando il
battito del suo cuore che ancora era eccitato un po' per il pompino, un
po' per l'amore.
Con le mani le accarezzava la schiena e si abbandonò
completamente in quel posto che era suo, che lui aveva scavato apposta
per lei.
- Sakura...
Alzò la testa per poterlo guardare, poggiando il mento sul
suo petto con fare sornione.
- Hm?
- Se mi vuoi baciare puoi farlo.
Arrossì violentemente coprendosi gli occhi con le dita e
singhiozzò, trattenendo una risata per poi circondargli il
busto con le braccia stringendolo forte, fino a soffocarlo.
- Grazie per il permesso!- disse alzandosi e avvicinandosi alla sua
bocca, sensuale.
Con la punta del naso gli accarezzò le guance ancora rosse e
la insinò tra le labbra schiuse e più volte
portò le proprie ad un milimetro da loro senza toccarle
finchè non tirò fuori la lingua umida e lo
leccò, dalla fine del mento fino alle narici che si
arricciarono.
Itachi le afferò con forza il volto tra le mani e la
guardò intensamente prima di ricambiare il gesto e lei rise.
Rideva in quel suo modo stranissimo.
In quel modo che era solo suo.
Con la fronte corrugata, un occhio leggermente schiuso, le narici che
vibravano leggermente come fili d'erba mossi dal vento, le gengive rosa
ben visibili e quel suono chiaro, limpido, ne acuto ne gutturale tra i
denti.
Rise tanto. A lungo.
Perchè era felice. Era felice grazie a lui ed avrebbe sempre
voluto vederla così.
Decise che avrebbe parlato con Sasuke.
Per la sua felicità. E per la propria.
Più tardi, sempre su quel letto troppo piccolo, Sakura si
divertiva a fargli sberleffi e smorfie, incrociando gli occhi e
mostrandogli la lingua che lui, prontamente, tentava di afferrare.
- Credo che l'ora sia passata da un pezzo- disse Itachi ad un tratto.
- Cosa? Non ho mica capito...- rispose facendo orecchie da mercante e
guardandosi attorno come se fosse spaesata.
- Lo sospettavo che fossi un po' tonta!- commentò sospirando
dispiaciuto e facendo scattare Sakura che alzò il busto,
già incazzata.
- Uchiha, come ti permetti?- sbottò imperiosa.
Lui rise, allungando il collo per baciarla tra i seni, e quando si
allontanò restò ad osservarla a lungo mentre lei,
imbecille com'era, si atteggiava da vamp scuotendo la chioma di lunghi
capelli rosa e lanciandogli sguardi ammiccanti.
- Ti piaccio?- domandò con voce infantile mordendosi il
labbro inferiore.
Itachi annuì con aria solenne.
- Sei bella...- disse arrossendo un poco e piegando il capo di lato,
sul cuscino.
- Dimmi tre cose che ti piacciono di me!- ordinò incrociando
le gambe - Esteticamente...-
Rimase per un paio di minuti in silenzio continuando a guardarla
intensamente e le piacque farsi guardare così, le piaceva da
impazzire che la guardasse.
- Gli occhi - iniziò a dire dopo un po' - Sono grandi e mi
piace come li trucchi.-
Sakura sbattè le palpebre languidamente, per scherzo e
Itachi rise, scuotendo la testa fintamente esasperato.
- Poi mi piacciono i tuoi seni...
- Ma sono piccolissimi!- obiettò prendendoli tra le mani ed
osservandoli contrariata.
- Io li preferisco!- affermò compunto incrociando le braccia
dietro la testa - E la terza cosa...
- La terza cosa?- domandò ansiosa lei, pronta ad udire
qualcosa di incredibilmente romantico che le avrebbe fatto sentire le
campane del Paradiso.
- Il tuo sedere - concluse inarcando un sopracciglio e ghignando
beffardo.
- Itachi! Sei un cretino!
SPOILER PER I PUDICI
Dai che sto
scherzando!
Pochissime cose
comunque...
Itachi e Sakura
decidono di concedersi quest'ora d'amore che poi la sveglia si inceppa
e la fanno durare una settimana e mezza (due orette) ma si possono
capire.
Insomma fanno le loro
belle cose anche se non si arriva proprio all'unione totale, si fermano
prima ma è tutto fantastico e comprendiamo che Itachi
è anche il Dio del sesso, pur essendo ogni cosa all'insegna
della dolcezza. Tra le righe capiamo anche che lui vuole fare di lei
"una donna onesta" e finchè non sarà certo di
poter star con lei eviterà di scop... Ok!
Ragionamento super
wow se consideriamo che il resto però lo hanno fatto
abbastanza già la seconda volta che si son trovati in casa
da soli. (Qui l'autrice dimostra quanta coerenza vi sia nei suoi
pensieri e che l'ha scritta lei la storia, per fortuna).
Casti e puri giovini
di buon affare.
Una volta ambedue
soddisfatti iniziano a rotolarsi nel letto amoreggiando
tranquillamente, scherzano, ridono, si pigliano per il culo e tra le
tante cose il Santo decide che parlerà con Sasuke dell'alto
tradimento di cui si è fatto artefice, per combattere in
nome del suo amore, della felicità di Sakura e bla bla bla.
Infine Sakura sfoga
tutta la sua cultura proponendo un gioco: dimmi tre cose che di me ti
piacciono esteticamente.
Occhi, seno e sedere.
Per fortuna non gli
ha chiesto tre cose caratteriali.
THE END
Detta così
sembra però un macello di capitolo, Cristo Santo!
La cosa spaventevole
è che è pure realistico.
Ma letto non
è così male ve lo giuro!
Va bene, io sto
morendo e risorgendo da sola per le risate. Scusate ma quando sono
stanca sclero ed è meglio che vada.
Ciao ragazzi!
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Capitolo 5 *** Capitolo Cinque ***
GGGG
Buongiorno,
in ritardo arriva quest'orrido capitolo, tra l'altro cortissimo ma
dovevo pubblicare perchè non ne venivo a capo.
Si tratta di un capitolo di transizione, una piccola lente
assolutamente inconcludente sulla vita del caro Sasuke Uchiha.
Chiedo venia per lo scempio,
giropizza
Mai in tutta la sua vita avrebbe
creduto che un giorno simile sarebbe giunto: il giorno in cui si
sarebbe appellato a qualcuno per affrontare un proprio, "finalmente"
riconosciuto tale, problema.
Proprio lui che aveva fatto del detto "chi fa per sé fa per
tre"
il proprio stile di vita, proprio lui che sin dall'età di
sei
anni aveva cercato di essere il più indipendente possibile
perchè chiedere aiuto gli provocava la dissenteria e proprio
lui
che si coltivava da solo i pomodori in giardino, dato che a nessun
altro in famiglia piacevano.
Avrebbe preferito evirare i propri sacrosanti gingilli Uchiha piuttosto
di ammettere di soffrire di qualche turbe che, oltrettutto, non era in
grado di risolvere autonomamente.
Tutta colpa di quel rincoglionito del Namikaze, un esemplare di gibbone
tracotante, invadente e faccendiere, la prova definitiva ed
incontestabile che gli esseri umani derivano dalle scimmie e di questa
sua nuova amicizia, quasi fraterna, con Sai, il sociopatico per
eccellenza.
Naruto non aveva mancato di fargli notare che loro due non erano poi
tanto diversi, persino fisicamente le somiglianze erano spaventose, ma
Sasuke sapeva bene che se l'altro era incapace di interagire col
prossimo, lui semplicemente non ne aveva voglia.
Le persone sono stupide.
Era perfettamente a conoscenza di avere un carattere intrattabile ma
non è che avesse chiesto a qualcuno di sopportarlo anzi, se
lo
avessero lasciato in pace gli avrebbero fatto soltanto un favore.
Evidentemente però nell'ultimo periodo doveva aver esagerato
perchè una delle due sole persone che per anni, nonostante
le
sue nevrosi e psicolabilità, non lo aveva mai abbandonato a
se
stesso, ora se n'era andata, piantandolo in asso e lasciandogli
un'ampia voragine nel petto che avrebbe voluto riempire con i suoi arti
squartati e la sua testa decapitata.
Non era uno di quei ragazzi insicuri e lagnosi che hanno bisogno di
chiedere consiglio a qualcuno perchè da soli non combinano
un
accidente, figurarsi.
Lui era un Uchiha.
Eppure iniziava a pesargli leggermente il fatto che, a preoccuparsi per
lui - anche se non gli importava un fico secco che qualcuno si
preoccupasse per lui -, fosse rimasto solo il Namikaze.
Era snervante sentirsi ripetere ogni fottuto giorno sempre la solita
litania: "Sasuke, devi parlare di ciò che senti", per poi
doversi sorbire un lunghissimo, ingarbugliatissimo e inutilissimo
monologo che non cambiava mai, sia che lo mandasse a quel paese sia che
tentasse di ignorarlo.
"Io e te, anche se non lo vuoi ammettere, siamo uguali..." e
chissà come infine passava a parlare di se stesso per una
settimana e mezza.
Da vent'anni cercava di fargli capire che non gliene fregava un cazzo e
ormai aveva crampi al culo solo a pensarlo.
Ad ogni modo iniziava a rendersi conto che, uno dopo l'altro, tutti
coloro che lo avevano amato erano capitolati, rinunciando a lui e a
tutti i danni collaterali che la sua vicinanza provocava e sebbene
fosse oltremodo orgoglioso, non poteva impedirsi di riflettere su
quanto ciò avesse effettivamente a che fare con i suoi
atteggiamenti.
Inarcò un sopracciglio con aria contrariata: quand'era stata
l'ultima volta che si era comportato gentilmente con il prossimo?
Non che avesse ripensamenti sulla condotta mantenuta sino ad allora,
non sia mai ma effettivamente doveva ammettere che spesse volte rendeva
ostico stargli attorno.
Era sempre stato convinto che di avere qualcuno vicino non gli
importasse nulla tuttavia le ultime parole di Sakura lo avevano colpito
più di quanto desiderasse ammettere, con il risultato che
ora,
giorno e notte, non faceva altro che ragionare un po' su tutto in
realtà, perchè quella conversazione aveva portato
al
pettine parecchi nodi fatti da marinai esperti.
Ritrovarsi nel pieno dell'epicentro di quel tumulto di riflessioni gli
provocava strani brividi ed improvvisi rossori perchè non
era
possibile, non era assolutamente accettabile, che Sasuke Uchiha,
l'imperturbabile Sasuke Uchiha, si fosse ridotto ad una ridicola quanto
imbarazzante analisi di coscienza.
Che schifo!
Tutta colpa di quel rincoglionito del Namikaze, di quello scherzo della
natura che era Sai - il cognome non lo ricordava mai - e delle
filippiche di quella scostumata della Dottoressa Tsunade.
E lui, il più stupido di tutti, si era fatto convincere a
prendere parte a delle sedute terapeutiche per il recupero dei deficit
emotivi.
Recupero del deficit emotivo...
Solo a sentire una simile assurdità rischiava crisi
epilettiche ed esaurimenti nervosi multipli.
Alla prima seduta era stato trascinato a forza da Naruto che si era
presentato come suo Self Coach e Sasuke era certo che non avesse la
più pallida idea di cosa significasse, probabilmente lo
aveva
letto da qualche parte e trovato interessante, in più a
quell'idiota piaceva riempirsi la bocca di inglesismi per darsi un
certo contegno e anche se non capiva come e perchè, un sacco
di
gente lo prendeva sul serio dando per scontato che sapesse di cosa
parlava
e così accadde anche nel caso della terapeuta che,
entusiasta e
probabilmente ubriaca, lo invitò ad accomodarsi accanto a
lei.
L'Uchiha, d'altro canto, si era guardato attorno e non aveva potuto far
a meno di notare che quel cerchio della disgrazia era composto dal
peggior assemblaggio di casi umani che avesse mai visto, un gruppo di
persone che se inserito nella società solitamente vedi
passare
ai margini ed inosservato dal resto del mondo, uno di quei gruppi i cui
membri si ignorano addirittura tra loro.
Tutto sommato, per contrasto, Sai sembrava un ragazzo assolutamente
normale e Sasuke una creatura forse un poco dispettosa e bisbetica ma
comunque ok.
C'erano dei soggetti senza dubbio interessanti e li guardò
con
particolare attenzione mentre, uno ad uno, si presentavano.
- Il mio nome è Kiba Inuzuka, ho diciannove anni e questo
è Akamaru, il mio migliore amico.- aveva detto un giovane
seduto
all'inizio del cerchio alzandosi in piedi.
Sasuke arricciò il naso per la tremenda sensazione di
prurore e
sporcizia che la sua sola vista gli causò ed
osservò il
cane con evidente disgusto, mentre questo sbavava sul pavimento e si
grattava un orecchio con la zampa anteriore liberando nell'aria
un'intera colonia di pulci.
Paradossalmente si sentì fortunato perchè, per
quanto non
prestasse molta attenzione all'igene, Naruto era di certo un amico
più pulito e lo si poteva portare a spasso senza il timore
che
infettasse tutti con strane pandemie e virus virali.
- Spiegheresti al nostro nuovo compagno qual'è il tuo
problema?
Perchè noi tutti, che siamo qui seduti a questo cerchio,
riconosciamo di avere un problema.- strillò la Dottoressa
allargando le braccia e guardando uno ad uno tutti i convitati.
Sasuke aggrottò la fronte e lanciò uno sguardo
truce a
Naruto che osservava gioviale i presenti, sorridendo da un orecchio
all'altro.
Gli sembrava eufemistico parlare di "un problema" riferendosi a quelle
povere bestie che con sguardi vacui o evidenti tic compulsivi si
guardavano attorno.
- Non ho un contatto fisico con un essere umano da più di
tre
anni.- spiegò l'Inuzuka incrociando brevemente il proprio
sguardo con quello dell'Uchiha, il quale non fu più di tanto
sorpreso e non potè fare a meno di pensare che chiunque
vedendolo si sarebbe rifiutato di toccarlo, pulcioso com'era.
In seguito fu il turno di una ragazza dai lunghi capelli bruni e
così raggomitolata su se stessa da sembrare un tutt'uno con
la
sedia sulla quale sedeva, tremava consultamente e quando si
alzò
per parlare era talmente rossa in viso che Sasuke credette stesse per
avere una sincope.
- I-Io sono Hinata H-Hyuga, ho d-diciotto a-anni e non ho fiducia in
m-me s-stessa.- si presentò e solo dopo aver pronunciato
quella
frase alzò la testa che fino ad allora aveva tenuto bassa,
indirizzando lo sguardo su di un punto indefinito della stanza.
Il moro schiuse la labbra per lo stupore quando vide quegli occhi
vitrei.
- Hinata è divenuta cieca pochi anni dopo la nascita e
quando ha
iniziato a frequentare questo gruppo, un anno fa, parlava a malapena.-
spiegò la Dottoressa guardandola commossa ed orgogliosa - Ha
fatto dei passi da gigante da allora!
Un piccolo applauso si alzò nell'aria, al quale si
unì
quello energico e fragoroso di Naruto che guardava la ragazza con
profonda ammirazione.
Dopo di lei vennero un uomo sulla trentina con il volto ricoperto di
piercing che, avendo sofferto molto per il divorzio dalla moglie,
desiderava ardentemente che il mondo intero provasse lo stesso dolore -
Sasuke dovette coprirsi il volto con la mano, tanto era imbarazzato dal
suo intervento -, un tizio con la passione per gli insetti che
mostrò loro - a quanto pareva per la milionesima volta - il
formichiere che aveva con sé, una certa Tayuya che da quel
che
aveva capito non lasciava mai il suo flauto traverso e Sai.
Venne poi la volta di Sasuke che scrutò con desiderio
l'uscita
oltre le teste di Kiba e Hinata, continuando a chiedersi come si fosse
cacciato in quella situazione. Trascorsero alcuni minuti di
silenzio durante i quali si udirono solo il ticchettare del dito indice
di Shino sul vetro del formichiere e l'ansimare pesante di Akamaru.
Ovviamente non si mosse di un millimetro, restò placidamente
seduto a braccia conserte mentre con aria insofferente faceva un
ultimo, grande, sospiro.
- Il mio nome è Sasuke Uchiha, ho diciannove anni e sono
stato
trascinato qui da un Dobe.- asserì fulminando Naruto che
tratteneva a stento le lacrime di divertimento.
Lo avrebbe ammazzato,
poco ma sicuro.
Tsunade lo fissò con fare indagatore da sopra gli occhiali
per
qualche istante prima di concentrarsi sulla testa quadra che gli stava
accanto.
- Quale diresti che sia il suo problema, Naruto-kun?-
domandò la
ciarlatana gentilmente e come se si aspettasse davvero un riscontro
positivo ed intelligente.
Sasuke aggrottò pericolosamente le sopracciglia.
Di certo lui non ne sapeva un bel niente di psicanalisi, terapie,
training psicologici o di qualsiasi cosa stessero facendo li dentro ma
era abbastanza sicuro che fosse ben poco professionale domandare ad un
tizio qualunque quale fosse il suo problema e, per giunta, dinanzi a
lui.
Come si permetteva quell'impostora di trattarlo in un modo simile? Era
chiaro che non sapeva chi si trovava di fronte.
Naruto che ovviamente sapeva benissimo cosa passava per la testa in
quel momento all'amico, si mise a sedere compostamente e con aria
saccente, con quella sua ridicola mania di mettere la labbra a forma di
becco di pollo, iniziò a sparare una scemenza dopo l'altra,
alimentando l'ira assassina di Sasuke.
- E' un ragazzo molto insicuro e nasconde questa sua
fragilità
dietro un, devo dire esemplare, "act cool"- iniziò a dire
guardandolo di sottecchi - La sua mente però oramai
è
satura di tale e perenne finzione, ragione per cui negli ultimi tempi
è particolarmente irascibile e violento.-
- BAKA! - gridò Sasuke alzandosi così
violentemente da
mandare a gambe all'aria la sedia dietro di sé e stringendo
con
forza i pungni, tentando invano di trovare un'unica ragione per non
tagliargli la testa di netto.
- Signor Uchiha...- lo richiamò scandalizzata la Dottoressa,
con il risultato di farlo incazzare ancora di più.
- Come volevasi dimostrare.- ghignò sadico Naruto
scoccandogli uno sguardo vittorioso.
A quel primo incontro ne seguirono molti altri e al di là
del
proprio scetticismo, Sasuke si domandava seriamente quale
utilità potesse avere sedersi a quel dannato cerchio, un
paio di
volte alla settimana, ripetendo all'infinito: "Ammetto di avere un
problema e lo voglio risolvere".
Ovviamente la sua pazienza stava venendo messa a dura prova, senza
contare il fatto che i suoi famigliari iniziavano a chiedersi dove
finisse durante quegli spazi bianchi e ad ipotizzare le soluzioni
più assurde, quali una nuova fiamma - e al solo pensiero
rabbrividiva -, l'iniziazione ad una setta satanica - avrebbe preferito
-, una strana forma di sonnambulismo diurno - che poteva anche essere
dato che non dormiva mai -.
In sintesi quindi Sasuke non si sentiva affatto più
tranquillo
ed in pace col mondo di quanto non lo fosse fino a qualche settimana
prima.
Era un'immensa fortuna che quelle pseudo sedute terapeutiche fossero
almeno gratuite o forse no, se fossero state a pagamento sarebbe
riusciuto a far desistere facilmente Naruto dai suoi malsani propositi.
Comunque sia, se non fosse stato così orgoglioso e
così
Uchiha avrebbe ammesso che, dopotutto, quella situazione lo incuriosiva
immensamente.
Quella Tsunade, una bionda superdotata che era certo avesse
più anni di quelli che dimostrava, Dottoressa in carriera e
con
una evidente, smodata passione per gli alcolici, i suoi "compagni" che
si potevano considerare perlomeno dei personaggi pittoreschi - questo
non si poteva negare - e tutto quell'intricato panorama di disgrazie,
lutti famigliari e passati tormentati e burrascosi richiamavano
prepotentemente la sua attenzione.
Ovviamente però non gli passava nemmeno per l'anticamera del
cervello l'idea di divulgare questo tipo di informazione e quindi se ne
stava tutto il tempo con una perenne espressione scocciata e disgustata
dipinta sul volto, niente di più semplice per un tipo come
lui.
- Buon pomeriggio, ragazzi! - salutò la Dottoressa Tsunade
entrando come una furia nella stanza, un pomeriggio diverso dagli altri.
Come c'era da aspettarsi non venne alcun tipo di risposta dai presenti
e roteando gli occhi al cielo si sedette pesantemente sulla propria
sedia, iniziando a scrutarli attentamente da sopra gli occhiali, con
quel suo modo che metteva maledettamente a disagio Sasuke, il quale a
braccia conserte osservava accigliato il soffitto scrostato.
- Oggi ho in mente qualcosa di nuovo per voi...- esordì la
donna grattandosi un gomito.
Naruto, che non aveva mai perso un incontro tanto era ansioso di
carpirle i segreti del mestiere, si mise sull'attenti, lanciando una
veloce occhiata all'amico che aveva iniziato a rimuovere qualche
pelucco dalla manica del maglioncino che indossava con aria
disinteressata.
- ...Il gioco della fiducia!
Quell'imbecille del Namikaze sobbalzò sul posto per la
sorpresa ed applaudì carico di eccitazione mentre Tsunade
ricambiava il suo entusiasmo con un sorriso compiaciuto, Sasuke invece,
inutile dirlo, inarcò un sopracciglio così
ampiamente che questo scomparve sotto i ciuffi di capelli bruni e la
vena sulla tempia pulsò pericolosamente come un presagio di
morte.
Nessun altro diede segno di aver sentito, eccetto Hinata che
arrossì con forza e si strinse nelle proprie spalle, ragion
per cui la Dottoressa sembrò inalberarsi - anche giustamente
a voler essere sinceri - ed iniziò a dar ordini a destra e a
manca.
- Bene!- cominciò mettendosi in piedi con un gesto scattoso
del busto - Spostate le sedie alle pareti, dopodichè formate
delle coppie.
Si sentì un grosso brusio di sottofondo mentre i ragazzi
eseguivano le direttive in modo più o meno consono.
Kiba afferrò la propria sedia per le gambe e la sorresse
sopra la testa a braccia tese, Shino se la trascinò dietro
con una mano dato che l'altra era impegnata a reggere il formichiere ed
Hinata rimase pressochè imbambolata per un paio di minuti,
finchè Naruto non accorse in suo aiuto.
Ci volle all'incirca un quarto d'ora prima che si decidessero le coppie
poichè fondamentalmente, li dentro, erano tutti o
sociopatici, o asociali, o affetti da fobia sociale e quindi tra
nessuno di loro si era creata nemmeno la più piccola intesa.
Niente di niente. Zero.
A quel punto Tsunade fu costretta a prendere in mano la situazione
costringendo Sasuke Uchiha a lavorare con Sai - forse passando del
tempo con lui avrebbe imparato il suo cognome -, il quale gli andava di
certo più a genio rispetto a quella fogna dell'Inuzuka che
invece toccò ad Hinata.
Pain e Shino invece divennero la coppia numero tre e Sasuke
ghignò con fare sadico al pensiero di quest'ultimo che
posava il suo amato formichiere per fare quello stupido gioco.
Dall'alto delle sue numerose lauree, che era evidente avesse acquistato
al mercatino dell'usato, la Dottoressa diede dimostrazione, affiancata
dall'onnipresente Naruto, dell'inutilità e
mediocrità di quell'insulsa attività ricreativa.
Persino ai centri estivi i volontari sapevano essere più
ingegnosi quando si trattava di intrattenere bambini di dieci anni.
A quanto pare questo però non era un concetto chiaro alla
loro terapeuta che, serrati gli occhi, si lasciò cadere
all'indietro tra le braccia del Namikaze, il quale l'afferrò
con teatralità estrema e rischiando un cazzotto in pieno
volto da parte dell'Uchiha che osservava la scena allibito e disgustato.
- Questo è quello che dovete fare...- spiegò la
donna quando si fu ricomposta - Facile, no?
Sasuke dovette conficcarsi le unghie nei palmi delle mani mentre le
stringeva a pugno per non picchiare qualcuno. Era talmente nervoso,
incazzato, scocciato ed infastidito che in quel momento avrebbe preso a
calci anche una vecchietta.
Forse era vero che era
un tipo violento...
- Tayuya, tu lavorerai con Naruto.- disse Tsunade rivolta
alla ragazza che era rimasta senza un compagno.
Quella era la situazione più imbarazzante che avesse mai
vissuto fino a quel momento e pregò i Kami che nessuno
venisse mai a conoscenza di questo suo impegno pomeridiano, o la
propria reputazione che aveva creato con tanto impegno sarebbe andata a
farsi benedire.
Sai si mise davanti di lui, dandogli le spalle e al "via" della
Dottoressa allargò le braccia tenendo i piedi uniti e
lasciandosi cadere dritto tra le braccia di Sasuke, il quale aveva
seriamente meditato di lasciarlo cadere, facendolo sfracellare al suolo.
Chiaramente quell'insulso esercizio riuscì a tutti quanti,
con gioia immensa di Tsunade che iniziò a bighellonare
soddisfatta, l'unica difficoltà in tutto ciò - se
proprio la si voleva cercare - era la cecità di Hinata: come
avrebbe fatto ad afferrare qquell'energumeno di Kiba, povera anima?
Non stette molto a rifletterci, anche perchè furono
richiamati all'ordine e assunse la posizione che fino a poco
prima era stata di Sai.
Quest'ultimo, dev'essere chiaro, non lo fece con nessuna cattiveria,
semplicemente la sua attenzione fu attirata proprio dalla Hyuuga che,
anche se con difficoltà, riuscì a sorreggere Kiba
ed iniziò ad applaudirla esattamente nel momento in cui
Sasuke si abbandonava.
Fu così che si schiantò sul pavimento con un
tonfo secco ed imprecando volgarmente mentre tutti si voltavano a
guardarlo, compreso Sai che con la sua solita faccia di chi non sa di
essere al mondo, si chinò offrendogli la mano.
- Perdonami, Sasuke-kun.
Naruto rideva ancora quando insieme imboccarono il corridoio, diretti
verso l'uscita. Rideva così tanto da lacrimare e doversi
tenere la pancia con le braccia.
Razza di cretino...
- La pianti?- sbottò minaccioso Sasuke quando ne ebbe avuto
abbastanza.
- Dai Teme...- rispose allegro l'altro tirandogli una pacca sulla
spalla - Fattela un risata!
Il moro davvero non capiva cosa fosse successo di così
terribile nel corso dell'evoluzione per permettere ad un elemento del
genere di esistere. E soprattutto: chi lo aveva messo lungo il suo
cammino? Non era la persona più amabile dell'universo,
questo la sapeva, ma meritava davvero tutta quella sciagura?
Le sue elucubrazioni d'odio e morte però furono interrotte
da una voce flebile che lo chiamò.
- Sasuke-kun...
Il ragazzo si voltò infastidito e vide Hinata Hyuuga
avvicinarglisi titubante, facendo scivolare le dita sul muro man mano
che avanzava.
- Si?- rispose cercando di dare un'inclinazione quanto più
possibile gentile alla propria voce.
- Hai d-dimenticato q-questo...- balbettò porgendogli un
piccolo oggetto nero che teneva nell'altra mano.
Sasuke afferrò il proprio smartphone e mentalmente
ringraziò la ragazza, quel coso costava un occhio della
testa.
Hinata fece per voltarsi ma Naruto la fermò afferrandola per
la manica della giacca ed ella si arrestò, una leggera
espressione di stupore sul volto.
- Come sapevi che era il telefono di Sasuke?- chiese curioso.
Effettivamente, riflettendoci un secondo, era parecchio strano che una
non vedente riportasse il cellulare smarrito al suo proprietario, a
meno che non fosse una sensitiva o dotata di capacità
paranormali.
- Un giorno g-gli è squillato d-durante una seduta e ha
risposto. Ho r-riconosciuto la s-sua voce e l'ho a-associata al
m-motivo d-della s-suoneria, poco fa è s-squillato ancora e
q-quindi...
Non fu più in grado di proseguire, sopraffatta com'era
dall'emozione e Naruto lasciò la presa permettendole di
allontanarsi, cosa che fece immediatamente, dopo aver salutato con un
breve inchino.
Sasuke si voltò senza rimuginare troppo sull'accaduto e
proseguì per alcuni metri prima di accorgersi dell'assenza
del ciarlare dell'amico.
Si girò per guardarlo e lo trovò immobile, con la
testa bassa e un'aria pensosa e se non avesse avuto fretta di tornare a
casa sarebbe rimasto sconvolto dall'avvenimento.
- Che ti prende?- chiese brusco infilandosi le mani in tasca.
Il biondo alzò lo sguardo su di lui e cazzo, lo avrebbe
preso a schiaffi fino alla morte. Detestava quella sua espressione
afflitta e addolorata.
- Mi chiedevo...- iniziò a dire in un sussurro - Come
può una ragazza, la cui vita con lei è stata
crudele, essere così gentile mentre tu, che hai praticamente
tutto, sei sempre incazzato con il mondo?
Quella era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
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