Gloomy Dazzle

di TooSixy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I. Apples and Books ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Gloomy Dazzle

 

“While the sun hangs in the sky and the desert has sand
While the waves crash in the Sea and meet the Land
While there's a Wind and the stars and the rainbow
Till the mountains crumble into the plain
Oh yes we'll keep on tryin'”

Innuendo - Queen

Prologo

 Il dolore è terribile, una lama incandescente che le trapassa il petto da parte a parte. Nelle sue vene sembra scorrere veleno anziché sangue, e ogni respiro è una coltellata.

Giace a terra, inerte, appena consapevole del sottile velo di pioggia che le accarezza il viso, incapace di pensare a qualunque cosa che non sia il dolore. L’Unborn dentro di lei affonda gli artigli nella sua mente spossata, lasciando graffi tanto brucianti quanto immateriali.

Morirai, sussurra la sua crudele voce mielata. Verrai risucchiata nel nulla, morirai come è morta tua madre… Anzi, la tua fine sarà ben più misera: la tua anima non avrà riposo, il tuo corpo sarà divorato dai corvi e dai lupi e le tue ossa rimarranno per sempre insepolte!

Lei sbatte le palpebre, accecata dalle lacrime. Perché mi odi così tanto?, pensa debolmente. Cosa ti ho fatto?... Io…

La morsa dell’Unborn si fa più stretta e straziante, e un rantolo sfugge dalle sue labbra screpolate.

Perché sei colei che mi ha sacrificato per avere un’esistenza completa, la creatura che mi ha rubato la vita per alimentare la propria.

Cosa significa…?

La domanda si perde tra i suoi pensieri ingarbugliati, irrisolta.

 

Ansem avanza cautamente attraverso il bosco, con i movimenti circospetti e lo sguardo attento del cacciatore. Dietro di lui camminano due persone: un giovane uomo dalla pelle bronzea, i cui capelli argentei scintillano nella penombra, e un robusto ragazzino sui dieci o undici anni.  

«L’odore di Heartless è molto forte, qui, signore» fa notare quest’ultimo, storcendo il naso. «Devono essere passati in parecchi.»

«Un branco numeroso» conferma Ansem. «E ciò suggerisce la presenza di villaggi nelle vicinanze. Non mi stupirei di trovare addirittura una cittadella o una rocca, chissà, la gente potrebbe essere meno primitiva di quanto pensiamo.»

Il giovane che è con loro annuisce distrattamente, osservando il panorama tutto attorno con pura meraviglia. Il viaggio attraverso le Correnti Cosmiche è stato già di per sé elettrizzante, ma questo luogo… questo luogo è diverso, quasi più alieno del labirinto oscuro e caleidoscopico che collega i mondi. Non ha mai visto un bosco simile: i tronchi sono massicci e di una tonalità quasi violacea, mentre le foglie rossastre sembrano ricoperte di una lieve peluria dorata. Tra quegli alberi assurdi svolazzano grossi insetti iridescenti simili a vivide scintille, per nulla simili a quelli di Radiant Garden. La voce di Ansem si perde in un confuso chiacchiericcio di sottofondo; l’udito non è importante quando la vista è così sbalorditiva. Un insetto particolarmente acceso e variopinto sfiora la manica della giubba del giovane e scompare nel turbine di sfumature fulve che i rami intrecciano sopra le loro teste.

«…Xehanort?»  

Il giovane si riscuote. «Sì?»

Ansem lo guarda con espressione severa, ma i suoi occhi brillano divertiti: è chiaro che condivide pienamente la meraviglia dell’apprendista.

«Non distrarti, Xehanort» dice in tono serio. «I dettagli che cattureremo in questa spedizione saranno utilissimi al laboratorio ed è fondamentale raccoglierne il più possibile.»

«Stavo studiando la diversità della flora e della fauna, signore.»

«Hai già archiviato un sufficiente numero di campioni.»

Xehanort rinsalda automaticamente la presa sulla bisaccia che porta a tracolla: la pelle conciata è già gonfia, ma a lui sembra di aver selezionato con molta cura gli elementi da portare con sé a Radiant Garden. È dispiaciuto per le scarse dimensioni del proprio bagaglio, però è preferibile viaggiare leggeri attraverso le Correnti Cosmiche, sempre che tu voglia ritrovarti con ogni pezzo del corpo al posto giusto.

«La bisaccia è un oggetto m​​​​​​​​​​​​​​​ateriale e quindi per sua stessa natura limitato, ma gli spazi della mente sono incolmabili» replica con dignità. «Nei miei ricordi ci sono più campioni di quanto un intero deposito possa mai sperare di contenere.»

Il ragazzino scrolla le spalle, per nulla colpito da quel discorso filosofico, ma Ansem sorride. Xehanort ha in sé l’inevitabile immaturità della giovinezza, ma anche una mente acuta e brillante. È sicuro che l’allievo diventerà un grande scienziato. All’improvviso una folata gli riempie le narici di un tanfo pestilenziale, il marcato sentore degli Heartless mescolato all’odore di qualcosa che brucia.

Ansem accelera il passo, seguendolo, e i suoi due compagni di viaggio accorrono subito al suo fianco.

«Un incendio…?» sussurra confuso il ragazzino.

«O una pira» riflette Xehanort. «Magari tra i popoli locali le pire sono di uso comune… In certe culture si crede che cremare il corpo aiuti lo spirito a liberarsi.»

I tre iniziano a correre tra gli alberi, ora incuranti degli insetti luminosi e delle piante bizzarre. L’ambiente incontaminato è interessante, sì, ma Ansem preferisce di gran lunga studiare la civiltà; senza contare che Xehanort potrebbe essere stato troppo ottimista riguardo alla natura dell’odore di bruciato. Xehanort quasi non se ne accorge, assorto com’è, e fa appena in tempo ad evitare di calpestare il corpo umano nascosto dietro un grosso groviglio di radici.

«Ma che diavolo…»

Ansem si ferma, s’inginocchia a terra e solleva la creatura per le spalle: è una bambina pallida e smagrita, dagli insoliti capelli blu inchiostro, con una veste sudicia e sbrindellata appiccicata al corpo cosparso di ustioni ed ecchimosi. Respira ancora, anche se debolmente.

«È una di loro» mormora Ansem. «Una figlia di contadini, probabilmente.»

Il ragazzino si china accanto a lui, osserva la piccola con gli occhi dilatati dallo sgomento.

«Cosa le è successo?»

«Credo che saperlo non ci farebbe piacere» dice seccamente Xehanort.

Ansem le scosta una ciocca dal sopracciglio, rivelando un piccolo segno nerastro: un’immagine contorta fatta di spirali e segni geometrici fusi insieme in un caos senza logica.

«Non sempre la sapienza si sposa al gradimento» mormora. «Avrei dovuto immaginarlo: i mondi cambiano, ma il problema resta lo stesso. Un Unborn…»

Il ragazzino sussulta, Xehanort aggrotta la fronte.

Ansem si rialza in piedi, scrutando l’assistente con espressione indecifrabile. «Sono certo che questo campione ti affascinerà più di tutti gli altri. La sua ora non è ancora scoccata, siamo ancora in tempo per salvarla. Te l’affido, Xehanort.»

Il giovane esita, poi prende la bambina tra le braccia. È così leggera e fragile… sembra che basti un colpo di vento a portarla via.

«Ma, signore…» balbetta il ragazzo.

Ansem alza una mano, bloccando sul nascere qualsiasi protesta.

«Gli Unborn non sono contagiosi; una volta impiantati in un individuo, ricavano energia da esso senza estendersi anche ad altri. Li ho studiati a lungo, credimi, Terra. Non porterei mai una minaccia simile a Radiant Garden.»

Il ragazzino avvampa e china il capo, imbarazzato per aver osato mettere in dubbio il senno del suo maestro. Si sa, talvolta dopo un certo numero di anni la maturità di un uomo sfiorisce per cedere il posto a un’ingenua negligenza, ma per Ansem non è ancora tempo e forse non lo sarà mai.

L’uomo si volta verso ovest, da dove proviene l’odore di fumo, e arriccia lievemente il naso.

«Proseguire sarebbe azzardato. Consiglio di tornare a Radiant Garden.»

In quel momento di silenzio e tensione, nessuno di loro immagina le insospettabili capacità della bambina appena salvata.

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Premetto che la fiction non si basa su tutte le informazioni sinora svelate, anzi, molti dettagli sono stati inventati. Scusate per l'inizio un po' macabro... mi auguro comunque che come primo capitolo vi piaccia e di avervi interessato ^^ questo era un ritaglio di passato, la vera storia parte dal prossimo capitolo...
aloha :-)


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Capitolo 2
*** I. Apples and Books ***


Apples and Books

 
Il sole filtrava dalle vetrate, dipingendo aurei serpenti di luce sulle centinaia di scaffali che riempivano la biblioteca. Era un luogo tranquillo e luminoso, relativamente poco frequentato, e ad Aqua piaceva.

La ragazza era seduta a un tavolo appartato in un angolo e sfogliava con attenzione un grosso tomo in pelle, Origine e Storia del Keyblade. Era talmente antico che le pagine ingiallite scricchiolavano al minimo tocco, ma era davvero esauriente: qualcuno – Ansem, probabilmente, o forse addirittura uno dei leggendari Maestri in persona – lo aveva punteggiato di note, aggiungendo nuovi dettagli e completando le parti rese illeggibili dal tempo.

«Sempre qui a consumarti gli occhi sui libri?»

Aqua alzò lo sguardo e un sorriso le increspò le labbra alla vista di un ragazzo alto​​​​​​​​​​​​ e smilzo dagli scarmigliati capelli biondo miele. I suoi abiti, benché di ottima fattura, erano lievemente graffiati qua e là, come se il loro proprietario si fosse tuffato in mezzo a un cespuglio di rovi.

«Dovresti leggere qualcosa anche tu, ogni tanto, Ven, anziché andartene in giro senza far niente» replicò in tono falsamente severo.

Ven si appollaiò con un balzo sulla sedia accanto a lei e abbassò la voce con fare cospiratorio. 

«Sai, il vecchio Thad sarebbe felicissimo se io me ne andassi in giro senza far niente» disse facendole l’occhiolino con aria complice.

Esasperata, Aqua sospirò. «Se io fossi Thad ti avrei già appeso per i polsi fuori da una finestra. Cos’altro hai combinato?»

«Io? Ma assolutamente nulla!» esclamò innocentemente Ven. «Insomma, si lamenta sempre per delle sciocchezze! Se gli sparisce della frutta è colpa mia, se gli cade qualcosa sui piedi è colpa mia…»

«Ed è colpa tua?»

«No! Be’, quasi mai, ma ogni tanto… la tentazione c’è…»​​​​​​​​

«Sei incorreggibile. Thadgor non può permettersi tanti lussi, lo sai.»

Ven sbuffò. «Sì, e so anche che il suo dannato cane mi ha già morso due volte nelle ultime settimane. Ormai quella bestiaccia mi riconosce al primo colpo, anche in mezzo alla folla del mercato di fine mese. Ah, comunque non è un buon cane da guardia, non vigila affatto sul frutteto. Mi auguro solo che Thad non noti tanto presto l’improvvisa scomparsa di un paio di mele.»

Porse un frutto all’amica e ne fece balenare un secondo in mano.

Aqua non poté trattenere un risolino. Ven era sì un Guardiano, un Custode del Keyblade e un bravo combattente, ma anche un ragazzo sfrenato e turbolento a cui piaceva scherzare e divertirsi. Era difficile credere che il fiero Ven guerriero che affrontava coraggiosamente i​​ più feroci Heartless fosse lo stesso Ven che saltellava per il mercato cercando di sfuggire al cane di un contadino.

I due mangiarono le mele chiacchierando del più e del meno. Aqua venne così a sapere che la loro prossima missione si sarebbe svolta nella Terra dei Dragoni.

«Non ho origliato, ero semplicemente nel luogo sbagliato al momento giusto» si difese Ven masticando. «E comunque quel vecchio barbagianni di Ansem potrebbe anche dircelo anziché aspettare che lo scopriamo a modo nostro, no?»

Vecchio barbagianni. Aqua alzò gli occhi al cielo, ma lasciò correre.

Inoltre si sapeva che Terra sarebbe tornato la mattina seguente: aveva chiesto una licenza di tre giorni per visitare le Destiny Islands, e il tempo stava per scadere. Non erano in molti a sapere del legame fra Terra e quel pugno di isolette sperdute: per la maggior parte della gente, ogni tanto semplicemente Terra spariva, e si veniva a sapere che era andato a fare un sopralluogo in un altro mondo. Era un Guardiano, era normale che non rimanesse inchiodato a Radiant Garden, no?

In realtà, ad attirare Terra alle Destiny Islands c’era ben altro c​he il semplice dovere. Aqua e Ven sapevano che l’amico era originario di quel luogo e che laggiù vivevano ancora sua madre e suo fratello minore, le cui condizioni, sebbene dignitose, non potevano che beneficiare della presenza di Terra.

«Gli ci voleva una bella vacanza» commentò Ven. «Ultimamente era a pezzi.»

«Troppo lavoro e troppo poco riposo» assentì Aqua. «Credo che si senta responsabile di noi due, essendo il più grande e maturo del gruppo. Certe volte ho persino la sensazione che si sobbarchi fardelli che dovrebbero spettare a noi.»

«È il motivo per cui lui è Capitano della Guardia e io una semplice recluta» ridacchiò Ven, ma nella sua voce Aqua percepì una punta di amarezza. La sua espressione si addolcì; V​en era così giovane, più giovane di Terra, più giovane di lei. Spesso si comportava come un ragazzino, ma lei era certa che prendesse la propria missione molto più sul serio di quanto non volesse lasciar trasparire.

È un buon Guardiano, e sono certa che sarà anche un buon Maestro.

Si sorprese a pensare a Ven con affetto, e s’affrettò a cancellare l’espressione intenerita dalla faccia. 

«Be’, non puoi mica aspettarti che lord Ansem affidi un incarico simile a un ragazzetto come te» lo provocò sarcastica.

Ven sogghignò. «Se lo facesse, avremmo ai nostri piedi l’intero universo.»

«Sì, con qualche milione di vite umane in meno.»

«Ah-ha…» Il ragazzo si produsse in un finto sbadiglio e appoggiò la testa al palmo con aria annoiata. «Ma quanto sei spassosa. Senti, perché anziché dire scemenze non mi accompagni alla Sala Bianca? Ho il turno con Virago questo pomeriggio…»

«Certo.» Gli strizzò l’occhio. «Sei innamorato cotto di lei, vero?»

«Ovvio, è l’amore della mia vita» borbottò Ven.

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Ok, primo capitolo della 'vera' storia :) che ne pensate, vi piace? spero di avervi interessato, almeno un pochino ^^

grazie mille falcediluna ^^



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