Miss Ice Heart
Good
morning.
Era
mattina. Michael lo aveva intuito quando un tiepido
fascio di luce era
entrato dalla finestra riscaldando la stanza e dandogli fastidio agli
occhi.
Non gli andava di alzarsi ma tanto,
ormai, era sveglio e
sapeva che non sarebbe riuscito ad addormentarsi di nuovo.
Si alzò lentamente e
rabbrividì quando i piedi toccarono
terra, anche se era pieno inverno e faceva un caldo bestiale.
Strinse i denti e si alzò
di scatto, ignorando il dolore al
collo e alla schiena. I ragazzi ci erano andati giù pesante
la sera prima ed
ora si sentiva tutto indolenzito.
Uscì dalla stanza senza
curarsi di far rumore, tanto era
solo in casa, come sempre, e lo sapeva bene.
Scese di sotto saltellante e
sorridente ma si spense
improvvisamente quando notò la figura curva che sonnecchiava
sul tavolo della
cucina.
Era strano che Miren fosse ancora a
casa visto che di solito
si svegliava molto prima per evitarlo.
Michael si avvicinò, ora
più silenziosamente, e si sedette
di fronte a lei con una tazza di latte freddo tra le mani.
La osservò per qualche
minuto mentre un’ espressione strana
gli nasceva sul viso. Non riusciva a capire perché quella
ragazza fosse così
strana.
Era bella, tanto bella, ma il suo
modo di fare non gli
permetteva di pensare a lei a quel modo.
Aveva pensato tante volte come
sarebbe stato avere una
ragazza bella, gentile e sorridente sempre in giro per casa dato che a
lui
questa fortuna non era capitata.
Miren era bella, si, ma di gentile e
soprattutto sorridente
non aveva proprio niente. L’unica volta che la vedevi
“sorridere” era quando
voleva prenderti in giro con quel ghigno maledetto che Mike odiava
più di
qualunque cosa al mondo.
Diceva che Miren non era umana, lo
aveva sempre pensato, da
quando i suoi genitori l’avevano portata a casa loro.
La cosa lo intrigava,
all’inizio, ma aveva imparato a
conoscerla e a capire che mai sarebbero potuti andare
d’accordo.
Erano troppo diversi, troppo
incompatibili.
A dirla tutta Miren era incompatibile
un po’ con tutti, ma
lui non la sopportava proprio.
Distolse lo sguardo dalla sua tazza e
rabbrividì quando notò
due profondi occhi chiari fissarlo.
Miren aveva i capelli raccolti in due
trecce disordinate e
il trucco sbavato, come sempre. Fissava Michael così
intensamente che il
ragazzo sentiva la faccia bruciare.
Era impassibile, con le labbra in una
linea perfettamente
dritta, e sembrava non aver nulla da dire, come sempre.
-Buongiorno…-
mormorò Michael, scocciato, alzandosi dalla
sedia e posando la tazza nella lavastoviglie.
Non voleva guardarla, non voleva
stare nella sua stessa
stanza, lei gli incuteva timore.
Era così, lo ripeteva
sempre Luke, ma lui non voleva proprio
ammetterlo ad alta voce. Lui era forte, bello e audace e non poteva
ammettere
di aver paura di una ragazzina.
Fece un lungo sospiro e
rabbrividì di nuovo quando si rese
conto che la ragazza ora si era spostata al suo fianco.
Si voltò verso di lei e
notò che stranamente non lo stava
fissando, troppo occupata a lavare alcuni bicchieri.
-Buongiorno.- disse lei, ad un
tratto. E Michael sgranò gli
occhi perché no, non se lo aspettava proprio.
Era un evento più unico
che raro, a dirla tutta, perché
Miren non parlava quasi mai. Non con lui almeno e non in sua presenza.
Aveva una bella voce, lo sapeva
soprattutto perché l’aveva
sentita canticchiare una volta nella doccia.
-Tua madre ti ha lasciato un post-it
sul frigo.- aggiunse
asciugandosi le mani e dirigendosi verso la porta.
Uscì senza dire altro,
quasi senza fare rumore.
Era come un felino, un gatto pronto
ad attaccare per
difendersi, era questo quello che Michael pensava di lei.
Eppure lo intimoriva da morire.
***
-Luke..- salutò
l’amico biondo con un gesto del capo prima
di sedersi nel banco accanto a lui.
-Ehi amico, sembri aver visto un
fantasma!-
Michael si passò,
frustrato, le mani sul viso. Non riusciva
a capire perché non riusciva a togliersi Miren dalla testa.
Era il suo pensiero
fisso.
La odiava, la odiava proprio. E la
cosa brutta era che lei
non aveva mai fatto nulla di concreto per farsi odiare da lui.
-Miren è pazza.-
riuscì solo a rispondere prima di
allungarsi sul banco e chiudere gli occhi.
Luke rise, una risata così
sincera e cristallina che Michael
non potè che imitare.
Era impossibile pensare ai problemi
quando Luke era nei
paraggi. Era sempre così positivo, allegro e divertente che
proprio non ci si
riusciva. Luke era amico di Michael da tre anni e sapevano entrambi che
sarebbero rimasti amici per molti anni ancora.
Andavano d’accordo, tutto
qua. Erano la coppia perfetta.
-No Mike, sei tu che sei
pazzo… Quella ragazza non ti ha mai
fatto nulla, eppure tu continui ad odiarla. Perché? Me lo
puoi spiegare?- gli
chiese con un’espressione interrogativa stampata in volto.
Ed era vero, appunto. Luke non
riusciva a capirlo. Certo
Miren era strana, parecchio, ma lui non la trovava poi tanto male.
Secondo lui era una persona
interessante, invece, che andava
conosciuta a fondo, una persona che aveva tante cose da dire ma
preferiva
tenersele per se, una persona che sapeva ascoltare e molto sveglia.
Michael aprì leggermente
le labbra e incrociò le braccia al
petto in segno di disappunto. Non sopportava che Luke la difendesse.
Lui aveva
ragione, e basta.
-Ma l’hai vista? Stamattina
l’ho trovata che dormiva sul
tavolo. E mi ha parlato, due volte!-
Lo disse come se fosse la cosa
più assurda del mondo, e per
lui effettivamente lo era.
Erano mesi che non sentiva Miren
parlare e ora non riusciva
a capacitarsene. Luke
alzò un
sopracciglio mentre un sorrisetto ironico nasceva sulle sue labbra.
-Stai esagerando, come
sempre…-
Mike stava per ribattere quando Mr.
Brown, il professore di
letteratura inglese, fece il suo ingresso in classe.
Michael scoccò
un’ultima occhiata a Luke prima di girarsi e
seguire la lezione.
Non stava esagerando…
forse.
***
-Miren… ciao.-
La ragazza si girò di
scatto trovandosi di fronte Ashton
Irwin in tutto il suo splendore.
Miren era convinta che Ashon fosse
l’unica persona con cui
poteva andare d’accordo. Si conoscevano da poco tempo ma lui
era così coinvolgente
che riusciva persino a farla parlare.
Era l’unico che aveva
provato a conoscerla davvero, l’unico
che aveva deciso di perdere tempo con lei.
-Ash…- mormorò
salutandolo con un cenno della testa.
-Ti va di andare a mangiare qualcosa
insieme stasera?- le
chiese. Non c’era imbarazzo nella sua voce, come se non le
avesse proposto un
appuntamento.
Ashton era troppo sicuro di se per
essere imbarazzato ed era
soprattutto questo che a Miren piaceva.
Erano simili in molte cose.
Si limitò a scuotere la
testa, per rifiutare, comunque. Ash
indossò il broncio più carino che lei avesse mai
visto ma il suo viso non fece
una piega.
-Miren, sei troppo rigida! Sorridi un
po’!- la ribeccò lui
poggiando una delle sue braccia muscolose sulle spalle minute della
ragazza e
spingendola verso la mensa. Miren sbuffò alzando gli occhi
al cielo prima di
sorridere, in modo decisamente falso.
Ashton scoppiò in una
sonora risata e la strinse di più a
lui.
Miren
non obiettò,
Ashton era caldo ma quando stava con lui sentiva che il ghiaccio che
aveva
dentro era al sicuro, forse.
***
-Miren sei a casa?-
Michael si tolse le scarpe di fretta
e sbuffò. Sua madre
sembrava tenere molto più a quella schizzata che a lui che
era suo figlio.
-No, sono solo io.-
disse
dirigendosi verso la cucina dove sua
madre era impegnata a cucinare qualcosa di buono.
Si voltò quando Mike si
sedette pesantemente sul tavolo,
facendo rumore. Aveva la faccia scocciata e la testa piena di paranoie.
-Che hai Mikey?- gli chiese la donna.
Mike non potè non
sorridere notando quando somigliasse a sua madre. Era fiero di questo,
le aveva
sempre voluto un gran bene.
-Miren.- disse solo lui. La nonna
sospirò lasciando lo
strofinaccio che aveva in mano sul tavolo e sedendosi accanto a lui.
-Perché la odi
così tanto?- gli chiese per l’ennesima volta.
Michael non aveva una risposta a quella domanda, non l’aveva
mai avuta.
-Non lo so, mi irrita anche solo
sapere che dorme nella
stanza accanto alla mia.-
La donna, Chirsten, lo
guardò con sguardo apprensivo per
qualche secondo prima di scendere dal tavolo e posizionarsi di fronte a
lui.
-Quella ragazza ha sofferto pene che
tu non puoi neanche
immaginare. Sarà un po’ strana ma come fai a
giudicarla se non hai mai provato
a conoscerla?-
Michael non sapeva cosa rispondere.
Che Miren avesse
sofferto poteva immaginarlo ma non aveva mai neanche pensato di
conoscerla
meglio, era un’ipotesi non ipotizzabile.
Non poteva, non era nelle sue
capacità.
-Non mi piace. Non mi è
mai piaciuta e mai mi piacerà.
Punto.- e scese da tavolo con un balzo.
Si voltò per andare in
camera sua mentre sua madre,
affranta, si rimetteva a cucinare.
Michael non sapeva cosa fare.
Miren era ferma, immobile, apatica,
sull’uscio e lo stava
fissando in un modo diverso dal solito.
Michael era pietrificato
perché nei suoi occhi ghiacciati
giurava di aver visto qualcosa, qualcosa che ora gli pugnalava lo
stomaco.
Miren si voltò e con una
lentezza innaturale prese a salire
le scale, diretta in camera sua.
Finalmente aveva sentito quello che
Michael pensava di lei.
Lo sapeva, ma
sentirlo era meglio.
Era fuori rischio… il
ghiaccio era al sicuro.
Salve!
Mi è dispiaciuto molto non
vedere recensioni al
prologo ma spero che questo capitolo vi piaccia e che deciderete di
recensire.
Bene abbiamo capito un po’ quali sono i caratteri dei
personaggi e Miren ora sa
cosa Mike pensa di lei!
Fatemi sapere che ne pensate! Al
prossimo
capitolo <3
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