Filosofia di Mistiy_Ronny (/viewuser.php?uid=795818)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buongiorno ***
Capitolo 2: *** Sofia e Valeria ***
Capitolo 3: *** Mi cascano le ovaie ***
Capitolo 4: *** Il presunto stupratore ***
Capitolo 5: *** Il cane rognoso ***
Capitolo 6: *** Tutti vogliono la banana ***
Capitolo 7: *** E' inutile piangere sul latte versato ***
Capitolo 8: *** I panni sporchi si nascondono dentro l'armadio ***
Capitolo 1 *** Buongiorno ***
Appoggio
la fronte contro il vetro freddo della corriera. Alzo lo sguardo per
dare un'occhiata al mio viso ma il mio riflesso si confonde con le
sporche goccioline condensatesi sul vetro. Anche se non posso vedere
il mio volto scommetto che è stravolto e il mio sguardo urla
“che
palle!”. Quanto tempo della mia vita spreco su questo
catorcio a
quattro ruote? Ci impiega quaranta minuti per trascinarmi a scuola e
altrettanti minuti per riportarmi a casa. Tutto questo
perché vivo
in un cesso di paese di nome “Fiorino”. Per quanto
riguarda
l'istruzione fiorino offre solamente una scuola materna e una
elementare, tra l'altro diroccata. Dicono che presto
chiuderà per
essere ristrutturata.
Ogni santa mattina mi tocca alzarmi alle
sei, correre alla fermata entro le 6.45 trascinare le mie chiappe
stanche sopra questo coso e godermi quaranta minuti magici.
La mia
testa è ancora sotto le coperte che riposa beatamente, il
mio
corpicino sente la mancanza delle soffice lenzuola di flanella che
mamma ha comprato un mese fa
“Vedi
sono costate poco però non hanno niente da invidiare a
quelle che
vende quella ladra della Patti”.
Disse
mamma tutta fiera mentre le sistemava sul materasso.
Patti è la
proprietaria di un negozietto situato nel paese dove si possono
acquistare tende, tovaglie, trapunte e altre stronzate varie. La
mamma ce l'ha a morte con lei perchè, sostiene che vende la
stessa
merce del mercato a prezzi esorbitanti.
Il mio corpo infreddolito
sogna quelle lenzuola che
“costate-poco-però-non-hanno-niente-da
-invidiare-a-quelle-che-vende-quella-ladra-della-Patti” . Mi
sento
sempre una merda quando mi alzo eppure sembra uno stato d'animo non
condiviso. Vedo le mie compaesane che chiacchierano allegramente,
seppure con la voce leggermente impastata dal sonno ma purtroppo sono
abbastanza forti da poterle udire.
<<
Hai presente Francesco? Mi piace >>
<< Davvero? E'
cicciotello, come può piacerti? >>
Non
mi interessano i drammi amorosi , quelli me li racconta mia sorella
fino allo sfinimento. Aguzzo l'orecchio alla mia sinistra, magari le
ragazze sedute ai seggiolini accanto hanno qualcosa di più
interessante …
<<
Ti piace lo smalto? >>
<< Bello!!! E' color corallo?
>>
<< No è color … >>
Ci rinuncio. Meglio
affondare la testa nella giacca e non sentire niente. Le chiacchiere
di prima mattina mi danno la nausea, a dire il vero tutto di prima
mattina mi stomaca, persino la colazione. Mamma ogni volta s'impegna
a prepararmi una bella colazione, per esempio stamattina si
è alzata
all'alba per cucinare una torta di mele.
“ Mamma
perchè non rimani a letto? Non è necessario che
ti alzi per
prepararmi la colazione”
“ Lo
faccio con piacere. E poi se non te la preparo tu non mangi. “
Ogni
volta mi siedo al tavolo e per farla contenta mi metto in bocca
qualche boccone. Lei mi sorride soddisfatta e nel momento in cui
mostra la schiena per lavare qualche utensile nel lavandino, sputo il
cibo nel tovagliolo di carta che nascondo dentro la tasca dei
pantaloni . Mia sorella seppure accanto a me, non se ne accorge,
affonda la testa nella scodella di latte e non guarda in faccia
nessuno. Credo che anche lei al mattino si senta una merda.
Quando
posso alzarmi, mi dirigo in bagno dove butto nel cesso il
fazzolettino, lo sciacquone elimina la prova del reato. Odio la
colazione.
Sono
arrivata. Che gioia ora mi tocca aspettare che la campanella suoni.
Fa un freddo cane, è una terribile mattina di febbraio. Le
mie
guance bianche saranno diventate rossicce. Gli alunni che passano
probabilmente pensano che sono sul procinto di piangere, Il freddo
è
talmente pungente che gli occhi sono umidi ma i passanti si sbagliano
di grosso, io non piango mai. Piangere è da deboli e io non
lo
sono.
Accidenti! Un pizzicore mi sale lungo le cavità del naso.
Se starnutisco è la fine, non potrò trattenere i
goccioloni
intrappolati nelle palpebre. Questa è una di quelle rare
mattine in
cui vorrei essere in classe, ci sarà comunque freddo e
sarò
costretta ad indossare il piumino, perchè la scuola non
può
permettersi di sostenere una spesa così grande come il
riscaldamento. Non può nemmeno permettersi il rifornimento
di carta
igienica e di sapone nei bagni. Onestamente non so cosa può
permettersi l'istituto. No giusto, lo so! Ieri nel porta gessi della
lavagna, era presente un cancellino nuovo di zecca che la
professoressa Leone elogiò. Sembrava molto felice, noi ai
banchi un
po meno, preferivamo un grande rotolo di carta igienica.
Tiro su
col naso. Sono scampata al terrore dello starnuto in compenso ora
devo lottare contro il disgustoso moccolo che vuole scendere
giù dal
naso. Uffa! Ogni volta che necessito di un fazzoletto non lo trovo
mai nello zaino, colpa mia che faccio lo zaino sempre al mattino in
fretta e furia, dimentico sempre qualcosa. No non è colpa
mia se mi
trovo in questa situazione. È colpa di Maria e del suo
fidanzato.
In
una bella mattina primaverile Maria e il fidanzato deciseo che fare
sesso in macchina o nella cameretta da letto non era abbastanza
eccitante, così s'intrattenerono in un coito, su un banco
della
classe B. Anche Cecilia, una bidella della scuola, quella splendida
mattina di primavera si alzò con una bella idea: dare una
lavata al
pavimento della classe B prima dell'inizio delle lezioni. Fu
così
che Cecilia, con il mocho tra le mani sorprese i due. Quello che
successe è scontato, ovviamente la bidella
avvertì immediatamente
la preside che espulse i fidanzatini per due settimane.
Per
intere mattinate le discussioni degli studenti erano incentrati su
questo argomento. Si sa tutti gli episodi sconcertanti vengono poi
ingigantiti dalla fantasie dei chiacchieroni.
<<
Sai Clara? Quella pettegola del quinto anno mi ha detto che Cecilia,
prima di avvisare la preside si è divertita insieme ai due
... >>
Mi
disse Diana durante l'intervallo tutta divertita. Una balla
clamorosa, se si fosse unita in un menage a trois, perché
diamine
avrebbe dovuto avvisare la preside? Maria avrebbe potuta ricattarla
“
se lo dici a qualcuno noi facciamo la spia, ti rovinino la
vita e
diciamo a tutti quanto sei pervertita”. E poi
Cecilia non è un
grande bellezza, dubito che Maria, una delle più carine
della
scuola, desiderasse avere una esperienza sessuale con una vecchia
rugosa come lei. Diana sembrava esserne convinta quindi, non volendo
fare la guastafeste mi limitai a ridere assieme a lei.
Di tutta
questa vicenda la cosa che più mi sconcerta è la
“ bidella che va
a pulire una classe”.
Lo
scorso settembre, appena suonò la campanella seduta sulla
sedia del
mio banco, mi affrettai a bere la lattina di the che avevo acquistato
al bar. La professoressa Leone non tollerava che qualche suo alunno
bevesse durante le sue “importantissime lezioni”.
“ Noi
siamo a scuola, non al bar! Al massimo posso tollerare la
bottiglietta d'acqua sopra al banco”
Sentenziò con
quella sua vocetta stridula. Che senso ha questa regola non lo so!
Alla professoressa Leone cambia la vita se anziché la
bottiglietta
d'acqua, sul banco appoggio una lattina di the? Forse ha qualche
problema con le lattine? Magari se sul banco lascio una bottiglietta
di plastica di the non la disturba. Non rischiai, bastava un niente
per farla ruggire.
Per non beccarmi una sfuriata,
imprigionai tra le labbra la latta, reclinai la testa all'indietro
per ingurgitare il liquido in un unico sorso. Diana al mio fianco
rise prendendomi in giro, interruppe la delicata operazione. Non
riuscii a trattenere la risata e quello che successe fu inevitabile:
tossii furiosamente con il the piantato in mezzo alla gola, misi una
mano sulla bocca per evitare di sparpagliarlo per terra con il
classico risultato : mi sbrodolai tutta la t-shirt azzurra e persino
una parte dei jeans. Una scena disgustosa. Ovviamente dalle dita
scivolò la lattina e si formò una piccola
pozzanghera giallina sul
pavimento. Diana rideva come una scema, bella amica! Io stavo morendo
soffocata e questa rideva . Con il viso tutto paonazzo e le lacrime
al volto mi allungò un pacchetto di fazzoletti
“ Asciuga
per terra , poi puliranno le bidelle”
Alla bene meglio
asciugai il pavimento ma rimase una chiazza appiccicaticcia dal
colore trasparente.
I
giorni passarono e la macchia divenne color giallino, dopo un mese
gialla e ora è marrone. Credo stia raggiungendo lo stadio
della
decomposizione. Perché Cecilia non si alza una bella mattina
con
l'intenzione di pulire la nostra aula? E magari scrosta anche quella
benedetta macchia vecchia di cinque mesi.
Dopo il fattaccio la
preside decise, per evitare episodi analoghi, che le porte
dell'edificio si sarebbero aperte solo dopo il suono della campana,
alle ore 8.00 in punto.
Vorrei tanto andare dalla preside e dirle:
“ signora di mattina a malapena riesco a vestirmi, non mi
verrebbe
mai in mente d'intrattenermi in un passionale coito. Per favore mi
lasci entrare”
“ vattene, esci da qui o ti
espello” probabilmente risponderebbe
così vista la sua
fama di “donna acida”
Appena
entro in classe la mia vicina di banco mi saluta
<<
Buongiorno >> la voce di Diana è allegra. Lei
è sempre
allegra anche di prima mattina.
<< Ciao >> per quanto
mi sforzi la mia voce è bassa e roca. Proprio non riesco a
essere
frizzante e gioiosa. Butto l'occhio per terra, magari Cecilia
è
venuta a pulire il zozzo pavimento. E no! La macchia è
ancora lì!
Oggi sembra ancora più scura di ieri. Non mi resta che dare
il
buongiorno anche a te piccola pozzanghera, ormai sei la mia seconda
compagna di banco e credo che passeremo insieme questo anno
scolastico. Cecilia non arriverà mai quindi posso
affezionarmi oh!
La professoressa di francese è arrivata. Bene durante questa
ora
penserò a come chiamarti.
La
campanella suona, l'intervallo comincia. Tutte le mie compagne di
classe si alzano contente. Contente di cosa non lo so, tanto fra
dieci dieci minuti torneremo qua a marcire sul banco. Anche Diana
è
contenta ma per un motivo specifico: l'ora dell'intervallo per lei
equivale “all'ora in cui sbavo dietro a Dennis”, un
ragazzo
dell'ultimo anno per cui Diana si è presa una sbandata.
<<
Andiamo! >> mi afferra il braccio
<< Sì >>
meglio che mi muova altrimenti questa mi trascina di peso.
Ci
ritroviamo nel piccolo cortile della scuola, poggiate alla rete
mentre ci fumiamo una sigaretta. La parola
“cortile” non si
s'addice al posto in cui ci troviamo, sotto ai nostri piedi
c'è solo
cemento eroso dagli anni . Nemmeno un filo d'erba o un alberello
colora questo spiazzo grigio, solamente tanti piccoli mozziconi
arancioni di sigaretta decorano questo triste grigiore. L'unica
parola per definirlo è “triste” ma a
Diana non importa perché
tutti i colori sono racchiusi nel ragazzo che, a pochi metri da noi,
pomicia appassionatamente con la sua fidanzatina.
Non so come fa,
se a me piacesse un ragazzo non riuscirei mai a fissarlo ogni giorno
mentre pomicia con una. Inoltre Diana non si limita a pedinarlo
durante gli orari scolastici, attraverso Facebook s'informa dove
trascorre i week end e trova sempre un modo per raggiungerlo e
fissarlo mentre limona.
Un giorno gli esposi il dubbio ma lei con
tutta tranquillità rispose:
“prima
o poi si lasceranno”
Fino a quando non scaricherà la tipa ,
continuerà a perseguitarlo come un'agente segreto.
Dopo
lunghi spionaggi, Diana si è tinta i capelli di biondo, con
un
radicale taglio di caschetto diventando una piccola copia della
ragazza di Dennis
“ A Dennis piacciono così” ,
rispose lisciandosi con le mani il caschetto platinato
Hilary
mi aveva prestato i suoi appunti di francese. Hilary è una
deliziosa
ragazza che frequenta il mio stesso anno ma in una sezione diversa.
Ci eravamo conosciute in prima superiore durante l'intervallo, mentre
facevamo la fila per usufruire del bagno, ma questa è
un'altra
storia.
Prima che arrivi la professoressa Leone acchiappo il libro
dalla borsa, esco dalla stanza. mi getto nel corridoio e utilizzo la
forza dei gomiti per farmi strada nella calca di alunni che
disperati, cercano di arrivare nella propria classe.
Finalmente ci
sono! La chioma bionda di Hilary affonda su un massiccio libro. Senza
dire una parola piano piano, poso il quaderno accanto al librone, non
voglio distoglierla dal suo affannatissimo ripasso. Lei si accorge
della mia presenza, alza gli occhi e mi ringrazia con un sorriso.
Hilary ha un bellissimo sorriso forse è per questo che gli
uomini
cadono ai suoi piedi. Quando sorride è meravigliosa, anche
se per
pochi istanti riesce a trasmettermi una dolce serenità. Per
pochi
attimi mi sento talmente serena che mi pare che Buddha sia sceso in
terra a proclamare la dottrina della pace. Hilary non assomiglia
affatto a quel panzone di Buddha ma a un piccolo angelo accompagnato
dal dolce suono dell'arpa. Perché i suoi genitori non
l'hanno
chiamata Angelica? O Angela? Sarebbe stato un nome azzeccatissimo.
Timidamente ricambio il sorriso, so che il mio non potrà mai
trasmettere la stessa dolcezza.
Proprio nel momento in cui sto
varcando la porta.
<< Cosa hai fatto all'occhio? >> mi
volto verso la voce stridula e mi ritrovo davanti una biondina
platinata, truccata quanto una prostituta. La domanda che
più temo e
tormenta ogni maledetto giorno della mia vita. Oggi mi ero
dimenticata di avere una grandissimo nevo che si estende dalla fronte
sinistra, percorre la palpebra fino allo zigomo, ma per fortuna a
questo mondo c'è sempre qualcuno pronto a ricordarmelo. I
medici lo
chiamano *Nevo di Ota, io la chiamo “ macchia
scocciante”
La
sua voce è talmente allarmata che tutti gli occhi della
stanza sono
posanti su di me.
“Non sono cazzi tuoi!
Tua madre non ti ha insegnato l'educazione? Se vedi una sconosciuta
senza un braccio tu gli chiedi che diamine ha fatto? Anziché
preoccuparti per la mia faccia, sarebbe meglio se ti preoccupassi
della tua! Sei truccata come una puttana che fa sesso in macchina per
30 euro, mi vergognerei come una matta a girare conciata in quel
modo”.
Vorrei
tanto rispondergli così e magari mollargli anche un teatrale
ceffone. La tipa a quel punto si metterebbe a piangere, copiose
lacrime scenderanno lungo le gote segnando delle profonde strisce
nere (indossa troppo mascara). A quel punto la professoressa sarebbe
entrata in classe e sconcertata dal pianto della ragazza, mi avrebbe
cacciato dalla preside.
<<
Il trucco si è sbavato >> rispondo
semplicemente. Purtroppo
mia madre mi ha insegnato a comportarmi educatamente
Imbarazzata
dai quaranta occhi che mi fissano, esco dalla stanza a testa bassa.
Perché devo sentirmi in imbarazzo? E' lei che deve
vergognarsi per
aver umiliato così una persona che neanche conosce,
è lei la
cretina della situazione. Allora perché sono io quella che
scappa
dalla classe imbarazzata?
Per
fortuna arrivo pochi secondi prima della prof. Quando appoggia il
sederone sulla sedia, abbassa gli occhiali facendoli scendere fino
alla punta del naso. I suo occhi sono ridotti in due arcigne fessure,
ci scrutano con profondo odio.
Se ci odia così tanto, perché
accidenti ha deciso di fare l'insegnante? Ci sono così tanti
mestieri, come per esempio la professione del becchino. Sì
sì,ce la
vedo a sistemare i cadaveri dentro alle bare, i morti non parlano e
non possono decisamente disturbarla a differenza di noi.
Mentre la
professoressa Leone ci ordina di aprire il libro l'occhio cade sulla
chiazza che giace per terra. Non gli ho ancora dato un nome,
però mi
disgusta e la trovo fastidiosa. Forse la gente pensa questo di me.
Finalmente
sono fuori, anche oggi è andata!
Saluto frettolosamente Hilary e
Diana. Hilary sicuramente avrebbe tirato fuori quello che successe
poche ore fa, nella sua classe chiedendomi “stai
bene?”. Lo
avrebbe fatto in buona fede, si sarebbe comportata come un' amica
esemplare . Nella mia testolina si delineano i contorni del volto di
Hilary deformati dalla preoccupazione, gli occhi velati di
pietà.
Odio quello sguardo, sono cresciuta con quegli sguardi pietosi che
urlano “povera ragazza”. In genere sono gli adulti
a guardarmi
così, invece i coetanei, mi fissano schifati e nel contempo
curiosi.
Odio con tutta me stessa quegli sguardi.
Anziché
dirigermi come al solito, alla fermata del bus, la evito e imbocco la
strada principale che mi conduce a una piccola piazza circolare
costeggiata da negozi. Principalmente si trattano di negozi di
vestiario fatta eccezione per una libreria e un negozio di fumetti.
Quest'ultimo è la mia meta. Ho a disposizione solamente 15
minuti
per andare afferrare il manga, cacciare i soldi sul banco e fuggire
verso la fermata. Correndo ce la posso fare, ho calcolato che in
media per percorrerla a piedi a passo cauto, sono necessari trenta
minuti. Seppure lo zaino pesa sulla schiena ce la posso fare, anzi
devo farcela. Visto il minuzioso calcolo è evidente che non
è la
prima volta che mi reco alla bottega, anzi quello è il mio
posto
preferito in cui trascorrere del tempo.
Attendo quel volume da
mesi.
Ogni
giorno ,dopo la scuola mi recavo nel negozio chiedendo al commesso
che placido placido, si leggeva una rivista con la sigaretta pendente
all'angolo della bocca
“ E' arrivato Saiyuki volume
1? “
“No”
“Quando arriva?”
“Non
lo so”
Nei precedenti tre mesi abbiamo intrattenuto questa
conversazione , ogni giorno. Il proprietario non è molto
loquace
anzi, è evidente che gli scoccia parlare.
Dopo
due mesi appena apro la porta il commesso poggiò il giornale
sul
banco e per la prima volta mi guardò .
<< Domani arriva
>>
<< Davvero?! >>
<< Sì, ora vattene
>>
Continuo
a camminare a passo deciso mentre il vento mi sputa in faccia il
freddo e la cartella sbatte contro le scapole. Niente può
fermarmi,
anche se la schiena strilla di dolore e ho perso sensibilità
al
viso. Se mi ritrovo in questa situazione è tutta colpa di
Valeria.
Un
bel giorno mi balenò nella testa l'idea di rileggere un
vecchio
manga così mi arrampicai sulla mensola alla ricerca
dell'amatissimo
saiyuki volume 1. Disperata rovistai tra i libri, spalancai i
cassetti, l'armadio e dopo tanta ricerca giunsi a una conclusione :
qualcuno si era intrufolato in camera e lo aveva gettato. Incazzata
nera scesi i gradini che mi portarono al piano terra.
<<
Mamma, hai buttato via un mio manga? >>
<< No Sofia,
lo sai che non butto via niente senza il tuo consenso >>
<<
Allora dove diamine è? >>
<< Cosa ? >>
Senza
risponderle ripercorsi le scale per dirigermi nella camera di mia
sorella. Spalancai la porta lei urlò coprendosi il seno.
Valeria ha
un seno generoso, lunghi capelli biondi e un fisico slanciato che fa
impazzire i ragazzi.
<< Valeria hai buttato via un mio
manga? >>
<< Si bussa prima di entrare >>
<<
Valeria?! >>
<< Sì, ne ho preso uno a casaccio e l'ho
messo nel pattume >>
<< Perché? >>
Valeria
s'infilò una t-shirt che stava sul copriletto. Era molto
aderente e
due grandi capezzoli spuntarono sotto la maglietta. Valeria doveva
avere un grande freddo.
<< Mi avevi fatto incazzare! Non
avresti dovuto indossare la mia camicia di Calvin klain. L'hai
impuzzolentita di sudore e non l'ho potuta indossare alla festa di
Clara! >>
Due capezzoli ritti sotto la maglietta verde mi
fissavano, non riuscivo a distogliere gli occhi da loro. Mia sorella
ha due meloni belli grossi ma da chi diamine li aveva ereditati? Mia
madre ha un seno normale, porterà un seconda e il mio
è quasi
inesistente. Pensai un attimo alle nonne ma nessuna possedeva
mammelle così generose. Boh?!
<< Però io non l'ho buttata
nel pattume la camicia >>
<< Chissene frega!!!! E'
come se l'avessi fatto visto che puzzava non l'ho potuta indossare
>>
Mia sorella si stava riscaldando e presto avrebbe
cominciato ad urlare. Mia madre corse al piano di sopra sentendo il
tono minaccioso della voce di Valeria
<< Che succede
ragazze? >>
<< Niente, sono affari nostri >> mia
sorella risponde sempre male alla mamma, soprattutto quando ha una
dannata voglia di litigare. Per evitare che mia madre s' incazzasse
con Valeria, liquidai la faccenda << mamma non
è niente, è
tutto a posto >>
Se
avessi comunicato a mamma quello che la bella tettona aveva commesso,
sarebbe andata finire male.
“
Perché hai buttato via il manga ? Lo sai quanto Sofia ci
tiene”
“
Chissene frega mi aveva fatto incazzare “
“ Questo ti pare un
valido motivo per buttare via le cose di tua sorella?”
“
Vaffanculo!!! Nessuno mi capisce in questa casa, me ne vado!!!
“
Avrebbe indossato un paio di jeans e sarebbe uscita di casa
con la schiena ritta e i suoi capezzoli dritti dritti. Quando si
arrabbia mia sorella irrigidisce i muscoli, spesso li vedo guizzare
sotto i vestiti. Mia sorella ha sempre i muscoli rigidi.
Valeria
avrebbe sbattuto violentemente la porta di casa e mia madre si
sarebbe seduta sul letto di mia sorella
“ Perché è così
cattiva? “ avrebbe cominciato a piangere. Io sarei rimasta
lì in
piedi a fissarla. Odio terribilmente vedere piangere mia madre, non
so mai cosa fare per consolarla.
Quel
giorno ritenni giusto non fare la spia, però è
colpa di Valeria se
oggi devo correre come una forsennata.
Finalmente sono arrivata!
Il commesso è lì al bancone con la sigaretta in
bocca, la rivista
tra le dita e con la sua perenne espressione annoiata. Da quando in
qua è permesso fumare in un negozio? Se lui fuma posso
accendermi
anche io una paglia? Sarebbe una figata passare ore qui dentro,
rovistare fumetti e fumacciare. Scommetto che a quello non andrebbe
molto a genio e mi direbbe
“ Vattene fuori a fumare “
Che
ingiustizia. Come può fumarmi in faccia in quel modo? Anche
se
fumare lì dentro pare pericoloso, insomma la merce del
negozio è
carta, l'inchiostro nero con cui stampano i fumetti è
altamente
infiammabile. Merda! Se un giorno quello stupido mentre riordina gli
scaffali, la sigaretta cade dalle labbra su una pila di manga?
Fuuuuuuuuuuum … l'unico negozio di fumetti nel raggio di
miglia
svanisce fra le fiamme!!! Non dovrebbe fumare qua dentro.
Gli
passo davanti ma quello neanche mi saluta. Mi ha visto
perché ha
leggermente scostato la rivista ma non saluta. Non credo che sia un
fatto personale, lui non saluta proprio nessuno, la cortesia neanche
la conosce ma in fondo non m'importa.
Lo vedo SAIYUKI VOLUME 1 è
sullo scaffale, nessuno mi può fermare!!!
La mia piccola e tenace
manina lo sta per acchiappare, un coro immaginario immerge le mie
orecchie
“ alleluia
….
Ci sono quasi voglio godermi questo trionfo, cauta
cauta avvicino la mano
“alleluia
...”
Il coro nella testa si arresta immediatamente.
Vedo una mano furtiva che si posa sul volume, d'istinto la schiaccio
impedendogli d'estrarre il manga dallo scaffale.. Purtroppo il
proprietario della mano si trova a destra, il mio occhio destro
è
praticamente cieco quindi non riesco a vederlo. Mia madre mi
raccontò
che quando ero piccola, sono caduta dal seggiolone. l'impatto contro
il pavimento fu talmente violento che da quel giorno, l'occhio vede
solo ombre scure. In compenso l'occhio sinistro funziona alla grande
e non mi tradirà mai. Vabhè questa è
un'altra storia, ora devo
capire chi diamine vuole rovinare il mio grande momento
vittorioso!
Volto la testa e vedo un ragazzo. La prima cosa che
salta all'occhio sono i suoi grandi occhiali da vista dietro ai quali
si mostrano due occhi limpidi , che mi fissano intensamente. Non ho
alcuna intenzione di distogliere lo sguardo, guardami quanto ti pare
ma il manga non lo mollo. Le lenti dei suoi occhiali sono spesse,
sembrano dei fondi di bottiglia, forse è messo male quanto
me.
Chissene frega! Non mi commuovi, Saiyuki non te lo do neanche se mi
minacci!!! Le sue sopracciglia biondissime si contraggono e i grandi
occhi azzurri si riducono in due fessure, vuole intimorirmi? Sai
stupido ignorante anche io sono brava a fare questo gioco, adesso ti
mostro uno sguardo cattivissimo.
Ok, adesso? Entrambi abbiamo le
fronti corrucciate, ci guardiamo negli occhi come due predatori ma
nessuno dei due ha l'intenzione di mollare la presa sul manga. Forse
questa si tratta di una prova di resistenza, vince chi prima molla la
presa. Accidenti, se dovessimo stare qui per ore? Merda devo fare
pipì! Perché non sono andata al bagno durante
l'intervallo? I bagni
della scuola fanno schifo! Gli ottimisti affermano che viene pulito
una volta a settimana. Ah adesso mi ricordo, mentre fissavamo Dannis
e la sua fiamma amoreggiare ...
“
Diana
vado un secondo al bagno “
“ No per favore, mi vergogno a
stare qua da sola “
“ok “
OK
UN CAVOLO! Ora sono qui a stringere il dorso della mano di uno
sconosciuto, mi scappa la pipì e sto contorcendo la fronte
così
violentemente che mi fa male. Scommetto che lui ha la vescica vuota,
probabilmente è andato al bagno poco fa ed è in
perfetta forma.
Magari ha pensato “mi svuoto la vescica e visto che ci sono
mangio
anche qualcosa, così sarò in grado di sostenere
una lunga prova di
resistenza”. Diamine! Ora la mia mano è sopra alla
sua, solo le
mie dita sfiorano la carta del volume. Affondo le dita dentro la
carta del manga, così gli faccio intendere che non ho alcuna
intenzione di mollare la presa. Cavolo ma se è andato al
bagno si
sarà lavato le mani? Le mie amiche dicono che i ragazzi dopo
essere
stati al bagno non si lavano mai le mani, anche mia sorella l'ha
confermato. Qualche mese fa stava con un certo Antonio, Valeria mi
disse che dopo fatto pipì, se lo rimetteva nei pantaloni e
tranquillamente spazzava le mani sui jeans. Bleah!
Per fortuna
questo è un problema che si può risolvere, mia
madre mi ha infilato
nella borsa l' amucchina tascabile.
“Sofia
bisogna combattere i germi “ mamma
e la sua continua lotta con i germi!
Bene, dopo le immergerò in
quello schifoso gel
<< E' mio >>
Il signorino
finalmente si è deciso ad aprire bocca anche se ha detto
un'enorme
sciocchezza
NOTE :
Un
grande grazie all'autrice SelenaK che mi ha ispirata e incoraggiata a scrivere questa fiction, questa storia non sarebbe mai nata se non avessi letto le sue appassionanti fiction.
Fiction
Le
ubicazioni nei quali si svolgono le vicende della fiction sono
inventate, non esistono. Nonostante ciò, i personaggi vivono
nell'epoca contemporanea, perciò saranno presenti continui
riferimenti a opere,artisti, scrittori. Ogni
riferimento a fatti e persone realmente esistenti o esistite
è senza
alcuno scopo di lucro, sono posti solo e unicamente come chiave
di lettura.
Anche i personaggi della fiction sono inventati,
provengono dalla mia testolina di conseguenza anche le vicende che
racconterò sono fittizie.
*la
patologia seppure Sofia è un personaggio fittizio, esiste
realmente,
se volete informarmi ecco un link
utile
http://www.skindoctors.it/nevo-di-ota-ito/
Se qualche
lettore si ritrova affetto da questa patologia e si senta offeso
dalla Fiction chiedo scusa in anticipo. Non è mia intenzione
offendere, la malattia di Sofia è posta come chiave di
lettura, come
critica nei confronti di una società che emargina e
etichetta i
“diversi”.
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Capitolo 2 *** Sofia e Valeria ***
<<
No, non è tuo >>
La situazione è alquanto imbarazzante, stringo la sua mano
come se fossimo due amanti, se non ci stessimo scambiando sguardi
cagneschi, questo potrebbe essere l'inizio d'una commedia romantica.
<< Puoi lasciare la mano? Mi fa male >>
Sì certo! Scommetto che non aspetti altro! Appena allento la
presa infili il manga sotto la giacca e scappi. Finirò col
rincorrerti urlando “DANNATO IMBROGLIONE!”.
Magari nella frenesia ti dimentichi di pagare e così anche
il commesso t'inseguirà gridando
“ LADRO, DANNATO LADRO!!”.
Ahimè, madre natura ti ha donato delle belle gambe lunghe,
senza troppa fatica seminerai le mie piccole gambette da nano.
Riuscirai a superare anche il fumettista, è alto come te
però non credo abbia una buona resistenza cardio vascolare,
fuma troppo sigarette. Nonostante ciò sono certa che non si
arrenderà! È un uomo orgoglioso e fino a quando
non si accascerà al suolo con le guance ardenti e senza
fiato, continuerà a seguirti. Chissà …
magari ti raggiunge e per te saranno guai.
Nonostante ciò lascio la presa anche se continuo a guardarlo
sospettosa, sono pronta a inseguirlo in caso di fuga.
<< L'hai già letto? >>
Annuisco, non so dove vuole andare a parare con questa affermazione.
<< Io no >>
La sua voce è profonda e leggermente roca, assomiglia a
quella di un uomo adulto.
<< Allora? >> la mia risposta è
arida quanto quella di una vecchia sclerotica. Vuole intimorirmi con la
voce? Posso farlo anche io.
<< Allora lo prendo io >> allunga le dita
per estrarre il volume, eh no! Schiaffo via la lunga mano dal mio
amatissimo manga. Sono pronta a combattere!
Il biondo alza gli occhi al cielo esasperato. Sono io quella
esasperata!! Aspetto il manga da troppo tempo per poterlo lasciare al
primo fesso arrogante.
<< Facciamo così, lo compro, lo tengo due
giorni e te lo regalo. >>
Mi
ha colta di sorpresa! Ammetto che l'idea di riceverlo gratis mi alletta
parecchio, con la misera paghetta che mi ritrovo a malapena riesco a
comprarmi le sigarette.
“Ragazze
fatevi bastare la vostra paghetta settimanale.” Dice mamma ogni volta che io e
Valeria cerchiamo di scroccargli un po' di grana.
Senza
neanche aspettare una risposta afferra il mio braccio, arrotola la
manica della mia giacca e con una penna tirata fuori chissà
dove, incide sulla mia pelle un indirizzo. Che arroganza!
<< Abito qui, vienilo a prendere dopodomani
>> acchiappa il piccolo volumetto di carta e si dirige
verso la cassa. Como una pulce lo seguo, ho ancora il timore che voglia
fuggire.
Il rumore del volume che sbatte contro il banco, attira l'attenzione
del commesso.
<< Avete risolto? >> il suo tono
è beffardo, probabilmente ha assistito a tutta la scena
ridendosela come un matto. Bene, sono contenta che ci sia qualcuno che
rida delle disgrazie altrui.
<< Non sono cazzi tuoi >>
Wow … sono sbalordita, davvero!! Nessuno osa rispondere male
a un commesso così minaccioso. Ha sempre quell'aria
menefreghista del tipo “che cazzo vuoi”,
ho persino il timore a chiedergli il prezzo dei fumetti! Poi arriva
questo biondino dagli occhi ancestrali a rispondergli in quel modo.
Tanto di cappello … sul serio!
Diavolo! Darei un braccio per assistere a questo litigio.
Vedo la fronte dell'uomo contorcersi i nervi del collo sono tesi come
corde, le labbra distorte in una smorfia, gli occhi sono due piccole
fessure maligne. Ho il presentimento che presto i vestiti del commesso
si lacereranno e booom! L'incredibile Hulk divora il ragazzo in un
boccone.
Quanto ci starebbe bene in sottofondo un coro che urla
“ Botte
Botte Botte … “
Diavolo ballerino, darei una gamba per assistere allo scontro.
E' tardi! Devo andare, la corriera non aspetta di certo me.
<< Ci vediamo fra due giorni >> mi sforzo
di dirlo in tono cattivo. Una minaccia stile Far West “Il
duello avrà inizio fra due giorni”
<< Ok >>
Passeggio
lungo le via che mi porta a casa. Sto attenta a dove metto i piedi, le
piccole strade di Fiorino sono cosparse di ciottoli. Sto attenta a non
inciampare, le mie ginocchia martoriate dalle cicatrici sanno quanto
possono essere letali queste strade.
Le piccole casette che si ergono ai lati della strada sono colorate,
incorniciate da piccoli prati verdi
ornati da piccole statuette. Le più diffuse sono gli gnomi
da giardino, li trovo insopportabili! Secondo me un giardino va
decorato con piante e
fiori, non con delle insulse statuette.
<<
Sofia! >>
La
voce di mia madre. Ormai sono arrivata, cosa diavola mi chiama a fare?
Mi ha vista è lì sul balcone con le pantofole
rosa coordinate ai ridicoli bigodini , nella mano stringe il telefono,
quel dannato telefono! Se ritardo anche solo cinque minuti lei comincia
a digitare affannosamente il mio numero fino a quando non rispondo
“ Pronto”
“Sofia! Dove sei finita?”
“ Sto
tornando a casa “
“ Sei
in ritardo. E' successo qualcosa?”
“ No
“
“ Allora
perché sei in ritardo? “
“ Perché cammino
piano “
“Cammini piano perché sei senza forze.
Devi mangiare di più! “
Una
delle tante conversazione assurde tenute al telefono con mia madre.
<<
Sofia! >>
Perchè continua a chiamarmi? Non vede che sto per infilare
la chiave nella serratura
<< Arrivo >> le rispondo per evitare che
continui. Non mi va d'attirare l'attenzione dell'intero vicinato.
Non
faccio in tempo a chiudere la porta che mia madre è
già di fronte a me
<< Come va? Tutto bene Sofi? >>
<< Bene >> in verità sono
terribilmente stanca, la schiena mi duole e vorrei tanto sdraiarmi.
Evito d'informarla sul mio stato perché so quale piega
prenderebbe il discorso ...
“ Sei stanca perché
non mangi abbastanza”
Secondo
il parere di mia madre ogni malanno si risolve con il cibo:
Hai
mal di testa? Mangia un pezzo di torta.
Hai mal di pancia? Mangia una fetta di pane integrale .
Sei triste? Mangia una barretta di cioccolato.
A
cosa serve il medico quando mia madre risolve tutti i malanni?
<<
Tirati via le scarpe e indossa le pantofole. Non voglio che il parquet
si rovini >>
<< Sì >> i pavimenti della mia
casa sono ricoperti di questo legno di mogano. Molto bello, elegante ma
una dannata tortura, che senso ha un pavimento su cui non posso
camminare liberamente?
Mi fiondo in camera speranzosa che mia mamma non m'insegui, speranza
vana! Non faccio in tempo a sdraiarmi che si è
già seduta sulla sedia di fronte letto.
<< Sofia stai bene? Sei stanca? >>
<< No, è solo che la lezione della
professoressa Leone è stata pesante >> mento
spudoratamente, non so nemmeno quale argomento ha trattato oggi.
<< A proposito della prof … oggi ho avuto il
colloquio >>
Merda! È nervosa. Si sta mordicchiando il labbro inferiore,
è nervosa!
<< Mi ha parlato abbastanza bene di te. Ha detto che sei
educata, non disturbi durante le lezioni, il tuo rendimento scolastico
è discreto anche se sostiene che potresti fare di
meglio...>>
Beh dai … allora non è andato così
male il colloquio. Sono commossa dalla stima che la Lenessa nutre nei
miei confronti , non ho mai creduto che fosse in grado di fare dei
complimenti, acida come è …
<< Però … >>
PERO' cosa? Merda … sta tergiversando. Sta a vedere che mi ha
beccata quella volta che giocavo a sudoku durante la sua illuminante
spiegazione su Boccaccio. Peggio! Ha scoperto che non prendo appunti!
Nooooo … sono nella cacca!
<< Ha detto che sei troppo riservata. >>
Fiuuuu …. pericolo scampato.
<< Dice che poni i capelli davanti al viso come una
tenda. Li usi come corazza per nasconderti dagli altri...
>>
Mamma mi sta fissando, devo stare attenta, sta studiando le reazioni
del mio viso. Devo mantenere una maschera di cera
<< Stronzate. Li tengo davanti al volto per una questione
di stile, mi piacciono così >> voglio
liberarmi a tutti i costi di lei, deve uscire dalla camera. Ho avuto
una giornata troppo pesante e non voglio affrontare questo genere di
conversazione con mamma.
<< Se lo dici tu … >> non
è convinta della mia affermazione, infatti si sta
mordicchiando il labbro. Si alza!? Bene bene, forse per oggi posso
starmene in pace. Schiaccerei volentieri un pisolino.
Sta uscendo dalla camera bene, bene … no! Perché
torna indietro?
<< Sofi, sai dov'è Valeria? >>
<< E' andata in biblioteca. >> mento.
Valeria è andata a spassarsela con il suo nuovo amore,
Giusi. Me l'ha confidato ieri sera mentre guardavamo un film.
Eravamo
sedute sul divano del salotto, mamma era in cucina
“ Domani
esco con Giusi”
“Non uscivi con Gabriele? “
“ No
quello l'ho scaricato una settimana fa. “
“Perché ? “
“E' uno
sfigato, non faceva altro che parlare di sua madre, di quanto
è bella, intelligente blah blah ...una vera noia. “
“ Ok
“
“ Sofi
guai a te se lo dici a mamma! È una confidenza che deve
rimanere fra noi “
“Ok “
I nostri occhi ritornarono sullo schermo quando mamma entrò
in sala per sedersi sulla poltrona. Ci sorrise
<< Siete le mie bimbe. Le mie brave bimbe
>> il tono della sua voce fu talmente morbido che
accarezzò la pelle.
<< Bene. Spero che non torni a casa troppo tardi.
>> mamma se ne va lasciandomi nel mio lettuccio.
Sarà troppo preoccupata per Valeria per tenermi sotto
controllo.
NON
RIESCO A DORMIRE!!!! Sono stanca vorrei chiudere gli occhi e riposarmi.
Troppe cose farfugliano nella testa. Non posso non riflettere sulle
parole che mamma mi ha comunicato poco fa.
Da quando in qua la “leonessa” si diverte a
psicanalizzare i suoi alunni? Dall'alto del suo trono sembra che non
gliene freghi un emerito cazzo di noi, quando entra in classe ci guarda
come se fossimo dei disgustosi quanto fastidiosi scarafaggi, poi mia
madre se ne esce con questa confidenza. Forse anche lei ha un cuore,
dopotutto è pur sempre un essere umano.
Corazza. Questa parola brucia so che c'è un fondo di
verità in quello che la professoressa ha detto. Il lungo
ciuffo ondulato copre metà del mio volto è
un'acconciatura strategica, cerco di nascondere la macchia nera anche
se invano visto che c'è sempre qualcuno che se ne accorge.
Come stamattina No! Non voglio pensare a quella cretina bionda! No no!
In un certo senso sono posti come una tenda,voglio nascondere questa
parte del mio volto. Il fatto che una donna che nemmeno conosco sia
giunta a questa conclusione mi turba. Odio essere smascherata con tale
facilità.
No! Se penso al colore biondo mi viene in mente quello stronzo al
negozio. Scommetto che ora se ne sta tranquillo nella sua casetta a
leggere Saiyuki, magari se la ride anche dicendo “ho fregato
quella stupida”. Diavolo! Se l'indirizzo trascritto
è falso? Mi infurio come una belva, anzi adesso mi informo
su Google. Innanzitutto devo capire se l'indirizzo è fittizio
Ok.
per esistere esiste, però se è l'indirizzo di un
suo amico o un suo conoscente? Che figura di merda ci farei? Suono il
campanello e magari dalla finestra si affaccia un vecchietto
<<
Che diamine vuoi ? >>
<< Voglio il mio manga! >>
<< Vattene al diavolo! I giovani di oggi non sanno fare
altro che disturbare >>
<< No signore, non voglio disturbarla. Voglio solo il mio
manga. >>
<< Manga? Che è? Una nuova droga
>>
<< No signore. >>
<< I giovani d'oggi proprio non li capisco! Alla tua
età ero già nei campi a zappare la terra per
guadagnarmi da vivere >>
<< Signore i tempi sono cambiati >>
<< Vattene a lavorare anziché cercare questa
droga. Sei giovane hai tutta la vita davanti >>
<< Signore io non mi drogo >>
<< Pensa a trovare marito >> chiude la
finestra e io rimango lì come un pesce lesso a fissare la
casa.
Se
invece abitasse in un condominio? Diavolo non so il suo cognome
… mi toccherebbe suonare tutti i pulsantinti presenti sul
citofono beccandomi così tanti accidenti che probabilmente,
nel tornare a casa un bus m'investe. Che brutta morte. E poi quando
suono il campanello cosa dico? Lui non sa il mio nome
“ Chi è? “
“ Salve. Sono la ragazza di due
giorni fa, non so se ti ricordi ma quel giorno mi hai strappato il
manga dalle dita. Oggi me lo devi dare altrimenti ti spacco la
faccia.”
Che vergogna.
Non
so come ma sono riuscita ad addormentarmi, ero sprofondata in un sonno
profondo privo di sogni. Fuori è calata la notte, infatti
è già ora di cena. Meglio andare in cucina ad
apparecchiare la tavola.
In cucina non c'è nessuno, strano. In genere a questa ora
mamma è dietro ai fornelli indaffarata con le pentole
fumanti. La luce del salotto è accesa, forse Valeria
è tornata a casa.
No! C'è mamma sdraiata sul divano
<< Oddio! Sto per avere un infarto >> il
suo respiro è affannato a stento riesce a parlare. La sua
mano trema sul petto che si alza e si abbassa nervosamente.
Ogni volta che Valeria non si presenta a casa mamma rischia un infarto.
La prima volta successe l'anno scorso.,,
Le
mie mani tremavano a tal punto che a stento riuscii a digitare i tre
numeri.
<< Pronto?! Mia madre è sul divano ha perso
conoscenza da pochi minuti. Gli faceva male il petto ...>>
<< Mi può comunicare l'indirizzo
così mando un'ambulanza. >> il tono della
segretaria era calmo,pacato, pratico.
<< Abito a Fiorino, via Fiore numero 17. FATE PRESTO
>>
Li
attesi sulla porta dell'ingresso. Avevo tanta paura che mia madre
morisse. Non riuscivo nemmeno a respirare. Cercavo di ricordare le
ultime parole dette a mamma, ma non mi venivano in mente, avrei tanto
voluto dirle che le volevo bene dandole un bacio sulla guancia.
Le budella mi si arrovellavano al pensiero che non avrei potuto nemmeno
dirgli addio.
Quando
l'ambulanza arrivò entrarono, in fretta caricarono mamma
sulla barella . M'infilai un paio di scarpe e li seguii, senza
curarmi dell'orrendo pigiama rosa che indossavo. I vicini svegliati dal
rumore delle sirene, scesero in giardino, anche loro erano in pigiama.
Ci guardavano con gli occhi assonnati, mormoravano ma non li sentivo.
Sentivo solo il rumore delle rotelle che incespicavano lungo i piccoli
ciottoli del vialetto.
Salii sull'ambulanza guardavo mamma legata su quel piccolo materasso,ad
ogni buca la testa di mamma ciondolava a destra e a sinistra. Le facce
dei soccorritori che gli stavano accanto erano truci, per niente
rassicuranti. Sentivo le lacrime salirmi agli occhi, bruciavano ma non
volevo piangere così mi misi a contare il numero di buche su
cui il veicolo incespicava.
Quando giungemmo al pronto soccorso mi sbatterono nella sala d'aspetto.
Avevo una terribile voglio di fumarmi una bella Marlboro
rossa, ma avevo dimenticato il pacchetto sulla scrivania
della camera. Allora ricomincia a contare. Contai i giorni che
mancavano all'inizio del nuovo anno scolastico, erano veramente pochi,
solo venti. Contai gli gnomi da giardino presenti nella mia via,
ventisei.
Contai i vecchi residenti nella mia via, poi i bambini poi i ragazzi.
I miei calcoli venivano interrotti dal rumore della pesante porta verde
che con un tonfo si apriva. Ero terrorizzata che giungesse il medico
con il volto affranto dicendomi “mi dispiace, abbiamo fatto
tutto il possibile per salvarle la vita … “
Dopo tre ore di angosciante attesa e insensati conti, la porta si
aprì. Un uomo col camice bianco si diresse verso di me, il
suo volto era scuro, contratto. Mi alzai in piedi e le pareti
cominciarono a muoversi. Il pavimento mi pareva cotone, non riuscivo a
sentirlo sotto piedi. Ero immobile eppure la stanza mi pareva un
vortice.
Inesorabile il camice bianco si avvicinava.
Non ero pronta e non lo sarei mai stata.
<< Sua madre ha avuto solo un attacco d'ansia. Non
è in pericolo di vita >>
<<
Sto per avere un infarto >>
<< Valeria non è tornata a casa?
>>
<< No >>
<< Hai provato a chiamare a casa di Clara
?>> so già la risposta. Voglio solo distrarla
dal suo finto infarto.
<< Sì. Ho chiamato anche a casa di Alessandro,
Daniela e Andrea. >> una sfilza di amici di mia sorella.
Mamma aveva insistito per avere i suoi numeri e dopo una lunga
litigata, mia sorella glieli trascrisse su un foglietto di carta
dicendo “ sei
proprio una rompi palle! “
<< Vado a cercarla >>
<< No Sofia! E' pericoloso girare di notte
>>
A stento mamma si mette a sedere. Le labbra e le mani gli tremano.
<< Faccio solo un giretto per le vie >>
Mamma affonda gli incisivi nel labbro inferiore. Sta riflettendo sul da
farsi.
<< Vengo con te >>
<< No! Non stai bene. >>
L'idea di girare sola nella notte non mi stuzzica affatto,
però mamma non deve venire.
L'ultima volta che siamo andate a cercare Valeria mi sono vergognata
come una matta.
<<
Valeria! Valeria! Dove sei? >> urlava a squarcia gola.
Mamma era imbarazzante, non si era nemmeno infilata un paio di scarpe.
I vicini che si affacciavano alla finestra vedevano una donna in
pantofole, con bigodini in testa che a voce alta evocava il nome di mia
sorella.
<< Veleria!? >>
Da un vicolo buio sbuca fuori mia sorella
<< Che cazzo urli! >>
<< Valeria! Ti stavamo cercando >>
<< Cazzo mamma! Non riesci a lasciarmi sola nemmeno un
attimo >> a quel punto tutte le lucette delle finestre si
illuminaron, stavamo inscnando un meraviglioso spettacolo per i
compaesani curiosi e annoiati.
Mamma
deve stare a casa.
<< Va bene. >> a fatica mi da il consenso
Faccio un salto veloce in camere e m'infilo la torcia sotto la
maglietta. Il posto in cui andrò non ci sarà luce.
Corro giù per i gradini e m'infilo gli stivali.
<< Sofi vieni un secondo qui. >>
<< Mamma ho appena infilato le scarpe sporche
>>
<< Non importa. Vieni >>
Percorro il lungo corridoi con le mie scarpe zozze, in altre
circostanze mamma mi avrebbe linciato
<< Non stare via troppo. Prendi il cellulare, se hai
qualche problema chiamami. >>
<< Sì >>
<< Me lo prometti? >>
<< Certo >>
<< Mi fido di te >>
Gli occhi di mamma sono due pozze scure, è sul procinto di
piangere. Scappo, non voglio assistere all'ennesimo pianto disperato.
M' incammino verso il piccolo bosco, sicuramente Valeria e la nuova
fiamma avranno parcheggiato la macchina lì. Di notte
è il luogo in cui le coppie clandestine amoreggiano.
Quando entro nella piccola radura rabbrividisco all'improvviso sbalzo
termico, l'umidità che l'erba e gli alberi trattengono mi
agguanta.
Quando eravamo piccole Valeria e io venivamo spesso qua a giocare,
sotto la luce del sole. Le querce erano grandi palazzi popolati da
creature fiabesche, i piccoli rami spezzati divenivano bacchette
magiche e le rocce divenivano grandi tavoli in cui banchettare con i
nostri amici immaginari. Ai nostri occhi era un posto magico in cui
sognare a occhi aperti. Abbiamo trascorso la maggior parte della nostra
infanzia qui, ovviamente sempre sotto l'occhio vigile di nostra madre.
Un giorno mamma trovò per terra una siringa
<<
Basta! Il bosco non è un posto per bambini, d'ora in avanti
non ci andrete più! >>
Nonostante il divieto assoluto emanato da mamma, Valeria trascorreva le
sere qua.
E'
una notte scura,terrificante, l'unica fonte di luce è la mia
piccola torcia con cui illumino il terreno per evitare d'inciampare in
qualche radice. Nei miei ricordi questo luogo appare come un piccolo
angolo mistico in cui meditare e sognare a occhi aperti, ora
l'oscurità lo rende un perfetto scenario per un film horror:
i lunghi rami spogli sembrano mani scheletriche che mi vogliono
afferrare e i tronchi sembrano cadaveri appesi a cappi. Se
all'improvviso sotto la fioca luce della mia torcia comparisse un
cadavere dal volto putrido, non mi stupirei. Ho una dannatissima paura
ma continuo a camminare, mi consola l'idea che perdersi qui
è impossibile per due banalissime ragione : il bosco
è veramente poco esteso e lo conosco troppo bene.
Sono
arrivata in uno spiazzo senza alberi. Questo è il luogo in
cui le coppiette si rintanano per potersi intrattenere in un coito
nelle vetture, senza essere disturbati. Ci sono due macchine, una Polo
nera e una Panda rossa. Merda! Non so quale vettura usa Giusi? Non ho
altra scelta che controllare di persona. Tengo la torcia accesa verso
il terreno per non spaventare i passeggeri e mi dirigo verso la
macchina rossa. Se quelli in auto non sono mia sorella e Giusi ma due
tossici armati? Quelli mi vedono e confusi dai fumi dell'eroina mi
sparano. Che morte insensata.
Devo essere cauta. Con le ginocchie immerse ne terriccio schiaccio la
schiena contro la portiera rossa, piano piano alzo le ginocchia per
dare un'occhiata al finestrino. Se avessi in mano la pistola Berretta
potrei assomigliare al Mostro di Firenze, il killer che uccideva le
coppiette che stavano in macchina in cerca d'intimità. Sono
troppo inquietante, cosa diamine mi viene in mente in un momento
così delicato?
<< Ahhhhhhhhhhhh …. >> l'urlo mi
spaventa a tal punto che corro via, mi riparo dietro alla prima quercia
che incontro. La portiera dalla macchina si apre. Spengo la luce.
<< Ho visto qualcuno !! >> non la vedo ma
è chiaro che si tratta di una voce femminile, è
troppo squillante per poter appartenere a Valeria
<< Che dici?! Qui non c'è nessuno
>> una voce maschile?
<< Ti assicuro che ho visto un'ombra . Un pervertito,
deve essere uno schifoso guardone >> mi sento alquanto
offesa dall'insulto. Mi hanno insultato in tanti modi nella vita
… ma pervertita no!?
Adesso vorrei tanto uscire allo scoperto con le mani alzate in segno di
resa, in tono tranquillo e pacato direi:
“ scusate,non volevo spiarvi
mentre vi divertivate. Voglio solamente riportare a casa mia sorella,
pensavo si trovasse nella Panda rossa. Devo riportarla a casa prima che
mamma venga sorpresa da un vero attacco cardiaco. “
La
storia è talmente assurda che nessuno può
crederci, infatti in seguito alla mia confessione, prevedo due modi in
cui i fatti potrebbero svolgersi : i due si fanno una risata e
rientrano nella macchinina anche se sotto sotto pensano
“pervertita “ o molto semplicemente, il tipo
è un tossico, tira fuori una pistola dalle mutande e BANG!
Tanti cari saluti mondo. Che morte squallida.
Preferisco rimanere dietro a questo tronco.
<<
Te lo sarai immaginata >> il tipo sta cercando di
consolarla
<< No! Non sono pazza >>
<< Dai torniamo dentro, adesso ti faccio vedere quanto
sono pazzo … >>
<< Ihih … sei uno sporcaccione!
>>
Sento
il tonfo della portiera che si chiude. Bene posso rilassarmi.
Certo che la ragazza è lunatica! E' stata incredibile la
velocità con cui è passata dallo stato agitato a
quello eccitato. Tanto meglio.
Chino il busto e le ginocchia, quatta quatta mi dirigo verso l'auto
nera.
Sono abbastanza lontana dalla Panda rossa, bene. Meglio riaccendere la
torcia.
Merda, mi scappa da ridere! I pneumatici dell'automobile si muovono su
e giù a ritmo serrato. Mi ricorda una di quelle giostrine a
forma di macchinina su cui mamma mi poneva. Inseriva la monetina e
quando gli ingranaggi partivano, la piccola macchina mi cullava su
è giù, avanti e indietro. Buttavo le braccia in
aria ridendo come una scema, immaginavo che l'auto si librasse in aria.
Chissà se mia sorella si diverte come mi divertivo io.
Credo
che Valeria e Gabriele ne avranno ancora per un po, meglio sedersi nel
terriccio. Cazzo, c'è un'umidità pazzesca, provo
a riscaldarmi stringendo le ginocchia al petto.
Adesso che mi viene in mente io e Valeria siamo tornate nel bosco, mi
pare qualche mese fa...
Era
una tenera giornata primaverile, presto il sole sarebbe calato. Io e
mia sorella eravamo sedute al tavolo da pranzo, annoiate ci guardavamo
negli occhi
<< Che noia! >> disse sbuffando
<< Già >>
<< Andiamo a fare un giro nel bosco >>
<< Mamma non vuole >>
<< Chissene frega! Mamma ora è dalle sue
amichette perciò facciamo quello che ci pare>>
Mi lasciai convincere facilmente e dopo dieci minuti ci ritrovammo
sedute su una lastra di rocce, immerse fra gli alberi a guardare il
cielo lentamente tingersi di rosso. Accanto a me Valeria fumava uno
spinello, mi porse il mozzicone. Riluttante accettai, un tiro e un
saporaccio odioso inondò la lingua. Tossendo gli restituii
la sigaretta
<< Ahah … sei proprio una pappa molle
>> il tono della sua voce era euforico
<< Preferisco la “classica sigaretta”
>> mi venne una voglia matta di Marboro per cancellare il
brutto sapore aleggiante nella bocca, così la estrassi dalla
tasca e l'accesi.
<< Sì ma la sigaretta non ti farà
mai stare bene come la maria >>
<< Io sto bene. Non ne ho bisogno >>
<< Se lo dici tu. >>
Rimanemmo in silenzio, ognuna si gustava il proprio fumo.
<< Lo sai che sei bella? >>
scostò il lungo ciuffo nero per accarezzarmi la guancia. Non
riuscivo a vederla con la coda dell'occhio sano. Per vedere il suo viso
mi sarei dovuta girare rovinando il momento intimo, così mi
limitai a immaginare il caldo sorriso di Valeria e i sui grandi occhi
color nocciola. Caldi e sinceri. Non credo l'avesse detto tanto per
dire, mia sorella dice sempre quello che pensa senza scrupoli.
<< Mai quanto TE >> enfatizzai l'ultima
parola e Valeria cominciò a ridere talmente forte che fu
costretta a ritrarre la mano dal mio viso per portarsela alla bocca. La
sua risata era contagiosa, ovviamente cominciai a ridere anche io. Per
cosa? La mia era una triste quanto reale constatazione.
Mia sorella in preda all'euforia, schioccò le dita
<< Appunto! Sei mia sorella, perciò sei bella
come me! >>
<< Il tuo ragionamento non fa una piega >>
commentai pungente.
Lei ricominciò a ridere. La maria stava compiendo alla
perfezione il suo compito.
Trascorrere
momenti intimi con mia sorella è difficile, tra i suoi
amanti e la scuola ormai non troviamo più il tempo nemmeno
per scambiare una piccola conversazione. Tra me e mia sorella ci separa
solo un anno e mezzo, eppure mi pare che viviamo in due universi
diversi. Lei vive la vita passando tra le braccia di ragazzi diversi,
esce al sabato sera e torna a casa alla domenica pomeriggio. Io non
nutro alcun interesse per i ragazzi, anzi se mi stanno lontani
è meglio...
<< Che cazzo ci fai qui?! >>
<< Cazzo Valeria! Mi hai spaventata a morte …
>> ma da dove diavolo è sbucata? Nessuno
è sceso dalla macchina.
<< Ero con Giusi nel boschetto >>
Getto lo sguardo all'auto che ancora si muove
<< Pensavo fossi in quell'auto …
>>
<< Che dici Sofia?! È solamente il primo
appuntamento >> sembra offesa
<< Per fare sesso aspetto il terzo appuntamento
>> ahhh … scusa tanto se ho offeso il tuo
“codice morale”
<< Allora che ci fai nel bosco? >>
<< Qualche palpatina è permessa. Piuttosto
tu?! Che diamine sei venuta a fare qui da sola? >>
<< Sono venuta a cercarti, mamma …
>>
<< Che palle! Possibile che quella non riesce a staccare
il cordone ombelicale? Sono maggiorenne e faccio quello che mi pare
>> capisco la frustrazione di Valeria, mamma è
possessiva in una maniera allucinante, ti fa quasi diventare pazza.
Però è pur sempre nostra madre, lei ci vuole
bene, è solamente preoccupata che possa succederci qualcosa
di brutto.
<< Mpf … dai andiamo. >> mi
porge la mano che afferro per alzarmi dal terriccio
<< Questo non è un posto per noi
>> indica con il capo l'auto nera che si muove dolcemente.
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Capitolo 3 *** Mi cascano le ovaie ***
Tre
ore buche, fantastico. Ce l'ha annunciato la supplente che è
entrata
poco fa, ora se ne sta lì ripiegata su un mucchio di
scartoffie e
non ci guarda nemmeno, si comporta come se non esistessimo. Beh,
meglio così posso annoiarmi senza sensi di colpa, che dico?
Quando
mai mi annoio a scuola sentendomi in colpa? Non è colpa mia,
la
colpa è dei docenti che insegnano puttanate. L'altro giorno
la prof
di biologia, ci ha raccontato come e quando le trote depositano le
uova, cosa me ne frega? Non andrò mai a pescare trote e non
aprirò
nemmeno un allevamento di trote. A me non interessano queste cose,
voglio imparare nozioni concrete, quelle che si possono mettere in
pratica. Un mese fa a casa si è rotto lo scaldabagno,
ovviamente noi
tre non sapevamo come riparlo e così mamma chiamò
l'idraulico.
Ovviamente l'uomo lo riparò dopo una settimana, un'intera
settimana
di docce fredde, una tortura. Se la professoressa Leone
anziché
insegnarci la composizione dei sonetti di Petrarca ci insegnasse a
riparare lo scaldabagno, magari starei attenta.
Tre ore buche, se
lo avessi saputo sarei volentieri rimasta a casa perché oggi
non sto
bene. Stamattina sotto le coperte, mi bazzicò l'idea di
marinare la
scuola ma poi rinunciai. Per stare a casa a letto, avrei dovuto
comunicare a mamma il mio stato fisico e quella avrebbe cominciato
dare i numeri. Inoltre le avrei dato un pretesto per rinfacciarmi il
fatto che secondo lei non
mangio.
Mi tratta come se
fossi un'anoressica , ma non lo sono. Solo perché non mi
strafogo di
cibo come mia madre, non vuol dire che sono malata. Alla fine sono
venuta a scuola, dopotutto non sto così male, ho solo la
pressione
bassa. È una grandissima scocciatura, cioè niente
d'invivibile,
solo che ci si sente un sacco stanchi. Secondo il parere di mamma
dovrei ingozzarmi di zucchero ma non mi pare il caso, non posso
diventare una balena solo per una stupida pressione sanguina.
Comunque se me la vedo brutta, del tipo “sto per
svenire”, ho una
bustina di zucchero sempre riposta in borsa.
Eh sì, purtroppo mi
è capitato di svenire qualche volta, l'ultima volta successe
due
mesi fa in autobus:
Il
veicolo era stracolmo, tutti ammassati, spiaccicati. Nonostante fosse
ottobre, lì dentro faceva un caldo infernale. Volevo
svestirmi, ma
tra le braccia tenevo delle grandi buste di plastica colme di cibo,
quel giorno avevo accompagnato mamma a fare la spesa. Volevo levarmi
il cappotto, come? Non potevo appoggiare le buste di plastica per
terra, bastava un curva e tutto il nostro cibo si sarebbe riversato
lungo il corridoio del bus.
Mamma parlava, ma non la sentivo, le
chiecchere dei passeggeri sovrastavano la sua voce. Mi arresi, non
mancava molto alla nostra fermata dovevo resistere solo qualche
minuti, eppure il tutto divenne sfocato, le voci, i volti. La testa
ronzava nell'aria, ogni pensiero scivolava via e le palpebre
divennero pesanti
<< Sofia? Mi stai ascoltando? >>
mamma mi scosse leggermente la spalla, eppure quel tocco
bastò per
farmi finire a terra.
Mi risveglia con gli occhi rivolti al
soffitto, girando lo sguardo mi spaventai nel vedere tanti volti
sconosciuti chini su di me.
<< Sofi, stai bene? >>
mamma reggeva le mie gambe verso l'alto, Disgraziatamente mi accorsi
che tutta l'attenzione era su di me, i passeggeri si erano riuniti in
cerchio attorno al mio corpo sdraiato a terra.
<< Devo
chiamare l'ambulanza? >> chiese l'autista dalla sua
lontana
postazione.
<< No >> risposi frettolosamente. Non
volevo rimanere su quell'inferno di latta un minuto di più,
così mi
rialzai sulle ginocchia tremanti. I passeggeri tornarono ai loro
posti e l'autobus ripartì.
La
campanella suona, è già passata un'ora? Wow, il
tempo passa in
fretta quando si scarabocchia. Vediamo la mia opera: una bellissima
caricatura della prof Leone, bellissima. Adesso la mostro a Diana,
lei apprezza queste cose satiriche. L'ultima volta le mostrai una
caricatura di Ilaria, una nostra compagna di classe, Diana si mise a
ridere talmente forte che la prof Leone la sbatté fuori
dall'aula.
Oh, è vero! Diana non c'è, mi ha inviato ieri
sera un
messaggio con su scritto : “ bella
sto sboccando ovunque, non avrei dovuto mangiare un'intera torta
Sake. Domani non riuscirò a venire. “
Ora
a chi mostro le mie opere? Con le altre non ci parlo da “quel
fatidico giorno”...
Era
maggio, perciò la minaccia del “debito
scolastico“ incombeva su
tutte noi. Quel giorno era stata programmata un'assemblea di classe,
sul documento c'era scritto “programmazione gita
scolastica”.
Balla colossale. Alle mie compagne non gliene fregava un emerito
niente della gita scolastica, avevano bisogno di quell'ora per
ripassare, in seguito ci sarebbe stato il compito di biologia. Quella
era un'assemblea fittizia, così credevo. Allora io e Diana,
dato che
non ce ne fregava un cazzo del compito, ci mettemmo sedute a giocare
a tris su dei blandi stracci di carta.
Elena
si alzò in piedi, si mise al centro della classe
<<
Ragazze! Dunque come sapete questa assemblea l'abbiamo inserita per
poter ripassare, dopo avremo l'ultima verifica decisiva di biologia,
che paura! >> l'ultima affermazione è seguita
da un coro di
vivace consenso. Io e Diana ci guardammo negli occhi e trattenemmo
una risata. Non potremmo mai capire la loro ansia per una stupida
verifica, le loro reazioni ci facevano ridere.
<< Però …
>> Elena si volta verso di me << Io e le
altre abbiamo
deciso di ritagliare dieci minuti di questa ora e dedicarli a te,
Sofia. >> tutti gli occhi erano puntati su di me.
<<
Sofia tu non parli mai con noi, parli solo con Diana >>
un coro
di assensi seguì la sua affermazione. <<
Parlando a nome di
tutte, volevo chiederti il motivo di questo tuo
“mutismo”. Ti
stiamo antipatiche? Ti abbiamo offesa in qualche modo? Ti abbiamo
fatto sentire a disagio? Non mi sembra, anche se hai questa
…
malattia all'occhio, non te l'abbiamo mai fatto pesare …
>>
Non
potevo credere alle sue parole e a tutte quelle teste che si
muovevano su e giù in segno di approvazione. Come avevano
potuto
mettermi in una situazione così imbarazzante? Malattia?
Diavolo, mi
stavano paragonando a una ritardata che come tale aveva bisogno di un
trattamento “speciale”. Ero inorridita dalle sue
parole, da
quella falsa premura. Sì, falsa premura perché io
non ero scema o
disabile e come tale dovevo essere trattate come tutte le altre, non
mi meritavo quel trattamento “umiliante “.che
bisogno c'era
d'organizzare un'assemblea di classe? Elena non poteva porre la
questione in privato?
Tutte mi fissavano con occhi attenti e
curiosi, e io non sapevo cosa dire. No, in verità sapevo
cosa dovevo
dire : Vaffanculo. Volevo alzarmi in piedi e urlarlo, magari
enfatizzare la parola con un energico dito medio.
Diana si alzò
in piedi, e tutti gli occhi si posarono su di lei
<< Sofia
non vi parla perché siete delle stronze. Io condivido il suo
pensiero >>
Silenzio. Elena e le altre teste la guardarono a
bocca spalancata, con gli occhi fuori dalle orbite. In quel momento
amai Diana con tutta me stessa, mi sarei alzata, e avrei applaudito
alla sua meravigliosa perfomance e se avessi avuto una macchina
fotografica, avrei immortalare quelle espressioni.
Il silenzio fu
interrotto da Elena
<< Cosa?! >> un coro di voci
stridule e arrabbiate si accanirono contro di noi.
Se
prima mi limitavo a salutarle, dopo quel fatidico giorno non le
guardavo nemmeno in faccia. In verità non pensavo fossero
“stronze”
come dichiarò Diana, semplicemente amo farmi i gli affari
miei e non
mi piace disperdermi in inutili chiacchiere. Ora la mia opinione nei
loro confronti ovviamente è cambiata, penso siano delle
stupide,
pettegole teste di cazzo.
Ora a chi mostro la mia caricatura?
Giusto, io non sono sola! C'è Spank, la macchia di the
decomposta
sotto al banco, ciao Spank! Oh, la supplente mi sta guardando male,
probabilmente perché, come una pazza, ho salutato con la
mano la
macchia sotto al mio banco. Dai, faccio finta di niente e magari apro
un libro per distrarla dal pazzo gesto. Magari questa chiama una
psichiatra a visitarmi, che imbarazzo. Una seduta dalla psichiatra
…
non so, riesco a immaginare il dialogo ...
<<
Signorina Sofia lei è qui perché ha salutato una
chiazza sul
pavimento … >>
<< Allora ? >>
<< La
macchia ha un nome? >>
<< Sì, si chiama Spank >>
<<
Perchè le ha dato un nome >>
<< Perchè è lì da
così tanto tempo, le bidelle non vengono mai a pulire la
nostra
aula. >>
<< Le bidelle? Sta dando la colpa alle
bidelle? >>
<< Sì, in parte è colpa di Cecilia,
non
pulisce mai. Insomma, se avessero pulito, io non avrei mai visto la
macchia di the e di conseguenza, non le avrei mai dato un nome
>>
<<
Signorina Sofia, lei è pazza. Verrà internata
nella clinica
psichiatrica >>
<< Noooooooooo …. >>
Uh,
che brividi! Evito gli strizza cervelli come la peste, il pensiero di
raccontare i miei fatti personali a un estraneo ... mi vengono i
brividi. Una volta ho anche rischiato di andarci, quella volta che
abbiamo beccato mia padre nel letto mentre scopava con la sua
segretaria. Questa è un'altra storia.
La supplente continua a
guardarmi, non l'ho convinta. Ok, allora butto la faccia sul libro di
storia, così magari si convince che il gesto appena compiuto
sia
stato causato da una sorta di stress post studio. Ahahh …
stress da
studio? Quando mai? Aspetta aspetta, vedo una cosa interessante.
C'è
una piccola immagine che ritrae una donna con in mano un arco puntato
verso una gazzella. Vediamo cosa dice la scaletta …
Ritratto
di Diana, dea della caccia
Fantastico,
ora so cosa farò durante la prossima ora :
ritrarrò Diana, la mia
compagna di classe ovviamente, con
l'arco puntato verso un simpatico Dennis. Ahaha … esilarante.
Prima
di disegnare però getto un occhio alla supplente, merda si
sta
avvicinando. Cosa vuole? Mi domanderà :perchè
hai salutato la
macchia che sta per terra?
E io che rispondo? Non posso dirle
che salutavo Spank la mia seconda vicina di Banco. Verrò
internata
dentro un manicomio ma non ho alcuna intenzione di trascorrere il
resto dei miei giorni dentro una stanza bianca, indossando una
camicia di forza. Mamma spesso mi minaccia dicendo : se
non
mangi ti faccio rinchiudere in una clinica, quelle dove costringono
le anoressiche a mangiare. Ci si mette pure questa supplente
…
ma i supplenti non dovrebbero limitarsi a darci un'occhiata?
Ormai
è di fronte a me, non devo perdere la calma. Agitarsi non
serve a
nulla, devo mostrarmi sicura e impassibile, come faccio con mamma. Ok
sono pronta, i muscoli facciali sono fermi, immobili.
<<
Senti, cosa hai fatto all'occhio? Hai preso una botta? >>
mi
cascano le palle, no non è vero. Sono una donna e per ovvie
ragioni
non possiedo i testicoli, quindi mi cascano le ovaie, sì
<<
No. Questa macchia scura è il nevo di ota >>
mi scoccia
rispondere a questa domanda ma in fondo sono sollevata. Non mi
guardava perché ho salutato con la manina la chiazzetta di
the
decomposta, ma guardava la mia faccia macchiata. Sicuramente non
verrò internata in una clinica psichiatrica.
<<
Interessante … potresti scostare i capelli dal viso? Vorrei
vederlo
meglio … >> che faccia tosta!!!! Se pongo il
ciuffo davanti
al viso ci sarà un motivo, no? Forse non lo voglio
mostrare?! Che
palle. Comunque sia obbedisco, anche se non è la mia
insegnante è
pur sempre una docente, magari un giorno diventa di ruolo e
sostituisce una mia prof. Devo essere cortese.
Che fa? Si china
pure, è talmente vicina che sento il suo fiato. Roba da
pazzi …
<<
E' bellissimo >> Eh? Bellissimo? Questa non ci sta con la
testa, deve essere rinchiusa in una clinica psichiatrica e sottoposta
all'elettro shock. Se le piace così tanto perché
non si fa dare un
pugno nell'occhio, la causa della macchia violacea è diversa
ma
l'effetto è lo stesso. Mi offro volontaria, ho una grande
voglia di
mollarle un pugno, anche due.
Finalmente si stacca dal mio viso,
però rimane lì, non se ne va.
<< Ti crea qualche disturbo
di salute? >> l'unico disturba qui sei tu, un'altra
domanda e
divento sterile. Ho già perso le ovaie devo perdere anche
l'utero?
<< No, devo solo fare dei controlli dermatologici e
oculistici >> abbiamo finito con questa conversazione
umiliante?
<< Interessante. Ho notato che l'occhio affetto
dal Nevo di Ota è leggermente velato …
>> no, a quanto pare
la conversazione non finirà mai. Certo che mi ha guardato
bene,
perché non prende una lente d'ingrandimento così
le faccio vedere i
brufoli che mi stanno sbucando sulla fronte?
<< Sì, in
questo occhio riesco a vedere solo ombre ma non è una causa
collegata alla patologia. Quando ero piccola ho preso una botta in
testa e da allora la vista è andata >> adesso
te ne puoi anche
andare, ho sanato la tua morbosa curiosità. Forse vuoi
sapere
qualcos'altro? Magari quando mi sono venute le mestruazione, oppure
quante volte al giorno vado al bagno?
<< Interessante
… >> oh, finalmente torna sulle sue scartoffie.
Che gran
maleducata, mi ha posto tutte queste domande e non mi ha chiesto
nemmeno come mi chiamo.
Quanto vorrei che Diana fosse qui, ci
saremmo fatte due risate, come quella volta mi pare in seconda
superiore ...
<<
Ilaria Scacchetti >>
<< Presente >>
<<
Elena Seri >>
<< Presente >>
<< Sofia
Serelli >>
<< Presente >> dissi alzandomi in
piedi. La prof mi guardò e mi riaccomodai.
<< No Serelli
stai in piedi >> titubante obbedii
<< Che cosa hai
fatto all'occhio? Hai preso una botta? >> la solita
domanda del
cazzo merita una risposta del cazzo
<< No, è il Nevo di Ota
>>
<< Ah … è tipo una
“voglia” ? >>
<<
Sì >> non era vero. Il Nevo di Ota non
è affatto
riconducibile a una banale “voglia”, ma
l'accontentai. Non volevo
dilungarmi in noiose spiegazioni. La professoressa pronunciò
un
altro nome e mi accomodai. Diana si sporse
<< Senti Sofia >>
sussurrò nel mio orecchio << La prossima volta
che te lo
chiedono, perché non rispondi: “ eh, ieri sera
sono stata
coinvolta in una rissa. Ho preso un pugno nell'occhio e mi è
andata
bene, sapesse come è ridotto il mio avversario …
“ >>
Risi
a squarciagola, a quel punto attirai l'attenzione di tutte, anche
della professoressa
<< Perchè ride Serelli? >>
Visto
che ci sono getto l'occhio all'aula, come mai i banchi di fronte a me
sono tutti vuoti? Dove sono le mie compagne? Oh, eccole! Sono tutte
concentrate in due banchi, molte sono sedute altre in piedi ma
comunque tutte ben localizzate, radunate in quella zona. Credo che
stiano ripassando per il compito in classe , però mi paiono
troppo
allegre. Vabhe, chissene frega, non voglio essere coinvolta nelle
loro bambocciate. Preferisco stare qua, da sola a scarabocchiare in
santa pace.
La campanella suona, la supplente raccoglie tutte le
sue cose e ci annuncia << ora verrà un'altra
supplente >>
alza i tacchi e sloggia. Meglio così, mi sentivo in
soggezione.
Uh,
Elena si alza in piedi e sventola un foglio che attacca alla porta.
Che sia un avviso? Elena essendo la rappresentante di classe,
è
incaricata a fare queste comunicazioni. Un avviso … magari
annuncia
che domani entriamo un'ora dopo!? Che bello, nessuno può
immaginare
cosa darei per stare a letto un'ora in più.
Però non è detto
che sia una bella notizia, come un mese fa.
Ilaria
appiccicò il foglio sulla porta. Sono andata a leggerlo,
sbuffai
delusa. Il foglio annunciava che i bagni erano fuori servizio e non
li si potevano utilizzare perché intasati.
Bleah,
quella fu una pessima notizia. Per una settimana intera non ho bevuto
ne mangiato durante le ore scolastiche, dopo dove facevo la
pipì?
Dentro a una bottiglietta di plastica? Per carità, come
può una
donna centrare il buco ? Ecco, gli uomini da questo punto di vista
sono fortunati, loro non hanno problemi sono pratici, con quel
piffero che si ritrovano possono centrare qualsiasi buco. Noi
donne purtroppo no. Per noi fare la pipì è
complicato, dobbiamo
accucciarci come animali.
Dai, vado a vedere cosa dice il
foglio di carta oh! Cavolo, mi sono alzata in fretta e sono stata
colta da un capogiro, dopo mangerò quella dannata bustina di
zucchero ma prima devo assolutamente leggere quell'avviso, sono
pronta a qualsiasi notizia.
Ok, ci sono, speriamo che i bagni non
si siano rotti. Che è? Una lista di nomi? Non
sarà la lista delle
interrogazioni? Spero di no … aspetta c'è un
titolo a caratteri
cubitali …
LA LISTA DELLE BELLE.
Ok, con questa ho perso
l'utero, sono sterile. Che è sta stronzata? Hanno stilato
questa
lista durante queste ore? Venti nomi accanto un numero. Si sono
impegnate, vabhe, anche se non me ne frega niente un'occhiata ce la
do, vediamo chi è la prima reginetta classificata
… Elena?! Sono
perplessa. Pratica lo sport pallavolo a livello agonistico, quindi ha
un bel fisico slanciato però dal collo in su non
è un granché. Ha
un viso spigoloso devastato dall'acne, per non parlare dei denti! I
suoi incisivi sono talmente sporgenti che pare un cavallo.
Vediamo
dove è stata collocata Diana … ultima? No, questo
è ingiusto,
Diana è più bella di Elena, insomma hanno due
fisici
diversi, infatti
Diana è un po robusta, leggermente tonda. Per
quanto
riguarda il viso non c'è paragono, Diana ha un volto tondo e
delicato, sembra una deliziosa bambola.
Su quale criterio è stata
elaborata la lista? Secondo me più in base alla simpatia che
alla
bellezza. Se è così , allora dovrei essere
penultima. No, non c'è
il mio nome, dove mi hanno messo? L'ho letta due volte eppure il mio
nome non c'è. Sono talmente insulsa che non merito nemmeno
di essere
nominata, meglio così, non mi interessa. Fra poco
verrà la
supplente, non voglio prendermi una sfuriata perciò torno al
banco,
ai miei scarabocchi.
Sono già pronta, impugno la matita pronta a
ritrarre Diana, la dea della caccia, perché Elena si
avvicina? Che
c'è adesso?
<< Senti Sofia, abbiamo deciso di non metterti
sulla lista per una questione di correttezza. Sei offesa?
>>
Correttezza? Se la
mettiamo su questo piano questa stupida classifica non andava nemmeno
fatta. La lista è nata solo ed esclusivamente per umiliare,
il fatto
di non essere stata inserita è ancora più
umiliante che essere
inserita per ultima. Dato che ho una macchia
scura
sull'occhio sono considerata brutta? Sono brutta a prescindere? Lo
so, non sono bella, tanto meno carina, però la precisazione
di Elena
mi irrita. Mi chiede persino se sono offesa, certo! Lo sono
eccome.
Raccolgo tutta la calma possibile per risponderle in modo
civile
<< Non me ne frega un cazzo della vostra classifica.
>> non ho raccolto abbastanza calma e ho risposto con un
tono
acido. Infatti sembra offesa, ha la bocca contratta, sta per dire
qualcosa ...
<< Buongiorno! >> oh che bello,
è
arrivata la supplente, tempismo perfetto. Elena svanisce dalla mia
vista bofonchiando qualcosa, forse insulti. Ora non ho ne tempo ne
voglia per pensare a lei, devo ritrarre Diana alla caccia di Dennis.
La
campanella annuncia l'inizio dell'intervallo. Bene, allora prendo il
portafoglio e le sigarette, e ne tengo in mano una, UNA!
Una
preziosa lezione che ho imparato è che nello spiazzo grigio
chiamato
“cortile”, non bisogna mai mostrare il pacchetto di
sigarette. Se
ti beccano con le sigarette in mano, spunta fuori una scroccona che
ti domanda: “ mi puoi dare una sigaretta?”. Non
riesco a dire di
no, tutto sommato sono una persona gentile. Il problema è
che poi
gli scrocconi di sigarette spuntano fuori come funghi, alla fine
dell'intervallo mi ritrovo con il pacchetto vuoto. Allora il
pacchetto di sigarette lo nascondo in tasca, così quando
qualcuno si
avvicina chiedendomi “hai una sigaretta”, rispondo
“no, questa
è l'ultima”.
Sistemiamo bene le sigarette dentro la giacca, non
posso lasciarle in classe perché avvengono i furti. Ogni
settimana
c'è sempre una compagna che si pone al centro della classe e
chiede
incazzosa “ chi mi ha rubato le
sigarette?”, ovviamente
nessuna ammette il crimine. Per evitare di essere rapinata prendo
soldi e sigarette sempre con me. Ora che rifletto nessuna nella mia
classe ha denunciato il furto di portafogli. Rubano solo le
sigarette, a quanto pare in queste mura, le sigarette sono
più
importanti del denaro, come in carcere. Nei telefilm che trattano
questo argomento mostrano che chi ha il tabacco possiede lo scettro
del potere, comanda tutti i carcerati. Potrei avere questo potere,
interessante …
Potrei mettermi a spacciare sigarette e
guadagnarci qualche soldo. No, non funzionerebbe. Se gli studenti
avessero denaro le comprerebbero dal tabaccaio, non verrebbero da me.
Ci sono! Potrei dare sigarette in cambio di favori! Ogni intervallo
mi recherei nello spazio grigio con le tasche stracolme di sigarette
… ecco, la mia fantasia parte a briglia sciolta ...
Minacciosa
appoggio la schiena contro la rete, osservo la marmaglia di studenti
che ridono, giocano, fumano. Al mia fianco c'è Diana,
è la mia
guardia del corpo.
Una ragazza titubante si avvicina, tiene gli
occhi bassi, sa che non può guardarmi negli occhi,
è un gesto
irrispettoso nei miei confronti.
<< Buongiorno Sofia >>
s'inchina e mi bacia la mano. Con un gesto la invito a tornare
eretta.
<< Volevo chiederti qualche
sigaretta … >>
Accendo una sigaretta, Diana è al mio
fianco. Basta un gesto col capo e lei scatta, feroce come un puma
attacca.
<< Certo, non c'è problema. >>
sbuffo una
nube di fumo sugli occhi della ragazza davanti a me.
<< In
cambio cosa mi dai? >>
<< Tutto quello che vuoi >>
<<
Tutto? Mmm … interessante, vero Diana? >>
Risponde con un
cenno del capo.
<< Senti bella, oggi mi sento generosa
perciò ti darò un pacchetto intero di sigarette
>> allungo il
pacchetto alla ragazza, eccitata e colma di gratitudine lo
afferra.
<< Grazie, grazie! >>
<< Aspetta,
frena l'entusiasmo … entro domani devi convincere la bidella
Cecilia a pulire la classe in cui studio, altrimenti …
>>
socchiudo le palpebre e le rivolgo uno sguardo cattivissimo.
<<
Altri .. altrimenti? >> chiede la ragazze tremante
<<
Beh, ci penserà Diana >>
Diana la scruta minacciosa, mostra
le sue braccia muscolose. La piccola ragazza risponde <<
Sì,
sarà fatto >>
<< Sarà meglio per te >>
Una
scena spettacolare, stile Padrino. Come mi vengono in mente queste
cose? Vabhè … meglio andare. Piano mi alzo in
piedi, non voglio
essere colta da un devastante capogiro.
Percorro il corridoio,
Elena e le sue amichette mi squadrano da capo a piede con aria truce.
Durante questo intervallo l'argomento delle loro conversazione
è ben
delineato, non ci vuole una grande fantasia per immaginare i loro
discorsi
<<
Elena, sei stata gentile e premurosa, anche troppo >>
<<
Sofia è proprio una stronza acida >>
<< Sì, già è
brutta e pure stronza. È per questo che nessun uomo se la
fila >>
<<
Povera sfigata >>
<< ahahahah …. >>
Meglio
non pensarci.
Hilary
dov'è? Magari riesco a convincerla a venire nello spiazzo
grigio a
farmi compagnia.
Eccola! È appena uscita dal bagno
<<
Ciao >>
<< Ciao Sofi, vai a fumare? >>
<<
Sì, mi accompagni? >> so già che
dirà di no, Hilary
trascorre gli intervalli a studiare oppure con qualche sua compagna
di classe.
<< Certo >> sono sorpresa ma felice, non
voglio stare da sola nel cortile grigio.
Ci appoggiamo alla rete
del recinto grigio, davanti a noi orde di studenti fumano, ridono e
pomiciano. Dall'altra parte del cortile c'è Dennis e la sua
fiamma e
limonano, niente di nuovo. Diana poco fa mi ha mandato un messaggio
con su scritto “ dai un'occhiata a Dennis da parte
mia “.
Si
comporteranno come al solito: pomiceranno per dieci minuti interi e
poi prenderanno fiato per accendersi una sigaretta. Va bene, per oggi
sarò gli occhi di Diana, li osserverò
attentamente e poi informerò
la mia vicina di banco.
<< Come va Sofi? >> Hilary mi
guarda e sorride. Come va? Bene però son incazzata! Per
l'ennesima
volta mi hanno ricordato che sono anomala, diversa.
<< Bene.
Tu? >> non voglio informarla sul mio stato emotivo.
Hilary è
una cara ragazza, però non è in grado di
sdrammatizzare le brutte
situazioni con una battuta come fa Diana. L'altro giorno, quando la
cretinetta bionda mi ha umiliato davanti a tutti nella classe di
Hilary, ho letto sul suo volto la preoccupazione. Se comunicassi a
Hilary quello che è successo in classe, comincerebbe a pormi
le
solite domande: stai bene? Perché si
comportano così? Sei
offesa?
Non ho nessuna voglia di parlare dei miei sentimenti,
non ho alcuna voglia di farmi compatire.
Ora che rifletto, io e
Hilary non siamo esattamente amiche: non ci vediamo mai al di fuori
della scuola, qualche volta trascorre l'intervallo con me e Diana ma
niente di più.
Eppure in qualche modo mi sento legata a lei,
probabilmente questo legame è nato dal nostro primo incontro
…
Era
il primo giorno di scuola superiore.
La
campanella annunciò l'intervallo ,io lo trascorrevo chiusa
nel
gabinetto. Non avevo alcuna voglia di socializzare con gli studenti.
Alla prima ora ben cinque ragazze mi avevano posto la stessa domanda:
“che cosa hai fatto all'occhio?” per ben cinque
volte dovetti
spiegare che non ero stata ne picchiata ne molestata. La reazione
degli inquisitori è sempre la stessa: stupore. Che noia. Non
volevo
essere immersa in quel tumulto di inquisitori che pongono la domanda
curiosi e poi se ne vanno, senza nemmeno presentarsi o chiedere il
mio nome. Non capivo il motivo, ma ogni volta che mi venia posta
quella domanda ci rimanevo malissimo, eppure ero abituata alla
morbosa curiosità delle persone.
Guardai l'orologio e con
dispiacere mi accorsi che non mancava molto alla fine
dell'intervallo, presto sarei dovuta uscire dal bagno.
Toc … toc
… chi diamine bussava alla porta? Chi era la stronza che
necessitava del gabinetto? La tentazione di mandarla al diavolo fu
alta, però prima o poi sarei dovuta uscire, inoltre non
potevo
negare il servizio igenico a qualcuno.
Mi asciugai le lacrime, mi
ero fatta trasportare dalla rabbia e qualche lacrima di frustrazione
era scappata dagli occhi.
Aprii la porta e davanti a me si
presentò una ragazza carina: magra, bionda, occhi chiari.
Sembrava
triste. Perché era triste? Era una ragazza normale, senza
difetti da
nascondere, una ragazza così non avrebbe avuto alcun
problema a
inserirsi e socializzare con le compagne.
Ci guardammo negli
occhi, i suoi erano umidi quanto i miei. Entrammo in una specie di
connessione emotiva, non saprei come spiegarla, però ci
capimmo
senza pronunciare nemmeno una parola.
La bionda mi porge la
mano
<< Mio nome Hilary … è blla
conoscere te >>
era straniera, dall'accento capii che proveniva da un paese
anglosassone.
<< Ciao Hilary! Io sono Sofia >> le
strinsi la mano
Hilary
non è una persona così rilevante nella mia vita,
però il nostro
incontro fu speciale. Fu l'unica persona che non mi fece sentire
diversa dagli altri, anche lei era stata posta al centro di
un'attenzione indesiderata. Hilary ben presto imparò la
lingua
italiana in modo impeccabile, il suo difetto era sparito, era rimasto
solo un leggero accento inglese. Il mio difetto invece è
ancora qua,
e non sparirà mai.
La campanella suona e come una mandria di
animali, ci dirigiamo verso l'uscita.
La
fatidica ora della verifica è giunta. Sono tutte incurvate
sul
foglio di carta, le loro penne si muovono all'impazzata.
Perché
scrivono così tanto? La prima domanda è
“quando è nato Dante
Alighieri?” Scrivi la data e basta. Questo compito
è formato da
domande chiuse, perché scrivono così tanto? Bah,
sono tutte
agitate. In classe è sempre così, si fanno venire
delle crisi
isteriche inutili che non riuscirò mai a comprendere.
Aspetta...
questa domanda non la so, devo averla scritta sul bigliettino
nascosto in tasca. Cauta guardo la prof Leone, via libera! È
in
piedi davanti alla porta, ci rivolge la schiena. Veloce lo tiro
fuori.
<< Siete delle bambocce! >> merda, si sta
girando verso di noi! Che faccio, dove metto il foglietto? Non ho
tempo per nasconderlo in tasca, potrebbe beccarmi. Che faccio? Non ho
altra scelta, in bocca! Lo mangio
<< Che cosa è questo?! >>
sventola un foglio. La professoressa Leone sembra incazzata. Ha forse
beccato qualcuna a copiare? Poveretta
BLEAH, CHE SCHIFO! La carta
ha un sapore orribile, non riuscirò a ingoiarlo. Se ci
riuscissi, il
mio stomaco lo digerirà? Boh, meglio non rischiare,
però non posso
nemmeno sputarlo. Non posso mica andare al piccolo pattume e sputare
l'ammasso di carta, la Leonessa se ne accorgerebbe. Vabhè,
lo
sputerò alla fine dell'ora, quando la Leonessa
avrà alzato i
tacchi.
<< LA LISTA DELLE PIU' BELLE? Siete delle
studentesse, questa è una scuola non un concorso di
bellezza! >>
ecco cos'è quel foglio, è la lista che hanno
redatto quelle
cretine. L'hanno lasciata attaccata alla porta? Che stupide, non
sanno che la prof Leone s'incazza per qualsiasi cosa? Si arrabbia
persino se una tossisce durante la sua lezione.
ohoh … sembra
arrabbiata, fra poco urla
<< SIETE SOLAMENTE DELLE STUPIDE
BAMBOCCIE!!! >> sta stracciando il foglio e le mie
compagne
sembrano impaurite, fanno bene. Quando la Leonessa ruggisce bisogna
correre ai ripari.
<< BAMBOCCIE, STUPIDE BAMBOCCIE !!! >>
vai Leonessa! Ruggisci!
|
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Capitolo 4 *** Il presunto stupratore ***
NOTE:
consiglio a tutti i lettori di rileggere la prima parte del secondo
capitolo (Sofia e Valeria), perché il testo che leggerete
è
strettamente collegato, infatti parlerà essenzialmente di
“quell'incontro.”
Fatemi
sapere cosa ne pensate
un
saluto e buona lettura :)
Mistiy
Il
presunto stupratore
Ah,
finalmente sono a casa e sono sola, che Bello! Un post-it sul frigo
annuncia “tesoro tornerò a casa verso sera, mi
sono fermata da
Fiorella per aiutarla in cucina “. Fiorella è una
donna simpatica
vive a pochi metri da casa nostra, spesso loro due si ritrovano per
cucinare torte, dolci bere vino... si dilettano nelle solite
attività
casalinghe.
Chissà
se Valeria è a casa, c'è solo un modo per
scoprirlo.
<<
VALERIA?! >> l'urlo che echeggia tra le mura non riceve
alcuna
risposta. Perfetto, sono sola così potrò dormire
indisturbata,
ameno che Valeria non torni a casa. Non so perché ma ogni
volta che
mi vede a letto prova un'impellente desiderio di sbattermi
giù dal
materasso
Era
ottobre, nonostante fosse pomeriggio la notte era calata sul paese,
ero stanca e non avendo altro da fare mi misi sotto le coperte.
Sentii
dei passi, qualcuno stava giungendo in camera
<<
Sofia, dormi ? >>
Come
un' iguana sotto al sole cuocente rimasi immobile.
<<
Lo so che non dormi, sono solo le cinque del pomeriggio, solo i
vecchi dormono a quest'ora. >> non emisi alcun rumore,
rimasi
ferma nella speranza che se ne andasse
<<
Forza! >> Valeria si avvicinò e scosse le mie
spalle con un
tale violenza che persino una persona in coma farmacologico si
sarebbe svegliata.
<<
Sì, sono sveglia >>
<<
Ah, lo sapevo che non dormivi >>
Valeria
accese l'interruttore e venni travolta da un dolorosa fitta alla
fronte, i miei occhi si erano abituati al buio, quel flash di luce fu
devastante.
<<
Senti Sofia, perché sei triste? >>
<<
Non sono triste >>
<<
Allora perché non ti alzi? Sei qui al buio come un eremita
>>
<<
Sono solo stanca, non sono triste >> con la mano
stropicciai le
palpebre, la luce era insopportabile.
<<
Sofia … >> Valeria si sdraiò sopra
di me provocandomi un
certo dolore alle costole che espressi con un gemito
<<
Io non sono mamma, a me puoi dirlo >> il volto di Valeria
era
appiccicato al mio, i suoi grandi occhi castani guardavano i miei
alla ricerca di una qualche risposta.
<<
Sono solo stanca, puoi alzarti? Mi stai schiacciando le costole
>>
Finalmente tornò il respiro quando Valeria si
alzò in piedi.
<<
Va bene, allora alzati. Hai dormito abbastanza >>
<<
No, non ne ho voglia >>
<<
Dai, Giusi mi ha dato del fumo buono, usciamo e ce lo rolliamo
>>
<<
No, non ne ho bisogno >>
Valeria
gonfiò le guance e sonoramente buttò fuori tutta
l'aria.
<<
Allora ce la facciamo qui >> aprì la finestra
e l'aria fredda
pervase la stanza.
<<
Vale, mamma non vuole che fumiamo in camera >>
<<
Quando mai do retta ai comandi di mamma? E poi ho aperto la
finestra >> parlare con Valeria certe volte era
impossibile,
quando si metteva in testa qualcosa niente poteva smuoverla
dalla sua decisione. Mi arresi abbandonai il mio letto per sedermi
accanto a lei, vicino alla finestra.
Nessuno
mi disturberà, bene posso mettermi sotto le coperte e
riposare la
testa, mio Dio! La professoressa Leone ha strillato così
tanto che i
timpani mi fanno male. Mi sembra ancora di sentirla mentre ruggiva
“stupide bambocce” ahah … ha
ragione, sono proprio delle
cretine, ora non voglio pensarci, devo riposare queste membra
stanche.
Oggi
che giorno è? Venerdì, domani forse
c'è qualche compito di
biologia da consegnare, ci guarderò stasera, non saranno
impegnativi. Ho la strana sensazione che oggi devo fare qualcosa,
eppure non mi ricordo. Mmmm … forse devo uscire con Diana?
No, è a
casa con il mal di pancia, ho preso qualche impegno con Valeria? Non
credo, mamma non c'è e mia sorella ne approfitta per passare
il
tempo con il suo nuovo moroso … ma certo! Devo far visita al
“biondino ladro di manga”! Che sto facendo! Devo
assolutamente
alzarmi, oggi è il giorno in cui riavrò Saiyuki*,
col cazzo che lo
lascio al biondino deficiente! Giù dal letto.
Prima
di passare dal misterioso “biondino ladro di
manga”, devo
assolutamente fare un salto in fumetteria, cosa c'è di
meglio? Il
miglior modo per riprendersi da una brutta mattinata è
acquistare un
buon manga. Eccomi qua! Che odore di sigaretta, cavolo il commesso
potrebbe aprire almeno le finestre, ma quello è troppo
impegnato a
cazzeggiare per accorgersi della cappa di fumo formatasi qua dentro.
<<
Ciao >> Lo saluto anche se so che questa cortesia non
verrà
ricambiata.
<<
Ciao >> Che succede? Domani una calamità
naturale colpirà
Fiorino, mi ha salutata! Mai successo in tutti questi anni, per la
prima volta mi ha salutata. Forse è rimasto colpito dal mio
ultimo
combattimento con il biondino, e se avessi vinto? Forse mi avrebbe
detto : << ciao Sofia, è bello vederti
>>., ma lo
scontro è terminato con una sorta di patteggiamento verbale.
Vabhè,
mi accontento di questo svogliato ”ciao” .
Facciamo
un giretto tra gli scaffali, cosa posso prendere?
Ah
aspetta, prima di decidere nascondo il coltello bene bene nello
zaino. Che ci fa una ragazza benestante
con un coltello in borsa? Eh, di tutto! No, non voglio rapinare o
minacciare nessuno, l'ho preso solo per precauzione. Devo andare a
casa di uno sconosciuto, e con persone sconosciute potrebbero
succedere cose spiacevoli . Mettiamo per ipotesi che sia un
pervertito, che questo giochetto demenziale sia stato architettato e
con la scusa “ti regalo il manga, vienilo a prendere a questo
indirizzo”, quello mi accoglie gentile in casa e
quando
meno me lo aspetto sbam! Una botta in testa e mi violenta. Da quando
in qua ho paura di subire violenze sessuali? Giusto da quella volta
che abbiamo visto il telegiornale a casa all'ora di pranzo
“Ritrovato
il cadavere della diciassettenne … ”
<<
Ragazze, ascoltate! >> disse mamma alzando l'audio del
televisore
Io
e Valeria svogliatamente obbedimmo, non era una notizia interessante,
ogni giorno il telegiornale annunciava notizie simili. Per
accontentare mamma appoggiammo le posate per riporre tutta la nostra
attenzione allo schermo
“ … la
donna ha subito ripetute violenze sessuali, ecco a voi la foto della
vittima …
Sullo
schermo apparì la foto d'una ragazza grassa e brutta.
<<
E' brutta! >> esclamò Valeria stupidamente
sorpresa
<<
E allora? >> mamma si voltò verso di noi
<< Ai ragazzi
arrapati non importa niente della bellezza. >>
Rimasi
scioccata, per tutta la vita fui convinta di non poter subire alcuna
violenza sessuale a causa della mia bruttezza, e poi arrivò
la fato
di questa donna. Da allora sviluppai uno strana fobia per gli uomini,
così che ogni volta che un uomo mi guarda, penso a due
possibilità:
guarda il mio occhio mostruosamente nero, oppure è arrapato
e
m'immagina in strane quanto perverse posizioni sessuali.
Forse
sono solo paranoica però nella vita fidarsi è
bene, non fidarsi è
meglio. È per tale motivo giro con un oggetto contundente
ben
nascosto nello zaino, anche se durante il viaggio in corriera me ne
sono pentita: se un poliziotto mi avesse fermato? Spesso alla
stazione delle corriere, uomini in divisa girano accompagnati da
minacciosi pastori tedeschi, qualche volta chiedono ai passanti di
svuotare le borse o le tasche per “controlli di
sicurezza”. E se
mi avessero fermata? Dio che vergogna …
Il
poliziotto di fronte a me, rovista dentro al mio zaino alla ricerca
di una qualsiasi arma. Il cane mi guarda, ringhia e minaccioso mostra
le sue zanne. Deglutisco rumorosamente.
E'
da qualche minuto che sta scavando nello zaino ma non ha trovato
nulla di compromettente, l'arma l'ho nascosta bene.
Il
poliziotto alza lo sguardo verso di me, come per magia estrae il
discusso coltello, la lama affilata splende sotto la fredda luce
solare.
<<
Signorina, perché con se porta un oggetto contundente? Lo sa
che è
un reato punibile dalla legge? >>
Deglutisco
rumorosamente prima di aprire bocca
<<
Sì, lo so. Però una ragazza in qualche modo si
deve difendere >>
<<
Difendere da chi? >>
<<
Dagli stupratori. Oggi vado a casa di uno che potrebbe stuprarmi
>>
<<
Se la potrebbe stuprare, perché ci va? >> mi
guarda
sospettoso, non l'ho convinto crede che voglia andare a rapinare
qualche negozio o dirottare un autobus.
<<
Perché devo assolutamente recuperare il mio manga, lo
possiede il
presunto stupratore >>
<<
Scusi, mi faccia capire: lei vuole rischiare la sua vita per
recuperare un fumetto? >>
<<
No, non è un fumetto, è un MANGA >>
<<
Ahah … guardi ammiro il suo folle quanto disperato animo
eroico,
però portare oggetti contundenti è un reato, per
tale motivo deve
seguirmi in questura >>
Il
cane maligno ruggisce
<<
No, non voglio! >>
<<
Non ha scelta >>
Essere
beccata da un poliziotto è il pericolo minore, devo ancora
fare i
conti con il “presunto stupratore ladro di manga.”
È
entrato qualcuno, sulla pesante porta di vetro del negozio è
appiccicato un piccolo campanello che ha annunciato l'entrata
dell'individuo. Ho visto una nuca bionda, che sia il ladro? Guardiamo
bene vedo due grandi occhiali neri, non c'è alcun dubbio
è il
presunto “stupratore ladro di manga” sta parlando
con il
fumettista. Chissà cosa si stanno dicendo …
potrei avvicinarmi e
ascoltate? Sono curiosa, non ho mai visto il fumettista parlare con
un cliente, e non sembra nemmeno arrabbiato. Uhm … vorrei
avvicinarmi senza dare nell'occhio.
Certo
che il presunto stupratore è uno stronzo! Non dovrebbe
aspettarmi a
casa sua? Se mi hai dato l'indirizzo almeno dovresti avere la decenza
d'aspettare che arrivi. Ah! Ci sono, l'ha fatto apposta! Mi ha dato
il suo reale indirizzo solo per accontentarmi, avrà pensato:
“oggi
deve venire la sfigata a ritirare il manga, perfetto. Allora mi
assento tutto il giorno così quella se ne va!”.
Eh
caro “presunto stupratore” non hai fatto bene i
tuoi calcoli, non
hai previsto che anche io sarei venuta qua. Grosso errore, ora ti
fotto! Appena finisci di parlare mi attacco addosso a te come una
pulce e ti tormento fino a quando non mi ridai IL MIO SAIYUKI!
Però
prima mi avvicino piano piano, fingo di rovistare tra gli scaffali
pieni di manga e furtiva mi avvicino, voglio sentire la vostra
conversazione.
Oh,
diavolo, ho girato la testa troppo velocemente e sono stata colta da
un brutto capogiro. Ho ingerito la bustina di zucchero? Non ricordo,
dovrei averne una nello zaino, meglio se la prendo fuori
perché la
stanza sta girando, non credo si stia verificando un terremoto.
Ehi!?
Perché il pavimento è così
pericolosamente vicino?
Credo
d'essere svenuta, ma non ne sono certa. Lo schermo visivo è
tutto
scuro, non vedo niente e temo che quando riaprirò le
palpebre il
nero assoluto sarò sostituito da volti curiosi.
<<
Hey! Stai bene >> hai! Mi ha mollata uno schiaffo sulla
guancia? Chi? Chiunque tu sia non sai che per far rinvenire qualcuno
da uno svenimento sono sufficienti leggeri schiaffetti? Se non mi
sveglio cosa accadrà? Mi tirerai un calcio in faccia?
<<
Devo chiamare un'ambulanza >> ah no, per
carità. Non voglio
attirare l'attenzione dell'intera città per un banale
mancamento.
Meglio riaprire le palpebre.
<<
Ah, sta riaprendo le palpebre >>
Ah,
che paura! La faccia stropicciata del fumettista è china su
di me.
Non l'ho mai visto così da vicino e posso dire che
è brutto, è più
vecchio di quanto pensassi, Sta fumando? Non lascia la
sigaretta nemmeno per soccorrere i suoi clienti.
<<
Stai bene? Non devo chiamare l'ambulanza vero? >> espira
una
nuvola di fumo che mi arriva proprio dentro agli occhi già
martoriati dalla luce. Ma si può? Sono una fumatrice
abbastanza
accanita, però quando qualcuno mi sbuffa del fumo sul volto
m'infastidisce.
<<
No, sto bene >> cerco di muovere le deboli gambe per
rialzarmi
in piedi, perchè non riesco a muoverle? Cazzo sta vedere che
sono
caduta e mi sono rotta la spina dorsale. No, non è vero, se
mi fossi
rotta la colonna vertebrale non sentirei questo male allucinante al
culo, ah! Ora capisco perché lo chiamano “osso
sacro”, quando
sbatte sul pavimento provoca un sacro dolore.
Dai,
piano piano alzo il collo e vedo che succede ai piani bassi, no! Non
ci credo! Il biondo “presunto stupratore ladro di
fumetti” è lì
che regge le mie gambe verso l'alto, ecco perchè non le
posso
muovere. Ha lo sguardo basso, sta guardando il cavallo dei miei
pantaloni? Oddio, non è che mi sono fatta la pipì
addosso? Eh una
volta mi è capitato
Il
rito prima di andare a letto consisteva in tre fasi: doccia,
frettolosa pulizia del viso infine asciugatura dei capelli . Ero alla
seconda fase, mi chinai per acchiappare l'asciugamano e fui colta da
uno stravolgente capogiro che mi fece crollare a terra.
Mi
risveglia sdraiata sul pavimento più bagnata di prima,
confusa
poggiai una mano sul pavimento, ma anziché sentire la dura
freddezza
delle piastrelle, la mano si annaffio di acqua. Come era giunta
l'acqua fin lì? Avevo tirato la tendina della doccia, come
poteva
essere giunto il getto d'acqua fin lì.? Istintivamente mi
portai la
mano bagnata al viso e un'acre odore d'urina mi fece storcere il
naso. Sbuffando tornai sotto il getto della doccia.
Come
faccio a controllare? Insomma non è che posso mettere
allegramente
la mano sulla patata per verificare se è asciutta. Non ho
altra
scelta che alzarmi in piedi nella speranza che sul pavimento non ci
sia una grande pozzanghera d'urina. Oh, finalmente molla la presa
dalle mie gambe, con la forza delle braccia cerco d'alzarmi da sola,
come quella volta in autobus, ma il fumettista afferra il mio braccio
e mi porta in piedi.
Uno
sguardo al pavimento … ok! Grazie al cielo non è
uscito nulla
dalla mia vescica. Allora perché il “presunto
stupratore”
fissava la mia “Patata”? Oddio … sta a
vedere che il “presunto
stupratore” in realtà è un
“pervertito stupratore”, quale
persona normale fisserebbe il cavallo dei pantaloni di una ragazza
svenuta?
<<
Riesci a stare in piedi? >> mi sbuffa un'altra folata di
fumo
in faccia, basta! Ti sembra questo il modo di trattare una cliente?
<<
Sì >> le mie ginocchia sono stabili quanto due
gelatine,
infatti tento due passi e cedono, però non cado grazie a una
salda
presa. Il fumettista ha dei bei muscoli, aspetta la mano sul mio
braccio non è la sua, ah! È del pervertito
stupratore, che schifo,
leva via quella manaccia pervertita!
<<
Adesso chiamo l'ambulanza >> il commesso tira fuori un
cellulare dalla tasca
<<
No! >> devo convincerlo che sto bene, come? Come prima
cosa
scrollo via la mano del ragazzo dal mio braccio, così
dimostro che
sono in grado di stare in piedi senza alcun tipo di aiuto.
<<
E' soltanto un po di pressione bassa. >>
<<
Sicura? >>
<<
Sì >>
<<
Gio, portala al bar qua accanto e offrigli il pranzo >>
Gio? Lo
stupratore si chiama Gio? È un diminutivo di Giovanni o
Giorgio?
Comunque sia non sembra contento
<<
Ufff … perchè non la porti tu vecchio?
>> ah, che cavaliere.
<<
Perchè io devo badare al negozio. Portala, non posso perdere
una
delle miei migliori clienti >> in effetti sono un'ottima
cliente, compro all'incirca cinque volumi alla settimana, grazie al
mio contributo riesce a comprarsi le sigarette.
<<
BADARE AL NEGOZIO? Non dire stronzate, l'unica cosa che fai qua
dentro è fumare come una ciminiera >> non ha
tutti i torti
<<
Muoviti! Non rompere le palle e fai come ti ho detto! >>
wow!
Si sta infuriando, fra poco arrivano le botte ma per quanto mi
piacerebbe assistere a questo combattimento, non voglio essere io la
causa del litigio.
<<
Io sto bene. Non ho bisogno di mangiare >>
<<
Ecco! L'hai messa in imbarazzo. Mio nipote è propri un
cazzone, non
sa nemmeno come comportarsi con le donne >> eh?!
Nipote!? Aspetta aspetta … Nipote?! Mi stai dicendo che voi
due
siete parenti? Non ci posso credere, non si assomigliano per niente!
Il commesso è brutto con i capelli grigi, e abbastanza
grassottello,
invece lo stupratore accanto a me, è alto, slanciato biondo,
e
oggettivamente attraente. Cioè, non so se sia
“bello”, credo che
le ragazze gli sbavino dietro, io no. Ai miei occhi appare come uno
stupratore.
<<
Va bene adesso andiamo >>
<<
Salve, cosa vi porto? >> la cameriera ci sorride, non
è un
sorriso sincero ma uno di quelli cordiali che indossano tutti quelli
che lavorano a contatto con le persone. Ricambio il sorriso, nemmeno
il mio è sincero. Quando mai sorrido sinceramente? Quasi
mai, ma
certe volte è più facile indossare il sorriso da
cameriera.
<<
Un caffè espresso >> Gio lo dice senza nemmeno
guardarla, la
sua attenzione è tutta concentrata sul suo telefono
<<
Anche per me, grazie >> Gio alza il sopracciglio, ma non
dice
niente. Si aspettava che ordinassi del cibo, ma non voglio farmi
offrire il pranzo da questo “pervertito
stupratore”, voglio solo
il mio manga e tornare a casa.
<<
Arrivo subito >> la cameriera ci regalo un ultimo
bugiardo
sorriso e se ne va.
Non
stacca lo sguardo da quello stupido Iphone, forse è uno di
quei
coglioni che trascorre tutto il giorno giocherellano con il telefono.
Ma in fondo non è colpa sua ma degli sponsor che urlano:
“se vuoi
essere figo devi possedere l'ultimo iphone”. Io non ce l'ho,
infatti non sono figa anzi molti sostengono che sono una sfigata.
Probabilmente è così ma che m'importa!?.Se
dovessi dare retta a
quello che dice la gente, dovrei girare con un sacchetto di carta in
testa e non mostrare la mia brutta faccia macchiata.
Sento
il telefono vibrare nella tasca del pantalone ma non lo voglio
mostrare allo stupratore di fronte a me,
non voglio sventolare il mio vecchio Nokia scassato, gli mancano
persino due pulsanti. Magari il “pervertito
stupratore” è uno di
quelli che giudica male le persone senza Iphone. Dato che oggi ho
ricevuto abbastanza critiche, lo lascio nella tasca a vibrare, per
fortuna ieri ho tolto la suoneria.
Non
mi guarda, continua a fissare il piccolo schermo eppure prima nel
negozio mi fissava, per meglio dire guardava la mia patata.
Perchè?
Sono andata talmente in paranoia che poco fa sono andata in bagno e
ho controllato bene a modo se sul jeans era presente qualche macchia
umida, Eppure sono asciutta. Ora non mi guarda, forse se fossi
sdraiata a terra con le gambe all'aria, continuerebbe a fissare il
cavallo del pantalone. Che cosa inquietante
<<
Ecco qua >> è tornata la cameriera, appoggia
le tazzine
<<
Grazie >> almeno uno dei due deve essere gentile, visto
che
quello di fronte a me non alza nemmeno lo sguardo. La cameriera si
congeda con un sorriso bugiardo e se ne va, lasciandomi sola con
questo tizio. Metto nella tazza un'intera busta di zucchero per
riprendere le forze, non voglio finire a terra di nuovo per poi
essere fissata da questo “pervertito guarda patate.”
Incredibile!
Mescola il cucchiaino nella tazza senza distogliere lo sguardo dal
telefono, deve essere molto interessante il mondo in quel piccolo
schermo. Magari da bravo pervertito quale è, sta guardando
un porno
con una erezione allucinante intrappolata nei pantaloni. Oppure,
molto semplicemente non è un pervertito, ma un coglione che
passa
tutto il suo tempo su Wathsaap a chattare con gli amichetti.
Ora
si presenta un nuovo problema: dov'è il manga? Lui non ha
accennato
alla questione, in verità non ha aperto bocca da quando
siamo qua.
Credo stia facendo il furbetto, non accenna al nostro patto emanato
due giorni fa perché si vuole tenere il volume ma a questo
giochetto
mentale non ci sto. Ho lottato duramente quel giorno perciò
è mio,
mi spetta di diritto. Però come posso introdurre la
questione senza
sembrare una ritardata? Non è che posso dire così
di punto in
bianco “dammi il manga!”. Ho un'idea, so come
riaverlo ….
<<
Senti Gio, mi ridai Saiyuki? >>
<<
Che? >> finalmente stacca gli occhi dal suo schermo
<<
Il mio manga! Non ti ricordi? L'altro giorno hai promesso che me lo
avresti ridato oggi >> accendo una sigaretta e lo guardo,
il
mio sguardo è ridotto in due piccole fessure arcigne come il
suo. Ci
stiamo sfidando.
<<
No, non mi ricordo. Mi avrai confuso con qualcun altro >>
<<
Mpf … qualcun altro? Sai non ci sono molti biondini con la
tua
stessa faccia da culo in giro >>
<<
Davvero? Anche tu hai una faccia da culo difficile da dimenticare,
eppure non mi ricordo di te >> sbuffa una nuvola di fumo
che
arriva dritta verso la mia faccia. A quel punto perdo le staffe e
sfodero il mio magnifico coltello.
<<
Senti stronzo >> con uno scatto mi sporgo verso di lui,
punto
l'arma sul suo tremante pomo
<<
Dammi Saiyuki, altrimenti ti sgozzo come un maiale >>
Mmmm
… arriverai a tanto per riavere Saiyuki? Sì,
credo di sì però
non posso sfoderarlo: il bar è gremito di gente che
sicuramente si
spaventeranno e chiameranno la polizia. A quel punto
finirò sul serio in
un manicomio.
Mh?
Che fa? Si sta alzando? Perchè? Sta a vedere che fugge via.
Lo devo
fermare, come? Non ho altra scelta, devo minacciarlo con il
coltellino
<<
Andiamo >>
<<
Dove? >>
<<
In macchina. Ti porto a casa >> no, col cazzo. Non ci
salgo in
macchina con uno sconosciuto, persino Valeria me lo
sconsigliò
<<
Sofia, non devi mai e dico mai salire in macchina con un ragazzo se
non ci vuoi fare sesso >>
<<
Perchè? >>
<<
I ragazzi non regalano mai un passaggio per niente, anzi non fanno
mai favori per generosità. In cambio vogliono sempre
qualcosa >>
<<
Sesso ? >>
<<
Alcuni si accontentano di una sega. >>
<<
No, non è necessario, prendo l'autobus >>
<<
Senti, non ho voglia di portarti a casa, è mio zio che mi
costringe
>> suo zio lo costringe? Ma dai, non mi dirai che lo
zietto
prova un debole per me
<<
Non mi succederà niente, torno a casa in bus >>
<<
In autobus? Alle sei di sera? Povera ingenua >> ingenua?
Io? Poco fa mi è bazzicata l'idea di sgozzarti, ti sembro
ingenua?
<<
Dai, andiamo. Dove abiti? >> glielo dico? Se poi questo
viene a
casa per stuprarmi?
<<
A Fiorino >> ah, adesso sì che sono
un'ingenua, comunicare
così dove vivo
<<
Va bene, non è lontano, Andiamo >> che faccio
lo seguo?
Tornare a casa in macchina è allettante, nel giro di una
decina di
minuti sarei a Fiorino. Se invece andassi in corriera, eh …
forse
impiegherei trenta minuti se non c'è traffico.
Ma
sì, vado con lui. Se le cose si mettono male sono armata, ho
un
coltello e so come usarlo.
Ha
una macchina scontatissima, una piccola 500 nera. L'interno dell'auto
è disgustoso puzza di fumo e guardando bene sotto i piedi, i
tappetini sono cosparsi di cenere. Che schifo, se fumi in macchina
devi almeno avere la decenza di ciccare dentro al posacenere, ah
eccolo è strapieno di mozziconi. Che ambiente malsano. Se
mia mamma
vedesse griderebbe terrorizzata: “che ambiente
malsano” .
Anche
la mia stanza è un ambiente malsano secondo il suo parere
<<
Sofia metti in ordine e apri la finestra, c'è puzza di
sigaretta >>
<<
No, io non la sento >> in effetti avevo passato il
pomeriggio
stravaccata sul letto e per combattere la noia, mi ero fumata un
intero pacchetto di sigarette.
<<
Quante volte ti ho detto che non devi fumare in camera?
>>
spalancò la finestr
<<
Fa freddo, chiudila >>
<<
No Sofia, non va bene respirare il fumo passivo >>
<<
Io fumo, cosa vuoi che sia un po' di fumo passivo? >>
<<
Infatti dovresti smettere di fumare, ti fa male >>
Ahaha
… se mamma si ritrovasse in questa auto, impazzirebbe!
Viste
le circostanze, direi che posso accendermi una sigaretta senza
problemi, però prima glielo chiedo per correttezza
<<
Posso accendere un sigaretta? >>
<<
Sì, però apri il finestrino >>
ahah, è una battuta? Se tu
aprissi il finestrino quando fumi qua dentro, forse non ci sarebbe
tutta questa puzza, comunque sia obbedisco, bisogna rispettare
l'automobile altrui.
Da
quanto è che siamo in macchina? Credo una decina di minuti
il
“presunto stupratore ladro di manga” è
silenzioso, non si sforza
d'intavolare una conversazione. Non mi disturba il silenzio, anzi
credo che molta gente dovrebbe tacere e basta, come la supplente
incontrata stamattina. Ah! No, non ci devo pensare a quella cretina
che altrimenti m'incazzo e non è il caso, ho accettato un
passaggio
da un “presunto stupratore” devo essere calma e
vigile in caso
d'assalto sessuale. Se questo tira fuori il suo organo sessuale? Se
vuole una sega che faccio? Non so mica farla, cioè mia
sorella
qualche anno fa mi ha mostrato un porno
Era
estate e faceva troppo caldo per uscire così mi sdraia sul
letto con
il ventilatore spalmato sulla faccia per scacciare l'afa che
impregnava la stanza.
<<
Che fai? >> mi spaventai, da dove era sbucata fuori
Valeria? Si
era introdotta nella mia stanza silenziosa come un felino, non avevo
sentito ne i suoi passi ne la sua presenza.
<<
Niente >> risposi il piccolo ventilatore sul comodino
accanto
al letto
<<
Bene >> si siede accanto a me, posa sulle sue ginocchia
il
computer portatile
<<
Sofia, hai già sedici anni non hai mai avuto un ragazzo e
non hai
nemmeno baciato nessuno >> il suo tono era grave e ricco
d'ansia
<<
Allora? >> non capivo la sua agitazione
<<
Allora?! Diavolo Sofia sei indietro, le ragazze hanno il loro primo
rapporto sessuale a quindici anni, e tu non hai avuto nemmeno un
moroso! >> mi guardava con due grandi occhi sbarrati
<<
Non è normale, perciò, visto che non hai mai
avuto un'esperienza
sessuale, almeno bisogna mostrartela >> lo sguardo cadde
sullo
schermo del computer
<<
Cosa? Non avrai girato un filmino sconcio con il tuo ragazzo? In tal
caso non voglio vederlo >>
<<
Cosa dici! Certo che no, ti mostro un porno, così vedi come
funziona
l'azione tra le lenzuola >>
<<
No, non ne ho voglia >> mi alzai in piedi, ma Valeria mi
trattenne afferrando il mio braccio.
<<
Senti Sofia, è una cosa SERIA, non voglio che ti ritrova
vergine a
diciotto anni come una sfigata >> nei suoi occhi lessi un
sincero affanno. L'assecondai e mi sedetti, in fondo non avevo di
meglio da fare
Ok,
adesso so come funziona, come muovere le mani e come devo gemere
però
mi rifiuto, non mi sottoporrò mai a una tale
intimità con uno
sconosciuto. Che faccio se vuole una sega? Beh, tiro fuori il
coltello e glielo taglio.
Uh,
ho finito la sigaretta, ora dove butto il mozzicone? Dovrei infilarlo
dentro allo straripante posacenere ma se ci provo, temo che tutti i
mozziconi cadano per terra. A quel punto potrebbe chiedermi un
pompino come risarcimento e non mi pare il caso. Ok, lo getto fuori
dal finestrino, anche se è severamente vietato dalla legge,
mi pare
che se i vigili ti beccassero, ti possono dare una multa di 500 euro.
Ma dietro di me non c'è alcuna macchina perciò
ecco! Fuori, ho
compiuto il mio atto vandalico indisturbata.
<<
Dove abiti? >> oh, non mi ero accorta ma siamo
già giunti a
Fiorino, mi ero dimenticata di quanto l'automobile sia più
veloce
della corriera.
<<
In via fiorino. Devi svoltare a destra, poi all'incrocio svolti a
sinistra >> presuppongo che lui non ci sia mai stato qua,
chi
diamine verrebbe in un paesino così insulso? È un
paesino talmente
noioso che i miei coetanei trascorrono il week end nelle
città
vicine. E hanno ragione, Fiorino non offre un granché come
movida :
una pizzeria, una gelateria e una piccola sala videogiochi. Il sabato
è una noia mortale da queste parti.
Sento
la vibrazione del cellulare dentro alla tasca,
chi mi starà cercando? Sarà mia madre,
probabilmente è tornata a
casa e non trovandomi, starà contattando tutti gli amici.
Povera, speriamo non gli venga un attacco cardiaco, forse
dovrei
rispondere ma ormai sono arrivata.
E
quando arrivo? Speriamo che il pervertito stupratore non mi chiede un
servizietto sessuale, sono armata però preferirei non
ricorrere alla
violenza. Ecco sono arrivata, sono davanti al cortile e adesso? Beh
l'auto si è fermata, almeno lo ringrazio
<<
Grazie per il passaggio >>
<<
Non ringraziarmi, sono stato costretto >> teme
così tanto suo
Zio? Beh meglio così, significa che non gli devo alcun tipo
di
favore sessuale.
<<
SOFIA! Sei tu? >> oh cristo santo! Mia madre è
lì sul
balcone, con i bigodini in testa che grida come una pazza. Meglio
scendere
<<
Vai, non far preoccupare la tua mamma >> che
gentile, mi prende anche per il culo. E' già abbastanza
umiliante
avere una madre ansiosa come la mia e questo stronzo deve rigirare il
coltello nella piaga. Sai che ti dico! Mando al diavolo l'educazione
e gli do la risposta che merita
<<
Vaffanculo! >>
<<
Ahahah … >> ride di gusto?! Ah, sono contenta
che la faccenda
ti scateni il sorriso, perché io sono alquanto incazzata.
Vabhè
adesso scendo dall'auto e spero di non rivederti mai più.
Giù
sull'asfalto, chiudo la portiera con una certa potenza, voglio
enfatizzare la mia rabbia.
<<
SOFIA! DOVE SEI STATA? >> mamma adesso arrivo, non
c'è bisogno
di far sentire il tuo affanno agli altri vicini,
non devi attirarli con le tue grida. L'immagino: appiccicati alle
finestre per assistere all'ennesimo dramma familiare
Aspetta!
Il mio manga, cazzo! La macchinina nera sta sfrecciando via, devo
fermarlo ma come?
<< IL
MIO MANGA! >> magari ha sentito il mio urlo, ma la
macchina va
e sfreccia via veloce.
<<
SOFIA, VIENI DENTRO >>
Posso
trarre una conclusione : Il Biondino non è uno stupratore ma
solamente un dannato ladro di manga. Nonostante tutto, anche se non
sono stata violentata, sono stata metaforicamente fottuta.
<< SOFIA!?
>>
<<
Cazzo mamma! Arrivo! >>
|
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Capitolo 5 *** Il cane rognoso ***
NOTE
: questo
capitolo merita una
piccolissima introduzione essendo un capitolo
“serioso” , in
verità non volevo inserirlo così presto
però credo sia inevitabile
dato che quasi tutti i personaggi rilevanti di questa fiction sono
stati presentati( chi più chi meno), è giunta
l'ora d'illustrarvi
il “padre inesistente”. Anche se non
sarà citato molto nei
capitoli successivi, è una figura fondamentale, una chiave
d'interpretazione per capire Sofia e le persone che la circondano.
Non
sarà un capitolo leggero e divertente, per tale motivo sono
spaventata O.O ma in fondo la vicenda di Sofia gira sempre attorno a
un dramma e non sempre l'ironia è una arma efficace.
Nonostante ciò,
vi prometto che il prossimo capitolo sarà spiritoso,
perciò non
abbandonate la Fic XD
Bando
alle ciance, ecco a voi il quinto capitolo
spero
non vi deluda
un
saluto
Mistiy
il
cane rognoso
Mi
sento in imbarazzo. Indosso una gonna a scacchi coordinata a una
camicia bianca, i capelli sono racchiusi in una treccia che cade
docile sulla spalla. Anche Valeria è vestita all'incirca
come me,
eppure non sembra imbarazzata, perché dovrebbe? Starebbe
bene anche
se indossasse un sacco del pattume.
Perché
devo vestirmi in questo modo? Questo look da
“perfettina” non fa
per me, giusto mia madre ...
Stamattina
mamma ci svegliò alle otto in punto.
Tutte
radunate al tavolo della cucina con gli occhi semi chiusi e la fronte
inclinata verso tazza da caffè. Valeria sbuffò
<<
E' domenica, perché ci hai svegliate così presto?
>>
<<
Dovete andare a pranzo da vostro padre >>
<<
E allora? >> Valeria platealmente sbadigliò
<<
Dovete prepararvi per apparire eleganti ,carine >>
<<
Per chi? Per quello stronzo di nostro padre? >>
<<
Valeria! Non dire così >> mamma da bravo
genitore, rimproverò
Valeria mostrando un volto severo però notai all'angolo
della bocca
una leggera increspatura, era l'ombra di un sorriso?
<<
Dovete essere carine, così da dimostrare che ce la caviamo
benissimo
anche senza di lui >>
A
quel punto, nonostante la pressione bassa mattutina che annebbiava il
mio cervello, sentii la necessità d'intervenire
<<
Cosa centra? Se ci vestiamo bene dimostriamo che ce la possiamo
cavare senza di lui? >>
<<
Certo Sofia! Dimostrate che nonostante la mancanza di un genitore,
non vi trascurate. >> ci rinuncia, non avevo abbastanza
energie
psichiche per contraddire quella logica assurda.
Ora
siamo di fronte alla bianca porta della casa patriarcale, non ci
resta che suonare ma prima cerco il consenso di mia sorella, un
accenno con la testa e suono il campanello. Le cene con nostro padre
sono sempre drammatiche, per fortuna i due coniugi c'invitano
solamente tre, forse quattro volte all'anno. Fatto sta che per un
motivo o l'altro, Valeria da di matto e non si arriva mai al dessert.
Come l'ultima volta
<<
Perché non puoi regalarmi una macchina? Ho preso la patente,
cosa mi
serve se non posso guidare?! >>
<<
A vostra madre mando un cospicuo assegno mensile, risparmiate e
compratela >> il timbro della sua voce era freddo, atono
<<
Non bastano! Spesso ci ritroviamo a fine mese con le tasche vuote
>>
<<
Non sono affari che mi riguardano >>
Io
e Rosa sedute stavamo all'angolo, silenziose come spettatrici,
guardavamo il
piccolo dramma inscenato da Valeria e mio padre. Mantenevamo
un volto neutro, ma i nostri muscoli erano tesi, pronti a intervenire
nel caso in cui la discussione fosse degenerata.
<<
Sei uno stronzo! Se non t'importa niente di noi allora
perché ti sei
sposato? Perché ci hai fatto nascere? Vaffanculo, sei uno
schifoso
bastardo! >>
Ciaf,
Mio
padre mollò un ceffone talmente forte che Valeria cadde a
terra.
Rosa
rimase immobile, sconvolta dal bruto gesto , io mi affrettai a
raccogliere mia sorella dal pavimento.
<<
Sono tuo padre, perciò devi rispettarmi >> la
sua risposta era
piatta, priva di qualsiasi emozione.
Aiutai
Valeria ad alzarsi, il suo corpo era diventato incredibilmente debole
scosso da tremori di rabbia e impotenza,. Il viso di mia sorella era
contatto in una spiacevole smorfia, voleva piangere, urlare lo schifo
che le permaneva nell'animo.
<<
Torniamo a casa >> Valeria doveva uscire da quella casa,
voleva
piangere ma era troppo orgogliosa per farlo davanti a Rosa e nostro
padre
La
porta si apre e dinnanzi a noi si presenta Rosa
<<
Ciao ragazze! >> ci accoglie con un bel sorriso. La sua
eleganza è spaventosa, indossa un abito bianco e le sue
braccia
sono ornate da bracciali dorati. In confronto a lei, noi due
sembriamo delle piccole contadine trovate per strade
<<
Ciao Rosa >> la saluto e ricambiando la sua cortesia,
Valeria
ovviamente no
<<
Ragazze, entrate! >> entriamo e poggiamo i cappotti
sull'attacca panni, .
<<
Come siete belle, non vi sarete agghindate per venire a pranzo da
noi? >>
<<
No, noi siamo sempre belle >> ecco, non ci siamo nemmeno
sedute
al tavolo che Valeria comincia a provocarla.
<<
No, non metterei mai in dubbio un dato di fatto così
evidente,
siete entrambe bellissime >> povera Rosa, con la
gentilezza
vuole comprare l'approvazione di Valeria, ma non gli darà
mai questa
soddisfazione
<<
Non ho bisogno di questi falsi complimenti >> dai
Valeria! So
che Rosa ti sta sul cazzo ma per due ore non puoi recitare? Io fingo
in continuazione, perché non puoi farlo anche tu per questo
breve
lasso di tempo? Meglio intervenire prima che questi banali
convenevoli degenerino in una furiosa discussione.
<<
Rosa, che buon odorino, puoi dirmi cosa hai cucinato? >>
<<
Certo, però prima vi faccio accomodare, che maleducata che
sono! >>
seguiamo la donna in bianco per accomodarci alla tavola
impeccabilmente apparecchiata: sopra alla tovaglia di raso bianco, ci
sono piatti di porcellana, bicchieri di cristallo. Al centro del
tavolo è presente un grande vaso di cristallo, al suo intero
sono
presenti dieci rose bianche. Che classe.
Credo
che Rosa nutra una certa passione per il colore Bianco, poi si
è mai
vista una donna cucinare con un abito bianco? Pericoloso quanto
stupido, ma se a fine pranzo riuscirà a rimanere
immacolata... beh,
tanto di cappello! Io non riesco a mangiare un piatto di pasta al
pomodoro senza sbrodolarmi.
<<
Allora come prima portata ho preparato tortellini alla panna, come
secondo mangeremo un ottimo fois gra. Per quanto riguarda il dessert,
ho mandato vostro padre a comperare una torta gelato al gusto panna
e fragola, vi piace? >>
<<
No, non mi piace >> ahah Valeria, perché? Ogni
parola per
quanto insulsa che esce dalla bocca di Rosa la devi contraddire con
questo tono acido. Non devi sprizzare gioia da tutti i pori, ma
almeno sii civile.
<<
Ah, non lo sapevo.>> sembra mortificata <<
Adesso chiamo
Berni così gli dico di prendere la torta d'un altro gusto
>> Rosa, devi capire che il problema per Valeria non
è la torta ma sei
tu
<<
Non importa io non mangio dolci, sono attenta alla mia linea
>>
ahah! Ma davvero? Ieri sera spaparanzata sul divano, hai divorato due
barrette di cioccolato e un pacco di patatine fritte.
<<
Oh suvvia, sei così snella che un pezzo di torta non
danneggerà la
tua forma slanciata >>
<<
No, non mangio dolci >> ok, adesso devo intervenire e
pilotare
il discorso su un altro argomento
<<
Quando arriva nostro padre? >>
<<
Dovrebbe arrivare tra pochi minuti >> lo dice
rivolgendomi un
sorriso. Credo provi un senso di gratitudine nei miei confronti, se
non fossi qua a controllare il bollente spirito di Valeria,
probabilmente le salterebbe addosso, ha anche frequentato un corso di
arti marziali
Era
estate, seduta sul portichetto di casa assaporava la brezza
pomeridiana, guardavo Valeria immersa nel verde del nostro giardino
sferrava pugni e calci al vento,
<<
Valeria, perché t'impegni tanto ? >>
<<
Perché nel caso in cui fossi immischiata in una rissa, devo
sapere
come difendermi >>
<<
Perché diavolo dovresti essere immischiata in una rissa?
>>
<<
Bah, >> sferrò un calcio laterale
<< non si sa mai cosa
riserva la vita e poi amo le arti marziali, mi aiutano a sfogare la
mia ira >>
<<
La tua ira? Nei confronti di chi? >>
<<
Nei confronti di nostro padre e di Rosa. Adesso immagino che di
fronte a me ci sia quella puttana di Rosa! >>
sferrò sette
ganci laterali
Se
non fossi qua a controllarla, probabilmente Valeria lancerebbe sette
ganci consecutivi al volto
di
Rosa. Per quanto la scena possa essere potenzialmente spassosa,
voglio evitarla. Se mai Valeria dovesse picchiare Rosa, sicuramente
qualcuno chiamerà la polizia, a quel punto Valeria sarebbe
sbattuta in un
carcere e mi lascerebbe sola con mamma, Dio non voglia! Non so come
potrei sopportarla senza l'aiuto di mia sorella.
Sento
la porta dell'ingresso aprirsi
<<
Ah, ecco parli del diavolo … >>
Ecco
qua, entra in scena il protagonista, l'uomo che distrusse il nostro
quadretto familiare. Non lo vedevamo da quattro mesi, eppure non noto
alcuna differenza da allora: è sempre grasso, calvo, con
quelle tre
rughe profonde sulla fronte.
<<
Ciao >> rivolge uno sguardo privo di calore a Valeria. Al
mio
volto non dedica nemmeno una fugace occhiata. È sempre stato
così,
non mi ha mai guardato in faccia è come se non riuscisse a
tollerare
la mia presenza. Il motivo non lo comprendo, a differenza di Valeria
non l'ho mai mandato a fanculo, insultato o minacciato. Forse l'unico
sentimento che suscito in lui è l'indifferenza.
Un
pranzo silenzioso
quanto imbarazzante.
Papà
tiene la testa incollata al piatto vorace divora il cibo, come un
cane rognoso. Valeria stuzzica i poveri tortellini con la forchetta,
nel contempo posa fugaci quanto minacciosi sguardi che altalenano fra
Rosa e nostro
padre. Rosa
invece mi suscita una grande pena, mantiene un sorriso educato e
vorrebbe intavolare una discussione consapevole che qualunque
argomento, per quanto effimero, verrà contraddetto dalla
lingua acida
di mia sorella.
Per
quanto mi riguarda cerco d'ignorare questa atmosfera pesante tenendo
lo sguardo incollato sui tortellini che affogano nella
densa
panna. Questa sostanza bianca riaffiora nei miei ricordi ...
All'epoca
avevo nove anni. Io e Valeria, sotto l'occhio vigile di mamma,
stavamo giocando sotto gli alberi del bosco.
Quando
il sole cominciò ad avvicinarsi verso l'orizzonte, mamma ci
raggiunse, afferò le nostre manine
<<
Sono le sei, dobbiamo tornare a casa per preparare cena
>>
senza protestare c'incamminammo verso casa
<<
Mami, quando torniamo a casa posso mangiare lo yogurt? >>
<<
Certo, ma solo uno. Non devi guastarti l'appetito, anche Valeria
può
mangiarlo. >>
<<
No, non mi piace >>
<<
Però ti fa bene >>
<<
Sì, ma vorrei mangiare un dolcetto >>
<<
Dopo cena ti darò una fetta di torta >>
Valeria gioì facendo
scuotere su è giù i riccioli biondi.
Davanti
all'uscio di casa mamma lasciò le nostre mani per cercare le
chiavi
dentro la grande borsa di cuoio.
<<
Appena entrate andate a lavarvi le mani >> mamma
aprì la porta
dell'ingresso e noi , come due fulmini, ci fiondammo nel bagno
<<
Bimbe, vado a chiamare Berni poi vengo giù >>
disse
incamminandosi per le scale.
In
punta di piedi ci sporgemmo sul lavello deponendo le mani sotto il
freddo getto d'acqua. Valeria sventolò la manina
schizzandomi il
viso, ridendo imitai il suo gesto. Il nostro gioco infantile fu
interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra. Ci spaventammo,
non per l'urlo in sé, mamma urlava spesso contro
papà, ma per il
fatto che fu un unico urlo. Non stavano litigando, era come se mamma
avesse visto qualcosa che la terrorizzò. Spaventate ci
asciugammo le
mani nell'asciugamano, curiose ma al contempo terrorizzata salimmo i
gradini a passo veloce, mi affrettai a tal punto che inciampai in un
gradino, Valeria afferrò la mia mano, mi aiutò a
ritornare in
posizione eretta, mano nella mano ci dirigemmo nella camera
matrimoniale. Avevo paura, non c'era un motivo preciso, ma l'urlo di
mamma mi raggelò il sangue. Piano piano scostammo la porta
socchiusa, la prima cosa che vedemmo fu mamma, era in piedi davanti
letto, il suo sguardo era rivolto a quel materasso sul quale era
disteso papà seminudo. Era coperto dal lenzuolo bianco dalla
vita in
giù, al suo fianco c'era una donna in lingeria. Sembrava
giovane,
perlomeno molto più giovane di mamma. Allora non capii la
drammaticità di quella situazione, ma nonostante la mia
giovane età
non ero stupida, percepii dallo sguardo vacuo di mamma che qualcosa
non andava.
La
donna slanciata dai lunghi capelli bruni si alzò, per
ergersi di
fronte a mamma
<<
Signora, io non so come scusarmi per l'accaduto …
>> la donna
parlava, pratica e cauta come una segretaria. Mamma sembrava non
ascoltarla, continuava a fissare quel letto, nemmeno io ascoltavo la
signora. La mia attenzione era completamente rivolta alle labbra
della signora sporche di bianco. Quel bianco pareva avere la
stessa consistenza dello yogurt.
Valeria
lasciò andare la mia mano per accanirsi contro
Papà
<<
Sei uno stronzo! >> scagliava contro il suo petto pugni
piangendo e gridando, lui anziché difendersi, rimase
immobile con lo
sguardo basso lasciando sfogare l'ira di mia sorella.
Non
capivo cosa stava succedendo, però gli sguardi vacui e muti
dei miei
genitori mi terrorizzavano, parevano intrappolati in uno stato di
trans spirituale, così presi una decisione, dovevo
risvegliarli.
Afferrai un massiccio soprammobile di cristallo che si trovava sulla
scrivania, lo scagliai conto il vetro della finestra. Il rumore
stridente del vetro che si frantumava fece sobbalzare tutti.
Sbalorditi tutti e quattro mi guardavano. Avevo raggiunto il mi
scopo, mamma e papà si erano risvegliati. Avevo attirato la
loro
attenzione ma non avevo niente da dire. Così ,imbarazzata e
non
sapendo cosa fare, puntai il dito contro la donna semi nuda
<<
Signora, perchè ha mangiato il mio yogurt? Lo volevo
mangiare prima
di cena. >>
Dopo qualche tempo,
Valeria mi spiegò che quella sostanza bianca
presente sul volto di Rosa non era né yogurt ne panna.
Rimasi
talmente schifata da quella rivelazione che da allora non riuscii a
ingurgitare liquidi dal colore bianco.
Se
fossi sola non li mangerei, però mi sforzo, non voglio
offendere
Rosa. Questo privilegio lo lascio a Valeria.
<<
Allora Sofia, stai bene? >> ottima strategia Rosa, hai
visto
che con Valeria è meglio non attaccare bottone,
perciò ripieghi su
di me.
<<
Bene, grazie. Tu? >>
<<
Sì, il lavoro occupa tutto il mio tempo, però ce
la caviamo
abbastanza bene. Non posso lamentarmi. >>
<<
Beh, di questi tempi avere un lavoro è un privilegio
>>
<<
Ahahah... >> la sua è una risata cortese,
stiamo rispettando
il galateo delle conversazioni insignificanti
<<
Non voglio sembrarti indelicata, però volevo chiederti come
va con
l'occhio? >> non vuole sembrare indelicata
però la domanda l'ha
posta comunque
<<
Bene, non è peggiorato e sto bene >>
<<
Non ti crea qualche disturbo? Perché sai se vuoi posso darti
il
numero di un dermatologo molto bravo >>
<<
No, sta bene >> il cane rognoso ha alzato la testa dal
piatto,
come mai? Eppure il piatto è ancora colmo di cibo
<<
E' solamente brutta, ma sta bene >> rude come sempre,
grazie
papà, la tua precisazione è utile quanto una
spina nel culo, dato
che mi insulti potresti almeno guardarmi in faccia anziché
riaffondare il viso dentro la scodella. Ma cosa ci si può
aspettare
da un cane rognoso come te?
Dato
che non sono in cerca di rissa o drammi, ti rispondo in modo educato
<<
Sai, guardando l'aspetto dei miei genitori non potevo sperare in un
buon corredo genetico >> bella risposta Sofia! Educata ma
abbastanza acida da far distorcere il naso al vecchio cane.
<<
Sei uno stronzo! >> complimenti papà, hai dato
un pretesto a
Valeria per incazzarsi
<<
Come osi insultare Sofia!? Non ci vedi da mesi e l'unica cosa che
puoi fare è insultarci?! Vaffanculo! >>
scaglia un violento
pugno talmente violento che le stoviglie di cristallo traballano.
Ohoh … fra poco si scatenerà una rissa a suon di
schiaffi.
<<
Valeria, per favore calmati … >> povera Rosa,
si ritrova qui
schiaffata in un eterno scontro tra mio padre e Valeria
<<
Tu taci puttana >> Tataratà !!! Perfetto, ora
anche Rosa è
stata coinvolta nel dramma.
Che
fa? Mio padre si alza in piedi, non vorrà mollare un ceffone
a mia
sorella? Valeria adesso sa difendersi, è appena uscita da un
corso
di arti marziali, perciò non ti conviene alzare un dito
altrimenti
ti spacca il culo a suon di calci.
<<
Io non tollero queste discussioni a tavola, vado al piano di sopra.
Torna quando ti sarai calmata stupida pazza >>
<<
Berni, no … >> Rosa cerca di trattenerlo per
il braccio ma
mio padre è determinato, non vuole stare con noi. Valeria si
alza in
piedi, i suoi pugni sono serrati. Io mi preparo a fermarla, temo che
nella rabbia lo rincorra e tenti d'ammazzarlo.
<<
SEI UNO STRONZO! Sofia, andiamocene >> oh, gli occhi di
Valeria
sono due fiumi in piena pronti a straripare, infatti si è
già
fiondata nell'ingresso alla ricerca del suo cappotto.
<<
Ok >> meglio seguirla, però prima rivolgo una
parola
compassionevole alla povera Rosa, ogni volta si impegna a farci
incontrare. Queste cene sono opera sua, infatti è lei che ci
chiama
al telefono di casa, fosse per nostro padre … boh, credo non
gliene
freghi un emerito cazzo.
<<
Rosa, grazie per il pranzo e mi dispiace >>
<<
Non fa niente Sofia >> anche i suoi occhi sono stracolmi
d'acqua pronta a straripare. Non deve essere facile per lei sostenere
sulle spalle l'odio di mia sorella e l'indifferenza di nostro padre
nei confronti delle proprie figlie .
Valeria è già fuori di casa
è meglio raggiungerla prima che
s'abbandoni a un pianto isterico.
Siamo
sulla corriera diretta verso casa, Valeria è al mio fianco e
si
asciuga gli occhi con un fazzoletto di carta. Sembra essersi calmata,
almeno ha smesso di singhiozzare
<<
Stai meglio? >>
<<
Sì >> tira su col naso << devo
avere un aspetto
orribile >> si sistema i riccioli spiaccicati sul volto
<<
Naaa … che dici? Sei bellissima >> nonostante
il volto e il
naso arrossato è realmente bella, come sempre
<<
Anche tu, lo sai questo vero? >> penso si riferisca al
commento
bruto di mio padre. Ma onestamente non mi sono offesa un
granché,
più di una volta degli sconosciuti mi hanno definito
“brutta”
Camminavo
a passo spedito, il vento freddo mi sputava in faccia il freddo
dovevo sbrigarmi, presto la corriera sarebbe passata, avevo solamente
cinque minuti per raggiungere la fermata.
Senza volere urtai la spalla di un passante.
<<
Scusa >>
<<
Stai attenta a dove cammini brutto cesso >> senza
voltarmi
continua a correre
Dato
che considero mio padre come uno “sconosciuto cane
rognoso”, non
mi sono offesa, però apprezzo il tentativo di mia sorella di
farmi
sentire “normale”
<<
Sì, grazie >> la guardo negli occhi, ma
distolgo lo sguardo.
Vedere mia sorella in questo stato non è facile e mi fa
sentire
terribilmente impotente, non so mai cosa dire o fare per
rasserenarla, come quella volta che ricevemmo l'invito alle nozze di
nostro padre ...
Era
notte fonda mi ero svegliata con una doloroso pressione al basso
ventre, la mia vescisa doveva essere svuotata. Svogliata mi alzai e
nel percorrere il lungo corridoi, notai la porta della stanza di mia
sorella socchiusa, dalla fessura usciva un flebile raggio di luce
artificiale. Era strano, mia sorella quando poggiava la testa sul
cuscino entrava in un sonno talmente profondo che nemmeno un
terremoto poteva ridestarla. Sentii un singhiozzo soffocato,
così
entrai e vidi Valeria sdraiata a pancia in giù con il volto
affondato nel cuscino. Il suo corpo era scosso da violenti singhiozzi
<<
Vale? Che succede? >> Valeria emerse dal cuscino
mostrandomi un
viso arrossato e stropicciato dalla spossatezza. Senza dirmi una
parola, afferrò un cartoncino dal comodino me l'
allungò. Sul
cartoncino era presente l'immagine di due simpatici sposi, lo aprii e
lessi “siete invitati al matrimonio di Bernardo Serelli e
Rosa
Rinaldi… “
<<
Vale, lo sapevamo che si sarebbero sposati >>
<<
Sì, però ha avuto la faccia tosta d'invitarci
>> si sedette a
gambe incrociate, cercò di ricomporsi asciugandosi le lacrime
<<
Vale, cosa vuoi farci? Siamo sue figlie, che figura faceva di fronte
agli amici e parenti se non c'invitava? Lo sai che lui è uno
stronzo
che rispetta le consuetudini sociali >>
<<
Hai ragione , è sempre stato uno stronzo >>
ricominciò a
singhiozzare e io rimasi lì, in piedi, stringendo il
cartoncino tra
le mani il cartoncino.
<<
Sofia, io vado a fare un salto da Giusi, tu torni a casa ?
>>
sempre così, ogni volta che mio padre la delude si butta fra
le
braccia di un ragazzo, come se volesse rimpiazzare l'affetto negato
da quel ciccione rognoso.
<<
No, vorrei fare un salto in fumetteria >>
<<
Ah? È aperta anche alla domenica? Certo che il proprietario
non ha
un cazzo da fare >>
<<
Tiene aperto per i cazzoni come me che non hanno un cazzo da fare
>>
<<
ahahah ...Sofia, certe volte ti comporti come una sfigata
>>
l'ho fatta ridere? Che bello, sono contenta d'averla distratta .
<<
Ah, prenoto la fermata, ormai sono arrivata >>
<<
Ok >> prima di lasciarla andare l'abbraccio, anche se non
l'ha
chiesto credo ne abbia bisogno.
<<
Ci vediamo a casa, vero? >> in verità vorrei
chiederle : “non
sparirai tutta la notte lasciandomi sola con mamma in preda alla
disperazione e a finti attacchi cardiaci,vero?”. Ma non
voglio
farla arrabbiare.
<<
Sì, certo >> un ultimo sorriso ed esce dal
trabiccolo a
quattro ruote.
Capisco
il dolore di Valeria a livello intellettuale, ma non a livello
emotivo. Nostro padre è sempre stato così,
distaccato e
indifferente nei nostri confronti. Se ripenso alla mia infanzia, lui
non sbuca fuori dai ricordi. L'unica immagine che sbuca fuori dalla mia
memoriaa è quella di questo cane rognoso che affonda la
testa nel piatto. Infatti non sento la
mancanza dell'affetto paterno, come posso sentire la mancanza di
qualcosa che non ho mai avuto?
Se
mia sorella per sentirsi meglio necessita di un uomo, a me basta fare
un salto in fumetteria.
Dtill
drilll
il
piccolo campanello appesso all'angolo della massiccia porta, annuncia
la mia entrata, infatti il fumettista scosta il giornale
<<
Ciao >> lo saluto, ormai siamo in buoni rapporti
<<
Stai meglio? >> wow! Siamo in rapporti così
buoni? S'informa
persino sul mio stato fisico?
<< Sì >>
<<
Ah, tieni >> cosa? Mi sta allungando un volume, no! Non
ci
posso credere, è Saiyuki il primo volume! Ne è
arrivato uno o lo ha
tenuto da parte apposta per me? Che uomo generoso, aspetta che tiro
fuori il portafoglio, ma avrò abbastanza soldi? Spero di
sì, non
posso permettere che un altro ladro di manga interferisca con il mio
acquisto
<<
No, non lo devi pagare >> cosa? Il nostro rapporto si
è voluto
a tal punto? Me lo regali, sono commossa, non pensavo provassi un
tale affetto nei miei confronti, aspetta! Non è che in
cambio
pretendi favori sessuali?
<<
Mio nipote ha detto di consegnartelo, ora smamma. Devo finire di
leggere l'articolo non disturbarmi >> certo, adesso lo
acchiappo e mi dissolvo tra gli scaffali così io non
disturbo te e
tu non disturbi me. Mi sembra un patto più che ragionevole.
Lo
infilo nella borsa prima che giunga qualche strano ladro, aspetta
c'è
un piccolo foglietto di carta che esce dal volume, c'è
scritto
qualcosa
Mia
madre mi ha insegnato a rispettare le promesse
se
mai volessi insultarmi chiama 333 7789006.
un
saluto
Gio
Mpf,
a quanto pare Gio non è un ladro di manga, è
solamente uno stronzo con uno strano senso dell'umorismo.
|
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Capitolo 6 *** Tutti vogliono la banana ***
Tutti
vogliono la banana
Oggi
è il primo giorno primaverile e sono felice.
Presto
dovrò abbandonare i grandi maglioni invernale per indossare
canottiere e pantaloncini. A dir il vero questo fatto non mi rallegra
un granché, amo i larghi maglioni che nascondono la ciccia.
Essendo
il primo giorno primaverile significa che presto arriveranno le
vacanze estive, questo sì che mi rallegra. Sono pervasa da
una
contentezza calibrata, in fondo la fine della scuola non è
così
vicina, lo dimostra il fatto che sono qua, in classe.
<<
Ragazze! >> cosa succede? Elena si è messa al
centro dell'aula
, sembra felice e sono le otto del mattino, come si può
essere così
entusiasti?
<<
Ho un annuncio da farvi! > ci vuole annunciare che oggi
è il
primo giorno primaverile? Eh sì, sono contenta anche io ma
Elena
dovrebbe calibrare il suo entusiasmo, quando arriverà Giugno
cosa
farai? Ballerai la Macarena saltellando sui banchi?
Forse
non ci vuole annunciare questo dato di fatto. Di che cosa si tratta?
Non mi dirai che vuoi istituire una nuova riunione contro di me? Non
mi dirai che la professoressa Leone oggi non c'è? Beh,
questa
sarebbe una buona notizia
<<
Ieri sera ho perso la Verginità! >> dato che
le ovaie le ho
perse parecchio tempo fa, con questa rivelazione mi casca la
mascella. Tutte la circondano e le dicono
<<
Che bello >>,
<< Ora sei una donna >>
<<
Stasera dobbiamo festeggiare >>
Stasera
anziché organizzare un party in onore della fioritura
primaverile,
festeggeranno la deflorazione vaginale di Elena. Che tristezza.
La
professoressa Leone per qualche arcano motivo, ha deciso di mostrarci
un film anziché regalarci una delle sue solite lezione del
cazzo. Il
film s'intitola “in nome della rosa”, è
abbastanza noioso ma
guardo il lato positivo della faccenda: grazie alla luce soffusa
posso chiudere gli occhi e magari dormire. Mi sono sistemata anche
nell'ultima fila così nessuno si accorgerà del
mio possibile
pisolino. Inoltre, se necessito un cuscino, posso appoggiarmi sulla
morbida spalla di Diana.
La
campanella suona?! Bene, così possiamo alzarci, è
l'ora
dell'intervallo e necessito di una sigaretta. Perché nessuna
si
alza? In genere quando suona la campana dell'intervallo, tutte si
dirigono verso l'uscita come una mandria di bufali inferocita.
<<
Ragazze, è suonata la campanella >> visto? Ce
lo ricorda
persino la Leonessa, perciò mi alzo eppure sono l'unica,
tutte hanno
gli occhi incollati allo schermo. Perchè? Il film
è una palla, però
mi devo rimettere a sedere, alcune mie compagne mi hanno rivolto
un'occhiata truce. Il mondo nel piccolo televisore è
così
interessante?
Ah,
capisco. In questo momento sullo schermo appare la famosa scena di
“sesso”, sono delle assatanate! Non viene mostrato
un granché,
si vede solamente questa ragazza con le tette al vento che muove il
bacino sopra al ragazzetto. Niente di eccitante, anzi i loro
movimenti impacciati smuovono una certa tenerezza .
Vorrei
tanto dire a queste ragazze che se si vogliono eccitare, possono
farlo nella intimità di casa. E' molto semplice, basta
accendere il
computer, aprire la finestra Google, digitare “ Free PornHub
“ e
il gioco è fatto.
Bah,
certe cose non le comprenderò mai, mi volto verso Diana alla
ricerca
d'un qualche conforto emotivo, NO! Anche tu hai gli occhi incollati
alla televisione, perché mi deludi in questo modo? No, in
verità me
l'aspettavo ...
Un
giorno venne a farci lezione una sessuologa, proveniente dal
consultorio pubblico. La signora consegnò a ognuna di noi
una
banana e un preservativo . La sessuologa mostrò come
infilare il
lattice. Tutte le mie compagne espertissime, imitarono i gesti
pratici della donna e in batter d'occhio le loro banane erano
rivestite. Io ho avuto qualche problema, il lattice era troppo
scivoloso così mi scappò dalle dita e
finì per terra. Svelta lo
raccolsi, non volevo attirare l'attenzione delle mie compagne. Il
tentativo fu invano perchè quelle cominciarono a ridacchiare
ed
emisero commenti soffocati, uno giunse alle mie orecchie
<<
Che rimbambita, come è possibile a diciassette anni non
riuscire a
infilare un preservativo >>.
Come
se il tutto non fosse abbastanza umiliante, la sessuologa si
avvicinò
al mio banco
<<
Ti faccio vedere >> il suo tono era dolce e cordiale,
estrasse
un nuovo preservativo dalla tasca del bianco camice. Mi
mostrò lentamente i gesti, ma non me ne
fregava niente. Se
mai mi ritrovassi in una situazione intima, dovrebbe essere l'uomo a
infilarselo, mica io. Noi donne abbiamo così tanti problemi
come il
ciclo mestruale, l'igiene intima, le infezioni vaginali …
dobbiamo
anche preoccuparci del preservativo?! Eh no, a quello ci pensano loro
Non
avendo altra scelta riprovai a vestire la banana, sotto l'occhio
attento dell'esperta dottoressa.
<<
Brava! >> cordiale mi sorride, eppure mi sentii un
ritardata.
<<
Ragazze! >> la donna dal camice bianco si
piazzò al centro
dell'aula
<<
Vado un secondo al gabinetto, torno fra pochi minuti >>
Uscì
e voilà, nell'aria volarono commenti, storie, esperienze che
purtroppo percepii
<<
Il mio ragazzo ce l'ha così! >>
<<
No davvero?! Deve aver fatto male >>
<<
Sì, mi ha lacerata! Sembrava che qualcuno avesse sgozzato un
maiale
>>
Esasperata da quelle confessioni
indecenti, mi voltai verso Diana alla ricerca
d'un conforto satirico, ma lei era troppo impegnata per notare la mia
esasperazione. Tra le mani reggeva due banane dalle dimensioni
diverse
<<
Sofia … secondo te Dennis ce l'ha grande come questa banana
o come
quest'altra ?>>
Già,
non potevo pretendere un comportamento civile da Diana
Grazie
a quelle stronze arrapate, la pausa sigaretta è andata a
benedirsi, ora sono a casa, mamma non c'è perciò
mi fumerò un' intero
pacchetto di sigarette per rimediare al misfatto.
Valeria
è in cucina? Strano, mamma ieri sera aveva annunciato
<< Ragazze, starò
via due giorni perché la nonna non sta bene,
necessita di cure >>
Pensavo che Valeria ne avrebbe approfittato e
sarebbe
andata chissà dove con Giusi, invece è seduta al
tavolo e sta
mangiando la lasagna direttamente dalla teglia
Prima
di uscire di casa mamma ci chiamò in cucina
<<
Ragazze, dentro al frigo ho lasciato tre teglie di lasagne, due
pentole di pasta fredda, due vassoi di verdure grigliate. Inoltre ho
preparato quattro torte di mele >>
<<
Scusa mamma ma quanto stai via? >> chiesi impressionata
dalla
quantità di cibo elencato
<<
Due giorni. Ma se doveste rimanere senza scorte di cibo ho lasciato
nel comodino 100 euro >>
<<
Ok >>
<<
Ciao Valeria, come mai a casa >>
<<
Che domanda del cazzo, ci vivo, non ricordi? >> mmmm
… queste
sue precisazioni mi fanno saltare le ovaie
<<
Non sei con Giusi? >>
<<
Ci esco stasera, poi verrà a dormire nella mia camera
>> alza
la testa dalle lasagne e mi scruta con due grandi occhi minacciosi
<<
Ovviamente non dirai niente a mamma, giusto? >>
<<
Se non mi disturberete, non dirò niente >>
<<
Bene, anche perché uscirai con noi >>
<<
Perché? Che c'entro io con il tuo ragazzo >>
non vorrà
coinvolgermi in un menage a trois? Bleh, che schifo!
Vedo
mia sorella nuda praticamente tutti i giorni, senza alcun tipo di
pudore gira per casa sventolando quelle grandi tette; nonostante
ciò
non ho alcuna intenzione di unirmi in un rapporto carnale con quei
due.
<<
Giusi stasera porta con sé un amico, ti ho organizzato
appuntamento
>> lo dice con una tale naturalezza da farmi incazzare,
lo sa
che odio gli appuntamenti al buio
<<
No >> nemmeno per sogno, ho già avuto
abbastanza appuntamenti
combinati per capire una cosa: gli uomini che Valeria mi presenta
sono sempre stupidi, cretini e arrapati
<<
Perché? Ormai ho organizzato tutto. Si chiama Simone
è carino, gentile, educato >>
Certo,
come l'ultimo? Purtroppo ricordo bene l'ultimo appuntamento al buio
Eravamo
in un pub, le luci soffuse a stento illuminavano il tavolino di fronte
a noi stracolmo di bottiglie. Valeria e il suo moroso, non era
Giusi, Chi era? Forse Gabriele, non ricordo, comunque sia erano seduti
sul divanetto di pelle accanto a me e si scambiamo effusioni a
dir poco oscene. Accanto a me c'era questo tizio, non era brutto ma
nemmeno carino, un ragazzo nella media. Non parlava così
cominciai a
porre qualche domanda, giusto per rompere il ghiaccio
<<
Che scuola frequenti? >>
<<
Ragioneria, tu? >>
<<
Scienze sociali >>
Lui
rise di gusto, come se avessi raccontato una barzelletta sporca
<<
Perché ridi? >>
<<
Scusa, non è per te è che sono strafatto, se vuoi
un po' di fumo
possiamo andare fuori e ci rulliamo una canna. >>
<<
No, grazie >>
<<
Ahahah … pensa che sono talmente strafatto che vedo sul tuo
viso
una grande chiazza nera … ahahah >>
<<
Sì, sei decisamente strafatto >> commentai
acida
<<
No, non ne ho voglia >> devo calmare i nervi,
perciò mi
accendo una meravigliosa Marlboro
<<
Sofia, tu non esci mai con nessuno, e la cosa mi preoccupa
>>
Che
palle! Anche se non sono arrapata come te o come le mie compagne di
classe, non vuol dire che sono un caso patologico. Cosa c'è
di
sbagliato? Gli uomini non mi interessano, anzi il sesso non mi
interessa, sono capace di vivere anche senza la banana.
<<
Guarda che non devi per forza fare sesso, voglio solo che ti diverta
>>
<<
Non ne ho bisogno >>
<<
Davvero? Senti che cosa hai fatto l'ultimo sabato? Sei stata a casa,
quello prima? Sei stata a casa a leggere fumetti, quello prima ancora
.. >>
<<
Sì, sì, ho afferrato il concetto >>
in effetti non ha tutti i
torti, in apparenza potrei sembrare una diciassettenne depressa,
però
Valeria non sa il motivo per cui preferisco stare a casa. La mia
camera è come un'oasi, nessuno mi disturba o mi domanda
“che hai
fatto alla faccia?”. Non avere gli occhi addosso per una sera
è un
sollievo.
<<
Andiamo al cinema, ridanno il film di Quetin Tarantino,
“Grinddhause
a prova di morte”. E' un film che ti piace, perciò
non puoi
rifiutare … >> mia sorella sorride, come se
m'avesse
incastrato. In effetti è vero, vedere sul grande schermo il
mio film
preferito è una cosa che m'attizza e non poco
<<
Dai, non puoi dire di no! >> ecco, adesso mostra pure gli
occhioni da cerbiatto, come posso dire no ai quei languidi occhi
color nocciola?
<<
A che ora comincia il film? >>
Eccoci
qua, seduti sulle poltrone del cinema accanto a me Valeria si
sbaciucchia con Giusi, all'altro lato c'è Simone, il
presunto
gentiluomo. Ora ci tengo ad analizzare i termini che ha utilizzato
mia sorella per descrivere Simone:
Carino
: a parte il fatto che ha la testa troppo grossa rispetto al corpo
ossuto, non è così brutto. La sua fronte
è talmente spaziosa che
potrei piantare una tenda, accamparmici e accendere un fuocherello.
Se dovessi associare Simone a un animale, direi che assomiglia a un
polipo.
Gentiluomo
: Direi proprio di no. Appena le luci della sala si sono spente ha
posato il tentacolo sulla mia spalla. Ogni
minuto che passa il viscido tentacolo scende giù. Ho cercato
di
fargli capire che deve levare via quella manaccia dalla spalla
scrollandola gentilmente via. Credo non abbia recepito il
messaggio subliminale oppure lo ha ignorato.
Sono
venuta per guardarmi un film, non per essere molestata da un
polipone. Eccolo, parte all'attacco, la mano è scesa di un
centimetro, presto arrivarà sulla tetta. Che faccio? Per il
momento
me ne sto buona buona, ma se il tentacolo arriva nel posto sbagliato
so cosa devo fare ...
il tentacolo
violento s'attorciglia attorno al mio seno, a quel punto mi volto e gli
tiro
un pugno sul naso.
<<
Che cazzo fai? >> Mi alzo in piedi di scatto
<<
Hey stai calma, è solo una palpatina >>
<<
Solo una palpatina!? >> estraggo il mio coltello e lo
punto sul
suo tremante pomo d'Adamo
<<
Se mi tocchi di nuovo ti sgozzo! >>
No,
accidenti! Non posso farlo, Valeria mi ha disarmata ...
Il
campanello suonò
<<
Giusi è arrivato, andiamo! >>
<<
Sì, un secondo … >> mi recai in
cucina aprii il cassetto
delle posate ed estrassi il coltello. Contempali la lama affilata
sotto la luce del lampadario
<<
Sofia? Che stai facendo? >> balzai all'indietro per lo
spavento, non l'avevo sentita entrare in cucina
<<
Metto il coltello in borsa >>
<<
Perché? >>
<<
Per difendermi >>
<<
No, lascialo lì >>
<<
Sì ma Simone è uno sconosciuto, se mi volesse
violentare? >>
<<
Ma che dici? Lascialo lì! Non fare la pazza >>
Dato
che sono disarmata non ho altra scelta che uscire da qui, non voglio
subire un violento palpeggiamento.
Non che ci sia molto da toccare, credo rimarrebbe deluso dato che si
ritroverebbe a toccare il cotone dell'imbottitura del reggiseno, in
sostanza non c'è niente. Beh
meglio alzarsi, tanto Valeria non si accorgerà della mia
assenza, è
impegnata ad amoreggiare con Giusi.
Finalmente
sono fuori dal cinema, visto che ci sono mi accendo una sigaretta.
<<
Hey, dove vai? >> cazzo, il polipone mi ha seguita
<<
Sono venuta fuori a fumarmi una sigaretta >>
sì, e poi me ne
vado dato che m'impedisci di guardare il film. Ho il dvd a casa, lo
guarderò sola nella mia tranquillità senza essere
molestata.
<<
Vedo, però non dovresti, il fumo fa male >>
<<
Lo so >> oh, che palle! La predica sul fumo proprio non
la
tollero. “Il fumo fa male”, secondo te non lo so?!
Certo che fa
male, ogni giorno me lo ripete
il
pacchetto di sigarette con quelle scritte minacciose “il fumo
uccide, il fumo provoca il cancro …" ma non me
ne frega
niente. No, non è vero. In realtà ho una dannata
paura d'ammalarmi,
però sono giovane e magari un giorno smetterò.
Per il momento
lasciatemi fumare in santa pace.
Sorride,
perché?
<<
Senti, voglio essere diretto e sincero … >> Oh
porco polipo,
cosa c'è? Vuoi palparmi la tetta? Non c'è bisogno
che me lo dici,
l'hai fatto capire benissimo nella sala.
Si
sta avvicinando pericolosamente, che vuole? Giuro
che se mi salti addosso ti alito il fumo in faccia, così ti
faccio
aspirare una bella quantità di fumo passivo.
<<
Tua sorella mi ha detto che hai questo nevo …
>> tocca la
parte del mio viso scura, come osa allungare quel tentacolo?
<<
Non mi da fastidio, per una botta e via va più che bene
>> una
botta e via? Mi hai preso per una puttana? Come ti permetti, io sono
una ragazza troppo carina per te. Dovresti pregare Buddha, Allah,
Shiva, e chissà quale altre divinità per
ritrovarti in un letto
assieme a te. Meglio scostarsi da questo stronzo, non vorrei subire
un assalto sessuale.
<<
Te ne vai? Ti sei offesa? >> no no, figurati,
perché dovrei
offendermi? Hai detto che il mio fisico è più che
passabile per una
scopatina,, ma non diventeresti mai il fidanzato di una ragazza
difettosa come me.
<<
Vado a casa >>
<<
Da sola? È pericoloso, ti accompagno >>
<<
No, non è pericoloso >> in questo momento sei
tu l'unico
individuo pericoloso
<<
Sicura? Tutta sola? >>
<<
Sì, ci sono abituata >>
M'incammino
nell'oscurità illuminata a singhiozzo da qualche lampione,
il
piccolo cinema dista solamente dieci minuti da casa mia, se mi muovo
c'impiegherò cinque minuti. Mi volto per vedere se
l'arrapato
polipone mi segue, no! Perfetto, posso continuare la mia camminata
indisturbata.
A
casa sana e salva. Mi levo via le Snickers, le ripongo accuratamente
nel porta scarpe dell'ingresso, m'infilo le ciabatte rispettando
un'ordine della mamma
“ Mai
camminare sul parquet con le scarpe “
Percorro
tutto il corridoio di legno con le mie ciabattine, salgo i grandini,
apro la porta della mia stanza e sprofondo nel mio morbido materasso.
Ripenso a quell'osceno quanto volgare invito sessuale.
Perchè non
l'ho accettato? In fondo potevo andarci a letto con lui. Non sono una
di quelle ragazze che considera la verginità come una
“res sacra”.
Non mi sono mai persa in fantasticherie a riguardo . Forse sono una
delle poche che la pensa in questo modo, persino Diana ha un'idea ben
precisa di come e quando perderla, me lo confidò l'estate
scorsa.
Eravamo
sedute su una panchina immersa nel verde del parco di Fiorino, per
sconfiggere quel caldo soffocante ci stavamo gustando una glaciale
granita.
<<
Tu hai già progettato come deve essere il tuo primo rapporto
sessuale? >> chiese Diana mentre sorseggiava la sostanza
granulosa dal color verde.
La
guardai sorpresa: poco fa stavamo discutendo su quale potesse essere
la granita più buona del mondo
<<
No, tu? >>
Gli
occhi di Diana s'illuminarono
<<
Certo! Allora innanzitutto deve essere con Dennis >> non
rimasi
stupita da questa dichiarazione
<<
Per quanto riguarda il contesto ecco come me lo immagino …
>>
inspirò profondamente
<<
Dennis dopo aver litigato con la sua fidanzata, vaga per le strade di
Fiorino >>
<<
Scusa se intervengo, ma Dennis non abita a Fiorino >>
Diana
sbuffò
<<
Sofia è la mia fantasia, non deve essere per forza fondata
su basi
logiche. Posso continuare? >>
<<
Sì, certo >> ammutolita ascoltai.
<<
Stavo dicendo … giusto! Dennis affranto con le spalle
incurvate,
gira per le strade di Fiorino quando improvvisamente urta contro una
ragazza, quella ragazza ovviamente sono io, mi riconosce e
così ci
sediamo su una panchina … >>
<< Come fa a riconoscerti, non vi siete mai rivolti una
parola >>
<<
Sofia?! Cosa ti ho detto >>
Con
un cenno del capo la invitai a continuare
<<
Allora ci sediamo su una panchina, lui mi racconta del disastroso
litigio e gli scappa persino qualche lacrimuccia. Allora io afferro
il suo viso, gli asciugo le lacrime e gli dico “ oh, non
piangere “
a quel punto prendo la sua mano e la pongo sul mio seno per poi
dirgli “ so io come rimarginare la ferita del tuo
cuore” >>
Scoppiai
in una gloriosa risata
<<
Sofia non ridere, questo è un racconto romantico, non
comico. >>
Dato
che non mi sono mai fatta chissà quale viaggio romantico,
perchè
non andare a letto con il primo che capita? Potrei fare sesso con
quel polipone, che me ne importa? La verginità è
una cosa
sopravvalutata: come può essere romantico perderla? Secondo
me è
solamente un'esperienza dolorosa quanto imbarazzante, e dovrei vivere
questa esperienza con un uomo che amo? No, meglio sbarazzarsene
subito
Perché
no? Potrei lasciarmi andare e perdere questa stupida
verginità, così
le mie compagne di classe organizzeranno un party deflorativo
in mio onore. Magari rientrando in quella classe dicendo “ho
perso
la verginità”, tutte si alzano, mi danno pacche
sulla spalla
dicendomi sono “ che bello, ora sei una donna”.
.No,
non è vero, la verità è che andrebbe a
finire così ...
<<
Ho perso la mia verginità! >>
Annuncio
saltando sul banco attirando l'attenzione di tutte le donne.
Silenzio
di tomba, la mia dichiarazione le ha sconcertate. Diana, situata
all'angolo della classe, mi volge uno sguardo interrogativo.
Il
silenzio viene spezzato da Elena,
<<
Non ci credo, insomma chi diamine si scoperebbe una donna dal volto
tumefatto? >> qualcuna comincia ridacchiare,
accondiscendenti
le teste si muovono su è giù.
<<
No, è vero, ve lo giuro! >> dico disperata ma
più insisto,
più quelle ridono. Elena si riprende dalla goliarda risata
asciugandosi gli occhi umidi
<< Beh ragazze, c'è da dire che i miracoli
esistono: se ogni tanto
compare la vergine Maria, Sofia può aver scopato.
Però vogliamo le
prove, portaci il lenzuolo insanguinato e noi ti crediamo e
organizziamo il party della deflorazione >> Elena mi
guarda con
uno sguardo di sfida e a quel punto crollo davanti
all'ovvietà di
quella situazione: anche se le avessi portato un lenzuolo impregnato
di sangue, non mi avrebbero mai creduta. Una come me non può
attirare uomini.
<<
No, non importa >> con le spalle curve scendo dal banco
che
poco fa fungeva da piedistallo, mi siedo acconto a Diana
<<
Sofia! Hai perso la verginità e non me lo hai detto?
Perché? Siamo
amiche, dovevi dirmelo subito! >>
Che
cosa me ne frega di quelle oche? Loro non mi considerano come una
ragazza, mi guardano come se fossi uno stupido fenomeno da baraccone,
infatti non mi hanno nemmeno inserito in quella stupida lista delle
“belle”.
Questa
uscita mi ha messo di cattivo umore, non dovevo dare ascolto a
Valeria. Ho voglia d'insultare qualcuno, forse avrei dovuto insultare
quello stupido polipone arrapato che mi ha trattato come un pezzo di
carne avariata ma faccio sempre così, per superare il
momento e
mostrarmi superiore non dico niente e scappo.
Dai,
meglio non pensarci, adesso tiro fuori il mio Saiyuki così
mi
rallegro, oh! E' caduto un pezzetto di carta, è quello che
Gio mi ha
lasciato dentro al volume.
… se
mai volessi insultarmi chiama 333 7789006.
Mmmm
… voglio spargere insulti gratuiti, perciò lo
chiamo.
Digitiamo
il numero, ecco il telefono squilla, ma poi cosa gli dico? Non posso
dirgli che è un ladro di manga, perché alla fine
me lo ha
restituito, non posso nemmeno dirgli che è un pervertito.
<<
Pronto >>
<<
Sei uno stronzo >> è il primo insulto che mi
è venuto in
mente
<<
Come? >> dall'altra parte del telefono si sente un gran
frastuono, forse è dentro un pub o una discoteca
<<
Sei uno stronzo >>
<<
Aspetta un secondo che esco, non ti sento >> la musica di
sotto
fondo cessa, ora potrà sentirmi?
<<
Sei uno stronzo >>
<<
Ah, ok. Sai me lo dicono in tanti, però almeno mi puoi
spiegare il
motivo >>
Boh,
perché è uno stronzo?
<<
Perché sei un maschio, hai l'uccello in mezzo alle gambe.
Voi
maschi trattate le donne come se fossero pezzi di carne con un buco
>> l'ho detto per davvero, oddio! L'ho pensato ma non
volevo
dirlo ad alta voce. Chissà cosa penserà,
probabilmente che sono
affetta da una grave forma d'androfobia.
<<
Beh, probabilmente hai ragione. Sai ho letto su Focus qualche mese fa
che gli uomini pensano al sesso all'incirca una volta ogni sette
secondi, quindi delle volte trattiamo le donne come oggetti pervasi
da un attacco d'eccitazione.
Per quanto mi riguarda non lo so. Se mi succede non ci faccio caso
>>
Sono
sbalordita. Un ragazzo normale avrebbe cominciato a insultarmi
dicendomi che sono una “bastarda, stronza, troia”,
invece Gio ha
beatamente accettato l' insulto senza nemmeno surriscaldarsi
<<
Scusa, ma chi sei? >>
<<
Ah, sono Sofia >> l'ho insultato senza nemmeno
presentarmi.
Sono proprio una maleducata
<<
Sofia … ah! Sei la ladra di manga! >> Cosa? La
ladra?
<<
No, io non ho rubato proprio niente, sei tu che l'hai estorto dalle
mie mani >>
<<
Ah, questa è bella! Guarda che io lo stavo per afferrare,
quando sei
intervenuta come una rompipalle >>
<<
No, non è vero! Il rompipalle della situazione eri tu!
>>
<<
Senti Sofia, devo tornare dentro, però ci sentiamo
>>
<<
Ok >>
<<
Ciao >>
Strana
conversazione.
Piccole
note :
-
androfobia: paura del sesso
maschile
-
“…
gli uomini
pensano al sesso all'incirca una volta ogni sette secondi
… “
Questo luogo comune è stato smentito, se
volete informarvi ecco il link:
http://salute24.ilsole24ore.com/articles/13862-gli-uomini-pensano-al-sesso-il-doppio-delle-donne-ma-non-1-volta-ogni-7-secondi
|
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Capitolo 7 *** E' inutile piangere sul latte versato ***
Dico
sempre che ho perso il mio apparato riproduttivo ma purtroppo non
è
così, a dimostrare questo triste dato di fatto è
il metamorfico
dolore addominale che sto provando.
Avevo sperato di non averle
più dato che per ben due mesi non si sono fatte vedere. Era
un
sogno, ma i sogni sono sempre troppo belli per avverarsi, infatti
stamattina si sono presentate.
Un
dolorino alla pancia mi fece alzare dal letto e sentii la
necessità
di andare al bagno.
Mentre posavo le chiappe sulla tavoletta del
cesso, pensai che la sera prima non avrei dovuto mangiare gli
involtini di primavera preparati da Valeria. È una pessima
cuoca.
Abbassai lo sguardo e vidi del rosse nelle mutande, mi
stropiccia le palpebre per esserne certa
<< Nooooooo !!!! >>
urlai disperata
<< Che succede? >> mia sorella con il
viso assonato, entrò in bagno, avevo dimenticato di chiudere
la
porta a chiave.
<< Niente, mi sono venute, ora va via >>
<<
Tu fai tutto questo chiasso per delle mestruazioni? >> si
grattò il capo << dovresti essere contenta,
vuol dire che non
sei incinta >>
<< Che è successo? Ho sentito un urlo,
vi siete fatte male? State bene? Devo chiamare un'ambulanza?
>>
mia madre entrò in bagno tutta agitata con la testa
arruffata e gli
occhi fuori dalle orbite. Nemmeno in bagno potevo stare in santa
pace.
<< No, mamma torna a letto . Sofia ha solo le
mestruazioni >> e a quel punto gli occhi di mamma si
illuminarono
Si avvicinò a me contenta come una bambina il giorno
di Natale
<< Davvero?! Fa vedere >>
Strinsi le
ginocchia
<< Potete uscire? >>
<< Sì, certo
Sofia, ma sono così contenta! Ero talmente preoccupata
>>
Mestruazioni
di merda, la prima piaga d'Egitto. Se secondo la bibbia Mosè
tramutò
l'acqua del Nilo in sangue, con l'arrivo del ciclo mestruale i
liquidi della donna presenti “lì sotto”,
si tramutano in sangue.
Il mio ragionamento non fa una piega, sia dal un punto di vista
scientifico che biblico.
Queste sono le serate in cui vorrei stare
a casa con la borsa d'acqua calda sul ventre a guardare la tv
spaparanzata sul divano, ma purtroppo non sarà
così, devo uscire.
Hilary mi ha invitata alla sua festa, mi ha informato ieri mattina
Poggiate
sulla rete del cortile grigio Diana, Hilary ed io, ci stavamo
gustando la brezza primaverile, presto saremmo dovute tornare in
classe, perciò ci godevamo gli ultimi minuti di
libertà.
<<
Ragazze, volevo dirvi che mia madre è andata via per qualche
giorno,
perciò organizzerò una festa. Ovviamente siete
invitate. >>
<<
Uh, che bello! Chi c'è'? >> Diana
cominciò a squittire dalla
felicità
<< Dunque ho invitato tutta la mia classe, in
più
mio fratello chiamerà qualche suo amico. Sarà un
mega party con
musica, alcool,...
<< Aspetta, hai detto che tuo fratello
chiamerà degli amici ?>>
<< Sì >>
<<
Quindi chiamerà anche Dennis? So che sono amici
>> gli occhi
di Diana luccicavano sotto la luce del sole
<< Non lo so,
probabilmente … >>
<< Ohhhhh!!!! Fantastico! >>
Cominciò a saltellare come una trottola emettendo piccoli
suoni
striduli
<< Bene, tu Sofia vieni? >>
Ovviamente
accettai ma rimpiango la mia decisione.
Vabhè, inutile
rimpiangere il passato, meglio sbirciare dentro all'armadio e
decidere cosa indossare.
Che cosa mi metto? Beh ovviamente dei
pantaloni scuri non voglio che succeda il “misfatto
scarlatto”,
come in prima superiore
Seduta
al banco strinsi le gambe, un crampo alla pancia e capii, dovevo
correre al bagno
Affannata alzai la mano, la leonessa smise di
parlare per rivolgermi uno sguardo minaccioso,
<< Scusi se
interrompo la lezione, però dovrei andare in bagno
>>
<<
Stai male? >> abbassò gli occhiali fino alla
punta del naso e
mi scrutò
<< Un po >>
<< E' una questione di
vita o di morte? >>
<< Non proprio >> era una
questione di decenza, girare con una straordinaria chiazza rossa sul
sedere non mi entusiasmava.
<< Non hai una brutta cera,
perciò aspetterai il termine della mia lezione. Ho detto
più di una
volta che non permetto d'uscire durante le ore in cui insegno
>>
tornò a parlare, ma io non l'ascoltai, la mia testa era
troppo
impegnata a pregare qualche Dio.
La
campanella suonò tutte si alzarono dai banchi con lo zaino
in
spalla, pronte per tornare a casa. Io non potevo.
<< Andiamo
Sofia? >> Diana aveva già in dosso la giacca e
lo zaino in
spalla.
<< Ehm, no oggi la corriera arriva tardi,
perciò
aspetterò qua in classe >>
<< Va bene, ma stai bene?
Mi sembri pallida >>
<< Sì, vai pure. Ci vediamo
domani >> chi non sarebbe stata pallida?
<< Ok,
allora a domani >> se ne andò con il
sopracciglio alzato ma
non indagò
Quando l'aula si svuotò e fui certa di essere sola,
tremante mi alzai dalla sedia ,abbassi lo sguardo. Sul chiaro legno
della sedia si era dipinta una minacciosa chiazza scarlatta.
Quel
giorno l'unica cosa che mi salvarono furono i jeans neri e una lunga
giacca scura. Stasera indosserò pantaloni neri.
M'incammino
verso la casa di Hilary e man mano che mi avvicino alle orecchie
giunge un gran frastuono che echeggia tra le strade desolate del
paese.
Che festa sarà? Hilary non mi sembra il tipo che organizza
mega party dedicati alla droga e al rock and roll,
magari in fondo all'animo, nasconde uno spirito metallaro che mostra
solamente nel week end in compagnia dei suoi amici.
Eccomi
qua, sono arrivata e la terra trema da gran che la musica è
alta. E
la cosa mi spaventa, sto già abbastanza male e se poi mi
tocca
ballare? No, per carità.
Dai, non mi resta che entrare nel
giardinetto tremante e suoanare alla porta. Accanto alla porta
c'è
qualcuno, è appoggiato al muro ma non lo riesco a vedere, il
piccolo
lampione nel cortile non lo illumina. Magari è Hilary, no la
figura
è troppo alta per poter essere lei. E se fosse uno
stupratore? Se si
fosse messo al lato della porta per assalire le ragazze che suonano
il campanello? Beh, nessun problema, oggi sono armata. Il coltello
è
riposto nella tasca del cappotto, aspetta che lo tiro fuori …
<<
Ciao >> eh? Che vuole? Se vuoi importunarmi aspetta
almeno che
arrivi alla porta. Oh, ma questo non è un presunto
stupratore
qualunque, è il mio presunto stupratore, è Gio!
<< Ciao >>
è vestito come una Rock star dopo un concerto, indossa una
sottile
camicia stropicciata e un paio di pantaloni aderenti. Non sta male
però non ha freddo? È vero che la primavera
è arrivata, però la
sere sono decisamente fredde.
Ora che sono di fronte a lui mi
accorgo che non ha una bella cera, è spaventosamente pallido
e tiene
la nuca rivolta verso il basso. Forse ha bevuto troppo, sicuramente
non è in grado di compiere assalti sessuali.
Cos'è questa
musica? Sono i Led Zeppelin? A casa di Hilary si suona questo? Devo
assolutamente entrare.
<< Gio, non entri? >>
Cavolo,
è veramente messo male, la nuca bionda ciondola a destra e a
sinistra come se non avesse il collo. Si sforza ma non riesce a
guardarmi, non riesce reggere la testa.
<< No, voglio …
voglio fuori >> non riesce nemmeno a pronunciare una
frase
decente. Che faccio? Forse dovrei stare fuori con lui, però
sono
troppo curiosa di vedere cosa succede in questa casa.
Magari ora Hilary sta ballando sul tavolo in preda alla confusione
dell'alcool. Una scena che non posso perdermi.
<< Ci
vediamo dopo >> scusa Gio ma la voce di Robert Plant* mi
chiama. Giuro che torno per reggerti la testa mentre vomiti. Ora devo
assolutamente vedere cosa succede in questa casa ma stanne certo,
tornerò per salvarti.
Suono
il campanello, mi apre la porta Hilary. Cavolo, i suoi occhi verdi
sono grandi, stralunati.
<< Sofia, è bello vederti >>
guardo dentro la sala è colma di ragazzi dai capelli lunghi,
vestiti
in pelle. Entro, Hilary afferra il soprabito che appende all'attacca
panni.
<< Hilary, che succede qui? >> è
pieno di
uomini che agitano le baccia tatuate e muovono le chiome avanti
indietro, alcuni imitano il gesto della chitarra.
<< Che
succede? Da dove vengono questi tizi? >>
<< Mio
fratello, li ha invitati lui >> il suo volto è
triste e
contratto, mi dispiace per lei. Qua dentro c'è
un'incredibile puzza
di maschio: hashish, sigarette, alcool e sudore. Tirare via questa
pesta sarà dura, ci vorranno giorni di pulizia ma la gente
presente
qua dentro se ne frega. Tutti ballano in preda alle convulsioni, che
invidia. Io non riesco a scatenarmi così in mezzo alla
gente, solo
nell'intimità di casa mia sciolgo i muscoli.
Un ragazzo dai
capelli lunghi giocherella con un soprammobile di cristallo, ha
l'aria molto costosa. Il ragazzo se lo rigira tra le mani, gli occhi
di Hilary sono attenti infatti mi lascia solo per avvicinarsi al
tizio e strappargli di mano l'oggetto.
Ne approfitto per fare un
giretto, mai vista della gente così scatenata e per la prima
volta
sono vestita in modo “adeguato”, stracciona come il
resto della
gente qua dentro. Valeria adorerebbe questa festa, si sarebbe
infilata nell'orda di gente per scatenarsi e bere fino alla nausea,
poi si sarebbe cacciata in qualche guaio. E' una fortuna che mia
sorella non sia qui.
Dov'è Diana? Dalla orda di teste non sbuca
un caschetto biondo, aspetta a pochi metri da me c'è Dennis,
ovviamente è poggiato contro al muro a pomiciare con la sua
ragazza.
Se c'è Dennis Diana non deve essere lontana, infatti eccola.
E' a
pochi metri di distanza dai i due pomiciatosi e sta ballando con un
tipo tatuato fino al gomito. Sembra si stia divertendo un sacco, la
vorrei salutare però è troppo impegnata a muovere
la chioma avanti
e indietro per accorgersi della mia presenza.
Oddio! Il
parquet è tutto sporco, pieno di pedate fangose. Povera
Hilary, se
anche sua madre è ossessionata dal legno come la mia,
avrà molto
lavoro da fare, dovrà lucidare tutto il pavimento prima che
sua
madre torni dalle vacanze. Magari domani mattina verrò a
dargli una
mano.
Che succede? La musica si è fermata tutto d'un
colpo. Un coro forte di protesta ma poi tutti stanno zitti quando sul
tavolo sale un ragazzo barbuto.
<< La pula! Gente scappate!
>> un attimo di silenzio e tutti escono di corsa, ah!
Dannazione la baraonda mi travolge, meglio seguirla altrimenti potrei
finire schiacciata.
Puah!
Sono fuori e i rock-ettari corrono via con la coda tra le gambe.
Sembravano così duri dentro quel salotto, gasati mostravano
le
braccia muscolose, scuotevano le chiome avanti e indietro e ora
scappano come conigli. Che caga sotto.
Gio dov'è? Merda, era
conciato male. Devo trovarlo, non voglio che gli succeda qualcosa di
brutto, come finire sotto una macchina o roba del genere.
Perfetto,
ora comincia a piovere! E io ho l'ombrello? Ovviamente no.
<<
Sofi prendi l'ombrello, il meteo prevede pioggia >> mi
raccomandò mia madre
<< Sì >> andai giù
nello
scantinato, aprii il piccolo armadio dove teniamo gli ombrelli, ce
n'erano tre. Aprii quello viola, sapevo che portava sfortuna aprire
l'ombrello in un luogo chiuso, ma dovevo assicurarmi che non fossero
rotti. Io e Valeria li sbattevamo in malo modo dentro gli zaini e li
rompevamo quasi tutti. Infatti le piccole asticelle di metallo erano
tutte piegate. Allora provai ad aprire quello rosa, ma subì
la
medesima sorte dell'ombrello verde. Rimase l'ultimo, uno stupido
ombrello con sopra una gigantografia di Hello Kitty. Lo lasciai
lì
dentro senza
nemmeno verificare le sue condizioni.
Mi
pento d'averlo lasciato in cantina. Pazienza, come diceva la mia cara
nonna “è inutile piangere sul latte
versato”.
Devo
trovare Gio, non credo sia in grado di tornare a casa da solo. E se
si è messo al volante? Devo trovarlo. Eccolo! È
là, stravaccato
nell'erbetta verde a pancia in su.
Sembra svenuto.
<<
Hey, sveglia >> lo scuoto, ma non risponde, allora non ho
altra
scelta: gli mollo un ceffone. In verità avrei tante altre
opzioni
come per esempio urlargli nell'orecchio, però la voglia di
mollargli
un ceffone è grande. Provo una certa soddisfazione, era
quello che
desideravo fare il primo giorno che lo incontrai nella fumetteria.
<<
Mmm … cazzo, sto male >> bene, è
abbastanza in forma per
essere scazzato
<< Forza, alzati! >> se la polizia lo
trova in questo stato lo cacciano all'ospedale, non credo sia una
buona idea. Non so se a casa lo aspetta una madre simile alla mia.
<<
Che palle! >> protesta, ma cerca di alzarsi in piedi, fa
una
fatica bestiale. Allora prendo il suo braccio e lo passo intorno alle
mie spalle. Sento le sirene della polizia, sono vicinissime. Allora
Gio dobbiamo scappare nella direzione opposta. Forza! Un passo alla
volta ci inoltriamo nei prati verdi dell'altro vicino. Bravo,
dobbiamo comportarci come dei caga sotto.
Bene,
siamo scappati dalla pula, e adesso? Gio dove ti scarico? Magari puoi
dormire nella tua macchina per stasera? Non posso lasciarti fuori
sotto questa pioggia fine, finirai col prenderti una polmonite
<<
Gio >>
<< Sofia sto male >> sì, questo
l'ho
capito dal fatto che non riesci a camminare e dal puzzo di vomito che
esce dalla tua bocca.
<< Senti, mi dici dov'è la tua
macchina? >>
<< Macchina >> finalmente mi guarda
ed è buffo, i suoi occhi spaesati si nascondo dietro le
grandi lente
appannate.
<< Sono venuto senza macchina, cioè... mi ha
portato un amico. >>
<< Suppongo che tu non sappia
dove si trova questo amico >>
<< No >>
Perfetto,
adesso? Non ho altra scelta che portarti a casa mia, non posso
lasciarti qua fuori al freddo, non indossi nemmeno la giacca. Nemmeno
io la indosso, l'ho lasciata sull'attacca panni di Hilary. Ok,
andiamo a casa. Devo solo pregare che mamma e Valeria siano a letto.
Oh, sono già giunta, guardiamo le finestre …
sì! Le luci sono
spente, fantastico! Gio scusa, adesso piano piano ti deposito per
terra, così apro la porta
<< Cazzo! >> ops,
non sono riuscita a farlo scivolare dolcemente. Sei troppo pesante,
forse dovrei mettere su un po di massa muscolare, sono floscia non ho
muscoli. Allora dovrei andare con mia sorella e le sue tette e
saltellare su e giù per le strade di Fiorino.
Però io e il
“fitness” non andiamo molto d'accordo, e poi
perché dovrei fare
ginnastica? Sono cavoli tuoi se sei caduto per terra come un sacco di
patate.
<< Scusa, sei pesante >> adesso ti
riprendo su, appoggiati a me come se fossi un bastone, eppure sono
meno salda di un bastone di legno ma ti devi accontentare.
Piano a
passo cauto entriamo, no aspetta! Non possiamo entrare con le scarpe
bagnate dobbiamo levarcele, se sporchiamo il parquet sono cazzi
amari.
<< Levati le scarpe >> sussurro piano,
mamma
non si deve assolutamente svegliare. Se mi trova a casa così
tardi
con un ragazzo, oddio non ci voglio pensare.
<< Che hai
detto? >>
<< Shhh … fai piano >>
è così
stonato che non riesce nemmeno a sentire la sua stessa voce.
<<
Ah .. scusa >> Barcolla ma alla fine riesce a cavarsele
via, mi
costa un grande sforzo reggere il suo peso e non so quanto
potrò
resistere.
Bene, finalmente entrambi siamo scalzi adesso dobbiamo
affrettarci, non possiamo sgocciolare tutto il parquet. Andiamo, un
passo alla volta, bravo Gio! Grazie al cielo sei un ubriaco
ubbidiente, molti ragazzi quando si ubriacano, diventano molesti,
folli e disinibiti. Tu per fortuna non appartieni a questa categoria.
Perfetto, abbiamo percorso quasi tutti i gradini, ci siamo
quasi.
Ecco, la porta della mia stanza, piano piano la apro e
siamo salvi, lentamente chiudo la porta purtroppo non c'è la
chiave,
mamma l'ha sequestrate tempo fa quando Valeria si chiuse in stanza
minacciando il suicido, ma questa è un'altra storia.
Se siamo
silenziosi nessuno si dovrebbe accorgere di noi, mamma e Valeria
hanno il sonno pesante, non si svegliano neanche se giunge un
terremoto. Già, mi ricordo quella sera ...
Dormivo
beatamente nel mio lettuccio quando sentii il mio corpo scuotersi
<<
Valeria no, lasciami dormire >> inizialmente pensai che
mia
sorella stesse cercando di svegliarmi, però quando udii la
stanga
del letto picchiettare contro il muro mi alzai di scatto. La stanza
tremava.
<< TERREMOTO! TERREMOTO! >> urlai a gran
voce
per poi nascondermi sotto la scrivania.
Dopo pochi attimi la
stanza smise di tremare, solo il lampadario appeso al soffitto
ciondolava avanti e indietro.
Sentii dei passi e mia sorella entrò
nella stanza con gli occhi semi chiusi
<< Sofia che c'è?
Perché urli? >>
Sì,
se non urliamo dovremmo stare tranquilli.
Adesso dobbiamo
risolvere un altro problema, dobbiamo svestirci, non possiamo
rimanere con questi abiti inzuppati altrimenti potremmo prenderci la
polmonite. Come prima a cosa facciamo sedere sulla sedia Gio
perché
le mie spalle soffrono.
<< Ce la fai a stare seduto? >>
<<
Credo … sì >> la sua risposta
biascicata non mi convince
però mi fido, non ho altra scelta. Ok, cerchiamo qualcosa
che può
andargli bene, certo che non c'è molta scelta ha le gambe
talmente
lunghe che qualsiasi mio paia di pantalone gli sarà corto.
Pazienza,
ecco! Gli do questi pantaloni da tuta, li uso per fare ginnastica a
scuola ma credo gli andranno bene. Come maglia? Gli do uno dei miei
magnifici felponi che utilizzo d'inverno per stare a casa. A me
stanno oscenamente grandi perciò a Gio dovrebbero andare
bene.
Prendiamo anche un asciugamano così si asciuga, ok Gio?
Diavolo,
credo sia svenuto, la sua testa pende tutta da una parte, il corpo
è
completamente abbandonato sullo schienale della sedia. Devo
svegliarlo potrei mollargli un altro ceffone, ma non mi pare il
caso
<< Gio, sveglia >>
<< EH? CHE C'è?!
>>
<< Shh, fai piano >> cazzo Gio, non puoi
urlare così, se mamma ci becca, mio Dio non ci devo pensare
...
<<
Sofia ho sentito dei rumori , tutto ben … >>
mamma rimane a
bocca aperta nel vedermi assieme a un ragazzo semi svenuto
<<
Mamma, non è come sembra >>
<< Sofia, cosa succede
>>
<< Gio, ha bevuto troppo e non sapendo dove
scaricarlo, l'ho portato a casa >>
<< Hai portato a
casa un'ubriacone?! Sofia sei matta! Ti ha violentato? >>
<<
No mamma, è un mio amico non mi violenterebbe
>>
Stringo
il volto di Gio tra le mani così lo costringo a focalizzare
l'attenzione sulle mie parole
<< Gio, ascoltami … >>
<<
Eh, Sì >>
<< Shhh … come prima cosa devi parlare
molto piano, non voglio svegliare mia sorella o peggio mia madre
>>
<< Lo sai che sei carina ihi …
>>mi prende
anche per il culo, con tutto quello che sto facendo osa deridere il
mio viso. Ti perdono solo perché sei momentaneamente
incapace
d'intendere e volere.
<< Sì va bene, però ora ascoltami
molto attentamente: sul letto ti ho lasciato dei vestiti e un
asciugamano, asciugati e indossa gli abiti io ora vado in bagno
così
ti lascio l'intimità, ok? >>
<< Si shignora! >>
ok, adesso mi prende pure in giro, ma spero che abbia capito,
perciò
lascio andare il suo viso.
<< Mi raccomando non fare rumore
>>
Muove la testa, non capisco se era un consenso oppure il
collo non obbedice alla sua mente, bah speriamo. Comunque sia mi
affretto ad andare in bagno, non vorrei che questo qui si metta
vomitare in giro, peggio! Cade per terra provocando un sonoro tonfo
svegliando non solo mia madre, ma anche l'intero vicinato.
Ok,
laviamoci i denti veloci, stasera rinuncerò alla doccia, ci
impiegherei troppo tempo inoltre non posso rischiare di svegliare
qualcuno con i getti d'acqua.
Bene. Mi asciugo alla bene meglio
poi m'infilo il pigiama, mi fa schifo andare a letto così
zozza ma
pazienza, domani cambierò le lenzuola.
Merda! Sento dei passi,
sta a vedere che mamma si è svegliata e da un'occhiata alla
mia
stanza, nooooo!!!! dai, m'infilo il pigiamo, devo evitare la
catastrofe
La porta del bagno si apre e si mostra mia sorella,
indossa un enorme sorriso ebete, perché?
<< Sofia, chi è
il ragazzo mezzo nudo in stanza? >> sembra contenta, io no
<<
E' un amico, non è come sembra >>
<< A me sembra un
bel ragazzo, complimenti hai fatto tombola! >>
sì, la tombale
degli sfigati, mi sono portata a casa un ubriacone d'accudire
<<
Tieni >> cos'è? È un preservativo?
Valeria mi ha allungato un
preservativo?! Ragazza mia, non hai capito un'accidente.
<<
Sono così contenta, finalmente ti sei decisa a perdere la
verginità,
tra l'altro con un bel ragazzo >> oddio, è
proprio felice, ci
manca solo piccolo grido di gioia e siamo a posto. Che fai, mi
abbracci? Sei fuori di testa
<< Sai, ero così preoccupata,
pensavo fossi lesbica >> sul serio? Era questa la tua
preoccupazione? È per questo che mi combinavi appuntamenti
al buio?
Mi hai presentato dei ragazzi talmente idioti che mi hai fatto
passare la voglia d'affacciarmi al mondo maschile. E poi se fossi
lesbica? È un problema? Hai paura che mi infili tra le tue
lenzuola
nel cuore della notte?
<< Sono così contenta, finalmente la
mia sorellina diventerà una donna >> eh!? Da
quando in qua
fare sesso significa tramutare in donna? Allora tutte le mie compagne
di classe sono delle donne mature pronte a mettere su famiglia
<<
Stai tranquilla >> si allontana da me e strizza l'occhio
<<
non dirò nulla a mamma >>
<< Ok >> spiegarle la
reale vicenda che si sta svolgendo in quella stanza è troppo
tardi,
ormai Valeria si è costruita il suo castello mentale
perciò non
dirle la verità non è il caso. Almeno posso
contare il sul suo
silenzio.
<< Ah, prima di andarmene ti do un consiglio: bevi
un bicchierino di rum prima di cominciare a fare l'amore,
così ti
rilasserai e la penetrazione farà meno male >>
che perla di
saggezza, per fare sesso devo ubriacarmi? Così non sembra
affatto
piacevole, ma quasi una tortura stile “prima di andare in
guerra, i
soldati bevono un bicchiere di scotch per non pensare alla morte che
li potrebbe colpire”.
<< Ok, grazie >> accetto il
consiglio così Valeria se ne va, non voglio essere scortese
in fondo
si sta comportando come una brava sorella maggiore, mi ha persino
regalato un preservativo. E questa la dice lunga …
Spaparanzata
sul letto osservavo il libri scolastici posati sulla scrivania, il
giorno dopo avevo una verifica di storia ma nessuna voglia di
studiare.
<< Che palle!! >> disse Valeria entrando
nella mia stanza, sembrava furibonda
<< Che c'è Valeria?
>>
<< C'è che i preservativi costano troppo.
Tutti ci
raccomandano di fare sesso sicuro, allora perchè non
abbassano i
prezzi dei preservativi? >>
<< Vale, perché non li
fai comprare ai tuoi ragazzi? >>
Valeria si volta verso di
me con un volto sconcertato, contratto dalla furia
<< Sofia
che domanda cretina! Credi che sia così stupida da non
averci già
pensato?! >>
<< No, non volevo insinuare questo >>
<<
I ragazzi vogliono farlo senza preservativo, non spenderebbero
neanche un centesimo per comprarli >>
Il
preservativo che stringo tra le dita è un immenso atto di
bontà che
verrà sprecato dato che non farò sesso,
però apprezzo il
gesto.
Andiamo a vedere cosa combina l'ubriacone, spero si sia
vestito, se apro la porta e lui è nudo come un verme?
Sarebbe
imbarazzante perciò sarò cauta, vado in punta di
piedi e scosto la
porta leggermente, magari annuncio il mio arrivo
<< Gio, sto
entrando, sei vestito? >> nessuna risposta, forse
è svenuto.
Meglio verificare, nella speranza che non sia nudo.
Ok, non è
nudo ma è seminudo, è stravaccato sul letto e
indossa solamente i
pantaloni della tuta. Chi gli ha dato il permesso? Io volevo stendere
per terra una coperta e farlo dormire lì. Adesso lo sveglio
<<
Gio? Scendi dal letto >> mugugna qualcosa e pone
l'avambraccio
sul viso. È bastato quel gesto e i muscoli dei pettorali si
sono
mossi, niente di eccessivo però se Valeria fosse qui sono
certa che
gli salterebbe a cavalcioni in un batter d'occhio.
Vorrei
sbatterlo giù dal letto però ho paura che il
tonfo del suo corpo
che cade a terra, svegli mamma. È vero, ha il sonno pesante
però
non voglio rischiare.
Adesso dove diamine dormo? Il mio letto è a
una piazza e mezzo, magari se mi accoccolo nell'angolino riesco a
dormire indisturbata. La cosa mi preoccupa: se questo nel cuore della
notte si sveglia con una strana pulsione sessuale?A quel punto potrei
dare di matto.
<< Gio, stipuliamo un patto: tu stai dalla
tua parte e io sto nel mio angolino, ok? >> purtroppo non
mi
risponde, è caduto in un profondo coma post sbronza.
Spero che il
suo inconscio in qualche modo, abbia recepito il messaggio e che il
suo corpo non invadi il mio spazio. Io sto nella mia parte, tu nella
tua.
Prima di spegnere la luce e rannicchiarmi nell'angolo, ti
copro ecco qua! Rimboccata la coperta fino al collo come a un
bimbo.
Che situazione assurda, comunque sia ormai è fatta, punto
la sveglia per le 7, mia madre alla domenica si sveglia alla sette e
trenta così avrò il tempo di cacciarlo fuori e
magari do una pulita
anche il parquet sgocciolato, meglio eliminare ogni traccia. Ok,
direi che va tutto bene, però devo ammettere che
è carino Gio
quando dorme, sembra così dolce, è talmente
rilassato che tiene le
labbra semichiuse. È pallido, ma credo sia normale dopo una
sbronza
avere questo aspetto. Ma cosa sto facendo! Mi metto a guardare il mio
usurpatore di letto? Dovrei essere incazzata con lui per avermi messo
in questa situazione, anche se devo ammettere che lui non mi ha
chiesto niente, sono stata io ad accoglierlo nella mia casa. Avrei
potuto lasciarlo lì, a innaffiarsi nell'erba però
nessuno si merita
un tale trattamento, nemmeno uno stronzo come lui.
Vabhè, meglio
dormire, domattina ho molto lavoro da fare.
C'è
qualcosa di strano. Non ho sentito la sveglia suonare, eppure mi sono
svegliata, non ho fatto incubi o roba del genere e non devo correre
al bagno per espletare qualche bisogno. È un risveglio
tranquillo,
quasi dolce, eppure c'è qualcosa che m'inquieta. Sento un
calore
dietro alla schiena, forse in uno strano attacco di sonnambulismo mi
sono attaccata al termosifone, no impossibile. I termosifoni sono
spenti. Non riesco a muovermi è come se fossi incatenata a
qualcosa,
Gio? Oddio, non è che mi sta abbracciando in cerca di sesso?
Eh, no,
ora ti sbatto giù dal letto
<< Stai calma >> la sua
voce è roca, bassa ma piacevole
<< Non voglio fare sesso
>>
<< Neanche io >> allora perché
mi stringi
come se volessi possedermi?
<< E' piacevole, no? >> si
stringe ancora più a me, il suo respiro è
tranquillo, pare una
carezza che soffia sul mio collo. Nessun uomo mi aveva mai stretto in
questo modo, per la precisione nessuno mi aveva mai abbracciato in
questo modo. Certo, mia madre e mia sorella qualche volta mi
abbracciano ma solo per pochi secondi e il calore non permane
così a
lungo.
Per quanto detesti ammetterlo ha ragione, è piacevole.
NOTA:
Robert Plant cantante del gruppo musicale
Led Zeppelin
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Capitolo 8 *** I panni sporchi si nascondono dentro l'armadio ***
Note: ritaglio
questo piccolissimo spazio per chiedere scusa a tutti i lettori che
seguono questa fiction.
Da molti mesi non aggiorno la storia ma dovete scusarmi, ho avuto
un'estate veramente difficile colma di problemi personali e familiari e
il tempo che dedicavo alla scrittura è andato a benedirsi.
Detto ciò vi assicuro che non ho abbandonato questa storia
che mi sta tanto a cuore.
Spero che continuerete a seguire la Fiction
Un saluto caloroso e buona lettura :)
I panni sporchi si
nascondono dentro l'armadio
<<
Sofia >> la voce di mia madre risuona lontana e ovattata.
<<
Sofia! >> uffa, mamma perché devi intrufolarti
nei miei sogni?
Aspetta, sono nella mia stanza, qualche filo di luce entra dalle
tapparelle semi abbassate. Questo non è un sogno, almeno nel
mondo
della semi coscienza cercherei di stare in un luogo confortevole,
come una meravigliosa
e
fumetteria, oppure su una spiaggia caraibica, sicuramente non nella
mia stanza.
<< Sofia >> merda, la voce è
sempre più vicina e Gio? Devo sbarazzarmi di lui in qualche
modo,
mamma non deve assolutamente vederlo soprattutto in questo momento,
le sue braccia mi stringono e mi intrappolano in una tenera morsa.
Devo svincolarmi dalla presa.
<< Gio, sveglia >> mi
alzo a sedere così mi libero dalle sue braccia. Credo mi
abbia
sentita, corruccia leggermente le sopracciglia e il volto disteso
viene deformato da qualche piccola ruga.
<< Uhm? >>
uhm? Uhm un cavolo, ora alza il culo
<< Gio forza, mettiti
sotto al letto >> è l'unico nascondiglio che
mi viene in
mente, banale ma credo sia efficace, ameno che mamma non entri nella
stanza con l'intento di spazzare il pavimento , sarebbe imbarazzante
...
Mamma
spalanca la porta della stanza, tra le mani detiene la scopa.
<<
Sofia, guarda quanta polvere! Quante volte ti ho detto di spazzare il
pavimento? >> mamma
comincia ad agitare affannosamente il pezzo di legno
<<
No, non preoccuparti, dopo spazzo io >> mi alzo in piedi
nel
tentativo di strapparle la scopa dalla mano.
<< Dici sempre
così poi non lo fai mai >> mamma si piega,
passa la scopa
sotto al letto
<< Cosa c'è qua sotto, sembra ci sia un
enorme cumulo di vestiti ... >> con tutta la forza che
possiede, strattona il manico di legno ma anziché uscire
fuori un
enorme cumulo di stracci puzzolenti, rotola fuori Gio. Mamma spalanca
la bocca, mi guarda con due occhi allucinati
<< Chi cazzo è
questo? >>
Troppo
imbarazzante.
Gio alza il panno fino alla nuca
<< Ecco,
ora sono sotto >> Gio, dici sul serio? Sono certa del
fatto che
hai un terribile mal di testa scatenato dalla sbronza, però
quando
dico “sotto al letto”, intendo dire che devi
appoggiarti sul
pavimento, rotolare
fino a quando
non ti ritrovi a faccia con la rete metallica che sostiene il
materasso . Non c'è tempo per spiegartelo,
dato che i fatti
valgono più delle parole ora ti butto giù.
Afferro i lati del
copriletto e con forza lo tiro verso l'alto, Gio rotola per terra
producendo un sonoro tonfo.
<< Che cazz … sei matta? >>
mi guarda confuso, come se fossi una pazza stralunata, forse
è così
ma ora devi darmi una mano perciò rotola, muoviti
<< Sofia?
>> la voce di mamma è vicinissima, credo stia
per aprire la
porta, avevo sentito i suoi passi pesanti mentre saliva le scale, e
grazie al cielo Gio ha capito la situazione, e in un battito di
ciglia scompare.
Come previsto la porta si apre ed ecco mamma,
nella sua splendida bellezza, in pantofole con i bi godi rosa
accuratamente sistemati nella chioma scura
<< Sofia, perché
non hai risposto? >>
<< Scusa mamma, stavo dormendo >>
sono a cavalcioni sul letto e ho una grande paura soprattutto
perché non ho eliminato tutte le prove, anche se Gio
è nascosto,
nella stanza sono presenti i suoi oggetti: gli abiti umidi sono sulla
sedia, i suoi occhiali da vista sono appoggiati sul piccolo comodino
accanto al letto. Devo solo sperare che non li noti,
ormai è
troppo tardi per nasconderli. Magari mamma se ne va via, è
venuta in
stanza solo per vedere se la sua piccola bimba è tornata a
casa sana
e salva dalla mega festa.
<< Scusami Sofia, non volevo
svegliarti però ho sentito dei passi così ho
pensato che fossi
sveglia. >> no, non erano dei passi, forse hai sentito
Gio
rotolare, comunque sia non ha importanza. Mi hai vista, sono qui,
viva e vegeta perciò puoi anche uscire. E invece no, mamma
si siede
sul letto tra me e il comodino dove sono poggiati gli occhiali da
vista di Gio. sento piccole gocce fredde di puro terrore scendermi
giù dalla schiena. Se mamma notasse gli occhiali ...
<<
Sofia, di chi sono questi occhiali? >> mamma li afferra e
li
contempla specchiandosi nelle grandi lenti.
<< Non lo so
>>
<< Come non lo sai? Sono sul tuo comodino >>
<<
Boh, forse
è passata una gazza
ladra, avrà pensato di costruire un nido nella mia camera >>
mi
guarda accigliata.
<<
Non sai quello che si dice sulle gazze? Catturano gli oggetti
brillanti per arredare il proprio nido
Mamma si volta verso di me,
per fortuna non li ha notati
<< Ti sei divertita ieri sera
Sofia? >>
<< Sì, però vorrei dormire
>> sono
proprio un geniaccio, anche se è una scusa blanda credo che
funzionerà.
Mamma sorride
<< Certo, è domenica e meriti
di dormire >> ecco, brava! Si alza e nel momento in cui
aprirà
la porta sarò salva, però non si sta dirigendo
verso la porta, si è
bloccata e mantiene lo sguardo fisso dietro di me. Oddio, spero che
non ci sia Gio. magari quello stupido si è alzato in piedi
<<
Sofia … >> il suo sguardo si è
addolcito e le sue labbra si
sono leggermente incrinate verso l'alto. Direi che non ha visto Gio
altrimenti si sarebbe messa a urlare come una pazza, credo sia il
momento di voltarsi per vedere che cosa ha attirato la sua
attenzione. E stavolta sono io quella sconvolta, sul lenzuolo
immacolato spicca una piccola chiazza rossa. Il misfatto scarlatta si
è ripetuto
<< Sofi, quante volte ti ho detto che quando vai
a letto, devi metterti due assorbenti >> mamma ti prego
smettila! Non voglio che Gio sappi che non sono in grado di mettermi
un'assorbente. È troppo imbarazzante
<< E poi devi metterti
anche due paia di mutande, così l'assorbente rimane ben
attaccato >>
chissà cosa starà pensando Gio in questo momento,
scommetto che è
lì sotto con una mano sulla bocca a sghignazzare.
<< Non
importa >> finalmente, dopo avermi umiliato come si deve
si
dirige verso la porta.
<< Ora ti porto delle lenzuola
pulite, cambiamo il letto così puoi rimetterti a dormire
>>
mamma scompare dalla mia vista. Dopo questa scioccante umiliazione
devo affrontare Gio, eccolo! Gio a fatica rotola fuori per poi
mettersi in posizione eretta, tra le mani tiene qualcosa, sembra un
pezzo di stoffa
<< Ho trovato queste >> me lo allunga
e con un certo imbarazzo scopro che è un paio di mutande,il
pizzo bianco e leggermente ingrigito dalla plvere e mi chiedo da
quanto tempo sono lì sotto. La raccomandazione di mamma mi
pulsa in
testa
“Sofia,
quante volte ti ho detto di non buttare la roba sotto al
letto?”
Quando
mamma comincia a lamentarsi a dire: “ perchè butti
tutti gli abiti
sulla sedia?”, per azzittirla, anziché ripiegare i
vestiti e
sistemarli dentro ai cassetti dell'armadio, li butto sotto il letto,
perchè? Non l so, credo sia solamente una questione di pura
pigrizia
che ora sto pagando a caro prezzo. Credo di aver imparato la lezione,
d'ora in poi non butterò niente sotto al letto.
Gio ha un piccolo
sorrisino stampato sulla faccia e io afferrò il pezzo di
stoffa
bianco. Mi chiedo se queste mutande siano pulite e vorrei tanto
aprirle per vedere se l'interno è candido o incrostato da
qualche
ripugnante secrezione, però devo soffocare questo desiderio
perciò
getto il pezzo di stoffa sul pavimento, lontano dalla nostra
vista.
Che
vergogna,
tutta il mio essere donna è stato svelato in un battito di
ciglia,
quelle ridicole mutande, la grande chiazza di sangue sul bianco
materasso. Però ora non c'è tempo,
Gio se ne deve andare,
dopo avrò tutto il tempo del mondo per vergognarmi e
rimuginare su
questo fattaccio. Gli allungo gli occhiali da vista, appallottolo i
suoi vestiti ancora umidi e glieli consegno
<< Devi uscire
dalla finestra >>
Gio si riveste velocemente, indossa gli
occhiali da vista, fa qualche passo e si affaccia alla finestra
<<
E' alto >>
<< No, è solo un piano e poi c'è
l'erba,
non ti farai male >>
<< E tu come lo sai? >>
alza un sopracciglio, penserà che l'ho detto tanto per fare,
solo
per sbarazzarmi di lui
<< Mia sorella lo fa spesso per
uscire di nascosto, lei non si è mai fatta male,
perciò … >>
adesso sto mentendo, in verità Valeria una volta si fece male
La
fioca luce della Bajour illuminava a stento la stanza, ma era
abbastanza luminosa per mostrarmi le piccole scritte del libro di
Italiano, il giorno dopo avevo un compito in classe sulle poesie di
Ungaretti, inutile dire che non avevo studiato durante il pomeriggio,
così sforzavo i miei occhi stanchi e irritati. Le lettere e
le frasi
cominciavano a sovrapporsi, ma io continuavo a leggere. La luce
soffusa e quel silenzio assoluto non aiutavano a concentrarmi, anzi
erano un invito a gettare il libro in un angolo per stendermi sul
cuscino. Quel silenzio ultraterreno fu spezzato da un lontano tonfo
seguito da un sonoro gemito. Spaventata alzai le tapparelle e mi
affacciai alla finestra. Il piccolo lampione del giardino
illuminò
una chioma riccia e bionda.
<< Valeria? Sei tu? >>
chiamai titubante.
<< Certo! Chi altro dovrei essere? Il
fantasma formaggino? >>
Dopo
una lunga notte trascorsa al pronto soccorso, Valeria tornò
a casa
con un pesante gesso attorno alla caviglia.
Contando il fatto che
mia sorella si è buttata giù dalla finestra un
centinaio di volte
senza procurarsi nemmeno un graffio, credo che a Gio non dovrebbe
succedere niente.
Nonostante un certo cipiglio, Gio apre la
finestra
<< Ok, allora vado Sofia, spero di non spaccarmi
qualche osso >> sul suo volto si disegna un piccolo
ghigno,
forse spera che lo fermi, che gli dica “no, è
troppo rischioso”,
ma qua il vero pericolo è mamma, perciò muoviti!
Posa i piedi
nudi sul piccolo banca letto,
ora
dovrebbe urlare “Geronimo” come fanno i
paracadutisti,
però non mi sembra il caso, anche se sarebbe una scena
veramente
comica.
Sento un piccolo tonfo e mi affaccio alla finestra. Gio è
intatto, e sta camminando verso la strada si volta e mi rivolge un
sorriso strano, come per dire “ ah, sono
sopravvissuto”. Per
essere cortese gli faccio un cenno con la mano e vorrei tanto
guardarlo mentre imbocca la stradina per assicurarmi che esca dal
giardino, però ho sentito mia madre chiamarmi con un tono
allarmato
<< Sofia >>
Mamma entra in camera,
anziché detenere tra le braccia un cumulo di lenzuola pulite,
in una mano stringe un paio di scarpe da ginnastica grandi e logore.
Troppo grandi per appartenere a un membro della nostra famiglia.
<<
Di chi sono queste scarpe? >> lo sguardo di mamma
è severo e
indagatore, bella domanda al quale non posso dare una risposta
sincera. Quelle brutte scarpe da ginnastica sono di Gio, porca
miseria! Stava andando tutto bene, pensavo di averla scampata e poi
mi sono dimenticata la cosa fondamentale, le scarpe depositate
nell'ingresso. Certo che quel cretino poteva dire qualcosa, chi
è
quella persona sana di mente che girovaga per le strade a piedi
nudi?
<< Sono di Hilary >> è la prima
persona che mi
è venuta in mente
<< Hilary porta un 44? >> la faccia
di mamma è incredula.
<<
Sì, ha i piedi grandi >> una bugia che non sta
proprio in
piedi, Hilary raggiunge a malapena il metro e sessanta di altezza ed
è magra come un osso, al massimo
porterà il trenta sette.
Il campanello suona, chi mi vuole
salvare da questa gigantesca fossa di bugie nel quale mi sto
seppellendo? Mamma esce dalla stanza senza abbandonare le scarpe
della discordia. Va giù per le scale sarà
curiosa, chi diamine
suona alla porta alle sette del mattino? In effetti sono curiosa
anche io, vorrei sapere chi è il mio salvatore. Un brutto
pensiero
mi imbruttisce il cervello e mi fa arrestare a metà scala:
se fosse
Gio venuto a reclamare le scarpe? Sarebbe una scena troppo assurda e
poi non credo che sia così stupido, penso che abbia capito
il motivo
per cui l'ho buttato giù dalla finestra. Comunque sia fino a
quando
la porta non verrà aperta l'ombra del dubbio rimane, anche
se non
servirà a molto rimango inchiodata a metà scala,
se sarà
necessario potrò scappare dalla finestra della mia stanza.
Mamma
apre la porta con una strana lentezza, o forse mi pare lenta
perchè
ho il respiro morto in gola, merda! Al capezzale della porta
c'è
Hilary, la sua faccia è stravolta, la pelle è
talmente pallida che
gli occhi verdi risaltano e paiono zaffiri. Un tempismo a dir poco
perfetto.
Ormai sono condannata, tanto vale fare in fretta, ora mi
affianco a mamma e mi mostro cortese nei confronti di Hilary
<<
Ciao Hilary, entra pure >> mamma
lo dice tutta allegra, infatti lei adora Hilary, me lo ha
detto più di una volta
<<
Perchè non chiami Hilary a cena? >> disse
mamma mentre mi
porgeva le spalle e lavava i piatti dentro al lavello. Seduta al
tavolo della cucina sbuffai
<< Perchè dovrei? >>
<<
Perchè mi sembra una ragazza così gentile e
perbene >>
Se
mamma sapesse che ha organizzato una festa Rock and Roll a base di
alcool, chissà se la definirebbe ancora “per
bene”.
<<
No, la ringrazio, sono venuta sola a riportare la giacca a Sofia,
ieri sera l'ha dimenticata a casa mia >> Hilary con un
sorriso
mi porge il cappotto marrone che afferro.
<< Sofia! Sei
tornata a casa senza giacca, come ti è venuto in mente?!
Guarda che
ti ammali >> bene, le scarpe sono passate in secondo
piano,
forse l'ho scampata ora magari Hilary si dilegua
<< Allora
io vado >> brava Hilary, ora te ne devi proprio andare
<<
No, aspetta un secondo >> no mamma, lasciala andare, non
vedi
che ha un volto stravolto? È stanca e vuole tornare a letto,
perchè
la devi importunare in questo modo?
<< Metto dentro a un
sacchetto le scarpe, così te le porti a casa >>
Lo sguardo
di Hilary si sofferma sulle scarpe e poi su di me e mi guarda con un
grande punto interrogativo sulla fronte, anche io la fisso e penso di
essere completamente fottuta. In questo momento vorrei tanto attivare
una conversazione telepatica e dirle “ prendile senza fare
troppo
domande, poi ti spiego”, ma purtroppo non sono una super
eroina,
non posso comunicare telepaticamente. Sono nella cacca.
<<
Ah ... >> Hilary si rivolge a mia madre <<
mi scusi ma me
le ero proprio dimenticate, sa sono le scarpe che uso per fare
ginnastica a scuola e le avevo lasciate nello spogliatoio, per
fortuna Sofia le ha viste >> sono senza parole, Hilary
sei una
brava ragazza, molto brava. Come hai fatto a capire che ero nella
merda fino al collo?
<< Sofia! Dovevi riportargliele
immediatamente. Oh, adesso prendo una busta >> mamma a
passo
svelto si dilegua in cucina.
Hilary divertita mi strizza l'occhio,
vorrei ringraziarla ma non faccio in tempo ad aprire bocca che mamma
torna
<< Ecco qua Hilary >> Hilary afferra il
sacchetto rivolgendole un bel sorriso anche io sorrido. Sono
immensamente grata a questa ragazza e comincio a pensare che riesca a
leggere il pensiero. Davvero, come diamine ha fatto a capire? Boh,
magari oggi indago, passo da lei con la scusa di aiutarla a pulire la
casa. Per il momento mi limito a saluatarla
Bene,
stranamente è andato tutto bene. Non so come, forse un aiuto
divino
o magari Hilary è veramente un angelo. Allora la mia teoria
è vera,
quando sorride sembra un angelo, forse è veramente un
angelo, ma che
sto pensando, ah sono proprio una scema, perchè una ngelo
dovrebbe
aiutarmi? Non vado in chiesa da anni e da quanto tempo non confesso i
miei peccati a un prete? Ci sono mai andata a confessarmi?
Sì, è
stato anni fa, prima di ricevere la cresima
<<
Confessa i tuoi peccati >> disse il grasso prete di
fronte a
me. La sua veste era bianca, al collo portava un grande e vistoso
crocefisso, il Gesù in miniatura e il prete mi fissavano e
io mi
sentii in soggezione.
Rimasi muta, non mi ritenevo una
santa, ma non sapevo quali erano esattamente i miei peccati.
<<
Non temere, questa è la casa del signore solo lui
può giudicarti e
lui è misericordioso e se sarai pentita perdonerà
i tuoi peccati >>
il prete interpretò il mio mutismo come una sorta di
timidezza
<<
Ecco, io non so che peccati ho commesso >> il prete
sorrise
<<
Allora cerchiamoli: hai provato invidia? >>
<< Sì >>
avevo invidiato qualche giorno fa il prosperoso seno di mia
sorella
<< Hai detto bugie? >>
<< Sì >>
ogni giorno dico e dicevo bugie a mia madre, ma non lo consideravo
esattamente un peccato.
<< Questo non va bene, le
bugie sono il cibo che alimenta il demonio >>
Annuii, ma era
grazie alle bugie se mia madre non era ancora morta d'infarto.
<<
Hai commesso peccati di gola? >>
Riflettei, il giorno prima
avevo mangiato un chilogrammo di gelato al cioccolato. <<
Sì
>>
<< Ti sei mai toccata? >> il prete
pronunciò
l'ultima parola con una certa titubanza, come se con quel
“toccata”
si riferisse a un mondo scabroso, qualcosa di indicibile. Ma io non
badai a quella titubanza
<< Sì >>
Le palpebre del
prete si spalancarono
<< Quante volte ti tocchi? >>
Quella
domanda era strana, durante il giorno mi toccavo spesso: mi grattavo
il naso, la schiena, mi pettinavo i capelli e poi alla sera mi
toccavo per lavarmi.
<< Non so, spesso, in particolare sotto
la doccia >>
Gli occhi del prete si ingrandirono a tal punto
che l'uomo pareva un grasso e ripugnante pesce palla.
<< Non
va bene ragazza, lo sai che questo è un peccato gravissimo?
>>
il prete pareva sconcertato e io non capivo il motivo,
“toccarsi”
era una cosa così grave? Sentendomi in imbarazzo volevo
rimediare
alla mia scabrosa confessione.
<< Sotto la doccia non uso le
mani, utilizzo la spugna insaponata >>
Solo
dopo aver parlato con mia sorella capii che il prete si riferiva alla
masturbazione, mi vergognai talmente tanto di quella confessione che
dopo la comunione, decisi di non andare mai più nella chiesa
di
Fiorino. In verità decisi di non andare più in
qualsiasi altra
chiesa.
Chissene importa,
ora vado a sistemare il mio letto così mi rimetto a dormire,
è pur
sempre domenica e io devo recuperare le ore di sonno accumulate
durante la settimana.
Arrotolo tutte le lenzuola e
l'attenzione cade su quel maledetto paio di mutande quelle che Gio
stringeva tra le dita e avevo cacciato nell'angolo, le prendo e visto
che ci sono guardo se sono sporche e per fortuna sono pulite. Mi
dirigo verso il bagno, è lì che abbiamo la
lavatrice anche se penso
sia un pessima scelta stilistica. Il
bagno è completamente bianco, le piastrelle, la doccia, il
lavello,
persino gli asciugamani, invece la lavatrice è metallizzata.
In
verità non m'importa così tanto,
finché l'aggeggio metallizzato
continua a funzionare, lo stile non è un problema. Getto
tutti i
panni nella lavatrice e potrei fare un salto in camera e afferrare
tutti gli indumenti che ci saranno sotto al letto, però temo
di
scoprire che cosa ho nascosto lì sotto, più che
altro ho paura di
scoprire quello che ha visto Gio.
Getto tutti gli indumenti
dentro alla lavatrice, metto l'ammorbidente, pigio il bottone e
l'elettrodomestico comincia il lavaggio. Guardo gli indumenti
mischiarsi, i panni colorati si uniscono e quando il lavaggio
sarà
terminato, la disgustosa chiazza rossa sul lenzuolo
scomparirà. Se
metessi la mia testa dentro alla lavatrice magari anche la mia
macchia nera sparirà. No, è impossibile, se
entrassi in questa
lavatrice e la azionassi morirei affogata e il Nevo di Ota non
sparirà, non sparirà mai.
Suono
il campanello, sono davanti alla casa di Hilary per due ragioni:
voglio scoprire come ha capito che mi ritrovavo immersa nel letame
fino alla gola e ringraziarla per avermi tirato fuori dalla brutta
situazione.
Eccola, è in tenuta sportiva, indossa una tuta di
color grigio e i capelli biondi sono raccolti in una coda morbida.
<<
Ciao Sofia >> mi regala un sorriso che ricambio
<<
Entra >> entro e la casa è irriconoscibile,
ieri sera era
sporca, disordinata e l'odore di Hashish e sudore era talmente forte
che stomacava, invece ora è immacolata, ordinata e l'odore
di
detersivo e deodorante per ambiante inonda le mie narici.
<<
Hilary, hai fatto un buon lavoro, avrai trascorso tutta la mattinata
a pulire >>
<< Sì, devo ammettere che è stata
dura,
ma alla fine ce l'ho fatta >>
Hilary si dirige verso la
cucina e io la seguo. Si siede al grande e tondo tavolo, con un gesto
m'invita a sedermi e io obbedisco. Al centro del tavolo è
presente
un vassoio al suo interno ci sono delle grandi fragole rosse, hanno
l'aria deliziosa.
<< Allora, come è stato? >>
Hilary
mi pone la domanda con un cenno di malizia, non capisco a cosa si
riferisca, forse alla festa?
<< Dai Sofia, non fare la finta
tonta, ti ho vista ieri sera dalla finestra, ti trascinavi dietro
quel bel biondino … >> ora è tutto
chiaro, Hilary ha seguito
la logica, ha pensato che quelle scarpe appartenevano a Gio
perché
mi ha vista tornare a casa con lui.
<< Niente, abbiamo
dormito >>
<< Dai, a me puoi dirlo. Non c'è niente di
male, siamo single e possiamo permetterci qualche scappatella
>>
rimango basita: da quando in qua Hilary è così
lussuriosa? Non mi
ha mai narrato le sue esperienze sessuali perciò avevo dato
per
scontato che non ne avesse avute. Non credo sia una
cosa così
grave o un peccato andare a letto con uno sconosciuto, però
non mi
aspettavo che Hilary fosse così.
<< Sai, anche io ieri sera
ho dormito con un un bel ragazzo e mi sono divertita >>
ok,
credo che la ragazza stia utilizzando in malo modo il termine
“dormire”.
<< Sofia, non sono una bigotta, perciò puoi
anche parlarne di certo io non ti giudico >>
“non mi
giudichi?” Cosa sei? Un prete? Il prete della casa del sesso?
Comunque ora mi sento veramente in soggezione: se le dico che non ho
fatto sesso con Gio, apparirò come una frigida-bigotta e
probabilmente lei si sentirà in colpa per avermi confessato
la
scappatella.
<< Ecco, io non ho fatto niente di che, ci
siamo solamente coccolati >> bene, risposta perfetta!
Così non
apparirò come una frigida suora ma nemmeno come una super
assatanata.
<< Davvero? Come mai? Non gli si è alzato?
>>
Hilary!? Non lo so se gli si
“è
alzato”, io ieri sera volevo solamente dormire nell'angolino
del
mio letto.
<< No, volevo solamente dormire >>
<<
Capisco >> dalle labbra di Hilary scappa un sospiro e poi
mi
rivolge uno sguardo attento
<< Se non si è eccitato stando
nel letto insieme a te allora lascialo perdere, un ragazzo che non si
eccita guardando una ragazza carina come te è omosessuale
>>
Hilary ha frainteso tutto perchè non gli ho raccontato cosa
è
successo realmente, però è molto carina la sua
affermazione. Lei
pensa che una ragazza difettosa come me possa eccitare l'altro sesso,
non mi interessa
provocare
tormenti nei confronti dei ragazzi, però è bello
essere considerata
“carina”
Hilary agguanta una fragola, con le lebbra
assaggia il sapore, però anziché portarsela alla
bocca mi guarda
<<
Se vuoi conoscere qualcuno o vuoi semplicemente
“divertirti”, ti
posso presentare dei ragazzi interessanti >> lentamente
da un
morso alla fragola. Mi sbagliavo, Hilary non è un angelo, al
posto
dell'aureola sono presenti due piccole corna. È un
diavoletto
malizioso. Ma non importa, anche se a salvarmi è stato un
demone la
devo sempre e comunque ringraziare.
<< Hilary, ti ringrazio
per aver preso le scarpe e mentito a mia madre >>
<<
Figurati >> si alza in piedi e sparisce dalla mia vista,
e in
un battito di ciglia torna con il sacchetto di plastica, è
lo stesso
che mamma gli ha consegnato stamattina. Mi alzo in piedi
così posso
afferrarlo
<< Sofia non devi ringraziarmi, siamo amiche e le
amiche si aiutano >>
Ah,
che giornata piena di rivelazioni. Sì, stasera qua sdraiata
sul mio
letto ripenso a questa domenica e ho scoperto tante cose, come per
esempio che mia madre non è così ingenua come
sembra, anzi è
sospettosa quanto uno stratega. Infatti stasera a tavola mi ha posto
troppe domande
Affondavo
la forchetta nella pasta al ragù, e mi portavo alla bocca i
maccheroni, masticavo eppure ero talmente in ansia da non poter
godermi il gusto del sugo.
<< Oggi pomeriggio dove sei
stata? >>
<< Sono andata a fare un giro >>
<<
Dove? Da sola? >>
<< No, con Hilary >>
<<
E come sta? È stata contenta di aver riavuto indietro le
scarpe?
>>
<< Sì >> infilzai con la
forchetta quattro
maccheroni, li portai alla bocca e masticai rumorosamente
<<
Non pensavo che portasse un numero così grande, è
strano per una
ragazza così minuta … >>
Ingoia il boccone, ma purtroppo
non lo masticai abbastanza bene perchè si bloccò
in gola. Comincia
a tossire furiosamente.
<< Sofia! >> mia madre
allarmata si alzò in piedi e mi diede qualche pacca violenta
sulla
schiena
Dopo
il “semi strozzamento”, mamma smise di pormi
domande, però non
credo di averla convinta con le storia delle scarpe.
Grazie al
cielo Valeria non era a casa, è uscita tutto il giorno con
il suo
ragazzo e non è ancora tornata a casa, altrimenti mi avrebbe
tormentato con le sue domande e le sue battutacce sporche.
La cosa
che più mi ha sconvolto è stata Hilary, non
pensavo fosse così
trasgressiva l'ho sempre vista come una ragazza educata e mai avrei
immaginato che fosse una patita dei Led Zeppein, ma devo ammettere
che questa nuova Hilary mi piace di più
Ho voglia di ascoltare la
voce di Robert Plant, ora cerco l'Ipod chissà dove
l'avrò messo
…
Non lo trovo, magari è dentro allo zaino, dove è
lo zaino?
Forse nell'armadio? Ah cavolo! Aprendo l'armadio l'occhio è
caduto
sulla busta di plastica nel quale sono intrappolate quelle maledette
scarpe da ginnastica. Probabilmente dovrò incontrare Gio per
ridargliele anche se non lo vorrei più vedere. Ha visto
troppe cose
di me stessa che uno sconosciuto come lui non dovrebbe vedere, anzi
queste sono cose che devone essere nascoste a chiunque, nessuno
dovrebbe vedere le secrezioni di una donna.
Ora come posso
rivederlo senza vergognarmi? Probabilmente anche lui non
vorrà
rivedermi, dopo aver visto questo porcile, quanto sono disordinata e
zozza, chi vorrebbe mai rivedermi? E le scarpe? Boh, quasi quasi le
butto via e Gio si arrangia, non doveva lasciarle in casa.
Il
telefonino suona, sento quella stupida suoneria imposta dalla Nokia,
dove ho messo il cellulare? Lo sento eppure non lo trovo, che palle!
Forse è sotto al letto?
Sono così esausta che vorrei lasciarlo
squillare e fregarmene altamente, però temo che possa essere
mia
sorella, magari mi chiama per dirmi che farà tardi, che
starà fuori
tutta la notte con Giusi, oppure che ha avuto un incidente stradale
…
oh, eccolo! Era sotto la pila di vestiti disordinatamente sistemati
sulla sedia
<< Pronto? >>
<< Ciao >> oh
merda, questa non è la voce di mia sorella, ma è
quella di Gio,
perché non ho guardato il display prima di rispondere?
Potrei
sbattere giù la chiamata, però farei la figura
della maleducata e
non mi pare il caso.
<< Ciao >> ok, ho risposto
perciò
non posso più tirarmi indietro, però ora temo che
commenti le mie
mutande o il fatto che ho macchiato il letto di sangue
<< Lo
sai che hai lasciato le tue scarpe da me? >> brava, sono
troppo
geniale! Buttiamo la conversazione su questo argomento così
lo
distraggo dalla biancheria trovata sotto al letto
<< Sai me
ne sono accorto visto che sono dovuto tornare a casa a piedi nudi
>>
sento una nota di irritante sarcasmo acido nel tono della sua voce,
però preferisco rimanere su questo argomento.
<< Se le
rivuoi … >>
<< No, buttale via, fanno veramente
schifo >> non ha tutti i torti, le ho osservate e le
scarpe
sono macchiate, i lacci grigi sono sfilacciati e inoltre la suola
è
estremamente consumata. Ora però mi sale il dubbio: se non
vuole le
sue scarpe perchè mi ha telefonato? Non sarà per
le mutandine?
Forse mi conviene sbattere giù il telefono, magari non
rivuole le
sue scarpe per evitare d'incontrarmi.
<< Con tua madre tutto
bene? Voglio dire, non mi ha scoperto? >> rimango basita,
mi ha
chiamata per questo? Era preoccupato?
<< No, non ha saputo
nulla >> tutto bene, a parte il fatto che potevi portarti
dietro le tue schifose scarpe, avrei avuto meno guai
<<
Bene, perchè tua madre mi sembra una rompiscatole
>>
<<
Infatti lo è >>
Gio ride, sono contenta che mia madre lo
diverta, io rido meno di lui
<< Va bene Sofia, allora ci
vediamo >> perfetto, ora puoi chiudere la conversazione
<<
Ah, ti posso dare un consiglio? Dovresti essere più
ordinata, sai
sotto a quel letto c'è troppa biancheria >>
ok, ora sono senza
parole, come dovrei rispondere a questa frecciatina? Infatti non
rispondo, chiudo la conversazione, premo il pulsante rosso e caccio
il telefono nell'angolo più lontano del letto.
Penso sia giunto
il momento di guardare cosa c'è sotto al letto, per quanto
faccia
male devo essere consapevole.
Ora mi chino e diavolo, ho tirato
fuori una palla di vestiti. Ora la devo disfare e mi vergogno un
sacco. Ci sono quattro paia di mutande, e due sono sporche, tre
calzini puzzolenti, sette reggiseni, quattro magliette sporche e tre
paia di pantaloni.
Gio ha visto tutto questo, credo che non avrò
più il coraggio di guardarlo in faccia.
Ho deciso, da domandi i
panni sporchi non li nasconderò più sotto al
letto ma dentro
all'armadio.
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