French Cancan

di The Galway Girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Capitolo uno

Maledetta pioggia” penso guardando fuori dalla finestra. Delle pozzanghere si sono create lungo la strada affollata di persone che sembrano non accorgersi che le gocce cadono pesanti dal cielo nuvoloso. Non ha fatto altro che piovere ultimamente,è il settembre più uggioso che abbia mai visto.

Un rumore sordo attira la mia attenzione e la voce tuonante di mia madre mi distoglie del tutto dai miei pensieri.

< < Gabrielle potresti aiutarmi con queste stramaledette borse se non è chiedere troppo? > > mi chiede col suo solito tono soave.

Le corro incontro e afferro uno degli innumerevoli sacchi che tiene pericolosamente in braccio.

< < Cosa c'è dentro tutte queste borse? > > le chiedo curiosa.

< < Vestiti che devo sistemare entro la fine della settimana > > mi risponde affannata.

< < Ti eri ancora incantata di fronte alla finestra? Ma quand'è che ti sveglierai? > > mi chiede con una nota di esasperazione nella voce.

< < Non mi ero incantata, stavo riflettendo > > rispondo innocentemente.

< < Riflettendo su cosa? > >

< < Su niente in particolare, pensavo. > >

< < Bé, è tempo che esci dal tuo mondo e cominci a darmi una mano. Sono mesi che cerco di insegnarti a cucire, ma non mi ascolti! > >

Mia mamma, Marie, è sarta di giorno e cameriera di sera, in una bettola maleodorante in cui sono stata solo una volta, prima di darmela a gambe dopo che un vecchietto dall'aria sospetta mi ha fatto l'occhiolino e il cenno di avvicinarmi.

< < Ma io non voglio fare la sarta > > dico quasi sussurrando per paura che mi senta.

< < E cosa vorresti fare allora? > > mi chiede lei, che a quanto pare ha sentito benissimo.

< < Guarda che prima o poi toccherà a te occuparti di Coralie, non posso aspettare che tu decida cosa vuoi fare della tua vita! > >

< < Lo so che prima o poi saremo solo lei ed io, e per allora avrò deciso cosa voglio fare, mi serve solo un po' di tempo > >  le rispondo, è quello che le dico ogni volta che affrontiamo questo discorso e certo non è la prima volta che succede.

< < Non metterci troppo, che i conti non si pagano da soli > >  mi dice uscendo sbattendo la porta.


Mentre cammino senza meta le parole di mia madre mi risuonano ancora in testa. So che prima o poi dovrò prendere una decisione e scegliere cosa voglio fare nella vita.

In fondo che scelta ho? Fare la sarta-barra-cameriera come mia madre? Sposarmi come ha fatto la mia amica Elyse?

Io non voglio queste cose, io voglio di più. Voglio brillare, fare qualcosa di unico. Dovrò pur avere qualche talento nascosto?

Spesso le persone mi ripetono che sono una ragazza particolare, quasi strana, anche Elyse lo dice, lei usa la parola “speciale”, ma io so che è solo un altro modo per dire che sembro pazza.

Ha smesso di piovere per fortuna ma le strade sono piene di pozzanghere. Ho appena camminato in pieno in una di esse e, mentre maledico me stessa e la mia goffaggine, un gruppetto di ragazze attira la mia attenzione. Sono cinque, alte, filiformi, i capelli perfettamente pettinati e acconciati e dei vestiti meravigliosi, simili a quelli che rammenda mia madre, ma dall'aria molto più costosa. Hanno scialli ricamati fermati con spille incastonate di pietre e dei bellissimi fermagli d'argento tra i capelli.

Camminano vicine e parlano fitto tra di loro, sorridendo e ridendo.

Mi chiedo dove stiano andando così ben vestite quindi decido di seguirle.

Nel tragitto non posso fare a meno di notare che tutti gli sguardi dei passanti si girano verso di loro, gli uomini notano quanto siano belle e le donne ammirano i vestiti e le pettinature.

Le misteriose ragazze continuano a sorridere e ridacchiare tra di loro, strappando anche qualche fischio di approvazione, quando a un tratto si fermano di fronte all'edificio più improbabile che abbia mai visto.

Che ci fa un mulino nel cuore di Parigi? C'è una scritta rossa “Moulin Rouge”.

Dev'essere questo il nuovo locale che verrà inaugurato fra poco. Ricordo che me ne parlò Elyse, lei e il marito andranno al primo spettacolo, a quanto pare ci saranno delle ragazze sul palco che balleranno tutta la sera di fronte al pubblico. Me lo ricordo bene, Elyse si è vantata per almeno mezz'ora di quanto questo posto sarà esclusivo e di quanto lei e il marito saranno fortunati ad avere i biglietti e di quanto sarà bellissimo il vestito che indosserà quella sera.

Le misteriose ragazze si guardano tra loro sistemandosi i capelli a vicenda prima di sparire all'interno dell'edificio.

Aspetto qualche minuto poi mi avvicino.

Sulle pareti sono affissi dei grandi manifesti dai colori accesi raffiguranti delle figure femminili che ballano.

Capisco solo ora che quelle ragazze devono essere le ballerine arrivate al Mulino per le prove generali.

Mi chiedo se sia possibile entrare ad assistere così spingo timidamente la porta ma noto che è chiusa.

Delusa, rimango lì a fissare l'edificio a lungo.

Una visione improvvisa di me, vestita splendidamente, con i capelli perfetti, sorridente e felice mi balena nella mente.

Voglio essere come loro, mi dico. Voglio camminare fiera per le strade di Parigi attirando tutti gli sguardi, mentre ragazze come me mi osservano invidiandomi.

Voglio diventare una ballerina del Moulin Rouge. L'idea mi balza in testa all'improvviso, ma non mi sembra un'idea stupida, anzi, non sono mai stata tanto sicura di qualcosa come in questo momento. Mia madre voleva che io prendessi una decisione sul mio futuro?

Ecco fatto ho deciso, so cosa farò nella vita.

Carica di entusiasmo per la mia decisione corro ad informarla.



< < Una ballerina? Ma sei impazzita? > > esclama mia madre appena apprende la notizia. < < Guarda che non si diventa ballerine da un giorno all'altro, servono anni di allenamento che tu non hai! > >

< < Ero sicura che non avresti approvato! Deridi ogni mia decisione! > > le dico arrabbiata.

< < E' ovvio, dato che tutte le decisioni che prendi sono una più ridicola dell'altra! Ma insomma! Ballare al Moulin Rouge! C'è qualcosa di più ridicolo di questo? > >

< < Non mi importa di quello che pensi! Ce la farò costi quel che costi! > > le urlo in faccia con decisione.

< < Ma insomma Gabi, ragiona. Le ballerine che lavorano lì dentro sono tutte delle professioniste, e tu non hai mai ballato in vita tua. Senza contare il fatto che sono super magre e molto alte,e tu non sei esattamente una giraffa. Sarai alta si e no un metro e sessanta! > >

< < Un metro e sessantadue > > preciso < < E sessantasei con gli stivaletti. Poi se mi faccio un bel chignon in testa arrivo facilmente al metro e settanta. > >

< < Presentarti al provino coi tacchi e un'acconciatura ridicola in testa non ti farà sembrare una ballerina, ma un pagliaccio > > mi deride mia madre.

< < Ridi pure, ti dico che ce la farò. E poi se non sono bella non è colpa mia, ma tua. I geni sono i tuoi, e di mio padre, che scommetto era un grassone coi baffi, e magari calvo! > >

< < Tuo padre non era grasso, e neanche calvo! > > mi risponde mia madre.

< < Si bé, non posso saperlo, dato che non so chi sia, e dato che tu non vuoi dirmelo continuerò a pensare che è un ciccione baffuto. > >



Non ho mai conosciuto mio padre. La mamma è rimasta incinta a diciotto anni, l'età che ho io adesso, di un uomo che non ha più voluto sentir parlare di lei, o meglio, di noi.

Il padre di Coralie invece era un marinaio inglese che si era divertito un po' durante il suo soggiorno a Parigi e poi era scappato più veloce della luce.

Non si può dire che mia madre abbia avuto molta fortuna con gli uomini, altra cosa che non le invidio affatto.

Non che io abbia mai avuto molto successo con i ragazzi.

Mi sono sempre considerata una ragazza piacevole, simpatica e di buona compagnia, ma evidentemente i ragazzi non la pensano allo stesso modo perché mi hanno sempre fuggita come la peste.

Non ho mai capito il perché.

Elyse mi ripete sempre che è perché io li spavento coi miei modi eccentrici e il mio desiderio di libertà.

< < Devi dar loro quello che vogliono, devi fare la bella statuina e annuire a tutto quello che dicono, è così che ho conquistato Jules. > >

Capirai che conquista” penso in silenzio ogni volta che tira fuori la storia di come ha conquistato Jules.

Non penso che avrò mai il coraggio di ammettere con la mia migliore amica, l'unica persona al mondo che sembra sopportarmi, che ritengo che il suo adorato maritino sia attraente quanto un pesce sbudellato al mercato di buon mattino.

Ho provato a frequentare dei ragazzi.

Una volta ho conosciuto un giovane piuttosto attraente che ho scoperto poi chiamarsi Elgar, che oltre ad essere molto bello era anche piuttosto gentile.

Un giorno lo aspettai all'uscita della fabbrica dove mi aveva detto di lavorare, fingendo ovviamente di essere passata di lì per caso, proponendogli di fare la strada fino a casa sua insieme. Lui accettò e parlammo un sacco, lui mi sorrideva e io ridevo in modo stupido come mi ha insegnato Elyse.

Giunti di fronte a casa lui sfoderò un altro dei suoi sensazionali sorrisi e mi disse: < < E' stato molto bello parlare con te, ma ora scusa, mia moglie mi aspetta. > >

E lì in mezzo alla strada, una strada che non conoscevo d'altronde perché avevo anche finto di abitare da quelle parti, il mondo mi crollò addosso. Mi sentii un'idiota totale, e mi dissi che probabilmente Elgar aveva pensato la stessa cosa. Da quel giorno evito accuratamente di passare di fronte a quella fabbrica.

Poi ci fu Gustav. Lo conobbi al mercato e rimasi subito colpita dai suoi capelli biondi. Erano talmente biondi che sembravano bianchi, così glie lo feci notare e lui mi guardò con aria interrogativa ma mi sorrise, così io carica attaccai a parlargli di qualsiasi cosa mi passasse per la mente, e lui continuava a guardarmi con quell'aria sognante e il sorriso sulla faccia. A un certo punto aprì la bocca per la prima volta in mezz'ora e... “Ich verstehe nicht”, fu quello che mi disse e che io non capii.

Quello che capii però era che mi ero imbarcata in un soliloquio con ragazzo tedesco o svedese che non aveva capito un accidenti di quello che avevo detto.

In effetti Gustav mi era sembrato un nome curioso per un parigino.

Sposati e stranieri, ecco il meglio che sono riuscita a trovare.

< < E' che non so come comportarmi con i ragazzi. E poi non sono esattamente una bellezza > >  ripeto sempre ad Elyse ogni volta che se ne esce col discorso uomini.

Penso di avere molte virtù, ma la bellezza non è una di quelle.

Non che io sia brutta, anzi. Sono normale, direi. Né troppo alta né troppo bassa, né grassa né un grissino. I miei capelli non sono molto curati, li tengo spesso legati in trecce o chignon che Coralie si diverte a farmi ogni mattina.

< < Ma la bellezza non c'entra! Se sai come presentarti e come sedurre un uomo sai tutto ciò che ti serve! > > mi dice sempre lei.

< < Bé io non so né come presentarmi,né come sedurre! > >

< < Te l'ho detto, sorridi e annuisci. Così conquisterai chiunque! > >

< < Ma io non voglio annuire. Voglio che un uomo si interessi a come sono fatta dentro, al mio modo di pensare e di vedere il mondo! > >

< < Fidati, Gabi, così finirai solo col diventare una vecchia zitella! Il tuo sorriso è l'unica cosa che deve interessare ad un uomo. > >

Sciocchezze!” è quello che penso, ma ogni volta mi limito ad "annuire" come dice lei e le do ragione.

Dentro di me rimango sicura che da qualche parte nascosto, ancora ignaro del suo destino c'è un ragazzo adatto a me che mi accetterà per quella che sono, anche se finora di lui, neanche l'ombra.














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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Capitolo due

La mattina dopo mi sveglio carica come non lo sono mai stata prima.

< < E oggi, Moulin Rouge! > > mi dico guardandomi allo specchio.

A dire il vero non so bene come farò ad ottenere un'audizione, ma ho intenzione di scoprirlo stamattina.

Andrò al teatro ad informarmi non appena avrò perfezionato gli ultimi dettagli del mio look.

Mi esamino con attenzione allo specchio: non ho esattamente l'aria di una ballerina. Anzi, non somiglio per niente ad una ballerina, sono ben lungi dal somigliare ad una delle splendide ragazze che ho visto ieri sera.

Il complicatissimo chignon che mi ha fatto Coralie ieri sera per farmi sembrare più alta, ha fallito miseramente il suo intento, durante la notte si è completamente disfatto, sembro una pazza evasa dalla casa di cura.

Il vestito che indosso, il mio vestito buono, quello da festa, è tutto sgualcito e consumato, non si direbbe proprio che mia madre fa la sarta.

Alla parola “sarta” la mia mente ha un guizzo. Ma certo! Mia madre ne cuce a decine di vestiti molto più belli di questo. Mi basterà frugare nei sacchi che ha portato a casa ieri e vedere cosa trovo.

Mi fiondo sulle borse più veloce della luce e comincio e tirare fuori un vestito dopo l'altro.

Cielo, sono decisamente messi male, ma dopotutto è per questo che mia madre è pagata, per rammendarli!

Per la miseria, mia madre passa tutti i pomeriggi a ricucire questi disastri per una miseria?

Semmai avessi ancora qualche dubbio sul seguire o meno i passi di mia mamma, si sono dissipati del tutto. Mai e poi mai mi farò sanguinare le dita a rattoppare i vestiti di qualcun altro per qualche spicciolo.

Un po' scoraggiata decido di rimettere i vestiti a posto quando un mucchietto colorato attira la mia attenzione. In fondo al sacco c'è un vestito verde acqua con del pizzo ricamato negli orli. In alcune parti è scucito, ma tutto sommato è un vestito molto carino, e si avvicina a quelli che indossavano ieri le ballerine.

Mi vesto veloce per paura che mia madre si svegli e do un'ultima occhiata allo specchio. Mi rendo conto che questo chignon è oltremodo ridicolo così, senza tante cerimonie, lo disfo, raccolgo i capelli in una semplice crocchia ed esco.

Percorro la strada che mi separa dal Moulin Rouge in modo furtivo, non ci tengo proprio ad essere vista da qualche mia conoscenza, e ancora meno a dover dare spiegazioni sul mio abbigliamento.

Finalmente arrivo all'edificio e non senza un po' di timore, spingo la porta ed entro, per fortuna stamattina è aperto.

Mi ritrovo nella hall d'ingresso in cui ci sono il bancone della biglietteria e delle comode poltroncine rosso raso. Ai muri sono affisse delle locandine raffiguranti le ballerine e mi ritrovo a fantasticare di vedere la mia faccia dipinta in uno di quei manifesti quando una musica di piano attira la mia attenzione. Proviene da oltre il corridoio, così lo percorro e mi ritrovo nel teatro.

E' il posto più bello che abbia mai visto.

C'è un grande palcoscenico di legno massiccio circondato da pensanti tende rosse, sotto ad esso sono sistemate a semicerchio tante sedie con dei leggii davanti, che suppongo verranno riempite dai musicisti dell'orchestra.

In tutta la sala, intorno alla pista da ballo, sono sistemati dei tavoli con dei centrotavola ricamati e dal soffitto pendono dei meravigliosi lampadari con centinaia di cristalli che riflettono la luce in tutta la sala. Non avevo mai visto dei lampadari così, illuminati con l'elettricità, dev'essere il primo locale di Parigi ad averli. Nella bettola dove lavora mia mamma hanno le lampade ad olio.

Sul palco le ballerine accompagnate dal suono chiaro e forte del pianoforte che ho udito poco fa si stanno esercitando in una complicata coreografia che prevede salti e capovolte.

Saltano, girano, alzano le gambe ruotando i loro bellissimi vestiti.

A guardarle effettivamente provo un po' di insicurezza. Sarò veramente in grado di imitarle? Riuscirò a convincere gli altri delle mie potenzialità?

Pensandoci una domanda improvvisa mi assale. CHI devo convincere? Ero così entusiasta di diventare una ballerina che non mi sono minimamente resa conto che non ho nessuna idea di COME si diventa una ballerina. A chi mi devo rivolgere? Al proprietario? O forse alle stesse ballerine? Magari c'è un coreografo o un regista. E in quel caso, cosa gli dirò?

I miei improvvisi interrogativi vengono interrotti da una voce femminile proveniente dal palco.

< < Scusi chi è lei? > >

Mi avvicino per vedere a chi appartiene la voce e mi ritrovo di fronte alla persona più particolare che abbia mai visto.

E' una donna alta, sulla cinquantina, con i capelli grigi, vestita di nero che fuma una sigaretta con uno di quei bocchini lunghi e sottili che hanno sempre fatto sorridere Coralie. Non ha l'aria di essere molto simpatica, inoltre è straordinariamente, anzi, spaventosamente magra. Ha delle occhiaie scure sotto agli occhi, le guance scavate e il collo lungo e rugoso. Osservandola mi chiedo come faccia a reggersi in piedi.

< < Mi scusi, chi è lei? > > mi ripete la donna.

Al suono delle sue parole mi ridesto, cielo devo smetterla di viaggiare col pensiero in presenza di altre persone.

Mi schiarisco la voce e le rispondo: < < Buongiorno...salve...io, ehm, mi chiamo Gabrielle e, ehm, volevo, cioè vorrei diventare una ballerina qui al Moulin Rouge. > > dico tutto d'un fiato.

Mentre riprendo aria mi accorgo che la donna mi sta fissando con un'aria che conosco fin troppo bene. Questa signora crede che io sia completamente pazza. Non è la prima volta che qualcuno mi guarda così, anzi accade piuttosto spesso.

< < Scusi, può ripetere? Cosa vorrebbe diventare? > > mi chiede.

< < Una ballerina del Moulin Rouge > > ripeto.

A queste parole la donna esplode nella risata più acuta che abbia mai sentito. Riuscirebbe a infrangere uno dei cristalli del lampadario, penso.

Poi mi rendo conto che sta ridendo di me e mi chiedo perché.

< < Scusi e lei chi è? > > le chiedo timidamente.

Alla mia domanda la donna sembra del tutto spiazzata < < Io sono Eglantine De La Tour, sono la coreografa del Moulin Rouge. Scelgo i costumi, il trucco, le scenografie e soprattutto le ragazze. Sono io che ho assunto tutte le ballerine, dopo giorni e giorni di stremanti provini, e lei si presenta qui chiedendomi di integrare il mio corpo di ballo? >  Fa un'altra sonora risata e mi rivolge uno sguardo che non ammette risposta.

< < Senta signorina come si chiama, lei ora mi fa la cortesia di lasciare immediatamente lo stabile se non vuole che chiami i gendarmi! > >

Stupita e decisamente offesa mi rendo conto che è il caso di alzare i tacchi e uscire.

Vicino alla porta del teatro trovo una signora, una sguattera senza dubbio, che mi sorride.

< < Però, ragazza hai avuto un bel coraggio a rivolerti così alla Signorina De La Tour. Cosa ti è saltato in testa? > > e anche lei ride, ma la sua è una risata diversa da quella della coreografa. Non è di scherno, ma di piacere.

Evidentemente la scenetta di poco fa deve averla divertita non poco.

< < Già > > rispondo mortificata.

Chissà cosa mi è preso. Pensare di poter diventare una ballerina, che idea assurda!

Alle nostre spalle si sente la voce della signorina De La Tour che discute animatamente a proposito di una pazza che si è introdotta nel teatro.

Mi giro terrorizzata dall'idea che Madame Eglantine stia parlando coi gendarmi per davvero ma noto sollevata che si sta rivolgendo ad un signore che sprizza ricchezza da tutti i pori. E' uno di quegli uomini che vestono in modo elegante con vestiti costosi di sartoria, coi capelli ben pettinati ricoperti di brillantina e baffi tagliati alla precisione.

< < Chi è quello? > > chiedo alla sguattera.

< < Quello? E' Charles Zidler il proprietario del Moulin. Prova ad andare anche da lui a chiedere di far la ballerina! > > mi risponde ridendo di nuovo con quella su risata da bambina.

Le rivolgo un'occhiata spazientita e decido di tornare a casa.

Ho fatto il pagliaccio abbastanza per oggi.


Una volta rincasata trovo mia madre su tutte le furie.

< < Per la miseria Gabrielle, dove diavolo ti eri cacciata? E hai pure addosso uno dei vestiti della signora Boulin! > >

< < Sono andata a trovare Elyse > > mento sperando di farla franca.

< < Gabrielle non te lo ripeterò più, scendi dalla nuvole e comincia ad essere un po' più responsabile! > >

< < Va bene, come vuoi > > Decido di arrendermi, non ho voglia di litigare con lei di nuovo, non dopo la mattina che ho passato.

< < Mi dispiace di aver preso il vestito della signora Boulin, se mi spieghi come si fa lo rammenderò io stessa. > >

Alle mie parole il viso di mia madre si apre in un'espressione di totale sgomento.

< < Scusa, puoi ripetere? Ti sei finalmente decisa ad imparare qualcosa? > >

< < Si. Diventerò una sarta come te, come volevi. > >

In realtà non ho nessuna voglia di intraprendere questa "carriera", ma farmi ridere in faccia dalla Signorina De La Tour e pure dalla sguattera mi ha fatto capire che forse, e dico forse, mia madre non ha tutti i torti.

Forse per me è giunta l'ora di smettere di sognare, di affrontare la realtà e di cominciare a pensare seriamente al mio futuro che, ahimè, non comprende né mulini, né danze.


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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Capitolo tre


La mamma ed io abbiamo passiamo il resto del pomeriggio a cucire insieme, o meglio lei ha rammendato cinque abiti, io sono riuscita a cucire quattro centimetri di pizzo sul vestito della signora Boulin pungendomi un'infinità di volte con l'ago e strillando a più non posso sotto le risate di divertimento di Coralie.

Ora ho proprio bisogno di un po' di svago, è sabato sera, la mamma non lavora, Coralie è già a letto e io ho veramente, disperatamente bisogno di uscire a schiarirmi le idee.

Decido che la cosa migliore da fare è andare a trovare Elyse così, avvisata la mamma esco. L'aria è fresca, ha smesso di piovere, e lascio che la luce della luna guidi i miei passi.

La mamma era un po' stupita che io volessi andare di nuovo dalla mia amica, mentre la informavo mi sono del tutto scordata che stamattina Elyse è stata il mio alibi per il fallimento del Moulin, così le ho detto che volevo assolutamente raccontarle del meraviglioso pomeriggio che abbiamo passato insieme.

L'ho lasciata decisamente spiazzata e sicuramente è convinta che io abbia perso qualche rotella.

Non so bene di cosa parleremo, ormai le nostre conversazioni hanno sempre lo stesso soggetto: il suo rivoltante marito e la sua eccitante vita matrimoniale.

Arrivo a casa sua e busso energicamente alla porta. Aspetto qualche istante, do altri due colpi, ma non ricevo risposta.

Ottimo, Elyse dev'essere uscita, si sarà recata a una delle sue solite cene eccitanti con altre coppie eccitanti, che non mancherà certo di raccontarmi nei minimi dettagli la prossima volta che ci incontreremo.

Decido allora di continuare a camminare fino alla riva della Senna e di guardare la luna riflessa nell'acqua, è una cosa che trovo estremamente rilassante, ed è proprio quello di cui ho bisogno.

Ho fatto appena un paio di passi quando una figura aggrappata ad un lampione attira la mia attenzione. Mi sembra familiare. Metto a fuoco cercando di capire e la riconosco.

< < Zia Clementine! Zia Clementine! > > urlo a pieni polmoni.

La figura si ridesta guarda verso di me e mi risponde < < Ah! Gabrielle!! Ma cherie, come stai? > > dice venendo verso di me.

Barcolla pericolosamente e ne deduco che dev'essere alticcia come suo solito.

La zia mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte, e dall'odore che emana direi che non è alticcia, è decisamente ubriaca.

< < Allora come sta la mia nipote preferita? > > mi chiede in tono strascicato.

< < Insomma,così così > > le rispondo alzando le spalle.

< < Come mai da queste parti? > >

< < Ho passato tutto il pomeriggio a cucire con la mamma e mi serviva un po' d'aria. > >

< < Oh, sacre bleu, non dirmi che ce l'ha fatta a convincerti a diventare una sarta come lei > >  esclamò la zia.

< < Bé, diciamo che mi sono offerta io stessa, ma solo perché non ho prospettive migliori in vista. > >

< < Frottole! Io non avevo prospettive, ma non mi sono mai piegata alla volontà degli altri! E guardami adesso! Faccio una vita di tutto rispetto!>>

A queste parole la guardo un po' sconcertata. Zia Clementine non ha un lavoro. Non ha una casa, non una fissa almeno. Passa le serate nei bar a sedurre gli uomini per farsi offrire da bere.

Non è esattamente la definizione di "Vita di tutto rispetto" a cui penso.

Dopotutto però è ubriaca e decido di darle corda.

< < Già, tu si che sei fortunata zia > > le dico con tono ammirato.

< < Infatti! Povera nipote mia. Una misera sarta! Non c'è proprio nient'altro che vorresti fare? > >

Sono indecisa se raccontarle o meno della mia disavventura al Moulin Rouge di questa mattina, ma decido saggiamente di non dirglielo. Mia madre non ne sa, e mai dovrà saperne niente, e mia zia ha la lingua molto lunga, specie quando ha bevuto, cioè sempre.

< < Mmm... no, non mi viene in mente niente zia. E comunque cosa potrei fare? A cosa mai può aspirare la figlia di una sarta? > >

< < Bé ma e tuo padre? Cosa ne pensa? > > mi chiede la zia.

La guardo perplessa. Per la miseria stasera è veramente ubriaca fradicia!

< < Ehm zia... non so chi sia mio padre. Ricordi? > >

< < O cribbio è vero! Quel farabutto! Se lo becco guarda! Lo afferro per i baffi e gli tiro due schiaffi! > > esclama lei su tutte le furie.

Lo sapevo che ce li ha i baffi!

Un attimo. Come fa a sapere dei baffi? Per caso la zia si ricorda qualcosa di mio padre? Magari lo ha conosciuto?

In tutto questo tempo ho passato ore a chiedermi di chi mai potesse essersi innamorata mia madre e mai una volta mi è saltato in mente di chiederlo alla persona che la conosce meglio di chiunque altro. Se provassi a chiedere alla zia qualche informazione su mio padre adesso che è sull'orlo di svenire per il troppo alcol magari potrei scoprire qualcosa di interessante.

< < Senti zia, mio padre, lo hai conosciuto? > > tento timidamente.

< < Chi? Tuo padre? Certo che l'ho conosciuto! Non di persona ovviamente, lui era troppo importante per frequentare gente come me. A parte tua madre certo! > > dice facendomi l'occhiolino.

< < In che senso troppo importante? > >

< < Nel senso che la sua famiglia è ricca da far schifo, ecco in che senso! Dei magnati delle scarpe credo. > >

< < All'epoca tua madre ed io aiutavamo tuo nonno al bancone del pesce e lì si conobbero. Lui ci provò subito con lei, che connard, e lei era tutta lusingata e faceva la civetta.
Si frequentarono per un po', ma a un certo punto lui si tirò indietro perché uno del suo rango non poteva stare con la figlia di un pescivendolo,
quel batard! Quando tua madre si accorse di essere incinta lui si era già fidanzato con una squinzia con la puzza sotto il naso così lei non glie lo disse perché non voleva creargli dei problemi. Fossi stata io avrei fatto scoppiare uno scandalo!>>

< < Si ok, ma lui te lo ricordi? > > dico spazientita, la zia sarebbe capace di andare avanti per ore, meglio fermarla subito. E poi sono troppo curiosa di sapere di lui, delle sciagure di mia madre magari parleremo un'altra volta.

< < Ricordi com'era, come si chiamava? > >

< < Come si chiamava? E chi se lo ricorda dopo tutti questi anni? > >

< < Avanti zia, cerca di ricordarti. > > le chiedo col tono più supplichevole che riesco ad ottenere.

< < Oh ok, fammici pensare un attimo. Aspetta...Claude? No... Charles? Si ecco Charles, e il cognome, vediamo... cominciava con la Z... me lo ricordo perché ho sempre pensato che fosse insolito un nome che cominciava con quella lettera... Za... Ze... Zi... oh courage Clementine pensaci... ah voilà! Zidler! Charles Zidler, così si chiamava! > >

< < Charles Zidler? > > ripeto stupita. Questo nome mi dice qualcosa ma non ricordo proprio dove potrei averlo sentito o letto.

< < Ok zia, ora è meglio che vada altrimenti la mamma mi farà un'altra delle sue sfuriate! A presto! > >

Abbraccio la zia e decido di avviarmi verso casa.

Charles Zidler, Charles Zidler, Charles Zidler, dove l'ho già sentito?

Mi ripeto questo nome per tutto il tragitto e sono talmente assorta nei miei pensieri che quasi non mi accorgo di essere di nuovo di fronte al Moulin Rouge.

Mi fermo a guardare l'insegna sospirando un po' malinconica.

Quanto avrei voluto poter lavorare qui dentro!

Sui muri sono affissi gli stessi manifesti che ho visto stamattina nella hall d'ingresso, con la scritta "Prossima apertura,gran serata il 6 ottobre" e le ballerine sorridenti.

Alla vista di quelle ragazze avverto una nota di tristezza pensando che non sarò mai una di loro. Ripenso a come mi ha trattata la signora in nero e a come ha riso la sguattera quando una voce mi sussurra in testa:””Quello? E' Charles Zidler il proprietario del Moulin. Prova ad andare anche da lui a chiedere di far la ballerina!””

Charles Zidler, ma certo! Ecco dove ho già sentito quel nome!

Ma...un attimo...Charles Zidler... proprietario... questo significa che... non può essere. Io sarei la figlia, per di più nascosta, del signor tutto impettito nel suo bel costume da mille franchi proprietario del Moulin Rouge?

O cielo, si, io Gabrielle Bouvier sono la figlia di uno degli uomini più ricchi di Parigi, che ha comprato uno dei locali più famosi di Parigi!

Percorro tutta la strada che mi rimane per arrivare a casa con mille pensieri per la testa.

Siamo sicuri, cioè proprio sicuri, al cento per cento, senza ombra di dubbio, che si tratti proprio di QUEL Charles Zidler? Potrebbe anche trattarsi di un'altra persona con lo stesso nome. Però, insomma, quanti uomini potranno mai esserci a Parigi che hanno quel cognome? Non sono neanche sicura che sia francese. Il signor cognome strambo sa che esisto? Voglio dire, mia madre e lui sono stati insieme prima che io nascessi e la zia Clementine mi ha assicurato che è lui, ma insomma, se si sono lasciati, o meglio lui ha piantato in asso lei potrebbe anche essere che mia madre si sia consolata col primo che le sia capitato a tiro e che io sia nata da quella infausta unione.

Ma se è vero che io sono la figlia di un uomo così illustre, la domanda più importante è: a cosa mi servirà aver scoperto l'identità di mio padre?

Ho bisogno di pensarci bene ma prima devo pensare a una spiegazione valida da dare a mia madre, vedo la luce ancora accesa, mi subirò una bella lavata di capo quando tornerò.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Capitolo quattro



< < Miseriacca Gabi, dove diavolo ti eri cacciata? > > la lavata di capo di assale come una doccia fredda.

< < Te l'ho detto ero da Elyse. Ha sempre un sacco di cose da raccontarmi e poi era da tanto che non la vedevo > > cerco di difendermi come meglio posso.

< < Cosa? Ma se vi siete viste stamattina! > >

Accidenti, me lo sono scordata di nuovo! Devo assolutamente prendermi nota delle frottole che racconto a mia madre.

< < Si bé, per me è un sacco di tempo, è la mia migliore amica, il tempo trascorso insieme non è mai abbastanza > > tento.

Mia madre mi guarda con, eccolo lì, il solito sguardo “ma ti ha dato di volta il cervello” e capisco che è indecisa se piangere o strapparsi i capelli dalla disperazione.

< < Gabi ,si può sapere che cosa diavolo ti sta succedendo? Perché credimi, figlia mia, sei, seppur impossibile, più strana del solito! Prima te ne esci con la storia che vuoi fare la ballerina. Poi rubi il vestito della signora Boulin per andare a trovare Elyse e infine mi dici che vuoi fare la sarta, cosa che ti sei sempre calorosamente rifiutata di fare. Dimmi, è forse il caso che chiami il medico? > > sembra proprio allarmata.

< < Ma no mamma, va tutto bene credimi. La storia della ballerina era solo passeggera, non ho mai avuto la benché minima intenzione di fare quel mestiere. > > mento.

< < Ho preso il vestito della signora Boulin per andare da Elyse perché i miei abiti sono tutti rovinati e volevo essere carina come lei. > >

Questo e' vero, i miei vestiti sono tutti sgualciti, Elyse invece ha sempre delle mise super chic.

< < Voglio davvero fare la sarta, è un mestiere molto utile e appagante > > mento di nuovo.

< < Come vuoi tu > > si arrende < < Io vado a dormire, magari domattina mi sveglierò e mi accorgerò che è stato tutto un sogno, che va tutto bene e che ho una figlia normale! > >

< < Si buonanotte mamma > > la saluto e decido che anche per me è ora di dormire.

Dormire, certo.

Non appena ho chiuso la porta di camera mia tutto mi è tornato in mente. La scoperta fatta stasera mi impedisce anche solo di chiudere occhio.

Deve pur esserci qualcosa che posso ottenere da questa informazione.

Potrei vendergli il mio silenzio per un sacco di franchi, così da potermi comprare un mucchio di vestiti bellissimi, e poi vedrai se non ci sarà anche un solo uomo di Parigi che non si volterà al mio passaggio.

Potrei imbrattare tutti i suoi bei manifesti scrivendoci sopra “Padre Indegno” o “Abbandonatore di ragazze incinte”.

Potrei convincerlo a sposare finalmente la mamma così saremmo ricche da fare invidia a chiunque e lei ed io passeremmo le giornate a cucire i bellissimi vestiti delle ballerine. Cioè lei cucirebbe, io farei il filo a tutti i musicisti dell'orchestra.

Potrei, potrei, uno sbadiglio mi distoglie dalle mie fantasie. Forse è proprio il caso di dormirci su.



Le luci del palco si accendono e illuminano i volti degli spettatori.

In sala scorgo Elyse e non posso fare a meno di notare l'espressione d'invidia che alberga sul suo viso.

Jules, inutile dirlo, è rivoltante come sempre.

La mamma e zia Clementine sono sedute al tavolo con mio padre e sono vestite divinamente. Vicino a lui Coralie mi saluta emozionata e sorridente.

Eglantine De la Tour mi si avvicina e mi dice: < < Gabi conto su di te, sei la stella di questo spettacolo, falli sognare! > >

Un ragazzo, cioè il ragazzo più bello che abbia mai visto mi prende per mano e mi sussurra: < < Mi raccomando cherie, sii splendida come sempre e vedi di non far girare troppe teste! > > poi si china per darmi un bacio sulle labbra.

Al segnale di Eglantine le ballerine ed io saliamo sul palco accompagnate dallo scroscio degli applausi.

La mamma sprizza orgoglio da tutti i pori e il papà le tiene la mano con un gran sorriso.

La musica comincia e io inizio a volteggiare facendo ruotare la gonna, sollevando le mie magrissime gambe, e continuo a ballare accompagnata dagli strumenti e dall'ovazione del pubblico.

Termino la mia esibizione sotto una pioggia di rose e applausi.

Esco di scena e tutte le altre ragazze si congratulano con me con frasi tipo “Sei stata grande!”,”Menomale che ci sei!”,”Sei la ballerina più brava del mondo!”

Il papà e la mamma vengono dietro le quinte e lui mi abbraccia dicendomi “Gabi sei stata magnifica! La gente paga il biglietto solo per vedere te! Assumerti come prima ballerina è stata la migliore decisione della mia vita! Dopo aver sposato tua madre ovviamente!”

Non mi sono mai sentita meglio in tutta la mia vita.


Apro gli occhi colpita da un lieve raggio di sole.

Lo so.

So a cosa mi servirà aver scoperto l'identità di mio padre.




Mi alzo carica di entusiasmo consapevole di avere uno scopo, e uno solo.

Esco dalla camera ed evito accuratamente di incontrare lo sguardo della mamma, so perfettamente che non ha creduto ad una parola di quello che le ho detto ieri sera, non crede che io voglia diventare sarta, e non voglio darle l'occasione di ritornare sul discorso, così sistemo un po' in giro, sapendo di avere il suo sguardo puntato addosso.

< < Gabrielle, Coralie ed io andiamo a fare qualche commissione, vieni con noi? > > mi chiede.

< < Ehm... no, preferisco stare a casa, ho... preso freddo ieri, non mi sento molto bene > > rispondo usando la scusa vecchia come il mondo.

< < Oh, ok, allora ci vediamo dopo > > risponde lei un po' stupita, sistema lo scialle sulle spalle di Coralie ed escono.

Appena sento sbattere la porta corro in camera, mi guardo allo specchio pettinandomi come meglio riesco, con le dita, mi pizzico le guance per renderle un po' più rosse e mi mordo le labbra per renderle più carnose (trucchi che mi ha insegnato la zia).

Indosso il vestito buono, il mio, agguanto lo scialle ed esco.

Come ieri cammino svelta, attraverso le vie in modo furtivo con la testa bassa, qualcuno potrebbe anche scambiarmi per una ladra ma voglio solo arrivare al Mulino più in fretta possibile.

Per la cronaca, non ho un piano.

Non ho la più pallida idea di come fare.

Ieri mi hanno praticamente cacciata via a calci, dovrò inventarmi qualcosa.

Arrivo davanti all'edificio, spingo la porta ed entro.

La familiare musica di pianoforte giunge alle mie orecchie, ma decido di non seguirla.

Eviterò il palco oggi, non voglio incappare di nuovo nella coreografa, non dopo le minacce di ieri.

Seguo il corridoio fino ad arrivare nelle quinte.

Incontro un signore in pantaloni da lavoro con la camicia con le maniche arrotolate.

Un operaio credo, dalla faccia mi sembra simpatico, quindi decido di chiedere a lui.

< < Buongiorno, sa per caso se posso incontrare il proprietario? > > chiedo titubante.

< < Chi? > > mi chiede lui stupito.

< < Il proprietario, il signor Ziedler > > specifico.

< < Perché? > > mi chiede lui sospettoso.

Accidenti, sono tutti così diffidenti qua dentro? Non voglio mica accoltellarlo.

Devo inventarmi qualcosa, qualcosa di efficace e plausibile.

< < Ehm, io sono una sarta, una stilista, vorrei proporre dei costumi di scena per le ballerine > > dico in un lampo di genio.

< < Oh, ok, il suo ufficio è in fondo al corridoio, provi a vedere se c'è > > mi dice indicandomi la strada.

< < Grazie > > rispondo avviandomi.

Questo è fatto.

Adesso devo solo affrontare mio padre.

Arrivo all'ufficio, sulla porta trovo un signore distinto che non conosco che mi rivolge un sorriso.

< < Si? Posso aiutarla? > >

< < Buongiorno, vorrei incontrare il signor Ziedler > > rispondo.

< < Perché? > > mi chiede anche lui.

Comincio a temere che incontrare mio padre non sarà facile come credevo.

< < Sono una stilista, vorrei proporre dei miei modelli per le ballerine > > rispondo meno convinta.

L'operaio se l'è bevuta, ma questo signore temo di no.

Mi fissa a lungo.

< < Una stilista? Così giovane? > > m chiede.

Non esistono stiliste giovani? Oddio, non ne ho idea.

Saltello da un piede all'altro nervosa.

Potrei scappare e dimenticarmi di tutta questa storia, sono ancora in tempo per unirmi alla zia Clementine nell'abbordare signori e fare la “vita di tutto rispetto” come dice lei.

< < A dire il vero lavoro con mia madre, è sarta, io disegno i modelli e lei li cuce > > tento.

Continua a fissarmi.

< < Ok, veda cosa le risponde, ma fossi in lei non ci spererei, è sul piede di guerra in questi giorni > > mi risponde poco convinto.

Perfetto.

Ieri la coreografa mi caccia con la minaccia di chiamare i gendarmi e oggi potrei finire pure peggio.

Busso lo stesso.

Dall'altra parte della porta sento un debole “avanti” così entro.

E' un ufficio semplice, improvvisato, una scrivania in fondo alla stanza, un divanetto lungo la parete e dei quadretti sui muri.

Mi avvicino al tavolo e lui non mi degna di uno sguardo.

E' concentrato su dei documenti dall'aria ufficiale.

< < Cosa c'è? > > mi chiede in modo brusco sempre senza guardarmi.

Sono senza parole.

Per la prima volta nella mia vita, io Gabrielle Bouvier, non so cosa dire.

Quando l'ho scoperto ieri non mi sono sentita emozionata o eccitata, stamattina mentre venivo qui non ero in ansia o nervosa. Mi sono comportata come se dovessi incontrare un tipo qualunque, ma questo signore non è una persona qualsiasi, è mio padre. E' la prima volta che lo vedo, e che gli parlo.

Vorrei quasi tirargli una sedia chiedendogli come ha osato abbandonare la mamma e me, lasciandoci a vivere in un appartamento grande quanto questo ufficio, mentre lui se ne andava in giro ad aprire locali alla moda.

Non ricevendo risposta da parte mia lui alza lo sguardo verso di me.

Per un secondo noto che rimane stupito nel vedermi.

Mi squadra guardandomi attentamente.

< < Chi sei? > > mi chiede.

Faccio un respiro profondo e gli rispondo.

< < 19 anni fa lei ha frequentato una ragazza, Marie Bouvier > > comincio, e quando capisco di avere tutta la sua attenzione continuo < < Lei lavorava al porto con la famiglia, al banco del pesce, vi siete visti per un po', poi lei se n'è andato. > >

Lui continua a fissarmi senza dire una parola, credo che sappia già cosa sto per dirgli, credo che l'abbia sempre saputo.

< < Io sono la figlia di Marie, quindi > > prendo un altro respiro < < Anche sua. > >

Aspetto in silenzio una sua reazione, una risposta.

Dopo quelli che mi sembrano minuti interminabili lui mi dice < < Sei tale e quale a lei. > >

Non mi aspettavo una risposta del genere. Pensavo che mi avrebbe fatta portare via dai gendarmi, o peggio, che mi avrebbe spedita in casa di cura.

Lui sapeva. Sapeva che mia madre era incinta quando è andato via.

Probabilmente sapeva che prima o poi sarebbe giunto il momento in cui una ragazza avrebbe bussato alla sua porta rivendicando di essere sua figlia.

A questo pensiero mi si gela il sangue.

Se lui sapeva, probabilmente avrà preso da tempo le sue disposizioni. Farà di tutto per smentirmi e per dimostrare che sono pazza, che mia madre è pazza, dopotutto lui è un uomo importante, io sono solo la figlia di una sarta.

< < Come l'hai scoperto? > > mi chiede curioso.

< < Mia zia Clementine, me l'ha detto. La sera spesso è un po' alticcia > > dico con una risata nervosa.

< < Ah si, la sorella stravagante > > mi dice come se il ricordo della zia risalisse a ieri.

< < Mia madre non mi ha mai parlato di lei, non ha mai voluto rivelarmi la sua identità > > preciso, se devo finire al fresco non voglio trascinare la mamma con me.

< < Si, lo immaginavo, Marie è sempre stata una ragazza speciale > > mi dice con un tono dolce.

< < E' da tanto che lo sai? > > mi chiede.

< < No, l'ho scoperto solo ieri. > > spiego.

Lui sembra accorgersi solo ora che io sono ancora in piedi così mi fa un cenno di sedermi su una poltrona di fronte alla scrivania.

< < Lo dirai a tutti? > > mi chiede.

Ecco la domanda più importante di tutte.

Lo dirò? Rovinerò la sua reputazione? Potrei farlo, contattare qualche giornale, vendere la mia storia e rovinargli la vita.

Non sono qui per questo, però, il mio scopo è un altro.

< < No > > rispondo decisa.

Lui mi sembra stupito, probabilmente aveva già pronto il libretto degli assegni per comprare il mio silenzio.

< < Non lo dirò, ma stavo pensando che forse lei, potrebbe “darmi” qualcosa in cambio > > noto che non capisce così spiego < < Insomma, io non rivelo a nessuno la mia identità e lei in cambio potrebbe farmi un favore. > >

Lui mi fissa, incrocia le mani in grembo e ascolta la mia proposta.


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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Capitolo cinque


< < Vuoi diventare ballerina qui, al Moulin Rouge? > > mi chiede con un'espressione stupita.

< < Ehm, si esatto > > rispondo.

< < Sai ballare? > > mi chiede.

< < A dire il vero no > >

< Gabrielle, l'apertura è fra meno di un mese, dovrai imparare tutti i passi da zero e risultare credibile. Le altre ballerine si allenano da mesi. >
mi spiega poco convinto.

< < Lo so, ma io lo desidero veramente, non ho mai desiderato qualcosa così tanto, mi impegnerò, mi serve solo un'occasione > > dico con topo supplichevole.

< < La signorina De La Tour è molto esigente, se dovesse avere anche solo il minimo sospetto che tu non abbia mai ballato in vita tua pretenderà delle spiegazioni > > continua lui sempre poco convinto.

< < Le posso assicurare che non si accorgerà di niente. > >

Lui ci pensa per un po', io non posso fare altro che stare seduta immobile in attesa di una sua risposta.

< < Ok > > risponde infine < < Tutto quello che posso fare è introdurti nel corpo di ballo, presentarti alle altre ballerine e alla coreografa. > >

< < Grazie > > rispondo sollevata.

< < Al resto dovrai pensarci tu. Starà a te inventarti un trascorso da ballerina, imparare i passi e fare conoscenza con le altre. Io non ti darò nessun tipo di aiuto, se qualcuno dovesse scoprire che, che sei… > >

< < Non lo scopriranno > > lo interrompo < < Nessuno lo saprà. Lei mi assicuri che ballerò la sera della prima e io non dirò mai niente a nessuno, ha la mia parola. > >

< < Va bene > > si arrende.

Fa per stringermi la mano ma si trattiene.

< < Vieni che ti presento allora > > si alza facendomi strada.

Lo seguo non riuscendo a fare a meno di sorridere.

Sarò una ballerina. Qui, al Moulin Rouge, il locale più originale di Parigi. Potrò indossare dei bellissimi costumi, essere pettinata alla perfezione e tutti gli sguardi saranno su di me.

Non credevo sarebbe stato così semplice.

Non avevo nessuna aspettativa, speravo di riuscirci certo, ma non avrei mai creduto che il mio piano avrebbe funzionato.

Lo so, è un ricatto, pretendere di essere assunta in cambio del mio silenzio non è un modo molto onesto di realizzare il mio sogno, ma aver scoperto l'identità di mio padre potrebbe essere la cosa più utile che mi sia mai capitata, e non ho intenzione di sprecarla.

Lui sta rischiando grosso cedendo, se io non risulterò credibile farà la figura dell'idiota, significa che vuole a tutti i costi tenermi nascosta, altrimenti non avrebbe mai accettato.

Ci ritroviamo nel salone principale, le ballerine si stanno avviando all'uscita, suppongo abbiano finito le prove.

< < Un attimo, per favore > > il signor Ziedler le ferma.

Mi lancia un'occhiata nervosa e mi presenta < < Questa è Gabrielle, da domani proverà con voi, farà parte del corpo di ballo. > >

Dal gruppo delle ballerine provengono dei brusii confusi, le noto che si guardano stupite tra loro.

< < Come scusi? > > tuona la signora Eglantine.

< < Gabrielle ballerà con voi > > spiega mio padre.

< < E dove l'ha trovata? > > chiede la coreografa sospetta < > mi squadra < < Sei la pazza che è venuta qui ieri! > > esclama.

Mio padre mi lancia uno sguardo interrogativo ma non si scompone < < Il locale è mio, decido io chi assumere, da domani si allenerà con voi >  taglia corto.

Il suo tono non ammette spiegazioni, così la signorina De La Tour si limita a lanciarmi un'occhiata disgustata dicendomi < < Domani alle nove. Puntuale. > >

Mio padre si congeda senza più degnarmi di uno sguardo, la coreografa e le ballerine se ne vanno insieme. Nessuna si è fermata a parlarmi.

Suppongo di dover essere felice, ho rimandato a domani le presentazioni, ho tutto il giorno per inventarmi una storia credibile.

Esco dal locale carica di entusiasmo. La prossima volta che varcherò questa soglia lo farò in quanto ballerina. Non riesco a trattenere una risatina e mi avvio verso casa.

Mia madre non crederà alle sue orecchie quando le dirò che ce l'ho fatta.

Già, mia madre. Cosa le dirò? Non posso certo dirle che mi sono presentata al Moulin Rouge per ricattare mio padre, non sa neanche che so della sua esistenza.

Percorro il tragitto fino a casa cercando una scusa, qualcosa a cui mia madre potrà credere.

Spingo la porta di casa e non trovo nessuno.

Contenta vado in camera, apro l'armadio e cerco un vestito adatto alle prove di domani. Non ne ho molti, mia madre me li cuce su misura quando trova la stoffa a buon mercato.

Cerco un vestito il più possibile simile a quello che avevano le ballerine, semplice ma non con la stoffa non troppo pesante altrimenti suderò sette camice.

Mi rendo conto che quello che ho addosso in questo momento andrà più che bene, è il vestito che metto tutti i giorni, è semplice e comodo. Provo a fare qualche piroetta, accenno qualche passo di danza per vedere se è adatto. Perfetto.

Sento la porta aprirsi così vado ad accogliere la mamma e Coralie.

< < Ciao Gabi, aiutami con queste borse per favore > > mi chiede la mamma.

< < Ancora vestiti? > > chiedo stupita.

< < Si, mi ha fermato la signora Robyn, sua figlia ha da poco cominciato il lavoro di istitutrice, vuole che tutti i suoi vestiti siano sistemati, i bambini glie li strappano di continuo > > mi spiega.

< < Tutti i suoi vestiti? Saranno una decina! > > esclamo tastando il contenute delle borse.

< < Mi darai una mano tu, no? Vuoi imparare, l'hai detto ieri > > mi risponde lei tirando fuori la sua scatola da cucito.

Se l'è bevuta?

< < Si, a questo proposito, devo annunciarti una cosa > > dico orgogliosa.

< < Mon Dieu, cosa c'è ora? > > mi chiede allarmata.

< < Ricordi l'altro giorno quando ti ho detto di voler far la ballerina? > >

L'espressione di mia mamma è un misto di incredulità ed esasperazione < < Gabrielle, pensavo avessi detto che scherzavi! > >

< < A dire il vero ero seria > > comincio.

< < Coralie, vai a giocare fuori > > ordina la mamma < < Ti ho già detto che non è possibile, perché ti ostini? > > mi chiede sconsolata.

< < E invece è possibile > > dico soddisfatta.

La mamma mi guarda confusa.

< < Ieri mattina, quando ti ho detto che ero da Elyse, in realtà sono andata al Moulin Rouge per fare un provino. Ci sono tornata stamattina e mi hanno detto che mi hanno presa. > > racconto con convinzione la storia che mi sono inventata mentre tornavo a casa.

Vorrei tanto possedere uno di quegli apparecchi per scattare fotografie per poter immortalare per sempre l'espressione che ha in questo momento.

< < C-cosa? > > mi chiede.

< < Sarò una ballerina, comincio le prove domani > > spiego meglio.

< < Ma... ma, come hai fatto? > > mi chiede sempre più stupita.

< < Bé, mi sono presentata lì, ho detto “Hei! Posso fare la ballerina?” e mi hanno presa > > scherzo.

< < Ma avevi detto che scherzavi > > ripete mia mamma al nulla.

< < L'ho detto perché non ero ancora sicura che sarei stata scelta, ma adesso che lo so per certo te lo posso dire! > > dico contenta.

< < Ce l'hai fatta? > > mi chiede, forse realizzando finalmente cosa le ho appena detto.

< < Si > > dico.

< < Cioè, tu, per una volta nella tua vita, hai fatto una cosa che hai detto che avresti fatto? > > mi chiede.

< < Mamma, cosa? > > chiedo preoccupata.

Credo che dovrò tirare fuori i sali, temo che mia madre stia svenire.

< < Gabrielle, è da quando sei piccola che ti inventi mille carriere diverse > > mi spiega < < Prima volevi fare la pasticcera, poi la macellaia, un giorno mi hai detto che saresti partita per esplorare le Americhe. > >

Capisco dove vuole arrivare.

< < Poi, l'altro giorno te ne esci con la storia che vuoi fare la ballerina e io ho pensato “Ecco, ci risiamo, un altro dei suoi piani assurdi che non si realizzerà mai”, e invece ce l'hai fatta. L'hai detto e lo hai fatto > > dice stupita.

< < Si! > > dico entusiasta.

< < Bé, malgrado mi risulti ancora un po' difficile crederci, sono contenta per te > > mi dice onesta.

< < Grazie. > >

< < Quindi, suppongo che dovrò sistemare tutti quei vestiti da sola? > > mi chiede lanciando uno sguardo sconsolato alle borse.

< < Comincio le prove solo domani, posso darti una mano > > mi offro.

Odio cucire, il pomeriggio di ieri mi è bastato, ma dato che probabilmente sarà l'ultima volta in cui toccherò un ago in vita mia e dato che la mamma si è dimostrata sinceramente contenta per me, posso fare uno sforzo.




In due ci mettiamo pochissimo tempo a sistemare i vestiti della signora Robyn, la mamma mi ha insegnato fin troppo bene, non mi sono quasi più punta con l'ago e sono riuscita a ricucire un intero vestito. Sono molto ottimista sul lavoro di ballerina, se sono riuscita ad imparare in un solo pomeriggio il noiosissimo mestiere di sarta, non ci metterò molto a padroneggiare i passi di ballo.

Ho imparato una cosa su di me in questi ultimi due pomeriggi con la mamma, e cioè che imparo molto in fretta.

Mi basterà osservare le ballerine un paio di volte per diventare brava e sembrare una vera professionista.

La sera ottengo il permesso di andare a passeggiare vicino alla Senna, così cammino per le vie, in modo tranquillo stavolta, pensando a quello che mi è successo negli ultimi due giorni.

Ho passato anni a litigare con la mamma perché mi dicesse chi fosse mio padre, non ha mai ceduto, neanche una volta.

Ho sempre pensato che fosse egoista da parte sua tenersi questo segreto, mi ha portato ad elaborare le più disparate teorie sull'identità di mio padre.

Ho pensato che fosse un criminale, qualcuno di pericoloso e che la mamma ci stesse proteggendo. Ho temuto che fosse stata vittima di una violenza e che si vergognava, ho pensato che mia madre avesse avuto un'avventura con un uomo sposato e che non avesse mai detto niente per paura di essere bollata come sciagurata. Certo, aver cresciuto una figlia, poi un'altra, da sola senza mai avere un marito, non ha aiutato la sua reputazione.

Quando ero piccola le signore ci guardavano sempre dall'alto in basso con aria di disappunto. Mi sono sempre chiesta perché mia madre non dicesse semplicemente a tutti che mio padre era morto in guerra o per mare. Mai avrei immaginato che potesse trattarsi di una persona così facoltosa e importante, ma se, come dice la zia, lui l'ha abbandonata da un giorno all'altro, perché tenerlo segreto? Io, proprio come la zia, avrei urlato ai quattro venti la verità, avrei scatenato uno scandalo.

A un tratto però realizzo che ho avuto l'opportunità di dirlo a tutti, di riscattare la mamma una volta per tutte dimostrando che non è una poco di buono, ma non l'ho usata.

Ho preferito pensare a me stessa e usare quest'informazione per realizzare il mio scopo, quindi se la mamma non lo ha mai detto a nessuno deve aver avuto un buon motivo, proprio come ce l'ho avuto io.

Certo però che per preferire una vita di miseria lavorando come una schiava, piuttosto che presentarsi da lui a rivendicare ciò che era suo e pretendere una pensione per lei e per la figlia, bisogna proprio avere una motivazione di ferro.

Magari lo ha fatto. E' andata da lui, dalla sua famiglia, a dire che era incinta e che lui l'aveva abbandonata, ma probabilmente l'avranno mandata via non credendo ad una sola parola. L'avranno fatta passare per matta, avranno detto a tutti che era isterica e che si era inventata tutto. In questo caso però, mia madre sarebbe stata rinchiusa in casa di cura, prendono molto sul serio le malattie mentali, e non mi sembra sia successo. Potrebbero averle dato dei soldi, ma data l'importanza della famiglia sarebbero dovuti essere molti soldi, abbastanza da vivere di rendita per un bel po' e, che io ricordi, la mamma ed io siamo sempre state poverissime, e lei non mi sembra proprio il tipo che sperpera un sacco di soldi in poco tempo.

C'è solo uno scenario possibile a questa storia: la mamma e Charles erano innamorati, lei è rimasta incinta e lui l'ha lasciata, proprio come ha detto la zia, e lei, quale che fosse il motivo, non ha mai voluto dire niente a nessuno. Nessun ricatto, nessuno scandalo.

Se la mamma dovesse scoprire come ho ottenuto il lavoro al Moulin Rouge credo proprio che mi ucciderebbe. Lei che con tanta volontà si è impegnata a tenere nascosta l'identità del suo innamorato senza creare nessun problema a nessuno (se non forse solo a lei), si ritrova con una figlia che una volta scoperta l'identità di suo padre non ha avuto migliori idee che di ricattarlo.

Darebbe di matto, con molte probabilità mi strangolerebbe col suo filo da sarta e mi getterebbe nella Senna.

Devo assolutamente fare in modo che non lo scopra mai, devo diventare bravissima, quando verrà a vedermi la sera della prima non dovrà avere il minimo dubbio che io sia stata assunta perché sono brava e non perché ho ricevuto qualche aiuto.

Un'idea improvvisa mi colpisce. Se la mamma verrà a vedermi ci sarà la possibilità che incroci mio padre. Vedendolo capirà subito che c'è qualcosa sotto, che io so. Questo pensiero mi fa rabbrividire, mi stringo nello scialle e mi avvio verso casa.

La mamma non deve scoprirlo, ma soprattutto non deve assolutamente, in nessun caso incrociare mio padre. Non solo perché mi ucciderebbe, ma anche perché credo che vedendolo potrebbe avere un collasso, o un esaurimento nervoso.

Ho la prova certa che sono 19 anni che non si vedono, ma si riconoscerebbero di sicuro, Charles appena mi ha vista ha capito subito chi ero, ha detto che sono uguale alla mamma, quindi si ricorda perfettamente di lei, e sono pronta a scommettere che anche lei si ricorda benissimo di lui.

Non posso certo vietare alla mamma di venire a vedermi, essere ballerina al Moulin Rouge potrebbe essere l'unica soddisfazione che le darò mai, vorrà a tutti i costi venire a vedermi, anche perché qualcosa mi dice che non ci crederà finché non lo vedrà coi suoi occhi. Charles è il proprietario, non posso dirgli di non presentarsi, farebbe la figura dell'idiota.

Potrei avvisarlo che la mamma sarà presente e di rimanere discreto, ma non penso funzionerebbe, sarà la sera della prima, il suo nome sarà dappertutto, anche non incontrandolo di persona la mamma scoprirà che il locale è suo.

Accidenti, non avevo pensato a questo dettaglio.

Sono ancora più decisa ad impegnarmi con tutte le mie forze, dovrò sembrare in tutto e per tutto una ballerina, studierò il loro portamento, il loro modo di parlare e di comportarsi. Dovrò essere bravissima, così quando la mamma scoprirà che il Moulin appartiene a Charles Ziedler potrò dirle con nonchalance che io sono stata assunta dalla coreografa e che non ho mai incontrato di persona il proprietario, magari chiedendole pure “Perché, lo conosci?”.

Con un po' di fortuna lei ci cascherà e mi risponderà “Certo che no”, non sospettando mai che io in realtà so perfettamente chi è, e crederà si tratti semplicemente di una coincidenza.

Ho qualche dubbio su questo piano, ma per il momento è l'unico che ho.

Entro in camera in punta di piedi per non svegliare Coralie e mi metto a dormire.

Avrò bisogno di tutte le mie forze per le prove di domani.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Capitolo sei


Mi sveglio al suono della mamma che lavora nella stanza a fianco, la sento borbottare, probabilmente sta ancora rammendando qualche vestito.

Mi stiracchio sorridendo e mi alzo.

Prendo la brocca e verso dell'acqua nel catino per lavarmi la faccia, mi pettino come meglio riesco, non voglio disturbare Coralie, e mi vesto con il vestito che ho scelto ieri, che è quello che indosso tutti i giorni. Avrei preferito avere un vestito pulito per il primo giorno di prove, ma dato che il compito del bucato spetta a me, non avevo nessunissima voglia di lavarlo, anche perché avrebbe significato lavare anche tutti i vestiti della mamma e quelli di Coralie. Non che ne avrei avuto il tempo comunque, ho scoperto delle prove solo ieri, il pomeriggio l'ho passato a cucire con la mamma e dato il clima, piove praticamente ogni giorno, non sarebbe mai stato asciutto. Poco importa, quando sarò una ballerina affermata avrò un sacco di vestiti, non dovrò più preoccuparmi del bucato.

Vado nella stanza da giorno e come previsto trovo la mamma china su un vestito.

< < Hai già cominciato a cucire? > > le chiedo.

< < Si, sto sistemando questo mio vecchio vestito > > mi spiega < < Non lo uso più, ma è ancora buono, la stoffa è molto leggera e resistente, pensavo che con un orlo potrebbe andarti bene per le prove. > >

< < Mamma > > dico commossa < < Grazie. > >

< < Che nessuno dica che mia figlia si presenta al Moulin Rouge con un vestito sgualcito! > > dice con una risatina.

< < A proposito a che ora devi essere lì? > > mi chiede.

< < Mmm, alle nove. > >

< < Bé, farai meglio a sbrigarti allora, mancano dieci minuti alle nove > > mi dice indicando l'unico orologio che abbiamo in casa, il vecchio orologio da taschino di mio nonno.

Spalanco gli occhi, non riesco a credere che arriverò in ritardo il primo giorno di prove.

< < Saperlipopette*! Devo scappare! > > esclamo.

Afferro gli stivaletti, me li infilo ai piedi senza tante cerimonie senza neanche allacciarli e mi fiondo fuori dalla porta.

Corro a perdifiato per le vie, non guardo neanche dove sto andando, schivo alcuni passanti, beccandomi qualche maledizione, e per poco rischio di schiantarmi contro un carretto.

Continuo a correre e a un certo punto Bam! Mi ritrovo col sedere per terra.

Accidenti, sono inciampata nei lacci. Imprecando mi allaccio i miei dannati stivaletti, mi rialzo massaggiandomi le ginocchia e ignorando il dolore mi rimetto a correre.

Corro più veloce possibile e finalmente sono davanti al Mulino.

So di avere un aspetto orribile, sono tutta spettinata, ho il vestito stropicciato e le calze sporche, non immaginavo certo di affrontare il mio primo giorno da ballerina in questo stato, volevo essere perfetta.

Prendo un respiro profondo ed entro.

Seguo la musica del pianoforte e mi reco nel salone principale.

Senza volerlo sbatto la porta dietro di me e il pianoforte smette immediatamente di suonare.

Le ballerine si fermano e la signorina De La Tour si gira verso di me.

< < Sei in ritardo > > tuona.

< < Si, lo so, io, scusi > > farfuglio, questa donna mi mette in agitazione.

Senza aver sentito una parola, la coreografa batte la mani ed esclama < < E cinque, sei, sette, otto! >

Il pianoforte ricomincia a suonare e le ragazze ricominciano a ballare.

Io resto immobile.

Non so cosa devo fare, devo avvicinarmi, rimanere qui?

La coreografa non mi ha dato nessuna indicazione.

Mio padre ieri le ha detto che mi sarei allenata con loro, ma lei si sta comportando come se non esistessi.

Forse finiscono questa coreografia e poi si presentano.

Resto immobile vicino alla porta altri dieci minuti buoni e nessuno si ferma, nessuno si presenta.

< < Oggi guardi e basta > > mi dice secca la signorina De La Tour alzando la voce per farsi sentire oltre il pianoforte.

< < Oh, ok > > rispondo stupita.

Mi avvicino al gruppo di ballerine e mi sistemo su una sedia.

Le prove continuano per un'altra ora.

La coreografa continua a battere le mani, ferma il pianista con un semplice gesto della mano e lo fa ripartire con altrettanta semplicità.

Ad ogni suo gesto, le ballerine si fermano.

< < Più in alto le gambe! > > esclama. < < E piroette, salto, salto, gambe in alto! > > continua.

Le ballerine, una decina, tutte i fila una vicina all'altra seguono il ritmo del pianoforte e a tempo saltano e alzano le gambe sollevando le gonne e la sottogonna.

La musica è velocissima, non neanche come faccia il pianista a suonare così velocemente, ha un ritmo molto incalzante e non rallenta mai.

A turno le ballerine fanno una specie di acrobazia al centro della pista mentre le altre saltellano tenendo le gonne sollevate.

Non ho mai visto niente del genere.

Appoggiano le mani a terra e si sollevano ruotando le gambe in aria.

Continuano a saltellare e volteggiare per un'altra ora almeno, senza mai fermarsi, senza una pausa.

Al gesto di Eglantine la musica e le ragazze si fermano.

< < Adesso proviamo il finale, mi raccomando > > dice minacciosa < < A tempo, e sincronizzate! > tuona.

Con un gesto della mano fa ripartire la musica e le ragazze saltellano in fila, sollevano ancora più in alto le gambe e terminano tutte a terra con le gambe divaricate.

Non riesco a credere ai miei occhi.

Cos'era quello?

< < Bene, per oggi abbiamo finito. Inutile dire che fate schifo. > > dice la coreografa.

< < Ci vediamo lunedì, e mi raccomando > > dice rivolta a me < < Puntuale. > >

Esce sbattendo la porta.

Le ragazze borbottano tra di loro, capto frasi come “Oggi era più antipatica del solito” o “Non ce la faccio più, ancora una settimana così e mi uccido!”

Nel gruppo riconosco le ballerine che vidi quella sera. Una bionda dall'aria simpatica e una moretta con la vita più sottile che abbia mai visto.

Non so se avvicinarmi per fare conoscenza o se aspettare che siano loro a presentarsi.

Opto per la prima così mi alzo dalla sedia, trattengo un lamento, la caduta di prima si fa sentire prepotente ed essere rimasta seduta immobile per due ore non mi ha aiutata.

Mi avvicino alle ragazze che, in formazione compatta mi sfrecciano davanti ed escono dalla sala.

Non uno sguardo, non un saluto.

Rimango pietrificata sul posto chiedendomi cosa avrò mai fatto di male quando sento la porta dietro di me aprirsi.

< < Sono andate tutte via? > > una voce che ormai conosco bene mi chiede.

< < Si, le prove sono finite > > rispondo girandomi verso mio padre.

< < Com'è andata? > > mi chiede con un po' di apprensione.

< < Non è andata, oggi la Signorina De La Tour mi ha fatta solo guardare > > rispondo.

< < Bé, meglio no? Almeno ti sei potuta fare un'idea di come sarà e hai il week end per studiare un po' i passi da sola > > mi dice.

Non ci avevo pensato.

Ero talmente offesa quando Eglantine mi ha ordinato di sedermi che non ho realizzato che in realtà ho avuto una gran fortuna.

Diciamocelo, ho voluto a tutti i costi diventare ballerina ma non avevo la più pallida idea di cosa fosse il can-can e di come si ballasse.

Mio padre ha ragione, le “prove” di oggi sono state molto utili.

< < E' vero. Dovrei essere contenta > > dico sconsolata.

< < Cosa c'è? > > mi chiede.

< < Niente, è solo che, nessuna delle ballerine si è presentata, dovremmo ballare insieme, ma nessuna si è fermata a parlare con me > > dico sentendomi completamente stupida.

Non riesco a credere che me ne sto qui a piagnucolare e a lamentarmi con un signore che fino a ieri non conoscevo e che per di più è mio padre.

Lui fa una risatina e mi aspetto che mi prenda in giro invece mi risponde < < E' normale, loro hanno affrontato delle selezioni di ferro, avrai notato anche tu che la De La Tour è tosta. E' bravissima, per carità, per questo l'abbiamo voluta, ma è uno squalo. Hanno sudato per essere scelte, tu invece arrivi qui e con un mio schiocco di dita vieni assunta. > >

< < Quindi mi odieranno tutte a morte? > > chiedo preoccupata, mi basta avere la coreografa che mi detesta, se ci si mettono anche le ballerine ho chiuso.

< < Ma no! > > dice ottimista < < Bé, magari un po' all'inizio, ma poi vedrai che farete amicizia. >

< < Speriamo > > dico cercando di sembrare ottimista.

< < Allora ci vediamo lunedì? > > mi chiede < < Cioè, lunedì ti presenti vero? Verrai alle prove? > aggiunge in fretta.

< < Certo che verrò alle prove! Voglio diventare ballerina, non ho intenzione di gettare la spugna! > > dico convinta.

< < Ottimo allora > > dice.

Sembra che voglia aggiungere altro, invece si limita a dirmi < < A presto. > >

< < Certo, a presto > > gli rispondo.

Esco dal teatro zoppicando, sembro reduce da una guerra.

Ci impiego un'eternità a camminare fino a casa, il ginocchio mi fa malissimo, quando arrivo non trovo nessuno.

La mamma sarà andata a riconsegnare i vestiti alla signora Robyn e Coralie è a scuola.

Ne approfitto per sfilarmi le calze ancora sporche di fango, le sciacquo nella tinozza e le metto a stendere. Noto con disappunto che c'è un buco all'altezza di dove sono caduta, mi serviranno delle calze nuove.

Mi siedo sul divanetto e mi passo la spugna bagnata sul ginocchio per lavare via il fango e darmi un po' di sollievo. Spero non si gonfi, non posso permettermi di avere un infortunio a così poche settimane dall'apertura, in più devo trascorrere più tempo possibile a provare i movimenti. Lunedì dovrò arrivare al Mulino avendoli padroneggiati meglio possibile, così dovrò solo imparare la sequenza dei passi e poi potrò cominciare ad allenarmi con le altre ballerine per davvero.

Mi ricordo tutti i movimenti, bisogna saltellare sul posto e sollevare le gambe agitando la gonna, non dovrei aver problemi.

Non ho la minima idea però di come riprodurre quella strana acrobazia che ho visto fare, per non parlare di quel passo finale con le gambe divaricate.

Metto giù la spugna e decido di provare.

Sento ancora dolore a reggermi in piedi quindi mi siedo per terra e provo a divaricare le gambe il più possibile. Le ballerine avevano praticamente una gamba di fronte a loro e una dietro, quindi mi siedo con la gamba destra, quella malata, dritta davanti a me, e la sinistra piegata vicino al fianco.

Poco alla volta, prendendo dei respiri profondi, provo a muovere la gamba sinistra più indietro possibile.

Spalanco gli occhi. E' come se le mie gambe stessero prendendo fuoco, sento tutti i muscoli, che non sapevo neanche di avere, tirare in modo assurdo, sembra che qualcuno mi abbia infilato in una di quelle macchine da tortura medievali in cui tiravano le persone finché si strappavano in due.

Trattengo un lamento e mi tiro su in piedi.

Torno a sedermi e rimetto la spugna bagnata sul ginocchio, magari mi ha fatto così male perché ho la gamba ferita, ci riproverò quando il ginocchio sarà meno dolorante.

La mamma arriva mi lancia un'occhiata e quando nota il mio ginocchio mi chiede preoccupata < < Sacre bleu, Gabi, cosa hai fatto? > >

< < Niente, sono solo caduta > > spiego.

< < Quando? > >

< < Durante le prove > > invento, non posso certo dirle che sono caduta mentre mi recavo alle prove, mi prenderebbe in giro a vita.

< < Sei caduta ballando? E' così difficile? > > mi chiede.

< < Ma no!>> minimizzo < < Sono caduta proprio alla fine provando un'acrobazia. > >

< < Un'acrobazia? > > mi chiede stupita < < Da quando sai fare le acrobazie? > >

< < Non le so fare, per questo sono caduta. > >

Vedo che trattiene una risata così mi affretto ad aggiungere < < Ma adesso ho capito come funziona, ho solo sbagliato a posizionare le mani > > cerco di sembrare esperta.

Devo assolutamente imparare il nome tecnico dei passi, non posso continuare a chiamarli saltelli e acrobazie.

< < Se lo dici tu > > mi dice poco convinta < < Ti prendo l'unguento, spalmalo sopra così non si gonfia. >>

Sparisce nella sua stanza e ne esce con un vasetto che sprigiona un odore infernale.

< < Mon Dieu no! > > esclamo disgustata. Conosco benissimo quel “rimedio”, la mamma me lo spalma ovunque da quando ero piccola, funziona, ma ha un odore talmente cattivo e persistente che ti rimane addosso per giorni.

< < Non fare tanto la schizzinosa > > mi rimprovera < < Se ti si gonfia non potrai più fare le prove.>>

Mi afferra la gamba e ci spalma sopra una generosa dose di unguento.

Passo il resto del pomeriggio stesa sul letto con la gamba attentamente sistemata sopra le coperte, non voglio macchiare tutto, mi alzo solo per mangiare.

La sera la mamma va a lavorare alla bettola e io rimango in camera con Coralie che mi legge un libro di scuola finché non mi addormento.


Sabato mi sveglio e noto con soddisfazione che il ginocchio non è più gonfio e non mi fa neanche molto male.

Mi lavo bene la gamba con molto sapone per cercare di togliermi l'odore dell'unguento, mi vesto e decido di andare a far visita ad Elyse.

Non la vedo da molto, la sua vita matrimoniale le porta via molto tempo, e quello libero lo preferisce passare con le sue nuove amiche sposate.

Continuo a chiamarla la mia migliore amica perché è l'unica che ho, ci conosciamo dai tempi della scuola, una volta finita lei ha voluto sposarsi e io sono rimasta a casa con la mamma.

Busso alla sua porta e viene ad aprirmi Jules.

Questo ragazzo mi fa lo stesso effetto dell'unguento della mamma ma lo saluto sorridendo come faccio sempre.

< < Entra, Elyse è nel boudoir, si sta preparando > > mi spiega facendomi entrare.

Mi sistemo sul divano ma subito sento la voce della mia amica trillare < < Gabi! Bonjour! Stavo proprio uscendo a fare compere, accompagnami! > >

Acconsento controvoglia, non vorrei sforzare troppo il ginocchio, ma conoscendo la mia amica, ha un passo talmente lento che non dovrei stancarmi troppo.

Come previsto, Elyse si ferma ad ogni bancarella del mercato esclamando parole come “Adorabile”, “Delizioso”, “Sublime”.

< < Questa stoffa è bellissima, tua madre potrebbe confezionarti un vestito divino > > mi dice indicandomi un tessuto rosa pallido.

Io odio il rosa pallido. Da quando è sposata Elyse indossa un sacco di abiti color pastello, rosa, azzurro, una specie di viola che ho scoperto chiamarsi glicine. Io, invece, indosso sempre gli stessi colori scuri, sono più pratici per fare le faccende domestiche, se ti sporchi non si nota.

< < E quando lo indosserei? > > le chiedo.

Quando sarò una ballerina famosa, penso.

< < Bé, potresti indossarlo alla cena di sabato prossimo > > mi dice con un sorrisino.

< < Quale cena? > > chiedo stupita.

Da quando è sposata l'unica attività che facciamo è questa, passeggiare per il mercato, non mi invita mai alle sue feste.

< < Ho deciso di organizzare una cenetta al ristorante sabato. Solo tu, io e Jules. > > mi spiega.

< < E Gregoire > > aggiunge guardandomi di sottecchi.

< < Chi? > > chiedo.

< < Oh, è un socio di Jules, è adorabile, il tipo giusto per te! > > dice con entusiasmo.

Eccola, ci risiamo.

Un altro amico, socio, cugino di Jules che è perfetto per me.

Come faccio a dire alla mia amica che chiunque sia anche solo minimamente relazionato con il suo ributtante marito non è assolutamente il tipo giusto per me?

< < Elyse, un altro? > > chiedo con un lamento.

< < Si! Prima o poi qualcuno ti andrà bene! > > mi dice convinta.

< < Senti, io > > comincio.

< < No, senti tu Gabrielle > > mi interrompe < < Non puoi continuare a fare la difficile, te l'ho detto mille volte! Non vorrai ritrovarti come tua madre! > >

Il solito discorso. Sa che odio quando critica mia madre, e adesso che ho scoperto di mio padre mi da ancora più fastidio del solito.

< < Elyse, non ho intenzione di ritrovarmi come mia madre > > tento.

< < E' la fine che farai invece! > >

Alzo gli occhi al cielo come faccio sempre quando attacca questo discorso.

< < E poi non puoi continuare a vivere con lei, la gente penserà che sei strana. Devi trovarti un marito che provveda a te! > >

Ho la tentazione di infilarmi le dita nelle orecchie e cominciare ad urlare come fanno i bambini quando fanno i capricci.

Di solito le avrei dato corda, l'avrei fatta contenta dicendole che ha ragione, ma oggi no.

< < Non mi serve un marito che mi mantenga! > > esclamo decisa.

< < E cosa farai, allora? > > dice, ma senza alzare la voce, lei è una signora per bene.

< < Ho un lavoro adesso, potrò benissimo provvedere a me stessa > > dico trionfante.

La mia amica rimane spiazzata ma si ricompone subito < < E che lavoro sarebbe? > > mi chiedo con scherno.

< < Ballerò al Moulin Rouge! > > dico soddisfatta < < Sai quel locale alla moda in cui andrai con Jules? > > chiedo pur sapendo benissimo che sa di che posto sto parlando.

< < Cosa? Come hai fatto? > > mi chiede sospettosa.

< < Sai Elyse, ci sono persone che sanno fare altro che sorridere e annuire > > dico acida.

< < Bé, resta il fatto che rimarrai zitella. Una ballerina zitella > > mi dice senza scomporsi.

La sua abilità di avere sempre una risposta tagliente pronta mi affascina ogni volta.

< < Ok, verrò alla tua cena > > mi arrendo come sempre.

< < Ottimo > > dice battendo le mani < < E, Gabi, dicevo sul serio sul vestito, non provarti a presentarti con una delle tue mise da sguattera > > aggiunge con un sorrisino.




*saperlipopette: per dindirindina

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***





Capitolo sette



Trascorro tutto il week end a provare i passi.

Saltello sul posto, alzo le gambe e sollevo la gonna.

Ho preso l'orologio del nonno per controllare quanto tempo resisto prima di stancarmi.

8 minuti.

Le ballerine hanno provato per ore senza sosta, io comincio a boccheggiare dopo pochi passi, per non parlare del fatto che non riesco a sollevare le gambe in alto come loro, e non sono per niente tese.

Mi basterebbe un po' più di allenamento, ma il fatto è che devo sembrare una ballerina esperta, restano solo un paio di settimane di prove generali e lunedì devo arrivare al Mulino e provare con le altre ragazze sembrando una di loro.

Continuo a provare fino alla sera di domenica prima di gettare la spugna.

Non sembro una ballerina esperta, la De La Tour lo capirà subito.

Le gambe mi fanno malissimo, non avevo mai fatto uno sforzo del genere e sono stanca morta. So che domani dovrò inventarmi qualcosa, devo trovare una scusa per evitare le prove con le altre ancora qualche giorno, ho bisogno di guadagnare tempo.

Mi metto a dormire tutta dolorante sperando che la notte mi porti qualche idea.


Mi sveglio, mi lavo e mi vesto, vado nella stanza da giorno e controllo l'ora. Otto e dieci, almeno oggi non arriverò in ritardo.

Ho deciso di sfruttare la caduta di venerdì a mio vantaggio, dirò alla coreografa che mi sono infortunata durante il week end e che il medico mi ha consigliato di non sforzare la gamba.

Sperando di cavarmela con la mia frottola mi avvio verso il Mulino.

Arrivo addirittura in anticipo, non c'è nessuno nel salone, così accenno qualche passo.

Saltello sollevando la gonna, mi siedo a terra riprovando a divaricare le gambe, ma come previsto la mia gamba sinistra non si sposta di un millimetro senza farmi un male atroce così mi arrendo, mi rimetto in piedi e aspetto le altre.

La coreografa è la prima ad arrivare, mi lancia un occhiata e dice < < Almeno oggi sei in orario. > >

E' il momento.

< < Ehm, signorina De La Tour? > > dico avvicinandomi.

L'unica risposta che ottengo è uno sguardo interrogativo così continuo < < Ehm, vede, sabato ho subito un brutto infortunio al ginocchio ballando, e, ehm, il medico ha detto che è meglio se non provo oggi > > dico facendomela sotto dalla paura.

< < Non balli? > > mi chiede con tono piatto.

< < E quando avresti intenzione di ballare? > > continua senza lasciarmi modo di risponderle.

< < Molto presto, glie lo assicuro > > dico con voce tremante.

La coreografa emette una specie di grugnito e si allontana per parlare con il pianista.

Ce l'ho fatta. L'ho passata liscia, ci è cascata.

Le ballerine arrivano come sempre in gruppo, la bionda mi lancia delle occhiate e io cerco di fare finta di niente.

< < Ok, cominciamo! > > tuona Eglantine battendo le mani.

Io mi sistemo sulla solita sedia e passo le seguenti due ore ad osservare le ballerine.

A prove finite se ne vanno tutte, come sempre nessuno mi saluta.

Mi alzo dalla sedia stiracchiandomi quando mi accorgo che la ballerina bionda è ancora qui.

< < Come ti chiami? > > mi chiede in modo gentile.

< < Io? > > chiedo stupita < < Ehm, Gabrielle. > >

< < Io sono Louise > > mi dice porgendomi la mano.

La stringo sorridendo, è la prima ballerina che si presenta.

< < Ti faccio fare un giro? > > mi chiede.

Resto spiazzata dalla sua proposta ma accetto con piacere.

La ballerina mi guida attraverso il Mulino, dietro le quinte. Ci sono dei ragazzi intenti a dipingere dei grandi pannelli di legno con alberi e fiori.

< < Cosa fanno? > > chiedo interessata.

< < Dipingono i fondali per il palco > > mi risponde.

< < Dietro al palco ci saranno degli sfondi mobili, che cambieranno a seconda delle esibizioni > > mi spiega quando nota la mia espressione persa.

Proseguiamo per i corridoi quando incrociamo due uomini, uno alto e biondo e uno di colore con i capelli ricci neri.

< < Hei Louise! > > la salutano facendole l'occhiolino mentre si avviano all'uscita.

Lei fa una risatina e mi dice < < George e Rafael, non considerarli, sono due clown! > >

< < Cioè? Sono buffi? > > chiedo.

< < Ma no! > > scoppia in una risata < < Fanno i clown! Di mestiere, avranno degli sketch tra una danza e l'altra, si fanno chiamare Footit e Chocolat. > >

< < Oh > > è tutto quello che riesco a dire, sono affascinata.

Louise mi porta in una stanza con degli specchi, delle poltroncine e un sacco di abiti appesi sparsi.

< < Questo sarà il nostro camerino, dove ci vestiamo, ci pettiniamo e ci trucchiamo. Lì ci sono i cappelli > > mi spiega.

Rimango a bocca aperta nel vedere tutti i vestiti, non riesco a credere che potrò indossarli, per non parlare dei cappelli. Io ne ho solo uno ed era della mamma, ma questi sono bellissimi.

Passiamo davanti all'ufficio di mio padre e Louise sottovoce mi dice < < Questa zona è proibita, è l'ufficio del patron! > >

Non sa che solo qualche giorno fa io mi trovavo proprio in quell'ufficio per ricattare il patron.

< < Allora, dov'è che hai ballato? > > mi chiede all'improvviso.

< < Io? > > chiedo per guadagnare tempo < < In un sacco di posti, ma non a Parigi, altrove > > dico vaga.

< < Tipo? > > insiste.

< < Ehm, Toulouse, Bordeaux, quei posti lì. > >

< < Ok > > dice poco convinta.

< < Ti ho vista prima > > continua.

< < Quando? > > chiedo preoccupata.

< < Quando pensavi di essere da sola > > mi spiega < < Ero dietro al palco a fare il filo a Marcel, ti ho vista, diciamo, provare. > >

< < Oh, quello > > minimizzo < < Non stavo proprio provando, sai ho una gamba infortunata > > dico tranquilla.

< < Balli in modo strano > > mi dice, il suo tono è tranquillo, non è minacciosa. Comincio a sudare freddo.

< < Oh, è che io ho un metodo particolare, sai ho studiato il metodo Willems, non so se lo conosci, è un coreografo polacco, a Toulouse è molto conosciuto > > mi arrampico sugli specchi.

Noto che lei trattiene un sorriso.

< < Senti, io so che non ti sei infortunata, sono dieci minuti che camminiamo e non hai zoppicato neanche una volta. > >

Mi ha beccata.

Cerco qualche scusa mentre lei continua < < E sono quasi certa che tu non sia una ballerina. > >

Sto per scoppiare a piangere, sono in trappola, adesso lei andrà dritta dalla De La Tour a dire che sono un'impostora e mi sbatteranno fuori dal Moulin.

< < Louise, io… > > comincio con tono flebile.

< < Posso insegnarti io > > mi dice cogliendomi di sorpresa.

< < Cosa? > > chiedo per essere sicura di aver capito bene.

< < Posso insegnarti i passi, la coreografia, posso farti diventare una ballerina, l'ho già fatto in passato > > mi dice tranquillamente.

< < Perché lo faresti? > >

< < Bé, a quanto pare il signor Ziedler ti ha assunta senza motivo, ma non è possibile, quindi devi essere speciale > > dice come se fosse ovvio.

< < E poi, mi annoio > > aggiunge facendomi l'occhiolino.

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Capitolo otto


Ancora non riesco a credere di essere stata così fortunata.

Non solo Louise non dirà niente a nessuno, ma ha anche promesso che mi darà delle lezioni private di ballo il pomeriggio.

< Tu fingi l'infortunio ancora per qualche giorno, al resto ci penso io > mi ha detto prima di salutarmi.

Mi ha dato appuntamento davanti a quello che sembra un edificio prossimo alla demolizione, mancano intere parti di pareti e non c'è più il tetto.

Non ho neanche dovuto mentire alla mamma, le ho detto tutta contenta che mi vedevo con una mia collega per provare.

Pronunciare la parola “collega” mi ha dato una grandissima soddisfazione.

Certo, ho del tutto omesso che mi vedo con Louise perché sono del tutto negata, ma la mamma aveva un'espressione talmente felice che mi ha dato ancora più voglia di essere brava.

Non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando ballerò insieme alle altre ragazze, per non parlare della faccia di Elyse.

< U-uh Gabrielle! > sento chiamare alle mie spalle.

Louise si avvicina tenendo per mano un bambino con gli occhi azzurri e un ciuffo biondo che spunta da sotto il basco.

Il piccolo mi sorride e dalla sua espressione capisco subito.

< Ciao! Questo è Lucien, mio figlio > mi spiega.

< Oh, ciao! > rispondo spiazzata, pensavo fosse il fratello.

< Entriamo? > mi propone.

Un po' titubante accetto, ho il timore che possa crollarmi tutto addosso, ma ho bisogno di provare.

Spinge la porta, entriamo nell'edificio fatiscente e, con mia gran sorpresa, lo oltrepassiamo per ritrovarci in un cortile chiuso con un palchetto al centro.

< Che posto è? > chiedo.

< Era il teatro di un amico, è crollato anni fa, ma il cortile è ancora in buono stato, e c'è un palco per provare > mi spiega.

Lucien si sistema nell'erba con le gambe incrociate e ci sorride.

< Verrà con te ogni giorno? > chiedo.

< Si, non saprei dove metterlo! > mi risponde con una risata.

< E non si annoierà? >

< Certo che si! Ma non ho altra scelta > mi risponde col suo solito tono amabile.

Mi sento un po' in colpa, quel bambino sarà costretto a guardare due persone ballare tutti i pomeriggi invece di passare il tempo con sua mamma.

< Ok, cominciamo! > mi dice Louise battendo le mani.

< Purtroppo noi non abbiamo il pianoforte, ma per cominciare devi imparare tutti i passi, quindi non ci serve. >

< A proposito di passi, cos'è quella cosa che fate a metà coreografia, quando ruotare le gambe in aria? > chiedo impaziente, sono giorni che me lo chiedo.

< Quella? > fa una risata < E' una ruota, è un po' complicata, ma dovresti riuscirci. >

< E il passo finale, con le gambe divaricate? >

< Quella si chiama spaccata, è ed molto difficile, dovrai allenarti con costanza per riuscire a farla. >

< Si, ho notato > dico cupa.

< Ma cominciamo dall'inizio > dice con tono pratico.

< Il can-can si compone di una sequenza di quattro passi che si ripetono: saltelli sul posto, nel primo e nel terzo passo si tocca terra con entrambi i piedi, nel secondo e nel quarto invece con un piede solo, slanciando l'altra gamba verso l'alto, il primo slancio si effettua a gamba piegata, sollevando il ginocchio, il secondo invece a gamba tesa > spiega senza neanche fermarsi per respirare.

< Ehm > dico confusa.

Non ho capito una sola parola.

< E' più semplice di quanto sembri, ti faccio vedere. >

Louise si afferra la gonna e comincia a saltellare.

< Uno >  dice facendo un saltello.

< Due >  solleva il ginocchio.

< Tre >  fa un altro saltello.

< Quattro>  tende la gamba verso l'alto.

Con questa dimostrazione passo per passo sembra molto più semplice di quanto sembrasse dalla spiegazione.

< Semplice, no? > mi chiede.

< Si, credo di si > dico ottimista.

< Ok, prova tu! >

Mi afferro la gonna come ha fatto lei e comincio a contare.

< Uno, due, tre e ahi! > la gamba mi fa malissimo quando cerco di tenderla in alto.

< Ok, vedo che sei molto fuori allenamento > dice tenendosi il mento con le dita come come se stesse pensando a qualcosa di molto importante.

< Credo che dovremmo cominciare dal principio. >

< E sarebbe? > chiedo preoccupata.

Sono così negata?

< Dovremo fare riscaldamento, i tuoi muscoli non sono per niente allenati, per questo ti fanno male quando sollevi la gamba > mi spiega.

Sconsolata mi butto a sedere nel prato.

Lei si sistema vicino a me, apre un po' le gambe, piega il fianco destro e porta il braccio sinistro in alto oltre la testa.

< Prova anche tu > mi dice.

La imito.

Il mio fianco comincia a farmi male, sento tutti i muscoli tirare.

Torno in posizione con un lamento, ma quando vedo che lei fa lo stesso movimento ma verso sinistra, lo faccio anch'io.

Mi fa male tutto.

Pensavo che bastasse imparare due passi e voilà, e invece serve molta preparazione e allenamento.

Passiamo il pomeriggio a fare riscaldamento, non sento più né le gambe, né il busto.

< Cosa ne pensi, c'è speranza? > chiedo dolorante.

< C'è sempre speranza >

Louise mi lascia con questa risposta enigmatica e con ancora più dubbi di prima.



La mattina dopo mi reco al Moulin per le prove, alle quali non parteciperò ovviamente.

La cosa positiva e che non dovrò neanche fingere di essere infortunata dato che riesco a malapena a camminare da quanto mi fanno male i muscoli.

Mi siedo sulla solita sedia e la coreografa non si accorge neanche di me, non mi chiede niente.

Il pomeriggio lo trascorro di nuovo con Louise, cominciamo con qualche minuto di riscaldamento, poi riproviamo i passi.

Cerco di tendere la gamba più in alto possibile, ma comincio a pensare che dovrò arrendermi all'idea che i miei movimenti non saranno mai perfetti come quelli delle altre ballerine.

Loro lo fanno sembrare così naturale, io invece non posso fare a meno di lasciarmi sfuggire un lamento ogni volta che alzo una gamba.

Col passare dei giorni Louise comincia a farmi provare la spaccata.

Ho scoperto che il mio metodo è completamente sbagliato.

Si comincia da in piedi, si aprono sempre di più le gambe abbassandosi sempre di più fino a toccare il pavimento. Louise praticamente scivola come se lo facesse da sempre, io invece arrivo ad abbassarmi di appena qualche centimetro.

< Un po' alla volta ci riuscirai > mi dice ottimista.

Ho cominciato a portare Coralie alle prove con me.

E' molto entusiasta che sua sorella maggiore sia una ballerina, ha anche cominciato a volteggiare in giro per casa.

Pensavo che sarebbe stato un rischio portarla con me, temevo che notasse quanto sono negata, invece passa tutto il tempo ad applaudirmi, e il resto lo trascorre giocando con Lucien.

Louise mi ha mostrato nel dettaglio la ruota, e ci ho provato, ho appoggiato le mani a terra e cercato di sollevarmi, ma ho finito rovinando al suolo sbucciandomi i palmi.

< Bé, è una settimana che proviamo, non sarai in grado di fare la ruota, ma se ti alleni ogni sera riuscirai a fare almeno la spaccata, o qualcosa che ci assomigli > mi dice tirando le somme.

< Non puoi continuare a fingere l'infortunio, lunedì dovrai provare con noi. >

< E dici che sono pronta? > chiedo massaggiandomi le mani.

< Non sembri una ballerina professionista, ma i passi li conosci, hai acquisito resistenza durante le prove con me, con un po' di fortuna ti mescolerai tra le ballerine e nessuno ci farà caso. >

< Eglantine ci farà caso > dico cupa.

< Lei è lì solo per spronarci, deve assicurarsi che il risultato sia perfetto, ma non credo che ti darà fastidio. >

< E come lo sai? >

mi dice dandomi una pacca sulla spalla.

< Speriamo > dico.


< I tuoi vestiti sono veramente belli > mi dice mentre camminiamo verso casa.

< Cosa? > chiedo stupita.

< E' una settimana che salti, cadi e ti schianti al suolo, e non hanno neanche uno strappo, sono confezionati molto bene > osserva.

< Bé, mia madre è una sarta, me li cuce lei > Ho un'idea. < Se vuoi, se hai dei vestiti da sistemare, dalli pure a me! >

< Ma no! Non vorrai mica far lavorare tua mamma > mi risponde.

< Te li sistemo io, sono capace, mia madre mi ha insegnato > le spiego.

< Louise ci tengo, voglio ringraziarti dell'aiuto > aggiungo.

< Bé, in questo caso allora accetto volentieri, ho un sacco di vestiti di Lucien da far sistemare e le sarte sono piuttosto care > mi dice.

Non so da quali sarte Louise vada di solito perché mia madre lavora praticamente gratis.

Passiamo a casa sua, mi consegna una borsa di vestiti e Coralie ed io ci avviamo verso casa.

< Sei proprio bravissima Gabrielle > mi dice all'improvviso.

< Non è vero, Louise è più brava > dico imbarazzata.

< Le mie amiche a scuola sono così gelose di me, che mia sorella diventerà famosa! > dice con aria sognante.

< Non diventerò famosa. Farò solo la ballerina, le altre sono tutte più belle e più brave di me > ammetto, con lei non ho bisogno di darmi arie.

< Per me la più bella sei tu! > mi dice con un gran sorriso.

Io le do una spinta affettuosa e lei comincia a volteggiare per le vie.




Passo tutto il venerdì sera a sistemare i vestiti di Louise, le sarte dalle sue parti devono proprio essere carissime, sono almeno dieci.

La mamma torna a notte fonda dalla bettola e mi trova ancora a lavorare.

< Gabrielle, cosa fai ancora in piedi? >

< Sto cucendo questi vestiti > spiego mostrandole la pila di quelli già finiti.

< Di chi sono? >

< Di Louise, la mia collega > rispondo con gli occhi fissi sul vestito.

< Perché le sistemi tutti i vestiti? >

Perché mi sta aiutando a sembrare una ballerina dato che sono negata.

< E' mia amica adesso, mi ha fatta sentire a mio agio tra le ballerine, volevo fare qualcosa di carino. >

< Bé è molto gentile da parte tua, aspetta, questo punto fallo così, tendi la stoffa e infila l'ago proprio lì > mi spiega imitando il gesto con le dita.

< Grazie > dico riuscendo subito ad ottenere la cucitura.

< A proposito, mi serve un vestito > dico prima che la mamma possa andare a dormire.

< Che vestito? > mi chiede sbadigliando.

< Elyse mi ha invitata ad una cena e mi ha intimato di non presentarmi con una delle mie mise da sguattera > dico, so che la mamma non si scandalizza più per le uscite della mia amica.

< Ho sempre adorato quella ragazza > dice tra sé. < E per quando ti serve? >

< Ehm, per domani > dico con un sorrisino colpevole.

< Mi inventerò qualcosa > dice sparendo in camera sua.




Mi sveglio tardi, nessuno viene a svegliarmi, vado nella stanza da giorno e trovo un vestito bellissimo.

E' blu, le maniche lunghe terminano con dei polsini di pizzo, il colletto è tutto decorato di merletti e la gonna è ampia e leggera, ma noto che l'orlo è rovinato

< Che vestito è? Non l'avevo mai visto prima > chiedo quando la mamma entra.

< E' di tua zia, lo comprò qualche anno fa perché si era messa in testa di conquistare un ricco banchiere e voleva sembrare di classe. >

Faccio una risatina. Non avrei mai pensato di sentire le parole “zia” e “di classe” nella stessa frase.

< Non l'ha mai messo? >

< Certo che si. Ovviamente il banchiere non ne volle sapere di lei, così cominciò ad indossarlo per le sue soiree > > mi racconta.

< Pensai che fosse un peccato rovinare un così bel vestito così glie lo presi > dice semplicemente.

< E non se n'è mai accorta? > chiedo sorridendo.

< Certo che no! Come non si è mai accorta che le ho preso la spilla della mamma, l'orologio del papà e l'ombrello > dice facendomi l'occhiolino < Crede di averli persi. >

< E' da sistemare però > dico esaminando meglio l'orlo.

< Puoi pensarci tu, no? Sei brava ormai. >

Mi prepara tutto l'occorrente.

< Ti ho preso del nastro nuovo per l'orlo, devi scucire quello rovinato, tagliare qualche centimetro di stoffa altrimenti ti starà lungo, e cucire un nuovo orlo con il nastro > > mi spiega porgendomi il vestito.

< Capito > ubbidisco mettendomi subito al lavoro.

Ci metterò un sacco di tempo, tagliare tutto l'orlo dritto sarà un'impresa ma me la cavo piuttosto bene.

Faccio una pausa solo per mangiare e ricomincio il lavoro.

Voglio che questo vestito sia bellissimo, Gregoire sarà anche un socio di Jules, ma potrebbe essere carino e io voglio fare una bella impressione, almeno per avere la soddisfazione di chiudere il becco ad Elyse.

Finisco il lavoro di cucito, mi lavo i capelli facendomi aiutare da Coralie, li sistemo in uno chignon cercando di farlo sembrare elegante e mi controllo allo specchio.

Sto molto bene, questo vestito mi sta benissimo. Vado nella stanza della mamma, prendo qualche goccia di profumo col dito e lo passo ai lati del collo e sui polsi.

Mi infilo il cappello, non si abbina al vestito, ma ho solo questo, tolgo il fango dagli stivaletti, li allaccio stretti, non voglio rischiare di inciampare con questo vestito, ed esco.

Cammino a testa alta sorridendo, cercando di avere un portamento fiero, sono una ballerina adesso, devo comportarmi come loro.

Arrivo a casa di Elyse, busso e come sempre viene ad aprirmi Jules.

E' particolarmente rivoltante stasera.

Tutto impettito nel suo completo buono, il colletto della camicia alto gli stringe il collo facendolo assomigliare ad un rospo, e i capelli sono attaccati alla testa da chissà quale sostanza da farli sembrare unti.

< Ciao Gabrielle, entra > mi dice facendomi accomodare.

Non mi ha fatto neanche un complimento sul vestito, ma ci sono abituata, non si spreca mai in lusinghe con me.

< Gabi ciao! > esclama Elyse molto elegante nel suo vestito di sartoria bianco avorio.

< Ciao, Elyse, sei molto elegante > dico. La regola è che devo sempre dirle quanto sia elegante, bella e alla moda.

< Lo so, è un Paul Poiret! > esclama soddisfatta.

Non ho idea di chi sia, ma annuisco compiaciuta per farla contenta.

< Vedo che hai fatto uno sforzo > mi dice esaminandomi bene.

Suppongo di dovermi ritenere soddisfatta, questo è quanto di più simile ad un complimento io abbia mai ricevuto dalla mia amica.

< Andiamo? > chiede Jules controllando il suo orologio da taschino.

< Gregoire ci aspetta già al ristorante > mi spiega Elyse facendomi l'occhiolino.

Usciamo e ci sistemiamo nella carrozza, la mia amica e Jules da un lato, io di fronte.

Arriviamo a destinazione e prima che io possa entrare lei mi afferra per il gomito e mi trattiene.

< Senti, Gabi, non raccontare a Gregoire che fai la ballerina > mi dice.

< Cosa? > esclamo < Perché? >

E' proprio per questo che ho voluto diventare ballerina, per attirare l'attenzione, risultare interessante.

< Le ballerine sono poco più che prostitute > mi spiega come se fosse ovvio.

< Cosa? > ripeto oltraggiata < Non è vero! >

< Si invece. Tutti lo dicono delle ballerine del Moulin De La Galette, suppongo non sia diverso per quelle del Moulin Rouge > taglia corto entrando nel ristorante.

Io rimango pietrificata.

Sono livida di rabbia, come si permette?

Non siamo prostitute, Louise non lo è certo, sta forse insinuando che anche io lo sono?

Non ho più nessuna voglia di entrare, né tantomeno di cenare con quella bigotta e il suo rivoltante marito.

Elyse viene fuori a prendermi, sembra seccata.

< Gabi, cosa fai lì impalata? Stai facendo una pessima impressione, Gregorie è già dentro che ti aspetta. >

< Io non entro > dico decisa.

< Cosa? > chiede spalancando gli occhi.

< Non sono una prostituta, le mie colleghe non lo sono, ritira quello che hai detto. >

< Gabi, ti stai comportando come una bambina > mi dice con un tono mellifluo.

< Bé e tu ti stai comportando come una connasse* > dico l'ultima parola sottovoce.

< Come? > chiede diventando rossa di rabbia.

< Sai che ti dico? Sono stanca di te > > comincio < Del tuo guardarmi dall'alto e il tuo trattarmi come una nullità. >

Lei apre a bocca oltraggiata e io continuo < Da quando siamo piccole sembra che tu sia mia amica solo per farmi un favore ma sai cosa? Io non ho bisogno di te! >

< Gabrielle, non sei lucida in questo momento > dice lei cercando di farmi calmare, non può certo permettersi di essere al centro di una lite.

< Sono lucidissima Elyse. Ho passato tutto il pomeriggio a cucire questo vestito perché tu me l'hai chiesto, anzi ordinato, perché non sia mai che la perfetta Elyse si faccia vedere in giro con quella stracciona di Gabrielle, e non mi hai fatto neanche un complimento > sono un fiume di parole.

< Ok, stai molto bene con quel vestito, sei contenta adesso? > chiede lei guardandosi nervosamente intorno per assicurarsi che nessuno stia assistendo alla scena.

< Elyse, io me ne vado > dico congedandomi.

< E dove vai? > mi chiede alzando gli occhi al cielo.

< Non lo so, magari a far visita alle mie amiche prostitute > rispondo acida.

< Si può sapere che fine avete fatto voi due? > chiede la voce annoiata di Jules.

< Gabrielle sta andando a casa, non si sente molto bene > minimizza Elyse.

< Si infatti > concordo io avviandomi a piedi.

< Bé, è un vero peccato > dice una voce che non conosco.

Mi volto per vedere chi ha parlato.

Accidenti Gregoire è uno schianto.



*connasse: s.t.r.o.n.z.a.



Note dell'autrice: Ecco a voi un nuovo capitolo, questa volta un po' più lungo. Sto pubblicando spedita perché 1) odio far aspettare i lettori 2) per i prossimi giorni la mia anima verrà risucchiata da bambini urlanti, quindi non so se avrò la forza di aggiornare!

Grazie ancora a tutti i lettori!

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Capitolo nove



Domenica sono di umore nero.

Non riesco a credere di aver sprecato tutta la giornata di ieri a sistemare un vestito che ho indossato mezz'ora. Avrei potuto usare il tempo per allenarmi.

Certo non sapevo che avrei litigato con Elyse, avrei potuto stare zitta come sempre e godermi la serata con Gregoire, ridere come una cretina e annuire, magari finire la serata con un invito, mi sarei sistemata, avrei trovato un lavoro e un marito nel giro di poche settimane.

Non sono riuscita a trattenermi, erano anni che pensavo quelle cose, che sopportavo gli sguardi di disapprovazione e le frecciatine di Elyse, scoprire cosa pensa delle ballerine è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Hanno davvero questa reputazione? La mamma me l'avrebbe detto, si sarebbe opposta al mio progetto se fosse vero.

E poi le ho viste camminare quella prima sera, gli sguardi che lanciavano gli uomini, i fischi di approvazione, ma loro non hanno dato corda a nessuno, ridacchiavano tra di loro come ci fossero abituate, ma non hanno risposto ai complimenti.

Lo so cos'è una prostituta, come si comporta, la zia Clementine lo è, l'ho sempre saputo.

Louise, e scommetto nessuna delle altre, non si comporta come lei. Ha persino un figlio.

Concludo che probabilmente Elyse sia solo gelosa, lei ha scelto il primo ragazzo che le ha fatto il filo e l'ha sposato, voleva sistemarsi, ma non io, e se adesso voglio fare qualcosa di importante e diverso non sarà certo lei a mettermi il bastone tra le ruote.

Comincio l'allenamento con un po' di riscaldamento come mi ha insegnato Louise, provo a tendere di più le gambe per fare la spaccata e noto con soddisfazione che guadagno sempre più centimetri verso il pavimento.

Le mie gambe non sono ancora per niente tese, le altre ballerine le alzano praticamente all'altezza della fronte, io arrivo al massimo al petto e provo ancora un gran fastidio.

Trascorro tutto il pomeriggio a saltare e tendere le gambe, non ho mai sudato così tanto in vita mia.

< < Gabi vieni dentro, se continui a sudare con questo tempo finirai con l'ammalarti > mi grida la mamma dalla finestra.

Mi alleno nel cortile dietro casa, viviamo in un palazzo pieno di appartamenti e chiunque potrebbe osservarmi dalla finestra, ma che io sappia gli altri inquilini sono tutti anziani o gente che non esce mai di casa perché è pieno di debiti.



Affronto la nuova settimana con un misto di apprensione ed eccitazione, da oggi comincio ad allenarmi con le altre ballerine, spero che non siano tutte spietate come Eglantine.

Louise mi ha detto che ci penserà lei a me, mi starà accanto durante le coreografie correggendomi qualora sbagliassi.

Arrivo al Moulin in orario e trovo già un gruppetto di ballerine.

< < Ciao Gabrielle! > > mi saluta Louise.

< < Ciao > > saluto timida.

< < Loro sono Jane, Yvette e Nini > > mi dice indicandole una alla volta.

La moretta con la vita sottilissima, Yvette, mi fa un sorriso, le altre due mi salutano con la mano.

< < Da oggi provi con noi? > > mi chiede Jane.

< < Si, mi fa ancora un po' male il ginocchio, ma oggi ballo con voi > > dico.

< < Sapete, Gabrielle è anche una bravissima sarta, mi ha sistemato tutti i vestiti > > dice Louise facendomi l'occhiolino.

Adoro questa ragazza.

Le altre mi accerchiano affascinate chiedendomi se è vero e chi mi ha insegnato quando sentiamo sbattere la porta.

< < In posizione, da oggi proviamo con l'orchestra > > tuona Eglantine.

Una mandria di persone si sistema sulle sedie posizionando i fogli con gli spartiti sui leggii.

Ok, pensavo che avrei cominciato con delle prove soft “solo” con il pianoforte, invece oggi mi ritrovo l'orchestra.

Lancio uno sguardo preoccupato a Louise e lei mi fa un sorriso sillabando con le labbra “Andrà tutto bene”.

Ci sistemiamo tutte in fila e i musicisti cominciano a suonare.

Ho imparato la coreografia. Louise mi ha spiegato la scaletta, ci saranno tre danze alternate agli sketch comici di Footit e Chocolat e ad esibizioni canore.

Proviamo sempre le coreografie nell'ordine in cui le eseguiremo la sera, quindi si comincia con la prima.

Sono tutte uguali tra di loro, tranne che per la musica e per la sequenza dei passi, la ruota si fa solo nel numero finale.

La musica attacca e io rimango spiazzata. E' velocissima, ancora più veloce di come risultasse al pianoforte. Ci sono un sacco di strumenti diversi, violini, e tanti altri che non conosco.

Mi ricordo tutti i passi, prendo a braccetto Louise e un'altra ragazza che non mi è stata presentata e comincio a saltellare e alzare le gambe. Piego il ginocchio, saltello, tendo la gamba, ora che sono in mezzo alle altre ballerine il mio scarso livello si nota, ma con un po' di fortuna crederanno che mi stia risparmiando per via dell'infortunio.

Ci separiamo e a coppie saltelliamo al centro alzando le gambe mentre le altre girano intorno correndo.

Creiamo un cerchio, stiamo ferme sul posto con la gonna sollevata muovendola a tempo mentre Yvette e un'altra ballerina si prendono a braccetto, si afferrano un piede, tendono la gamba sopra la testa e girano saltellando su una gamba sola.

Durante le mie prove pomeridiane mi ero premurata di chiedere a Louise se anch'io avessi dovuto fare qual passo e lei mi assicurò che solo loro due lo effettuano, perché sono le più minute.

La coreografa gira intorno a noi tenendo il tempo battendo le mani, ci guarda e alza gli occhi al cielo.

La prima coreografia finisce ed Eglantine batte le mani dicendo < Di nuovo da capo!>

La musica riparte ed io sono già stanca.

Proviamo ogni coreografia almeno tre volte, nell'ultima io non faccio la spaccata, non sono ancora capace, ma termino con un saltello come le altre sedendomi a terra con la gamba destra tesa davanti e la sinistra a lato nascosta dalla gonna e tengo le braccia sollevate verso il cielo.

La De La Tour non mi ha degnato di uno sguardo per tutte le prove, credo che mi odi con ogni cellula del suo corpo e fare come se io non esistessi deve darle soddisfazione.

Non ho certo intenzione di lamentami, meno mi guarda meno si accorgerà di quanto ballo male.

Con mio gran sollievo anche le altre ballerine non si accorgono di me, sono tutte concentrate sui passi e sul loro rendimento per preoccuparsi del mio.

Per la prima volta mi dico che potrei farcela.

< < Allora, come stai? > > mi chiede Louise.

< < Sto lottando con tutta me stessa per non crollare al suolo, faccio fatica a reggermi in piedi, sono esausta! > > dico a bassa voce per non farmi sentire dalle altre.

< < E' normale, era la prima prova > >

< < Ma che musica è? Il pianoforte non suonava così veloce > > mi lamento.

< < Si chiama galop > > mi risponde con una risatina < < Vedrai, ci farai l'abitudine >

< < Prima devo recuperare l'uso delle gambe > > dico stanca.

Mi strascino fino a casa fermandomi ogni due passi per riprendere fiato, non sono mai stata così stanca in tutta la mia vita.





Sono tre giorni che mi alleno tutta la mattina con l'orchestra e il pomeriggio con Louise, ogni centimetro del mio corpo urla di dolore, non sto più facendo nessun tipo di progresso, non ho ancora imparato a fare la ruota, continuo a cadere, e la mia spaccata è ad un punto morto.

Eglantine non ha fatto neanche un commento, una critica, si limita a lanciarmi occhiate e ad alzare gli occhi al cielo, non so se sappia la verità, ha di sicuro capito che sono una frana, ma non capisco perché non mi abbia ancora fatto una scenata davanti a tutte.

Non mi sembra proprio il tipo che ti tratta con i guanti, l'altro giorno ha passato dieci minuti ad insultare una ballerina che si chiama Sophie perché secondo lei è troppo grassa dicendole che se non si fosse messa subito a dieta l'avrebbe declassata a sua assistente personale. Louise mi ha detto che l'ultima ragazza nota come sua assistente è finita in casa di cura dopo un esaurimento nervoso, inutile dire che ho ancora più paura che possa scoprirmi.

Una vocina dentro di me continua a dirmi che lo sa già, che non mi dice niente perché mio padre glie l'ha ordinato, che l'ha costretta a trattarmi bene, o per lo meno a tollerarmi.

Non voglio certo conquistare i favori della coreografa, so di non piacerle, non credo nemmeno che al mondo esista qualcuno che le vada a genio del resto, dovrei essere grata della sua indifferenza.

Continuo a chiedermi come avrei fatto a resistere se Louise non fosse corsa in mio aiuto dandomi lezioni private, non avrei retto neanche un giorno, la coreografa non mi avrebbe insegnato un bel niente e io avrei finito col gettare la spugna.

Mi avvio verso casa dopo l'ennesima mattinata di prove col mio solito passo trascinato quando un ragazzo mi si avvicina.

< < Ciao, stai andando a casa? > > mi chiede.

E' alto, con i capelli biondo grano un po' ricci, i pantaloni scuri con le bretelle e una camicia bianca con le maniche arrotolate.

< < Si > > rispondo titubante.

< < Bene, ti accompagno? > >

< < Hai una carrozza? > > chiedo speranzosa.

< < Ehm, no > > risponde stupito.

Certo che non dispone di una carrozza, che domanda è? Un ragazzo in maniche di camicia non può permettersi una carrozza.

< < Con accompagnare intendevo che potrei camminare con te, se ti va > > mi spiega con le mani in tasca.

< < Perché? > > gli chiedo.

< < Oh, bé, perché sai, le strade a quest'ora possono essere pericolose > > mi risponde guardando il pavimento.

< < Sono le 12 e 30 > > rispondo stranita. Che pericolo potrei mai correre a quest'ora?

< < Senti, ti va di camminare con me fino a casa oppure no? > > mi chiede nervoso.

< < Ehm, ok > > cedo.

Camminiamo per un po' in silenzio, tengo la debita distanza, ho il timore che da un momento all'altro mi tramortisca con un bastone per derubarmi.

< < Mi chiamo Remy > > dice all'improvviso.

< < Io sono Gabrielle > > gli rispondo lanciandogli uno sguardo.

Accidenti avrei dovuto dargli un nome falso.

< < Sai, suono nell'orchestra > > mi spiega.

Lo guardo meglio. Non lo riconosco ovviamente, non mi sono mai preoccupata di osservare con attenzione i musicisti.

< < Mio padre è il direttore d'orchestra > > continua.

< < E che cosa suoni? > > gli chiedo per fare conversazione.

< < I piatti > > mi risponde fiero.

< < Cosa? > > dico con una risata <>

< < Non è vero! > > dice offeso < Se è per questo allora tu non sei una vera ballerina! >

Per poco non vado a sbattere contro il muro, non riesco a credere alle mie orecchie.

< < Certo che sono una vera ballerina! > > mi oppongo < < non so se l'hai notato ma faccio parte del corpo di ballo. > >

< < L'ho notato, e ho anche notato che sei una frana > > mi dice divertito.

< < E tu che ne sai? > > replico offesa < < Uno che suona nell'orchestra solo perché il padre è il direttore cosa può saperne di ballo? > >

Proprio io parlo? Io che sono una ballerina solo perché mio padre è il proprietario? Non posso credere di averlo detto.

< < Guarda che ho suonato in molti spettacoli, so come sono le ballerine. > >

< < E' che mi sono infortunata, ho un ginocchio malandato, anzi, ballando sto andando contro il parere del mio medico, lui mi aveva imposto di non ballare, sai, una ragazza che conosco ha continuato a ballare lo stesso e ci ha rimesso la gamba, gli hanno detto che non potrà mai più ballare, quindi sto mettendo a rischio la mia salute per fare le prove, per questo non sono al massimo della forma > > vaneggio mentre lui mi guarda scettico.

Sono in trappola. Remy non mi sembra il tipo che abbocca, probabilmente mi ha voluta accompagnare per ricattarmi, mi minaccerà di dire tutto a tutti a meno che non sborsi un bel po' di franchi.

< < Cosa vuoi? > > gli chiedo infine.

< < Niente, voglio solo accompagnarti a casa > > risponde semplicemente.

< < Guarda che non sono ricca, non c'è niente da rubare a casa mia, abbiamo solo un orologio da taschino nel comò nella stanza da giorno > > accidenti perché gli ho parlato dell'orologio?

C'è gente pronta ad accoltellarti per molto meno.

< < Guarda che non voglio rubare niente > > mi guarda allibito.

< < No? > > chiedo dubbiosa.

< < No > > ripete < < Voglio solo camminare con te fino a casa. > >

Riprendo il cammino e lui mi segue.

< < Vivi da queste parti? > > chiedo.

Voglio avere più informazioni possibili per quando dovrò recarmi dai gendarmi per denunciarlo. Sempre che io sia ancora viva.

< < No, vivo vicino al molo con mio padre, abbiamo un appartamento sopra un locale squallido. > >

< < La vieille auberge? > > chiedo.

< < Si, proprio quello, ci sei stata? > > mi chiede animandosi d'un tratto.

< < No, ci lavora mia madre, fa la lava piatti. > >

< < Sul serio? Allora siete proprio povere, quel posto è orribile! > > mi dice con una risatina.

< < Te l'ho detto > > rispondo ridendo a mia volta.

< < Però mia madre fa anche la sarta, quindi non siamo proprio poverissime! > > preciso in un impeto d'orgoglio.

Lui si mette a ridere, comincio a credere che non voglia uccidermi.

Arriviamo davanti a casa mia, io lancio uno guardo verso la porta e gli dico < < Ecco, sono arrivata. > >

< < Ok, allora ci vediamo domani al Moulin? > > mi chiede.

< < Certo, a meno che tu non… > > comincio.

< < Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me > > mi fa l'occhiolino e se ne va.

Con un sospiro di sollievo apro la porta ed entro in casa.

Mi butto sul letto con le gambe che mi tremano.

Comincio a pensare di avere un angelo custode da qualche parte, tutte le persone che hanno scoperto il mio segreto non hanno intenzione di dirlo a nessuno, prima Louise, che addirittura mi aiuta, adesso Remy.

Ad un tratto un'idea orribile mi assale.

E se mio padre l'avesse detto a tutti? Se dopo aver accettato il mio sporco ricatto avesse rivelato a tutti che io sono un'incapace chiedendo a tutti di far finta di niente per poi deridermi davanti a tutto il pubblico la sera della prima per vendicarsi?

Mi alzo e comincio a camminare in tondo per la stanza, presa da mille dubbi.

No, non è possibile, mio padre non avrebbe mai corso un tale rischio, rivelare a tutti che sono sua figlia solo per vendicarsi, non mi sembra il tipo. Magari non ha detto che sono sua figlia, ma solo una povera ragazza pazza che si è sognata di fare la ballerina e mi ha assunta solo per farsi due risate.

No, suvvia, sto viaggiando troppo con la fantasia come sempre, Charles non vuole prendersi gioco di me, in quel caso assisterebbe alle prove ogni giorno ed Eglantine mi avrebbe già umiliata davanti a tutti. Mio padre mi ha addirittura consolata quando mi gli ho rivelato che nessuna delle ballerine parlava con me, non farebbe mai una cosa così subdola.

Vengo richiamata alla realtà dalla porta che sbatte.

La mamma mi chiama per controllare se sono in casa così vado nella stanza da giorno.

< < Oh Gabi sei a casa > > mi sorride.

< < Si, sono appena rientrata > > non le racconterò di Remy.

< < Bene, ora che siamo solo volevo approfittarne per dirti una cosa > > mi dice.

< < Certo, dimmi. > >

< < Sono molto fiera di te > > dice cogliendomi di sorpresa.

Io mi concentro attentamente sulla tovaglia trovandola improvvisamente molto interessante. E' la prima volta in 18 anni che mia madre me lo dice.

< < Gabi hai sentito? > > mi chiede.

< < Si > > dico con tono acuto, sto per scoppiare a piangere.

< < Da quando lavori al Moulin Rouge sei cambiata completamente, mi aiuti col cucito, passi tutti i pomeriggi con Coralie, fai cose carine per gli altri, ecco, te lo volevo dire. >

mi da un bacio sulla fronte e mi sorride.

< < Grazie > > dico a denti stretti, non voglio avere una crisi di pianto, finirei sul letto a singhiozzare col cuscino stretto al petto e mia madre capirebbe che sono la stessa pazza del solito.


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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Capitolo dieci



Il pomeriggio non ho le forze di provare con Louise, ma dopo essere stata scoperta da Remy so che mi devo impegnare ancora di più.

Coralie ed io arriviamo al teatro e la trovo distesa sul prato che gioca con Lucien.

Appena i due bambini si vedono si corrono incontro a cominciano a rincorrersi per il cortile.

< < Vanno molto d'accordo, grazie di averla portata > > osserva Louise compiaciuta.

< < Sei una prostituta? > > chiedo senza pensare.

E' da un po' di giorni che questo dubbio non mi lascia dormire, da quando Elyse ha avanzato quelle accuse non mi do pace, avrei potuto essere più delicata ma devo assolutamente sapere.

< < Non me l'aspettavo questa > > risponde stupita.

< < Scusa > > dico pentita < < La mia migliore amica ha detto che tutte le ballerine del Moulin De La Galette lo sono e quindi anche quelle del Moulin, e io non so se l'ha detto perché è vero o solo per farmi un dispetto. > >

Lei ci pensa un attimo e poi mi risponde < < Bé, sarei un'ipocrita se ti dicessi che non è vero > >

Io la guardo allibita, Elyse aveva ragione?

< < Ma, non è così per tutte > > aggiunge.

< < Siamo ballerine prima di tutto. Gli uomini ci osservano, ci bramano, e sta a noi decidere di non cedere alle loro avances. Ora, molte di noi non lo fanno, ma alcune si lasciano andare > > spiega.

< < Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio Gabrielle. E' vero, alcune ballerine hanno un comportamento un po', diciamo, pittoresco, ma non siamo tutte così. > >

< < Ok, scusa > > dico sentendomi in colpa.

< < Hai pensato che io lo fossi, dì la verità > > mi punzecchia.

< < Certo che no! > > rispondo allibita < < Ho anche litigato furiosamente con la mia amica per aver detto una cosa del genere! > >

< < Non ti avrei certo biasimata > > mi consola.

< < Louise non mi sembri una prostituta! > > dico convinta.

< < Lo so, ma sai, il fatto che ho un figlio ma non un marito, potrebbe venire il dubbio. > >

< < Mia madre ha avuto due figlie e neanche l'ombra di un fidanzato, cosa dovrei dire allora? > > rispondo per consolarla.

< < Sul serio? > > mi chiede stupita.

< < Si! > > annuisco < < Non sai quante glie ne hanno dette! Sono cresciuta con la gente che guardava mia madre come se avesse la peste > > dico cercando di minimizzare.

Lei ride < < Capisco esattamente cosa vuoi dire > >

< < E i padri? > > mi chiede cogliendomi alla sprovvista.

< < Oh, il padre di Coralie era un soldato della marina britannica, il mio era un ragazzo che è morto poco prima che nascessi > > dico tirando fuori la storiella che racconto sempre.

< < Però, che sfortunata tua mamma > > osserva.

< < E il padre di Lucien? > > chiedo, Louise mi sembra il tipo aperto alle confidenze.

Lei giocherella con un filo d'erba e noto un'espressione strana sul suo viso.

< < Era uno spettatore, quando lavoravo al Moulin De La Galette > > dice con tono piatto.

< < Hai lavorato anche lì? > > chiedo stupita.

< < Si, un paio di anni prima che Lucien nascesse, è lì che ho cominciato a ballare. > >

< < Era un cliente abituale, veniva ad ogni spettacolo > > continua.

< < Una sera, dopo la chiusura, mi ha seguita lungo la strada, era piuttosto ubriaco, ha cominciato a farmi delle avances, ho provato a respingerlo ma... > > racconta come se niente fosse lasciando la frase in sospeso.

< < Louise > > dico io con un filo di voce.

< < Quando ho raccontato l'accaduto al proprietario non mi ha voluto credere, ha detto che mi stavo inventando tutto e che potevo anche andarmene, avevo sedici anni. > >

Mai avrei creduto che dietro a quel sorriso simpatico si nascondesse una tale storia.

< < Adesso Lucien quanti anni ha? > > chiedo per smorzare la tensione.

< < Ha sette anni, e io ne ho ventitré, credono tutti che sia mio fratello > > dice con una risatina.

Io ho creduto che fosse il fratello.

< < E come hai fatto, crescere un bambino è dura, mia madre ha fatto i salti mortali per mantenerci. > >

< < E' quello che ho fatto io, letteralmente. Ho continuato a ballare un po' in giro per locali lasciando Lucien da una vicina di casa, ho lavorato come sguattera presso una famiglia benestante ma quando hanno scoperto che avevo un figlio non so perché mi hanno mandata via. E' stata veramente molto dura. > >

< < E come sei arrivata al Moulin Rouge? > > chiedo.

< < Un giorno il proprietario della Galette è venuto a trovarmi pentito di avermi cacciata, parlandomi di un nuovo locale, il Moulin Rouge, dicendomi che avevano assolutamente bisogno dei miei passi di danza e che io sarei stata perfetta>> racconta.

< < I tuoi passi? Non capisco > > chiedo.

< < I passi del can-can li ho inventati io > > mi spiega.

< < Cosa? > > esclamo mentre Coralie mi guarda perplessa da lontano.

< < Si > > dice < < Tutta la sequenza e i movimenti, sono tutta farina del mio sacco. >

La guardo sbigottita.

< < Scusa, e allora il sergente maggiore Eglantine a cosa serve? Dovresti essere tu la coreografa! > > protesto.

Lei fa una risatina < < No, non sono capace di dirigere un intero corpo di ballo, ho solo inventato i passi > > dice umile.

Mi distendo sul prato guardando il cielo grigio.

< < Per questo mi aiuti. Perché sono i tuoi passi. Quando mi hai detto che lo hai già fatto in passato volevi dire che li hai già insegnati ad altre persone > > dico rivolta più a me stessa che a lei.

< < Esatto. Ma adesso proviamo, abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare > > mi dice afferrandomi per le spalle.



< < I musicisti che tipi sono? > > chiedo a Louise mentre insieme come sempre camminiamo verso casa.

< < Perché? > > mi chiede curiosa.

Perché uno di loro ha scoperto il mio segreto e sono indecisa se fidarmi o se farlo uccidere.

< < Niente, volevo solo sapere se sono persone affidabili oppure se sono imprevedibili > scelgo con cura gli aggettivi, non posso certo dirle che ho il terrore che uno di loro possa denunciarmi da un momento all'altro.

< < Direi che sono ok > > dice lanciandomi un'occhiata interrogativa.

< < Diciamo che io chieda un favore ad uno di loro > > spiego cercando di usare un tono il più possibile vago < < Posso contare sul loro aiuto oppure ti dicono che accettano e poi invece scopri che mentivano? > >

< < Non lo so, non li conosco tutti personalmente, ma direi che ti puoi fidare > > risponde sempre sospettosa.

< < Oh, ok, era solo per sapere > > dico vaga.

< < Gabrielle, tutto bene? > > chiede lei quasi divertita.

< < Certo! > > dico un po' troppo entusiasta < < E' solo che mia madre mi ha detto che sono dei tipi imprevedibili, molto bohemien, volevo solo sapere se era vero > >

Lei mi rivolge un altro sguardo strano e mi dice < < Sai, dai troppo retta a quello che ti dicono gli altri. > >

< < Si, forse hai ragione, ci vediamo domani? > > chiedo in fretta per evitare altre domande lasciando lei e Lucien sulla porta di casa.

< < Si, a domani > > mi saluta con la mano ed entra.

Coralie ed io arriviamo a casa e io sparisco subito in cortile per provare, con tutte le confidenze di oggi non mi sono allenata per niente, manca poco più di una settimana all'apertura e io non riesco ancora a fare quella dannata spaccata.




Il mattino dopo mi trascino fuori dal letto, ieri ho provato fino a notte fonda, la mamma mi ha dovuta buttare sul letto con la forza quando è tornata dalla bettola.

< < Gabrielle, guarda che se continui così ti uccidi! > > mi ha detto preoccupata.

< < Voglio fare bella figura, devo allenarmi più che posso > > ho protestato io.

< < Non fai altro da tre settimane, dico sul serio ti ammalerai se non ti fermi un po'. >

Ho dovuto assecondarla mettendomi a dormire.

Inutile dire che non ho chiuso occhio.

Mi alleno da tre settimane ma il livello è ancora basso, troppo basso, malgrado le prove mattutine, le prove con Louise e quelle della sera da sola.

Se Remy, che suona i piatti in fondo all'orchestra, si è accorto di quanto sono scarsa, se ne accorgeranno tutti e io non posso assolutamente permetterlo.

Forse è come dice la mamma, devo smettere di preoccuparmi e ballare pensando solo a divertirmi piuttosto che a fare bella figura.

Arrivo al Moulin e trovo un gruppetto di musicisti intenti a fumare, tra i quali noto subito il ciuffo riccio di Remy.

Li oltrepasso con lo sguardo basso e mi infilo nell'edificio.

Nella sala da ballo alcune ballerine si stanno scaldando e parlottano tra di loro,mi sento ancora impacciata con loro, non so mai se attaccare una conversazione per paura di dover rispondere a domande compromettenti. Louise non si è affatto bevuta le frottole sul fatto che ho ballato a Toulouse e Bordeaux, perché loro dovrebbero?

Mi siedo vicino a loro e mi scaldo un po' anch'io facendo i movimenti che mi ha insegnato Louise, provando la solita sensazione di fastidio.

I musicisti si posizionano sulle loro sedie e, anche se mi assicuro di non guardare verso di loro, so di avere lo sguardo del suonatore di piatti puntato su di me.

Mi osserverà per tutte le prove, mi sento a disagio solo a pensarci.

Louise arriva e si siede vicino a me < < Tutto bene? Sembri nervosa > > mi chiede.

< < Sto bene > > rispondo evitando anche il suo di sguardo.

Potrei dirglielo, rivelarle che Remy mi ha scoperta, ieri mi ha detto che posso fidarmi di lui, ma non penso sospetti che qualcun' altro oltre a lei sa che io sono un'imbrogliona.

< < Devo dirti una cosa > > comincio quando arriva Eglantine che col suo tono soave ci dice di metterci in posizione.

Louise mi lancia uno sguardo interrogativo, ma ormai è troppo tardi, così le faccio un segno col dito per indicarle che glie lo dirò più tardi.

L'orchestra attacca e la musica è come una martellata in testa, sarà la stanchezza ma oggi mi sembra che ci siano almeno duecento strumenti che suonano.

Sono più scarsa del solito, i continui sguardi carichi di disapprovazione della coreografa ne sono la prova.

Non provo neanche a fare la spaccata finale, mi butto semplicemente sul pavimento e non mi preoccupo nemmeno di alzare le braccia al cielo.

Eglantine attacca ad esternare tutto il suo disprezzo per il nostro rendimento insultando ballerine e orchestra.

< < Più in alto quelle dannate gambe! > > dice sollevandole lei stessa come se niente fosse < < Ecco, ci vuole tanto? > >

< < E voi, razza di incapaci, cos'era quello? > > esclama rivolgendosi all'orchestra

< < E' un allegro, sembrava una veglia funebre! > >

Il direttore d'orchestra alza gli occhi al cielo, suppongo sia abituato agli sbalzi d'umore della coreografa.

Se quella le è sembrata una veglia funebre non voglio conoscere la sua definizione di “allegro”.

Alla fine delle prove Louise mi raggiunge puntuale per conoscere quello di cui volevo parlarle prima.

< < Allora, cos'è successo? > > mi chiede preoccupata.

Aspetto che escano tutti, Remy mi supera facendomi un sorriso e io sono ancora più impaziente di raccontare tutto alla mia amica.

< < Uno dei musicisti mi ha scoperta > > dico tutto d'un fiato.

< < Cioè? > > mi chiede perplessa.

< < Uno dei musicisti sa che mi stai dando delle lezioni. > >

Non è quello che Remy mi ha detto, lui ha detto espressamente “Tu non sei una vera ballerina”, e so benissimo che anche Louise ne è al corrente, ma per dei motivi che non riesco a spiegarmi non ho il coraggio di dirlo ad alta voce. Non voglio ammetterlo ora, sarebbe come riconoscere che non la darò mai da bere a nessuno.

Per tutto il tempo in cui mi sono esercitata con lei ho cercato di smentirla, ho voluto provarle che io sono sempre stata una vera ballerina, o per lo meno che posso benissimo sembrare tale.

< < E allora? > > chiede lei tranquilla.

Il suo tono mi lascia perplessa. Come fa a non essere preoccupata che tutti scoprano il mio segreto?

< < Gabrielle, non devi preoccuparti di cosa pensano i musicisti, o Eglantine. Devi solo far contento il proprietario, e se lui ti ha assunta vuol dire che vai bene > > dice col suo solito tono pratico.

Su questo non dovrei aver problemi, mio padre è più che felice di me finché il suo segreto rimane tale.

< < Si, forse hai ragione tu > > dico un po' sollevata.

< < Adesso scusa, devo andare a prendere Lucien all'uscita di scuola, ho fatto tardi troppe volte! > > dice già fuori dalla porta lasciandomi nel salone deserto.

Mi avvio a mia volta verso l'uscita quando mi imbatto in mio padre in compagnia di un signore brizzolato e altrettanto baffuto.

< < Oh, Gabrielle, volevo dire signorina Bouvier, buongiorno > > dice lui sorpreso.

< < Buongiorno signor Ziedler > > rispondo educata con un cenno della testa.

< < Ehm, lui è Joseph Oller, il mio socio > > mi dice presentandomi il compagno.

Alla parola socio mi si drizzano i peli sulla schiena ma gli stringo la mano rivolgendogli un semplice < < Piacere. > >

Lui me la stringe con un sorriso e torna a parlare con mio padre < < Allora Charles facciamo come ho detto, trenta unità per il sei > > dice con tono professionale.

< < Certo Joseph, a presto > > risponde lui scortandolo verso l'uscita.

Io rimango pietrificata sul posto quando lui torna lanciandomi un'occhiata nervosa.

< < Allora come vanno le prove? Sai, mi aggiro ogni tanto fuori dalla sala, vedo che stai facendo progressi. > >

Quest'ultima frase è un'ennesima secchiata d'acqua gelida.

< < Ha un socio, non lo sapevo > > gli chiedo ignorando la sua domanda.

< < Si > > risponde spiazzato.

< < Non sapevo che ci fosse un socio > > ripeto nervosa.

< < E' solo un mio collaboratore, è il proprietario del Moulin De La Galette, è più che altro un consulente, voglio che il Moulin Rouge raggiunga lo stesso successo. > >

Ci metto un secondo a collegare. Il signor Oller è l'anziano capo di Louise, quello che l'ha cacciata perché un suo cliente l'ha aggredita e che nel giro di trenta secondi è diventato la persona che temo e odio di più al mondo.

< < Lo scoprirà > > dico allarmata.

< < Gabrielle, non devi preoccuparti di lui, non ti darà nessun fastidio, pensa solo ai profitti, non gli importa nulla delle ballerine > > dice cercando di rassicurarmi.

< < Si, questo lo so > > dico cupa.

< < Non c'è niente di cui preoccuparsi, puoi credermi > > ripete lui convinto.

< < Quindi, lei si aggira fuori dalla sala da ballo e osserva le prove? > > chiedo per assicurarmi di aver capito bene cosa mi ha detto prima.

< < Si, ogni tanto vengo attirato dalla musica e vi osservo > > dice un po' imbarazzato.

< < E cosa ne pensa? > > chiedo ansiosa.

Lui rimane spiazzato dalla mia domanda, ci pensa un attimo e mi risponde < < Direi che va bene, tu? > >

Penso di essere una frana totale.

< < Si, anch'io > > mento.

< < Bene allora. Hai bisogno di essere accompagnata fino a casa? > > mi chiede cogliendomi alla sprovvista.

So che la sua proposta non è assolutamente la stessa di quella che mi ha fatto Remy, mio padre può permettersi una carrozza e non camminerebbe mai fino a casa con me.

< < Come? > > chiedo per assicurarmi di aver capito bene.

< < Bé, le prove possono essere estenuanti, posso farti chiamare una carrozza>> mi spiega giocherellando con un bottone del gilet.

< < Oh, ok > > rispondo stupita.

E' la prima cosa gentile che mio padre abbia fatto per me, se non si conta l'avermi assunta qui al Moulin, ma in quel caso l'ho ricattato quindi non conta.

Mi accompagna fuori dall'edificio e ferma una carrozza.

Consegna delle monete al cocchiere e gli dice qualcosa che non riesco a sentire.

< < Basta comunicargli l'indirizzo > > mi dice accennando un sorriso.

< < Ok, grazie > > rispondo congedandomi.

Il cocchiere mi apre la porta aiutandomi a salire e io gli indico la strada.

Note dell'autrice:

Ecco a voi il nuovo capitolo, questa volta un pò più lungo! Ne mancano pochi alla fine, ringrazo ancora tutti i lettori e chiunque vorrà lasciare una recensione!

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Capitolo undici


Mi faccio lasciare dal cocchiere all'angolo della via dove vivo, non voglio rischiare che la mamma veda la carrozza.

L'idea che Charles si aggiri fuori dalla sala da ballo mi terrorizza, non avevo mai considerato che potesse osservarci, sono stata ingenua a non pensarci.

E' il proprietario, è ovvio che sarebbe venuto a controllare, non potevo pretendere che accettasse il mio ricatto senza mai assicurarsi che non gli facessi fare una figuraccia.

Mi ha detto che vado bene però, e se come dice Louise la sua opinione è l'unica di cui deve importarmi, allora credo di poter stare tranquilla.

Durante le prove con Louise le racconto dell'incontro con Ziedler.

< < Sai, stamattina dopo che sei andata via mio, ehm, il proprietario mi ha detto che ballo bene > > dico maledicendomi per essermi quasi tradita.

< < Sul serio? > > mi chiede lei quasi stupita.

< < Si, bé, ha detto che ci ha viste tutte provare e che è soddisfatto > > rettifico per non farla insospettire troppo.

< < Bene, non sapevo che osservasse le prove > > dice contenta.

< < Si, lui non è come il tuo ex capo, a lui importa > > non so perché le dico questo, non ho nessuna prova che al signor Ziedler importi delle ballerine.

< < Si, mi è sempre sembrata una brava persona > > dice sincera.

< < A proposito, sapevi che il signor Oller è un collaboratore del Moulin Rouge? > > dico con tono leggero come se volessi fare conversazione.

< < Si, ti ho detto che è stato lui a propormi per ballare lì > > mi ricorda.

< < Avevo capito, ma non sapevo fosse un socio, pensavo ti avesse solo dato una “dritta” > > ammetto.

< < Come fai sapere queste cose? > > mi chiede interessata.

< < Stamattina c'era anche Oller quando ho incontrato il signor Ziedler, ci ha presentati > > spiego.

< < Perché vi ha presentati? > > insiste.

Ci metto un secondo a trovare una risposta convincente.

< < Li ho incontrati, ci siamo salutati e lui mi ha presentato il signor Oller > > dico.

< < Strano, di solito non si fermano a parlare con noi ballerine > > dice tranquilla.

Perfetto, mi sono data la zappa sui piedi da sola.

< < Proviamo? > > dico entusiasta per cambiare discorso.

Ci alleniamo senza sosta tutto il pomeriggio, e quando sto per arrendermi ce la faccio! Per la prima volta, e non senza molti lamenti, riesco ad ottenere una spaccata.

< < Oh Gabrielle, ce l'hai fatta! > > mi dice lei entusiasta.

Io mi rialzo felicissima, l'approvazione di mio padre di questa mattina ed essere riuscita a fare questo difficilissimo passo mi danno una carica pazzesca.

Sul riusce a svolgere la ruota mi sono già messa l'anima in pace, so che non ce la farò mai, ma Louise ha trovato un perfetto escamotage.

Durante la coreografia le ballerine fanno la ruota una alla volta mentre le altre girano intorno sollevando la gonna, e poi si rimettono nel gruppo lasciando lo spazio alla seguente. Io dovrò semplicemente limitarmi a continuare a girare senza mai guadagnare il centro per svolgere la ruota, nessuno si accorgerà che io non l'ho fatta. Ho usato questo trucchetto lungo tutte le prove mattutine e nessuno se n'è ancora accorto, quella ragazza è un genio.

< < Ballo da così tanti anni che ormai conosco tutti i trucchi! > > mi ha detto mentre io elargivo complimenti per la sua genialità.

Passo il week end con Coralie che non fa altro che chiedermi bis di spaccate, e anche mia madre rimane stupita dalla mia flessibilità.

< < Sacre Bleu Gabi, non avrei mai detto che fossi così esperta > > osserva meravigliata.



Comincio l'ultima settimana di prove con un po' più di fiducia in me stessa.

Per la prima volta anch'io concludo l'ultima coreografia con la spaccata e un sorriso soddisfatto, ma nessuno lo nota.

Cosa mi aspettavo? Che le altre ballerine mi assalissero contente e incredule complimentandosi per la mia riuscita come ha fatto Coralie?

Loro non sanno quanto mi sia impegnata per ottenere questo risultato, quanto duramente io mi sia allenata.

Sconsolata mi avvio verso casa quando mi ritrovo Remy che mi blocca la strada.

< < Hei > > mi saluta.

< < Ciao > > dico secca aggirandolo.

< < Cammino con te? > > mi chiede rincorrendomi.

< < Come ti pare > >

< < Non mi hai più salutato > > dice.

< < Avrei dovuto? > > chiedo basita.

Lui sembra perplesso.

< < Ti ho detto che ti puoi fidare di me, relax > > dice con le mani in tasca.

< < Bé, scusa se non ti credo > > ribatto.

< < Non mi sembra di averlo detto a qualcuno > > osserva lui tranquillo.

E' vero. E' già da qualche giorno che mi ha smascherata, eppure nessuno mi è venuto a dire niente.

Sorridendo mi dico che forse anche lui è andato da mio padre per ricattarlo.

< < E allora perché insisti per accompagnarmi? > > chiedo sospettosa.

< < Perché mi va > > risponde lui facendo spallucce.

Camminiamo per un po' in silenzio quando all'improvviso mi dice < < Hei, finalmente anche tu fai quella strana cosa con le gambe alla fine della coreografia. > >

Io lo guardo perplessa e ci metto un po' a capire di cosa sta parlando.

< < Oh, vuoi dire la spaccata? > > chiedo con tono professionale.

< < Si, quella, prima non la facevi > > osserva lui.

Diamine ma non mi toglie mai gli occhi di dosso mentre ballo?

Decido di mandare all'aria la mia copertura, lui ha scoperto il mio bluff quindi non devo mentirgli.

< < E' stata Louise ad insegnarmela > >

< < La ballerina che fa sempre il filo a Marcel, il violinista? > > mi chiede.

< < E' una bravissima ragazza > > protesto, mi basta Elyse che ci considera delle poco di buono.

< < Lo so > > ammette lui tranquillo.

< < Mi sta aiutando un sacco, senza di lei… > > lascio la frase in sospeso con un sospiro.

< < Stessa ora domani? > > mi chiede lui quando sono sulla porta.

< < Bien sûr > > dico io non avendo la più pallida idea di cosa stia parlando.



Il giorno dopo al termine delle prove capisco finalmente cosa voleva dire.

Lo trovo puntuale all'uscita e mi si posiziona al fianco mentre io mi avvio verso casa.

Parliamo del più e del meno, con lui non devo sorridere e annuire come ha sempre asserito Elyse, mi fa domande e mi racconta un sacco di cose sulla sua vita di musicista, dei posti in cui ha suonato col padre e io rimango affascinata.

La settimana prosegue sempre con la stessa routine, la mattina provo al Moulin, percorro il tragitto fino a casa con Remy, il pomeriggio provo con Louise e per finire mi alleno da sola a casa, non so quanto ancora resisterò a questi ritmi.

Ciliegina sulla torta Louise mi ha chiesto mortificata se potevo rammendarle qualche altro vestito e io non ho avuto il coraggio di rifiutarmi, per cui trascorro tutte le sere china sugli abiti di Lucien a riattaccare bottoni e rattoppare maniche.

L'ultimo giorno di prove arriva e io non riesco a credere di essere sopravvissuta fino ad oggi.

Tre settimane fa ero una ragazza qualunque, non avrei mai immaginato di vivere un'esperienza del genere.

Eglantine è più agguerrita del solito e mentre siamo tutte sedute a riprendere fiato lei esclama < < Se domani vi azzardate a farmi fare una figuraccia io vi giuro che avete chiuso! Non ballerete più nemmeno per strada per fare la carità! > >

Alcune delle ballerine hanno un'espressione terrorizzata, altre alzano gli occhi al cielo esasperate, io ho imparato a non curarmene.

Remy mi scorta come sempre verso casa e mentre ci avviciniamo mi punzecchia un'ultima volta < < Quella cosa con le gambe in aria però non la fai. > >

Come sempre non capisco subito di cosa parla, ma non posso certo biasimarlo, fino a poco tempo fa nemmeno io sapevo cosa fossero una spaccata o una ruota.

< < Si chiama ruota > > gli spiego divertita.

Louise mi aveva assicurato che nessuno l'avrebbe notato ma non ho certo intenzione di confessarlo a lui.

< < Sono contenta di constatare che avevo ragione > > dico compiaciuta.

< < Riguardo a cosa? > > chiede lui.

< < Sul fatto che i piatti non siano un vero strumento. > >

< < E perché avresti ragione? > > mi chiede basito.

< < Perché se tu dovessi suonare sul serio non avresti tutto quel tempo libero per osservare me > > concludo soddisfatta.

< < Ah ah > > ride lui < < Sono perfettamente in grado di suonare e guardare le ballerine contemporaneamente, grazie tante > > dice fingendosi oltraggiato.

< < Secondo me invece ti annoi a morte suonando solo una nota ogni tanto, e ti consoli guardando l'unica persona lì dentro che è più negata di te > > insisto.

< < Lo sai benissimo che non è per quello che ti osservo > > dice lui lasciandomi lì.

Io gli rivolgo uno sguardo che spero dimostri che so esattamente di cosa sta parlando, quando invece non ne ho la più pallida idea.


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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***



Capitolo dodici


Il gran giorno è arrivato.

Non riesco a stare ferma, ho passato l'ennesima notte in bianco, sembravo uno spettro che si aggirava per casa, mi sono alzata nel cuore della notte e non riuscendo a prendere sonno ho finito di sistemare i vestiti per Louise finché non ho scorto le prime luci dell'alba dalla finestra e mi sono infilata nel letto per evitare che mia madre mi trovasse sveglia.

Provare ormai non serve più a niente, così passo la mattina a rigovernare la casa, sbatto i tappeti, cambio i letti, spolvero e aiuto anche Coralie con i compiti, o meglio la guardo, sono sempre stata una frana anche a scuola.

La mamma mi lancia occhiate nervose < < Allora io sarò lì per lo spettacolo, Coralie starà con Madame Jolie qui a fianco e io vengo appena finisco il lavoro > > mi assicura.

Non la sento nemmeno, sono troppo nervosa.

Passo il pomeriggio a prepararmi meticolosamente, mi lavo i capelli, trascorro una buona mezz'ora a districarli col pettine imprecando sottovoce e mi pulisco bene le unghie.

Indosso il solito vestito, mi cambierò al Moulin con uno degli abiti per le ballerine, mi pettino creandomi un semplice chignon, col cappello non si noterà, e di nuovo rubo qualche goccia di profumo nella stanza della mamma.

Mi guardo allo specchio e la sua voce mi risuona nelle orecchie “ Presentarti coi tacchi e un'acconciatura ridicola in testa non ti farà sembrare una ballerina, ma un pagliaccio” scuoto la testa per scacciare il pensiero.

Cammino verso il Moulin senza neanche guardare dove vado, ormai conosco la strada a memoria, potrei percorrerla ad occhi chiusi.

Arrivo ed è più maestoso del solito, tutto illuminato con dei nuovi manifesti sui muri dai colori più vivaci, quelli di prima erano tutti sbiaditi e rovinati dalla pioggia.

C'è già un bel gruppo di gente all'entrata pronta ad entrare, chiedo permesso cercando di passare, non ricevendo reazioni scivolo tra le persone facendomi strada verso l'ingresso quasi a gomitate.

Qui trovo un uomo che mi guarda, mi blocca con una mano massiccia e mi chiede

< < Dove credi di andare? > >

< < Faccio parte del corpo di ballo > > rispondo offesa.

Lui mi guarda per un secondo dall'alto in basso e poi mi lascia passare con un'espressione dubbiosa.

Entro lisciandomi il vestito e riaccomodandomi i capelli e vado dritta al camerino delle ballerine, voglio solo cambiarmi, indossare uno di quei magnifici vestiti, un bellissimo corpetto e il cappello.

Eglantine piomba nel camerino e mi trova lì, pronta davanti allo specchio. Mi squadra da testa a piedi, la sua espressione è quanto di più disgustata io le abbia mai visto. Con lo sguardo perlustra il camerino, e notando che ci sono solo io esce.

Poco dopo le altre ragazze arrivano, mi lanciano un'occhiata e si apprestano a cambiarsi a loro volta.

Intuendo già che nessuna mi rivolgerà la parola decido di avventurarmi per l'edificio.

Un gran brusio proviene dalla sala da ballo, mi affaccio alla porta e noto che è gremita di persone, non ho mai visto una folla tale.

Ci sono uomini e donne tutti elegantemente vestiti, scorgo Elyse seduta ad un tavolo con Jules e un'altra coppia.

L'orchestra è pronta, vedo Remy vestito come un vero musicista, e non con la solita mise bretelle e camicia, che lucida i piatti. Prendono tutti posto nelle sedute e io capisco che manca poco.

Torno nel camerino e tutte le ballerine sono vestite, perfette.

Vedendole così tutte impeccabili e professionali mi dico che io non c'entro nulla con loro.

C'è anche Louise, che mi rivolge un sorriso e mi chiede < < Pronta? > >

Io le faccio un cenno del capo.

La De La Tour torna in camerino e trovandoci pronte esclama < < Andiamo! > >

Le ballerine mi sfrecciano davanti una ad una capitanate da Louise, in un coro di risatine eccitate, e io mi sento come quella sera in cui le incontrai per la prima volta, loro in gruppo compatto parlottando e ridendo mentre io le osservo ammirata.

Stavolta però, non le seguo.

Rimango pietrificata nel camerino, le mie gambe non ne vogliono sapere di muoversi, nessuna torna indietro a prendermi.

Resto un po' così, immobile, mi sfilo il cappello e lo lancio sul divano avvilita.

Mi slaccio il corpetto, indosso di nuovo il mio abito, aspetto che cominci la musica e mi azzardo a tornare nella sala da ballo.

Spingo un po' la porta, quanto basta per vedere dentro, osservo il corpo di ballo eseguire i passi alla perfezione, la folla che batte le mani, Elyse che le guarda divertita brindando con i suoi amici, al tavolo vicino al suo è seduto un piccoletto baffuto che dipinge.

Non so se tornare nel camerino, so che è lì che le ballerine andranno finita la prima coreografia, ma non voglio tornare a casa, voglio rimanere qua ancora un po'.

Decido comunque di ritornarci, mi sistemo sul divano e aspetto.

Nessuno viene a disturbarmi, da lontano sento cessare la musica e mi preparo ad incontrare le ballerine.

Passano alcuni minuti dalla fine della musica ma non arriva nessuno.

Sono quasi felice di non aver incontrato le ragazze quando la porta si apre.

< < Oh, sei qui > > dice Remy sollevato.

< < Si, pensavo fossero le ballerine > > dico concentrandomi sul pizzo del cappellino.

< < No, loro sono rimaste in sala con il pubblico > > mi spiega < < Perché non hai ballato? > > mi chiede preoccupato.

< < L'hai notato? > >

Certo che l'ha notato.

< < Certo, ma perché? > > ripete.

< < Cosa mi hai detto la prima volta che ci siamo parlati? > > chiedo.

< < Ehm, ciao? > > tenta lui.

< < Hai detto che non sono una ballerina > > dico io abbattuta.

< < Si, e tu hai passato i restanti giorni a provarmi il contrario > > mi dice avvicinandosi.

< < Io non sono una ballerina > > ammetto per la prima volta.

< < Tu l'hai notato, un musicista seduto in fondo all'orchestra, quindi l'avrebbero notato tutti > > dico triste.

< < In realtà io sto in piedi, altrimenti non ho lo spazio per i piatti > > mi corregge lui cercando di tirarmi su il morale.

Ci riesce, abbozzo un sorriso e mi appoggio allo schienale del divano.

< < Non capisco > > dice lui improvvisamente serio.

< < Cosa? > >

< < Non mi sono mai spiegato come diamine hai fatto a farti assumere date le tue limitate capacità > > mi lancia un'occhiata per sondare la mia reazione e quando nota che io non sono arrabbiata continua < < Ma questo è un altro discorso. Quello che non capisco è perché hai fatto tutto questo. > >

Io lo guardo perplessa.

< < Cioè, tu, non si sa come, sei riuscita ad entrare nel posto più esclusivo di Parigi, ti sei allenata per settimane e la sera della prima ti tiri indietro? Perché? > >

< < Io non sono una ballerina > > ripeto.

< < Lo so. Ma non sei mai stata una ballerina, quindi perché cominciare? Perché ammazzarti di prove per niente? > > chiede.

< < Qualche settimana fa incontrai le ballerine che camminavano e tutti i passanti le osservavano e lanciavano commenti di consenso > > spiego sentendomi un'idiota. < < Ho voluto essere come loro, volevo che le persone mi notassero>> ammetto.

< < Cosa? > > mi chiede lui attonito.

< < Non sono mai stata molto popolare, volevo sentirmi importante per una volta, e pensavo che diventare ballerina avrebbe cambiato le cose, ma non è cambiato niente > dico al limite delle lacrime.

< < Volevo piacere a tutti, ma sai cosa? Non piaccio a nessuno lo stesso, nessuna delle ballerine mi ha rivolto una sola parola in tre settimane, probabilmente mi odiano perché sanno che ho avuto un trattamento speciale > > continuo sconsolata.

Remy rimane spiazzato per un secondo, non credo si aspettasse di assistere alle mie confidenze quando è venuto a cercarmi.

< < Mi sono illusa che sarebbe stato bellissimo, che mi sarei sentita alla grande, invece mi sono solo sentita un continuo fallimento > > concludo.

< < Non sei un fallimento > > mi consola lui.

Io alzo gli occhi al cielo.

< < E non è vero che non piaci a nessuno > > aggiunge con la mano sulla maniglia.

< < A me piaci > > dice lui semplicemente prima di uscire dalla porta.

Note dell'autrice:

Eccoci qua, al momento "clou", spero vi piaccia come si sono svolte le cose, ci sono ancora gli ultimi capitoli finali, non finisce così, ma che ne dite? Vi sareste comportati così anche voi? O vi sareste buttati? Ho pensato molto a come concludere la storia, spero che questa opzione vi convinca! 

Intanto ancora grazie a tutti i lettori e a tutte le vostre recensioni!

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


Capitolo tredici


Mi lascia lì sbigottita a chiedermi perché sia scappato così quando capisco, la musica riparte, è il momento della seconda coreografia e lui doveva tornare a suonare.

Decido che è ora di tornare a casa, lancio un'ultima occhiata nostalgica ai vestiti ed esco.

Mi imbatto nel signor Ziedler, sperando che non mi abbia notata mi defilo verso l'uscita ma sento che mi chiama.

< < Gabrielle, aspetta! > >

Potrei far finta di non averlo sentito, ma mi ha regalato le settimane più intense della mia vita, il minimo che io possa fare è rimanere qui a subirmi la sua lavata di capo.

Mi volto verso di lui e gli rivolgo un sorriso nervoso.

< < Cos'è successo? > > mi chiede preoccupato.

< < Non ballo > > dico.

Lui lancia delle occhiate nervose alle persone che stanno visitando il Mulino e prendendomi per un polso mi porta nel suo ufficio.

Si sistema sulla sua sedia e mi fa subito cenno di sedermi.

< < Perché non ti sei presentata? Ci ho messo la faccia assumendoti > > dice nervoso.

< < Lo so e mi creda, l'avrebbe persa se io avessi ballato. L'altro giorno mi ha detto che andavo bene, ma sappiamo entrambi che mentiva, io non sono portata per la danza, avrei fatto una figuraccia e lei avrebbe perso la sua credibilità > > confesso.

Si liscia i baffi nervoso e io capisco il motivo del suo disagio.

< < Senta, non si deve preoccupare, anche se ho deciso di non ballare non dirò a nessuno che sono sua figlia > > gli spiego cercando di risultare risoluta.

< < E' questo che pensi? > > mi chiede dopo qualche minuto < < Credi che io sia preoccupato che tu lo racconti a tutti? > >

Non capisco, non gli importa?

< < Si, per questo mi ha assunta. > >

< < Gabrielle, quando ti sei presentata nel mio ufficio con quella specie di assurdo ricatto non ho accettato perché avevo paura che tu dicessi la verità > > nota che non capisco così continua < < Sapevo che prima o poi saresti saltata fuori, non avrei mai immaginato che l'avresti fatto in circostanze del genere, ma sono stato contento di incontrarti e ho accettato perché volevo stare un po' con te > > dice evitando il mio sguardo.

< < Con me? > > chiedo stupita.

< < Volevo conoscerti, vedere come ti ha cresciuta Marie > > ammette.

< < Una pazza che ricatta la gente > > riassumo io.

< < Non sei pazza > > dice lui divertito < < Anzi, credo che tu abbia avuto un bel coraggio e un bella faccia tosta per fare quello che hai fatto, sei molto simile a tua madre. > >

< < Non lo dica troppo forte, lei potrebbe rimanerci male. > >

< < Sono sicuro che è molto orgogliosa di te > > dice lui fiero.

Si, lo è perché ha creduto che per una volta tanto avrei combinato qualcosa di buono e invece ho gettato la spugna.

< < Ho fatto il tifo per te sai, Gabrielle > > continua lui < < Ho veramente voluto che tu riuscissi a ballare bene, per questo ti ho mandato Louise. > >

L'ultima frase mi colpisce in pieno petto come un calcio.

< < L'ha mandata lei? > > chiedo con voce strozzata.

< < Si, le ho chiesto di darti una mano > > risponde lui tranquillo.

Perfetto, l'unica amica che credevo di aver trovato è in realtà stata mandata da mio padre, di bene in meglio.

< < Ti ha aiutata, vero? > > si assicura lui.

< < Si, ogni pomeriggio > > dico io.

Rimaniamo un po' in silenzio, lui non mi congeda e io non so come andarmene.

< < Ho davvero amato tua madre, lo sai questo? > > mi chiede sincero all'improvviso.

Non mi aspettavo una tale domanda.

< < In realtà no > > ammetto < < Lei non ha mai voluto parlarmi di lei, mai una parola. > >

Lui non sembra ferito o deluso.

< < Non mi stupisce. > >

< < Perché non è rimasto? > > chiedo senza riuscire più a tenermi dentro questa domanda.

Lui rimane spiazzato per un attimo e poi risponde.

< < Ero incastrato in un fidanzamento combinato dalla mia famiglia, sai, io ero ricco, lei anche… > >

< < E mia madre era povera > > lo interrompo io.

< < Non mi è mai importato della ricchezza, ho scoperto di essere promesso a Lucille quando già frequentavo tua madre, è stata lei a lasciarmi quando ha saputo del fidanzamento. > >

< < Sapeva di me? > > chiedo.

< < Lo sospettavo, ma quando l'ho chiesto a Marie lei ha negato, è molto testarda > > dice con una risatina nostalgica.

< < Abbiamo avuto una vita orribile, lo sa questo? > > gli chiedo con il preciso intento di farlo sentire in colpa.

< < Lo so > > dice con sguardo colpevole < < Mi offrii di darle del denaro ma si rifiutò > >

< < E con questo non intendo dire che cercai di comprarla per il suo silenzio > > aggiunge lui in fretta per evitare che io possa fraintendere.

< < Lo so, da quel poco che la conosco so che non è il tipo > > ammetto.

< < Ci rivedremo? > > mi chiede lui mentre mi alzo per andarmene.

< < Si, credo di si > > dico io convinta.





Torno a casa e trovo la mamma che armeggia con lo scialle.

< < Oh Gabrielle, scusa, non ho fatto in tempo, mi hanno chiesto di lavorare di più all'auberge e non ho potuto rifiutare, poi la vicina si è rifiutata di badare a Coralie e io non sapevo cosa fare> > dice prima di rendersi conto che sono tornata troppo presto.

< < Perché sei già a casa? > > mi chiede anche lei preoccupata.

< < Non ho ballato > > dico io.

< < Cosa? Perché? > >

Mentre camminavo fin qua ho deciso che le dirò tutto quindi mi preparo per la mia confessione.

< < Mamma, c'è una cosa che devo dirti, ma ti prego, mentre la racconto tu non devi arrabbiarti e non devi commentare, altrimenti temo che non ce la farò a spiegarti tutto > > mi assicuro io facendola sedere su una sedia.

Ignorando il suo sguardo perplesso comincio.

< < Il proprietario del Moulin Rouge si chiama Charles Ziedler > > al suono di questo nome l'espressione della mamma si trasforma in puro sgomento < < La zia Clementine mi ha confessato che lui è mio padre, così io mi sono presentata lì e gli ho chiesto di essere assunta, e che in cambio avrei mantenuto il segreto. Lui ha accettato e io ho cominciato a provare con le ballerine, e il pomeriggio con Louise, ma ho capito di essere negata per la danza, così stasera ho deciso di non ballare > > riassumo aspettando nervosa la sua reazione.

Lei guarda nel vuoto e io capisco che sta unendo tutti i punti.

Alza lo sguardo, mi guarda e poi torna a fissare il pavimento.

A un certo punto scoppia in una risata che mi lascia del tutto sbigottita.

E' una risata nervosa, quasi isterica.

< < Ehm, mamma, ti senti bene? Devo andare a prendere l'unguento? > > chiedo, non vorrei che le venisse un esaurimento.

< < Mon Dieu, Gabi, per anni ti ho tenuta segreta l'identità di Charles perché avevo paura che tu potessi rivoltarti e dare vita ad uno scandalo > > dice scossa dalle risate.

Io la guardo incredula, cosa c'è di così divertente?

< < Poi tu lo scopri e lo ricatti per diventare ballerina > > continua sempre ridendo.

< < Sei arrabbiata? > > chiedo cauta.

< < No! Sono stupita > > dice pensandoci un attimo.

< < Da cosa? > >

< < Tu sei impulsiva, fai le cose senza riflettere > > dice smettendo di ridere < < Pensavo che avresti reagito in uno dei tuoi modi stravaganti, che avresti smosso mari e monti per rovinargli la vita e ci avresti messo nei guai. Invece hai usato quest'informazione per realizzare qualcosa a cui tenevi, hai sfruttato la situazione a tuo vantaggio, hai usato l'ingegno. Sei stata astuta > > conclude ammirata.

< < Quindi non sei arrabbiata che lo abbia ricattato? > > chiedo per essere sicura.

< < No > > conferma lei.

Tiro un sospiro di sollievo e crollo anch'io su una sedia.

< < Quindi lo hai incontrato? > > mi chiede all'improvviso seria.

< < Si, è gentile > > ammetto io.

< < Ha detto che siamo uguali > > aggiungo per stuzzicarla.

< < E' vero > > concorda lei.

< < Perché non l'hai mai detto a nessuno? Di me, di voi? > > chiedo.

< < Lasciarlo andare mi ha spezzato il cuore. Ho pensato che se non lo raccontavo a nessuno sarebbe stato come se non fosse mai successo > > racconta lei con gli occhi lucidi.

< < Quando abbiamo cominciato a frequentarci la mia famiglia era così felice, avrei potuto avere una vita comoda, di agi, ma una volta scoperto del suo fidanzamento ho capito. Non avrei mai avuto quella vita, non avevo nessuna chance, io la figlia di un pescivendolo non potevo competere con una ragazza ricca > >

Mentre mi racconta la storia provo un infinito affetto per la mamma e realizzo che molto probabilmente il suo perenne malumore deriva dall'aver perso l'amore della sua vita.

In silenzio faccio il voto solenne di non lamentarmi mai più del suo caratteraccio.




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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***





Capitolo quattordici




Trascorro il resto della serata ad ascoltare i racconti della mamma e Charles, di come lei l'ha corteggiata e di quanto fosse gelosa la zia Clementine.

< < Avevi ragione > > le dico io.

< < Riguardo a cosa? > >

< < Sul fatto che fare la ballerina fosse solo un altro dei miei sogni assurdi > > confesso imbarazzata.

< < Io non trovo > > mi contraddice lei < < Questo lo hai realizzato, ho visto quanto duramente ti sei impegnata e sei stata a due passi dal ballare veramente, non sono state solo parole al vento. > >

Io ci penso un attimo. Ogni volta che mi è saltato in mente di fare qualcosa ho cambiato idea nel giro di due giorni, stavolta ho retto fino alla fine.

< < Di solito ti arrendi subito senza neanche provarci > > dice lei leggendomi nel pensiero < >

< < Non proprio fino in fondo > > la correggo io.

< < Secondo me si. Ti eri messa in testa di fare la ballerina e hai impiegato tutte le tue forze per riuscirci, ma poi hai capito che non è la strada che fa per te e hai avuto il coraggio di ammetterlo. > >

Consolata dalla sua saggezza l'abbraccio e vado a letto.


Mi basta appoggiare la testa sul cuscino che crollo in un sonno profondo, come non mi capitava da settimane.

Dormo fino al pomeriggio dopo, mi sembra di non dormire da secoli.

Mi alzo dicendomi che non ho più niente da fare ormai, quando mi ricordo di avere ancora una questione in sospeso.

Afferro la sacca all'ingesso ed esco senza dire una parola.

Busso alla porta e aspetto.

Louise viene ad aprirmi dopo qualche minuto.

< < Gabrielle ciao > > dice lei stupita.

< < Ti ho riportato i vestiti. Tutti sistemati > > dico secca.

< < Grazie. Ma cos'è successo ieri? > > mi chiede lei preoccupata.

< < Il signor Ziedler ti ha detto di aiutarmi > > dico io senza curarmi di rispondere alla sua domanda.

Lei sembra imbarazzata < < Vuoi entrare? > > mi chiede infine.

La sua casa è molto semplice, come la mia. Una stanza da giorno con un piccolo angolo cucina e due porte, una per il bagno e una per la camera.

Mi sistemo su una sedia senza che lei mi inviti ad accomodarmi.

< < Ti ha mandata lui da me > > ripeto.

< < Si > > confessa lei.

Anche se lo sapevo la sua risposta mi fa comunque male. Mi sento stupida, ho creduto che almeno una delle ballerine mi avesse accettato, e invece era al servizio di mio padre, e io le ho anche rammendato tutti quei vestiti gratis.

< < E io che pensavo che fossimo amiche > > ammetto imbarazzata.

Lei si sistema su una sedia vicino a me e mi dice < < Gabrielle lo siamo! > >

Quando vede che non le credo aggiunge < < Ziedler mi ha solo chiesto di aiutarti un po' durante le prove, niente di più, non mi ha detto di diventare tua amica, e comunque ti avrei aiutata in ogni caso. > >

Io la guardo scettica.

< < E' la verità. Le prove del pomeriggio sono state una mia idea. > >

< < Cosa ci hai guadagnato? > > chiedo.

< < Niente>> risponde lei meravigliata dalla mia domanda < < Il signor Ziedler me l'ha chiesto come favore, non ho voluto niente in cambio. > >

Ci penso un po', a tutti quei pomeriggi sacrificati per darmi una mano, le confidenze e gli sguardi di sostegno, e alla fine decido di crederle.

< < Bé, hai evitato di pagare la sarta per un po' > > dico con un tono divertito per farle capire che non sono arrabbiata.

< < E' vero > > risponde lei con una risatina.

< < Allora, mi vuoi spiegare perché diavolo non hai ballato con noi ieri? > > ripete la domanda sapendo di ottenere una risposta stavolta.

< < Non sono una ballerina > > dico facendo spallucce.

< < Sono una frana, ammettilo. > >

< < Bé, io ci ho provato > > mi dice facendomi un sorriso.

Il fatto che non si sia neanche sforzata a smentirmi non fa che rendermi ancora più convinta che ieri io abbia fatto la scelta giusta non presentandomi.

Ci salutiamo e quando siamo sulla porta Louise mi dice < < A proposito, ricordati di passare al Moulin per l'assegno > >

< < Cosa? > > chiedo sbigottita.

< < Anche se hai lasciato il corpo di ballo hai comunque ballato tre settimane, ti vengono pagate > > mi spiega lei.

< < Ok, grazie > > rispondo.

Non pensavo che sarei stata pagata, sono proprio curiosa di scoprire quanto ho guadagnato.


Esco dal Moulin atterrita.

E' ufficiale, le ballerine fanno la fame. E io che pensavo che facendo questo mestiere sarei diventata ricchissima.

Ancora con gli occhi fissi sull'assegno sento un profumo familiare.

< < Allora, mi inviti a cena? > > mi chiede Remy.

< < Ma tu vivi qui? > > lo prendo in giro io.

< < Sono passato a prendere la paga anch'io > > mi dice dandomi una gomitata.

< < Hai visto che miseria? > > mi lamento io.

< < Cosa ti aspettavi? Ci sono dieci ballerine, non possono mica pagarvi una fortuna > dice lui come se fosse ovvio.

< < Bé, per me è troppo poco. > >

< < E io cosa dovrei dire? Nell'orchestra siamo in settanta, fai un po' il conto di quanto guadagno io. > >

Io lo guardo e anche se non mi metto a fare il conto a mente so già che è ancora meno di quanto hanno pagato me.

< < Ci credo che vivi sopra la bettola >> dico divertita.

< < E ci vivo con mio padre, pensa se ero da solo > > ammette lui con un sorriso.

< < Allora > > comincio io, non so da dove cominciare, vorrei chiedergli se ieri sera era serio quando mi ha detto che gli piaccio ma lui mi precede.

< < Stasera sei libera? > > mi chiede.

< < Ehm, si > > rispondo colta di sorpresa.

< < Alcuni ragazzi dell'orchestra fanno una serata in un locale vicino al molo, vieni con me? Ti passo a prendere > > mi chiede lui tranquillo.

< < Si, ok > > rispondo emozionata.

< < Parfait > > dice lui contento, mi schiocca un bacio sulle labbra e corre via lasciandomi lì impietrita.

Dentro di me tanti omini hanno cominciato a ballare il can-can e saltellando mi avvio verso casa, sono talmente emozionata che prendo la rincorsa, appoggio le mani a terra e mi sollevo.

Atterro in piedi e un'anziana signora con un cesto di mele mi guarda divertita.

Sono riuscita a fare la ruota.

Soddisfatta continuo a saltellare felice quando mi dico che c'è un'ultima fermata da fare prima di tornare a casa.

Suono alla porta di Elyse e Jules viene ad aprirmi.

< < Gabrielle > > sembra sorpreso di vedermi.

< < Tua moglie c'è? > > gli chiedo senza preoccuparmi di salutarlo.

< < Vedo > > mi dice prima di sbattermi la porta in faccia.

Mi siedo sugli scalini aspettando quando sento la voce di Elyse alle mie spalle.

< < Ciao > > mi dice venendo a sedersi vicino a me.

< < Come va? > > chiedo, non voglio cominciare io a scusarmi, spero faccia lei il primo passo.

< < Non hai ballato ieri > > mi chiede.

E' la quinta persona che mi rivolge questa domanda negli ultimi due giorni, ormai non dovrei essere stupita.

< < Infatti, è stata un'idea assurda, le hai viste le ballerine, io avrei fatto la figura dell'idiota > > dico rapida.

< < Io non credo > > dice lei.

< < Ma > > balbetto io.

< < Le ho viste, non credo abbiano niente in più di te > > confessa lei sincera.

< < Elyse > > comincio io colpita.

< < Scusa > > continua lei < < Non avrei dovuto dire quelle cose sulle ballerine, ma ero gelosa > > dice quasi sussurrando l'ultima parola.

Non mi sembra il momento di dirle che lo avevo capito perfettamente così la lascio parlare.

< < E avevi ragione, ti ho sempre trattata male > > mi lancia un'occhiata colpevole.

< < Ma, ho sempre saputo che tu eri migliore di me e, trattarti male mi faceva stare meglio ,non so se questo abbia senso > >

< < Ha senso > > la consolo io.

< < Quando mi hai detto di essere diventata una ballerina ho capito che avevo sempre avuto ragione, che tu sei speciale, io invece mi sono sposata con il primo che mia ha corteggiata, che neanche mi piaceva, e mi annoio a morte > > ammette lei.

Scoprire che Elyse trova il marito rivoltante tanto quanto lo trovo io mi da una gran soddisfazione.

< < Jules non è male > > la prendo in giro io.

Lei mi rivolge uno sguardo allibito < < E' viscido, ieri non ha smesso di fare il filo ad una ballerina, proprio sotto ai miei occhi > > confessa giocando con un braccialetto.

All'improvviso ho un'idea < < Stasera vado ad una serata con dei musicisti, vieni con me > > le propongo.

< < Sul serio? > > mi chiede lei rianimandosi < < E cosa dico a Jules? > >

Io ci penso su un attimo e le rispondo < < Digli che vieni a fare il giro dei bar con me!>

Lei ride e mi dice < < Ma no dai, già ti detesta abbastanza così > > dice coprendosi la bocca con la mano pentita di esserselo lasciata scappare.

Io mi fingo offesa a morte e le dico < < Credo che sopravviverò. > >







Note dell'autrice:

Eccoci qua, all'ultimo capitolo prima del mio solito piccolo epilogo...  Come avrete capito, il cancan del titolo c'entra ben poco, in realtà questa storia parla semplicemente di una ragazza che scopre se stessa e si accetta così com'è, capendo di non aver bisogno di fingersi altro per essere apprezzata... Ringrazio ancora tutti i lettori, ci vediamo fra pochi giorni per l'epilogo!

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Capitolo 15
*** Epilogo ***



Epilogo



Sono passate due settimane dall'apertura del Moulin Rouge e dal mio mancato esordio come ballerina.

Ero così preoccupata di cosa avrei fatto della mia vita e invece ci ho messo due giorni a trovare una soluzione.

Il lunedì dopo il giorno di paga sono tornata al Mulino, sono andata dritta all'ufficio di mio padre, ho bussato e senza neanche aspettare il permesso sono entrata.

Mi sono seduta sulla solita sedia cogliendolo di sorpresa e gli ho fatto una proposta.

Lui ci ha pensato un po', mi lanciava delle strane occhiate ma alla fine ha acconsentito.

Sono corsa a casa ad annunciare la notizia alla mamma che per poco non sveniva per davvero.

< < Tu ed io? Sarte personali delle ballerine del Moulin Rouge? > > mi ha chiesto meravigliata.

< < Si > > le ho confermato io fiera.

< < Come ti è venuta questa idea? > >

< < Sistemando i vestiti di Louise, erano ridotti malissimo, con tutte quelle giravolte la stoffa si scuce facilmente così ho capito > > ho spiegato io.

< < Questa è l'idea migliore che tu abbia mai avuto! > > mi ha detto lei meravigliata.

Adesso la mamma ed io passiamo le giornate a cucire i vestiti di scena delle ballerine e dei musicisti, non ci pagano tantissimo ovviamente, ma quanto basta perché la mamma potesse finalmente lasciare il lavoro alla bettola.

Ovviamente lei non è mai andata di persona al Moulin per ritirare i vestiti, ci vado sempre io, e per il ritorno mio padre mi fa sempre trovare una carrozza affinché io non debba trasportare tutti quegli abiti a piedi fino a casa.

La serata con i musicisti è stata divertentissima, ho indossato di nuovo il vestito della zia e Remy è passato a prendermi porgendomi una margherita.

< < L'ho rubata nel giardino qui a fianco > > ha ammesso col suo solito tono tranquillo.

E' rimasto un po' deluso quando gli ho detto che avevo invitato anche Elyse, ma lei ha trascorso tutta la sera con i musicisti quindi alla fine siamo rimasti comunque soli.

Mi sono messa a ballare in mezzo al locale e la mia migliore amica ed alcune ragazze mi hanno imitata, alla fine tutti battevano le mani e ci incoraggiavano, non mi sono mai divertita tanto.

Remy mi ha riaccompagnata a casa e abbiamo lasciato lì Elyse che proprio non ne voleva sapere di andare via. Qualche giorno dopo ho ricevuto una sua lettera in cui raccontava di essere scappata a Bruxelles con un trombettista, non potrei essere più contenta per lei.

< < Qualcuno dovrebbe spiegarti come funzionano i rendez-vous > > mi ha detto Remy prendendomi per mano mentre tornavamo a casa.

< < Perché? > > ho chiesto io dicendomi di averla di nuovo fatta grossa.

< < Portare la migliore amica di solito non è previsto > > mi ha spiegato lui.

< < Era così triste > > ho detto io in mia difesa.

< < Ma la prossima volta ti prometto che saremo da soli > > mi sono affrettata ad aggiungere.

< < Chi ti ha detto che ci sarà una prossima volta? > > mi ha punzecchiata lui.

< < Bé, io > > ho farfugliato in preda al panico.

Lui ha fatto una risatina e mi ha dato un bacio. Un bacio vero, come non me ne avevano mai dati.

Avrei fatto un'altra ruota ma avevo paura di rovinare il vestito della zia, inoltre lui avrebbe avuto la prova definitiva che sono pazza, e vorrei stare con lui ancora un po' prima che lo scopra.


Mi è capitato più volte di incrociare Lucille, la moglie di mio padre, credo sia imparentata con Eglantine, ha l'espressione di una che ha messo i piedi nello sterco di cavallo.

La prima volta che l'ho vista ho pensato “E mia madre sarebbe stata scaricata per lei?”

Voci di corridoio, cioè Josephine, la sguattera che incontrai il primo giorno al Moulin, dicono che sia molto cagionevole, si ammala facilmente e viene spesso ricoverata in costosi centri medici in Italia.

Ho pensato molto a mia mamma e a Charles, entrambi mi hanno detto la stessa cosa, che erano innamorati pazzi e che erano felici insieme e io non posso fare a meno di sentirmi triste se ci penso, soprattutto adesso che sto con Remy.

Ho un nuovo scopo nella vita: far tornare insieme i miei genitori. Non solo perché la mamma merita finalmente un po' di felicità, e la vita che le era stata promessa, ma anche perché sono stanca di vivere come una miserabile.

Mentre la guardo riattaccare un bottone al gilet di un musicista e allontanarsi i capelli dagli occhi con uno sbuffo faccio una promessa.


Se Lucille non se la porta via la tisi, provvederò io stessa metterle dell'arsenico nel vino.






Fin







note dell'autrice:

Ecco qua, il mini epilogo del mio racconto. Spero vi sia piaciuto, ancora un sentito grazie a tutti i lettori!

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