Amore suicida

di Lady_purosangue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Basta non pensare ***
Capitolo 3: *** Non pensavo di esserne capace ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***



Prologo



Un nuovo inizio



Tutto si supera...basta non fermarsi

Anonimo


" Sono più di dieci anni che aspetto questo momento.
Finalmente sarò libera di scegliere quello che vorrò essere, e io non ho nessun dubbio.
Diventerò un' INTREPIDA.
Non mi interessa se la mia famiglia mi considererà come morta, ma io non ci posso fare niente; l'ho sempre saputo che non sarei restata qui.
Mi sento fuori posto, odio dover discutere di scienza, letteratura o qualunque altra cosa.
Sono una ribelle, amo l'azione, adoro quella sensazione tra l'ansia e il divertito che si prova ogni volta che salto da un treno in corsa.
Eric dice che siamo nati per essere intrepidi, siamo drogati d'adrenalina e non potremmo fare altro che metterci nei guai.
Forse ha ragione, forse noi siamo delle anime libere che nessuno può domare.
Domani la mia vita cambierà, ne sono sicura, diventerò una persona migliore"

Il suono del telefono mi porta alla realtà.
Alzo lo sguardo ma non mi muovo dal divano, so esattamente chi sta chiamando, è sempre così.
Una sera si e l'altra no, mi ritrovo a cenare da sola.
Dara esce dalla sala da pranzo e alza la cornetta.
I capelli color del grano sono raccolti dietro la testa come sempre, gli occhi color cioccolato mi guardano con tristezza e comprensione, ma ai lati della bocca pallida si formano due pieghe che somigliano ad un sorriso.
Sono così persa nei miei pensieri che nemmeno mi rendo conto che poggia la cornetta; scuoto la testa per togliermi quell'espressione inebetita dal volto e quasi mi viene da ridere se penso a come dovevo essere pochi secondi fa.
" anche questa sera sei da sola. Tuo padre è in riunione mentre tua madre è bloccata in redazione " dichiara sedendosi sul divano e mettendomi una mano sulla spalla.
Una risata amara mi affiora alle labbra poi aggiungo pacata: " per meglio dire mio padre sta avendo effusioni amorose con Jeanine, mentre mia madre gira per le strade ubriaca e senza meta. "
Dara allontana la mano dalla mia spalla e afferma: " mi dispiace ma devi andare a casa. Cara è al lavoro e Will è a casa da solo, non voglio rischiare che bruci casa per mangiare."
Un sorriso compare sulle mie labbra e due fossette si formano ai lati della bocca.
Dara si alza e mentre sta per uscire dalla porta scatto in piedi e l'avvolgo in un abbraccio.
Dopo alcuni secondi aggiungo: " mi mancherai ", i miei occhi argento sono pieni di lacrime ma nessuna goccia salata bagna le mie guance rosate.
Piangere significa essere deboli.
Deboli essere come mia madre.
E io non sono come mia madre.
" ti ho sempre considerato come una madre " aggiungo.
Si allontana leggermente da me e, accarezzandomi i capelli platino, risponde: " da questo devo desumere che hai fatto la tua scelta. Ero sicura che te ne saresti andata; questo posto non ha mai fatto per te"
Respiro il profumo di lavanda che impregna i suoi vestiti, poi mi allontano e guardandola negli occhi le chiedo: " mi verrai a trovare? "
" certo " risponde con la voce dolce che solo una madre può avere.
Mi stacco da lei e poi le dico ridacchiando: " vai da Will o ti ritroverai con un forno come casa! "
Sorride e due profonde rughe le solcano la guancia.
Si volta e sento i suoi passi leggeri percorrere il corridoio, poi il portone si richiude.
Mi siedo al tavolo da pranzo; non ho fame ma mi costringo a mangiare del pesce, mentre alla televisione trilli la voce di una presentatrice che espone le novità del giorno.
Dannati Eruditi!
Ma perché non trasmettono cose più interessanti, come serie tv poliziesche o incontri di pugilato?
E soprattutto, perché mangiano SOLO pesce?
È da quando sono nata che mi nutro di animali aquatici, capisco che avendo fosforo facciano bene alla mente, ma ormai ci manca poco che metto pinne, branchie e inizio a nuotare nel lavabo.
Incomincio a ridere a crepapelle immaginando il mio volto appiccicato ad un corpo di pesce.
Dai pensieri deliranti che mi girano in testa capisco che è meglio andare a riposare.
Spengo la televisione e salgo velocemente le scale Mi sdraio sotto le coperte in seta azzurra ma sono troppo agitata per addormentarmi, mi giro e rigiro nel letto fino a quando mi accorgo di essermi aggrovigliata in un bozzolo di coperte che mi fa assomigliare ad una falena che nasce.
Mi alzo e appoggiandomi alla parete guardo la città fuori dalla finestra; è passata mezzanotte e tutte le luci sono spente, tutte tranne quella del quartiere degli Eruditi.
Secondo Jeanine non dobbiamo perdere nemmeno un minuto a nostra disposizione per le ricerche scientifiche e letterari, ma a me sembra una grande scorrettezza nel confronto delle altre fazioni; insomma, gli Intrepidi potrebbero festeggiare tutta la notte mentre allo scoccare del dodicesimo rintocco devo smontare baracca e burattini, ma non sono i soli, per esempio i Pacifici riderebbero e strimpellerebbero i loro benjo più a lungo o i Candidi discurerebbero di leggi; ma questo non è possibile.
Da un' anno a questa parte, cioé da quando Attila II - alias Jeanine Matthewe- è salita al potere tutto è cambiato.
Gli Eruditi stanno prendendo più potere rispetto alle altre fazioni, ma la cosa peggiore è che nessuno sembra accorgersene.
Sento il portone aprirsi, deve essere mia madre.
Mi stendo chiudendo gli occhi.
Sento i suoi passi leggeri salire le scale, singhiozza, ma si sforza di fare meno rumore possibile; è successo ancora, mio padre l'ha ferita di nuovo, giuro che un giorno gliela farò pagare.
La porta della camera si apre e un filo di luce mi stuzzica gli occhi ma mi sforzo di restare immobile.
" Buonanotte piccola mia. Domani fai la scelta giusta." Sussurra mia madre dandomi un bacio sulla fronte.
L' odore di alcol penetra nelle mie narici, è così forte che faccio fatica a respirare.
Delle lacrime salate mi cadono sulla pelle, la porta si richiude e scaccio via le gocce salate, poi mi giro dall'altra parte.
Elimino ogni ricordo dalla mente e dopo poco entro in un sonno profondo.

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Capitolo 2
*** Basta non pensare ***




Basta non pensare


non possiamo scegliere da dove veniamo,
ma possiamo decidere dove andare da li in poi
Noi siamo infinito


Il sole sta salendo sul cielo terso e proietta i suoi raggi luminosi per tutta la stanza.
Sbatto ripetutamente le palpebre e dopo alcuni secondi i miei occhi argentei si abituano alla luce.
Mi alzo dal letto e corro velocemente in bagno, dopo almeno quindici miniti risorgo dai meandri della stanza e ritorno in camera mia.
Un vento fresco entra nella stanza e fa ondeggiare le tende blu; non avevo aperto le finestre prima di uscire e so con sicurezza chi è stato, Eric sembra avere un dono per scassinare porte e lucchetti, ma nonostante sia molti anni che tento di comprendere come faccia continuo a navigare nel buio più totale.
Mi precipito alla finestra e mi sporgo leggermente sul davanzale ma non scorgo nessuna figura familiare.
Richiudo le finestre e voltandomi verso il letto noto una scatola color ambra.
Mi siedo sul letto ed estraggo un bigliettino che è appeso al pacchetto regalo.

" Tanti auguri Guerriera!
Spero ti piaccia.
Eric"


Un sorriso mi si dipinge sulle labbra; sono stata così occupata a pensare al test attitudinale che non mi sono ricordata del mio compleanno.
Apro la scatola e ne tiro fuori un vestito a tubino lungo fino al ginocchio.
Ha le maniche corte e una strana scollatura piatta che si piega su se stessa allungandosi verso destra.
E sulla stoffa scaccata blu e nera sono applicati dei grandi bottoni in velluto nero che percorrono il lato sinistro.
È un vestito stupendo e sembra fatto apposta per me, il nero e il blu che si mescolano sono come gli Intrepidi e gli Eruditi che convivono in me.
Non ho fame quindi non scendo fino a pranzo ed impiego le poche ore mattutine per prepararmi alla cerimonia.
Indosso il vestito di Eric e tiro i capelli indietro con l'ausilio di un nastro blu.
Ma prima di scendere prendo il mio diario e incomincio a scrivere:


" Oggi è il giorno.
Finalmente sarò libera di pensarla come voglio; li farò soffrire forse ma non mi interessa.
Tanto l’ho sempre saputo che il mio compito è deludere la mia famiglia.
E poi svolgerlo è diventato molto più semplice mano a mano che gli anni passano.
Se riesci a reprimere il senso di colpa, o addirittura a cancellarlo, è molto semplice.
E ti diverti.
Perché ho sempre saputo che mia madre e mio padre avevano già scritto la mia vita nel momento in cui sono venuta alla luce, indipendentemente da quello che volessi io.
Ho impiegato anni a capire chi sono le persone a cui voglio bene, e tra loro non figura la mia famiglia.
Forse lo faccio solo perché non sono una loro proprietà e perché non lo sono mai stata.
E’ per questo che la fazione degli Eruditi è la prima che escludo dalla scelta."



Chiudo il diario e sento l'agitazione invadermi.
La mia vita sta per essere stravolta, abbandonerò tutto quello che mi è familiare.
Non mi dispiace più di tanto, almeno, non dovrò più vivere come se queste cose mi piacessero.
Mi reco in sala da pranzo e trovo mia madre intenta a servire il pranzo, appena mi vede mi saluta sorridendo e posa i piatti che ha tra le mani sul tavolo.
Mi siedo accanto a mio padre che da quando sono arrivata non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo.
" Non ho mai visto quel vestito " sentenzia mio padre dopo aver mangiato alcuni bocconi.
" che acuto osservatore! " Lo derido giocando con il cibo che ho nel piatto.
Mia madre alza lo sgardo e puntando gli occhi stanchi su di me mi rimprovera : " non dovresti parlare così a tuo padre. "
Ignoro spudoratamente le suo parole e continuo come se nulla fosse, poggio la testa sulla mano sinistra e voltandomi verso mio Padre aggiungo : " diversamente da voi Eric mi ha fatto un regalo per il mio compleanno che se non ricordate è oggi"
" Non mi piace quel ragazzo " se ne esce, poi dopo un minuto di silenzio e poi ordina a mia madre di andare a prendere le scarpe di pelle beje che mi ha comprato la scorsa settimana.
" cos'hanno che non va i miei anfibi? " sbotto.
" Non sono consoni al tuo abbigliamento " risponde serio.
Gli scocco uno sgardo colpevole ma non protesto e mi slego lentamente gli anfibi, poi li lascio cadere pesantemente a terra.
Mentre mi appresto ad uscire seguendo mia madre , mio padre mi prende il braccio e dice: " Fa quello che devi fare, ma ricorda che se getterai vergogna su questa famiglia e su di me potrai scordarti di avere un padre".
"Ah, bene. Siamo passati alle minacce!" Esclamo sorpassandolo e prendendo la borsa dove ho messo il mio diario e alcune foto rubate in soffitta.
"Hai così paura che io me ne vada?" Sibillo andando verso la porta.

***

Quel viaggio in macchina fu estenuante. Nessuno osa fiatare e io sono tesissima. Quando arrivo nel luogo dove si tiene la Cerimonia della Scelta ho le mani che mi tremano e il cuore che minaccia di sfondare la cassa toracica. No, non ce la farò.
Collasserò in ascensore.
Quando ci piazzamo davanti a quell’arnese infernale il mio cuore perde un battito. Dovrò stare pressata tra una decina di persone. Ma se l’alternativa sono venti piani a piedi, si può fare.
Ci sono dei sedicenni con i loro genitori. I più sembrano sicuri, ma vedo un paio di Pacifici, che a occhio e croce devono essere fratelli, che sono agitati quanto me.
Quando arriviamo in cima, esco fuori, inspirando aria fresca come se non ne avessi mai avuta nei polmoni. Mi posiziono nel cerchio destinato ai sedicenni che dovranno scegliere e vedo mio padre e mia madre posizionarsi nella parte destinata agli Eruditi.
Quest’anno sarà quella stronza di Jeanine a pronunciare il discorso; la persona che odio di più al mondo e che è la causa delle più grandi sofferenze di mia madre assisterà al mio grande passo.
Quando inizia a recitare il discorso io non ascolto, non è importante e poi non ci si può fidare di una persona falsa come lei, che è riuscita ad abbindolare anche mio padre con le sue parole fievoli.
Guardo le gigantesche coppe davanti a me.
Acqua, carboni, vetro, terra o pietre? Gli Eruditi gli escludo a prescindere, i Candidi non lo so. Sono sempre stata schietta e senza peli sulla lingua, ma c'è qualcosa, nel dire sempre e costantemente la verità, che non mi piace. Dove sarebbe la privacy, se sei costretto a dire a tutto ciò che pensi? Abneganti nemmeno morta; io non sono per niente solidale con gli altri.
Pacifici invece è come pretendere che un iceberg non si sciolga nel deserto. Poi ci sono gli Intrepidi, i ragazzi che si vestono di nero, hanno tatuaggi e piercing e che saltano da un treno in corsa.
Liberi.
Guardo Eric, che è un paio di persone dopo di me. Lui sa che diventerà un Intrepido.
E lo sarò anche io.


***

Ci vuole poco per arrivare al mio nome. Quando Jeanine mi chiama mi alzo, poi mi porge il coltello, indugio un po’ sulle coppe.
Mi taglio la mano e faccio gocciolare un po’ del mio sangue sui carboni. Sono un’Intrepida.
Gli occhi di mio padre si fanno gelidi per un istante, per poi tornare a trasudare la più pura indifferenza, mentre mia madre incomincia a singhiozzare.
Mi avvio verso gli Intrepidi, dove noto Eric.
Sembra sollevato.
"Te l’avevo detto che sarei venuta qui." Dico ridendo. "Non ne dovevi dubitare. Ti sembro un’ Erudita?". Aggiungo fingendo di essere seria.
Eric ride di gusto e poi risponde: "non avevo dubbi, non ti ci vedo con occhiali e camice."
La Cerimonia della Scelta finisce quando Annie Saimon decide di cambiare linea scegliendo gli intrepidi e abbandonando la sua fazione, i Candidi.
Allora gli Intrepidi escono dal grattacielo correndo.
Corro anche io.
Dagli Eruditi sarebbe un gesto irrazionale e illogico e, perciò, non sarebbe stato necessario farlo.
Ma io lo faccio per puro piacere, per spingermi al massimo.
Per sentirmi libera.
Poi arriviamo sui binari dove passa il treno in corsa.
"E’ un’autentica figata!". Esclamo rapita.
"Ma sei pazza?! E’ una missione suicida!". Esclama una Candida vicino a me. Ha i capelli rosso scuro, che disegnano onde delicate lunghi fino alla vita e occhi verde smeraldo.
"Beh, se tutti gli Interni sono ancora qui, credo che noi sopravvivremo".
Rispondo.
"E poi basta non pensare!" Aggiungo, mentre il treno si avvicina.
Prendo uno slancio, senza pensarci, e mi ritrovo ad aggrapparmi alla maniglia del treno, troppo poco forte per atterrare direttamente nel vagone.
Eric mi dà una mano, lui ha centrato il vagone.
"Divertente!" Esclama la Candida vicino a me. "Ah, io sono Annie." Si presenta tendendo la mano.
La stringo rispondendo "Ignis" . "E lui è Eric." Riprendo, pestando il piede al ragazzo per attirare la sua attenzione.
"Si, piacere..." risponde scontroso.
"E’ un po’ misantropo..." Ridacchio con un sorriso, scoccandogli un’occhiataccia.
"Voi siete..." Sta per dire la rossa.
"NO! Lui è solo mio amico!" Mi ritrovo quasi ad urlare.
Non ho mai pensato a Eric in quel senso. È sempre stato il mio migliore amico, l’unica persona con la quale posso lasciar perdere la mia maschera di ribelle asociale.
"Ah, okay." Rispode con un sorriso eloquente.
Passo un po’ di tempo a guardare fuori dal finestrino del vagone il paesaggio che si alterna. A dire la verità non sono mai stata su un treno, da noi si usano le macchine e non ho intenzione di perdermi nemmeno un secondo di questo viaggio.
Quando il treno rallenta, capisco subito che dobbiamo scendere.
"Si scende!" Urla un Intrepido.
Non me lo faccio ripetere due volte e salto subito dopo Eric.
Sento il mio corpo sollevarsi da terra per poi toccare la ghiaia ruvida.
L'adrenalina mi percorre il corpo e forse è anche grazie a lei che atterro in piedi.
Rido e mi guarda intorno solo io, Eric e un paio di interni siamo atterrati in modo composto.
"No! Erano i miei jeans preferiti!" Sbotta Annie incrociando le braccia.
"Non dovrai cambiare i vestiti con quelli degli Intrepidi, tra un po’?" Chiede un Abnegante.
"Giusto, però i jeans preferiti restano sempre i preferiti."Rispondo.
"Sono Ignis." Dico tendendo una mano. L’Abnegante non sà se stringerla.
"Ah, dimenticavo... Ti conviene prenderla, si fa così qui." Aggiungo sorridendo.
Lui la afferra, con una stretta troppo debole.
"Chiamami rigido" risponde.
Sto per rispondere con una battuttina piccante sul suo nome quando una voce mi distrae.
"Non capisco il vostro attaccamento agli oggetti" sussurra una ragazza pacifica comparendo da dietro la figura del ragazzo.
Ha i capelli castani legati dietro la testa e gli occhi nocciola scrutano curiosi intorno a lei.
"Sei molto impertinente per essere una pacifica" se ne esce ridendo Annie " e io adoro le persone come te."
Ci incamminiamo verso il mucchio di Iniziati che si stanno avvicinando a qualcosa. Quando riesco a vederlo, il mio cuore perde un battito.
In quel momento il capofazione degli Intrepidi ci spiega che dovremmo saltare.
Ovviamente, questo non l’ ha capito nessuno!
Poi chiede se ci sono dei volontari.
Per i primi cinque minuti c' è un silenzio tombale, e anche io sono restia ad andare.
Ma poi penso che, se gli Intrepidi non transfazione sono qui, i loro genitori avranno dovuto saltare. E non sono morti.
"Al diavolo!" Sbotto, e mi avvicino al precipizio.
Salgo sul cornicione, do uno sguardo giù, poi mi tolgo il nastro blu e lo lancio ad Eric dicendo: "trattalo bene dopo lo rivoglio"
Lui lo prese al volo e se lo stringe al collo.
Prendo la rincorsa e salto, con il cuore che batte a mille.
Mi beo per un po’ della sensazione dell’aria sul viso, poi atterro su qualcosa di elastico.
C’è una rete, sul fondo.
Afferro la prima mano che trovo e un ragazzo che non dove avere qualche anno più di me mi aiuta a scendere dalla rete.
"Qual è il tuo nome?" Chiede.
"Ignis." Rispondo fiera.
"Prima a saltare, Ignis." Dichiara.
"Io sono Amar. Sarò il tuo istruttore" . Aggiunge poi. Sorrido fiera.
Sono stata la prima a saltare, alla faccia degli Eruditi che avrebbero fatto calcoli parabolici e roba simile.

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Capitolo 3
*** Non pensavo di esserne capace ***


Non pensavo di esserne capace



Non è vero che sono invincibile,
mi rompo in mille pezzi anche io...
È solo che ho imparato a non far rumore.
Anonimo



Il giorno delle visite è finalmente arrivato e la felicità, ma anche l’ansia di rivedere i familiari, sembra invadere tutta la residenza degli intrepidi .
Masse nere si muovo veloci e con movimenti fulminei, gridando e ridendo sguaiatamente.
Sono tutti così felici!
Sono dannatamente contenti!
Tutti sono allegri tranne me.
Me ne resto seduta su una delle panchine in marmo ai margini del pozzo e mentre mille voci mi circondano prendo il mio fedele scrigno e inizio a scrivere:

"Mi sto chiedendo cosa ci faccio qui!
Infondo lo so, nessuno mi verrà a trovare, ma io sono venuta ugualmente; forse una minima parte di me ha voglia di rivedere la sua famiglia?
Ma che dico!?
Loro mi odiano e io odio loro.
È sempre stato così.
L'unica persona che può venire è Dara ma ho i miei dubbi; infondo ha una figlia e darà la precedenza a lei.
Cara e Will sono molto fortunati, certo non hanno un padre, ma loro madre li ha cresciuti con tutto l'amore di cui è a disposizione.
Sono sempre stata invidiosa di loro e forse la resterò per sempre.
Io sono una persona debole, fragile e insicura, nascosta dietro una maschera di arroganza e forza che non le appartiene.
E la gelosia è da sempre un sentimento che mi accompagna nella vita, ormai si può dire che faccia parte di me.
Sono invidiosa di tutti e di tutto; a volte anche di Eric e la sua grande forza.
Però è anche grazie alla gelosia che mi sono avvicinata a lui e da quel momento non ci siamo più divisi; tanto da essere scambiati per fidanzati."

Due mani ruvide si posano sui miei occhi argento, poi un profumo di polvere da sparo e metallo mi penetra nelle narici.
" Eric guarda che ti so riconoscere! " dichiaro facendo apparire due dolci fossette ai lati della bocca.
" Non si sa mai " sentanzia lui sedendosi accanto a me " è da più di mezz'ora che non mi vedi e possono essere successe molte cose"
" i tuoi verranno? " chiedo con voce fredda.
" Non penso " mi risponde alzando i suoi vuoti occhi grigi " molto probabilmente avranno bruciato tutto quello che mi apparteneva."
" hei! Guarda che per quello è mio padre ad avere i diritti d'autore! Non si rubano le idee altrui! " sentenzio ridendo.
Eric si mette a ridere e i piercing che ha sulla pelle si muovono disordinatamente poi dice: " non sembri più un angioletto "
" Non la sono mai stata mio caro! " rispondo fulminandolo con lo sguardo.
" intendo dire" si corregge lui ponendomi una mano sul fianco " che ora sei una vera guerriera. Insomma guardati! Hai più addominali e muscoli di me! "
" si va be" rispondo ridendo e scuotendo la mano verso di lui.
" È vero! " tenta di convincermi, poi vedendo la mia espressione contraria aggiunge " Beh forse hai solo pochi più muscoli del Rigido "
" cosa? " gli domando fingendomi arrabbiata " non mi paragonare a quella finocchietta di Quattro "
Poi incomincio a fargli il solletico dicendogli " rimangiati quello che hai detto! "
" mai "tenta di rispondere tra le risate.
Allora continuo a solleticarlo allo stomaco e sotto il collo.
" Mi arrendo! " dichiara sommesso.
" cosa? " gli faccio eco pur avendolo sentito.
Mi piace troppo farlo sentire inferiore a me.
Sono sempre stata considerata come il suo semplice braccio destro, ma non è mai stato così, anzi in passato ero molto più crudele di lui.
Noi siamo come il braccio e la mente, io ideo i piani e lui li mette in pratica, però a volte mi piace essere considerata una macchina da guerra e non un semplice cerevello.
" mi arrendo " ripete a voce più alta.
Stiamo ancora ridendo a crepapelle quando noto una figura vestita di blu avvicinarsi.
È una donna.
Ha lunghi capelli grano raccolti in una treccia e gli occhi cioccolato scrutano attorno a sé in cerca di un viso conosciuto.
La riconosco subito e mi lancio a corsa verso di lei per poi abbracciarla con tutta la forza che ho.
" ciao Dara" la saluto sorridendo staccandomi.
" mi hai spaventato " Rispode mettendosi una mano al cuore per riprendere fiato.
" scusa " rispondo poi la prendo per un braccio e la porto verso la parete."
Vieni o ci linceranno se rimaniamo qua in mezzo "
" come stai? " mi chiede spostandomi i capelli biondi dietro l'orecchio; la luce colpisce gli orecchini argentati che incominciano a brillare.
" bene qui è tutto fantastico" rispondo felice " sembra una vera casa. E tu?" " bene anche se tu e Cara mi mancate " ammette con voce impercettibile.
" Sei cambiata molto, ma stai meglio di prima " dice con voce dolce. Io sorrido.
Non riesco a pensare a niente tranne che a mia madre.
Voglio sapere di lei, ma nello stesso momento ho paura di chiedere, come se potessi scoprire l'irreparabile.
Poi trovo il coraggio e le chiedo: " a casa? Voglio dire...mamma come sta? "
L'espressione di Dara si fa cupa. " come sepre. Tua madre voleva venire ma tuo padre glie l' ha proibito"
" il tiranno colpisce ancora! " rispondo con voce teatrale.
" però mi ha detto di darti questa " dice porgendomi un foglio di carta.
Stringo tra le mani la carta bianca e muovo le dita facendola frusciare.
Poi la prendo e la infilo velocemente in tasca.
L'aria è talmente tesa che potrebbe essere tagliata con il coltello, nessuna delle due parla; è come se avessimo perso la voce.
" Quanti piercing! " se ne esce fuori dopo un pò.
" Ne ho fatti uno per ogni incontro di lotta che ho vinto. Avevo intenzione di coprire solo le orecchie ma alla fine lo spazio è venuto a mancare e ho dovuto ripiegare sul sopracciglio destro. " Ridacchio.
Anche Dara sorride e possando le dita sopra il tatuaggio del braccio mi chiede: " fanno male? "
" dipende dai punti " rispondo pacata. " per esempio questo sul costato è più doloroso" Dico avvicinando il tessuto nero semitrasparente alla pelle in modo da far affiorare le linee nere. " mentre nel braccio meno. Anche se a mio parere il collo è il punto più sensibile."
" sono a dir poco stupendi! " dichiara spalancano gli occhi meravigliata.
" Tori è una grande tatuatrice! " rispondo esaltata.
" questo è una rosa? " mi chiede indicando il braccio.
Annuisco e poi aggiungo: " piano piano mentre sale verso il collo secca fino a morire. Rappresentano la mia famiglia che ormai non ha più potere su di me"
" Roses" Sibilla inpercettibile.
La curiosità degli Eruditi si è riaccesa nei suoi occhi, era da molto tempo che non la vedevo così interessata a qualcosa.
" se sua figlia è così bella è solo merito mio!" Sentenzia una voce femminile alle mie spalle " deve sapere che se non fosse per me si sarebbe tagliata i capelli a zero!!!! Ma per fortuna l'ho convinta a farseli riccioli."
Annie compare al mio fianco.
" Non sono sua madre " dichiara Dara "però lavoro a casa della sua famiglia e sono felice per quello che ha fatto. Per certi versi Ignis non è molto femminile "
" Fa niente " dichiara la rossa passando una mano tra i lunghi capelli.
" Io sono Annie e questa è mia madre Sophia" continua indicando una donna poco più bassa di lei.
Le due si assomigliano molto, stessi occhi verdi e identiche espressioni, l'unica cosa differente è che Sophia ha corti capelli a caschetto castani che le incorniciano il volto.
Dara si mette a parlare con la Candida e la rossa mi fissa curiosa.
" allora? " mi chiede Annie guardandomi con eloquenza.
" allora cosa? " le faccio eco.
" E dai! " sentanzia dandomi un colpetto alla spalla." Lo sai di cosa parlo. Vi ho visto prima! "
Un sorriso malizioso si è dipinto sul suo volto.
" o mio dio!" Scandiscono lentamente queste parole passano una mano tra i capelli " quante volte devo dirtelo? Io e Eric NON SIAMO FIDANZATI"
" guarda che non ci casco!" Mi risponde. " ero una Candida nessuno mi può mentire"
" e io un' Erudita. Rispondiamo solo a delle domande per cui siamo certi. "
" va bene" sentenzia delusa.
Poi mi punta un dito contro il naso e aggiunge: " tanto io ci vedo lungo "
" cosa vedi lungo? " Chiede allegra Mia arrivando saltellando.
" niente. È solo che qualcuno... " indico Annie " continua ad insinuare che io ed Eric siamo fidanzati"
" ho detto solo che tu ed Eric sembrate due fidanzati!" Si lamenta la rossa.
" E io ti continuo a rispondere dicendoti che non è così" sentenzio.
" calme voi due! Non risolverete niente così" ci interrompe Mia.
Annie incrocia le braccia al petto come fa sempre quando fa finta di essere offesa.
Più la guardo e più mi sembra di vedere una bambina che fa i capricci.
" Questa è Mia " presento la castana spingendola verso Dara e Sophia.
" piacere di conoscervi" sentenzia sorridendo e alzando la mano in segno di saluto.
" mi dispiace tanto ma devo andare " dichiara Dara abbracciandomi.
Mi stacco e dico ridendo: " altrimenti Will brucia la casa?"
" è probabile che succeda prima o poi " risponde lei sorridendo.
Poi si volta e l'esile figura si perde nella marea nera che popola il pozzo.
Sono talmente persa a fissarla svanire, che non mi accorgo che anche la madre di Annie si è allontana per andare a finire un dibattito su un certo processo o qualcosa di simile.

***

La solita confusione che regna sovrana alla mensa questa sera sembra essere scomparsa.
La maggior parte delle persone parla tra loro sommessamente senza alzare la voce o gridare agli amici appena arrivati.
Un' alone di tristezza sembra avere ricoperto tutti i presenti.
Io mi sto ingozzando di hamburger come se non ci fosse un domani, in barba a Annie che ne ha mangiati a malapena uno.
" Potresti smetterla di mangiare? Sembra che tu debba andare in guerra!" . Esclama l’ex Candida, alludendo al quarto hamburger da me ingurgitato.
" Ho fame. E poi lo stress mi mette appetito". Spiego.
Si, ok, quattro hamburger forse sono troppi, ma solo un po’!
" E poi, giustamente, hai intenzione di mangiare la torta." . Aggiunge Mia con una vena di sarcasmo impossibile da non cogliere.
" Esattamente. Quella torta è il paradiso!" Rispondo con voce estasiata.
" Concordo! ". Aggiunge Eric.
" Effettivamente... Ma non c’è troppo cioccolato?" Chiede Annie.
" Senti, devi smetterla di fissarti con il peso. Tanto, con tutti gli allenamenti che abbiamo fatto, potresti mangiare come se non ci fosse un domani e non ingrasseresti! ". Esclamo semplicemente.
" Non lo so... non credo di voler esagerare come...voi.". Dice, indicando me e Eric leggermente disgustata.
" Beh, se pensi che guardarci mangiare ti possa far ingrassare, voltati."
Rispondo infastidita dando l’ultimo morso al mio quarto hamburger.
La rossa sospira rassegnata e il distinto rumore del suo stomaco arriva alle mie orecchie.
" Al diavolo! Datemi un hamburger, e che cavolo! " Esclama tendendo una mano.
" Lo sapevo che se avessi fatto schifo ti avrei indotto a fare schifo con me!" Dico, evitando di alludere al fatto che abbiamo ereditato questa capacità dalle scimmie, dove se un membro del branco fa qualcosa, tutti gli altri lo imitano.
Ci manca solo che pensino che sia una specie di Erudita mancata.
All'improvviso Annie si alza in piedi e muovendo il braccio freneticamente grida: " Hei Zeke!! "
Mi volto verso il destinatario e noto un ragazzo dalla pelle ambra che si avvicina.
È più alto di Eric ma non molto muscoloso e ha dipinto sul volto un grande sorriso amichevole; solo a guardarlo infonde fiducia.
" Ciao Ann! " saluta cordiale.
" Ciao Zeke " risponde la rossa passando una mano tra i lunghi capelli rossi." come stai? "
" Bene, sono riuscito a sopravvivere alle domande stupide di mio fratello " risponde ridendo.
" Ma se è fantastico?! Fa morire dal ridere" ribatte la rossa.
" se non ci vivi insieme ventiquattro ore al giorno tutti i giorni può darsi" ridacchia il moro.
" uh! Scusa non te li ho presentati! " sentenzia Annie muovendo la mano." loro sono: Mia, Eric e Ignis "
Gli occhi scuri del ragazzo vagano tra di noi poi si ferma e fissandomi mi chiede: " mi sei famigliare. Ci siamo già visti?"
Eric che è seduto accanto a me si muove sulla sua sedia.
Sembra che sia infastidito da qualcosa; ma cosa?
mi guardo intorno ma noto che Quattro non è in zona e capisco subito cosa gli prende.
Sarà per caso geloso?
" non credo" taglio corto.
" è stata la prima a saltare " si intromette Mia.
Annie le scocca uno sguardo assassino e la povera ex-pacifica inghiottisce rumorosamente per poi nascondersi tra i sui ciuffi castani.
" bando alle ciance!" si intromette la rossa e sfoggiando i suoi migliori occhioni da cerbiatta chiede: " allora è tutto apposto per questa sera? sai Mia ci tiene molto!"
A quelle parole, l'interessata, che stava bevendo in santa pace, incominciò a tossire rumorosamente.
" allo strapiombo alle nove?" chiede l'interno guardando preoccupato Mia.
" va bene" sentenzia sorridendo Annie, mentre colpisce la castana dietro la schiena.
" Ciao a dopo " saluta cordiale Zeke allontanandosi.
" Per cosa sarei in ansia?" chiede Mia preoccupata.
" Zeke mi ha chiesto se facevamo un'uscita a quattro con un suo amico...se non sbaglio si chiama Gabriel è un'interno, molto carino ma non come lui naturalmente" risponde con eloquenza.
" e tu con tutte le ragazze che ci sono ai pensato a me?!" chiede visibilmente confusa.
" si, ti serve un fidanzato ed è una cosa molto urgente. poi non è che conosco molte ragazze non fidanzate" si giustificò calcando sulle ultime parole.
" e Ignis? " chiede Mia indicandomi. " non sarebbe mai venuta! E poi è fidanzata " risponde Annie per difendersi.
" cosa?" chiede confuso Eric.
" non è vero!" rispondo poi voltandomi verso il mio fedele amico continuo " è che Annie, anzi Ann ultimamente è impazzita"
" ah!" afferma poco convinto.
Gli scocco un bacio sulla guancia e poi gli sussurro: " credi che ti mentirei? e poi se succedesse saresti il primo a saperlo"
Quando mi volto noto l'espressione vittoriosa di Annie.
Una rabbia omicida sale dentro di me e devo trattenermi a fatica del lanciargli contro il coltello che mi ritrovo in mano, deve aver immaginato quello che penso perché dopo poco, scompare con una povera Mia alle calcagna.

***

Annie e Mia sono tornate da un bel po'. Deve essere andato tutto bene perché poco prima che la porta del dormitorio si aprisse ho sentito le loro voci allegre parlare e ridacchiare.
Annie sa essere molto antipatica. Ma che dico?A volte bisognerebbe propio ucciderla!
Ma infondo è una bella persona e una fedele amica, che si preoccupa - sempre a modo suo - della tua felicità. Forse non dovrei pensarlo, ma in lei vedo un po' degli Abneganti; quando smette di parlare a vanvera e pone un filtro alla sua mente diventa molto altruista, ma solo verso le persone a cui tiene realmente.
Mi alzo sui gomiti, tutti dormono beati.
Poso lo sgardo su ognuno di loro, ne studio i movimenti; può sembrare strano ma si scoprono molte cose guardando le persone dormire.
Di notte entriamo in un mondo parallelo, solo nostro, in cui tutto è come vorremo.
Desidero tanto riuscire a dormire tranquilla come loro, ma non ci riesco; la mia mente è sempre troppo piena di pensieri e domande che fatica anche a riposare.
Alzo leggermente il cuscino appoggiandolo alla parete.
Sento il rumore leggero di un oggetto che cade e mi ricordo della lettera di mia Madre.
Sporgo leggermente il braccio e raccolgo il foglio di carta dalla pietra fredda.
Lo rigiro tra le dita scorticate e piene di croste, poi mi faccio coraggio e la apro:

" Amore mio dolcissimo, è da tanto che stringo questa penna fra le dita con un'infinità di pensieri nella mente e nel cuore, ma invano riesco a mettere in fila una frase che abbia un filo logico per te che leggi o che leggerai in futuro, perché sconfinato è il bisogno che ho di dirti quanto ti voglio bene.
Amore, sei stata la luce che ha illuminato il mio cuore fin dal primo istante in cui come un piccolissimo batuffolo ti ho stretta tra le mie braccia e come per magia la tua piccola vita ha fatto diventare grande la mia.
Per molto tempo sei stata la mia unica luce, una corda a cui mi aggrappavo per non scivolare nel precipizio.
E poi un giorno così di colpo, ti ritrovi grande dentro a un grande contenitore chiamato mondo, con in tasca una possibilità chiamata vita, questa grande possibilità che ti ho donato con l'amore più grande che io abbia mai conosciuto.
Tu, Ignis, immenso amore mio, tu figlia mia, tu vita mia, tu, che sei tutto ciò che di più bello esiste al mondo, tu che sei il mio respiro... quante volte ti ho immaginata e quante volte mi sono chiesta se mai sarei stata in grado di essere una mamma adeguata e amorevole perché nessuno me lo ha insegnato o ha avuto la gioia di farlo, seguendo ogni piccolo passo della nostra meravigliosa avventura di essere madre e figlia.
Sai, la nonna ti avrebbe amata quanto e più di me, come solo le nonne sanno fare; non so che fine abbia fatto, ma presumo che lei e il nonno si siano gettati dallo strapiombo e sicuramente il cielo li avrà accolti.
Amore, perdonami se ho sempre preteso troppo da te, ma sai nella vita, prima di conoscere tuo padre, non avevo tanto e non ho mai voluto che capitasse anche a te.
Mi dispiace di essere stata una debole, è solo colpa mia se tu hai sofferto così tanto.
Da quanto è che non ti vedo sorridere?
E pensare, che è tutta colpa mia!
La mia codardaggine, mescolata al mio amore per tuo padre ti ha causato molto dolore.
Sono la tua rovina e per sempre la sarò.
Mai mi sono resa conto che la mia arroganza nell'affermare e insistere su certe cose potesse ferirti, mi dicevo, sono le mie convinzioni (giuste o sbagliate che fossero, generate da una mia sola interpretazione di alcuni fatti o in un certo qual modo alimentate dall'altra parte, poco importa) di ciò che è stato, sono convinzioni di cose che comunque sono passate, non possono minare il nostro rapporto, ma in effetti lo minavano.
In questi giorni ho cercato di mettermi al tuo posto nella stessa situazione, di invertire le parti, e mi sono resa conto di quanto male ti ho fatto.
Le mie scuse probabilmente non serviranno a nulla, ho fatto troppo male a te e ad altri, perchè possano essere accettate, ma queste in effetti non sono più delle scuse, ma solamente da parte mia trovare il coraggio di guardarmi veramente dentro, e ammettere con me stessa principalmente le scorrettezze nei tuoi confronti, per una volta non trovare nessuna scusante anche minima a ciò che ho fatto, non nascondermi dietro un dito.
E' il mio prendere coscienza.
Non ho mai voluto farti apparire come la carneficie di tutta questa storia, e in effetti, ho sempre e dico sempre affermato che ero io a sbagliare, ma probabilmente anche nelle mie affermazioni cercavo una via d'uscita per non apparire così brutta dentro come mi vedevo io per prima.
Tu hai sempre voluto vedere il buono che c'è in me, e sicuramente c'è, ma in tutta questa situazione non l'ho dimostrato.
Ho dimostrato invece che sono paragonabile a chi è veramente marcio dentro e non sai quanto questo mi faccia vergognare.
Volevo apparirti senza difetti, perfetta, perchè avevo paura tu non mi potessi voler bene se avessi visto ciò che c'era dentro di me.
Ma alla luce dei fatti sono stata una stupida presuntuosa, perchè tu dentro di me hai letto sin dall'inizio, sapevi già cosa c'era e mi volevi bene lo stesso, posso solo immaginare la tua rabbia e frustrazione nei miei confronti.
A volte le persone che ami e che amerai, si riveleranno diverse da come le credevi, le vedrai cambiare.
Le cose cambiano per vivere, amore mio… e vivono per cambiare.
A volte questi cambiamenti ti turberanno, come hanno turbato me.
Ed è in quel momento che bisogna scegliere.
Potrà capitarti di dover “barattare” il tuo istinto con la ragione, come ho fatto io.
Potrà capitarti di non capire il perché questo accade, il perché ci sia in alcune persone che ami e che amerai, quel perseverare a caricarsi di odio.
Io ho voluto scegliere di essere quello che chiamano, nel modo socialmente accettato, un “bravo genitore”, a discapito del mio istinto di logica ribellione agli eventi.
Ma ho fallito!
Potrà sembrarti un controsenso, ma il tuo amore mi ha fatto da schermo all’odio di alcune persone, come se il tuo sorriso, i tuoi occhi, mi avessero creato uno scudo che nessun odio, nessuna maledizione può scalfire.
E nonostante ciò, troverai delusione, inevitabilmente.
Lo so che la strada che hai intrapreso è in salita ma non devi mollare; non devi essere come me, che scelgo la via facile.
Soffrirai, ma stringendo i denti riuscirai a raggiungere i tuoi obbiettivi; ne sono certa, tu sei forte, molto forte.
Supererai tutti con la tua determinazione e il tuo coraggio; ho sempre capito di che pasta eri fatta, ma fino alla fine ho sperato che restassi qui, con me, con tuo padre, con la tua famiglia.
Ma sono certa che ora sei felice, sicuramente più di prima.
A prima vista potrai sembrare una semplice ragazza che però racchiude in sé tanto coraggio quanto cinque persone intere.
Mi manchi tanto.
Baci la tua mamma. "


Delle lacrime salate rigano il mio dolce volto.
Odio piangere, ma non riesco a smettere; è come quando si toglie il tappo al lavandino pieno d'acqua e il liquido azzurro scende velocemente e continuo.
È difficile ammetterlo, ma anche io sono stata colpita da quel sentimento che chiamano " malinconia ".
Non me ne credevo capace, ma questo significa che ho un cuore.
Nonostante la mia famiglia non è mai stata un gran che gli voglio bene, ma solo ora me ne rendo conto.
Il mio orgoglio mi aveva accecato e a causa di lui non riuscivo a capire che in realtà quella rabbia che mi prendeva e mi mangiava da dentro non arrivava a causa dell'odio, ma solo per colpa dell' amore mancato.
Sento il cuore più leggero, come se un macigno fosse scivolato via dal mio petto, sto ricominciando a respirare.
Finalmente, libera da questo peso riesco ad addormentarmi.


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