Fortunae.

di Boh123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nymeca ***
Capitolo 2: *** Destini. ***
Capitolo 3: *** Mhita. ***



Capitolo 1
*** Nymeca ***


Capitolo I

Faceva caldo,molto. E alle prime luci del mattino,sull'orizzonte, Myrseella vedeva avvicinarsi grosse vele bianche,pronta a inghiottire il mare rapidamente, pur di raggiungere la terra ferma. L'isola di Nymeca era una delle tante tappe lungo il tragitto per la capitale,una delle più conosciute dai marinai e dai loro loschi giri d'affari.Non era un'isola molto grande,vantava un discreto traffico commerciale e non si poteva negare di certo la bellezza dei suoi panorami sul mare,ma di certo non era come la capitale.
Ricca e piena di tizi importanti in ogni angolo,ormai avevano distribuito così tante cariche,che non sapevano più con che titolo onorifico chiamarsi.Persino i mercantucci da quattro soldi,che una volta lustravano le scarpe a bordo strada, ora si facevano chiamare lord.
E avevano anche la sfrontatezza di sputare nel piatto dove prima avevano mangiato.
Nymeca invece era libera.Onde impetuose lambivano le sue rupi.
Reti salde avvolgevano il suo corpo,città di marinai veniva definita. Ma più che sciocchi e ingenui marinai,forte e intenso era il sapore della corruzione. Sì,quello che si vociferava non erano più solo sciocchi pettegolezzi sgusciati fuori da qualche boccaccia giù al porto, sussurrati tra le lenzuola di una casa di piacere o tra uno struscìo di panni sporchi e l'altro.Non mentivano questa volta i mercanti giù nelle piazze. Era la verità.
E Myrseella lo sapeva bene. Conosceva l'animo volubile,bramoso e ineluttabilmente fedifrago dei pirati.
E già da un po' di tempo si vociferava di un loro ritorno all'isola. Che avessero ampliato i loro giri di lì a pochi anni,questo ormai era noto al commendatore stesso,ma che questi fossero -per così dire- in espansione non si era ancora certi.
Quello di cui si era certi era ormai noto solo a loro. A loro venir di soppiatto,confondersi tra la gente,stringere accordi,stringere gole,stringere gonne. La vita era scandita tra gocce di vino scosse sul fondo del boccale,il ticchettìo del danaro nelle tasche e la lama brillante di una spada.
Le vesti chiare erano ancora sparse sul pavimento,Myrseella era avvolta nelle lenzuola,il morbido panno le avvolgeva delicatamente il corpo.
Le forme erano evidenziate dai drappeggi che circondavano la larga vita e che poi risalivano sul seno prosperoso.
Stringeva in un pugno l'orlo del lenzuolo che teneva appoggiato sul petto,in modo da non lasciarselo scappare,mentre l'altro braccio rimaneva appoggiato al cardine della finestra che dava sul balcone. I lunghi capelli castani volavano nella direzione nord-ovest dove soffiava il vento,gli occhi come intarsiati di pietre preziose fissavano l'orizzonte.Erano verde acqua e com' essa sapevano essere profondi,volubli,vivaci. Il suo andamento signorile caratterizzava tutto ciò che faceva,non importava quanto fosse banale un suo gesto. Lo rendeva incredibilmente affascinante.

«Allora avete intenzione di accettare la mia proposta? »

Nonostante avesse udito la voce dell'uomo,Myrseella non si voltò. Non subito,era concentrata verso l'orizzonte. Quel suono era così lezioso e perverso. Socchiuse appena gli occhi,come a concedersi qualche minuto per isolare la sua presenza dal resto del mondo. Ora poteva vederlo ancora,quel gabbiano. Che si lasciava trasportare dalla brezza,così leggero e libero. Abbassò momentaneamente lo sguardo sul laccio che teneva legato al collo,era ormai consumato dal tempo. Bruciacchiato e mordicchiato,aveva perso colore. Ma restava saldamente fermo sul suo collo. E le scendeva morbido nella scollatura,al sicuro.
L'uomo infastidito dal silenzio della ragazza,si alzò dal letto. Senza troppa fretta,facendo leva sulle braccia così da poter fare un salto abbastanza energico. Si stiracchiò per un breve istante e si tirò su i pantaloni,ondeggiando qualche secondo su se stesso. Poi,come d'abitudine lanciò un'occhiata in giro per trovare la giacca e si mise a tastare nelle varie tasche.Tirò fuori un sigaro e si appoggiò con il gomito sul comò,gettando la cenere per terra. 

«Mi pare di avervi già detto che non gradisco il fumo in casa mia.»

La risposta seccata di Myrseella aveva procurato un sorriso ironico sul viso dell'uomo,sfacciato e privo di alcun tipo di allegria. Solo un grosso solco sul viso,messo lì appositamente per prendere in giro coloro che dovevano rapportarsi con lui. 
Egli infatti non si mosse di un passo. Era concentrato sulla schiena di lei,pelle perfettamente liscia,morbida e di un colore che ricordava la crema di caffè anche se forse più chiara di qualche tono.L'unica cosa che fece fu un lungo tiro di sigaro e ancora cenere sul comò.
Myrseella,accigliata si voltò nella sua direzione.C'era stato un tempo in cui il suo volto avrebbe potuto somigliare a quello d'un angelo. Ma quel tempo era ormai passato,la sue pelle scura ormai era un lasciapassare per l'inferno. 
Mentre gli occhi,quelli potevano corrompere qualsiasi tipo di paradiso.
Una volta vicina gli strappò il sigaro dalle mani,lospense tra le dita e logettò fuori dalla finestra.Con gli occhi seguì quella piccola massa che ormai diventava sempre meno distinguibile cadere giù. L'uomo non parve granché irritato dalla sua reazione,anzi,sembrava compiaciuto. E aveva ancora quel sorriso inquietante sul viso.

«Conoscete già la mia risposta.E' la stessa domanda che mi fate ogni volta ed ogni volta vi do la stessa risposta. »

«Potreste accontentare i desideri di un pover'uomo come me.Sapete che accondiscenderei ad ogni vostro capriccio.»

«Lord Darrighton sapete bene che voi non siete un pover'uomo e io una donna che "accontenta."» 

L'uomo chiuse la mano in un pugno. Diventò immediatamente ancor più freddo. Gettò delle monete sul letto e senza commentare ulteriormente la cosa e se ne andò. Myrseella sospirò ancora una volta prima di raccogliere il denaro e di riporlo nel suo "posto sicuro."Poi si sistemò i capelli, prima di rilassarsi in un lungo bagno.
La nave ormai era arrivata in porto e il vociare dei marinai si faceva sempre più vivo,quella sera probabilmente avrebbero avuto un gran da fare.Lotte all'ultimo sangue,strani giri di denaro,voglie non proprio caste e vino,vino a fiumi.
Ma non per lei. Lei quella sera,doveva provare a fuggire.

Non era per niente facile il piano che le ronzava in mente,ormai da qualche mese a quella parte. Doveva calcolare i dettagli più insignificanti e sopratutto stringere alleanze pericolose. Molto pericolose.
Strano sembrerà parlare di allenaze, in una piccola isola come quella di Nymeca,ma il potere segue sempre la corruzione.
E con essa di pari passo si allacciano vari rapporti (più o meno casti,più o meno onorevoli e più o meno sinceri) che vanno ad intelariarsi nella grande rete ingarbugliata delle relazioni umane.
Quella sera Myrseella era passata presto dal droghiere a comprare qualche goccia di belladonna e per farsi consigliare su alcune erbe che stava imaprando a riconoscere. Era molto abile in botanica,il droghiere diceva che aveva delle doti naturali nel riconoscere le erbe. Ma sopratutto nel riuscire a visualizzare il rimedio giusto all'occorrenza. Aveva una meticolosità innata,con una predilezione per i dettagli ed i particolari che a molti sfuggivano. Prima di curare un qualsiasi tipo di ferita,legava i capelli in uno chingon,la portava sotto la fonte di luce più vicina,la sciacquava abbondantemente con dell'acqua(o del rhum che andava comunque per la maggiore rispetto all'acqua) e poi la disinfettava (nel caso del rhum,ovviamente no) dopodiché mentalmente elencava tutti i sintomi e le possibili associazioni con vari tipi di piante che avrebbero potuto alleviare il dolore o bloccare l'infezione.
E procedeva in questo modo.
L'uomo che gestiva la drogheria,anche detto Miguel,era un mezzo portoricano davvero esperto in ogni tipo di erba e spezie,le aveva sempre proposto di andare a lavorare da lui ma Myrseella non aveva mai accettato. Per una serie di motivi. Principalmente per una questione economica. Miguel non avrebbe mai potuto darle un compenso "decente." Sì certo le assicurava un piatto caldo e una bella casa. Non era nemmeno proprio male in quanto a prestanza fisica abbastanza massicco,abbastanza macho. Con la barbetta ispida e una seria infinita di orecchini sull'orecchio,profondi occhi neri e quell'accento così sexy. Riusciva a muoversi in modo da non sembrare troppo rozzo,anzi aveva un tocco delicato.
Inizialmente pensava che si sarebbe anche potuta prendere una cotta per lui,dato che aveva quel modo così carino di spiegarle le cose.
A volte se le faceva ripetere solo per sentire spiegate da lui ancora una volta. Ascoltava accuratamente tutte le parole che sceglieva ed ogni volta erano diverse.Ma in fondo sapeva come sarebbe andata a finire. Lui le avrebbe proposto di sposarlo e lei non avrebbe accettato,a quel punto sarebbe stata questione di qualche mese e si sarebbe vista sbattere in faccia la porta della drogheria. Non che fosse una cattiva persona,anzi era un ottimo uomo d'affari e un buon amico,ma certe cose era logico che andassero così.
Dopo aver preso il necessario, si diresse verso l'edificio che ospitava il tesoriere,un vecchio avido e privo di alcun tipo di ritegno in presenza di belle donne. Tra l'altro assiduo frequentatore del bordello. Nonostante sembrasse un mollaccione non era così facile metterlo nel sacco,poteva sembrare sciocco ad una prima occhiata,ma sapeva il fatto suo. E lo sapeva anche bene.
Myrseella salì lentamente le scale dell'edificio,tenendo su con una mano le pieghe della lunga gonna.
Era un palazzo vecchio,ma vantava parecchi decenni e il proprietario ne andava discretamente fiero. Le porte per accedere nelle varie stanze erano enormi e di conseguenza i soffitti erano davvero molto alti. Chissà che bella sfida doveva essere per le domestiche pulire quei quadri giganti appesi alle pareti. Myrseela continuava a guardarsi in giro e a fissare le varie figure che le si presentavano davanti.
Prima un uomo tozzo e grasso,poi una signora con il naso adunco e le vesti colorate,infine ecco lì. L'uomo che doveva incontrare raffigurato in una posa degna del grande Giulio. Con tanto di simbolo reale e grappolo d'uva. La ragazza proruppe in un sorriso di scherno,mostrando anche un certo disprezzo nell'espressione, evidentemente disgustata da tanto egocentrismo. Sapeva già che la cosa sarebbe andata per le lunghe e che di certo non avrebbe potuto subito esporrre la questione,così se la prese con calma. Le luci delle candele illuminavano i suoi passi e per un secondo ringraziò la loro presenza dato che lo spazio era davvero angusto e la caduta ,quasi scontata.
Una volta davanti alla grande porta,bussò. Era incredibile quanto fosse imponente quel portone,metteva quasi paura.
Aspettò circa cinque minuti sulla soglia e dato che la pazienza non era una delle sue grandi virtù,questo non influì positivamente sul suo umore.
Dopo varie procedure inutili e rituali di sicurezza(cose che ormai risalivano ai tempi dei cavernicoli)venne scortata nell'ufficio del tesoriere in attesa di un suo tempestoso arrivo,o almeno così l'aveva definito la guarda che l'aveva scortata fin lì.
Anche se tempestoso non era proprio l'aggettivo che lei avrebbe usato,nè per descrivere la situazione nè tanto meno per l'uomo che stava attendendo. Eppure a dispetto di tutte le sue macchinazioni,l'attesa si rivelò relativamente breve.
Lord Watyon entrò con passo trinonfante,come chi ha tra le mani le sorti del pianeta e deve solo decidere quale filo tirare per far andare tutto nell'esatto modo in cui vuole che vada. Era vestito in maniera abbastanza ufficiosa,dei lunghi stivali,pantaloni scuri camicia bianca e giacca di un blu profondo,come la moda del tempo ordinava. Ovviamente già sapeva dell'incontro con Myrseella,che la donna aveva pianificato notti prima,ma finse che si trattasse di una semplice visita di cortesia o di un incontro casuale. 

«Oh lady Myrseella,che piacere vederla qui. Posso fare qualcosa per lei?»
Myrseella sorrise,con uno di quei sorrisi di chi la sa lunga. Fece qualche passa intorno al tavolo,agitando i fianchi abbondanti e dopo aver guardato per qualche secondo la sfumatura color pesca del tappeto che si estendeva sotto il tavolo ,sollevò lo sguardo.

«Lord Watyon credo di avere qualcosa che potrebbe interessarla,qualcosa di...» abbassò la voce quasi ad un sussurro dopo essersi avvicinata lentamente al suo orecchio «...curioso.»

dopodiché sorrise sardonicamente,lanciandogli un'occhiata provocante. Forse poteva sembrare un avvertimento troppo velato,ma lei sapeva. E lui sapeva a sua volta di essere stato scoperto. Le cose a Nymeca funzionavano così.
Tutti sparlavano di tutti ovviamente,come ogni città portuaria è solita fare,ma pochi avevano il coraggio di "minacciare"seriamente qualcuno. Perché questo avrebbe portato pesanti punizioni,sopratutto se l'imputato in questione era un uomo di una certa levatura. E sopratutto se colui che l'accusava si rivelava un pezzente,che poi voleva dire semplicemente non essere il tesoriere della città.
 L'uomo deglutì. Quelle parole avevano sortito in lui l'effetto desiderato.Myrseella sapeva. Sapeva della sua strana perversione,nonostante lui avesse cercato di tener tutto segreto. Lì a Nymeca c'era quasi riuscito,nonostante fosse quasi impossibile avere segreti in quel posto. Ma a lei non sfuggiva mai nulla di quello che le interessava sapere e sopratutto,conosceva modi per riuscire a farsi dire tutto quello di cui aveva bisogno. L'uomo,ancora sospettoso decise di non darsi pervinto magari la donna stava solo bluffando e lui era l'uomo più rispettabile di tutta l'isola,o almeno il più ricco. Si versò del vino cercando di sembrare più calmo possibile(anche se la ragazza poteva giurare di aver notato un leggero tremolio della mano) e fece una lunga sorsata. Nel fattempo Myrseella si era messa comoda,appoggiata alla scrivania con modi da fare lontani da quelli di una signora,più simili a quelli di una ammaliatrice.

«Non so di cosa stiate parlando Lady,io non credo di avere alcun tipo di interesse se non quello di servire fedelmente il mio paese e la mia città...sono a dir poco oltraggiato dalla cosa...»

Myrseella sorrise,leccandosi appena il labbro inferiore. L'animo umano era proprio così facilmente corruttibile.
«Io credo che sappiate benissimo di cosa parlo,sapete, è stato Herique a dirmelo.Caro ragazzo senza dubbio,vostra moglie sa di voi?»

A quel punto l'uomo non aveva più scuse,inorridito da una simile presa di coscienza lasciò cadere il bicchiere di vino per terra,macchiando quel così bel e costoso tappeto dalle sfumature rosee. Aveva il volto cupo e profondamente contratto in una smorfia di dolore. Non sembrava triste,ma come imbarazzato e allo stesso tempo disgustato da se stesso. Ma anche spaventato di ciò che sarebbe potuto succedere se la cosa fosse uscita fuori da quella quattro mura. Cosa che doveva evitare,a tutti i costi.
 Tuttavia non si mise ad implorare e non fece finta di non aver sentito negando fino all'ultimo sibilo. Semplicemente rispose «Cosa volete che faccia.»
A Myrseella piaceva vincere.Era una delle cose che le provocavano più piacere in assoluto. A volte persino più piacere che giacere con un uomo. Vincere era per lei una di quelle febbricitanti sensazioni che le permettevano di riuscire a sentire il sangue pulsare nelle vene,ascoltare i battiti del cuore arruffarsi tra di loro,distinguere ogni singola molecola d'aria donarle il piacere del respiro. Ogni cosa nella sua espressione dava segno d'essersi veramente divertita. E così ancora inebriata da quella sensazione di onnipotenza finì per concludere il suo accordo nel migliore dei modi possibili. Lasciò l'uomo a fissare il vuoto,con uno sguardo che non gli aveva mai visto in volto. Sapeva che probabilmente quella notte stessa la sua giovane merce di scambio sarebbe stata trovata e messa "al sicuro",o magari allontanata. Chissà. Al momenti le sorti del giovane le interessavano poco, una volta ottenuto il suo bel tornaconto fece marcia indietro verso il bordello,stavolta passando dalle cucine della locanda sottostante. Era intenzionata a cucinare una bella cotognata di mele e sicuramente il piccolo regalino del droghiere avrebbe reso il gusto più...piccante? Dopotutto ci teneva alla salute della sua signora,la donna che gestiva il locale,la perfida tiranna che l'aveva allevata come una donnetta con cui far soldi.Era solo amore incondizionato il suo. Mica altro. 

« Eloise,ELOISE! Quante volte ti ho detto di mette a posto gli utensili una volta finito in cucina?» urlò la cuoca  

«Ah quella figlia di una buonadonna,proprio a me doveva capitare una sguattera simile! Ma cosa devo aver fatto di male in questo mondo,che il cielo mi aiuti!»  e continuava a lamentarsi con quel vociare infondo infondo bonario mentre si metteva a rassettare i vari guai che Myrseella aveva procurato. La pentola di qua,il mestolo di là. Il tavolo era tutto sporco e c'erano resti di un qualcosa di cucinato ovunque. Mise tutto nel pozzetto nel quale lavavano gli utensili e lo cosparse di sapone,poi prelevò l'acqua e ,con il suo fare sempre molto forzuto continuò a pompare acqua. Mentre sbraitava e diceva maldicenza a chiunque le capitasse a tiro. Più che donna sembrava la versione femminile del fabbro. Aveva anche un po' di barbetta.

«Ehi Myrs,dove vai? »

 esclamò la ragazzetta che le comparve davanti all'improvviso. Era di poco più bassa di lei,vestita con stracci a caso e con i capelli alla rinfusa sul viso. Due grossi occhioni le spuntavano fuori dai capelli,mentre la cuffietta cercava inutilmente di tenerli fermi.

«Tu non hai visto nessuno Ise,ok? »

Myrseella non aveva tempo,nè di parlarne nè di spiegarle. E nonostante lei la stesse fissando confusa e ansiosa di sapere anche solo un piccolo particolare che la potesse distrarre da quella vita tediosa da morire,finì per essere liquidata velocemente.

«Mryrs cosa... Oh sto arrivando signora Kadalish!» e così la ragazza-sguattera sparì di nuovo in cucina dove la cuoca stava letteralmente dando di matto.

Myrseella sapeva che tutto quello che stava progettando probabilmente avrebbe messo in pericolo anche Ise,detta Eloise. L'unica amica decente che era riuscita a racimolarsi in questi anni ma al momento non poteva pensare anche a lei. Doveva agire. 
Tornò in camera ed iniziò a frugare tra i vestiti. Non c'era tempo di andare nel panico,non ora. Fece un lungo respiro e concentrò il suo sguardo verso l'orizzonte. Rimase qualche secondo a fare nient'altro che respirare poi si spogliò e indossò dei pantaloni e una camicia(esplicitamente rubati da uno dei suoi tanti visitatori,ovviamente prima li aveva lavati. Con quella puzza sarebbe morta ancor prima di partire.)
Poi mise sopra uno mantello scuro abbastanza lungo e non troppo riconoscibile. Una di quelle cose che potevano benissimamente passare inosservate,sopratutto se complici della notte e dell'oscurità.Raccolse i capelli sotto ad un cappello e cercando di atteggiarsi nella maniera più mascolina che le riusciva,dopodiché scese silenziosamente di sotto.
Subito il vociare e il gozzovigliare fitto della locanda confuse la sua voce tra le altre e anche la sua presenza. In quel posto la gente non faceva altro che bere,menarsi o godersi l'amore delle fanciulle. Guardatasi intorno per un po' decise che rimanere ai margini poteva essere una mossa vincente così una volta acquattata in un angolo più o meno buio semplicemente aspettò.
Entrarono molti uomini,Myrseella non aveva mai goduto di una vista così chiara sulla sala e di conseguenza non aveva mai giudicato la situazione nel suo insieme. Alcuni sembravano timorosi e volevano fare tutto di fretta,come se si sentissero il fiato del curato dietro alla nuca,altri totalmente spavaldi e disinibiti volevano anzi mostrare al resto delle donne le loro particolari abilità. Dinnanzi a quello spettacolo raccapricciante la vita di Mrycelle sembrava ancora più amara,ma non lo sarebbe stato ancora per molto.Finalmente avrebbe smesso con quel "lavoro." La libertà al tempo si comprava,ma il denaro non è mai facile da ottenere,è invece estremamente facile da dilapidare. Quindi bisognava giocare al loro gioco e nonostante la sua vita fosse stata totalmente diversa all'inizio,aveva finito per macchiare il suo cuore più di chiunque altro. Sempre se ce l'aveva ancora. Improvvisamente la situazione si riscaldò, due tipi al bancone iniziarono a battibeccare. Il tipo con i denti storti accusava quello grasso di averci provato con la sua donna e che per difendere il suo onore era capace di tutto,l'altro lo prendeva sonoramente in giro urlandogli che la tipa al suo fianco non era altro che una puttana. Sì cose da repertorio. Non era una serata davvero divertente senza un duello,una scazzottata o un bel delitto. E proprio quello non tardò ad arrivare.Infatti le urla inorridite suonarono chiaramente al suo orecchio come un canto liberatorio di gioia,come una proclamazione della sua meritata libertà. Non si voltò nemmeno per avere conferma dell'accaduto.
Sapeva già tutto. Morte per avvelenamento. Doveva essere qualcosa orribile da provare,dato che era un tipo di avvelenamento lento,ma che non si manifestava dichiaratamente. Solo verso la fine,l'apice del dolore,allora si dichiarava come tale.
Ma si avevano poco più che due minuti per chiedere aiuto,tempo evidentemente non a disposizione della malcapitata. Myrseela comunque preferì darsela a gambe approfittando del caos generale,corse velocemente così come non aveva mai fatto verso il porto. Ormai le gambe erano libere di volare,saltellando su e giù per le varie stradine,palazzi e muretti. Di sicuro avrebbero capito tutto di lì a breve. In ogni caso era meglio darsi una mossa piuttosto che aspettare. Agire di notte era sempre più propizio.Ancora cinquecento metri,trecento,centocinquanta.
Le vele si scorgevano ormai anche da quella distanza,era bellissima. L'aveva ammirata per così tanto tempo,finalmente era sua. Non proprio sua "sua" ma una cosa del genere. Avevaintenzione di "prenderla in prestito." Così come altri aveva "preso in prestito" altre cose.
Saltò su con un'agilità che non aveva mai pensato di possedere. Sarebbe stato davvero difficile riuscire ad andar via da sola,ma aveva fatto pratica. In quei pochi momenti liberi che aveva. E poi avrebbe preferito prendersi una pallattola piuttosto che rimanere ancora in quel postaccio.
Come una gazzella balzò tra le varie cime che doveva sciogliere velocemente,per poter ripartire al più presto.
Un,due,tre,un due tre, continuava a contare mentre man mano le scioglieva tutte e rendeva la nave parzialmente pilotabile. Un rintocco suonò l'una e mezza e la ragazza si concesse un'occhiata verso l'isola,forse l'ultima.
Quando ad un tratto,nel bel mezzo del canale,abbastanza lontano per una pallottola ma comunque vicino per un attacco via mare, si accorse di non essere sola. C'era qualcuno lì. E la stava aiutando,perché? Chi era e sopratutto come faceva a conoscere il suo piano?


 

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Capitolo 2
*** Destini. ***



Rubeus se ne stava lì. Senza la minima intenzione di spostarsi. Le onde lambivano furiosamente gli scogli e tutto ciò che incontravano.Indomite e continuamente alimentate dalla rabbia del vento che soffiava selvaggio. Tra le mani si rigirava una moneta che pareva consumata dal continuo sfregiarsi contro il suo palmo. Ora la stringeva tra le dita,ora la feceva passare attraverso le fessure ora la tirava in aria e la faceva rimbalzare contro il dorso della mano, ora la raccoglieva al sicuro sul suo palmo. Quanto aveva viaggiato quella piccola moneta. Insignificante forse.
Se vista dall'esterno non valeva più che un misero pezzo di pane e forse (se il locandiere fosse stato abbastanza misericordioso ci avrebbe aggiunto pure una tazza di latte) anche se, parlandone tra di noi, accaparrarsi uno o due bicchierini di rhum sarebbe stato meglio.
D'improvviso uno sbuffo d'acqua sembrò dirigersi proprio nella direzione nella quale si trovava Rubeus,ma l'uomo non si mosse.
L'onda, che stava acquistando mano a mano terreno, sembrava sempre più minacciosa e meno incline a cambiamenti d'umore ma,proprio quando stava per avvicinarsi alla figura dell'uomo,lentamente si affievolì. Come una candela che affamata si consuma intorno al suo stoppino e lentamente si spegne.
Rubeus commentò la cosa semplicemente sollevando lo sguardo e sorridendo con alterigia,sollevando un sopracciglio e producendo un suono di scherno.

«Rub,RUUB DOVE SEI? MANNAGGIA A QUEL FIGLIO DI BUONADONNA! »

«Ehi Ehi Gas se lo catturiamo il capitano ci darà un bel compenso...»

Fece uno con aria sognante. Aveva una voce stranamente acuta,troppo per essere un uomo in effetti, ed era vestito in maniera insolita. Di solito i pirati sono caratterizzati dai loro modi rozzi e dal loro modo di vestire abbastanza trasandato.
Ma lui no,sembrava curato e indossava una giacca verde sopra, che rendeva il suo colorito ancora più olivastro.
Un grosso naso adunco gli spuntava dal viso,mentre folte sopracciglia nascondevano l'espressione perenemmente assorta che aveva sul volto. L'altrò lo guardò storto e gli diede uno scapaccione dietro alla testa.
Sebbene fosse più forzuto era leggermente più basso dell'altro,caratteristica che veniva sempre pesata in tutte le occasioni che si presentavano come confronti. Anche se riusciva a sollevare pesi abbastanza consistenti,spesso di perdeva in eccessi di rabbia che erano difficili da domare,se non con una delle battute senza senso dell'amico.

«Sì pezzo d'idiota ma se vai ad urlarlo in giro,lo sapranno tutti. NON CREDI. EH?»

« Oh,giusto giusto. RUBEEEEEEEUSSSSSS. DOVE SEEEEI RUUUB!»

Alle voci in lontananza che continuavano a chiamarlo da un po', Rubeus non dava molto peso. Se l'avessero trovato, allora e solo allora,avrebbe concesso loro una risposta. Anche se probabilmente non sarebbero stati capaci di interpretarla.
Di due cervelli non riuscivano a comporne mezzo,figuriamoci riuscire a sostenere una conversazione con lui.
Di conseguenza rimase lì immerso nei suoi pensieri. I capelli che ormai erano ricresciuti gli ricadevano in parte sul viso,neri come la pece e non troppo lunghi,una specie di caschetto sfaldato(che comunque finiva per tirar su a mo' di coda)
La lunga giacca che portava era rossa sbiadita,mentre gli stivali di un nero lucente.
Aveva un fisico asciutto e nonostante l'esposizione al sole continua il suo colorito rimaneva dorato.Aveva dei lineamenti fini ed eleganti,che culminavano nello splendore dei suoi grandi occhi a mandorla. Eredità della sua razza,incrociata chissà a quale madre. Bastardo. Così era stato definito da tutti,per la maggior parte della sua via e così era rimasto dentro.
Dopo qualche minuto un ragazzo sulla ventina comparve dietro di lui,indossava degli abiti consumati,probabilmente indossati da qualcun'altro prima di lui.
Aveva un lungo rasta e i capelli semi rasati di un bel biondo cenere,gli occhi coraggiosi e fieri di un bell'azzurro e l'animo intraprendente dettato,probabilmente dalla sua giovane età.

« Rub ti stanno cercando tutti. Che faccio continuo a proporgli strade alternative? Il capitano è alquanto....irato»
Rub si sistemò il capello sul capo,ridendo di gusto nel sentire il ragazzo commentare la cosa.Sì di sicuro Hwang stava impazzendo,oh pardon, il capitan Hwang. Quell'uomo era così pieno di sè da non rendersi conto di quanta importanza stava dando proprio a lui,Rubeus,il ragazzo che considerava "inutile" e "nullafacente."

«Garret. Mi hai portato quello che stavamo cercando?»

«Quello che TU stai cercando.»

Specificò il ragazzo,come a voler sottolineare che in "quell'impresa folle" lui avrebbe preferito non avventurarsi. Anche se si sa,alla fine non aveva resistito. Un po' per il fascino carismatico che trasmetteva Rubeus un po' per la prospettiva di guadagno in fatto di fiducia da parte sua. Però forse era meglio non rispondere da impertinente.

«Garret.»

Ripetè Rubeus calmo. Nella sua voce c'era comunque un pizzico di autorità e Garret lo sapeva. Ne sentiva il peso,parola dopo parola,sillaba su sillaba. A dirla tutta,aveva un po' paura di Rubeus,a volte lo inquietava da morire. Come quella volta in cui se l'erano data a gambe facendola in beffa al capitano stesso.Quante punizioni aveva preso. Non roba leggera. Per nulla. Erano pirati e le punizioni che infliggevano di poco sfioravano la morte.
In effetti era curioso il modo in cui si erano conosciuti,proprio in una di quelle occasioni. Garrett stava per essere buttato fuori,lasciato in balia della morte. Ma Rub l'aveva salvato,senza dargli una spiegazione e senza un motivo apparente. Ma Hwang non poteva uccidere Rubeus,lui gli serviva. Per cosa? Era quello che lo stesso capitano si domandava spesso,però a quanto pareva tutto ciò che Rubeus toccava diventava oro. Miracolosamente scampavano da agguati mortali e le prospettive di guadagno triplicavano. Nessuno si spiegava tutto questo successo e nonostante avessero provato ad abbandonarlo,avevano subito fatto carte false poi per riprenderselo a bordo. Rubeus ovviamente aveva interesse nella pirateria,quel tipo di vita gli permetteva di proseguire verso il suo obbiettivo senza troppi intoppi.


«S-Sì. Sì l'ho trovato aspetta un'attimo che...»
Garrett scattò sugli attenti,iniziando a cercare tra le tasche quello che Rubeus aveva richiesto. L'uomo per conto suo,continuò a ignorare le voci che lo cercavano,che nel frattempo si facevano più fitte. Tirò fuori dalla tasca un orologio di piccole dimensioni e osservò il quadrante.Era molto bravo con le maree,riusciva a far vela in direzioni propizie e sapeva sempre quando si sarebbe messo a piovere. Altre cose che nessuno sapeva minimamente spiegarsi.


«L'umidità sta salendo,tra poco inizierà a piovere. E sono solo le sette di sera,hai intenzione di farcela per allora?»

«Ecco,ecco a te, sì eccotela. »
Garrett gli porse un foglio con su scritto un nome. Nymeca. Rubeus sorrise,finalmente ora sapeva. Per una volta tanto fu soddisfatto del lavoro di Garret. Quel ragazzotto in fondo non era male,non che fosse particolarmente affezionato a lui,sia ben chiaro. Rub era affezionato solo alla sua vendetta,anche se in più occasioni aveva salvato la pelle al biondino. Spesso si chiedeva come mai si stesse rammollendo,ma poi continuava a ripetersi che un alleato gli avrebbe fatto comodo in futuro e smetteva quindi di pensarci. Rigirò il foglio che aveva tra le mani e puntò lo sguardo verso l'orizzonte,finalmente ora aveva una traccia.


«Pronto a tornare a casa ragazzino? Si parte. »
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Myrseella era pronta a scoprire la verità.
Stranamente era riuscita ad allontanarsi dal porto,abbastanza per poter sperare in un attacco sicuramente non repentino.
Ma doveva allontanarsi ancora un po' per sentirsi totalmente al sicuro. In ogni caso l'unica cosa che la preoccupava per ora era scoprire l'identità dell'altra persona a bordo. Prese la pistola che era riuscita a raccattare da qualche parte e lentamente proseguì verso la poppa,dove doveva tovarsi "l'intruso".
Sgusciò come una serpe e attese il momento giusto per mostrarsi,già con il colpo in canna,solo pronto ad essere sparato.


« N-Non uccidermi Myrs. Ti prego non uccidermi!»
Un urlo di donna. Una donna? Abbassò lentamente la pistola e ignorò il tremolio della mano. Era tesa. Osservò il viso della donna e improvvisamente si rilassò,emettendo un sospiro di sollievo.Che non durò molto.


«ISE CHE DIAMINE CI FAI QUI?!»
Myrseella era totalmente allibita. Tutti poteva aspettarsi lì a bordo di quella nave,tranne Eloise,la sguattera della locanda.
Come faceva a sapere del suo piano? Come era riuscita a capire tutto? Se era riuscita a fregare lei allora non doveva essere poi così stupida.
La ragazza era così spaventata da tremare come una foglia. Indossava degli stracci di dubbia provenienza,disposti un po' a caso sul suo corpo. Era magra forse troppo.I capelli ramati stavano sul viso alla rinfusa ,gli occhi neri pieni di speranza e allo stesso tempo pieni di terrore fissavano Myrseella. Poi la lingua si sciolse e inizò a parlare velocemente,senza prender aria tra una frase e l'altra.

«Ho scoperto il tuo ripostiglio,sai quello dei soldi. In realtà lo sapevano tutti,ma io li ho difesi.
Cioè quando vedevano che volevano prenderli li nascondevo altrove e poi li rimettevo lì. E-E da lì ho capito che tramavi qualcosa...c-così quando ho viso che ti cambiavi ti ho seguito. E-E poi belladonna? Io non ce l'avevo messa! Volevi mettermi nei casini?»

Mryseella seguì a stento il discorso. Cosa? Tutti avevano scoperto il suo nascondiglio,ma come era possibile?
L'aveva progettato con tanta astuzia e aveva cercato di custodirlo con cura.
Quella ragazzina...davvero l'aveva aiutata? O era solo un modo per ricattarla?
Il suo sguardo vagò altrove,senza minimamente considerare il soggetto che aveva davanti,poi si rese conto che magari si stava perdendo una parte importante del discorso,allora lo rialzò.


«No Ise,lo sai che non volevo metterti nei guai. Insomma non ti avrebbero mai dato la colpa...»

Lasciò cadere la frase,come a voler ammettere la propria colpa. In effetti non si era preoccupata molto del destino che avebbe potuto subire. Ora di sicuro erano ricercate. Ise per omicidio e lei chissà per cosa. Sicuramente l'avrebbero accusata di qualcosa. Magari come complice del fatto. O ancora peggio. Avrebbero potuto accusarla come mandante dell'omicidio. Insomma sicuramente Nymeca non era più un luogo sicuro ed era ovvio che qualsiasi altro posto sarebbe stato solo una striscia di terra temporanea in cui fermarsi. Le guardie potevano aggirarsi ovunque,Myrseela si scostò i capelli togliendo finalmente il colpo dalla pistola. L'aveva quasi dimenticata.
«E' che,che dovevo andarmene. Capisci?»


Eloise fece un lungo sospiro,tenendo le mani strette sul grembo,per un momento sembrò che volesse dire qualcosa ma non le uscirono le parole. Poi finalmente proferì con voce flebile,quasi sussurrando fino a proseguire più sicura. Sembrava supplichevole e allo stesso tempo consapevole del fatto che probabilmente se non fosse scappata lontano,la morte sarebbe stata una prospettiva migliore alla noia.


«Lo capisco,per questo ti ho seguito. Non puoi mandarmi via Myrs. Ti prego,non voglio tornare in quello schifo di posto.L-Lo so che sono una buona a nulla e che non ho mai avuto doti particolari...»
Mryseella conosceva la storia di Eloise. Era un clichè al tempo.
Orfana di entrambi i genitori abbandonata in una specie di collegio,dove era riuscita a scappare solo perché affidata alla locanda come sguattera.
Quello che non guadagnava per sopravvivere lo metteva da parte per il sogno di un futuro migliore,proprio come aveva fatto lei.
Ma nonostante avessero un passato simile,Eloise era fragile, più fragile di Myrseella.
Costantemente presa di mira dai bulli,dagli uomini che non facevano che approfittarsene e anche dai suoi superiori che sfogavano le loro ire represse su di lei.
La ragazza si faceva condizionare da ciò che dicevano di lei,la echitettavano come una buona a nulla,un'incapace.
E lei finiva per crederci e di conseguenza,sbagliava quasi sempre tutto quello che andava ad intraprendere.
Ma Myrceella non era mai stata più sicura di ora. Davanti a sé aveva solo un diamante grezzo.
Proseguì quindi con voce molto più chiara,guardandola negli occhi senza mollarla un secondo.
«Chi ha detto che sei una buona a nulla? Senti se vuoi venire con me sappi che non posso garantirti nulla. Potremmo finire con la testa appesa,mozzata o con una pallottola nel petto da un momento all'altro. Ma se sarai disposto a sottostare alle mie regole e farai tutto quello che ti dirò,mi farebbe piacere se tu restassi.»
Eloise rimase con la bocca aperta. Un leggero sorriso le comparì sul voltò,iniziò a volteggiare per aria,saltellando. Poi abbracciò Myrseella. La strinse forte,urlando con tutto il fiato che aveva in gola.


«SONO LIBERA! SONO LIBERA! GRAZIE! GRAZIE MYRS!!»
Myrseella le tappò la bocca guardandola a metà tra il divertito e l'arrabbiato. Cosa aveva in mente quella ragazza? Stava cercando di sbandierare la loro posizione ai quattro venti? Eppure la capiva,comprendeva appieno il suo senso di libertà. Lo stesso che aveva vissuto lei stessa molti anni prima.


« Datti una calmata ragazzina,non urlare. Aiutami ad andarcene il più lontano possibile lontano da qui. Forza, a lavoro!»


A quelle parole Eloise schizzò come una lepre. Era davvero abile nel saltellare da un'albero e l'altra,tra una cima e l'altra e Mryseella si sentiva davvero felice di poterla avere al suo fianco. Tirò fuori dal decoltè una lunga catenina dove appesa aveva una moneta.
Di poco valore e consumata dal tempo. Finalmente ora poteva dire di avere una speranza. Ora poteva trovare l'altra faccia della moneta.
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Faceva davvero caldo. Il sole forte del primo pomeriggio premeva sulle spalle di Huan,che sentiva come se stessero per andare a fuoco.
La salsedine aveva attecchito sulla pelle,donandole una leggera ruvidezza al tocco.
Il pescatore non era composto di acqua come qualsiasi essere umano.
Il suo corpo non confaceva agli standard comuni l'acqua che lo componeva era acqua di mare.
Questo gli permetteva di destreggiarsi tra le onde,cavalcare tra le maree e riuscire ad arabattarsi qualche piccolo pesce anche solo per la soddisfazione di ritrovare,al mattino, quelle piccole creature che ingenuamente venivano intrappolate nella grossa rete che veniva calata giù,giorni prima. Huan,come molti lo chiamavano, era un umile pescatore che ogni santa mattina,prima dell'alba andava a procurarsi il pane. Non era un peso per lui fare il pescatore,dato che era una delle poche cose che conoscesse alla perfezione. Infatti suo padre e suo nonno prima di lui lo avevano istruito affinchè potesse apprendere il mestiere che era stato loro e prima di loro di altri ancora.
Huan amava vestirsi al mattino con quella leggera brezza(a volte davvero fredda,sopratutto nelle giornate invernali) e calarsi dietro di sé il mantello della notte. La cittadella dove viveva era stata costruita su una collina,provvista come sempre di torrette di avvistamento.
Si diceva infatti che i pirati erano soliti passare di lì anche se,da diversi anni, la gente aveva smeso di crederci pensando che anche loro,per una qualche ragione,avessero deciso di cambiar mestiere e di diventare gente onesta.
Ma di gente davvero onesta c'è n'è davvero poca al mondo e non è che diventarlo sia così facile per tutti,sopratutto per coloro che hanno brutte abitudini.Quella mattina sembrava tutto tranquillo,anche se da un paio di giorni il ragazzo si sentiva irrequieto,come se qualcosa stesse per accadere da un momento all'altro. Aveva perso la sua capacità,la sua cosiddetta abilità nel piantare le reti.
Era una caratteristica di cui andava molto fiero e che era riuscita a fargli conquistare le lodi del padre. Ma ultimamente sembrava andargli tutto storto. Tempi di maraccio,pesci piccoli o inesistenti,la barca che doveva subire diverse riparazioni. Insomma pareva che la sfiga lo perseguitasse. Tutto era avvenuto il giorno in cui,a seguito di un'onda così gigante da sembrar frutto di un maleficio,era caduto nelle acqua profonde,parecchio lontano dalla spiaggia e sembrava lì lì per ricongiungersi con il padreterno,quando improvvisamente si rese conto che stava galleggiando.
Allora fece per risalire,ma qualcosa attirò la sua attenzione. Qualcosa di scintillante che lo richiamava dolcemente verso il fondo.
Scioccamente pensò che tanto non aveva nulla da perdere,era da diverso tempo in acqua e nessuno poteva rimanere così a lungo senza respirare. Quindi doveva essere sicuramente già morto. Nuotò velocemente verso il fondo,scavando con le mani per vedere da dove veniva quella fonte di luce e finalmente l'afferrò. Poi tutto divenne buio. E si ritrovò sulla spiaggia come un naufrago.

"Nah Huan,quel pezzo di ferraglia non vale più di una notte con mia moglie!"


Una grossa risata sguaiata seguì le parole del fabbro,che era tutto impegnato nel dilettarsi con due amabili signorine che sicuro non avevano niente di promiscuo da fare lì,solo affari. Affari che le impegnavano in maniera molto discreta,così che il loro decoltè non veniva nemmeno notato.
Sopratutto non in quelle posizioni così caste e innocenti.

"Ma,ma sei sicuro? Ehi non è che per caso vuoi fegarmi?"

Huan non era un come si suol dire un "ragazzo amabile" anzi amava fare a botte ed ubriacarsi e doveva andare a casa del dottore per farsi leggere le cose che gli interessavano. Per di più,spesso preferiva parlare in dialetto piuttosto che nella loro lingua corrente,non capiva proprio perché dovessero esserci due lingue.
E poi lui mica andava dal governatori a imporgli la sua?

"Ragazzino ora ho da fare,vedi di andartene. Quel pezzo di ferraglia non ti serve nemmeno per farti una puttana come si deve!"

E scoppiò a ridere di nuovo,rozzamente e battendo le mani così forte da sembrar impazzito. Huan stava per tirargli un grosso pugno su quella faccia da maiale che si ritrovava ma in fondo pensò che aveva già preso la sua vendetta sul fabbro.
Aveva preso qualcosa che lui non aveva mai apprezzato e che probabilmente non avrebbe mai nemmeno voluto concepire come qualcosa di prezioso. Qualcosa che doveva ricordargli l'amore e il rispetto e che silenziosamente lo guardava dall'anulare della sua mano sinistra.
Piuttosto quell'oggetto cos'era? E perché da quando l'aveva trovato non faceva altro che portargli guai?
Eppure c'era qualcosa che gli diceva di non sbarazzarsene. Nonostante non sapesse leggere quel simbolo sopra la moneta gli ricordava qualcosa che aveva già visto.
Anche se non sapeva dove.

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Capitolo 3
*** Mhita. ***


Capitolo III

Finalmente li avevano trovati,o meglio si erano fatti trovare. 
Era tutto il giorno che gli davano la caccia e la soddisfazione di averli colti come pesciolini all'amo era incredibile per entrambi.
Figuriamoci poterli portare davanti al capitano Hwang in persona e ricevere una qualche ricompensa,magari persino un invito privato nelle sue stanze.
O magari un giorno prenderne possesso,diventandone il nuovo capitano.
Aspirazioni non di certo modeste che annebbiavano la mente dei due bricconi.
Il primo Maximus,quello leggermente più basso(leggermente era il termine che preferiva,questo però non significava che rispecchiasse in effetti la realtà,che era ben più cruda) già se la rideva,in quel modo da sordido,da spaccone.

<< Ah-Ah-Ah chi abbiamo qui,i due fuggitivi eh? VISTO VISTO,SAPEVO CHE VI AVREMMO TROVATI! Ah....hai visto Minus? EHI EHI MINUS DA QUESTA PARTE!>>

Era come suo solito era pieno d'arroganza,quei pochi metri che s'era guadagnato in altezza erano compensati dall'alterigia con la quale si rivolgeva persino ai suoi superiori e,a sua detta, da quello che possedeva sotto la cintura ma quello solo le signore potranno ,ahimè confermarcelo. 
L'altro invece,Minus,che per detta di cose era così alto e smilzo da assomigliare ad uno stecchino,se ne stava con quell'espressione stralunata sul viso continuando a non capire perché diamine stessero camminando da ore.
Al richiamo del compare,però, si voltò anche se abbastanza seccato.
Poi,come giustificato dal ridacchiare di Maximus, iniziò anche lui,straparlando come suo solito.

<< Meno male che li abbiamo trovati eh! AH-AH-AH Il capo ci avrebbe fatto a fettine perché sappiamo quanto siano troppo importanti per lu--->>

Fu bloccato da una gomitata del minore che gli procurò non poco fastidio all'addome,iniziò quindi a lamentarsi,non riuscendo
 a decifrare i segnali 'non detti' che stava chiaramente cercando di mandare Maximus,con quelle occhiatacce e segnalazioni varie.

<< Insomma che ti prende Maximus eh? Te lo ha detto anche a te Hwang il capitano,sì signore! 
"Trovate quei due, inutili pezzi d'ossa! E forse per stasera eviterò di conficcarvi una pallottola in quel mezzo cervello che condividete per miracolo! " >>

Maximus che non voleva farsi sminuire davanti ai due pirati iniziò a dargli colpi più forti e a sussurrare maldicenze all'amico,che molto carinamente ricambiava non capendo un'accidente della situazione.
In ogni caso Minus sapeva distintamente fare la differenza,se non per l'espressione,era abbastanza belloccio e tanto per far infuriare ancor di più Maximus,
aveva un discreto successo con le signorine che di solito lo prendevano per un nobile di chissà quale regno.
Mentre il battibecco continuava,Rubeus che non li stava minimamente ascoltando, iniziò a concentrarsi sul battito del mare.
Così infatti chiamava quel lento scrosciare delle onde che, serene o in tempesta,battevano sulla stiva.In quel posto amava rintanarsi,sopratutto da ragazzino e proprio lì tenendo l'orecchio preferiva ascoltare quel pulsare,quella ninna nanna infinita che riusciva a fargli prendere sonno.
Proprio come un fanciullo nascosto nei seni della madre,così Rub ascoltava quel battito come fosse l'unico suono materno che avesse mai conosciuto. 
Ma torniamo al presente,ora era appoggiato alla parete rocciosa e sembrava riflettere su qualcosa di molto serio,tra le mani teneva quel foglietto stropicciato con sopra poche indicazioni scarabocchiate: Nymeca,come raggiungerla.
Prima di tutto dovevano fare una sosta ,o non ci sarebbe stato oro a sufficienza per poter arrivare fin lì.
E Rubes sapeva esattamente come far sì che la fortuna girasse dalla sua parte,così senza ulteriori giri di parole proseguì verso la nave,subito seguito da Garrett e dai due bricconi,che tutto pensavano tranne di essere stati messi nel sacco da chi credevano di aver acciuffato.

Hwang se ne stava comodamente seduto,dietro la sua scrivania di ciliegio finemente intagliata, a scrutare un'enorme mappa che copriva quasi tutto il tavolo fino a fuoriuscire dai bordi.Era vestito di tutto punto,giacca in rigorosa pelle,camicia di un rosso scarlatto,scarpe lucide e lama sul fianco sinistro della più pregiata qualità. Nella destra spuntava appena fuori dalla cinta,che aveva attorno alla vita, una pistola,fermamente ancorata al suo fianco destro.
Lunghi capelli castani scendevano sulla spalle temprati spesso dalle più dure condizioni.
La sua espressione era assorta,come se pur riflettendo sulla rotta da percorrere fosse scosso da pensieri divergenti,che continuamente lo portavano a distrarsi. Sapeva che Rubeus sarebbe tornato esattamente quando ne avebbe avuto l'intenzione ed era proprio il fatto di non riuscire a controllarlo che lo mandava in bestia.
Con una sola mano scaraventò a terra tutto quello che era intorno al suo raggio d'azione: una bottiglia con un qualche liquido,cenere,carte,libri,strumenti di navigazione vari.Lui,il più distino dei capitani,conosciuto per la sua inossidabile ferocia per il suo continuo desiderio di carne umana da torturare,costretto a scendere a patti? Costretto ad....aspettare? Insomma cosa si sarebbe vociferato se si fosse venuto a conoscenza del fatto che non riusciva nemmeno a tenere sottocontrollo un inutile sottoposto come Rubeus?
Quanto gli irritava vederlo?La sua sola vista gli procurava una fitta al ventre che avrebbe volentieri messo a tacere conficcandogli una pallottola tra la scapola destra e quella sinistra. Dato che di solito, nemmeno lo guardava in faccia quando parlava.Ma non poteva.
Sapeva che Rubeus era diventato la percentuale predominante in quanto ad entrate e solo grazie al suo"fiuto" riuscivano sempre a scamparla o ancora meglio a riempirsi le tasche.
Tutt'a un tratto la porta del suo ufficio si spalancò e da quella comparvero due occhi a mandorla ben distinti,subito seguiti dal "biondino con la treccina" come lo chiamava lui e dai due idioti,che nel frattempo stavano già iniziando a borbottare cose insensate.

<< VOI DUE! Uscite immediatamente,con voi me la vedrò dopo!>>

Ringhiò il capitano,alzandosi e avvicinandosi poi a Rubeus con fare molto autoritario.
Doveva proprio metterlo in riga,non poteva comparire a sorpresa in quel modo.
Ma prima che potesse dire alcunché venne interrotto proprio da lui.

<< Capitano,dobbiamo andare a Mhita. C'è un grosso tesoro,potremmo fare un buon colpo. Se leviamo le vele ora abbiamo circa...>>

Mentre parlava,adorava controllare il piccolo orologio che aveva in tasca.
Non era molto grande nè particolarmente prezioso,ma vi era molto legato,lo teneva stretto a sé la maggior parte delle volte.
Era uno di quei tesori che si era portato dietro dal maledetto posto da cui veniva che tutti,compreso il capitano,ignoravano. 
Nemmeno Rubeus ricordava esattamente come fosse finito a fare il pirata sapeva solo che ,a volte, quell'orologio gli faceva tornare in menti ricordi di un passato diverso che doveva aver sicuramente vissuto.
Nel frattempo Hwang era furioso.

<< NON ME NE FREGA UN ACCIDENTI E' CHIARO? Ti rendi conto che non puoi scomparire così? 
Vuoi che ti faccia assaggiare la fredda lama della mia piccolin-.ANZI. Anzi anzi,conosco quello sguardo spavaldo.
Credi che non ti farò nulla perché mi servi. Non è così? Posso pure non toccare te, ma questo....Ah,questo qui fa proprio al caso mio!>>

Afferò per la camicia Garrett,che per tutto quel tempo se n'era rimasto buono buono in un angolo ad intagliare un pezzo di legno con il coltellino.
Gli aggeggi gli caddero di mano e finì scaraventato per terra,il capitano allora prese la spada e gliela puntò alla gola.
Rubeus,per nulla impressionato da tutta quella pantomima,voltò lentamente lo sguardo e con voce calma e profonda si rivolse al capitano.

<< Avete intenzione di uccidere un uomo disarmato,signore? Chissà cosa si dirà in giro di voi.>>

Hwang,con occhi colmi d'ira voltò il viso verso di lui,tanto che i capelli gli finirono su buona parte del viso.
Non era un uomo particolarmente mansueto e bastava poco perché partisse come un colpo di pistola. Fulmineo.
Nel frattempo Garrett era abbastanza terrorizzato,però grazie agli insegnamenti di Rubeus aveva imparato a non farsi prendere dal panico e a cercare metodi alternativi,per sopravvivere. E proprio in quel momento adocchiò il coltellino che era lì nell'angolo,sguardo condiviso dallo stesso Rubeus che per un millesimo di secondo sembrò fargli capire che era proprio quello che voleva facesse.

<< E allora? P I R A TA dice il mio sangue,non sono di certo un cavaliere.>>

Il sorriso killer di Rubeus si fece spazio sul suo viso,ora voltava tutto il corpo nella sua direzione e lo guardava dritto dritto negli occhi.
Incatenandolo in quel gioco mortale di parole.Era sempre stato bravo in questo tipo di cose,faceva innervosire proprio tutti.

<< Capitan Hwang uccide un suo sottoposto perché....se la faceva sotto ad affrontare l'unico responsabile della questione. >>    

Allora Hwang si voltò,completamente fuori di sé, puntando l'arma contro Rubeus,che prontamente aveva tirato fuori la sua e iniziarono a duellare.
Quello stridere di lame,veloci come saette si poteva percepire anche fuori e per un momento,l'ammutinamento dell'intero equipaggio fu vicino.
Dopotutto se il capitano non riusciva a tenere a bada due pirati,non era considerato un vero capitano.
Ma proprio mentre Rubeus sferrava un colpo alla spalla,accadde qualcosa. Il suono dei cannonì fu udito a chiare note,da tutti.
I due riposero le armi,mentre Garrett riprendeva il suo coltellino. Poi ci fu il caos.
Una serie di ordini urlati,uomini che correvano da una parte e da un'altra,ci si preparava al contraccolpo.
Nessuno aveva ancora notato il fatto che le cannonate non erano dirette verso di loro,anzi sembrava quasi che volessero semplicemente attirare la loro attenzione.Hwang si rese conto della stranezza iniziando a pensare cosa diamine ci fosse sotto,quando una bandiera sventolata dalla flotta nemica lo insospettì sempre di più.Un uomo della ciurma urlò.

<< VOGLIONO PARLARE CON IL CAPITANOOOOOOOOOOOOO!>>

Hwang,impettito e pieno della sua magniloquente presenza diede un'occhiata dal cannocchiale per verificare di persona.
Di solito le flotte del governatore non interrompevano mai un attacco,la cosa risultò alquanto strana.
Seguì quindi un momento di silenzio ed allestimento,pronto ad accogliere il comandante della nave nemica.
L'uomo era seguito da due marinai ,sembrava molto giovane per essere un comandante,sicuramente lo era più di Hwang.
Indossava la divisa azzurro chiaro ed aveva addosso diverse mediaglie,oltre che il cappello che gli spuntava dalla testa. La sua andatura era molto lenta,tanto che i pirati stavano già iniziando a burlarsene,ma lui li incenerì con uno sguardo glaciale e proseguì verso la camera del capitano.

<>

Parlava in maniera molto tranquilla,forse con eccessiva articolazione quasi da sembrare robotico.
Hwang infatti si stava chiedendo se quell'uomo in vita sua avesse mai fatto qualcosa di spontaneo. Il pirata quindi si sporse qualche secondo per osservarlo meglio,abiti lindi,capelli color dell'oro ordinatamente pettinati sotto il capello. 

<< Non ho l'onore di conoscere il vostro nome,sebbene mi siano ben note le vostre cannonate,sir...?>>

Hwang parlava con una certa ironia nella voce,sembrava quasi schernire i presenti con quel suo tono mansueto e con quei paroloni a cui i pirati poco erano abituati.
Nonostante ciò Hwang li conosceva bene e sapeva utilizzarli appropiatamente,quando voleva.

< Vede,la marina del commendatore stesso è alla ricerca di qualcuno,vi sembrerà una questione di poca nota,ma pare che in un'isola della provincia sia ricercate due criminali.>>
<< Ricercate?>>

Ripetè Hwang,sollevando un sopracciglio ed appoggiandosi con la schiena sulla scrivania. Due ragazzine? Il bell'imbusto lì era venuto a prenderlo in giro? Prese del rum e ne versò abbondantemente in due bicchierini,poi bevve tutto d'un sorso ma venne bloccato da una fraudolente risata,nel sentire le sue parole successive. 

<< Esattamente,si tratta di due donzelle.>>
<< Capitan Darrighton mi state dicendo che una parte della flotta del commendatore è alla ricerca di due ragazzine che hanno deciso di fare i dispetti? Questo cosa c'entra con noi poi?>>

Versò altro rum e porse un bicchierino all'altro,ancora scosso dalla risata precedente. La cosa sembrava oltre che assurda,quantomento pazzesca.
Ma la situazione non sembrava minimamente toccare il biondino lì di fronte,che continuava a parlare come se stesse recitando un registro scritto.
Ignorando con uno sguardo sdegnato il bicchierino,il cui contenuto  finiì seguito da altri due,nello stomaco del pirata.

<< Vi proponiamo un patto,dato che una delle due sembra aver contatti con i pirati della zona,se le troverete o incrocerete in queste acqua,dovete consegnarcele immediatamente. In cambio riceverete molto oro,credo che sia un'affare equo,non vi pare?>>
<< Non mi avete ancora spiegato come mai vi date tanta pena per due ragazzine qualunque.>>
<< Sembra effettivamente che esse posseggano un qualche dono che impedisca loro di...trovar sfortuna,essere prese o qualcosa del genere.
Il commendatore stesso sostiene che qualcuna di loro possa avere il potere di...piegare gli eventi.>>

Per un momento calò il silenzio,Hwang non poteva udire alle sue orecchie e non voleva di certo farlo così,senza aver indagato almeno un po' più a fondo.
Di certo era una cosa sospetta ma magari si trattava solo del capriccio di qualche nobile giovincella che aveva avuto fortuna...

<< Da quando la marina del re,crede alle storie di pirati?>>
<>
<< Ho bisogno di sapere dove sono scappate e dove sono state avvistate ultimamente.>>
<< Nymeca. E' questo il nome dell'isola. Sembra abbiano viaggiato nelle vicinanze,fino alla grotta di Hortos.
Che pare sia uno dei vostri ritrovi?>>

Hwang tacque qualche minuto. La grotta di Hortos.
Nessuno poteva conoscere quel ritrovo se non un pirata stesso,come avevano potuto delle ragazzine riuscire?
E poi quelle storie? Sembravano vagamente rassomigliare a quelle in cui Rubeus era immischiato.
E se ci fossero state altre persone con le sue stesse capacità? Una semplice ragazzina sarebbe stata molto più semplice da domare che quell'irriverente di Rubeus e...al diavolo la marina! Con quel potere al loro fianco avrebbero conquistato il mondo.
Se usato nel modo giusto,se tenuto nelle sue stesse mani,Hwang pensava di poter diventare invincibile.
Non passò molto tempo prima che il capitano della marina se ne andasse e nel frattempo,tutti si chiedevano cosa si fossero detti quei due e cos'avrebbe deciso di fare il capitano. Iniziarono a girare scommesse,mentre il vociferare si infittiva, quando poi tutti tacquero. Hwang comparve sulla scena e tutti aspettavano che dicesse loro qualcosa.

<< Una....damigella perduta.>>

Il fragore della folla scoppiò in una grande risata di gruppo e improvvisamente l'interesse si perse,il ponte sgombrò lentamente e ognuno tornò alla propria mansione anche se un buon osservatore poteva notare i galeoni che venivano dati o ceduti ai rispettivi perdenti e vincitori.I primi con un sorriso soddisfatti,gli altri evidentemente seccati. Erano già successe cose di quel genere e nessuno se ne stupiva,persino Rubeus non si fece troppe domande,giacchè la sua intenzione era convincere il capitano ad andare dove potessero raccimolare un po' di danaro.
E così fece seguendolo mentre si dirigeva verso la poppa, proprio in quel momento però, Garrett gli piombò addosso,facendogli perdere l'equilibro.

<< Rub Rub ho scoperto come arrivare! Oh---scusa>>
<< Accidenti ragazzo,vedi di star attento e poi cosa vai blaterando? Arrivare dove?>>
<< A Nymeca naturalment--->>

Garrett impietrì,fermandosi subito dopo,con la frase ancora in gola. Davanti a lui,il capitano lo fissava con uno sguardo vagamente interessato.
Si chinò qualche momento e sembrò volergli sferrare un colpo in faccia ,quando in realtà si sporse solo per raccogliere il foglietto stropicciato che prima il giovane aveva dato a Rubeus. Ne osservò le fattezze e lesse il contenuto,per un momento nel suo cervello balenò un'idea.
Che Rubeus e le ragazzine misteriose fossero in qualche modo collegate?
Aveva fatto bene a non dir nulla ai pirati e poi.... a quanto pareva l'obbiettivo di Rubeus era proprio Nymeca.
Per una volta i loro due interessi coincidevano. 

<< Oh e quindi questo era il vostro progetto. Nymeca? E per qualche motivo proprio questo posto? Volete farvi una vacanza nel bordello?>>

Iniziò a fissare i due. Rubeus avrebbe voluto dare un colpo in faccia a quello sconsiderato di Garrett ma,invece di rispondere alla questione cercò di cambiare argomento. Hwang ancora non riusciva ancora capire,ma una cosa era certa: era a conoscenza di informazioni che a Rubeus avebbero interessato e il suo intento era proprio tenergliele nascoste il più possibile.
Infatti tentò di cambiare argomento e rimase vividamente sorpreso della reazione di Hwang.


<< Come ho già detto di Mhita.. Signore lì sono sicuro che c'è l'oro che ci serve per--->>
<< Avete sentito inutili pezzi di marmaglia? FATE ROTTA PER MHITA IMMEDIATAMENTE!>>

Sentenziò Hwang,senza minimante discutere sulla cosa. Indugiò un secondo sui due sorridendo e tirò il foglio tra le mani di Garrett.
Finalmente la fortuna iniziava a girare anche dalla sua parte.
Ora non era cosa facile lasciare Rubeus senza parole,ma certo in quella occasione il capitano c'era riuscito.
Come mai aveva cambiato idea così velocemente? E sopratutto,come mai ora non si sentiva messo in cattiva luce da Rubeus?
Questi erano quesiti che il ragazzo si sarebbe dovuto porre,ma a cui non badò così spinto da quella frenesia di vittoria che l'aspettava e che lui non avrebbe di certo atteso ancora per molto.
Mhita era una cittadina che si trovava su un piccolo promontorio,era difficile da attaccare,perché godeva di un'ottima roccaforte nonché di una vista sul mare invidiabile. La scogliera che costeggiava la riva ospitava grotte e cunicoli frastagliati difficili da attraversare ma immensamente pieni di pietre preziose,la cittadella era infatti considerata un buon investimento su cui spendere, Indi per cui molti signorotti preferivano trascorrere lì non solo il tempo passato a sbrigare faccende lavorative,ma anche viaggi di piacere. Sarebbero arrivati lì verso il tramonto e avrebbero attaccato come meglio sapevano fare....facendo saltare tutto all'aria.
Cannoni che suonavano come corde di violino,ritmati dalla velocità con la quale i marinai ero intenti a farli scoppiare e poi tagliagole,ladruncoli di ogni genere,feccia della
feccia che si riversava in città. Il loro non era un piano preciso era semplicemente il caos.
Sapevano che grazie all'istinto di Rubeus avebbero trionfato e di fatti proprio quel giorno le pattuglie di sicurezza erano poche per non si sa bene quale problema,sicuramente poco importava. Mentre tutti si affannavano verso i luoghi più ricchi d'oro,Rubeus e Garrett si ritrovarono  in una grande casa ottocentesca. C'erano entrati per nascondersi dalle guardie a dire il vero,dato che un po' d'oro con cui riempirsi le tasche gli avrebbe fatto comodo sicuramente.
La casa era maestosa e sembrava appartenere a qualche signorotto del luogo,Rubeus fece segno a Garrett di star zitto.
Dopo qualche passo incerto e silenzioso si divisero. Il ragazzo salì le scale per i piani superiori mentre Rubeus proseguì al piano terra.

<< C-Chi va là? Siete un pirata? >>

Una voce flebile e tremante appostanta nell'angolo fissava Garrett,tra le mani della donna c'era una candelabro probabilmente d'oro massiccio,che teneva davanti a sé come arma anche se sembrava più che l'oggetto tenesse lei in piedi.
La giovane,che tanto giovane non era,doveva avere sulla quarantina in realtà ,era una donna a tutti gli effetti.
Indossava un lungo vestito blu cobalto,merlettato sulla gonna,mentre il corpetto prendeva sfumature più azzurrine e fantasie floreali, i capelli erano acconciati in una pettinatura abbastanza complessa ma sembravano aver subito diverse scosse. Garrett abbassò la spada e si guardò intorno,non sapendo bene che fare.

<< Non uccidetemi! Non uccidetemi,prendete tutto l'oro che volete! Ce n'è un po' in quei cassetti!>>

Garrett fissò la donna,compiaciuto internamente di non dover fare assolutamente nulla,si sporse verso i cassetti tenendo comunque la spada in avanti e controllando la stanza di tanto in tanto. Rovistò tra i primi due cassetti,poi il terzo e infine l'ultimo.
Gioielli,spille,perle: piccoli vizi di una nobildonna,pronti per esere spesi da due "onesti" pirati come loro. Nel frattempo la donna sembrava sconvolta e non la smetteva di blaterare cose.

<< Lo sapevo...LO SAPEVO che non dovevamo accogliere quella pezzente e quel suo bambino! Non hanno fatto altro che portarci disgrazie,solo distrazie! >>

Garrett continuò ad ignorarla passando sotto setaccio l'intera stanza,infilando più cose possibile nelle tasche e nella borsa che portava a tracolla,perché le donne stavano sempre a lamentarsi di qualcosa? Anche quando stavano per morire?
Quando la loro casa era invasa da un gruppo di fetidi tagliagole? Sì avvicinò dove si trovava lei,un po' stanco di stare a sentirla. Lei nel frattempò indietreggiò guardandando Garrett in maniera strana, ma il ragazzo le strappò solo  il candelabro dalle mani e diede un'occhiata superficiale alla superficie dell'oggetto prima di gettarlo nella borsa,indugiò un secondo sulla donna prima di voltare il capo deciso a passare in un'altra camera.

<< Sei giovane,sembri un bel ragazzo...oh non parli molto non è vero? Ah,mi sono sempre piaciuti i biondini.>>

La donna lo fermò un secondo,mentre Garrett la guardava con un'espressione abbastanza seccata,cosa diamine voleva quella signora da lui?
Avrebbe dovuto ucciderla così da togliersela di torno per sempre? La donna allungò la mano verso quella del ragazzo,alzò una parte della gonna e portò la mano di Garrett sulla sua....gamba.

<< Oh sono certa che non veda l'ora di usare quella tua lama,ma sai con me non ti serve. Ti darò tutto ciò che desideri.>>

Nel frattempo Rubeus vagava nella cucina,pessimo posto dove cercare dei tesori,lì vicino c'erano le camere dei servi quindi di sicuro non avrebbe trovato un bel niente ma,sentiva qualcosa. La moneta gli aveva sempre suggerito le strade da prendere,aveva sempre sentito un certo tipo di influenza da parte sua,ma più proseguiva in quella direzione più sentiva che la sua presenza affievolirsi.
Non riusciva a spiegarsi come ma era come se questa cercasse qualcosa a cui....unirsi.
Rubeus si abbassò e diede un calcio al mobiletto in basso,aprì piano quello successivo e subito un ragazzino ne uscì fuori,terrorizzato,pronto a mettersi in salvo. Mentre tentava di fuggire,dalla sua tasca cadde qualcosa,Rubeus afferrò la maglia del bambino con la spada e sorrise.

<< Dove credi di andare giovanotto? Credo proprio che una bella chiacchiera...ta...>>

Improvvisamente Rubeus sentì qualcosa,si chinò per raccogliere la moneta e una volta tra le sue mani si rese subito conto di quello che sarebbe successo di lì a poco. 

<< Chi sei tu? Cosa diamine,cosa succede...>>

Rubeus sentiva quasi come se stesse per vomitare,cadde all'indietro e insieme a lui la moneta e il ragazzino furono liberi di andare via.
Cosa aveva appena visto? Chi era quel ragazzino? Quella moneta era esattamente uguale alla sua eppure lui era certo che solo una donna al mondo ne possedesse una e quella donna si trovava a Nymeca. Doveva muoversi,ma era come stordito dal potere sperimentato poco prima,tanto che a malapena riusciva a sollevarsi e quando ci riuscì fu bloccato da conati di vomito. Quello che aveva visto pochi secondi prima si era verificato,era successo tutto quello che aveva visto,solo che aveva visto altro,altre cose.
Doveva assolutamente andare a controllare di persona.
E così ancora un po' provato fisicamente,barcollò verso le camere dei servi,non la prima nè la seconda stanza...l'ultima a destra del corridoio era quella giusta,l'aveva visto!
E ancora sotto la quindicesima trave del pavimento,dei fogli raccolti con qualcosa scritto sopra,sì tutto era lì tutto era scritto lì. Velocemente li prese,mentre fuori continuava il suono dei cannoni.
Ma doveva trovare Garrett prima che quella casa diventasse terra per pomodori!
Salì ancora le scale velocemente,sapendo esattamente in che guaio si era messo il ragazzo.

<< GARRETT MUOVI IL CULO,DOBBIAMO ANDARE VIA!>>

Garrett in quel momento era molto...deliziato,ma sentendo la voce di Rubeus si tirò su in fretta i pantaloni e si precipitò fuori dalla camera,trascinato dalla spinta dell'amico pochi secondi prima che la casa venisse colpita da un enorme colpo di cannone. I due caddero a terra abbastanza storditi ma vivi. Rubeus sorrise appena e guardò Garrett : 

<< Non si può dire che la tua caccia sia andata male,immagino tu abbia trovato una bomba di affare,eh?>>
<< Rub non puoi nemmeno immaginare quanto sia andato bene....>>

E poi entrambi caddero esausti sul terreno.
Il passato,il presente ed il futuro non erano più chiaro come prima,nessuno sapeva quello che sarebbe accaduto ma una cosa era certa: i fogli che Rubeus aveva tra le mani erano più preziosi di qualunque tesoro avesse mai trovato. 

" Spesso la nonna mi raccontava una storia. Era la sua preferita.
Nonostante io preferissi le storie di pirati,lei era solita raccontarmi cose che in realtà con i pirati non c'entravano un bel niente e parlavano piuttosto di una civiltà antica,vissuta molti anni prima della nostra,ma che tutt'oggi era ammirata ed era considerata spesso oggetto di mistero. 
 Al tempo dell'antico e orgogliosissimo imperatore di Roma...
E così incominciava,raccontandomi come i romani avessero conquistato il mondo allora conosciuto.
In realtà spesso m'immaginavo come certi condottieri fossero riusciti a vincere innumerevoli battaglie con la sola strategia.
Amavo quel tipo di tecniche contorte,spinte solo dall'intelligenza umana ed è forse per questo che vincevo sempre a dama o a scacchi,facendo infuriare quelli più grandi di me. Avevo cinque anni,ma questo non mi avrebbe impedito un giorno di diventare un pirata. 
Tra le varie storie della nonna ce ne era una che attirava l'attenzione più di tutte.
Proprio in quel periodo a Roma arrivavano vari culti da oriente e spesso gli imperatori preferivano consultare gli oracoli,così da prevedere la riuscita o il fallimento dei loro piani.
Fortunae. La sorte romana non aveva solo una facciata positiva,ma anche una negativa.
Poteva essere di buon auspicio così come di pessimo e,come immaginate potesse sentirsi colui che poteva dominarle entrambe? Potrà sembrare niente più che una leggenda ma si raccontava che lo stesso imperatore Nerone aveva alimentato questo mistero andando alla ricerca delle quattro misteriose monete.
Queste monete erano state forgiate migliaia e migliaia di anni fa,dagli  dei che volevano per primi controllare la sorte degli esseri umani.
Gli dei stessi,infatti,non potevano tirare le redini del "gioco" e per quanto fossero potenti,non potevano impedire al destino di compiersi,e quindi, alla sorte di agire. 
Si dice però che in seguito all'uso improprio che gli dei ne volevano fare,a discapito della razza umana, queste si fossero disperse sulla terra e da lì fossero passate nelle mani degli uomini.
Raramente si erano ricongiunte,perché possederle tutte e quattro insieme non portava mai a nulla di buono per l'umanità,era sempre causa di ascese e distruzione.
Riuscire a controllare un potere del genere non doveva essere facile ed è per questo che una volta realizzata la potenza che erano in grando di sprigionare,
vennero affidate a delle sacerdotesse, scelte appositamente per le loro doti virtuose. 
Esse partecipavano ad un rituale che impediva loro di appropiarsene per scopi personali,qual'ora si fosse verificato un atto egoistico la pena sarebbe stata terribile. Ovviamente qualcosa di misterioso in tutto questo c'era,anche perché molte si candidarono per questo ruolo solo per impadronirsi delle monete,ma poche furono le prescelte.Quello che aspettava le sacerdotesse infedeli,era peggiore della morte.
Una vita senza sorte. Vuota. Immutabile. Continua. Spesso molte preferivano suicidarsi,piuttosto che subire un destino dove a lungo andare niente più aveva senso.
Le prescelte invece erano incaricate di preservare le monete ed è per questo che solitamente la loro vita era molto lunga,
fin quando non trovavano un'altra donna a cui affidare il compito che si rivelasse confacente a quelle caratteristiche.
Due monete portavano fortuna sfacciata a chi le possedeva ,potevano far andare bene "le cose" e non solo.
Avevano strane inclinazioni che di solito si sviluppavano a seconda delle qualità del possidente.
Immaginate nelle mani di qualcuno di veramente potente che fine avrebbero mai potuto fare.
Esse prevedevano,aplificavano e auspicavano la buona sorte,però...non avevano il potere di fermare la cattiva. Insomma erano potenti ma non avevano il completo controllo, non potevano quindi dominare completamente la sorte. 
Le due rimanenti invece, era meglio non incontrarle affatto sul proprio cammino,perché altro che guai avrebbero portato!
Anche se una cosa positiva c'era,esse potevano creare maledizioni mortali,controllare quindi la sfortuna nella vita di chiunque,manovrare le azioni malvage(se usata con furbizia),ma il troppo uso di una di queste rivelava il lato più oscuro e fetido di ogni essere umano,portandolo a compiacersi del male che poteva apportare agli altri,al fine di limitare il proprio.
Audentes fortuna iuvat.
Questa era la scritta presente sulle monete,incisa a lettere molto chiare e raffinate.
Si trovava su una delle due facce,la calligrafia sembrava molto molto antica.
Faber est suae quisque fortunae.
L'altra frase invece,presente sulla faccia opposta. Due frasi,due misteri.
"


 

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