Due Re, Uno Scacco Matto

di Kuroi Namida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che Il Gioco Abbia Inizio ***
Capitolo 2: *** Dichiarazione ***
Capitolo 3: *** Occhi Neri ***



Capitolo 1
*** Che Il Gioco Abbia Inizio ***


Nel regno di Arvel si aggira una grande e pericolosa minaccia, si tratta del Signore di tutti i ladri e assassini: Oblio.

Questa misteriosa figura si aggira di palazzo in palazzo, rubando e uccidendo unicamente per scopi personali. Tutti i cacciatori di taglie del regno gli danno la caccia, ma Oblio è come la parola stessa: sfuggente e inarrestabile. Pochi di coloro che l'hanno visto e che sono sopravvissuti per raccontarlo lo elogiano, perchè raccontano che si ricopre di uno strano mantello, che non lascia passare nemmeno il più piccolo fascio di luce e che è incorporeo, nebbioso. Dicono anche che i suoi occhi brillino minacciosi come il ghiaccio e che non produca il minimo rumore quando si muove. L'accompagnano sempre la sua fedele spada Duralin la Morte Bianca e Kurmir il Demone Lupo dal manto fatto della stessa sostanza della notte e dagli occhi del colore del sole.

Nessuno ha mai visto il volto del Signore di tutti i ladri e nessuno ha mai sentito la sua voce, tutti però, conoscono il suo potere.

 

 

 

 

Era una gelida nottata invernale e la neve scendeva a grossi fiocchi dal cielo, senza produrre il minimo rumore. Tra gli alberi della foresta correva silenziosamente un grosso lupo dal pelo nero come una notte senza stelle e dagli occhi splendenti come il sole. L'animale si muoveva a balzi sopra la coltre candida senza lasciare tracce, come se fosse leggero come una piuma. Qualche metro davanti a lui correva a perdifiato una sauro scuro cavalcato da un uomo che lo spronava continuamente. Il povero cavallo aveva la schiuma alla bocca dalla fatica e dal terrore ed era completamente sudato. Anche il cavaliere era terrorizzato, nessuno era mai sopravvissuto dopo aver visto Kurmir, il signore della notte profonda. Guardandosi indietro per l'ennesima volta gli sembrò che l'animale non tentasse nemmeno di raggiungerlo, aveva un passo rilassato e per niente frettoloso, come se aspettasse qualcosa. Forse sentiva che la resistenza del quadrupede stava per finire completamente, oppure faceva come il gatto col topo: giocava.

Purtroppo nessuna delle due ipotesi era corretta. Lentamente l'aria sembrò farsi ancora più gelida e silenziosa, i fiocchi luccicavano minacciosi nel paesaggio notturno e le tenebre si fecero ancora più profonde. Davanti allo sfortunato andò a formarsi una figura fatta di pura ombra, alla quale si scorgevano solo due limpidi occhi color del ghiaccio. Il cavallo scartò di colpo, ma perse l'equilibrio e cadde, disarcionando il cavaliere, che dopo un impaccio iniziale si alzò barcollante e fuggì a corsa. Non potè però andare lontano, il lupo lo raggiunse e si mise a trotterellare tranquillo al suo fianco. L'uomo provò in tutti i modi a seminarlo, senza alcun esito, poi all'improvviso vi fu un baluginio metallico e il sangue schizzò ovunque. Il corpo senza testa del cavaliere continuò la sua corsa per qualche metro, prima di accasciarsi definitivamente a terra. L'ammantato frustò l'aria con la spada facendo volare il sangue rimasto sopra e la conficcò nel terreno, rendendo la neve ancora più rossa. Kurmir gli lanciò un'occhiata distratta, quindi prese la testa tra le mascelle e le serrò. Le ossa si ruppero con uno schiocco e gli organi si spappolarono. Senza fretta ingoiò quello che gli era rimasto in bocca, poi si dedicò alla raccolta dei pezzi finiti a terra. Sgranocchiò soddisfatto le ossa e leccò con gusto le cervella, gli occhi e il sangue.

Intanto che il compagno si sfamava, Oblio si avvicinò al corpo e prese il sacchetto con i soldi e le cose di valore che trovò. Quando finì di frugare il cadavere si avvicinò al cavallo, che sbuffò allarmato e tentò di alzarsi. L'incappucciato lo prese per le redini e lo tenne fermo, quindi frugò tra le sacche e raccimolò ciò che trovava. Oltre ai soldi l'uomo possedeva ben poco: qualche abito, del cibo, alcuni gioielli e una pergamena. Senza fretta la srotolò e la studiò per bene: si trattava di una mappa di tutto il regno e c'erano vari punti in rosso, tutti negli stessi luoghi dove aveva ucciso o rubato.

Avevo visto giusto allora, questo tizio stava portando al re tutto ciò che è riuscito a raccogliere sul mio conto. A quanto pare Sua Maestà è stufo di avermi tra i piedi.”

Riarrotolò la mappa e lasciò il cavallo, quindi si volse verso Kurmir.

-Ti manca molto?

Il demone alzò il muso gocciolante di sangue dal corpo della vittima.

Ho ancora il busto e le braccia, abbiamo da fare?

Oblio gli mostrò il bottino.

-Il nostro prossimo obbiettivo: il Re!

La creatura rizzò le orecchie e emise un gorgoglio, come se stesse ridendo.

Stai scherzando spero. Sai perfettamente che il palazzo reale è il posto più pericoloso per entrambi! Lì risiede una maga bianca molto potente, non sarà una passeggiata.

I due occhi color ghiaccio scintillarono.

-Non avrai paura spero.

L'altro ringhiò minaccioso.

Non dire stupidaggini, sto solo facendo notare che potremmo rimanerci intrappolati! Ti ricordo che non siamo nè umani, nè creature bianche, se qualcosa andasse storto.....

-Avanti, credi che ti proporrei una cosa del genere senza avere la certezza di una vittoria? Ammetto che ci vorrà parecchio lavoro per preparare tutto, ma alla fine vinceremo noi!

Di preciso perchè lo vuoi fare?

-Divertimento! Puro e semplice divertimento!!

I due si guardarono a lungo, poi il muso di Kurmir si aprì in un sorriso sanguigno.

Facciamolo allora!

Si lanciò con nuova ferocia sulla sua cena e la divorò in pochi bocconi, lasciando solo i vestiti. Poi leccandosi via il sangue fissò l'equino.

Posso?

-No, lui mi serve vivo.

Con decisione sollevò una mano con il palmo rivolto a terra e intonò un oscuro incantesimo. La neve iniziò a fluttuare e a compattarsi, finchè davanti all'incappucciato non comparve uno strano essere. Aveva la forma umanoide, però il viso era completamente deforme, con un occhio più grande dell'altro, il naso storto e la bocca troppo grande. Aveva una gobba sulla schiena che lo piegava di lato, un braccio era corto, mentre l'altro era lungo e con affilati artigli al posto delle unghie. Le gambe storte erano pelose e luride e i piedi nudi avevano unghie marce e ricurve. La sua pelle aveva un colorito grigiastro e si ricopriva di semplici stracci meleodoranti, il cranio era coperto da pochi capelli unti del colore della terra e i denti che si vedevano attraverso il suo ghigno era gialli e storti.

-Ho un lavoro per te.

L'essere sorrise ancora di più. Oblio guarì il cavallo stremato e gli diede nuove forze, che lo fecero scattare in piedi con forza.

-Monta a cavallo e vai al palazzo reale, lì dovrai consegnare questa....

Gli porse la pergamena.

-.....e riferire un messaggio.

-Come ordinate Mio Signore!

La sua voce era graffiante come unghie su uno specchio e l'alito più puzzolente di un cadavere in decomposizione. Lentamente si trascinò fino alla cavalcatura che rimase immobile e gli montò in sella. Prese le redini con il braccio lungo e tenne la mappa con quello corto.

-Non deludermi!

L'essere guardò chi l'aveva evocato e rabbrividì, quegli occhi di ghiaccio erano così limpidi e privi di emozioni che anche il demone più potente li temeva. Con un leggero cenno del capo assentì e dando dei potenti calci ai fianchi del cavallo partì.

Qual'è la nostra prossima mossa?

-Mangiare i pedoni.

Kurmir ridacchiò.

Questo gioco mi piace sempre di più.

Eccitato buttò la testa all'indietro e ululò. Il suo non era un ululato come gli altri, era più profondo e minaccioso, che gelava il sangue nelle vene e annunciava le disgrazie peggiori. Tutti coloro che lo udirono nel raggio di chilometri si zittirono e trattennero il fiato e il pensiero fu uno solo: sta arrivando una tempesta. Colui che è ammantato dalla notte e bagnato dal sole, compagno delle tenebre più profonde e del ghiaccio più freddo, ha dato inizio alla caccia.

Ascoltando quel richiamo l'incappucciato sospirò felice, quindi raccolse Duralin e dopo averla rinfoderata si dissolse nel nulla, seguito poco dopo dal demone, mentre il suo richiamo riecheggiava ancora nell'aria silenziosa della notte. In quel punto del bosco tutto ciò che rimase a testimoniare la tragedia furono gli abiti e le impronte della vittima, insieme a quelle strascicate dell'essere e quelle del cavallo.

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Capitolo 2
*** Dichiarazione ***


Tre giovani donne camminavano tranquille tra i sentieri ancora innevati dei giardini del palazzo reale. Due erano semplici ancelle vestite con abiti pesanti ma poveri e con i capelli raccolti, mentre la terza indossava un lungo abito crema coperto da un caldo mantello blu, aveva lunghi capelli viola e dolci occhi color ambra. Le piccole orecchie terminavano leggermente a punta e il naso finiva delicatamente all'insù.

Stavano passeggiando in direzione del castello quando la dama si bloccò e i suoi occhi scattarono oltre le mura.

-Tornate nel castello!

Le due la guardarono spaventate e ubbidirono.

È veloce e pericoloso, ma non capisco chi o cosa sia. Deve essere sicuro di ciò che fa per avvicinarsi in questo modo alla mia barriera e sperare di farcela.”

Con passo veloce si diresse al portone, chiamando a sé i soldati. Passarono alcuni minuti, poi le difese si attivarono: un lungo brivido la percorse mentre un'entità maligna si avvicinava di gran carriera alla fortezza. Anche la cavalcatura, un semplice cavallo, aveva qualcosa di strano. Sembrava che nelle sue vene circolasse una sostanza che le metteva le ali ai zoccoli, era stremato, praticamente morto, eppure non rallentava la sua corsa sfrenata.

Attraversò la città travolgendo passanti e animali, seminò il panico tr agli abitanti e mise in allerta le guardie. Il portone del palazzo si spalancò di colpo senza che nessuno lo toccasse e l'ospite entrò nella corte.

Il cavallo ansimava pesantemente, muovendosi sugli zoccoli impaziente e pieno di adrenalina. Teneva le orecchie piatte sulla testa, gli occhi brillavano di una luce folle, le narici erano così dilatate che ci sarebbe passato il pugno di un uomo e la bocca era completamente bianca di schiuma. Il pelo un tempo pulito e curato era ora sudato e mandido di schiuma e il vapore si condensava nell'aria salendo verso il cielo. Le zampe tremavano visibilmente e la coda sferzava violenta. Gli uomini del re dovettero fare un grande cerchio intorno alla creatura a causa dei suoi continui movimenti improvvisi e anche per la puzza che penetrò nei loro nasi. Rabbrividirono nel vedere l'essere orripilante che stava tranquillamente seduto in sella.

-Raramente le creature come te si avvicinano a palazzo come se nulla fosse.

Il mostro girò la testa verso la dama e ghignò.

-Il Mio Signore mi ha evocato e ha richiesto i miei servigi, non temo la tua magia strega, ne temo questo luogo. Ho ricevuto ordini e li porterò a termine.

Quando parlò i presenti ebbero un nuovo brivido e anche la dama dovette sforzarsi.

-Chi ti manda?

La creatura ebbe uno spasmo e gli occhi si ribaltarono, mostrando il bianco, poi con gli occhi in quella posizione tornò a guardare la donna.

-Io.

La voce era sempre quella graffiante dell'essere, tuttavia il tono era più freddo e pericoloso.

-Era davvero molto tempo che desideravo vedere come fossi fatta mia cara Yeüwat.

-Chi sei?

Il mostro rise.

-Non ti facevo così stupida colombella. Non sei stata tu a dire che pochi hanno il coraggio di arrivare fin qui?

-Persino Oblio non ha mai osato tanto.

-Eppure ora sono qui.

-Che intenzioni hai?

-Le tue domande sono sempre così stupide o è perchè lo sei di natura?

Il capitano delle guardie si fece avanti.

-Nessuno si prende gioco della nostra Dama!

Gli occhi dell'essere schizzarono verso di lui e un sibilo minaccioso lo paralizzò.

-Stai al tuo posto inutile essere umano!

-Non ti conviene trattarli così in mia presenza!

-Altrimenti cosa mi fai dolcezza, mi sculacci?

-Posso trovarti! Per possedere qualcuno devi per forza lasciare il tuo corpo. Se ti impedisco di uscire ho tutto il tempo per sconfiggerti!

Oblio rise di nuovo.

-Potresti farlo, ma così anche tu lasceresti libero il tuo corpicino dico bene? Questo significa che non potresti difendere nessuno, men che meno te stessa e sai che succederebbe? Il mio compare arriverebbe qui in un istante e ucciderebbe tutti!

-Il tuo amico?

L'assassino ghignò.

-Esatto.

In lontananza li raggiunse un'eco minaccioso: l'ululato di Kurmir.

-Sai, Kurmir ultimamente ha sempre una gran voglia di sangue, ma come biasimarlo, è ancora un cucciolo e per crescere deve mangiare molto.

-Un cucciolo? Non credo proprio che quel demone lupo sia un cucciolo!

-Credo di aver capito dolce pulzella, sei stupida di natura! Un demone potente come il mio compagno non ha per niente le proporzioni di un lupo normale, anche se ha due anni, quella non è la grandezza definitiva, diventa molto più grande. Uff, pensavo che sapessi qualcosa almeno sui demoni!

-So perfettamente che i demoni più potenti sono grandi come draghi, ma un demone lupo non raggiunge quella grandezza!

Di nuovo l'essere scoppiò a ridere, perforando le orecchie delle guardie.

-Tornando a noi donzella, dov'è l'uomo che si fa chiamare “Re”?

Yeüwat strinse gli occhi diffidente.

-Lontano da te.

-So che è qui, voglio vederlo!

-Mai!

-Se la metti in questo modo......

Oblio chiuse gli occhi e prese fiato, quindi aprì la bocca e lanciò un richiamo. Il suono trapassò come una lama i timpani di tutti nell'arco di almeno 3 km, le ossa, il metallo, persino i muri, le pietre e le piante tremarono e vibrarono, i vetri andarono in mille pezzi e la neve cadde dagli appoggi e dai tetti.

 

 

 

 

Nella sala del trono il Sovrano, ignaro di ciò che accadeva, sobbalzò di colpo quando il grido lo raggiunse. Rabbrividì e si coprì le orecchie guardandosi attorno. Quando finalmente tornò il silenzio, gridò alle guardie per farsi sentire attraverso il fastidioso fischio dei timpani.

-Che diamine sta succedendo?!

Gli uomini si scambiarono sguardi indecisi. Il Re capì che qualcuno era arrivato a palazzo, così si salzò dallo scranno e senza dar retta a quello che gli veniva detto andò alla corte.

All'esterno i più vicini al cavallo barcollavano confusi, tenendosi la testa. La Dama battè un paio di volte le palpebre e si massaggiò le tempie.

-Oh scusate, dovevo avvertirvi che il grido di questo mostro è pericoloso, non so come ho fatto a dimenticarmene! Almeno Sua Maestà ha deciso di dedicarmi qualche minuto del suo preziosissimo tempo!

In quel momento il portone si spalancò e il Sovrano fece il suo ingresso.

-Che sta succedendo?

Il Re era un uomo di mezz'età alto e muscoloso, attenti occhi grigi e pelle abbronzata. Il viso aveva qualche accenno di rughe, ma era ancora attraente, i capelli marroni avevano qualche ciuffo bianco ed erano leggermente ricci. Indossava una camicia di lana azzurra e dei pantaloni marroni. Ai piedi calzava eleganti stivali di cuoio e alla cintura era appesa una spada col fodero decorato.

Vedendo il mostro in sella al cavallo ricalcitrante si bloccò.

-Vostra Maestà, quale onore! Finalmente ci incontriamo!

-Chi sei?

Oblio ghignò e fece una reverenza con aria di sfida.

-Lasci che mi presenti come si deve: sono Oblio, Signore dell'oscurità.

L'uomo portò la mano sul pomo dell'arma.

-Perchè sei qui?

Yeüwat gli si avvicinò.

-Vi prego di andarvene Sire è pericoloso, lasci che me ne occupi io!

-No Mia Signora, voglio sentire cos'ha da dire!

-Ma....

-Non vorrai contraddire il volere del tuo Re mia cara?

Lei lo guardò con fermezza.

-Oh che paura!

-Parla mostro, cosa vuoi?

-Ehi ehi piano con le offese, potrei arrabbiarmi!

-Sei in un'area pura, non hai nessun potere!

-Tu dici donzella? Comunque stiamo divagando. C'è una storia interessante che vorrei raccontarvi: giusto pochi giorni fa ho casualmente incontrato uno dei tuoi messaggieri. Purtroppo appena mi ha visto ha letteralmente perso la testa e il mio compare ha banchettato con il suo corpo. Tra le sue cose ho trovato qualcosa di mooolto interessante, si tratta di una mappa in cui erano segnati dei punti, non so a cosa si riferissero, ma ho pensato che fosse garbato venire di persona a restituertela. Ora scusate ma ho un impegno molto importante, divertitevi!

L'essere ebbe un altro brivido e gli occhi tornarono normali, fece un sorriso orribile e lanciò la pergamena verso il Re. Quindi splancò la bocca e degli insetti ne uscirono, divorandolo completamente. Il cavallo ormai impazzito scalciò e si impennò, scartò e morse l'aria. Di colpo si fermò e si accasciò al suolo, morto. Il cadavere fu divorato dai feroci insetti, che volarono via una volta saziati.

La dama si avvicinò con cautela alla mappa e la controllò con un incantesimo, quando fu sicura la raccolse e la porse al Sovrano, che la srotolò. Il messaggero aveva fatto un'ottimo lavoro: sulla mappa erano ripostati tutti i luoghi in cui Oblio aveva colpito ed erano uniti da linee precise, che cercavano di stabilire la sua tana. In grande erano segnati tre punti possibili, ma erano aree abbastanza vaste, troppo grandi da controllare. Poi lentamente comparve un segno: si trattava della spirale che usava Oblio come firma, era proprio sopra il palazzo reale.

-Quel Demone osa l'impossibile.....

-Dobbiamo stare all'erta Maestà, se ha deciso che questo è il suo prossimo obbiettivo è perchè ha la certezza di farcela e la cosa mi inquieta.

-Siete una maga potente Yeüwat, so che proteggerete gli innocenti a qualsiasi costo. Oblio non vincerà.

-Sì Signore.

L'uomo si rivolse ai suoi soldati.

-UOMINI! STIAMO PER AFFRONTARE UN NEMICO MOLTO PERICOLOSO, MA CONFIDO NELLA VOSTRA FORZA. NON DOBBIAMO PERMETTERE CHE L'OSCURITÀ PRENDA IL SOPRAVVENTO. PROTEGGETE LA VOSTRA TERRA E COLORO CHE AMATE, PROTEGGETE LA LUCE DELLA SPERANZA!

Tutti gli uomini esultarono e si fecero forza.

-Addestrate gli uomini meglio che potete Capitano, stiamo per affrontare il nemico peggiore di tutti!

L'uomo si mise sull'attenti e fece il saluto, poi iniziò ad organizzare gli allenamenti e i turni di guardia.

-Chiamiamo a raccolta tutti i generali, i maghi e i cavalieri più valorosi, è ora di finirla una volta per tutte!

-Mi metterò in contatto con il mio popolo e con i nostri alleati, li informerò della situazione.

Il Sovrano annuì e si rivolse a un soldato.

-Manda a chiamare tutti i consiglieri, tra un'ora li voglio tutti nella sala delle riunioni!

Mentre il soldato scattava, l'uomo si volse e tornò all'interno del castello.

Ti ucciderò Oblio! Fosse l'ultima cosa che faccio!”

 

 

 

 

 

Oblio tornò nel proprio corpo e mettendosi a sedere rise divertito. Gli occhi di ghiaccio scintillavano malignamente sotto il mantello fatto di tenebre e pregustavano già la sete di sangue.

Kurmir lo guardò con un ghigno lupesco e si leccò il muso con la ruvida lingua rossa.

Iniziamo?

-Oh sì, diamo inizio alla caccia ai pedoni!

Il demone scosse la testa eccitato e scodinzolò emettendo degli sbuffi con il naso.

Non vedo l'ora di gustare altro buon sangue fresco!

Il suo padrone si alzò e si rimise la spada al fianco, quindi si avviò silenziosamente verso l'uscita del nascondiglio.

-Andiamo!

Il lupo con gli occhi accesi e voraci lo seguì zampettando allegro.

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Capitolo 3
*** Occhi Neri ***


L'aveva sentito chiaramente, quello era l'ululato più riconoscibile in assoluto. Lugubre e profondo, chiaro come le stelle nel cielo e freddo come l'acqua d'inverno, assetato di sangue e affamato di carne umana. Anche da lontano lo si udiva senza difficoltà e i brividi correvano lungo le schiene dei guerrieri più coraggiosi.

Se quel suono diceva che la caccia del Lupo era appena cominciata, quella del giovane cacciatore dai capelli biondi spettinati, dai guardinghi occhi verdi e dal passo felpato, si era appena conclusa con un totale fallimento. Pochi metri dinanzi a lui infatti, un grosso cinghiale corazzato era appena stato spaventato dall'ululato e dalla freccia scagliata dal giovane e adesso lo stava caricando inferocito. Il ragazzo fece appena in tempo a scansarsi che l'animale gli passò a un soffio dalla gamba. Dopo pochi passi frenò e tornò indietro, deciso a non lasciarlo andare. Il cacciatore si alzô in fretta e senza perdere tempo si lanciò nella foresta, schivando alberi e saltando radici e massi, mentre dietro di lui procedeva pesantemente la creatura, che nonostante la stazza si stava dimostrando rapida e letale.

Quell'animale non solo aveva una pellaccia spessa e resistente, possedeva anche due grosse zanne che spuntavano minacciose dalla bocca e delle placche coriacee sulle spalle. La sua altezza al garrese era di almeno un metro e cinquanta e il peso di circa trecento chili, gli occhietti erano pieni di furia e gli zoccoli colpivano il terreno con violenza, spaccando ramoscelli e scheggiando sassi. Erano creature difficili da cacciare proprio a causa della loro pelle dura, per cui bisognava colpirli nei punti deboli, che erano il collo e la giunzione tra zampe e corpo. Ovviamente erano punti piuttosto difficili da colpire e se mancavi il bersaglio ti ritrovavi a diventare da cacciatore a preda, proprio come in questo caso.

Il ragazzo si maledì mentalmente per aver scelto una preda così pericolosa, purtroppo però era l'unica che aveva incontrato fino a quel momento ed era piuttosto affamato. Avrebbe potuto usare la magia per ucciderlo, tuttavia con il Demone in giro era piuttosto rischioso, tutti sapevano che appena fiutava della magia Kurmir si precipitava a “giocare” ed avere già a che fare con un cinghiale incavolato era più che sufficente quel giorno.

Agilmente schivò un ramo basso e si mise a zigzagare tra la vegetazione nel tentativo di rallentare il pesante suino. Pian piano però sentiva che la stanchezza e la mancanza di cibo si facevano più forti e le gambe cominciarono a perdere terreno. Stava proprio pensando di usare la magia quando sentì una forte puntura alla gamba destra, perse l'equilibrio e cadde in un piccolo avvallamento. Si girò subito a guardare la bestia e lo vide intento a tentare di staccare una zanna incastrata tra dei rami, così ne approfittò per dare una veloce occhiata alla gamba: aveva un buco grande come un sasso proprio nella coscia e perdeva un sacco di sangue. Guardò nuovamente la sua preda e decise di rischiare, appoggiò la mano sulla ferita e cercò di formulare un incantesimo, ma le forze gli vennero a mancare e dovette desistere. Tentò di muoversi, ma il dolore era piuttosto acuto e riuscì solo a sollevarsi sul fianco e intanto vedeva il cinghiale che pian piano si districava dalla trappola in cui era finito. Quando fu completamente libero l'animale guardò verso di lui e grugnì feroce, pestò la zampa sul terreno e si preparò a caricare, dondolò leggermente e fece per scattare quando dalla foresta uscì qualcosa che lo morse alla zampa. La creatura furiosa grugnì ancora e si girò verso il nuovo avversario, inseguendolo tra gli alberi.

Il giovane aspettò qualche minuto, poi lentamente tirò un sospiro e si lasciò cadere sul terreno chiudendo gli occhi. Rimase così qualche istante prima di sentire dei rumori leggeri che si avvicinavano. Si tirò nuovamente su di scatto e tirò fuori il pugnale, ma appena si accorse di chi aveva davanti si bloccò.

Due grandi occhi neri come l'ebano lo fissavano preoccupati, mentre dei capelli altrattanto scuri avvolgevano il viso candido e delicato come porcellana di una giovane donna. La ragazza era in piedi davanti a lui e teneva le braccia strette al petto piene di rami, indossava una semplice veste color panna sul corpo esile e ai piedi calzava dei stivaletti marroni. Aveva la pelle davvero chiara e ai polsi aveva dei braccialetti di pelle.

Il giovane abbassò lentamente l'arma e rimase a fissare quegli occhi da cerbiatta, incantato.

-Stai bene?

Il ragazzo fece per muovere la gamba per alzarsi, ma rimase bloccato da una fitta, subito la giovane lasciò andare i rami e gli si inginocchiò a fianco, inondandolo di un profumo di lavanda.

-Fammi vedere dove sei ferito.

-Lascia stare sto bene!

Con un mezzo sorriso la ragazza gli prese la gamba e strinse delicatamente, suscitando comunque un mugolio di dolore.

-Sì hai ragione, stai bene.

L'altro sbuffò e lasciò che la ragazza lo aiutasse ad alzarsi.

-Casa mia non è molto lontana da qui, lì mio papà potrà guardare la ferita.

-Ti ringrazio.

Lei lo guardò e gli sorrise gentilmente, quindi pian piano iniziarono a spostarsi. Camminarono lentamente e con cautela, evitando il più possibile i punti ripidi o irregolari, finchè non arrivarono sul sentiero. Lì poterono aumentare leggermente l'andatura e per entrambi il viaggio si fece più comodo.

Dopo diverso tempo che erano in cammino videro arrivare verso di loro un bel cane bianco e nero che teneva la lingua penzolante da un lato della bocca. L'animale saltellò allegramente intorno a loro e annussò curioso l'ospite. Aveva l'aspetto di un lupo, ma il muso era più largo e meno appuntito e le mascelle più forti, anche di altezza era più grande e massiccio con zampe forti e morbide. Aveva il pelo medio-lungo, due vivaci occhi scuri e delle belle orecchie appuntite. Il pelo bianco era sporco di terriccio nella parte bassa del corpo e sotto la bocca e sul collo c'era del sangue fresco.

-Lui è Frind il nostro cane da pastore, è lui che ha attaccato il cinghiale quando ti stava per caricare.

Il giovane guardò curioso l'animale.

-Sono creature pericolose quei cinghiali, non hai avuto paura che venisse ucciso?

-La razza a cui appartiene Frind è stata creata per dare la caccia a creature come quella, quindi mi fido del suo istinto.

-Non conosco questa razza.

-Sono rimasti pochissimi esemplari, lui l'ho trovato qualche anno fa in fin di vita, così l'ho portato a casa e l'ho cresciuto.

I due guardarono ancora per un momento il cane che annusava intorno a loro, poi la ragazza ridacchiò.

-Che sbadata, non mi sono presentata, io sono Pehaky.

-Jade.

Lei lo fissò sorpresa.

-Il mago Jade?

-Già.

-Devi essere messo davvero male se non riesci a sconfiggere quel cinghiale.

-È difficile stare rilassati e concentrati quando Kurmir decide di iniziare a cacciare.

-Sì l'abbiamo sentito, ha spaventato tutti i nostri animali.

-Non sembri avere paura di lui.

-Ne ho, ma penso che finchè non gli daremo motivo di farci niente ci lascerà in pace.

-Un Demone come lui trova sempre un motivo per fare del male. Soprattutto se ha fame.

Pehaky rimase in silenzio. Mentre stavano ancora camminando il cane partì di corsa, poi lo videro tornare qualche minuto più tardi ad un'andatura più tranquilla. Dietro di lui arrivava a passo veloce un uomo robusto e dalla pelle scura, che appena li vide aumentò ancora di più per raggiungerli in fretta.

Aveva i capelli scuri come quelli della ragazza, ma gli occhi erano marroni chiari, aveva le braccia muscolose e le mani piene di calli per il tempo passato a lavorare nei campi.

-Peha tesoro cos'è successo?!

-Un cinghiale corazzato ha caricato questo ragazzo e l'ha ferito.

L'uomo sgranò gli occhi e guardò attentamente il giovane.

-Sei fortunato che mia figlia ti abbia trovato in tempo giovanotto, è da stupidi pensare di cacciare uno di quei bestioni.

-È l'unica creatura che ho incontrato signore e ne ho già cacciate diverse in passato.

-Ne avrai anche già cacciate, ma bisogna essere in buone condizioni per farlo e mi pare che tu sia piuttosto sciupato dico bene?

-In effetti ho avuto dei giorni piuttosto impegnati.....

L'altro sbuffò, poi si avvicinò e tolse il ragazzo dalla figlia. Lo avvolse con il braccio e lo aiutò a camminare.

Usciti dalla foresta si ritrovarono in una pianura immensa nella quale c'erano campi, recinti e in mezzo una bella fattoria con casa e granaio. Passando per i campi gli uomini e le donne al lavoro alzavano la testa e salutavano con un sorriso, ricambiati da un cenno dell'uomo e da una bella risata dalla giovane. Frind partì alla riscossa e si mise a giocare con due altri cani che erano arrivati verso di loro di corsa. Erano poco più piccoli dell'altro ed erano uno marrone cioccolata e uno rossiccio.

Quando la casa si fece più vicina la ragazza raccolse la gonna e corse verso la porta, la spalancò e sparì all'interno.

-Come ti chiami ragazzo?

-Jade signore.

-Tu saresti il mago Jade?! Dovevi essere davvero provato se non sei riuscito a uccidere quel cinghiale!

-Come ho detto ho avuto dei giorni impegnati ed ero piuttosto stanco, ma se non fosse stato per Kurmir l'avrei ucciso di sicuro.

Lo sgurado dell'uomo si oscurò.

-Kurmir, quel Demone dannato, abbiamo dovuto sudare per calmare le graggi terrorizzate e anche gli uomini sono spaventati. Fino ad adesso se n'è sempre stato tranquillo, non mi piace il fatto che abbia iniziato una caccia.

-Deve essere anche grossa per averlo eccitato così tanto.

-Mi chiedo cosa diamine si è messo in testa di fare.

-La domanda giusta è cosa si è messo in testa di fare Oblio, il Lupo obbedisce solo a lui!

Lentamente salirono i gradini del portico ed entrarono in casa, una piccola donna si avvicinò subito e li guidò verso la sala, dove fecero sedere il ragazzo su un divano. Dalla cucina arrivò Peha con un catino e degli stracci in mano, posò la ciotola sul tavolo e vi immerse gli stracci. Intanto il cacciatore si tolse le armi e le appoggiò contro il divano.

-Papà aiutalo a stare in piedi.

Jade piano piano si rialzò mentre la ragazza si sedeva sul divano, gli applicò gli stracci direttamente sui pantaloni dove c'era il buco e lui dovette stringere i denti. Poi gli stracci furono tolti e sentì il tocco delicato di due mani, voltò la testa e vide che la giovane aveva messo le dita sulla ferita e che stava sussurrando. Dopo qualche istante il dolore cominciò a diminuire e anche la sensazione di spossatezza dovuta alla perdita di sangue sparì. La ferita si chiuse e la pelle tornò come prima. Quando l'incantesimo finì gli applicarono ancora gli stracci per togliere il sangue, quindi la giovane prese la bacinella e tornò in cucina, mentre la donna andava a rimediargli un paio di pantaloni nuovi.

-È una maga bianca!

L'uomo lo guardò duramente.

-Prometti che non lo dirai a nessuno.

-I suoi poteri potrebbero essere utili al regno!

-Mia figlia non ha più i poteri di una volta! Ci sono incantesimi che non è più in grado di gestire, non permetterò al Re di portarcela via!

-Ti prego tesoro, non essere scortese.

Nella sala entrò una donna magra e sciupata, con i capelli screziati di bianco e gli occhi chiari spenti dalla fatica. Era avvolta in uno scialle e si faceva aiutare dalla donna minuta per camminare.

-Mamma lo sai che dovresti stare a letto!

La figlia la raggiunse rapida e la prese per il braccio per aiutarla.

-Tranquilla figliola, oggi sto bene.

-Dovresti comunque restare a riposo, lo sai.

Jade osservò con attenzione la donna, si vedeva chiaramente che era malata. La pelle era pallida e tirata, le guance scavate e gli occhi sporgenti. I capelli erano tagliati corti e tenuti fermi da una fascia. La braccia erano scarne e deboli e l'abito le scendava troppo largo lungo quel corpo ormai tutto ossa.

-Mi spiace se mio marito è così duro con te giovanotto, ma dopo l'incidente di nostra figlia è diventato molto protettivo con lei.

-Mamma papà non credo che sia il momento di parlare di queste cose, il nostro ospite è stanco e ha sicuramente bisogno di mangiare, quindi perchè non lo lasciamo tranquillo? Tilda per favore accompagna la mamma sulla sedia di fuori così prende un po' di fresco, tu papà torna pure ai tuoi lavori mi occupo io di Jade.

La donnina diede alla giovane dei pantaloni, poi pian piano accompagnò la signora fuori, il padre invece sbuffò, poi però dopo aver lanciato uno sguardo d'avvertimento uscì.

-Ti prego di scusarli, ma dopo alcuni avvenimenti per loro è diventato difficile non preoccuparsi per me.

Con un sorriso divertito gli si avvicinò e gli porse i pantaloni.

-Intanto che preparo qualcosa mettiti questi, dovrebbero essere della tua misura. Quando hai finito mi trovi in cucina.

-Grazie.

Lei gli sorrise, poi sparì oltre la porta. Il giovane rimase qualche istante a fissare l'uscio. Dalla carnagione pallida aveva dedotto che la ragazza prendeva poco sole, ma vedendo come si muoveva tranquilla all'esterno non sembrava una con problemi di salute. Inoltre aveva usato la magia con tranquillità, se davvero aveva problemi non li dava proprio a vedere.

Confuso si cambiò, poi varcò la soglia della cucina.

La ragazza si era messa un grembiule, aveva legato i capelli e stava tagliando un tozzo di pane, mentre in una pentola a fianco a lei cuoceva un fantastico stufato di carne. Quando lo sentì entrare si girò verso di lui e lo guardò.

-Direi che quei vestiti ti calzano a pennello, accomodati, tra poco è pronto.

-Sono in debito con voi, vorrei sdebitarmi.

Pehaky ridacchiò e versò in una ciotola lo stufato, quindi glielo mise davanti.

-Non devi sdebitarti di nulla, avanti mangia!

Lui la guardò un momento, aveva un viso davvero pieno di luce e un sorriso meraviglioso. Con gratitudine le sorrise e immerse il cucchiaio nel cibo.

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