La Tredicesima Luna

di tixit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Ragazza Perfetta ***
Capitolo 2: *** Il Regalo Perfetto ***
Capitolo 3: *** Il Posto Perfetto ***
Capitolo 4: *** Il Bacio Perfetto ***
Capitolo 5: *** La Fuga Perfetta ***
Capitolo 6: *** La Strega Perfetta ***



Capitolo 1
*** La Ragazza Perfetta ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Harry Potter, il libri, il film e quant'altro.Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Prefazione: gli avvenimenti narrati accadono dopo Le Dodici Lune.
A differenza di quella storia, però, questa non è mai stata pubblicata prima.

Note: la storia, mi è chiaro, sembra non "funzionare".
Mi piacerebbe sapere non cosa piace, ma proprio cosa NON piace.

 

La tredicesima Luna

 

 

La Ragazza Perfetta

 

 

 

“Sai, domani parto e volevo farti un regalo... così ogni tanto ti ricorderai di me.” disse la ragazza bionda ridendo.

Remus la guardò incuriosito, ma non rispose; non credeva che l’avrebbe dimenticata in fretta, ma non aveva nessuna voglia di farglielo sapere.

La ragazza si pulì i guanti, sporchi di terra, sul grembiule, “Questa serra è bellissima, sai?” sospirò.

“Sul serio? Non l’avevo notato... praticamente vivi qui!” la prese in giro,”Qui e nei sotterranei, che ci troverai poi...”

La ragazza sorrise, "In effetti sono un po' troppo freddi per i miei gusti... i sotterranei, intendo" sospirò. "ma sono pieni, strapieni di attrezzi... voi ragazzi non ne avete idea! Una volta il Castello era autosufficiente, per cui c'è di tutto, veramente di tutto! Stampi, inchiostri, acido per pulire le incisioni, torchi... bulini!"

Remus sorrise divertito, mentre con Michelle andava a lavarsi le mani, segno che finalmente avevano terminato con Erbologia.
La lezione, in realtà, era finita da un pezzo, ma lei, come al solito, sembrava non essersene accorta. 
 

"Questa vacanza è stata splendida: ho potuto andare solo alle lezioni che mi piacevano davvero... è stata la prima volta, sai? Una specie di liberazione..." lo guardò improvvisamente incerta, "non so se lo puoi capire..."

"Guarda che anche a me e ai miei amici piace divertirci."

"Lo so! Ma... sei un Prefetto..." replicò dubbiosa "massimo dei voti in Incantesimi, Trasfigurazione, Difesa... incantesimi pure nel tempo libero... non ci somigliamo molto..." sorrise tra sé "Non credo che esista al mondo una classe da cui ti vorresti davvero liberare!"

"Hmm... forse Erbologia?" le sorrise malizioso.

"Ma... pensavo ti piacesse! Resti anche tu fino a tardi!"

Gli venne da ridere davanti al suo stupore, ma si trattenne: possibile che davvero non capisse? che erano cinque giorni che le stava girando intorno, stuzzicandola, perché facesse la sua prima mossa, un si o un no, preferibilmente un si, per una sola sera.
Si strinse nelle spalle con aria indifferente.

Lei arrossì, abbassando lo sguardo, "Volevo solo dire che è stato bello... molto bello, sia essere qui, sia fare le cose in modo diverso." lo guardò tutta seria, "Diverso dal solito modo intendo."

Remus sorrise "... e domani te ne torni a casa..."
Era proprio la ragazza perfetta.
Perfetta perché a brevissimo se ne sarebbe tornata a casa sua, a miglia e miglia di distanza, con tutte le sue lune, i suoi chignon, la sua aria timida e le sue radici da sminuzzare.
La ragazza perfetta è quella che dopo sparisce, lo dicevano sempre, scherzando, lui e i suoi amici.
La ragazza perfetta è quella che non consulta un calendario lunare, o che non resta abbastanza a lungo da farsi domande a cui lui non aveva nessuna intenzione di dare risposte.

Ma lei, lo capiva? si chiese.
Era troppo carina per non avere avuto la sua quota di ragazzi di Beauxbatons tra cui scegliere e con cui sperimentare. Eppure a volte gli pareva che non fosse esattamente così, che non cogliesse quello che lui le stava chiedendo, accuratamente senza chiederlo.

"Torno a BeauxBatons." puntualizzò la ragazza, "E ci tenevo a salutare per bene tutti. Pensavo, dopo, prima di cena, di salutare i tuoi amici... sono stati molto gentili con me in questi giorni... e...”, guardò Remus con aria di sfida, “e... Severus, ovviamente.”

Remus si strinse nelle spalle, ma non disse nulla.

"Prendiamo qualcosa tutti insieme, ho già organizzato tutto, lo sai", aggiunse, "ma... con te, pensavo...pensavo che qui, a Erbologia, beh, anche se è la nostra ultima lezione insieme, questo non è il posto... giusto per salutarci. Credo." 
Lo guardò timidamente.

Remus annuì "Cosa vuoi fare?"
Cosa vuoi fare, ragazza della luna? Vuoi archiviare anche questa cosa tra tutte quelle che avrebbero potuto essere e che non sono state?

"Pensavo di incontrarci dopo cena, volevo darti una cosa" arrossì, "Pensavo alla Torre di Astronomia..." chinò lo sguardo "... se ti sta bene, ovviamente..."

"Ok, non c'è problema." la accarezzò con lo sguardo sentendola avvampare.

“Non è un appuntamento, figuriamoci... cioè... è solo per salutarsi... sei il primo che ho conosciuto davvero qui...", lo guardò incerta,"... O magari preferisci un altro posto?"

"Vada per la Torre!" sorrise, divertito dal suo imbarazzo.

"Non è che... è solo che... che è il posto più adatto....” si tolse i guanti e sciolse lo chignon arruffato tenuto su dalla bacchetta magica, "sul serio, credimi... capirai!"

Remus guardò ammirato i lunghi capelli biondi della ragazza, ma lei li riattorcigliò velocemente, puntandoli sulla nuca.

“Non dovresti usarla come un fermaglio,” la prese in giro, “è la Bacchetta che sceglie il Proprietario e la tua Bacchetta ha scelto te... le dovresti quanto meno  un pochino di rispetto!”

La ragazza arrossì, lo guardò stranamente per un attimo, come se volesse dirgli qualcosa, ma poi scosse le spalle, "A dopo allora!" e corse via.

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Capitolo 2
*** Il Regalo Perfetto ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Harry Potter, il libri, il film e quant'altro.Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Prefazione: gli avvenimenti narrati accadono dopo Le Dodici Lune.
A differenza di quella storia, però, questa non è mai stata pubblicata prima.

 

La Tredicesima Luna

 

 

Il Regalo Perfetto


Quando arrivò all’ultimo piano della Torre, Remus era già lì.


“Non è tanto che aspetti vero?” si era cambiata tre volte prima di decidere che alla fine sarebbe stata più a suo agio con un paio di jeans. Ma non glielo poteva certo dire.

“Sono appena arrivato.“ mentì lui.

La ragazza sembrò sollevata, “Tieni!“ disse, allungandogli un pacchetto, tutta orgogliosa.
“Tu non lo sai, ma io sono una artigiana pazzesca, la migliore che tu abbia mai incontrato! Se l’arte fosse una materia scolastica io avrei voti che nessuno di voi si immagina e vi batterei tutti...”

“Modesta, vedo”, scherzò Remus mentre apriva il pacchetto; dentro c’era un ciondolo argentato, una mezzaluna con 12 piccole lune incise sui bordi, ognuna intrecciata con un simbolo e, al centro, un punto interrogativo.

La ragazza lo guardò sullo spine, e lui osservò l’oggetto scintillante, imbarazzato, senza prenderlo in mano.

“Questo l’ho fatto io, giù nei sotterranei. Te l'ho detto che c'è di tutto! C'è pure una vecchia fornace... dell'epoca in cui nel Castello, qui, vivevano anche dei maniscalchi... autosufficiente come una piccola città! Mi ha aiutato Severus per la fusione, siamo stati delle ore insieme per capire come fare, a me piaceva l’idea dell’alluminio, perché è leggerissimo, non ingombra, resiste alla corrosione, non fa scintille...”

“Ore?” Remus alzò un sopracciglio  "Addirittura ore per capire come accendere una fornace? Incredibile..."

Ma alla ragazza sfuggì totalmente il sarcasmo del ragazzo, tutta presa com'era dal ricordo di qualcosa di speciale, speciale per lei.

“Si si, ore per la fusione, credimi, ore , laggiù al buio, sapessi che freddo... e per fortuna che c'era Severus! ma tutto il resto, dal modello alle incisioni, è tutto mio! Non ne troverai un altro uguale... il punto interrogativo è stato spazzolato, ma la luna è lucida!”

La ragazza osservò Remus, ma Remus non diceva nulla.

“Non ti piace?”chiese incerta.

“E’ molto bello, si vede che ci hai lavorato parecchio... e per fortuna che c'era Severus...” sorrise, ma il sorriso era tirato, e mise in tasca il pacchettino.
 

“Quella è la tredicesima luna, Remus” mormorò la ragazza imbarazzata,”la sera in cui ci siamo conosciuti, non so se ti ricordi..."

Il ragazzo sembrava imbarazzato anche lui e lei rimase lì, intimidita, non sapendo come proseguire.

“Guarda che non è argento, è alluminio!” aggiunse preoccupata “lo puoi...” Michelle si interruppe, arrossendo violentemente.
 

Remus sobbalzò.

La ragazza abbassò lo sguardo “Avevo ripensato alla sera in cui ci siamo conosciuti," riprese, "a quando abbiamo contato le lune, e ci sembravano dodici, una per ogni mese dell'anno..."alzò lo sguardo per cercare il suo viso, ma oramai Remus le dava le spalle; stava guardando fuori dalla finestra, appoggiato al davanzale e non sembrava ascoltarla.

"Solo che un anno è fatto di 365 giorni, cioè... per lo più... " la voce era sempre più bassa "... ci sono gli anni bisestili lo so, ma se conti 365 giorni... ne avanzano 13... se conti i cicli lunari intendo...".
 

Remus la interrumpe seccato, “Perché in alluminio, Michelle?”

“Remus? C’è qualcosa che non va?”

Il ragazzo le si avvicinò, quasi minaccioso, e ripeté scandendo bene le parole: “Perché in alluminio? E' una domanda facile, mi pare.”

La ragazza arrossì “Volevo farlo in argento, all'inizio, ma... ma avevo questo dubbio... cioè...ci pensavo” si fermò incerta, poi riprese fiato “ascolta Remus, per quanto io ami la luna non sono uscita così tante volte la sera in un bosco da sapere...”
La voce le si spense in un sussurro.


Il ragazzo sbottò: “Maledizione Michelle, non ti ho chiesto di fare una Trasfigurazione mi pare! Devi solo rispondere ad una domanda semplicissima! Sei in grado oppure no? Si o no?  Non è complicato... Perché mai in alluminio?”

Lei sobbalzò, "Per piacere, mi sembra di essere in classe, smettila... ".

"In classe non credo saresti così stupida... Devo cambiare la domanda? E' più semplice se ti chiedo perché non in argento? Allora?"

“Lo sai...” mormorò lei disperata.

“Oh! Lo so... così io lo so... e non sai nemmeno dirmi cosa so, vedo...E adesso veniamo alla parte interessante... io lo so, so bene perché, ma tu come lo sai? A chi hai chiesto i fatti miei? Con chi sei andata a spettegolare su di me?”

“Mi dispiace di aver chiesto su di te, ma volevo solo essere sicura di non fare qualcosa di... sgradevole... e pericoloso... e anche imbarazzante..."

"E così hai chiesto... e a chi hai chiesto? In giro? Non ai miei amici, di questo sono sicuro, quindi a chi? A quel ficcanaso di Severus? Con cui passi tutto il tuo tempo a Pozioni? E non solo a Pozioni, a quanto sento, ti ha aiutato lui con la fusione... in cosa altro ti ha aiutato?"

"Mi dispiace, sono mortificata, non so quante volte te lo dovrò dire, ma mi dispiace. Sul serio" lo guardò disperata, "ma non l'ho chiesto ad uno studente, non lo avrei mai fatto, credimi! L'ho chiesto a mia zia... discretamente... per piacere, non pensavo che tu la prendessi così...”

“E come la dovrei prendere?" Remus ora la guardava, davvero arrabbiato, "Ma perché non l’hai chiesto a me? Ti avrei risposto, cosa credi?” .

La ragazza sospirò “Non lo so. Forse non te l'ho chiesto perché non ero così sicura di quello che avevo pensato e non volevo fare la figura della stupida che crede che un ragazzo sia un licantropo solo perché le ha parlato in un certo modo della luna. O forse pensavo che se invece avevo ragione ti avrei messo in imbarazzo perché tu non ne hai mai parlato. E nemmeno i tuoi amici. E allora forse era un segreto, o tutto tuo, o un segreto condiviso solo con loro e io non lo ero..."

"Non eri cosa?"

"Una amica... o forse pensavo che anche io posso avere cose mie di cui non mi va di parlare e che, magari, non sono fatti tuoi. E forse avrei preferito che qualcuno discretamente te l’avesse fatto sapere, invece di dovertele dire, magari, proprio io...”

“Se mi devi dire che a Beauxbatons ti sei fatta tutti i ragazzini brufolosi della scuola guarda che non me ne importa niente...”

Michelle scosse la testa "Remus, mi spiace, mi spiace sul serio di non avertelo chiesto, sono mortificata, credimi... non so quante volte lo dovrò ripetere, ma credimi... credimi anche su questo, che non pensavo di fare male e mi dispiace che mi sia sfuggito che non era in argento e che lo potevi toccare senza pericolo" sospirò "... se ci fosse stato davvero qualcosa di cattivo da parte mia non mi sarebbe scappato così... almeno questo, concedimelo per piacere..."

Remus scosse la testa.

"Remus, ti prego, ho sbagliato, va bene, ma non finisce mica il Cielo... e poi... io... io questa sera... sinceramente..."

Remus la guardava ancora arrabbiato.

"... io l'avevo pensata diversa" concluse rapida.

"E cosa avevi pensato?" chiese sarcastico "una bella pomiciata con il licantropo qui nella Torre? Labbra, mani, dita, lingua... il repertorio completo... Un po' di brivido a conclusione di una bella vacanza, da raccontare alle tue amiche a casa alla sera, abbracciata al cuscino? ... la serra... i torchi e le fornaci e tutte quelle altre scemenze che ti sei vista con quel cretino, e per finire, l'ultima sera, nella Torre di Astronomia, il posto dove si viene per fare una cosa sola, credimi, lasciatelo dire perché lo so meglio di te... una serata di sesso bollente con un licantropo, un vero licantropo! Una bella scopata in piedi contro un muro di pietra, è questo che avevi in mente? Con i graffi sulla schiena da mostrare?"

Michelle sobbalzò, come se l'avesse colpita.

"Tutto quell'imbarazzo sul fatto che questo non fosse assolutamente un appuntamento... oh no, ci mancherebbe... è solo il luogo più adatto... la timida Michelle, che improvvisamente lanciava tutti quei segnali discordanti come una radio impazzita..."
Scosse la testa.

"Ero così ovvia? Che speravo che questo fosse un appuntamento?" sussurrò in un soffio.

"Temo di si. Non che mi dispiacesse. Sul serio" stava cercando di calmarsi, aveva esagerato. Aveva proprio esagerato.

“Sai... è proprio vero..." lo interruppe lei, "Se una deve per forza rendersi ridicola è bene che aspetti almeno l'ultimo giorno...” e scomparve precipitosamente per le scale.

 
Il ragazzo afferrò il pacchetto nella tasca e lo strinse con forza.

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Capitolo 3
*** Il Posto Perfetto ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Harry Potter, il libri, il film e quant'altro.Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Prefazione: gli avvenimenti narrati accadono dopo Le Dodici Lune.
A differenza di quella storia, però, questa non è mai stata pubblicata prima.

 

La Tredicesima Luna

 

 

Il Posto Perfetto

"Lumos!"

La raggiunse in un punto imprecisato delle scale.
Nemmeno lui avrebbe saputo dire quanti gradini aveva dovuto scendere prima di raggiungerla.

E si che quelle scale le conosceva bene, dense di ricordi di chiacchiere da ragazzino fatte coi suoi amici, mentre salivano per le lezioni di Astronomia, fitte di frasi bisbigliate alla sera tardi, quando avrebbero dovuto essere a letto e invece erano lì a contare i gradini per ridisegnarli esattamente sulla Mappa, e poi di baci e sfioramenti, mescolati all’ansia di salire gli scalini in fretta, quando aveva scoperto tutto un altro uso della Torre.

Sapeva solo che aveva corso lungo le scale, con la bacchetta a illuminare il percorso, pensando che se la trovava prima che fosse arrivata alla prima porta forse c’era un modo per rimediare a tutto il pasticcio, almeno di scusarsi, altrimenti chissà dove si sarebbe rintanata... la serra? I sotterranei? Il dormitorio dei Tassorosso, dove l’avevano ospitata? La camera di sua zia? Rabbrividì solo al pensiero... non era nemmeno un’ospite fissa del Castello e non aveva pensato di censirla sulla Mappa.

Se non la raggiungeva prima della porta non l’avrebbe più trovata.

“Mi dispiace.” Eccola, con le mani appoggiate al muro, che scendeva, lentamente, le scale, al buio.

“Ma per piacere!”

Lui la superò e le bloccò la strada “Possiamo parlare?  Ti prego.” le porse la bacchetta illuminata, ma lei scosse la testa e si mise le mani in tasca.

“Lo abbiamo già fatto.”

“Non abbiamo parlato, tu hai detto delle cose carine, che io non ho ascoltato, e io ho detto delle cose sgradevoli, che assolutamente non pensavo...”

“Balle, le pensavi eccome!”

“Hai ragione” abbassò lo sguardo “le pensavo, potevo tenermele per me, come sarebbe stato giusto, potevo parlarti in un altro modo... ho esagerato e mi dispiace. Sul serio.”

“Qualche minuto fa la situazione era ribaltata, se non sbaglio” era davvero arrabbiata “ero io quella che si sentiva in colpa, ma non mi pare che ti importasse poi tanto di quanto mi sentissi mortificata io e di quanto mi dispiacesse... non ti sono bastate tutte le mie scuse, mi pare. E adesso a me devono bastare le tue? Perché?”

“Per piacere, non facciamone un discorso di contabilità, ti prego, non ne usciremo mai, così. Non ho contato quante volte mi hai chiesto scusa, sicuramente sono state troppe, lo ammetto" si passò nervosamente una mano tra i capelli "E io sono disposto a scusarmi con te tutta la notte, credimi, se serve. Perché, semplicemente, non ricominciamo da capo?”

Lei lo guardò incerta. Lui la osservò preoccupato alla luce fioca della bacchetta: aveva gli occhi rossi.

“Ascolta Michelle, ti prego, prima di lasciarti andare ti volevo dire alcune cose: sono cinque giorni che ti giro intorno, stuzzicandoti, prendendoti in giro, sperando che tu... facessi una mossa in una direzione.”

Lei arrossì, ma non disse nulla.

“Mi piaci.”

La ragazza lo guardò incerta.

“Mi piaci”, aggiunse frettolosamente, sottolineando la seconda parola,”non sto parlando di amore, di sogni ad occhi aperti su di te, e di non dormirci di notte, di Romeo e Giulietta, di morire per te... sto dicendo che mi piaci, mi piace il tuo spiazzante senso pratico e la tua ancora più spiazzante timidezza, e quella vena poetica che salta fuori quando sei a tuo agio e pure il modo in cui te ne stai tutta concentrata a Erbologia...” sorrise “E poi sei molto carina. Sul serio. Il che forse doveva essere la prima cosa da mettere nell’elenco dei motivi per cui mi piaci, solo che non è stata la prima cosa che ho notato di te.”

Lei arrossì, ma non disse nulla.

“E sono stato contentissimo quando mi hai chiesto di trovarci, dopo cena, da soli, qui alla Torre, “

“Ascolta...” lo interruppe imbarazzata.

“Guarda che lo so che la Torre di Astronomia è il posto perfetto per osservare la luna, perfetto per tutti, tranne che per un licantropo. Quindi, si, tu avevi ragione, e si, l’ho capito e sono d’accordo con te: la Torre di Astronomia era il posto perfetto per regalarmi una luna.”

Lei lo guardò sorpresa. Anche compiaciuta, forse, ma la luce era troppo fioca per dirlo con certezza.

“Però è anche il posto perfetto per altre... cose. E non puoi non averci pensato. Stai nel dormitorio delle Tassorosso, non in un monastero in cima a una montagna... anche loro hanno una vita amorosa... saprai che questo è anche un posto molto... frequentato da chi... vuole...”

Lei annuì frettolosamente.
Lui sorrise.

“Perché a me sembrava,“  riprese cautamente, “nella serra, che tu davvero mandassi segnali di ogni tipo, dal guarda che non è un appuntamento a mi piacerebbe molto che fosse un appuntamento. Sbaglio?”

Lei annuì, arrossendo.

“E a me faceva molto piacere, ero lusingato, indipendentemente da cosa sarebbe poi successo. A parte questo disastro intendo..."
La ragazza sorrise abbassando lo sguardo, ma non disse nulla.

"E, per la cronaca," riprese Remus, "ti ho aspettato per venti minuti, sono venuto qui di corsa subito dopo cena.” Arrossì, “avrebbe fatto molto piacere anche a me se fosse diventato un appuntamento.”

Lei sorrise divertita. Ma continuò a tacere.

“Vuoi farmele sudare queste scuse vedo...”

“Un pochino.” mormorò.

“Allora aggiungo l’ultima cosa, e mi spiace se non sarà quello che magari ti aspettavi di sentirmi dire...” la osservò dubbioso.

“Ti ascolto. Non mi offendo.”

Lui alzò un sopracciglio.

“Va bene, cercherò di non offendermi...” sospirò Michelle. "terrò conto della sincerità."

“Io  non so se nel fatto che ... nell’idea che avevi... che ti eri fatta... “sospirò, “non lo so quanto ti stuzzicasse il fatto di un appuntamento con un licantropo e quanto un appuntamento con me. Mi hai spiazzato. Quando ho capito che sapevi, intendo, me lo sono chiesto... se tu vedevi me o se vedevi... la bestia. “ Scosse la testa “Resta il fatto che io sono quello che sono e che tu lo sai, per cui è inutile girarci tanto intorno. Mi pare. O farne un dramma.”

“Ascolta”

“No, ti prego, fammi finire...” la interruppe precipitoso, “adesso viene la parte che ti potrebbe non piacere:anche io... anche io quando vedo te non vedo solo te... io vedo anche una ragazza che domani se ne torna a casa sua, lontano, che non si aspetta che il prossimo sabato io la inviti per forza a Hogsmeade, che la tenga per mano nei corridoi, che studi con lei in biblioteca, che io la inserisca a forza nella vita dei miei amici... nei mie pomeriggi... che le trovi un incastro perfetto, tutto per lei... con me che le giro intorno.”

 Lei sorrise “Non sono offesa. Non cercavo un incastro perfetto.”

“ Non intorno ad un ragazzo, almeno...” aggiunse pensosa.

“Ricominciamo?”

“Cosa vuoi fare?”

“Beh, torniamo in cima, mi racconti dei cicli lunari e di quella fornace, per esempio di perché ci sono volute ore per accenderla...”

Lei sorrise divertita. Per via degli scalini erano alla stessa altezza, notò.

Si sporse in avanti, chiuse gli occhi, e sfiorò le labbra di Remus con le sue.

La luce della bacchetta si spense.

(continua)

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Capitolo 4
*** Il Bacio Perfetto ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Harry Potter, il libri, il film e quant'altro.Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Prefazione: gli avvenimenti narrati accadono dopo Le Dodici Lune.
A differenza di quella storia, però, questa non è mai stata pubblicata prima.

 

La Tredicesima Luna

 

 

Il Bacio Perfetto

All’inizio la lasciò fare, baci così timidi che erano solo sfioramenti di labbra, baci da ragazzina, poi delicatamente, le prese per le spalle e la guidò vero la parete circolare della tromba delle scale.

Appoggiò i palmi delle mani sulle pietre gelide, una vicina al suo viso, l’altra vicino alla sua spalla sinistra, intrappolandola senza sfiorarla e cominciò a baciarla sul serio, ma usando solo le labbra, per non allarmarla. Le dita di lei, incuneate nelle fessure tra le pietre, le stringevano spasmodicamente.

Si staccò solo per lasciarla respirare, la fronte appoggiata contro quella di lei. In silenzio.
Lentamente, con la punta delle dita, le sfiorò le braccia, i gomiti, l'incavo delle braccia, lentamente la percorse, indugiando, a tratti risalendo, seguendo il ritmo del suo respiro, senza fretta, sentendola rabbrividire sotto di sé, fino alle mani.
Sorrise.

Le prese le mani tra le sue intrecciando le sue dita con quelle di lei, e le portò sui suoi fianchi “Se mi abbracci, se mi tocchi,” mormorò  serio,”se questo ti fa piacere... mi fa piacere.”

La baciò di nuovo, intrappolandola come prima, senza sfiorarla, mentre le mani di lei, timidamente, gli accarezzavano la schiena.
A questo punto, delicatamente, le dischiuse le labbra. E lei lo strinse a sé, quasi senza rendersene conto.

  

Quando si distaccò di nuovo da lei, agitò la bacchetta.

“Lumos!”

Restò a guardarla per quasi un minuto, mentre lei teneva gli occhi bassi, il respiro che piano si calmava.

“Andiamo in cima alla torre? Vuoi?“ le sussurrò alla fine, incerto.

Lei annuì.

 

Molti baci dopo, Remus, seduto in terra appoggiato al muro, attorcigliando una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi di intorno ad un dito, le disse pensoso “Posso farti una domanda?”

Lei lo guardò incerta e fece cenno di sì.

“Quanti ragazzi hai baciato, Michelle?”

“Incluso te?”

“Incluso me.”

“Due” arrossì nel dirlo, “e il primo... beh... lasciamo perdere...” scosse la spalle con un brivido.

“Ah ecco” disse divertito Remus, “Ora mi spiego...”

“Sei deluso?”

“No, “ sorrise “ beh magari avevo una certa... fantasia," sorrise, "ma... va benissimo così. Sul serio.”

“E tu?”

“Io cosa?” fece finta di non capire la domanda.

“Quante ragazze, Remus?” ripeté lei con aria seria.

“Inclusa te?”

Lei annuì.

“Più di due,” la prese in giro bonariamente, “ma non un numero esagerato: non desidero storie serie e le ragazze lo sanno.“

“Ah ecco.”

“E non cerco ragazze...”, si interruppe imbarazzato, non le cercava inesperte, ma, era chiaro, ne aveva trovata una proprio sulle scale della Torre di Astronomia e non l'aveva lasciata lì "Beh... ringraziamo il Cielo per una adolescenza trascorsa tutta dopo la Liberazione Sessuale, quindi...” sorrise, poi aggiunse “di solito non vengono da me per il primo bacio.”

Le accarezzò il viso con le nocche.

“O per il secondo. Il che ci porta alla seconda domanda: perché?”

Lei lo guardò pensosa “Perché mi piaci” arrossì “mi piaci nel modo in cui io piaccio a te... forse... “ gli scoccò uno sguardo interrogativo e lui la baciò dolcemente su una guancia.

“E perché pensavo che questa fosse l’unica occasione che avevo di essere baciata da un ragazzo che mi piacesse, e a cui piacessi io. A questa età intendo, mentre vado ancora a scuola... è stata una vacanza così stupenda... e io volevo tanto vedere come era... come avrebbe potuto essere...”

“Cioè? I ragazzi di Beauxbatons non sono bravi ragazzi?” la prendeva in giro e lei si irritò.

“No no, non sono i ragazzi... ce ne sono di bravi e di meno bravi, Remus, come dappertutto... il problema sono io:  non attraggo i bravi ragazzi, attiro solo gente ... imbarazzante... a cui non importa di me... nemmeno come persona intendo... Un prefetto, l'equivalente di un prefetto voglio dire, non mi considererebbe proprio la ragazza a cui chiedere di uscire... nemmeno tu, probabilmente, se mi conoscessi sul serio.”

Incrociò le braccia, come se le fossero venuti in mente dei brutti ricordi,

“ Michelle... dai “ il tono del ragazzo era dubbioso, la attirò a sé,“secondo me, esageri... poi, per carità, dal mio punto vista... meglio così...”

Si chinò per ricominciare a baciarla, ma lei lo allontanò bruscamente “Non ci arrivi proprio eh!”

“A cosa?”

“Eppure, qualcun altro... se ne è accorto. Se ne è accorto da solo...” mormorò.

“Si è accorto di cosa?” non era spazientito. Se per lei era così importante, desiderava capire.

“Tu non hai mai notato niente di strano? In quello che faccio... o che non faccio?”

Remus la osservò attentamente “Sei molto timida, all'inizio, poi si scopre che sei simpatica, ironica, ma mai sarcastica, ti piace leggere...sei bravissima in Erbologia, in Pozioni... anche in Antiche Rune... le altre materie non ne ho idea, mi hai detto che stai seguendo solo quello che ti piace... e quello che ti piace si vede che ti piace" e poi, pensò, ma non lo disse, a un ragazzo.di solito, non interessa poi tanto se la ragazza che bacia non è brava in Divinazione.
Almeno... di sicuro non a questo ragazzo.

"Non sei il tipo della So Tutto Io..." riprese, "te ne stai rintanata per conto tuo... può essere tanto un difetto quanto un pregio...” si strinse nelle spalle.

Lei sospirò delusa e lui allora cercò di accontentarla e di pensare a cosa diavolo poteva essere questa cosa che per lei era così importante che lui notasse; sperò tanto non fosse qualcosa del tipo ho le cosce troppo grosse perché sentiva che sarebbe scoppiato a ridere.

Cosa faceva di insolito Michelle, a parte non baciare i ragazzi di Beauxbatons?

Non aveva la nozione del tempo quando si trovava in una serra, vestiva in un modo terribilmente antiquato eppure carino – faceva tenerezza, il giorno della festa, in mezzo ai vestiti pop e alle minigonne delle altre ragazze, sembrava poeticamente fuori posto – ma i vestiti non sono mai un problema, in fondo se ne era andata con Lily a comprarsi un paio di jeans... quindi dei vestiti non c'era da preoccuparsi (anche perché non avrebbe saputo cosa dirle).

A meno di non essere fissata con il seno, il sedere, le gambe...  la osservò divertito: se era così, se era il pensiero di non essere carina, erano solo fissazioni da adolescente. Magari aveva una sorella particolarmente gnocca? O particolarmente magra?
In tal caso, se il discorso era sull'aspetto fisico, non ci voleva assolutamente entrare - era una di quelle cose che un ragazzo vede in un modo e una ragazza in un altro.
Ma, rifletté, non poteva essere quello: era qualcosa legato al conoscerla "sul serio"...

Cosa faceva di strano Michelle?

Passava ore con Severus, il che era abbastanza disgustoso, ma sospettava che lei non lo vedesse come un difetto... teneva sempre quei bellissimi capelli biondi intrappolati in assurdi chignon tutti arruffati, usava la bacchetta come se fosse stato un fermaglio... scosse la testa.
Dimenticava la bacchetta ovunque, stasera infatti l’aveva raggiunta sulle scale solo perché lei le stava scendendo al buio, a tentoni...

Cosa faceva di strano Michelle?

Michelle non faceva incantesimi. Mai.

 

Michelle si inginocchio davanti a lui “Dammi la tua bacchetta, che ti faccio vedere una cosa!”

Lui era riluttante “Non viene mai bene con la bacchetta di un altro, lo sai...”

Lei insistette spazientita “Dammi quella bacchetta sù, non farti pregare. Però alziamoci in piedi  per piacere, e non starmi troppo vicino!”

 

La vide concentrarsi, con la fronte corrugata “Lumos!”

La bacchetta si accese come un cerino, la fiamma era blu, poi divenne verdolina, si gonfiò lentamente e fini per esplodere come un petardo. Un rumore assordante ed una luce accecante.

Poi il buio.

Remus rimase per un attimo interdetto, poi la afferrò per il polso e la trascinò fuori dalla stanza, giù per le scale, sperando che lei non inciampasse, augurandosi di non inciampare – dovevano solo arrivare alla prima porta, un volta imboccata,  nel corridoio, subito sulla destra, c’era la porta nascosta usata dagli Elfi per girare indisturbati e tutto il dedalo dei loro corridoi di servizio. Bastava arrivare lì prima che qualcuno li intercettasse.
Una volta usciti dalla trappola della Torre di Astronomia, erano salvi, alla fine era un Prefetto, e, gli venne da sogghignare, poteva pure togliere punti ai Tassorosso per via di Michelle, questo Tassorosso onorario che se ne andava in giro quasi oltre il coprifuoco... o forse erano già oltre il coprifuoco?
Un Lumos! Fare un casino simile con un Lumos!

Ma adesso l’unica cosa che voleva era arrivare a quella dannatissima porta.

continua

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Capitolo 5
*** La Fuga Perfetta ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Harry Potter.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

Note: Storia sentimentale che piace pochino, va a sapere perché...

 

La Tredicesima Luna

 

Capitolo V

La Fuga Perfetta

 

Chiusero la Porta degli Elfi Domestici, giusto in tempo; trattenendo il fiato per non farsi scoprire, al buio, appoggiati allo stipite, origliarono il vociare concitato, che filtrava dalle pessure. I passi di chi correva alla Torre per capire cosa fosse capitato si allonarono.
Non erano tempi facili questi, c'erano tensioni politiche nel mondo dei maghi, e, per quanto il castello fosse ben protetto, ogni avvenimento anomalo scatenava reazioni eccessive e controlli minuziosi.

Michelle, ranicchiata contro di lui, mormorò “Sono contenta di non aver dato retta a Lily, sai?”

“Perché?” le chiese sospettoso.

“Voleva prestarmi un suo vestito e le sue scarpe, quelle nere lucide.... tacco 12, Remus! Ti rendi conto? Non oso pensare a come avrei fatto, dietro a te, per quelle scale...” rise divertita “mi sembrava di volare e non vedevo praticamente nulla... devi conoscerli proprio bene quegli scalini per fidarti così.”

“Lily, lei sapeva che dovevamo vederci?” era troppo buio per vederla in viso. Chissà cosa le aveva raccontato Lily su di lui... che non era il tipo da storie durature? che ogni ragazza scaricata in modo indolore finiva a farsi consolare da Sirius?
Questo sperò tanto di no, che non glielo avesse detto, anche se era una specie di scherzo ricorrente tra loro quattro - James che chiedeva, quando lo vedeva tornare troppo tardi nel dormitorio, troppo stazzonato e con addosso un odore non suo, se Remus aveva già scelto la prossima ragazza di Sirius, Sirius che lo pregava di non uscire con una che proprio non gli piaceva...
Avrebbe fuso anche per Sirius, una stella? In fondo i Black avevano nomi così... astronomicamente invitanti?
Il pensiero gli diede fastidio - strinse con forza il suo pacchettino, ancora nella tasca.

“Non era certo un segreto,” la sentì scuotere le spalle, “le avevo detto che ci tenevo a salutarti: sei il primo che ho conosciuto sul serio, qui; e tutti gli altri, a parte Severus, s’intende, i Grifondoro, diciamo...  li ho conosciuti solo perché sono amici tuoi. Anche lei, lo sai, me l’hai presentata tu.”

 “E... “ finse un’aria indifferente, “Lily sapeva del tuo regalo?” aveva paura a chiederglielo, per lui era scontato che i suoi amici avrebbero tenuto il suo segreto per loro, ma James e Lily...  sembrava cominciare ad essere una cosa seria e prima o poi anche lei si sarebbe fatta qualche domanda sulle loro uscite così regolari.

 “Ah! Ecco... “ stette in silenzio un attimo, pensando a chissà che cosa, indecifrabile lì nel buio, “No, della tredicesima luna, di quello, lo sapeva solo Severus. Del resto ha partecipato anche lui, te l’ho detto. Se invece, mi stai chiedendo... non lo so... se non glielo hai detto tu... non credo.”

 

Sembrava che tutto fosse tranquillo, di fuori, “Dove vuoi andare, ora? “ le chiese, accarezzandole i capelli, “ti accompagno al tuo dormitorio? C’è ancora un po’ di tempo, possiamo parlare... se vuoi. Oppure...” sperò tanto non gli chiedesse di riportarla subito dai Tassorosso.

“Vorrei farti vedere la fornace, se ti va, basta che andiamo vicino all’aula di Pozioni, poi da lì ti guido io..”

“Aspetta che è troppo buio!”

“Vuoi che faccia un Lumos?”

Rabbrividì e precipitosamente la pregò “No assolutamente no!”.

La sentì soffocare le risate contro il suo petto.

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Capitolo 6
*** La Strega Perfetta ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Harry Potter.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

Note: Storia sentimentale che piace pochino, va a sapere perché...

 

La Tredicesima Luna

 

Capitolo VI

La Strega Perfetta

La Fornace era davvero incredibile; in realtà era una struttura, con una serie di fornaci, di vario tipo – Michelle gli parlò di archeosiderurgia, ma la cosa non gli diceva molto - e di forge.
E piani di lavoro con strumenti vecchissimi. 
Si capiva che ci aveva passato le ore - i ripiani erano puliti, alcuni strumenti accuratamente lucidati, come il suo banco a Erbologia: era chiaramente passata di lì e aveva lasciato la sua impronta ordinata.
Gli spiegò tutto quello che c’era dentro e a cosa serviva, sfiorando con amore ogni superficie.

“Tu e Severus, avete... lavorato qui? Avete acceso un fuoco qui sotto?” osservò perplesso un mantice enorme, pensando alla dmensione delle fiamme che aveva dovuto alimentare, ai suoi tempi.

“Si, certo, ma molto più piccolo di quelli che una volta si accendevano in questa struttura – parliamo di altri volumi, io da fondere avevo davvero molto poco, e anche di altre temperature: solo che per sfruttare questa struttura è servito un incantesimo di contenimento, un paio di rimpicciolimento, e un bel po’ di incantesimi di sicurezza. Ci abbiamo messo ore solo per pianificare il tutto.” Era pure orgogliosa di quello che aveva combinato. L’incosciente.

”E Severus?”

“Era eccitato anche lui, una cosa diversa dal solito calderone, non so se mi spiego... e per fortuna che c’era Severus!”

Già, pensò Remus tra sé, e per fortuna che c’era Severus... non appena lei se ne fosse tornata a Beauxbatons aveva proprio intenzione di dirgli un paio di cosette sulla sua mania di impicciarsi di cose che non lo riguardavano.

“Vuoi parlare... del Lumos?” la interruppe irritato.

“Sinceramente oramai no, non c’è molto da dire, mi pare.”

“Dopo quel caos? non c’è molto da dire?!?”

“Beh, lo hai visto, no?”rispose scontrosa, “cosa vorresti aggiungere che non ti è chiaro?”

“Magari, dopo aver visto quello che hai fatto ad un Lumos, mi viene naturale fare qualche domanda, non ti pare?”

“Io non te ne ho fatte, mi pare... mi vuoi parlare delle tue trasformazioni, Remus? Ti fanno male, Remus? Le cartilagini che si deformano, le ossa che si ingrandiscono in modo innaturale, la pelle che tira? Me lo vuoi raccontare, Remus? Ti ascolto sai?”

“Non fare quella voce cattiva, non ti si addice... vorrei solo capire: sei un magonò, Michelle?”

“No,” rispose rattristata, “se lo fossi sarebbe stato più semplice perché non sarei stata mai ammessa a Beauxbatons,“ sospirò, ”sono un mago che non è in grado di fare bene alcuni tipi di magia: incantesimi, diciamo... in generale... ho problemi con tutto quello che ha che fare con le bacchette” abbassò gli occhi “cioè, se ci pensi bene, con quasi tutto quello che conta, nel nostro mondo.”

“Ma, come mai?”

“Non lo so, il perché, esattamente. Non lo sa nessuno: non sono la sola, ma siamo rari e... siamo incapaci in grado diverso. Alcuni ci convivono tranquillamente, trovano dei modi per compensare, altri vivacchiano sul limite minimo, altri... beh... altri non arrivano al minimo.” si strinse nelle spalle.

“E tu? “ chiese incoraggiante Remus.

“E io sono la stupida della mia scuola, Remus” sbottò irritata, continuando a evitare il suo sguardo ”quella che non ne fa una giusta, quella con cui nessuno vuole fare coppia per la pratica, sono quella con cui i professori si irritano e che bersagliano di domande, e di consigli e avvertimenti,  chiedendole di sforzarsi o di stare più concentrata, o di esercitarsi di più, quella sempre in punizione, quella a cui è divertente fare gli scherzi idioti perché tanto non sa nemmeno come diavolo fare per lanciare un controincantesimo. Sono quella con cui non ti saresti mai e poi messo a parlare della luna ad una festa, ma che avresti mollato lì, appena possibile, come una scema.”

“Michelle, questo non è vero” protestò a disagio.

“Dai, li ho sentiti i tuoi amici, e li ho visti nei corridoi... e anche tu... vi ho visti con Severus, che è un mago molto in gamba, e a Pozioni vi da una pista, eppure lo trattate come pattume, e pure tu... l’altra volta, camminavi con loro e non gli hai detto proprio nulla. Ma lasciamo stare Severus, che, l’ho capito, non ti credere, ha anche lui il suo bel caratterino quando vuole, e adesso vi saprebbe tenere a bada... io pensavo a Minnie, la Tassorosso imbranata...” scosse la testa amareggiata. “Quando siete con lei siete imbarazzanti.”

Remus arrossì, con Minnie in effetti loro avevano esagerato più di una volta, anche se lei non si era mai lamentata e aveva sempre fatto finta di nulla, addirittura autoironica.
Ma davvero a Minnie non era mai importato sul serio dei loro scherzi?

“Io te l’ho detto prima, e ne sono certa, sai? Se tu fossi stato a Beauxbatons, con tutti quei bei voti che hai, o se io fossi stata un Tassorosso qui a Hogwarts, con il disastro dei voti che ho, mai e poi mai avresti perso tempo con me... l’ho chiesto anche a Lily, tanto per sapere...” arrossì.

“Cosa le hai chiesto mai?” adesso era davvero curioso.

“Con chi uscivi, se uscivi... mi ha detto che hai un debole per le Corvonero, e che non sei mai uscito con una Tassorosso...”

“Non sei un Tassorosso, Michelle, non sei nemmeno di questa scuola!” protestò debolmente.

“Oh lo so, ma so bene in che Casa avrei voluto stare, nel caso, che ti credi? E comunque non è una questione di Casa... non hai mai invitato fuori una tipo Minnie, anzi a Lily veniva pure da ridere alla sola idea... tu, il Prefetto Perfetto e una come Minnie...” scosse la testa.

“Michelle, ti prego.”

“Ma non sono offesa!” lo guardò incerta, “era una cosa che sapevo, ma non è mica una catastrofe, voglio dire che sei proprio carino Remus, ma si può sopravvivere a non uscire con te, le cose tremende sono altre... non ho nemmeno passato l’esame, sai? Una vergogna per la mia famiglia... non avevo il coraggio di ritornare a casa!“ da come si allontanò di botto, subito dopo, Remus capì che questa non era una cosa che lei aveva avuto intenzione di dirgli, che le era sfuggita e che avrebbe voluto poterla ritirare per non raccontargliela mai.

Avrebbe voluto abbracciarla, gli faceva male al cuore vederla così addolorata, ”Sei stratosferica in Erbologia, sai?” le disse piano, “se tu fossi stata una Tassorosso, ti avrei voluta sempre come compagna di Erbologia, nella serra...”. Era vero. Se ne accorse nel momento esatto in cui lo diceva, che non era un complimento fatto per stemperare l'atmosfera: le cose stavano, semplicemente, così.

“Ma non se ne accorge nessuno: la bacchetta regna sovrana tra i maghi...” Michelle scosse la testa “la bacchetta va rispettata perché è lei che ti sceglie! Lo hai detto pure tu... avrei potuto far morire dieci mandragole vive nella serra e non avresti battuto ciglio, ma se uso la bacchetta come fermaglio per i capelli, l’unico uso davvero utile che riesco a trovarle, ecco che te ne esci tutto professorale con il rispetto verso un pezzo di legno con dentro qualcosa che una volta era vivo.”

Remus la attirò a sé stringendola piano tra le braccia, mortificato.”A volte sono un po’ scemo e ho degli amici un po’ scemi...” le mormorò baciandole i capelli.

Lei annuì, convinta, appoggiandogli la testa sulla spalla, e Remus trattenne una risata. “non proprio scemi, “ disse seria ”più del tipo, a tratti, delle inconsapevoli carogne. Simpatici, però, eh!”

“Perché non me lo hai detto?”

 “... volevo godermi questo periodo di pace... Mia zia mi aveva suggerito di fare solo quello che mi piaceva sul serio e lasciar perdere quello che non mi veniva ed è stato ... bello” sorrise tra sé, “diverso” gli sorrise. “Pensavo che lo avreste notato tutti subito, ma nessuno di voi si è mai accorto... a parte Severus, s’intende... per una volta non sono stata giudicata dalla bacchetta.”

“Come se ne è accorto Severus? Gli hai fatto esplodere il calderone?”

“Ma no! Passavamo tanto tempo insieme a Pozioni, è davvero bravo sai? E anche lì io, se permetti...” sorrise “comunque ad un certo punto ho notato che quando dovevo alzarmi per prendere qualcosa faceva un Accio al posto mio, ma non mi diceva mai nulla, così un pomeriggio gliel’ho chiesto, perché lo facesse intendo... ho apprezzato che non è stato né patermalisitico, né superiore, né che pensasse che io gli dovessi qualcosa...  un po’ come se avesse notato che non arrivavo ad una mensola perché non ero abbastanza alta, e trovasse normale prendere le cose per me, senza farne una questione di stato. Per quello s’è offerto di aiutarmi con il ciondolo. Per quello e per la sfida di fare una cosa nuova.”

“Severus sapeva che il ciondolo era per me?”

“Si, certo... disse che non lo avresti apprezzato, ma che in fondo il tuo pareve non contava... era il progetto ad essere interessante “ rise, “Ma a parte Severus, che mi mancherà, quello io ho trovato di bello qui è poter essere un’altra persona per un breve periodo...  Ho perfino baciato un ragazzo fantastico nella Torre di Astronomia, sai?”

“Un licantropo.” la corresse.

“Nella classifica dei licantropi non lo so se sei fantastico,” lo prese in giro, “potresti anche essere appena sufficiente, limitiamoci a quella dei ragazzi”.

Remus sorrise involontarimente tra sé: solo questa mattina si chiedeva come lei non capisse di essere la ragazza perfetta, quella che non fa domande a cui lui non voleva dare una risposta... quella era la ragazza più inadatta con cui avrebbe potuto avere un appuntamento.

“Ma tutto questo Remus non conta, no? Perché domani parto e non ci sentiremo mai più.”

Dal sorriso tranquillo di lei, lui capì che Michelle parlava sul serio.

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