Contro il destino

di _neikos_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


La battaglia contro Galaxia era terminata, nella città era tornata la pace. Con l’ennesimo stratagemma Luna era riuscita a non far ricordare a nessuno di aver visto Chaos nelle vesti della guerriera leggendaria.
Ancora una volta solo le Sailor avevano coscienza di quel peso che ormai avevano imparato a sopportare, grave sulle loro schiene, ma comunque orgogliose per la vittoria.
Le Starlights erano così pronte per la partenza, avrebbero fatto ritorno su Kinmoku. Grazie alla loro principessa, avrebbero ricostruito sul pianeta una vita che gli era stata strappata via con crudeltà.

Si ritrovarono su quel tetto ancora una volta, sarebbero partiti e lui l’avrebbe dimenticata. Era questo ciò che si era prefissato: concludere la sua missione, rendere chi lo aspettava fiero di lui, ritornare al fianco della sua principessa. La quale lo aveva ritrovato con gioia e ora lo aspettava con la mano tesa, affinché lui la stringesse, forse che la perdonasse infondo, e che tornasse a guardarla come un tempo.
Non era passato poi molto, ma Seiya era diverso, qualcosa lo aveva cambiato. L’onore, il dovere, le responsabilità alle quali non si era mai sottratto, anzi che aveva accettato con orgoglio, gli sembravano ormai sentimenti vani, non gli appartenevano più. Si sarebbe sacrificato, si, ma non per un regno, non per una causa, non per un ideale. Aveva solo un pensiero fisso, qualcosa che gli divorava l’anima, qualcuno che goccia a goccia e senza nemmeno rendersene conto aveva bevuto il suo cuore. Si, se avesse potuto scegliere, si sarebbe sacrificato solo per lei! Avrebbe dato qualunque cosa per lei, la sua Odango! Ma nel momento in cui quel pensiero lo colpì, di nuovo, sapeva che stava sbagliando, ancora! Non era la cosa giusta e non era neanche una cosa utile, lei non lo amava, non come l’amava lui. O forse questo era quello che tutti dovevano credere.

Si salutarono, tutti erano pronti all’addio. Lui solo non era pronto a rinunciare a lei, a non rivederla, ad andarsene lasciandola tra le braccia di un altro. Poi un respiro gli morì in gola vedendola fare un passo verso di lui per una seconda volta. Si erano già salutati, si erano già abbracciati, un abbraccio lungo e sofferto che aveva un sapore atroce di lontananza e rassegnazione. Eppure qualcos’altro era ancora li lì per uscire, per manifestarsi, ma lei si fermò. La stretta sul fianco da parte di Marzio si era fatta più intensa e l’aveva fatta desistere. Bastava davvero così poco a intimidirla? A tenerla lontana? Beh allora lui avrebbe fatto bene a partire senza guardarsi indietro. Piegò il capo di lato, poi verso il basso per non vederla indietreggiare ancora una volta, si morse il labbro inferiore e: «Beh ragazze comunque è stato bello, vi auguriamo il meglio». Poi si volse verso i compagni e strinse la mano di Kakyuu «Andiamo!». Ma ad un tratto la sua voce: «Seiya!» Non poteva, non doveva! Eppure trovò il coraggio, l’ostinazione e la ribellione si fecero strada dal suo cuore alla sua voce e alla sua mano che gli afferrò il polso, costringendolo a voltarsi e a guardarla negli occhi. Quegli occhi che lo divoravano, lo incantavano e allo stesso tempo lo distruggevano. Era lì, era vero, non era solo. Ma era sfinito: «Che cosa c’è ancora Bunny?» lo disse con rabbia, con stanchezza e disperazione, quasi sussurrandolo. «Non andare» rispose lei «Non andare. Resta con me, ti prego. O se devi andare portami con te.» Non ci poteva credere, era vero? Lei lo amava? O meglio, aveva trovato il coraggio di amarlo? Si girò di scatto e la strinse, «Oh Seiya!» e le calde lacrime cominciarono a scendere.

Cominciarono a scendere e si fermarono sul cuscino. Lei aprì gli occhi e si alzò piano dal letto, andando poi ad affacciarsi al balcone per guardare il cielo. Per cercare la scia di una stella cadente che da troppo tempo se n’era andata senza lasciare traccia. Non un gesto, non un gemito, non un sospiro, solo ricordi e rimpianti.
Bunny era cresciuta, erano passati quasi due anni da quando lui era andato via senza che lei lo fermasse. Ogni notte lo sognava, sognava quello che avrebbe dovuto fare, quello che avrebbe voluto fare. Invece era stata una codarda! Quel passo avanti non lo aveva mai fatto, quella stretta sul fianco era bastata davvero per farla arrendere ad un destino che non voleva più, ad un futuro che non sentiva più suo. E non c’era giorno in cui  non avrebbe dato via tutto per poter cambiare quel solo istante. Così pianse ancora guardando la luna, sperando che prima o poi quel dolore potesse attenuarsi o semplicemente sperando che almeno lui stesse bene, dopo che lei lo aveva fatto soffrire così tanto.

Tornò a letto ma non avrebbe potuto più dormire, neanche quella notte. Tirò fuori dal cassetto del comodino quello che riusciva a farla sorridere, anche se di un sorriso amaro: un orsetto rosa un po’ rovinato dal tempo, dalle lacrime e dalle unghie ogni volta che lo stringeva e lo portava al viso. Un poster piegato da tutti i lati per conservarlo e ripararlo dalla vista indiscreta della gattina che ogni tanto lanciava qualche occhiataccia. Una foto che li ritraeva mentre lui cercava di rubarle un bacio innocente, con il suo solito sorriso birbante e a mò di sfida, un po’ da odiare e un po’ da baciare. Infine un lettore CD con dentro l’album che le aveva regalato, l’ultimo, con la canzone che ormai la ragazza sapeva essere dedicata a lei, e all’amore che quello splendido ragazzo le aveva dimostrato invano troppe volte. Premette play e l’ascoltò in silenzio, ripensando ai momenti più belli della sua vita.

Si addormentò solo allo spuntare dell’alba, quando la luce del sole aveva rischiarato il cielo, e le stelle ormai si erano nascoste ai suoi occhi, lasciando la speranza di quella scia alla prossima notte.

Luna entrò dalla finestra, era rientrata da una perlustrazione e l’aveva trovata addormentata sul poster con gli auricolari ancora alle orecchie. La svegliò solo alle undici, era domenica ma la ragazza avrebbe dovuto raggiungere le sue compagne al tempio per riprendere gli allenamenti. Non era più una ragazzina, era stata proprio lei stupendo la guardiana, a fare quella richiesta. Era stanca di vedere le sue compagne combattere animatamente per poi comandarle di usare il suo “stupido scettro”, come ormai lo considerava. In se Bunny si sentiva diversa. Era sempre stata lei, in ogni caso, a risolvere la situazione. Spesso anche da sola. Ciò nonostante, non veniva considerata matura o pronta o chissà cosa, per prendere le decisioni che preferiva. Era stanca e non lo avrebbe più accettato! Avrebbe cambiato quella situazione, avrebbe trovato in sé, da sola, la forza per decidere del proprio destino e stavolta nessuno glielo avrebbe impedito. Non una guerriera sailor, né un principe e sicuramente non un gatto! Aveva preso una decisione: nessuno le avrebbe impedito di rivedere l’unica persona che davvero l’aveva amata semplicemente per quello che era, non una principessa, non la custode del cristallo d’argento, solo Bunny: una ragazza con la bontà nel cuore e il sorriso in quei magnifici occhi azzurri. Non si sarebbe fatta fermare da nessuno stavolta, semplicemente perché per lui valeva la pena lottare. Lui di una dolcezza incredibile ma che mostrava solo a pochi, preferendo la sfrontatezza e la spavalderia. Lui che la faceva sentire in pace col mondo solo dandole il buongiorno. Sperava solo che non fosse troppo tardi!

Con l’aiuto di Sailor Pluto cercava di sfruttare al massimo il potere del cristallo d’argento, cercando di usarlo come seme di stella, per sconfiggere i nemici sicuramente, ma sperando di poterlo utilizzare per andare da lui. Sapeva bene che sarebbe stato un viaggio pericoloso e per questo si impegnava al massimo. Non le serviva più il potere planetario, dopo qualche mese riusciva ad utilizzare il teletrasporto da sola, le piccole distanze le percorreva chiudendo gli occhi; e quel giorno avrebbe fatto qualcosa di straordinario. Certo era ancora poco, ma di sicuro era un passo avanti. Un passo che l’avrebbe allontanata un altro po’ dall’incertezza. Quel giorno sarebbe andata sulla luna! 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Il tempo sul pianeta Kinmoku sembrava essere trascorso molto più velocemente che sulla terra. Tra il rientro e la ricostruzione, le giornate erano piene e molto simili tra loro.
La stanchezza ormai si faceva ben sentire, ma ci erano riusciti! Avevano riportato lo splendore di un tempo. Le tre Sailor Starlights erano state quelle più impegnate in tutto, ed ora avevano la riconoscenza del popolo e la fiducia più completa da parte della principessa e dei generali, i quali invece non erano riusciti a tenere testa al nemico. I ragazzi erano ben visti da tutti e considerati eroi, in più adesso gli competevano diversi incarichi, sia militari che politici. Erano ancora le guardiane della principessa in veste di guerriere, ma a Taiki spettava la ricerca scientifica mentre Yaten si occupava oltre che dell’addestramento delle nuove reclute Sailor, di mantenere le relazioni tra i guardiani di tutto il regno. Seiya era diventato un bellissimo uomo. Ogni momento della giornata che rimaneva libero lo dedicava alla preparazione atletica e al combattimento, ma nonostante tutto si ritrovava spesso a pensare a quanto fosse cambiata profondamente la sua vita. Non cantava più e non componeva più musica, quel passatempo che era diventato il modo per rintracciare la principessa Kakyuu, ora era solo un altro modo per soffrire, un altro modo per pensare a quella testolina buffa che si emozionava nel sentire le sue canzoni d’amore. Era un’altra persona ma chi? Prima Sailor, poi Idol, e ora? Un guerriero, un soldato.. Un capitano! Si, era il Capitano Seiya Kou, deciso a tutti i costi a difendere il suo pianeta da chiunque lo avesse attaccato. Per di più era il consigliere più fidato di Kakyuu che lo considerava anche un grande amico anche se lui fuggiva la compagnia di chiunque, inclusa quella dei suoi fratelli Yaten e Taiki, che ormai a stento lo riconoscevano. Il ragazzo allegro e rubacuori lo avevano lasciato sulla terra insieme al suo sorriso e probabilmente alla sua anima, catturata da due codini biondi.

Seiya era a palazzo, stava perlustrando il castello , un po’ per dovere un po’ per stare lontano da tutti quelli che, visto la calma del momento, e in realtà dell’intera giornata, cercavano di avere una conversazione con lui. Aveva liquidato con qualche buongiorno e con qualche cenno del capo diversi dipendenti e colleghi in armi, stava camminando a testa alta ma con lo sguardo a terra, quando per poco non aveva risposto male alla cameriera di turno che provava a passare del tempo con “l’eroico capitano”, per pochi attimi di celebrità. O questo era quello che credeva quando si sentì chiamare con tanta familiarità: “ma possibile che qui dentro chiunque pensa di potermi trattare come un compagno di bevute???” «Che cosa vuoi??» . Ma decisamente aveva sbagliato occasione, e in un attimo accortosi della pessima figura, si era chinato sul ginocchio destro e aveva portato il pugno destro al petto: «Principessa sono mortificato, io… io ero sovrappensiero e credevo..» «Si so cosa credevi Seiya, ma non sarebbe stato comunque carino rispondere così a chiunque altro. Si può sapere cosa ti prende? Cosa c’è capitano possibile che tu non abbia intenzione di rifarti una vita? Sono passati quasi due anni ormai da quando siamo tornati e non ti ho ancora visto sorridere!». Ma il moro non rispose, voltò il capo di lato e rimase in ginocchio, stringendo il pugno al petto ancora di più, aspettando il permesso di alzarsi, in silenzio. Così Kakyuu provò ancora una volta: «Alzati Seiya ti prego… non essere assurdo! Facciamo una passeggiata in giardino ti va?» Così si alzò in piedi e porse il braccio a Kakyuu che glielo chiedeva.
Si diressero all’esterno, per poi arrivare in un bellissimo giardino dietro al castello circondato da querce e con una schiera di fontane al centro che rendevano quel posto quasi sovrannaturale. Si avviarono per raggiungere quella centrale attraverso un vialetto contornato da siepi di rose rosse e bianche, e mentre Seiya cercava di sembrare il più tranquillo possibile Kakyuu riprese : «è tanto che non parliamo, io e te, come amici… Veramente.. è tanto che non parli più con nessuno, Yaten e Taiki non sanno più come comportarsi con te. Sono i tuoi fratelli eppure hanno la possibilità di stare con te solo quando mi fanno da guardiane come Sailor, per di più in quei momenti devono anche attenersi a parlarti solo come al loro superiore. Non mi sembra giusto Seiya, cosa ti hanno fatto per meritare tanta indifferenza da parte tua?» Così il ragazzo si riprese e finalmente la guardò negli occhi e per un attimo sembrò essere tornato «Cosa mi hanno fatto? No Kakyuu non mi hanno fatto proprio niente! Sono io che sbaglio e lo so bene, ma proprio non ce la faccio..» E il suo sguardo si spense di nuovo, ma almeno continuò a parlare: «Non ce la faccio più a rispondere sempre alla stessa domanda e non voglio fingere di essere sereno per non farli stare in pena. Ci ho provato davvero, ma evidentemente non ci sono riuscito poi così bene, altrimenti tu non saresti neanche qui a farmi questo discorso. Vorrei essere felice te lo giuro, ma a quanto pare sono un dannato stupido che non riesce ad andare avanti.. La sto ancora aspettando.. Spero di vederla arrivare da un momento all’altro.. Aspetto ancora che scelga me!» Posò il suo sguardo su una rosa e poi la prese tra le mani «Vorrei riprendere la mia vita da dove l’avevo lasciata, ma mi sembra inutile. Per questo mi sono allontanato, per permettere almeno a loro di farlo. Non voglio che stiano sempre lì a preoccuparsi per me. So che dovrei andare avanti… Sicuramente lei sarà felice con il suo bel principe, ma non ci riesco!» E così chiudendo gli occhi, cominciò a stringere la rosa nel suo pugno, quasi per riversare in quel gesto la rabbia e il dolore. «Io la amo. Probabilmente l’amerò per sempre e ogni volta che provo a dimenticarla mi manca il respiro. Ogni volta che sto per fare un passo avanti, mi sembra di tradirla, di tradire quel ricordo così dolce e puro, e fa ancora più male… Io la sogno ogni notte sai? Spesso sogno che siamo insieme come due ragazzi normali al parco, altre volte sogno la sua incoronazione e lei che butta la corona e corre da me, altre volte sogno quel maledetto giorno sul tetto e lei che mi viene incontro chiedendomi di restare. Ma poi mi sveglio e rivedo quel dannato damerino che la stringeva e non riesco a contenere la rabbia. Non so più cosa fare Kakyuu e questa calma qui a palazzo mi fa solo impazzire. Non è il mio posto e tu lo sai! Dammi un incarico, uno qualsiasi, ti prego!» Kakyuu era triste per lui e allo stesso tempo sorpresa da quella richiesta inaspettata. Non voleva allontanarlo, sapeva che con i fratelli avrebbero potuto fare qualcosa «Tu hai già un incarico Capitano» e così dicendo accentuò il suo ruolo. «Si lo so principessa ma ti prego, vuoi aiutarmi? Dammi una missione, una qualsiasi. Mandami ovunque tu voglia, ma fammi fare qualcosa ti scongiuro! Qui non c’è bisogno di me. Non al momento comunque e sai che sono il migliore!» «Si so che sei il migliore! Per questo ti voglio qui a difendere il tuo pianeta, ne abbiamo già passate abbastanza mi pare». «Si ma io..» «Basta Seiya, ho già preso la mia decisione» Ma cercando i suoi occhi li trovò ancora più inquieti e così si sedette sul bordo della fontana ed emise un sonoro sospiro: «E dove vorresti andare sentiamo?» e lui si riprese mostrando quasi un sorriso che a Kakyuu non sfuggì «Ovunque davvero non m’importa» «Fammici pensare un po’ su, va bene?» a quel punto era fatta, Seiya sfoggiò un sorriso che nascondeva da troppo tempo e l’abbracciò. «Grazie Kakyuu» a quel punto la principessa era crollata. Dopo averlo visto felice, non gli avrebbe mai negato di partire «Ehi calma calma moretto, non metterti in testa strane idee, viaggi brevi capito?? Ti voglio qui con noi! Sei pur sempre il mio migliore amico.. » «Si kaky! Lo so, tranquilla. Allora dove mi mandi?» «Non lo so, parlerò con il generale Sairus per farti dare qualche incarico diplomatico. Però niente guai!! È chiaro Seiya?» «Promesso!!» «So già che me ne pentirò» disse rassegnata emettendo un altro sospiro «Perché?» chiese il moro, domanda seguita da una sonora risata, «Perché la diplomazia non è il tuo forte!» alla risposta seguirono altre risate, stavolta da parte di entrambi. La principessa lo guardava con tenerezza, finalmente eccolo lì il vero Seiya. Quella risata riempiva l’aria di entusiasmo e serenità, e non sarebbe stata certo lei a spegnerla. «Va bene su forza torniamo a palazzo, ho una missione da organizzare, e soprattutto un generale da convincere! Neanche lui vorrà che ti allontani..» «Ma io ho fiducia in te Kakyuu!» disse facendole l’occhiolino. Era incredibile. La principessa arrossì leggermente, in un pomeriggio aveva ritrovato completamente il Seiya di due anni prima: entusiasta, insistente, sfacciato e terribilmente affascinante. Forse gli avrebbe fatto bene sul serio, forse stavolta se la sarebbe tolta dalla testa una volta per tutte, anche se questo voleva dire saperlo lontano da lei. Lo riprese sotto braccio e si incamminarono per rientrare.

Arrivati nel salone centrale Kakyuu lo lasciò e andò per la sua strada. Era vero, non sarebbe stato facile convincere il generale Sairus a farlo partire, ma lei lo avrebbe fatto a costo di comandarglielo. Aveva intravisto la possibilità di ritrovare il suo vecchio amico e non l’avrebbe lasciata sfuggire per niente al mondo. Si diresse nella sala del consiglio e lo trovò indaffarato e completamente immerso nella lettura di documenti che in quel momento lei non si preoccupò di analizzare. «Generale è proprio voi che stavo cercando» disse con un tono di voce quasi da bimba. Il generale si alzò in piedi e si portò il pugno destro sul petto, proprio come aveva fatto Seiya. Poi attese un cenno della principessa come segno per poter proseguire, quest’ultimo arrivò subito «Ditemi principessa» «Avrei un’idea da sottoporvi, diciamo pure che ho un desiderio, e spero che voi possiate esaudirlo.» «Quello che desiderate altezza!» «Vorrei che lasciaste partire il Capitano Kou per la prossima missione, qualcosa che lo faccia viaggiare per un po’ ma non da farlo mancare per troppo tempo.» «Ma altezza il capitano è richiesto qui a capo delle guardie reali, non posso permettere che lasci il palazzo.» «Temo di dover insistere generale» aggiunse la principessa e stavolta il tono di voce non era affatto incerto, bensì imperativo. Allora il generale chinò nuovamente il capo e riportò il pugno al petto «Come desiderate vostra maestà. Se deve partire il prima possibile devo avvisarvi: la missione che dovrebbe comandare in quanto capitano partirà tra 6 giorni e non farà ritorno prima di 3 settimane. Non sarà pericolosa ma sarà di estrema importanza, la stella Misary è ormai una nana bianca, secondo i nostri migliori astronomi il nucleo collasserà in due settimane a partire dal giorno della partenza. Certo non corriamo il rischio di grandi disastri, ma anche se di piccole dimensioni, subiremmo dei danni, siamo sulla linea di collisione. Non è il caso di rischiare, abbiamo ripreso da poco una vita normale, il nostro popolo non è pronto a subire altri colpi, intaccherebbe troppo il suo spirito. Ragion per cui partirà una squadra che lancerà dei meccanismi autoimplosivi, questi faranno si che invece di esplodere la stella imploda senza un’onda d’urto, o almeno facendo si che quest’ultima sia di minima intensità e nemmeno ci si accorgerà del cambiamento. Ci vorranno un  paio di giorni per piazzare i meccanismi e non sappiamo ancora bene come si svolgerà il resto, ma non ci dovrebbero essere problemi.» «No  non se ne parla neanche, è tutto troppo incerto, vi ho parlato di una missione generale, non di un suicidio.» «Ci vado!» «Seiya!» «Principessa ci vado.» «NO mi dispiace. È fuori discussione.» «Non sarà pericoloso, il generale mi sembra molto tranquillo, non corro alcun pericolo.» «No non è vero! Nessuno lo ha mai fatto! Non rischierò la tua vita e quella di un intero equipaggio per evitare qualche graffio sui muri. Ci prepareremo e lo supereremo.» Ma Seiya ormai era convinto, con la sua mente era già partito «Principessa ho sempre viaggiato per lo spazio, è la mia vera casa, e non ho certo paura di una stella.» «Non è il tuo coraggio che viene messo in discussione Regina!»  Gli urlò la principessa esasperata, guardandolo con rabbia negli occhi. «Non voglio correre un rischio così grande per evitare dei danni minimi.» «Ma non c’è motivo di subirli mia principessa, è una missione semplice.» cercava di convincerla il generale «I meccanismi verranno attivati solo quando la nave sarà già sulla strada del rientro, non verrà coinvolta in nessun modo.» «E allora perché ci vuole tutto questo tempo per rientrare?» «Beh perché si dovranno accertare che non ci sia nulla intorno che possa subire gravi danni. La squadra dovrà anche accertarsi che nessun corpo celeste sia abitato e poi una volta che la stella sarà implosa dovranno essere sicuri che nessun detrito vaghi per lo spazio. Vogliamo solo essere certi che vada tutto per il meglio.» Alché Seiya prese la parola: «Principessa sarà solo impegnativo, non pericoloso. Lo posso fare, ho affrontato di peggio!» Disse con tono di scherno.
La principessa era terribilmente contraria e incerta sull’esito di quella che non considerava una missione, ma un’assurdità. Rimase in silenzio diversi minuti, pensando a Seiya e al suo bisogno di evasione. Riflettendo sulla tranquillità del generale e sulle indubbie capacità dei suoi equipaggi e del suo migliore amico. Alla fine cedette. Non perché si fosse convinta, ma perché quando Seiya le chiedeva qualcosa con quegli occhi, proprio non sapeva dirgli di no.  «Ohhh.. e va bene!!» Poi si girò verso il generale «Ma sappiate che se non andrà come mi avete garantito, vi riterrò direttamente responsabile!» Concluse così la principessa, uscendo dalla stanza per dirigersi nel suo alloggio; aveva bisogno di calmarsi e di riacquistare un po’ di autocontrollo. Mentre il giovane capitano decise di andare dai fratelli e magari comunicargli l’ennesima follia che si era messo in testa.

«No ma dico, sei impazzito?!?» «Yaten calmati non alzare la voce!» Seiya aveva appena comunicato la notizia ai fratelli che non l’avevano presa molto bene, uno di loro in particolare. «Non alzare la voce dici? Taiki, tuo fratello è completamente impazzito e si vuole andare ad ammazzare e dovrei essere Io a calmarmi?» «Si tu! Perché se continui così ti sentiranno dal palazzo!» « Maledizione Seiya!! Ma non puoi fare come tutte le persone normali e bere? O che ne so… Vai in giro a divertirti, fatti una ragazza qualsiasi Seiya! Ma per l’amor del cielo! Non puoi far implodere una stella perché stai vivendo una delusione amorosa!» «Ma si può sapere cosa stai farneticando?» Seiya era scattato alla provocazione del fratello che però non aveva nessuna intenzione di fermarsi: «Sarei io quello che farnetica? Abbiamo lasciato correre sul fatto che ti arruolassi. Ora vuoi fare il capitano così ti senti più uomo? Padrone!! Magari così ti senti più all’altezza di Endymion o qualche idiozia simile.. d’accordo!!  Sei stato un fantasma praticamente per due anni e ti abbiamo lasciato i tuoi spazi, ma ora basta! Sono stufo marcio! Che cosa vuoi fare ancora per quella? Pensi che se vai a morire in questa fantomatica missione eroica, lei si ritrovi d’un tratto innamorata di te??» «Yaten ora esageri» aveva cercato di riprenderlo Taiki, «No, non esagero per niente! È lui che esagera, e da un pezzo anche!» Ma Seiya rimase in silenzio.. Finchè: «Non è una delusione amorosa.. è l’amore della mia vita. E comunque, non lo farò per lei ma solo per me. Ho bisogno di sapere che la mia vita ha ancora un senso Yaten, per me! E non mi interessa che tu sia d’accordo o meno, non ho chiesto il tuo permesso, ti ho solo avvertito! Tra sei giorni partirò!» «Bene, ma non ti aspettare una festa di ben tornato al tuo ritorno, sempre se ci sarà un ritorno!» Detto questo lasciò la stanza sbattendo la porta.
«Sei sicuro di quello che fai?» « Si Taiki sono sicuro!» «è inutile continuare a parlarne allora. Se ti metti in testa una cosa, non c’è verso di farti cambiare idea purtroppo… Lasciagli un po’ di tempo, gli passerà.. Buonanotte» ed anche Taiki uscì dalla stanza.

Solo lui rimase nel salone. Si diresse alla finestra, cercando inconsciamente una luna che dal suo pianeta non avrebbe mai potuto vedere. Quella notte l’avrebbe passata così: tra il ricordo di un sorriso e la consapevolezza che non lo avrebbe più rivisto.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


«Sidya sono qui.» «Oh ciao Bunny eccoti, siamo sole oggi, le altre non sono venute e Rea è uscita poco fa con Yuri, ci alleniamo per bene concentrandoci solo su di te.» «Si perfetto, mi sento pronta sai?! È un anno che mi alleno per questo momento. Voglio andare, adesso!» Sidya la guardò profondamente, poi fece un cenno di assenso col capo.

La guardiana del tempo era orgogliosa della grinta che aveva tirato fuori la sua principessa, orgogliosa dell’impegno che stava mettendo nello sfruttare al massimo il cristallo d’argento eppure qualcosa la lasciava perplessa, sapeva che Bunny era diventata una donna, che aveva compreso l’importanza del suo ruolo e del suo essere, ma possibile che fosse accaduto così in fretta? Era stata sempre determinata nelle battaglie eppure, una volta sciolte le trasformazioni, tornava una ragazzina allegra e sbadata che voleva vivere la sua età, ostinata nelle sue scelte stravaganti anche se spesso ripresa e sgridata da tutti, in primis dal suo fidanzato: Marzio nonostante l’amasse, spesso non condivideva quella sua spensieratezza, non avevano poi molto in comune; la sgridava quando faceva tardi e non si rendeva conto del tempo che passava persa nei suoi fumetti, nell’ultimo anno poi si infastidiva ogni volta che la trovava impiastricciata di tempera dopo aver passato ore a dipingere su una tela che puntualmente copriva con un panno bianco nascondendola agli occhi di tutti, l’unica traccia del dipinto le rimaneva sui palmi che appoggiava al colore, sulla guancia che si strofinava senza aver pulito le mani, o tra i capelli quando incastrava il pennellino per le rifiniture dietro l’orecchio per sentirsi una grande artista, che poi dimenticava puntualmente di passare nel diluente. Forse era proprio lì la ragazzina sbadata, nascosta dietro un panno bianco, e lui non lo capiva.. Anche lui troppo orgoglioso che lei stesse diventando la principessa Serenity ancora una volta, mostrava il fastidio per un golfino macchiato di rosso che gli ricordava la piccola Bunny, quella che frignava per un gelato sciolto, quella sgridata da tutti… o forse non proprio tutti, in realtà quelle macchia rossa gli ricordava il colore della giacca di colui che non l’aveva mai sgridata, anzi che si perdeva nella sua follia con lei, quello che quando Bunny aveva deciso di buttarsi nella pittura si era presentato con una tavolozza e un set di pennelli nuovo facendole comparire un sorriso bellissimo sul volto, sorriso che ovviamente Marzio non aveva mai visto, troppo impegnato a diventare medico o principe. Al ritorno del ragazzo i due si erano finalmente ricongiunti e all’inizio sembrava regnare finalmente un po’ di felicità; almeno era questo quello che lei aveva bramato con tanto ardore: il suo ritorno! Con la partenza delle Sailor Starlights tutto avrebbe dovuto tornale alla normalità, e così sembrava stesse succedendo, tutto era come sempre…tranne lei.. Marzio aveva ripreso i suoi studi e credeva che come al solito lei si sarebbe accontentata di aspettarlo tra un impegno e l’altro, che si sarebbe accontentata di passare il pomeriggio a casa sua guardandolo studiare, ma sembrava che la biondina non la pensasse allo stesso modo, infatti cercava sempre più di coinvolgerlo nelle sue giornate, di fare insieme le cose che lei amava fare di più, e che avrebbe desiderato apprezzasse anche lui, aveva provato a vivere quell’amore per il quale aveva così duramente lottato e per il quale aveva lasciato soffrire qualcuno di importante senza un rimorso concreto, ma c’era una nota decisamente stonata. Per quanto lei potesse provare non riusciva a volerlo coinvolgere realmente, non era lui che vedeva al suo fianco a ridere, mancava quella complicità tra i due che lei aveva costruito così semplicemente e in poco tempo con Seiya, una complicità che aveva dato per scontato e che più passava il tempo più capiva che non avrebbe mai ritrovato con nessuno, neanche con il principe voluto dal destino! Più passavano i giorni più capiva che non era fare le cose in sé che le rendevano speciali ma il farle con Seiya, era lui che rendeva tutto speciale, era lui che le faceva amare ogni piccolo istante, era lui solo che la rendeva felice. D’altra parte per quanto Marzio si sforzasse non riusciva a soddisfare delle richieste che a lui apparivano fanciullesche, in cuor suo sapeva anche che il cambiamento repentino della ragazza e il chiedere sempre maggiori attenzioni, mettendolo inconsciamente a confronto con cosa aveva vissuto per la prima volta in sua assenza, erano dovuti a qualcosa, in particolar modo a qualcuno ma nessuno aveva mai voluto spiegare fino in fondo quel saluto sul tetto, quella richiesta da Parte di Seiya di proteggerla a tutti i costi, e Marzio forse per timore o forse per convenienza non aveva mai chiesto insistentemente. Sorvolavano sul periodo della sua assenza come se non fosse mai avvenuto. Quando Bunny poi aveva smesso di cercarlo in continuazione dicendo di aver capito che lui aveva bisogno del suo spazio per portare avanti una carriera importante si sentì sollevato, apprezzando molto quello che aveva scambiato per “buon senso”, non capendo in realtà che la sua principessa pensava ben altro, non capendo che lei si era ormai pentita di quella ostinatezza ad aggrapparsi a qualcosa di certo per non rischiare di stravolgere un futuro già conosciuto e apparentemente roseo, non capendo che lei non stava lasciando spazio a lui ma che semplicemente si nascondeva dietro ai bisogni del futuro medico per avere la libertà di scegliere della propria vita e poter rimediare all’errore di una ragazzina impaurita.
L’ultima battaglia sembrava aver dato a tutti quello che finalmente volevano: una principessa seria e responsabile. Aveva sciolto la trasformazione ma la determinazione era rimasta lampante nel suo sguardo. Dopo uno strano periodo in cui sembrò essere completamente assente e svogliata, rinchiusa in un mondo tutto suo, inaccessibile alle altre guerriere, una mattina le richiamò tutte al tempio comunicando che avrebbero cominciato gli allenamenti per non essere impreparate ad un novo attacco, mai più avrebbero indietreggiato davanti ad un nemico. Mai più lei avrebbe permesso a qualche mostro o qualche esaltato di far del male a chi amava. Le Sailor avevano acconsentito, erano entusiaste di questa decisione, in particolar modo le Outer che finalmente rivedevano in Bunny un degno leader, un po’ meno le Inner che mettevano da parte in modo definitivo una vita adolescenziale abbracciando lo stile di vita della guerriera! Così dopo pochi mesi di pace avevano iniziato dei duri allenamenti che dopo un anno però avevano dato ottimi frutti!
 
«Bunny sei sicura di quello che vuoi fare? Infondo non hai nessuna fretta per riuscire a fare una cosa del genere» «No ti sbagli, è l’unico modo che ho per prendere finalmente in mano la mia vita, e ho aspettato anche abbastanza, se permetti ho una certa urgenza Sidya!» «C’è qualcosa che ti turba? Ti vedo strana da un po’, non sembri quasi più tu, sei sempre distaccata da tutto tranne che per questi allenamenti, non fraintendermi Bunny, io sono orgogliosa di te, ma se c’è qualcosa che ti turba sai che puoi parlarne sia con me che con tutte le altre, Marta e Rea soffrono molto per questo tuo allontanamento.» Bunny si voltò quasi indispettita: «Cos’è che vi disturba tanto? Che non mi faccia più dire cos’è giusto o cosa è sbagliato?  Che non vi lasci prendere le mie decisioni? O semplicemente che per una volta non ho bisogno che vi mettiate in mezzo per manifestare il mio vero potere?.. Sidya.. volevate una principessa se non sbaglio… ebbene eccovela! Ti sbagli, sono proprio io questa! Non ho fatto altro che darvi tutto ciò che avete sempre chiesto! Cos’è ora vi siete pentite? Solo Heles sembra apprezzare la cosa, strano visto che ho sempre pensato che sarebbe stata lei a crearmi i grattacapi più fastidiosi…»  La voce di Bunny era severa e tremendamente sarcastica. La ragazza aveva fatto tacere la donna. Sidya non poté ribattere nulla, si limitò a chinare il capo con un lieve cenno di ossequio, infondo era sempre il rispetto che doveva alla sua principessa. Rialzò lo sguardo per osservarla profondamente e poi esclamò «Perdonami Serenity». Bunny era rimasta un po’ spiazzata da quella risposta ma non mostrò segni di cedimento e rivolgendosi ancora alla guardiana del tempo riprese la conversazione con toni un po’ più distesi.. «allora diamo inizio alle danze!» La principessa posò la borsa a terra, tolse la felpa che non serviva in quel momento di tensione e si portò difronte alla protetta di Plutone, la guardò un’ ultima volta e poi chiuse gli occhi, doveva distendere la mente e concentrarsi su un unico oggetto, un’unica destinazione: la sua vera casa! Riusciva a vederla, era bellissima come sempre, luminosa tranquilla e silenziosa, nonostante i terribili ricordi c’era qualcosa di mistico in quel posto che riusciva a rilassarla completamente, come se una parte della sua anima, spaccata in due, potesse finalmente ricongiungersi all’altra lontana da lei. Respirò profondamente e aprendo gli occhi si accorse che Sidya era sparita così come il tempio scintoista, non era più sulla terra, davanti a lei ora si affacciava imponente il castello dov’era nata! Era arrivata sulla luna, era tornata a casa! Si guardò in torno per riempirsi gli occhi dello spettacolo che aveva davanti e poi si diresse verso il palazzo. Oltrepassò il cancello argentato senza titubanza, senza il timore che la aveva accompagnata altre volte, quando ancora non si sentiva padrona di quel mondo, quando ancora non si sentiva padrona di se stessa. Davanti a lei c’era la scalinata che salì velocemente spinta da un’insolita fretta, arrivò in cima e si diresse verso una stanza, arrivando dinanzi ad un uscio che da piccola non aveva mai oltrepassato. Afferrò la maniglia riflettendo un ultimo istante e poi spalancò la porta con vigore, entrando decisa e portandosi al centro della stanza cercando qualcosa, poi si fermò :«Selene!» attese e poi riprese «Madre so che puoi sentirmi, ho bisogno di parlarti, tu sai perché sono qui!» dopo poco tempo si sentì una voce «Si so perché sei qui Serenity» La ragazza si girò di scatto e finalmente poté vedere il suo viso. «Ciao mamma, è bello rivederti..» La regina si avvicinò e le carezzò una guancia, guardandola negli occhi a lungo poi si rivolse a lei: «Figlia mia, sei diventata una splendida donna, e sarai sempre una magnifica principessa, anche se non vuoi essere la regina della terra..» Bunny la guardò stupita, era arrivata convinta di dover deludere sua madre e affrontare un’accesa discussione su destini o doveri, invece la madre le stava davvero dicendo che avrebbe accettato qualsiasi sua decisione. Si buttò tra le sue braccia, premendo il viso sul suo petto: «mamma perdonami, ma io non posso più.» Selene la allontanò di poco per poterla guardare negli occhi «Serenity, non ho nulla da perdonarti. Ti ho fatto rinascere sulla terra perché tu potessi essere felice, per poterti restituire una vita che ti era stata strappata troppo presto, credevo che Endymion potesse renderti felice e che il tuo desiderio fosse quello di poter stare con lui. Ma il tuo dovere è proteggere quel pianeta non certo sposarne l’erede al trono, lo farai se vorrai. Il tuo regno è questo come lo è per me. Io dovrò sempre difenderlo e conservarne lo spirito. Ma tu figlia mia hai un compito ancora più arduo. Tu devi proteggere il cosmo. Sei una stella che si rigenererà sempre e questo nessuno lo può cambiare; ma solo tu puoi scegliere chi sarà al tuo fianco combattendo con lui e per lui, se non sarà il principe della terra poco importa. La verità è che Caos ha messo in discussione qualsiasi scelta presente e futura e di questo nessuno può fartene una colpa piccola mia. Più di quello che hai fatto non ti si può chiedere. Eri pronta a sacrificare tutto per il bene del mondo in tempo di guerra e per questo non ci sarà mai una madre più orgogliosa di me, e per questo non sarò certo io a chiederti di sacrificare te stessa in tempo di pace. Endymion capirà non è uno sciocco, ora Serenity segui la “tua stella”. Sei luce pura, difendi il mondo, difendi il bene e difendi te stessa tesoro!» Bunny ancora non credeva a cosa stesse sentendo, non solo sua madre era a conoscenza del suo vero desiderio, ma la stava spingendo ad inseguirlo, rimasero così, a fissarsi per qualche momento, entrambe con un’emozione fortissima che brillava negli occhi lucidi. Selene guardava la figlia che per quanto fosse diventata una donna stupenda, lì tra le sue braccia sembrava ancora una bambina, intimorita da un futuro troppo pericoloso e troppo incerto ancora una volta, e non poté fare a meno di stringerla nuovamente a sé «Grazie mamma, io.. io non so davvero come ringraziarti, sei l’unica che in questo momento sembra pensarla così.. ancora non so come dire alle altre che voglio andare a cercarlo, come dire loro che non sarò mai regina di Crystal Tokyo, e in realtà ormai non so più neanche se quel futuro esista ancora..» «Loro capiranno, ti hanno sempre protetta, e hanno sempre cercato di darti il meglio, ma soprattutto sono sempre state tue amiche, ora forse più di allora. E nessuna delle tue amiche ti costringerà mai a fare qualcosa contro la tua volontà, sta tranquilla devi solo avere il coraggio di essere sincera con loro, proprio come hai fatto con me, infondo stavi quasi per buttare giù la porta della sala dello spirito della Luna, troverai anche il coraggio di parlare con delle compagne di scuola» così dicendo entrambe scoppiarono a ridere, ormai Bunny era completamente tranquilla, e sicuramente quella di andare sulla Luna era stata la decisione migliore, Selene le aveva tolto il dubbio più assillante che la rincorreva ormai da tre anni. Era libera! Libera di prendere il suo futuro nelle mani e modellarlo come meglio credeva. Con questa nuova consapevolezza e con la benevolenza di sua madre, l’unica che aveva davvero temuto di deludere, era pronta, ora più che mai a combattere contro il destino, a combattere contro tutti per riprendersi il suo amore. «Ora devi andare piccola, e io devo tornare al mio compito ma sarò sempre qui per te Serenity non scordarlo mai» «Grazie mamma, io spero di poterti rivedere presto» Si abbracciarono un’ultima volta poi si strinsero le mani, Bunny chiuse gli occhi ancora una volta e si concentrò, le immagini che vedeva ora non erano più quelle del Regno Argentato, li riaprì e davanti a lei non c’era più sua madre, c’era Sidya che la guardava soddisfatta.

«Allora Bunny, hai trovato ciò che cercavi?» «Si! Decisamente!» «Me ne vuoi parlare?» «Caspita ma è già buio.. No perdonami Sidya, anche per prima.. non volevo essere così dura con te.. parlerò con tutte voi un’altra volta, ora scappo! Heles mi starà aspettando per l’allenamento di lotta, ti chiamo io!!» Finì di dire urlando mentre scappava via per raggiungere la protetta di Urano. Sidya chiuse gli occhi e scosse il capo sorridendo pensando che per fortuna in fondo non sarebbe mai cambiata.  

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Bunny correva, era quasi senza fiato se c’era una persona che proprio non avrebbe mai voluto fare aspettare quella era Heles, non c’erano madri isteriche, fidanzati gelosi o amiche impazienti che non avrebbe ignorato tranquillamente, ma ancora non riusciva a spiegarsi perché l’idea di Heles arrabbiata la terrorizzasse. Chiuse gli occhi e decise di fare un ultimo sforzo era quasi arrivata a casa della bella guerriera, una nuova forza la spingeva, ora sapeva che sarebbe andata sempre avanti eppure appena arrivata davanti al portone si fermò. Si piegò sulle gambe per riprendere fiato e la fretta sembrò essere sparita, si rialzò e rimase immobile a fissare il citofono.

Le due ragazze si erano molto avvicinate negli ultimi tempi, Bunny ritrovava in Heles l’approvazione di cui aveva bisogno, e poi la ragazza non stava a farsi troppe domande, non la assillava come facevano le altre Inners, e con lei si sentiva completamente al sicuro: al sicuro da domande indiscrete, al sicuro da giudizi scontati, al sicuro anche dalle bugie che avrebbe dovuto raccontare per sfuggire a qualche appuntamento di troppo che altrimenti non avrebbe potuto saltare. Heles infondo intimoriva un po’ tutti e quando Bunny diceva di dover andare da lei per allenarsi nessuno batteva ciglio, neanche Marzio che si limitava ad un “va bene” stiracchiato. Trovava in lei un dolce rifugio perché per quanto fosse burbera c’era qualcosa in quella testolina buffa che la faceva sciogliere completamente, in più Heles sapeva benissimo che la sua principessa stava attraversando un momento difficile e non volendola costringere a confidarsi le dava ciò che le serviva: aiuto e un posto dove nascondersi un paio di volte a settimana. Almeno era cominciata così, Heles era sempre stata molto protettiva nei suoi confronti, in alcuni momenti forse anche troppo, in particolar modo quando Seiya era arrivato a mettere in discussione il futuro di tutte loro, alla partenza del ragazzo però si era tranquillizzata lasciando cadere il bel cantante nel dimenticatoio. Non lo aveva mai sopportato: quell’aria di sfida che aveva sempre negli occhi, quella fiducia arrogante in se stesso che nascondeva sotto dei modi gentili che la mandavano in bestia e quell’ “abitudine fastidiosa” di affascinare le donne che lei sentiva legate al suo fianco; non gli avrebbe mai perdonato di aver cercato di portare via Bunny dal suo principe, ma se ripensava al rossore sulle gote di Milena ogni volta che i suoi occhi blu si posavano su di lei perdeva completamente il controllo. Aveva così tirato un sospiro di sollievo alla sua partenza non associando in nessun caso quell’avvenimento al repentino cambiamento di Bunny, che invece aveva scambiato con ansia per un futuro prossimo e imminente. Con il passare del tempo entrambe scoprirono che l’amicizia un po’ formale che le legava si stava piano piano trasformando in qualcosa di molto più caloroso, avevano davvero piacere a passare il tempo insieme e via via la loro vicinanza stava influenzando entrambe, Bunny diventava sempre più forte e caparbia da un lato, e dall’altro Heles si stava ammorbidendo un po’, passando anche delle giornate a fare poco se non nulla, semplicemente a ridere e scherzare come amava fare tanto la sua testolina buffa, alla quale si sentiva ormai legata non più dalla fedeltà dovuta ad una principessa, ma dalla lealtà  dovuta ad una cara amica. Questo però la portava sempre di più a conoscerla e a insospettirsi, perché sebbene non avesse mai voluto costringerla a confidarsi, ora sentiva quasi come se questa insistenza da parte di Bunny  a tenerle qualcosa nascosto fosse mancanza di fiducia. D’altra parte Bunny che aveva sempre pensato di poter sfuggire alle spiegazioni dovute al gruppo, ora sapeva di non potersi tirare indietro davanti a quel confronto e sapeva di dover cominciare proprio con lei che l’aveva spalleggiata e che ora sentiva così importante.

Finalmente si decise a suonare e sentì uscire la voce dal citofono: «Si?» «ehi sono Bunny mi apri?» «certo sali. » Tirò un ultimo sospiro e aprì il cancelletto, si incamminò verso il portone e attese l’ascensore che sembrava non voler arrivare mai, una volta salita all’ultimo piano trovò il portone socchiuso, entrò tranquillamente come ormai aveva abitudine fare, posando la borsa sul mobile all’entrata e lasciando la felpa all’attaccapanni per poi dirigersi dove sapeva che avrebbe trovato Heles che già tirava qualche colpo al sacco da box. «ciao Heles» «dai su che fai ancora lì comincia a riscaldarti sei già in ritardo» disse guardandola un po’ di sbieco «ehm.. veramente stasera vorrei parlarti, poi sinceramente sono molto stanca per l’allenamento con Sidya ma ti spiegherò anche questo, vieni di là però ho una fame…» . Bunny si diresse in cucina aprendo stipi e frigorifero alla fine tirò fuori quello a cui non sapeva rinunciare «Testolina buffa ma non avevi fame? » «infatti per questo mangio il gelato» rispose strizzando l’occhio e facendole una linguaccia « ma dai ti preparo qualcosa..» «no davvero mi va questo e poi fa caldissimo!»  «D’accordo come preferisci, passami un cucchiaio allora va.. sembra già agosto inoltrato, sto facendo fatica anche io a studiare per gli esami, ma di cosa devi parlarmi?» le prese una mano e se la tirò dietro fino al divano dove si sedettero per continuare la chiacchierata, ma Bunny si allontanò dal suo fianco e si girò sedendosi con le gambe incrociate verso di lei per poterla guardare mentre cercava di spiegarle per bene e con calma qualcosa che temeva l’avrebbe mandata su tutte le furie. Mise un altro cucchiaio di gelato in bocca mentre continuava a fissarla con quello sguardo da “non so da dove caspita iniziare” lo mandò giù e poi finalmente si decise a tirare fuori il rospo: «Heles…. Io.. io non sono più convinta che la mia vita andrà nella direzione che era stata tracciata!» Eccola lì la doccia fredda, chiuse gli occhi si aspettava un rumosissimo “coooosa?”  invece Heles la guardò sgranando gli occhi ma aspettando che continuasse e così le fece cenno con la mano di proseguire « Con Marzio non va affatto bene, o meglio lui si vuole convincere che non sia così e che tutto sia normale, ma io non provo più per lui quello che provavo prima, ho provato anche ad allontanarmi da lui per vedere se la distanza mi facesse desiderare di sistemare tutto, ma la verità è che non sento la sua mancanza, io non lo amo più e in realtà mi chiedo se mai avremmo potuto innamorarci se non avessimo scoperto di essere Serenity ed Endymion  » «Bunny ma che cosa stai dicendo?» «Sto solo cercando di essere sincera.. io l’ho amato tantissimo te lo giuro, ma era una situazione completamente diversa.. io ero diversa o lo sono ora.. ma il punto è che.. » Ma Heles emise un ghigno, quasi arrabbiato, quasi cattivo, quasi si stesse rendendo  conto di essere consapevole di quello che Bunny stava ancora cercando di non dire.. «non ci credo.. non ci voglio credere.. è per lui vero?? Ancora dopo tutto questo tempo? Non te lo sei cacciato dalla testa??» « Io mi sono innamorata di Seiya tanto tempo fa, ma questo tu già lo sapevi.. Ho provato a far finta di niente, ho provato a negare a me stessa che era ciò che volevo in realtà, ma ora non riesco più a farlo. Heles io voglio trovarlo, forse lui neanche si ricorderà di me ma io devo almeno provarci! Devo provare ad essere felice, e senza di lui mi è impossibile. Vorrei solo che tu lo capissi, non è il capriccio di una ragazzina come avreste potuto pensare due anni fa, io lo amo davvero.»  A quelle parole Heles si alzò dal divano, non poteva rimanere seduta come niente fosse, quella non era la chiacchierata piacevole che si aspettava,« E il nostro futuro? E il tuo regno? Tutti i sacrifici che abbiamo fatto?? Sprecati?? Buttati via così?? Ma che cosa ti prende? Non pensi a tutto quello che abbiamo fatto per arrivare qui? per dare a te la possibilità di stare con Marzio?» A quell’accusa anche Bunny si alzò :« No ferma, i sacrifici sono stati fatti per salvare il pianeta non la mia storia. È vero in passato ho fatto degli errori, ma per quelli ho già pagato! E non intendo continuare a farlo per tutta la vita!» «Hai pagato? Bunny il regno della luna è stato distrutto!! Perché tu volevi stare con lui!!! E ora? Ora hai deciso che ti sei sbagliata e che forse non ne valeva la pena ma ti rendi conto?? » «Io non ho mai detto questo! E non ho mai voluto causare quello che è stato ma è successo e ho pagato Si!! Ho dato la mia vita per questo pianeta e quella delle mie amiche, quando non sapevo nemmeno che voi Outers esisteste e non mi sono tirata certo indietro» I toni ormai si erano fatti piuttosto alti.. tanto da far preoccupare Milena che in quel momento rientrava in casa, così si diresse subito in salotto da dove sentiva arrivare la lite. «Ragazze ma che cosa sta succedendo??» Heles non si era accorta che fosse entrata ma quando la vide si rivolse subito a lei: «Sta succedendo che la nostra principessina ha deciso di voler trovare quel rocchettaro di terza categoria buono a nulla ecco cosa sta succedendo. Sta succedendo che credevo fosse cresciuta invece è peggio di una bambina che sbatte i piedi per un giochino nuovo. » poi si rivolse a lei « e di grazia a Marzio quando avrebbe intenzione di dirlo? O no aspetta ancora meglio.. A tua madre la Regina Selene, quando avresti intenzione di dirle che hai distrutto il regno per niente???» . Silenzio.  Heles e Bunny  si guardavano negli occhi nessuna delle due avrebbe dato all’altra la soddisfazione di distogliere per prima lo sguardo, mentre Milena assisteva alla scena senza sapere cosa fare, decise di non intromettersi ma rimase nella stanza per cercare di capire le vere intenzioni della principessa della luna. Poi Bunny finalmente rispose dopo un attimo che era sembrato interminabile ma il suo tono era di nuovo pacato o almeno all’inizio lo era: «oggi sono stata sulla Luna, ho parlato con lei. Non credo che siano affari tuoi ma Mia madre era felice per me.» «Non sono affari miei dici? Bunny io ho giurato fedeltà a Te, ho combattuto per Te, sono rimasta affianco a Te ogni momento, perché saresti diventata regina e avresti protetto questo mondo!» « Ed è quello che ho intenzione di fare!! L’ho sempre fatto, da quando avevo solo Quattordici anni Heles, e continuerò a farlo. Sempre! Ma non ho intenzione di sposare Marzio e diventare regina della terra. Se mai sarò regina sarà del Mio regno. Della Luna. Proteggerò questo  mondo da guerriera quale sono. Proteggerò l’universo intero perché questo è il mio compito. Ma non dividerò il letto con lui per non farvi rimanere male. Io troverò Seiya e se mi vorrà ancora starò con lui perché lo amo! E non ho intenzione di chiedere il permesso per questo tanto meno di scusarmi!». Prese un po’ di respiro, le aveva urlato contro tutto ciò che si portava dentro da troppo tempo poi stanca si passò le mani sul volto e poi tra i capelli. «Credevo che almeno mi avresti ascoltato, credevo che almeno ci avresti provato a capirmi» Heles intanto si era girata di spalle guardando fuori dalla finestra « e a lei? A lei non hai pensato?» «No questo non te lo permetto, tu non hai idea di come sia stata prima di prendere una decisione del genere, mi prendi per una stupida?.....  Sai che ti dico io sono stanca me ne vado a casa. buona serata scusami Milena non avrei voluto disturbarti» Se ne andò così con le lacrime agli occhi senza voltarsi, senza cercare altra comprensione che per quella sera non avrebbe trovato. L’unica cosa alla quale riusciva a pensare era che se con Heles era andata male, beh con Marzio sarebbe stata una tragedia. Arrivò a casa, staccò il telefono, si chiuse in camera e si buttò sul letto, almeno per quella sera non avrebbe voluto sentire più nulla da nessuno.

Milena era ancora in piedi, non si era mossa da quando Bunny aveva lasciato la casa chiudendosi la porta alle spalle.  E come lei anche Heles era rimasta immobile davanti a quella finestra poi di scatto la aprì aveva bisogno di aria, aveva bisogno di sentire il vento sulla pelle perché portasse via un po’ di tutta quella rabbia, un po’ di tutta quella delusione. «Perché hai reagito così? Perché non l’hai lasciata parlare? » « Come puoi chiedermi questo Milena?» « Posso e lo sto facendo, perché sembrava tanto una scenata di gelosia» Milena aveva la voce spezzata nel rivolgerle quelle domande ma non poteva tenersi quel dubbio: «Heles cos’è che ti da fastidio davvero? Che lei non voglia diventare regina o che vada a cercare Seiya??».  Heles si girò di scatto guardando la sua donna incredula, la vedeva lì in piedi con lo sguardo basso, le braccia conserte e gli occhi inumiditi da quel pensiero che da un po’ la accompagnava più spesso di quanto avrebbe preferito ammettere. «Ma che cosa dici?» « Dico che forse non ti dà fastidio che lei non voglia più Marzio, ma non sopporti il fatto che voglia Seiya, avresti preferito che scegliesse te al suo posto?»la voce di Milena era diventata gelida e tagliente «Questa è una sciocchezza, come fai solo a pensarlo? non sopporto solo che prenda le cose con tanta leggerezza» «E chi ti dice che abbia preso questa decisione con leggerezza?» «Oh avanti Milena.. ma si può sapere cos’ha di tanto speciale quel ragazzino?? Quel..quell’..essere… dai non so nemmeno come definirlo non so nemmeno cosa sia.. non è neanche del nostro sistema solare.. » « E allora da quando in qua sei diventata così chiusa e pudica?? Detto da te poi?? Ma ti stai sentendo almeno??» «Avresti preferito che fossi aperta come te?» «Cioè??» «Sentiamo miss purezza che diavolo sarebbe successo quella sera se non fossi entrata in quel maledetto camerino??» «Quale sera?? QUELLA DI TRE ANNI FA? HELES MA STAI SCHERZANDO??» « Non scherzo per niente sono serissima cosa sarebbe successo?? fammi capire.. perché io proprio non ci riesco… che cosa ci si può trovare in quel tipo??» Milena decise di non rispondere alla sua provocazione conosceva bene la sua compagna, sapeva che non avrebbe smesso di urlare specie dopo che la gelosia l’aveva assalita così, allora si sedette sul divano per cercare di stabilire un po’ di tregua per cercare di avere una conversazione che si avvicinasse alla normalità: «Niente, non sarebbe successo proprio niente perché io  ti amo e tu lo sai! Seiya è un bravo ragazzo, e Bunny se n’è innamorata perché sono più simili di quanto si possa pensare,  e tu sai anche questo!  Inoltre lui l’amava oltre l’invero simile, ricordi anche tu tutto quello che ha rischiato per lei, non puoi aver dimenticato quello che combinavano per vedersi quando volevamo impedirgli di incontrarsi, dimmi che non ti ricordi com’era felice Bunny quando stava con lui, dimmi che non vedevi la luce che aveva negli occhi solo al sentirne il nome, dimmi che non sentivi anche tu quanto amore c’era tra quei due ragazzi. Puoi farlo? Sii onesta, hai mai visto Bunny felice con Marzio come lo era con lui? » «No, da quando è tornato non l’ho mai vista davvero felice con lui.. nemmeno una volta.» «Ed è davvero questo che vuoi per lei? Dopo tutte le belle parole sulla fedeltà e sull’amicizia.. Heles.. vorresti davvero costringerla a sopportare tutto questo dolore?» La protetta di Urano si era ammutolita, la tempesta che c’era nei suoi occhi sembrava essersi dileguata, in cuor suo sapeva che Milena aveva ragione si avvicinò a lei e si sedette, poi si sdraiò al suo fianco avvolgendole il ventre in un abbraccio e appoggiando la testa nell’incavo del collo, «Perdonami amore» Milena rimase impassibile, quasi stesse decidendo se perdonarla o meno, così la ragazza si inginocchiò di fronte a lei «Milena ti prego guardami, perdonami, io.. io ho sbagliato ma ti prego perdonami, sai  che non  potrei mai vivere senza di te, sai quanto ti amo, ho perso la testa perché sembra che mai niente vada come deve, nella maniera più semplice, è sempre così maledettamente tutto difficile per noi.. perché? Cosa abbiamo fatto di male o di sbagliato? » Heles aveva appoggiato la testa sulle sue gambe sperando di non aver tirato troppo la corda stavolta, e poi sentì quello che finalmente la rasserenò, Milena aveva preso ad accarezzarle i capelli e poi dolcemente cominciò a rassicurarla, « secondo me andrà benissimo, dovresti essere orgogliosa della donna che Serenity è diventata perché è anche merito tuo. E io mi fido di lei. Vedrai che prenderà la scelta giusta, è la sua vita ed è giusto che sia così… Dovresti andare da lei, dovresti parlarle.. sai che ha bisogno di noi.. ha bisogno di te, dovremo starle vicino quando deciderà di dirlo a tutte, e quando deciderà di dirlo a lui, solo allora si renderà davvero conto di cosa significherà perderla.. e in quel momento non dovremo lasciarla sola perché ho paura che quel dolore rischierà di distruggerla o di farle fare la scelta sbagliata.» Heles alzò lo sguardo, la ascoltava rapita dalle sue parole e dal tono con cui le pronunciava, l’aveva ferita, l’aveva fatta dubitare della loro storia e della sua fedeltà; eppure la bellissima protetta di Nettuno era lì a darle conforto e dirle di stare vicino alla donna che temeva gliel’avrebbe portata via, solo perché era la cosa giusta da fare. La guardava in quegli occhi che esprimevano allo stesso tempo amore infinito e dolore profondo e non poté non accarezzarle una guancia lasciando che una lacrima sfuggisse al suo controllo «Milena, ti ho mai detto che non riuscirei mai a vivere senza di te? » «Forse una volta o due.. ma dovresti farlo più spesso» Heles la baciò, non poteva più resisterle, non voleva che qualche dubbio rovinasse quell’amore, non poteva permetterle di soffrire a causa sua. La stese sul divano e continuò a baciarla con avarizia, perché come sempre vento e mare creavano una tempesta pefetta!

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


La mattina era arrivata troppo presto a svegliarla, la sera prima era tornata a casa distrutta e non aveva fatto nemmeno caso al fatto che la finestra fosse rimasta completamente aperta e così anche la persiana. La sveglia segnava le sei e mezzo e decise di alzarsi per fare una bella doccia prima di andare a scuola, erano gli ultimi 5 giorni di liceo, poi ci sarebbero stati gli esami, i quali sarebbero finiti esattamente dopo tre settimane. 26 giorni e sarebbe stata libera. Libera di correre da lui. Scalpitava, ormai contava anche i minuti che la separavano da quel momento. Rientrò nella stanza con i capelli ancora bagnati e cominciò a riordinare, come se facendolo potesse mettere ordine anche tra i pensieri che aveva in testa. Lo faceva con calma e con meticolosità, iniziò spingendo il cavalletto un po’ più vicino il muro, ai piedi del letto, lasciando però il quadro coperto, e chiudendo qualche tubo di colore rimasto sparpagliato sul pavimento; rimise nell’armadio tutti i vestiti che aveva accumulato sulla sedia e poi arrivò alla scrivania: buttò qualche cartaccia e qualche vecchio scontrino, un biglietto che era rimasto lì dall’ultima volta che era andata al cinema con Marta, lo guardò e sorrise, povera Marta, dacché  erano praticamente inseparabili la stava completamente ignorando da settimane, così come faceva anche con Rea, forse perché loro per prime si sarebbero accorte di quello che le passava per la mente, cercando a suo parere di dissuaderla,  e non voleva che nessuno si intromettesse nelle sue scelte stavolta. La scrivania era sgombra e ripulita, ma qualcosa era ancora fuori posto, Bunny cercava di capire cosa, finché non posò lo sguardo sulla cornice che era rimasta lì per anni, la prese in mano e osservò qualcosa che prima di allora aveva lasciato scorrere come “normale”.  Nella foto lei stringeva il braccio di Marzio, era ancora una ragazzina perdutamente innamorata del suo principe  e aveva un sorriso smagliante, mentre lui.. lui sorrideva a malapena. Continuava a guardarla ma niente, nessuna emozione, solo una domanda: allora era sempre stato così? Ma non ci voleva pensare, non voleva passare altro tempo a rimuginarci su, la decisione ormai era stata presa. Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori un’altra fotografia, quella che la consolava nei momenti più bui, che le faceva compagnia nelle notti di solitudine  e che per troppo tempo era rimasta nascosta. Aprì la cornice sfilò la prima foto e inserì la seconda, richiuse bene la cornice e poi la girò guardandola per un po’, il cuore cominciò a batterle forte nel petto, aveva ripensato per attimo al giorno in cui gliel’avevano scattata, lei non se n’era neanche accorta, era troppo presa a scherzare con lui, a sfuggirgli per non farsi baciare anche se sperava che lui la prendesse, troppo incantata a guardare quel sorriso che le riempiva di gioia il cuore e l’anima. Si ridestò dal suo ricordo e posò la foto sulla scrivania poi prese un post-it e un pennarello tracciando un meno seguito da un 26 ed un coniglietto. Posò l’altra foto sulla libreria con tante altre, vicino a quella con Chibiusa, sfiorò il viso della bimba, ma quella ormai era un’altra storia, un’altra vita, un’altra Bunny, poi si girò. Ora era tutto al suo posto!

Si preparò di fretta come al solito, tra una cosa e l’altra era riuscita a fare tardi anche svegliandosi un’ora prima, prese una fetta di pane tostato al volo e uscì di casa per raggiungere le amiche che l’aspettavano per andare a scuola.« Ragazze ci sono, possiamo andare!» urlò da lontano continuando a correre «Bunny, finalmente tra 4 giorni finirà questo strazio, almeno noi d’ora in poi potremo essere puntuali» «Rea… sarà la prima cosa che ti mancherà quando saremo fuori da questa scuola ricordatelo » le rispose guardandola di sottecchi, mentre le altre sorridevano divertite. Arrivarono a scuola e trascorsero un’altra normale giornata tra studio, battute e pettegolezzi che arrivavano dall’ultimo banco. Quando la campanella decretò la fine delle lezioni si ritrovarono tutte al tempio di Rea per studiare un po’ con l’aiuto di Amy, ma una di loro non riusciva a concentrarsi in nessun modo, così la protetta di Venere interruppe la lettura di tutte esclamando: «Ragazze ma che ne dite se appena finiti gli esami ci prendiamo una bella vacanza e ce ne andiamo tutte al mare?» Tutte risposero entusiaste che fosse una splendida idea, tranne Bunny che sembrava voler sorvolare sulla domanda, ma le ragazze lo avevano notato così Morea prese la parola «ehi Bunny tu non dici niente? Vieni anche tu vero? Qualche giorno di svago farebbe bene a tutte..» «Si hai ragione è che in realtà avrei altri progetti»…. «e sarebbero??» chiese curiosa Marta. Aveva pensato di tenere per sè le sue intenzioni ancora per un po’, ma ormai che c’era..  che senso avrebbe avuto nasconderlo, così decise di raccontarlo e via, strappato il cerotto passato il dolore. Chiuse il libro e finalmente alzò lo sguardo: «Ragazze.. io andrò su Kinmoku appena finiti gli esami». Tutte la guardarono sgranando gli occhi ma nessuna di loro sapeva bene come reagire o cosa dire, la notizia le aveva completamente spiazzate, Amy emise un semplice “oh” mentre Marta guardando prima le altre e poi lei, aggiunse «Beh è un’idea anche questa..»…  continuarono a guardare Bunny, pensavano che avrebbe continuato a spiegargli qualcosa ma la ragazza come se niente fosse riaprì il libro e si rimise a sottolineare la pagina che aveva lasciato in sospeso. Le altre, ognuna per sé, cominciarono a ripensare agli ultimi anni passati con lei dopo la sconfitta di Chaos, ai silenzi, alla tristezza che aveva negli occhi, alla distanza che aveva preso prima da Marzio e poi da loro. Ricollegarono tutto a quello che infondo volevano ignorare: lei sentiva la mancanza di Seiya, e quando lui era partito aveva portato via con sé il cuore di Bunny e quelle certezze che ormai giacevano sgretolate ai loro piedi. Ad un certo punto Rea sbatté le mani sul tavolo e poi si alzò facendo pressione sulle braccia e sulle mani che rimanevano appoggiate al tavolo: «e basta? Non ci dici altro? Così.. attraversi l’universo come se niente fosse, e per cosa? Per fare una visita di cortesia? E Marzio? » Amy non voleva che le due si mettessero a litigare, specie su quell’argomento delicato che sicuramente avrebbe portato polemiche, così si intromise con la sua solita pacatezza prima che scoppiasse una lite: «Bunny quello che vuole dire Rea è che è un viaggio molto pericoloso da affrontare da sola, e poi sappiamo quanto eri legata a Seiya e che hai sofferto per la sua lontananza, quindi magari ti va di dirci qualcosa in più su questa tua decisione di intraprendere questo viaggio.» «Amy guarda che non ho bisogno di un traduttore simultaneo, ha capito benissimo da sola quello che ho detto!!» ma a queste parole rispose subito Morea ammonendola :«Ma sicuramente il modo in cui lo ha detto Amy è molto più appropriato!!!». Bunny ancora non rispondeva, voleva lasciare  che prima si calmassero tra di loro, poi però sentì Marta, lei iniziò a parlare tenendo gli occhi ben piantati sul tavolo, il suo tono non era arrabbiato come quello di Rea, non era comprensivo come quello di Amy ma neanche protettivo come quello di Morea, era solo triste: «Bunny ma non ti fidi più di noi?» «No Marta ma cosa dici, è solo che..» «e allora perché ci hai chiuso fuori così dalla tua vita? Pensi che non avremmo potuto capirti? Pensi che ti avremmo ostacolato? Noi avremmo potuto starti vicino.. Io avrei potuto starti vicino se solo una volta mi avessi detto la verità, credi che sia facile vedersi sbattere la porta in faccia dalla propria migliore amica? Senza una spiegazione, senza una parola. E vederla cambiare davanti ai tuoi occhi senza poter fare niente, vederla soffrire lontana da te! E ora ci dici che te vai? E a noi dovrebbe stare bene e basta? Non si tratta solo di Marzio, si tratta anche di noi Bunny, ci siamo anche noi nella tua vita! Non contiamo più niente per te?» A quelle parole Bunny si rese conto di non poter più tacere, si alzò dal suo posto e si inginocchiò davanti a Marta prendendole le mani e facendole un bellissimo sorriso, si ritrovò a stringerla forte tra le braccia, quel gesto più di tante parole poteva spiegare che la protetta di Venere si stava sbagliando,  «per me voi siete importantissime, siete le migliori amiche che si possano desiderare e mi dispiace avervi fatto soffrire». Cercava di rassicurarla mentre la sentiva singhiozzare sulla sua spalla, «Io non me ne sto andando, ma ho bisogno di lui nella mia vita Marta, vado solo a riprendermelo» le disse guardandola finalmente negli occhi che avevano smesso di lacrimare, «e magari mi trascino dietro anche quell’antipatico di Yaten che ne dici?» aggiunse scoppiando a ridere. Marta non rispose, si limitò a sorriderle di rimando arrossendo un po’. In compenso fu la protetta di Marte a riprendere la parola: «Bunny ma sei sicura di quello che stai per fare? Non è una scelta di poco conto, e se non andasse come credi? E se poi volessi tornare sui tuo passi ma fosse troppo tardi, che cosa faresti?» «Ne pagherei le conseguenze Rea, sono pronta a farlo. Sono pronta a rischiare e sono anche pronta a perdere. Ma devo farlo e lo farò. Io devo vederlo, ho bisogno di vederlo.. ». Non sapeva neanche lei da dove avesse tirato fuori tanta sicurezza, eppure, lì, davanti alle sue compagne, non era più spaventata, né titubante. Aveva portato avanti, fiera, la sua volontà, con un tono caparbio e orgoglioso tanto che le guerriere non avevano trovato un appiglio per contrastare quella decisione. «Allora noi ti copriremo, dirai ai tuoi che sei al mare con noi… evitiamo problemi giusto? » «si Marta ha ragione, ma con Marzio come farai Bunny?» «glielo dirò appena lo vedo Amy, non vi preoccupate farò le cose per bene, in questi giorni dovrei riuscire ad incontrarlo, anche se, detto tra noi, non credo che rimarrà scioccato dalla notizia..»

«Quale notizia?» «Marzio ma cosa ci fai tu qui?», lupus in fabula. Bunny credeva di risolvere la situazione in poco tempo, ma non credeva che sarebbe successo tutto così in fretta, e di sicuro non si aspettava quella sorpresa, forse il primo gesto spontaneo dopo chissà quanto tempo.. probabilmente anche lui aveva capito che le cose tra loro stavano degenerando e ora cercava di salvare il salvabile. La porta era stata aperta proprio mentre le ragazze stavano parlando così lui si trovò a sentire le ultime parole non capendo però che fosse proprio lui il diretto interessato. «Sono venuto a prenderti, immaginavo che foste tutte qui, ho finito prima in ospedale e sono passato..  Ti dispiace..?» «ma no figurati, è che non me lo aspettavo..  ragazze scusate per oggi finiamo qui, sarà meglio che io vada» «Allora sei pronta.. possiamo andare?» «certo…» 

Bunny e Marzio uscirono dopo aver salutato le ragazze, le quali però erano riuscite a mal celare l’imbarazzo che avevano provato nel trovarsi davanti Marzio all’improvviso, un attimo dopo aver saputo che Bunny aveva deciso di lasciarlo. Nessuna di loro lo avrebbe creduto possibile, e si chiedevano come l’avrebbe presa il giovane, se loro stesse avevano faticato ad accettarlo, non potendo fare però nulla per impedirlo.

Intanto i due erano saliti in macchina e si stavano dirigendo verso la casa di lei, «Bunny ma di cosa stavate parlando con le altre? Erano un po’ strane.. Sembravano scioccate quando mi hanno visto.. » «Stavamo parlando di me.. » «è successo qualcosa? Stai bene?» «non è successo niente.. o almeno non ancora, ma io sto bene Marzio, sto benissimo..» . La ragazza sembrava non voler proferire parola, guardava fuori dal finestrino, premendo la bocca sul palmo della mano, appoggiando il gomito sulla portiera. Avrebbe preferito non essere lì. Sapeva che doveva farlo, ma avrebbe preferito non dare spiegazioni per tutto quello che stava per succedere, a quel ragazzo che aveva amato tantissimo, ma che ora sentiva quasi un estraneo.. 

Una volta arrivati quasi davanti casa, Marzio parcheggiò sotto un albero e spense il motore, Bunny gli aveva chiesto di scendere dalla macchina e lui aveva acconsentito;  si ritrovarono ad attendere fuori dalla vettura che uno dei due si decidesse a parlare. Bunny si era appoggiata al tronco con le mani incrociate dietro la schiena, mentre Marzio giocherellava con le chiavi appoggiato allo sportello, non sapeva perché, ma era stato assalito da un insolito nervosismo, e ormai era sicuro che il silenzio di Bunny non avrebbe portato niente di buono. Le giornate si erano allungate molto e benché fossero le otto passate , il sole aveva cominciato solo da poco a tramontare, rendendo il paesaggio tutto intorno stupendo, immerso in una scala di colori che andava dal rosa all’arancio e al porpora. Il ragazzo aveva allora deciso di sedersi sul cofano per poter ammirare meglio quello spettacolo, prendendo una mano a Bunny, stringendogliela e cercando di tirarla verso di lui, per poterla tenere stretta a sé mentre il sole lasciava spazio alla luna, ma lei fece resistenza cercando di sciogliere la presa sulla sua mano, «Dai vieni qui.. » «No. Non ne ho nessuna voglia..» «Da quando non hai voglia di vedere un tramonto con me?» «Praticamente da più di due anni, ma non mi aspettavo certo che te ne accorgessi..» disse lei a bassa voce, parlando più con se stessa che con lui.. Marzio l’aveva guardata sbigottito, mentre lei gli diede le spalle;  aveva intuito che probabilmente avrebbero avuto una discussione ma non si aspettava di certo una risposta del genere. A quel punto non sopportava più il dubbio, « Bunny cosa c’è? Cosa succede? Cosa stavi dicendo di te alle altre?». Lei attese un secondo poi si voltò nuovamente verso di lui, aveva cercato in quel poco tempo di capire lei stessa cosa stesse provando, ma nulla, apatia completa, quindi gli si rivolse con tono piatto e quasi distaccato « Per me sei stato importantissimo Marzio, davvero, ma…. Io non ti amo più, credo sia meglio chiudere questa storia…….. Per me finisce qua, mi dispiace, spero che un giorno tu possa perdonarmi.». Era rimasta in silenzio ad osservarlo, ad aspettare una sua reazione, ma lui si era solo lasciato andare appoggiandosi completamente all’auto, era rimasto a bocca aperta, e si ritrovò a puntare lo sguardo a terra. Che cosa aveva detto? No, non era possibile, non era accaduto, entrambi conoscevano già il loro futuro, sapevano che li avrebbe visti insieme! Quindi non poteva averlo lasciato…  Lei non aveva più niente da dirgli, non in quel momento perlomeno, voleva solo non dover essere più costretta a guardare quella scena. Dopo qualche minuto ancora niente.. Lei ancora non sapeva cosa dire e lui non accennava né a muoversi né tantomeno a parlare, era inutile rimanere bloccati in quella situazione, quindi ancora una volta si scusò con quello che ormai era il suo ex ragazzo e s’incamminò verso casa.

 Entrò e si diresse subito nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle e appoggiandocisi contro, doveva assimilare quello che era appena successo. Lo aveva lasciato! Sensazioni contrastanti si stavano risvegliando in lei, tutte quelle che l’avevano completamente abbandonata neanche mezz’ora prima, ora bussavano frementi alla sua porta e si affollavano nella sua mente. Si mise le mani tra i capelli, alzando lo sguardo al soffitto, aveva cominciato a piangere e a ridere debolmente contemporaneamente mentre cercava di mantenere il respiro regolare. Chiuse gli occhi per un lungo istante, non era mai stata così tanto male e tanto bene nella sua vita, e nello stesso momento!  Credeva quasi di stare per impazzire:  era dispiaciuta per Marzio, dopotutto non avrebbe mai voluto vederlo soffrire così tanto, quasi non si capacitava della reazione che aveva avuto il giovane. Aveva paura dell’incertezza che ora avrebbe avvolto il suo futuro. Era distrutta dall’aver ufficialmente rinunciato a quella bambina, quella che sarebbe stata la sua bambina. Era terrorizzata dall’idea di andare da Seiya e scoprire che non l’avrebbe più voluta. Ma era dannatamente felice. Felice perché tutto questo non sarebbe bastato a tenerla lontano da lui. Era in fibrillazione perché mancava davvero poco, ora era ad un passo da lui, avrebbe riavuto Seiya con sé! E non c’era più niente ad impedirglielo! Sarebbe andata da lui a dirgli quanto lo amasse, e quanto fosse stata stupida a lasciarlo partire senza sbattere ciglio! Aprì gli occhi, velocemente si andò a posizionare  davanti al quadro, strinse il lenzuolo bianco nel pugno destro e lo tirò via con forza.     Rimase così immobile ad osservare il dipinto:  il blu la faceva da padrone, una notte profonda giaceva sulla tela, una stella cadente luminosa la squarciava dirigendosi verso una luna impallidita e sfuocata, in mezzo al colore scuro: il contorno giallo pallido di una ragazza, con delle ali più grandi del suo esile corpo,  sfuocato anch’esso, la ragazza alzava il braccio cercando di toccare la stella, l’inclinatura della mano era il segno della titubanza, forse per quanto volesse toccarla aveva paura da essere scottata dal suo calore, la mano rimaneva così sospesa a mezz’aria. Bunny lasciò cadere il lenzuolo a terra e poi alzò la sua mano e finalmente toccò quella stella. Non aveva più paura di bruciarsi! Ma qualcosa la ridestò da quel momento solo suo, qualcuno stava bussando impaziente alla porta, e senza voltarsi aveva dato il permesso di entrare.

Marzio non si capacitava ancora di quello che era accaduto, cercava e ricercava nei suoi ricordi qualcosa che fosse andato storto, il momento preciso in cui aveva fatto uno sbaglio tanto grave da perderla, qualsiasi cosa che gli potesse far capire quando la sua vita aveva cominciato a sgretolarsi mentre lui rimaneva impotente. Quando la realtà gli aveva aperto violentemente gli occhi, una rabbia prepotente si era impossessata della sua anima, mentre nella mente aveva solo un nome, che ora odiava più di qualsiasi nemico, più di qualsiasi altra cosa al mondo: Seiya! Decise di inseguirla, non poteva finire in quel modo senza nemmeno una spiegazione. Così arrivò davanti al suo portone e bussò, la madre di Bunny era andata ad aprire e vedendo il ragazzo lo salutò premurosamente dandogli il permesso di salire al piano di sopra per poter raggiungere Bunny in camera sua, augurandogli inoltre una buona serata visto che lei stava uscendo con il resto della famiglia per raggiungere degli amici a cena. Marzio altrettanto cordialmente salutò facendo un piccolo inchino, e ringraziando la signora si diresse verso la stanza di Bunny salendo velocemente i gradini che lo dividevano da lei. Arrivò davanti alla porta ma non poteva più trattenere la rabbia che aveva nascosto bene agli occhi di Ilenia. E così bussò impaziente, ricevendo poco dopo il permesso per entrare.

Mentre Bunny raccoglieva svelta il lenzuolo per poter ricoprire il dipinto, non sopportando l’idea che qualcuno potesse vederlo, Marzio entrava nella stanza: «Marzio ma come?... Cosa ci fai qui?» «Mi ha fatto entrare tua madre.. Loro stavano uscendo… pensavi che fosse finita in quel modo? Non credi di dovermi quantomeno una spiegazione??» «Una spiegazione? Dai… Marzio cos’è che ci tiene uniti? Pensaci.. cosa ci lega veramente.. ora.oggi. nulla.. » «Ma cosa dici? Noi abbiamo un futuro bellissimo davanti a noi, noi avremo una..» «No! Ti prego, non continuare…. Noi abbiamo solo quello.. non te ne accorgi? A me non basta più, Marzio non posso vivere una vita in attesa di un “idilliaco dubbio futuro” che non credo neanche di volere..» «ma Bunny abbiamo lottato così tanto per stare insieme». A quel punto lei rivide davanti agli occhi ogni singola battaglia e si infuriò, urlandogli addosso finalmente tutto quello che aveva sempre represso dentro di se «NO IO ho sempre lottato per stare con te, ogni dannata volta Endimyon!!  Qualcuno se la prendeva con la principessa della luna, decideva di usarti contro di me e tu? Tu ti facevi usare come una marionetta!!! Ma mi stava bene perché tornavi sempre da me… e invece NO  ero solo un idiota, perché c’era sempre qualcosa di più importante di me, una volta la scuola poi l’università poi quel maledetto viaggio in America» «Galaxia mi aveva rubato il seme di stella Bunny!!!» «Non centra niente, saresti stato via comunque, mi avresti ignorata ancora una volta comunque, si avremo anche lottato per stare insieme ma poi cosa abbiamo costruito di concreto? NIENTE! Tra una battaglia e l’altra il nostro amore che fine faceva???» «E si può sapere perché non me ne hai mai parlato prima?? Te ne esci dicendo che è finita, mettendomi davanti al fatto già compiuto e io cosa dovrei fare?? » dicendo questo si era girato per scaricarsi, per non dover sostenere il suo sguardo, ma fu peggio.. l’occhio gli cadde sulla scrivania, sulla quale si avventò prendendo in mano la cornice « è per questo che non ne avevi mai parlato??AMMETTILO, abbi almeno il coraggio di ammettere che è per lui e non per altre sciocchezze…» Disse scaraventando la foto! La cornice finì sul letto, ma non prima di colpire il cavalletto e far cadere prima il lenzuolo e poi il quadro sopra di esso.. Bunny spaventata si chinò subito a raccoglierlo. Marzio guardò la scena spiazzato, smise di urlare, guardandosi allo specchio non si sarebbe riconosciuto, chinò il capo, osservò il dipinto, poi con la voce spezzata e il dolore che stava per uscire dagli occhi :«cosa avrà poi di così speciale una stella cadente.. » « Bunny sfiorò di nuovo la stella impressa nella tela.. poi senza staccare la mano girò il volto per guardarlo negli occhi. Piangevano entrambi. « il desiderio..» «Cosa?» «La cosa speciale.. la cosa più preziosa che racchiude una stella cadente è il desiderio! E la possibilità che possa avverarsi, trascinata dalla sua scia…» Lei sorrise. Uno di quei sorrisi che lui amava profondamente, ma che aveva smesso di cercare dando per scontato che sarebbero stati sempre suoi.. La abbracciò. «Bunny ti prego dammi un’altra possibilità ricominceremo tutto d’accapo noi pos..» ma lei lo interruppe anche stavolta, «no Marzio… mi dispiace.. io non posso.. non più.» gli accarezzò il viso, asciugò una lacrima che correva sulla guancia, lui le fermò la mano e la strinse guardandola negli occhi, si era rassegnato, aveva capito in realtà le parole della sua principessa, ma non si era ancora arreso: «Ti aspetterò Serenity, in questa vita o nella prossima non mi importa, lo sai che staremo insieme.» La baciò per l’ultima volta, un bacio a fior di labbra,  delicato come era sempre stato lui, poi uscì non poteva più sopportare il dolore e la delusione e non si sarebbe fatto vedere in quello stato per niente al mondo. Fece le scale di corsa uscì di casa e sbatté la porta. Bunny rimase immobile a sentire la porta chiudersi. Era andato via. Era uscito dalla sua vita. Era libera.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Il tempo era trascorso, per lei troppo lentamente, ma quelle tre settimane erano finalmente passate, i primi giorni in maniera un po’ irrealistica, si doveva ancora rendere conto che tutto quello che aveva affrontato era successo davvero. Le sue amiche, come ovvio che fosse, le erano state molto vicino, ed una mattina si ritrovò anche Heles nel vialetto con la colazione in mano, si guardarono negli occhi, Heles era un po’ incerta guardando gli occhi ancora severi di Bunny, alzò il sacchetto per mostrare i dolci che aveva portato, non servì altro, Bunny le corse incontro abbracciandola, poi glieli rubò di mano e corse in casa lasciando il portone aperto perché la sua amica potesse raggiungerla in cucina, Heles si chiuse la porta alle spalle. Bastava davvero poco per ottenere il perdono della biondina, bastava volerle bene. Per tenere a bada l’ansia e la trepidazione Bunny si era buttata a capofitto nello studio, riuscendo a superare in modo discreto anche gli esami. Non rimaneva che organizzare la fatidica vacanza, così mentre le ragazze sarebbero state al mare, anche se in pensiero per la propria amica, Bunny avrebbe avuto la possibilità di raggiungere il pianeta delle stelle senza ostacoli e in tranquilla serenità, potendo nascondere la sua assenza ai genitori, ai quali non avrebbe potuto fornire certo altre spiegazioni. Le quattro Inners avevano affittato per 15 giorni una graziosa villetta poco lontano dalla spiaggia, e con i bagagli pronti, incluso quello di Bunny che aveva preparato per non creare sospetti, si dirigevano verso la stazione accompagnate dalla principessa che le avrebbe seguite fino alla loro destinazione, per poi poter partire da un posto che non avrebbe attirato l’attenzione.

Bunny camminava assorta nei suoi pensieri, tenendo lo sguardo  ben piantato sulle sue scarpe. Non era euforica come le sue amiche si sarebbero aspettate, era spaventata! Spaventata da quei due anni di lontananza e di silenzio, di solitudine e inconsapevolezza;  per quanto lei fosse certa dell’amore del ragazzo alla sua partenza, ora si domandava se come per lei, quei due anni avessero lasciato intatto il sentimento del giovane, i dubbi la stavano assalendo.. quella forza che la aveva accompagnata durante tutte le sue decisioni si stava affievolendo, lasciando spazio all’incertezza che lui potesse amarla ancora. Marta che le camminava ad un passo di distanza, si era accorta che la protetta della Luna non era affatto tranquilla, le dava la sensazione che fosse quasi titubante, così di getto le si avvicinò e le prese la mano stringendola, parlandole a bassa voce «Bunny, non mollare adesso, sei quasi arrivata, io riesco a vedere il traguardo lì infondo, mancano pochi passi, e tu? Tu lo vedi?.. prendi un respiro profondo e fai quest’ultimo scatto!!» Bunny la guardò per un attimo stupita. Senza che lei dicesse nulla, senza che Marta neanche la guardasse, aveva già intuito cosa potesse passarle per la testa. Il viso di Marta era dolcissimo e le stava infondendo tutta la fiducia possibile, così finalmente tirò fuori la testardaggine che la contraddistingueva e guardandola con determinazione negli occhi le rispose, senza farsi sentire dal resto del gruppo, ma con il tono di voce un po’ più alto rispetto a quello che aveva usato la sua amica «Si Marta, lo vedo!!». Salirono sul treno e si misero in viaggio.
 

Intanto su Kinmoku Yaten era completamente isterico: «No, non ci credo! Non ci posso credere!! Non ci VOGLIO credere!!! Una festa.. Taiky ma ti rendi conto? Kakyuu ha organizzato una festa di ben tornato per quello sconsiderato, ingrato, stupido, incosciente… e, e, e adesso non mi viene altro ma dì un aggettivo qualsiasi e Seiya è anche quello! Incosciente!! L’ho già detto incosciente?» «Si Yaten, lo hai già detto.. e magari lo avessi fatto solo una volta…» rispondeva Taiky completamente esausto della scenata che Yaten portava avanti ormai da ore. «Beh perché è quello che è!! Uno stupido incosciente!! E io ora dovrei andare lì a festeggiare la sua idiozia?? Mi rifiuto! Ma dico sono ammattiti tutti? E poi, caspita,  te lo ricordi vero cosa gli ho detto quando ci ha messo al corrente della sua dannatissima missione suicida?? :“ Non ti aspettare una festa di ben tornato”. Notiziona: voleva essere SARCASMO il mio, Taiky, sarcasmo  S-A-R-C-A-S-M-O!! NON VOLEVO CERTO DARE L’IDEA PER FARLA DAVVERO!!!!! » Taiky aveva alzato gli occhi al cielo, ma quando aveva sentito che il fratello stava per riattaccare quella cantilena non si controllò più «oh Yaten Basta!!! Mi hai seccato!! Si! Kakyuu vuole dare una festa per l’ottimo risultato della missione, e tu non ci puoi fare proprio niente!! Non è solo per Seiya ma per l’intero equipaggio che sarà encomiato!! Grazie al cielo te lo abbiamo detto solo stasera, se lo avessi saputo mentre la principessa organizzava la serata ti avrei sicuramente ucciso!! E si! Tu dovrai essere presente! Non solo perché sei suo fratello, ma anche perché è un evento ufficiale e noi dobbiamo stare al fianco della principessa. E ora finiscila non ti voglio più sentire! Non voglio sentirti emettere neanche un bisbiglio o un sospiro, niente!!!» Yaten guardava il fratello con lo sguardo completamente allibito, non gli era mai capitato di vedere Taiky reagire così, di solito era il più pacato dei tre, niente riusciva a scalfirlo. Alzò le mani in segno di resa  « ok.. ok.. non c’è mica bisogno che ti scaldi tanto..» Taiky alzò la testa verso il soffitto e si mise le mani in faccia, emettendo un suono simile ad un ringhio misto a grugnito, che decisamente voleva rimarcare la sua esasperazione e si girò per andarsene, ma il fratello lo fermò «Senti Taiky.. ma non è che per caso vorresti dirmi qualcos’altro.. va.. tutto bene? A parte la festa dico, c’è altro?» Taiky aprì le braccia e intrecciò le dita dietro la nuca sbuffando. Poi si sedette su una poltrona e si lasciò andare pesantemente contro lo schienale:« Io e Gioèl abbiamo deciso di sposarci!» «Beh congratulazioni! È una bella cosa! Giusto..?» «Si! Insomma, è un anno che stiamo insieme, ma a me non sembra poi tanto.. più che altro è stata lei a dire che si vorrebbe sistemare, che dopo tutto quello che è capitato sente di voler vivere a pieno, e farsi una famiglia le sembra la cosa migliore.. dice che non vede l’ora che possiamo vivere insieme e costruire qualcosa di nostro…» «E tu cosa dici?» « Ohhh io.. a me lì per lì è sembrata la cosa migliore… avevo davanti a me la donna che mi ama che vuole fare un passo avanti con me, cosa facevo? » «A me veramente non sembra un passo, fratellone sono almeno cinque o sei..» infierì Yaten con una risata. «Si ma non mi aspettavo certo che volesse dirlo davanti a tutti questa sera..  credevo di poter allungare un po’ di più i tempi ecco…» «Cioè, scusami?» «Si vuole che stasera annunciamo il fidanzamento..» «Taiky ma tu la ami?» «Si certo!» «E allora qual è il problema?» «beh io credo di si.. è solo che… oh senti Yaten ma tu non pensi mai a Marta?» «Ma chi? Quella pazza che credeva di essere la dea dell’amore? Fossi scemo!! Ma che cosa centra??» «…A me capita di pensare ad Amy di tanto in tanto.. certo non sono malato come nostro fratello, però.. ci ho pensato tanto e mi sono reso conto che forse, inconsapevolmente, ho cercato tanto di lei nelle altre, trovando qualcosa di somigliante in Gioèl.. solo che Gioèl non è Amy.. Dai ammettilo: sono delle ragazze eccezionali, non se ne trovano tante così in giro.. e questi pensieri mi destabilizzano.. non so che fare» «ahhhhhhhhh ma con tanti fratelli che ci sono, quelli fissati proprio a me dovevano capitare?? Che situazione..  Ta, forse prima di fare le cose in grande, dovresti pensarci su ancora un po’.. non dico di lasciarla, ma neanche annunciare il fidanzamento davanti all’intera popolazione mi sembra una grande idea..» «Già nemmeno a me.. è che ha già organizzato tutto, ha anche parlato con Kakyuu, lo sai che sono amiche, non voglio rovinarle tutto..» «Si ma se la lasci fare e dopo ti tiri indietro, come minimo ti tira il collo! E non avrebbe poi tutti i torti..» «Hai ragione! Devo parlare con lei! Ci vediamo più tardi!» Taiky non finì neanche l’ultima frase seduto che già si era defilato, correndo verso l’uscita, Yaten scosse il capo e salì in camera sua.

 Si avvicinò alla scrivania e tirò fuori dal portapenne un pezzetto di stoffa rosso, incastrato tra qualche oggetto per essere dimenticato. Si ricordava bene il giorno in cui il fiocco di Marta si era impigliato nella cerniera della manica della sua divisa, mentre lei gli alzava il braccio strattonandolo per farsi abbracciare, in quel momento non se ne accorse, ma una volta arrivato a casa notò che quel pezzetto di stoffa gli era rimasto addosso, e senza capire neanche perché lo conservò, proprio non ce l’aveva fatta a buttarlo via, anzi, inspiegabilmente per lui, se lo portò dietro anche quella sera sul tetto. Infilandolo poi nel guanto nero prima di partire, senza farsi vedere da nessuno. Senza voler ammettere davanti a nessuno che quella ragazzina impertinente ed ostinata, che lo assillava e che lo avrebbe tranquillamente costretto a fare qualsiasi cosa anche contro la sua volontà, dopo tutto lo aveva colpito. Forse proprio per quella noncuranza, o forse perché non aveva nessun timore davanti a lui o a nessun altro; o magari semplicemente perché, anche se non era la dea dell’amore, per quanto fosse bella ci andava molto vicino. Diede un’ultima occhiata alla stoffa rossa, facendo un sorriso appena percettibile, quasi volesse nasconderlo anche a se stesso, pensando che dopotutto il fratello avesse ragione, erano davvero ragazze eccezionali. Poi lo rimise dov’era. Incastrato negli stessi oggetti, nello stesso ordine, lì dove doveva stare, lì dove sarebbe rimasto.

Qualche ora dopo faceva il suo attesissimo rientro il Capitano Seiya Kou. La missione si era conclusa brillantemente, e tutto l’equipaggio era ansioso di fare ritorno alle proprie case. Ad assistere all’atterraggio era andata la principessa Kakyuu, troppo preoccupata e ansiosa di rivedere il suo migliore amico sano e salvo. Il portellone della nave si aprì e ne fece comparsa un Seiya visibilmente stanco e affaticato ma insolitamente sorridente. Seiya scese velocemente, continuando però a parlare con una ragazza, anche lei provata dal lungo viaggio, ma comunque molto bella, alta, slanciata con gli occhi verde scuro e dei bellissimi capelli color dell’ebano intrecciati in un modo molto particolare, dalle tempie partivano tre strette treccine, che andavano poi a loro volta ad intrecciarsi con il resto dei capelli, legati alla punta da un nastro in cuoio marrone.  Kakiyuu non resistette più, ed ignorando completamente i rimproveri del generale Sairus, che la pregava di rimanergli accanto fino al completo spegnimento dei motori, corse in contro al capitano abbracciandolo. Era felicissima e non solo le si leggeva in volto, ma lo espresse anche lanciando un urlò di gioia «SEIYA!!!», il ragazzo non fece in tempo a capire cosa stava succedendo che si trovò Kakyuu con le braccia al collo che lo stringeva e non potè fare a meno di contraccambiare la stretta, «Kakyuu ma che ci fai qui?? Come sono contento di vederti» La strinse ancora sorridendo e poi si apprestò a presentarle la ragazza che aveva affianco, la quale ,al contrario di Seiya, appena vide la principessa si inginocchiò e portò il pugno destro al petto. Seiya guardò la ragazza chinata e strizzò gli occhi per la sua svista, Kakyuu era sua amica ma prima di tutto era la principessa e, sebbene lui spesso e volentieri lo dimenticava, alla vista della principessa di Kinmoku, i soldati del suo esercito porgevano il saluto ufficiale. «No, no per favore alzati» «Vi ringrazio principessa». Kakyuu si era rivolta alla ragazza con molta gentilezza e per togliere tutti dall’imbarazzo, e per sciogliere il clima di formalità che stava per diffondersi si rivolse subito al capitano: «Dai Seiya non mi presenti la tua amica.. » «Ma certo! Kakyuu questa è Saphira, in realtà è il mio Primo Ufficiale. Saphira questa è… beh sai bene chi è..» Seiya non riuscì a trattenere la risata, anche se sapeva che il generale gliel’avrebbe fatta pagare. Non sopportava che il ragazzo prendesse tutta quella confidenza, in realtà non sopportava nessuna delle sue insubordinazioni, ma era il protetto della principessa quindi, almeno in via ufficiale, era intoccabile. «è un onore maestà!» «è un piacere mio conoscerti Saphira, siete stati magnifici, tanto che stasera ci sarà una festa in vostro onore! Sarà bellissima vedrete, praticamente è da quando siete partiti che la organizzo!» «No Kakyuu ti prego!! Io ho bisogno del mio letto!!» «Seiya non mi costringere a fartelo ordinare dal generale Sairus, perché sai che lo faccio!» «Ma io..» «No niente ma!! Avrete tutto il tempo per riposarvi e riprendervi! Ma stasera voglio festeggiare il vostro rientro! E poi penso che ci saranno delle belle sorprese» aggiunse facendo l’occhiolino, «che sorprese?» chiese lui curioso. «Credo proprio che sarà Taiky a dirtelo! Forza andiamo!!»  I tre si diressero verso l’uscita e poco dopo si separarono, la principessa fu subito raggiunta dal generale che l’avrebbe scortata a palazzo, prima di andare però si voltò verso Seiya «Ah e vedete di non fare tardi voi tre, alle sette vi voglio a palazzo!» poi si incamminò e Seiya rimase con Saphira per salutarsi. La ragazza non sembrava però di buon umore come quando erano atterrati  «Capitano ma ti sei bevuto il cervello?? “questa sai chi è..” ma ti pare modo di parlare davanti alla principessa??..poi a portata di orecchio di Sairus?? Quello appena può ci lincia, te lo dico io..» «Hai ragione, scusa, ma è mia amica, non ci ho pensato. Senti io scappo a casa, non ci voleva questo strazio di festa, vedrai che ci infileranno pure qualche cerimonia noiosa. E ho proprio bisogno di riposare un po’.» «Si e hai anche bisogno di una doccia vera, sai,.. puzzi Seiya!» «Cosa?? Ma...da-che-pulpito!» entrambi si rimisero a ridere, «dai voglio andare anche io, ci vediamo dopo impiastro!» «Ciao!» poi ognuno prese la sua strada.

Le sette erano arrivate. Seiya dopo un lungo bagno e un po’ di riposo si era messo la sua alta uniforme, come preteso dall’invito che aveva trovato sulla sua scrivania, lasciato lì probabilmente da uno dei suoi fratelli, che non aveva trovato in casa. Taiky era alla ricerca della sua “frettolosa” fidanzata, mentre Yaten era uscito poco dopo il fratello maggiore, per andare a preparare le tre nuove guerriere Sailor Starlights scelte per prendere il loro posto al servizio della principessa, ora che la carriera di Seiya si prospettava definitiva e anche in avanzamento. Le guardiane della principessa infatti dovevano essere sempre tre, e anche se le giovani reclute non erano ancora pronte, nel giro di due anni avrebbero sostituito completamente i tre fratelli, urgeva quindi la presentazione ufficiale davanti alla principessa e alle alte cariche, le quali si sarebbero ritrovate in quella stessa sala, quella sera, per l’encomio all’equipaggio del capitano Kou. Seiya si guardava allo specchio cercando di legare sulla spalla sinistra il mantello che non aveva mai imparato a mettere decentemente, lo odiava, avrebbe quasi preferito presentarsi alla cerimonia nelle vesti di Regina del Coraggio, riteneva quel mantello “un ingombrante e pomposo spreco di tempo” come lo definiva lui, ma in realtà non lo avrebbe mai fatto. Non ancora, non si trasformava da quasi due anni, aveva rinunciato al suo alter ego nel momento in cui aveva rinunciato a vedere la Luna. Almeno nelle vesti di Capitano poteva fingere che quella vita non l’avesse mai vissuta, scosse il capo per allontanare quei pensieri poco opportuni, riconcentrandosi stavolta sulla medaglia che stava appuntando al petto, Kakyuu l’aveva conferita a lui, come ai suoi fratelli, per l’impegno nella ricostruzione del pianeta, e Seiya la fissava pensando che probabilmente quella sera sarebbe stata affiancata da un altro “pezzo di bronzo” , non amava tutte quelle cerimonie, ma la principessa era sempre così entusiasta, e lui semplicemente la accontentava. Stavolta cercò di focalizzare i pensieri sul suo equipaggio,  facendo un sorriso pensando un attimo al suo Primo Ufficiale: una ragazza forte e scontrosa, ma anche molto simpatica. Saphira all’inizio aveva mal accettato il suo grado, non le piaceva l’idea di dover eseguire gli ordini di una “ragazzetta prodigio”  quasi quattro anni più piccola di lei, messa lì a suo parere solo grazie all’amicizia con la principessa.

Il giorno in cui i due s’incontrarono la prima volta, Saphira non era certo di buon umore, era già salita a bordo sedendosi al posto che le spettò anche quella volta, il posto del primo ufficiale. Era furiosa, sarebbe dovuta essere la sua prima missione in comando, invece all’ultimo momento il generale Sairus l’aveva avvertita che il comando sarebbe slittato al capitano Kou. Vide tutto l’equipaggio indaffarato nei propri compiti ma il posto del capitano era ancora vuoto: «Allora si può sapere che fine ha fatto questa ragazzetta prodigio?? Se continuiamo di questo passo la Misary sarà esplosa prima che la “stellina” si degni di salire a bordo» disse scocciata e parecchio irritata. Seiya era rimasto un po’ indispettito da come era stato apostrofato, ma non riuscì comunque a trattenere una risata, probabilmente Saphira era stata messa al corrente che il capitano era una Starlight, ma non si aspettava di trovarsi un ragazzo, o meglio, un giovane uomo a ricoprire quell’incarico. Così ancora ridendo Seiya si sedette al suo posto lasciando la donna completamente esterrefatta «La “stellina” è qui primo ufficiale, quando volete potete dare l’ordine per la partenza». La donna lo guardava con gli occhi sgranati, ma non riuscì a fare altro se non un cenno di assenso, dando poi l’ordine per il decollo, e rimanendo in sacrosanto silenzio fino alla fine della giornata, usava la voce solo per dare gli ordini che doveva impartire, non credeva alla figuraccia che aveva fatto proprio col suo superiore. Quando l’ora di cena era già passata da un pezzo Seiya le portò un panino sorridendo, Saphira non aveva lasciato il suo posto di comando nemmeno per un attimo, era molto diligente e come ogni primo giorno di volo voleva controllare che tutto funzionasse alla perfezione. «Tieni è per te…Senti, Saphira se non sbaglio?..» alla ragazza non andava a molto a genio l’idea di essere chiamata per nome, preferiva il suo grado, ma visto il precedente, storse la bocca annuendo.  «Ricominciamo… Piacere io sono Seiya» disse lui allungando la mano «Piacere mio, io sono Saphira… grazie » disse lei stringendogliela. «Sai Saphira mi ricordi una mia amica, si chiama Heles, e per questo ho davvero paura che non ci divertiremo per niente» continuò scoppiando a ridere. «Sono qui per fare il mio dovere non certo per divertirmi» rispose lei severa «Già appunto» concluse Seiya tornando nel suo alloggio ancora ridendo. Da quel giorno si erano scontrati diverse volte, ma entrambi avevano riconosciuto il valore dell’altro, Seiya da subito, Saphira magari ci aveva messo un paio di giorni in più, ma facevano una bella squadra, e presto sarebbe nata una bella e profonda amicizia.

Seiya si ridestò da quel simpatico ricordo, si diede un’ultima sistemata e poi uscì dalla stanza, scese le scale di fretta, come al solito era già in ritardo e Kakyuu gliel’avrebbe fatto notare. Aprì il portone convinto che quella sera la sua vita avrebbe avuto una svolta, cambiando finalmente direzione, e mettendo da parte tutta la storia delle Sailor. Si era fatto amare dal suo equipaggio, aveva il rispetto e anche l’amicizia del suo primo ufficiale, e sicuramente aveva fatto colpo sul generale con quella missione. Si sicuramente lo aspettavano decine e decine di avventure come quella, dandogli la possibilità di rinascere e brillare ancora. Si chiuse il portone alle spalle e si diresse entusiasta alla festa. Non immaginava neanche quanto fosse fuori strada!  

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Beh che dire aggiornamento record!! Per Sakura: non ti puoi lamentare visto che per te non sto dormendo!! E.. prendi un bel respiro ;p
Per Olga: Grazie!!!
 
Taiky non era riuscito a parlare con Gioèl, anzi, sorprendendo tutti, si era presentato alla festa con un’ora di ritardo, era stato trattenuto per un esperimento impazzito in laboratorio, così i suoi piani erano andati in fumo. Yaten invece era arrivato puntualissimo, anche in anticipo, nervoso e scontroso per non essere rimasto a casa, come invece avrebbe preferito, ma visto che era dovuto uscire non vedeva l’ora di riabbracciare il fratello, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Seiya aveva fatto il suo ingresso verso le sette e mezzo, fiero e sicuro di sé, si era diretto verso la principessa, fece il saluto dovuto e poi le si affiancò. La cerimonia di encomio ebbe inizio, Kakyuu appuntò sul petto di ogni membro dell’equipaggio, una medaglia a forma di stella a sei punte argentata. Avanzavano verso di lei uno alla volta, e per ultimi sarebbe toccato prima al Primo Ufficiale e poi al capitano. Saphira avanzò orgogliosa, gli occhi le brillavano, come se lo stesse aspettando da tutta una vita, era severa e impeccabile nella sua alta uniforme, il mantello le conferiva un’aria autoritaria e di profondo rispetto, riscontrabile al pari, in pochi. Ma i capelli lasciati liberi, che mossi le contornavano il viso, parlavano di altro. Non di regole e non di un soldato, semplicemente di una bellissima ragazza che aveva intrapreso quella strada per avere delle avventure che le riempissero la vita, senza pensare ai doveri come donna, come figlia, o come moglie, ruolo che aveva fuggito senza pensarci su neanche un momento, scappando ad arruolarsi, per vivere la vita che lei aveva scelto per sé. La vita che aveva sognato fin da piccola, da quando le sue amiche si fingevano principesse in pericolo, e lei invece, si trasformava nell’impavida combattente pronta a soccorrerle, senza l’aiuto di nessun principe arrivato su qualche ronzino. Seiya aveva imparato bene a riconoscere quello sguardo compiaciuto, e la guardava sprezzante con il suo sorriso malizioso, sussurrandole che la sua medaglia era argentata come le altre, mentre quella del capitano sarebbe stata dorata. Saphira rimase impassibile, neanche un ghigno deturpò il suo viso, fino a quando Seiya non scese dal gradino per porsi difronte a Kakyuu, allora il primo ufficiale, in maniera furtiva, premette il tacco dello stivale sul piede del capitano, sussurrando anche lei: «ancora per poco stellina». Poi si defilò con il resto dell’equipaggio per godersi il resto della festa. All’arrivo di Taiky finalmente i tre fratelli si riunirono felici, perfino Yaten aveva messo da parte l’ostilità nei confronti di Seiya per godersi il momento; e quella fu l’occasione per presentare alla principessa e alle alte cariche le tre nuove Sailor Starlights. Tre ragazze si fecero avanti, tutte e tre visibilmente molto giovani, ma non per questo meno combattive. Erano tre gemelle, portavano tutte e tre i capelli legati in una treccia, con due ciuffi ai lati del viso che scendevano lunghi e arrivavano all’altezza del seno. Quello che le contraddistingueva era il colore della chioma, Akemy la futura Sailor Star Polvere di Stelle aveva i capelli di un biondo molto acceso; Hanae la futura Sailor Star Cuore del Futuro li aveva neri, ma con un vistoso riflesso blu; mentre quelli di Urako la futura Sailor Star Regina del Coraggio erano rosso fuoco. Le tre ragazze furono presentate da Yaten, che ne era particolarmente orgoglioso, essendo le giovani molto abili nel combattimento e molto rispettose dell’autorità, cosa che non avrebbe mai potuto dire di suo fratello. Una volta conclusa anche questa incombenza, gli invitati furono liberi di godersi finalmente la festa.  I tre fratelli si stavano dirigendo al buffet quando Taiky si fermò di colpo :«Caspita mi stavo dimenticando.. devo ancora trovare Gioèl!» «Ma come non le hai ancora parlato? Sei uscito prestissimo..» «No Yaten, ero andato a cercarla in laboratorio ma poi c’è stato un imprevisto e ho avuto da fare, devo sbrigarmi, sarà da Kakyuu..» «Ragazzi, volete spiegare anche a me cosa sta succedendo? Anche Kakyuu mi ha detto che avresti avuto una sorpresa, allora? Di che si tratta?» «Yaten spiegaglielo tu io vado a cercarla!» Taiky scappò via, e Seiya rimase a guardare Yaten sconcertato, «Ma che gli prende?» «Ehh Seiya Seiya… state diventando troppo complicati per i miei gusti..» Yaten spiegò la situazione per filo e per segno, poi però furono interrotti dagli amici di Seiya che si erano avvicinati a loro per brindare tutti insieme. I due fratelli presero da bere, mettendo la situazione sentimentale di Taiky da parte, tanto non avrebbero potuto farci niente, e iniziarono a ridere e a scherzare, divertendosi insieme, come non succedeva da troppo tempo.
Taiky intanto aveva trovato la sua ragazza, Gioèl gli corse in contro felice come non mai, e in più era bellissima. Il che non rendeva certo più facile il compito di Taiky, anzi.. glielo rese impossibile, la guardava ridere e stringergli la mano, emozionata, in quel vestito lungo e blu che aveva cercato per giorni e giorni, quei boccoli castano chiaro che aveva acconciato di lato per l’occasione, e gli occhi nocciola che brillavano come se avesse visto la cosa più bella del mondo! Lei lo abbracciò: «tesoro va tutto bene? Sei un po’ nervoso? Anche io sono emozionatissima, non vedo l’ora!» Lui mentì: «Va tutto benissimo. Sono solo molto emozionato, come te!» La strinse più forte, non riuscì a fare altro. Infondo era molto legato a lei, infondo la amava, infondo Amy sarebbe stata sempre un’illusione impossibile da vivere, magari per quello il suo ricordo rimaneva ancora avvinghiato al suo cuore. Ma lui era un uomo maturo, un uomo razionale. Non ostinato come Seiya. Sapeva che il posto delle guerriere era sulla terra, a difendere la futura regina! E sapeva che il loro di posto era su Kinmoku, a difendere il loro pianeta. Sapeva che stava facendo la scelta giusta. Non poteva distruggere un rapporto vero per l’infatuazione di un ragazzino, ormai era cresciuto anche lui. Si incamminarono insieme, abbracciati, per giungere nel salone centrale, prese in mano due calici porgendone uno alla donna che stringeva al suo fianco e poi attirò l’attenzione su di sé, «Scusatemi, vorrei fare un brindisi. Un brindisi a mio fratello Seiya e al suo equipaggio che ci hanno evitato non poche seccature! Un brindisi alle tre future Sailor Starlights: Vi aspettano dei sacrifici, ma anche un grande onore, per noi lo è stato e lo è tutt’ora. E infine un brindisi a questa magnifica donna che mi è affianco, a lei toccherà il compito più difficile, perché sarà la mia bellissima sposa!!» si chinò per darle un bacio mentre tutta la sala rimbombò di applausi e di urla di felicitazioni. Seiya e Yaten erano infondo, e anche a causa del troppo alcool ingerito in troppo poco tempo, rimasero un po’ spiazzati dalla notizia, scoppiando poi a ridere «Mi sa che non ci è riuscito a parlare eh Yaten??» «EH Già.. E a me sa che ci tocca andare a congratularci con nostra cognata». Si staccarono dal gruppo correndo verso i futuri sposi, saltando addosso a loro fratello, e poi abbracciare delicatamente la ragazza che da lì a poco sarebbe entrata a far parte della loro famiglia. Poi ripresero a bere, a ridere, a scherzare e a bere ancora! La serata alla fine si era rivelata un successo e davvero divertente, Seiya e Saphira si ritrovarono spesso a raccontare del viaggio e dei loro battibecchi, finanche del loro primo incontro facendo ridere tutti come pazzi. Finché, tra una risata e un bicchiere di troppo che gli stava per scivolare dalle dita, Seiya decise di uscire per prendere una boccata d’aria. Si sedette su un gradino che affacciava sul giardino del retro del palazzo, poco distanti da lui diverse persone chiacchieravano e ridevano spensierate, qualcuno alzava il bicchiere per salutarlo, ma lui si era richiuso nei suoi pensieri, senza neanche badarci. Con una mano reggeva il largo calice, specchiandosi nel liquido chiaro che faceva oscillare roteando l’oggetto, con l’altra stringeva l’orecchio sinistro, toccando l’orecchino a forma di mezza luna con i polpastrelli, pensando a quanto si stesse divertendo, pensando che forse era arrivato il momento di lasciarsi il passato alle spalle, che anche la vita che gli si prospettava non era male, anche se non era quella che avrebbe voluto scegliere. Saphira gli arrivò alle spalle, sedendosi poi sullo stesso gradino «Sei pensieroso capitano? Ti stavano cercando..» «..No avevo solo bisogno di un po’ d’aria, credo di aver bevuto troppo, non ci sono abituato..» «ohh il nostro impavido Seiya sconfitto da un bicchiere di vino!!» lei si mise a ridere, e lui la guardò sereno, pensando che forse Taiky stava facendo la cosa migliore a lasciarsi andare senza troppi pensieri, e che forse avrebbe dovuto farlo anche lui, in fondo non avrebbe fatto del male a nessuno. Fu un attimo e la baciò. Come avrebbe potuto pensare che invece quel bacio a qualcuno avrebbe fatto male davvero? Come avrebbe mai potuto immaginare che a causa di quel piccolo gesto, a pochi metri da lui un cuore si era appena spezzato, un’anima stava cadendo nell’oblio.
 
Le ragazze erano arrivate nella villetta al mare, avevano sistemato le loro cose e Bunny le aveva aiutate per smorzare un po’ la tensione. Aveva passato addirittura un’intera ora guardando i vestiti buttati sul letto di Morea, per scegliere quello che avrebbe indossato, consapevole che probabilmente in realtà si sarebbe presentata da lui con indosso ancora il suo sailor fuku, ciononostante tutte e quattro le sue amiche erano alle sue spalle consigliando questo o quell’abbinamento, non volendo concentrarsi neanche loro sulla pazzia che stava per fare. Bunny era così nervosa da non riuscire a smettere di tremare, finchè non prese tutto il coraggio che le era rimasto in corpo, decidendo di andare, perché se non fosse partita in quel momento non sarebbe partita più. Le ragazze avevano chiuso tutte le finestre, sapevano che il cristallo d’argento, una volta sprigionato il suo potere, avrebbe emesso un bagliore fortissimo, e non volevano certo che qualche curioso fosse richiamato dal suo brillare. Bunny si era trasformata, ed era al centro della stanza, le sue compagne la guardavano febbricitanti anche loro. Era lei quella che doveva partire, ma non si erano mai separate, e l’idea che lei dovesse affrontare tutto questo da sola non le tranquillizzava affatto. Marta era sull’orlo della crisi e le afferrò la gonna, come una bimba impaurita che si attacca alla mamma, «Ma sei sicura che non vuoi che veniamo con te?» Rea subito la spalleggiò, anche lei sarebbe stata molto più tranquilla sapendosi al suo fianco, «Si Bunny, noi potremmo esserti di aiuto», «Facci venire con te. Se ti perdi? Non ci sei mai stata, non sai neanche dove andare, se non lo trovi??» disse preoccupatissima Morea. «Morea, non ho bisogno di sapere dove sarò, io lo troverei ovunque, mi basterà concentrarmi su di lui, e io conosco ogni lineamento del suo viso, conosco a memoria ogni ciuffo ribelle, niente di lui è confuso o sfuocato nella mia mente». Sorrise infondendo un po’ di tranquillità in ognuna di loro. Sapevano che diceva la verità, avevano accettato il sentimento incondizionato che la loro principessa provava per quel ragazzo, contro ogni destino e contro ogni difficoltà. Amy le si avvicinò prendendole le mani, poi rivolgendosi alle altre: «Lasciatela stare, è una cosa che deve fare da sola, è giusto così. Bunny, noi ti aspetteremo qui! Buona fortuna amica mia» La abbracciò stretta, con le parole le diceva di andare, ma quella stretta sembrava volerla tenere lì per sempre, al sicuro! Si avvicinarono anche le altre, abbracciandosi tutte insieme per qualche minuto, poi la lasciarono libera, magari.. prima sarebbe andata, prima sarebbe tornata, e anche se non fosse tornata… sapevano che sarebbe stata felice, e questo in fondo, per il grande amore che le legava, bastava a tutte. Lei richiamò a sé il cristallo d’argento che rimaneva sospeso nelle sue mani con l’aspetto di una bellissima ninfea, «A presto ragazze!» Lo strinse e chiuse gli occhi. Davanti a lei l’immagine di Seiya le sorrideva. Vedeva il suo corpo, quel corpo che l’aveva sempre protetta, e che si era parato davanti a lei, incurante di qualsiasi attacco e di qualsiasi ferita. Vedeva le sue mani, quelle mani che tante volte l’avevano stretta per darle conforto, che tante volte l’avevano accarezzata innocenti, senza chiedere niente di più e niente di meno, solo la sua vicinanza. Vedeva il suo sorriso, quel sorriso che non le aveva negato neanche il giorno della sua partenza, quel sorriso che non riusciva a negare nessun sentimento che cercava di celarsi alla vista di tutti quelli che avevano provato a dividerli, senza poterci riuscire. Vedeva i suoi occhi, quegli occhi blu come l’oceano dove sarebbe annegata volentieri se solo avesse avuto il coraggio di farlo, e che ora voleva rincontrare disperatamente, per potercisi specchiare anche solo un’ultima volta. Vedeva Lui e desiderò solo di poterlo raggiungere. Il cristallo nelle sue mani cominciò a brillare, sempre di più, finché la luce abbagliante non la avvolse completamente. Toccò il suo picco più alto per poi dissolversi nel nulla. Lasciando la stanza completamente al buio. Amy accese la luce. Era andata. Si guardarono tutte «Speriamo che vada tutto bene.» Nessuna aggiunse altro. Non gli rimaneva che avere fiducia in lei. Non gli rimaneva che attendere.

Si aspettava di ritrovarsi a casa di Seiya.. invece si rialzò tossendo e togliendosi di dosso erba e terriccio. Il viaggio, anche quello era stato molto più lungo di quello che si aspettasse.. non si rendeva bene conto di quanto fosse durato, ma guardando il cielo capì che la notte ormai era scesa da un po’, già il cielo.. il cielo di Kinmoku l’aveva lasciata senza parole, non vi era la luna a illuminarlo, ma decisamente comprese in quel momento, perché lo chiamavano il pianeta delle stelle. Ogni stella era più bella di quelle a cui era abituata, ognuna di esse era più grande e più luminosa. Di fronte a quello spettacolo.. la sua luna era poca cosa.. Ma dovette distogliere lo sguardo, diverse voci e diversi rumori attirarono la sua attenzione. La trasformazione, per lo sforzo del duro viaggio, si stava sciogliendo, non voleva farsi vedere da sconosciuti in quel frangente.  Si nascose meglio che poté dietro una grande quercia che si trovava proprio lì vicino, e quando la trasformazione fu completamente sciolta ridandole un aspetto, non comune, ma quasi.. si sporse per capire meglio quale fosse la situazione in cui si trovava. Si mise di lato all’albero, lasciando la mano e il braccio sinistro nascosti dietro la pianta, poi si guardò intorno. La serata pareva ricca di eventi che non si sarebbe mai aspettata, quella dove era arrivata sembrava una festa, sfarzosa ed importante, tanto da sentirsi inadeguata, l’unica cosa che riusciva a pensare era che con tutto quello che aveva portato si sarebbe presentata a lui, a quella festa, con un paio di jeans a vita bassa, strappati e con i risvolti, una maglietta dell’hard rock blu, e delle converse basse e gialle ai piedi! Si riparò di nuovo dietro la quercia, vi si appoggiò contro con le braccia incrociate e diede un paio di lievi testate al tronco, cercando di parlare a se stessa:  “ok Bunny, ora calmati! Queste sono solo sciocchezze! Hai fatto tanto la dura.. e ora che fai? Ti rintani come un coniglio?? NO!!! Hai fatto troppa strada!! Ora esci da questo stupido albero e vai a cercarlo!!! Sicuramente il primo che passa lo conoscerà.. è pur sempre Seiya, si farebbe riconoscere ovunque..”
Si avvicinò di qualche passo a dei ragazzi, li scelse perché anche loro erano vicini ad un altro albero, e quella sera sembrava che gli alberi le fossero amici, poi con molta timidezza e la voce tremante si decise a interrompere la loro conversazione: «ehm.. per..perdonatemi, credo.. di essermi persa.. io starei cercando un ragazzo, si chiama Seiya.. Seiya Kou» i ragazzi la squadrarono da capo a piedi, non era proprio la tipica ragazza che si vedeva in giro, non da quelle parti.. non vestita in quel modo almeno.. e poi uno singhiozzando finalmente rispose «Ma il capitano Seiya Kou?» Lei rimase un po’ incerta, «Capitano?.. » che fosse la stessa persona? «io veramente credevo che.. che fosse un cantante!» «Guarda biondina, su cantanti non so che dirti.. (un altro singhiozzo) ma se cerchi il capitano è lì infondo stiamo festeggiando il rientro da una missione, e poi quel pazzo di Kou ha anche annunciato il suo fidanzamento, dopo appena un anno» tutti cominciarono a ridere, offrendole anche da bere, poi una ragazza, molto più gentile le disse «Ah guarda è proprio lì, seduto!» La testa già le scoppiava, FIDANZAMENTO??? Ma di cosa parlavano?? Girò il viso verso destra, alzò lo sguardo e lo vide. Era lui, era lì a pochi passi, era bellissimo, e lei ricominciò a tremare. Stava per fare un passo avanti quando si fermò, non era solo, guardava sorridente una ragazza seduta vicino a lui. Lei rideva e lui……. Lui la baciò.

La ragazza la guardò preoccupandosi, la vedeva tremare, gli occhi sbarrati «ehi?? Ti senti bene?» «Cosa?» «Dico, ti senti bene? Vuoi un po’ d’acqua? Io non lo conosco di persona, ma se vuoi te lo chiamo..» «NO! No scusa, cioè.. non serve, non è lui, mi..mi.. mi sono sbagliata… Ho sbagliato tutto» Bunny indietreggiò di qualche passo poi non potendo reggere più quella scena, si girò di spalle e corse via. Correva, non sapeva verso quale direzione, ma continuava a correre, lontano da lui, lontano da tutto quel dolore, lontano da tutti gli sbagli che aveva commesso, lontano dal tempo che non aveva cambiato lei, ma che, a quanto pareva, aveva cambiato lui! Nella testa solo quella maledetta frase “quel pazzo di Kou ha annunciato il suo fidanzamento” Negli occhi solo quella maledetta scena: l’amore della sua vita che baciava un’altra donna. Si fermò per un attimo, voleva tornare a casa, al sicuro, da chi ancora la amasse, ma chiudendo gli occhi la scena non cambiava. Lui era sempre lì e tra le sue braccia c’era la sua fidanzata. Allora continuò a correre, finché la sua corsa non fu arrestata da un laghetto, era in trappola, e il cristallo d’argento non riusciva a brillare. Si inginocchiò sulla riva, le lacrime le appannavano la vista, ma lo stringeva forte a sé implorando, dondolando con la schiena avanti e in dietro «Ti prego, ti prego, ti prego portami via, portami via da qui, portami a casa» Lo fissò e delle lacrime di disperazione caddero sul cristallo. Il cristallò le assorbì e finalmente iniziò a brillare, la bellissima ninfea apriva sempre di più i suoi petali, ed altre lacrime caddero, stavolta però senza posarsi, cominciarono a volteggiare intorno alla ninfea, creando delle orbite, due, quattro, sei, otto. Otto lacrime si erano trasformate in otto piccoli diamanti, ognuno di un colore diverso. Ciascuno di essi tracciava un’orbita intorno al cristallo continuando a muoversi, sempre più velocemente,  e quest’ultimo prendeva sempre più luminosità, fino ad avvolgere completamente la sua custode, per poi dileguarsi un’altra volta.

Una luce fortissima investì la spiaggia, un bagliore mai visto prima di allora. Era notte fonda e Marta che aveva lasciato la finestra aperta ne fu investita e svegliata, si guardò un attimo intorno per comprendere cosa stesse succedendo poi urlò:«Ragazze!! Ragazze svegliatevi».  Si precipitarono in spiaggia, l’energia emanata sembrava simile a quella di Serenity ma era molto più forte, molto più intensa. Anche i capelli che riuscivano ad intravedere, sembravano quelli della principessa, ma non erano dorati, erano bianchi, eterei, come la luce che si stava sprigionando. Poi il bagliore cominciò a ritrarsi, tutta quell’iridescenza stava tornando indietro, al suo punto d’origine, richiamando a sé anche il biancore dei capelli. E quando sulla spiaggia tornò la quiete, era rimasta solo Bunny, con i capelli ancora dorati e con in mano i frammenti di quello che era stato il cristallo d’argento. Corsero ad abbracciarla, non sapevano cosa fosse successo, ma la vedevano disperata. Lei ripeteva solo «è troppo tardi, è troppo tardi!»

Entrambi si allontanarono, Seiya ci aveva provato, ma non era quello il sapore che avrebbe voluto sentire in un bacio, non era quello il profumo che lo faceva impazzire ogni volta, si scusò immediatamente. Saphira si era ritratta ancor prima, aveva imparato ad apprezzarlo ma l’affetto che gli rivolgeva era molto più simile a quello che si prova per un fratello minore che non per un amante. «Seiya no, ma che ti prende?» «Scusami! o dio.. scusami, Saphira non volevo davvero! Sono ubriaco e non ci capisco più niente». Non voleva perdere la sua amicizia per quel gesto sconsiderato, dettato solo dalla tristezza e dai fumi dell’alcool, così per farle comprendere il suo rammarico decise di raccontarle la sua storia, la storia della donna alla quale aveva dovuto rinunciare, la storia del suo amore e del suo dolore.
La storia di colei che aveva perso in quell’istante, senza che lui se ne accorgesse. Ma forse questo non lo avrebbe mai saputo.
 
In due punti opposti della galassia due donne aprirono gli occhi di scatto, due donne avevano captato un’energia che non doveva apparire, non ancora.
In due punti opposti della galassia due donne decisero di partire nello stesso momento.
Si ritrovarono davanti alle porte del tempo, arrivate contemporaneamente,  si fissarono a lungo, poi una delle due prese la parola «Non doveva rivelarsi, non ancora!» «Qualcosa è cambiato» «Dobbiamo andare da lei Pluto». Sailor Pluto guardava il suo portale, il suo scettro e non capiva! Niente di tutto quello che era appena successo sarebbe dovuto accadere. Ma allora perché? «Io non capisco, com’è possibile?» «Pluto, dobbiamo andare da lei. E tutti dovranno sapere.» «è troppo presto» «No, è giunto il suo tempo, non è il suo passato e non è il suo futuro. È il suo tempo» La protetta di Plutone rimase in silenzio a riflettere su quelle parole, poi la guardò «Hai ragione Galaxia, andremo da lei!»

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Le ragazze avevano portato dentro Bunny a fatica, la combattente della luna era ritornata stremata nel corpo e distrutta nell’anima. Cercarono di farla parlare, di capire cosa fosse successo, ma Bunny si ostinava a rimanere in silenzio. Rinchiusa nella sua mente, dove cercava di negare a se stessa che quello che aveva visto, e che aveva ascoltato fosse reale. Morea appoggiò i frammenti del cristallo d’argento sul tavolino guardandoli perplessa, purtroppo vagavano nel buio. Cercarono di collegare gli indizi sconnessi che avevano racimolato: Bunny esausta, il cristallo distrutto, quel “è troppo tardi” che aveva ripetuto fino allo stremo, fino all’annebbiamento totale. Stavano immaginando il peggio, e questo le spaventava. Tuttavia non potevano continuare ad insistere, non con Bunny in quelle condizioni. La fecero sdraiare a letto e attesero che il mattino con la sua luce portasse un po’ di chiarezza.  

Il giorno seguente Rea entrò nella stanza di Bunny, era ormai pomeriggio inoltrato e pensò che fosse giusto provare a svegliarla, ma Bunny non dormiva, era sdraiata sul letto con la schiena rivolta al soffitto, il viso di lato verso la finestra, e lo sguardo perso nel vuoto. La protetta di Marte si sedette sul bordo del letto, sfiorandole il volto con il dorso della mano, guardò le sue compagne che piano stavano entrando dietro di lei, e poi con una voce premurosa e straziata dall’evidente dolore della sua amica, cominciò a parlarle: «Bunny.. come stai? Ti va di raccontarci cos’è successo? » Rimase stupita dal sentirla parlare, non si aspettava ancora una risposta, «è fidanzato!» «Chi?» quella domanda banale fu dettata più dallo sconcerto che dall’inconsapevolezza, era abbastanza ovvio a chi lei si stesse riferendo… « Seiya… Seiya è fidanzato, sono capitata alla sua festa di fidanzamento.. che fortuna eh? Pensate se fossi capitata il giorno del matrimonio.. quello si che sarebbe stato esilarante..» affondò la testa nel cuscino, lo strinse con le braccia contro il suo viso per impedire alle lacrime di sgorgare ancora, ma risultò impossibile. «Ragazze per favore, lasciatemi da sola, per favore.»  Uscirono dalla stanza abbattute, per quanto non fossero preparate allo sconvolgimento che avrebbe portato un’unione tra Bunny e Seiya, al vederla in quello stato eran preparate ancor meno.  «Cosa dobbiamo fare ora?» «Non lo so Amy.. lasciamole un po’ di tempo.. vedrai che si riprenderà..» «No Morea! Non si riprenderà.. non stavolta.. al contrario di quanto dicesse, non è pronta a pagare le conseguenze di tutto questo, dobbiamo fare qualcosa!».. «Marta facciamo passare un po’ di tempo, se non reagisce ci penserò io.. so già cosa fare.» «Cosa vuoi dire? Che cos’hai in mente Rea?» «Fidatevi di me, è l’unica cosa che possiamo fare. È l’unica cosa che ci sia da fare.»
Dopo quattro giorni la situazione non mutava, Bunny non si alzava dal letto e ancora non aveva toccato cibo, le quattro guerriere avrebbero preferito affrontare qualche demone piuttosto che stare a guardare la loro amica deperire, e Morea, protettiva com’era sempre stata, si ritrovò completamente esasperata, «Basta io non ne posso più, se continua così si ammalerà!! Chiamo Heles, magari lei riuscirà a farle mangiare qualcosa!»  Le altre non obbiettarono, forse Heles, con il suo pugno ferreo, sarebbe stata l’unica a riuscire, quantomeno a costringerla a reagire.

Heles e Milena si trovavano sul terrazzo di casa loro, quella mattina avevano ricevuto una visita gradita quanto inaspettata, sulla loro soglia si era presentata Sidya, era sorridente ma qualcosa nel suo sguardo la tradiva, c’era incertezza nei suoi occhi, e anche un velo di tristezza. E cosa più insolita, non era sola, un’altra donna la accompagnava, giusto due passi dietro di lei, Galaxia la seguiva sicura. Sedute al tavolino del terrazzo sotto un ombrellone, bevevano tranquille un thè freddo, cercando di fare conversazione. Sidya  chiedeva se fosse successo qualcosa di particolare, se scorresse tutto tranquillo, ma Heles la conosceva fin  troppo bene per fidarsi del fatto che quella fosse una visita di cortesia, e poi la presenza di Galaxia non poteva che confermare le sue teorie, «Avanti Sidya, dicci perché siete qui, ci deve essere un motivo se Lei è qui, non che non mi faccia piacere rivederti, ma andiamo.. non ci avrete preso per delle stupide!» Galaxia sorrise divertita, «Certo che sei diretta tu, eh Heles? È vero c’è una ragione importante se siamo qui». Milena le rispose subito: «è per l’energia che si è presentata qualche sera fa vero? Era molto potente, supponevo di vedere presto Sailor Pluto, ma tu Sailor Galaxia.. tu cosa c’entri??» La protettrice della Via Lattea stava per rispondere ma fu interrotta da un suono proveniente dall’interno. Il telefono squillava insistente quindi Heles si alzò per andare a rispondere: «Pronto?» «Heles sono Morea.. abbiamo bisogno del tuo aiuto! Bunny ha bisogno del tuo aiuto, potreste raggiungerci per favore?» «Che cosa è successo?»  «Venite qui, vi spiegheremo tutto con calma» Morea le diede l’indirizzo per potersi fare raggiungere, la salutò e poi riattaccò. Heles era più preoccupata di prima, ormai non erano più sospetti i suoi, ormai erano certezze. Qualcosa era accaduto, e quel qualcosa riguardava Bunny, non poteva essere una coincidenza. Ritornò dalle sue improbabili ospiti «Milena dobbiamo andare, Sidya veloce diteci cosa siete venute a dirci!» Sidya lanciò un ultimo sguardo a Galaxia e poi sospirò, e finalmente si decise a raccontare la verità! «Sailor Cosmos si è rivelata!» «E chi sarebbe?» chiese molto stupita Milena, «è Bunny» Milena si girò di scatto, fu Heles a rispondere a quella domanda. Poi Sidya riprese, «Già è Bunny, Sailor Cosmos è l’ultima trasformazione di Sailor Moon. La più potente. Ora tutto il cosmo dipenderà dal suo potere, ma questo non doveva succedere, non ancora, Sailor Cosmos doveva essere l’esternazione del massimo potere della Regina Serenity, e non riusciamo a capire perché si sia già manifestata, ormai però è accaduto e siamo qui per andare da lei, deve essere presentata a tutte le guerriere Sailor, e dovrà essere fatto sulla luna, e poi… » Sidya si morse un labro, anche per lei era troppo da chiedere, Bunny era così giovane, purtroppo quello era il suo dovere, e quello andava fatto. «Heles.. dovrà essere incoronata, dovrà prendere il suo posto! Le spetta di diritto. Ma anche per dovere.» «Ma non ha neanche 20 anni Sidya!! È una ragazzina!!» «Ma non possiamo impedirlo è il suo destino!» «Al diavolo, siamo alle solite, No! Non puoi farle questo, non c’è nessun pericolo, e fino ad allora la lascerai in pace!! La lascerete in pace!! O ve la vedrete con me!! Ora dobbiamo andare da lei, scusateci.. » Heles cercava un modo delicato per far capire alle due che dovevano andar via.. ma Sidya non voleva mollare la presa, «Veniamo anche noi» «No Sidya dalle un po’ di tempo» «Ma lei deve sapere!» «Non è questo il momento!» «Perché? Cosa non mi vuoi dire? Tu sai perché la sua energia era sparita dalla galassia per poi ricomparire più intensa, non nascondermelo!» «Incredibile,  qualcosa è sfuggito alla guardiana del tempo e dello spazio? Perdi colpi Sailor Pluto!?! Comunque, ti ripeto, non è questo il momento, ora scusateci ma dobbiamo proprio andare!» «Quando farete ritorno?» «Tra una decina di giorni, credo, fino ad allora Sidya, non voglio avere tue notizie.» Furono quelle le ultime parole di Heles, furono severe e decisamente poco amichevoli, ma l’unica cosa che le interessava in quel momento era proteggere la sua principessa, la sua amica, e lo avrebbe fatto, l’avrebbe difesa anche dalla protetta di Plutone e dalla protettrice della galassia, se avesse dovuto. Poi Galaxia: «Non dimenticare che siamo dalla stessa parte Heles», ma lei non rispose, rientrò in casa per preparare qualche bagaglio, sarebbero partite immediatamente. Milena le accompagnò alla porta, tutte e tre rimasero in silenzio, non si erano dette molto, ma avevano detto tutto. Le due uscirono, Milena stava per chiudere la porta quando la voce di Sidya la fermò, «Aspetteremo fino al vostro rientro Milena, non oltre..» poi se ne andarono. Milena raggiunse Heles, stava buttando qualcosa alla rinfusa in una borsa, «Milena sbrigati, partiamo subito, raggiungiamo le altre, resteremo tutto il tempo necessario.» «D’accordo, ma sai bene che non potremo impedire quello che succederà, sarà meglio avvertire Bunny» «No! È Pluto che non sa bene di quello che sono capace! Milena…» Heles si fermò un attimo per guardarla negli occhi, le si avvicinò:«.. sei stata proprio tu a farmelo capire.. Bunny ha bisogno della sua libertà, se la merita, e ora non possiamo voltarle le spalle. Se Sailor Cosmos dovrà essere presentata alle altre guerriere Sailor bene, sarà fatto! E anche Bunny non si tirerà indietro, ma l’incoronazione no! È troppo presto!» «E come potremmo impedirlo?» Sul viso di Heles si disegnò uno stretto sorriso, gli occhi erano bassi ma beffardi «Credimi, noi non dovremo fare proprio niente, ci penserà Serenity a rimettere le sue guerriere al loro posto, Sidya, ma ancor di più Galaxia, ignorano di aver trovato pane duro per i loro denti!» Milena sorrise, completamente convinta dalle parole di Heles, finirono di fare i bagagli, entrarono in auto e si misero in viaggio.

Una volta arrivate cercarono la casa e bussarono, Amy andò ad aprire e le fece entrare, non prima di averle abbracciate entrambe, le ragazze si salutarono calorosamente, tutte tranne Marta che rimase un po’ più in disparte, restava sulla soglia della stanza lanciando uno sguardo nella direzione di Bunny, controllava in ogni momento che la ragazza stesse bene, ogni movimento, ogni respiro, e anche se non voleva darlo a vedere, l’idea che avessero bisogno di Heles per farla riprendere, non le piaceva poi un granché. Quando Bunny si era allontanata da lei ne aveva sofferto molto, e ora che la sua migliore amica stava male, l’idea che non fosse capace di sostenerla la feriva profondamente, ma non era il momento di farsi problemi egoistici e lo sapeva bene, per cui si diresse da Heles mostrandole gratitudine per essere corsa alla loro chiamata, poi guardandola seria, «Non mangia da giorni, non si alza, non vuole parlare con noi, il cristallo d’argento è distrutto ma non sappiamo perché. Sappiamo solo che 5 giorni fa il pomeriggio è partita per Kinmoku, voleva andare da lui, e la notte stessa era inginocchiata sulla spiaggia disperata perché, a quanto abbiamo capito lui è fidanzato, da allora è rimasta così, in quella stanza». Heles era furiosa, Milena completamente spiazzata. La protetta di Urano si voltò verso quella di Nettuno: «te lo avevo detto che era un idiota!!!» Poi cercò di calmarsi, facendo un lungo respiro, rivolgendosi a tutte:  «Ci penso io, voi preparate la cena, stasera si siederà a tavola anche lei.»
Heles entrò nella stanza, non proprio delicatamente come si sarebbero aspettate le altre, spalancò la porta e si avvicinò al letto, non si sedette. Le ragazze intanto provavano a sbirciare, ma da come era entrata nella camera non doveva tirare una buona aria lì dentro, e non volevano certo che Heles se la prendesse con qualcuna di loro, fintamente disinteressate apparecchiavano e cucinavano, buttando qualche occhiata cercando di non farsi notare, finchè non dovettero più scollarsi perché la voce di Heles arrivò in soggiorno distintamente. «BUNNY e ora di cena alzati!» «Non ho fame» «Questa non è una cosa che mi interessa, ora ti alzi da questo letto, ti fai una doccia e ti siedi a tavola!» «Heles lasciami in pace ok?? Non ho nessuna voglia di fare quello che vuoi tu stasera!» «Ah si? Io invece dico proprio che ti alzi, altrimenti ti faccio alzare io». Non le diede il tempo di ribattere stavolta, scansò bruscamente il lenzuolo che la ricopriva, la prese in braccio e uscì dalla stanza. «HELES METTIMI GIù» Bunny urlava e scalciava ma lei la teneva ben salda. Tutte le ragazze assistettero alla scena mute e sconvolte e quando Heles chiese dov’era il bagno continuarono a non fiatare, mentre Rea alzava il braccio indicando la direzione della porta giusta. Heles la aprì spingendola con un piede «Vuoi che ti metta giù? Eccoti accontentata!» la mise seduta nella vasca e aprì il getto dell’acqua fredda. Bunny buttò un urlo «Heles no è gelidaaa!!» «Meglio! Così ti rinfreschi un po’ le idee ragazzina. Ora fatti questa benedetta doccia e poi vieni di là, hai dieci minuti! E non costringermi a tornare a prenderti perché lo faccio!!» Si guardarono con sfida, ma poi… poi scoppiarono a ridere «ok, ok mi arrendo! Dieci minuti e arrivo» Heles sorrise soddisfatta, ma poi piano piano il suo sorriso si spense, come la risata di Bunny che in qualche istante mutò in un altro pianto. «Ho sbagliato tutto, ho aspettato troppo, o semplicemente gli ho dato troppa importanza… forse mi sono immaginata tutto, forse eravamo solo amici, io non lo so più.. non so cosa pensare.. mi sento così vuota.. Heles cosa devo fare? Io non lo so.. ti prego dimmelo tu..» Se la ritrovò tra le braccia, un cucciolo bagnato in cerca di protezione, in cerca di un rifugio. «Ok, te lo dico io, fatti una bella doccia, poi Milena viene a spazzolarti i capelli e stiamo di là con le altre hai capito?» Bunny si limitò ad annuire, Heles le diede un bacio sulla fronte e uscì dal bagno per andare da Milena.« Ok io l’ho fatta alzare, ora parlaci tu perché non ho nulla di buono da dire su quel deficiente e peggiorerei solo la situazione» Milena stava per andare da lei quando Rea la fermò, «Milena, aspetta… le vorrei parlare io» «Ma certo, d’accordo», così fu lei dopo un po’ di tempo ad entrare nel bagno.
«Bunny, sono io, posso?» Bunny era davanti allo specchio stava spazzolando i suoi lunghi capelli, la doccia l’aveva fatta riprendere un po’, anche se gli occhi rimanevano gonfi e arrossati «Certo vieni pure» Rea le prese la spazzola dalle mani, e Bunny tirò lo sgabello lì vicino per potersi sedere, poi Rea cominciò a pettinarla, e dopo averla guardata nel riflesso dello specchio, posò lo sguardo attento sui capelli dorati, «Vedrai che passerà Bunny, ci vorrà del tempo… ma lo supererai, vedrai… che sarai di nuovo felice, avrai di nuovo voglia di scherzare.. e… magari anche di un bel gelato» Rea provò a ridere ma l’espressione truce di Bunny non cambiava, poi la biondina alzò lo sguardo nello specchio, per incontrare quello dell’amica dietro di lei, «Come fai ad esserne così sicura?» «Perché l’ho visto Bunny, e l’hai visto anche tu…» Rea però lo distolse di nuovo, forse neanche lei era convinta delle sue parole, ma doveva crederci.. qualcuno avrebbe dovuto pur farlo, «Bunny, forse.. forse hai già affrontato tutto questo, forse lo hai già superato una volta, forse sei riuscita a metterlo da parte e hai ritrovato l’amore che ti lega a Marzio» Bunny si alzò di scatto voltandosi verso di lei, questa volta non sarebbe potuta scappare dai suoi occhi increduli «Rea ma si può sapere cosa stai dicendo??» «Bunny… abbiamo visto il nostro futuro.. sai già come sarà la tua vita, magari potresti ripartire da questo…» «NO!» «Bunny ascolta.. hai perso Seiya, ma puoi avere ancora la piccola Chibiusa, puoi essere Regina, magari è questa la cosa migliore» «Migliore per chi?? Rea tu dovresti essermi amica.. come puoi dirmi una cosa del genere?» «è proprio perché ti sono amica che te lo sto dicendo Bunny! Non voglio che una mattina tu possa svegliarti e rimpiangere la vita che avresti potuto avere! A volte non si vince contro il destino!» «STO Già RIMPIANGENDO LA VITA CHE AVREI POTUTO AVERE REA!!! Quella con Seiya! Quella felice che tutti voi mi avete voluto negare, quella allegra, spontanea, quella vera, che avrei scelto io e non imposta da altri! Perché non lo vuoi capire? Non tornerò da Marzio! Io non lo amo più! Io voglio essere me stessa e non fingere di essere qualcuno che non sono» «Ma Serenity ama alla follia Endimyon» «SONO IO SERENITY!! Con qualsiasi nome vogliate chiamarmi… sono sempre io!! Come fai a non capire?? Ed Endimyon è Marzio!!! Siamo sempre noi.. e io sarei sempre questa Rea.. anche se avessi una corona in testa sarei sempre questa!! Non mi trasformerei per magia in un’altra persona… Sono la principessa della Luna e in passato ho amato il principe della terra, poi ho scoperto che lo avrei sposato e che avremmo avuto una figlia e magari una vita meravigliosa, ma.. in mezzo c’è la mia di vita! Mi rinfacciate dalla mattina alla sera del mio passato e del mio futuro, ma il mio futuro può cambiare! E se dipenderà dal mio presente ben venga, perché è questo che ho intenzione di fare, vivere il mio presente!! E non lo farò con Marzio!» Aprì la porta quasi con violenza, e si diresse dalle altre, Rea la seguì preoccupata «è bene che tutte lo sappiate, perché non tollererò un’altra discussione, non accetterò neanche una parola da nessuna di voi sulla MIA vita, Io Bunny, o Serenity se preferite visto che ci tenete tanto, ho lasciato Marzio, o Endimyon, scegliete voi questo maledetto nome, la sostanza non cambia. E non ho nessuna intenzione di tornare indietro, sono stata abbastanza chiara? Non sono confusa, non sono annebbiata dal dolore, e non sono impulsiva!! Ho avuto due anni di tempo per pensarci! Anzi tre se vogliamo dirla tutta! Non è stata colpa di Seiya, io mi sono innamorata di lui mentre Marzio era via, e mi sentivo vulnerabile ma.. lo avrei amato in ogni caso, con o senza Marzio, con o senza Caos. So per certo che lo avrei amato in ogni caso perché… perché è lui.. è pazzo, è sconsiderato, è irriverente.. ed è semplicemente stupendo, ma aldilà di Seiya, avrei comunque lasciato Marzio, perché non ci sto più bene! Perché non abbiamo niente in comune, perché ho solo 20 anni e quando sto con lui mi sembra di averne più di cento. Ragazze non fraintendetemi, Marzio è una persona fantastica.. ma non è la persona per me, e soprattutto io non sono la persona per lui e non voglio esserlo, perché significherebbe rinnegare tutte le mie emozioni, tutte le mie speranze e tutti i miei sogni. Non mi guardate così.. non sono un mostro, io voglio bene a Chibiusa, ma ora come ora non riesco a sacrificare tutta la mia vita per lei, e chiederò perdono per questo, ma non adesso, e non a voi! E se tu Rea, credi che io abbia già passato tutto questo, allora accetterai anche che io abbia avuto bisogno di distanza, e che abbia avuto bisogno della libertà di poter scegliere. E se un giorno davvero tornerò con Marzio, allora ti dirò che avevi ragione, ma fino a quel giorno non voglio guardarmi alle spalle. Da oggi in poi andrò solo avanti, e per me è già difficile farlo senza Seiya, se non impossibile,  ma se dovrò, se non accetterete questo, con la morte nel cuore vi dico che lo farò anche senza di voi!»
Poi calò il silenzio.. tutte avevano ascoltato, e tutte avevano capito fin troppo bene la volontà di Bunny, Marta si avvicinò a lei, senza commentare e senza ribattere, la abbracciò. Poi si girò verso Morea «beh ma è pronto?? Io sto morendo di fame!!» Milena prese l’acqua dal frigorifero e la posò sul tavolo, «Dai su sedetevi» «mmh che profumino.. Morea cosa ci hai preparato?» «Tieni Heles assaggia dimmi se il sale è sufficiente..» «Si è perfetto, come sempre» Bunny si sedette a tavola ancora un po’ confusa, Amy le fece una carezza sui capelli ancora bagnati e sciolti «Non li asciughi?» «ehm.. no mi fa troppo caldo» «va bene magari ti si faranno un po’ mossi.. meglio no? Ogni tanto.. per cambiare..» «già..» non sapeva cos’altro rispondere, le sue amiche l’avevano stupita ancora una volta. Solo Rea alle sue spalle la guardava ancora non convinta, ma poco dopo si sedette ugualmente e la serata continuò spensierata come tante altre.     

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Grazie a chiunque passi di qui, a chi segue e a chi ha messo questa mia stoiria tra le preferite. E un grazie particolare a chi recensisce, perchè la rende ancora più speciale per me!  




La cosiddetta vacanza era giunta al termine, Bunny aveva provato a non pensare a tutto quello che era successo, non c’erano state più discussioni, nessuna di loro aveva tirato fuori l’argomento, proprio come aveva chiesto. Avevano provato a divertirsi, ma non erano mancati i momenti in cui si isolava, persa nei suoi pensieri, e anche se tentava di nasconderlo, i suoi occhi non potevano mentire per lei. Rea era rimasta spettatrice discreta, senza provocare altri turbamenti, ma sapeva fin troppo bene cosa stesse provando la sua amica, e non avrebbe lasciato le redini del suo futuro in mano alla casualità. Ritornate a casa decise di lasciarle ancora tempo, ma per quanti giorni e quante settimane passassero, la luce negli occhi della principessa della Luna non si riaccendeva, la stella che aveva dentro di lei non brillava più. Nonostante andasse avanti con la sua vita, qualcosa si era spezzato. Rea non riusciva a capacitarsene, vedere quella ragazza piena di vita e piena di amore, andare avanti quasi per inerzia, le faceva stringere lo stomaco, e anche se temeva di perderla, qualcosa dentro di lei le urlava che l’idea che aveva cominciato a girarle in testa, non appena la vide su quella spiaggia, avrebbe potuto essere quella giusta, se non l’unica.

Fu così che la combattente del fuoco, si ritrovò un pomeriggio a fissare un campanello, indecisa e tormentata, ma ormai era lì e non si sarebbe tirata indietro. Il suo compito era difendere i reali e il regno, e quello avrebbe fatto. Suonò. «Rea, ma che sorpresa, non mi sarei mai aspettato di vederti qui.» «Ciao Marzio, io avrei bisogno di parlarti..» «Vieni.. entra.» La ragazza si accomodò sul divano in soggiorno guardandosi intorno, era tutto perfettamente ordinato, troppo ordinato. Non c’era spazio per l’esuberanza di Bunny in quell’appartamento impeccabile, non c’era traccia di lei, se non per una fotografia riposta su di uno scaffale pieno di libri sulla medicina, la ritraeva felice con il suo Marzio e la sua Chibiusa;  tra le due non si capiva quale fosse la bambina, e Rea, si accorse in quel momento, guardando quella fotografia, che in essa non riconosceva più la donna che Bunny era diventata. Solo in quel momento realizzò che non sarebbe potuta tornare indietro, che non era stata la lontananza di Marzio a cambiarla, ma la sua continua presenza. Ad irrigidirla a poco a poco, a legarle le ali con un filo sottile e invisibile, ma che le impediva comunque di volare. Che stesse sbagliando? Eppure la regina Serenity era così felice.. come poteva sbagliare? E quel faccino paffuto con i capelli rosa?.. Come avrebbero potuto impedire la nascita della piccola Lady? Principessa della Terra e della Luna, destinata già in fasce alla grandezza. Lei stessa ne aveva intravisto il futuro nel fuoco sacro, scoprendo che avrebbe protetto la pace sulla Terra per lungo tempo, anche dopo i suoi genitori. Come impedire il bene dell’umanità per quello che poteva essere un momentaneo sperdimento? I suoi pensieri furono interrotti da Marzio che le porgeva qualcosa di fresco da bere, «Oh.. grazie.» «Figurati, allora.. di cosa mi volevi parlare?» Marzio si sedette nella poltrona di fronte a lei, e attese paziente che Rea snocciolasse il discorso che era andata a fargli. Rea lo fissava con un po’ di sgomento, lo vedeva nella sua camicia bianca, perfettamente inamidata, senza una grinza, e neanche una goccia di sudore con 30 gradi all’ombra… Ma come faceva?? Poi lo guardò negli occhi e si ricordò che lui era ancora lì in attesa. «Marzio sono qui per parlarti di Bunny.. per parlarti di te e Bunny.. so cosa è successo, ma non credo che tu voglia davvero buttare alle ortiche tutto quello che è stato e tutto quello che sarà per qualche incomprensione.» Marzio la guardava sconcertato, tuttavia era consapevole che quella storia non poteva essere chiusa con molta facilità «Rea… Bunny è stata molto chiara con me, non si tratta di incomprensioni.. lei non mi ama più, e io non la costringerò certo a stare con me. E poi sono altri i suoi “progetti”. Non sono più io l’uomo che vuole al suo fianco, e io onestamente me ne sto facendo una ragione...» «Io non credo sia così… non terresti quella fotografia in bella vista altrimenti.. e poi non ci sono “progetti” di nessun tipo». Non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe dovuto violare così la fiducia della sua amica, ma decise di essere sincera con il suo futuro re, e gli raccontò ogni cosa, del viaggio e del ritorno, del dolore e della debolezza, finché Marzio non ne poté più! «Mi stai chiedendo di fare da ruota di scorta?» «No ti sto dicendo che Bunny sta soffrendo, e lo fa anche per sua figlia, per Tua figlia! Ti sto dicendo che è sola e che ha paura, e sto anche cercando di rammentarti il tuo dovere, il Vostro dovere! Quello che dovete compiere insieme! E se tu fossi l’uomo maturo che vanti tanto di essere, lo capiresti! Capiresti che hai sbagliato e che non sei così perfetto come credi! Capiresti che si è sentita abbandonata! E se l’amassi davvero cercheresti di riprendertela in un modo o nell’altro.» Come negare? Come negare tutti gli errori che anche lui sapeva di aver commesso..? Quegli stessi errori che Bunny gli aveva urlato addosso, dopo aver provato a reprimerli, ma senza riuscire più a farlo. Quegli stessi errori che si rispecchiavano nei loro occhi pieni di lacrime e rancore, solo un paio di mesi prima. Perse lo sguardo nel bicchiere, vedeva il ghiaccio sciogliersi, essere sovrastato sempre più dal liquido, e si sentiva allo stesso modo. Sovrastato da doveri più grandi di lui. Alla deriva, lontano dal porto sicuro che era sempre stato l’amore di Serenity, ma neanche lui sapeva più cosa fosse giusto o cosa fosse sbagliato. «Non lo so.. io ho bisogno di pensare da solo Rea…» La protetta di Marte si alzò e si diresse verso la porta, lasciandolo ancora lì, su quella poltrona a riflettere. «Non pensarci troppo Marzio..» poi uscì da quella casa. Credeva che si sarebbe tolta un peso, invece uno ancora più pesante gravava ora sul suo cuore. Poteva solo sperare che quella, davvero, fosse la cosa giusta, o avrebbe portato solo più sofferenza a due persone a cui teneva. Ma tornò a casa, alla sicurezza del suo tempio, e altri giorni passarono lenti.

Una mattina di ottobre Bunny si trovava ad un tavolino all’aperto di un bar davanti all’università. Aveva scelto di frequentare un corso da fumettista, ma aveva anche deciso di seguire qualche corso di storia dell’arte e arte contemporanea, il mondo della pittura in particolare l’aveva sempre affascinata, il modo in cui la tela si impregnava di colore, quelle piccole imperfezioni che rimanevano rialzate per una pennellata passata d’istinto, quell’amore sprigionato da immagini che erano frutto di artisti conosciuti solo per fama, ma che rispecchiavano i sogni di tutti.. le davano serenità e le riempivano gli occhi e lo spirito di passione. Avrebbe passato ore ad osservare “gli amanti” di Magritte.. ritrovava se stessa nell’opera, ritrovava Seiya. Due persone che si amavano, un bacio impedito da due teli bianchi che li separavano, e in tutto questo poesia, passione e tormento. Rivedeva il loro amore coperto da un cappuccio che voleva tenerli lontani, un destino e delle circostanze che non gli avrebbero mai permesso un contatto, nonostante il sentimento che li accomunasse. E lei era lì, con un caffè lasciato a raffreddare, mentre con il libro aperto sulla pagina che mostrava il dipinto, riproduceva con il carboncino uno schizzo della sua opera preferita. Incurante di cosa le accadeva attorno e della sedia di fronte che veniva spostata, finché una voce non reclamò la sua attenzione  «…Posso sedermi?»

Marzio stava uscendo dalla facoltà, aveva sostenuto un esame di anatomia che ovviamente aveva superato con un 30 e lode, e stava per prendere un caffè dopo la lunga mattinata. Lo pagò al bancone e lo portò fuori, per consumarlo al sole tiepido di ottobre che ancora lo consentiva, quando, alzando lo sguardo la vide. Seduta ad un tavolino poco distante, c’era una ragazza che non avrebbe mai creduto di rivedere proprio lì, quella che era stata la sua ragazza, la sua compagna di battaglie e di vita. Pensò di rientrare per posare la tazzina e andare via, ma qualcosa glielo impedì. Non erano state le parole di Rea, anche se quel discorso ancora lo risentiva tutte le volte che non riusciva a dormire, ma fu qualcos’altro a tenerlo lì. La donna che aveva amato, la donna con cui credeva che avrebbe condiviso la sua intera esistenza, era a pochi passi da lui, ed era così bella! Concentrata su un foglio, le dita sporche di nero per sfumare i punti d’ombra, i piedi incrociati sotto la sedia e il peso appoggiato sul braccio sinistro, mentre con la mano destra impugnava la matita nera, e si arrabbiava gonfiando le guance perché qualcosa non stava venendo come avrebbe desiderato. Si accorse in quel momento quanto gli fosse mancata in quei mesi, e si avvicinò. Lei era troppo presa, non si accorse che qualcuno le si fosse avvicinato, scostando la sedia delicatamente, e chiedendole di potersi accomodare. Quando sentì la sua voce alzò subito lo sguardo, intrappolando i suoi occhi in quelli di lui. Non sapeva bene cosa fare, non si aspettava di vederlo proprio lì, non si aspettava che lui le chiedesse di potersi sedere. Non aveva voglia di affrontare ancora tutto questo, di ricadere in uno stato d’animo che a fatica stava provando a rialzarsi, ma non riuscì a negargli la compagnia per un caffè, così annuì. Lui prese posto, senza smettere di osservarla, mise lo zucchero nel suo caffè, e mentre girava il cucchiaino per mescolarlo, cominciò a parlarle con serenità, come un vecchio amico che non la vedeva da tempo. «Allora.. come stai Bunny?» Lei sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori: «Molto bene, grazie.. tu invece? Che ci fai qui? Non dovresti essere in ospedale?» Sapeva benissimo come stava, sapeva benissimo che quel sorriso nascondeva molto, troppo. Ma decise di ascoltare le sue bugie, senza mostrare dubbi. «No, avevo un esame, ho finito da poco.. e tu invece?» «Io sto seguendo dei corsi sull’arte, avevo un’ora di buco tra una lezione e l’altra e quindi eccomi qui ad aspettare.. com’è andato l’esame?» Lui sorrise compiaciuto, «Molto bene.» «Già… quasi retorica come domanda eh?» Rimasero lì a parlare tranquillamente, dell’università, del corso da fumettista, dell’ospedale, di tutte le cose che potevano sembrare banali, ma che alla fine riempivano una vita quotidiana. Senza drammi o colpi di scena, solo normalità, forse proprio quello che era sempre mancato nella loro di vita. Ridevano per qualche battuta, non sapendo con precisione neanche quanto tempo fosse passato, finché non furono interrotti. «Buongiorno..» «Sidya, Galaxia, ma cosa ci fate voi qui?» «Eravamo venute a cercarti a casa, tua madre ci ha detto che avremmo potuto trovarti qui, e dobbiamo parlarti Bunny, abbiamo aspettato anche troppo. Ma sono felice di trovarvi insieme.» Già insieme, entrambi ascoltarono quelle parole, ma ne rimasero colpiti in modi diversi. Marzio la guardò e sorrise, posandole una mano sulla sua. Lei guardò le loro mani vicine, quasi come se fosse all’esterno della situazione, e mentre in lui si accendeva la speranza di recuperare qualcosa, in lei si riaccendeva il timore di ritrovarsi di nuovo in trappola. Doveva fare qualcosa. Scansò la mano e guardò l’orologio, «mi dispiace, ma sono già in ritardo per la mia lezione. Ci possiamo vedere stasera al santuario da Rea. Alle nove sarò lì.» Raccolse le sue cose in fretta e si diresse con passo svelto verso la sua aula. Marzio rimase a guardarla andare via, poi si alzò cercando di defilarsi il prima possibile, augurò una buona giornata e andò via anche lui senza voltarsi.

Sidya e Galaxia stavano davvero perdendo la pazienza; dopo un’altra discussione con Heles e con Milena, la quale aveva appoggiato la sua compagna, avevano aspettato ancora prima di andare da Bunny. Le avevano concesso addirittura due mesi di tempo per riprendersi, dopo aver saputo quello che era accaduto dalle due ragazze. Ma ora basta, non potevano più aspettare, Chronos in persona le aveva riprese sulla mancata presentazione di Sailor Cosmos. E benché sembrassero tutti dimentichi dei loro ruoli, era tempo di assumersi le proprie responsabilità. E di ricordarsi che non erano semplici terrestri, ma Guerriere al servizio della giustizia, dedite alla salvaguardia del bene, e come tali, ognuna di loro avrebbe dovuto prendere coscienza del proprio compito e rispettarlo. Sidya si rivolse a Galaxia «Stasera risolveremo una volta per tutte questa situazione, domani stesso partiremo per radunare tutte le guerriere. E poi hai visto.. non tutto è perduto, il futuro non cambierà ancora!» «Come fai ad esserne certa?» «Perché ognuno farà ciò che deve! E non sarò certo io a mancare al mio dovere!» Galaxia sospirò.. avevano visioni diverse su quello che doveva essere il futuro, e su come questo sarebbe stato delineato. Ma non si oppose a Sailor Pluto, lei non poteva comprendere ciò che era dato conoscere solo alla custode del Tempo e dello Spazio!

Anche la sera era giunta. Come d’accordo tutte le guerriere si erano radunate al tempio di Rea. Anche Ottavia era stata richiamata, ed era arrivata con Sidya e Galaxia, le quali l’avevano messa a parte degli ultimi avvenimenti. Sedute intorno al tavolo, tutte ascoltavano Sidya che spiegava cosa sarebbe successo da lì a poco. «Bunny dovremo andare sulla Luna, e stavolta ci andremo tutte!» «Io non posso Sidya.. il cristallo d’argento è andato distrutto, non riesco più a trasformarmi in Sailor Moon» «Certo che non puoi, ma non per quello che pensi tu. Il cristallo non è perso.. ha solo abbandonato la forma che imprigionava il suo vero potere. Ora è pura essenza e credo che tu lo abbia visto. Ora è il Cristallo del Cosmo! Lo hai assorbito, è dentro di te. È come il tuo cristallo, anche tu hai mutato forma, anche il tuo spirito ora è quello del cosmo, perché tu non appartieni più solo alla Luna.. tu ora sei Sailor Cosmos, prova ad invocare il suo potere se non mi credi. Le ragazze erano attente, ma non stupite, ormai nulla che riguardasse Serenity poteva sconvolgerle, sapevano che il suo potere fosse grandissimo, era già riuscita a sconfiggere il caos, forse in passato non era ancora maturo, ma dopo quello che avevano visto e percepito su quella spiaggia, sapevano che fosse immenso! Bunny si alzò, non tanto perché non credeva alle sue parole, ma più per rendersi conto di quello che ormai era diventata. Così fece ciò che le era stato suggerito. Aprì la mano e la rivolse verso l’alto «Potere del Cristallo del Cosmo vieni a me!» La luce che si sprigionò era così abbagliante che le altre dovettero coprirsi gli occhi. Quando li riaprirono davanti a loro, bellissima e raggiante, c’era Sailor Cosmos. I capelli erano bianchi e luminosi, proprio come li avevano intravisti in precedenza, sulla fronte era comparsa una stella dorata a 8 punte, la stessa che compariva sul suo collarino. Il sailor Fuku era bianco, ma le spalline erano dorate, e la gonna si apriva sul davanti  a ventaglio, mostrando i colori che caratterizzavano le sue guerriere. Al posto delle ali ora portava un mantello, anch’esso bianco, e appuntata al centro del petto una  spilla alata che ritraeva ancora la stella che la caratterizzava. Stesso vessillo che chiudeva la cintura che portava in vita. Anche gli stivali erano spariti e ora indossava delle decolté bianche con due piccole ali ai lati dei talloni. Si osservò per un attimo anche lei, poi portò il braccio in avanti e con la mano aperta richiamò il suo scettro. Quello che impugnava non era più lo scettro lunare, ma quello del cosmo, lungo e bianco, alla sua sommità vi era una luna piena alata, sormontata dalla stella a otto punte. Ora era completa! Sidya si alzò in piedi e le si pose di fronte, «Serenity, ora conosci il tuo vero ruolo. Sei la protettrice del cosmo e la custode del suo spirito. Tra dieci giorni verrai presentata a tutte le guerriere sailor esistenti nell’universo. Una nuova alleanza contro il male e contro l’oscurità avrà vita, e tu ne sarai a capo e ne sarai la conservatrice. Ora ne hai la forza, ora ne sei degna! Ora sai qual è il tuo compito!» Un solo gesto del suo capo seguì quelle parole. E poi non più Sidya, ma in un attimo Sailor Pluto, si inchinò! E così la imitarono anche le atre guerriere Sailor, tutte emozionate, Venus, Mercury, Mars, Jupiter, Uranus, Neptuno, Saturn e per ultima anche Sailor Galaxia. Sailor Cosmos guardò la scena quasi con rammarico, poi si chinò su entrambe le ginocchia anche lei, posando le mani sulle spalle di Venus, la leader delle Inners, la più forte e la più fragile allo stesso tempo. Ormai con gli occhi lucidi, colmi di commozione come quelli di tutte le altre: «No Marta, questo no vi prego…» poi si rivolse a tutte «Alzatevi subito.. non è necessario tutto questo, per favore.» Si alzò e si diresse verso la porta, mentre afferrava la maniglia sciolse la trasformazione ed uscì.

Era seduta su uno dei gradini della scalinata, appoggiandosi sulle mani che aveva portato verso dietro. Guardava la luna completamente assorta, Galaxia prese posto accanto a lei in silenzio. Mentre Sidya spiegava alle altre i dettagli della cerimonia ormai prossima. Senza guardarla poi chiese: « Perché io? Dimmi  Galaxia.. perché ora? Credevo di essere appena riuscita a decidere della mia vita invece… cosa succederà?» «Bunny io non ho tutte queste risposte. Tu sei stata prescelta perché, come me e come le nostre compagne, sei in grado di sopportare tutto questo. Anzi più di noi! Hai in te una forza che neanche tu conosci.. ma guarda il tuo passato, guarda tutto quello che sei riuscita a fare, io stessa ti devo la mia vita Bunny. Ti giuro che non ti abbandoneremo mai, saremo noi la tua forza se tu sarai la nostra!» Bunny rimase molto colpita da quelle parole e le strinse la mano. «Grazie!» «Bunny… ma com’è successo? Insomma.. Sidya mi ha detto che solo la regina un giorno avrebbe sprigionato il cristallo del cosmo..» «Io non ne ho idea.. so solo che volevo tornare sulla terra, che non potevo rimanere su Kinmoku, che non avrei potuto restarci un attimo in più dopo quello che avevo visto… il cristallo d’argento non funzionava, e io volevo solo più potere per potermi salvare da tutto quello che mi stava circondando.» «Capisco. E ora forse puoi capire anche perché sei tu la prescelta! » «Galaxia ti prego illuminami» le disse con un sorriso ironico.. «Perché il Cristallo del Cosmo è venuto fuori dalla tua forza di volontà! Ti bastava solo quello… non essere regina! Perché sei unica Bunny! E ora andiamo, vieni dentro con me, dobbiamo parlare ancora di alcune cose, domani io e Sidya partiremo per radunare le guerriere» «Galaxia aspetta, io.. io ho fatto tutto questo solo per non vedere lui e ora…» «Non ti preoccupare, non credo che ci sarà, sono state presentate tre nuove Sailor Starlights su Kinmoku, mi ha informata Kakyuu.» «Oh… certo capisco… perché?» «Perché Seiya voleva rinunciare a quel ruolo, lui…» «Lui ha preferito diventare Capitano, già… è facile così..» «No Bunny, io non credo che per lui sia stato facile..» «Galaxia, venite dentro per favore!!» Bunny avrebbe preferito parlarle ancora, forse lei era l’unica a sapere qualcosa di lui, essendo a contatto con Kakyuu, ma Sidya le interruppe, richiamandole dentro e guardando in modo severo Galaxia per un secondo, ma fu quasi impercettibile, tanto che Bunny non si accorse di nulla. Entrarono e molto tranquillamente ripresero la conversazione. Sidya spiegò che lei e Galaxia sarebbero andate ad informare tutte le guerriere che da lì a dieci giorni, si sarebbe tenuta la cerimonia di presentazione, e la firma del trattato di alleanza tra i vari pianeti che avessero aderito. Le Sailor stesse ne avrebbero fatto da garanti. Poi aggiunse che sarebbero dovute partire almeno due giorni prima per la Luna, per i preparativi, e che il giorno prima della cerimonia probabilmente il palazzo argentato avrebbe ospitato le guerriere che fossero arrivate da lontano, per riposarsi per i rispettivi lunghi viaggi. «Quindi chi vorrà, potrà fermarsi per qualche giorno..» «Si Bunny.. almeno per due giorni sicuramente, poi noi torneremo con calma…» «Qui ci vuole una bella scusa stavolta, senti Sidya, ma non posso semplicemente rivelare chi sono ai miei e via..» «No Bunny non è ancora il caso, e poi esci di casa tranquilla, anche se Luna e Arthemis verranno con noi, al vostro rientro nessuno si accorgerà che siete mancate. Ora Bunny, c’è un’altra questione che dobbiamo sottoporti» «Dimmi» «L’incoronazione Bunny, Sailor Cosmos è l’alter ego della Regina Serenity, quindi devi essere incoronata, poi oggi ti ho visto con Marzio.. non credo che per voi sarà un problema anticipare un po’ le cose..» Bunny storse il muso in un ghigno sarcastico, e poi con molta semplicità le rispose: «Sidya… oggi io e Marzio ci siamo incontrati per puro caso, e sappiamo tutte e due, anzi, tutte in questa stanza sappiamo che non c’è niente da anticipare… Non ci sarà nessuna incoronazione, non per me, non indosserò alcuna corona. A meno che mia madre, la Regina Selene, non mi voglia prestare la sua… ma ne dubito. Sono già Sailor Cosmos, quindi mi pare di aver già dimostrato abbastanza che non mi serve diventare regina per esserne “degna”. Per dimostrare che le cose possono cambiare, e che in realtà sono già cambiate. Ora resta solo che tu te ne faccia una ragione come tutti noi! Ti dirò di più.. quando Endimyon sarà il re della terra, continuerò a proteggere lui e la regina che sarà al suo fianco. E con questo credo che sia tutto, giusto?» Bunny era serena, quello che le aveva detto Galaxia sulla sua forza di volontà le aveva dato una nuova carica. Galaxia senza farsi notare da Sidya fece un sorriso modesto ma compiaciuto. Mentre la protetta di Plutone era completamente basita e spiazzata. Effettivamente il discorso non faceva una piega. Ottavia era un po’ spaesata.. infondo per lei era tutto nuovo, ancora doveva assimilare molte cose. Le Inners erano tutte orgogliose di lei, anche Rea, che la vedeva sotto una luce nuova, non sofferente e disperata, ma forte e sicura di se. Mentre Heles a stento riuscì a trattenere una risata, cercando di coprirsi il viso con una mano, quando finalmente riuscì a controllare gli zigomi, si avvicinò a Milena e le sussurrò « Allora?? Avevo ragione o no? Cosa ti avevo detto??» e le fece un occhiolino.  «Beh ragazze… si è fatto davvero tardi.. poi voi due domani dovete anche partire giusto? Tutte a riposare, ci vogliono energie per girare l’universo.» Bunny uscì, strizzando un occhio verso Galaxia e verso Sidya, la quale ancora rimaneva incredula, e non trovava in quel momento, un’argomentazione valida per contraddirla. 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Erano passati due mesi da quando Taiky aveva annunciato il suo fidanzamento. Due mesi da quando Seiya era tornato. Due mesi da quando un ragazzo, ferito e ubriaco, aveva baciato una sua amica con troppa leggerezza. I due avevano subito chiarito, non avrebbero permesso ad una sciocchezza di rovinare la bella amicizia che stavano instaurando. Due mesi passati in relativa serenità fino a quando, una mattina, Seiya non decise di fare visita a Kakyuu. Era qualche giorno che la principessa non si faceva vedere, e lui non ne aveva avuto notizia, se non qualche voce dalla cameriera, la quale riferiva che stesse poco bene e che sarebbe rimasta a riposo per un po’.Quella mattina in giro per il palazzo non l’aveva trovata, così decise di recarsi nella sua stanza, per vedere se fosse almeno lì. Bussò ma non ricevette alcuna risposta. Dopo qualche minuto ancora nulla, ma sentiva dei rumori provenire dalla camera, dei singhiozzi, afferrò la maniglia ed entrò.
Aprì delicatamente la porta, e chiedendo il permesso si fece avanti nella stanza, trovando la ragazza inginocchiata sul pavimento.  Con il viso sul letto, racchiuso tra le braccia. Piangeva.
 
Si avvicinò a lei e dolcemente le pose la mano sulla spalla, facendola voltare verso di lui. «Kakyuu che cos’hai? Perché piangi?». La principessa lo guardò, consolata che lui fosse lì, ma impaurita. Riportò il viso tra le braccia senza rispondere, continuando a piangere. Non voleva confidarsi, non sapeva come fare, non voleva causare altro dolore. Ma non sapeva come risolvere quella situazione, non poteva tornare indietro, non poteva fuggire. Poteva solo parlare con il suo migliore amico, la sua guardiana e protettrice, e affrontare quello che sarebbe successo.
«Seiya non posso, non so come dirtelo, non so come uscirne. Che cosa ho fatto?» Il capitano era sempre più preoccupato, non aveva mai visto la sua principessa in quelle condizioni, neanche dopo l’attacco di Caos. Lei sapeva sempre cosa fare, sapeva sempre come infondere speranza e coraggio. Ed ora era lì, giacente a terra, priva di entrambe le cose… «Kakyuu guardami, che cosa sta succedendo?» Lei non aveva ancora la forza di rispondere e gli si buttò tra le braccia, continuando a piangere. «Seiya, ho sbagliato! Mi dispiace, giuro che mi dispiace, ma non so cosa fare!» «Ma, mi vuoi spiegare? Per favore, mi stai spaventando..» «Sono incinta.» Seiya la guardò stupito, non sapeva che la principessa avesse una relazione o che si fosse innamorata, tuttavia non capiva il motivo di quelle copiose lacrime. Certo non era previsto, ma non gli sembrò neanche una tale tragedia «Kakyuu, calmati, non è così grave. Spiegheremo tutto, vedrai che non succederà nulla, un bambino è sempre un dono magnifico. E poi è l’erede al trono e tu presto sarai regina, perché fai così?» «Seiya non posso calmarmi!! Non sarebbe mai dovuto accadere. Nessuno lo accetterà mai. Non mi permetteranno mai di farlo venire alla luce.» «Ma cosa dici? Chi non dovrebbe permetterlo?... Kakyuu, chi è il padre di questo bambino?» Lo guardava ormai terrorizzata, ma non poteva sottrarsi a quella domanda, non a lui! Non più. Si concesse ancora qualche istante, per respirare l’ossigeno che sembrava esserle stato strappato via con violenza e poi finalmente rispose: « Il suo nome è Hajime.» «E chi è?» «Oh dio Seiya, da dove comincio? Sarebbe meglio chiedermi cos’è forse… Lui… il suo nome vuol dire nuovo inizio. È uno spirito di nuova vita, Seiya, lui ha una forma umana, ma è immortale. Ridona vita a ciò che non potrebbe più esistere…» «E si può sapere tu dov’è che avresti incontrato uno spirito??» «Io.. io non ho un potere grande come il cristallo d’argento Seiya!!! Quando siamo tornati qui, per ricostruire il nostro pianeta, il mio potere non era sufficiente. I nostri sforzi non erano abbastanza. Caos non aveva lasciato nulla da ricostruire.. il nostro pianeta era morto, non avrebbe mai più dato frutti. Io.. io non potevo permetterlo! Ma non sapevo cosa fare, e ho fatto l’unica cosa di cui ero capace in quel momento..» «Sarebbe a dire?» «Ho pregato Seiya, ho pregato chiunque mi potesse aiutare, di farlo!... Hajime ha risposto alle mie preghiere. » «Perché lo hai fatto? Avremmo potuto chiedere aiuto, Bunny non ce lo avrebbe mai negato!» «lo so ma..» «Ma cosa Kakyuu? Cosa hai fatto???» «Ho stretto un patto! Lui ha ridato vita al nostro pianeta.» «E tu cosa hai dato in cambio?» «Io ho legato la sorte di questo pianeta alla mia, e a quella della mia discendenza. Finchè il mio sangue scorrerà nelle mie vene, o in quelle dei miei discendenti, questo pianeta sarà salvo. Ho legato la vita del pianeta alla casata reale. E ho legato la vita della casata reale, a quella di questo pianeta. È per questo che portiamo una corona infondo, per ricordare il peso che abbiamo addosso, per proteggere il nostro popolo. Mi sembrava accettabile. E credo che lo sia tuttora. Non potevo permettere che fosse stato tutto inutile, tutti i nostri sacrifici.. tutti i tuoi sacrifici..  non potevo! La vita del pianeta era più importante della mia, la vita di tutta la nostra gente valeva un compromesso! Ma.. durante la ricostruzione, mentre lui mi aiutava a far rinascere la natura.. io mi sono innamorata di lui.. e lui di me.»  «E lui dov’è in tutto questo??» «Lui non lo sa! Non so dove sia ora..» «Beh e perché non glielo dici??» «Seiya NO. Non posso!» «Ma è assurdo! Perché??» «Perché non avremmo più dovuto vederci! Perché è vietato!! Se Chronos o un’altra delle divinità lo scoprisse, ci ucciderebbero!! Allora sarebbe stato tutto inutile!! Se io muoio, se il mio bambino morirà…. Allora questo pianeta vedrebbe la sua fine. E stavolta nessuno potrebbe salvarlo.» «E come pensi di impedire che lo scoprano??» «Io non lo so!!» «E poi perché tutto questo rumore, è solo un bambino, che male potrà mai fare?» « é  già successo in passato. Per questo è stato imposto il veto sulle relazioni tra gli umani e gli spiriti… Vedi Seiya, gli spiriti non sono né buoni, né cattivi. Non nel modo in cui lo intendiamo noi, sono solo… giusti. Fanno ciò che è meglio per assicurare l’equilibrio e la sopravvivenza del cosmo, e per fare questo dispongono di un grandissimo potere. Ma l’animo umano non è giusto. L’animo umano è avido e opportunista, e spesso crudele. Da unioni passate, sono scaturiti mali incredibili. Per questo non si sarebbe mai dovuto ripetere. Non lo permetteranno mai.» Seiya la guardò con dolcezza facendole una carezza, «Kakyuu, ma tu non sei crudele, non sei opportunista o meschina. Tu sei buona, sei una delle persone migliori che esistano, e il tuo bambino non potrebbe mai essere un male.. lui sarà stupendo, proprio come te. Vedrai che troveremo una soluzione..»  «Seiya non c’è una soluzione, c’è solo una legge. Che io e Hajime abbiamo violato. Siamo stati due pazzi e due irresponsabili! E ora le colpe ricadranno su questo mondo e sul mio bambino.» «Perché ci dovrebbero essere colpe?? Cosa c’è di male se due persone si amano??? Anche se al mondo o a qualche dio non dovesse andare bene! Cosa ci sarebbe di male?..» Eccolo lì che rispuntava, meschino e subdolo, il destino. Che aveva tanto da dare.. ma che avaro, prendeva e basta.   «Seiya.. non posso.. e devo trovare un modo. Un modo per nasconderlo, un modo per salvarlo.» Seiya non sapeva più cosa dirle, neanche lui sapeva cosa fare.. e infondo chi avrebbe potuto saperlo?  «Kakyuu non piangere, basta, troveremo una soluzione vedrai.  Io resterò sempre al tuo fianco, non ti abbandonerò. Insieme supereremo anche questa.» La guardava nei suoi occhi scarlatti, non sapeva come, ma avrebbe trovato un modo per salvare la sua principessa ancora una volta.
 
Il tempo passava tiranno, dava sempre meno possibilità di nascondere l’evidenza. Il grembo di Kakyuu cresceva, e i lunghi vestiti ormai non bastavano più a coprire le forme. Si mostrava sempre meno a corte, e non era più uscita dal palazzo. Seiya pensava e ripensava ma a parte quell’ unica idea folle, non aveva trovato altro. Si era ripromesso che l’avrebbe salvata a tutti i costi. Raschiava ogni secondo prezioso per trovare soluzioni, poi una mattina di ottobre non ebbe più scelta.  A palazzo ci fu una visita improvvisa e del tutto inattesa. E alla fine di quel colloquio sapeva quale fosse la cosa da fare. Odiata, crudele, devastante, ma forse giusta.
 
Seiya era immobile. Addosso solo un asciugamano legato in vita, e delle gocce d’acqua che ancora scivolavano dai lunghi capelli d’ebano, bagnati e sciolti, sulla sua schiena segnata da troppe cicatrici, e sul petto che, spasmodico, implorava il suo cuore di rallentare i battiti.  Poggiato con le braccia in tensione e le mani puntate sulla scrivania, la testa girata di lato e piegata verso il basso, guardava ancora quello scempio.
 
Non era bastata la corsa, non era bastata l’ennesima ora di lotta della giornata, che aveva sfiancato tutti tranne lui. Non era bastato nemmeno quel bicchiere che gli aveva consigliato il fratello al suo rientro, e che per tutta risposta era stato scaraventato contro il pavimento. Tutta la rabbia era ancora lì, non capiva neanche perché fosse così intensa, ma era lì; ruggiva! Come una tigre rinchiusa ed affamata, che graffia le sbarre. Aveva fatto una doccia cercando di rilassare i nervi, illudendosi quasi di averla soppressa. Entrò nella sua stanza per vestirsi ma quando aprì l’armadio si accorse quanto si era illuso. Bastò la vista di un oggetto ordinario per farlo esplodere. Un oggetto che a volte gli portava malinconia, ma che gli era sempre stato caro, tranne quella volta. In un attimo fu tutto inutile. Tutto il tempo trascorso a convincersi che il passato era solo passato. Tutte le notti rimasto sveglio, fissando un cielo che odiava, che gli rinfacciava quanto fosse lontano. Tutti i discorsi fatti per superare la cosa. Tutta la distanza che aveva preso da chi amava. Tutto era stato inutile. Era bastato qualche minuto, poche parole dette di fretta, prima di scappare verso un altro mondo. E lui era ricaduto, sprofondando ancora nel suo dolore, e nel ricordo di quegli occhi azzurri. Afferrò la chitarra riposta nel mobile e la scaraventò con forza contro l’angolo della scrivania. Urlando tutto il male che faceva.
 La chitarra giaceva a terra distrutta, schegge di legno erano sparse per la stanza. Le corde aggrovigliate, non avrebbero più riprodotto nessuna melodia. Non ci sarebbe stato nessun cuore più da ammaliare con i semplici tocchi delle sue dita. Guardava ciò che ne rimaneva sul pavimento, senza riuscire a distogliere lo sguardo, senza riuscire a distogliere il pensiero. Guardava l’oggetto e rivedeva se stesso, uno scheletro distrutto che non avrebbe più concesso emozioni. Yaten corse al piano di sopra attratto dai rumori e dall’ urlo, spalancò la porta e trovò Seiya in quelle condizioni, ma non chiese spiegazioni. Non servivano. Sapeva già cosa avesse condotto suo fratello a quel gesto. Sapeva già quanto gli era costato ricevere quella visita e quella richiesta il giorno prima.
 
Sidya e Galaxia erano partite per radunare le guerriere Sailor, per annunciare loro l’evento che avrebbe avuto luogo sulla Luna. Dopo due giorni di viaggio e di incontri erano arrivate sul pianeta delle stelle. Galaxia camminava svelta tra i corridoi del palazzo, lo conosceva molto bene, tanto da arrivare nella sala del consiglio senza problemi. Il generale Sairus, come spesso accadeva, era concentrato su alcuni documenti e vedendo Galaxia si sorprese non poco. «Generale, siamo qui per vedere la principessa, abbiamo una certa urgenza, e vorremmo parlare anche con le Sailor Starlights.» Il generale era guardingo, ma non perse tempo e uscì subito dalla sala per cercare la principessa. Nel corridoio c’erano due uomini di guardia e lui ne spedì subito uno a cercare Il capitano Seiya e i suoi fratelli. Dopo qualche minuto la principessa faceva la sua entrata.
Galaxia aveva preso posto su una delle poltrone, mentre Sidya rimasta in piedi, guardava fuori dalla finestra con le braccia incrociate. Quando sentirono la porta riaprirsi, l’una si alzò subito in piedi, l’altra si girò immediatamente. Kakyuu era felice di vederle, non era la prima volta che riceveva Galaxia per tenersi aggiornate su cosa succedeva nella galassia. Nessuno avrebbe più voluto essere impreparato ad un attacco come quello sferrato da Caos, sapevano bene che solo stando uniti avrebbero scongiurato una tale minaccia. Più sorpresa era invece di vedere Sailor Pluto. «Ragazze, ma che bello vedervi! Accomodatevi vi prego, faccio portare da bere.» La ragazza che era dietro di lei recepì subito il messaggio e si incamminò per andare a prendere quello che aveva inteso la principessa. «Ah Lara si uniranno a noi anche il generale e le Starlights.» La cameriera fece un cenno di assenso e sparì nel corridoio. «Allora a cosa devo l’onore di questa visita? Sidya vieni a sederti anche tu» Galaxia la abbracciò calorosamente e poi:«Kakyuu, ci conviene aspettare le tue guardiane, abbiamo molto di cui parlarvi» «Va bene, arriveranno subito. Va tutto bene vero?» «Ma certo, anzi, abbiamo grandi notizie! Serenity ancora una volta ci ha dato prova di grande forza!» Nelle sue parole c’erano allegria e orgoglio, ma non si rispecchiavano negli occhi di Kakyuu, la quale invece pensava già che Seiya non avrebbe apprezzato nulla di quello che avrebbero detto. Dopo poco arrivarono i tre ragazzi. Avevano avuto l’ordine di comparire subito davanti alla principessa ma non sapevano cosa fosse successo. Il primo ad entrare fu Seiya, seguito dai suoi fratelli. Non riuscì a mascherare la sorpresa, e per un attimo la paura. Se Sailor Pluto era lì, allora forse avevano bisogno di aiuto, allora forse Bunny era in pericolo. «Bunny.. cos’è successo?? Come sta Bunny??» Galaxia lo guardò intenerita, dopo tutto quel tempo l’idea di lei in pericolo lo terrorizzava. E dopo tutto quel tempo era ancora il suo primo pensiero «Seiya tranquillo, non è successo nulla, Bunny sta bene. Molto bene. Venite vi spiegheremo ogni cosa.» Sidya invece non si era lasciata intenerire da quell’attacco di panico, anzi, lo fissò per un attimo con rabbia, sapeva che se le cose stavano cambiando, lui era il principale responsabile.  E fu lei a prendere la parola dopo che tutti si sedettero al tavolo. Si sedette anche lei facendo attenzione ad ogni minimo particolare: vedeva la preoccupazione di Kakyuu nei confronti di Seiya, e che quando lui si sedette nella poltrona affianco a lei, lei gli posò una mano sulla sua. Di certo non era passato inosservato quello che Kakyuu cercava ancora di celare sotto le lunghe e larghe vesti. E così un pensiero si faceva spazio nella sua mente. Eccola lì la soluzione a tutto. «Allora ragazzi, sarete curiosi, quindi andrò subito al dunque. La principessa Serenity ancora una volta ci ha stupiti tutti.» era bastato il suo nome, solo il suo nome. E il cuore di Seiya, che già sussultò alla vista di Pluto, era impazzito nel petto, e lui fece uno sforzo non indifferente per ascoltare il resto di quello che le due Guerriere erano andate a riportare «Ha rivelato l’ultimo stadio della sua trasformazione anticipando il tempo stesso. Quello che doveva essere il suo aspetto, una volta salita al trono al fianco di re Endimyon, si è già rivelato. Ora la principessa è Sailor Cosmos. Verrà presentata tra 8 giorni sulla luna. E voi tutti siete invitati alla cerimonia. È molto importante che ci siate, verrà stipulato un trattato di pace e alleanza tra tutti i pianeti, e le guerriere ne saranno garanti e firmatarie.» Già, la principessa e il suo principe, presto avrebbero regnato insieme, e anche se lo sapeva, Seiya fu distrutto ancora una volta da quella notizia. Kakyuu lo vedeva, lo sentiva, e gli strinse la mano ancora più forte, in qualche modo voleva trasmettergli la sua vicinanza, voleva fargli capire che anche lei sarebbe stata sempre con lui per sostenerlo. Ma Pluto, sfruttò quel gesto di amicizia per il suo scopo. La principessa voleva qualche altra spiegazione:« ma se doveva essere il potere della Regina, come mai Serenity è già riuscita a controllarlo? Non ha ancora sposato Endimyon, è così giovane… » Pluto guardò un attimo Kakyuu poi Seiya, e le loro mani unite, così fece qualcosa che stupì e amareggiò Galaxia, «No, non ancora, suppongo aspetteranno ancora un po’, ma chi può dirlo, anche loro non vedono l’ora di stringere di nuovo la piccola Lady tra le braccia, penso che voi possiate capire principessa.» Galaxia cercò di decifrare lo sguardo della guardiana del tempo, cosa stava facendo? A chi era riferito quel voi? Era solo riverenziale o nascondeva qualcosa?» Seiya che aveva tenuto gli occhi bassi fino a quel momento, guardò Pluto« Chi è la piccola Lady??» «Oh scusatemi, non mi sono resa neanche conto, che sciocca, non avrei dovuto dire niente. È la futura figlia dei sovrani Seiya, la principessina della luna e della terra. Pensavo che già lo sapeste, la piccola era venuta dal futuro qualche tempo fa per chiedere aiuto ai suoi genitori, ma è una lunga storia, non voglio tediarvi, e poi abbiamo molta fretta. Dobbiamo portare la notizia ancora a molte guerriere. Perdonateci ma dobbiamo andare, vi sarà tutto molto più chiaro quando arriverete sulla Luna, la cerimonia si svolgerà tra otto giorni come vi ho già detto. Ma capisco che per voi sarà un viaggio stancante, sarete i ben venuti anche qualche giorno prima, saremo già lì per accogliere tutti. Galaxia ora andiamo. Beh non vediamo l’ora di avervi con noi! Ci rivedremo sulla Luna. Arrivederci.» Le due guerriere si alzarono facendo un piccolo inchino col capo e lasciarono la stanza, non c’era spazio per abbracci e sorrisi, tutti ripensavano a cosa avevano appena ascoltato. E Taiky e Yaten erano troppo preoccupati per loro fratello per dare attenzione alle due messaggere. Una volta fuori dal palazzo Galaxia afferrò il polso di Pluto «Perché lo hai fatto?? Perché gli hai detto quelle cose? Hai sentito anche tu cosa ha detto Bunny qualche sera fa!» Pluto la guardò quasi con cattiveria, nei suoi occhi solo sfida e determinazione. «Ho fatto solo il mio dovere Galaxia. È ora che tu faccia il tuo» strattonò forte il braccio per liberarsi dalla presa, «Ora andiamo!» Ripartirono.
 
Intanto nella sala consiliare  nessuno aveva ancora proferito parola. Poi Seiya:« Io non vado. Sono già state presentate le tre Sailor Starlights. Porta loro con te Kakyuu. Ragazzi potete lasciarci un attimo da soli?» Yaten e Taiky si limitarono ad annuire, si alzarono e uscirono dalla sala. Lasciando Kakyuu e Seiya a discutere. «Kakyuu, dì che è mio.» «Cosa?» «Il bambino, dì che sono io il padre» «Seiya no! Non voglio rovinarti la vita!» Seiya espirò rumorosamente, facendo un ghigno sarcastico pieno di amarezza, «Kakyuu, credimi, non sarai certo tu a rovinarmi la vita. È l’unica cosa che posso dare, una via d’uscita per questa situazione. Non ho altro. Ti prego non discutere. Fidati di me non c’è altro modo.» Kakyuu lo guardava con le lacrime agli occhi, non voleva infliggergli quel dolore, non voleva che fosse lui a pagare per un suo sbaglio. Ma lui aveva ragione, forse quella sarebbe potuta essere l’unica soluzione. «Ora vado, scusami ma ho bisogno di restare da solo.» Si alzò e uscì di fretta senza darle il tempo di ribattere. Senza dare il tempo ai fratelli di chiedergli come stava, ma infondo lo sapevano già.
 
Seiya ancora immobile appoggiato alla scrivania si riprese da quel pensiero avendo sentito la voce di Saphira arrivare dal piano di sotto. «Ragazzi ci siete?? Sono arrivata!! Siete su?» Yaten si sbrigò a girarsi per dirle di aspettare, ma la ragazza era stata più veloce e gli era arrivata alle spalle «Seiya ma che succede?» Era preoccupata, sapeva che stava soffrendo, ma vederlo in quelle condizioni avrebbe fatto effetto a chiunque. Seiya passandosi la mano sul viso, asciugò velocemente delle lacrime traditrici che gli avevano solcato il volto.«Saphira, dammi un attimo, ora scendo» «Va bene, scusami, ti aspetto giù.» Attese il suo arrivo nel salone, e quando scese andarono a fare una camminata. Seiya ormai si fidava ciecamente di lei, in poco tempo si era rivelata una persona stupenda e molto sincera, ormai la poteva considerare una delle persone più care che aveva. L’affetto che provava per lei era simile a quello rivolto a Yaten o a Taiky. Così si confidò con lei. Gli raccontò dell’incontro con le due Guerriere. Del fatto che due giorni prima avesse deciso con Kakyuu di annunciare il loro fidanzamento per proteggere la vita di un fanciullo senza colpe. Del fatto che la principessa Serenity era diventata la protettrice dello spirito del cosmo. Della cerimonia e del fatto che lui non avrebbe voluto presenziare. «Seiya, io so che è difficile credimi. Ma le tre Starlights non hanno finito l’addestramento, ci vorranno ancora due anni perché siano pronte. Non riuscirebbero neanche ad affrontare un viaggio così impegnativo con il teletrasporto. Non puoi lasciare una cosa del genere nelle loro mani. Sono ancora troppo inesperte. E se tu hai deciso di fare un sacrificio così grande, non puoi tirarti indietro ora. Soprattutto se diventerai sovrano. Devi essere tu a porre la firma sul trattato.» «No!!! Credo di aver fatto già abbastanza!!» «Ma..» «No! Senza ma! Non voglio andare!!..... Non voglio vederla felice con lui… io non ce la faccio Saphi!!» Si appoggiò ad un albero con le mani sulla fronte «Io non ce la faccio. Non ce la faccio più!!» Era straziante vederlo così.. si passava le mani tra i capelli nervosamente e abbandonandosi a terra pianse. Pianse la rabbia. Pianse la nostalgia che serrava lo stomaco. Pianse per la sorte che rideva di lui. Saphira gli si inginocchiò davanti e lo strinse, «davvero non vuoi vederla un’ultima volta? Seiya, io non credo che tu possa soffrire più di così. A parte il tuo dovere, io credo che sia l’unico modo per… rassegnarti.. Forse adempiendo al tuo compito riuscirai finalmente a prendere atto di quello che è questa realtà. E sinceramente, credo che ti pentiresti di non aver potuto rivederla per dirle addio!» Lui non riuscì a rispondere.. la sua testa gridava no!! “Difenditi! Difenditi da tutto questo male” ma il suo cuore.. il suo cuore non faceva altro che implorare di riaverla accanto anche solo un momento, un piccolo istante che gli potesse dare l’emozione che non sentiva più da così tanto tempo. Era combattuto, ma sapeva già quale tra i due avrebbe vinto quella battaglia.
Saphira lo afferrò dalle spalle e lo tirò su, rimettendolo in piedi: «Sii uomo Seiya!! Fa il tuo dovere! Dille addio! E poi torna per proteggere e regnare sul tuo pianeta!» Seiya la osservava attento, quella ragazza che conosceva da così poco ma che gli dava così tanta forza. Ma non rispose. Si limitò a stringerla. La sua voce era troppo spezzata. Ma se fosse riuscito ad emettere un suono, l’avrebbe sicuramente ringraziata, dicendole che dopo le sue parole era pronto a partire! Che avrebbe aspettato due giorni, e poi avrebbe chiuso definitivamente quella storia. Voltando pagina finalmente.  Tornando a casa, mentre la sua mente si concentrava sul suo futuro, Il suo cuore batteva forte, impaziente di rivedere il suo amore!
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Quasi una settimana era passata. Le due messaggere avevano fatto rientro sulla terra, ed ora tutte le guerriere erano radunate al tempio scintoista. Capeggiate dalla loro principessa, Sailor Cosmos, erano pronte per partire. Per andare sulla Luna. Per dare inizio ad una nuova era!

Il viaggio fu breve, si trovarono dinanzi al bellissimo ed etereo palazzo lunare. Bunny chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. Riaprì gli occhi. Era a casa. Era pronta ad affrontare il suo destino. Si girò verso le sue compagne e sorrise, per un attimo tutto il nervosismo accumulato e l’angoscia repressa si fecero da parte: «Ovviamente sapete tutte che la stanza più grande è la mia vero??» Marta socchiuse gli occhi a mò di sfida: «Beh principessina…. Ci devi arrivare!» Fece uno scatto e cominciò a correre verso il palazzo! Bunny aveva capito l’antifona e si lanciò al suo inseguimento: «Marta non ci pensare nemmeno!! Il castello è mio e scelgo io per prima!!!» «Non direi proprio. Sceglie prima chi arriva prima!! Forza schiappa!» Eccole lì, cresciute insieme, nessuna pesante responsabilità le avrebbe cambiate nel profondo, sarebbero rimaste sempre amiche preziose che vivevano la loro vita condividendola, e donando un sorriso all’altra. Anche le loro compagne si unirono a loro e tutte insieme sfrecciarono nel castello per scegliere una stanza in cui alloggiare, anche se ognuna di loro sapeva bene quale avrebbe avuto, quale avrebbe ripreso, infondo erano sempre state loro, e anche le altre quattro ragazze si sentivano a casa attraversando la soglia del palazzo argentato. Le stanze erano rimaste intatte, sempre le stesse. Forse per magia, ma nel palazzo nulla era cambiato, tutto rimasto illeso e perfetto. Ed eccole lì al terzo piano, dopo aver percorso il maestoso corridoio che si apriva dinanzi alla scalinata, svoltando a sinistra le cinque camere da letto delle guerriere planetarie, al lato di sinistra la prima era quella di Sailor Mercury e affianco quella di Sailor Mars, e rispettivamente di fronte, sul lato destro quella di Sailor Jupiter e quella di Sailor Venus. Quella di Serenity invece chiudeva il corridoio, il quale finiva con due grandi porte bianche con le maniglie ricamate di ghirigori in argento. Bunny corse davanti a sé, spalancando entrambe le porte, e rivedendo dopo tantissimo tempo la sua stanza, che non le era mai sembrata così tanto familiare e sicura. Entrò con un gran sorriso velato da un po’ di malinconia, ma in un attimo il suo cuore fu colmo di serenità, lì in quel momento fu Serenity e la cosa non le pesava affatto. Quel luogo, che in un tempo passato, aveva sentito come una prigione dorata, ora era solo rassicurante. Lo aveva lasciato a 16 anni, quasi odiandolo, e ora a 19 lo ritrovava in maniera benevola, non condividendo più l’ostinazione di una ragazzina che aveva bisogno di ribellarsi a sua madre e ad un futuro che voleva fuggire. Per poi ritrovarsi in una seconda vita, più legata di prima a quello stesso futuro e a quello stesso luogo che le avevano strappato via. Ciò che la contraddistingueva stavolta era sicuramente l’età più matura e il senso di responsabilità che aveva accettato durante numerose battaglie. Infondo sapeva che se ora era orgogliosa del ruolo che ricopriva, non era grazie a tutti quelli che la obbligavano a chinare il capo al cospetto del destino. Ma grazie a quelli che le avevano insegnato a tenere la testa alta durante una battaglia, e davanti a delle scelte che andavano fatte perché giuste, e solo da lei perché era l’unica a poterle fare! Si guardò intorno assaporando ogni singolo ricordo, posando lo sguardo sul grande specchio incorniciato alla parete affianco all’armadio, e nel suo riflesso brillava l’orgoglio, non più la paura. L’orgoglio che davanti a sé, prendeva la forma di un viso. Vide se stessa e subito dopo due metà accostate di due volti, agli antipodi in alcuni momenti, ma così simili in altri: a destra Seiya, a sinistra Heles. Entrambi un mezzo sorriso sprezzante ma quando Serenity si concentrò sulle labbra vide le sue e si ridestò. «Bunny dai non ti incantare, dobbiamo sbrigarci, abbiamo un sacco di cose da sistemare per domani!! » «Arrivo Venus!» «Venus?» fece l’altra con sorpresa, «oh.. cosa c’è? Ho detto qualcosa di male?» «Non mi chiami mai Venus, mi chiami sempre Marta.. non siamo in battaglia…» «Ma non è solo il tuo nome da battaglia, Venus è tuo come è mio Serenity!» «Già ma a te non è mai piaciuto..» «No ti sbagli, è il nome che mi ha dato mia madre Selene, lo amo proprio perché amo lei. Non mi piace il tono che hanno usato diverse persone nel pronunciarlo, il ché è ben diverso. Non mi piace il rimprovero che ci nasconde dietro Pluto. Ma siamo a casa Venus, siamo tornate come guerriere e figlie di Selene e del Cosmo. Non voglio usare un altro nome nella casa di mia madre, nella mia casa. Non voglio più essere divisa in due persone, scelgo me stessa con tutti i pro e tutti i contro. Ho scelto di essere Serenity, la principessa della luna e Protettrice del Cosmo. E questo mi basta.» Venus la ascoltava rapita, neanche lei si capacitava della giovane donna che aveva davanti, una donna padrona di sé e del suo dovere, senza paure e senza più dubbi. Era uno spettacolo! Poi però assottigliò lo guardo rendendolo tagliente, e storse il muso in una piccola smorfia, «Ti accontenti di poco eh!?! Dai finiscila di darti tante arie, c’è Luna che ci aspetta di sotto e non credo che sarà una cosa veloce. Gli ospiti arrivano domani!!!» «Sai.. tu sai già chi arriverà domani?» «Veramente no.. non sapevo neanche che ci fossero tutte queste guerriere Sailor.. » «Pensi… tu pensi che arriverà domani?» «Non lo so… ma è un viaggio molto lungo il loro, quindi immagino di si, non credo che riuscirebbero ad affrontare tutta la giornata della cerimonia e ripartire, avranno bisogno di riposo» Le si avvicinò e le prese la mano, «Sera.. andrà bene! Lo hai detto tu, siete stati grandi amici, e lo siete ancora. Lui è andato avanti con la sua vita, come tutti noi, è passato tanto tempo. È giusto che lo accetti e che tu gli stia vicina proprio come aveva fatto lui!» «Già, proprio tutto come lui.. non avrei mai immaginato che stesse così male.. non so se riuscirò a mostrarmi sua amica.. ad essere felice per lui e il suo futuro! Mi ero convinta che sarebbe stato sempre ad aspettarmi, che alla fine visto che avevo capito, il nostro amore sarebbe stato più forte di entrambi, ma mi sbagliavo vero? Ho sbagliato così tanto.. chi l’avrebbe detto che era solo una cotta!? Ho rovinato tutto per questo?» «Serenity basta! Fino ad un momento fa eri convinta di tutto e ora cadi di nuovo?? Non hai rovinato niente! Hai preso in mano la tua vita come è giusto che sia!! E io sarò al tuo fianco a combattere chiunque ti dica il contrario, hai capito?? Non era una cotta! Era Seiya! Ti amava da impazzire! E anche tu .. purtroppo le cose possono cambiare, tu stessa lo hai dimostrato con Endimyon. E purtroppo vale per tutti non solo per te.. ma vi legava anche un profondo affetto e sono sicura che quello non cambierà mai!» «è che.. non mi aspettavo che lo avrei rivisto così presto, infondo erano passati più di due anni dall’ultima volta, e ora solo poco più di due mesi! Non so come affrontarlo» «è un tuo amico, comportati come un’amica!» «Quindi devo nascondermi ancora? Devo fare finta di niente..?» «Si. Si se vuoi stargli vicino adesso. Oppure puoi parlargli comunque, ed essere sincera, ma.. avresti potuto farlo prima, perché non gli hai parlato quella sera? Perché sei tornata subito? Non ne hai mai voluto parlare…» «Oh dai Venus.. e che cosa avrei dovuto dirgli mentre stava decidendo di sposarsi? No fermati perché quando eri un cantante volevi stare con me?? Non potevo.. lo avevo già fatto soffrire abbastanza, e se lui ora è felice è giusto così, non mi posso mettere ancora in mezzo! Non voglio scombinargli ancora la vita, Yaten  e Taiky stavolta mi ucciderebbero e avrebbero anche ragione a farlo!» «Ma anche lui ha sconvolto la tua, anche lui ha provato a portarti via dalla persona con cui stavi.» «Ma non sapeva che un giorno ci saremmo sposati.. quando ha capito.. è andato via.» «Già e non mi sembra che sia stata la scelta più azzeccata… » «Ohhhhhhh accidenti!!! Che casino!!! Non so che fare!!! Non mi aiuti così sai!?!» Venus stava per rispondere ma fu interrotta dal suono della porta che si spalancava, e da Mars che entrava come una furia. «Ma volete muovervi voi due?? C’è un sacco di lavoro da fare, e voi ve la svignate come al solito vero?? Sempre a nascondervi in giro per il castello, non è cambiato niente!! Non fatemi diventare cattiva! Di sotto forza!!» Mars teneva la porta aperta, e il braccio puntato verso il corridoio, aspettando che le due giovani si incamminassero verso la direzione a loro indicata, Serenity strinse la mano di Venus e se la tirò dietro cominciando a correre: «Ma tu lo sei Mars, cattiva e antipatica!!» Le fece una linguaccia e scapparono rincorse dalla protetta di Marte che sbraitava!!

Fortunatamente il cristallo del Cosmo ancora più potente di quello d’argento ridava vita al completo Astro celeste che era la Luna, e nel suo lato nascosto alla terra, era rifiorita anche la natura, mai stata così splendida prima di allora. Frutti bizzarri e fiori colorati ma sempre spuzzati d’argento, erano ovunque e con l’arrivo delle guardiane del mondo, finalmente, qualcuno ne avrebbe potuto godere. Luna non si sentiva così felice da tantissimo tempo, sembrava proprio di essere tornati agli antichi splendori, quando il palazzo ospitava balli e cerimonie per tutto il popolo lunare. E anche se ormai il loro pianeta era la terra, nulla avrebbe potuto sostituire quello che fu il loro grembo natìo, e la loro popolazione pacifica.

A tarda sera tutto era pronto, e Jupiter ormai stremata rispetto a tutte le altre, disse a tutte di andare a riposo, lei condivise la stanza con Mars, per poter lasciare la sua a Uranus e Neptuno. Mentre Serenity accompagnò Pluto, Saturn e Galaxia nelle stanze della regina Selene dall’altra parte del castello. Pluto si sentiva un po’ in imbarazzo nell’utilizzare la stanza della sovrana e cercò di mostrare la sua reticenza: «Serenity, non occorre tutto questo, possiamo prendere un’altra stanza qualsiasi..» «No Pluto tranquilla, non vorrei che non bastassero per tutte domani, già mi dispiace che voi tre ne dobbiate dividere una, almeno prendete la più grande, a mia madre non dispiacerà di certo, in realtà non le serve a molto..» «Ma almeno prendila tu!» «No davvero, preferisco rimanere nella mia, e poi questa torre è lontanissima non mi va di fare tutta questa strada solo per andare a dormire.. » Fece una risata gentile mostrando poi la stanza alle tre guerriere, si congedò dando la buonanotte, e poi corse nella direzione opposta! Bussò a tutte le porte richiamando l’attenzione delle sue amiche e gridando loro di uscire dai letti. Chi assonnata, chi preoccupata e chi decisamente contrariata, andarono tutte dalla principessa che sembrava esaltata, euforica e quasi epilettica. Uranus non riusciva proprio a capire che cosa stesse farneticando così le pose le mani su entrambe le spalle, giusto il tempo di immobilizzarla per poter almeno leggere il labiale frenetico, visto che gli urli isterici non erano comprensibili: «Ma ti vuoi dare una calmata?? Che cosa hai sniffato Bunny?? Che cosa dici??» La principessa la guardò seria: «Dovete aiutarmi! Domani mattina cominceranno ad arrivare tutte molto presto, e voglio essere perfetta! Non mi voglio sentire a disagio come l’ultima volta.» «ahh.. ecco… è per il rocchettaro di terza categoria tutto questo scompiglio.. Ancora??» «A quanto pare è cambiato, ora predilige le alte uniformi.. o così sembrerebbe.. quindi si! È un po’ per lui.. ma voglio essere all’altezza della situazione! Quindi ora portate qui tutte le cose più belle che avete perché mi serve una mano!!» Neptuno fece una bella risata mentre la sua compagna alzava gli occhi al cielo, Venus era entusiasta e sbatteva le mani saltellando e andando di corsa nella sua stanza, tornando con una montagna di vestiti che la nascondevano completamente. Jupiter era frustrata e si rifiutava di ascoltare tutte quelle urla dopo una giornata passata a preparare cibo per, non sapeva neanche quanta gente, così si sdraiò sul letto di Serenity, rannicchiata con la testa sotto il cuscino, dopo aver fatto quello che le aveva chiesto la sua amica. Mars aveva portato ogni sorta di make up per fare le prove. E mentre Mercury le passava lo smalto trasparente e Neptun la pettinava, Venus continuava a cambiare abbinamenti di abiti attaccandoli all’armadio.  Uranus esausta, più per loro che per la giornata stava per uscire ma Serenity la bloccò: «Fammi capire.. dove credi di andare???» «Dai ti prego.. mi annoio, fammi andare a dormire..» «No tu resti qua!! Vi voglio tutte qua! Guarda Jupiter dorme, puoi stare con lei!» «Dai ma cosa cambia?» «Cambia eccome!! Mettiti su quel letto e non ti muovere!» Uranus sbuffò rumorosamente e si mise accanto a Jupiter che probabilmente non sentiva più molto, mentre Neptuno guardando la sua espressione continuava a ridere. Dopo qualche ora passata a ridere, a scherzare e a scegliere vestiti e accessori finalmente tutte andarono a riposare lasciando nella stanza solo Serenity che stava andando alla finestra. Da lì poteva vedere la terra, che le faceva uno strano effetto, ma che in qualche modo le sembrava molto più normale che non guardare la luna. Uranus chiudeva la fila delle ragazze che andavano via, ma prima di chiudere la porta si girò per darle la buonanotte. Vedendola seria di colpo le si avvicinò accarezzandole un braccio: «Andrà tutto bene principessa, sii solo te stessa, quando lo vedrai saprai cosa fare, sarà il tuo cuore a chiedertelo, non pensarci più, non continuare a tormentarti.» Serenity si voltò e la strinse forte: «Va bene!» e poi piano sciolse la presa, Uranus le fece un’ultima carezza sulla guancia: «Buonanotte Serenity» e poi si ritirò nella sua stanza. Anche Serenity si mise a letto, ma come ogni volta che pensava a Seiya non riuscì a prendere sonno, regalando al suo pensiero quell’ennesima notte, troppo impaurita e troppo felice. Stavolta lo avrebbe visto davvero, stavolta avrebbe sentito la sua voce e percepito il suo profumo, e anche se si fosse dimostrata solo un’amica, lo avrebbe potuto tenere vicino ancora un po’, giusto il tempo per riempirsi il cuore di altri ricordi. Magari strazianti, magari fugaci ma non per questo meno profondi. Infondo era stato questo Seiya, una luce di passaggio. Una stella cadente che aveva illuminato il cielo per un breve istante, ma non per questo si sarebbe girata dall’altra parte. Anzi restava lì immobile a sperare che passasse, per vederla brillare e riempirsi gli occhi di meraviglia. Perché per quanto possa essere fugace, non c’è niente di altrettanto bello o altrettanto luminoso come una stella cadente!

L’alba aveva rischiarato l’orizzonte, e la mattina ormai brillava alta e ancora una volta Mars irrompeva senza pietà e senza alcuna delicatezza! «Mi prendi in giro?? Sera ma ti vuoi svegliare??? Pensavamo che fossi già pronta!!» «Eh? Cosa?» La protetta della luna era ancora completamente assonnata, e cercava di mettere a fuoco la ragazza davanti a sé cercando di capire cosa le stesse dicendo «No Mars solo altri cinque minuti ti prego!» «Ma quali cinque minuti sono le dieci!! Ti devi sbrigare stanno arrivando delle combattenti, non le abbiamo mai incontrate prima e devi essere giù a dare il benvenuto! Sei la sovrana peggiore che si possa incontrare! MUOVITI!!» le tolse le coperte di dosso e la bella addormentata si accovacciò per contrastare il freddo improvviso. Ma non voleva saperne di alzarsi, così Mars la prese le mani issandola in piedi «dai Sera! Per favore!! Hai cinque minuti per prepararti! Se non sarai pronta manderò qui Uranus!!» «è una minaccia??» «Certo che lo è! Forza!» «Va bene va bene non mi spingere!»  
Dopo qualche minuto era pronta davvero, ed era radiosa. I capelli biondi e luminosi erano legati nei suoi soliti codini, non vedeva l’ora di sentirsi chiamare ancora una volta testolina buffa, solo da lui. Solo per sentire quel calore nella sua voce quando sottolineava che era la Sua testolina buffa. E lei lo desiderava più di qualsiasi altra cosa, avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi ancora sua! Fece le scale di corsa per quanto le fosse possibile, visto che aveva indossato dei sandali molto alti, prestati da Neptuno. Erano in raso verde marino, i nastri si incrociavano sul piede e le avvolgevano la caviglia e una piccola parte della gamba. Voleva essere raffinata ed elegante, ma non c’era poi così tanto abituata, e doveva stare attenta ad ogni movimento. Arrivata nel vasto atrio rimase sbalordita, era già pieno di ragazze. Le sue compagne parlavano e si intrattenevano con altre creature meravigliose. La maggior parte era simile ai terrestri in tutto e per tutto, altre invece avevano qualcosa di più particolare. Si incantò nel vedere la ragazza che parlava con Mercury. Era alta e bellissima, gli occhi di un indaco brillante e profondo, e i capelli bianco cangiante, con riflessi rosa chiaro, intrecciati con piccoli fiori rosa e viola. Serenity non aveva mai visto una fata, ma se avesse dovuto immaginarla, bhè avrebbe avuto l’aspetto di quell’incantevole giovane. Scese gli ultimi gradini, salutando, presentandosi e dando il benvenuto a tutte.
Dopo quasi un’ora non aveva ancora finito di conoscerle, e mentre parlava si bloccò di colpo. Posò lo sguardo a terra mentre la sua interlocutrice continuava a parlare, il suo sguardo si perse per un momento, e il suo respiro si fece affanno. Venus che le era a fianco non capiva cosa le stesse succedendo quindi le si avvicinò di più per chiederle se stesse bene, ma lei non rispose, così la protetta di Venere si guardò intorno. Serenity era immobile, quasi fosse una statua, non aveva visto alcunché, non aveva sentito nulla, eppure aveva percepito un odore troppo familiare, e contro qualsiasi concezione, aveva percepito la sua presenza. Le bastò dare un’occhiata a Venus per sapere che aveva ragione. Era lì. Erano arrivati. E nemmeno Marta sembrava aver dimenticato Yaten, perché lo guardava con occhi sognanti. Finalmente trovò il coraggio, per invidia più che altro, non poteva credere che la sua amica lo stesse guardando e lei no. Per cosa, paura? E che senso avrebbe avuto ormai? Eppure tremava. Eppure il suo cuore, che si era bloccato per un istante, ora le stava scoppiando nel petto.

Su Kinmoku i ragazzi erano pronti a partire, tutti e tre avevano preso una borsa e poche cose per poter restare due giorni o tre. Yaten e Taiki erano sereni, o questo davano a vedere. Ma nessuno dei due voleva nascondere quello che stava provando, non a loro stessi. La notizia che era stata accolta con un po’ di nervosismo solo per Seiya, ora era realtà e tensione davanti a loro. E nessuno poteva far finta che non fosse importante. Tutti e tre avrebbero rincontrato delle grandi amiche, ma tutti e tre avevano qualcosa da nascondere o da sopprimere agli occhi degli altri. E per quanto fossero adulti e carichi di responsabilità, la cosa a cui riuscivano a pensare non era la presentazione, non era la firma del trattato. Non era neanche l’era di pace che stavano inaugurando e tantomeno l’incontrare le grandi guerriere Sailor. Loro dopo tanto, troppo tempo, finalmente avrebbero rivisto le tre ragazze che li avevano incantati. Solo Bunny, solo Marta, solo Amy. Kakyuu si era scusata e aveva chiesto a Seiya di portare le sue più sentite scuse ma non poteva essere presente. Non si sentiva affatto bene e anche se non poteva ancora rivelarlo, aveva già detto a Seiya che non avrebbe potuto affrontare quel viaggio con la gravidanza, la quale ormai sarebbe stata portata a termine da lì a poco tempo. Seiya avrebbe fatto le sue veci in tutto e per tutto. E Kakyuu era tranquilla, conoscendo bene le sue ospiti, sapendo che avrebbero capito. E che la sua mancanza non sarebbe stata certo così grave. La principessa li aveva salutati. Saphira stava salutando Seiya che però non dava segnali di vita. Era serio, impassibile, imperscrutabile. E lei era tremendamente preoccupata. «Ci vediamo tra qualche giorno… fate i bravi ragazzi, o… ragazze.. però… che sventole.. siete meglio così!» Saphira ghignava mentre Sailor Star Cuore del Futuro e Sailor Star Polvere di Stelle la guardavano malissimo. E ora davanti a lei Sailor Star Regina del Coraggio restava ancora impassibile senza voler accennare neanche un sorriso. Saphira la abbracciò «ehi.. ci vediamo presto.» Ma Regina fece giusto un cenno del capo e si voltò verso le sorelle. Erano pronte a partire e così fecero.

Arrivarono sulla Luna. La mattina era quasi finita e si guardarono intorno, erano nell’atrio di un palazzo bellissimo, e tutto intorno c’erano tantissime ragazze che parlavano e andavano avanti e indietro ancora con le borse, come loro. Fu Sailor Star Polvere di Stelle la prima a parlare: «Caspita e io che credevo che saremmo state le prime e invece, siamo in ritardo a quanto pare.» Cuore del futuro era stranamente euforica, «Ragazze, ma ci pensate? Siamo sulla luna!! È bellissimo qui! Dai cerchiamole!» «No, non ci voglio pensare, e sicuramente avrei preferito non vederla in tutta la mia vita. Firmiamo questo dannatissimo trattato e andiamocene!». Entrambe le ragazze furono un po’ spiazzate dalla risposta di Regina del Coraggio, ma potevano capire benissimo quindi fecero per incamminarsi seguendola verso il palazzo, quando la videro fermarsi di colpo. E il suo viso contratto dalla rabbia, in quel momento si rilassò per essere sconvolto dall’inatteso. Certo era sulla luna, era lì per la sua presentazione, eppure non aveva davvero fatto i conti con cosa avrebbe voluto dire rivederla. Vedere Sailor Cosmos era quasi una cosa diversa dal vedere Bunny nella sua testa, invece ne riconobbe la figura da lontano. E tutto quello che si era prefissato, davanti a lei si sbriciolava ancora una volta, iniziò a tremare piano anche Regina, e gli si aprì un po’ la bocca per la sorpresa. Perché doveva essere sempre così? Perché sconvolgeva tutta la sua vita senza neanche parlargli? Perché distruggeva, ogni volta, anche la più ferrea delle sue decisioni? Aveva deciso che sarebbe stata fredda, distaccata, e irremovibile. E invece voleva solo stringerla a sé! E mentre cercava di riprendere il controllo di sé, fu troppo tardi. Lei si voltò. Non capiva come, ma lei aveva sentito la sua presenza e ora lo cercava con gli occhi. La cercava e vedeva solo lei.

Serenity si era ripromessa di controllarsi e di tenere a bada le sue emozioni, sarebbe stata all’altezza della situazione e del suo ruolo. Ma vedendo chi le era davanti, tutte quelle belle promesse andarono in fumo. Dimenticò anche di averlo visto sul pianeta delle stelle mentre baciava un’altra, non le importava.  Avrebbe voluto salutarla con calma e con delicatezza ma… Ma era Regina del Coraggio la persona che vedeva, e con qualsiasi aspetto era Seiya! Era il suo Seiya! E non contavano più l’etichetta e gli ospiti e il palazzo. C’erano solo loro e gli corse incontro. Ancor prima di rendersi conto di quello che stava facendo, si era messa a correre e delle lacrime le rigarono il viso, ripetè tra sé e sé il suo nome, Seiya..  e poi lo urlò «Seiya!! Seiya sei qui!» Regina fece qualche passo avanti, era ancora provata, e colpita dai codini che ondeggiavano nel vento, dopo tutto quel tempo sempre gli stessi, non era cambiato niente, era la sua testolina buffa e pronunciò il suo nome, Bunny. «Bunny!!» Buttò la borsa a terra e le andò incontro e Bunny le si gettò al collo. La stava stringendo, era vero. Dopo chissà quante notti a sognarla ora era davvero lì, tra le sue braccia. Non sapevano bene quanto tempo rimasero strette. Serenity versava ancora lacrime, nascosta dietro il collo di Regina del Coraggio, e lei, lei le diede un lieve bacio tra il collo e la spalla, quasi appoggiando solo le labbra, finché entrambe si ripresero sentendo chiamare Il nome della principessa da Sailor Pluto. «Principessa Serenity.» Regina si staccò con fatica e la guardò, non sapendo se l’azzurro dei suoi occhi fosse stato sempre così brillante e non riuscì a parlare. Serenity era anch’ella persa negli occhi blu dell’altra, ma le atre si stavano avvicinando e si rivolse anche a loro! «Ragazze, che bello vedervi!» Salutò le due guerriere di Kinmoku con molto calore, abbracciandole entrambe e poi fu la volta delle sue compagne arrivate tutte e quattro. Venus fu la prima a salutare Cuore del Futuro, mentre Mercury, più timida, aspettava il suo turno per salutare Polvere di Stelle. E mentre tutte erano felici di essersi ritrovate, dopo qualche minuto Pluto chiamò ancora, «Serenity, perdonami, dovresti venire un momento.» Serenity guardò ancora Regina, «Ragazze, scusatemi torno tra poco. Venus, Mercury, accompagnatele nei loro alloggi, saranno esauste..» Regina non riusciva a distogliere lo sguardo da lei, nemmeno mentre salutava le sue amiche, «.. Serenity..? Tranquilla, ci vediamo dopo. Sappiamo quanto sei impegnata..» «oh.. si usiamo i nostri nomi lunari.. sarebbe un po’ complicato da spiegare a tutti…» ma non finì la frase, la stavano aspettando, e poi non le andava di affrontare ancora la cosa, la lasciò lì in sospeso e si allontanò seguendo Pluto.

Venus e Mercury le avevano accompagnate nella stanza. Nel tragitto avevano parlato di tutto e di niente. C’erano troppe cose da raccontare e il corridoio era troppo breve per poterlo fare. Li lasciarono riposare dicendo loro di scendere quando pronti, perché ci sarebbe stato il pranzo nel salone centrale. Poi si congedarono. Una volta chiusa la porta e incamminate per tornare indietro, Mercury si rivolse a Venus: «Come stai?» «…Non lo so.. e tu?» «Non lo so nemmeno io.» 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Vi ringrazio tutte, davvero tantissimo. Pubblico questo ma sappiate che non era finito. Non mi avete dato tregua e ho deciso di accontentare chi mi ha chiesto questo a gran voce! Ma sappiate che a breve pubblicherò il 13 e doveva essere un unico capitolo quindi non vi lamentate di questo!! >.< perchè non doveva finire così!!
P.S. e visto che l'ho pubblicato per voi voglio assolutamente sapere cosa ne pensate!!! 


Serenity era stata risucchiata da presentazioni e strette di mano per il resto della mattinata. Ormai erano quasi le due e si trovava nel salone centrale dove si sarebbe tenuto il pranzo con tutte le ospiti. Diverse tavolate erano messe una affianco all’altra in verticale. Mentre quello dove avrebbe preso posto lei, anche se altrettanto lungo perché nessuna desse le spalle alle commensali, era messo in orizzontale e più centrato, per poter osservare ed essere vista da tutti. Aveva provato a fare attenzione a quello che le veniva detto, ma era praticamente impossibile. Nei suoi pensieri c’era spazio solo per Seiya, che ancora non era arrivato nella sala. Si guardava intorno per scorgere i suoi lunghi capelli, ma niente. L’urgenza di poterlo rivedere, e la voglia sfrenata di stargli ancora accanto non le davano tregua, e le divoravano lo stomaco. Così invece di prendere posto accanto a Pluto, le disse che sarebbe tornata subito e scappò al piano di sopra per corrergli incontro, per correre da lui.

Correva come una pazza non facendo caso più nemmeno ai tacchi e quando fu quasi in cima alle scale, la voce che udì le fece perdere completamente l’equilibrio e le gambe non le ressero più. Non era più quella di Regina del Coraggio… aveva sentito chiacchierare Yaten e Taiky, e sicuramente a rispondere era stato Seiya. Si ritrovò a fare l’ultimo gradino con le ginocchia. «Bunny! Attenta! Ti sei fatta male?» Seiya s’inginocchiò a terra per tirarla su, ma ancora una volta lei aveva cominciato a tremare come una foglia, e lui temette che potesse essersi fatta male davvero. Lentamente lei alzò il capo, incatenando i suoi occhi a quelli di lui, arrossendo senza controllo, «N- no.. non mi sono fatta niente.. sono solo scivolata» gli rispose cercando di sorridere.. «ahh.. sei sempre la solita testolina buffa! Anche se ora ti chiamano tutti principessa!» A quella provocazione lei rispose con una linguaccia, anche se non aspettava altro e dentro impazziva di gioia. E poi lui la aiutò ad alzarsi mettendole le mani sui fianchi. Lei gli posò le mani sugli avambracci per farsi un po’ di forza, osservandoli, c’era qualche nuova, piccola cicatrice che non aveva mai visto. Lui si scostò un po’ per osservare la sua reazione e lei alzò lo sguardo. Si aspettava il solito ragazzino che stava seduto al banco dietro al suo, invece davanti a sé c’era un bellissimo uomo che la guardava altrettanto estasiato. Ma era lui. Quegli occhi blu erano quelli di sempre. Quel sorriso sprezzante era quello che le aveva donato tutte le volte. E ora che lo aveva visto sapeva che lasciarlo andare, per lei, sarebbe stato impossibile. Serenity non riusciva a parlare, la gola era serrata. Riusciva solo a sentire i suoi battiti che acceleravano. Finché lui non fece un po’ più di pressione sui  suoi fianchi per attirare la sua attenzione: «Bunny? Tutto bene? Stai perdendo del sangue…» «No.. macché.. certo tutto benissimo.» Si guardò le gambe ed era vero, come al solito pagava la sua distrazione. Aveva dei graffi dove aveva sbattuto sull’angolo del gradino, e colava qualche goccia di sangue: «Nooo accidenti! Devo pulirmi prima di sporcare le scarpe, altrimenti chi la sente Neptuno!» «Dai ti accompagno..» «Ma no tranquillo, non ce n’è bisogno, non mi fa male..» «Invece si! Ragazzi ci vediamo di sotto».

Seiya per tutto il tempo che era rimasto chiuso nella stanza non aveva riposato, e non aveva sistemato le sue cose; aveva solo pensato a lei, a quell’abbraccio che desiderava da più di due anni, al momento in cui l’aveva stretta a sé rendendosi conto che lei non sarebbe mai passata.  Aveva cercato di escogitare un modo per non essere intrappolato di nuovo nei suoi sentimenti, aveva provato cosa dire o cosa fare. Invece davanti a lei era tutto inutile. L’aveva vista scivolare e cadere, e sapeva che era perché provava le stesse cose che provava lui. Sapeva che se lui a stento era riuscito a chiudere i bottoni della camicia, visto che le mani continuavano a tremare all’idea di rivederla, lei non avrebbe retto molto su quei tacchi. La conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva che in passato lo aveva rifiutato, ma capiva bene quanto le fosse costato, aldilà di tutte le bugie che raccontava a lui e a se stessa. E vedendola lì, fragile, si sentì uno sciocco solo per aver pensato di poterla evitare. Si precipitò da lei e con premura l’ aiutò a rimettersi in piedi, perché era quello che avrebbe sempre fatto, l’avrebbe sempre sorretta in ogni modo. E una volta vista, sfiorata, toccata… non l’avrebbe lasciata sola, per lui era naturale prendersene cura e starle accanto. Solo lui, solo per lei! E non aveva pensato per un solo secondo che mandare via i fratelli potesse essere sconveniente. Solo in quel momento la principessa si accorse di Yaten e Taiky. E i due ringraziarono di dover scendere per risparmiarsi altro imbarazzo, visto che la scena a cui avevano assistito sembrava troppo privata, anche se non era successo nulla di che.

«Dove stavi andando così di corsa?» «e… io… a cercare voi.. pensavo che non sapeste dove fosse la sala…e avevo una fame…» Cercò la prima scusa che le passava per la testa, non poteva certo dirgli che stava impazzendo all’idea di non vederlo anche se si trovavano nello stesso posto. Lui scoppiò a ridere.. una risata sincera che lei amò ritrovare, «Non ci posso credere! Ti stavi ammazzando per la fame! Sei davvero una testolina buffa!!» Lei lo guardò ancora stregata dai suoi occhi e dalle sue labbra, e dalla sua bocca non uscì nulla di sagace o tagliente. Riusciva solo a guardarlo con gli occhi pieni di felicità e un sorriso che non sapeva reprimere. «Già..», «Dov’è il bagno?» «Qui, vieni..» Aprì la porta bianca e si trovarono nella sua stanza. Lui guardò ciò che gli si parava davanti meravigliato, era tutto così prezioso ed elegante, «questo non è proprio un bagno che si vede tutti i giorni…» «Ma no scemo, è la mia stanza, però ho tutte le mie cose qui, nel mio bagno. Aspettami un attimo, ora arrivo.» Si defilò nella porta sulla destra ma lui la seguì. «No dai ti aiuto!» Entrò insieme a lei e le si avvicinò, facendola poi sedere sul mobile accanto al lavandino, prendendole il cotone dalle mani, insieme all’acqua ossigenata. Semplicemente, con tutta la naturalezza possibile, e lei altrettanto naturalmente si lasciò sollevare sul mobile e prendere dalle mani gli oggetti per farsi curare e coccolare da lui. Ma quando le pose delicatamente una mano sotto la gamba, pelle contro pelle, l’atmosfera cambiò. Era un gesto delicato e innocuo, ma che per entrambi significava troppo. Mentre lei lo guardava rapita, lui non riuscì ad alzare lo sguardo, non poteva guardarla in quel momento, così vicina e così dannatamente irraggiungibile. E mentre il suo cuore faceva un altro balzo, era cosciente che lasciarla stavolta sarebbe stato devastante. Non si erano chiesti nulla su quei due anni passati lontano, non contavano niente ora che erano insieme, e infondo ad entrambi non sembrarono mai passati. Ancora lì, ancora complici. Ancora amici? No.. probabilmente non lo erano mai stati. Loro erano molto di più. Perché da subito furono due anime affini che si erano ritrovate, dopo essersi rincorse aldilà del tempo e dello spazio. Ancora più innamorati che mai, senza poterlo ammettere. Le pulì il primo graffio ma una volta tolto il sangue, la gamba era perfetta, della ferita neanche l’ombra.. lui la osservò stupito «Non c’è niente..» «Oh.. deve essere il cristallo del cosmo, è molto potente… mi protegge, mettiamola così..» gli prese il cotone e scese dal mobile, lasciando una mano nella sua, tenendosi in un equilibrio precario, mentre strofinava l’atra gamba per togliere il sangue anche da quella «Te l’avevo detto che non dovevi preoccuparti per me, non era niente..». E finalmente lui la guardò negli occhi, ma qualcosa era cambiato: «Già, sei incredibile Serenity, stupisci sempre tutti.» Il suo tono di voce era ambiguo, voleva essere rasserenante ma risultava tremendamente triste e amareggiato, per non dire che non l’aveva mai chiamata Serenity in tutta la sua vita. Si stava allontanando. E il suo sguardo rifletteva la tristezza della sua voce. Lei gli strinse di più la mano «Perché mi guardi così?» «Perché.. è vero non avevi bisogno di me. Sei diventata una donna molto forte…e...» si lasciò sfuggire un sospiro, «..e bellissima. Non sei più la mia testolina buffa. Sei la principessa Serenity in tutto e per tutto.» «Bhè.. anche tu sei cambiato.. Capitano.» Rispose lei quasi indispettita, quasi come se quella di essere cresciuta e cambiata fosse stata un’accusa. «Come fai a saperlo? Te l’ha detto Galaxia?». -Panico. E ora cosa fare? Mentire!-  «…Si… certo… Galaxia..». In quel momento lei allontanò lo sguardo dal suo, voltando il viso di lato. Non  avrebbe mai potuto mentirgli guardandolo negli occhi. Ma non poteva neanche mostrare quella che era stata la sua più grande debolezza. Il suo più grande dolore. Poi lui posandogli un dito sotto il mento la costrinse a guardarlo di nuovo. Negli occhi di Serenity rammarico, tristezza, e cosa? Speranza?... Tra loro silenzio, profondo e loquace silenzio.  «E tu?» «Io cosa?» «Tu perché mi guardi così?» Le parole scorrevano lente, strozzate, quasi sussurrate «…Perché mi sei mancato così tanto Seiya… Io… avrò sempre bisogno di te..» Non ce l’aveva fatta, non riusciva più a resistere e a fare finta di niente. Le era mancato come la luce del sole, e ora che lo rivedeva non voleva restare nell’ombra, voleva scaldarsi ai suoi raggi, anche se avesse voluto dire bruciarsi.  Lui non si aspettava quella risposta, quella reazione, quegli occhi lucidi che urlavano che era vero: Aveva davvero bisogno di lui, almeno quanto lui aveva bisogno di lei! E si ritrovò ad accarezzarla, incapace di smettere. Disegnando il contorno del suo viso con le dita, per poi sfiorarle le labbra con il pollice. Circondò la sua schiena con il braccio sinistro, avvicinandola ancora, per poterla sentire di più. E poi fu troppo tardi per tornare indietro, troppo vicini ma ancora troppo lontani, non sapevano chi dei due si fosse fatto avanti per primo, non capivano più niente, non erano più padroni di loro stessi, si stavano abbandonando completamente l’una all’altro. Si baciarono. E stavolta era perfetto. Era quello il sapore che avrebbe dovuto avere ogni bacio per lui. Era solo lei che avrebbe voluto tenere tra le sue braccia per tutta la vita. E più lei si abbandonava a lui, più lui la stringeva. E più lui la stringeva più lei avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Era quello il suo posto. Non la luna, non la terra, non il cosmo. Solo quello: tra le braccia di Seiya! Tutti i dubbi e le incertezze si erano dileguati, davanti all’uomo che amava così disperatamente, anche i sensi di colpa erano spariti. Ora aveva la certezza che aveva avuto ragione: La felicità completa l’avrebbe trovata solo con lui. Avrebbe potuto vivere senza di lui, come aveva vissuto quei due mesi in cui era riuscita a prendere diverse decisioni solo per lei, ma non voleva più farlo! Non voleva rinunciare a lui per nessuno al mondo. E sapeva che loro insieme sarebbero stati capaci di tutto e non un ostacolo per il bene. Il loro rapporto era diverso da quello che si poteva costruire con chiunque altro, andava aldilà dello stare insieme. Loro erano sempre stati compagni, e lo sarebbero stati ancora. Si erano sempre spalleggiati e soccorsi nei momenti di bisogno, sorretti nei momenti di sconforto  e sostenuti nei momenti cruciali. Si erano sfidati finanche per spronarsi a vicenda e divertiti come solo loro sapevano fare. Nulla e nessuno avrebbe potuto sostituirli, perché capire l’altro voleva dire capire se stesso.

Eppure qualcosa si stava spezzando ancora, Serenity lo sentiva, mentre lei trovava finalmente la pace, Seiya soffriva. Mentre lei si convinceva che insieme avrebbero difeso il cosmo da qualsiasi minaccia. Lui ingoiava l’amara consapevolezza che stare con lei avrebbe voluto dire portare il suo pianeta alla distruzione. Mentre lei accettava di aver fatto la giusta scelta, perché nessuna scelta che escludesse lui sarebbe potuta essere contemplata. Lui si pentiva di qualsiasi istante lo stesse conducendo verso il bisogno di lei, e malediceva ogni emozione che non era riuscito a sopprimere. Mentre lei capiva che stare insieme sarebbe bastato, anche se avesse voluto dire rinunciare ad una vita terrestre, perché non le serviva e non voleva nessuna vita che non comprendesse lui. Lui cominciava ad odiare se stesso per troppi motivi: perché avrebbe preferito non averla conosciuta affatto. Perché anche stavolta la sua forza di volontà vacillava, anche stavolta se avesse potuto scegliere liberamente avrebbe scelto lei. Mille volte lei, solo lei. Infischiandosi del destino che altri avrebbero affrontato senza di lui. E si odiava per questo. Si odiava per amarla così tanto da preferire la morte alla sua lontananza. Si odiava per non aver abbastanza male dentro per poter scegliere lei e non il suo popolo. Si odiava perché non era capace di rinnegare il dovere. E si odiava ancora di più per essere capace di un tale pensiero. Odiava se stesso perché odiare lei sarebbe stato impossibile. Solo il vederla donava pace a chiunque. Era stata una ragazzina che infondeva allegria nel suo prossimo, e ora era una donna che infondeva speranza, infondeva fiducia. Fiducia in un domani migliore e sicuro. E lui non poteva essere così egoista da averla tutta per sé. Lei sarebbe stata la luce che avrebbe illuminato un futuro radioso, fatto solo di pace ed alleanza contro l’oscurità e lui.. lui quella luce non avrebbe mai più potuto vederla.

Nel bacio in cui lei avrebbe voluto esprimere tutto l’amore e il desiderio che provava per lui, ora si riversavano solo rabbia e frustrazione. Serenity lo stringeva ancora a sé, posando una mano sulla sua guancia e l’altra dietro la sua nuca. Ma Seiya le strinse i polsi e si allontanò di scatto da lei. «Bunny no!» «Cosa?» «Perdonami, io non avrei mai dovuto.» «Perché?» e a quella domanda lui si intenerì appoggiando le mani che ancora stringeva, alle sue labbra. Osservandola, notando la confusione nel suo sguardo che piano piano si faceva consapevolezza, non capendo tuttavia a cosa fosse dovuta quest’ultima. «Io non posso.» Serenity credeva di sapere bene a cosa fosse da imputare la sua reticenza e si liberò bruscamente. Non volendolo neanche toccare se lui si considerava di un’altra. Si portò le braccia lungo i fianchi serrando i pugni e voltando il viso per non mostrargli le lacrime. «Seiya.. ma io..» «No!.. Ti prego. Non farmi questo!» Seiya si mise le mani tra i capelli stringendoli forte, quasi come se procurarsi del male fisico in quel momento servisse a non fargli sentire l’anima che si spaccava. Aveva solo sperato che lei potesse amarlo un giorno, che lei potesse ammetterlo, ma non aveva mai creduto che potesse accadere davvero. L’aveva desiderata così tanto, e ora che finalmente poteva essere sua, lui avrebbe dovuto sposare un’altra donna per un bene superiore. Le voltò le spalle per non guardarla negli occhi mentre la rifiutava, mentre era costretto a mentirle. Non avrebbe potuto fare altrimenti. Lei gli afferrò il braccio per farlo voltare, voleva vedere il suo viso e non la sua schiena mentre le spezzava il cuore un’altra volta, ma lui resistette. «Seiya non voglio perderti di nuovo.» «Non puoi perdermi. Non sono mai stato tuo. Non mi hai mai voluto. Non te lo ricordi più? E ora è troppo tardi, ora…» «Ora sei di qualcun altro.» Finì lei la sua frase, troppo infuriata e straziata per poter sentire quelle parole pronunciate da lui. «Si. E anche tu. Lo sei sempre stata.» La realtà che le veniva messa di fronte era atroce, arrivata come uno schiaffo in pieno viso. Ma ancora non bastava, non poteva bastare. «Seiya… SEIYA guardami! Non puoi dire così, io… ho sbagliato ma… Seiya per l’amor del cielo.. sono io! Siamo noi, non può non contare più niente. Non può non essere abbastanza per cambiare le cose! Ti prego.. » «Per te non lo è stato. Ora basta, per favore. Andiamo ti staranno cercando principessa.» Lei cercò di fermarlo ancora, di parlare con lui, ma il capitano fu irremovibile. Uscì in fretta dalla stanza senza aspettarla, non doveva. Se l’avesse guardata solo un’altra volta sarebbe crollato, e non poteva permetterselo. Entrò nella sala senza attirare molta attenzione, tranne che quella delle Sailor del sistema solare e dei suoi fratelli. Prese posto accanto a loro e puntò lo sguardo sul suo bicchiere, senza incontrare quello curioso dei suoi amici. Non avrebbe sopportato nessuna domanda, nessun commento, nessuno sguardo di ammonizione. Attese che la principessa facesse ritorno, solo allora il pranzo avrebbe avuto inizio, e lui non sperava altro che fosse veloce, per potersi chiudere ancora in quella stanza, lontano da lei e dai suoi occhi. Lontano dall’amore che gli veniva offerto e che era stato costretto a rifiutare come fosse stato veleno.

Passarono diversi minuti prima che Serenity facesse il suo ingresso, e non era la stessa persona che aveva accolto entusiasta le nuove alleate. A occhi attenti sembrava spenta, svuotata da ogni emozione. Ma fu un attimo e indossò bene la maschera che aveva imparato a portare. Diede nuovamente il ben venuto a tutte, dietro uno strato di trucco perfetto e movenze da perfetta principessa, rubando poco tempo per ringraziare le guerriere giunte da ogni dove e dando poi inizio al banchetto che lei neanche sfiorò. Dopo poco vide Seiya alzarsi e allontanarsi. Cercò i suoi occhi ma trovò solo indifferenza. Lui lasciò la sala per chiudersi nella sua stanza, lei invece non avrebbe potuto lasciare le sue ospiti fino alla fine. Avrebbe dovuto continuare a fingere. Fingere che tutto andasse come doveva, cosa non del tutto falsa… non per Pluto. Venus però conosceva fin troppo bene la sua migliore amica, aveva capito che qualcosa era successo. Qualcosa era cambiato. Dopo aver visto poi Seiya allontanarsi in quel modo non ebbe più dubbi. Stavolta era lei che sapeva cosa fare, sapeva di dover aiutare in qualche modo quei due testoni buoni solo a litigare. Ma avrebbe dovuto attendere anche lei la fine della giornata.


 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Il pranzo era finalmente giunto al termine. Le sue ospiti si erano congedate e Serenity poteva smettere di fingere di stare bene, poteva sciogliere quel falso sorriso richiesto dalle circostanze. Stanca, stava per defilarsi, ma ancora una volta qualcuno voleva impedirglielo. «Sera, stai bene?» Non si voltò, sapeva che Venus aveva già intuito tutto, ma voleva solo essere lasciata in pace. Aveva bisogno di rimanere sola per riflettere su quello che era successo, per prendere coscienza della realtà, perché stavolta non era un incubo. Avrebbe preferito rifugiarsi in uno di quei sogni dove Seiya la perdonava e ricambiava il suo amore, ma davanti a sé si mostrava un uomo con un’altra vita. Una vita nella quale non c’era posto per lei. «Si sto bene, sono solo stanca. Ho bisogno solo di stare un po’ per conto mio. Ci vediamo più tardi.» Non le diede il tempo di fermarla stavolta, se ne andò senza aspettare una risposta.

Ancora una volta salì quelle scale, consapevole che lui non sarebbe stato lì per lei, stavolta nessuno l’avrebbe sorretta, stava scivolando. Stava cadendo in un baratro di amarezza e dolore. Ma si era sbagliata, c’era qualcosa che le impediva di cadere: La rabbia. Era infuriata con lui, si voleva mostrare uomo ma era rimasto un ragazzino che le voltava le spalle senza degnarla di una spiegazione. Poche parole sputate con disprezzo. Era davvero quello che avrebbe ottenuto dopo più di due anni d’attesa? Dopo la consapevolezza, il risentimento e la sofferenza, poteva davvero accontentarsi di così poco? Aveva rinunciato a troppo per lui. Una figlia non era poca cosa! Non poteva davvero pensare di poterle voltare le spalle così. Soprattutto dopo averla illusa con quel bacio. Entrò nella sua stanza e richiuse la porta sbattendola con violenza. Scalciò via le scarpe, e tolse quei vestiti che ormai sembravano troppo stretti, una morsa di reverenza e nobiltà che la comprimeva e le toglieva l’aria, non la sopportava più. Si mise dei pantaloncini di jeans e una maglia bianca, larga con le maniche a tre quarti, che le scivolava di lato lasciando una spalla nuda; e scalza continuò ad andare avanti e indietro per tutta la stanza. Voleva rilassarsi, ma più passava il tempo più si innervosiva. Più credeva di aver bisogno di stare sola, più capiva che le risposte alle sue numerose domande poteva dargliele solo una persona. Quella persona che non era anni luce lontana da lei, stavolta li divideva solo un piano. Solo una rampa di scale. E lui?? Lui se ne stava rintanato in quella stanza? Potevano stare insieme e lui aveva preferito, cosa esattamente a lei??! Questo ancora non glielo aveva spiegato. Le aveva negato qualsiasi confronto semplicemente andandosene. Forse avrebbe potuto tollerarlo la ragazzina spaurita di qualche anno prima, ma se Seiya credeva di poterla trattare così ora, decisamente aveva fatto male i suoi conti. Si era infilata velocemente un paio di ballerine ed era uscita dalla stanza per recarsi in quella di Seiya. Voleva delle risposte, doveva sapere a cosa o a chi, lui non era in grado di rinunciare per lei!

Arrivata davanti alla porta aveva bussato con forza, attese qualche istante ma dopo non aver ricevuto risposta bussò ancora. Niente. Dalla stanza affianco uscì Taiki. «Bunny!» «Ehi, Taiki ma Seiya non c’è?» «No è uscito, mi ha detto di voler prendere un po’ d’aria, non so dirti dove sia andato. Io scendo dalle altre, Yaten è rimasto giù, vieni con me?» Le sfuggì un sospiro di delusione e rimase titubante per un po’, ma cos’altro avrebbe potuto fare? Non poteva essere scortese con lui, dopo tutto erano grandi amici e non si vedevano da tantissimo tempo. In più se Seiya credeva di essere troppo prezioso per poterla degnare della sua presenza, poteva andarsene anche al diavolo per quanto la riguardasse. «Ma certo.» lo affiancò e scesero insieme per unirsi al gruppo. «è davvero bello avervi di nuovo qui! Allora come stai? Che cosa avete combinato in tutto questo tempo?» «Bah sai… la ricostruzione del pianeta ci ha impegnati davvero moltissimo, diciamo che per un anno la nostra vita è stata abbastanza monotona. Ogni mattina c’era un gran lavoro e fino a sera non si fermava nessuno. Poi finalmente siamo riusciti a riprendere una vita “normale”. Seiya si è convinto di dover portare il peso del mondo sulle sue spalle, così si è arruolato. Ora è il capitano delle guardie reali. Ma… detto tra noi, credo che cercasse un modo per dimenticarti..» «A quanto so, ci è riuscito abbastanza bene!»  La principessa camminava con lo sguardo basso, sembrava più interessata al pavimento che al suo interlocutore, e quella frase gli era uscita spontanea, senza volersi fare sentire in realtà. Tuttavia Taiki aveva sentito bene nel silenzio del corridoio, e aveva percepito anche la delusione nella sua voce. «Ti assicuro che bene non è la parola giusta Bunny. Io non te ne faccio una colpa, assolutamente, ma forse è giusto che tu sappia che Seiya ha sofferto davvero molto. Gli sei mancata ogni giorno.» «Certo, fino a quando non ha deciso di fidanzarsi…» «E tu come fai a saperlo? Ancora non è stato annunciato.» Bunny lo guardò incerta, non capendo se la stesse prendendo in giro anche lui. Una festa in grande stile non era bastata come annunciazione?? «Ma sai… l’universo è piccolo.. le voci corrono… e tu e Yaten invece?» Taiki non capiva bene che piega stesse prendendo quella conversazione. Lui, non riuscendo neanche a spiegarsi il perché, aveva voluto scaturire in lei un senso di colpa che credeva a ragione visto le sofferenze del fratello, sicuro che lei non avesse condiviso quelle pene. Ma Bunny gli sembrava sempre più infastidita, amareggiata nei confronti del ragazzo e sempre più incline a voler cambiare discorso, così lasciò correre e rispose alle sue domande. «Yaten si occupa dell’addestramento delle nuove Sailor Starlights, io invece mi occupo della ricerca scientifica e… effettivamente ho una novità anch’io..» «Ah si? E cioè?» Taiki si scurì un po’ in volto ma non ebbe il tempo di rispondere, infatti le ragazze li avevano visti arrivare e li chiamarono a gran voce per farsi raggiungere.

Si erano ritrovati tutti in una saletta accogliente, con un bel tavolo centrale, diversi divanetti intorno ad un camino ancora spento, e un piano forte a coda sotto la grande vetrata da dove entrava ormai l’ultima luce del tramonto. L’allegria la faceva da padrona, anche se l’atmosfera era carica di cose non dette. Troppe cose non dette. Bevevano the freddo e mangiavano qualche biscotto fatto da Morea, ricordando aneddoti sulle esperienze comuni che sembravano così recenti, ma in realtà ormai lontane. Non volendo parlare di un presente troppo maturo per quegli eterni ragazzi catapultati in un mondo di responsabilità fin da troppo giovani. Ognuno di loro si guardava bene dal prendere temi troppo seri, volevano solo stare insieme a ridere e a scherzare come avevano sempre fatto. Stavano tutti ridendo, avevano bendato Bunny per giocare a mosca cieca, e la lasciavano vagare per la stanza nonostante avesse sbattuto al tavolo già un paio di volte. Quando la porta si aprì. Seiya era tornato, aveva fatto una passeggiata per schiarirsi le idee, e non si aspettava di trovarli tutti lì. Aveva solo chiesto a Heles dove potesse trovare i suoi fratelli, visto che non li aveva trovati nelle loro stanze, e la ragazza insieme alla sua compagna, lo aveva accompagnato nella sala dove sapeva per certo essere Yaten. Il quale non si era staccato da Marta per più di dieci minuti. Ed erano proprio lì, a giocare spensierati, a urlare quando Bunny si avvicinava troppo a qualcuno. Yaten, che sembrava decisamente un’altra persona, li tirò dentro richiudendo la porta, spingendo poi Seiya verso Bunny per far si che lei lo trovasse. Lei gli afferrò un braccio, «Preso!» contenta finalmente di poter scaricare la benda a qualcun altro, ma quando con la mano gli sfiorò la guancia per capire chi fosse, il cuore le balzò subito in gola. Sapeva riconoscere fin troppo bene la sua pelle e i suoi lineamenti. Ritrasse la mano e abbassò il foulard che le copriva gli occhi. Cercando di non mostrare il disagio che aveva provato e l’emozione che lui scaturiva tutte le volte. Rimase a fissarlo per un attimo che a entrambi sembrò infinito. Cercando di riprendere subito il controllo gli porse la benda, «Beh ora tocca a te!»
«Ragazzi!!» Fece Marta entusiasta, interrompendo bruscamente il gioco e risvegliando la piccola e sfegatata fan che era assopita dentro di lei, «Perché ora che siete qui tutti e tre non ci cantate qualcosa!?? Per favoreeee!!!» I ragazzi rimasero allibiti, di certo non si aspettavano una richiesta simile. Fu Yaten a esporre il pensiero di tutti: «Ma no Marta ti prego, non lo facciamo più da una vita, è quasi imbarazzante!» «Dai su, ma cosa vi costa??» «La dignità? No dai veramente non abbiamo nemmeno una chitarra..» Alchè una più sfegatata Amy, memore della sua fan-tessera n°25, continuò l’opera della sua compagna dal fiocco rosso, «Dai ragazzi, non vi fate pregare, solo una!!» Taiki era sorpreso, Amy per una volta aveva messo da parte la sua timidezza, così lui la volle accontentare «Ma si.. Va bene.. Anche se è passato davvero tanto tempo, potrebbe anche essere divertente… Ragazzi ve la ricordate “Search for your love”? Seiya tu potresti suonare il piano.» Seiya tra tutti era quello meno propenso ad accontentarle, ma anche Morea e Rea avevano le mani incrociate al petto e gli occhi luminosi che recitavano una supplica silenziosa. «Ok.. Se ci tenete tanto…» Solo Bunny sembrava disinteressata a quello che le succedeva intorno, ma così non era. Semplicemente si sentiva sovrastata da tutto quello che stava sfuggendo al suo controllo. Ci mancava solo la canzone che aveva fatto risuonare migliaia di volte, tutte le volte. Tutte le notti, per cercare di colmare il vuoto nel cuore che aveva scavato la nostalgia. Se gli altri l’avevano dimenticata lei ne aveva memorizzato ogni singola nota. Ormai la odiava e l’amava allo stesso tempo, e ora risentire lui cantarla, ascoltare ancora quella voce che era stata solo per lei, dopo il netto rifiuto della stessa mattina, non le faceva fare salti di gioia.

Seiya prese posto sullo sgabello, concentrandosi un momento per ricordare lo spartito, ma ci volle poco. D'altronde quella canzone era stata fin troppo importante per loro, e per lui ancor di più. Le dita sfioravano delicatamente i tasti, ricreando quella melodia che li ricatapultò al tempo in cui erano degli idol amati da tutti, e le guerriere delle adolescenti pazze di loro. Poi tutto era cambiato, svelando la verità, facendoli ritrovare compagni di battaglia, amici leali dopo scontri feroci. Seiya si fece rapire dalla musica, dal ricordo della ricerca disperata della sua principessa.. che ora era lì, davanti a lui. Perché era lei la sua principessa, Bunny. Cercò i suoi occhi, ma non li trovò. Lei si era avvicinata alla finestra dandogli le spalle. Non riusciva a vederla ma poteva sentirla, poteva sentire il dolore che stava provando perché era lo stesso che provava lui. Poteva sentire il pentimento di una giovane donna che aveva fatto una scelta sbagliata quando ancora non aveva la capacità di affrontarne le conseguenze. E la delusione per non poter avere una seconda occasione. Se solo lei avesse saputo quanto disperatamente lui avrebbe desiderato concedergliela. Seiya si morse il labbro inferiore costringendosi a distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì, e quando scorse una lacrima che le rigava il viso, non resistette più. Avrebbe voluto raggiungerla, stringerla ancora tra le braccia. Far sue ancora quelle labbra che da sempre avrebbero dovuto appartenergli, e rassicurarla che la cosa che desiderava di più era poterla amare. Ma non poteva. Come non poteva rimanere lì a guardarla, o a cantare per lei un’ennesima volta. Stavolta era lui che doveva tirarsi indietro. Era lui quello con un altro destino già scritto da non poter sfidare. Si alzò di scatto facendo quasi cadere lo sgabello, uscì dalla porta e si diresse verso il giardino, camminando svelto tra gli alberi, mettendo sempre più distanza tra lui e il bisogno di amarla e proteggerla.

Bunny non lo aveva mai guardato, non osava farlo. Ma quando sentì la musica arrestarsi di colpo, e lui uscire come una furia, seppe di doverlo raggiungere, seppe di non poterlo lasciare solo.
Lo inseguì senza dare spiegazioni a nessuno, e nessuno gliele avrebbe chieste. Si precipitò nel corridoio ma lui era già sparito, e se lo conosceva come era sicura di conoscerlo, sapeva che si stava dirigendo dove si sarebbe diretta lei. Arrivò di corsa in giardino guardandosi intorno, era buio, ormai la sera era scesa, e non distingueva bene le ombre. Ma quando sentì un grido di rabbia e un colpo assestarsi su un tronco, capì in che direzione dirigersi. «Seiya.. che cosa stai facendo? Cosa ti è preso?» «Davvero non lo sai? Bunny per favore torna al palazzo. Lasciami in pace ti prego.» «Non ti lascio finché non comincerai a darmi qualche risposta sensata! Senza andartene o mandarmi via!» Gli si avvicinò per guardargli la mano, ma lui la ritrasse. «E poi mi spieghi cosa significa ora quest’assurdità?? Perché ti sei trasformato??» Regina del Coraggio si sedette per terra, portando le gambe al petto e tenendosi la testa tra le mani «Non lo so.. forse.. ho pensato che così sarei riuscito a starti lontano, o che mi saresti stata lontana tu.. non lo so. Non so mai niente quando ci sei tu.» Lei gli si inginocchiò davanti, togliendogli le mani dalla testa, costringendolo a guardarla. Poi accarezzandolo gli prese il viso tra le mani «Credi davvero che.. basti così poco per tenermi lontana da te? Seiya… io ti amo! Amo tutto di te, ti amerei con qualsiasi aspetto, in qualsiasi forma. Ti amo, anche se non vuoi sentirtelo dire, io ti amo.» Lo aveva detto e ripetuto per ammetterlo ad entrambi, per convincere lui. Finalmente si era liberata da quel peso, e lo baciò. Regina del coraggio ricambiò completamente, aprendo le gambe e stringendola al petto, facendo aderire i loro corpi che da troppo tempo bramavano di essere legati. Ma per Seiya non poteva bastare, la voleva sentire sua, e il desiderio che aveva di lei in quel momento, era più forte di qualsiasi dovere. Si strappò la spilla riprendendo il suo aspetto, tornando se stesso, quello di cui lei si era perdutamente innamorata. Continuò a baciarla con passione e con voracità, stringendola sempre di più. La fece sdraiare sull’erba, che morbida li accoglieva, clandestini e nascosti da tutti. E riprese a baciarla togliendole il fiato, lei lo stringeva attirandolo sempre di più a se, senza volerlo lasciare andare, come se avesse paura di perderlo da un momento all’altro. Poi lui delicatamente si allontanò, solo per poterla guardare negli occhi, e lei lo vide: Non c’erano capitani o guerriere in quel momento, tantomeno principesse o futuri re. C’erano solo loro. Solo Seiya, solo Bunny. Lui scrutava quell’azzurro brillante, appoggiando poi la fronte alla sua «Ti amo Bunny, lo sai che ti amo. Lo sai che ti ho sempre amata.» Ma nei loro occhi l’innocenza ormai era sparita, lasciando spazio a maturità e consapevolezza di troppi obblighi da non poter fuggire. «Seiya.. stai con me! Resta con me!» «Bunny.. non lo capisci.. non lo capisci che così mi uccidi? Io non posso.» Si alzò rimettendosi a sedere, e gli costò tutta la fatica del mondo. Anche lei fece lo stesso, ancora frastornata «Perché?? DIMMI PERCHé!!» «Perché devo sposare un’altra donna. È in pericolo, e con lei il nostro mondo. E io ho promesso di proteggerli entrambi. L’ho giurato.» Tutte le domande che le giravano per la testa erano sparite, il suo sguardo perso nel vuoto, «Chi è?» lui si passò le mani tra i capelli, «Ha davvero importanza?» «No… credo di no.. se non sono io non importa chi scegli. La ami?» «Bunny.. non è così semplice. Non è questo..» «No è molto semplice! O la ami o non la ami! Voglio saperlo!» «No.. Amo te, ho amato sempre e solo te.» «E allora stai con me! Seiya ci sarà qualcun altro oltre te capace di difendere il pianeta. Taiki ha ragione, il peso del mondo non è sulle tue spalle.» «Taiki non sa di cosa parla. Io ho un dovere da compiere, non sono un codardo!» «Lungi da me voler mettere in discussione il valore di Regina del Coraggio. O peggio del capitano Kou!!  Seiya, senti, ti sto chiedendo solo una possibilità. Se c’è qualcosa che non va noi possiamo aiutarvi! Lascia che ti aiuti.» «Non puoi aiutarmi, nessuno deve sapere» «Cosa? Cos’è che mi nascondi ancora? Perché menti? A me??» «Non fare la vittima! Non ti sembra un po’ ipocrita da parte tua?» «Ipocrita?» «Avanti Bunny… so di Chibiusa! E tu non mi avevi mai detto niente. Stai qui a farmi la morale, quando tu sei la prima che una volta andati via da questo posto avrà il suo bel da fare.. Sta bene sua maestà il principino?? EH?? Cos’è? Sei qui perché sai già che ti dirò di no?.. Perché sai già che non cambierà niente?! Ti volevi togliere lo sfizio? Tanto poi c’è quel cretino di Seiya che pensa a rimettere insieme i cocci… Vero?» -schaff- uno schiaffo gli arrivò in pieno viso. Bunny era in piedi davanti a lui e ora si, lo guardava con disprezzo. Se voleva trovare un modo per tenerla lontana.. beh c’era riuscito. «Sei un idiota! Io sono qui, a dirti che ti amo, e tu hai il coraggio di dirmi una cosa del genere?? Allora non hai capito proprio niente! Non mi conosci affatto. Sai che ti dico? Hai vinto Seiya! Ti starò alla larga!» Si voltò, e si incamminò a passo svelto. Ma stavolta non c’era nessuna lacrima da versare. Seiya rimase lì.. Neanche lui si capacitava di quello che le aveva detto, ma prima o poi avrebbe dovuto tirare fuori anche lui la rabbia che provava. Da quando Pluto gli aveva raccontato della Piccola Lady aveva rivalutato tutta la situazione, pensando e ripensando più volte. Ma non ne era mai venuto a capo. E ora l’aveva buttato fuori senza pensare, ma forse era meglio così.. forse senza avere tentazioni sarebbe stato più semplice. Sicuramente non era piacevole avere davanti una Bunny infuriata, ma si, era decisamente più semplice che non averla davanti disposta ad amarlo.

Bunny rientrò al castello, mancava poco che le uscissero fulmini dalle orbite, passò davanti a Marta senza nemmeno accorgersi di lei. «Sera ma dove vai??» «In camera mia. Non mi sento bene e non scendo stasera. Avverti tu Pluto, chiedi scusa a tutti da parte mia.» «Ma gli ospiti?» «Gli ospiti sopravvivranno anche alla mia assenza! L’importante è che ci sia domani! Ora scusami.» Allungò il passo e si rifugiò nella sua stanza. Stavolta si, aveva bisogno di solitudine. Silenzio e solitudine, e magari una doccia calda che lavasse via la passione irrazionale mischiata al veleno di quella lite assurda che ancora aveva addosso.

Il gruppo di amici aveva raggiunto il salone centrale. Marta aveva preso posto accanto a Yaten, neanche lei voleva allontanarsi da lui. Aveva avvertito tutte che la principessa non stava bene e sarebbe rimasta di sopra. Ma l’assenza congiunta di Seiya dava da pensare un po’ a ognuno di loro. Gli sguardi tra gli amici erano alquanto eloquenti, ma nessuno voleva dire ciò che tutti pensavano. La situazione era già difficile di per sé senza che loro alimentassero i dubbi di altri. Quando la cena era quasi conclusa Marta si avvicinò a Yaten per non farsi sentire dagli altri, «Ma dov’è tuo fratello, non viene a mangiare qualcosa?» «No non credo, fa sempre così.. penso sia rimasto da qualche parte lì fuori. Quando è arrabbiato o ha Bunny per la testa resta sempre via. È fatto così. Vuole restare solo.» «Arrivo tra un po’, in caso ci ritroviamo nella saletta va bene?» « Va bene, ma dove vai?» «Devo fare una cosa.»   

Marta aveva cercato Seiya un po’ dappertutto senza riuscire a trovarlo. Poi prima di arrendersi, aveva voluto fare un ultimo tentativo. Era alquanto improbabile trovarlo proprio lì, ma il dubbio le stava picchiettando la mente quindi provò. Sul retro del palazzo si apriva un altro giardino, e più infondo vari vialetti costellati di alte siepi portavano ad una grande veranda, quasi come se fosse il centro di un bellissimo, ma molto meno complicato labirinto. La sera seguente sarebbe stata allestita lì la festa dopo la cerimonia e la firma del tanto atteso trattato. Sulla destra proprio al limite dei vialetti c’era un punto in cui le siepi creavano uno spazio chiuso, un quadrato di erba e fiori dove Serenity si rifugiava ogni volta che aveva combinato qualcosa. Da lì nessuno avrebbe potuto vederla e spesso passavano diverse ore prima che decidesse di venirne fuori. Finchè un giorno la protetta di Venere non la beccò mentre cercava di uscirne con un po’ di difficoltà, visto che le si era impigliato uno dei suoi candidi vestiti e stava facendo un po’ di rumore per tirarlo via dai rametti. Nessuno tranne loro due conosceva il nascondiglio della principessina. Ma a volte Seiya e Bunny erano così simili da sembrare connessi da qualcosa di troppo sfuggevole per essere compreso. Marta con fatica era entrata nel nascondiglio, sorpresa di trovarlo lì, ma ancor di più incredula per non aver sbagliato la sua previsione. Seiya la guardò divertito, «Che cosa ci fai tu qui?» «Io? Sono venuta a cercare te! Che cosa ci fai Tu qui? Come hai fatto a trovare questo posto?» «Io.. stavo raggiungendo voi.. ma poi ho cambiato idea.. sono venuto qui fuori e camminando l’ho scovato.. Come facevi a sapere che mi avresti trovato qui?» Marta rise debolmente, era bizzarro anche da spiegare. «Questo.. questo era il nascondiglio di Bunny. Fin da bambina, ogni volta che si arrabbiava o che combinava qualcosa. Tutte le volte che voleva stare lontana da tutto e tutti, si intrufolava qui dentro. Io ci ho messo un sacco di tempo a scoprirlo sai? Ma non le ho mai detto che lo sapevo. Ho voluto lasciare che fosse solo suo, il suo segreto. Il suo rifugio. Non so cosa mi ha spinto a cercarti qui, ma a quanto pare avevo ragione a farlo!» Seiya la ascoltava rapito, immaginando una bellissima bambina con due codini biondi, che con le manine esili provava a farsi spazio tra i rami delle siepi pur di sfuggire a sua madre e poi pensò a quella giovane combattente che non si tirava indietro difronte a niente, e che lui invece aveva ferito con tanta semplicità. A quell’ultimo pensiero si intristì riportando lo sguardo al cielo come stava facendo prima dell’arrivo dell’amica.  Marta gli donò un bel sorriso, e poi si sedette affianco a lui. «Lei è venuta da te sai? È venuta a cercati!» «Cosa? Quando?» «Si.. qualche mese fa, è venuta da noi a dirci che voleva trovarti! Che non riusciva più a stare senza di te, le mancavi troppo. Così ha mollato tutto, ha rotto con Marzio ed è partita. Si è allenata un anno intero per riuscire ad usare il cristallo d’argento così da poterti raggiungere. Ma non è andata come tutti ci aspettavamo. Un pomeriggio Bunny è partita, ma la notte stessa ha fatto ritorno Sailor Cosmos!» «Com’è possibile? Lei non è mai venuta da me!» «Oh si invece! Semplicemente non l’hai vista. Ma quello che ha visto lei le ha fatto così male da richiamare il potere del cristallo del Cosmo per difendersi. Quando l’abbiamo trovata era distrutta. Non ha mangiato per giorni, non sapevamo cosa fare. Ti abbiamo odiato tutte, soprattutto Heles. Lei era venuta da te.. e tu invece baciavi un’altra… Ti eri fidanzato. Seiya, non sei l’unico che ha sofferto. Lei ha rinunciato a tantissimo per te. Sappilo.» Seiya era sconvolto, la guardava sgomento. Tutto gli stava crollando addosso, ogni piccolo, singolo, maledetto errore gli si ritorceva contro. Si premeva i palmi sugli occhi nervosamente «no no no no, non ci posso credere! Non è possibile!» Balzò in piedi, uscendo da quel nascondiglio. Mentre correva verso un’unica meta possibile tutto gli sembrò assurdo, era stato un idiota, meschino senza nessun motivo. E ancora una volta era stato il buffone della sorte. Se aveva creduto  di essersi pentito abbastanza di quel bacio dato a Saphira con leggerezza, ora sapeva per certo quanto si fosse sbagliato. Marta si incamminò per rientrare, con calma e soddisfazione. Sulle labbra era disegnato un sorriso beffardo che valeva più di mille parole. 
 
Bunny era in piedi davanti alla finestra, aveva finito di asciugare i capelli e li stava spazzolando per inerzia, quel movimento quasi ipnotico la rilassava. Ad un tratto però si voltò, la porta era stata spalancata con foga e un Seiya affannato aveva varcato la soglia. Richiudendola poi dietro di se con violenza, senza staccare gli occhi da lei. «Perché non me l’hai detto?? Perché non sei venuta da me??» Bunny era confusa e le urla di Seiya di certo non aiutavano. Lei cercava di mantenere la calma, «Non so di cosa stai parlando.» «Su Kinmoku! Perché non sei venuta a parlarmi??» Bunny ora era completamente scioccata, non sapeva come, ma ora lui sapeva. «Io… non ci sono riuscita ok?!?»  Seiya cercava un po’ di comprensione da rivolgerle ma trovava solo rabbia. Ancora rabbia, e si avvicinò alla scrivania dandole le spalle «No, hai preferito scappare!!» Battendo i pugni sul legno: «PERCHè?? PERCHè?? Perché scappi sempre da me???» «Seiya io sono qui! GUARDAMI. SONO QUI DAVANTI A TE!! Sei tu che sei scappato. Sei tu che mi stai voltando le spalle! Io ti ho detto che ti amo! Che voglio stare con te! E tu mi hai detto NO! Ma cosa avrei dovuto fare? Dirtelo il giorno del tuo fidanzamento??» «Non era il mio!!! Era quello di Taiki!! MALEDIZIONE! Di Taiki, Bunny!!» Gli occhi della protetta della luna erano completamente sgranati, lente lacrime le rigavano il volto contro la sua volontà. Non riusciva a proferire parola, non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. Non riusciva ad accettare di essere stata così sciocca, di aver creduto così poco in lui e nell’amore che provava per lei. Seiya la guardava senza voler cedere, così arrabbiato! Ma con nessuno a cui dare la colpa, se non al destino e ad una serie di sfortunati eventi che si erano concatenati contro di loro. Ma lei era lì, fragile, innamorata a chiedergli di amarla. E per lui aveva rinunciato a tutto quello che conosceva come certezza. Non poteva più resisterle. Per una volta avrebbero vissuto anche loro, magari sbagliando, ma liberi. Aveva abbandonato ogni sentimento negativo, li aveva buttati via con qualche lacrima che non era riuscito a nascondere neanche lui. L’aveva stretta forte a sé per consolarla, per difenderla. Sempre. Avevano così tanto da dirsi e così poca voglia di farlo. Lei gli strinse le spalle, chiudendosi completamente contro di lui, per soffocare il pianto. Lui la baciò tra i capelli, cercando poi la fronte… la tempia… la guancia… il mento… il collo… la spalla. Ad ogni tocco corrispondeva un respiro profondo della ragazza. Quando lui gli sfiorò la clavicola con le labbra, lei smise completamente di piangere e di pensare, per catturargliele e farle sue. Abbandonando collera e rimorso per vivere quell’amore proibito e dannato. Lui avrebbe voluto essere dolce, delicato, come aveva immaginato migliaia di volte di essere vivendo quel momento, ma non poteva riuscirci. La spinse verso il letto senza smettere un secondo di approfondire quel bacio, la fece sdraiare, sdraiandosi a sua volta sopra di lei. Senza darle scampo e respiro, e solo Bunny sapeva quanto lei non desiderasse entrambi. Desiderava solo lui. Solo possedere lui, solo essere posseduta da lui ora e per sempre. Si amarono, perché quello era folle e smisurato amore, tutta la notte concedendosi l’uno all’altro, non volendo dividere le loro anime per nulla al mondo, a costo di finire all’inferno. Non proferendo bisbiglio che potesse spezzare quell’incanto, rischiando di squarciarlo e lasciar si che la realtà si infiltrasse caparbia.
Alle prime luci dell’alba lui si addormentò, tenendola tra le braccia, respirando il suo respiro, perdendosi nel suo profumo. Lei invece non voleva farlo. Non voleva addormentarsi, terrorizzata dall’idea che al suo risveglio potesse rendersi conto che era stato solo un altro dei suoi meravigliosi sogni su Seiya. Ma lui era lì accanto a lei e lei lo stava ancora accarezzando, per non smettere mai di sentirlo. Alla fine dovette cedere, facendosi cullare da quella meravigliosa ninna nanna che era il battito del cuore di Seiya.        




per Crystal.... per Sakura... per Drem.                       

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


L’alba irrompeva prepotente nella stanza, la luce non era abbastanza per svegliare Bunny, ma sufficiente per riscuotere Seiya dal suo sonno tranquillo.

Aveva stropicciato gli occhi e sentito il calore che aveva avvolto tra le braccia. Era Bunny... Non l’aveva lasciata un attimo, e lei non si era allontanata di un soffio. Dormiva ancora appoggiata al suo torace, cullata ancora dai battiti di Seiya, con una mano sotto la guancia e l’altra sul viso di lui. Per accarezzarlo e per tenerlo vicino a sé. Lui aveva aperto i suo magnifici occhi blu e aveva visto ciò che non credeva gli sarebbe mai stato concesso. Lei era sua. Lei lo amava quanto lui l’amava a sua volta. La osservava rapito, perso completamente a contemplare i suoi lineamenti, accarezzando dolcemente l’oro dei suoi capelli che risplendeva grazie ai raggi solari. Non riusciva neanche a crederci, ma seppe in quel momento cosa volesse dire essere felici. Era felice, almeno per quel momento non voleva pensare a nulla. Voleva solo stringerla ancora, sentire il suo profumo, accarezzarle la schiena che morbida cominciava a sussultare per qualche brivido dovuto ai suoi tocchi. Si piegò, stringendosi ancora più a lei, qualsiasi minima distanza era troppa.

Il pensiero era forte, tanto da uscire involontariamente dalle labbra, che pacate sussurravano piano: «Se potessi scegliere un momento della mia vita da rivivere per sempre, sceglierei questo.» E lo pensava davvero. Mai avrebbe trovato il coraggio di lasciarla.

 Ma quel pensiero non trovava spazio nello stralcio di tempo che avevano ritagliato solo per loro, lasciando fuori tutto e tutti. Doveva dirle la verità, doveva spiegarle che andare via non era una scelta voluta. Doveva ammettere i suoi errori. Tutti i suoi errori. La debolezza che aveva portato al suo allontanamento, quelle scoperte che lo avevano portato a concedere una promessa che ora lo soffocava e affondava gli artigli nella sua gola. Eppure doveva trovare il modo di non rivelare troppo del suo segreto, ingenuamente era ancora convinto di poter essere davvero in grado di nascondere qualcosa agli dei… Convinto che avrebbe potuto salvare la sua amica e con lei l'intero pianeta. Si illudeva che il suo sacrificio sarebbe stato sufficiente. Non aveva considerato che per quanto la sua volontà potesse essere forte, rimaneva pur sempre la volontà di una Stella, nulla avrebbe potuto contro il potere e la furia degli dei. Quegli stessi dei che avevano deciso di donargli la vita, in qualsiasi momento avrebbero potuto riprendersela.
Seiya stava cercando le parole. L'aveva stretta ancora un po' sfruttando ogni secondo rimasto. Aveva appoggiato la fronte alla sua per poi sfiorarle il naso con il suo, in uno dei pochi gesti di dolcezza che gli sarebbero stati concessi, e quando finalmente aveva racimulato quel po' di coraggio rimasto per raccontarle una parte di quel segreto, fu troppo tardi. Lei aprì gli occhi e lui si perse di nuovo.

Era così bella! Tanto bella da fare male. Lo sentiva nella pelle che bruciava, nello stomaco che si contorceva, nelle mani che formicolavano, che non riuscivano a stare ferme. Tutto in lui desiderava Bunny, la sua mente, il suo cuore, ogni parte del suo corpo la reclamava. Se la strinse al petto mentre lei gli portava la mano tra i capelli sciolti.

Lo sentiva, si era accorta dell'inquietudine di Seiya, la sua voglia di stringerla che combatteva contro l'ansia del risveglio, del dover tornare alla realtà. Ma tutto in lei era solo pace, si sentiva tranquilla anche se non avrebbe dovuto, come quella strana mattina al parco giochi, con qualcuno pronto a fare del male a entrambi eppure lei rimaneva così a suo agio e sicura tra le braccia della persona sbagliata. 
«Buongiorno» sospirò lei sulle sue labbra.
«Buongiorno amore» E bastò quello, si sciolse completamente. Era sicura di aver abbandonato la forma solida per quella liquida, sicurissima! E sorrise. Un sorriso sincero, luminoso, di quelli che riscaldano il cuore e fanno luccicare gli occhi. Rimasero così, occhi negli occhi a godersi quel momento perfetto, finché non arrivarono delle voci da dietro la porta…
Qualcuno aveva bussato delicatamente senza voler fare troppo rumore, Bunny si alzò di scatto cercando la sua vestaglia ai piedi del letto, dove la lasciava di solito, la trovò e la indossò di fretta, girandosi verso Seiya e nascondendolo sotto il lenzuolo ridendo, il ragazzo aveva borbottato qualcosa contrariato mai lei lo aveva zittito ed era scappata alla porta, aprendone giusto uno spiraglio e affacciandosi per vedere chi la stesse cercando.

Dall’altra parte Sidya era mortificata per averla svegliata così presto, ma arrivavano messaggi da diverse Sailor di galassie più lontane, una di loro era arrivata poco prima ad avvisare che le sue compagne non sarebbero arrivate in tempo, preoccupata che Sailor Cosmos potesse considerarle nemiche, aveva pregato Pluto di poterle parlare per un momento. Serenity la raggiunse subito, la vedeva inginocchiata a terra, spaurita, era pià minuta di loro, sicuramente una ragazza più giovane. Le ricordò subito com’erano loro agli inizi di tutta quella storia, e le si rivolse gentile: «ciao, io sono Serenity» si piegò prendendole le mani tra le sue. «Vieni tranquilla, non ci sono problemi, cosa succede?» La ragazzina la guardò sgranando gli occhi, aveva avuto paura per tutto il viaggio di incontrare la custode del Cosmo, si aspettava un’entità astratta, irraggiungibile, impietosa. Mai avrebbe creduto che fosse invece una giovane donna e che l’avrebbe rassicurata tenendole strette le mani. Monia si chiamava quella ragazzina, le spiegò che le Sailor radunate sul suo pianeta non erano abbastanza potenti per intraprendere tutte quel viaggio, a malapena erano riuscite unendosi e sprigionando il potere planetario a inviare lei come messaggera. Ma che ci tenevano moltissimo a far parte dell’alleanza. Serenity si voltò subito verso Pluto «Non possiamo aiutarle? Tu e Galaxia potreste andare a prenderle, Galaxia sicuramente ha abbastanza potere per portarle qui, magari qualcuna delle altre Sailor potrebbe aiutarci, siamo qui apposta per sostenerci.» Monia la guardava rapita, le sue gote stavano già arrossendo per la dolcezza con cui parlava e con cui la consolava «Certo principessa, vado subito a organizzare il viaggio.» «Aspetta per favore, questa ragazza sarà esausta, diamole qualcosa da mangiare e facciamola riposare un pò intanto. Aspetteremo di esserci tutte prima della cerimonia, la rinvieremo  spiegando la situazione a tutte, ci penserò io mentre sarete in viaggio.» Pluto aveva fatto solo un cenno di assenso portando con sè la giovane Sailor.
Serenity, le guardava allontanarsi per poi sparire dietro l’angolo e non riuscì a trattenere un piccolo urlo di gioia, portandosi le mani sulla bocca, aveva almeno un’altra giornata intera di spensieratezza con Seiya, perdipiù senza lo sguardo ammonitorio di Pluto che la seguiva ovunque, non riusciva nemmeno a credere di aver avuto quel colpo di fortuna.

Tornò di corsa in camera, entrò e richiuse subito la porta senza far rumore. Si girò e vide Seiya addormentato, appoggiato alla testiera del letto, per un attimo rimase senza fiato e dovette appoggiarsi alla porta, lo guardava lì tranquillo, il lenzuolo che lo copriva fino ai fianchi, le testa piegata di lato, i capelli lunghi che gli ricadevano sul petto. Stava impazzendo dinuovo. Le guance bruciavano di rossore, non avrebbe voluto smettere di guardarlo, ma si defilò in bagno senza svegliarlo ancora.

Era davanti allo specchio e guardava il suo rossore, ripensando alla notte appena trascorsa, alla furia, alla tristazza... Dov’erano finite? Sparite. Cancellate dalla passione quasi violenta, dai loro gesti arroganti, possessivi come non li avrebbe mai immaginati. Mai. Quella era una nuova parte di sè che aveva conosciuto quella notte.
Si guardava il corpo cercando quei segni che avrebbe voluto conservare. Aveva sentito la stretta prepotente sui fianchi, aveva goduto di quel dolore, ma la pelle di solito delicatissima, non ne portava segno. Aveva sentito quei morsi disperati sul seno, dietro al collo  e sulla spalla, che l’avevano fatta impazzire e gemere forte nella bocca di Seiya. Ma nessuna traccia nemmeno di quelli, dannato cristallo, li avrebbe voluti ancora su di lei. Si spogliò infilandosi distratta sotto il getto dell’acqua, facendosi coccolare dalla schiuma profumata, ma insieme al calore dell’acqua ora, sulla schiena sentiva anche quello di Seiya.

Seiya si era svegliato con il rumore dell’acqua che arrivava dal bagno, per un attimo si era sentito a disagio per il vuoto che le aveva lasciato tra le braccia e nel petto, ma poi si era ricordato dell’alba nei suoi occhi, di qualcuno che aveva bussato alla porta e ora lei era tornata. Così l’aveva raggiunta e avvolta ancora tra le braccia, non avrebbe lasciato distanza tra loro, avrebbe sfruttato tutto il tempo che aveva per sentirla vicino. L’aveva stretta e le aveva poggiato la testa sulla spalla che poi aveva baciato dolcemente. Bunny aveva riso, non resisteva a tutta quella felicità, non riusciva a trattenersi, non voleva neanche farlo a dirla tutta. Si era girata per guardarlo in quegli occhi che già le mancavano, lo aveva riempito di schiuma e poi finalmente aveva sentito ridere anche lui. Da quanto tempo non lo sentiva ridere? Era la cosa che amava di più, la cosa che le era mancata più di tutte, ridere insieme a lui. E senza pensare più a niente lo aveva baciato ancora.

Il sole fuori era alto ormai, erano a letto ancora con i capelli bagnati ma non potevano più scappare da tutte le cose che c’erano da dirsi. Bunny l’aveva guardato seria, ora voleva la verità, tutta la verità. Si erano rivestiti giocando, rubandosi i vestiti dalle mani, ma il tempo dei giochi era scaduto, e prima di rincontrarsi con le guerriere voleva avere idea di cosa stesse succedendo davvero.

Seiya le aveva raccontato la storia dall’inizio. Senza nascondere più niente. Mentre lei gli asciugava i capelli lo ascoltava in silenzio. Aveva cominciato dalla missione, con amarezza poi aveva spiegato cos’era successo davvero con Saphira e dell’amicizia sincera che li legava, del fidanzamento di Taiki annunciato la stessa sera del rientro, e di quello che aveva sconvolto Kakyu, fino all’arrivo di Pluto e Galaxia su Kinmoku. «Bunny...sono stato impulsivo come al solito, ma davvero non riuscivo a vedere un’altra via d’uscita, e in quel momento neanche mi serviva... ormai mi ero rassegnato...» Lo aveva detto con il sorriso più triste del mondo ed era stata una pugnalata nello stomaco. Poi lei cercò di capire meglio, senza però averlo ancora guardato.
 «Ma quindi fammi capire.. il tuo piano sarebbe quello di sposare Kakyu e??»
 «E basta... ho pensato che se tutti avessero creduto che il bambino era mio potevamo tenerlo al sicuro»
Di colpo aveva alzato la testa spazientita e cercato il suo sguardo nello specchio
«Seiya stai scherzando? È la cosa più stupida che io abbia mai sentito. Il punto non è che tutti lo credano, il pericolo non è la gente»
La stava guardando nel riflesso, con le spalle incurvate su se stesso, non si era mai fermato un momento a rifletterci, lo aveva buttato là quasi per dispetto e ora se ne rendeva conto. Di colpo si era girato quando lei si era interrotta bruscamente, le ragazze li cercavano.

Marta era entrata a cercarla visto che non le ripondeva, e ora si sentiva un pò a disagio trovandoli in un’intimità che Bunny aveva avuto sempre e solo con loro, le sue guardiane, le sue compagne di vita. Ma finalmente la vedeva a suo agio, era sempre lei, non aveva cambiato atteggiamento come faceva invece di solito con Marzio, stando sempre attenta a camminare sulle uova, a non mostrarsi completamente. Era rimasta per un attimo a guardarli felice di averli aiutati a ritrovarsi, poi li aveva interrotti e li aveva convinti a scendere nella saletta dove il gruppo li stava aspettando.

Marta aveva aperto la porta e dietro di lei Seiya e Bunny entravano con le mani intrecciate, era la prima volta che non si nascondevano e sapevano senza doverselo dire che non lo avrebbero più fatto.

Si erano ritrovati tutti insieme molto più sereni della sera prima, ma tutti pronti ad ascoltare i discorsi seri che avevano scansato fin’ora. E senza molta voglia di farlo, Seiya aveva ricominciato a raccontare, stavolta solo del problema di Kakyu, perchè solo per quello avevano disperatamente bisogno di aiuto. Ma la scena gli era sembrata fastidiosamente simile a quella di poco prima solo che era stata Heles a porgergli la stessa domanda che aveva già sentito. La ragazza era appoggiata comodamente al divano affianco a Milena, ma verso la fine del discorso, cominciando a provare un pò di nervosismo si era seduta sul bordo, piegando il busto in avanti, scaricava il peso sulle braccia poggiate sulle ginocchia. «Quindi fammi capire... tu dici che il bambino è tuo e??» «E basta.» aveva risposto Bunny nascondendo il viso tra le mani, vergognandosi per l’ingenuità di quel piano davanti a lei, per la prima volta le pesava il suo giudizio, sapeva già quale sarebbe stata la sua reazione, purtroppo non avrebbe potuto dire niente in suo favore... Heles aveva sgranato gli occhi incredula «E basta??» poi girandosi verso Milena  «E tu davvero hai il coraggio di dirmi che non è un idiota?» Seiya aveva sbuffato rumorosamente chiedendo a chiunque avesse avuto un’idea migliore di esporla a tutti, ma Heles non vedeva l’ora di insultarlo e si era alzata in piedi proprio come lui, che la guardava in cagnesco con le mani in tasca. Bunny si era messa in mezzo bloccandoli subito, prima ancora che iniziassero a ringhiarsi contro, si era avvicinata a Seiya cercando di continuare a spiegargli quello che avrebbe voluto dirgli prima. «Seiya se questo bambino davvero potrebbe essere potente come dici, non ha senso raccontare storie, ognuno di noi ha un’energia specifica e anche noi Sailor, chi più chi meno, sentiamo le scie di energia. É come se ognuna di noi emettesse una melodia diversa, è così che ci sentiamo anche a distanza, è così che capiamo quando siamo vicine. Anche adesso, io so che Pluto e Galaxia non sono sulla Luna, perchè la loro energia è così lontana da essere quasi un sussurro. Dobbiamo trovare una soluzione ma tu da solo non puoi fare nulla, e quest’idea non servirà a niente, mi dispiace non vorrei ferirti, cerca di capire...» Si era avvicinata a lui stringendogli una mano, sentendolo distante «Ho capito, ma allora cosa possiamo fare?» Era infastidito, sapeva che avevano ragione ma  avrebbe voluto sentirla comunque vicino a lui e non a lei...
Amy si era fatta avanti «Prima di tutto domani firmerete il trattato» «Esatto!» aveva continuato Bunny «Siamo qui per firmare un trattato di alleanza e sostegno reciproco, se chiederete aiuto formalmente dopo la firma, nessuno potrà rifiutarsi o impedirci di venire su Kinmoku, neanche Pluto potrà tirarsi indietro, neanche se lo ordinasse Chronos.» «Bunny!» l’aveva richiamata gelida Morea. La situazione stava degenerando, il timore di qualcosa più grande di loro si stava insinuando in tutte le guerriere che ormai erano rigide e fatte solo di fasci di nervi. «Stai dichiarando guerra agli dei.» «No, sto solo cercando di salvare un bambino innocente, e poi sto solo cercando una soluzione per ora, nessuno dichiara niente a nessuno.» «Sono divinità, non sappiamo praticamente niente di loro nè chi siano, nè quanti siano» «Allora scopriamolo. Dopo la firma domani Pluto dovrà stare per forza dalla nostra parte, sono sicura che sa molto più di noi.»
Seiya era appoggiato alla finestra con le braccia incrociate, la guardava impassibile ma dentro stava bruciando, non era la ragazza che aveva lasciato su quel tetto, era fiera e senza ombra di paura. Poco prima quando aveva sentito Heles parlare come lei e guardarla con tanta complicità aveva dovuto ingoiare altra gelosia, vederla così decisa lo faceva sentire sostenuto, non era più solo, convincendolo che fin da subito Kakyu avrebbe dovuto chiedere il suo aiuto. Ma questa sua spavalderia lo spaventava, la vedeva sicura, troppo sicura «Bunny...» aveva sussurrato «fino a dove vuoi spingerti?» «Fino a dove sarà necessario. Non ti perderò dinuovo» rispose gelida. Chiuse gli occhi e la tirò a sè «Ti amo»

Rea era rimasta in silenzio, serebbe stata dalla loro parte come sempre, ma sentiva un brivido dietro al collo, era come un déjà vu, lei innamorata alla follia capace di distruggere un regno per l’uomo che amava, ma stavolta per Seiya cosa avrebbe fatto? Davvero era pronta a far bruciare il Cosmo intero?

Bunny si era girata verso il gruppo «Ragazze ovviamente nessuna di voi è costretta ad essere coinvolta, è una vostra libera scelta» «Non dire sciocchezze» l’aveva sorpresa Milena «Siamo tutte con te, come sempre.» «Per quello che ho in mente ci servirà Ottavia, ma gliene parlerò domani, penso che potrebbe servirci il suo scudo.» Milena ed Heles avevano annuito, forse già avevano intuito cosa volesse fare la principessa, erano stete proprio loro a spiegare a Bunny come poteva essere utilizzato lo scudo di Sailor Saturn, effettivamente poteva anche funzionare, almeno per un pò... avrebbero aspettato domani per definire qualche piano, senza Pluto e le sue informazioni erano tutte parole al vento.
Per poco regnò il silenzio e il gelo, nessuno aveva idea di come poter risolvere quel problema ma la prospettiva di Bunny non smuoveva la fiducia del gruppo...aspettare la firma sembrava quasi una vigliaccata, come se volessero incastrare il resto delle compagne ancora all’oscuro di tutto, ma una reale alternativa non c’era. Lasciarono il discorso in sospeso.

«Ragazze dobbiamo andare ad avvisare tutte che dovremo aspettare le ultime arrivate per un altro giorno e cominciare a preparare qualcosa per il buffet del pranzo» Fortunatamente Morea si preoccupava delle questioni pratiche perchè le altre erano completamente disinteressate «E voglio essere pagata da qualcuno per tutto questo lavoro, mi servirà un mese di riposo al nostro rientro» si lamentava andando verso il salone, tutto il gruppo la seguiva, la tensione si stava sciogliendo, e infondo erano loro le “padrone di casa” non avrebbero potuto fare altrimenti.

Seiya però non si era mosso e aveva tirato Bunny ancora più vicino a sè, l’aveva abbracciata e ora che erano soli si era lasciato andare sospirando, appoggiando la fronte al suo petto nascondendosi dentro di lei, Bunny lo abbracciava stretto con un mano sulla spalla e l’altra dietro la nuca, avrebbe voluto proteggerlo da tutto e tutti «Ne usciremo vedrai» «Ora che sei con me ne sono sicuro» aveva sospirato ancora.  «Cosa ti preoccupa?» «Tutto. Ti ho appena ritrovata e già rischio di perderti, ho paura.» «Non permetterò che accada!» «Ti credo, per questo ho paura, Bunny... sono dei» Lo costrine a guardarla negli occhi «Ma io ho tutto il cosmo dentro di me! Seiya senti, so cosa faccio, non lo faccio solo per te, è un intero pianeta a rischiare di essere distrutto e senza di voi, senza Kakyu... Senza di te, non so se sarei riuscita a sconfiggere Chaos. Quanti semi di stella abbiamo recuperato? Ce lo devono.» «Bunny non ci devono niente, nessuno ci aveva chiesto aiuto, lo abbiamo fatto e basta» «E io non ho chiesto di essere  Sailor Cosmos, eppure eccomi qua. Sto solo pretendendo qualche informazione. Nient’altro. Verrò da sola piuttosto. Ma non vi lascerò. Ti prego, fidati di me.» «Heles ti lascerà partire?» Non ce l’aveva fatta, aveva dovuto sputarlo fuori a tutti i costi, voleva sentire la sua risposta, la sua rassicurazione... «Heles si fida di me. Più di chiunque altro» «Non è quello che ti ho chiesto» «Heles fa un sacco di parole, ma non mi ha mai impedito di fare le mie scelte.» «Non è quello che ricordo io...» Le ricordava bene le Outers che a tutti i costi la tenevano lontana da lui, le ricordava ancora troppo bene per potersi fidare, lui non aveva avuto modo in tutto quel tempo di ricredersi, perchè nessuno gli aveva mai concesso di starle accanto come voleva, come ora.   «Seiya è passato tanto tempo, dalle fiducia » Si era staccato da lei e si era seduto sul davanzale con le gambe stese una sull’altra, aveva icrociato il braccio sinistro sostenendo il destro, bloccandosi la mandibola per non far digrignare i denti, passando nervosamente l’idice destro steso sul labbro inferiore «Fiducia dici...» Lei le aveva perdonate, le adorava, erano parte di lei... Ma lui? lui come avrebbe mai potuto perdonarle? Ma avrebbe dovuto fare anche questo per lei «...va bene...proviamoci...» Bunny gli si era avvicinata ancora, appoggiando la fronte sulla sua «Ok... ora cerchiamo di goderci quello che resta di questa giornata va bene? Facciamo finta di niente, solo fino a domani, ti prego, facciamo finta che vada tutto bene, che per una volta possiamo stare insieme come se niente fosse... Ti ho aspettato troppo Seiya. Ti prego ragalami solo questo, solo un giorno...» Si ritrovò a finire la frase con le lacrime che le segnavano il viso, lui glielo aveva preso tra le mani asciugando le gocce con i pollici. Le aveva rubato le labbra cercando di rubarle anche un dolore che mai avrebbe voluto buttarle addosso. Ma erano insieme, stavolta era vero, avevano già affrontato quella che sembrava essere la fine e avevano vinto, insieme. Potevano farlo ancora. Con lei avrebbe potuto fare qualunque cosa. «Va bene Odango, non piangere, domani... ci penseremo domani, e  per oggi domani non esiste.»    

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Le ragazze stavano preparando qualcosa di leggero per il pranzo, Bunny era concentrata a sbucciare una strana pera blu con spruzzi d’argento, ne aveva già lavato una cesta, sbucciata e poi lavata una seconda volta. La polpa era succosa e dolcissima, ma la buccia per chi non ci fosse abituato, risultava terribilmente irritante.  Lei ne era stata sempre ghiotta e su di sè non aveva nessun effetto, spesso le mangiava senza sbucciarle nemmeno, ma ora che voleva farle assaggiare agli altri ci metteva particolare cura. Le ragazze ricordavano di essersi scottate più di una volta, quindi le stavano alla larga finchè non le avesse pulite perfettamente.

Amy era poco distante, stava sciacquando il riso sovrappensiero «Bunny, stavo pensando...» «Cosa?» «Hai detto che sono arrivate tutte... che mancano solo le Sailor che porteranno qui domani Galaxia e Pluto...» «Si infatti!» «Ma tu sei proprio sicura di questo? Non manca qualcun altro?» «Ottavia che è andata con loro» «Non mi riferisco a Ottavia» Bunny alzò lo sguardo per incontrare quello indagatore di Amy, ora aveva capito dove voleva andare a parare. «Ma figurati perchè dovrebbe presentarsi...» «é un evento unico, le Sailor non si erano mai radunate prima d’ora a quanto ne sappiamo, sarebbe logico pressupporre che arrivi anche lei!» «E secondo te Pluto non avrebbe detto niente?» «Non lo so, ma perchè non dovrebbe firmare anche lei scusa?» «Non si è mai fatta coinvolgere negli affari “mortali”, il suo compito è differente dal nostro, lo sai.» «Ma è pur sempre una Sailor» Le ragazze si erano avvicinate, attratte dall’argomento di conversazione. Solo Taiki e Yaten si guardavano spaesati. Sembravano essere gli unici a non capire assolutamente a cosa potessero riferirsi. Rea si era fatta avanti «Caspita serebbe un evento storico» mentre Marta se la rideva sotto i baffi «Ma va, sarebbe una tragedia, non ci tengo proprio a vedere Selene infuriata di nuovo» « Non è vero » le rispose Morea «Secondo me le farebbe piacere dopo tutto questo tempo» «Allora non conosci mia madre... Le aveva detto chiaramente che non poteva rimettere piede sulla Luna.» Heles non era avvezza ai pettegolezzi ma questo faceva una clamorosa eccezione «Perchè Selene era così arrabbiata con lei??» anche Milena che sapeva qualcosa in più rispetto alla sua compagna, era cusiosa «Non l’hai mai rivista da quando siamo rinate sulla terra vero?» Bunny si girò verso di lei, non sapendo bene come rispondere a quella domanda. Anche se non ricordava di averla vista, in altri momenti le sembrava di averla sentita, ma non era niente di razionale, non sapeva se fosse la realtà o la sua immaginazione. E anche quel breve incontro, lo aveva razionalizzato solo molti anni dopo, senza riuscire a dimenticarlo. «A volte da bambina quando andavo al parco con Ikuko penso di averla vista, una volta mi ricordo di essere caduta dall’altalena e questa persona stranamente preoccupata mi aveva rimesso in piedi abbracciandomi e sorridendomi, mi trasmise molto calore... ma ovviamente non l’ho mai riconosciuta, finchè non ho riacquistato i ricordi non ci ho più pensato. A parte quella volta non credo si sia più riavvicinata.»

«Di chi parli Testolina buffa?» Seiya era andato a cambiarsi e a prendere le sue cose per portarle nella stanza di Bunny, e ora era entrato mentre le ragazze discutevano e non si erano nemmeno accorte di lui. L’aveva abbracciata da dietro e le aveva rubato dalle mani un spicchio di pera ancora intatto per poi lamentarsi e lasciarlo cadere a terra «Ma che diavolo...» « Seiya no attento!» Bunny gli aveva preso subito la mano l’aveva baciata dolcemente, poi si era girata nel suo abbraccio e gliel’aveva stretta, lasciando che il potere del cristallo del Cosmo curasse completamente l’ustione.  «Non toccare la buccia, mangia questa» Ne aveva preso un pezzetto pulito con una forchetta e glielo aveva fatto assaggiare. Seiya l’aveva guardata e ringraziata sfiorandole le labbra, e la tristezza, che stava facendo capolino nella ragazza con quel discorso, si era dileguata. Tutte li guardavano intenerite, Marta si era portata i pugni sulla bocca per sopprimere un gridolino emozionato «Ma quanto siete carini ed è tutto merito mio: La Dea dell’amore!» Yaten dall’altra parte della stanza l’aveva ammonita sottovoce «Ma finiscila esaltata!» ma Marta aveva sentito benissimo «Cos’hai da mugugnare tu là sotto, sei invidioso?» Lui di rimando le aveva fatto una linguaccia senza rispondere e lei era riuscita solo a ridere senza ribattere più di tanto.
Seiya era ancora curioso «Di che cosa state parlando così assorte?» e a rispondergli acida fu subito Heles, l’unica che non si lasciava commuovere da nessuno di quei piccoli gesti, perchè ogni volta che lo vedeva riusciva solo a pensare a Bunny in quella vasca da bagno che le chiedeva cosa fare. Era più forte di lei, proprio non lo sopportava. «Non sai tutto della nostra principessa, eh rockettaro di terza categoria?» Milena l’aveva ripresa subito con un pizzicotto sul fianco mentre Bunny la fuminava con gli occhi «Ok ok mi arrendo scusa Seiya» disse subito accentuando il nome che non pronunciava mai. Lui l’aveva guardata serio «Certe cose non cambiano mai vero?» Era pronto a tenerle testa, non voleva accettare le scuse false che gli stava rifilando, voleva litigare e togliersi tutti i sassi che aveva accumulato nelle scarpe, ma Bunny lo aveva preceduto «Heles puoi darci un taglio per favore? Finitela tutti e due, sembrate due bambini che stanno sempre a litigare»

Taiki e Yaten si erano alzati d’istinto, sapevano tutti che Heles provava astio per Seiya, in passato lo aveva anche colpito alle spalle, e certe cose non si dimenticano neanche dopo aver detto di averle perdonate. Ma solo Morea se n’era accorta, e cercò subito di sviare la cosa «Ragazzi mi aiutate a portare questi vassoi di là?» «Certo» rispose Taiky avvicinandosi al bancone. Yaten lo aveva seguito lentamente con la mano in tasca e Marta si era accorta che aveva messo mano alla spilla forse senza accorgersene, così lo aveva affiancato sfiorandogli un braccio col suo. Una volta fuori dalla stanza aveva cercato di farlo tranquillizzare «Ehy, che ti prende?» ma lui non era ancora tornato, rinchiuso in una rabbia che non voleva condividere, nemmeno l’ascoltava. Così lei gli strinse il polso «Yaten? Cosa c’è?» colpito da quel gesto rimase a fissare la sua stretta, avrebbe voluto prenderle la mano, ma non osava farlo. In compenso ci pensò Marta che lasciò scivolare la mano nella sua. Credeva che l’avrebbe respinta ancora una volta invece Yaten aveva iniziato ad accarezzarle le dita e poi mentre alzava lo sguardo dalla mano ai suoi occhi, l’aveva stretta forte. Il cuore gli stava scoppiando nel petto, perchè era così arrabbiato? Non se lo ricordava più, l’aveva dimenticato nel momento in cui lei gli aveva messo la mano nella sua, lasciando a lui la decisione se tenerla con sè o  lasciarla andare...

Taiki stava uscendo dal salone per tornare in cucina seguito a pochi passi da Morea, ma di scatto chiuse la porta e si girò verso di lei «Forse dovremmo aspettare un momento» «Perchè?» chiese Morea alzando un sopracciglio, stranita da quel gesto avventato. Taiki si grattò la fronte «Cos’ha questo posto? Stanno dando tutti di matto...» Morea era troppo curiosa, si avvicinò e mentre Taiki provava a fermarla aprì uno spiraglio per spiarci dentro e poi la richiuse di colpo «E adesso quanto dobbiamo stare chiusi qui dentro?» gli chiese ridendo. Taiki era un pò imbarazzato ma voleva dare spazio al fratello che non si era mai lasciato andare con nessuno «Aspettiamo che arrivino, ma non dire niente va bene? Fingi di non averli visti» «Non ci penso nemmeno, voglio sapere tutto! Da quanto va avanti? Sputa il rospo!» «Penso le sia sempre piaciuta ma non ha mai detto niente. Davvero Morea tienilo per te non dirlo a nessuno»«Io non dirò nulla ma ti assicuro che entro stasera Marta lo avrà urlato ai quattro venti, sai da quando sognava quel bacio?» continuò ridendo.
Si allontanarono dalla porta andando a sistemare di nuovo i vassoi già perfettamente allineati e per far passare il tempo Morea decise di togliersi la curiosità e gli chiese il perchè di quella reazione in cucina, Taiki sospirò «Sai Seiya non è molto razionale quando si tratta di Bunny, ho sempre paura che possa fare qualche sciocchezza, pensavo di dover sedare una rissa.» Disse finendo la frase con una risata amara. Poi riprese «Penso sia molto geloso di come Heles si mostri possessiva nei confronti di Bunny, lui l’ha sempre considerata come la sua compagna, anche quando lei lo rifiutava, a lui infondo non interessava, le è rimasto accanto ad ogni costo, contro il volere di tutti. Pensava di avere un posto speciale, tutto suo, anche se noi gli dicevamo che non era vero. Era convinto che prima o poi anche lei se ne sarebbe accorta. Ma noi non lo credevamo affatto, pensavamo solo che non volesse vedere la verità. Anche dopo che siamo tornati a casa lui e Yaten litigavano come pazzi. Seiya si rifiutava di andare avanti, non so perchè fosse  così convinto che lei sarebbe venuta per lui. Era come se l’aspettasse tutti i giorni e ogni sera quando non arrivava era una nuova delusione. Yaten non sopportava di vederlo così, io invece cercavo di lasciargli spazio, pensavo che col tempo l’avrebbe dimenticata... Invece era sempre peggio. Più lei non arrivava più lui era amareggiato, più Yaten si infuriava. Mi meraviglia molto infatti vederlo così tranquillo, pensavo ce l’avrebbe avuta a morte con Bunny, invece farebbe qualsiasi cosa per vedere Seiya felice, accetterà qualunque loro decisione. Solo che è molto protettivo nei suoi confronti,  prova ancora molto risentimento nei confronti di Heles, io sono scattato per bloccare Seiya, mentre lui credo sia scattato in quel modo per difenderlo. L’unica cosa che vuole è vederlo sereno dopo aver sopportanto tanta infelicità.» Morea ascoltava assorta, ripensando al passato anche lei «Penso che anche Bunny lo aspettasse.  All’inizio non ci abbiamo fatto molto caso, ma ogni volta che in classe arrivava qualcuno in ritardo lei saltava sulla sedia e quando ogni volta dalla porta non entrava Seiya, passava il resto della giornata in silenzio. Ha smesso di tornare a casa con noi, volevo sapere perchè ma lei non diceva niente, così un giorno l’ho seguita... fino a casa vostra. É stata la prima volta che ho capito davvero quanto le mancasse, aspettava tutti i giorni fino alle 18.30»«Quando tornavamo a casa dalle registrazioni?»«Già! Ma lui non tornava mai a casa. Lei si alzava dal gradino guardava l’orologio, metteva le cuffiette e andava via. Per tutto il quarto anno. Ma non ne parlava mai. Pensavamo che la nostalgia sarebbe passata in fretta, visto anche il ritorno di Marzio. All’inizio lei gli stava sempre attaccata e poi dopo qualche tempo da un giorno all’altro ha smesso di volerlo vedere, inventava qualsiasi scusa per declinare gli appuntamenti. Si nascondeva a casa di Heles per non dare spiegazioni a nessuno. Credo che prima si volesse convincere a tutti i costi di essere felice di stare con lui e poi si sia arresa al fatto che non ne fosse più innamorata da tanto tempo. Forse ha avuto molta più paura di ammetterlo a se stessa che a noi, il senso di colpa per Chibiusa la logorava, penso che sia rimasta con lui così tanto solo per quello. Ma poi non ce l’ha fatta più e appena ha avuto la possibilità è venuta davvero su Kinmoku a riprenderselo. Taiki cercate di capire Heles, non credo abbia davvero qualcosa contro Seiya, però ha passato tanto tempo con Bunny, è stata l’unica a riuscire a starle vicino mentre allontanava tutti gli altri e questo le ha unite molto. Quando l’ha vista ridotta uno straccio è impazzita, sai com’è fatta, nemmeno lei riesce ad essere molto razionale quando si tratta di Bunny. E non sa niente di quello che ha passato Seiya, lei sa solo quello che ha provato nel vedere Bunny soffrire in quel modo.» Si fermò un attimo per soffocare il magone e poi lascò sfuggire il senso di colpa che l’aveva seguita per tanto tempo «La colpa è nostra... Di tutti noi... Se li avessimo lasciati in pace quando cercavano di stare insieme non avrebbero sofferto così tanto, e in realtà ne abbiamo sofferto tutti. Abbiamo solo reso un’agonia l’attesa di una cosa inevitabile... e poi alla fine cosa c’era di male anche allora... erano solo due ragazzini innamorati, mi sono sempre pentita di averli ostacolati.»
«Anch’io!» Yaten era sulla porta, aveva ascoltato le parole dell’amica amareggiato dal ricordo di se stesso, purtroppo non si era mai fidato dell’impulsività del fratello. Del suo buttarsi a capofitto in qualsiasi cosa senza sprecare due minuti di tempo per rifletterci sopra, prima di fare una qualsiasi pazzia come al suo solito. E per Yaten, Bunny era solo l’ennesima ma più grande di tutte le altre. Sentire che lei aveva sofferto quanto il fratello, infondo infondo, era una piccola consolazione. Se mai avesse perso suo fratello lo avrebbe fatto per qualcuno che lo meritava, e non per qualcuno che lo aveva preso in giro e poi rilegato a bambola di pezza, dimenticata sulla mensola impolverata della memoria. «Ragazzi scusate ci eravamo persi in chiacchiere» si affrettò a giustificarsi Morea, andiamo di là sono curiosa di sapere tutto sul padre di Serenity. «Su di chi??» Esclamarono i due fratelli contemporaneamete, ripensando alle strane parole su una misteriosa Sailor, per poi fiondarsi subito in cucina curiosi. Morea si avvicinò a Marta che l’aveva ascoltata in silenzio e ora restava con lo sguardo basso, malinconica «Anch’io mi sono pentita, ma sto cercando di farmi perdonare...» Morea le prese la mano «Non pensare a quello che stavo dicendo, erano solo chiacchiere tra amici, riflettevo un pò ad alta voce, ormai è tutto passato. Staremo sempre al suo fianco d’ora in poi, qualsiasi cosa decida. Dimmi di te piuttosto! Si può sapere cosa stavi facendo avvinghiata a Yaten?» «Cosa??? Ma che stai dicendo? E poi è lui che mi stava stritolando! Non ne voglio parlare andiamo in cucina!» «E da quando in qua fai la riservata?»«Non ne voglio parlareee!» Corse via e la protetta di Giove dovette allungare il passo per non farsi lasciare indietro.

«Ragazzi ma quanto ci avete messo!» Milena era così di buon umore da sembrare sospetta. Aveva provato uno strano senso di soddisfazione nel vedere Heles rimanere a bocca aperta e non riusciva, o non voleva proprio nasconderlo.

Seiya ed Heles erano uno più scioccato dell’altra. Si erano fissati per un secondo quasi complici in quella rivelazione che li aveva sconvolti, poi Seiya aveva assottigliato lo sguardo per riprendersi il gusto di non dargliela vinta «Nemmeno tu sai tutto della tua principessa, eh Sailor Uranus?» Ma Taiki non resisteva più, «Ehi fermi tutti, Bunny ci spieghi che c’entra tuo padre? Potete spiegare anche a noi di cosa state parlando?» Amy era colpita dal mancato acume di Taiki,« Ma come Ta non ne hai mai sentito parlare? Neanche a scuola? Ci sono decine e decine di leggende sull’amore tra i genitori di Serenity» Rea si avvicinò a Bunny pizzicandole una guancia per poi baciargliela prendendola in giro «La nostra piccola Eclissi» e lei subito se la pulì con la mano aperta, infastidita «Smettila di chiamarmi così lo sai da almeno tre vite che non mi piace!» ma Rea adorava farle dispetto, e le fece un occhiolino. Yaten stava capendo meno del fratello «Chi è l’ultima Sailor che deve arrivare per firmare il Trattato?» Bunny gonfiò le guance frustrata, perchè Amy l’aveva tirata fuori? Non voleva parlarne, ma ormai... Che tutti sapessero: «Sailor Sun! Ma non penso proprio che arriverà, non è previsto che arrivi, mia madre Selene, non la vuole qui»«Perchè? E che c’entra tuo padre?» «Tecnicamente lei è mio padre! Gli umani lo chiamavano Apollo, ma Sole odia quel nome quindi non ve lo fate scappare nemmeno se scioglie la trasformazione, chiaro? Ma tanto, come vi ho detto, non penso proprio che si farà vedere» Yaten aveva assunto la stessa faccia scioccata che aveva Seiya «Stai dicendo che tuo padre è il Sole?? E che il Sole è una Sailor come noi tre?» «Certo che è come voi, è una stella come voi! Tutte le stelle sono fluide, siete luce pura, la luce non può essere imbrigliata in un’unica forma!» Yaten allibito guardò Seiya che sembrava pensieroso «Tu non dici niente?» Seiya stava ancora riflettendo e si rivolse a Bunny «Per questo non hai detto niente quando hai visto che ci trasformavamo, lo sapevi già?»«bhe vi siete presentate come Sailor Starlights,era prevedibile per me» Heles era risentita ad essere l’unica a non aver sospettato niente «Bunny e a me perchè non l’hai mai detto?»«Non me l’hai mai chiesto... non è mai uscito il discorso, non mi piace parlare di lei visto che se n’è andata» Marta cercò di prenderne le difese «Bunny non è che se ne sia andata di sua completa volontà» «Nessuno però gli ha mai impedito di venirmi a cercare sulla terra, una volta adulta avrebbe potuto cercarmi ma non lo ha mai fatto, solo perchè era arrabbiata!» «Che vuol dire?» Chiese Seiya che voleva conoscere tutta la storia. Così Bunny fece un respiro profondo e poi cominciò dall’inizio.
«Sailor Sun non conserva lo spirito solo del sole terrestre, lei è la guardiana di tutti i soli, porta la luce e la custodisce in tutto l’universo. Dà letteralmente la vita a milioni di sistemi planetari. Per quanto ne so è stata la prima tra le Sailor a ottenere il suo compito. Quando una stella muore lei conserva l’energia e fa si che si trasformi in nuova luce dove serve, per questo non ha niente a che fare con gli umani» Fece una breve pausa e guardò le sue compagne mordendosi il labbro inferiore, indecisa se continuare o meno «Seiya devi capire che vi sto parlando di moltissimo tempo fa. Quando incontrò mia madre, Selene era Sailor Moon. Loro si innamorarono e decisero di rimanere insieme sulla Luna. Poi mia madre divenne Regina del Regno Argentato. Ma Sailor Sun aveva un dovere che non poteva essere dimenticato a lungo e quando partiva stava via per tanto tempo. Mia madre ne ha sempre sofferto, ma lo aveva accettato. Quando nacqui io, Sole smise di viaggiare, rimase con noi, non ci lasciò mai, ma loro avevano fatto un accordo. Quando io avrei potuto succedere a mia madre, lui avrebbe ripreso il suo ruolo e lei sarebbe andata con lui. Io all’epoca avevo 16 anni, ma il tempo sulla Luna è differente che sulla terra,parliamo di secoli di differenza. Ero adulta e in teoria perfettamente capace di prendere il posto di mia madre ma... lei non volle lasciarmi. Tutto il popolo lunare aveva una cosa che i terrestri gli invidiavano, l’immortalità, ma Sailor Sun non poteva restare qui per sempre.» Bunny si fermò, non voleva continuare quella storia, non voleva dire ad alta voce che era colpa sua se suo padre non era più tornato, se sua madre aveva dato la vita per lei. Non voleva dire che Heles aveva ragione, aveva distrutto il suo regno per niente. Non voleva raccontare a Seiya l’inizio della storia tra lei ed Endymion. Era qualcosa che non avrebbe più voluto ricordare. Si passava nervosamente la mano tra i capelli, Seiya vedeva come il suo atteggiamento stava cambiando, come agitata provava a mettersi sulla difensiva, ma l’unica che si stava affibbiando delle colpe era lei. Le accarezzò una guancia per infonderle un pò di tranquillità «Ehi... non devi continuare se non vuoi...» Ma lei ormai voleva dirgli tutto, non voleva più tenere segreti con lui, anche se faceva ancora male era solo passato, e lo era da tantissimo tempo, anche se a volte non sembrava. «Seiya prima di succedere a mia madre io conobbi Endymion, così rifiutai il trono perchè volevo vivere da umana sulla terra. Papà odiava i terrestri, sapeva che erano invidiosi e che volevano il cristallo d’argento ma a me non importava della sua opinione, lui non li conosceva, noi si. Noi avevamo tante amicizie sulla terra»Per un attimo guardò Marta che scosse il capo facendole cenno di non continuare quel discorso «Noi ci fidavamo di loro, e mia madre non mi impedì di andare per la mia strada. Papà non voleva che io vedessi Endymion così lo facevo di nascosto, e mamma mi copriva tutte le volte. Questo cominciò a logorare il loro rapporto. Lui doveva andare, ma non voleva lasciarci. Aveva paura di partire sapendo che avevamo rapporti con i terrestri e diventava sempre più irascibile. Avrebbe voluto che lei andasse con lui, ma lei doveva restare per me, per permettermi di trascorrere del tempo sulla terra. Qualcuno avrebbe dovuto proteggere il cristallo d’argento, e io non me ne curavo. Sono stata egoista. Ho anteposto il mio amore a quello dei miei genitori. Ho anteposto la mia brama di libertà al mio dovere come Regina, ho lasciato che l’oscurità divorasse il mio popolo.» Le lacrime calde sul suo viso non erano di tristezza o rammarico, erano solo di rabbia, rabbia contro se stessa, contro le stupide scelte di una ragazzina. «Una sera litigarono all’inverosimile, e mia madre lo cacciò dicendogli di non mettere più piede sulla Luna. Sole partì,senza immaginare cosa sarebbe successo da lì a pochissimo. Fu l’ultima volta che vidi mio padre.» Lo disse piangendo. Era la prima volta che esprimeva la mancanza per Sole.
«C’era una ragazza, Beryl. Lei aveva un potere fortissimo che la legava all’energia della terra, sapeva sprigionare il potere delle pietre preziose... Era follemente innamorata di Endymion, e quando lui scelse me lei ne rimase distrutta. Così Metallia, uno spirito malvagio, si insinuò nel suo cuore straziato, corrompendola completamente e portandola a istigare una guerra per conquistare il Cristallo d’argento e l’immortalità lunare con esso. L’esercito della terra ci attaccò e con il potere nero di Metallia distrusse la Luna. Mia madre con l’ultimo residuo di potere che aveva in corpo sprigionò il cristallo d’argento, dando la possibilità a me, alle mie guerriere e al nostro popolo di rinascere sulla terra. Selene si sacrificò per tutti noi, consegnando a me il cristallo e il potere di Sailor Moon.
É così che ho ucciso la Luna e distrutto il cuore del Sole... non merito di custodire il Cosmo.» Era crollata.

Seiya la strinse a sè, baciandole la testa «...Non è stata colpa tua...» Ma lei aveva bisogno di un pò di tempo per accettarlo ancora una volta. E le ragazze lo sapevano bene, condividevano con lei quel senso di colpa, anche se Bunny aveva lasciato le Inners fuori dalla sua storia. Uscirono dalla cucina dirigendosi nel salone per lasciare un pò di spazio alla loro principessa.

«Vuoi che andiamo un pò in stanza?» «Mmhh...Voglio vedere la mamma, vuoi venire con me?»«Vuoi davvero che venga con te a conoscere Selene? Lo spirito della Luna?»«No, voglio solo che tu venga con me a salutare mia madre, sono sicura che le farebbe piacere incontrarti, lei è stata la prima a spingermi a venire da te, anche se non sa come sono andate le cose... ma possiamo sorvolare visto che ora sei qui» disse sorridendo. Seiya ci stava pensando, era seriamente in imbarazzo, in pochi giorni era cambiato tutto. Anni di rifiuto e lontananza spariti in un battito di ciglia. “Sono qui e cosa sono Bunny? Come hai intenzione di presentarmi? Perchè ancora apparte che stanotte dormirò con te, non so altro di quello che succederà nella mia vita...” avrebbe voluto chiederglielo, ma lei era ancora provata e infondo aveva ancora paura della risposta, quindi si limitò ad un cenno di assenso e la seguì.

Entrarono nella sala dello Spirito e Serenity la richiamò come faceva di solito «Selene! Madre sono qui.»
 Non si fece attendere.
«Tesoro ti stavo aspettando» la abbracciò stretta e poi volse uno sguardo affettuoso verso il ragazzo, «Mamma, lui è Seiya» Selene sorrise «La tua Stella» poi lo abbracciò come si abbraccia qualcuno che non si vede da tanto tempo «Sono felice che tu sia qui, è bello incontrarti... così hai esaudito il suo desiderio... » Seiya era stupito, da quell’affetto e da quelle parole «Cosa?... é un onore conoscerla.» Ma Selene lasciò correre senza rispondere al suo interrogativo, invece fu lei a porre un’altra domanda «Oggi ci sarà la firma del trattato?» «No, l’abbiamo rimandata a domani per aspettare le ultime guerriere, mamma giù si stavano chiedendo se dobbiamo aspettarci l’arrivo di Sole...» Selene spalancò gli occhi «Ma figurati, perchè dovrebbe presentarsi?»
Seiya cercò di soffocare il suo solito sorriso sghembo fuori luogo e un pensiero... tale madre tale figlia... rimase ad ascoltare il discorso delle due donne davanti a lui, mai nella vita avrebbe pensato di assistere ad una cosa del genere: due Sailor Moon innamorate di due Sailor Starlight... l’ironia non gli sfuggiva di certo... se non era destino questo... finalmente per la prima volta si sentì al posto giusto, per la prima volta sentiva che era Marzio che non c’entrava niente con il loro mondo e questo cancellò gli ultimi residui di timore che gli erano rimasti.
«Sole sa che non deve rimettere piede sulla mia Luna» «Mamma sarebbe importante se firmasse.»«Non firmerà mai una cosa del genere, l’unico motivo per cui potrebbe venire sarebbe impedire a te di firmare piuttosto. Sai che non sopporta che tu abbia a che fare con i mortali. E il fatto che tu ora sia Sailor Cosmos non farebbe  che dargli ragione. Cielo l’unico motivo per cui verebbe sarebbe urlarmi addosso che aveva ragione sui terrestri e che questo sarà solo un altro sbaglio.»

 «Mi hai tolto le parole di bocca»

Si voltaro tutti allibiti, come se avesse sentito il richiamo della sua famiglia eccola lì Sailor Sun, fiera e bellissima. Un lungo abito dorato con due spacchi laterali che mostravano degli stivali bianchi. I lunghi capelli mossi sciolti, erano di un dorato particolare che andava sull’arancio, l’aracio di un tramonto. Impugnava  un pesante e lungo scettro come quello di Selene e di Cosmo, ma il suo era dorato e sormontato da un sole stilizzato e spigoloso, spigoloso come il suo sorriso forzato, che racchiudeva tutto il risentimento per ciò che era accaduto. Ma gli occhi, quegli occhi color dell’ambra erano pieni di gioia e nostalgia. Finalmente le rivedeva insieme. Finalmente era tornata a casa.

 

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Nella sala il tempo si era fermato. Tutti fissavano Sailor Sun.

Selene era combattuta, la testa le diceva di non perdonarla così facilmente mentre il cuore la supplicava di raggiungerla, di stringerla. Ma era passata davvero molta acqua sotto il ponte che l’avrebbe separata o ricongiunta a Sole, troppa. Troppe liti, troppa delusione, troppa lontananza. Rimase lì immobile.

Bunny era sovrastata, sommersa da troppe emozioni in così poco tempo. Ma lei non doveva perdonare nessuno, lei il perdono avrebbe dovuto chiederlo. Era timorosa, ma se Sole era lì, era perché quel perdono glielo avrebbe concesso senza remore. Le corse incontro.

Seiya ora si, si sentiva di troppo, un estraneo immerso in un silenzio che avrebbe dovuto lasciare il posto a molti discorsi privati ai quali non avrebbe dovuto partecipare. Fece un passo indietro, in soggezione nei confronti di quella donna che sprigionava luce, saggezza e risentimento.

Serenity le aveva stretto le braccia intorno al collo «sei venuta, sei venuta davvero! Mi sei mancata» e non aveva più potuto contenere l’emozione, piangendo, ma stavolta di felicità. «Sera...» Era lei che l’aveva chiamata così la prima volta e da quando se n’era andata, aveva fatto fatica ad accettarlo da altri, ma finalmente era qui, era tornata. Questo chiudeva il capitolo doloroso rimasto aperto fino a quel momento. Ora poteva ricominciare. Sembrava che insieme a Sole fosse arrivata tutta la pace di cui aveva tanto sentito bisogno. Sole l’aveva stretta lasciando cadere lo scettro. Aveva inspirato profondamente, cercando di catturare il profumo dei suoi capelli, della sua bambina. Era vero, era andata lì con tutta l’intenzione di scaricare addosso a entrambe la frustrazione della sua impotenza davanti alle macerie che gli avevano lasciato trovare al suo ritorno sulla Luna. Della devastante solitudine che aveva provato quando quei maledetti terrestri gli avevano portato via tutto. Ma ora che la sua Sera era tra le sue braccia voleva solo colmare quel vuoto che gli aveva dilaniato il petto.  Alzò lo sguardo verso Selene, vedeva la commozione che le brillava negli occhi, ma sapeva che avrebbe resistito con tutte le sue forze. Non sarebbe stato facile come con Serenity, sarebbe stata un’altra battaglia. Ma stavolta non l’avrebbe persa.

Serenity si era staccata da lei, cercando di ricomporsi. Prendendogli poi la mano con tutte e due le sue, si stringeva forte al suo braccio. Sole le aveva baciato la fronte stringendole la guancia con la mano libera, e poi si era lasciata trascinare verso il centro della stanza.
«Selene» le si rivolse con un cenno di ossequio. Come se non avessero condiviso un’intera esistenza.
«Sailor Sun» ripose lei, come se non si fossero scambiate l’aria e l’anima.
«A cosa dobbiamo l’onore di questa visita?» Ma Sole non era brava come lei a questo gioco, a questa gara. Chi avrebbe vinto? Chi avesse dimostrato più indifferenza? Allora l’avrebbe lasciata vincere  volentieri. «Sel, ti prego... non sono qui per litigare» soffiò scoraggiata. Poi si accorse di un ragazzo chiaramente a disagio. «E chi è questa Stella Cadente» chiese sorpresa. Serenity gli lasciò la mano per andare a stringere quella del ragazzo. «Sole, lui è Seiya» disse con soggezione «è il mio compagno.» Seiya l’aveva guardata stupito e strinse le loro dita incrociate con tutto l’amore che gli stava scoppiando nel cuore “il suo compagno”. Non un amico, non un ragazzo... essere il suo compagno di vita era la cosa che aveva desiderato da sempre. E ora lo era davvero. Poi cercò di ritrovare la lucidità, fece un mezzo inchino sbiascicando qualche parola  «è un onore signora!» Ma anche Sole lo abbracciò proprio come Selene. Una cosa però lo lasciava perplesso... Sole, stava ridendo? «Oh grazie al cielo, avevo paura di ritrovarla con quel Endyqualcosa» Serenity si stropicciò gli occhi con le dita «Endymion...» «Si si quel bamboccio lì» La risata risuonava nella stanza, era liberatoria. Sole stupì ancora Seiya, lo accarezzò scrutando i suoi occhi «Invece tu sei luce pura ragazzo.» Seiya era arrossito vergognosamente, poi Sole si rivolse a sua figlia «è una stella magnifica bambina, non lasciarla spegnere. Ha esaudito il tuo desiderio vedo... » «Cosa?» Chiesero straniti entrambi, ma Selene la riprese e alzò la voce che di solito era pacata «Sole, parliamo un attimo? Ragazzi vi dispiace lasciarci per un momento?» «Certo mamma, ci vediamo più tardi»

I due ragazzi lasciarono la stanza ancora in imbarazzo. Scesero le scale ritrovandosi al terzo piano. «Bunny cos’è quella storia del desiderio? L’ha detto pure tua madre prima» Bunny aveva una mano dietro la testa, era la stessa cosa che si chiedeva anche lei e si era ripromessa di riparlarne con i suoi genitori. «Non ne ho idea... sarà un modo di dire loro, antico... non lo so ma non ci badare, dicono spesso cose strane» finì sorridendo. Poi Seiya se la strinse addosso, «Bhé ho appena surclassato alla grande quel Endyqualcosa» Disse ridendo di gusto «Direi che come primo incontro con i genitori della mia compagna, sia andato molto bene...» Bunny annuì lentamente «...benissimo...» Avrebbe voluto riprenderlo ma non ci era riuscita. Lo aveva solo stretto di più. Dov’era finita quella ragazzina che non faceva altro che battibeccare con lui? Non la ritrovava. Voleva solo vederlo felice e sentirlo ridere, che si prendesse tutte le soddisfazioni che voleva, gliene avrebbe concesso altre mille. Voleva solo crogiolarsi nei brividi che le davano le sue braccia, voleva solo baciarlo e lo fece. Ancora e ancora. Trascinandolo verso la sua stanza infondo al corridoio. A malapena riuscì a staccarsi dalle sue labbra e sussurrare «Vieni con me...» Seiya la prese in braccio, stringendosi le sue gambe intorno alla vita, continuando a impossessarsi della sua bocca e della sua anima. Aprì la porta della stanza senza grazia, richiudendola in fretta. Non l’avrebbe lasciata per niente al mondo, mai!

In cima alla torre invece la situazione non era delle migliori, ora che erano rimaste sole la finta cordialità non sarebbe servita a nessuno. «Cosa ci fai qui Sole? Cosa ci fai davvero? Non sei qui per il trattato.» «Non sono qui per quello, no.» «Allora?» «Non sapevo se Serenity avesse coscienza di me... Ma ho sentito che ora è Cosmos, sapevo che sarebbe tornata da te, avevo paura che non ti avrebbe trovato, così sono venuta qui... per lei, per voi. Ti da così fastidio che io sia tornata?» «Fastidio?... No... non non mi da fastidio. Mi fa infuriare che tu non sia tornata prima!» Sole provava a trattenersi ma così era impossibile e cacciò fuori una risata amara, sinistra. Selene non avrebbe potuto sopportarla neanche se ci avesse provato, e di provarci non ne aveva nessuna intenzione. «Ridi? Pensi che stia scherzando» «No ma me lo auguro... Tu sei furiosa? Tu?» Sole la guardava con astio, ormai non scorrevano parole... rimbombavano solo urla. «Tu non sei tornata a casa dopo un maledettissimo giorno e l’hai trovata distrutta Selene! Non hai camminato per questi corridoi pieni di sangue. Il sangue di tua moglie e di tua figlia! Sai cosa si prova? Sai cosa vuol dire rimanere sola? Essere quella sopravvissuta? Quella che avrebbe potuto impedire che accadesse una mostruosità del genere?
Io sono tornata dopo che mi hai cacciato e la sua scia era sparita. La tua era su un altro stramaledetto piano d’esistenza! Te lo immagini Selene? Riesci a farlo? Hai idea di come mi sia sentita? Volevo distruggere tutto. Volevo distruggerli tutti. Volevo lasciarli bruciare. IO sono infuriata! Te lo avevo detto! Ti avevo detto di non fidarti di loro! Tu con la tua stupidità mi hai portato via tutto. E quei maledetti hanno ucciso mia figlia!»
Aveva lasciato scorrere tutte le lacrime che conservava da un millennio e aveva taciuto. «Io sono infuriata...» ora la sua voce spezzata era ridotta ad un sussurro
«...Sono tornata e ho aspettato. Ho aspettato che la tua luce si rigenerasse. Per anni. Ho portato qui tutta l’energia che trovavo per anni. Ma tu non tornavi mai.» Sole sentiva che Selene stava scomparendo, stava tornando spirito, aveva poco tempo da passare in forma corporea e quel tempo era quasi scaduto. Si era avvicinata e aveva provato ad accarezzare il suo viso, ma la mano era caduta nel vuoto.
«Perché non sei tornata da me? Perché tutto questo?»  E muovendo lentamente la mano avanti e indietro, aveva fatto disciogliere la sua immagine. Selene non ce la faceva più, non era riuscita a rispondere, la gola era serrata. Il dolore le aveva consumato l’energia ancora di più. Il giorno l’aiutava ancor meno della donna davanti a lei. Si dissolse tornando brezza lunare.
Sailor Sun si lasciò cadere a terra, stringendosi le ginocchia al petto, piangendo tutta la rabbia e tutto l’amore per quella donna. Tutto l’amore che le avrebbe dato sacrificando anche la sua vita per lei, ma non gli era stato concesso nemmeno quello. Avrebbe aspettato che calasse la notte per vederla ancora. Avrebbe aspettato tutta l’eternità se fosse stato necessario.

Bunny e Seiya erano tornati in cucina, dopo un tempo che non si confà ad un buon ospite. Il pranzo era terminato da ore e ora affamati cercavano qualche avanzo nei vassoi preparati da Morea la mattina. Erano seduti vicini al bancone e assistevano alla sfilata dei loro amici che entravano per parlare con loro. Fu Rea a esporre il dubbio di tutti «Ma si può sapere dove vi eravate cacciati?» Colti in fallo, avrebbero ascoltato l’ennesima ramanzina se non avessero avuto la scusa perfetta per scamparla stavolta. «Sole è arrivata davvero!» Bunny era radiosa. Niente avrebbe fatto vacillare il suo umore. «è su con Selene, le abbiamo lasciate un pò sole... hanno tanto di cui parlare.» Le ragazze erano entusiaste. Amy li stava aggiornando «Pluto è già arrivata con le altre, ma Galaxia è esausta, è salita su per riposare. Abbiamo deciso di organizzare la cerimonia per domani mattina, va bene per te?» «Certo mi sembra perfetto, così possiamo liberare tutte. Forse si staranno sentendo degli ostaggi» disse sorridendo. Finirono di sistemare e poi si rintanarono nella loro saletta. La sera, dopo aver preparato la cena avrebbero lasciato a Pluto l’onere della padrona di casa, perché loro non ne avevano nessuna voglia. Era sgarbato ma volevano passare del tempo tutti insieme, non sapendo cosa ne sarebbe stato del loro futuro da lì a breve. 

Sole era stremata, non per il viaggio ma per tutto quello che aveva buttato addosso a Selene e per tutto quello che ancora avrebbero dovuto dirsi. Per tutto quello che aveva rivissuto mettendo piede nel palazzo che aveva rimesso in piedi da sola nell’attesa della sua Regina. E senza più la forza di combattere aveva sciolto la trasformazione. Si diresse nella saletta preferita della figlia dove sapeva che l’avrebbe trovata con le sue amiche, come sempre. Aprì la porta e rimase sorpreso per un attimo di non trovare le solite cinque ragazzine a sbraitare. Ma sette donne ormai adulte e tre uomini che si vedeva bene fossero parte integrante del gruppo. «Ma dove le avete trovate tutte queste Stelle Cadenti?» Rise l’uomo che si palesava.
Serenity era seduta a terra sul tappeto, appoggiata al muro del camino, Seiya al suo fianco. Le ragazze erano tutte intorno a loro, chi sul divano, chi sulle poltrone, chi a terra su qualche cuscino. Appena la porta si era spalancata Serenity aveva sorriso, un sorriso luminoso, pieno di gioia. «Papà!» E tutti si erano voltati a guardarlo. Troppi occhi addosso, non si era mai sentito così tanto osservato in vita sua. Lui che rifuggiva la compagnia di chiunque, tranne quella di Selene e quella di Betelgeuse, il suo più caro amico da quando ne aveva memoria. Entrò un pò titubante. Venus era arrossita come una piccola aragosta, fin da bambina lo aveva adorato, era stato un padre anche per loro Inners, ma avere un padre così bello sarebbe dovuto essere illegale. Tutti si alzarono, le Inners lo abbracciarono una ad una, Serenity era un pò gelosa ma vedere tutti felici in quel modo la faceva stare troppo bene per badarci, aspettò che lo lasciassero respirare e poi Sole la strinse forte sollevandola. «Sapevo che eravate rintanate qua» soffiò il padre sul suo collo. Poi Serenity gli presentò chi ancora non conosceva:«Papà loro sono Yaten e Taiki, i fratelli di Seiya. E loro invece sono due delle mie Outers» Heles gli porse la mano «Uranus signore, è un piacere, no anzi è un onore» «Uranus ti prego chiamami Sole, mi fai sentire un vecchio!» Le strinse la mano grattandosi la tempia ridendo. «Io invece sono Neptuno signore» fece un mezzo inchino l’altra. «Sole, solo Sole davvero. Il piacere di conoscervi è mio, so che avete fatto tanto per la mia bambina, vi ringrazio. Grazie a tutti voi.» disse tenendo stretta a sè Serenity. «Ma vi ho interrotti perdonatemi» «No» urlarono le Inners «Assolutamente» disse qualcuna di loro «Papà, resta con noi ti prego, facevamo qualche chiacchiera. Siediti ci sono tante cose da raccontare.»

Venus voleva lasciargli il suo posto sulla poltrona, ma Sole insistette per accomodarsi a terra vicino a Serenity. Yaten le si avvicinò, sembrava infastidito, le porse un fazzoletto sorridendo, lei lo prese, senza capire il motivo di quel gesto, e lui le sussurrò all’orecchio «potrebbe servirti, stai sbavando!» Era geloso, geloso marcio. Geloso del suo rossore, del suo imbarazzo, delle attenzioni che mostrava a qualcun altro, e non lo avrebbe nascosto. Si sedette stretto vicino a lei circondandole la vita con un braccio, stringendole il fianco con la mano. Ormai era andato troppo oltre per tornare indietro, per tornare amici. Avrebbe fatto tutto quello che gli passava per la testa senza curarsi di chi lo guardava. Venus era ancora infastidita per quel commento infantile e dopo gliel’avrebbe fatta pagare, gli aveva mollato una leggera gomitata nel fianco con un sorriso serafico. Però finchè non fosse arrivato il momento di rimetterlo al suo posto, se lo sarebbe tenuto stretto.

Era strano passare del tempo con Sole, più che un padre sembrava un amico un pò più maturo, che avevano rincontrato dopo tanto tempo. Ognuna di loro faceva a gara per raccontargli qualcosa o per porgli qualche domanda, sapere qualcosa in più su di lui. Se aveva conosciuto altri popoli, se tutti erano come i terrestri. Serenity stava ad ascoltare, rideva leggera per i suoi aneddoti, raccontava solo cose belle, qualche figura imbarazzante solo di Betelgeuse. Lo aveva guardato mentre arrotolava le maniche della camicia bianca e slacciava un laccio di cuoio che portava intorno al polso, alle estremità due ciondoli di oricalco, un sole ed una mezza luna. Lo aveva sempre portato e lo faceva ancora, era stata Selene a darglielo. Raccolse i capelli, che gli arrivavano alle spalle, in una mezza coda che lasciava cadere delle ciocche ai lati, stringendoli e annodandoli con il laccio, facendo pendere i due ciondoli vicini. In quel momento le sembrava di non aver mai lasciato casa. Quante volte aveva visto suo padre fare quel gesto? Tantissime. Ricordi su ricordi le stavano affiorando alla memoria. Tutti quelli celati dal senso di colpa che aveva portato con sè per tutti quegli anni, da quando si era svegliata principessa di un regno che non sapeva dove fosse*. E invece ora eccoli, erano sempre stati lì. Finalmente si sentiva leggera. Felice. Completa. Sua madre lo avrebbe perdonato, lo sapevano tutti e tre, infondo ancora lo aspettava. Erano tutte lì le persone che amava. Strinse la mano di Seiya, grata al cielo come non lo era mai stata.
«Umani» lo sentì sbuffare«Sono uguali in ogni dove, e più progrediscono più diventano idioti e presuntuosi. Fanno danni ovunque. Pensano di poter sfruttare tutto a loro piacimento. Ora si sono messi a imprigionare anche l’energia delle stelle morenti. Non mi ci fate pensare. Distruggeranno l’universo, di questo passo gli dò qualche secolo e poi me ne lavo le mani.» «Papà ma che dici?» Seiya si era sentito morire. Taiki era sbiancato. Quella storia sembrava paurosamente simile alla loro. Yaten aveva un mezzo sorriso, era rivalsa, anche lui li aveva considerati idioti. L’idea che i fratelli stessero per far arrabbiare il Sole gli stava solleticando l’orgoglio «Sole a cosa ti riferisci» chiese ghignando «Yaten stai zitto»ringhò Seiya «Si fatti gli affari tuoi» lo spalleggiò Taiki a bassa voce. Ma Sole continuò «Non mi ci fare pensare, aspettavo che la Misary morisse da mesi, è una stella a molte galassie da qui. Era imponente. Mi avrebbe fatto comodo tutta quell'energia, sapevo già dove reindirizzarla, ma qualche fesso ha deciso di mettersi in mezzo e imbrigliarla. Ora è tutta energia sprecata.» Yaten era scoppiato a ridere, adorava quella situazione assurda «Scusa Sole scusa, non è per quello che hai detto. Eccoli qui due di quei fessi, ce li hai davanti, fanne quello che vuoi» Aveva dovuto aspettare ma finalmente si prendeva la sua piccola infida vendetta. Seiya si era stretto la faccia tra le mani, non aveva il coraggio di guardare Sole. L’unica volta che aveva rinnegato la sua natura di stella per abbracciare quella umana aveva portato a questo vergognoso risultato. E come un bambino che aveva paura di far arrabbiare il papà aveva cercato di dare la colpa al fratello maggiore «No no è tutta colpa di Taiki è lui che ha costruito gli acceleratori» Ma Taiki non ci sarebbe stato stavolta, anche lui era affascinato da Sole. Perchè anche per loro tre, avrebbe potuto rappresentare la figura paterna che gli era sempre mancata «Colpa mia? Sei tu che sei partito in quarta perchè ti volevi sentire un eroe» Le ragazze stavano ridendo di quel battibecco. Tutte loro sapevano che effetto faceva Sole, faceva nascere il desiderio di non deluderlo mai. «Ragazzi che colpo al cuore, da due Stelle non me lo sarei mai aspettato» ma il tono di voce svelava già un pò di comprensione volendo essere canzonatorio. «Sole ti giuro che te la restituisco» petulava Seiya e Serenity rise più forte. La notte era arrivata finalmente, lui si era girato verso Serenity lasciandole un dolce bacio sulla testa «Sera vado dalla mamma» «Va bene, papà non sei arrabbiato con Seiya, vero?» «No ma ho intenzione di riprendermela davvero!» «Certo signore» risposero i due colpevoli. Sole si arrese ridendo e si avviò alla porta ma Bunny lo fermò «Papà ho dato la vostra stanza a Pluto, ce n’è una libera al secondo piano» disse pensando a quella che aveva lasciato vuota Seiya «Non ti preoccupare resto nella sala dello spirito. Buona notte ragazzi!»
Seiya aveva le ginocchia aperte vicino al petto e lasciava ciondolare la testa disperato «Non ci posso credere era andata così bene... Yaten maledetto, non potevi stare zitto per una volta? Ora mi odia, lo so che mi odia.» Serenity era divertita e intenerita da quella scena e gli accarezzava i capelli «Non è vero, non ti odia. Per fortuna non siete terrestri» gli aveva detto trattenendo altre risate «dai... ha detto che sei una magnifica Stella» «No, prima ero una magnifica stella, ora per colpa di Yaten sono un fesso.» «Io non c’entro un bel niente, te l’avevo detto che arruolarti era un’idea stupida» «Giuro che appena torno mi congedo. Bunny è vero che gli dici che mi congedo?!» le aveva chiesto piagnucolando. Lei era scoppiata a ridere «Si amore, è vero. Anzi glielo dico subito. Vado a portargli una coperta e un cuscino per stanotte e glielo dico»«Va bene» le aveva risposto abbracciandola.

Selene la stava aspettando, e ora avrebbe parlato lei. Ma quando Sole entrò dalla porta, il cuore mancò un battito. Davanti a lei non c’era la guerriera forgiata dalla Luce, ma solo il padre di sua figlia, senza scettro, senza rabbia, senza voglia di combattere. Era entrato a testa bassa stavolta, sembrava supplicarla di non continuare quella lite che non li avrebbe portati da nessuna parte. Lei non voleva cedere ma aveva così poco tempo per sentirlo vicino, e così poca voglia di portagli rancore... Lui si avvicinò, aveva una mano in tasca, la camicia sgualcita, gli occhi esausti. Quando piegò la testa di lato per massaggiarsi gli occhi e inspirare profondamente prima di ricominciare, i ciondoli tintinnarono. Selene li riconobbe subito, erano gli stessi che lei portava al braccio, e i battiti che mancò il cuore stavolta erano due.
La mano gli formicolava, la voleva accarezzare a tutti i costi, ora. Prima che tornasse spirito, prima di sentirsela strappare via ancora. «Sel... possiamo ricominciare, in modo civile?»«Lo stai chiedendo a me? Sei tu che hai cominciato a sputare disprezzo»«Quello non era disprezzo, se avessi potuto dimostrare il mio disprezzo a quest’ora non guarderesti la tua preziosa terra ma un cumulo di cenere fluttuante.» Era partito bene, ma aveva finito ringhiando. Era inutile, ogni volta che ci pensava non riusciva a mantenere la calma. Le era mancata troppo. Ma non riusciva a dimostrarlo e lei non riusciva a capirlo. Le diede le spalle per cercare di calmarsi. Non voleva continuare in quel modo. Poi la sentì. Meditabonda e laconica.
«Anch’io ho perso tutto. Ho perso mia figlia. Ho perso mio marito. Ho perso il mio popolo...Vuoi sapere come mi sono sentita io? Mi sono sentita sola! Terribilmente sola! Da sola ho dovuto scegliere cosa fare. Da sola ho dovuto abbandonarti perchè era l’unico modo di salvare Serenity. Se tu fossi stato qui non sarebbe successo, non sarebbe mai arrivata a tanto. Io ero arrabbiata e ti ho detto di andartene è vero! Ma tu saresti dovuto restare comunque, invece per il tuo stupido orgoglio ci hai lasciato sole, hai lasciato sole tutte e due.
Lei era giovane, meritava la tua comprensione non solo la tua rigidità e il tuo veto. Serenity non fare questo, Serenity non fare quello. Saresti dovuto essere qua a rimediare ai suoi errori perchè eri capace di farlo, non a impedirle di commetterli! Lei aveva bisogno di suo padre e tu non c’eri!» 
«Perchè lasciarle fare qualcosa che chiaramente era un errore? che chiaramente non avrebbe portato a niente di buono!»
«Perchè lo avrebbe fatto lo stesso!!! E tu lo sapevi! La conosci! Lei era innamorata di quel ragazzo, se le fossi rimasto vicino magari si sarebbe sgonfiato tutto in poco tempo. Invece le hai voluto negare anche quello. Pensi davvero che la colpa sia loro? Sono stati solo un pretesto. Tu che ti vantavi tanto del tuo disprezzo per gli umani e del tuo potere, ti sei lasciato accecare dalla rabbia per questioni futili e non ti sei accorto nemmeno di Chaos. Credi che un semplice spirito malvagio quale Metallia avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto? Credi che non avrei potuto sconfiggere da sola un esercito? O dieci! Ti avevo avvisato che la colpa non era dei terrestri, che c’era qualcos’altro. Cento volte ti ho detto che sentivo qualcosa di oscuro. Ma no... la grande Sailor Sun aveva deciso che non era vero niente, che era tutta colpa di due adolescenti e te ne sei andata Sole! Quindi si IO sono infuriata! Io ti avevo avvisato e per la Tua stupidità mia figlia si è uccisa!!!» Sole era atterrita «Che cosa stai dicendo?»«La triste e semplice verità!» Selene era esausta ma doveva continuare «Serenity si è arresa. Quando siamo state sconfitte si è arresa.» Cercò il coraggio di dirlo ad alta voce «Le sue guerriere giacevano ai suoi piedi. Endimyon aveva dato la vita per proteggerla. Della Luna erano rimaste solo macerie. Il potere nero di Chaos che vedemmo per la prima volta stava divorando tutto il nostro mondo. Lei si è presa la colpa di tutto. Era disperata. Credeva che se non fossi stato tanto arrabbiato con lei e con me, Sailor Sun avrebbe potuto salvarci tutti. Non ho fatto in tempo a farle capire che non era vero! Che non era colpa sua, che era solo una bambina, la mia bambina» Era crollata in ginocchio straziata da quel ricordo «Sono corsa da lei... ma sono arrivata troppo tardi. Era troppo tardi Sole. Serenity si era già tolta la vita. Non ha sopportato tutta quella distruzione e tutto quel dolore.» «Dimmi che non è vero!» «é vero! Io ero qui a tenerla tra le braccia. Ho visto il cristallo del Cosmo disperdersi come cenere al vento. Ho visto la spada del sigillo trafiggere il ventre di mia figlia. Il Cosmo l’aveva richiamata a sè, le aveva concesso il suo potere e lei lo ha rifiutato e si è arresa.
Làchesi era furiosa perchè Serenity aveva reciso il suo tempo. Clòto perchè aveva rifiutato la lotta, perchè aveva rifiutato di proteggere la vita del Cosmo. Per punizione non le avrebbero più concesso di rigenerarsi. Atropo è stata l’unica ad avere pietà.»
Sole aveva sgranato gli occhi. Una paura profonda, viscerale gli stava risalendo la gola «...che cosa hai fatto?» «L’unica cosa che mi era rimasta da fare» «Selene che cosa hai fatto???» «Ho stretto un patto con Atropo. Se Serenity fosse stata salva allora io avrei rinunciato alla mia rigenerazione. Gliela avrei ceduta in cambio della sua punizione. Sarei rimasta legata alla Luna ma vivendo su un altro piano d'esistenza. Sarei rimasta come spirito a salvaguardia del nuovo ordine. E avrei risvegliato le guerriere quando ci fosse stato di nuovo bisogno di loro. E così ho fatto. Ho sigillato Chaos ma non per molto… e ogni volta che torna il Cosmo reclama la sua guerriera. Solo lei potrà sconfiggerlo, non io, non tu. Solo Serenity può farlo.» « Stai dicendo che Chaos è tornato?» «Non hai visto tua figlia? Non hai sentito il suo potere? Le tre divinità pretendono equilibrio. Il Cosmo pretende equilibrio. Le divinità non interverranno perchè Chaos è stato creato dalla malvagità degli umani e non compete loro. Ma il Cosmo richiamerà sempre chi deve combattere per lui. Io non so dove o quando, ma Chaos sta sorgendo ancora. E se non lo fermiamo prima che ottenga tutto il suo potere, calerà una lunga notte... senza luna... senza stelle, è sarà molto fredda. Dobbiamo essere pronti a combattere. Tutti noi. Per questo è importante che le guerriere si conoscano, che stringano legami. Al di là di una mera firma, quella è solo una formalità. L’obbiettivo reale è quello che le guerriere che devono preteggere i mondi siano unite. É che nel momento del bisogno, sappiano a chi chiedere aiuto. O avvertano le loro compagne prima che sia troppo tardi.» Sole sospirò profondamente, era tornato per vivere un pò di pace, ma si stava ritrovando nella guerra da cui era fuggito tanto tempo prima senza saperlo. «Se stanno così le cose firmerò anche io. Non vi lascerò stavolta. Combatteremo insieme... per nostra figlia.»
Poi sentì un rumore, si avvicinò alla porta e la aprì, non c’era nessuno. Qualcosa attirò la sua attenzione. A terra erano stati riposti due cuscini e una coperta. Si rivolse a Selene senza girarsi, pensieroso «Deve aver sentito tutto...» «Sera?» «Chi altro sa che dormo con due cuscini?» «Domani le spiegheremo tutto, ma credo che lo sappia meglio di noi, non è più una bambina, non possiamo nasconderle i problemi pensando che non se ne accorga.» «Lo so, ma mi piacerebbe. Vorrei tenerla lontano da tutto questo...» «Non possiamo più farlo. É lei la speranza di tutti ora.» Sole fece un respiro profondo. Era vero e lo sapeva anche lui.

Si girò per tornare da lei. Avevano chiarito? Forse nessuno dei due avrebbe chiesto perdono... Ma almeno ora avrebbe potuto stringerla? Dopo così tanto tempo avrebbe potuto risentire il suo corpo caldo tra le braccia? Non ce la faceva più, sentiva un bisogno disperato di lei...eppure era ancora trattenuto. Lei era di fronte a lui, severa, con le braccia conserte. Non dava cenno di volersi lasciare andare. Perchè? Perchè lei non lo voleva? Perchè non sentiva la necessità di riappropriarsi della sua pelle, del suo respiro.  Non lo desiderava come lui desiderava lei...
Poi un tarlo gli s’insinuò subdolo nella mente...«Come fai ad essere qui? Come fai ad andare e venire dal piano spirituale? Ti ho cercato qui per anni e non ti ho mai trovato, questa è la prima volta...» «Sono qui per Serenity non per te, posso tornare solo se lei è qui» La rabbia gli stava di nuovo deturpando il volto «Perchè?»le chiese assottigliando il suo sguardo accusatore. Ma Selene, mentre distoglieva il suo, sembrava volerlo ignorare. «Selene rispondimi, non faceva parte del patto... é una concessione... Perchè Ade concede a Mia moglie di venire a far visita a  Mia figlia?» «Il suo nome è Atropo» «Fai la pignola adesso? Non fare questi giochetti con me. Rispondimi.» «Sole da quanto tempo non scioglievi la trasformazione? Il testosterone ti dà alla testa, sei ridicolo» «Rispondi!» «No! Anche la tua insinuazione è ridicola e non mi abbasserò al livello di questa conversazione.» Ma lui ricordava bene come la Morte fosse affascinata dalla Luna e non si sentiva ridicolo affatto.
Sole la guardava inviperito, ma qualcosa gli si stava spezzando dentro. «Sel ti ho aspettata per mille anni. E ti aspetterei per altri mille. Ma mi devi dire se sei ancora con me.» Abbassò il viso tra le mani per non mostrarle la disperazione che gli usciva dagli occhi. Selene stava cedendo, vedere il suo dolore la faceva vacillare. Ma davvero non sapeva come rispondere a quella domanda, e alle sue stesse domande. Lei lo stava aspettando? Era ancora la donna che lo aveva sposato? Poteva l’amore che provava, essere più forte del rancore? Ora che Serenity era tornata e aveva accettato il suo destino come Sailor Cosmos, avrebbe potuto perdonare quell’uomo che amava più della sua stessa vita ma non più di quella della figlia? Lui gliel’aveva portata via ed era stata Atropo a restituirgliela. Non trovava in lei ancora quelle risposte. «La nostra storia è finita tanto tempo fa» «Tra di noi non finirà mai e tu lo sai questo.» Rialzò lo sguardo per incatenare quello di Selene. Ma lei se n’era già andata.
 

*piccolo riferimento alla sigla “principessa di un regno che non sai dov’è”

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