Come what may

di Kore Flavia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sparkling Diamonds ***
Capitolo 2: *** Your song ***
Capitolo 3: *** Nature Boy ***
Capitolo 4: *** Magnet ***



Capitolo 1
*** Sparkling Diamonds ***


Note d'autore: Eccomi con una nuova long, perché avrene altre in corso è troppo poco per me e devo scrivere quarantamila cose insieme. 
Passiamo alla storia. Ringrazio Lee per il banner bellissimo che ha fatto, quello che avevo fatto io era una schifezza al confronto.
Ringrazio Audrey per il betaggio. 
E' la prima storia romantica mai scritta... WOW è tutto grazie alla mia situazione attuale *coff coff*. 
Ed è anche la prima storia scritta al PRESENTE. Potete odiarmi, ma il contesto contemporaneo mi ha ispirato quest tempo e quindi vi beccato il presente. TIE'!
Ditemi che ne pensate di Andrea, spero di non essere caduta nel cliché/stereotipo. Ci tengo tanto a lei e anche a Davide a dire il vero. 
Tutti i titoli (spero che bastino) saranno tratti dal mio film preferito: Moulin rouge! Questa volta tocca a One day I'll fly away 
Buona lettura!
Bye bye

Black

 

 


COME WHAT MAY
One day I'll fly away
 
 
 

I follow the night. 
Come stand the light. 
When will I begin, 
To live again. 
 

-Ehi, tutto bene? – Una voce. La ragazza non alza la testa, sicuramente non sta parlando con lei. Anzi, inizia a stringere con maggiore forza le ginocchia al petto.
-Ehi. – Di nuovo quella voce, chissà forse l’interpellato non gli sta rispondendo. Lei non lo sa, non alza lo sguardo, perché dovrebbe? Farebbe solo la figura della fessa ad alzare lo sguardo e scoprire che non stanno parlando con lei.
Una mano le tocca leggermente la spalla e allora lei alza di poco la testa e lo vede: vede un ragazzo accovacciato davanti a lei. Si asciuga rapidamente le lacrime con la manica del maglione.
-Parli con me? – Domanda con voce tremante, le sembra stridula, forse non parla da troppo tempo con qualcuno. Il ragazzo annuisce e le lascia andare la spalla.
-Quindi, tutto bene? – La voce è preoccupata, lei sorride impercettibilmente scuotendo la testa. Le sopracciglia aggrottate osservano il giovane davanti a se. Non si fida. Perché mai dovrebbe?
-A meraviglia. – Risponde acida ripoggiando la fronte sulle ginocchia. –Ora puoi anche tornare in classe, so che non vedi l’ora d’andartene da questa situazione. Lo sente ridere leggermente e sbuffare. Probabilmente si sta prendendo gioco di lei.
-Mi chiamo Davide comunque. – Dice tendendole una mano, lei lo sa, se lo sente e alzando lo sguardo verso di lui, nota d’aver avuto ragione. Lui sta sorridendo, sembra sincero, ma lei non gli allunga la mano.
-Andrea. – Lui l’osserva stupito, probabilmente pensa che lei lo stia prendendo in giro. Poi annuisce e le sorride nuovamente. Lei vorrebbe cancellarli a schiaffi quello stupido sorriso.
-Ora, se non ti dispiace, vorrei restare da sola. – Ringhia, infine, dopo troppo tempo in silenzio. Ad un tratto quel silenzio che solitamente tanto ama non le dà più il solito conforto. E è sicuramente colpa di quel Davide pensa stizzita. Quello che non si aspetta, però, è che lui si metta a ridere a quelle sue parole.
-E dovrei lasciarti a piangere, da sola? Non hai lezione? – Andrea sgrana gli occhi e sussulta, non si aspettava certo che qualcuno le rinfacciasse in che stato era finita.
-E’ ora di buco. E io non piango. – La risposta è laconica e lo sguardo che gli rifila è di pura autosufficienza. Davide fa un gesto della mano e si lascia cadere sulla seggiola accanto alla sua.
-Va bene, va bene, non piangi. Ma perché non sei in classe a far caciara con i compagni? – Andrea si morde un labbro e abbassa lo sguardo. Odia rispondere a queste domande, sono le uniche che la fanno sentire inadeguata.
-Non mi piace stare in classe. – A queste parole Davide le tocca nuovamente la spalla, ma lei lo scrolla via.
-Capisco, ma loro non si accorgeranno della tua assenza? – La ragazza scuote la testa amareggiata, no che non si accorgeranno della sua assenza, perché dovrebbero, poi? Le avranno rivolto la parola sì e no un paio di volte. Il silenzio cala di nuovo tra i due e Andrea non può far altro che osservare (nascosta dai lunghi capelli) il ragazzo che ha accanto. Gli occhi sono azzurri e i capelli ricci e castani gli cadono sulla fronte e sugli occhi.
-Tu invece, perché non torni in classe? Non c’è nulla che tu possa fare qui. – La voce risuona fredda tra i corridoi vuoti. Neanche le bidelle, che solitamente si affrettano a rispondere a chiamate e consegnare circolari, sono lì. Staranno facendo una pausa riflette tra sé e sé la ragazza.
-Nah, ho detto alla prof di non sentirmi bene e me la sono squagliata. – Ride gettando la testa indietro. Poi si gira a guardarla e aggrotta la fronte.
-Hai il trucco colato, sai? Sembri una di quelle cantanti nei video musicali in cui lei è appena stata lasciata del ragazzo e bla bla bla. – Andrea abbozza un sorriso, mai nessuno le aveva detto certe cose, mai nessuno le aveva rivolto la parola più di un paio di volte.
-Grazie tante. – Borbotta irritata, strofinandosi con forza il maglione sugli occhi. Proprio ora che iniziava a tollerarlo. La mano del ragazzo si poggia sul suo braccio e lei, involontariamente, si allontana di scatto. La guarda sorpreso, ma lei distoglie gli occhi. Sa di aver fatto la figura dell’antipatica e che ora lui se ne andrà. Meglio stare in classe a seguire la lezione che stare con lei.
-Tutto bene? – Domanda, è la terza volta che glielo chiede ed è la terza volta che lei non risponde. Andrea non si capacita del fatto che lui non si sia ancora allontanato. Davide appoggia la testa al muro dietro di sé e sospira.
-Sei arrabbiato? – Chiede infine lei. Sta iniziando ad odiare il silenzio e fa di tutto per spezzarlo. Sembra quasi iniziare a temerlo ed è sempre tutta colpa di quel Davide. Lui alza la testa e la fissa, scuote la testa sorridendo. Sembra l’unica cosa che lui sappia fare, sorridere.
-Cos-? No, no. – Andrea annuisce e poggia il proprio mento sul ginocchio destro. Davide torna ad appoggiare la testa contro il muro e incomincia a ridere. Lei non lo guarda, tiene lo sguardo fisso davanti a sé, ma capisce che lui, invece, la sta osservando, quasi per captarne i pensieri.

-Perché sei ancora qui? – La domanda le esce spezzata dalle labbra. Le fa male chiederglielo, ma le sembra d’obbligo. Per quanto questo Davide sia strano e assolutamente irritante, Andrea non può far altro che sperare che almeno lui rimanga. Perché non sopporterebbe mai un altro abbandono. Ma prima che possa arrivare una risposta dal ragazzo, una voce maschile arriva attraverso i corridoi sospesi nel silenzio fino a un attimo fa.
-Davide! La prof è incazzata se non torni in classe ti mette una nota! – La voce si avvicina fino ad apparire all’imbocco del corridoio in cui sono i due ragazzi. Andrea sgrana gli occhi e si stringe a sé, non vuole farsi notare. Farebbe fare una figuraccia con il ragazzo accanto a sé.
-Arrivo! Andrea, tu esci all’una? – le domanda gentilmente. È così stramaledettamente gentile che Andrea non vorrebbe far altro che insultarlo e prenderlo a schiaffi per questo suo comportamento. Ma lei annuisce, il ragazzo le fa un gesto della mano e si allontana.
-Torna in classe, eh! Che fuori a piangere non è il massimo. – Ride lui raggiungendo l’amico. Quello si avvicina all’orecchio di Davide sogghignante. Chissà che idee strane si è fatto in quella sua testolina bacata, riflette Andrea sorridendo timidamente.
Quando i due ragazzi si sono allontanati, lei si alza sospirando e, con le mani calcate nelle tasche del grosso maglione, si allontana. Questa volta sta bene.
 
Quando entra in classe il caos è totale, lei si guarda intorno disorientata. Cerca il suo posto, l’unico rimasto ordinato in quella classe di bestie. Ci si siede e, raccogliendo un libro caduto a terra, probabilmente a causa dei suoi compagni di classe, inizia a leggere da dove l’aveva lasciato. Gli urli non sembra neanche notarli e lo stesso vale per la musica da discoteca messa dal più coatto di tutti. Andrea assapora ogni parola d’inchiostro su quelle pagine. Quando Maria si avvicina a lei per chiederle cosa sta leggendo, Andrea alza il libro tanto da mostrarle il titolo e al commento sarcastico della ragazza Andrea non risponde come è solita fare, ma rimane in silenzio fin quando, con un verso di stizza, l’altra si allontana impettita.
E sorride piano, come per non farsi notare quando la campanella suona l’una e tutti i compagni di classe escono fuori urlando e correndo. Lei fa con calma, non vuole rovinare i libri di scuola. Ed esce fuori dalla classe che ormai nessuno è più in corridoio. Forse spera che Davide se ne sia andato, che si sia stufato d’aspettarla fuori da scuola e probabilmente è così. L’unica cosa a farle compagnia mentre scende le scale è il solito silenzio che sembra accompagnarla ormai ovunque.
Andrea afferra il cellulare e, infilandosi le cuffiette nelle orecchie, fa partire la sua play list. Inizia con: Sparkling Diamonds cantata da Nicole Kidman. Mima le parole con le labbra.
Quando esce nel cortile della scuola, lo attraversa con passo svelto. E lì stravaccato su una panchina, giusto fuori dai cancelli della scuola, c’è Davide. Andrea non voleva vederlo, non voleva parlagli, ma lui notandola si alza e le sorride.
-Ce ne hai messo di tempo. – Scherza lui stringendosi nelle spalle. –Tu che strada devi fare? Verso piazza Istria o…? – Lascia in sospeso la frase poiché nota qualcosa nella ragazza accanto a sé. Non lo sta seguendo.
-Io non vengo. – Dichiara Andrea con voce tremante di collera. Non vuole stargli accanto, non vuole perché sarebbe rischiare e lei ha paura di rischiare dando fiducia alla gente.
-Perché? – La domanda del ragazzo le fa male. Nessuno si preoccupa per lei dai tempi delle elementari, scuote la testa scacciando quei pensieri.
-Non voglio e basta. – Il ragazzo le si avvicina e la fissa, lei non distoglie lo sguardo. Vuole che legga la sua collera, la sua paura e il suo rammarico. Lui scrolla le spalle e allunga un braccio afferrandole la mano.
-Dammi un motivo valido. – Andrea si rende conto che anche lui sembra si stia adirando. Lui la tratta come se si conoscessero da una vita e lei non vuole sia così. Si allontana liberandosi la mano. Scuote la testa a lungo.
-Non voglio e basta. – Risponde lei con rabbia, perché non si arrende? Perché è così testardo da volerle parlare? Perché ha deciso di scombussolarle i piani in questo modo? Perché non si era comportato come tutti gli altri? Standosene lì ignorandola? Davide la scruta a lungo, sotto le sue sopracciglia folte. Andrea nota che lui sta cercando qualche nota di debolezza nei suoi occhi.
-Andrea, pensavo fossimo diventati amici. – L’aveva trovato. Andrea apre la bocca come se fosse stata appena colpita in pieno stomaco. Il peso le crolla sulle spalle e quelle iniziano a tremare. Sente di star cedendo, perché Davide si ostinava a starle accanto? Non ne valeva la pena e lei lo sapeva.
-Io. Io non ho e non desidero amici. – mormora Andrea stringendosi nelle spalle. Sente il tremore alle spalle svanire e drizza la schiena con decisione. Ma la voce è rotta come se in un pianto muto. Il ragazzo sbatte un paio di volte le palpebre stupefatto, e un sorriso comprensivo affiora sulle sue labbra sottili.
-Andrea, tutti hanno bisogno di amici. Se vuoi io posso essere il primo. – La voce è dolce come il miele e lei non sa come rispondere, perché, in fondo, lei desidera qualcuno con cui parlare. Non le basta più la compagnia del silenzio. In quel momento nelle cuffiette inizia un’altra canzone: Come what may, e Andrea sorride debolmente. 

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Capitolo 2
*** Your song ***




CAPITOLO 2
Your song

So excuse me for forgetting 
But these things I do 
You see I've forgotten 
If they're green or they're blue 
Anyway the thing is what I really mean 
Yours are the sweetest eyes I've ever seen 


 
Sono ormai due settimane che si frequentano, o almeno, che Davide va a trovare ogni giorno Andrea durante la ricreazione. La ragazza scopre, in questo modo, non senza sorpresa, che il ragazzo è piuttosto apprezzato dalle sue coetanee. Le ragazze della sua classe, infatti, ogni volta che lui si presenta sulla soglia, gli vanno incontro e lo salutano elogiandolo e ridendo per ogni frase che esce dalle sue labbra, quasi fosse oro colato.
Ma lui non si ferma, lui prosegue e si accovaccia davanti al banco di Andrea e inizia uno sproloquio su quel che ha fatto e non fatto il giorno prima, dei voti presi e di quanto la scuola sia assolutamente noiosa. Andrea, però, non lo ascolta, o almeno fa finta di ignorarlo fingendo d’esser troppo imbevuta nella lettura per badare a lui. Eppure, anche se lei si comporta in modo tanto meschino, lui non sembra arrendersi. Lei ha smesso di chiedersi il motivo della sua testardaggine e finiscono per tornare da scuola assieme, chiacchierando e ridendo (o almeno questo è quello che fa Davide).
-Ti va sabato d’andare al cinema? – Domanda un giorno il ragazzo fuori scuola, quando più nessuno è nei paraggi. Andrea lo guarda, ormai sembra saper fare solo quello. Ma non risponde, ci sta pensando. Davide, invece, inizia a dondolarsi nervoso sul tallone destro. Si mordicchia un labbro aspettando una risposta dall’amica.
-Quindi? – Andrea sorride, notando il nervosismo nella voce. Sa di esser lei ad averlo preoccupato e si gusta la sensazione fino all’ultimo.
-Quindi cosa? – Davide sgrana gli occhi, sa di essere stato preso in giro. Lei lo ha ascoltato come sempre, perciò aggrotta le sopracciglia.
-Quindi… la tua risposta? –
-Va bene, se proprio ci tieni chiedo ai miei. – Risponde e stringe le spalle abbassando finalmente lo sguardo sui propri piedi. Non riesce a guardarlo troppo a lungo negli occhi, la mette a disagio. Lo sente ridere e lei, inconsapevolmente, si trova a sorridere timidamente. Non è ancora del tutto abituata alla sua compagnia, o alla compagnia di qualcuno in generale. Decide, quindi, di cercare il cellulare nelle tasche della giacca. Lo tira fuori e compone il numero del padre.
Il cellulare squilla e lei si osserva attorno pur di non incrociare lo sguardo di Davide.
-Pronto, Andrea? – La voce è gracchiante attraverso il cellulare, lei fa un smorfia e, poggiando a terra la zaino, risponde.
-Pronto? Ciao, sei occupato? Devo chiederti una cosa. – Si morde un labbro, se il padre gli rispondesse d’esser occupato lei non potrà fargli alcuna domanda.
-Devo finire una pianta, ma se è una cosa rapida, dimmi. – Attraverso il telefono si sentono dei movimenti, probabilmente dei fogli sono stati spostati sulla scrivania del padre.
-Sabato posso andare al cinema? – Chiede tutto d’un fiato. Dall’altra parte cala il silenzio e lei decide d’allontanarsi di qualche metro, come se Davide potesse sentire qualcosa di compromettente. Lui sembra notare il suo disagio, ma non si avvicina, ha imparato a lasciarle il suo spazio e non farle domande troppo personali. Per quanto, ormai, Andrea conosca tutto (o quasi) di Davide, al contrario, non sa ancora nulla di lei.
-Amore, lo sai… - Risponde la voce atterrita dell’uomo. Lei lo sapeva, sapeva che lui gli avrebbe detto di no, ma non per cattiveria. Semplicemente perché, come Andrea ben sapeva, non poteva permetterselo. Lei si morde con forza il labbro, le verrebbe da piangere, ma non vuole sembrare sciocca o far preoccupare il padre.
-Fa niente, papà. – Si rende conto che la voce ha ceduto ad un leggero tremore e i denti si stringono con maggiore potenza sulle labbra rosee.
-Vai al parco o… -
-Va bene, papà, rimango a casa. – Lo interrompe bruscamente, lui fa per ribattere, ma lui lo ferma. –Ciao papà, ci vediamo stasera. –
-Ciao, amore. – La riluttanza nella voce del padre non sfugge alla figlia, ma finge di non aver udito nulla. Mette giù il telefono.
Si gira a guardare Davide, lui le sorride sperando in una risposta positiva, ma lei scuote la testa. Andrea e il padre si salutano e lei è la prima ad attaccare, si dirige a raccogliere lo zaino lasciato a terra e, senza dire una parola, incomincia a camminare.
-Andrea, aspetta! Che ha detto? – Alla domanda la ragazza si ferma, ma non si volta a guardare quello che ormai ha iniziato a definire “amico”. Ha paura di vedere l’espressione del ragazzo e, di conseguenza, di mostrare il proprio. E’ lì che si nascondono i più reconditi segreti, quelli infidi e che non vedono l’ora di mostrarsi.
-Ha detto di no, ok?! – Le tremano leggermente le spalle, mentre, dicendo queste parole la voce si abbassa divenendo burbera. Stringe le mani a pugno per non mostrare di star tremando, ma non si muove. Desidera ardentemente che lui la raggiunga e la consoli, ma lui non si muove, o almeno lei non sente dei passi dietro di sé.
-Perché no? Devi studiare? Dammi un motivo o non mi scollo di qui. – Andrea ha un sussulto, il tono che ha usato il ragazzo è diverso dal solito. Sembra adirato, nervoso, stufo e, Andrea se ne sorprende, preoccupato.
-Perché non posso, ok? E non sono affari tuoi, Davide. – Andrea grida, è forse la prima volta che lo chiama per nome, e sgrana gli occhi. Si passa una mano sul viso e non trovandolo bagnato si rincuora. Se si fosse messa a piangere avrebbe solo peggiorato le cose. –Non posso… - ripete più a se stessa che al ragazzo.
Una mano le afferra il braccio facendola girare su di sé, Andrea, però, è svelta e abbassa immediatamente lo sguardo. Due mani le afferrano le spalle e lui si piega leggermente per poter intercettare il suo sguardo, ma non ci riesce. Andrea non glielo permette.
-Andrea, ti prego su tutte le divinità in questo mondo, dimmi qual è il problema. – Lei scuote la testa e rimane zitta. Poi cede, poggia la propria testa sul petto dell’amico e respira profondamente. Ci si aggrappa con i pugni chiusi e il respiro si fa più pesante. Le braccia ancora allungate del ragazzo, si chiudono piano, quasi con cautela, attorno alla ragazza.
-Ehi, va tutto bene. – Le mormora nell’orecchio, non conosce il motivo di questo comportamento, ma, dentro di sé, sente che in fondo non gli interessa nemmeno così tanto. La stringe ancora più a sé, se questo può farla stare meglio, lui è ben felice d’accontentarla.
-Non è vero, va tutto male Davide, tutto male. – Andrea scuote la testa ancora a contatto con la maglietta del ragazzo. Si sente soffocare da questo abbraccio, ma sta bene. Da piccola era solita evitare ogni tipo di contatto, ma questo le sembra quasi naturale. Davide alza la testa e pensa d’aver capito il problema.
-Se è per il biglietto, te lo offro io. – Propone, sperando di averci preso. Si scosta, leggermente imbarazzato, dall’abbraccio. Le alza il mento con la mano e vede che, come si aspettava, è proprio quello il problema. Andrea si passa rapida una mano sul viso, nascondendo gli occhi rossi e lucidi di chi sta per piangere.
-Io… non voglio che nessuno mi offra niente. – Ribatté aspra, Davide le sorride e annuisce, probabilmente è contento che sia tornata la solita Andrea scostante e irritabile. Peccato che, secondo lei, è lui quello irritante e non è lei ad essere irritabile. Lei sbuffa e si gira per non guardarlo, sente le guance bollenti ed è una sensazione mai provata, la sua. Si sente inadeguata in quel maglione che le arriva a metà coscia, vorrebbe indossare qualcosa di più carino, di più femminile in quel momento. Scuote la testa scacciando quei pensieri sciocchi e, secondo lei, superficiali.
-E invece questa volta ti tocca, insisto. Al massimo offrirai tu al prossimo cinema. – Andrea sorride, lui dà per scontato che ci saranno altri cinema, che non si stuferà tanto presto di starle accanto. Annuisce e fa un gesto per dire: ci siamo trattenuti troppo, iniziamo ad avviarci cominciando a camminare. Lui la raggiunge e le acchiappa una mano con la propria.
-Potevi dirlo prima qual era il problema, sai? Non c’è nulla di cui vergognarsi. –
-Ah, no? Perché, ormai non si calcola il valore della gente a seconda di che telefono ha? – Domanda acida, lui sogghigna e le stringe più forte la mano.
-Come dico: non sono i soldi a fare le persone. – Detto che questo, il ragazzo gonfia il petto e scoppia ridere, tra le risate del ragazzo Andrea sorride, ora che si è sfogata sta meglio.
-Il detto non era: non è l’abito a fare il monaco? – Il ragazzo le risponde con un gesto di noncuranza e torna a sghignazzare soddisfatto delle proprie parole. Lei scuote la testa sorridente pensando a quanto stupidi siano i ragazzi.
 
Il sabato arriva e con lui arriva l’ora del cinema -17;30- e Andrea inizia a prepararsi un’ora prima, non lo vede come un appuntamento, sarebbe da sciocche farlo. Ma decide comunque di non indossare il solito maglione. Il padre ha accettato a condizione che, una volta finito il film, lei venga riaccompagnata dal suo amico. Venerdì hanno deciso assieme il film da vedere, Davide, dopo qualche minuto di spiegazioni e motivi assolutamente campati in aria, l’ha convinta ad andare a guardare Cenerentola, anche se a lei, in realtà, interessava.
Quando arriva al cinema Andrea è trafelata, non si è resa conto di essere in ritardo e ha iniziato a correre pur di non aggravare la situazione. Sente i polmoni bruciare e si piega in due davanti al Lux. Una voce famigliare le accarezza le orecchie.
-Attenta che così sputi i polmoni. – Scherza Davide raggiungendola. –Ho prenotato, non c’era fretta. – Continua sghignazzando. Prima di raggiungerla, però, si blocca, la squadra un paio di volte e sorride.
-Sei carina, sai? – E comincia a ridere notando lo sguardo esterrefatto dell’amica, che si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Andrea si lascia scappare un sorriso timido e si avvia verso la cassa, seguita da Davide. Il ragazzo ritira i biglietti e la ragazza non fa a meno di notare lo sguardo malizioso del cassiere. Probabilmente pensa siano una coppia, Andrea scuota la testa, si sbaglia di grosso se è davvero quello che pensa. Si riscuote dai pensieri quando, con la solita voce allegra, Davide ringrazia il cassiere.
-Di niente, divertitevi, mi raccomando. – Il cassiere ghigna nella loro direzione mentre i due si allontanano. Sì, ha decisamente capito male pensa Andrea arrossendo leggermente.
Davide prima di entrare in sala la convince a comprare dei popcorn –ovviamente offerti da lui- per entrambi.
Quando prendono posto nella sala del cinema, si siedono vicini e Andrea si sente bene, felice. Si sente anche diversa e non sono solo i vestiti diversi a farla sentire diversa, bensì l’ormai assidua compagnia di Davide.
Ora che ci pensa si sente fortunata ad essere stata notata da lui, in quel corridoio. Si sente fortunata ad essere lei la ragazza che Davide va a trovare ad ogni ricreazione. Per quanto irritante il ragazzo sia, Andrea si sorprende a volergli bene, a tenerci davvero e con questi pensieri in testa inizia il film. E Andrea finisce a sperare che, per quanto impossibile, la prossima volta possa essere lei Cenerentola. Lei con i suoi capelli neri come le ali di un corvo, le labbra rosee sottili per essere quelle di una ragazza e le sopracciglia folte.
Si gira a guardare il ragazzo che, ormai preso dal film, non la degna di uno sguardo e non si rende conto che, a sua insaputa, lei lo guarda per quasi tutta la durata del film.
A questo punto nella propria playlist sarebbe dovuta partire la canzone: Your song interpretata da Ewan McGregor.
 

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Capitolo 3
*** Nature Boy ***


Note d'autore: Volevo solo scusarmi per il ritardo e ringraziare chiunque segua e recensisca questa storia. 
E ci tengo a precisare che chi conoscesse il liceo Giulio Cesare di Roma sarà piuttosto avvantaggiato con l'andare avanti delle vicende. La scuola che infatti presento è questa e lo stesso vale per la zona. 
Per il resto ho finito. 
Buona lettura.
Bye bye
Black






CAPITOLO 3
Nature boy


Davide è contento poiché Andrea, la quale non si è mai realmente aperta con lui, ha finalmente ceduto invitandolo a casa sua. Camminano fianco a fianco, le braccia che si sfiorano ogniqualvolta uno dei due faccia un passo troppo vicino al piede dell’altro. E ogni volta che si toccano la ragazza s’irrigidisce stringendosi nelle spalle.
Davide non se ne cura, anzi, ogni tanto l’osserva sotto le lunghe ciglia nere.
-Quindi casa tua dov’è? – Domanda schiarendosi la voce, ha imparato a trattarla con i guanti come se potesse fuggire da un momento all’altro. Come un animale ferito pensa prima di continuare: -Ho già male hai piedi. – Scherza ravviandosi i capelli ricci, che ormai gli solleticano la nuca. Andrea alza lo sguardo indispettita e come suo solito risponde acidamente:
-Non abbiamo camminato neanche cento metri. –
-A mia discolpa posso dire che oggi ho avuto un’ora di ginnastica! – Ribatté lui mettendo il broncio e incrociando le braccia sul petto.
-Lo sai benissimo che il Frolli è un lavativo che non fa fare nulla durante le sue ore. Quindi non hai scuse per l’essere stanco. – Lo rimbrotta accennando un sorriso sottile sulle labbra illuminate dal sottile strato di lucidalabbra. Davide l’ha notato subito, ma ha ben deciso di non farglielo notare così da non irritarla ulteriormente. Il ragazzo ha anche notato che, attraverso le ciglia corte per essere quelle di una ragazza, c’è un leggero segno di matita nera. Sono i piccoli dettagli e cambiamenti che si è attentamente affisso nella mente.
-Quelli sono dettagli. Io mi alleno ugualmente! Indipendentemente dal professore! – Borbottò imbarazzato per il fatto che, a differenza di quel che aveva detto ora, lui quell’ora la passava a chiacchierare con i compagni di classe. E la verità per cui era talmente stanco non era certo lo sport, lui odiava praticarlo, ma era la notte insonne passata in ospedale assieme alla madre. Non aveva chiuso occhio fino alle 3 di mattina e quando la madre aveva insistito per farlo andare a dormire e di non andare a scuola e lui la mattina aveva ribattuto dicendo che quel pomeriggio sarebbe andato da un’amica. Il viso della donna si era aperto in un sorriso sincero anche se tirato dalla stanchezza. Stanchezza riflessa nel viso giovane del figlio. Andrea dovette notare il turbamento negli occhi dell’amico e stupita, poiché non aveva visto altro che comprensione e gioia in quegli occhi azzurri, domanda:
-Cos’hai? – le faceva strano preoccuparsi per qualcuno che non fosse il padre. Era una sensazione nuova e non sapeva se definirla bella o brutta. Davide sorrise gentile e scosse la testa come a scacciare i demoni che si stavano annidando dentro sé.
-Nulla nulla, stavo solo pensando. – Andrea rimase perplessa, ma non volendo forzarlo a parlare di cose di cui non voleva parlare decise di cambiare discorso.
-Ah, perché? Sai pensare? Questa è una novità. – Davide le fu grato per quell’acidità che aveva appositamente messo per non farlo sentire a disagio. Cosa sorprendente poiché è raro che qualcuno mostri gratitudine verso l’acidità.

Quando passano davanti ad un supermercato Andrea gli fa cenno di seguirla dentro. Compra un tozzo di pane e dopo aver pagato escono. Davide pensa che a casa sua manchi il pane e che, il padre, le abbia chiesto di comprarlo. Quando, però, davanti casa, la ragazza si inginocchia davanti ad una smart ed una piccione, dalle piume rade ed intirizzite, si affaccia timoroso, Davide capisce che il pane non è per loro. La ragazza sia avvicina cautamente e, con una delicatezza che il ragazzo non gli ha mai visto, inizia a spezzare la mollica. Lui rimane zitto sospeso in quella scena di materno affetto nei confronti di un uccello. Andrea si raddrizza lentamente, solo quando il piccione è sazio e torna a nascondersi sotto la macchina. Si spolvera i jeans e la maglietta e d’alza lo sguardo sull’amico. Si morde un labbro.
-Sono ridicola, vero? – Domanda timorosa e a Davide in quel momento sembra così simile a quell’esserino minuto e impaurita a cui è appena stato dato da mangiare.
-No, assolutamente no. – Continua per convincerla e gli sfugge un sorriso. Andrea, tranquillizzata, alza le spalle e tira fuori le chiavi del portone dalla tasca. Le infila nella toppa e, in un cigolio, la porta si apre.  
-Bene, so di non esserlo. – Prendono l’ascensore e stretti in quella cassa di legno Andrea si osserva attentamente le unghie rovinate. La ragazza respira profondamente un paio di volte e chiude gli occhi. Inizia a stropicciarsi la maglietta. Davide sta zitto e quando l’ascensore si ferma escono entrambi e la ragazza pare tranquillizzarsi rilassando le spalle.
-Claustrofobia? –
-Io non ho paura di certe sciocchezze! – Sbotta lei con un gesto di stizza. Lui rotea gli occhi, ma decide di lasciar cadere l’argomento.
-Che si mangi a di buono? – Domanda infine, pensando che il fattore cibo sia meno problematico di quelle delle paure. Che poi lui, di paure, ne ha tante non lo ammetterebbe mai.
-Pasta al ragù, l’ha preparato mio padre nel week end sapendo che venivi. – Andrea si passa una mano davanti alla bocca così da nascondere un leggero sorriso che ha fatto a gomitate per uscire fuori. E’ contenta che il padre abbia fatto il ragù, poiché così Davide mangerà bene.
 
Quando entrano in camera della ragazza dopo pranzo, Davide si toglie le scarpe e si siede, le gambe incrociate, sul letto dell’altra. Quella arrossisce, nessuno è mai salito su quel letto se non lei o il padre e la cosa la mette a disagio.
-Perché ser rossa? – Chiede, in un ghigno divertito, il giovane. Lei scuote la testa e si siede alla scrivania poggiando il mento sul pugno.
-Non stavo arrossendo. – Le folte sopracciglia si aggrottano formando un intricato labirinto di rughe sulla giovane fronte della ragazza. Sono tante per una ragazza della sua età, ma Davide pensa sia dovuto al tempo che lei passa sui libri. Annuisce un paio di volte a quella affermazione indispettita e, poiché si diverte troppo ad indispettirla, si piega leggermente in avanti e domanda:
-Quindi posso studiare sul tuo letto? – Lei sgrana gli occhi sorpresa e il labirinto sulla fronte lascia posto ad un’espressione sorpresa ed imbarazzata. Lui ride soddisfatto del fatto che, finalmente, è riuscita a toglierle le parole di bocca. E’ sempre stata con la battuta pronta, eppure non parlava quasi con nessuno.
-Cos-? Certo! Che problemi ci sarebbero, scusa? – La voce le esce esageratamente acuta dalle labbra sottile, vorrebbe riacchiapparla quella frase e non renderla così ridicola, ma non è in un libro e, le frasi, non le può certo cancellare. Lo sente ridere, ma si è già girata verso la finestra così da non mostrare il rossore che ha raggiunto anche la punta delle orecchie.
-Ok, ora studiamo! – Ringhia sbattendo un libro sulla scrivania, Davide sobbalza, ma non si lascia intimorire. Andrea si gira il viso rosso nascosto da una finta rabbia che le aggroviglia lo stomaco. Il giovane tira fuori il libro di geostoria e inizia a leggere a bassa voce.
 
Quando Andrea ha finalmente finito i compiti sono le sei e mezza. Sposta cautamente la sedia così da non disturbare l’altro che studia. Però, girandosi a guardarlo, nota che la testa è leggermente reclinata sul lato destro e le mani non sono più strette sul libro, il quale è caduto tra le gambe incrociate. Il respiro regolare riempie la stanza e Andrea si rende conto che, tanto era presa dallo studio, che non si era accorta che l’amico si era addormentato.
Va in bagno con passo felpato e poi in cucina, dove mette su il tè. Quando il bollitore inizia a fischiare la giovane si sbriga a toglierlo dal fuoco, non vuole svegliare Davide. Versa il tè in due tazze, l’una ornata dalla figura di una foca paffuta e l’altra decorata da scritte di tutti i colori. Poggia entrambe le tazze su un vassoio, su cui prima aveva riposto anche i biscotti e porta il tutto nella sua stanza.
Poggia delicatamente il vassoio sulla scrivania di legno aspettando che si raffreddi. O meglio, aspettando che Davide si svegli. Poggia la testa tra le braccia appoggiate sul tavolo e respira profondamente, a dirla tutta dormire non le pare una brutta idea.
Il buio si trasforma in frammenti di immagini, Andrea vede una donna i cui lineamenti duri rispecchiano i propri, vede suo padre la schiena china su milioni di fogli e vede Davide che le sorride dolcemente, invitandola a seguirla. Alza la testa di scatto e si rende conto che tutto era solo un sogno, prende il cellulare e vede l’ora: le sette. Si gira a guardare Davide il cui corpo è ancora rilassato dal sonno. Si alza chinandosi a sfiorargli la fronte con la proprie e allunga una mano a toccare la spalla del ragazzo. Al solo tocco il giovane sobbalza strabuzzando gli occhi sporchi di sonno. Andrea invece fa un balzo indietro andando a scontrare contro la propria sedia e cadendoci sopra. Lui si passa una mano sul viso sbadigliando prima biascicare:
-Che ore sono? – Il ragazzo si alza barcollando e ricade subito sul libro, solo ora Andrea nota due profonde occhiaie circondare scuse gli occhi chiari come il cielo dell’altro.
-Le 19. – Risponde perplessa la giovane, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. Gli porge una mano aiutandolo ad alzarsi e il contatto, per quanto ormai famigliare, la fa trasalire.
-Cazzo. – Impreca lui.
-Devi tornare a casa? – Chiede dispiaciuta lei.
-Devo chiamare mia madre, tuo padre a che ora torna? – Un brivido le percorre la schiena e rimane zitta per qualche istante, quando decide di rispondere sul viso ha un sorriso tirato.
-Verso le undici. – L’altro tira fuori il cellulare dalla tasca e digita un numero, se lo porta all’orecchio e quando la madre risponde lui dice:
-Rimango a cena dall’amica, il padre torna tardi. – E dopo poco mette giù, sorridendo all’altra.
-Allora, che aspettiamo a preparare la cena? – Domanda rimboccandosi le maniche e uscendo dalla stanza va in cucina. Andrea lo segue stupita e prima di uscire torna indietro a prendere il vassoio.
-Avevo preparato il tè! – Gli urla dietro apparendo sull’uscio della cucina. Davide le va incontro e prende la tazza dalle scritte colorate bevendone il contenuto tutto d’un sorso. La ripoggia sul vassoio e torna al lavabo in cui i piatti del pranzo riposano sporchi. Prende una spugnetta e, versandoci troppo sapone, comincia a strofinare i piatti. Andrea lo osserva stupita, ma non muove un muscolo.
-Io penso a questo, tu intanto metti su qualcosa. Ti faccio compagnia fino alle nove. – Andrea sorride riconoscente e questa volta non lo nasconde. Annuisce un paio di volte e tira fuori un paio di padelle e della carne e delle verdure.
-sì, signore! – E fa un cenno con la mano. Scoppiano entrambi a ridere.
Nell’altra stanza il cellulare di Andrea squilla e la suoneria Nature boy parte, ma sovrastata dalle risate e dai piatti, nessuno dei due non la sente.
 

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Capitolo 4
*** Magnet ***





CAPITOLO 4 Pt.1
Magnet
 
I want you to embrace me closely and gauge my limit.
Please make me believe that this is not a sin.
I want you to kiss me and repaint my body.
I want to be intoxicated and drowned in your charm.
 
- Andrea, stai attenta! – La sgrida la professoressa di Latino, il viso corrucciato in un’espressione seria. Andrea non sta seguendo, è ormai un mese e qualche giorno che si vede con Davide, da amici, ci tiene a precisare lei ogni volta che ci pensa. Marzo è alle porte e la ragazza osserva spesso i primi fiori sbocciare timidi nelle giornate tiepide. Lei ogni tanto si sente come quei fiorellini timidi e introversi. Simile alle margheritine che crescono ovunque.
Andrea è troppo presa a pensare alla uscita di quel pomeriggio, Davide ci ha tenuto a non dirle dove sarebbero andati, ma lei è curiosa e testarda e, da quando lui ha preannunciato quella uscita, non ha smesso di fargli domande. Ormai la ragazza è abituata a pensare a lei e Davide come un duo, come degli amici. Lui si ostina a non farle domande personali, forse per non allontanarla o forse, semplicemente, per non ferirla. E lei non può far altro che essergliene grata, poiché lei è più brava a far domande invece che a rispondere ad esse.
-Scusi… -Borbotta la ragazza tornando a guardare il libro con sguardo vacuo. Da quando Andrea e Davide si conoscono lei è più felice e il padre l’ha notato e si è rasserenato.
-Andrea, dopo dobbiamo parlare. – La donna si gira verso i quattro ragazzi seduti alla cattedra per ricominciare l’interrogazione, ma viene interrotta da Andrea.
-Scusi? –
-Hai sentito bene, Andrea. – Finisce la professoressa tornando a interrogare quattro dei suoi compagni. La ragazza è sempre andata bene a scuola, non ha le giornate molto occupate, lei, o almeno, non le aveva. Sorride al pensiero di quanto cose siano cambiate nell’arco di un solo mese. Andrea ha iniziato sorridere più spesso e a parlare anche.
 
L’ora finisce e la ragazza esce dalla classe seguita dalla prof. Si poggia al muro in posizione difensiva. Mai nessuno le ha detto che voleva parlarle e lei è un po’ intimorita.
-Andrea, il tuo rendimento è un po’ calato. Hai dei problemi a casa che non ti fanno concentrare? – Chiede apprensiva la donna allacciando le braccia sotto al seno. La ragazza scuote la testa, è buffo vedere come la prof. non si sia resa conto, invece, di come il suo umore sia migliorato.
-Non ho nessun problema a casa. – ribatte con noncuranza, sostenendo lo sguardo inquisitore della donna.
-E allora mi puoi dire il perché di questo calo? – Domanda sdegnosa. La giovane sorride timidamente e pensa come da un 8 in quasi tutte le materie sia scesa a 7. Suo padre è il primo ad esserne felice perché, a differenza degli altri genitori, vuole che la figlia faccia esperienze e amicizie invece di restringere il proprio mondo ad un mucchio di libri vecchi e rovinati. A degli studi che, come afferma lui, sono per la gran parte inutili per il futuro.
-Le dico che sto bene, semplicemente ho meno tempo per studiare. –
In quel momento passa una persona dietro della donna, un ragazzo il cui modo di camminare non lascia dubbi ad Andrea. Gli fa un cenno, ma lui non la nota raggiungendo il bagno. Forse la sta solo ignorando, lei incassa la testa tra le spalle al solo pensiero. Il gesto non sfugge alla donna davanti a lei, la quale si gira a guardare dietro di sé cercando la causa di quella reazione, ma il ragazzo è già entrato nel bagno dei maschi.
-Chi era? – Domanda la professoressa cambiando completamente tono, sembra quasi complice e Andrea arrossisce e scuote la testa energicamente.
-Nessuno. – Borbotta scontrosa, ma la donna non sembra notare il suo tono sgarbato e continua: -A me puoi dirlo, Andrea, chi è? Un amico? Non ti ho mai visto con un amico, Andrea. Sono felice per te. – Lo sguardo è illuminato mentre dice questo e Andrea abbassa lo sguardo imbarazzata. Così tante attenzioni non le ha mai avute, non ha mai neanche provato a riceverle.
Davide esce dal bagno e questa volta la nota, la ragazza lo vede avvicinarsi curioso, sorride.
-Ehi Andrea, non pensavo avessi problemi con le prof. – Ride facendo un cenno educato alla prof a mo’ di saluto. La donna annuisce e si congeda con la scusa di dover raggiungere un’altra classe.
-Quindi, che ti ha detto? – Domanda curioso Davide, le si avvicina e si poggia anche lui al muro. –Sei pronta per questo pomeriggio? – Andrea si scosta di qualche centimetro, non vuole averlo così vicino. Si sente a disagio.
-Nulla di rilevante, cose come: “il tuo rendimento è calato e bla bla bla”.  Non so nemmeno dove andiamo. – Lo rimbrotta, sottolineando il fatto che lei nemmeno sappia dove stiano per andare, e si avvicina alla porta della classe. – Ora devo andare, che non posso farmi trovare fuori dalla classe e non conviene neanche a te mio caro mi sento male per non stare in classe. – La ragazza ride sommessamente ed entra in classe.
Davide, però rimane per un po’ fuori, la testa poggiata al muro. Spera che Andrea oggi si diverta, spera che la serata non finisca con un totale disastro. Eppure pensa che lei sia pronta, pronta a conoscere nuove persone, nuove persone che non siano lui. Trova egoistico il suo attaccamento a lei, il suo non volerla condividere con nessun altro, però vuole fare una prova e spera vada bene.
 
Quando Andrea esce Davide le va subito incontro e l’accompagna nel piazzale fuori dalla scuola, dove un gruppo di ragazzi sta litigando per i posti della panchina. Una ragazza dai lunghi capelli castani è piegata su di loro parlandoli in vivacemente mentre i due ragazzi, l’uno biondo con il viso pieno di brufoli e l’altro dai capelli lunghi e un primo, leggero, strato di barba.
Davide si posiziona davanti alla ragazza e le tocca leggermente una spalla, quella si gira ad osservare Andrea. Le sorride e si avvicina porgendole una mano, Andrea è titubante ad afferrarla e rimane ferma. E’ scossa, non si immaginava un approccio così diretto e si sente imbarazzata e sorpresa.
-Mica mangio, eh! Davide ha parlato di te… sei Andrea, giusto? Io mi chiamo Letizia. – Dice, infine, la ragazza sorridente. Assomiglia a Davide, il sorriso è lo stesso e anche gli occhi azzurri sono simili a quelli del ragazzo. Forse è la sorella, ma Andrea capisce subito d’essersi sbagliata, lo vede da come Letizia ammicca con lo sguardo a Davide e da come il ragazzo le sorride teneramente.
-Questi due cretini sono Francesco e Giacomo, non sanno proprio cosa sia la galanteria. Stasera non staranno con noi perché hanno impegni migliori. – Letizia indica prima il biondo e poi il ragazzo con la barba.  I due fanno un cenno della testa e Francesco ride di gusto a vedere la smorfia disgustata dell’amica. Andrea annuisce un paio di volte e alla fine porge la mano a Letizia, la quale per tutto questo tempo non l’aveva ancora abbassata. Davide si guarda intorno e poi domanda:
-Dov’è finita Eleonora? – Letizia fa una smorfia, mentre i due ragazzi si guardano corrucciati. Giacomo si passa una mano sul volto e alla fine risponde.
-Eleonora oggi esce dieci minuti più tardi, la professoressa stava interrogando. – Ora Andrea lo riconosce, è il ragazzo che, la prima volta che ha incontrato Davide, è andato a chiamarlo per conto della professoressa. Il ragazzo poi continua: - Quella scema non avrà studiato, troppo impegnata a scrivere per quel sito di scrittura… Com’è che si chiamava? – Letizia lo squadra e poi risponde:
-Efp, si chiama Efp. Non è così difficile da ricordare! E poi Eleonora è brava, ha talento. Se almeno ci provassi a leggere qualcosa di suo… – La frase rimane in sospeso, ma subito la ragazza si riprende – Vedresti quanto è brava. - e si avvicina a Davide.
-Vero? – Gli domanda poggiando la propria testa sulla spalla del ragazzo. Andrea lo vede arrossire, forse non è abituato a tutti queste effusioni da parte dell’altra.
-Vero. – Si rilassa, infine lui. Fa un cenno della testa ad Andrea incitandola a parlare, ma lei scuote forte la testa e incassa la testa nelle spalle. Si sta sentendo male, avere tutta questa gente attorno la mette a disagio e lei vorrebbe solo rifugiarsi in qualche posticino buio.
Da sola.
 Letizia le si avvicina, è molto più alta di lei, ma ha il viso da bambina. Le circonda le spalle con un braccio e fa un gesto della mano a Giacomo e Francesco i quali si alzano borbottando improperi.
-Non mordiamo. – le ripete e le fa cenno di sedersi. Letizia accavalla le gambe con un movimento sinuoso e ammicca nella direzione di Giacomo e Francesco.
-Vero, ragazzi? – I due annuiscono sghignazzanti e ridendo Francesco annuncia: –Noi ora dobbiamo andare, divertitevi a casa di Letizia. Sarà per una prossima volta, Andrea – Poi Giacomo si piega raggiungendo l’orecchio di Andrea, la ragazza sente le guance bruciare e sgrana gli occhi, -Ti conviene scappare, Letizia è una tiranna. – E ridendo si allontana raggiungendo l’amico. Andrea rimane zitta, il viso in fiamme che pian piano torna alla sua temperatura naturale.
-Guardala, Davide! E’ tutta rossa! Che carina. – Ride di gusto l’altra, pizzicandole le guance e ridendo ancora più forte. Andrea sorride imbarazzata e scuote la testa. E’ così maledettamente gentile e socievole con lei che le ricorda vagamente il modo irritante di Davide. Sono simili tutto sommato, capisce perché si piacciano: entrambi sono sempre sorridenti, entrambi sono gentili con lei. Anche lei, se non fosse stata Andrea, si sarebbe innamorata di Davide.
 
Letizia si alza e urlando saluta una figura in lontananza:
-Eleonora! Finalmente! – Butta a terra lo zaino e corre incontro ad una ragazza dai lunghi capelli rossi e mossi. Sul naso all’insù della nuova arrivata sono posti due grandi occhiali da vista che le impreziosiscono il viso. Andrea si ritrova a storcere il naso leggermente, è troppo bella per i suoi gusti e le ragazze belle non si sono mai comportate bene con lei. Davide si siede accanto ad Andrea notando l’espressione di quest’ultima.
-Prima impressione? – Domanda incuriosito poggiando i gomiti sulle ginocchia per osservare meglio le altre due. Andrea si gira e si rende conto che, se fosse stata in grado di disegnare, sarebbe riuscita a disegnarne il profilo perfettamente. La cosa la sorprende e sgrana leggermente li occhi scuri aggrottando le sopracciglia.
-Sembrano… carine. Troppo. – Aggiunge dopo un attimo di esitazione. Guarda il cespuglio di capelli rossi avvicinarsi assieme a Letizia, si sente a disagio. Lei non fa parte di tutti quei sorrisi, è inadeguata come al solito. Si stringe nelle spalle mordicchiandosi il labbro inferiore. Lascia andare un sospiro. –Perché, Davide? – Domanda infine, non ha completato l’effettiva domanda che voleva porre: perché fai tutto questo? Perché sei ancora qui? Perché mi presenti altre persone? Ma decide che è meglio non continuare perché le domande sarebbero infinite. E’ la stessa domanda che gli ha posto la prima volta che si sono visti e anche quella volta lui non aveva risposto.
-Perché cosa? – Si gira a guardarla i due occhi azzurri che la fissano con quella dannata curiosità infantile.
In quel momento le altre due li raggiungono e Eleonora allunga la mano verso Andrea, ha un sorriso distratto sulle labbra. Sembra che non si accorga nemmeno di star sorridendo, come se lo facesse senza alcuno sforzo. Andrea fissa la mano stranita; la ragazza davanti ha tutto il braccio –compresa la mano- impiastricciato di colori. Pennarelli deduce Andrea. Sente lo sguardo dei tre ragazzi artigliarla ed è in quel momento che sente il cuore accelerare, sono troppe persone. Troppe quelle che la stanno fissando, troppe quelle che le stanno dando attenzione. Ed è troppo, lei non è abituata. Vive sola con il padre e la gatta di casa, non ha mai avuto amici. Non sa cosa sia avere tanta gente attorno e si sente male ora che si trova in quella situazione. Respira pesantemente, le sembra d’aver un macigno sul petto che non vuole smuoversi.
Una mano le si poggia delicatamente sulla spalla, sa a chi appartiene: Davide. Il respiro si fa più regolare e ad Andrea smette di girare la testa. Abbassa gli occhi sulle proprie mani, si vergogna terribilmente per ciò che è appena accaduto. Non si sorprenderebbe se ora quella ragazza dai capelli rossi le voltasse le spalle e andasse a raccontare in giro l’accaduto e a prenderla in giro.
Davide si alza allontanandosi di qualche passo con Letizia e lì rimangono solo Eleonora e Andrea. La prima si siede accanto ad Andrea e si porta lo zaino tra i piedi. Andrea decide di focalizzarsi su quello per non perdere nuovamente il controllo. Sa perché Davide si è allontanato, sa che lo fa così che lei possa provare a far amicizia da sola, ma ora l’insicurezza si è rimpossessata di lei. Lo zaino dell’altra è impiastricciato come le mani della proprietaria, Andrea pensa che sia stata lei a dipingerlo.
-Lo sai, sto scrivendo una storia in cui la protagonista ti assomiglia. – Ride quella e Andrea stupita alza lo sguardo incrociando per la prima volta lo sguardo con gli occhi color muschio di Eleonora. Ora nota una bandana dalla fantasia floreale cingere la fronte della ragazza cercando di tenere a bada i capelli mossi.
-Cosa? – si lascia sfuggire come una piuma dalle labbra sottili. Quelle dell’altra ragazza sono ancora piegati in un sorriso, Andrea l’osserva di sottecchi e nota che la giovane dai capelli rossi e dalla pelle diafana è piuttosto minuta, Quasi più di lei e la cosa la sorprende poiché Davide e i suoi amici sono un anno più di lei.
-Ah, Davide non te l’ha detto? – Eleonora l’osserva con gli occhi sgranati in modo quasi esagerato. – Scrivo su un sito, Efp, lo conosci? – Andrea annuisce piano, lei spesso passa la notte a leggerci storie su quel sito, ma non ha mai avuto il coraggio di scrivere nulla. L’altra allarga il sorriso e con le mani acchiappa quelle di Andrea.
-Davvero? Mai nessuno conosce quel sito! E tu scrivi? Io sì, di solito scrivo originali, ma a volte anche su qualche altro fandom! – Andrea si sente sopraffatta da quella montagna di parole e domande, eppure, le parole se stampate su delle pagine bianche le aveva sempre reputate come delle migliori amiche. Ora invece sente il mal di testa ricominciare a invaderla.
-Io veramente… -Inizia, ma viene interrotta da un colpo di tosse. Strabuzza gli occhi un paio di volte e si rende conto che forse lo spettacolo che ha dato deve essere piuttosto ilare. Eleonora, infatti, è scoppiata a ridere e le labbra carnose sono aperte a mostrare i denti bianchi.
-Sei una di poche parole, eh? – Domanda una volta ripresasi portandosi una ciocca dietro ai capelli. –Io, invece, chiacchiero tanto. La gente ogni volta s’arrabbia per questo, ma sono di segno gemelli. Che pretendono? – Le domanda dandole una leggera gomitata sulla spalla. Andrea sorride timidamente a quelle affermazioni, sembra diversa Eleonora. Diversa da Letizia, a cui non può attribuire difetti, ma di cui si sente comunque estranea. Questa ragazza dai capelli rossi, invece, non sembra interessarsi ai suoi silenzi. Anzi sembra apprezzarli. Così da poterli colmare con le sue chiacchiere. Andrea alza lo sguardo incrociando quello di Davide, quello le sorride e le con una mano le fa il segno dell’” ok” e lei annuisce per tutta risposta.
Lui prende per mano Letizia e li raggiungono. Andrea sente un groppo in gola a quella vista e stringe gli occhi prima di riaprirli. Perché ha quella sensazione? La odia, ma la sente da quando conosce Davide.
-Andiamo da me, allora? – Esordisce Letizia aiutando Eleonora ad alzarsi dalla panchina. Lo stesso fa Davide con Andrea e il calore delle mani del ragazzo –che si rende conto non essere la prima volta che le prende- la fa rilassare e sorridere un po’ di più.
Note d'autore estremamente lunghe: Mi sono ritagliata un po' di tempo per spiegare un paio di cose sul capitolo e per scusarmi per il ritardo immenso. 
Inanzitutto inizio con spiegare alcuni comportamenti dei personaggi e spiegare i nuovi personaggi (perdonatemi le orribili ripetizioni).Organizzerò il tutto con una scaletta: 

-Andrea: in questo capitolo notiamo che il suo rendimento è calato e -come al solito i prof. tendono a capire fischi per fiaschi - la professoressa pensa che lei possa avere problemi in casa. Cosa completamente errata. In seguito vediamo una Andrea che si sente male a stare in compagnia di così tanta gente. Io non vorrei che vi faceste una cattiva idea su di lei del tipo: "Certo che è stupida a farsi prendere dal panico per certe picolezze", ma pensateci, è la prima volta che fa amicizia con qualcuno che non sia Davide e anche con lui ha avuto problemi a rapportarsi. Un altro punto che volevo specificare è che Andrea per il momento vede Davide solo come un irritantissimo amico, non prova nulla al di fuori di questo. Non fatevi idee a riguardo il fatto che lei pensi di potersi innamorare di lui se non fosse stata lei è un dato di fatto, pensa che sia un bravissimo ragazzo e che possa piacere alle ragazze. Ma non a lei (per il momento). 

-Davide: lui ho sempre paura di stereotiparlo e state pur certe che tra un paio di capitoli non sarà così dolce e carino, poiché anche lui ha i suoi problemi e talvolta reagisce male alle cose. (Volevo specificare che ci sto mettendo anima e corpo per renderlo meno così e più colà, chiaro, no?) Il fatto che lui avesse una fidanzata mi sembra lecito, è un ragazzo ben visto e facile da farsi piacere. Letizia e Davide per altro si conoscono da un po' di tempo e hanno avuto il tempo di maturare i propri sentimenti l'uno per l'altro. Non vorrei farvi spoiler perciò se non volete averne non leggete i punti tra due asterischi. *SPOILER: Letizia e Davide però non si sentono tanto bene assieme, soprattutto Letizia la quale non è sicura del proprio rapporto col ragazzo.*

-Letizia: lei è una ragazza tranquilla, gentile. Io odio, odio e odio lo stereotipo della fidanzata che viene rappresentata come una vacca (Passatemi il termine, ma odio pronunciare quelle parole là, penso che siano estremamente maschiliste e mi è costato anche scrivere questa qui di parola) super gelose e possessiva che si comporta da stronza con la protagonista. Le odio, davvero. Penso che non siano affatto realistiche e che, diciamocelo, sono create solo per dar fastidio al percorso romantico della protagonista. O almeno, io la vedo così. 

-Eleonora: lei è quella più simile a me, non di caratteristiche fisiche, ma di carattere. Chiacchiera tantissimo e spesso ha la testa tra le nuvole ogni tre per due, adora scrivere e guarda caso scrive su Efp (MA CHE COINCIDENZA). E' brava a disegnare, ma a differenza mia è piuttosto socievole e spontanea fin dal primo istante. Quanto la sto invidiando per questo. Eleonora non ha problemi particolari, se non il fatto che talvolta venga presa in giro dagli altri per il suo essere sempre tra le nuvole. *Voglio troppo farvi questo mini SPOILER perché non so a chi dirlo, ma lo devo pur rivelare a qualcuno. Questa cara ragazza qui è cotta di un personaggio. Vediamo se indovinate chi* 

-Giacomo e Francesco: Fra i due nessuno avrà molta rilevanza nella storia se non in alcuni punti. Solo Giacomo avrà più importanza perché ehi, mi sta simpatico, Francesco no (e poi diciamocelo, avevo una cotta da piccolo per un Giacomo, completamente diverso da lui fisicamente, ma si chiamava così.) Giacomo è un tipo schietto, dice le cose come stanno e talvolta può dire cose che sarebbe meglio non dire. Non ha certezze, è quel tipo di adolescente che non è ma certo di nulla e forse per questo si scherma con quella schiettezza. *SPOLER: Per questo talvolta prenderà strade non propriamente adatte*

Abbandono l'intento di dare sempre titoli delle canzoni del moulin rouge, mi dispiace molto... 
E dopo questo 'coso' lunghissimo poss passare a cose più importanti. Ringrazio chi segue, chi recenisce, che preferisce e chi ricorda la storia (che se non ricordo male non ce ne sono) e anche i lettori silenziosi *sniff sniff*. 
Il capitolo l'ho corretto da solo e spero di non aver scordato troppi errori, non fatevi problemi a farmeli notali, ve ne sarò grata. 
Bye bye
Black

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