The Only Hope For Me Is You

di ThreeTacosForSweetRevenge
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - I Never Thought It'd Be This Way. ***
Capitolo 2: *** If You Look In The Mirror And Don't Like What You See, You Can Find Out Firsthand What It's Like To Be Me. ***
Capitolo 3: *** Are You Thinking Of Me, Like I'm Thinking Of You? ***
Capitolo 4: *** In The Middle Of A Gunfight, In The Centre Of A Restaurant... ***
Capitolo 5: *** If You Save My Life I’ll Be The One Who Drives You Home Tonight. ***
Capitolo 6: *** Things Are Better If I Stay. ***
Capitolo 7: *** I'll Remember This Night When You're Gone. ***
Capitolo 8: *** Give Me A Shot To Remember, And You Can Take All The Pain Away From Me. ***
Capitolo 9: *** If You Stay I Would Even Wait All Night Or Until My Heart Explodes. ***
Capitolo 10: *** I Hate My Weaknesses, They Made Me Who I Am. ***
Capitolo 11: *** Remember me, remember me. ***
Capitolo 12: *** I'm Back In The Middle Of The Day That Starts It All, I Can't Begin To Let You Know Just What I'm Feeling. ***
Capitolo 13: *** In My Time Of Dying ***
Capitolo 14: *** If You Could Get Me A Drink Of Water, 'Cause My Lips Are Chapped And Faded. ***
Capitolo 15: *** Best Friends Forever, But Not Now. ***
Capitolo 16: *** We Are My Chemical Romance. ***



Capitolo 1
*** Prologo - I Never Thought It'd Be This Way. ***


Ehy pumpkins sono tornata dopo The Kids From Yesterday con un'altra Frerard tanto per cambiare :))) Allora, prima di mettere il prologo volevo dirvi alcune coseeeette: Innanzitutto la fan fiction si chiama The Only Hope For Me Is You, ma non è di nuovo su Danger Days, non preoccupatevi ahahah e ha 14 capitoli già scritti più l'epilogo, quindi spero di pubblicare spesso. E', come ho già detto, una Frerard (shi sono fissata) romantica e abbastanza diversa dalla prima che ho scritto e spero di essere migliorata un pochino nella scrittura. I capitoli non sono molto lunghi, perciò credo che ne pubblicherò uno a settimana se me lo chiedete. Detto questo, ecco il prologo e niente, spero che vi piaccia anche se non è un'opera d'arte, è solo frutto della mia mente contorta. *lancia arcobaleni in giro e sparisce*
-S
P.S, recensite, recensiteee :)))





Tutti dicono che esiste un’anima gemella per ognuno di noi, ma non è così. O almeno, non per me. Non una reale. L’unica anima gemella per me è un ragazzo che ormai mi perseguita ogni notte nei miei sogni. E’ perfetto: ha i capelli corvini, gli occhi verdi smeraldo e un naso leggermente all’insù che gli da l’aria di un elfo. Il suo corpo ha delle linee magnifiche, e per fortuna non è troppo alto per me che sono una specie di Hobbit con i tatuaggi.
In questi sogni si vede il ragazzo dentro una macchina nera lucente  che mi invita a salire; io lo seguo e mi siedo accanto a lui, che fa partire la macchina senza dirmi dove stiamo andando, ma io mi fido ciecamente, lui mi da un senso di sicurezza che non so spiegare. Viaggiamo per un tempo che mi pare un’eternità, poi arriva un camion enorme con il guidatore visibilmente ubriaco che passa col rosso e il ragazzo non riesce a frenare e il tir ci arriva addosso, investendoci. Lui cerca di ripararmi col suo corpo in modo che io non mi faccia troppo male, e mi dice che andrà tutto bene, ma io sbatto la testa, vedo una luce fortissima che mi acceca e il sogno finisce.
Questi incubi durano da più di due settimane e ogni volta che mi sveglio sono tutto sudato e agitato e la testa mi fa malissimo come se avessi davvero preso una forte botta, ma non l’ho mai detto a nessuno per paura di essere preso per un pazzo.
Certe volte immagino come sarebbe stare davvero con questo misterioso ragazzo, immagino noi che viviamo insieme, lui che mi ripete che mi ama tutte le sere prima di addormentarmi e che mi abbraccia con amore, ma mi risveglio e torno alla vita reale, in cui io sono solo un ragazzo vegetariano di 21 anni, figlio unico e con i genitori separati da un bel pezzo, che lavora in un negozio di strumenti per guadagnarsi da vivere e che non ha più una relazione da moltissimo tempo.
Un ragazzo che purtroppo non si ricorda nulla della sua vita prima dei 14 anni. Ebbene sì, nessuno vuole dirmi il perché, ma se penso alla mia vita prima di allora, ho un vuoto completo: l’unica cosa che ricordo è l’estate dopo del primo anno di liceo, ma non ricordo nulla della mia infanzia.
Una volta ne ho parlato con mia madre, ma lei ha cercato di evitare l’argomento, dicendo che avevo solo sbattuto la testa cadendo dalle scale. Io ovviamente non le ho mai creduto e ho cercato di scoprire la verità, ma senza riuscirci. Alla fine quando i miei si sono separati e io sono dovuto andare a vivere con mia mamma ho avuto una crisi e appena ho compiuto diciotto anni e sono diventato maggiorenne me ne sono andato via e ho comprato un appartamento tutto mio.
Inoltre i miei genitori non hanno mai accettato del tutto la mia sessualità: diciamo che sono bi-sex, però preferisco comunque i ragazzi e quando gliel’ho detto mia madre si è agitata da morire, ma alla fine si è rassegnata, mentre mio padre si è arrabbiato dicendo che non ero ‘normale’ e da quel giorno non abbiamo più parlato. Credo che sia anche per quello che i miei si sono separati.
Dopo aver comprato l’appartamento ho mandato una lettera d’ammissione ad alcune università, ma nessuna mi ha accettato, così mi sono trovato il lavoro in questo negozio vicino a casa mia e devo dire che mi piace, soprattutto perché io amo la musica. E’ l’unico modo che ho per sfogarmi e tirare tutte le mie emozioni fuori e di non pensare a quanto faccia schifo la mia vita.

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Capitolo 2
*** If You Look In The Mirror And Don't Like What You See, You Can Find Out Firsthand What It's Like To Be Me. ***


“Do you know what's worth fighting for, when it's not worth dying for, does it take your breath away, and you feel yourself suffocating...”
La mia suoneria del cellulare dei Green Day mi sveglia dai miei soliti incubi, e con una fatica immensa allungo la mano e clicco sulla tasto della risposta alla chiamata senza nemmeno vedere chi è.
“… pronto?” Trattengo a forza uno sbadiglio e rinfilo la testa sotto le coperte, cercando di ripararmi dal sole che esce dalla mia finestra.
“Pronto, sono Jamia.”  Jamia … Jamia … Ah Jamia! Jamia lavora con me al negozio di strumenti musicali. Devo ammettere che è molto carina, ma a volte è veramente troppo perfettina e pignola. Cosa vorrà a quest’ora del mattino?
“Frank?!”
“… sì?” Chiedo, con la voce impastata dal sonno, ancora mezzo in coma. La mattina io proprio non connetto, mi dispiace.
“Frank! Ma hai visto che ore sono, santo cielo?”
Faccio un grugnito e cerco di mettere a fuoco l’ora sul cellulare.
Merda.
Sono le 10.06 di martedì mattina! Sono in un terribile e irrimediabile ritardo!
“Il tuo turno al negozio doveva essere un’ora fa! E’ da mezz’ora che cerco di contattarti, Kevin si sta arrabbiando!” Oh, no. Kevin è il proprietario del negozio, e diciamo che non si può proprio definire il capo più comprensivo e gentile di tutti.
“Sì, sì, lo so! Mi dispiace mi vesto in un lampo e arrivo.”
La telefonata termina e io mi stropiccio gli occhi cercando di uscire dal mondo dei sogni e tornare in quello vero. Mi precipito fuori dal letto ignorando il freddo che viene a contatto con la mia pelle nuda e corro in bagno, dove do solo una sciacquata alla faccia. Poi apro il mio armadio totalmente incasinato, cercando qualcosa di mettibile che non sia macchiato o che puzzi: alla fine ne tiro fuori una felpa nera a caso, un giaccone dello stesso colore, un paio di jeans e la sciarpa, mi metto le converse ed esco di corsa di casa prendendo le chiavi, senza fiato.
Quando arrivo al negozio, c’è Jamia che mi sostituisce al banco e mi guarda con sguardo severo. Indossa un maglione nero col collo alto, una gonna a quadri e gli anfibi, e i suoi capelli sono legati in due ciuffi. Vedo che sta scrivendo dei prezzi su dei cartoncini gialli e non sembra molto felice: quel lavoro lo dovevo fare io.
“Ciao Jamia…puoi andare adesso, ti sostituisco io.”
Lei mi guarda con aria strana e scoppia a ridere.
“Ma ti sei pettinato stamattina Frank?” Oddio. Che cos’ho che non va?
Divento rosso come un peperone e vado a guardarmi allo specchio, temendo il peggio. Noto con orrore che i miei capelli scuri sono sparati in testa in varie direzioni diverse e sembrano avere vita propria, inoltre ho anche delle occhiaie enormi, anche se ho dormito più del solito.
“Non ti preoccupare ci penso io.” Jamia prende da sotto al bancone la sua borsa di pelle di marca, la apre e comincia a frugarci dentro. Ne tira fuori di tutto: gomme da masticare, forcine per capelli, il cellulare, smalto per unghie, mentine. Mi pare la borsa di Mary Poppins! Non capisco proprio come facciano le donne a tenere tute queste cose in un’unica borsa. Non le capirò mai.
Alla fine trova finalmente una spazzola e me la passa, così riesco ad allisciare i miei capelli indomabili, rendendomi un po’ più presentabile.
“Bene, ora che il mio compito è terminato vado. E la prossima volta arriva in orario per favore okay? Ho cercato di coprirti con Kevin inventando una scusa dietro l’altra.”
Okay, ammetto che questa non è la prima volta che arrivo tardi al lavoro, ma poi mi faccio perdonare dai. Quando ci sono io al bancone facciamo più vendite del solito, è per questo che il capo non mi licenzia. Dice che ispiro fiducia ai clienti, o qualcosa del genere. Beh, di certo non posso fargli paura col fisico da femmina che mi ritrovo.
In tutta l’ora successiva non arriva nemmeno un cliente, così mi metto le cuffie a volume al massimo e mi perdo nella musica, ma proprio in quel momento un ragazzo entra nel negozio. Per un attimo mi sento mancare. E’ lui. Poi capisco che non lo è, ci assomiglia solo molto. Questo ragazzo ha i capelli castani con qualche spruzzo biondo, gli occhi marroni si intravedono poco a causa degli occhiali, e il suo naso assomiglia molto al suo, ma è meno all’insù. Inoltre è molto più alto e più magro, ha un fisico da perfetto modello e uno sguardo serio che nasconde i suoi veri sentimenti.
“Salve…” Mi dice, con aria timida, e si avvicina al banco dove sono io, che ancora mi sto riprendendo dallo shock iniziale. Probabilmente è solo un sosia un po’ diverso, voglio dire, lo sanno tutti che ognuno ha sette sosia nel mondo, no?
“S-salve, cosa desideri?” Oh cavolo, sto balbettando. Non devo balbettare, è solo uno dei tanti clienti. Uno qualunque. Mi schiarisco la voce cercando di sembrare il più professionale possibile.
“Beh, io veramente volevo comprare un basso.” I miei occhi si accendono improvvisamente: io adoro trovare lo strumento e la marca di strumento per ognuno! Mi sembra ogni volta come una nuova avventura. Fra l’altro ho un debole per i bassi anche se io suono la chitarra elettrica. Li trovo…non so affascinanti.
“Bene! Hai già delle idee per il tipo di basso che vuoi, tipo la marca e il costo?”
“Io volevo una buona marca, ma non costosissimo diciamo …”
“Sì, sì capisco.” Comincio a girare per il negozio e lo porto nella sezione dei bassi. Ce ne sono di tutti i tipi: neri, bianchi, rossi, marroni, viola, blu, argentati, dorati, verdi…ora tocca solo a lui scegliere e trovare il basso perfetto.
Mentre cerco quello che potrebbe piacergli, noto che mi fissa, mi guarda come se fossi la statua di un dio greco, cosa che non sono per niente. Diciamo che l’unica cosa abbastanza carina di me sono i miei occhi che alla luce sono verdissimi, ma poi il resto…so di essere un po’ cicciottello, ma mi piace mangiare, anche se sono vegetariano.
Lui continua a squadrarmi da capo a piedi e non dice nulla, fino a che non arriviamo davanti a un basso argentato e grigio, uno dei miei preferiti, e allora vedo la scintilla nei suoi occhi. Ormai riconosco quando qualcuno trova il suo strumento.
“Ti piace questo argentato, vero?” Dico, facendo un sorriso saggio da chi ne sa molto in questo campo. In realtà non è da molto che lavoro qui e quello che so me lo ha insegnato Jamia, anche lei una bassista.
“Sì, molto…credo che prenderò questo.”
Quando gli do la scatola con il basso e lui viene a pagare cerco di fare un po’ di conversazione, dato che questo ragazzo è un po’ introverso e non dice nulla.
“Suoni il basso in una band?”
“Beh in effetti ancora no, ma avevo in mente di farne una mia.”
Che bello, io ho sempre sognato fare una ma band personale, ma non ne ho mai avuto il tempo fra il lavoro e le altre cose…
“E hai già pensato a un nome?”
“Beh in effetti mi piaceva molto il nome My Chemical Romance.”
Figo, suona veramente bene. I My Chemical Romance. E’ un nome che mi ispira al successo, alla fama. Già immagino la sua band che suona in stadi giganteschi con milioni di spettatori e che produce un album dopo l’altro. Ma purtroppo tutto è destinato a finire.
“E come ti è venuto in mente questo nome?”
“Beh, c’era un libro chiamato ‘Three Tales of Chemical Romance’ e mi è venuto in mente che poteva essere un bel nome.”
Gli sorrido e gli consegno il resto dei soldi e seguo con lo sguardo la sua figura alta e magra uscire dal negozio. In qualche modo, sono sicuro che lo rivedrò, che lui continuerà ad essere presente nella mia vita, e io non mi sbaglio mai con l’intuito.

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Capitolo 3
*** Are You Thinking Of Me, Like I'm Thinking Of You? ***


Ehy, sono tornata con un altro capitolo!
Okay, so che avevo detto che avrei pubblicato solo il mercoledì, però sono impaziente e senza nulla da fare perciò eccolo qua. So anche che non è molto lungo, ma spero che vi piaccia ugualmente, in fondo non è importante la lunghezza no? Speriamo. E se volete darmi consigli di scrittura non esitate, recensiteeee
Vabbè, buona lettura e tanta Frerard a tutti :)



 
Il ragazzo del basso, che ora so che si chiama Mikey, è già venuto altre tre volte qui per comprare le corde, un amplificatore e dei plettri e ormai è un po’ come un cliente abituale, siamo diventati amici e quando viene qua parliamo molto dato che spesso l’unico cliente nel negozio è lui.

Ho scoperto che ha un anno in più di me, che lo strumento che suona sempre è il basso e che certe volte suona anche la chitarra, che è miope, ma che vuole sottoporsi a un’operazione per potersi togliere gli occhiali e che ama il sushi e i film horror. Dice di avere un fratello un po’ scorbutico che frequenta l’ultimo anno di università di arti moderne e di vivere con lui in un appartamento vicino a questo negozio. Inoltre ha una fidanzata Alicia, con cui sta da due anni. Ha detto anche di avere tre gatti (sì, adora i gatti se ve lo state chiedendo.)

Questa mattina, come al solito, lo vedo arrivare nel negozio, ma ha un’aria diversa, un’aria triste e malinconica, non ha lo sguardo sorridente che di solito rivolge a me.
“Ciao … mi servirebbe un nuovo cavo per l’amplificatore.”
Lo guardo attentamente e noto che ha delle profonde occhiaie scure sotto agli occhi:probabilmente stanotte non deve aver dormito molto.
Apro un cassetto sotto il bancone e ne tiro fuori un cavo argentato come il suo basso e glielo porgo, guardandolo fisso negli occhi, scrutando qualche piccolo particolare che mi faccia capire cosa c’è che non va.
“Mikey va tutto bene?”
“Sì. Certo io … sto benissimo.” Beh non sembra. In realtà sembra più sul punto di piangere.
“Mikey …”
“D’accordo non sto bene lo ammetto! Sto malissimo, Alicia è venuta ieri sera a casa mia per dirmi che mi ha tradito e ora è incinta di un altro. Mi ha lasciato senza che potessi fare nulla!”
E’ scoppiato in lacrime e comincia a singhiozzare. Oh cavolo, io non so come consolare le persone … e lui non sembra voler smettere …
“Io le volevo bene capisci?Okay forse non la amavo ancora, però stavo bene con lei. E pensavo che anche per lei fosse lo stesso. E invece no!” Continua a singhiozzare e i suoi occhiali cominciano ad appannarsi.
“Dai, dai tranquillo vedrai che andrà tutto bene, vuol dire che non era quella giusta …”
Lo abbraccio forte e mi alzo sulle punte per abbracciarlo meglio (sì, sono un tappo, lo so.)
“Tranquillo … non piangere ci sono io.” Comincio ad accarezzargli i capelli biondini con un movimento lento e sento come una strana sensazione allo stomaco, che non avevo provato mai in sua presenza. Forse sarà solo un po’ di nausea per tutta la pizza che ho mangiato ieri sera. Sì, deve essere sicuramente così.

Lui appoggia il suo viso sula mia spalla, e poi non so come, le sue labbra si appoggiano improvvisamente sulle mie. Oddio cosa sto facendo? Il bacio si fa più intenso, e quando ci stacchiamo Mikey ha totalmente cambiato espressione:ha le guance arrossate e non sta piangendo più. Lo guardo a bocca aperta, scosso. Io non credevo che lui provasse qualcosa per me, voglio dire, siamo molto amici, ma non credevo ci fosse qualcosa di più … oppure sì e non me ne sono accorto?
“Mikey … Io non credo che …” Lui mi zittisce baciandomi di nuovo e io rinuncio dal chiedere spiegazioni. Non sapevo nemmeno che fosse bi-sex!
“Dai Frank, divertiti.” Ha uno sguardo strano che non gli avevo mai visto. Oddio gli piaccio davvero!Adesso la domanda è se io provo qualcosa per lui.
“Ma … tu sei …?”
“Sì, sono bi-sex da molto tempo e lo sa solo mio fratello. E adesso anche tu.”
“Ah … io …” Sono totalmente confuso. Io sono innamorato di Mikey?Il fatto è che non sono mai stato davvero innamorato, non so bene cosa si prova.
“Ho bisogno d’aria per riflettere. Poi ti chiamo okay?”

Dopo aver detto questo scappo letteralmente via dal negozio e mi dirigo verso la metro senza una vera meta. Sta nevicando e la neve si posa sui miei capelli e sul mio cappotto, ma io sto ancora ripensando a Mikey. Potremmo veramente stare insieme?Sarebbe giusto?

Salgo sulla metro sporca e piena zeppa di gente e sono così assorto nei miei pensieri, che sbatto contro un ragazzo moro facendolo cadere a terra.

“Oh mio dio, scusami!Non ti avevo visto …”
Gli do una mano per aiutarlo a rialzarsi, e quando vedo il suo volto quasi inciampo di nuovo sulle mie stesse gambe e sento che guance che mi diventato paonazze. E’ lui. E’ proprio lui questa volta, ne sono sicuro. E’ ancora più bello di quello che vedevo nei miei sogni e ciocche di capelli neri gli ricadono sui suoi occhi verdi che mi guardano curiosi e allo stesso tempo arrabbiati. Ma che stupido imbranato che sono!Di certo non mi immaginavo così il nostro primo incontro!Lui mi fissa con uno sguardo velenoso e si pulisce i pantaloni attillati che gli fasciano in modo splendido i fianchi e le gambe, coperti in parte da degli anfibi neri come il cappotto.
“Fa niente.” E’ l’unica cosa che si degna di dirmi. Sono veramente in panico, ora mi odia!
Vado a sedermi su un sedile sporco come tutto il resto, tutto mortificato, e mi metto le cuffie, facendo finta di sentire la musica. Il ragazzo si guarda intorno e nota con fastidio che l’unico posto libero è quello vicino a me, che mi vorrei sotterrare. Così si siede accanto a me e segue un silenzio imbarazzante.
“Ehm …” Decido di rompere questo silenzio. “Scusami ancora, io sono Frank.”
“E io Gerard.” Gerard. Oddio che bel nome, Gerard. Mi ricorda qualcosa, ma non ricordo cosa …
Per tutto il resto del viaggio rimaniamo zitti, finche Gerard non scende alla sua fermata e io rimango al mio posto, guardandolo mentre mi lascia per sempre. Ho avuto la possibilità di incontrare la mia anima gemella, e io l’ho sprecata cadendogli addosso e facendo una figura da schifo.
Scrollo la testa e mi asciugo le stupide lacrime che stavano per uscirmi dagli occhi. Ma cosa stai facendo Frank?Che mi importa di questo tizio che non conosco?E’ solo uno qualunque. Invece devo concentrarmi su Mikey a cui piaccio. La domanda è, a me piace lui?
Diciamo che provo qualcosa per lui, ma non so se sia amore o no … però in fondo che c’è di male nel divertirsi un po’?Voglio dire, mica ci dobbiamo fidanzare e giurarci amore eterno. Forse ha ragione lui.
Sto ancora immerso nei miei pensieri, quando mi accorgo che un cellulare sta suonando. Oddio è quello di Gerard!Lo prendo con mani tremanti dal sedile e guardo il nome:Adam. Chissà chi è. Comunque ho in mano un potente oggetto e soprattutto una nuova possibilità:lui dovrà per forza chiamarmi per riaverlo e ci potremo rivedere. Almeno così capirò perché è un protagonista dei miei sogni, e se merita a mia attenzione.

 

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Capitolo 4
*** In The Middle Of A Gunfight, In The Centre Of A Restaurant... ***


Sono in uno Starbucks aspettando Gerard per ridargli il suo cellulare. E’ qua che ci siamo dati appuntamento per vederci l’altro giorno, quando ha chiamato il suo cellulare, un po’ scocciato, dicendo che gli serviva urgentemente.
Sono contento di essere qui perché adoro gli Starbucks, adoro il caffè, adoro l’odore e il calore di questo negozio e già il fatto che piaccia anche a Gerard è fantastico.
“Ehy.” Gerard mi mette una mano sulla spalla e si siede davanti a me, e una strana sensazione si diffonde dallo stomaco fino al petto, mentre la mia mente non funziona più, come se dentro la mia testa non ci fosse rimasto più niente apparte lui.
“Ecco il tuo cellulare…” Gli porgo il telefono, sperando che non se ne vada subito, ma in fondo non posso costringerlo a rimanere, giusto? Se se ne va sarà anche meglio.
“Grazie. Credo che prima di andare via prenderò un caffè. Adoro il caffè.” Resto a fissarlo con occhi sognanti, studiando il suo sguardo enigmatico e vuoto, da cui non riesco a capire cosa sta provando in questo momento. Vedo che riflette un attimo, poi mi guarda intensamente.
“Frank, l’unica cosa che posso dirti è che…beh è come se io ti avessi già visto da qualche parte, come se ti conoscessi.” Lo guardo in modo strano, sforzandomi di ricordare, ma proprio non ci riesco! Insomma, se mi chiede cose del mio passato per fare conversazione cosa gli dico?
“Sai,” prosegue, “la prima volta che ti ho visto in metro, ho provato una sensazione strana, come se avessi già atto parte della mia vita, non so.” Io sto completamente zitto, incapace di dire nulla. Qui deve esserci qualcosa di strano. Insomma, io lo sogno ogni notte e lui pensa di conoscermi!
“Lo so, non dovevo dirtelo. Penserai che sono pazzo ma…”
“No io non lo penso affatto!” Lo interrompo. Finalmente qualcuno mi capisce!
“Davvero?!” Sto per dirgli del sogno, quando il cellulare di Gerard squilla insistentemente. Lui guarda di chi è la chiamata e fa una faccia strana, a metà fra agitato e spaventato.
“Senti, ma quante volte ha chiamato questo numero Frank?” Beh in effetti adesso ha chiamato molte volte e anche insistentemente…
“Ma non so, quattro o cinque?” Vedo Gerard che si rabbuia.
“Merda, merda…” Dice a bassa voce, poi risponde alla chiamata.
“Pronto? …sì… scusami Adam. No non arrabbiarti ti prego!”
Si sente una voce maschile arrabbiata urlare fin da qui e Gerard ne sembra terrorizzato.
“No…io non ti sto tradendo. Si okay arrivo subito, ma non ti arrabbiare.” Termina la chiamata e mi guarda con uno sguardo dispiaciuto. Deve andare via per colpa di questo tizio. Vabbè, in fondo non è importante no?
“Mi dispiace, è una cosa urgente, devo scappare. Se mi dai il tuo numero…”
Così gli do il mio numero e lui esce di corsa salutandomi con un cenno della mano. Quando scompare fra la neve sono ancora più determinato a restare in contatto con lui. Devo scoprire la verità.
Quando arrivo a casa mia ci trovo Mikey seduto sul divano che legge un fumetto, abbastanza annoiato. Appena mi vede si rianima e scatta in piedi. Ma come ha fatto entrare?
“Ciao, Frankie! Pensavo fossi a casa così ho citofonato, ma non mi rispondeva nessuno…alla fine per fortuna è arrivato un tuo vicino di casa e mi ha aperto ed eccomi qua!” Io cerco di sorridergli, ma la mia mente è ancora al bar con Gerard.
“Senti io ti volevo parlare di una cosa…” 
“Cosa?” Chiedo io, sperando che non riguardi la nostra relazione.
“Hai, ecco…deciso?” Riguarda quello. Cosa gli dico? Certo, ho incontrato Gerard, ma nemmeno lo conosco…invece lui lo conosco bene e mi sta anche molto simpatico e in fondo mi piace anche un po’.
 “Sì, credo di sì.” Lo guardo negli occhi e mi sento ancora più confuso. Il fatto è che mi piace Mikey, e anche tanto, ma Gerard…insomma, lui ha qualcosa di unico e di speciale che nessuno ha. E sento che in qualche modo le nostre vite sono collegate, e il mio intuito non sbaglia mai.
“Allora?” Dice lui, guardandomi speranzoso.
“Beh, per me possiamo anche metterci insieme, ma deve essere un rapporto…libero.” Lui annuisce contento e soddisfatto e mi abbraccia.
“Senti che ne dici di venire a casa mia qualche volta? Sai abito con mio fratello, ma non penso che lui sarà un problema.” Oddio se mi sta invitando a casa sua vuol dire che per lui è una cosa seria…mi sento sempre più in colpa di non riuscire a smettere di pensare a Gerard. Basta. Finche non mi chiama non ci penserò più. Tanto non mi chiamerà, quindi siamo a posto. Lo dimenticherò e vivrò una vita serena con Mikey. Perfetto.
Una vocina in un angolo della mia testa mi dice che io in realtà non sono innamorato di lui e che lo faccio solo per dimenticare Gerard, ma non è così. M piace Mikey. Mi piace veramente.
“Sì sarebbe perfetto.” Gli sorrido e gli do un bacio sulle labbra, ma lui non sembra soddisfatto e prolunga il bacio, appoggiandosi leggermente su di me e facendomi sdraiare sul divano. Mi mette una mano nei capelli e si mette a cavalcioni su di me, baciandomi sempre più intensamente, poi cerca di alzarmi la maglietta, ma io gli fermo la mano improvvisamente e mi rimetto seduto.
“Cosa c’è?” Mi fa lui, con occhi pieni di malizia.
“Io…non sono ancora pronto per questo.”
Non capisco come sia venuto in mente a Mikey di andare così avanti, voglio dire ci siamo messi appena insieme…forse ha inteso male le parole ‘rapporto libero’. Ora sembra che voglio solo fare sesso.
“D’accordo…” E’ così dispiaciuto che mi fa quasi pena, ma io non mi cedo a qualcuno così facilmente. Dovrà prima conquistarmi.
Beh con Gerard sarebbe stato sicuramente diverso magari avrei ceduto, anzi sicuramente, ma… Oh, cavolo. Ho ripensato a Gerard.

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Capitolo 5
*** If You Save My Life I’ll Be The One Who Drives You Home Tonight. ***


L’appartamento di Mikey si trova non lontano dal mio negozio ed è più grande di quanto mi aspettassi, anche più grande del mio. Beh probabilmente perché lui vive con suo fratello, quello misterioso che non vedo l’ora di conoscere. Voglio dire, Mikey è molto simpatico, quindi anche il fratello dovrebbe esserlo no?
Mikey mi invita a seguirlo e mi fa fare il tour completo della casa: appena si entra si arriva in un salone con un divano dall’aria comodissima e due poltrone altrettanto invitanti e una TV enorme della Sony, con vicino una pila di dvd quasi tutti horror come piacciono a Mikey. Accanto c’è una piccola cucina dove c’è il tavolo da pranzo. Dal salone parte anche un corridoio che porta da una parte alla camera di Mikey e dall’altra alla camera di suo fratello: ogni camera ha un suo bagno, quella di Mikey è leggermente più piccola, mentre l’altra è spaziosa e occupata principalmente da fumetti e da bozze con delle noto scritte sopra, probabilmente delle canzoni.
“Allora, ti piace la mia casa? Mio fratello dovrebbe arrivare da un momento all’altro.”
Annuisco e lo bacio intensamente, stringendolo forte a me. Proprio in quel momento si sente la porta aprirsi e qualcuno tossicchia per avere la nostra attenzione.
“Oh ciao fratellone! Frankie, questo è mio fratello.” Mi volto e sento come se mi avessero dato un pugno nello stomaco. Non può essere lui. E’ un allucinazione e me lo sto solo immaginando. Se è uno scherzo non è affatto divertente. Proprio no.
“…mio fratello Gerard. Gerard, questo è il mio fidanzato Frank.”
Non è un’allucinazione. E’ qui, con i suoi soliti capelli neri, il suo naso all’insù e i suoi pantaloni veramente troppo stretti sui fianchi.
Cerco di capire se anche Gerard è sconvolto, ma la sua espressione è impenetrabile e vuota, come se non mi avesse mai visto prima d’ora e si limita a stringermi la mano. Dovevo capirlo che era suo fratello. Ecco perché la prima volta che avevo visto Mikey lo avevo scambiato per Gerard. Ecco perché si assomigliano così tanto!
“Vado a prendere delle birre.” Dice, e poi con questa scusa scompare in cucina.
Mikey ne approfitta e si avvicina per parlarmi. “Senti…mi dispiace se Gerard non è proprio un tipo ehm…simpatico. Ma sai il fatto è che è molto confuso e traumatizzato. Vedi, ha un fidanzato di nome Adam che lo tratta come un peluche e lo picchia, ma Gerard non vuole lasciarlo. Forse per paura. Però non è una persona cattiva.”
Oddio ora capisco tutto. Ecco chi era quel tizio che aveva chiamato al cellulare di Gerard e che gli urlava contro mentre eravamo da Starbucks! Beh, direi che non lo tratta per niente bene, deve essere un vero stronzo.
“Capisco…” Dico, mentre ancora cerco ancora di riprendermi dallo shock iniziale. La mia vita è finita. Come faccio a tenere nascosto a Mikey che conoscevo già suo fratello e che sono anche abbastanza…attratto da lui? Oh mio dio, sono nei casini.
Gerard ritorna in salone con le birre e Mikey decide di andare a comprare delle pizze e dei panini. Questo significa che mi lascerà da solo con Gerard che o mi ignorerà, oppure vorrà spiegazioni. Sono spacciato. E non riesco a non guardargli le gambe. Perché si è messo questi stupidi pantaloni?!
Così rimaniamo soli e per qualche minuto rimaniamo in silenzio più totale finche io non mi decido a parlare.
“Senti…io amo tuo fratello okay? Non importa della chiacchierata che abbiamo avuto allo Starbucks.” Ecco, ora sono a posto. Io sto con Mikey, siamo felici insieme. E io non provo niente per Gerard, niente di niente.
Vedo che la sua bocca si stende in un sorriso divertito. Ma cosa ha da ridere? Io sto cercando di essere serio e di chiarire le cose!
“Certo, non lo avevo mai messo in dubbio questo.”
Grazie alla mia fortuna proprio in quel momento entra Mikey, con in mano  sacchetti e scatoloni pieni di cibo, interrompendo la conversazione che stava per andare su dei punti pericolosi
“Eccomi qui!” Dice, esibendosi in un gran sorriso. “Ho preso delle pizze e degli hamburger, così li mangiamo mentre guardiamo il film.”
Ci sediamo sul divano e lui mi porge un hamburger, che guardo con aria leggermente schifata. Se solo penso al povero maialino che hanno ucciso per fare questo mi viene la nausea, ma non ho il coraggio di dire a Mikey che sono vegetariano. Proverò ad assaggiarlo e magari poi farò finta di avere una nausea tremenda e di non poter mangiare, o cose simili.
“Mikey, lui è vegetariano, non mangia hamburger.” Sia io che il mio ragazzo guardiamo Gerard ad occhi aperti e lui arrossisce, con una faccia da chi ha appena detto una cosa senza volerlo.
“E’ vero?” mi chiede Mikey, e io annuisco. “Ma, Gerard, come fai a saperlo?”
Cala un silenzio totale mentre aspettiamo la risposta di Gerard, che sembra non saperlo davvero.
“Ehm…” E’ così imbarazzato e in difficoltà che decido di aiutarlo.
“Gliel’ho detto prima io, mentre eri uscito.” Adesso l’ho salvato, ma dopo voglio la verità. Come può saperlo?
“Ah, ora si spiega tutto.” Dice Mikey, porgendomi una pizza margherita, e io lancio uno sguardo complice a Gerard mentre il mio ragazzo non ci vede.
Cominciamo a vedere un film di Mikey di cui non ricordo il nome, e dopo qualche minuto lui si alza per andare in bagno e lascia soli me e Gerard.
“Senti ma…allora come lo sapevi che sono vegetariano?”
“Non ne ho idea. Mi è uscito così e non sono riuscito a fermarmi. E’ come se lo sapessi anche se non me lo hai mai detto. Non so spiegare. Comunque grazie di avermi salvato.”
Sta diventando veramente tutto troppo strano, comincio a credere che questo ragazzo non venga da questo pianeta, comincio a pensare che sia una specie di creatura mistica che fa innamorare tutti di lui con il solo sguardo. Ma io non posso cedere, io amo Mikey. E anche se avessi una piccola, ma proprio piccola, cotta per lui mi passerà. Quello che provo per Mikey è molto più forte. Almeno credo.



Eeehy, ho promesso di aggiornare ogni mercoledì e così eccomi qua, continuo a postare anche se non recensite lol io ci provo xD
Anche questo capitolo non è molto lungo, però più in là lo saranno un po' di più, comunque ci ho messo taaaanto amore e tanti feels a scriverlo quindi niente, spero che apprezzerete *fa gli occhioni dolci*
Mi rendereste taaanto felice se recensiste, sia per dirmi in cosa posso migliorare (so che non scrivo opere d'arte lol) in modo da diventare più brava nella prossima storia, sia per lasciarmi semplicemente un commento positivo che mi farebbe venire voglia di scrivere di più ^^
E niente, volevo solo ringraziare _ihatemyself_ e skinslover_ per le recensioni positive nei precedenti capitoli e per considerare un pochino la mia fan fic :33
Ora vado, sennò divento troppo noiosa lol
Enjoy

-S.

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Capitolo 6
*** Things Are Better If I Stay. ***


Ho deciso di dividere il mio appartamento con un coinquilino visto che è molto grande e a me servono più soldi, così adesso sono sulle scale del mio palazzo aspettando un certo Ray Toro che è interessato.  Spero che non sia un pazzo o qualcosa del genere, ma dalla voce al telefono sembrava abbastanza simpatico e dice di avere ventisei anni, speriamo bene.
Aspetto circa altri dieci minuti e proprio quando sto per rinunciare arriva un ragazzo di cui la prima cosa che noti sono senz’altro i folti e ricci capelli castani che sono sparati sulla sua testa. Ha anche gli occhi marroni e un’espressione abbastanza cordiale.
“Ciao, sono Ray, desideravo vedere l’appartamento.”
Lo porto dentro casa mia e gli faccio fare il giro completo della casa e lui sembra soddisfatto. Quando arriviamo nella mia stanza si dirige subito verso la mia chitarra nera e la ammira come fosse oro prezioso.
“Oh che bello anche io suono la chitarra!” Mi sento subito più a mio agio sentendo che anche la sua passione è la musica, perché è l’unica cosa che amo e che mi piace fare. Questo gli da punti in più nella scala del coinquilino perfetto.
“Mi piacerebbe molto venire a vivere qui. Sai, ancora mi sto cercando un lavoro, ma presto mi sistemerò, non ti starò fra i piedi.”
“Perfetto! Allora che ne dici è fatta?”
“Direi di sì.” Sono contentissimo, voglio dire mi potevano capitare anche tipi strani o criminali, e invece mi è capitato proprio lui.
Sono così eccitato che quando Ray se ne va mi metto il cappotto e mi dirigo subito a casa di Mikey per comunicargli l’accaduto.
Arrivato lì busso alla porta più volte, ma nessuno mi risponde. Sto per rinunciare e andarmene quando mi apre Gerard, che non ha per niente una bella cera: ha un grosso livido sulla faccia e gli occhi gonfi. Per un attimo mi passa per la mente l’idea di dire che volevo solo vedere Mikey e di andarmene via per evitare di stare troppo a lungo con Gerard, ma alla fine mi fa così pena che decido di rimanere lì. Deve essere sicuramente accaduto qualcosa con quell’Adam.
“Oh, ciao Frank. Mikey non è qui in questo momento, ma entra, fuori nevica e fa freddo e io ho la cioccolata calda.” L’idea di qualcosa di caldo e dolce è invitante e così lo seguo in cucina dove prende due tazze e comincia a preparare la cioccolata.
“Gerard…” Cerco di dire, per portare l’argomento sul suo livido impossibile da non notare.
“Sì?” Si gira a guardarmi, e vedere la sua faccia ridotta in quel modo fa così male che non riesco a non distogliere lo guardo. Se quello stronzo di Adam fosse qui davanti a me non so cosa gli farei, anche se non sono molto forte.
“C’è qualcosa che non va?” Chiedo, cercando di farlo confidare con me in qualche modo. Lui mi guarda intensamente, riflettendo se potersi fidare di me o no.
“No, va tutto bene.” A quanto pare non si fida. E’ ovvio che non sta bene, ha lo stesso sguardo che aveva Mikey quando la ragazza lo ha mollato, ma sono sicuro che questo è qualcosa di più serio se c’è di mezzo quel ragazzo.
Mi porge la cioccolata calda e ci sediamo sul divano a bere in silenzio, Gerard ha lo sguardo fisso nel vuoto.
“Perché lo fa. Io non faccio nulla di sbagliato e lui mi picchia. E invece quando gli va mi bacia, ma non ci mette amore, semplicemente mi usa.” Non mi guarda mentre parla, si sta solo sfogando. Continua a guardare il vuoto e poi vedo alcune lacrime cadere nella tazza mischiandosi con la cioccolata.
“Io…sono solo la sua bambola. Ma non posso ribellarmi. Non posso lasciarlo se lui non vuole.”
A questo punto comincia a singhiozzare e io mi sento sempre più arrabbiato con questo Adam, ma non so come consolarlo.
“Gerard. Non puoi continuare così, tu devi ribellarti. Oppure starai male per sempre.” Poggio la tazza, prendo le sue mani gelide tra le mie e lo guardo nei suoi occhi verdi appannati dalle lacrime.
“Anche tu hai diritto alla felicità, all’amore.” E a quel punto, lo abbraccio. All’inizio lui si irrigidisce, ma poi accetta l’abbraccio con cui io cerco di dargli amore e speranza. Abbracciandolo sento una strana sensazione di calore che parte dallo stomaco e va in tutto il corpo, facendomi sentire benissimo.
“Andrà tutto bene. Sono sicuro che c’è qualcuno che ti ama davvero. Devi solo finirla con Adam.”
“Frank, tu non capisci…è complicato.” E invece sì che capisco. Anche io ho e ho avuto molti problemi nella mia vita: il divorzio dei miei genitori, il fatto di non avere nemmeno un fratello, la mia amnesia…neanche io ho avuto una vita facile, ma appena ho potuto me ne sono andato e mi sono sentito subito più libero.
“Gerard tu devi vivere una vita bellissima come tutti. Devi piantare quel cretino. E se oserà farti del male io…” Guardo per un attimo il mio corpo e mi viene quasi da ridere per quello che ho detto. Voglio dire questo ragazzo sarà sicuramente alto e robusto mentre io…beh diciamo che non sono proprio un gigante e non sono mai stato i palestra.
“Beh cercherò…di fare il mio meglio anche con il mio fisico da Hobbit.” Riesco a strappare una risata a Gerard e questo mi fa sentire benissimo. Non lo avevo ancora mai sentito ridere. La sua risata è cristallina e ti mette voglia di sorridere e di pensare positivo. Peccato che non la sento quasi mai.
“Dai vedrai che si sistemerà tutto.”
“Dici?” Si asciuga le lacrime con il dorso della mano e cerca di pettinarsi i capelli completamente neri e scompigliati, ritornando il ragazzo di sempre.
“Dico.” Lui mi sorride quel sorriso mi fa sciogliere. Non ne ho mai visto uno così radioso. Nemmeno Mikey ha un sorriso così.
“Allora,” dice, “come ma eri venuto qui? Che dovevi dire a mio fratello?” Mi fa l’occhiolino e all’improvviso capisco.
“No, no” dico ridendo, “Ero solo venuto per dirgli che ho un nuovo coinquilino…ero così felice che volevo comunicarlo a qualcuno e la prima persona che mi è venuta in mente è stata Mikey.”
“Beh, se vuoi puoi anche raccontarlo a me!” Lo guardo, stupito. Gerard non era mai stato così aperto e gentile con me.
“E’ un ragazzo più o meno sui ventisei anni ed è veramente simpatico…inoltre suona la chitarra come me e anche a lui piace molto la musica!”
“Sono contento per te. Ma tu suoni la chitarra? Io so cantare e suonicchiarla un po’, ma non ho mai imparato veramente…”
“Allora posso insegnarti io!” Oddio, le parole mi sono uscite da sole. Adesso passerò ancora più tempo con lui… Basta, Frank, lui è un ragazzo come tutti gli altri.
“Sarebbe fighissimo, grazie.” Alla fine restiamo tutta la serata a parlare della musica che ascoltiamo, dei nostri gruppi preferiti e dei nostri interessi, ma Mikey non viene mai menzionato. Con Gerard è come se lui non esistesse, come se ci fosse solo lui al mondo.
E così la promessa di non pensare più a lui è stata infranta.

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Capitolo 7
*** I'll Remember This Night When You're Gone. ***


Non riesco a vedere nulla e l’unica cosa che sento sono delle voci in lontananza. La testa mi fa così male che non riesco nemmeno a parlare, o a ragionare.
Ma aspetta … chi sono io?E dove mi trovo?E perché mi pulsa la testa?

“Oddio, la situazione è molto grave?Si riprenderà?” Questa voce femminile non mi è nuova, ma non ricordo chi è. Non ricordo nulla.
“Non lo so signora, adesso li portiamo entrambi in ospedale.” Entrambi?Chi c’è con me?Se solo riuscissi ad aprire gli occhi e a vedere qualcosa …
“E mio fratello?Dottore, Gerard in che condizioni è?” Gerard. Chi è Gerard?Questo nome mi colpisce al cuore, ma anche se mi sforzo non mi viene in mente. Ma la voce maschile che ha parlato credo di conoscerla …
“Nelle stesse di Frank, ma ancora non sappiamo bene. Hanno sbattuto entrambi la testa, poi gli faremo una radiografia.” Sono io Frank?Oh sì, ora ricordo. Il mio nome è Frank Iero e ho quattordici anni e mezzo. Ma non ricordo altro. Perché sto andando all’ospedale? Sento la sirena di un’ambulanza, poi svengo, o mi addormento, non so.

Mi risveglio in un letto di stanza completamente bianca, così bianca e pulita da far venire la nausea, con dottori che girano da una parte all’altra. Mi giro e alla mia sinistra c’è un ragazzo con la pelle così bianca da sembrare quasi trasparente, in contrasto con i capelli neri come l’inchiostro. Sembra stia dormendo, forse sotto effetto di qualche medicinale e ha un aspetto da angelo. O forse lo è.
“Non si preoccupi signor Iero, suo figlio si riprenderà presto. Ha solo subito un trauma celebrale, ma starà bene. L’unico inconveniente è che probabilmente dimenticherà tutta la sua vita prima di questo incidente, ma non rammenterà nemmeno di essere stato qui in ospedale.” Sono sempre più confuso. Cosa mi è successo?
“Meglio. Si scorderà di tutto ciò e finalmente si farà un’altra vita senza di lui.” Oddio lui chi?Perché non mi ricordo nulla!
“Credo stia riprendendo i sensi Dottore.” Sento dei passi venire verso di me e un’infermiera mi si avvicina con un ago paurosamente grande e appuntito.
Poi di nuovo il buio.



Mi sveglio fuori dalle coperte ricoperto di gocce di sudore e con la testa che mi gira. Il sogno è cambiato. Ma cosa significava?Stavo andando in un ospedale a causa di un trauma celebrale … e c’era anche Gerard!Ma come ho fatto a procurarmelo?Cavolo, perché non ricordo nulla!Nel sogno avevo quattordici anni … ed è proprio prima di quell’età che ho un vuoto. Comincio a temere che non sia solo un sogno. Ma … aspetta. La voce che aveva chiesto di Gerard apparteneva a Mikey. Vuol dire che se è tutto vero Mikey sa perché non ricordo nulla e perché continuo ad avere sogni con suo fratello!Devo andare a chiederglielo.
Guardo l’ora sulla sveglia e mi sorprendo a vedere che sono le quattro del mattino, ma io devo andare per forza da Mikey. Voglio spiegazioni. Sento una voce venire dall’altra camera. Oh, no devo aver svegliato Ray …
“Va tutto bene Frank?”
“Ehm … sì torna a dormire.”
“Mhm okay …”

Ringrazio la pigrizia di Ray, che adesso si rimetterà a dormire e probabilmente domani si sarà scordato tutto, pensando che fosse stato un sogno. Così adesso posso vestirmi in pace e andare dal mio ragazzo.
Quando arrivo a casa sua busso, pensando di aspettare davanti alla porta per molto tempo che lui senta il campanello e che si svegli, e invece al primo squillo mi apre. E’ già vestito in jeans e felpa ed ha uno sguardo angosciatissimo.
“Frank!Grazie al cielo,volevo chiamarti, ma ho pensato che stessi dormendo.”
“Che succede?!” Già immagino parenti morti, o incidenti stradali o … aspetta dov’è Gerard?
“Gerard è scomparso!Io mi sveglio spesso verso le quattro per andare in bagno, e quando sono passato davanti alla sua camera per andarci il suo letto era vuoto. Dobbiamo andare a cercarlo!” Oddio. Il mio cuore comincia a battere fortissimo. Qui qualcosa non quadra, io faccio un sogno stranissimo e lui scompare.
“Senti io lo vado a cercare da nostra nonna Elena che lui adora. Tu cercalo da un’altra parte.” Lui parte con la sua macchina, mentre io cammino sul marciapiede avanti e indietro pensando a dove potrebbe essersi cacciato quello stupido. Poi mi viene un’illuminazione:lui mi ha detto che adora gli Starbucks e spesso ci va!
Mi dirigo correndo verso lo Starbucks vicino a casa loro incurante della neve che cade e si poggia sui miei capelli scuri.

Arrivo davanti al negozio col fiatone e in effetti appoggiato sul muro del bar chiuso c’è Gerard con una sigaretta in mano e la neve sulla testa che fissa il vuoto.
“Gerard!Ci stavamo preoccupando!Per quale motivo sei uscito con questo freddo a quest’ora?!” Lui respira, butta fuori una nuvola di fumo e poi mi guarda.
“Ho fatto un sogno molto … realistico.” Lo guardo a bocca aperta. Ormai non possono essere solo coincidenze.
“Ne ho fatto uno anche io. Racconta.”
“Beh …” Comincia, sempre guardando un punto non decifrabile nel vuoto.
“All’inizio c’era il buio. Solo quello. Poi mi sono ritrovato in un ospedale, ma non ricordavo nulla e mi faceva un gran male la testa … e dei dottori parlavano di un trauma celebrale. E poi …” Si gira a guardarmi. “C’eri anche tu.” Ha fatto il mio stesso sogno. Identico. Questo significa che forse … anche lui ha dimenticato una parte della sua vita come me e magari mi può aiutare a riavere i miei ricordi perduti.
“Gerard, io ho fatto lo stesso identico sogno” Lui mi guarda stupefatto, e butta a terra la sigaretta spenta.
“Davvero?!” “Sì. Io … voglio dirti una cosa che non ho mai detto a nessun mio amico prima d’ora perché … è una cosa un po’ strana.” Lui mi fissa, visibilmente interessato.
“Spara.”
“Io non ricordo nulla, proprio nulla, della mia vita prima della fine del primo anno di liceo, quando avevo quattordici anni, quasi quindici. E credo che questo potrebbe centrare col sogno, ma non so in che modo.” Sembra che gli abbiano dato un pugno nello stomaco. Ha una faccia indescrivibile.
“C-cosa?!Io … nemmeno io ricordo nulla prima della fine dell’ultimo anno di liceo, a diciannove anni.” Io non so più che dire, mi sento la bocca completamente secca e fuori uso. Deglutisco e cerco di riprendermi.
“E ora che facciamo?” Dico io, sperando che lui abbia delle idee. Lui mi guarda e fa no strano sorriso, un sorriso che mi sembra di conoscere, ma allo stesso tempo che mi è nuovo.
“Scopriamo la verità.” Si avvicina pericolosamente a me e mi sorride di nuovo. I nostri volti sono così vicini che sento il suo respiro che odora di fumo sul mio e mi sento svenire. Io non posso resistere a questo ragazzo. Sono impotente di fronte a lui. Le nostre labbra si avvicinano sempre di più, e infine, con un gesto deciso, poggia le sue sulle mie. All’inizio il bacio è lento e innocente, ma poi diventa sempre più profondo e pieno di passione, e io mi dimentico di tutto. Mi dimentico che sono le quattro del mattino e siamo sotto la neve accanto a un bar chiuso, mi dimentico persino che sono già impegnato. Mi dimentico che devo scegliere solo uno dei dei fratelli Way.
Alla fine lui si stacca da me e mi accarezza i capelli.
“Ma Adam?” Non riesco a frenare la mia stupidissima lingua. So che questo è un argomento delicato.
“Ma Mikey?” dice lui, facendo un sorriso da vero scemo che se fosse sul viso di un’altra persona mi avrebbe dato fastidio.
“Quindi …” Mi sento così confuso. Sarà che mi sono alzato da poco e che ho appena baciato Gerard, ma in questo momento potrei mollare Mikey senza difficoltà. Ma … aspetta cosa sto dicendo?Io amo Mikey!O forse no?
“Beh intanto chiedi a mio fratello la verità. Forse lui la sa, chissà. Sai prima che tu entrassi dalla mia vita, io non avevo mai dato troppo peso al fatto del mio vuoto di memoria. Pensavo di aver sbattuto la testa da qualche parte o cose del genere, visto che da ragazzino ne combinavo di tutti i colori. Ma poi sei arrivato tu e mi hai fatto inciampare nella metro e … tutto è cambiato.”
Annuisco cercando di non svenire, e gli tolgo un piccolo fiocco di neve che si è posato sul suo naso stupendo.

Domani chiedo spiegazioni a Mikey, e spero mi dia almeno un buon motivo per cui nessuno mi ha mai detto la verità.

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Capitolo 8
*** Give Me A Shot To Remember, And You Can Take All The Pain Away From Me. ***


Ho invitato Mikey a casa mia con la scusa di vedere un film e mangiare una pizza e sono pronto a bersagliarlo di domande, anche se sono un po’ in ansia di scoprire finalmente la verità dopo sette anni. Voglio dire, Mikey potrebbe finalmente dirmi il motivo dei miei sogni e finalmente smetterò di dormire male!
Il campanello di casa squilla finalmente, e faccio entrare Mikey in casa. Ho intenzioni di non fare troppi convenevoli e di fargli subito l’interrogatorio.
“Ehy ciao Frankie! Come st-” Non gli faccio nemmeno finire la frase che lo faccio sedere sul divano e mi metto davanti a lui, con la faccia più seria che riesco a fare.
“Dobbiamo parlare.” Lo sguardo di Mikey è completamente confuso, ma io non mi smuovo. Io so che lui sa.
“Tu sai perché io non ho ricordi della mia vita prima dei 14 anni vero? Tu sai perché faccio sogni strani vero?” L’espressione di Mikey cambia totalmente, diventa improvvisamente distaccato.
“Io…in effetti lo so, ma ho promesso di non dirtelo. Né a te, né a mio fratello.” Sta scherzando?! Stiamo parlando della mia vita e di quella di Gerard, cavolo!
“Cosa?! Io voglio sapere, Mikey!”
“Beh, mi dispiace, ma io non te lo dirò.” Mi avvicino a lui e lo prendo per il collo della maglietta. Anche se magari non faccio paura, posso essere estremamente serio quando voglio!
“Dimmelo!”
“No.” Aspetta. Ma questo significa che lui mi conosceva prima di venire al negozio di strumenti, anzi probabilmente ci è venuto apposta! E’ solo un bugiardo!
“Beh, se non mi vuoi dire la verità, sono costretto a lasciarti. In un rapporto serve la fedeltà e sincerità!” Dico, mentre grandi lacrime scendono dai miei occhi. Io non ce la faccio più. Sono sempre io che consolo tutti, ma adesso chi consolerà me?
“Frank! Aspetta!”
“No, non aspetto un bel niente Mikey.” Adesso vuole pure che senta le sue stupide spiegazioni? Beh, non lo farò. Gli ho dato una possibilità, una possibilità per rendermi ancora innamorato di lui, ma non lo sono più.
“Ma l’ho promesso ai tuoi e ai miei genitori! Non posso parlarne!”
Mi sento sempre più indignato e ferito. La mia famiglia mi sta ingannando e mi ha sempre ingannato! Su chi posso contare ora?
“Bene. Allora addio Mikey.” Esco dal mio appartamento con le lacrime agli occhi, e mi dirigo alla metro più vicina a casa mia. Non so come andare, ma voglio solo fuggire, fuggire da tutto. Perché nessuno vuole dirmi la verità? Perché non posso sapere nulla del mio passato?

Vado ad una fermata a caso, senza nemmeno vedere dove mi porta, l’importante è allontanarmi da Mikey e dalla mia vita. Non posso più sopportare di essere ferito ancora. Mi siedo su una panchina aspettando che arrivi la metro e indovinate chi vedo? A pochi metri da me c’è Gerard, in compagnia di un’altro ragazzo. Quest’ultimo è alto più o meno 1.90 ed ha un fisico da paura, con dei muscoli forti e scolpiti. Se non mettesse soggezione a causa del fisico sarebbe anche bello: ha degli occhi color azzurro del mare e capelli con sfumature di marrone scuro e chiaro, quasi rossi.
Il ragazzo sta baciando Gerard, ma lui non sembra affatto felice, e subito dopo gli da uno schiaffo e ride. E’ Adam. Mi asciugo in fretta le lacrime  e mi avvicino a loro. Non mi importa niente del mio fisico, non mi importa se non posso batterlo. Io non lascerò che lui maltratti Gerard in mia presenza.
“Smettila subito, Gerard non è un pupazzo!” Urlo più forte che posso, ma ovviamente sembrerò un topolino davanti a lui.
Adam si gira, mi guarda e si mette a ridere ancora più forte, mentre Gerard è terrorizzato.
“E tu chi saresti? Un amichetto di Gerard?” Okay. Forse ho fatto male a intromettermi.
“Frank, vattene! Per favore Adam, non fargli del male!” Gerard mi guarda con espressione supplichevole e mi prega di andarmene, ma io non mi muovo e non intendo farlo.
“Non gli devo fare del male? Ci tieni a lui?” Adam si avvicina paurosamente a me e io deglutisco cercando di riflettere. Cosa posso fare? Sono in trappola.
“No, fermo ti prego!” Gerard cerca di tirare via questo mostro da me, ma lui non si sposta di un millimetro e mi fissa dalla sua altezza.
“Ti conviene non intrometterti più nei nostri affari, piccoletto.”
Bene, mi sto per pisciare sotto. D’accordo, non sono proprio coraggioso, ecco. Cerco di indietreggiare, ma sbatto contro un muro dietro di me. Lui si avvicina sempre di più con il pugno socchiuso e io chiudo gli occhi, già immaginando il dolore in ogni parte del mio corpo, quando vedo una figura correre verso Adam e poi dargli un pugno sulla schiena. E’…è Mikey!
“Cosa…” Adam si gira, infuriato più che mai, ma Mikey non sembra impaurito e gli tira un altro pugno sulla mascella, e un altro sul naso, e alla fine lo fa allontanare, mentre Gerard riacquista un po’ di coraggio e finalmente dice le parole che avrei sempre voluto sentire: “Basta Adam. Io non voglio più essere il tuo pupazzo personale.” Adam lo guarda malissimo, pronto per usare la forza e si avvicina a Gerard.
“Cosa hai detto scusa?”
“Che te ne puoi anche andare, fra noi è finita.” Dice Gerard a pugni stretti, evidenziando quest’ultima parola. Lui gli si avvicina con fare minaccioso, ma Mikey si mette davanti a suo fratello per proteggerlo.
“Hai sentito cosa ha detto? Vattene Adam.” Lui lo guarda malissimo e poi si allontana, grugnendo qualcosa che assomiglia terribilmente a: “Io mi vendicherò, statene certi. Stai attento Frank.” Deglutisco per la paura e mi affloscio a terra per le troppe emozioni negli ultimi dieci minuti.
“Mikey, ma cosa…?” Gli chiedo poi, stupefatto. Come sapeva che mi ero cacciato nei guai?
“Quando te ne sei andato, io aspettato qualche minuto e poi ti ho seguito, capendo che avresti fatto qualcosa di stupido.” Beh, per una volta non ha fatto qualcosa di sbagliato.
“Grazie. Senti per quello di cui abbiamo parlato a casa mia…” Lui abbassa gli occhi, e Gerard ci guarda incuriosito.
“Frank, io ti amo. E’ l’unica cosa che posso dirti…ma ho sbagliato. Voi due siete fatti per stare insieme. Mi dispiace.”
Io lo fisso, sbalordito, mentre Mikey se ne va e lascia me e Gerard da soli.

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Capitolo 9
*** If You Stay I Would Even Wait All Night Or Until My Heart Explodes. ***


Adoro il sabato mattina, perché è il giorno in cui non faccio assolutamente nulla. Resto a letto tutta la mattina, poi il pomeriggio mi guardo un film o qualcosa del genere. Sì sono molto pigro, lo so.

Sono le dieci e mezza (di sabato mattina se non lo avete capito) e sono ancora sotto le coperte, beato. E’ strano, ma questa è la prima volta che non faccio starni incubi su ospedali, incidenti o su Gerard e finalmente mi sento riposato. Non dormivo così da tanto tempo.

Alla fine mi alzo sbadigliando, mi metto le mie morbide ciabatte a forma di coniglio e mi dirigo in cucina per fare colazione e ci trovo Ray che sta mangiando un cornetto al cioccolato davvero invitante. Pazienza, io dovrò accontentarmi dei soliti cereali, davvero non avevo la voglia di alzarmi e andare al bar con questo freddo, probabilmente sta anche nevicando fuori.

“Ehy buongiorno bell’addormentato!Sono andato al bar e ti ho comprato una ciambella e un cappuccino.” Mi dice Ray, tutto allegro, sorridendomi e porgendomi un sacchetto con la marca dello Starbucks disegnata sopra. Quanto lo amo, è il mio salvatore, finalmente potrò fare una colazione decente. No vabbè, è un modo di dire si intende, non pensate a cose strane. Io amo Gerard.
“Grazie!”
“Non ringraziarmi troppo, mica sono gratis!” mi fa l’occhiolino e mi fa sfuggire una risata.
“Comunque io ora esco, vado a fare una passeggiata. A dopo!”
“A dopo.” Ray è un tipo molto mattiniero, adora la natura e spesso va a fare delle lunghe passeggiate. Quindi è il perfetto contrario di me, che passerei tutte le giornate a non fare nulla e di certo non uscirei mai con questo freddo.

Ritorno a letto con la ciambella e la sgranocchio mentre mi riaccuccio sotto le coperte calde e morbide, quando sento lo squillo di un messaggio sul cellulare.
‘Ciao Frankie, sono Gerard, non so se sei sveglio o no, ma io fra una mezz’oretta vorrei passare da te per parlarti di delle cose. Tanto ho la chiave, quindi anche se dormi entro. A presto.’
Oddio. Forse non gliela dovevo dare quella chiave … vabbè comunque fra cinque minuti mi alzo dal letto e mi preparo per il suo arrivo. Tanto ha detto che sarà qui fra mezz’ora, quindi ho tutto il tempo del mondo.
Mi rinfilo sotto le coperte, che sono così invitanti che mi viene da chiudere gli occhi. Ma sì, posso anche dormire anche dieci minuti, che sarà mai?

Così piano piano finisco beatamente nel mondo dei sogni …

Mi risveglio sentendo qualcosa appoggiarsi sulle mie labbra, apro gli occhi e vedo che sono le labbra di Gerard. Si stacca da me e ride, scuotendo la testa.
“Sei sempre il solito … ma lo hai letto il mio messaggio?” Mi chiede, guardando divertito la mia espressione assonnata dipinta sul volto.
“Sì, sì … ma mi sono addormentato ...” Mi stropiccio gli occhi e mi guardo di sfuggita allo specchio. Okay ho un aspetto orribile: ho i capelli tutti spettinati, le occhiaie e fra l’altro ho ancora il pigiama addosso. Devo rimediare.
“Ehm … senti puoi aspettare un attimo qui? Devo andare a …”
“A farti bello?” Mi risponde con il suo sorriso sarcastico.
“No, devo andare in bagno.” Non ho certo intenzione di dirgli che voglio essere un po’ meno zombie davanti a lui. Che poi ancora non ho capito che rapporto abbiamo noi due, siamo fidanzati o no? Se ci baciamo vuol dire che stiamo insieme? Vabbè speriamo che me lo dica.
Intanto prendo un paio di jeans e la mia maglietta dei Metallica e mi chiudo in bagno. Mi pettino velocemente i capelli, mi lavo la faccia e mi vesto. Poi mi guardo allo specchio e sono soddisfatto: non sono proprio stupendo, ma può andare dai.

“Ehy eccomi!” Riappaio e mi siedo vicino a lui che si è già accomodato sul divano del salone. Lo guardo scrutando ogni sua curva del suo volto, cercando particolari che non avevo notato prima, ma ormai conosco perfettamente il suo viso per le tante volte che l’ho guardato però vedo che è molto più sereno da quando è finalmente riuscito a lasciare Adam.
“Senti sono venuto per parlarti di una cosa.” Il suo sguardo si fa improvvisamente serio.
“Io credo che … forse non dobbiamo per forza conoscere il passato per costruirci un nuovo futuro. Capisci?”
“Io … non lo so.” Su questo punto io e Gerard non siamo proprio d’accordo: io voglio sapere cosa non ricordo, mentre per lui non è essenziale. Non capisce che i ricordi sono una cosa importantissima?
La sua voce si fa più dolce.
“Frank, anche io vorrei sapere la verità, ma non possiamo scoprirla se nessuno ce la vuole dire.”
“Ma Mikey dove è finito?” Il suo sguardo cambia e diventa più scuro in volto.
“Non ne sono del tutto sicuro, ma credo sia andato da Elena e probabilmente ci resterà.”
Abbasso lo sguardo dispiaciuto. In fondo voglio molto bene a Mikey e mi dispiace che se ne sia andato e che abbia lasciato me e Gerard.
“Ma apparte questo …” chiedo, cercando di riportare l’argomento su noi due, “Noi, ecco … cosa siamo in questo momento?"
Mi sorride di nuovo e io mi sciolgo: quel sorriso dovrebbe essere illegale, è troppo stupendo.
“Non lo so, io so solo che voglio stare con te, perché con te mi sento bene.”
“Ma eri venuto solo per parlare del nostro passato?”
“E anche per un’altra cosa.” Sto per chiedere ingenuamente cosa, quando lui si avvicina e d’improvviso mi bacia. Mi bacia in modo diverso dalle altre volte, questa volta si sente libero di farlo, perché non ha più Adam, e io non ho più Mikey.

Finalmente siamo solo noi due, nessun altro.

Le sue labbra combaciano esattamente con le mie e io sono sicuro che sto facendo la cosa giusta. Provo un senso di sicurezza baciandolo, come se conoscessi già quelle labbra, come se le avessi baciate tutta la vita. Ora che finalmente non nascondo più i miei sentimenti per Gerard anche a me stesso capisco che io non ero fatto per stare con Mikey. Lui era solo un passaggio per far incontrare me e suo fratello.
"Come ti senti?" Mi chiede, sorridendo e mettendomi una mano nei capelli appena pettinati e scompigliandomeli, sempre con lo stesso sorriso beato dipinto sul volto.
"Benissimo." Ci sediamo sul mio letto e io mi sistemo proprio attaccato a Gerard, con la testa sul suo petto, sentendo il battito regolare del suo cuore che mi sucita sicurezza. I nostri visi sono così vicini che riesco a sentire il suo odore, di fumo di sigaretta e di profumo di colonia. Lui avvicina di nuovo le sue labbra alle mie, stringendo le braccia attorno alla mia vita, poi mi comincia ad accarezzare i capelli, provocandomi brividi in tutto il corpo, il suo tocco è qualcosa di unico.
"Anche io." Restiamo in questa posizione ancora per qualche minuto, fino a che sento che la sua mano smette di accarezzarmi la pelle e vedo i suoi occhi verdi chiudersi per il sonno, così mi sistemo meglio fra le sue braccia calde e mi addormento anche io, con il ritmo del suo cuore come ninna nanna.


Eeeeehy ciao pumpkins!
Non avevo nulla da fare, così posto questo nuovo capitolo, ormai praticamente aggiorno fissa il mercoledì e poi quando posso, perché mi è stato chiesto di postare più spesso e così eccomi qua ^^
So che anche questo non è molto lungo, ma aggiorno spesso quindi va bene lo stesso no? *fa gli occhi dolci e regala cioccolata per essere perdonata*
Allooora visto che sto qua volevo ringraziare le personcine carine che hanno recensito la mia fan fiction, tutti quelli che l'hanno aggiunta alle seguite o preferite e infine anche chi legge diciamo in incognito, senza recensire, grazie grazie grazie, è per voi he continuo a scrivere, sapere che c'è qualcuno che ama le mie storie mi rende tanto feliceee
Ora vado, a prestissimo!

Baci


-S

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Capitolo 10
*** I Hate My Weaknesses, They Made Me Who I Am. ***


Stamattina mi sveglio nel mio letto praticamente  in coma, con la fronte bollente, il naso completamente chiuso e la gola in fiamme.
Bene, grazie alla mia solita fortuna mi sono beccato l’influenza, così non potrò muovermi di casa con questo freddo, e non potrò nemmeno andare al lavoro. Fantastico. E non c' nemmeno nessuno che mi possa aiutare, ormai non è più come ai bei tempi quando mia madre mi comprava le medicine e mi curava, aassicurandosi che stessi al riposo, ora devo cavarmela da solo purtroppo. In fondo ho scelto io di venire a vivere da solo, me la sono cercata.

Faccio un grugnito di aiuto per chiamare Ray dalla mia camera perché non riesco neppure ad alzarmi dal letto per prendere qualche medicina per soffrire un po’ meno, ma non mi risponde nessuno, così capisco che si è già svegliato da tempo ed è già uscito, come al solito d’altronde.
Con uno sforzo immane mi alzo e, tremando per il freddo, vado a prendere il termometro per misurarmi la temperatura e poi mi rinfilo nel mio letto caldo e sicuro, con la testa che mi gira vorticosamente, impedendomi di pensare logicamente.
Bene, ho 38.5 di febbre, ora si spiegano i brividi e la testa che mi scoppia, credo che mi prenderò una tachipirina.
Vado in cucina appoggiandomi al muro per reggermi in piedi e afferro un bicchiere e dell’acqua, ingoiando poi la pasticca che spero allevierà un po’ il tremendo dolore alla testa.

Dopo qualche minuto sento il telefono squillare ripetutamente, e la suoneria mi appare cento volte più alta del normale, probabilmente centrerà il fatto che ho la febbre. Sorrido leggendo il nome di Gerard.
“Pronto?” Rispondo, e noto con dolore che la mia voce è nasale a causa del raffreddore ed anche molto bassa. Si accorgerà sicuramente che non sto bene e si agiterà. “Oddio Frank, stai male?” Ecco, lo sapevo, adesso si preoccuperà senza motivo. Ho solo un po’ d’influenza, voglio dire. E non mi reggo in piedi e non riesco a parlare, ma questi sono dettagli.
“Ho solo un po’ d’influenza, non …”
“Non muoverti, arrivo subito.”Lo sapevo. Ma per quale motivo ho risposto al telefono?Adesso si ammalerà anche lui. E poi in questi giorni è diventato molto protettivo nei miei confronti, non so perché. Forse ha paura che io abbia qualcosa di strano al cervello perché ho un vuoto mentale, ma in fondo lui è nella mia stessa situazione, no? Mi prendo qualche pacchetto di fazzoletti per il naso, e in poco tempo il mio letto diventa una specie di nido di germi pieno di fazzoletti e medicine che non stanno assolutamente facendo effetto.
Ho provato di tutto:gocce per il naso, pasticche, sciroppi, tachipirine, antinfiammatori, ma niente, sto sempre peggio, continuo a credere che è sempre la stessa roba in forme diverse e che non serve a placare il mio dolore.

Dopo un tempo che mi pare infinito, la porta di casa si spalanca di botto ed entra Gerard, armato di medicine anche lui e di un grande sorriso.
“Quella roba non funziona …” Dico, con fatica immensa, fra uno starnuto e l’altro. “E poi è meglio che te ne vai oppure … Etciùùù … ti attaccherò l’influenza …”
Cerco di spiegargli, ma lui scuote la testa, continuando a sorridere in quella maniera imbecille.
“Ma no che non me l’attacchi … e poi queste medicine sono diverse. Sono dei rimedi di nonna Elena, funzionano sempre.”
Mi porge un pillola di un colore strano con un bicchiere d’acqua e io la ingoio senza fare troppe storie. Tanto non avrà effetto su di me.
“Sai cosa fa bene in questi casi?Un bel tè con il miele.” Si allontana e va verso la cucina approfittando del fatto che non posso fermarlo perché non riesco a muovere le gambe e io rimango lì a soffiarmi il naso ormai completamente rosso.
“Ecco qui. Bevilo e vedrai che il maldigola diminuirà, fidati.” Lo bevo e in effetti mi sento un po’ meglio perché il miele mi fa diminuire il bruciore.
“Ma hai la febbre?” Chiede, poggiando una mano sulla mia fronte bollente. Annuisco, e lui prende dalla borsa un’altra medicina, mi pare sempre di più una specie d infermiera molto molto attraente.
“Tieni, prendi questa che ti farà abbassare la febbre.” Non so dove le abbia trovate Elena, ma queste medicine sono miracolose. Un paio d’ore dopo ho ancora molto raffreddore, ma la febbre è diminuita e la gola mi fa meno male, e Gerard sta ancora qui.
“Ti annoi?” mi chiede, sedendosi sul bordo del mio letto. Io alzo le spalle, perché non è che mi vada molto di fare qualcosa con questo malditesta in realtà.
“Senti cos’hai in frigo per pranzo?Dovremmo pur mangiare qualcosa no?” Mi chiede il mio ragazzo, mentre la sua pancia borbotta per la fame.
“C’è della pizza, credo.”
Gerard va in cucina e scalda le due pizze, poi torna in camera mia e mi accende la tv:mi sembra come una mammina super protettiva che cura il suo figliolo malato. “Perché fai così?” Gli chiedo, sforzandomi di parlare, nonostante la gola mi faccia male sempre di più ad ogni parola che dico e le mie corde vocali stiano piangendo. “Così come?” Mi chiede lui, con la bocca piena di pizza, sempre sorridendo.
“Sei così protettivo nei miei confronti …”
“Sono così perché non voglio che tu stia male. Se stai male tu sto male anche io.” Sorrido e assaggio la mia pizza nonostante non riesca a sentire perfettamente gli odori e i sapori a causa del naso tappato, e in fondo non è tanto male, anche se non ho ancora capito cosa c’è dentro, probabilmente è una semplice margherita. O almeno lo spero, perché se Gerard se ne è approfittato e mi ha rifilato della carne lo ammazzo appena sto bene.

Ormai Gerard si è accampato a casa mia, mentre Ray è tornato a casa, ma visto che non vuole attaccarsi l’influenza si è chiuso in camera sua e non ne è più uscito, come se avessi l’ebola. Nel pomeriggio mi comincia anche una tosse fastidiosa, e Gerard mi convince a far venire un dottore, perché ‘è meglio essere prudenti’ come dice lui, ma io non gli credo, acconsento solo perché sto troppo male per fermarlo e non riesco nemmeno ad oppormi.

“E’ solo una comune influenza, devi solo riposarti per qualche giorno e stare al caldo.” Detto questo, il dottore mi da delle medicine per il maldigola e raffreddore, che io non prenderò perché non mi faranno effetto come le altre, e se ne va.
Visto che Gerard se ne sta in silenzio a disegnare sul suo block notes perché a quanto pare pensa che ogni minimo rumore mi faccia pulsare la testa, prendo Harry Potter e il Calice di Fuoco, tolgo il segnalibro e mi immergo nella lettura. Sì, io adoro questa saga, e l’ho letta almeno tre volte, cercando mano a mano tutti i particolari che non avevo mai notato, non mi stufo mai di leggerla.
Mentre leggo vedo che Gerard mi sta fissando, e questo mi ricorda il fatto che Mikey e Gerard si assomigliano moltissimo:infatti la prima volta che ci siamo visti Mikey era molto … diciamo interessato a me.
“Che c’è?” Gli chiedo, alzando gli occhi dalle pagine.
“Niente, sei bello.” Mi risponde lui ridendo e io scuoto la testa, anche se in realtà mi fa molto piacere che Gerard dica queste cose di me, mi piace che qualcuno mi trovi carino. Mi soffio il naso e leggo del momento in cui il nome di Harry compare nel Calice di Fuoco e tutti si arrabbiano con lui perché non è abbastanza grande per partecipare al Torneo Tremaghi, poi rimetto il segnalibro alla pagina che stavo leggendo e mi stendo sotto le coperte, con gli occhi che non riescono a rimanere aperti per la stanchezza e la febbre.
“Tesoro, dormi pure, così domani starai meglio.” Gerard poggia il block notes e mi si avvicina, poi si siede accanto a me sul letto e comincia ad accarezzarmi i capelli piano.
“Gee?”
“Sì?” Mi chiede lui, sempre sorridendo e stringendo la mia mano gelida.
“Grazie per essere qui e preoccuparti per me.” Sento le palpebre sempre più pesanti e il mio corpo mi implora di dormire perché non ce la fa più.
“Prego.” Mi risponde, continuando ad accarezzarmi i capelli, poi il viso e il mio corpo caldo. Il suo tocco mi fa impazzire e mi rilassa, mi fa pensare che sia tutto a posto, che alla fine la vita non sia così brutta, perché ho incontrato lui, che mi fa sentire così bene e veramente vivo. E così mi addormento, con la mia mano intrecciata alla sua e l’ultima cosa che vedo prima che il sonno mi prenda sono i suoi occhi verdi, così scintillanti da farmi pensare di essere già in un sogno, il più bello di tutti.


Ehy buonpomeriggio!
In realtà non so bene perché ho aggiornato ora visto che di solito aggiorno il mercoledì, ma vbb mi andava e non avevo nulla da fare così eccomi qua.
Spero taaanto che questo capitolo vi sia piaciuto anche se in realtà è un po' un capitolo di passaggio e non è successo praticamente nulla, è solo una cosa fluffosa per farvi scaldare il cuore, ma prometto che nei prossimi accadranno più cose e capirete molto di più hehehehe
Aaanyway, ci tengo a ringraziare le due ragazze tanto dolci che hanno recensito lo scorso capitolo, mi rendete tanto felice ^^
So di aver già ringraziato chi legge la mia ff nello scorso capitolo, ma volevo dirlo comunque, quindi grazie grazie davvero.
E nulla, visto che ho aggiornato oggi credo che domani non lo ffarò, probabilmente ci rivedremo sabato o venerdì, quando avrò tempo.
Fatemi sapere se questo capitolo vi  piaciuto! 

Baci <3

-S
 

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Capitolo 11
*** Remember me, remember me. ***


Oggi sto finalmente bene e ogni traccia di influenza è sparita, così posso tornare anche alla vita di tutti i giorni e al lavoro.
Quando passo davanti alla camera di Ray per andare in cucina a fare colazione mi accorgo che sta ancora dormendo, cosa stranissima per lui, perché di solito si sveglia prima di me e si mette subito in moto, insomma non sta un attimo fermo al contrario di me.
Busso due volte alla porta e in risposta ottengo solamente un grugnito.
“Tutto okay?” Chiedo, aprendo la porta e rimanendo stupito davanti all’aspetto di Ray: i suoi capelli ricci sono ancora più spettinati del solito, il viso è pallido, gli occhi sono lucidi e cerchiati da profonde occhiaie e sta tremando sotto le coperte, proprio come me quando stavo male.
“Non mi sento molto bene … credo di … etciù … essermi attaccato l’influenza.” Mi risponde a bassa voce, starnutendo due volte. Quasi mi viene da ridere, anche se so che è colpa mia. Voglio dire, non ce lo vedo proprio Ray a rimanere chiuso in casa per qualche giorno aspettando di stare meglio, in realtà non credevo proprio che si potesse ammalare!
“Io ora vado al lavoro, se hai problemi chiamami.” Non ottengo risposta, ma so che il riccio mi ha sentito ugualmente, probabilmente si è leggermente arrabbiato con me perché gli ho passato l’influenza costringendolo a letto.

Arrivo al negozio stranamente con un po’ di anticipo perché per la prima volta non ho perso quel maledetto autobus, e ci trovo Jamia già al lavoro che mette apposto dei cavi per amplificatori di chitarra e basso in vetrina, sistemando i cartellini del prezzo in maniera quasi maniacale, tutto in perfetto ordine, proprio come vuole lei.

“Ehy come va Jam?” La saluto, entrando e levandomi la giacca, che poi poso sull’attaccapanni lì vicino sotto lo sguardo attento della ragazza, che controlla che non lo lasci in disordine da qualche parte come faccio spesso.

“Beh tutto okay ma … devo dirti una cosa. Mi devo trasferire a Londra con i miei purtroppo, e oggi è il mio ultimo giorno di lavoro.” Lascia per un attimo i cavi e mi guarda, sinceramente dispiaciuta.

“Davvero?Mi mancherai tantissimo.” La abbraccio stretta, senza dovermi nemmeno abbassare tanto dato che è alta praticamente quanto me, forse poco di meno. Mi dispiace veramente molto, perché ad Jamia mi ci ero affezionato:mi ha insegnato come cavarmela in questo negozio, mi ha insegnato come entrare nelle grazie del capo, mi ha coperto quando sono arrivato in ritardo a lavoro e ha sempre pensato che questo fosse il lavoro ideale per me. Alla fine le voglio bene anche se ha i suoi difetti, è veramente troppo fissata con l’ordine e la pulizia.

“Comunque verrà una mia amica al posto mio. Si chiama Kristin Colby e dovrebbe arrivare fra qualche minuto. Vedrai che è molto simpatica e ti aiuterà nel lavoro, però dovrai prima insegnarle bene il mestiere, come ho fatto io a te.” Dopo aver detto questo prende il cappotto e se lo infila.

“Già vai via?” Le domando dispiaciuto, e lei annuisce tristemente, prendendo anche la sua borsa, quella da cui tira fuori sempre qualcosa di strano, da plettri per la chitarra a spazzole, da profumi a panini per il pranzo.

“Devo. Ma ci rivedremo te lo prometto.” Mi sorride e si avvia verso la porta del negozio, facendo tintinnare la campanella che suona quando qualcuno entra o esce.

“Ci vediamo Frank, a presto!” Mi saluta con la mano e mi sorride, allontanandosi per la strada con l’enorme borsa sottobraccio e lo sguardo un po’ triste.

“Ciao Jam!” Gli urlo dietro in modo che mi senta, e lei si gira salutandomi di nuovo. Non so perché sono così triste che se ne vada, ma lo sono. Mi mancherà davvero, è stata una delle poche amiche che ho avuto, perché apparte i fratelli Way e Ray non conosco tanta gente io.

Mi ritrovo solo nel negozio deserto con i miei pensieri, così comincio a mettere apposto delle bacchette per le batterie, sovrappensiero. Come mi piacerebbe vedere Gerard in questo momento, con il suo sorriso mi tirerebbe su il morale, ma non posso, devo lavorare e smettere di pensare a lui. Dopo qualche minuto di solitudine arriva Kristin, la ragazza che sostituirà Jamia. Voglio vedere se sarà in grado, se sa cavarsela in un negozio del genere e se è simpatica quanto lei. In realtà è abbastanza carina con i suoi capelli castani con qualche ciocca bionda, gli occhi grandi e marroni truccati perfettamente, un piercing al naso e le labbra lucide grazie al rossetto.
“Ciao!Tu devi essere Frank, Jamia mi ha parlato tanto di te. Io sono Kristin.” Appoggia la sua borsa sul bancone e si guarda intorno, ammirando tutti gli strumenti di ogni genere che abbiamo qui.
“Ciao, si sono io! Vedrai che ti piacerà lavorare qui.” Gli mostro tutto il negozio, che è molto grande e diviso in base sezioni per i vari strumenti:ci sono le chitarre (classiche, elettriche e acustiche), i bassi, gli strumenti a percussione, gli strumenti a fiato, i pianoforti e le tastiere e infine tutti gli oggetti che potrebbero servire agli strumenti, come i cavi, le corde, i tasti, gli amplificatori, i plettri, le bacchette, i microfoni. Lei segue ogni mia spiegazione in silenzio, sorridendo ogni tanto, e subito comincia ad aprire scatole contenenti plettri di ogni tipo e mettendoli in appositi contenitori.
Devo ammettere che è abbastanza simpatica, lavora in silenzio senza rompere le scatole come faceva Jamia e sorride ai clienti, incantandoli completamente.

Nel pomeriggio lascio a Kristin il compito di badare al negozio perché mi sembra abbia capito tutto e si sia adattata bene e torno a casa mia per riposarmi un po’ e controllare se Ray è ancora vivo e non gli è venuta una crisi isterica.
Arrivato in camera mia mi sdraio sul letto e decido di ascoltare un po’ di musica per rilassarmi, così mi metto le cuffie e cerco qualche bella canzone nel mio lettore musicale, optando poi per delle canzoni di gruppi che sentivo al liceo. Metto la playlist dei Black Flag, uno dei miei gruppi preferiti che però non ascoltavo da tempo, non so perché in verità, e metto la riproduzione casuale.

Ascoltando la canzone però, provo qualcosa di strano, come una strana sensazione al petto e allo stomaco, questa musica, questo testo … Ora ricordo quando avevo sentito l’ultima volta questa canzone!Avevo quattordici anni e frequentavo il primo liceo, ma in classe mia non mi trovavo molto bene … Man mano che la canzone procede varie immagini della mia vita dimenticata di quell’età mi passano per la testa:vedo me e Gerard sdraiati sul letto che ascoltiamo questo gruppo … poi si avvicina a me e mi bacia per la prima volta, il mio primo bacio … Ma aspetta, al liceo io stavo con Gerard?!Mi sforzo di ricordare, ma proprio non ci riesco, so solo che al secondo liceo non lo conoscevo, come facevo a starci insieme a quell’età? Mi alzo dal letto e comincio a girare in tondo da una parte all’altra della camera, improvvisamente la stanchezza è passata.
Cosa significa tutto questo?Perché ho queste immagini nella mia testa?Improvvisamente ho nella testa anche com’era fatto Gerard quando aveva diciannove anni, ricordo il suo volto che non è invecchiato per niente … aveva i capelli castani però. Ma come faccio a sapere tutte queste cose?Io la prima volta che ho visto Gerard è stata in metro. Come posso aver avuto prima una relazione con lui?Questo spiegherebbe perché Gerard sapeva che sono vegetariano, ma non sapeva come … Immediatamente prendo il cellulare e compongo il numero di cellulare di Gerard, che dopo qualche squillo risponde.
“Pronto Frank?” Mi risponde la sua voce calma e rilassante dopo due squilli.

“Gerard, ma noi stavamo insieme al liceo?” Sbotto, con voce un po’ agitata.

“Cosa?!Se fossi stato con te me lo ricorderei.” Risponde dopo poco, un po’ stupito di questa domanda.

“Sì ma non ti ricordi di un pezzo della tua vita no?”

“Beh sì ma …”

“Gerard, ho sentito una canzone dei Black Flag e mi sono passate di mente un sacco di immagini di noi due al liceo ad ascoltare quella canzone.” Lui rimane in silenzio per un attimo, come per elaborare quello che gli ho appena detto, poi sospira.

“Anche io ascolto i Black Flag.”

“Senti, io voglio scoprirne di più di questa storia.” Ed è la verità. Mi sono stufato di non ricordare nulla, mi sono stufato di non sapere se Gerard ha fatto parte della mia vita anche molto tempo fa. Voglio ricordare!

“Ma come facciamo?A chi lo chiediamo?Nessuno vuole dircelo.” Su questo ha ragione lui, Mikey non vuole dircelo. Ma farò di tutto pur di scoprire quello che tutti sanno tranne me e Gerard.

“Senti domani mattina prima che io vada al negozio vieni qui e pensiamo a come costringere tuo fratello a dircelo.”

“Okay, ma sappi che anche se non scopriremo nulla noi saremo sempre gli stessi, noi staremo sempre insieme. E anche se scopriremo qualcosa di brutto non ci separeremo. Okay?” La sua voce ora si è raddolcita un po’ e capisco che sta sorridendo mentre parla.

“Certo. Allora appuntamento domani mattina alle otto da me?”

“D’accordo.”

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Capitolo 12
*** I'm Back In The Middle Of The Day That Starts It All, I Can't Begin To Let You Know Just What I'm Feeling. ***


“Io lo blocco e tu lo costringi  a dire la verità.”
“Ma non possiamo torturarlo! E’ mio fratello, cavolo!” Okay, forse ho un esagerato un tantino. Ma se non ce lo vuole dire con le buone, forse è meglio con le cattive. E poi non è colpa mia se Mikey è un testone!
“E allora tu che proponi?” Dico, mettendomi con le braccia incrociate e il broncio e lui sorride in un momento così drastico. Ma cos’ha da sorridere? Io non lo capisco proprio.
“Sei carino quando ti arrabbi sai?” Sbuffo e cerco di non farmi saltare i nervi per colpa di Gerard.
“Dai Gee non fare così.” Lui mi guarda un po’ storto.
“Come mi hai chiamato?”
Gee.” Non so come mi sia venuto, solo che mi è venuto in mente di poterlo chiamare così. Non so, mi sembrava carino. E poi questo soprannome mi ricorda qualcosa, ma non so cosa in particolare. Ecco un altro mistero.
“Ehm okay…”
“Tutto bene?Se vuoi non ti chiamo più così. In fondo tu mi chiami Frankie e così ho pensato…”
“Sì, sì per me va bene, ma…non so mi suona come familiare. Ma forse è una mia impressione dai.”
Già. Come se fossero tutte coincidenze. Come se non ci fossero cose strane in mezzo.
“Senti io fra mezz’ora devo andare a lavoro, oggi ho la giornata lunga, ma poi se vuoi ci possiamo vedere.”
“D’accordo, però non pensare solo al passato. Non ti preoccupare se nel passato stavamo insieme, pensa che ora, nel presente siamo una coppia. E che lo saremo anche in futuro.”
Mi si avvicina e mi abbraccia, guardandomi negli occhi. Quegli occhi verdi che ti fanno innamorare al primo sguardo di lui, quelli che non potrò mai dimenticare. Quando li guardo è finita: mi ci perdo dentro e non capisco più nulla, proprio come sta succedendo in questo momento.
Poi mi bacia intensamente, mi prende per i fianchi e mi poggia delicatamente sul letto, quasi fossi fatto di vetro delicato, che si rompe solo a sfiorarlo. Mi continua a baciare le labbra, poi il collo, le guance, fino a che ormai sono impotente sotto al suo tocco che mi fa morire.
Piano piano mi leva la maglietta e comincia a baciarmi anche la pancia provocandomi la pelle d’oca e con mani tremanti gli sfilo la sua. La sua pelle è bianca come il latte e così morbida che sembra quasi aspetti solo di essere baciata. Il piacere comincia ad invadere tutto il corpo e lo stesso è per Gerard. Tutto è perfetto con lui, tutto è semplice e complicato allo stesso tempo. Perché è semplicemente Gerard.
Quando ci rivestiamo perché sono in terribile ritardo per il lavoro il sedere mi fa un male cane, ma diciamo che ne è proprio valsa la pena.
“Io scappo Gee, ci rivediamo oggi pomeriggio. Ciao!” Mi alzo sulle punte e gli do un bacio sulle labbra, poi prendiamo due strade diverse: lui torna a casa e io vado al negozio.
La giornata è splendida e soleggiata, giornata perfetta per passeggiare (come direbbe una certa persona che conosco), finalmente la neve si è sciolta e l’aria comincio a essere meno gelida; ciò significa che sta per arrivare la primavera, la stagione preferita di Ray (su questo non avevo alcun dubbio dato il suo amore immenso per la natura) e finalmente smetteremo di battere i denti a causa di questo freddo tremendo.
Oggi c’è un momento di calma totale e non c’è nessun cliente, così ne approfitto per mettere un po’a posto tutti i cartellini dei prezzi e gli strumenti nelle vetrine. Tolgo dalle scatole i nuovi cavi arrivati dai fornitori un po’ in ritardo e ne metto alcuni in esposizione, altre in vari cassetti del bancone, poi finalmente mi siedo e mi bevo il mio caffè macchiato che mi ha portato Gerard.
Dopo qualche minuto sento il campanellino sulla porta del negozio tintinnare, avvisandomi che è entrato un cliente finalmente. Non ne era arrivato ancora nemmeno uno! Mi giro per vedere chi è, e per poco non mi strozzo col caffè e comincio a tossicchiare per respirare.
“E’ inutile che cerchi di respirare per non morire, tanto farai una brutta fine lo stesso.” Mi dice la voce gelida di Adam. Bene, è venuto per vendicarsi su di me perché mi sono intromesso e grazie a me (e a un piccolo aiutino da parte di Mikey) Gerard lo ha mollato. Sono finito.
Oggi sembra anche più grande e grosso dell’altra volta, o è una mia impressione?
Mi si avvicina fino a che non sento il suo fiato sul mio collo, ma non riesco a spostarmi di un millimetro da lì, terrorizzato. Allora, ci sono tre cose da fare:
1. Rimango qui e mi faccio picchiare. (La conseguenza sarà la mia morte.)
2. Rispondo ai pugni con la forza. (Cosa altamente improbabile perché sono un tappetto senza muscoli o coraggio.)
3. Scappo. (Se le gambe mi obbediscono, ovvio.)
Alla fine capisco che non potrei scappare a causa delle spalle enormi di Adam che mi sbarrano la strada e che è troppo forte per essere respinto da uno come me. Beh, significa che morirò. In fondo ho fatto una bella vita, bella ma breve, apparte di averne dimentica metà.
Lui intanto si avvicina sempre più a me e si prepara all’attacco, stringendo entrambe le mani a pugno.
Sono finito, sono finito, sono finito. Addio Gerard, sappi che ti amo e che non ti dimenticherò mai, perché mi hai fatto finalmente sentire vivo e mi hai dato una ragione per vivere, Mikey, anche se non mi hai voluto dire la verità sul tuo passato ti perdono. Ray, sei un ottimo coinquilino e non mi fai sentire solo. Jamia, anche se certe volte non ti sopporto ti voglio ugualmente bene e mi mancherai. Mamma, anche se me ne son andato da casa appena ho potuto non ho dimenticato il fatto che mi hai allevato anche quando papà ci ha lasciato e sei rimasta sola.
Okay so che vi sembrerò stupido perché invece di agire sto qui a ringraziare mentalmente tutti i miei amici e parenti, ma fidatevi, non posso fare nulla. Sono spacciato.
Vedo che sorride con aria malvagia e mi tira un pugno dritto in faccia, io rimbalzo all’indietro a causa del colpo e sbatto la testa all’armadio dietro di me, cadendo a terra.
Vedo tutto intorno a me appannato, e sento i passi di Adam che esce dal negozio come un rimbombo nella mia testa, che intanto continua a farmi malissimo.
Tutto intorno a me si fa sempre più scuro, fino a che lo sfondo del mio negozio scompare dalla mia vista e a quel punto percepisco solamente il buio più totale.




Eeehy salve, I'm back!
Si lo so che dovevo aggiornare mercoledì, se non prima, ma ho avuto molto da fare fra la scuola e tutto capitemi ugh
Eeee così sono qui con questo misero capitolo anche piuttosto corto in realtà, ma con un bellissimo finale mh? Veramente volevo allungarlo un po', ma non ho avuto tempo scusate scusate! *si nasconde*
E niente, ringrazio ancora tutte le persone che seguono la mia fan fiction e che recensiscono, siete tutti taaaanto carini.
Spero di aggiornare prima questa volta!

Love <3

-S

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Capitolo 13
*** In My Time Of Dying ***


Gerard’s POV
Sono davanti al foglio da disegno immacolato con la matita in mano, ma senza idee. Era da un po’ che pensavo di fare un fumetto per guadagnare un po’ di soldi, ma non ho fatto molti progressi. Ho solo ideato i personaggi di questa storia: sono degli eroi, chiamati Killjoys, che combattono contro la Better Living Industries, una società che vuole che tutti siano felici, ma con regole ingiuste create da loro.
Gli ho dato anche dei nomi, e ognuno di loro è ispirato a qualche persona a me cara. Il primo è Party Poison, ispirato a me: è molto testardo ed è il più pazzo diciamo. Poi c’è Fun Ghoul che è ispirato al mio Frank, il più grande amico (per me qualcosa di più) che si possa avere. Kobra Kid è invece ispirato a mio fratello Mikey, quasi sempre serio ma molto intelligente, mentre Jet Star è ispirato a Ray, il coinquilino di Frank, un tipo sempre allegro e molto simpatico.
Sto per poggiare la matita sul foglio per fare qualche bozzo, quando sento il mio cellulare squillare.
“Pronto?”
“Gerard? Sono Kristin, lavoro nel negozio di Frank.” Oh sì, Frank me ne ha parlato, ma non capisco perché ha la voce così agitata.
“Che succede?”
“Ti ho chiamato perché sono arrivata in negozio per sostituire Frank e l’ho trovato a terra privo di sensi.” Il mio cuore perde un battito e il mio stomaco sembra rivoltarsi nella mia pancia, come se fossi sulle montagne russe. Non ha senso.
“Cosa?!”
“Non so perché, ma devi venire qua. Frank è in pericolo.”
Frank è in pericolo. Quelle quattro parole fanno scattare in me qualcosa, qualcosa che non avevo mai provato prima. Prendo la giacca e me la metto, poi esco di casa, con la mente vuota. Non riesco a ragionare. Il fatto è che il mio cervello ha sentito e accettato quello che mi ha detto Kristin, ma il mio cuore non può sopportare una delusione. Non un’altra, almeno.
Arrivo al negozio e quando entro ci trovo Kristin seduta sul pavimento accanto a Frank, che giace a terra con gli occhi chiusi e uno sguardo angelico sul volto, il viso così perfetto che ogni volta che lo accarezzo ho paura di rovinarlo, per quanto è fragile.
“Io…” Cerco di dire qualcosa, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Okay Gerard, calmati niente panico. Devo chiamare un’ambulanza, così lo porteranno in ospedale. Prendo il telefono e con mani tremanti digito il numero dell’ospedale, e dopo aver sentito che l’ambulanza arriverà a momenti mi siedo accanto a Frank.
“Mi dispiace…” Dice Kristin, evidentemente agitata vedendo la mia espressione vaga e confusa. Il mio sguardo vaga sul corpo del mio ragazzo, dai capelli scuri alle gambe corte.
Dopo pochi minuti, che a me sembrano ore, sento la sirena dell’ambulanza e vedo vari medici che reggono una barella scendere da lì. Prendono Frank ancora privo di sensi e lo poggiano dentro all’ambulanza, chiudendo le porte.
“Ehy aspettate, voglio venire anche io con lui.”
“Mi dispiace, ma non credo sia possibile, lei non è un parente.” Cosa cavolo significa?! Credono che io non accompagni personalmente Frank fino all’ospedale, controllando che lo trattino bene e che non lo usino come cavia per qualche strano esperimento? Beh allora si sbagliano di grosso.
Punto i piedi a terra e mi metto le mani sui fianchi, cercando di essere convincente.
“Forse non avete capito. Non me ne frega nulla delle vostre stupide regole ospedaliere, io salgo su questa ambulanza e accompagno il mio ragazzo, e nessuno me lo impedirà.” I medici si guardano con aria strana, pensando che sono pazzo forse, poi annuiscono sospirando.
“Ciao Gerard! Prendo la macchina e arrivo anche io.” Mi saluta con un cenno della mano e io cerco di farle un sorriso tirato.
La verità è che ho paura. Ho paura che non ce la faccia, che muoia fra le mie braccia, perché è molto debole soprattutto con questo fatto che non si ricorda una parte della sua vita, e adesso lo ritroviamo steso a terra svenuto senza una ragione. Anzi, non ho paura. Sono terrorizzato.
Durante il tragitto mi viene in mente che devo assolutamente chiamare Mikey, voglio dire, anche lui prova qualcosa per Frank. Sarebbe ingiusto non dirgli nulla e lasciarlo all’oscuro di tutto. Quando glielo comunico gli viene quasi un colpo, e dice che si precipiterà qui. Speriamo.
L’ospedale è un grosso palazzo bianco, con centinaia di finestre tutte uguali che probabilmente coprono stanze tutte uguali, piene di malati. Al solo pensiero mi viene la nausea, così cerco di portare la mente su qualcos’altro. Quando entriamo i dottori mi lasciano in sala d’aspetto perché devono fare radiografie a Frank per capire il motivo del suo svenimento, così mi siedo su una sedia (bianca per cambiare) e comincio a tormentarmi le unghie per l’ansia.
Sta quasi per venirmi un attacco di panico, quando vedo una figura conosciuta per fortuna.
“Mikey!” Soffoco un urlo da ragazzina, vedendo lo sguardo severo di un’infermiera che mi trafigge.
“Gerard! Oddio dov’è Frank? Che gli è successo? Perché è svenuto?” Mio fratello mi riempie con così tante domande che sento il mio cervello esplodere.
“Mikey, io non so niente.” Dico, sul punto di una crisi isterica implacabile.
“Gerard.” Dice, guardandomi fisso con i suoi seri occhi scuri. “Devo chiederti scusa, mi dispiace. Prima mi sono messo con Frank, poi l’ho deluso, non gli ho detto la verità e infine sono scappato via. Sono un vero idiota, perdonami.”
Lo abbraccio, e dopo un attimo di esitazione lui ricambia.
“Non preoccuparti. Tutti commettono degli sbagli.”
In quel momento vedo un dottore passarmi davanti con trascinando Frank nella sua stanza, così mi alzo in piedi e gli vado dietro, seguito a ruota da mio fratello, quando mi si avvicina un’infermiera dai capelli mossi color rame e gli occhi verdi, che mi ricordano quelli stupendi e allegri di Frank.
“Di nuovo qui, eh Gerard?” Dice, flirtando chiaramente e lisciandosi i capelli. Io la guardo in modo strano, senza capire. Cosa significa, sono stato qui un’altra volta? E perché sa il mio nome?
Quando l’infermiera si allontana io mi volto verso Mikey che è diventato tutto rosso e alza le spalle.
“Dopo mi devi spiegazioni.” Mikey annuisce e io mi dirigo verso la sala dove è sparito il medico per andare dal mio ragazzo. 
“Dottore, ha capito cos’ha Frank?” Dico entrando con lui nella stanza dove un’infermiera stende Frank nel suo letto.
“Dalle radiografie abbiamo visto che ha preso una bella botta in testa che gli ha fatto perdere i sensi. Il problema è che…il fatto che lui ha avuto un’amnesia non aiuta. La prima volta ce l’ha fatta ma adesso il trauma celebrale è aumentato. Potrebbe…non riprendersi.”
 Sento il mondo crollarmi addosso. Non può essere vero. Frank non può lasciarmi. Il dottore se ne va e io mi siedo sul letto accanto  Frank, fissando il pavimento immacolato.
Senza di lui non posso più vivere. La verità è che da quando l’ho visto la prima volta sulla metro la mia vita è cambiata in meglio. Lui è l’unica speranza per me, l’unica cosa che non voglio perdere.
Sento le lacrime calde sulle guance: lacrime che bruciano, lacrime che fanno male. Ma è un dolore diverso da quello dei pugni di Adam. Questo fa più male, fa male al mio cuore ormai spezzato.
Sento una mano sulla mia spalla: è Mikey, che sta piangendo proprio come me, ma so che nessuno soffrirà mai quanto me. Solo io sono destinato a questa tristezza.
Restiamo qualche minuto senza parlare, poi vedo Kristin entrare con espressione dispiaciuta. Devo dire che è una ragazza meravigliosa: conosce Frank da quanto, due settimane? Eppure è qui, all’ospedale ed è anche triste.
“Mikey questa è Kristin.” Dico, cerando di soffocare le lacrime e di far uscire una voce decente dalla mia gola.
Mikey si gira e fa un’espressione strana guardandola. Un’ espressione che conosco perfettamente.
“Ciao, piacere!” Dice Kristin porgendogli la mano. Mikey la fissa per un attimo poi tossicchia e si decide finalmente a parlare.
“C-ciao.” Mio fratello diventa rosso come un peperone e abbassa lo sguardo per terra.
“Gerard, ho trovato un modo per capire come ha fatto a svenire Frank. Qui ho la memoria della videocamera del negozio, che ci darà una spiegazione.” Prende una schedina e la mette nel suo computer che si è portata e subito sullo schermo appare un’immagine del negozio con Frank che mete a posto dei cavi. Dopo un po’ si vede una figura che entra nel negozio: Adam. Si avvicina a Frank e gli tira un pugno sulla mandibola facendogli sbattere molto forte la testa. Guardo a bocca spalancata lo schermo, continuando a vedere l’immagine di Frank svenuto a causa del colpo.
E’ colpa sua, di quel deficiente. Io lo ammazzo. Sento la rabbia nelle vene e il sangue pulsarmi sulle guancie. L’unica cosa che voglio fare è trovare Adam e prenderlo a botte. Non mi importa se non ne uscirei vivo neanche io.
“Stai bene?” Mi chiede la ragazza, preoccupata.
“Sì. Forse ho bisogno di stare un attimo da solo.” Così loro de escono chiudendosi la porta alle spalle lasciandomi da solo con Frank nella stanza bianca. Appena sento le loro voci allontanarsi scoppio a piangere come non avevo mai fatto, singhiozzando così forte che probabilmente mi avranno sentito tutte le infermiere, ma a me non importa più nulla. Voglio solo piangere fino a che mi finiscono le lacrime, fino a che la testa mi gira.
Guardo il volto pallido di Frank, le sue labbra perfette, che mi ricordano tutti i baci che mi ha dato, il suo sapore, il sapore del mio Frank. Non ce la faccio più a perdere le persone così. La verità è che circa due anni fa ho incontrato una ragazza dolcissima di nome Lindsey. La amavo moltissimo, e lei amava me, nonostante tutti i miei difetti e tutti i miei problemi. Le volevo fare la proposta di matrimonio, quando una sera si sentì male mentre era insieme a me, così la portai all’ospedale, dove scoprii che era malata di cancro da un po’, ma non ce ne eravamo accorti. Morì due giorni dopo nella stanza dell’ospedale e io ne soffrii per tantissimo tempo, non riuscendo ad accettare la cosa. E’ per questo che odio gli ospedali e i medici. Poi incontrai Adam che si approfittò della mia debolezza dopo Lindsey e io lo lasciai fare, non capendo che non era quello che pensavo fosse e poi non riuscii più a liberarmi di lui per paura, ma poi arrivò Frank con il suo sorriso e la sua allegria innocente e mi conquistò, aiutandomi a lasciare Adam. E ora sono qui, e mi sembra di rivivere un deja-vu. Io che piango su un letto d’ospedale, Mikey che cerca di consolarmi. Perché sono destinato ad essere infelice?
Mentre le lacrime continuano a scendere dai miei occhi, prendo la mano di Frank e unisco le sue dita gelide fra le mie. Poi avvicino il mio volto al suo e poggio le mie labbra sulle sue, mentre le mie lacrime cadono sulle sue palpebre chiuse.
“Io non voglio perderti …” Sussurro, anche se so che non può sentirmi.
“Non lascerei mai che prendano la luce nei tuoi occhi. Ho fallito e ho perso questa battaglia.” E’ vero, ho perso la mia battaglia che ho combattuto per Frank, e ora la morte me lo trascinerà via.
Ora che la sua vita è in pericolo e vedo il suo volto privo della sua solita allegria finalmente capisco cosa provo per lui.
“Io…io ti amo Frankie. Amo il tuo viso, il modo in cui sorridi, la tua voce, il tuo amore per i tatuaggi. Semplicemente ti amo.”
Ricomincio a singhiozzare, ma una voce inconfondibile mi interrompe.
“Anche io ti amo, Gee.”
 



Buoooonasera a tutti!
Per farmi perdonare di aver postato un capitolo abbastanza brutto e anche in ritardo sono tornata ed ho aggiornato subito yay
Allooora sinceramente non so bene cosa dire di questo capitolo, solo che è veramente triste e quasi piangevo mentre scrivevo, non so nemmeno perchè ho mandato Frank all'ospedale sono cattiva mwahahaha
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate in una recensione, vorrei anche sapere se questo punto di vista di Gerard mi è venuto bene e se vi è piaciuto ^^
Fra l'altro ho anche cercato di farlo un po' piú lungo questo capitolo, quindi spero che vi sia piaciuto e che abbiate provato tanti feels mentre leggevate ahahah :)

Tanti abbracci ♡

-S

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Capitolo 14
*** If You Could Get Me A Drink Of Water, 'Cause My Lips Are Chapped And Faded. ***


Frank’s POV


Quando mi sveglio l’unica cosa che riesco a percepire è il dolore, dappertutto. Dolore soprattutto alla testa, che mi gira paurosamente. In realtà non è solo quella a girare:non riesco a capire dove sono, la stanza ruota su stessa e mi fa venire la nausea. Ma aspetta, dove sono? E perché è tutto così bianco? Questo non è il mio letto e di certo questa non è la mia stanza. Sembra più … un ospedale. Ma cosa ci faccio io in un ospedale?

All’improvviso la stanza smette di rigare vorticosamente, tutto si ferma e mi stropiccio gli occhi per cercare di levare il velo che ci si è formato sopra e che non mi permette di mettere a fuoco la persona seduta sul mio letto, chinata un po’ in avanti e con il viso tra le mani.
Alzo lo sguardo sulla figura, stordito, e incontro gli occhi verdi smeraldo di Gerard, che però sono gonfi e pieni di lacrime che luccicano alla luce del sole e gli rigano le guance pallide. Perché sta piangendo?Che è successo? E cosa è successo a me?
Mi guardo bene attorno e vedo delle siringhe, varie boccette di sangue, strani macchinari di cui non so lo scopo preciso e noto con orrore che la flebo vicino al mio letto contenente uno strano liquido  è attaccata proprio al mio braccio, che in alcuni punti è coperto da cerotti che mi fermano il sangue che esce da delle ferite, probabilmente procurate dall’ago per farmi le analisi del sangue. 
Quindi sono io che sto male, è per causa mia che siamo in un ospedale e Gerard sta piangendo e mi fissa ammutolito.
“Ehm … ma dove siamo?” La voce mi esce lieve e roca e la gola mi duole, come se avessi un fuoco nella laringe. Ho sete, moltissima sete e mi sento le labbra screpolate. Appena apro bocca gli occhi del mio fidanzato si illuminano e lui si asciuga le lacrime, ma inutilmente, perché altre stanno facendo capolino dai suoi occhi.

“Frank!Oddio, ti sei svegliato finalmente!” Mi si avvicina e mi abbraccia cautamente per paura di farmi male, poi mi guarda dritto negli occhi, come per controllare se lo riconosco. Ma come potrei scordarmi del mio Gee?

“Gerard … non è che potresti darmi un bicchiere d’acqua? Perché le mie labbra sono tutte screpolate …” Gli chiedo sempre a voce bassa, cercando di fargli un mezzo sorriso per farlo calmare, visto che è in uno stato di ansia, felicità e preoccupazione allo stesso tempo.

“Certo!” Mi risponde lui, prendendo in un attimo un grosso bicchiere pieno d’acqua da un tavolino vicino al mio letto e passandomelo. Io lo afferro con mani avide e assaporo piano piano l’acqua, che rinfresca e rigenera le mie corde vocali stanche e spegne il fuoco che avevo in gola. L’acqua non mi è mai piaciuta così tanto, davvero.

“Grazie.” Dico, sospirando e appoggiandomi allo schienale del letto, perché sento mancarmi d’improvviso le forze, mentre la testa sembra girarmi sempre di più.

“Sai, mezz’oretta fa hai parlato mentre eri ancora in coma, ma poi non hai più detto nulla per un po’ …” Gerard mi prende la mano pallida e la intreccia alla sua, cercando di farmi un sorriso incoraggiante. Aspetta, cosa ha detto? In coma?

“Ero in … coma?” La testa continua a farmi male, e io non mi ricordo assolutamente nulla di quello che ho fatto negli ultimi giorni. Ricordo solo Gerard e come ci siamo incontrati nella metro, ma il motivo per cui sono qui dentro e per cui la testa mi fa così male non lo conosco.

“Oddio, non ricordi.” Si mette una mano sulla faccia, e fa un lungo sospiro, mentre altre lacrime minacciano di uscirgli dagli occhi ancora gonfi.
“Adam in negozio ti ha picchiato, hai sbattuto la testa …” Comincia a spiegarmi, gesticolando con le mani come fa di solito, ma io non lo ascolto più. Queste parole fanno scattare in me qualcosa, come se fossi riuscito ad accedere a una parte del mio cervello che non avevo mai scoperto. All’improvviso ricordo tutto. Ma proprio tutto.
Immagini della mia vita cominciano a vagarmi per la testa, a partire dall’episodio nel negozio. Rivedo il viso assetato di vendetta dell’ex di Gerard, rivedo la volta in cui ho incontrato Gerard, poi quando Mikey è entrato nel mio negozio per prendere un basso. Ricordo anche quando ho cercato di entrare in delle università, ma nessuno mi ha accettato. Mi vedo con la toga e il diploma del liceo in mano, mi vedo a scuola con tutti i miei compagni che mi deridono e io che mi rifugio in un angolo cercando di sfuggirgli. E infine un flash back del mio primo anno di liceo, quello da cui ho dimenticato tutto, quello che ho sempre sognato di scoprire. Mi rivedo il primo giorno di scuola in una nuova scuola enorme e sconosciuta. Mi sono perso e non riesco a trovare la mia classe e sono già in ritardo, quando mi scontro con un ragazzo dell’ultimo anno, bello e perfetto che mi aiuta a ritrovare la strada. Oh mio dio è Gerard! Ora ricordo tutto.
Dopo quell’incontro io e Gerard cominciammo a parlarci e diventammo migliori amici, finché un giorno lui mi baciò, e da lì iniziò tutto. Noi stavamo insieme, noi ci amavamo. Ricordo anche Mikey, che era innamorato di me già da allora.
Ma tutte le cose belle sono destinate a finire. Andai insieme a Gerard alla festa di fine anno della scuola, e ci divertimmo un mondo. Ma sul tragitto per tornare a casa accadde il peggio:un camion passò senza il rosso a tutta velocità e ci investì in pieno. Oddio è per quello che non ne avevo memoria!Avevo sbattuto forte la testa e mi avevano portato in ospedale con Gerard, è ovvio. E i nostri genitori hanno deciso di separarci non dicendoci nulla:infatti lui era all’ultimo anno di liceo, quindi se ne sarebbe andato e io avrei ignorato completamente la sua esistenza, cosa che è successa. Ma poi il destino ha deciso di farci rincontrare.

Gerard continua a parlare raccontandomi di quello che mi è successo, ma io non lo sto proprio ascoltando, ora che finalmente ho ritrovato la mia memoria perduta ricordo tutti i momenti passati insieme, i baci, le notti passate solamente ad ascoltare musica senza dormire.
A un certo punto sembra rendersi conto che non gli sto dando retta e mi fissa in modo strano.

“Frank?Tutto okay?” Oddio, la sua voce sembra diversa adesso che so, adesso che mi vengono in mente tutte le volte che l’ho sentita, tutte le volte che mi confortava e mi aiutava. Senza rispondere mi avvicino a lui e premo le mie labbra sulle sue, mentre lui mi guarda con gli occhi spalancati. Non ha tutti torti, posso sembrare un pazzo in questo momento. Voglio dire sono in un ospedale, con la testa che mi fa malissimo e ferite su gran parte della mia pelle e lo bacio.

“Gerard io ricordo!” Gli dico quasi urlando e stringendolo ancora più forte a me. Lui mi sorride debolmente, non capendo quello che voglio dire.

“Bene!”

“No, non hai capito. Io ricordo tutto.” La sua espressione cambia totalmente e diventa improvvisamente serio, poi si stacca dal mio abbraccio e mi guarda dritto negli occhi, come per capire se sto dicendo la verità o se sto solamente male e sto delirando.

“V-veramente?” Mi chiede, balbettando e diventando pallido come il lenzuolo del mio letto.

“Sì.” E così passo i dieci minuti dopo a raccontargli la nostra vita e il nostro amore al liceo, descrivendola in tutti i dettagli che posso, e vedo che mano a mano capisce anche lui e sembra ricordarsi un po’ degli eventi dimenticati. A un certo punto veniamo interrotti da un dottore dal camice bianco e i capelli grigi che entra nella stanza, accompagnato da delle infermiere che fanno l’occhiolino a Gerard, ma a me non importa. L’importante è che finalmente ricordo tutto!

“Scusate, volevo parlarvi. Io non so come abbia fatto Frank a riprendersi in questo modo, ma sembra che il trauma celebrale subito stia passando.”

“Dottore, io ricordo tutto adesso. Anche la mia vita passata.” Lui mi guarda con aria strana e il suo sguardo si fa misterioso, poi si guarda le spalle come per controllare che nessuno stesse origliando la conversazione.

“Frank, questa è la seconda volta che vieni in questo ospedale lo sai?” Annuisco.

“Anche se è una cosa molto rara, credo che la seconda botta che ha subito la tua testa abbia … annullato la seconda, facendoti ricordare tutto.” Mi stringo nelle spalle, sinceramente in questo momento mi importa di essere vivo e vegeto, non il motivo per cui lo sono.

“E quando potrà tornare a casa?” Chiede Gerard, ancora scosso da questa brutta esperienza probabilmente.

“Appena saremo certi che la tua testa è a posto potrai tornare a casa, Frank.” Il dottore se ne va, e vedo una figura magra e alta avvicinarsi a me.

“Fraaaaaaank!” Urla Mikey, venendomi incontro e abbracciandomi come se fossi un piccolo orsetto di peluche, incurante del fatto che il mio braccio è attaccato con vari tubicini alla flebo. Vedo che sta piangendo, forse dalla felicità, forse dalla tristezza, forse tutte e due insieme, ma si è levato gli occhiali .

“Stai bene?” Annuisco ricambiando l’abbraccio e noto dietro a Mikey un cespuglio di riccioli scuri che conosco bene.

“Ray!” Abbraccio anche lui e mi sento sempre più piccolo e fragile in mezzo ai miei amici, tutti di certo più alti del mio metro e sessantacinque.
Dopo un po’ mi si avvicina Gerard con Kristin. Non ci credo che è venuta anche lei!Voglio dire, la conoscevo da così poco …

“Ehy Frank!Ti stai riprendendo?” Mi chiede, sfoderando un grande sorriso e avvicinandosi a me per abbracciarmi e unirsi al gruppo.

“Beh, faccio quel che posso.” Dopo aver detto questo Kristin si siede vicino a Mikey e cominciano a chiacchierare di qualcosa che non capisco perché il loro tono di voce è troppo basso. Mentre Mikey parla con lei, noto che i suo viso cambia:non ha più la solita espressione seria, è … felice. Non lo vedevo così da quando stava insieme con me.
“Ma loro due …?” Chiedo a Gerard, abbassando la voce. Lui alza le spalle e mi fa l’occhiolino. Beh, in fondo fanno una bella coppia, Kristin è così carina e gioiosa, mentre Mikey è più serio:sicuramente lei lo rallegrerebbe.
Dopo questo scambio di saluti, il dottore riporta tutti gli altri fuori dalla mia camera spoglia e poi lascia soli me e Gerard che mi segue con lo sguardo, non levandomi gli occhi di dosso nemmeno un momento.
“Ehy, Gee adesso puoi rilassarti. Starò bene!”

“Tu non capisci Frank. Io … io ho rischiato di perderti. Il dottore aveva dato quasi per sicuro che morissi. Io non posso vivere senza te.” Lacrime ricominciano a bagnargli il viso, e io mi sento in colpa. Tutti stanno soffrendo per causa mia, tutto perché ho voluto a tutti costi salvare Gerard da Adam, ma nemmeno ce l’ho fatta. In fondo è stato grazie a Mikey se Gerard ora è libero da quel mostro. Ho combinato un gran casino.
Lo abbraccio forte e respiro il suo odore così familiare:odore di sigarette, di caffè e del solito profumo che si mette ogni giorno. Adesso ricordo anche che è lo stesso di quello che aveva al liceo, ricordo che quando lo abbracciavo adoravo respirare il suo profumo così intenso e particolare, proprio come adesso.
“Credo che due volte all’ospedale bastino no?Ora si va avanti. Ora costruiamo un nuovo futuro insieme.”

“Io pensavo … stiamo insieme da poco, ma in teoria da molto di più. Vuoi venire a vivere a casa mia?Tanto Mikey ha detto che si comprerà una propria casa.” Annuisco e lo bacio sulle labbra, più felice che mai, anche se può sembrare starno dato che sono ricoverato in un ospedale e la testa mi fa sempre male.

“Ti amo, Gerard.” Lui sorride e mi accarezza una guancia pallida, poi si asciuga di nuovo gli occhi per mandare via le ultime lacrime ribelli.

“Lo sospettavo.” Dice, e poi mi fa l’occhiolino. Non capisco voglia dire, ma forse si riferiva a quello che ho detto mentre ero in coma, chissà.


Sinceramente in questo momento mi importa solo di stare con Gerard, perché finalmente so perché lo sognavo tutte le notti. Nella mia mente si era cancellato tutto prima dell’incidente al liceo, ma lui no. Lui era sempre stato in un angolo della mia mente, aspettando solo di essere trovato. Perché lui è e sarà per sempre una parte di me.



Ehy salve a tutti!
Eccomi di nuovo qua con un altro capitolo triste triste. ma in fondo ho salvato Frank no? Potevo fargli fare una fine tremenda e invece non l'ho fatto, ho deciso di non spezzare i vostri cuoricini (e neanche il mio) e così non l'ho ucciso u.u
Anyway, devo dirvi che mancano solo due capitoli alla fine della fan fiction ugh dai sono felice che vi stia piacendo così tanto, mi sembra che sia finita troppo presto buh...
E niente, fatemi sapere dei pareri su questo capitolo perché li apprezzo tanto tanto e mi rende felice sapere che morite per i feels leggendo hahahah

Al prossimo capitolo pumpkins <3

-S

 

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Capitolo 15
*** Best Friends Forever, But Not Now. ***


L’orfanotrofio è un palazzo enorme, grigio e antico:dalla pittura scrostata e sbiadita sembra che non sia molto curato.
E’ circondato da un cortile dall’erba alta indomabile e così secca da sembrare quasi gialla. Gli unici giochi in questo “giardino” sono uno scivolo blu e rosso di plastica e una piccola altalena scricchiolante su cui non ti viene per niente voglia di sederti per paura che crolli e ti faccia volare via.
Diciamo che sembra più una casa di un vecchio scorbutico che un orfanotrofio in cui i bambini dovrebbero sentirsi quasi a casa, ecco. Credevo che fosse un posto un pochino più felice da come lo descriveva Gerard, sapevo di non dovermi fidare di lui: cercare su internet l’orfanotrofio più vicino a casa nostra senza conoscerlo non è stata per niente una bella idea.

Gerard mi tiene per mano e mi fa un sorriso incoraggiante, anche se anche lui non sembra entusiasta di questo orfanotrofio e ci avviciniamo davanti al portone del cortile, grigio come il resto del palazzo.

“Sei sicuro di voler venire qui?” Gli chiedo arrivati davanti al portone, quasi supplicandolo. Insomma, questo posto non è adatto per dei piccoli, fa paura persino a me! Non voglio sapere come saranno i bambini in questo posto. Probabilmente saranno tutti traumatizzati.

“Certo che sì. Che per caso hai paura Frankie?” Gli angoli della sua bocca si incurvano leggermente e capisco che mi sta prendendo in giro. Ma non lo vede quanto è spaventoso questo palazzo?

“Certo che no.” Mento, facendogli un sorriso incerto e seguendo i suoi gesti con gli occhi mentre preme su un bottone per citofonare. All’inizio non c’è risposta , così spero con tutto il cuore che questo orribile orfanotrofio sia disabitato, ma poi al terzo squillo risponde una voce femminile gracchiante.

“Sì?” “Abbiamo appuntamento per incontrare la Dottoressa Williams.” Dopo un attimo di indecisione sentiamo un *BIIIP* assordante, e Gerard apre il portone, invitandomi a seguirlo.
Ah già, ancora non vi ho detto perché siamo qui. Appena sono uscito finalmente dall’ospedale io e Gerard abbiamo deciso di dimenticare tutto (per modo di dire si intende, voglio dire ho appena riacquistato la memoria) e di cominciare una nuova vita adottando un bambino. Io preferirei se fosse una bambina e Gerard ha detto che per lui è uguale, così credo prenderemo una femmina, ma vedremo anche i maschi. Sì, lo so che un bambino è una grande responsabilità, ma sento di essere pronto per questo dopo averne passate così tante.

Entriamo nel grande palazzo e arriviamo davanti a una signora di circa cinquant’anni dallo sguardo serio seduta a un tavolo davanti a un computer, probabilmente la segretaria.
“Salve, noi vorremmo adottare un bambino.” Dico, con voce ferma, cercando di non vergognarmi troppo.

“Voi due?” Dice, studiandoci da sopra gli occhiali a mezza luna, lo sguardo impenetrabile. Io divento rosso come un pomodoro, e mi schiarisco la voce tentando di non sembrare uno scemo. Mi vergogno sempre un po’ quando la gente fa commenti sul fatto che siamo gay. Ma voglio dire, mica siamo pazzi o malati!Semplicemente ci amiamo, non può essere un reato no?

“Sì.” Dice per fortuna Gerard, rompendo il silenzio dopo quella domanda. Meno male che c’è lui, che non si vergogna di stare con me e di ammetterlo davanti a tutti.

“Bene. Nome?” Ci chiede, un po’ annoiata, come se ci facesse un favore a rivolgerci la parola.

“Gerard Way e Frank Iero.” La signora si alza e va a bussare a una porta tutta bianca, poi torna e ci invita a entrare, sempre con modi un po’ bruschi. Mi chiedo se lo fa perché siamo gay o se lo fa con tutti. Gerard mi sorride per incoraggiarmi ad entrare e io cerco di ricambiare, anche se sono un po’ nervoso, anzi, molto. E se non ci lasciano prendere un bambino? E se ce lo impediscono perché siamo gay? Oddio, non ci avevo pensato. Probabilmente ci rispediranno a casa!
Il mio ragazzo entra per primo nella stanza piccola e spoglia e io lo seguo, cercando di farmi piccolo piccolo, cosa che non mi è difficile datala mia altezza.
La Dottoressa è una donna sulla quarantina, dai capelli castani con qualche filo grigio e gli occhi scuri coperti da una montatura di occhiali di marca, apparentemente molto costosi e lo sguardo serio. Indossa un maglione di lana grigio a collo alto, una gonna nera e i tacchi, che la fanno sembrare ancora più alta di quanto già è, sovrastandomi completamente. Ma veramente dirige un orfanotrofio?Non mi pare per niente cordiale. Una persona che lavora con i bambini non dovrebbe essere dolce e gentile?

“Salve. Voi dovreste essere il Signor Way e il Signor Iero giusto?” Noi annuiamo e lei prende un foglio di carta in mano, probabilmente un contratto e comincia a sfogliarlo, pensierosa. “Adesso vi farò vedere alcuni dei miei bambini migliori e voi vedrete se sono quelli che fanno per voi.” Annuisco di nuovo, ma in realtà sono indignato. Voglio dire, stiamo parlando di bambini, non animali!Questa donna non mi piace affatto.
Dopo poco torna la segretaria di prima e tiene per mano una bambina dai capelli biondi, quasi bianchi, e gli occhi azzurri color del mare.

“Lei si chiama Ginny, è una delle bambine più brave e intelligenti dell’orfanotrofio.” La guardo, ma non mi convince affatto. Se ne sta in posizione eretta e ferma come se fosse un soldatino pronto a ricevere comandi, non una bambina. Gerard mi lancia uno sguardo e vedendo la mia faccia perplessa scuote la testa alla dottoressa.

“Bene allora ve ne farò vedere un’altra.” Fa entrare una bambina alta e dai capelli castani lunghi fino al sedere e gli occhi a mandorla, che sembra più simpatica. “Lei è Lindsey.” Vedo Gerard fare una smorfia strana e scuote la testa con fare deciso, senza quasi guardarla. Io lo guardo in modo strano, ma lui sta fissando un punto del pavimento per ignorarmi, così ci rinuncio. Lindsey se ne va e dietro di lei appare una bambina dai capelli rossi fuoco, il viso pieno di lentiggini e gli occhi scuri.

“Lei invece è Gwen.” Anche lei sembra simpatica, ma le manca qualcosa … Sto per parlare per dire che non lo so, quando una bimba di circa quattro anni entra nello studio della Dottoressa senza permesso e comincia a saltellare ridendo. Ha dei bellissimi boccoli corvini, i suoi occhi sono azzurri, il nasino è all’insù e ha un’aria pestifera.
“Lily smettila subito!Non ti ho dato il permesso di entrare!”La ammonisce la Dottoressa, ma Lily la ignora e continua a ridere. “Scusate per questo piccolo inconveniente …” La Dottoressa cerca di scusarsi, ma io invece sono sicuro che questa è la bambina che fa per noi:è così che la volevo, non impettita e perfetta, ma un po’ pestifera, un po’ ribelle. Che poi è così che sono i bambini no?

“Gerard, prendiamo questa.” Sussurro all’orecchio del mio ragazzo, che annuisce sorridendo, capendomi al volo. Ecco perché lo amo, la pensiamo sempre allo stesso modo.

“Noi vorremmo adottarla.” La Dottoressa ci guarda ad occhi spalancati.

“Siete sicuri?” Noi annuiamo e Lily mi si aggrappa alla gamba senza staccarsi più.

“In realtà … Lily ha una gemella e dovreste adottarle insieme.” Ci informa, guardando un po’ storto la bimba attaccata alla gamba.

“Beh, vediamola.” Dice Gerard, e una bambina identica a Lily, solo con i capelli neri raccolti in due trecce entra nella stanza. “Lei si chiama Cherry.” A guardarla direi che assomiglia anche nel carattere a Lily:mentre quest’ultima non intende staccarsi dalla mia gamba, l’altra si aggrappa a quella di Gerard.

“Beh, credo che non ci molleranno più, quindi le prendiamo.” Dice lui, ridendo, mentre io sono al settimo cielo. Queste bambine mi ricordano molto me da piccolo:non stavo mai fermo ed ero una piccola peste.

“Ma … ne siete convinti?” Dice ancora un po’ dubbiosa la donna, guardando le gemelline attaccate alle nostre gambe e poi spostando lo sguardo su di noi.

“Sì.” Dico sorridendo e prendendo la penna che lei mi porge per firmare il contratto che serve per adottare dei bambini. Dopo che anche Gerard firma salutiamo la Dottoressa che sorride radiosa, felice di essersi liberata di Lily e Cherry.
Io stacco Lily dalla mia gamba e la tiro su in alto (beh non tanto in alto in realtà) e me la metto sulle spalle, facendola ridere.
“Credo che abbiamo fatto la cosa giusta.” Dice il mio ragazzo, prendendo in braccio Cherry che vuole imitare Lily e stare sulle spalle e quindi fa i capricci.

“Sono sicuro che ci renderanno felici.” Continua, mentre Cherry fa la linguaccia alla gemella perché si trova più in alto di lei e vede meglio il panorama. Lily mi strappa i capelli mentre cerco di metterla in macchina e già prevedo guai, mi sa che queste due pesti ci faranno passare davvero molti guai.

“Ahi!” Soffoco il dolore e salgo in macchina, mentre Gerard trattiene a forza una risata e accende il motore.

“Adesso andremo a casa e conoscerete zio Mikey, mio fratello.” Dico alle gemelline che però non mi ascoltano, si guardano tutte eccitate contente di essersene finalmente andate dall’orfanotrofio.
Mentre viaggiamo, mi perdo ad ammirare il panorama:l’orfanotrofio è fuori città, così si vedono colline, pianure, prati verdi infiniti. Sono così preso da questo paesaggio, che non sento più le bambine fare chiasso. Mi sento più forte con Gerard, mi sento forte abbastanza per iniziare questa avventura insieme. Io voglio farlo, voglio metterci tutto me stesso per crescere queste bambine meglio di quanto i miei genitori hanno cresciuto me, dandole un futuro migliore, diverso da quello che avrebbero avuto restando nell’orfanotrofio con quella Dottoressa.

Quando ritorno alla realtà, sento che Lily e Cherry stanno cantando con le loro vocette acute una canzoncina: “Best friends forever, best friends forever, but not now.” Sarà anche un motivetto stupido, ma non l’avevo mai sentito prima. E poi cantano in coordinazione e sono anche intonate!

“Che cos’è?” Chiedo, stupito.

“E’ una canzone che abbiamo inventato noi!” Dicono ridendo le sorelline. Io lancio uno sguardo complice a Gerard, che sta di nuovo ridendo in modo perfetto. Abbiamo adottato delle bambine musicali! Secondo me potrebbero davvero scambiarle per le nostre figlie. Voglio dire, hanno lo stesso colore di capelli di quelli di Gee, sono delle pesti come lo ero io e sono anche intonate! Sento che i prossimi anni passati con loro saranno indimenticabili e fino ad ora il mio intuito non ha sbagliato mai, giusto?

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Capitolo 16
*** We Are My Chemical Romance. ***


Epilogo
Tre anni dopo

Mi guardo allo specchio, annodandomi meglio la cravatta, sistemandomi la giacca nera elegante e pettinandomi con le mani come posso i capelli che proprio questa mattina hanno deciso di non stare in ordine.
Nel riflesso dello specchio vedo Gerard che mi si avvicina, anche lui vestito elegante, con il gel nei capelli scuri per tenerli fermi. Potevo pensarci anche io!Invece no, io sono stupido e ora, all’ultimo secondo, cerco di darmi un aspetto guardabile.
“Sono abbastanza elegante?” Gli chiedo, preoccupato, mentre continuo a scrutarmi allo specchio.

“Ma certo, Frankie.” Dice sorridendomi e abbracciandomi i fianchi. Mi avvicino a lui per baciarlo, quando sento il rumore delle corde della chitarra elettrica che vibrano e delle risate.

“Lily!Cherry!Quante volte vi devo dire che non potete toccare la mia chitarra?” Dico urlando e raggiungendo le gemelle che stanno cercando di ‘suonare’ la mia nuova e bellissima chitarra bianca.

“Andate da Gerard su.” Dico, mettendo la chitarra nella custodia nera e portandola nell’ingresso. Okay devo ammettere di essere un tantino geloso della mia chitarra. Ma voglio dire, è una Fender nuova fiammante!Me l’ha regalata Gee per il mio compleanno, e da allora l’ho tenuta come se fosse di cristallo.

“Sei pronto?Il matrimonio inizia fra due ore e noi dobbiamo stare lì prima, lo sai.” Mi fa lui, mettendosi il cappotto e prendendo le chiavi di casa. Oggi è il giorno del matrimonio di Mikey, che si sposa con Kristin e ci ha voluto come suoi testimoni, così dobbiamo stare in chiesa molto prima, soprattutto per dargli un sostegno morale. Già mi immagino in che condizioni sarà quel povero ragazzo: si agita molto facilmente.
Da quando io sono stato all’ospedale Mikey e Kristin sono diventati molto amici e alla fine hanno cominciato a frequentarsi (lo dicevo io che si piacevano) e finalmente dopo tre anni lui le ha fatto la proposta. Sono davvero contento per loro, soprattutto perché così Mikey è finalmente felice.
“Lily, Cherry, siete pronte?” Dico, chiamandole e dopo poco ricompaiono veloci sotto ai miei occhi. In effetti sono molto carine:per questa occasione abbiamo sciolto a entrambe i capelli corvini e mossi e indossano due vestitini azzurri uguali. Kristin le adora e così ha deciso di fargli portare e fedi in chiesa, ma io ho il terrore che queste pesti le perdano che ci facciano cose strane.
Spero proprio di no.

La chiesa dove si terrà il matrimonio è molto bella ed è addobbata con festoni e molti fiori profumati.
Dietro a una colonna scorgo Mikey, leggermente agitato:è vestito in giacca e cravatta, i capelli sono sistemati col gel proprio come quelli di suo fratello e si è tolto gli occhiali.
Appena ci vede ci sorride e ci viene in contro. “Ciao!Meno male che siete venuti …” Poi saluta Lily e Cherry che gli saltano praticamente addosso e ci mostra bene la chiesa.
Dopo un’ora il matrimonio sta per cominciare e io e Gerard siamo con Mikey che cerchiamo di calmarlo, perché gli sta venendo una crisi isterica, mentre le gemelle sono da Kristin per ricevere le fedi.

“E se non mi ama davvero?” Chiede Mikey, totalmente in panico.

“Ma certo che ti ama!” Dico per la terza volta, sospirando con pazienza.

“E se il matrimonio va storto?”

“Ma cosa dici!E’ tutto perfetto!” Questa volta è Gee che cerca di calmarlo, ma inutilmente, lui continua a fare domande a raffica.

“E se Kristin mi abbandona all’altare?E se …” Mikey sta per sparare un altro ‘E se ..”, ma Gerard lo blocca abbracciandolo. “Calmati fratellino, andrà tutto bene. Kristin ti ama e tu ami Kristin. Andrà tutto bene okay?” Mikey annuisce e si calma appena in tempo per l’inizio del matrimonio.

“Credo sia ora di andare.” Così torniamo nella chiesa ormai piena di gente e sento l’organo cominciare a suonare. Gerard sussurra qualcosa al fratello, che va verso l’altare seguito da noi due.
Poi dopo qualche minuto arriva la sposa:Kristin è bellissima, con i capelli che le ricadono in boccoli morbidi sulle spalle e un vestito bianco senza spalline che la fa apparire una vera principessa. Cammina verso Mikey a braccetto con il padre, un signore dai capelli neri con vari spruzzi grigi e bianchi;dietro a loro intravedo le mie due gemelline nei loro abiti celesti e spero con tutto il cuore che non facciano casini facendo cadere Mikey nel panico, ma va tutto bene e ci raggiungono felici e sorridenti con ognuna in mano un cuscino con l’anello.
La cerimonia è lunga, ma commovente e vedo Gerard che mette tutto se stesso per non piangere di fronte a tutti. Alla fine testimoniamo il loro matrimonio e Lily e Cherry gli porgono le fedi (con mio grande sollievo sono tutte intere), fino a che non arrivano le famose ultime parole: “… Allora vi dichiaro marito e moglie.” Finalmente Mikey bacia felice Kristin e non ha più nessun timore ora che sono ufficialmente sposati. La folla si scioglie in un applauso e Gerard mi sorprende mettendosi a piangere esternando i suoi sentimenti (non lo aveva mai fatto!).
Kristin e Mikey escono dalla chiesa e tutti gli lanciano il riso addosso:c’è un’atmosfera di felicità e allegria nell’aria e poi tutti ci dirigiamo alle macchine, per andare al ricevimento che si svolge in un parco che hanno affittato apposta per l’evento.

La villa per il ricevimento è molto bella ed è addobbata con grande maestria:ci sono palloncini e fiocchi bianchi ovunque e sembra che anche gli uccelli e gli insetti siano felici per questo matrimonio.
Appena arriviamo Mikey ci stringe di nuovo in un grande abbraccio, senza smettere di sorridere. “E’ andato tutto bene!Ancora non ci credo …” Sorrido e ricambio l’abbraccio, non curandomi più tanto del mio aspetto (credo di avere il nodo della cravatta storto a causa di Lily.).
Sul prato c’è un grande tavolo ricoperto da una tovaglia bianca e d’argento e sopra c’è ogni ben di dio:dalle lasagne alla pasta, dai prosciutti alle mozzarelle, dalla birra al vino, e noto anche che Mikey si è ricordato di me e che ha preso anche un menù vegetariano.
Mi guardo intorno per vedere qualche faccia conosciuta negli invitati e ci trovo Jamia che sta parlando con Ray.
“Ehy!” Dico, avvicinandomi alla coppia.

“Ciao Frankie!” Mi salutano in coro con allegria e mi porgono un bicchiere di birra che accetto volentieri.

“Ray, sei pronto per … dopo?” Faccio l’occhiolino a Ray e lui annuisce, lanciandomi uno sguardo complice.

“Vado a prendere la chitarra intanto.” Ray bacia Jamia e va verso la sua macchina. Ah, non ve lo avevo detto che Ray e Jamia stanno insieme?Beh, ve lo dico ora. Jamia è partita ed è stata fuori un anno, poi è tornata, ha conosciuto Ray grazie a me e ora escono insieme.
Mi avvicino per prendere un panino vegetariano dal tavolo, quando sento una mano posarsi sulla mia spalla.
“Ehy Frankie, sei pronto?Prendi la tua chitarra, è arrivato il momento.” Annuisco a Gerard e, con il panino ancora in bocca, vado a prendere la mia bellissima Fender.

Quando torno, vedo che qualcuno ha allestito un palco bianco vicino al tavolo del cibo, e la gente lo guarda incuriosita.
“Frank!” Dice Kristin venendo verso di me con Mikey e un altro ragazzo biondo con la barba e un piercing al labbro e dagli occhi azzurri.

“Lui è Bob. Sarà il batterista per questa esibizione.” Dice indicando il ragazzo, che mi stringe la mano, senza però dire nulla. Sembra abbastanza timido.
Dopo poco arrivano anche Ray con la sua chitarra nera e Gerard che intanto ha montato un microfono con l’asta e la batteria sul palco. Mikey prende il suo basso, quello d’argento che ha comprato da me, e ci guardiamo nervosi.
“Allora, siamo pronti?Avete studiato la canzone che ho scritto?” Dice Gerard, tormentandosi le mani per l’ansia. Tutti annuiscono e alla fine saliamo sul palco tutti insieme. Bob si sistema davanti alla batteria, Gerard prende in mano il microfono e io mi metto accanto a lui insieme a Ray e Mikey.
La gente ci fissa, ma io cerco di ignorarla, come tutti.

“Salve a tutti.” Dice Gerard al microfono, timidamente. “Siamo qui per suonare per voi una canzone che si intitola The World Is Ugly.” La gente applaude per incoraggiarci e intanto noi ci accordiamo con mani tremanti.

“Ma come vi chiamate?”Urla una voce dal pubblico. In teoria non è che abbiamo proprio un nome … Non siamo nemmeno una band. Stiamo solo suonando una canzone per il matrimonio di Mikey.

“Ehm …” Balbetta Gerard guardandomi e cercando aiuto. Io mi avvicino al microfono e per togliere dall’imbarazzo Gerard dico la prima cosa che mi viene in mente.

“Noi siamo i … My Chemical Romance.” Dico dopo poco, ricordando quello che mi aveva detto Mikey nel negozio, che mi sorride. In fondo suona bene. I My Chemical Romance.
Finiamo di accordare gli strumenti e Bob ci da il via per cominciare a suonare. Sento l’adrenalina scorrermi nel sangue e non riesco a controllare l’agitazione. Sto suonando davanti a un pubblico vero! Non lo avevo mai fatto prima!
Per un attimo penso che Gerard sia troppo emozionato per riuscire a cantare, poi invece prende un respiro profondo e la voce esce, ed anche bene.

“These are the eyes and the lies of the taken, these are their hearts but their hearts don’t beat like ours. They burn ‘cause they are all afraid, for every one of us, there’s an army of them. But you’ll never fight alone, ‘cause I wanted you to know that the world is ugly, but you’re beautiful to me. Well are you thinking of me now ...” All’inizio la sua voce è un po’ timida e vibrante, ma piano piano interpreta la sua canzone perfettamente spostandosi per il palco proprio come un cantante professionista e noi lo seguiamo suonando in perfetta coordinazione. “Stop your crying, helpless feeling, dry your eyes and start believing. There’s one thing they’ll never take from you.”

La gente applaude e urla chiedendo il bis, stupendoci. Voglio dire, certo non pensavamo di riscuotere tutto questo successo, in fondo eravamo solo qui per animare il matrimonio di Mikey …
“Che facciamo, Disenchanted?” Annuiamo e ci prepariamo per questa canzone. Gerard ne aveva scritte due per oggi, ma era sicuro che ne avremmo suonata solo una. E invece …

“Well I was there on the day, they sold the cause for the queen and when the lights all went out, we watched our lives on the screen. I hate the ending myself, but it started with an all right scene.” Gerard inizia a cantare e già partono gli applausi. Alla fine della canzone scendiamo dal palco emozionati e tutti, anche persone che non conosciamo, ci danno il cinque e ci fanno i complimenti.
Un sacco di persone apprezzano il mio modo di suonare la chitarra, a quanto pare. Tutti dicono che suoniamo benissimo insieme, come se lo facessimo da sempre.
In effetti, se non ci fossero in mezzo il lavoro e Lily e Cherry potremmo anche fare una band. E saremmo anche piuttosto bravi.

THE END.

Eeeehy salve a tutti!
Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa fan fiction. Mi sembra ieri che ho cominciato a scrivere invece è da gennaio che posto *-*
Spero tanto tanto che vi sia piacuta anche se non è proprio bellissima nè tanto lunga, e grazie davvero per il supporto che mi avete dato. Adesso iniziano i ringraziamenti, spero di non essere troppo noiosa lol
Allora, ringrazio inanzitutto tutte le personcine che hanno recensito, tutte quelle che hanno seguito la mia storia o l'hanno messa tra le preferite, chi mi ha messo tra gli autori preferiti e anche chi ha letto tutta la fan fiction in incognito senza lasciare recensioni, grazie grazie davvero tanto. Mi piace sapere che qualcuno da qualche parte l'ha letta tutta e gli è piaciuta aw
E un ultimo, enorme ringraziamento va ai My Chemical Romance, perché senza di loro questa fan fiction non esisterebbe proprio e io non sarei qui. A loro va il ringraziamento più importante.
Dopo aver fatto tutti questi bei ringraziamenti cambiamo discorso. Alloooora, sto scrivendo già un'altra fan fiction molto diversa da questa qua e sto anche cercando di farla più lunga dato che i capitoli di questa erano abbastanza brevi. Solo che volevo prima scriverla tutta e poi cominciare a postare perché così potrò aggiornare presto, magari anche più volte alla settimana ^^
Quindi non pensate di esservi liberati di me heheheh tornerò presto ;)

Baci <3

-S


 

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