4 uomini e 1 bambina

di Caramel Macchiato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pacco regalo sullo zerbino ***
Capitolo 2: *** Tale padre tale figlia ***
Capitolo 3: *** Ragazzo bonaccione: tre semplici mosse per metterlo nel sacco ***
Capitolo 4: *** Manuale per giovani genitori scapoli ***
Capitolo 5: *** Dicevano che il sangue non è acqua ***
Capitolo 6: *** Fare il vicino è un lavoro serio ***
Capitolo 7: *** Manuale inedito per un buon rapporto tra vicini ***
Capitolo 8: *** SOS: il Kraken si è risvegliato ***
Capitolo 9: *** I giochi da tavolo non sono una cosa da ragazzine ***
Capitolo 10: *** Mission possible: asilo ***
Capitolo 11: *** Disastro naturale al 4o piano ***
Capitolo 12: *** L'altro lato del 4o piano ***
Capitolo 13: *** Tipico incontro in cui vorresti diventare una trivellatrice umana e scomparire nella terra ***
Capitolo 14: *** Avventura tra i giocattoli ***
Capitolo 15: *** La 1000 e 1esima notte ***
Capitolo 16: *** Arriva la zanzara al quarto piano ***
Capitolo 17: *** Festini illegali al piano terra? ***
Capitolo 18: *** Ritrovarsi ma non perdonarsi ***
Capitolo 19: *** Camping? Camp things! ***
Capitolo 20: *** L'inizio ha una fine, ma la fine dà un inizio ***
Capitolo 21: *** Adios 4o piano ***



Capitolo 1
*** Pacco regalo sullo zerbino ***


All’alba dei miei ventidue anni mi ritrovo a chiedermi se mai prima d’ora aprire la porta di casa mi abbia mai lasciato così confuso. La risposta è sì, ma la confusione di questa volta è piuttosto preoccupante. Sullo zerbino da quattro soldi che un mio inquilino ha comprato, infatti, c’è una bambina che dimostra non più di quattro anni, i capelli lisci e neri acconciati in due codini spettinati, uno zainetto giallo canarino in spalla e due occhioni grigi che mi studiano, facendo da specchio al mio sguardo attonito. Restiamo immobili per un po’, io con ancora la mano sulla maniglia della porta, lei con i braccini vicino al corpo e le mani aggrappate agli spallacci dello zainetto. Il suo visino rotondo si contrasse in una smorfia, precedendo la sua vocina squillante.
- Ma tu non sei il mio papà!-
 
Vivo con i miei tre coinquilini da due anni ormai, studiamo all’università, tranne per Castiel, lui lavora, ma poco importa. Il succo della questione è che in due anni, mai era capitato un imprevisto come questo. Mai.
Dopo i primi attimi fermi dall’esclamazione della piccola, l’ho fatta entrare e sedere su uno dei divanetti antracite del nostro piccolo appartamento. Lysandre è uscito incuriosito dalla sua stanza, rimanendo piuttosto sorpreso dalla piccola ospite. Kentin ha fatto la sua entrata vestito solo di un asciugamano, arrossendo come un peperone notando una presenza del sesso opposto. Quando infine anche Castiel è rientrato, accompagnato da una scia di fumo, la piccola finalmente si è animata.
- Papà!-
L’espressione del cosiddetto “papà” ha mostrato di non sapere nulla al riguardo: la bocca si è appena aperta da un lato, le sopracciglia sono schizzate verso l’alto e gli occhi grigi sempre poco presenti si sono stretti ancora di più.
La piccola, incurante dell’atmosfera pesante, è saltata giù dal divanetto ed è corsa ad abbracciare il bacino del ragazzo.
- Papà, ma tu puzzi!-
Castiel ha seguito ogni sua mossa con occhi increduli. Ora alza lo sguardo feroce su di noi.
- Da dove cazzo salta fuori questa?-
- Castiel! Non parlare così male, i bambini assorbono come spugne!- Si scandalizza Lysandre.
- In verità, saremmo noi a doverti chiedere da dove sbuca. Pare sia tua- Commento io, non riuscendo a trattenere un tono glaciale.
Tra me e Castiel non è mai corso buon sangue, ma ormai siamo adulti e abbiamo messo da parte l’astio reciproco per tentare una convivenza tranquilla. Convivenza che ora si sta incrinando pericolosamente.
- Vorrai scherzare, io non ne so un c… Emerito piffero!-
Castiel sembra sul punto di perdere le staffe, gli occhi fuori dalle orbite e una mano già in tasca a cercare le sigarette. Lysandre s’avvicina e s’inginocchia davanti alla bimba, ancora avvinghiata al ragazzo.
- Senti piccola, chi è la tua mamma?-
Lei resta subito colpita dal fascino vittoriano del ragazzo.
- La mia mamma si chiama Li-
- Li? Li? L’amica di mia sorella?- Salto su io incredulo.
- Siamo stati assieme per due anni, professorino-. Sbotta Castiel sulla difensiva.
- Ciò non toglie che l’hai messa incinta! Come hai fatto a non accorgertene?-
Kentin si frappone tra noi, evitando una rissa d’appartamento che sarebbe finita male.
- Non ora gente, prima bisogna fare chiarezza. Ehi piccolina, la mamma non ti ha detto niente?-.
La bimba tira su col naso.
- La mamma è in giro per lavoro. Ero dalla nonna finora. È stata lei a portarmi qua-
Con tempismo inquietante, una vecchina asiatica entra in casa in quel momento e storce il naso disgustata dalla scia di Castiel. Non ha suonato, né bussato, e non l’abbiamo nemmeno sentita arrivare.
- Buongiorno- Gracchia inchinandosi appena.
- Uhm, salve- Rispondiamo io, Lysandre e Kentin in coro.
Lei scruta accigliata la nipotina avvinghiata a Castiel, poi rivolge un’occhiata arcigna al ragazzo.
- Beh, Li è sempre stata tempestiva nelle sue scelte… Ti affido la piccola Allegra allora-.
Dà un bacio in testa alla piccolina e se ne va sulle sue ciabattine di legno, con lo stesso mistero con cui è entrata in casa.
Solo quando si richiude la porta alle spalle, finalmente Castiel si riprende dal suo stato di shock.
- Me l’affida? Ma stiamo scherzando? Ma da dove è saltata fuori poi?-
Tira fuori il cellulare di tasca, si scrolla la bambina di dosso ed esce, sbattendosi la porta alle spalle.
Allegra sembra sinceramente ferita dai modi bruschi del padre.
- Che ne dite di un tè?- Salta su allegramente Lysandre.
- Sì! Dovremmo avere in giro dei biscotti!- Aggiungo io, sentendomi improvvisamente colpevole, non so per quale ragione.
- Io andrò a vestirmi!- Annuncia allegramente Kentin, sgattaiolando via a paso di danza.
Il tè sembra proprio il rimedio giusto: un bel tazzone fumante sembra l’unica cosa in grado di fermare il moccolone che sta scendendo dal naso della bimba. Beve una sorsata e allontana bruscamente la tazza dalla bocca, la lingua a penzoloni rossa.
- Ti sei scottata?- Le chiede dolcemente Lysandre.
Lei annuisce, la lingua sempre a penzoloni. I suoi occhioni grigi vengono assorbiti da quel ragazzo strano.
- Come ti chiami?-
- Lysandre, cara-
- Lysandre. Io sono Allegra!-
- Sì, lo sei davvero- Ridacchia lui.
- Lysandre, tu sei un principe?-
- No, non mi risulta di essere un principe. Però magari ho del sangue blu nelle vene…-
- Sangue blu?! Come fa il sangue ad essere blu? Lo si pittura?-
- No, niente del genere. Si dice che re, regine, principi e principesse nascono col sangue blu-
La piccola fa una faccia sorpresa piuttosto comica, e prende a cercare le sue vene su un braccio.
A distoglierla da quel nuovo passatempo ci pensa Kentin, entrando vestito finalmente e sedendosi al suo posto.
- E tu come ti chiami?-
- Kentin- Risponde lui, ripiombando nel disagio del non sapere come comportarsi con i bambini.
- Io Allegra. Ho quattro anni e due mesi!-
- Caspita, sei grande allora!-
- E tu quanti anni hai?-
- Io ne ho ventidue-
- Come la mia mamma!-
Kentin annuisce con un sorriso di circostanza. La bimba si ricorda solo allora di me e mi rivolge uno sguardo penetrante, maledettamente simile a quello di Castiel.
- E tu come ti chiami?-
- Sono Nathaniel-
- Perché sei arrabbiato, Nathaniel?-
- Non sono arrabbiato-
- Infatti, quella è la sua faccia normale!- Conferma Kentin ridendo, il suo disagio che va sciogliendosi.
Allegra, dopo quell’affermazione, perde subito interesse verso di me, ma non m’importa.
Li ha ventidue-ventitre anni come noi. Allegra ne ha quattro. Vuol dire che Li è rimasta incinta tra i diciotto e i diciannove anni. Come abbiamo fatto a non accorgercene a scuola?
Faccio lavorare le meningi in cerca di una spiegazione.
Castiel e Li si sono lasciati quell’anno, è probabile che sia stato per questo? No, Castiel è caduto dal mirtillo quando l’ha saputo poco fa. Allora perché?
La bambina fa cadere sonoramente la testa sul tavolo e mi fa sobbalzare.
- Si è addormentata- Bisbiglia sbalordito Lysandre.
- Mettiamola sul divano- Propone Kentin, incaricandosi di prendere cautamente il corpicino della piccola e di trasportarlo fino al divano.
Non appena Lysandre la copre con la sua giacca e i due fanno ritorno al tavolo con aria soddisfatta, mi preparo al mio interrogatorio.
- Ricordate perché Castiel e Li si sono lasciati?-
Kentin si gratta il mento pensieroso, ma è Lysandre a rispondere.
- Li ha sempre voluto far la modella. Ricordo che si sono lasciati perché lei era riuscita ad ottenere un contratto e doveva partire. Non ha mai finito il liceo, penso-
- È vero, in effetti non me la ricordo alla consegna del diploma- Salta su Kentin, sollevato di non dover ravanare nei suoi ricordi.
- Ora ricordo. Mia sorella le telefonava quasi ogni sera per sapere come stava andando. Ora però mi viene il dubbio che le telefonasse per il bambino, non per il lavoro-. Ricordo in quel momento.
- Però come ha fatto a lavorare come modella se le stava venendo il pancione?- Si chiede Kentin.
- E perché… Insomma, perché l’ha tenuto? Era appena una ragazza!-
Sbotto, decidendo di correre il rischio di sembrare menefreghista.
- Magari se n’è accorta quando ormai era evidente. Oppure, semplicemente, non s’è l’è sentita di stroncare una vita sul nascere-. Riflette Lysandre, senza far trasparire una piccola nota d’accusa nei miei confronti.
- Certo, è difficile immaginare Li così sentimentale… È sempre stata fredda e menefreghista. Però chi lo sa?-
Torniamo in silenzio, ognuno immerso nei suoi ragionamenti.
 - C’è così tanto che non capisco, e così tanto che mi sembra surreale-. Sussurra Lysandre dopo un attimo.
- Sì, sembra molto una si quelle soap opere che le ragazze ci facevano vedere al liceo- Borbotta Kentin, passandosi una mano tra i capelli color nocciola.
Io mi limito a stringermi la radice del naso con due dita, chiudendo gli occhi e imponendomi la calma.
- Quindi, se ho capito bene, Li e quella vecchietta ci hanno sbolognato questa bambina?-.
- Non so, non ho capito molto bene- Risponde Lysandre.
- Piuttosto: Castiel dov’è? È lui il diretto interessato della faccenda!- Borbotta Kentin.
Stringo con forza la radice del naso tra due dita, imponendomi la calma prima di partire in quarta per una qualche sfuriata insensata.
Non faccio in tempo ad aprire la bocca che la porta d’entrata si apre e si richiude pesantemente, mentre un Castiel che ansima come un bue, con i capelli scarmigliati e un’espressione assassina fa la sua entrata e si siede con mala grazia al tavolo, buttando il telefono davanti a sé e prendendosi la testa tra le mani.
- Ho chiamato Li- Borbotta quando finalmente ha ripreso fiato.
- Eh?- Si arrischia ad incitarlo Lysandre.
- Quella stronza mi ha detto che è in tour per la settimana della moda, che ha lasciato la marmocchia da sua madre e che era da un pezzo che ‘sta qua diceva di volermi conoscere! Ma quando le ho rinfacciato che non mi ha mai parlato di una bambina, che ero sconvolto e che non volevo occuparmene così di punto in bianco, ha cominciato a darmi del cattivo e dell’insensibile, accusandomi del fatto che un bambino si fa in due e altre stronzate del genere. Insomma, sono andato in bestia e ho preso ad insultarla e mi son dimenticato di chiederle dove sta sua madre, così gliela riportavamo. Tra l’altro quella vecchia è tipo scomparsa! La stavo seguendo giù dalle scale e pensavo di raggiungerla, e invece nulla…’Sti asiatici sono inquietanti a volte…-
Butta fuori tutto d’un fiato, facendo il verso alla vocetta di Li.
- Senti un po’ Castiel: noi non abbiamo tempo per star dietro anche a una bambina di quattro anni, quindi ora riprendi il telefono e la richiami- Sbotto, vedendo la mia pazienza incrinarsi pericolosamente.
- Col cazzo! Non la chiamo più quella!- Mi ringhia contro.
- Forse non hai capito, ma questo è un tuo problema, è tua figlia, quindi non metterci in mezzo!-
- Aspetta Nathaniel, capisco le tue motivazioni, ma è pur sempre un essere umano! Non possiamo abbandonarla sul marciapiede in un scatola con scritto “adottami”-
S’intromette Kentin.
- Non sto dicendo questo, sto solo dicendo di prendere quel dannato telefono e di richiamare quella dannata donna!-.
Sono alterato, mi sono perfino alzato in piedi poggiando pesantemente le mani sul tavolo. In quell’attimo di pausa, rotto solo dai nostri respiri ansanti di rabbia, ci rendiamo conto che Allegra non sta più sonnecchiando e che sta in piedi davanti al tavolo, a guardarci incuriosita, probabilmente chiedendosi il significato di parole come “stronza” e “cazzo”.
- Oh Allegra, ti abbiamo svegliata?- Chiede Lysandre, la voce che tradisce la sua preoccupazione per il mio stesso pensiero.
- Sì, ma non fa niente visto che il papà è tornato-
Castiel s’irrigidisce vistosamente.
- Dimmi marmocchietta, perché hai deciso di conoscermi ora?- Le chiede Castiel, non riuscendo a mascherare una nota aggressiva.
Lei scrolla le spalle, come a scrollare via quell’umore del padre, e allunga le braccia verso Lysandre, chiedendogli di prenderla in braccio.
- La mamma è sempre in giro per lavoro, e io sto sempre dai nonni. Però all’asilo vedo sempre gli altri bambini arrivare con i loro papà, allora ho chiesto alla mamma dov’era il mio papà. Ed eccomi qua-
Avevo l’impressione che ci fosse qualcosa di più di un “eccomi qua”, ma non osai contraddire quella piccola tempestosa.
- E non vuoi tornare dai nonni?- Le chiede con voce persuasiva.
- I nonni li conosco da sempre. Ora voglio conoscere te!-
Allegra sorride con innocenza al ragazzo, in un probabile inizio di crisi esistenziale.

ANGOLINO CARAM. MACCH.
Sono tornata muahhahaha! Eccomi qua con una storia un po' strampalata che mi è venuta in mente di botto sull'autobus. Non penso che sarò disciplinata come per le altre storie, ciò vuol dire che non so bene quando pubblicherò altri capitoli(so che lo farò, ma sto ancora accetando l'idea di aver scritto questa storia :,D)... Mmm beh, al solito! Commentate bene o commentate male, basta che commentate! Insultatemi, ripudiatemi, fatemi pat-pat sulla testa... Tutto ciò che volete!
Adioooos P.S per ora resterà incompleta, magari in futuro la continuerò

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Capitolo 2
*** Tale padre tale figlia ***


- Allora, piccolina, cosa vorresti per cena?- Chiedo alla bambina studiando con aria scettica il frigo semivuoto. Sono quasi sicuro che era il turno di Kentin di fare la spesa, questo spiega il perché degli ingredienti spaiati.
- Mmm, le patate fritte!-
- Con cosa?-
- Col ketchup!-
Mi scappa da ridere, e mi affretto a richiudere il frigo.
- Bene, allora dobbiamo andare a far la spesa, prima che i negozi chiudano. Vieni con me?-
- Sì!- La bambina s’illumina e corre a prendere la sua giacchetta a vento verde mela.
- Qualcun altro vuole venire con noi?-
Nathaniel è chiuso nella sua stanza a studiare, Kentin si limita a scrollare la testa, senza distogliere gli occhi dalla partita di basket in tv, Castiel mi rivolge un’occhiata truce dalla sua postazione da fumatore, vicino a una finestra aperta.
- Immagino sia un no- Sospiro, cercando il mio cappotto nero tra le varie giacche appese all’entrata.
La bimba mi trotterella accanto con un bel sorriso e mi segue fuori dalla porta. Incredibile come si è affezionata a me che, essendo il più piccolo in famiglia, non so bene come comportarmi con i bambini.
Allunga una manina e afferra la mia.
- Lysandre, perché il papà è così arrabbiato con la mamma?-
- È una storia un po’ complicata. Diciamo che non sapeva che saresti venuta oggi-.
- È arrabbiato anche con me?-
- No, non preoccuparti-.
In verità, sono poco convinto che Castiel non ce l’abbia anche con Allegra, ma evito di preoccupare la bambina, che sembra tornata vivace dopo aver constatato che non si deve preoccupare.
Attraversiamo la strada e c’incamminiamo al piccolo supermarket dietro l’angolo.
- Tu lavori?-
- No, studio ancora-
- Ma non sei troppo grande per studiare?-.
- Studio all’università, la scuola per i grandi-
- E cosa studi?-
- La musica e la storia del Mondo-
I suoi occhi si fanno più grandi mentre la sua bocca si apre in un “Ohhh”.
- Anche il papà studia?-
- No, il papà lavora-
La piccola mi rivolse una piccola smorfia confusa, che mi fece ridere.
- Castiel ha preferito cominciare a lavorare, mentre io ho deciso di continuare la scuola per adulti-.
Sta per porre l’ennesima domanda quando c’imbattiamo in una delle persone che, sono pronto a mettere la mano sul fuoco, complicherà di più tutta la situazione: la padrona del nostro stabile. Tonda in ogni parte del corpo, bassa, sulla cinquantina, pesantemente truccata e senza un capello fuori posto.
- Oh! Lysandre caro! E questa piccolina? È una tua parente?-
Allegra, intimorita da quella specie di signora, si nasconde dietro le mie gambe e la scruta con un’occhiata particolarmente simile a quelle disgustate di Castiel.
- Più meno. È imparentata con Castiel, ma per ora ce ne prendiamo cura un po’ tutti-.
- Wow piccolina! Che fortuna a stare con quattro ragazzi così belli!-
Gorgheggia lei, avvicinando la sua faccia gelatinosa alla bambina, che non riesce a trattenere una smorfia disgustata e ad indietreggiare ancora di più.
La donna sembra un po’ delusa dalla mancanza di reazione e torna a fissarmi con un sorriso mieloso.
- Beh, si vede proprio che è parente di Castiel! Verrò a farvi visita in questi giorni, solo per accertarmi che sopravviva-.
- Grazie signora-
Ci saluta con una mano paffuta piena di anelli e se ne va ondeggiando con il suo sacchetto della spesa. Allegra mi guarda con le labbra arricciate e una strana onda delle sopracciglia.
- Ma cos’era quella?-
- Una persona, Allegra, la nostra padrona di casa per essere più precisi-.
- Ma cos’aveva in faccia?-
Ridacchio, prendendo il portafogli dalla tasca del cappotto e cercando una monetina da mettere nel carrello. La bimba mi saltella davanti, facendomi intendere che vuole metterla lei  nel carrello.
- La signora era una cantante lirica. Sai cos’è la musica lirica?-
- No- Borbotta lei, infilando la moneta nella fessura e trascinando il nostro carrello verso di me.
- È quella musica in cui… Come spiegarlo? Ci sono donne e uomini che cantano a pieni polmoni-.
Le canticchio un versetto di Figaro del Barbiere di Siviglia e lei subito annuisce.
- Ah sì, quei cantanti che sembrano dei tacchini strozzati-.
- Ma no Allegra, è un modo molto difficile di cantare. Magari quando sarai più grande, cambierai idea-.
Lei scrolla le spalle ma non mi contraddice, il suo interesse subito attratto da uno stand pieno di coniglietti di cioccolato. Scrollo la testa scocciato: siamo solo a fine febbraio e di già comincia la campagna pasquale.
- Lysandre, posso prenderne uno?-
- D’accordo, solo uno però-
Allegra afferra un coniglietto di cioccolato al latte e lo butta nel carrello, appendendosi al bordo per arrivarci, dopodiché comincia a scorrazzare in giro in cerca di prodotti famigliari.
Sto decidendo quale marca di patatine fritte è più conveniente alle mie tasche quando il cellulare mi ronza in tasca. Castiel.
- Non c’è più birra, comprane un po’-
- No, niente birra. C’è una bambina ora in casa-
- Vorrai scherzare! Se mi togli anche la birra, mi manca solo che far voto di castità e andarmene in un convento, poi ho finito le ragioni per cui non vale la pena vivere! Andiamo Lysandre, non fare il rompipalle-
- Castiel. Io compro con i miei soldi per tutti quanti. Se tu vuoi la birra te la compri con i tuoi, d’accordo?-
Lo sento ringhiare, ma non ribatte.
- La mocciosa come si sta comportando?-
- Bene, è molto vivace. Ha incontrato la padrona di casa-
- Oh, poveretta. Ripensandoci, è un buon movente per farla scappare da casa nostra!-
- Dimentichi che è figlia tua: l’ha vista e non si è curata di nascondere quanto le faceva schifo-.
Lo sento ridacchiare per la prima volta quel giorno.
- Vabbè, vedi di non viziarla: ho visto come ti si è attaccata addosso subito. Penserà che sei il principe azzurro o qualcosa del genere-
- Tranquillo papà-
- Ehi, non è divertente. Non mi sono ancora arreso a riportarla da quella vecchia cinese-.
- Ho capito. A dopo-
- Ciao-
Riattacco e vedo Allegra corrermi in contro con la bocca piena.
- Lysandre guarda! Lì danno formaggio gratis!-
Seguo il suo sguardo e vedo un piccolo stand di assaggi, supervisionato da una ragazza che mi ha già adocchiato e sta facendo vagare il suo sguardo adorante da me ad Allegra.
- Sì, ma non rovinarti l’appetito-
La spingo via a disagio dallo sguardo di quella tizia adorante.
Non posso dire che fare la spesa con una bambina sia uno spasso, soprattutto se è una bambina come Allegra: mentre io cercavo di evitare i prodotti costose, le mi correva incontro tutta eccitata con scatole di civo che mangiamo una volta ogni sei mesi, se tutto va bene, e dovevo farglieli riportare indietro. A volte faceva pure i capricci, insistendo per prendere dei biscotti o dei cereali, e dissuaderla gentilmente che non ne avevamo bisogno non è stata un’impresa facile. Non so che tipo di vita conduce con Li, ma presto si sarebbe dovuta adattare a quella di quattro coinquilini maschi, quasi sempre sul lastrico e poco abituati ai piaceri de palato. Di certo Castiel l’avrebbe vista come un’altra possibilità di sbarazzarsi della bambina.
Le lancio un’occhiata: ora è tutta sorridente, mi segue come un cagnolina trascinando il suo coniglietto di cioccolato e un casco di banane, orgogliosa della sua utilità. Sogghigno e mi assicuro di farle attraversare la strada dopo aver guardato da entrambi i lati.
Mi stupisce con quanta facilità me ne prendevo cura, senza sentire fastidio o disagio.
 
- Siamo a casa!-
Si premura di strillare Allegra, entrando in cucina e posando il suo bottino sul bancone, per poi togliersi la giacca e lasciarla su una sedia, e andare a sgambettare in cerca di qualche altra presenza umana.
Nathaniel esce dalla sua stanza, gli occhi stanchi e i capelli in disordine. Da una pacca distratta in testa alla bimba e mi raggiunse.
- Andata bene?-
- Sì, non ha dato problemi-
Rispondo, appendendo il mio cappotto e riperdendo i sacchetti della spesa per portarli in cucina.
Lui mi segue sogghignando.
- Quindi ora sei tu mamma chioccia?-
Scrollo la testa, evitando di cadere nella sua provocazione.
- Dammi una mano piuttosto. A studiare ti è scoppiato un neurone, credo-.
Nathaniel mi rivolge una linguaccia e prende a mettere al suo posto la spesa.
Castiel sbuca in quel momento dal bagno, un asciugamano sulla testa a modi Madonnina. Il suo sguardo si ferma sulla piccola, che gli saltella in contro con un sorriso.
- Siamo tornati!-
- L’ho sentito, marmocchia, non c’è bisogno che urli quando parli-.
La supera e ci raggiunse in cucina. La bimba non si scoraggia e lo segue.
- Ci ho pensato: già vivere in quattro ha i suoi problemi. Ma in cinque? Non parlo solo di spese, ma anche, per esempio, dove la mettiamo a dormire?-. Chiede Castiel, appoggiandosi al bancone della cucina.
- Ma come, con il suo papà ovviamente- Lo stuzzica Nathaniel.
- È fuori questione- Sbotta lui.
- In effetti, con tutta la porcheria che hai in giro, si potrebbe traumatizzare- Concorda il biondo, accendendo il forno per le patatine e spargendole su una teglia.
- Potremmo lasciarla sul divano: è uno scricciolo- Propone Castiel, prendendo le misure della bimba, che si è arrampicata su una sedia e ha preso a giocherellare con le sue dita.
- Ci penseremo più tardi, piuttosto: Kentin è andato a correre?- Chiedo, riempiendo d’olio una padella antiaderente.
- Come sempre. A volte mi chiedo se gli spunteranno muscoli anche nel cranio, che gli stringeranno il cervello e…-
- Sì, va bene Castiel, abbiamo capito. To’, pensa ad apparecchiare- Sbotta Nathaniel, sbolognandoli una pila di piatti per farlo tacere.
Il rosso gli rivolse un’occhiataccia, con tanto di naso arricciato solo da un lato e prende a sbattere i piatti sul tavolo. Lancio un’occhiata ad Allegra, e la vedo intenta a provare ad arricciare il naso come ha fatto il ragazzo poco fa.
- Allegra, vuoi fare qualcosa?-
- Sì!-
Lei salta subito in piedi e ci raggiunge saltellando come un grillo.
- Guarda in quell’armadietto, ci sono i tovaglioli-.
Glielo indico, prima di buttare le fette di carne impannata nella padella.
La bimba prende i tovaglioli di carta e si affianca al padre nell’apparecchiare. In effetti, ad averli vicini, si vedono alcune somiglianze: non solo il colore degli occhi, ma anche la forma delle labbra e gli zigomi che, probabilmente, diventeranno alti. Però è ancora piccola, crescendo cambierà.
Mi ritrovo ancora a pensare alle motivazioni di Li per tenerla.
Il corso dei miei pensieri viene interrotto da Kentin di ritorno dalla sua corsa, che entra pesantemente in casa, sbuffando come un toro, e si accascia su una sedia, distrutto e senza un briciolo di energia. Comprensibile, data la velocità estrema che adotta sempre per quelle sue “corsette”.
- Ma ti devi proprio svaccare qui?-
Borbotta Castiel, irritato dal nuovo ostacolo al tavolo.
Il moro si limita a lanciargli un’occhiata e torna a concentrarsi sul suo respiro, che piano piano si calma.
- Puzzi, vai a lavarti-
Gli fa notare la piccolina, mettendosi le mani sui fianchi.
Kentin sembra ricordarsi solo allora della nostra quinta inquilina, e le rivolge un sorriso timido.
- Sì… Ora vado-
Lei annuisce e aspetta finché il ragazzo non si alza e si dirige nella sua stanza in cerca di vestiti puliti, poi riprende a seguire Castiel, credendo di aiutarlo.
Quando il rosso finisce, si dirige alla finestra del fumo e si siede sul davanzale, estraendo una sigaretta dal pacchetto in pianta stabile sul davanzale, accorgendosi che Allegra lo segue anche lì.
- Ah-ah marmocchia, qui non devi venire. È off limits-
- Off…-
- Non ci puoi venire-
Castiel apre la finestra e armeggia con  l’accendino, ignorando il faccino deluso della figlia, che torna mogia mogia al tavolo.
- Tra poco è pronto- Cerco di tirarla su di morale.
Nathaniel scocca un’occhiata irritata a Castiel, ma trattiene il commento pungente che stava per sputare, posizionandosi a braccia conserte davanti al forno, un muso lungo sul viso.
Abbiamo ventidue anni, ma a volte siamo ancora dei ragazzini.

ANGOLO DRITTO CARAM. MACCH.
Ormai è fatta: Lysandre è sputato a una delle mie sorelle, solo in  versione maschile XD Però non è così che lo volevo, uffa! In questo capitolo mi è tornato in mente quanto adoravo da piccola le piccole cose come, appunto, mettere la monetina nel carrello, o spingerlo direttamente, anche se il mio mento arrivava appena al suo seggiolino :,D Viva l'infanzia!
 

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Capitolo 3
*** Ragazzo bonaccione: tre semplici mosse per metterlo nel sacco ***


Avevamo discusso a lungo, cercato più soluzioni, chiedendo perfino alla diretta interessata cosa voleva fare… Ed eravamo giunti a questo. Sono le due del mattino, sono stato svegliato dalla bambina che ora, come in un film horror, è in piedi davanti alla mia porta, un peluche a forma di procione tra le braccia e i suoi occhioni luminosi che si soffermano per un attimo sul mio torace nudo, per poi distogliersi con disgusto.
- Ma sei nudo!-
- No, ho i pantaloni, vedi? Cosa c’è, sono le due del mattino-
Allegra toglie un braccio dal procione e si copre gli occhi, prima di tornare a voltarsi verso di me.
- Non riesco a dormire. Ho provato ad andare dal papà, ma la porta è chiusa a chiave. Ho provato anche da Lysandre ma non si sveglia…-.
E allora aveva preferito me a Nathaniel. Fantastico.
Faccio andare un lungo sospiro, troppo assonnato e stordito per discutere.
- Dai, ti accompagno di nuovo al divano-
- Ma non riesco a dormire li!-
- Non c’è alternativa, Allegra-
- Sì invece!-
Stringe le labbra impazientemente.
- Dormo con te!-
- Non se ne parla-
- Ma sarò brava! Non occupo tanto posto!-
- Allegra, no-
Le labbra della piccola cominciano a tremare e si piegano in una smorfia addolorata.
- Ma io non riesco a dormire li!-
- E perché mai? No, senti, non me lo dire. Facciamo così: dormo io sul divano e tu nel mio letto, okay?-.
Lei abbassa gli occhi ma non risponde, ma mentre mi stacco dalla porta per prenderla e portarla di peso nel letto, lei si allontana da me con piccole grida isteriche.
- Ehi, calma! Abbassa la voce o sveglierai gli altri!-
Sento la situazione che mi sta sfuggendo di mano e non so cosa fare. Lei torna a fissarmi con gli occhioni pieni di lacrime e le guance arrossate.
- Non voglio dormire da sola!-
Piagnucola, ignorando di abbassare la voce, che ora sta diventando capricciosa.
Mi passo una mano tra i capelli, sempre più in panico, e infine la prendo in braccio senza il minimo sforzo.
- Okay, ho capito, però non piangere-
Come per magia, lacrime e moccio al naso spariscono, mentre lei mi passa un braccino attorno al collo.
- Posso dormire con te quindi?-
Chiede con vocina speranzosa.
- Sì, d’accordo. Solo per stanotte però-
Lei annuisce, le ultime tracce dei capricci che svaniscono, mentre poggia la sua testolina sul mio torace.
La porto in camera e provo ad immaginare come la vede una bambina di quattro anni: un materasso pensato per un letto francese per terra,  uno scaffale che ho ribattezzato armadio colmo di vestiti e scarpe senza un ordine preciso, accanto allo scaffale una piccola scrivania nera su cui c’è il mio portatile, un paio di penne e matite e qualche post-it.
Sul pezzo di parete restante tra la finestra e il mio materasso ho attaccato una sbarra orizzontale per fare un po’ d’esercizio. Sbarra che sostiene anche una palla da basket.
Accendo la lampada accanto al letto e stringo gli occhi accecato.
- D’accordo, staremo un po’ stretti, ma che non scalci…-.
- Mai! La mamma me l’ha detto!-
S’intrufola nel letto con un sorrisone e si stringe il procione al petto. Scrollo la testa ancora dubbioso di aver fatto bene a cedere ai capricci della bambina, ma mentre rifletto su questo sono già tornato in salotto a prendere il suo cuscino e sono tornato al tepore del mio piumone.
- Domani mattina… Cioè, questa mattina devo andare a scuola, quindi metto la sveglia. Tu puoi dormire lo stesso-
Lei annuisce e chiude gli occhi soddisfatta, borbottando un “buona notte” sbadigliando.
Rimango a fissare per un po’ il suo visino tondo e pallido, poi mi decido a spegnere la luce e a dormire.
O qualcosa del genere.
Insomma.
Mi riscuoto dal mondo dei sogni prima ancora che la sveglia suona, venendo centrato per l’ennesima volta da un calcio della bambina in piena schiena. Decido di alzarmi, probabilmente l’unica soluzione per ottenere un po’ di pace. Rotolo fuori da sotto il piumone e atterro sul freddo pavimento in piastrelle, per poi mettermi faticosamente in posizione eretta  e rabbrividire al primo contatto con l’aria mattutina. Cerco a tentoni la maniglia della porta davanti a me e sgattaiolo fuori dalla mia stanza, entrando nel soggiorno-salotto che sembra addormentato come il resto della casa. Una rapida occhiata non proprio a fuoco all’orologio in cucina mi annuncia allegramente che sono le dannatissime sei del mattino, e che avrei tranquillamente potuto dormire ancora un’ora se non avessi avuto la geniale idea di fare l’adulto accondiscendente.
Afferro rabbiosamente una ciotola, i cereali e il latte, attivo la macchinetta del caffè in un momento di sadico piacere al pensiero di quanto rumore fa quel cannone. Una delle tante trovate geniali di Nathaniel. L’uomo superaccessoriato. La spengo poco dopo, optando per la vecchia e buona caffettiera con la moka. Sommergo i cereali di latte e finalmente mi decido ad accendere la luce, preparandomi allo shock che potrebbe bruciarmi la retina. Schiaccio il pulsante e le mie palpebre subito si ribellano, cercando di abbassarsi e urlando aiuto per poter proteggere i miei occhi. I miei occhi stupendi, scusate. Ci tengo alla cosa più bella che ho!
Dopo qualche secondo d’immobilità, finalmente il mio appartamento torna ad essere tale e non una massa di colori. Sempre sfocato, visto che sono miope, ma sempre un appartamento.
Torno a sedermi con i primi borbottii della caffettiera, ma appena poso il mio didietro sulla sedia, ecco che la porta di camera mia si apre e la figurina di un metro di Allegra sbuca sulla soglia. S’avvicina stropicciandosi gli occhi, la camicia da notte azzurra storta sulle spalle, il procione inchiodato contro un braccio. Fa un grande sbadiglio e si arrampica sulla sedia di fronte alla mia, posa il peluche e mi sorride, lo sguardo un po’ vacuo che la fa somigliare a una piccola ubriaca.
- Buongiorno. Non riesci più a dormire?-
Le chiedo, notando che la mia irritazione nei suoi confronti sembra sparita.
- Volevo fare colazione con te. È brutto farla da soli-
- In verità sono in anticipo-
Intanto mi alzo e le prendo una scodella e un cucchiaio. Lei lancia un lungo sguardo ai cereali più economici sul mercato, poi se li versa e li sommerge di latte.
Verso il mio caffè in una tazza e le scaldo un po’ di latte per farci una cioccolata.
- Dormito bene?- Le chiedo tornando al mio posto.
- Ho fatto un sogno!- Annuncia, risvegliandosi un poco.
Sbarro gli occhi in un espressione meravigliata, poi mi porto una bella cucchiaiata di cereali alla bocca.
- Ho sognato i gommini, quelli a forma di orso. Però giocavano a combattersi: i gommini rossi contro quelli verdi, quelli gialli, e anche quelli blu. Ce n’erano anche blu-
Ecco spiegata la sua agitazione notturna. Però… Un guerra di gommini a soli quattro anni? Questa bambina diventerà una potenziale criminale?
Lei sta masticando con la bocca semi aperta, gli occhi sbarrati che aspettano una mia reazione.
- Ah beh, speriamo sia stato un gioco divertente-.
- Non lo so. Io non giocavo-
Rimesta la sua colazione un paio di volte, poi fa una carezza al suo peluche.
- Tu hai sognato qualcosa Kentin?-
- Io? No nulla-
Avrei voluto aggiungere che non ne ho avuto la possibilità visto che sono rimasto nel dormiveglia per tutta la notte, ma non ha senso.
- I sogni sono belli però-
- Non quelli brutti-
- No, quelli brutti no. Mi fanno paura-
Butto giù il latte rimasto nella mia scodella e finisco anche il caffè, per poi alzarmi e portare tutto nel lavandino. Allegra mi segue, lasciando la ciotola mezza piena sul tavolo.
Vabbè, finché è la colazione…
- Torna a dormire, Nathaniel e Lysandre si sveglieranno tra un oretta circa-
Lei annuisce, rimane per un attimo ferma, poi allunga le braccia verso di me e io la prendo in braccio, accorgendomi come mi viene naturale e facile.
Lei mi stringe le braccia al collo e mi stampa un sonoro e inaspettato bacio sulla guancia.
- Grazie per avermi fatto dormire con te. Sei gentile-
Rimango per un attimo interdetto, poi la rimetto a terra e le do un paio di goffe pacche in testa, prima di schizzare in bagno per farmi una doccia gelata. In imbarazzo per un bacetto da una bambina di quattro anni. A volte mi chiedo che problema ho.

L'ANGOLO DA EVITARE DI CARAM. MACCH.
*Si schiarisce la voce* E Kentin è, e Kentin è, una cosa che meno c'è meglio èèèè XD ok scherzi a parte... Ho seri problemi per i cpaitoli deidcati solo a lui, non ho mai niente da dire! Non lo disprezzo affatto, ma proprio non ci riesco :,( Comunque sia, penso proprio che Kentin ha le carte in regola per diventare un papà d'oro, però è ancora inesperto e non ha ancora concepito l'idea della paternità( per fortuna *mi sciugo il sudore dalla fronte*), ecco perché è ancora goffo e insicuro con i piccoli mostriciattoli :3 Comunque sia, giuro che dedicherò un capitolo lunghissimo solo a lui! Yuhuuuu!
 
 

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Capitolo 4
*** Manuale per giovani genitori scapoli ***


È lunedì. Il giorno più bello della settimana. Perché? Semplice: ho l’appartamento tutto per me! Nessun coinquilino, niente lavoro, nessun dovere…
Apro la porta della mia stanza e mi ritrovo la mocciosetta davanti alla televisione a guardare un cartone. Richiudo di scatto la porta e vado in cerca del mio cellulare. Ci dev’essere qualcosa di sbagliato, è ovvio. Il cellulare mi dà mezzogiorno e un quarto. Questo vuol dire che l’appartamento è fottutamente vuoto, e che quella piccoletta me la devo cuccare io!
Sento il nervosismo accumularsi nel mio cervello mezzo sveglio. No okay, calma, un bel respiro… Posso sempre lasciarla dalla padrona di casa!
Mi complimento per la trovata, e finalmente prendo coraggio ed esco.
La mocciosa si gira e mi sorride, per poi alzarsi dal divano con un salto e venirmi in contro.
- Buongiorno!-
La squadro da capo a piedi.
- Sei ancora in pigiama-
- Anche tu-
- Io mi sono appena svegliato-
- Ma è ora di pranzo!-
Mi passo una mano sugli occhi cercando di non esasperarmi fin dal primo momento.
- Vai a vestirti, io penso al pranzo-
Lei annuisce e saltella verso la camera di Kentin. Un momento: nella camera di Kentin?!
- Mocciosetta che fai? Quella non è la tua stanza-
- Kentin mi ha lasciato dormire con lui sta notte!-.
Risponde lei, già nella camera del mio coinquilino. Non riesco a tenere a freno dei brutti sospetti. Tiro fuori dal frigo qualche uova e i toast da un armadietto, in vena di una di quelle colazioni che sembrano stroncarti, ma che sono ben poco in verità.
La mocciosa esce dalla stanza di Kentin tutta allegra e prede ad osservare attentamente ogni mia mossa.
- Cosa fai?-
- Uova strapazzate e toast-
- I toast! Li adoro, ma la mamma dice che il pane bianco non fa bene-.
Ottimo, noi invece lo avremmo mangiato lo stesso.
La istruisco su dove trovare le stoviglie e in dieci minuti siamo a tavola, i piatti colmi di uova strapazzate e toast, Allegra che sembra stia per mangiare caviale da quanto è emozionata.
- Buon appetito!-
Strilla con la sua vocetta squillante che mi perfora le orecchie, prima di infilarsi una grande forchettata di uova e dare un morso alla prima fetta di toast.
- Cosa facciamo oggi?-
Mi chiede con la bocca piena.
- Cosa facciamo noi?-
- Sì. Io e te-
Ridacchia contenta. Mastico per un attimo la mia colazione, poi poso la forchetta e incrocio le braccia sul tavolo, sporgendomi verso di lei.
- Sarà molto semplice: io andrò a farmi i c… I, uhm, cavalli miei, tu invece andrai a giocare da una signora che ti vuole tanto bene-
- La nonna?-
- No, purtroppo la nonna non so dov’è-
Corruga le sopracciglia scure e mi rivolge un’occhiata dubbiosa.
- Perché non possiamo stare insieme?-
- Perché io non ne ho voglia-
- Ma i papà stanno sempre con i bambini! Sempre!-
Non so dove abbia visto questi padri sempre con i figli, ma il suo faccino si sta colorendo pericolosamente, e l’ultima cosa che voglio e una bambina frignante in casa, dopo solo mezz’ora dal mio risveglio per di più.
- Ne parliamo dopo, ora finisci di mangiare-.
Mi onora di un’occhiata risentita, poi riprende a torturare il cibo nel suo piatto. Poco importa, ora devo solo decidere con chi passare la giornata e dove. Una mocciosetta alta sì e no un metro non è nei miei programmi.
Finisco di mangiare e lavo in fretta le mie stoviglie. Allegra mi porge il suo piatto semi pieno.
- Ehi, frena, cos’è questo?-
- Sono piena-
- Non esiste, tu mangi tutto-
- Ma non ce la faccio! Se mangio ancora qualcosa esplodo!-
- Poche storie soldo di cacio, tu mandi giù tutto. Hai idea di quanto mi è costato il pane da toast? E le uova?-
La sua faccia tonda si rabbuia e sfodera i denti, pestando un piede per terra.
- Ma non ce la faccio!-
- E invece ce la farai!-
Fantastico, mi sto alterando. Sbatto la spugna nel lavello e mi giro per affrontarla, le mani sui fianchi e un’occhiata omicida. Quella che riservo esclusivamente a Nathaniel, ad essere sincero.
- Cosina, ascoltami bene: se non pulisci quel piatto non esci da questa casa oggi-.
Restiamo a fissarci qualche attimo, una scintilla di sfida che riempie lo spazio tra noi, poi si gira e sbatte il piatto sul tavolo, riprendendo posto e appoggiando la testa a una mano, arrabbiata e troppo orgogliosa per darmela completamente vinta. Pilucca un po’ di uova con rabbia, accurandosi di far stridere la forchetta sul piatto.
Digrigno i denti e mi avvio in bagno, curandomi di sbattere per bene la porta.
Dannati bambini. E dannata Li. Non poteva tenersela e lasciarmi in pace?
 
Quindici minuti dopo, eccoci qua davanti alla porta della padrona dello stabile. Truccata come un pagliaccio al solito, sta sorridendo mielosamente alla bambina. O meglio: il suo si potrebbe definire un ghigno agghiacciante, ma ormai ho imparato a decifrare le sue espressioni sotto quello strato chimico che ricopre la sua faccia. Non posso dire lo stesso di Allegra, completamente pietrificata al mio fianco. Mi è tornato in mente poco fa quello che Lysandre mi ha riferito del loro primo incontro catastrofico. Non che m'importi molto, comunque.
- Oh, ma questo angioletto è quello che era ieri con Lysandre a fare la spesa? Come ti chiami zuccherino?-
Pure la sua voce ha qualcosa di innaturale. Magari si è rifatta pure le corde vocali.
- Allegra. È così che si chiama-
Rispondo al suo posto, controllando di avere le sigarette in tasca.
La donna alza gli occhi su di me e si mette le mani sui fianchi.
- Ah, ora che ci penso: Lysandre ha detto che questa piccolina è tua parente… Non la starai educando male con i tuoi modi di fare-.
- È probabile. Per questo le faresti un favore a tenerla qui con te oggi-.
Allegra si riscuote dal suo stato comatoso, e apre la bocca con orrore.
- No ti prego! Non farò più i capricci per il cibo, ma non lasciarmi qui con lei!-
La signora la guarda un po’ offesa, poi ritorna a trafiggermi risentita.
- Ah, vedo che la situazione è già fuori controllo. È evidente che non vuole stare con me-
- Ma no, di certo si divertirà di più con una donna esperta come te che con un buon a nulla come me-.
Cerco di sedurla con le parole e con un sorriso d’intesa, ma la donna resta di sasso, e la bambina ignora la situazione starnazzando ai nostri piedi.
- Ti prego, farò la brava, farò tutto quello che vuoi. Lo giuro! Lo giuro su… Su… Sulla mamma! Ti prego, non voglio!-
Sento la sua vocetta farsi sempre più piagnucolante e i miei nervi si tendono pericolosamente, allora mi appoggio all’uscio della porta e m’avvicino alla donna.
- Sarò chiaro: non la voglio tra i piedi. E tu hai ancora un debito con me: se non ricordo male, sono stato, guarda un po’, proprio io a ripararti quella mensola in salotto-.
Le ringhio contro, poche spanne di aria che separano i nostri visi.
- Se non ricordo male, hai preteso una cena per quel lavoro, quindi non abbiamo proprio alcun conto in sospeso. La prossima volta che fai un favore, pensaci due volte prima di esigere una ricompensa-.
Mi risponde a modo, per poi sbattermi la porta in faccia offesa sia da me che dalla mocciosa, che solo allora smette di piagnucolare.
Il mio primo istinto mi suggerisce di dare un bel pugno alla porta. Alzo il braccio, ma mi fermo di botto, per poi girarmi lentamente verso la mia disgrazia, che ricambia il mio sguardo un po’ imbarazzata.
- Beh, complimenti! Bel casino hai fatto!-
Lei abbassa lo sguardo e prende a muoversi da un piede all’altro.
Ormai non ho scelta, me la devo tirare dietro. Potrei lasciarla all’università ai miei coinquilini, ma sono sicuro che troverebbero un modo per evitare quel compito. Maledetti studiosi.
Mi incammino stizzito verso la porta, la apro con un calcio e tiro fuori una sigaretta dal pacchetto che ho in tasca, cercando i fiammiferi nell’altra. Mi giro e vedo la bambina ancora davanti alla porta della tizia truccata, il cappellino bianco che le nasconde un poco il viso.
- Vieni o no?-
Le chiedo stizzito, al di là del vetro della porta.
Lei alza la testa, mordendosi il labbro inferiore in imbarazzo, ma non se lo fa ripetere due volte: si stringe nella sua giacchetta verde e muove goffamente le sue gambette fino a me.
Prendo una lunga boccata dalla sigaretta e butto fuori lentamente il fumo, studiando quel microbo, il nervosismo che si attenua ad ogni boccata.
- Sarò chiaro, cosina: mi hai appena rovinato la giornata e non ne sono felice. Hai già fatto troppi capricci per oggi, quindi da ora in poi, si fa quello che dico io. Domande?-
Lei scrolla forte la testa, i capelli neri che le volteggiano attorno e un nuovo sorriso che le illumina il visino tondo.
Inspiro di nuovo dalla sigaretta e butto fuori il fumo, scrollando la testa incredulo. Alla fine si fa di nuovo quello che vuole lei. Questa è di sicuro un piccolo demonio.
- D’accordo. Andiamo al parco. Pensavo di andarci in ogni caso-
Lei annuisce e mi si affianca, allungando una mano verso di me fiduciosa, per poi riabbassarla imbarazzata e stringerla sul bordo del suo cappellino.
Che si penta un po’, questa disgraziata. Infilo le mie mani nelle tasche del giubbotto e guardo le due direzioni della strada prima di attraversare, Allegra che mi trotterella di fianco.
Se non altro poteva andare peggio. In effetti, le donne vanno pazze per i padri scapoli che girano con i figli. Chissà che alla fine non si riveli un vantaggio questa marmocchia? Il parco è pieno di selvaggina…

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Capitolo 5
*** Dicevano che il sangue non è acqua ***


Ce ne stiamo seduti sul bus, di ritorno a casa. All’inizio avevo pianificato un semplice giro nel parco, ma poi eravamo finiti sul lungo lago per un gelato ( solo i bambini possono insistere per un gelato ad inizio marzo) e poi Allegra aveva insistito di essere troppo stanca per camminare di nuovo indietro. E così via altri spiccioli per il biglietto del bus. E il bello è che non doveva più fare capricci per oggi.
Le lancio un’occhiata e lei risponde con un sorriso emozionato. Ho l’impressione che sia la prima volta che sale su un bus.
Questo prende una cunetta e sobbalza, facendola ridacchiare.
- Siamo vicinissimi alle porte!-
- Sì-
- E se si aprono e voliamo fuori?-
- Non succederà, non essere sciocca-
- Come fai a saperlo?-
- È così e basta. Zitta-
Lei scrolla la testa verso una spalla all’altra rivolgendomi una boccaccia, poi prende a guardare fuori dal finestrino, seguendo il bordo della strada facendo un “bruuum” appena sussurrato.
M’infilo le mani nelle tasche e chiudo gli occhi, incredibilmente spossato da quella giornata. I miei progetti di pisolini sotto gli alberi e rimorchio occasionale si erano rivelati solo sogni: appena arrivati al parco, Allegra aveva preso a scorrazzare in giro come impazzita, poi era schizzata al parco giochi e si era lanciata in una pericolosa scalata delle altalene che ancora non mi spiego, poi aveva preso ad azzuffarsi allegramente con gli altri bambini per il possesso di una stupida casetta di plastica, infine aveva spudoratamente sequestrato un pallone a dei bambini più piccoli e mi aveva intimato di giocare con lei. L’unico momento di pace che ho avuto è stato quando, finalmente, ha scoperto una dote particolari per le costruzioni di sabbia, e si è messa tranquilla a giocare.
- Guarda! Guarda! C’è Nathaniel!-
Il suo strillo mi perfora le orecchie, svegliandomi dal mio momento di siesta.
Infatti alla fermata c’è il mio coinquilino, che sale sul bus con aria distratta, notandoci solo quando quel piccolo demonio si alza in piedi sul sedile e lo richiama a gran voce, costringendomi a rimetterla a sedere con la forza e a tapparle la bocca.
Lui si avvicina, senza curarsi di nascondere la sua sorpresa nel vederci assieme.
- Finito l’università?-
Lo saluto senza troppo entusiasmo.
- Già. Voi due avete passato la giornata assieme?-
- Sì! Siamo andati al parco a giocare!-
Strilla allegramente la bambina.
- Mi ci ha obbligato. Non voleva stare dalla concierge. L’ha praticamente insultata-
Vedo l’espressione di Nathaniel incrinarsi leggermente, per poi tornare serena.
- Ti sei divertita oggi?-
- Sì! Ho giocato alla sabbia, e con la palla, e mi sono arrampicata sulle altalene!-.
- Ha preso a botte gli altri bambini- Specifico con voce disinteressata, vedendo di nuovo le sopracciglia del biondo piegarsi impercettibilmente.
- Ora non ho proprio più dubbi che sia figlia tua- Borbotta, prima di tornare a rivolgersi ad Allegra, che non sta più nella pelle per deve raccontare tutto.
- E ti sei fatta nuovi amici?-
- Sì! Quello che mi ha prestato il secchiello per la sabbia!-
- Gliel’hai sequestrato- La correggo, cominciando a prenderci gusto.
Lei, ignorando il significato della parola, si limita ad annuire, poi continua.
- Poi siamo andati sul lago a prendere un gelato. Io l’ho preso al cioccolato! Era buonissimo!-
Nathaniel mi rivolge un’occhiata incredula, a cui rispondo scrollando le spalle impotente.
- È stata la giornata più bella del mondo!-
Alza le braccine decantando quel commento, poi si accascia sul sedile come se avesse mangiato fino a scoppiare.
- Quindi avete passato tutta la giornata assieme?-.
- Sì. E non dirmi che non l’avevate calcolato-.
- Io non ci ho proprio pensato. Beh, d’altra parte è figlia tua ed è venuta per vedere te-
Cerco di ignorare la frecciatina seguita dal sorriso sadico del coinquilino, e sbuffo dal naso.
- Con la giornata di oggi mi son meritato la settimana libera-
- Non ci sperare. In ogni caso, bisogna trovare una sistemazione per i giorni in cui tu lavori e noi siamo all’università. Non possiamo lasciarla a casa sola-
- La obblighiamo ad andare dalla concierge-
- Allora sei sadico-
- Da che pulpito-
Restiamo a squadrarci con un sorriso tirato, prima di venire interrotti dalla mocciosa, stufa di non essere presa in considerazione.
- Quella signora mi fa paura. Non voglio andare da lei-
Poi torna a fissare fuori dal finestrino, rapita dalla velocità moderata dell’autobus.
- Ne riparliamo a casa, con gli altri-
Conclude Nathaniel.
 
Arriviamo al palazzo e ci troviamo un bel camion dei traslochi che ha incivilmente parcheggiato davanti all’entrata, istigandomi ad insultarlo senza ritegno, dimentico della mocciosa che assorbe tutto ciò che dico come una spugna.
A dirigere il via vai di uomini e scatole, ecco la concierge, mani sui fianchi, fiera come una regina.
- Buonasera signora, cosa sta succedendo?-
Chiede subito Nathaniel, una nota irritante nella voce. Allegra si ferma di colpo e si mimetizza dietro le nostre gambe, ma la donna è completamente concentrata sul mio coinquilino, sfoderando un sorriso che non affascinava nessuno nemmeno negli anni sessanta.
- Oh, caro! Un gruppo di studenti si sta per trasferire sul vostro stesso piano!-
- Ma davvero? In due anni non abbiamo mai visto nessuno sul nostro piano. Ah, escluso quell’ex insegnante del liceo. Quello biondo, sempre attaccato alla bottiglia da quando sua moglie se n’è andata-.
La donna annuisce con fare drammatico, evidentemente estasiata dalle drammatiche storie dei suoi inquilini.
- Sì, quel pover uomo col nome russo… Gli farà bene un po’ di vita nell’appartamento accanto! E anche a voi!-
- Quando arrivano?-
M’inserisco io, con un piede già nell’atrio della palazzina.
- Se ho capito bene, domani mattina. Sono più giovani di voi: vedete di andare d’accordo-
Ignoro la raccomandazione evidentemente rivolta a me, e trascino Allegra dentro e su per le scale.
La mocciosa si è fatta stranamente silenziosa ed è evidente che sta macchinando qualcosa, ma non ho alcuna voglia di pensarci adesso.
Arrivati al nostro piano, zigzaghiamo tra gli uomini incaricati del trasloco e raggiungiamo faticosamente la nostra porta, per poi entrare finalmente nell’appartamento, spossati e senza alcuna voglia di fare.
Mi fiondo sul divano e mi svacco su di esso senza ritengo, subito imitato dalla mocciosa. Nathaniel ci segue in casa e va a posare la sua roba in camera. Sento le palpebre pesanti, come se avessi lavorato tutto il giorno. Beh, in effetti prendersi cura di questo soldo di cacio è come lavorare. Chiudo gli occhi un attimo, solo per rilassarmi…
 
- Castiel, sai quando arrivano gli altri due?-.
Non ottengo risposta, allora esco dalla stanza e mi fermo di botto meravigliato: sul divano, Castiel sta dormendo in una posizione laterale bizzarra, con Azzurra adagiata contro il suo petto, anche lei profondamente addormentata. Resto ad osservarli per un attimo, troppo meravigliato per capacitarmi di quello che vedo. Dopo qualche attimo di silenzio, decido di tornare in camera e non disturbarli.
  ANGOLO DI QUELLA CHE, SI DICE, SCRIVA QUESTA STORIA:
Già... Eppure comincio ad essere pigra, la lunghezza di questo capitolo lo dimostraD: scusatemiiii!! Andrò a fare una seduta spirituale su un sasso in mezzo al fiume, cercando l'impegno che ci mettevo nelle altre fiction. Yeyyy!
Questo capitolo mi è venuto spontaneo dopo aver passato un viaggio in bus accanto a un bambino dell'asilo che, inutile dirlo, mi ha fatto morire dal ridere :,)
Bene, ora comincio a darci dentro col prossimo! Buona giornata a tutte!

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Capitolo 6
*** Fare il vicino è un lavoro serio ***


Sono le sette e mezza di mattina, mi sto lavando i denti, e un pazzo scatenato ha appena suonato alla porta. Chi caspita suona alla porta di qualcuno a quest’ora?
Mi avvio verso l’entrata, spazzolino sempre in bocca e il dentifricio che comincia a pizzicarmi la lingua. Apro la porta e, come un flashback, mi ritrovo davanti una ragazza che ricambia il mio sguardo. Questa volta però, anziché rinfacciarmi di non essere suo padre, questa ragazza si sofferma un attimo sul mio spazzolino, per poi sorridermi.
- Ciao, siamo i nuovi vicini… Oh, aspetta: ragazzi, venite qui!-
 
Resto un attimo confuso, la mano sulla maniglia e il dentifricio sempre più insistente in bocca, poi ecco che spuntano due ragazzi di fianco alla nuova arrivata.
- Ehilà! Oh, sembra che stai per scoppiare!-
Commenta finemente il primo, con un sorriso sarcastico.
- Vai pure a finire di lavarti i denti, ti aspettiamo qui!-
Aggiunge l’altro, con lo stesso identico sorriso, con una punta allegra, mentre muove una mano nella mia direzione, invitandomi a muovermi.
Resto per un attimo imbambolato e confuso, poi mi riscuoto e corro in bagno a sputare la massa di dentifricio che minaccia di uscirmi dal naso, ancora un po’ che aspetto.
Quando ritorno in soggiorno ci ritrovo il trio di, come si son definiti loro, “nuovi vicini”.
Lancio un’occhiata all’orologio e constato che posso dedicargli solo qualche minuto.
Appena riporto la mia attenzione su quei tre, inevitabilmente mi ritrovo a prendergli le misure: i due ragazzi sono maledettamente simili, probabilmente gemelli. Uno però si è scolorito i capelli per poi tingerli di azzurro cielo, l’altro invece ha una massa di capelli corvini molto più naturale. Il primo ha occhi grandi e violetti, il secondo azzurri. Insomma: tralasciando i tratti del viso, l’altezza e la fisionomia, non si direbbe siano gemelli. A metterli di spalle sono sicuro che non si capirebbe mai. Lysandre poi, nemmeno a vederli in faccia penso che lo capirebbe. Lei invece è alta si e no un metro e sessanta, pelle bianca come il latte, capelli fino alle spalle scuri, occhi di un blu scuro che si distingue a fatica, un sorriso spontaneo e una spruzzata di lentiggini sul naso.
Quando incontra il mio sguardo, il sorriso s’allarga e mi tende una mano pallida.
- Mi chiamo Noel, piacere di conoscerti!-
- Uhm, sì… Piacere. Sono Nathaniel-
L’entusiasmo di quella ragazza è terribilmente somigliante a quello di Allegra, e la cosa mi spaventa. Il ragazzo con i capelli inguardabili le passa una braccio sulle spalle e mi porge l’altra mano, un sorriso strano che mi fa rizzare i peli delle braccia.
- Io Alexy! È davvero un piacere conoscerti. Lui invece è mio fratello Armin!-
- Fratello che sa presentarsi da sé, a dirla tutta. Siamo gemelli, anche se non sembra-
Borbotta quello con i capelli scuri, affiancandosi alla ragazza e incrociando le braccia al petto.
L’immagine che mi danno è subito fatta: un trio di giovincelli che mi daranno delle grane se ci starò troppo vicino.
- Mmm… Piacere. Scusate, non posso fermarmi, devo andare all’università…-
- Ah! Anche noi! È per questo che siamo venuti a suonare!-
M’informa Alexy tutto contento, dimenandosi nei suoi vestiti sgargianti.
- Prima stavamo dall’altra parte della città, quindi ora il percorso è completamente diverso-
Mi spiega Noel.
- E più corto- Aggiunge soddisfatto Armin.
Non provo nemmeno a cercare di dissuaderli: ho l’impressione che sarebbe inutile. Così m’infilo le scarpe e li seguo fuori, chiudendo a chiave la porta e svegliandomi completamente al primo impatto con l’aria frizzante.
- La padrona di casa ci ha detto che siete in quattro ragazzi- Butta lì Noel, tanto per fare conversazione.
- Sì. Ci conosciamo dal liceo-
- Wow, in casa con quattro ragazzi!- Salta su Alexy, con fare sognante. Un moto di disagio e sospetto mi fa rabbrividire.
- Che incubo piuttosto, se sono quattro come voi! Riuscite a rendere vivibile il vostro appartamento?- Chiede Noel, scoccando un’occhiataccia ad Alexy.
- Beh sì. Ci spartiamo i compiti…-
- Piuttosto: la concierge ha accennato a una bambina-
S’intromette Armin, lanciandomi un’occhiata penetrante e velata di divertimento.
Figurarsi quella vecchia maschera di trucco che tiene la bocca chiusa…
Sospiro e annuisco, infilandomi nell’ascensore, subito seguito dai tre nuovi inquilini.
- Sì, la figlia di un mio coinquilino. Starà con noi per un po’-
- Mi piacerebbe conoscerla. Mi piacerebbe conoscerli tutti in verità-
Commenta Noel, con un sorriso sincero e un aggiustatina alla frangia arruffata.
“Sono sicuro che te ne pentirai” è il primo pensiero che mi viene dopo il suo commento, ma lo tengo per me, trattenendo un sorriso sarcastico.
Arriviamo al piano terra tra il chiacchiericcio dei gemelli e c’incamminiamo verso la fermata del bus. Ascolto appena quei tre, colto all’improvviso da un’illuminazione: forse quei tre non sono poi così inutili come pesavo…
 
 
 
 P.S.
Solo dopo aver finito questo capitolo( coff coff) mi sono resa conto di quanto Noel sia spiaccicata a Peggy !!! Poverina… Altra chicca: stavo cercando un nome da darle in un libro con i significati dei nomi e sono incappata in quello del nostro Nath!! “Nathaniel: dall’ebraico, dono di Dio”… Urca! Fate spazio! Ahhahah!! Ok per oggi ho delirato già abbastanza, vi saluto!
Anzi no, prima voglio promettere che il prossimo capitolo sarà più lungo!
Ecco, ora vadoXD

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Capitolo 7
*** Manuale inedito per un buon rapporto tra vicini ***


Qualche pazzo furioso sta scampanellando a balla. Sono pronto a scommettere che è Boris, mezzo ubriaco come il solito, quindi resto un attimo basito quando mi ritrovo davanti tre perfetti sconosciuti che mi sorridono e mi prendono le misure.
- Ehi Kentin! Scusa, mi son permesso di invitare i nuovi vicini a cena-.
Vedo la testa bionda di Nathaniel che spunta sopra l’unica ragazza dei tre moschettieri, uno sguardo poco raccomandabile negli occhi.
- Ah… Beh, non so se è stata una buona idea: c’è Castiel ai fornelli sta sera-
Mi faccio da parte per farli entrare, notando come mi prendono le misure, quello stravagante più dei compagni.
Nathaniel li spinge dentro poi si richiude la porta alle spalle, fermandosi a qualche spanna da me.
- Niente commenti: sono strani e insopportabili, ma potrebbero essere propensi a prendersi cura di Allegra ogni tanto-
Non fiato e gli lascio posto per togliersi le spalle, tornando in soggiorno, decisamente a disagio.
Allegra e Lysandre escono proprio in quel momento dalla stanza di quest’ultimo, fogli di carta e pastelli in mano. La bambina si fa subito guardinga e li squadra spudoratamente, soffermandosi su quello stravagante più del dovuto.
Vedo la ragazza strabuzzare gli occhi e arrossire, porgendo poi una mano a un Lysandre decisamente confuso, visto il suo sorrisino di circostanza.
- Siamo i nuovi vicini! Io sono Noel, Alex e Armin. Tu devi essere il padre…-
Lysandre strabuzza gli occhi, ma il suo lato beneducato lo spinge a stringerle la mano.
- Sono Lysandre, piacere. Temo ci sia uno sbaglio: questa piccolina non è mia-
Noel sbianca di colpo, poi diventa di un bel vermiglio acceso.
- C-chiedo scusa! Ho parlato troppo in fretta! Sono mortificata!-
Lysandre le sorride gentilmente, gli occhi comunque sempre persi.
- Non importa, è del tutto comprensibile-
- Ma se non ci assomigliamo nemmeno- Puntualizza Allegra, ricordando ai presenti che lei è lì.
Noel si inginocchia davanti a lei e congiunge le mani mortificata.
- Ti chiedo scusa! Non ti ho nemmeno chiesto il nome!-
- Mi chiamo Allegra-
- Che bellissimo nome! Io sono Noel!-
La bimba annuisce appena, non ancora convinta da quella tipa, poi torna a scrutare i due ragazzi, che hanno seguito la scena con un mezzo sorriso: quello con i capelli neri sta a braccia conserte, le spalle che tremano un poco dalle risate trattenute, quello stravagante invece sta appoggiato a una sua spalla, un largo sorriso indirizzato a Lysandre, che non se n’è accorto.
Nathaniel ci raggiunge proprio in quel momento.
- Ehi piccolina, non far caso a questa qui, perché non giochi con noi piuttosto?-
Ridacchia Armin.
Allegra si porta le mani ai fianchi e lo guarda dal suo metro scarso.
- Io sono troppo grande per giocare. Ora disegno-
- Davvero? Sei un’artista allora, come me!-
Salta su quell’altro, inginocchiandosi accanto a lei con un sorriso sincero. La piccola rimane inevitabilmente affascinata da quel tipo con i capelli inguardabili.
- Sì! Guarda-
Prende di mano i disegni a Lysandre e li mostra ai due ragazzi, ora che anche l’altro si è inginocchiato. In effetti sono molto simili…
- Wow! Questo sembrerebbe proprio…Uhm… Un puffo!-
- Ma che dici Armin, quello sono io!-
- Ma se ti ha appena conosciuto, idiota!-
- È un disegno premonitorio!-
Allegra si è sporta a vedere di quale disegno stanno discutendo e scoppia a ridere.
- Ma siete cechi? Quello è un delfino!-
I due si scambiano un occhiata comica, poi tornano a fissare il disegno.
- E questo è il cielo-
Spiega Allegra, indicando una striscia azzurra nella parte superiore del foglio.
- E questo è il mare. E questa la spiaggia. E questo è Lysandre-
I due gemelli alzano lo sguardo sul diretto interessato, per poi paragonarlo allo strano omino magro, con le braccia lunghe fino ai piedi e due punti colorati al posto degli occhi.
- Questo invece è papà, e questa sono io che cerco conchiglie-
Finita la spiegazione, si gonfia d’orgoglio e passa al disegno successivo, reputando i due nuovi vicini degli spettatori degni di questo nome.
Solo allora noto che Noel mi si è avvicinata e mi sorride.
- Tu sei Kentin, ho capito bene?-
- Ah, sì. Piacere-
- Che fai nella vita?-
- Studio all’università. Biologia-
- Davvero? Chissà com’è interessante!-
Mi trattengo dal dirle che in verità pensavo di cambiare corso. Di nuovo.
- Tu invece?-
- Oh, io sono in letteratura, come Nathaniel! È incredibile quanta gente sceglie questa materia-
- Tutti futuri insegnanti?-
- Probabile-
Scrolla le spalle e mi rivolge l’ennesimo sorriso sincero. Mi sta salendo una certa ansia, se devo dirla tutta.
A salvarmi ci pensa Castiel, entrando in casa proprio in quel momento con le mani piene di sacchetti e la cicca di una sigaretta in bocca. Si ferma di botto appena nota la ressa che c’è nell’appartamento, poi si dirige velocemente in cucina. Ad aumentare l’atmosfera strana, ci pensa Allegra, che butta tutti i disegni in mano ai ragazzi e si fionda dietro al rosso.
- Ben tornato! Cosa hai preso?-
Noel si gira di scatto con una faccia consapevole, a cui rispondo solo con un cenno affermativo, per poi raggiungere i due in cucina.
- Cinese. Niente storie: non dire che non ti piace solo perché è cinese e non l’hai mai mangiato-
Il rosso mi sbologna il resto e sputa la cicca nel cestino, per poi andare in salotto con fare minaccioso.
- E tu devi essere il pad…-
Armin si becca una gomitata da Alexy, che sorride al rosso.
- Devi essere…Uhm…-
- Castiel-
- Sì! Castiel! Sono Alexy, e lui è il mio gemello Armin!-
Castiel gli tende riluttante una mano, senza curarsi di nascondere il disprezzo per l’eccessivo entusiasmo di Alexy, poi trafigge con lo sguardo la ragazza, che si fa avanti timidamente.
- E io sono Noel. Vivo con loro-
- Maddai. Una donna e due uomini- Commenta sarcastico lui, facendola arrossire.
- In verità solo uno- Salta su ingenuamente Alexy – A me non interessano le donne!-
Mi sembra di sentire il suono di tre mascelle che cadono a terra, e con un’occhiata mi accorgo che, dei miei coinquilini, solo Castiel non sembra sorpreso. Nathaniel ha preso il braccio di Lysandre con gli occhi sbarrati, l’altro invece sembra del tutto disperso.
- Non avevo dubbi- Borbotta Castiel, squadrando il ragazzo frivolo e tornando verso Noel.
- Siamo amici fin dall’infanzia. Non abitiamo insieme per… Quel tipo di…-
Borbotta lei, sempre più rossa. Solo allora mi accorgo di Allegra, che si è avvicinata ad Alexy e lo sta scrutando senza capire. Vorrei urlare, e sprofondare, e non dover assistere a questa scena.
- In che senso non ti piacciono le donne? Non sei innamorato?-
Tutti gli adulti presenti sobbalzano all’unisono. Potrebbe anche essere una scena comica, se non ci fossimo dimenticati della presenza di una bambina di quattro anni.
- E se c’è solo un uomo in quella casa…-
La piccola non finisce la frase. Trafigge Alexy con due occhioni grigi perplessi.
- Vedi piccola… Hai ragione, non sono innamorato! E per quanto riguarda la frase di prima, stavo scherzando: noi tre viviamo insieme come una famiglia!-
Sotto il suo sorrisone posso vedere il panico totale, ma il ragazzo afferra i suoi due inquilini per le spalle e li abbraccia, cercando di convincere la bambina.
- Venite a tavola?- M’intrometto, guadagnandomi un sorriso adorante da Alexy.
- Oh sì! Andiamo a mangiare! Sto morendo di fame!-
- Un secondo, carino. Voi non eravate compresi nel prezzo-
Lo ferma Castiel, la solita espressione da padrone di casa sul volto.
- Possiamo chiamare un take away!-
- Hai idea di quanto costino?-
- Niente panico, paghiamo noi la nostra parte-.
Lo rassicura Armin, componendo un numero con il suo cellulare nuovissimo e lucidissimo, per poi spostarsi all’entrata per parlare senza problemi.
Castiel sta guardando intensamente Alexy, uno sguardo veramente losco che non raccomanda niente di buono.
- Cos’è: siete dei figli di papà voi due gemellini?- Chiede senza giri di parole.
- Mmm… No, non direi- Il ragazzo si fa pensieroso, portandosi un dito alle labbra in una posa per niente etero.
- Hanno un sacco di conoscenze, però- Borbotta Noel.
Castiel perde subito l’interesse e la possibilità di una vita tra soldi, macchine e uomini. Torna in cucina, poi si gira verso Allegra, preso da un’ispirazione improvvisa.
- Non venderti mai, chiaro? Non prima di esserti accertata che c’è una buona ricompensa!-
- CASTIEL!-
La mia voce, quella di Lysandre e quella di Nathaniel si sovrappongono contemporaneamente, sotto lo sguardo perplesso della bambina, che cerca di capire come sia possibile vendere una persona.
 
OVALE AL CIOCCOLATO DI CARAM. MACCH.
Sì, ho mangiato troppi ovetti quest'anno. Sì, gli zuccheri nel mio sangue mi hanno fatto andare il cervello a balla oggi. E sì, non ho la forza di rileggere questo capitolo, quindi se ci sono errori, chiedo venia XD Altro che lunedì pasqualetto (o come si chiama!), ho scritto come una matta tutto il giorno( si dà alcune pacche affetuose in testa)! Insomma, non aspettatevi segni di vita per tutta la settimanaXD No scherzo: non vi libererete di me così facilmente muhahahaha
Adiooos e buona serata!

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Capitolo 8
*** SOS: il Kraken si è risvegliato ***


- Prendetela!-
- Nooo! Aiuto!-
- Ce l’ho! L’ho pres… Ouch! KENTIN!-
- Scusa… Accidenti, testa dura, eh?-
Vi starete chiedendo cosa sta succedendo. Semplicemente: Allegra deve fare il bagno. Oh meglio: Allegra dovrebbe fare il bagno. Già, perché sembra un’impresa impossibile.
Noel si è gentilmente offerta di farglielo al posto nostro, ma la bambina non ne è stata entusiasta, cominciando una vera e propria lotta a nostro scapito. La situazione è degenerata in pochi minuti: Kentin e Castiel si sono scontrati di testa, Nathaniel è inciampato nel divano cercando di afferrarla su un salto, Noel è fradicia grazie ad un attacco subacqueo della bambina, e poi ci sono io, steso a terra come un salame, dopo essere inciampato nel tappetino della cucina. E Allegra, che domina questa scena di desolazione da un angolo del salotto, di fianco alla finestra di Castiel. Inutile dirlo: nuda come la mamma l’ha fatta.
Il primo a reagire è Castiel, che la inchioda con lo sguardo massaggiandosi la fronte, dove un bel bernoccolo sta allegramente prendendo forma.
- Piccola… Mascalzona! Fila nella vasca!-
La sua voce è un ringhio basso e gli occhi sembrano due tizzoni ardenti. Posso vederlo perfino dalla mia posizione tutt’uno con il pavimento.
- No, non voglio!- Piagnucola lei, dimenando i piedi e le braccia.
- Non me ne frega un… Una pippa! Fila!-
Il visino di Allegra diventa paonazzo e si raggrinzisce tutto. Ci scambiamo un’occhiata preoccupata, pronti a subire i suoi strilli d’oltretomba.
Se non fosse una scena drammatica, sarebbe anche interessante: un confronto tra padre e figlia, entrambi testardi, indisciplinati dalla testa calda.
Mi rimetto in piedi, riprendendo finalmente fiato, dopo essermelo mozzato con quella caduta disastrosa. Kentin mi raggiunge massaggiandosi il naso, Nathaniel cerca di tornare ad essere qualcosa di lontanamente simile ad una forma umana, mentre Noel afferra l’asciugamano da cucina e prende a tamponarsi i vestiti fradici e la faccia.
- Allegra sei sul filo di un rasoio: prima ero già arrabbiato, ma ora sono addirittura incaz… Imbestialito. Hai dieci secondi per filare in vasca a lavarti, se non vuoi beccarti la punizione più spaventosa della tua vita-
Quando vedo il mio coinquilino diventare tutto d’un tratto un padre, fa sempre un certo effetto. Effetto che viene subito insabbiato dai suoi tentativi di non esprimersi come suo solito davanti alla figlia. Almeno salta fuori un  certo talento per i sinonimi.
- Ma perché? Cosa cambia se lo faccio adesso o dopo?- Piagnucola lei più forte, pestando i piedi e ruotando il tronco da una parte all’altra, muovendo le braccia a modi mulino.
- Ho detto ora. Fila-
Così dicendo, il rosso si gira imprecando piano e lancia un’occhiata a Noel.
- È tutta tua-
- Che grande onore-
La ragazza si dirige rassegnata verso la piccola e la prende in braccio senza sforzo, tra i suoi primi singhiozzi capricciosi.
Castiel, per niente intenerito dalla scena, tira fuori del ghiaccio dal congelatore e se lo mette in fronte, per poi svaccarsi sul divano imbronciato ed accendere la televisione.
Sentiamo un ululato provenire dal bagno, simile a quello di una balena che ha appena subito una grande delusione d’amore. Mi ritrovo a scrollare la testa esausto, per poi accertarmi che gli altri due siano interi: Kentin sta muovendo il naso facendo delle smorfie, accertandosi che sia tutto intero, poi lascia andare un grande sospiro e si siede vicino al nostro coinquilino. Nathaniel invece si sta massaggiando il petto con una smorfia, ma sembra relativamente apposto, così mi posiziono di fianco a lui.
- Sapete cosa ci vorrebbe?- Salta su Castiel, sovrastando l’ennesimo ululato – Una bella birra!-
Mi riserva un’occhiata di scherno, ma io non ho nulla in contrario. Mi alzo e vado a prenderne quattro dal ripiano più alto del frigo, passandole ai miei compagni. Brindiamo silenziosamente e buttiamo giù una bella sorsata.
- Prendersi cura di una bambina è sfiancante- Borbotta Kentin, trattenendo un rutto fragoroso.
- Quella non è una bambina, quella è un demonio- Ringhia Castiel, senza staccare gli occhi dal televisore.
- Però ti ci stai abituando bene. A volte salta fuori il tuo lato paterno con lei- Gli fa notare Nathaniel, senza nessuna traccia d’ironia, per una volta.
L’altro si limita a rivolgergli un verso stizzito.
- Alla fine, dopo una settimana di delirio, non puoi non abituartici. Resta una gran rottura di palle. E non ho ancora perdonato Li-
- Dobbiamo trovarle qualcosa da fare. A quattro anni i bambini vanno all’asilo- M’intrometto.
Castiel schiocca le dita e mi punta contro l’indice, tutto d’un tratto rinvigorito.
- Ecco cosa non quadrava!- Gli da corda Kentin.
- In effetti Li doveva pur lasciarla da qualche parte tutto il giorno- Conferma Nathaniel.
- Di sicuro non dalla nonnina. Se no sarebbe già diventata una psicopatica. Oh, ma guarda, lo è già-
Borbotta Castiel.
- Dovremmo chiederle se ci andava e in quale. Altrimenti basta chiedere alla concierge qual è il più vicino-
Conclude fiducioso Kentin.
 
Trenta minuti dopo, Allegra e Noel riemergono dal bagno, e noi siamo già alla seconda birra. La prima è infagottata in un asciugamano ed è imbronciata, la seconda sembra sul punto di accasciarsi su se stesso.
- Ce l’abbiamo fatta- Mormora con un sorriso da punto di morte.
Kentin estrae una bottiglia dalla cassa e gliela porge.
- Tieni, un piccolo compenso per il lavoro-
Lei la prende, la apre in un nano secondo e ne prende una gran sorsata, finendo in bellezza con un bel rutto, che ci lascia tutti piuttosto perplessi. Dopodiché si siede soddisfatta sul bracciolo del divano su cui siamo io e Nathaniel e lascia un lungo sospiro soddisfatto. La bambina invece si ficca tra Castiel e Kentin, sempre imbronciata e muta.
- È stato come lottare con uno squalo! Un esperienza unica del suo genere!-
Esclama Noel allegramente.
- Se ti è piaciuto così tanto non farti scrupoli a venire una volta a settimana a farlo-
Ne approfitta subito Castiel, con il suo fare calcolatore.
- Poi possiamo discutere su come pagarti…-
Gli rivogliamo tutti un’occhiata d’avvertimento, ma Noel pare non aver colto il messaggio subliminale e scrolla la testa.
- Non penso di farcela, mi spiace. Vorrei aiutarvi ma oggi è stato un caso che avevo libero: di solito ho il part-time. Però credo che, in vesti di padre, dovresti farlo ogni tanto. Solo per prenderci la mano-
Lo sguardo di Castiel rivela la sua intenzione di replicare con qualcosa di inascoltabile, e Nathaniel s’affretta a stroncarlo sul nascere.
- Sei stata di grande aiuto. Non me l’aspettavo-
- Ti ringrazio! Crescendo con quei due gemelli esaltati, ho finito per diventare una persona molto… Come dire… Materna?-
Colgo l’occhiata poco convinta di Kentin e trattengo appena una risata. Immaginare quei due sotto i comandi di Noel… Non promette nulla di buono.
- Oh! Stavo per dimenticare che ho promesso ad Alexy di andare a fare shopping dopo il “bagnetto” di Allegra-
Esclama la ragazza battendosi una mano sulla fronte, alzandosi di scatto e andando barcollando alla ricerca di scarpe e giacca. Noto che la sua bottiglia è già vuota. Bevitrice esperta?
Sventola una mano prima di uscire, richiudendosi la porta alle spalle con energia.
- Un po’ brilla?- Si chiede Kentin.
- Ma no, è come sempre- Borbotta Nathaniel, non riuscendo a nascondere la leggera insofferenza che prova per i nostri chiassosi vicini.
Allegra mugola qualcosa con una smorfia e poi si chiude di nuovo nel suo silenzio ostinato.

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Capitolo 9
*** I giochi da tavolo non sono una cosa da ragazzine ***


- Facciamo un gioco!-
Il primo impulso è quello di sbattere la porta in faccia ad Alexy, e poco ci manca che lo faccio, ma all’ultimo mi fermo e riapro la porta.
- La signora ci ha dato dei giochi di società da fare con la bambina! È domenica, e non c’è niente da fare- Continua lui tutto allegro.
In effetti, avrei evitato una giornata sfiancante, dal momento che Castiel e Lysandre se la son già filata, e Kentin è in camera a studiare. Lascio andare un sospiro e apro completamente la porta per farlo passare. Lui trotterella tutto contento fino in salotto, dove Allegra sta disegnando, per terra ovviamente.
- Ciao Allegra! Guarda un po’ cosa ti ha portato lo zio Alexy?-
Sento un brivido partire dalle gambe alla parola “zio”.
- Sei venuto da solo?-  Chiedo, mentre Allegra sfila dal sacchetto una scatola di giochi di società e li studia.
- Armin dovrebbe arrivare a momenti. Noel invece doveva vedersi con i suoi…-
Qualcosa mi dice che è una scusa, dopo l’esperienza catastrofica del “bagnetto ad Allegra”.
In quel preciso momento Kentin esce dalla sua stanza con un libro in mano, alza lo sguardo e, appena mi scorge, si apre in un sorriso speranzoso del tipo “mio salvatore”. Poi si accorge di Alexy, lo vedo sobbalzare, ed in fine il suo sguardo finisce su Allegra, che ha già aperto il tabellone del gioco dell’oca e sta richiamando a gran voce la nostra attenzione.
- Come si gioca? Eh, Alexy? Come si gioca?-
- Ah, quello?  È facile, basta tirare il dado… Però abbiamo bisogno di altri giocatori!-
I suoi occhi sono incollati a Kentin, che si sta muovendo a disagio verso la sua stanza, con il chiaro intento di scomparire.
- In verità io stavo studiando…- Cerca di protestare.
- Una piccola pausa non ha mai ucciso nessuno, anzi!-.
Il gemello si alza e lo afferra di scatto, trascinandolo a sedere vicino a lui, attorno al tavolino del salotto su cui la bambina sta spargendo pedine spaiate.
Kentin mi rivolge uno sguardo terrorizzato, così che la mia parte misericordiosa mi porta a sedermi tra i due con un sospiro rassegnato. Alexy non si cura di mascherare il suo disappunto.
- Però ora Armin non potrà giocare- Feci notare.
- Ah, vorrà dire che sarà un… Cono!- Esclamò Alexy, afferrando un piccolo cono colorato di un altro gioco.
Neanche a farlo apposta, Armin entra in quel momento con un “permesso” inespressivo, un sacchetto di un supermarket in mano.
- Giusto in tempo! Guarda: sei un cono oro!- Salta su il fratello, mentre noi cerchiamo di convincere Allegra che abbiamo bisogno solo delle pedine a forma di oca.
- Wow… Ho sempre voluto essere un cono- Risponde lui sarcastico, rigirandosi tra le dita la piccola pedina dorata.
- Io sono il giallo!- Strilla Allegramente la bambina, impossessandosi della pedina colorata e facendola muovere avanti e indietro, starnazzando come un’oca vera.
- Per me è indifferente- Dico con non curanza.
- Allora Kentin sarà il verde, tu il blu e io il rosso. Il rosso della passione- Decide Alexy, lanciando un’occhiata eloquente a Kentin, che rabbrividisce.
- Comincio io!- Trilla Allegra afferrando il dado e lanciandolo malamente.
- Cinque! Oh, è un’oca speciale!- Armin afferra le istruzioni e un ghigno gli deforma le labbra – “Indietreggiare di tanto quanto si ha tirato i dadi”. Cara Allegra, devi tornare allo start!-
- Non è vero! Stai barando!-
- Purtroppo no, è scritto qui, vedi?-
La bambina si sporge inutilmente sulle istruzioni, dal momento che non sa leggere, ma infine sposta imbronciata la sua oca fino allo start.
- Dal momento che ha cominciato Allegra, direi che andiamo avanti in ordine di anzianità, quindi tocca a me!- Proclama Alexy, afferrando il dado. Cinque di nuovo.
- Questo dado è truccato!- Protesta il ragazzo, sostenuto da Allegra, che comunque non ha capito pienamente il senso della frase. Armin lo ignora e tira. Quattro. La prova lampante che non è un dado manomesso. Anche Kentin fa un quattro, scatenando la gelosia di Alexy per il gemello. Io mi becco un mitico uno che, sono sicuro, resterà nella loro memoria per qualche giorno.
Allegra afferra ferocemente il dado e lo tira fino a farlo cadere dall’altro lato del tavolino, addosso a Kentin. Due.
- La velocità di questo gioco mi sorprende- Borbotta Armin, cominciando ad aprire un pacco di patatine comprate nel supermarket. Alexy tira un altro cinque, scatenando un putiferio. Ad Armin esce un sei, così può tirare ancora, le dita unte e piene di sale.
- Oh, sono su una casella speciale- Commenta Kentin, sfilando le istruzioni dalle grinfie unte di Armin – “ Un ponte ci porta più vicini al traguardo e non ci bagniamo i piedi: avanti fino alla casella dodici”-
- Eeeh? Ma non è giusto!- Protesta Armin, ritrovandosi improvvisamente alle calcagna del ragazzo.
- È vero! E se il ponte cadeva?- Aggiunge sadicamente Allegra.
- Le oche nuotano, Allegra-
- Non se vengono colpite- Commenta Armin, facendo cadere un silenzio scomodo sul tavolino.
La partita continua. Alexy lancia un altro cinque e comincia a preoccuparsi di avere i polsi sfasati. Armin non riesce a superare Kentin, Allegra finisce su una casella speciale.
- “Indietreggia di quanto si ha tirato con i dadi”-
- Nooo!-
La bambina cade teatralmente addosso ad Armin, che prende a farle il solletico e a farla ridere istericamente. Alexy afferra il dado e decide di provare a tirare con l’altra mano, ricevendo un quattro e lanciandosi in una danza sfrenata da seduto che rischia di finire con un suo dito in un mio occhio. Armin si becca una super combo di sei che lo fa avanzare di ventitré caselle sotto il nostro sguardo allibito, per poi riottenere un altro sei nel turno seguente.
- Ma questo qui è in combutta con il dado! Guarda che il karma ti punirà!- Borbotta Alexy, punzecchiando il gemello tra le costole.
- Ma quale karma! Io ho un buon rapporto con il mio cono-
- Bisogna coccolare le oche per farle avanzare?- Chiede Allegra, passando un dito sulla sua pedina di legno. I gemelli si scoccano un’occhiata furbesca.
- Oh sì, sai: se le fai tante coccole lei farà pure un uovo!- Le spiega Alexy.
Allegra strabuzza gli occhi e prende a studiare la sua oca gialla, poi il tabellone.
- Quindi se le faccio fare le uova, avrà tanti piccolini, e io avrò tante oche e quindi vincerò!-
Qualcosa nella sua teoria ci sfugge, ma le diamo corda.
Il gioco continua e riesco a superare Alexy, facendolo finire in ultima posizione e portandomi sulla stessa casella di Allegra. Lei mi guarda arcigna.
- Non mi superare-
- Non lo farò-
- Ecco, bravo. Se no vengo lì da te-
Terribilmente simile a Castiel.
Kentin fa una combo di sei e la sua oca fa uno sprint per poi cadere nel “labirinto” e tornare indietro. Ovviamente noi festeggiamo, mentre lui si consola con un biscotto. Finisco nella locanda e mi tocca saltare due turni. Tutti ridono e Allegra mi rivolge un sorriso angelico, sollevata di doversi concentrare solo sulla lotta con Alexy per il terzo posto.
- Non per disturbarvi maaa.. Mi mancano solo dieci caselle!- Esulta Armin.
- Spero tu finisca sulla cinquantotto: “l’oca è caduta dal tetto sulla strada, ricomincia da capo- Legge il gemello, ricevendosi una gomitata.
Allegra inorridisce quando Alexy la supera e si allunga sopra il gemello per annoiare il ragazzo dai capelli stinti, che sghignazza come un matto. Armin è a un passo dal traguardo, ma all’ultimo decidiamo che bisogna arrivarci con il numero giusto. Lui ci rivolge un sorriso sprezzante.
- Come se questo potesse sottrarmi la vittoria-.
Allegra finisce per l’ennesima volta sul “torna indietro di quanto hai tirato”, allora Alexy le consiglia di tirare con la sinistra come ha fatto lui e, in un momento di bontà, chiudiamo un occhio e la lasciamo ritirare, per poi sbalordirci dal miracoloso sei che il suo mancino ha tirato fuori.
Nel turno in cui finalmente posso muovermi, ecco che Armin tira un uno e arriva al traguardo, balzando in piedi e ululando come un matto.
- Il potere del cono! Beccatevi questo oche!-
Lo ignoriamo bellamente, decidendo di continuare a giocare senza quell’esaltato, che ora si sta esibendo in una brutta copia del Gangam style.
Con una piccola dose di doping, Alexy sorpassa Allegra e Kentin, ricevendosi un altro trattamento dalla bambina. Dopo una serie di uno consecutivi riesco a raggiungere Allegra, che si sposta per mettersi seduta accanto a me con fare minaccioso. Alexy avanza uno a uno verso il traguardo, cercando di persuadere Kentin a non superarlo. Con un colpo di sfortuna nera ritorno alla casella trenta, ricevendomi una pacca compassionevole da Allegra. Kentin e Alexy ora sono testa a testa sull’ultima casella, e continuano a tirare gli stessi numeri. Per Alexy è un segno, per Kentin una seccatura. Nel giro seguente Alexy riesce a raggiungere il gemello e gli salta addosso per celebrare, rischiando di ucciderlo.
- Vittoria per gli inquilini dell’appartamento di fianco!-
Neanche a farlo apposta, Kentin lo segue a ruota e Alexy fa per gettarsi anche su di lui, finendo lungo disteso sul pavimento. La guerra continua tra me e Allegra, che vince in pochi tiri, mentre io brancolo ancora sulla casella numero trenta.
- Il perdente deve scontare una penitenza- Sentenzia Armin.
- Oh sì! Penitenza! Potami a cavallino fino dalla signora!- Squittisce allegramente la bambina appoggiandosi a un mio ginocchio.
- Un momento, visto che ho vinto deciderò io-.
La stronca Armin, sedendosi compostamente e soppesandomi con uno sguardo che non mi piace, a cui rispondo con un’occhiata omicida.
- Mmm… Stasera ci autoinviteremo a cena… E tu cucinerai-
Non riesco a nascondere la sorpresa, mentre Alexy comincia a protestare.
- Ma stasera è il mio turno in cucina! Stai dicendo che non ti piace quello che faccio?-
- Uhm… Sì. La tua cucina è immangiabile-
Alexy resta incredulo e dà via a una piccola rissa tra fratelli, a cui Allegra assiste affascinata.
Solo allora mi accorgo che Kentin è sbiancato, e quando incrocia il mio sguardo si fa sofferente.
- Cioè li dobbiamo sopportare anche a cena?-
 

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Capitolo 10
*** Mission possible: asilo ***


Io. Allegra. Asilo.
Lunedì mattina, otto e ventisette, per essere più precisi. La mocciosa si sta già guadagnando il titolo di “ quella con cui è meglio non giocare” propinando occhiate assassine a destra e a manca.
- Allora: ti decidi ad entrare o no? Io tra mezz’ora devo essere al lavoro-
Sbotto, quando una mamma con il suo bambino ci supera con aria perplessa, affrettandosi verso l’asilo dopo aver incrociato lo sguardo imbronciato di questa palla al piede.
- No. Vieni con me-
- Qui ci devi stare tu, non io. L’asilo l’ho già fatto-
- Potevo farlo benissimo anche a casa-
- A casa ci si annoia. Guarda: lo vedi quel bel parco giochi? E dentro è pieno di giochi, una montagna così!-
Mi sono inginocchiato davanti a lei e sto gesticolando come un’idiota, cercando di convincerla.
Lei vacilla un attimo alla “montagna così” di giochi, poi si rabbuia.
- Ci sono altri bambini-
- Certo, potrete giocare insieme alle vostre cose da mocciosi-
- Non mi piacciono gli altri bambini-
È il momento buono che le tiro una randellata, ma lei continua a parlare, gli occhi fissi sulle sue scarpette azzurre.
- Dicono sempre che non ho il papà perché non mi vuole bene-
Questo è un colpo basso. Molto basso.
Mi passo una mano tra i capelli, la coscienza che sta strillando contro il menefreghismo, poi le tendo una mano, rassegnato e stizzito allo stesso tempo.
- E va bene! Ti porto dentro almeno gli altri bambini non potranno dire che non hai un papà, ma poi te ne stai li buona buona tutto il giorno, sì?-
Lei alza la testa e mi rivolge un timido sorriso, afferra la mia mano e annuisce.
Così finalmente entriamo in questo squallido edificio dai colori accesi, simile a un allucinazione da fungo.
I bambini stanno già strillando dappertutto: mentre salutano i genitori, mentre si mettono le pantofole, mentre entrano nell’aula… Insomma: strillano e basta.
In mezzo a questo putiferio, spicca una tizia sui trenta, tutta sorrisi e modi da chioccia. La maestra. Mi avvicino trascinandomi dietro Allegra, cogliendo un guizzo di stupore nei suoi occhi e un leggero rossore sulle guance che mi compiacciono.
- Salve, abbiamo chiamato settimana scorsa per iscrivere questa moccios… Adorabile creatura qui. Sono Castiel-
La donna si porta le mani alle guance e apre bocca e occhi in un comportamento isterico.
- Ah, sì! La piccola Allegra, giusto?-
- Già-
- Perfetto, allora oggi sarà il suo primo giorno ufficiale! È in buone mani, non si preoccupi-
- Oh, non è per lei che mi preoccupo-
La donna sembra un po’ perplessa, ma maschera il tutto con un nuovo, rapido ed enorme sorriso, per poi porgere una mano ad Allegra e invitarla a seguirla.
La bambina, silenziosa fino ad ora, la guarda un po’ irritata, poi mi scocca un’occhiata di odio.
- Vedi di non arrivare tardi a riprendermi stasera-.
Mi minaccia, prima di prendere di malavoglia la mano della maestra e seguirla verso l’angolo “grembiulini”.
Non riesco a trattenere un sorriso di sollievo, ma anche di orgoglio verso quel piccolo demonio. Mi aggiusto il giubbotto di pelle e, finalmente, mi dirigo verso il lavoro, sentendo finalmente il peso che avevo sulle spalle, scivolare via.
 
- Oggi abbiamo disegnato alla mattina. Io ho disegnato io e voi nel parco, e un bambino(si chiamava Bryan… O forse no? Bha, comunque…) mi ha chiesto se eravate tutti miei fratelli, e quando ho spiegato che Castiel è il mio papà e gli altri vivono con noi, lui e altri hanno cominciato a chiedermi della mamma. Gli ho detto che la mamma fa la modella e che ora lavora, e che per questo ero dal papà. Loro hanno cominciato a dire che se la mamma e il papà non vivono assieme vuol dire che non si amano più e blah blah, allora gli ho tirato addosso i pastelli per farlo stare zitto, e la maestra si è arrabbiata-
Allegra è completamente calma, quasi indifferente. Lysandre mi scocca un’occhiata preoccupata.
- Poi a ricreazione siamo usciti a giocare nel parco giochi e io volevo giocare alla sabbia, ma due bambini erano già andati nel cassone della sabbia e in più di due non si può, allora sono andata a giocare con gli altri a nascondino. Poi la ricreazione è finita e siamo tornati dentro l’asilo e la maestra ci ha fatto cantare una canzone. Il mio vicino di posto mi ha detto che sbagliavo tutte le note, e io gli ho detto che è perché non conoscevo la canzone, allora mi ha aiutato. È stato gentile!-
Vedo Nathaniel lasciare andare un sospiro di sollievo alla scampata rissa.
- Poi abbiamo mangiato. La maestra ha detto che i capotavola dovevano allacciare i bavaglini agli altri e i bambini del mio tavolo mi hanno eletta capotavola…-
La sua voce si affievolisce, fino a fermarsi. Ci scambiamo uno sguardo perplesso, poi è Kentin a parlare.
- Non sei capace ad annodare?-
Lei scrolla la testa.
- Ho detto che non ero capace di farlo, e loro si son messi a prendermi in giro, allora sono andata dalla maestra e anche lei mi ha detto che dovevo imparare-
Borbotto un “ brutta vacca bionda”, ma per fortuna Allegra non ci fa caso.
- Mi ha spiegato come fare e tutti i bambini mi guardavano. Non voglio più far pranzo all’asilo-
Il suo musino si è fatto triste ed umiliato.
- Non ti preoccupare, ti insegno io, così domani farai vedere a tutti che sei capace-
Quando Kentin lo dice, sembra in tutto e per tutto uno di quei principi dei drama, con il sorriso rassicurante, gli occhi verdi gentili e un tono di voce da “andrà tutto bene”. Stiamo parlando di nodi, dannazione! Però Allegra s’illumina speranzosa, completamente rapita da sir Kentin.
- Davvero?-
- Sì, davvero. Non ci vogliono anni per imparare ad allacciarsi le scarpe, per esempio-
Lei affonda la sua forchetta in una patata e la ingoia allegramente, una nuova speranza nel cuore.
- Dopo pranzo la maestra ci ha fatto fare il riposino. Abbiamo preso i nostri materassi e ci siamo messi in tutta la stanza dove volevamo, abbiamo preso una coperta e un cuscino e ci siamo sdraiati, e lei ci ha raccontato una storia. Quando ci ha lasciato rialzarci, due bambini hanno cominciato a prendersi a cuscinate e io mi sono unita a loro, ma la maestra ci ha sgridati e ci ha fatto smettere subito. Però sono diventata amica di quei due bambini e abbiamo giocato assieme tutto il giorno!-
Conclude allegramente.
- Come si chiamano questi due bambini?- Chede Lysandre gentilmente.
- Uhm… Non gliel’ho chiesto-
- Ma ti pare? La prima cosa per farsi degli amici e sapere il loro nome!-
Sbotto, facendola sobbalzare.
- Ma mi sono dimenticata!-
Sto per iniziare una discussione, quando Nathaniel mi stronca sul nascere.
- Non importa, glielo chiederai domani. Perché ci andrai ancora, vero?-
Lei ci pensa su un po’, poi sorride e annuisce, infilandosi un’altra gigantesca fetta di patata in bocca.
 
ANG. CARAM. MACCH.
Scusate l’attesa! È stata una settimana impegnativa e non trovavo mai il tempo per far cominciare l’asilo ad Allegra. Sì, è un capitolo molto approssimativo, e sì, è probabile che, quando stava con Li, la bimba avesse già cominciato a frequentare un altro asilo… Vabbè, concedetemi questa facile entrata in un altro asilo, per favore :F
Buona giornata a tout le monde!

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Capitolo 11
*** Disastro naturale al 4o piano ***


- Ah, buongiorno Kentin. Sono venuta ad accertarmi dello stato in cui state crescendo la piccola pestifera-
Testuali parole della visione agghiacciante che mi trovo alla porta: i capelli grigiastri e cotonati raccolti sotto un fazzoletto rosso a cachemire, il solito trucco pesante, una t-shirt bianca attillata e i pantaloni di una tuta rossi. Ah, e dei mitici zoccoletti in legno all’olandese. L’insieme mi da un’immagine da casalinga che sogna di diventare una svizzera canterina sulle montagne con le sue caprette…
Torno rapidamente alla realtà e le rivolgo un sorriso un po’ forzato.
- Ah, che pensiero gentile. Però non si deve disturbare, ormai è passata una settimana e ci siamo organizzati. E i nuovi inquilini ci aiutano parecchio-
Mi rivolge un’occhiata penetrante da sotto le palpebre cadenti viola scuro e storce le labbra bordeaux.
- Siete uomini, non vedete i dettagli più fondamentali e non prendete in considerazione ciò che ritenete inutile-.
Così dicendo entra a forza nell’appartamento, costringendomi ad appiattirmi contro la porta d’entrata per evitare di venire trascinato con lei dal suo enorme fondoschiena.
Richiudo la porta e comincio a pentirmi di non essermi offerto di portare Allegra all’asilo quella mattina, visto che ho la giornata libera. La seguo sconsolato fino al soggiorno, dove svetta come un enorme tacchino bianco e rosso, le mani sui fianchi e lo sguardo arcigno che perlustra la piccola zona.
- Dove dorme?-
- Solitamente con me-
- Nel tuo letto?-
- Beh, sì-
- Scherzi? E se cadesse fuori e sbattesse la testa?-
- Il mio letto consiste in un materasso per terra… In ogni caso dorme contro la parete…-
Mi soppesa per un attimo con lo sguardo, poi sbuffa e cambia argomento, passando un dito sul davanzale-di-Castiel.
- Qualcuno l’aiuta ad andare al gabinetto? E a farle il bagno?-
- Sì, per il gabinetto ci pensa chi capita al momento. Per il bagno facciamo a turni, a volte ci aiuta anche Noel, la ragazza qui da part…-.
- Le state insegnando a lavarsi i denti con una canzoncina? Per tre minuti? Qualcuno la pettina?-
Boccheggio un attimo sotto la sua raffica di domande, ma lei non aspetta le mie risposte.
- Avete dei bavaglini? E posate adeguate? Le fate avere una dieta equilibrata? E dei giochi che stimolino le sue potenzialità?-.
Si gira verso di me con fare teatrale, in cui mancano solo uno sfondo di fiamme e qualche fedelissimo prostrato ai suoi piedi a ballare come un alga di mare.
- Uhm… Potrebbe ricominciare da capo?-
- È questo che intendevo! Voi uomini pensate solo alle cose basilari! Per prima cosa, ripuliremo questo schifo!-.
Così dicendo apre la finestra di Castiel, prende il portacenere e lo butta fuori, il tutto in un nano secondo, così che riesco solo a spalancare la bocca inorridito.
- Quello è di Castiel!-
- Lo so-
- Ha idea di come mi farà a pezzi quando lo scoprirà?-
- Basta che non lo scopra-
Mi rivolge un’occhiata d’intesa e prende a spalancare tutte le finestre.
- E come diavolo pensa che non lo scopra?! È la sotto, in mezzo alla strada, non qui al suo posto!-.
- Smettila di strillare come una ragazzina e dammi una mano invece. Se può calmarti, vedrò di essere presente quando lo scoprirà, così gli spiegherò tutto-
Lei spiegherà. A Castiel. Reprimo una risata sarcastica e decido che l’unico modo per far ragionare quella donna di mezza età un po’ scoppiata, è non farla ragionare, ma soltanto accontentarla.
Ho appena tirato fuori aspirapolvere e stracci vari quando il campanello di casa trilla allegramente, ricordandomi solo allora di Amira, la mia ragazza.
Sento panico, poi una voglia d’infilare la concierge in un armadio, per poi rendermi conto che è impossibile e, finalmente, aprire la porta ad Amira, che mi saluta con un bel sorriso che riporta la calma in me.
- Ehi! Scusa sono arrivata un po’prima! Ho trovato questo in strada, non è di Castiel? Ma… Cosa stai facendo?-
Entra dalla porta e si toglie gli stivali, mi butta in mano il posacenere di Castiel, senza curarsi di nascondere la sua perplessità alla vista della donna con l’aspirapolvere.
- Sono sotto un regime dittatoriale-
Le soffio in un orecchio, concedendomi un veloce bacio prima di raggiungere la nuova regina di casa.
- Ah! Amira! La tua fidanzata giusto? Capiti a proposito cara, una paio di braccia in più ci aiuteranno a fare più in fretta!-
Cinguetta lei, come se fosse ovvio che la ragazza si trovi qui per aiutare. Per fortuna, Amira sembra non prendersela e si arrotola le maniche del maglione, per poi afferra il secchio e la spugna.
- Non c’è problema! Comincio dal bagno!-
 
Dopo due ore sotto il regime-concierge, l’appartamento sembra quasi brillare come una pietra preziosa. Ci accasciamo tutti e tre sui divani, stanchi ma soddisfatti. Passo un braccio attorno ad Amira e l’attiro verso di me.
- Scusa, non era in programma questa pulizia intensa-
- Non preoccuparti, penso ci voleva! Poi ora c’è anche una bambina, giusto?-
Annuisco, ricordandomi quanto aveva riso quando aveva scoperto che la figlia di Castiel si era autoinvitata nella nostra tranquilla convivenza, mandando tutto all’aria con la stessa finezza del padre.
- Parlando di questo, bisogna fare una lista di cose fondamentali da aggiungere al vostro inventario-.
S’intromette la concierge, seduta come un sultano su un intero divano, prendendo un block notes e una penna dal tavolino e mettendosi comoda. Amira s’entusiasma subito.
- Oh sì! Posso aiutarla a sceglierle se non le dispiace!-
- Mi saresti d’aiuto, cara-
Sento un moto di stizza quando la ragazza si scrolla il mio braccio di dosso e si va a sistemare vicino alla donna di mezz’età, suggerendole alcuni oggetti “fondamentali” alla sopravvivenza di Allegra nel nostro appartamento.
E dopo venti minuti, eccoci qui in un centro commerciale, pronti alla caccia al tesoro che svuoterà le mie tasche. Amira è eccitata come una bambina e trotterella di qui e di là, rendendomi di conseguenza felice.
- Sai, stavo pensando che probabilmente sembriamo una coppia di sposini, così, in giro, a cercare cose per un bambino- Commenta, mentre paragona alcuni bavaglini dai colori sgargianti.
Non posso fare a meno di arrossire come un peperone ed allarmarmi un poco.
- Stai cercando di suggerirmi qualcosa?-
Lei si gira perplessa, poi si rende conto di cosa sto pensando ed arrossisce anche lei.
- No! Non intendevo in quel senso! Abbiamo gli studi, sarebbe troppo presto per…Per…-
Si blocca, sempre più in imbarazzo.
- Solo Castiel non ci pensa-
Borbotta in fine, optando per un bavaglino rosa con delle giraffe felici e uno arancione con dei leoni e degli ippopotami all over.
Non riesco a trattenere un sospiro sollevato, e un piccolo sorriso, per poi prenderla per la vita e schioccarle un sonoro bacio sulla guancia, che la fa sobbalzare di sorpresa.
- Sarebbe divertente però: poi dovresti diventare super impegnata come Li e scomparire per un po’, lasciando nostro figlio sul gobbo a noi uomini-
L’ombra della sua espressione sprezzante tipica di qualche anno fa le passa negli occhi, prima di storcere la bocca.
- Non si può certo dire che Li sia l’Einstein del secolo… E la strada che ha scelto lo dimostra… E anche le sue scelte-.
- Cos’è questo? Odore di giudizio sprezzante?-
Ridacchio, rendendomi conto di averla punzecchiata su un punto debole. Infatti lei si gira di scatto e mi schiaffeggia giocosamente con i bavaglini.
- Non mi provocare! Aiutami piuttosto a sceglierle dei nuovi vestiti per Allegra!-
- Sì signora!-
 
 
QUADRATINO CARAMELLINA MACCHIATIN
Okay, capitolo tenero, tutto tenero e zuccherino ( più meno)… E sì, non ho saputo resistere alla tentazione di ficcare l’Amira del “brutto anatroccolo” anche qui :3 Mi sono affezionata alla coppia Kentin-Amira, quindi non potevo scioglierla e trovare un’altra a Kentin… Per quanto riguarda la concierge… Beh, c’è poco da dire, se non che comincio ad avere il dubbio di averla inconsapevolmente imparentata alla preside del Dolce Amoris ( pioggia di petali di rosa e angioletti con la lira in mano) XD
Buona serata!

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Capitolo 12
*** L'altro lato del 4o piano ***


Non scherzo quando dico che il nostro appartamento è diventato un ricovero di fortuna: sul divano è seduta un’Allegra confusa con il suo procione tra le braccia, al tavolo della cucina c’è Nathaniel con la testa tra le mani, probabilmente intento a farsi un auto terapia calmante, davanti a lui c’è Alexy, spianato sul suo libro di letteratura a singhiozzare come una principessa, Armin è accovacciato per terra contro al divano, un cuscino stretto tra le braccia, e infine il paziente più agghiacciante: Boris, l’altro coinquilino del quarto piano, perfettamente schiacciato contro l’angolo sotto la finestra-di-Castiel come un manga, con Noel accanto che cerca di consolarlo con voce pacata e qualche pacca sulle spalle piene di steroidi(probabilmente).
Vi spiego tutto questo perché sono appena rientrato dalla spesa, incrociando per strada Kentin in tenuta da jogging, con un espressione poco raccomandabile, mentre se la dava a gambe dal condominio.
Poggio i sacchi della spesa sul tavolo della cucina, attirando l’attenzione di principessa e antagonista.
- Lysandre! Sei qui per salvarmi?- Piagnucola il ragazzo in lacrime, allungando le braccia verso di me.
- Uhm, no… Ho portato solo la spesa-
Mormoro a disagio, schivando le sue braccia.
- Ma quale salvataggio! L’unico modo per farti capire qualcosa è farti un trapianto di cervello!-.
Gli abbaia contro Nathaniel, puntandogli una matita eccessivamente affilata contro.
Alexy emette un verso soffocato e si porta una mano alla fronte, evidentemente disperato e impaurito dai metodi d’insegnamento di Nathaniel.
In quel momento la bambina salta giù dal divano e mi arriva in contro a braccia aperte, con gli occhi che brillano adoranti.
- Bentornato! Cos’hai comprato?-
- La cena, e un premio se mangerai tutto bene. Cos’è successo ad Armin e a Boris?-
Rispondo distrattamente, cominciando a riempire il frigo di spesa, inducendo Allegra ad aiutarmi passandomi le cose, anche se lo faceva passandomi cibo a caso.
- Boh, sono tristi. Ad Armin non si può parlare! Gli ho chiesto di giocare con me, visto che comunque non sta facendo niente… Ma mi ha ignorata e si è seduto li-
Seguo il suo sguardo di rimprovero fino alla massa di capelli scuri che spunta dal divano, poi chiudo il frigo e decido di guadagnarmi qualche punto dal karma.
- Cos'è successo?-
Gli chiedo, accucciandomi accanto a lui contro il divano. Dalla cucina ci raggiunge un grido trionfale di Allegra, che probabilmente ha trovato il dessert.
Armin mi trafigge con i suoi occhi color ghiaccio, poi torna a stringere forte il cuscino.
- …Boris-
- Cos’ha fatto?-
Il ragazzo rabbrividisce visibilmente.
- Eravamo appena tornati dall’università e ci stavamo organizzando per la cena, quando qualcuno ha preso a scampanellare come un pazzo alla nostra porta e ad urlare di aprirci. Mi sono offerto di andare a vedere cosa succedeva e, quando ho aperto la porta, mi è capitato davanti questo… Questo coso biondo e muscoloso, che mi ha spinto da parte ed è entrato in casa sbuffando e gridandoci addosso, chiedendo perché ci avevo messo così tanto ad aprire e che non dovevo chiudere a chiave quando lui era fuori. Solo quando è arrivato in soggiorno e si è accorto di Alexy e Noel, si è rigirato verso di me, poi ancora verso di loro. Penso che solo allora si sia reso conto di aver sbagliato appartamento, ma anziché scusarsi e levare le tende, si è messo a piangere…-.
Si ferma e mi lancia uno sguardo spiritato, per poi indicare con un cenno del capo l’angolino nel quale si è rintanato il “coso biondo”.
- Dico: già è stato piuttosto traumatico il suo totale ed evidente stato di ebrezza che gli ha fatto sbagliare appartamento, ma vederlo poi scoppiare a piangere come un bambino troppo cresciuto… Non l’ho retto-
- E come siete finiti qui da noi?-
Mi arrischio a chiedere, non essendo ben sicuro di volerlo davvero sapere.
Armin scrolla le spalle.
- Beh, voi siete più adulti. E in ogni caso Alexy aveva bisogno dell’aiuto di Nath per letteratura. In effetti potevamo stare anche a casa nostra: Noel sta studiando anche psicologia…-
Lascio andare un lungo sospiro rassegnato, rendendomi subito conto che cercare di ragionare con quei tre si sarebbe rivelato inutile.
Mi alzo e mi spolvero i pantaloni neri a coste(cosa abbastanza inutile dal momento che la polvere ne è attratta).
- Alla fine avete cenato? Altrimenti puoi aiutare Allegra a mettere in forno le pizze che ho comprato, prima che si scotti le dita o si tiri lo sportello del forno in testa-.
Il ragazzo annuisce lentamente poi, con fare del tutto teatrale, si alza piano e raggiunge la bambina in cucina, che già si è infilata i guanti da cucina, che le arrivano presso ché sopra il gomito.
Lo seguo un attimo con lo sguardo, poi mi decido ad affrontare il nostro vecchio vicino.
- Ehilà Boris, è da un po’ che non ci si vedeva!-
L’omone gira piano la testa e stringe un poco gli occhi rossi e gonfi, mi mette a fuoco e mi concede un debole sorriso.
- Oh, uhm…-
- Lysandre-
- Sì, giusto, Lysandre!             Quel ragazzo tutto gentile e beneducato… Oh, questo è… Ehm… Il tuo appartamento?-
- Sì, mio e degli altri ragazzi. Ti ricordi di loro? Nathaniel, quello al tavolo, Kentin e Castiel-
Al nome di Castiel, Boris sembra riprendersi di colpo dalla sua sbornia e sbarra gli occhi azzurri, spaventato. Dal canto suo Noel, mi lancia un’occhiata speranzosa, poi gli da qualche pacca sulle spalle.
- Abbaia tanto ma non morde, quello li. Dovrebbe tornare a momenti, vero Lysandre?-
Mi lancia un occhiolino un poco esagerato, ma l’omone immancabilmente non se ne accorge.
- Già, dovrebbe finire di lavorare a momenti…-
Non finisco nemmeno di pronunciare quella che non è una bugia, che Boris è già in piedi, sfiorando con la testa il soffitto.
- Ah beh, tolgo il disturbo allora! Non vorrei che… Ehm… Si stesse troppo stretti qui dentro!-.
E senza nemmeno lasciarci il tempo di salutarlo, quello si allontana piroettando nel suo body pervinca fino alla porta e sparendo fuori da essa.
Noel tira un lungo sospiro di sollievo e mi rivolge un grande sorriso di gratitudine.
- Mi hai salvata! È da mezz’ora che continua a raccontarmi di come sua moglie lo ha lasciato e via dicendo, non ascoltando minimamente i miei consigli!-
Si tira su in piedi e si sgranchisce gambe e schiena.
- Non sei la prima con cui si sfoga. Armin mi ha detto che è entrato in casa vostra-.
- Già… Non ho mai visto qualcosa del genere! È stato alquanto… Inquietante, ecco-
Trattengo una risata, poi la invio a seguirmi in soggiorno, dove Nathaniel ed Alexy hanno sgomberato il tavolo per apparecchiarlo, mentre Armin ed Allegra si stanno destreggiando tra pizze e forno, inutile dirlo, giocando e scimmiottando come due esaltati. Parliamo sempre di pizze da mettere in forno.
  Vedo Armin incitare Allegra a cantare, mentre taglia con un coltello la plastica che contiene la pizza, e la bambina comincia a strillare una versione stonata della sigla di Doraemon, seguita subito a ruota dal ragazzo, che ci aggiunge anche qualche passo di danza improbabile e un movimento di bacino incredibilmente sicuro.
Ci sediamo a tavola e mi accorgo che Nathaniel ha, probabilmente, la mia stessa espressione rassegnata.
Quando le prime pizze vengono servite( mezze bruciacchiate), Castiel fa la sua entrata tutto trafelato.
- Non ci crederete mai! Ho visto quel cozzo disperato di Boris, fuori da casa sua, spianato per terra!-.
Io e Noel ci lanciamo un’occhiata d’intesa, poi torno a sorridere al mio amico, contrariato per non aver suscitato la reazione che desiderava.
- Ma davvero?-
- Beh, sì… Ma perché non sembrate sorpresi? Cioè, Boris! Quello che sta facendo muffa nel suo appartamento!-
- D’accordo, abbiamo capito, Castiel. Siediti a mangiare-
 
  SPIGOLO CARAM. MACCH.
Ehilà! Rieccomi qua! Paraponsiponsipà!
Perdonate il capitolo poco interessante, con poco contenuto demenziale e un po' poco dinamico. È partito tutto da un'esperienza vera, quella descritta da Armin, che mi ha lasciata davvero senza parole. Desisderavo spolverare il personaggio di Boris, altro sfortunato inquilino del quarto piano e... Insomma: ho finito per mischiare le due cose ed è venuto fuori quello che è... Prometto che il prossimo capitolo sarà molto meglio!
Adiooos

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Capitolo 13
*** Tipico incontro in cui vorresti diventare una trivellatrice umana e scomparire nella terra ***


- Ragazzi, abbiamo un problema- Esordisce Kentin, invitandoci a prendere posto al tavolo attorno a lui.
- Magari fosse solo uno- Borbotto a mezza voce.
Appena ci siamo seduti come ci ha chiesto, lui lascia andare un lungo sospiro, poi fa passare il suo sguardo su ognuno di noi.
- Mercoledì pomeriggio Allegra non ha l’asilo-.
 
 
- Che? Cos’è sta novità?- Borbotta Castiel indispettito.
- Qualcuno ha libero?- S’informa subito Lysandre.
- Io no, ho gli allenamenti dei piccoli futuri atleti delle medie- Risponde subito Kentin.
- Io nemmeno. Ho il turno serale- Aggiunge Castiel, studiandosi le unghie.
- Io finisco tardi- Mi affretto a giustificarmi, prima che il loro sguardo mi trafigga.
- Anch’io… Quindi abbiamo un serio problema- Mormora Lysandre, passandosi un dito sulle labbra con fare pensieroso.
- Da quando è arrivata non ha portato che problemi. Riportiamola da Li-
Propone candidamente Castiel. So che sarebbe la cosa più naturale da fare: siamo quattro uomini, non abbiamo alcuna esperienza e la vita tornerebbe normale. Però… C’è quel però che non so spiegare, ma c’è, ed è più forte di tutte le buone ragioni che posso trovare e, dando una rapida occhiata, so che affligge anche i miei coinquilini, Castiel compreso.
- Potremmo provare con una babysitter per mezza giornata- Propone Lysandre.
- Costoso- Borbotto.
- E se chiedessimo a Boris?-
- Ancora più costoso. Non voglio che mia figlia diventi un’alcolizzata precoce o venga malmenata da quella cosa li con il parrucchino- Sbotta Castiel.
- In effetti Boris non sarebbe molto affidabile- Conferma Kentin, già spaventato dall’idea di lasciare la bambina nelle mani del lunatico omone. Forse però più spaventato per quest’ultimo che per Allegra.
- Non abbiamo molte altre possibilità: c’è la concierge, ma è chiaro che Allegra la detesta. Abbiamo quei tre sconclusionati qua da parte, ma immagino abbiano scuola ogni giorno come tutti i primini. Chi resta?-
Chiedo, contando le possibilità sulle punta delle dita.
Castiel batte un pugno sul tavolo e punta un dito contro Kentin con aria trionfante.
- La tua donna!-
- La “mia donna” ha un nome: Amira. E in ogni caso vado da lei dopo l’allenamento-.
Borbotta imbarazzato e contrariato al contempo, stringendosi nelle sue ampie spalle.
- Allegra, vieni un attimo!-
La richiama Lysandre. La piccola salta giù dal divano e si avvicina saltellando, per poi fermarsi davanti al tavolo, gli occhietti un po’ assonnati e l’immancabile procione di peluche tra le braccia.
- Piccola, domani pomeriggio non hai asilo, ma nessuno di noi può occuparsi di te-.
Lei annuisce e scrolla le spalle.
- Chiederò a Darren se posso andare a giocare da lui-.
- Da un bambino maschio? Non se ne parla. Ma poi chi è?-
Salta su Castiel in un impeto di paternità prematura, completamente fuori luogo dopo i suoi piani malvagi di qualche minuto fa.
Allegra gli lancia un’occhiataccia, poi torna a rivolgersi a noi, ignorandolo palesemente.
- La sua mamma ha detto che posso andare da loro quando voglio, e che di mercoledì di solito ci sono un sacco di altri bambini da loro-
- Sarebbe comodo in effetti- Commenta pensieroso Lysandre, lanciandomi un’occhiata interrogativa.
Io annuisco.
- Ce l’ha un numero di telefono, questo Darren?-
Allegra si fa pensierosa, si mette in bocca un orecchio del procione, poi si gratta il mento con un dito, per poi infine sgranare gli occhi e lasciarsi scappare un “ah”.
- Me l’ha scritto la sua mamma su un disegno, ma l’ho lasciato all’asilo-.
Ovviamente.
- Possiamo sempre chiederle domani, quando portiamo Allegra all’asilo-.
Mi tranquillizza Kentin, poi si rivolge direttamente alla bambina con un sorriso.
- Allora domani pomeriggio andrai da questo Darren, va bene?-.
Lei s’illumina, poi si blocca e lo guarda con circospezione.
- Posso giocare da lui tutto il giorno?-
- Sì, ti passeremo a prendere per cena-
Lei si apre in un largo sorriso e improvvisa un balletto da pellerossa attorno al tavolo, mentre noi ci scambiamo un’occhiata sollevata, tranne per Castiel, che è ancora imbronciato per non aver voce in capitolo sulle amicizie della figlia. Ci resta solo da sperare che quel piccolo terremoto non combini guai.
 
Ovviamente è toccato a me portarla questa mattina, così mi ritrovo davanti all’entrata dell’asilo, con una manina di Allegra nella mia, cercando di trattenerla dal scorrazzare come un gorilla assieme ai suoi amici.
- Allegra, solo un attimo! Aspettiamo Darren, così gli chiediamo se puoi andare da lui oggi-.
Sbotto d’un tratto, esausto dal suo dimenarsi come un cane al guinzaglio.
Lei sporge il labbro inferiore in fuori e scimmiotta un po’ la bocca.
- Ah-ah, guarda che ti vedo. Fammi pure tutte le smorfie che vuoi, ma non vai da nessuna parte. Io il tuo amichetto non lo conosco-
Sbuffa, scrolla i suoi capelli scuri e si mette a perquisire con lo sguardo la strada, evidentemente impaziente di vedere il suo amico per potersi liberare dalla mia stretta. Non avrei mai detto che l’asilo le piacesse così tanto, dal primo resoconto dettagliato che ci ha esposto due giorni fa.
Ci passano davanti genitori e rispettivi bambini, poi Allegra sussulta e prende ad agitare forsennatamente un braccio verso un bambino dai capelli color paglia, che ricambia con lo stesso entusiasmo per poi correrci incontro.
Sgrano gli occhi quando mi rendo conto di chi sia la sua accompagnatrice: capelli castani sciolti e curati attentamente, occhi azzurri e limpidi, portamento elegante e chic… Insomma: Melody, una mia compagna del liceo che mi ha sbavato addosso per tre anni, riuscendo perfino a congelare la nostra amicizia quando ha deciso di dichiararsi all’improvviso.
La vedo sbattere le palpebre incredula, non appena mi riconosce.
- Nathaniel?-
- Uhm… Già. È da un pezzo che non ci si vede, eh?-
Sorride e mi scocca due baci tremendamente chic sulle guance, poi si porta i capelli dietro le spalle. Mi sento incastrato in qualcosa che non vorrei, ovvero gli sguardi delle madri quarantenni, gelose e pronte a spettegolare della giovane ragazza perfetta nel suo mantello beige in stile investigatore.
- Non dirmi che sei qui ad accompagnare un qualche figlio-.
Mi chiede con un sorriso tra il divertito e il cospiratorio.
- No, non mio. In verità è una storia un po’ lunga e penso che ti farebbe ridere ma… Un secondo: Darren è figlio tuo?-.
Mi rendo conto solo ora che i due bambini ci stanno ronzando attorno allegramente e che, effettivamente, Darren era arrivato con Melody.
Lei arrossisce e scuote la testa.
- È figlio del mio fidanzato. Oh, è un bambino adorabile ma… Oh, scusami, stavo per sfogarmi con te- Arrossisce d’imbarazzo.
Allegra ci salva da una situazione scomoda intromettendosi sfacciatamente in quel momento, subito seguita a ruota da Darren.
- Signorina Melody, oggi posso venire a giocare da voi?-
- Può, vero Melody?-
La ragazza rivolge un sorriso affettuoso ai due bambini e si piega sulle ginocchia per arrivare alla loro altezza.
- Ma certo che puoi, Allegra-
I due bambini si danno il cinque e improvvisano un balletto a braccetto, per poi cominciare a correre verso l’entrata dell’asilo.
- Darren! Non si saluta più?-
Gli urla dietro Melody, contraendo il suo viso tondo in una smorfia triste.
Il bambino torna sui suoi passi e le salta tra le braccia, per scoccarle un bacio sulla guancia, per poi divincolarsi dal suo abbraccio e ritornare da Allegra pulendosi la bocca. Ovviamente ad Allegra non interessa di salutarmi, dal momento che ha un intera giornata da pianificare.
Appena i due bambini spariscono all’interno dell’edificio, Melody ridacchia.
- I bambini ti cambiano completamente la vita, non è vero?-.
Grugnisco una risposta non ben definita.
- Hai da fare? Sono anni che non ci vediamo, non mi dispiacerebbe parlare un po’ del più e del meno… Senza pensare troppo al passato-
Aggiunge l’ultima frase, evidentemente preoccupata di un mio rifiuto per via dei sentimenti che provava per me, ma che evidentemente ha dimenticato.
Do un’occhiata al mi orologio da polso.
- D’accordo.  Non posso fermarmi troppo però, ho le lezioni all’università-
- L’università? Non che avessi dubbi, ma pensavo che magari…-
 
CUP CARAM. MACCH.
Badaaaaam! Tatatatatatataaaaaaaam!... Niente. Melody è quasi genitrice. Insomma, non naturale, però è prossima al matrimonio.... Cioè, sto esaltando il matrimonio e la famiglia giovane ( gulp) e non è proprio quello che avevo in mente! Credo di avere seriamente bisogno di una tazza di tè, quindi non mi dilungo
Adiooooos :,)

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Capitolo 14
*** Avventura tra i giocattoli ***


- Ricapitolando: Melody è fidanzata con un riccone di dieci e passa anni più vecchio, che ha questo marmocchio di cui lei si occupa, quando non gli fa da segretaria? Ma questa è la tipica soap opera per casalinghe zitelle! E l’amore tra segretaria che seduce mezzo ufficio e boss è un classico!-. Salta su Castiel, sputando una grande boccata di fumo fuori dalla finestra.
- Non dipingerla con i tuoi soliti toni da luci rosse-. Borbotta Nathaniel, ingurgitando una sorsata di birra.
- Cosa vuol dire “ seduce”?- S’interessa Allegra, sporgendosi sulle gambe di Nathaniel per attirare la sua attenzione.
- Che coincidenza, però: di tutti, proprio Melody-S’intromette Lysandre con fare eccessivamente sognante.
- Coincidenze?- Gli do corda, sorridendo.
Allegra ci guarda sempre più indispettita, non ottenendo risposta al suo quesito.
- Dateci un taglio, è fidanzata e sembra non vedere l’ora di ricevere la proposta definitiva di matrimonio-.
Borbotta spazientito Nathaniel, facendoci ridacchiare.
- Vorrei dei nuovi giochi- S’intromette Allegra, senza alcuna finezza, stufa di essere esclusa da quella discussione d’adulti.
- Ma come, non ti bastano quelli all’asilo?- Chiede Castiel, spiaccicando per bene il mozzicone nel portacenere.
- Sì, ma poi quando arrivo a casa ho solo il peluche e i colori. E i giochi di società, ma voi non potete mai giocare-.
Colpo basso, ora ci toccare fare la parte dei cattivi.
- Potremmo prendere qualcosina, senza sforare troppo, no?- Chiedo.
- Effettivamente, esistono giocattoli a buon prezzo- Concorda Lysandre.
- E oggi il centro commerciale nel quartiere qui da parte chiude tardi- Aggiunge Nathaniel, schiacciando la lattina vuota.
- Perfetto! Allora perché non ci andate tutti assieme?- Propone allegramente Castiel, seguendo la scia dei commenti precedenti.
Vedo i due coinquilini immischiati scambiarsi un’occhiata dubbiosa, che riesco subito ad interpretare.
- Tranquilli, posso andarci solo io-
I due mi rivolgono un’occhiata grata, che però viene oscurata da un pizzico d’imbarazzo.
- Non preoccupatevi, sono libero- M’affretto ad aggiungere, chiamando con un gesto Allegra, che si mette a saltellare come un cerbiatto felice, rendendomi quasi impossibile aiutarla a infilarsi la sua giacchetta.
Dopo un ultimo saluto, ci avventuriamo in quella fresca serata di fine marzo, mano nella mano (suona quasi romantico, evitando il dettaglio che Allegra sta saltando invece che camminando, cantando una qualche canzoncina dell’asilo). Prendiamo l’ascensore e usciamo in strada.
- Se vuole una Barbie, vedi di comprargliela bionda!-.
Sento Castiel, urlarmi dalla finestra del quarto piano, come un disgraziato. Mi sento arrossire e m’affretto a trascinarmi dietro la bambina.
Arriviamo al centro commerciale quando la luce del sole si sta spegnendo del tutto, ed entriamo al calduccio in quell’enorme costruzione luminosa. Anche Allegra s’illumina fin da subito, cercando di guardare tutto quanto in una sola volta.
- È gigante!- Strilla contenta, alzando le braccine verso l’alto.
- Sì, di solito qui s’incontra chiunq…-
Non faccio in tempo a finire la frase, che sento un braccio circondarmi il collo da dietro e una voce familiare che mi fa gelare.
- Ma allora dev’essere proprio destino!-
Armin mi stacca gentilmente il gemello di dosso e arruffa i capelli di Allegra, che ride e prende a punzecchiarlo.
- Ehilà! Che ci fate qui a quest’ora? I marmocchi non dovrebbero già essere a letto?-.
- Vorrebbe nuovi giocattoli. Ci ha messo con le spalle al muro- Spiego a mezza voce.
- Giocattoli?- Alexy rivolge un’occhiata d’intesa con il gemello – Veniamo anche noi! Ho passato almeno trenta minuti in mezzo alle novità dei videogiochi perché questo qua non si decideva-.
- È una vita che non guardiamo più i giocattoli, di solito ci divertiamo!- Lo ignora Armin, rivolgendomi un’occhiata da cagnolino impaziente di riportarti il bastone.
Rivolgo una rapida occhiata dubbiosa ad Alexy, poi sospiro e acconsento, lanciando quei tre in una danza sfrenata circolare.
- E allora si va!- Esclama Armin con fare teatrale, un dito puntato verso le scale mobili.
Allegra risponde entusiasta e i due s’affrettano verso le scale, costringendoci a corrergli dietro.
- Che tipo di gioco ti piacerebbe?- Le chiede Alexy, sporgendosi verso la bambina con un sorriso.
- Il papà ha detto una Barbie bionda-
Armin prende a sghignazzare, girandosi verso l’altra scala mobile, mentre il sorriso del gemello diventa tirato.
- Tipico di Castiel. Ma tu che vorresti?-
La bimba mette su un’aria pensierosa, affrettandosi a saltare la fine delle scale mobili.
- Mi piacerebbe un amico per Righino-
- Righino?!- Chiedono in coro i gemelli, assumendo una posa un po’ comica.
- Sì, il io procione!-
Mi trattengo dal ridacchiare e mi affretto a prenderle la mano, per evitare di perderla in giro.
- … Ah… Beh, con i procioni ci vivono… Uhm- Prende a dire Armin, interrompendosi bruscamente.
- I porcospini- Intervengo.
- Dove lo troviamo il peluche di un porcospino?-.
- Mi piacerebbe un orso bianco- C’interrompe Allegra, puntando il negozio dei giocattoli come un cane da tartufo.
Scambio un’occhiata perplessa con gli altri ragazzi.
- Così possono parlare da orso a orso- Continua la bambina – E raccontarsi come sono il polo nord  e la foresta-
- Non fa una piega- Concorda Alexy, seguendola a ruota nel negozio.
Armin mi rivolge un'occhiata comica, a cui mi limito a replicare con una scrollata di spalle.
-Guarda, Allegra! Una nave!- Alexy prende tra le mani un enorme arca di Noé versione playmobile, catturando subito l’attenzione di bambina e fratello.
- Guarda che roba: ci sono pure la coppia di gattini!-
I tre cominciano a trafficare con i pezzi in esposizione, mentre io lancio sguardi imbarazzati ovunque tranne che su di loro.
- T’immagini se diventasse un Titanic? Magari con una coppia di elefanti sulla prua-
Vedo Armin prendere i due animali più grandi della barca e metterli uno di fianco all’altro.
- Oh, Jack! Sto volando!- Gli da corda il gemello, afferrando uno dei due e alzandolo sulle zampe posteriori, aggiungendo una vocettina stridula.
- Cos’è il Titanic?- Chiede Allegra, ridacchiando della scenetta.
- Oh, è una barca famosa che si è…- Comincia a spiegare con noncuranza Armin.
- Si è costruita un posto nella storia- Lo interrompe il gemello, prima che l’altro sveli i drammatici fatti della popolarità della nave.
- Che ne pensi invece di quel cavallo a dondolo?- Esclama il gemello con i capelli azzurri, afferrando una mano della piccola e mostrandole un enorme pony grigio a dondolo.
- Oh sì! Il pony da principessa!- Salta su l’altro, raggiungendola trotterellando come un cavallo.
Li raggiungo e metto in sella Allegra senza sforzo, avendo ormai capito che tutti e tre erano ben decisi a provare tutti i giochi esposti.
Allegra si dondola un poco ridendo, poi Armin s’inginocchia davanti al pony e le tende una mano.
- Mia principessa, permettete a questo principe di prendere la vostra mano-.
- Ma no Armin, tu non vai proprio come principe. Io ci metterei Kentin- Lo stronca Alexy, lanciandomi un’occhiata melliflua.
- Passo grazie, Armin è molto più appassionato di me- Borbotto a disagio.
Allegra tende le mani verso di me sorridendo beata e non posso far altro che prenderla in braccio.
- Ma guardali, se non sapessi chi è il vero padre, li scambierei per parenti- Sussurra Alexy al gemello, facendosi ben sentire.
Gli scocco un’occhiataccia mentre Armin annuisce, poi Allegra mi indica una parete ricoperta di peluches.
- Guarda! Gli orsi!-
Mi indica un orso gigantesco e tanti altri di misure più normali.
- C’è pure il re leone! Guarda!-
Alexy afferra un leone di peluche e comincia a imitarne i versi, facendolo scorrazzare in testa alla bambina.
- E c’è pure Rafiki!- Aggiunge il fratello, avvicinandosi con una riproduzione di un mandrillo, presa di chissà dove.
- Ma dai! Questa è geniale!- Esclama il gemello, studiando il pupazzo da vicino.
I due prendono a sghignazzare come due persone poco raccomandabili, allora mi affretto a tornare verso gli orsi.
- Che ne dici di questo? È grande più meno come… Ehm… Righino?-
Esclamo, afferrando il primo orso bianco che mi capita a tiro e mostrandolo alla bambina, notando con la coda dell’occhio che i due gemelli hanno già perso interesse per i pupazzi e stanno girando attorno ad un angolo riservato a Star Wars.
Allegra lo prende tra le mani e lo carezza sulla testa.
- Mi piace. Voglio lui- Sussurra, senza nemmeno degnare di uno sguardo gli altri orsetti.
- Lo chiamerò Biancolino-
Sorrido e annuisco.
- E Biancolino sia! Andiamo a recuperare gli altri due bambini, prima che tirino sotto sopra l’intero negozio-
La bambina ride e annuisce, stringendo tra le braccia il suo nuovo amico.
 
ANGOLO CARAM. MACCH.
Ehilà, ricompaio dopo tanto con qualcosa di non riletto… Scusatemi! Se qualcosa non quadra vi prego di segnalarmelo subito.
Buona serata!
 
 

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Capitolo 15
*** La 1000 e 1esima notte ***


Finalmente il weekend è alle porte. Me ne sto tranquillamente spaparanzato sul divano a fare il nulla più totale, aspettando che tutta la spossatezza della giornata mi crolli addosso e mi spinga ad andare a letto. Kentin è da Amira, Castiel ha detto che usciva dopo il lavoro e Lysandre è scomparso nei meandri della sua stanza ore fa. E Allegra sta dormendo pacificamente nella stanza di Kentin, come al solito.
Non faccio in tempo a pensarlo e a concedermi un sorriso soddisfatto, che eccola spuntare dalla stanza con il faccino spaventato e Mr. Righino e Biancolino tra le braccia.
- Non riesco a dormire- Annuncia, avvicinandosi e fermandomisi davanti.
Lancio una rapida occhiata all’orologio a muro e vedo che mancano quindici minuti alle dieci, quindi non sta mentendo visto che l’abbiamo messa a letto circa due ore fa.
- D’accordo: cos’hai bisogno per dormire? Camomilla? Kentin?-
Inutile cercare di discutere.
- Vorrei una storia-
- Una storia?-
- Sì, Kentin me le racconta-
Questa mi è totalmente nuova.
- Però non hanno molto senso, penso che in verità dorme mentre me le racconta. Però funzionano-.
Mi trattengo dal scoppiare a ridere e mi schiarisco la voce.
- D’accordo, vada con la storia-
Salta sul divano e mi si accuccia vicino, appoggiandosi contro il mio braccio e puntandomi i grandi occhi grigi lucidi contro.
- Uhm… Allora…- Comincio, non sapendo bene cosa inventarmi.
- C’era un volta- M’incoraggia lei.
- Sì, c’era una volta… Uhm… Un procione-
- Un procione di nome Righino- Stringe il procione e gli sorride.
- Precisamente. Era un uomo trasformato in procione da anni ormai, così tanti che non si ricordava quasi più come fosse stato essere uomo-
Allegra apre la bocca, pendendo completamente dalle mie labbra.
- Perché una strega cattiva lo aveva trasformato in procione-.
- Come mai?-
- Mha, perché le andava-
- Ma non è giusto! Righino è la persona più buona del mondo!-
Ottimo, dovevo trovare una scappatoia.
- Beh, lui sì ma la strega no. La strega detestava le persone buone come Righino, per questo lo ha trasformato in un procione-
Allegra annuisce decisa e stringe le labbra in una smorfia sprezzante verso la strega.
- Ma come ogni incantesimo, anche quello di Righino poteva essere spezzato, solo che lui ancora non aveva scoperto come-.
- E lo scoprirà?-
- Calma, siamo solo all’inizio-
La bimba annuisce e stringe i peluches, improvvisamente intrigata da tutta la complicata faccenda.
- Allora, stavo dicendo: Righino stava per dimenticarsi di essere stato una volta un umano, ma un giorno incontrò una vecchietta nel bosco, che era una fata-.
- Una fata vecchia?-
- Sì, perché?-
- Ma le fate sono sempre giovani e colorate! Le fate non invecchiano!- Sbotta, trattandomi da ignorante.
- Ma questa era una fata speciale, a cui piaceva cambiare il suo aspetto per sembrare umana-
Allegra annuisce, concedendomi quella piccola svista.
- Comunque, la fata capì subito che il procione era in realtà un umano e decise di portarlo a casa con sé per cercare un rimedio-
Mi fermo, rendendomi conto di non sapere come continuare.
- E il rimedio era di baciare una principessa- Interviene lei.
- Quello è il principe ranocchio, Allegra-
- Vorrà dire che questo sarà il principe procione-.
- Così non ha senso che ti racconto una storia, se già la conosci-.
La bimba scrolla le spalle e m’incoraggia a continuare con un gesto.
- Ehm, allora… Dopo aver passato un intera notte a provare diversi rimedi sul procione, la fata si sedette su una sedia e guardò a lungo l’animaletto, che piano piano stava riprendendo coscienza di cos’era stato, ora che si trovava in un luogo umano.
- “Mio caro” gli disse la fata” pare che l’incantesimo che ti ha scagliato contro la strega cattiva abbia un solo rimedio”. “Quale?” Chiese il procione. “ Devi ritrovare la tua famiglia, devi farti riconoscere da loro e farti accettare, solo così il sortilegio si scioglierà e tornerai umano”. “ Ma non sono mai stato in buoni rapporti con la mia famiglia e sono passati anni dall’ultima volta che li ho visti. Mi avranno dato per morto”. La fata gli sorrise e scrollò la testa: “ Fidati, tu manchi loro”. E così il mattino dopo il procione-ragazzo partì alla ricerca della sua vecchia casa e della sua famiglia-
Mi blocco, rendendomi conto che mi sto mettendo nei panni di Righino più del previsto.
- E poi?- Mi chiede Allegra, gli occhi sbarrati dalla curiosità.
- Righino dovette attraversare tutta la foresta in cui viveva la fata, e un’intera vallata, dove trovò svariati pericoli. Rischiò svariate volte di essere inseguito da cani da caccia dei nobili della regione, prese la pioggia… Insomma non fu un viaggio facile, ma il procione non restò solo: infatti incontrò uno scoiattolo che gli offrì un po’ di cibo e gli indicò la via, poi riuscì ad aiutare un enorme pesce del lago che si era incastrato nei canneti e quello per ringraziarlo lo aiutò ad attraversare il lago-
Stavo dicendo un mare di idiozie e mi veniva da ridere, però Allegra sembrava estasiata dalle avventure del suo peluche.
- Righino incontrò molti altri abitanti di quella vallata che lo aiutarono e si fece un sacco di amici. Ma in qualche giorno finalmente arrivò alla sua vecchia casa e subito un mare di ricordi lo sommerse-.
Mi fermo di nuovo indeciso su come continuare, ma Allegra si sta addormentando velocemente contro il mio braccio.
- E riesce a tornare umano?- Chiede con voce impastata dal sonno.
- Sì. La famiglia lo riconosce e lo riaccoglie a braccia aperte, così che lui torna umano-
La bimba sembra soddisfatta e si concede il sonno finalmente. Tiro un sospiro di sollievo, felice di non aver fatto finire male la storia senza rendermene conto, così che Righino diventasse un Nathaniel.
Mi concedo un lungo sospiro, e mi decido a prendere in braccio la bambina e rimetterla nell’enorme “letto” di Kentin, sentendo l’euforia iniziale del weekend completamente scemata.
 
L’ANGOLO DELLA RESUSCITATA
Ebbene sì: SONO VIVA! Inutile dirlo, ma quest’assenza prolungata m’imbarazza assai. Devo confessare che trovare un’idea per questo capitolo è stata un’impresa, l’ho riscritto almeno cinque volte e comunque il risultato finale non è questo gran capolavoro… Però c’è anche una buona notizia! Sto già lavorando al prossimo, che sarà un po’ più movimentato! Quindi vi chiedo perdono e filo a lavorare, perché la primavera è arrivata anche per me :P
Ciaooo

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Capitolo 16
*** Arriva la zanzara al quarto piano ***


Ultimamente mi sta venendo una strizza particolare quando mi tocca entrare nel palazzo in cui viviamo e salire fino al quarto piano. Però non ho molta scelta: devo farlo.
L’ascensore arriva a destinazione ed esco con un sospiro sconsolato, per poi fermarmi di botto davanti a una delle ragioni per cui ho questa strizza: Noel.
Però c’è qualcosa di strano: Noel è appiattita contro la porta di casa sua, a pochi centimetri da una riproduzione a grandezza naturale di Barbie se fosse nata maschio. Però la faccia della ragazza non è per niente felice.
I suoi occhi azzurri saettano su di me e un’espressione esageratamente speranzosa gli deforma la faccia.
- Castiel!-
Il biondino si gira a guardare chi li disturba e non riesco a fare a meno di lasciarmi scappare una smorfia non appena mi rendo conto che somiglia in modo inquietante a Boris. A Boris almeno trent’anni fa. Mha, anche di più. Vabbè.
Noel riesce a sgusciare via dalla presa del tipo e si attacca come una ventosa al mio braccio, muovendo appena le labbra nel soffiarmi un “salvami”.
- E tu saresti?- Chiede il tipo, con una voce irritante e strascicata.
Sto per insultarlo pesantemente, ma Noel mi precede.
- Mio fratello. Già-
Il biondo ci squadra per niente convinto, mentre gli insulti mi muoiono in gola per lo schifo di bugia che si è inventata questa.
- Ah sì? Io sono Dake, il nipote di Boris. Conosci Boris?- Continua quello, porgendomi una mano abbronzata che non stringo.
- Chi non lo conosce- Borbotto, mentre “Piacere Dake” capisce che non gli avrei stretto la mano manco morto e la lascia ricadere con noncuranza.
Lancia uno sguardo mellifluo a Noel, che rabbrividisce, e si scosta un ciuffo eccessivamente biondo dalla faccia.
- Beh, per questa volta non si fa niente, ma non pensare che lascerò perdere. Ci si vede!-
E, con la stessa teatralità da pop star fallita dello zio, scompare nell’ascensore e Noel finalmente si rilassa.
- Ma che Cristo hai fatto per tirarti dietro quel deficiente?- Le salto addosso.
- Niente! Io me ne stavo tornando a casa e questo qui è uscito dalla casa di Boris, mi ha vista e mi è saltato addosso così a random!- Si difende lei, seguendomi verso il nostro appartamento.
- E che cazzo di scuse t’inventi? Fratelli?! Lo vedrebbe anche un’ameba che non abbiamo una goccia di sangue in comune!-
- Scusami tanto, ma la prospettiva di spacciarti per il mio fidanzato mi ha fatto venire la pelle d’oca!-.
- Potevi semplicemente dirgli la verità!-
- Non gliene sarebbe fregata una Peppa Pig se sapeva che eri il mio vicino di casa!-
Restiamo a squadrarci in cagnesco per qualche attimo, poi mi decido ad aprire la porta di casa e non ho nemmeno voglia di protestare quando lei entra con me.
- Certo che si è già dimostrato una palla al piede sto nipote. Forse dovremmo presentarlo alla sorella di Nath: potrebbero piacersi-.
Allegra ci arriva incontro trotterellando e si butta tra le braccia di Noel, che la solleva e la fa girare come una trottola. Anche Lysandre ci viene incontro.
- Chi è che vorreste presentare ad Ambra?-
 
Kentin storce la bocca in una smorfia e Lysandre ci guarda perplesso.
- Vuol dire che, se questo biondo è il nipote, Boris ha un fratello o una sorella? Non ne bastava uno?-
- Ti sembra il quesito più fondamentale?- Borbotta Kentin.
- Effettivamente, penso sia più urgente capire come trattenere Castiel da prenderlo a calci- Concorda Lysandre.
Gli rivolgo un’occhiata feroce e torno a concentrarmi sulla mia sigaretta.
- No il vero problema è che io non uscirò più di casa se c’è in giro quello!- Sbotta Noel.
- Che, carina, ti credi così una bomba sexy?- Le chiedo, finendo con disappunto la sigaretta.
- No, ma sono piuttosto sicura che lui si avventa contro tutto ciò che è donna- Ribatte quella acidamente.
Inutile, finiamo sempre per discutere e non ha paura di tenermi testa.
- Forse si potrebbe andare a vedere di persona che tipo è- Propone Kentin.
- Potrebbero andarci anche Armin e Alexy, sono loro i suoi coinquilini se non sbaglio- Mi permetto di ricordargli, avvicinandomi al tavolo e arrendendomi alle braccine protese di Allegra, prendendola in braccio e ignorando la sua espressione disgustata all’odore di fumo che mi tiro dietro.
Vedo i tre scambiarsi un’occhiata, poi Kentin scoppia a ridere e a Noel si accendono gli occhi.
- Ma certo! Alexy! Figuriamoci se non perde la testa per un bell’imbusto come quello!-
- Mi faresti un favore- Concorda Kentin, asciugandosi una lacrima.
Lysandre li guarda con il suo tipico sguardo perso, poi annuisce convinto.
- Potremmo provare. Qualcosa come visita di cortesia tra nuovi inquilini-
- Un po’ come quella che avete fatto voi. Alle sette di mattina- Aggiunge Kentin, ricevendosi una boccaccia dalla ragazza.
- È stato solo un piccolo problema tecnico ma comunque, torniamo a noi-.
- Mha, noi non centriamo in realtà- Interviene Lysandre candidamente.
- Ma voi… State cercando di evitare il problema!-.
- Ma no, quando mai- Ridacchio io.
- Oh andiamo! Io li fuori da sola non ci voglio andare!-
Il viso della ragazza si contorce in una smorfia di puro orrore che mi fa quasi scoppiare a ridere.
- Ti accompagno io!- Si offre Allegra.
 - Oh sì! Portala con te e se caso digli che è tua figlia! E fagli anche una foto, mi piacerebbe vedere quel suo schifo di faccia rifatta quando lo viene a sapere!- Concordo io, arruffando la testa della mocciosa sulle mie gambe, mentre Noel ridacchia.
Il campanello ci fa fare un salto sulla sedia, mentre i gemelli entrano senza scrupoli in casa nostra.
- Avete visto Noel? Ah. È qui Alexy!- Strilla Armin, togliendosi le scarpe con noncuranza e raggiungendoci.
- Oh, prego! Volete anche il lucida scarpe per caso?- Chiedo acidamente.
- Suvvia Castiel, sappiamo tutti che non ve lo potete permettere- Risponde tranquillamente quello, mentre il gemello entra con la stessa naturalezza in casa nostra.
- Ragazzi! Capitate a fagiolo! Ho bisogno di voi!- Salta in piedi Noel, gli occhi che brillano estasiati.
I gemelli si scambiano un’occhiata allarmata, prima di venire presi alle braccia dalla ragazza e essere quasi trascinati fuori senza scarpe.
Mi limito a scambiare un’occhiata indefinita con gli altri due, mentre Allegra ha preso a giocare con gli anelli che ho sulle dita.
- Chissà cosa riescono a combinare quei tre insieme- Commenta Lysandre.
- Forse è meglio non saperlo- Borbotta Kentin, alzandosi stancamente dal tavolo.
 
Entro nell’ascensore sentendomi il cervello sciolto e stanco. Ho avuto lezione fino a sera inoltrata e non vedo l’ora di abbandonarmi sul divano. Ma ovviamente, non va mai nulla come vorrei.
Le porte dell’ascensore si aprono al pianerottolo aperto del quarto piano, rivelandomi una scena piuttosto inaspettata: ci sono i gemelli e Noel, che già è un gran dire, che stanno cercando di diventare un Picasso assieme a un ragazzo biondo che… Effettivamente somiglia molto a Boris.
Appena si accorgono che li sto fissando si bloccano di colpo e mi restituiscono lo sguardo, che viene poi interrotto dalla porta dell’ascensore che si richiude. Mi affretto a riaprirla e ad uscire, studiando meglio la situazione: il ragazzo biondo sta rischiando di morire sotto il peso di Alexy, tenendo stretto un polso di Noel, che sta cercando in tutti i modi di liberarsi, mentre Armin sta cercando di frapporsi tra i due in modo poco convincente.
- Ehm…-
- Nathaniel!- Saltano su in coro quei tre, con voce eccessivamente felice.
- Che caspita sta succedendo?- Ringhio orripilato, sentendo l’inizio di un terribile mal di testa alle tempie.
- Niente! Stavamo cercando di convincere Dake ad uscire con me!- Ridacchia Alexy, stringendo di più la presa sul povero ragazzo, sbiancato di colpo.
- È il nipote di Boris, fa il filo a Noel- Mi spiega Armin, che ha abbandonato il suo ruolo poco importante per affiancarmisi.
- Sgrovigliatevi!- Ordino, sempre più irritato.
Come una gelatina, i tre si sciolgono dalla loro strana posa e si rimettono in piedi, il cosiddetto Dake che si massaggia il collo con una smorfia.
- Non so i dettagli e non m’interessano, ma se vi becco di nuovo a fare idiozie su questo dannatissimo quarto piano…-
Mi blocco e li squadro uno a uno con uno sguardo di fuoco. Dopo un attimo di silenzio totale, scrollo la testa e me ne vado verso il mio appartamento borbottando.
- Wow. La strigliata di Nath è stata… Ohhh- Sussurra Armin.
Dake gli rivolge un’occhiata incredula, poi s’affretta ad allontanarsi da Alexy, che gli si sta avvicinando pericolosamente.
- Vai pure in giro con questi due indemoniati, tanto prima o poi ti beccherò sola- Soffia a Noel, prima di andarsene in fretta.

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Capitolo 17
*** Festini illegali al piano terra? ***


Rientro a casa piuttosto a pezzi e l’occhio mi cade subito su una busta color confetto sul tavolo.
- Castiel? Cos’è questa?-
La prendo e la rigiro per vedere il mittente, mentre Castiel arriva come un tornado dalla sua stanza e me la strappa di mano.
- Non leggerla! E di Sathana!-
- Ti ha notato finalmente? Non sapevo avesse un debole per il rosa-
Lui sbuffa e me la sventola sotto il naso.
- Sto parlando della concierge-
Apro la bocca in un “Ah” silenzioso e aspetto che continui.
- Pare abbia deciso di fare un festino con tutti gli inquilini dell’edificio… Ho già i brividi se penso a che tipo di festino possa avere in mente-.
- È specificato?-
- Ma ti pare? Sono le mie supposizioni-
Gli sfilo la busta di mano e la apro per leggerla.
- Ma è dopodomani!-
- Che? Sul serio?-
Lui si sporge oltre la mia spalla per sbirciare la carta da lettera.
- Ma l’hai letta sul serio?-
- Certo che no, ho guardato solo chi la inviava-.
Tipico del mio amico.
- Dopodomani alle sette da lei. Io sono a casa alle otto e trenta, se tutto va bene-.
- Io vedrò di cambiare il turno con qualcuno che lo fa la sera-.
Restiamo a fissarci per qualche secondo, leggendoci nel pensiero come spesso succedeva.
- Mi dispiace per Kentin: dovrà subirsi l’ira di Nathaniel e Allegra che, probabilmente, darà di matto in mezzo a tutta quella gente-.
- Mha, non che questo condominio sprizzi di vita…-.
Cade ancora un silenzio in cui comunichiamo senza problemi.
- Pensi che…-
- Naaa-
- Però lui non sa dire di no-
- E lei lo adora-
- Quindi funzionerà?-
Piano piano un sorriso calcolatore increspa le labbra di Castiel, proprio quando il protagonista dei nostri pensieri rientra a casa, tenendo per mano Allegra.
- Siamo tornati!- Strilla la bambina, togliendosi le scarpe con un calcio e venendo a saltellarci attorno finché non la prendo in braccio.
- Bentornata!-
Kentin la segue poco dopo con un viso stravolto e un lungo sospiro teatrale.
- Bentornato Kentin!- Salta su Castiel con voce mielosa, passandogli un braccio attorno alle spalle e porgendogli la lettera.
- Cos’è?-
- Un invito dalla fatina dei denti-
Il ragazzo rivolge un’occhiata omicida all’altro e gli strappa l’invito di mano, sbiancando non appena nota la firma.
- Io non ci sono-
- Andiamo Ken-Ken, io e Lysandre abbiamo da lavorare, non puoi mandare solo Nath con la mocciosa-.
- Perché no?-
- Non sarebbe educato-
- Non sapevo che  conoscessi il significato di “educazione”!-
I due sembrano sul piede di guerra, così mi affretto ad intervenire.
- Beh, in fondo non sappiamo ancora gli orari di Nathaniel, e nemmeno i tuoi, Castiel-.
- Ah è così? Cercavi di svignartela?- Ringhia Kentin.
- Io voglio andare alla festa!-
Salta su Allegra, lasciandoci decisamente di stucco.
- Microbo, forse non hai capito bene: la “festa” la organizza la tizia spaventosa del piano terra- Le spiega Castiel con una voce da chi sta cercando di spiegare perché la terra gira a un troglodita.
- Ho capito, ma io ci voglio andare! Con tutti voi! E Noel e Alexy e Armin!-
Scambio un’occhiata con Kentin, che ricambia con un ghigno vittorioso.
- Ma Lysandre non ci sarà in ogni caso, quindi se non ci sarò anch’io non cambierà molto-
- Perché non vuoi venire?-
Allegra sfodera i suoi occhioni addolorati e la vocina da suora che, ormai ha imparato, fa sentire maledettamente in colpa ogni uomo di questa terra.
Vedo Castiel digrignare i denti e stringere gli occhi fino a farli diventare due fessure. Gli batto una mano sulla spalla con fare solidale, ma lui se la scrolla di dosso irritato.
- Non m’interessa, io chiedo il cambio di turno di lavoro!-
 
Ultime parole famose. Eccomi qui con Kentin e Allegra, nel buco schifoso dell’appartamento della concierge, attorniato dagli altri spiriti vaganti che popolano questo immobile, cercando di sbronzarmi con del dannatissimo e dolcissimo punch.
Inutile soffermarsi sull’espressione di sadica goduria di Nathaniel, quando ci ha annunciato con voce mielosa che lui oggi aveva da lavorare per una qualche non-so-cosa di ripetizioni, inutile anche soffermarsi sull’espressione mortificata di Lysandre. I fatti sono: non ho potuto cambiare il mio turno di lavoro, quindi sono qui con Kentin e la mocciosa. E tutte le altre persone sgradite, tra cui i due gemelli salterini con la loro babysitter, perseguitata dal Barbie-boy, e un’altra trentina di persone di cui non ho mai visto un capello in due anni.
Kentin prende per mano Allegra e le indica qualcosa, scatenando un impeto di sfrenata allegria nella piccola peste, che subito lo trascina da quella parte, piantandomi da solo come un idiota con il mio bicchiere di punch.
- Avete visto che roba l’appartamento di Joker? Copre l’intero piano terra!-
La voce di Armin mi perfora le orecchie, subito seguita da un suo sgradito braccio attorno alle mie spalle.
- Castiel! La tua vista illumina sempre la giornata!- Mi saluta Alexy, con un battito eccessivo di ciglia.
- Vorrei poter dire lo stesso, ma potrei sembrare volgare-.
- Non preoccuparti, le volgarità non mi danno fastidio-
Sento Armin soffocare malamente una risata, che rischia di strozzarlo. Occasione perfetta per sfuggire da quelle due menti perverse.
Sto sgattaiolando verso la zona alcolici, che finalmente è stata rifornita, quando sbatto contro una tappetta che mi zampetta tra i piedi.
- Ehi! Ma dove caspita guardi?-
Abbasso piano lo sguardo, pronto ad attaccare briga, quando incrocio due occhioni azzurri che mi mettono in guardia. Capelli color carota, lentiggini, un enorme sorriso che le sta increspando le labbra…
- Castiel?!! Cioè… Castiel??!!-
- Ho paura di si-
- Non ci credo! Sono passati… Anni?!-
- Potresti smetterla con quel tono da “ ho visto Gesù!” e piuttosto spiegarmi che ca… Caspita ci fai qui?-.
Iris scoppia a ridere scuotendo la testa a destra e a sinistra, facendo balzare i riccioli color carota che ora le arrivano solo alle spalle.
- Ah, io sono qui per via di un girone di parentela spropositato… Tu abiti qui vero? Ho incontrato Melody e abbiamo parlato un po’…-
- Melody?! Che cacchio ci fa lei qua?-
- Mha… Non ne ho idea… Ma perché sembri così sconvolto per ogni cosa che dico?-
La mia mente calcola rapidamente la percentuale di possibilità che queste ottuse donne hanno già sparso la voce della mia paternità per colpa di Li. Beh, non completamente colpa sua, mi tocca dirlo, ma una buona dose.
- Ho visto la tua piccolina prima. È davvero da mangiare-
Mi sento gelare quando Iris sembra leggermi nel pensiero. Studio il suo sorriso radioso, preparandomi a deviare qualsiasi altra curiosità.
- Sì, uno zuccherino-
- Ti somiglia, sai? Soprattutto appena Kentin ci ha presentate, aveva una faccia da sbruffona davvero simile alla tua-
- Mi stai insultando deliberatamente?-
- Ma no, la faccia ormai è quella che è…-
Scoppia a ridere alla vista della mia faccia indispettita e si porta una ciocca riccia dietro un orecchio.
- Parlando di tua figlia: ho sentito che Li è in città per una qualche sfilata di una marca spocchiosa-
Per un attimo il cuore mi si ferma, poi riprende a pompare sangue misto a rabbia, minacciando di farmi incazzare con la persona sbagliata. Sento prendermi la mano e, abbassando indispettito lo sguardo, mi ritrovo a fissare mia figlia, che mi sorride gioiosamente e saluta Iris. La rabbia di placa di colpo lasciando uno strano gusto amaro: la consapevolezza che questo periodo con la bambina finirà.
 
ANGOLETTO CARAM. RARA(ohohoho)
Hellooou! Rieccomi alla carica, un pizzico drammatica, perdonatemi. Chiedo anche scusa per la lunga assenza, ma è stata necessaria per entrare nella scuola dei miei sogni, quindi vrindiamo! Yu-uh!

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Capitolo 18
*** Ritrovarsi ma non perdonarsi ***


Entro nel caffè, ordino un espresso, bello forte se possibile, poi mi siedo ad un tavolino, il più lontano possibile dalla grande vetrata che dà sulla strada, piena di persone che fanno avanti e indietro chiacchierando, con lo sguardo sui propri piedi o persi nei loro pensieri.
Questo incontro mi sta riempiendo di ansia da giorni: non vedo mia sorella minore da due anni, da quando ho lasciato casa e mi son trasferito con i ragazzi. Inutile sottolineare la preferenza di condividere un appartamento con Castiel anziché restare in quella prigione.
L’espresso arriva con le solite inutili bustine di zucchero a parte.
Chissà se è cambiata o è rimasta la solita ragazzina vanitosa e cieca.
La vedo fuori dalla vetrina, l’immutata chioma bionda al vento. Poco dopo il campanello del caffè trilla e mia sorella fa la sua entrata da pop star, guadagnandosi l’attenzione di tutto il locale, quella maschile almeno. Il suo sguardo acquamarina passa in rassegna ogni tavolo, finché non m’individua e mi viene incontro di gran carriera, sfilandosi gli occhiali da sola che ha nei capelli e lasciando cadere la borsa di pelle sotto il tavolo quando si siede.
- Ciao, sei qui da tanto?-
C’è una nota titubante nella sua voce, una nota che riesco a vedere anche nel suo sorriso.
- No, qualche minuto-
Mi fermo a studiarla per bene perché vedo qualcosa di diverso. Il viso è uguale, non c’è nulla di nuovo, eppure sembra più vivo e lucente.
Lei ridacchia sotto il mio sguardo indagatore e fa un cenno ad una cameriera per ordinare.
- Allora… È da tanto che non ci vediamo- Comincia, schiarendosi la voce.
- Già. Mi dispiace-
- No, non è vero. Se fossi al tuo posto non mi dispiacerebbe per niente- Ride scuotendo la testa.
- Beh… Sì, è vero- Ammetto scrollando le spalle, seguendo quel modo del tutto nuovo e sconcertante di fare conversazione con lei.
Ambra ringrazia la cameriera per il cappuccino traboccante di schiuma e ci versa una bustina di zucchero.
- Sì, non è mai stata vera vita, la tua a casa. Tra mamma, papà ed io… Mi dispiace per ciò che hai passato. Probabilmente non ci hai mai visto come una famiglia-.
Sbatto le palpebre un paio di volte, chiedendomi se nel mio espresso ci avessero infilato qualcosa di allucinogeno, e resto a fissarla spaesato. Lei arrossisce un poco e si stringe nelle spalle.
- Lo so, probabilmente non suono credibile. La verità è che ho capito diverse cose, da quando sono uscita di casa. Mi sento maturata. Finché ero sotto la protezione dei nostri genitori e vederti discriminato apertamente faceva parte della routine, non riuscivo a capire come girava il mondo. A volte ci ripenso, sai? Non mi capacito di come ho potuto essere così cieca e senza cuore. Avevo tutto sotto mano, non avevo alcun problema, potevo fare tutti i capricci che volevo…-
Si ferma, rossa per l’enfasi del suo discorso da torrente in piena. Riesco a sentire la sua foga nel giustificarsi e nel cercare di farsi perdonare.
- Vorrei solo ricominciare da capo tra noi… Non subito, non posso chiederti così tanto, ma passo per passo…-
Finisco l’ultimo sorso dalla mia tazzina e la riappoggio sul piattino, restando a fissare il cerchio di fondo scuro a contrasto con il bianco della ceramica. Non accetto ma nemmeno nego.
- Come mai te ne sei andata di casa?- Chiedo invece.
- Mmm… Ho deciso cosa fare del mio futuro, così me ne sono andata. O meglio: sono scappata! Non riuscivo più a stare in quella casa così fredda. Mamma e papà hanno deciso di separarsi, ma sai come sono: non si parlano praticamente più, ma sono troppo orgogliosi per mettere per iscritto il divorzio. Mi è caduto addosso il mondo, inutile dirlo-
Un’altra notizia shock che mi fa sentire ancora più frastornato.
- Divorzio-
- Qualcosa del genere- Mia sorella si ficca in bocca una grande cucchiaiata di schiuma.
Scuoto la testa incredulo, poi decido di cambiare argomento e lasciare da parte quella storia.
- E cosa studi?-
- Fashion Design-
- Quindi disegnerai moda-
- Lo spero, è un settore difficile…-
- Parlando di moda: sapevi che Li è in città per una sfilata?- Le chiedo a bruciapelo, sentendo il cuore battere più forte. Quando la sera prima Castiel è arrivato a casa scuro in volto e ci ha raccontato tutto quello che gli ha detto Iris, mi sono sentito frastornato e incredulo al pensiero che Allegra potrebbe tornare da sua madre da un giorno all’altro. Dopo poco meno di un mese di convivenza forzata, avevamo finito per dare per scontata la sua presenza, quasi normale. Chiedere a mia sorella di una delle sue amiche più care forse potrebbe portarci qualche indizio in più.
- Invece Ambra stringe le labbra ed evita il mio sguardo.
- No, non lo sapevo-
- Non te l’ha detto?-
- Non parlo con lei da… Qualcosa come quattro anni-.
- Quattro anni? Da quando… Con Castiel?-
- Sì. Ti ricordi che ai tempi gli morivo dietro? Li ci tenne nascosta la sua relazione con Castiel e anche la gravidanza, finché non fu più impossibile. Mi sentii così tradita che tagliai tutti i ponti con lei: la cancellai dal telefono, bruciai ogni ricordo che avevo con lei, la eliminai dai social network e non risposi più alle sue chiamate, evitandola perfino quando decise di venire direttamente a casa mia. Ovviamente la insultai pesantemente prima, e Charlotte prese le mie parti-.
Rabbrividisce e sgrana gli occhi.
- È stato lo shock più grande mai vissuto in diciotto anni di vita. A volte però ci penso, a lei e Castiel, e al loro bambino. Mi chiedo: chissà a chi somiglia? Chissà se è maschio o femmina?-
- È femmina, si chiama Allegra. È ancora piccola quindi non si vedono somiglianze particolari a uno dei due, magari somiglia leggermente di più a Li, però il carattere sta diventando tutto quello di Castiel-
Lei mi guarda sbigottita e solo allora mi rendo conto di quello che ho detto.
- Abito con Castiel, Lysandre e Kentin. E ora anche la bambina-
- Tu cosa?-
- Sì. Era l’unica possibilità per ottenere una camera a prezzo abbordabile per uno studente autogestito-.
Ambra annuisce appena ma sembra totalmente in trance.
- Ma aspetta: pensavo che la bambina fosse rimasta con Li-
Tiro un lungo sospiro e appoggio i gomiti sul tavolo, sporgendomi verso mia sorella e preparandomi a raccontarle tutta la bizzarra storia della nostra convivenza.
 
 
Non sono tranquillo. Non lo sono per niente. È assurdo però.
Stringo forte la radice del naso e poi apro gli occhi, cercando di concentrarmi.
Allegra sta scorrazzando nel parco con due suoi amici, il quasi figlio di Melody e un altro bambino: l’ultimo eroe che è riuscito ad entrare nelle grazie di quei due pestiferi.
Vedo Allegra correre dietro a Darren con un bastone in mano, le braccine volte al cielo e un grido selvaggio che le esce dalla bocca. Darren si butta per terra e fa una rotolata degna di Rambo per poi afferrare un altro bastone e parare il goffo attacco di Allegra. Il terzo bambino corre verso di loro allegramente, pronto ad arbitrare il loro incontro.
Per un attimo mi ritrovo a chiedermi se non sarebbe il caso di fermarli, in fondo sono solo degli scriccioli di quattro anni. Poi però decido di lasciare perdere, dal momento che sembrano tutti piuttosto goffi e in vena di pagliacciate. Infatti Allegra ha buttato via il suo bastone ed è saltata addosso a Darren in un vero e proprio attacco di solletico, incitando il terzo bambino a dargli man forte.
Sento le labbra incurvarsi in un sorriso autonomo, seguendo i movimenti disperati del povero Darren, che ride come un pazzo. Le risate acute dei tre bambini riempiono la calma del parco a quell’ora.
Involontariamente torno con la mente al nostro primo incontro con Allegra: a come ci è piombata in casa dal nulla, alla nonna cinese scomparsa misteriosamente, a tutte le esperienze nuove che ci ha fatto provare. In due anni, il nostro appartamento non è mai stato così vivo come in questo mese.
- Kentin! Aiuto!- La vocina della bimba mi riporta alla realtà, cosi che mi rendo conto che il suo attacco è fallito e ora si ritrova nella parte della vittima.
Mi avvicino ridacchiando, soprattutto per il “ghili ghili” che dicono i sue bambini mentre le fanno il solletico, poi li prendo senza problemi sottobraccio, uno per parte, tra i loro strilli emozionati.
Faccio in tempo a vedere il sorriso birichino della bambina, prima che quella mi si avventa contro e aiuta i suoi amici a liberarsi, per poi unire le sue forze alle loro e attaccarmi con il “ghili ghili” come tre zecche.
- Ehi! Non è leale!- Riesco a protestare tra le risate mie e loro.
I tre bambini mi ignorano e continuano a farmi il solletico deliziati dalla riuscita del loro piano malefico.
 
 
CUBO CARAM. MACCH.
Hellou! Dopo svariati capitoli demenziali e insensati, la vecchia C.M si svegliò una mattina e si disse “ accidenti, non faccio che scrivere ma non si arriva a un dunque” e con questo funesto pensiero il mio cuore è traboccato di Amleti e Romei e Giuliette vari… E quindi mi è scappato questo momento di serietà, incentrato soprattutto sui fratelli Blondie. Parlando dei due: è da quando in diversi episodi si è inteso che la dolcetta è in classe con tutti e due che mi è venuto un enorme dubbio: ma son gemelli o no? Su diversi blog ho letto che no, Ambra è leggermente più giovane, ma allora perché caspita abbiamo in classe tutti e due?! La mia mente malata è arrivata alla risposta, signori e signore: vedendo il tasso di malattia mentale dei cari coniugi Blondies, è del tutto fattibile che, alla nascita di Nathaniel(febbraio) abbiano subito avuto la malsana idea di mettere al mondo anche Ambra(novembre, se la matematica resta matematica), quindi i due sono nati lo stesso anno ma non sono gemelli O.O Badum tsss.
Ecco, dopo questa lunghissima e di vital importanza considerazione, vado a seppellirmi la mia buca.
Cia ciaooo

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Capitolo 19
*** Camping? Camp things! ***


Mi siedo al tavolo della mia scrivania con il chiaro intento di godermi una tranquilla domenica in cerca dell’ispirazione musicale, quando l’urlo esultante di Allegra, seguito subito da un “ma vi siete fumati l’erba gatta?” di Castiel, mi fanno tornare alla realtà del nostro appartamento ancora prima di mettere in moto le meningi.
Esco dalla mia stanza e vedo Nathaniel fare lo stesso dalla sua, lanciando subito uno sguardo stizzito al quadretto all’entrata: Castiel infuriato, Allegra che sta improvvisando una danza pellerossa, Kentin nel panico più totale con Alexy avvinghiato ad un braccio e infine Armin e Noel muniti di una grande borsa frigo e due zaini.
- Che caspita avete combinato questa volta?- Li aggredisce subito Nathaniel.
- Non abbiamo combinato proprio un fico secco, stavamo soltanto proponendo un bel picnic tra vicini- Ribatte con sdegno Armin.
- È domenica, bisogna rilassarsi! E con una così bella giornata!- Aggiunge Noel entusiasta.
- Ma quale bella giornata! Verrà a piovere- Ringhia di nuovo Castiel.
- Qui, ma non fuori città- Risponde Alexy, guardando pazientemente quella testa calda.
- Dai Cassy, non dirmi che hai di meglio da fare!- Lo pizzica Noel con un sorriso accondiscendente.
Prima che il nostro coinquilino possa partire in quarta con un monologo volgare da dieci minuti, Kentin fa la sua entrata con uno zaino pieno fino a scoppiare.
- È tutto pronto: Boris ci presta la sua macchina-.
- Un momento: tu sei in combutta con loro?!- Sbotta Nathaniel incredulo.
- Solo per curiosità: come ci stiamo in otto su una macchina?- Aggiungo io perplesso.
- Ehi Lys, stai cedendo?- Borbotta Castiel, immusonito come un bambino.
- Semplice! Ce la giochiamo a sasso carta forbice! I perdenti prendono il bus o il treno!- Annuncia Armin.
- Non ascoltatelo: Boris ha un bel furgoncino volswagen da almeno sette posti- Ribatte Noel, dando una lieve sculacciata in testa all’amico, che mette su una faccia delusissima.
- Cioè Boris era un hippie da giovane? Ma ve lo vedete?- Sghignazza Castiel, improvvisamente tornato di buon umore.
- Allora si parte? Avete in giro una qualche coperta? Chiede Alexy, dando per scontato che avessimo già accettato. Beh, io lo avevo fatto non appena avevo visto gli occhi della bambina brillare d’entusiasmo alla parola “picnic”.
Mi avvio verso il divano in cerca di una coperta, quando Nathaniel interrompe l’ambiente festaiolo che si è creato in un nano secondo.
- Non posso, mi spiace. Gli esami di fine trimestre sono a breve-
- Sono tra due mesi, non fare il pulcioso!- Esclama Armin incredulo.
- Preferisco essere preparato, a differenza di qualcun altro- Ribatte il biondo, fulminando Alexy, che evita accuratamente il suo sguardo, prendendo a scimmiottare con Allegra.
- Non puoi studiare tutto il giorno o sarà come se non lo avessi fatto. Prenditi una pausa- Gli do una pacca comprensiva su una spalla, mentre quello si stringe la radice del naso con due dita, nel suo tipico tic di quando sta sia perdendo la pazienza che cedendo.
- Dai, Nathy, non vorrai stare a casa ad ammuffire mentre noi ce la spassiamo- Lo punzecchia Castiel, inducendolo a togliere repentinamente le dita dal naso cosi da poter riaprire gli occhi e rivolgergli un’occhiata glaciale.
- Direi che è fatta allora! Partiamo?- S’intromise Noel con un sorriso radioso, prendendo a braccetto il cane e il gatto della situazione e sospingendoli fuori, seguita a ruota da Alexy e Allegra, che cantano a squarciagola una canzone senza senso, probabilmente inventata sul momento da quest’ultima.
Sospingo il resto della combriccola fuori dall’appartamento e finalmente chiudo a chiave la porta del quarto piano.
 
- Siamo arrivati?-
- Ti pare che siamo arrivati?-
- Manca molto?-
Castiel si gira spazientito al massimo verso Allegra e le rivolge una lunga occhiata significativa.
- L’hai già chiesto due minuti fa-
- Solo due minuti?!-
- Sì, Allegra, quindi smettila di chiederlo ogni due fottu….-
Alexy si mette a gridargli sopra per coprire l’imprecazione, con un susseguirsi di versi che farebbero concorrenza al richiamo del muezzin.
- Che cacchio urli?- Sbotta il rosso.
- Occhio alle parole! Un centesimo a parolaccia- Ribatte quello, aprendo una mano con il palmo rivolto verso Castiel.
- Ma va a…-
- Ehi Noel, quanto manca?- Si affretta ad urlare Kentin, dal fondo del furgone.
- Quindici minuti più meno!- Risponde la ragazza nello stesso modo, ridacchiando dal nuovo modo di fare conversazione e d’interrompere Castiel.
Allegra guarda prima Armin, poi me.
- Cosa vuol dire “cacchio”?-
- Cacchio? Mmm… Non saprei. Tu lo sai Lysandre?-
- Cacchio, eh? Mha, forse dovremmo chiederlo a chi l’ha detto-.
Ci sporgiamo tutti e tre verso il sedile del passeggiero anteriore. Lui ci lancia un’occhiata con la coda dell’occhio e sbuffa irritato.
- Arrangiatevi-
- Ma dai, papi, vogliamo saperlo!- Brontola Armin.
- Sì, io voglio saperlo! E se vuol dire qualcosa di brutto o pericoloso?- Rincara la dose Allegra.
Sento Kentin soffocare una risata e Nathaniel Lasciare andare un lungo sospiro.
- Basta che non lo dici, no?-
- Ma…-
- Il caso è chiuso-
Questa volta sono i gemelli a scoppiare a ridere sguaiatamente, seguiti a ruota da Noel, che rischia di farci uscire di strada.
- Il caso è chiuso!- Ripete la ragazza con un vocione da giudice, facendo ridere ancora più istericamente i due e riuscendo a contagiare me, Allegra e Kentin.
 
Scendiamo dalla macchina e subito lo sguardo si alza al cielo plumbeo sopra le nostre teste.
- Niente panico, le nuvole sono alte!- Ci rassicura Noel.
Allegra ci scorrazza tra le gambe tutta contenta e comincia a incitarci per stendere coperte varie. D’un tratto mi sembra un raduno di famiglia e sento ogni singola persona più vicina che mai: lo stendere le coperte ridendo, lo svuotare insieme gli zaini ricolmi di cibo e cianfrusaglie che “non potevano mancare”, a detta di Noel…
Cerco freneticamente il mio taccuino nelle tasche della giacca e sento un moto di sollievo quando lo trovo nella tasca interna. Trovo una pagina libera e mi metto a formulare la frase che gioca a nascondino nella mia testa, spezzettata e decisa a sfuggirmi. Riordino i pezzi e li coloro di poesia, cambiando le parole con sinonimi per dargli più armonia. Solo allora mi rendo conto che non ho una penna.
- Lysandre, che fai lì impalato?- Mi chiede Kentin con un’espressione stranita.
- Io… Qualcuno ha una penna per cortesia?-
Il gruppetto borbotta un po’, fruga negli zaini e nelle tasche, poi scuotono la testa uno ad uno.
Con un sospiro ripongo il taccuino nella tasca e cerco di seppellire il senso di amarezza alla consapevolezza che la dimenticherò.
Allegra si avvicina e mi prende una mano con il faccino preoccupato.
- Non stai bene? Vuoi una fetta di torta?-
Le sorrido e le do un buffetto sulla testa per rassicurarla, poi la porto di peso sulle coperte e mi siedo con gli altri. Noel e i gemelli stanno posando ogni genere di cibo davanti a loro, aprendo scatole varie e sacchetti.
- Armin! Sei tu che hai preso le patatine fritte surgelate?- Sbotta Noel, estraendo un pacchetto ormai bagnaticcio da uno zaino.
- Speravo in una griglia o qualcosa del genere- Si difende lui.
- Mi sarebbe piaciuto vederti grigliare le patatine- Sghignazza Castiel, afferrando un tramezzino.
- Vogliamo parlare di chi ha messo le tortillias in fondo allo zaino?- Sbotta Alexy, estraendo il pacchetto praticamente piatto di briciole.
Noel sbarra gli occhi inorridita, poi s’affretta a riempirsi la bocca di uova soda e sottaceti.
- Mi chiedo come fate a sopravvivere, voi tre insieme. Non avete la più pallida idea di cosa sia l’organizzazione- Borbotta Nathaniel, passando un tramezzino ad Allegra, che lo apre per ispezionarlo e si libera del cetriolino che c’è all’interno.
- Ce la caviamo egregiamente. Ogni tanto c’è un qualche imprevisto- La voce sulla difensiva di Alexy prende una piega divertita, quando scambia un’occhiata d’intesa con il gemello.
- Come un certo budino-fungo-nucleare?- Replica quello, ridendo sotto i baffi.
- Insomma, mangiate e state zitti!- Squittisce Noel, paonazza dall’imbarazzo.
- Chi non ha mai fatto bruciare un budino?- Cerco di consolarla.
- Oh, ma dovevate vederlo! Un attimo prima la padella era okay, poi d’un tratto è esploso e debordato all’infinito!-
I due gemelli sghignazzano al ricordo.
- Voglio un budino anch’io!- S’intromette Allegra, mezzo tramezzino in mano.
- Finisci il tramezzino, poi pensiamo al dolce- Cerca di farla ragionare Kentin.
- Ma non mi va più, sono piena-
- Non dire pagliacciate: se passa giù il budino, lo fa anche il tramezzino. Mangia- La sgrida Castiel, con un tono da papà irremovibile.
Allegra piagnucola un po’, guarda il tramezzino, alza gli occhi al cielo e sospira, poi prende a piluccarlo come se ci facesse il favore del secolo.
- Oh! Una goccia- Salta su Nathaniel, asciugandosi una guancia.
- Scherzi? La meteo ha detto… Ahi, mi sa che sta arrivando- S’interrompe Alexy con fare depresso.
Noel si tasta la testa, poi si alza di scatto e comincia a radunare lo spuntino appena mangiato.
- Okay, direi di battere in ritirata! Possiamo finire a casa-
- Sì, stendiamo le coperte nel vostro appartamento- Commenta sarcastico Castiel.
- Questa si che è una buona idea! Facciamolo!- S’entusiasma Alexy, impilando le scatole in uno zaino, mentre le gocce si fanno più frequenti.
- Piove piove la gatta non si muove!- Prende a strillare entusiasticamente Allegra, saltellandoci tra i piedi e rendendo più complicato la nostra fuga, sotto una pioggerellina fine e sempre più insistente.
Noel corre al furgoncino hippie e apre il baule, subito seguita da Kentin, Nathaniel e i gemelli, muniti si zaini e a chiudere il corteo Castiel, con due borse frigo. Scaraventano tutto nel baule e schizzano nel furgoncino. Prendo le coperte sotto braccio e Allegra per mano, per poi correre sotto la pioggia vera e propria verso il baule, la bambina che ride come una matta e la sensazione di essere completamente fradicio. Sbatto le coperte nel baule, lo chiudo con foga e praticamente lancio Allegra nel furgone, seguendola a ruota e chiudendo la porta.
Quando finalmente siamo tutti dentro, cominciamo a ridacchiare come degli idioti.
- Che trovata, quella del picnic- Commenta Castiel, passandosi una mano tra i capelli bagnati.
Noel accende il motore rombante e parte alla volta della superstrada. Dopo dieci minuti, Allegra comincia ad agitarsi, poi mi lancia un’occhiata colpevole.
- Cosa c’è?- Le chiedo.
- Ho dimenticato i sandali nel prato-
 
 
THE C.M’S CORNER
E dopo la piega da “the end” che stava prendendo la storia, voilà un capitolo soft, molto carino e coccoloso, solo per illudervi che non stiamo arrivando al capolinea(perdonatemi la franchezza)….. Ammetto che la storia del budino alias fungo nucleare è vera, e che ho riso a crepapelle per qualcosa come quindici minuti, il povero budino che debordava e chiedeva pietà… Però in fine non sapeva tanto di bruciato… Il potere delle risate signore!

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Capitolo 20
*** L'inizio ha una fine, ma la fine dà un inizio ***


- C’è Castiel?- La voce della concierge rimbomba gracchiante nella cornetta.
Lancio un’occhiata al mio coinquilino, ma quello, manco mi avesse letto nel pensiero, scrolla la testa con una smorfia e trona a leggere la sua rivista svaccato sul divano, Allegra sulle gambe che sonnecchia.
- No mi spiace, è uscito stamattina presto…- Invento sul momento, ben sapendo che quella donna tiene d’occhio ogni movimento nel condominio a partire dalle otto di mattina spaccate.
- Ah, ho capito. Beh, se torna digli che lo ha cercato una certa signorina Li. Buona giornata tesoro-
Mi appende in faccia, lasciandomi perplesso con la cornetta in mano per qualche secondo.
- Castiel, è arrivata Li-
Il rosso si tira su di scatto, rischiando di far ruzzolare Allegra per terra come un sacco di patate.
- È arrivata Li- Ripete, e io annuisco.
- C’è la mamma?- Chiede Allegra, illuminandosi di gioia.
- Tornerà, ora è andata- Le spiego, sedendomi accanto ai due sul divano.
Allegra annuisce un po’ delusa, ma poi torna sprizzante di felicità.
- La mamma! Non la vedo da così tanto! La mamma, che bello!-
- Allegra- La richiama Castiel, con una voce indefinita.
Gli lancio un’occhiata perplessa mentre la bambina continua a scorrazzare per il soggiorno, ritrovandomi un Castiel piuttosto surreale davanti: la mascella contratta, una linea profonda tra le sopracciglia, le mani avvinghiate una sull’altra e la linea mascellare tesa.
- Allegra- La richiama di nuovo, con una voce più autoritaria che, effettivamente, fa fermare la bambina.
Lei si avvicina e mette le manine sulle ginocchia del ragazzo, guardandolo preoccupato. Castiel alza lo sguardo e le sorride dolcemente. Dal canto mio sento la pelle d’oca su tutte le braccia e ho la netta sensazione che dovrei andarmene e lasciarli in pace, eppure non ci riesco.
- Sai, se la mamma torna, vuol dire che non ci vedremo più per un bel po’. Lo sai questo, vero?-
Vedo Allegra sgranare gli occhi e cercare di afferrare il concetto, storcendo la boccuccia e roteando i grandi occhi grigi dal soffitto alle ginocchia di Castiel e viceversa.
- Non vivremo tutti e tre assieme?-
- No, Allegra-
- Ma le famiglie vivono assieme! Perché noi no?-
Castiel mi lancia un’occhiata significativa e finalmente esco dal mio gelo temporaneo e annuisco, capendo che è decisamente ora di levare le tende. Mi alzo e mi dirigo verso la porta dell’appartamento. Mentre mi richiudo la porta alle spalle, sento la voce bassa di Castiel che parla alla bambina, che già tira su con il naso.
Faccio qualche passo, poi mi fermo. Eccoci infine giunti alla fine. Proprio quando ci eravamo abituati e avevamo cominciato a destreggiarci con la piccola presenza, ecco che lei deve tornare alla normalità. Alla sua normalità, la nostra non sarà mai più tale.
L’intensità di quel pensiero mi coglie di sorpresa e per qualche secondo resto perfettamente immobile, alla ricerca delle gioie che mi dava la mia vita prima di Allegra. Paragonate alla vitalità con cui ho trascorso questo mese, quello che vivevo prima sembra quasi immobile.
Possibile che il mio istinto paterno si stia facendo sentire? Possibile che alla fine mi ero affezionato così tanto a quella piccolina che dormiva nel mio letto?
Mi scappa una risatina soffiata, lancio un’occhiata al tramonto sospeso tra i grattacieli, poi mi decido e ricomincio a muovere una gamba dopo l’altra, passo dopo passo. Qualcosa di estremamente semplice e scontato.
 
-Li è venuta qui oggi. Però ho fatto finta di non esserci-
In un primo momento la notizia mi coglie alla sprovvista e un attimo di panico s’impossessa del mio volere, poi mi rendo conto dell’espressione abbattuta del mio migliore amico e il panico si trasforma in confusione.
- È venuta a prendere la bambina?- La prima domanda che pongo, totalmente stupida.
- Immagino. Ce l’ha lasciata per un bel lasso di tempo, eh?-
Il sorriso amaro che gli increspa un angolo della bocca mi fa provare un moto di tenerezza nei suoi confronti. Si stava abituando piano piano all’idea di essere padre e stava cominciando a comportarsi da tale, ed ora poteva pure smettere perché la sua figlia se ne andava.
Mi dirigo verso il frigo e ne prendo due birre in lattina, le più economiche sul mercato, sicuramente spesa di un apprensivo ma pur sempre calcolatore Nathaniel.
Passo una lattina a Castiel e mi siedo vicino a lui. Apriamo, beviamo e restiamo in silenzio nella luce del tramonto, ognuno perso nelle sue riflessioni.
- L’hai detto alla bambina?-
- Sì. Pensava che, quando Li fosse tornata, noi tre avremmo preso a vivere assieme come una normale famiglia. Dire che era in lacrime quando le ho spiegato come stavano le cose è dir poco. Nathaniel si è spaventato quando è tornato, pensava l’avessi malmenata. Ora l’ha portata a fare un giro per calmarla-
Un'altra sorsata, le bollicine che mi pizzicano la lingua e tutta la trachea fino allo stomaco.
- Poverina, è ancora troppo piccola per capire queste situazioni complicate. Il suo ideale di famiglia è stato spaccato-.
- Le ho solo detto la verità. Almeno a quella ci farà l’abitudine-
Fissa il pacco di sigarette sul davanzale della finestra, sembra indeciso, poi si alza e ne estrae una, fissandola intensamente, indeciso se accendersela o meno.
-Beh, ora che non ci sarà più sarà più facile: niente più regime anti fumo e regime anti alcool-
- E niente regime anti parolacce- Aggiungo ridacchiando.
Lui mi punta la sigaretta contro con un’espressione folgorata.
- E niente storie della buonanotte! Quelle mi uccidevano il cervello-
- Oh, immagino. Eh dimmi, erano storielle adatte ai minori?-
Lui si gratta il mento, la sigaretta spenta sempre tra le dita.
- Mha, non me lo ricordo, ero troppo stanco per pensare a cosa mi usciva dalla bocca-
- Chissà quante domande si è fatta-
- Vivendo con quattro uomini si sarà fatta un sacco di domande. Soprattutto anatomiche- Ribatte lui con un sorriso furbesco, decidendo infine di accendersi la sigaretta e aprendo di uno spiraglio la finestra.
Rido scuotendo la testa.
- Ormai era già destinata ad essere una bimba precoce, essendo figlia tua-
- Mia e di quella svitata asiatica-
Il silenzio cala di nuovo e l’unico movimento resta quello del fumo che fluttua fuori dalla finestra.
- Sarà strano senza di lei. L’appartamento sembrerà più stretto e scuro- Mormoro infine, perso nei colori caldi del cielo.
- Il che è piuttosto strano, dal momento che saremo di meno- Boccata di fumo- Però è vero-
Ci scambiamo uno sguardo che dice più di quello che fanno le parole, uno sguardo che, da che ci conosciamo, è sempre stato semplice ed esaustivo. Proprio allora il cellulare di Castiel prende a strillare a tutto volume My Friend of Misery dei Metallica. Lui lo sfila dalla tasca del pantaloni svogliatamente e posa la lattina sul davanzale.
- Pronto?-
 
Non posso farci niente, ma questa situazione m’imbarazza. Camminare per le strade della città calma e rilassata, con una bambina di quattro anni che piange come una fontana, con versi simili al canto delle balene… Beh, m’imbarazza. Soprattutto perché attira gli sguardi sdegnati di tutte le donne di mezza età che incrocio per strada. Ho fatto la cosa giusta, però non riesco a farla finire. Stiamo camminando da almeno quindici minuti, il nostro condominio non s’intravede più, però le lacrime di Allegra sono tali e quali a prima.
In questo momento vorrei solo fermare i tempo, prendere un grande respiro di aria ferma e silenziosa, e poi far ripartire il tutto, magari con un’idea geniale su come consolare una bambina di quattro anni che ha appena ricevuto la prima stangata della sua vita. O magari la seconda. Vabbè, il numero non ha importanza.
Lancio un’occhiata alla situazione e mi rendo conto che, con la massa di muco che le cola dal naso, ci si potrebbe costruire un ripugnante modellino di un elefantino appena nato.
Mi fermo e pesco il fazzoletto dai meandri della mia giacca, m’inginocchio e prendo a pulirle la faccia, un bel primo piano dell’interno della sua bocca davanti. E capisco: tutto ciò che ci vorrebbe sarebbe un semplice abbraccio. Caldo, rassicurante, protettivo. Qualcosa di estrematamene affettuoso e rassicurante. Qualcosa di incredibilmente difficile per qualcuno a cui si è ghiacciato il cuore come a me.
Le scosto titubante una ciocca di capelli scuri e zuppi dagli occhi, ormai rossi e gonfi. Il suo visino è completamente paonazzo, i suoi muggiti stanno diventando sempre più rochi, ma non per questo meno disperati. Si passa le manine chiuse a pugno sugli occhi ed infrange i ruscelli di lacrime disegnati sulle guance. Le spalle le tremano, così come le gambe.
La mia mano è ancora dietro il suo minuscolo orecchio, rosso anche quello. Sento il braccio pesare tonnellate, vorrei provarci ma non ci riesco, la parte razionale del mio cervello mi grida “ non ce la farai! Non sei fatto per quello! Sei goffo e incapace!”.
- Allegra- Sento la mia voce uscirmi innaturale.
Lei singhiozza e tira su a scatti con il nasino.
- Abbracciamoci- Sento di nuovo quella voce che dovrebbe essere mia, e la mia parte razionale inorridisce.
Eppure, d’un tratto il piccolo corpicino tremante della bambina mi è tra le braccia e osservo affascinato come quest’ultime le si avvolgono contro con naturalezza. Sento tutto il tremito che la percorre, ascolto affascinato i suoi singhiozzi attutiti contro la mia giacca. Guardo la mia mano carezzarle la testa, mi stupisco alla totale indifferenza che provo al pensiero del suo muco sui miei vestiti. Non m’importa più di nulla, se non di questa sensazione meravigliosa, calda e incredibile che sto provando per la prima volta.
Continuo a carezzarle la testa, lì, in mezzo a un marciapiede qualunque, totalmente estraneo alle occhiate perplesse di chi ci passa vicino. Solo io e Allegra.
 
C.M
Sniff, sniff… È stato più forte di me D,: e di certo la musica triste in sottofondo non aiuta… Or dunque, posso annunciarvi con precisione matematica che il prossimo sarà l’ultimo capitolo ufficioso della fiction, seguita poi da quattro sottocapitolini/pacco regalo( per me stessa, perché non voglio finire di scriverla, in verità :P)
Quiiiiiindi, non vi libererete di questa storia pazzerella molto in fretta!
 
 

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Capitolo 21
*** Adios 4o piano ***


- Hai preso tutto?-
- Sì-
- Sicura al cento per cento?-
Lancio un’occhiata ala bambina, che si limita ad annuire, imbronciata come non mai, lo zainetto ai suoi piedi pieno all’inverosimile.
Lascio perdere il controllo che sto facendo nella mia stanza e mi siedo sul materasso, per poi farle cenno di venire da me. Non se lo fa ripetere due volte: mi vola tra le braccia e comincia a tirare su con il naso.
- Dai piccolina, non essere così triste, di sicuro la mamma ti lascerà venire ancora da noi-
Lei annuisce tra le mie braccia.
- E poi mancano ancora due ore, possiamo fare tutto quello che vuoi!- Le ricordo, carezzandole la testa.
Lei si scosta appena e mi fissa dritto negli occhi.
- C’è una cosa che vorrei fare-
- D’accordo, facciamola!-
 
Di certo non poteva uscire di scena come tutti i bambini normali, tenendo per mano il genitore in questione e facendo “ciao ciao” con quella libera: stiamo pur sempre parlando di mia figlia, dannazione. Però non mi spiego come siamo finiti a casa di Boris, seduti sul suo tavolo da pranzo a giocare al gioco dell’oca.
Quando Kentin è piombato in soggiorno con Allegra in braccio, i due con la stessa identica espressione esaltata, già si sentiva puzza di guai. Ma quando la marmocchietta ha esordito con un “ voglio giocare al gioco dell’oca con Noel, Armin e Alexy e anche Boris!”, io e Nathaniel siamo scoppiati a ridere sguaiatamente. Non tanto per l’immagine del biondo zitello che gioca all’oca, piuttosto per l’assurdità dell’idea.
Dieci minuti dopo eravamo alla porta dei vicini per raccattarli.
Lancio un’occhiata alla marmocchia, sorpreso da quanto bene riesce a dirigerci e a comandarci a bacchetta verso i suoi desideri. Piccola perfida.
- Boris, sei caduto nel pozzo, resti infangato per i prossimi due giri- Commenta Armin, leggendo il libretto delle istruzioni.
L’omone strabuzza gli occhioni azzurri e fissa sconcertato la sua oca di legno.
- È poco realistico, se Boris fosse un’oca se ne farebbe un baffo del fango- Commenta Alexy, ammiccando ai muscoli dell’omone.
- Voi due, alimentate il vostro cervello con cose costruttive- Borbotta Nathaniel tirando i dadi.
- Ah-ah. Il gioco dell’oca è costruttivo: t’insegna le centomila difficoltà della vita- Ribatte con fare poetico Armin.
Nathaniel sorpassa Allegra, ma non fa in tempo a posare la pedina sulla casella successiva che la bambina da un forte scossone al tavolo.
- Microbo!- Esclamo irritato, vedendo le oche piombare come dei sacchi di patate sul tabellone.
- Oh no! Un terremoto!- Salta su Kentin, dando inaspettatamente corda ad Allegra, che prende a strillare di finta paura.
- Presto! Dobbiamo metterle sotto il tavolo!- Aggiunge Noel, facendo scoppiare a ridere Lysandre.
Allegra prende le pedine e si fionda sotto il tavolo, seguita dai gemelli e Kentin, mentre Noel agguanta Boris e lo trascina sotto, seguita a ruota da Lysandre. Resto con Nathaniel e Dake a scambiarci occhiate sconcertate.
- Oh che peccato, Casteil, Nath e Dake non hanno trovato un riparo. Spilorci che non hanno comprato un tavolo. Sono fuori gioco- Cinguetta Alexy, buttandoci addosso le nostre tre oche.
- Comincio ad essere sempre più confuso sulle regole del gioco- Mormora Nathaniel, passandosi una mano tra i capelli. Dake invece scoppia a ridere fragorosamente quando i nostri compagni riemergono da sotto il tavolo.
- Fatemi capire: è diventato una specie di Hunger Game delle oche?-
Armin s’illumina d’immenso e gli si siede vicino tutto contento, il gemello subito addosso all’altro braccio del ragazzo biondo.
- Cioè sei un fan? Dimmi qual è il tuo personaggio preferito?-
- Il mio è Finnick- S’intromette Alexy.
Dake si divincola dalle due zecche e agguanta Noel per un avambraccio con un sorriso seducente.
- È lei la mia preferita. La mia eroina-
Boris si porta le mani alle guance e arrossisce violentemente, mugolando a vanvera, mentre Noel sbianca come un cencio.
- Siete fidanzati?- S’intromette incuriosita Allegra, peggiorando lo stato emotivo di Boris.
- Ma che dici Allegra? Rabbrividisco all’idea!- Sbotta Noel, cominciando a dimenare il braccio prigioniero, senza troppo successo.
Vado a prendere le sigarette dal mio giubbotto e mi avvicino a una finestra per aprirla, assistendo piuttosto incredulo a tutta quella scena.
- Castiel, ti pare il momento di fumare?- Borbotta Kentin.
-Tanto sono crepato come un povero idiota, scambiandomi occhiate con gli altri due miei complici kamikaze- Ribatto facendo partire l’accendino, la sigaretta già stretta  tra le labbra.
- Continuiamo!- Esordisce la bambina, improvvisamente annoiata dalla storia d’amore inesistenti e dai miei discorsi con troppe parole difficili.
Il gruppo di semi adulti e over quaranta ubbidisce istantaneamente e riordina il tabellone di gioco. Inspiro una lunga boccata di fumo e la butto fuori dalla finestra, affascinato dal potere che mia figlia esercita su quel gruppo di universitari. La fisso mentre ride e si allunga sul tavolo per tirare goffamente i due dadi, che le stanno a fatica nelle manine minute. Poi d’un tratto sgrana i grandi occhi grigi e si porta le mani alla bocca, sorpresa e inorridita allo stesso momento.
- Allegra?- Chiede Lysandre, mentre io ho già spiaccicato la sigaretta sul davanzale della finestra e sono a due passi da lei.
Lei si tasta la bocca poi ce le mostra. Un dentino da latte sanguinante sta in mezzo al palmo della mano destra.
- È quello che ti ballava da un po’?- Chiede Nathaniel, totalmente affascinato da quell’evento.
Allegra allarga la bocca inorridita, mostrandoci una bella finestrella dove, fino a pochi attimi fa, si trovava un incisivo. La scena è terribilmente comica, ma mi rendo conto che scoppiare a riderle in faccia sarebbe poco carino, quindi faccio finta di grattarmi il naso e torno alla mia finestra.
- Ho perso un dente! Non ho più un dente!- Strilla Allegra in panico.
- Non ti preoccupare, è un dente da latte, ricrescerà- Le dice dolcemente Lysandre, estraendo un fazzoletto dalla giacca e prendendole delicatamente il dentino dalla mano, per poi pulirle le ultime tracce di sangue dalla bocca e dalle mani.
- Davvero?- Piagnucola lei.
- Si, non ti devi preoccupare-
- Devi metterlo sotto il cuscino, così stanotte il topolino dei denti passerà a prenderlo- Le dice Dake con un sorriso spara flash.
- Il topino dei denti?- Ripete lei affascinata.
- Oh sì! Costruisce la sua casetta con i dentini dei bambini! E per ringraziarli lascia loro un regalino- Conferma Noel con un sorriso malinconico.
La bambina prende il fazzoletto con il dentino di mano a Lysandre e lo studia con un nuovo interesse.
- Ma tu guarda: questo gioco porta solo sorprese!- Commenta allegramente Armin.
 
Il pandemonio è finalmente finito: Boris ha vinto il gioco dell’oca, schivando suicidi di massa, oche borseggiatrici o che fanno sgambetti, ponti che saltano in aria e cadute di giganti vari.
Allegra è felice, ride e parla con la “s” storpiata per via del nuovo buco.
- Dovremmo tornare da noi- Esordisco – Li dovrebbe arrivare a momenti-
Sapevo che avrei gelato l’atmosfera, ma ultimamente sembra il mio ruolo.
I gemelli richiudono la scatola del gioco con una smorfia, Allegra si zittisce, gli occhi di Boris prendono a luccicare di lacrime.
Mi sento maledettamente odioso e irritante, perciò cerco in fretta e furia qualcosa da dire per smuovere l’atmosfera, ma Allegra mi precede: rialza la testa, occhioni ludici e moccolo al naso, e vola tra le braccia dell’omone, agguantando anche Dake, non si sa bene come.
- Grazie per oggi, mi sono divertita tanto!-
Boris prende ad ululare e la stritola tra le sue braccia muscolose.
- Però non devi dar fastidio a Noel, Dake. Se non ti vuole come fidanzato non puoi farci nulla-
Il ragazzo le rivolge un sorriso tirato e le da qualche pacca in testa.
- Ci si rivede piccola, e vedrai che Noel avrà cambiato idea per allora-.
La ragazza si defila dietro i gemelli, uscendo dalla portata di Dake.
La piccola si gira verso il trio e vola anche tra le loro di braccia, cercando di stringerli tutti e tre contemporaneamente.
- Vedi di tornare presto, così potremo andare ancora a giocare insieme!- Piagnucola Alexy, gli occhi lucidi.
- E mangia tanta verdura, così diventerai uno schianto- Aggiunge Armin, la voce che comincia ad incrinarsi.
- E bevi tanto latte, così diventerai alta- Conclude Noel, stringendola come un pupazzo.
- Avete finito di dire idiozie? Ditele piuttosto che vi mancherà- S’intromette Kentin con voce pratica, nonostante gli occhi lucidi e un sorriso ebete.
- Ha ragione: ci mancherai tanto Allegra!-
I tre fagocitano la bambina nel loro abbraccio per qualche istante, prima di rilasciarla e salutarla definitivamente.
Appena usciamo dall’appartamento, l’ascensore trilla e si apre, lasciandoci tutti di stucco alla vista di Li, con un tempismo da paura. Non è molto diversa da quando girava con mia sorella, ma d’altra parte non è un mistero che gli asiatici non invecchiano mai.
Sembra sorpresa anche lei, poi si apre in un bel sorriso di circostanza e porta le sue lunghe gambe fino a noi, con tanto di sottofondo sonoro dato dalla mascella di Dake, caduta inesorabilmente a terra.
- Allegra! Finalmente ti rivedo! Mi sei mancata da morire!-
È inevitabile, ma fa lo stesso male al cuore: la bambina sembra dimenticare tutta la tristezza e le corre incontro con le braccine aperte. Li la prende in braccio con naturalezza e strofina il naso contro il suo, sorridendole amorevolmente.
- Uhm… Io vado… A prendere la sua roba- Borbotta Castiel, prima di dileguarsi.
Li annuisce, poi ci studia uno a uno.
- Ne è passato di tempo-
- Già- Rispondo io, a disagio come gli altri tre.
- Vi ringrazio per esservi presi cura di Allegra: vi ho chiesto così tanto senza nemmeno lasciarvi decidere. È stato piuttosto improvviso-
- Già- Ripeto.
- Ma è stato bello! Se vorrai portarcela di nuovo… Sì, beh… Non farti problemi, d’accordo?- Riesce a balbettare Kentin, arrossendo come un pomodoro.
Li sembra sorpresa, ma si apre in un sorriso felice.
- Mi sono divertita tantissimo, mamma!- Cinguetta Allegra, le braccia attorno al collo fine della ragazza.
- Davvero? Mi racconterai tutto a casa, d’accordo?-
La bimba annuisce e le posa la testa tra il collo e la spalla, gli occhietti pesanti.
Castiel ritorna con lo zaino e un sacchetto in cui abbiamo raccattato tutte le cose della bambina e si offre di accompagnare Li e Allegra fino all’entrata. L’ultima cosa che vediamo sono le loro schiene, prima che le porte dell’ascensore li inghiottiscono.
Restiamo qualche attimo in silenzio, poi ci scambiamo un’occhiata.
- Che ne dite di una birra?- Propongo, rivolgendo la proposta anche agli altri inquilini del quarto piano.
- Perché no?- Sorride tristemente Lysandre.
 
Castiel tornò poco dopo e si offese tantissimo nel constatare che avevamo già ripreso a bere senza di lui. Ci autoinvitammo a cena da Boris, scoprendo un talento culinario inaspettato nell’omone. Bevemmo e mangiammo fino a notte fonda, parlando del più e del meno, riesumando il periodo passato con la bambina, ricordando perfino episodi del liceo. Castiel partecipava ridendo sguaiatamente, però i suoi occhi avevano una luce del tutto diversa e un po’ fuori luogo.
Quando decidemmo di levar le tende a notte inoltrata, gli chiesi cosa gli passava per la testa. Lui scrollò la testa e mi rivolse un’occhiata penetrante. Poi ridacchiò e mi confidò che Li gli aveva promesso di affidargli regolarmente Allegra.
“Però ho comunque sperato fino all’ultimo che non ce l’avrebbe fatta ad arrivare” Mi disse “ Ho perfino sperato cose terrificanti. Infine ci sono cascato come un coglione”
Io gli sorrisi e gli passai un braccio sulle spalle.
“ È tua figlia, era ovvio che ti saresti affezionato. È così che funziona, è un amore naturale che nasce naturalmente e cresce per tutta la vita”
Castiel ghignò.
“ Questa la devi scrivere: l’amore paterno secondo Lysandre”
Scoppiai a ridere anch’io e ci trascinammo a vicenda fino all’appartamento, stranamente più buio e vuoto di qualche ora fa.
 
                                                                      FINE
 
C.M
……. Cioè…… Sì…. È FINITAAAAAA!!!! Insomma, che finale un po’ così, però….. Bha, mettiamoci una pietra sopra( sì, sopra me però). In verità pensavo sarebbe venuta fuori una cosa più drammatica, ma sono riuscita a far la brava per fortuna :P Ultimamente mi sono anche fatta una autocritica pesante: i miei genitori sono sposati da qualcosa come 35 anni, non ho mai vissuto un divorzio…. Che caspita mi metto a scrivere di un argomento di cui sono piuttosto ignorante? Quindi vi chiedo scusa se invece voi lo avete vissuto e sapete perfettamente cosa significa L Vabbé…. Come già detto prima, in verità non è proprio finita, infatti voglio aggiungere altri tre capitoli speciali, quindi se avete voglia leggeteli!
Adiooooossss

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