I giorni di Kaori

di Sakura___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo



Il vento quel giorno soffiava forte, tanto che attraversando i fioriti rami degli alberi, di quello che un tempo veniva chiamato il bosco di Inuyasha, ne spostava le punte meno robuste.
Il mezzo-demone carezzo per un'ultima volta il Boshingoku, beandosi del profumo che i suoi fiori rosati liberavano nell'aria. «­Sei pronta vecchia Kaede?». Domandò Inuyasha, che con la determinazione negli occhi, fissava l'ormai anziana e stanca donna a pochi metri da lui. «Sei sicuro della tua scelta?». Chiese la donna, decisa a far le volontà del ragazzo. «Quando mai non lo sono stato?». Rispose retorico, corrugando le folte e scure sopracciglia lasciando che sul suo viso apparisse uno dei suoi ghigni migliori, di quelli che Kagome aveva amato.
L'anziana Kaede prese una freccia alle sue spalle, le mani le tremavano, contrariate dal gesto che stavano per compiere e sul suo viso, ormai segnato dal passare degli anni, si dipinse uno struggente dolore, mentre tirava l'arco prendendo la mira con l'unico occhio rimastole.
«Dunque è questa la fine che spetta ad Inuyasha, il mezzo-demone». Sussurrò il potente demone cane, poco distante dalla vecchia. «Fratello del signor Sesshomaru, non fatelo!». Urlò la piccola Rin, nascosta dietro la lunga veste del suo protettore.
Il ragazzo dai capelli argentei non poté trattenere un sorriso di sfida, alla vista del fratello maggiore, accorso alla sua morte, ben poco decorosa per un erede del rispettato padre che aveva donato la vita ad entrambi.
«Sesshomaru, sapevo saresti accorso a goderti questo momento». Ghignò il giovane mezzo-demone, porgendo così i suoi ultimi saluti al fratello che un tempo aveva rinnegato. Il demone prese il volo, con al seguito il fastidioso servitore Jaken, aggrappato alla sua veste.
Inuyasha scrutò il cielo, fino a quando l'immagine del fratello scomparve dalla sua vista.
«Avanti Kaede». La donna, che in quei minuti era rimasta in silenzio, lasciò che la piccola Rin si andasse a rifugiare dietro alla sua sacrale veste, prima di tender ancor una volta l'arco e scoccare quella freccia che era sicura le sarebbe costata la vita.
Così quella freccia imprigionante andò a colpire la spalla del mezzo-demone, che un tempo la sorella della sacerdotessa, e la sua reincarnazione avevano amato, costringendolo all'albero sacro, proprio come cinquantatré anni or sono, questa volta per l'eternità.
«Kagome». Sussurrò esalando l'ultimo respiro.

«Kaori, è pronto il tè!». La giovane ragazza quasi non si accorse delle grida della madre, troppo presa a guardare il cielo, ammirandone la bellezza che le rondini gli donavano solcandone le vie infinite. «Kaori, che fai, non scendi?». Domandò la donna che era salita fin camera della figlia, fermandosi sulla soglia della porta. «Arrivo subito, mamma». Esclamò la ragazza soffermandosi ancora sulla vista della finestra di camera sua.
Kaori, che ancora stava scendendo le scale, venne subito accolta dalla sorellina minore, la quale, una volta aspettato che la sorella avesse sceso la rampa di gradini, le si getto addosso abbracciandola. «Buona giornata anche a te, Reiko». Sorrise, spettinando affettuosa i biondi capelli della sorella, che, di rimando le sorrise una linguaccia.
La giovane ricambiò il gesto, andandosi a sedere a terra, di fronte alla televisione per gustarsi la sua fumante tazza di tè caldo, in compagnia della madre.
Nel silenzio creatosi dalla particolare attenzione che prestava la mora al programma comico che stavano trasmettendo quella mattina, la madre di ella si ricordò al volo di una cosa telefonata ricevuta poco prima. «Oh, tesoro -Esclamò la donna, richiamando così l'attenzione della figlia - Midori ha chiamato poco fa, chiedeva se le potevi portare la bicicletta che ha lasciato qui ieri, diceva fosse urgente...». Concluse la donna pensierosa, scettica su come l'amica della figlia avesse terminato quella frase, che a ripeterla quasi le puzzava di qualcosa che non andava. «Vado subito, grazie mamma!» Esclamò la ragazza, correndo fuori casa, verso il tempio del pozzo sacro.
Nonostante vivesse in quella casa, custode di un luogo dalla sacrale importanza, poche volte aveva messo piede in quel tempio che tutto le ispirava tranne che pace e tranquillità. Nella penombra di quel angusto spazio fu un impresa riuscir a togliere il cavalletto che bloccava la bicicletta dell'amica e proprio quando vi riuscì, Kaori sentì un cinguettio poco distante.  Pensando si trattasse del cigolare di quell’arrugginito ammasso di ferraglia con la quale Midori si ostinava a girare per la città, riinserì il cavalletto, cercando di capire cosa si fosse rutto. Ma il suono ottavato si fece sempre più forte fino a quando la ragazza non si accorse provenisse dal pozzo. Era il canto di una rondine, e convinta si trattasse di un povero uccellino rintanatovisi in qualche modo nei giorni di freddo, la ragazza non ci pensò due volte e accorse in suo soccorso, andando a spostare le lunghe assi di legno che sigillavano il pozzo.
Quasi non credette ai suoi occhi quando, riflesso dentro al pozzo sacro, vide un cielo blu come il mare, che mai aveva visto in vita sua e stormi di uccelli primaverili che lo vagavano senza paure. Fu come una sensazione strana, per lei, era come se il suo cuore le dicesse di andare, come se quel cielo le appartenesse, era il richiamo del pozzo che aveva preso a chiamarla a sé dentro di lei, così, con un balzo vi ci sprofondo dentro correndo da quel cielo splendente.
Doleva dappertutto, ed un senso di dispiacere e delusione la pervase, quando si accorse che di certo non era finita a volare in quella distesa azzurra, ma si era ritrovata col didietro all'aria nel fondo di quell'umido e putrido pozzo. Certa che nessuno le sarebbe venuto in soccorso, si arrampico ovunque trovasse un appiglio fino ad arrivare all'uscita, ancora quasi rischiò un colpo al cuore quando attorno a sé vide una distesa verde, e sulla sua testa il cielo bramato pochi attimi prima, dove gli uccelli giocavano sereni.
In quel momento non le importava di non essere a casa, o di non sapere dove si trovasse, Kaori desiderava solo scoprire tutte le meraviglie di quel posto, così paradisiaco ai suoi occhi. Giro in lungo e in largo, correndo fra gli innumerevoli alberi verdi in fiore e ridendo di cuore ogni qual volta un passerotto la seguiva in quella sua spensierata trottata.
Ancora correva, correva come una matta, quando lo vide. Era di certo l'albero più bello di tutto bosco, eppure aveva un'aria familiare per lei, ed in una frazione di secondo le passo davanti agli occhi la visione del Boshingoku, l'albero che proteggeva la sua casa, un tempo abitata da monaci e sacerdotesse shintoisti. Per la ragazza non vi era alcun dubbio, quell'albero era proprio Boshingoku ed avvicinandovisi si accorse finalmente del ragazzo che sul suo tronco trovava riposo.
La rossa veste dell'Hinezumi, sventolava al vento, proprio come i suoi lunghi capelli argentati che, leggiadri, venivano portati via da dei soffi leggeri di quella fresca brezza. Kaori non si accorse della freccia, era troppo occupata a chiedersi chi fosse quel ragazzo e cosa facesse lì, in quel luogo così solo. Gli si avvicinò, e solo allora vide la freccia incastonata nella sua spalla. Senza pensarci due volte la ragazza la prese fra le mani e con tutta la forza che aveva la estrasse dall'albero e dall'arto del giovane mezzo-demone.
<Ka-Kagome...> Sussurrò lui, una volta aperto gli occhi dalle iridi giallo miele.


 

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Qui l'immagine che ho voluto dare alla piccola Kaori.


 

Salve a tutti! :3
Spero vivamente che questo inizio vi abbia preso almeno un po' di quanto ha preso me scrivendolo e nel caso voi siate perplessi, ma altrettanto curiosi, nel prossimo capitolo verranno sveltati un po' i "misteri" che posson esser saltati fuori leggendo questo prologo. 
Beh, cosa dire? Basata su storie della Takahashi non è la prima fiction che scrivo (solo la seconda! lol), ma nella sezione "InuYasha" è la prima volta che mi cimento e spero vivamente di non aver deluso le vostre aspettative... :/
Grazie mille anche solo per aver letto!
Un bacio, Sakura.

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Capitolo 2
*** Capitolo primo. ***


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Capitolo Uno




«Ka-Kagome...». Sussurrò il mezzo-demone.
«Sbagliato! -Esclamò la ragazza, ad un palmo dal suo naso- Mi chiamo Kaori!». Sorrise quasi senz'età lei, ponendo di nuovo le distanze fra i due. «E tu chi diavolo sei?!». Urlò in preda al panico Inuyasha, che cadendo steso a terra, indietreggiò ancor di più verso l'albero sacro. «Io sono Kaori Shizuma, piacere. -Si presentò lei- E tu sei?». Domandò la ragazza, porgendo una mano al mezzo-demone, che senza troppi complimenti la rifiutò alzandosi da sé. «Non ti interessa sapere chi sono io, piuttosto, sai dirmi dov'è Kaede?». Domandò lui, guardandosi intorno è cominciando a cercare tracce nell'aria, come un vero segugio. «Mi spiace ma non so chi sia Kaede». Rispose scettica lei, portandosi le mani ai fianchi ed assumendo un'aria autoritaria, offesa dal quel ragazzo che non aveva avuto neanche la decenza di presentarsi.
Il ragazzo, ancora frastornato dal risveglio di poco prima, sbatté un paio di volte le palpebre, annusò l'aria altrettanto e comincio a sgranchirsi le ossa di tutto il corpo. Nel frattempo l'osservava, osservava quella ragazzina fissarlo incessantemente, con il capo chinato a sinistra ed i capelli scuri sventare al vento. Più la osservava più si accorgeva che quei vestiti erano come quelli che indossava Kagome nella sua epoca, eppure intorno a sé il paesaggio era rimasto immutato e del tempio Higurashi non vi era nemmeno l’ombra. Le tracce dell’odore di quella ragazza erano si presenti ovunque in quel bosco, ma erano fresche, come se quella fosse la prima volta che ne varcava i sentieri.
«Da dove vieni tu?». Le chiese il mezzo-demone, scrutandola ancora sospetto, eppure non aveva per nulla un'aria sinistra, ed il suo odore era umano. «Tokyo, ma tu puoi dirmi dove ci troviamo?» Rispose lei, lasciando che la mente di Inuyasha si risvegliasse sempre più. Tokyo, quello era il posto da dove anche Kagome proveniva, si ricordò, ed in un attimo la memoria di quel volto si fece viva dentro di lui.
Senza troppi indugi prese la ragazza per mano e, caricandosela sulle spalle, corse a tutta velocità verso il pozzo mangia ossa.
«Forza, torna indietro». Le ordinò il mezzo-demone, facendola scendere dalle sue spalle e indirizzandola verso il pozzo. «Non prendo ordini da chi non ha voluto dirmi il suo nome!» Rispose offesa e sostenuta lei, andando ad incrociare le braccia e voltare il viso da un'altra parte. «Il mio nome è InuYasha, ora fai quello che ti dico, quest’epoca non è sicura per te». Disse, spingendo delicatamente il petto della ragazza, facendola cadere nel pozzo dal quale era arrivata.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, non sapeva chi fosse quella ragazza, né tanto meno come fosse riuscita ad estrarre il sigillo di Kaede e attraversare il pozzo, ma se una cosa l'esperienza gli aveva insegnato, era che  quello non era altro che il segno di un cattivo presagio, ed il ritorno al suo mondo era la cosa migliore.
«Ehi! Ma che modi sono!» Urlò infuriata la ragazza, che doleva ancor più della prima caduta. «Ti sei bevuto il cervello?!». Inuyasha non volle credere alle sue orecchie canine, quella ragazza non era scomparsa, era ancora lì, nell'epoca Sengoku, proprio nel fondo di quel pozzo. Con un balzo vi ci si buttò dentro, incredulo di quello che era appena accaduto, il pozzo, dopo chissà quanti anni aveva ripreso vita, ed ora si era richiuso, intrappolando per sempre quella povera ragazza. «Maleducato! Ti sembra questo il modo di trattare una ragazza! Stupido rozzo che non sei altro!». Imprecò ancora Kaori, gettandosi senza remore contro Inuyasha, prendendolo indolore a pugni su ogni parte del suo corpo che cadesse sotto le sue grinfie. «Smettila! Basta!». Inveiva il ragazzo, nella speranza che quella misteriosa ragazzina lo lasciasse in pace.
Dopo qualche lamento del mezzo-demone, la ragazza cessò di attaccare inutilmente il giovane, accortasi delle due orecchie per niente umane che spuntavano dai suoi capelli.
«Che carine!». Esclamò come incantata, cominciando a giocarci come più le piaceva. Inuyasha, che sedeva a braccia conserte con i nervi a mille, cercò di fare leva sulla sua già scarsa pazienza per evitare di ferire quella ragazza, che ignara della sua natura demoniaca, ancora si divertiva a strapazzarlo. «Allora hai finito?!» Urlò il ragazzo, ormai irritato come mai nella sua lunga vita. «Scusami, hai ragione, è che sono così strane!». Sorrise serena lei, e per un attimo ad Inuyasha non sembrava che stesse parlando con la stessa ragazza intrattabile che pochi attimi prima lo aveva preso a pugni.
«Ehi, sei sveglio?» Domandò Kaori, passandogli una mano davanti agli occhi. Inuyasha, per nulla contento del trattamento che la ragazza stava riservando nei suoi confronti la prese nuovamente per mano e, aizzandola in groppa spiccò un balzo verso la bocca nel pozzo e, uscitovi, cominciò a correr a tutta velocità verso il villaggio di Kikyo, in cerca di Kaede.


Cercò l’anziana ovunque nel villaggio, per i campi, al tempio, nella sua abitazione, ma niente, di lei nessuna traccia, ed anche il suo odore era come sparito. «Vecchia Kaede, dove sei?! Kaede!». Urlava a squarciagola, ma senza ricever risposta. «Si può sapere chi è questa Kaede?». Domandò Kaori, la quale Inuyasha non aveva ascoltato e nemmeno dato il tempo di scendere dalla sua schiena. «Kaede?! Kaede?!» Gridò ancora Inuyasha, nei pressi del cimitero del villaggio.
«Non vi ha insegnato nessuno a non disturbare il sonno dei morti, ragazzo?». Domandò una giovane sacerdotessa, dai lineamenti fanciulleschi ed i capelli scuri sciolti di cui un solo codino legava una ciocca più corta alla base della cute.
Inuyasha l'osservò attentamente, mentre intanto Kaori ne approfittava per scendere indisturbata dalle sue spalle, ma più il ragazzo osservava la sacerdotessa, più si convinceva di averla già conosciuta, fino a quando fu il suo odore inconfondibile che n'è riaccese la memoria. «Tu sei Rin, giusto?». Domandò incredulo il mezzo-demone, certo di non essersi sbagliato. «Già, ce n'è hai messo di tempo per riconoscermi, Inuyasha, fratello di Sesshomaru». Sorrise la giovane ragazza. «E lei chi sarebbe?» Domandò al ragazzo, notando la bella Kaori al suo fianco. «Mi chiamo Kaori, molto piacere». Sorrise, inchinandosi appena di fronte alla figura della sacerdotessa. «Il piacere è mio. Vi prego, seguitemi e accomodatevi». Sorrise la ragazza, conducendoli nella sua abitazione, dove un tempo aveva vissuto l'anziana Kaede.

«Dunque ti sei risvegliato Inuyasha, ero solo una bambina quando la venerabile Kaede vi ha imprigionato, eppure il tuo viso non è mutato affatto. Ma neppure il mio ricordo di voi s'è per questo». Sorrise amaramente, al ricordo della turbolenta gioventù passata in compagnia di Sesshomaru, fra lotti per la vita e morti continue.
«Sono stata io». S'intromise Kaori. «L'ho liberato io da quella freccia». Ammise dispiaciuta, chinando lo sguardo alle sue gambe incrociate a terra e grattandosi nervosamente una guancia. Gli occhi della somma Rin si spalancarono sorpresi e, senza pensarci, prese fra le mani il viso della ragazza, esaminandolo. «Tu? Eppure sembri apparentemente normale. Nemmeno io che godo di un poter spirituale, se pur scarso e grezzo, non sarei stata in grado di distruggere un sigillo dalla tale forza». Esclamò ancor più sorpresa. «Beh.. Io, io ho semplicemente tirato». Provò la ragazza, lasciando ancor più stupita la sacerdotessa.
«Rin, sai dirmi dove posso trovare Kaede?». Domandò Inuyasha, che mai come in quel momento aveva avuto bisogno di quella vecchia megera. «Ne stavi disturbando il sonno proprio pochi minuti fa. Oramai ci ha lasciati sei primavere or sono, sigillarti è stato per lei uno sforzo immane e per quattro lunghi anni ha lottato, ma alla fine non ha rett»>. Rispose sconsolate lei, al pensiero che fosse sopravvissuta ad un'altra persona a lei cara.
«Dannazione... Quindi sarei rimasto sigillato per dieci anni?». Domandò il mezzo-demone sconsolato. «Giorno in più, giorno in meno direi di sì. Inuyasha se cercavi risposte da Kaede, puoi sempre rivolgerti a me». Le sorrise la ragazza, mentre Inuyasha ancora non poteva credere che fosse la stessa bambina che. Spaventata, si nascondeva dietro la veste di suo fratello maggiore.
«Questa ragazza è arrivata qui passando dal pozzo». Esclamò il ragazzo, corrugando le sopracciglia in una seria espressione. Kaori si sentì ancora una volta in soggezione, perché lo sguardo che le riservò Rin era quasi suggestivo. La ragazza poteva leggere nei suoi occhi un misto di stupore, paura ed ammirazione. «Avrei dovuto intuirlo, le tue vesti ricordano molto quelle della venerabile Kagome ed è dal suo arrivo che non si presentava un avvenimento simile, mia cara Kaori. Eppure non ho che ragione per crederti una normalissima umana. Come ci sei riuscita?». Sussurrò la giovane sacerdotessa, le quali vesti sacre risaltavano la bellezza agli occhi di Kaori.
«Ero a casa, sorseggiavo il mio tè, quando sono andata nel tempio del pozzo sacro e mi sono ritrovata ad ammirarvi dentro un cielo blu splendente e... E mi ci sono tuffata dentro al suo richiamo». Ammise imbarazzata lei, quasi come avesse appena confessato un peccato.
«Il pozzo ora si è richiuso e lei è bloccata qui». Esclamò Inuyasha, del tutto impassibile di fronte allo stupore della venerabile Rin e l'imbarazzo della giovane Kaori. «Se è come dite, ho ragione di pensare che lei debba rimanere qui. La sua presenza ha uno scopo ben preciso, che presto si rivelerà anche a noi. Nel frattempo è opportuno che entrambi vi fermiate al villaggio. Domani Sango e Miroku saranno di ritorno dal loro viaggio».
 
Inuyasha correva, correva per quella distesa verde, correva più veloce del vento e intanto pensava. Ripensava a Kagome, ripensava a Kykio ed a come le avesse perse entrambe, senza che lui potesse far qualcosa, nonostante avesse promesso ad entrambe protezione, una promessa che non era stato in grado di mantenere. Inuyasha ripensava a come l'albero sacro fosse legato a lui, ed anche quel pozzo, morto ormai da anni, che aveva ricominciato a vivere, portando cinquecento anni indietro un'altra giovane ragazza, un'altra giovane vittima di quel mondo così crudele ed impregnato di malvagità. Con questi pensieri a tormentarlo Inuyasha andò dalla donna che aveva amato un tempo, e da quella che ancor prima gli aveva rapito il cuore, e le pianse. Le pianse entrambe, maledicendo quella ragazza per averlo risvegliandolo a quel dolore che aveva deciso di reprimere appena dieci anni prima.



 

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"L'ho liberato io da quella freccia"


 

Salve a tutti! :3
Come prima cosa sono felice di vedere che la storia è stata presa in considerazione, almeno un minimo, e per questo vi ringrazio di cuore! :)
Ho aggiornato così presto perché non volevo lasciarvi con troppi dubbi o troppi "se" per la testa, quindi spero vivamente di avervi chiarito le idee!
Che altro? Ah, sì! Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate di questo capitolo e della storia! Anche perché, personalmente, adoro Kaori.
Un bacione, Sakura.

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo. ***


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II
Capitolo Due




«Dunque le cose stanno così». Sospirò il monaco Miroku, corrugando il suo viso maturo in un espressione pensierosa, mentre la sterminatrice, la sacerdotessa ed il mezzo-demone attendevano una riflessione in più, che non tardò ad arrivare. «Sei una ragazza dalla bellezza irresistibile!». Esclamò il monaco depravato, gettando a capofitto le sue manacce sulle curve definite della giovane studentessa, lasciando che le sue vecchie abitudini non lo tradissero. «Maniaco!» Urlò sua moglie, che coi nervi ormai saltati, lasciò che la sua fedele arma, Hiraikotsu lo colpisse sulla nuca. «Vedo che gli anni passano, ma il lupo perde il pelo e il vizio mai». Disse Inuyasha, divertito da quella piccola scena quotidiana di cui aveva sentito la mancanza. «Purtroppo non cambierà mai». Sospirò sconsolata la sterminatrice, riponendo l’arma alle sue spalle. «Ma sono sempre così… Strambi?». Domandò sconcertata Kaori, alla sacerdotessa che, discreta ed impassibile rispose. «Da che ne ho memoria, purtroppo». Fra gli ordinari battibecchi dei due sposi, l’indifferenza della sacerdotessa e l’imbarazzo della giovane studentessa, sbigottita, l’attenzione di Inuyasha fu attirata da un odore familiare, forte e grezzo, che si faceva sempre più vicino.
«Botolo ringhioso!». Urlò una voce in lontananza, ed a quel suono un ghigno di sfida si dipinse sul volto del mezzo-demone. «Non ti perdonerò mai!». Urlò il capobranco della tribù degli Yoro, che correndo a tutta velocità atterrò con un calcio sul volto di Inuyasha. «Razza di idiota come hai osato!». Ribatté il mezzo-demone, faccia a faccia con il demone lupo. «Ammasso di pulci!» Ringhiò Koga. «Lupastro fastidioso!» Rispose a tono Inuyasha mostrando le zanne al suo eterno rivale, che di certo non era da meno. «Come hai potuto lasciare che accadesse?!». Urlò il demone lupo. «Come hai potuto lasciare che Kagome morisse?!». Sputò con tutta la rabbia in corpo, zittendo addirittura lo scompiglio che stava andando avanti nell’abitazione della venerabile Rin. A quelle parole il volto di Inuyasha mutò, quel grido disperato aveva lasciato che i brutti ricordi tornassero alla sua memoria, incupendolo. «Non ho potuto fare niente». Sussurrò il ragazzo, nascondendo gli occhi dietro la lunga frangia argentea, nascondendo così il suo rancore. Rancore verso sé stesso, che non aveva saputo mantener fede alla sua promessa. Con aria tetra volto le spalle ai suoi amici, e senza alcun indugio fuggi via, in cerca di solitudine.
«Adesso calmati Koga, non è stata colpa sua. Nessuno poteva salvarla». Sussurrò addolorata Sango, poggiando una mano sulla spalle del demone, che a stento tratteneva le lacrime. «Scusate, si può sapere chi è questa Kagome?». Domandò confusa Kaori, che in tutta quella faccenda ci capiva ancora ben poco. Al solo pronunciare di quel nome i visi dei presenti si spensero, e la giovane sprofondò nel più totale imbarazzo, finché non incontro gli occhi di Rin e le sue labbra prender parola. «La venerabile Kagome, reincarnazione della somma Kikyo, è stata una sacerdotessa di forte spirito, che ha aiutato tutti noi a sconfiggere il male. Devi sapere, mia cara Kaori, che prima di te un’altra giovane ragazza, proveniente dalla tua epoca, aveva varcato il pozzo mangia ossa, riportando fra di noi un potente gioiello, la Sfera dei Quattro Spiriti. Quella sfera era in grado di conferire immenso potere al demone che la possedeva, e Kagome, dentro la quale riviveva lo spiriti di Kikyo, primo vero amore di Inuyasha, ha sconfitto sia il gioiello, sia il potente demone che se n’era impossessato, Naraku. Fu un’ardua impresa, e nonostante allora fossi solo una bambina porterò con me il ricordo di quella cruenta battaglia fino a che la mia anima avrà vita, una guerra vinta dei qui presenti Sango, Miroku, Koga, aiutati dal potente Sesshomaru, che un tempo mi ha accudita, e di Inuyasha, suo fratello minore che ci hanno beato della pace. Purtroppo però anche le cose belle sono destinate ad una fine, e dopo aver atteso tre anni, la giovane Kagome era tornata nella nostra epoca, divenendo la sposa di Inuyasha e sacerdotessa di questo villaggio, ma purtroppo si ammalò e non potendo tornare nel suo mondo per ricevere le dovute cure che il suo tempo le avrebbe permesso, è rimasta qui, ed ora il suo spirito veglia su tutti noi». Kaori non sapeva cosa dire, era rimasta commossa da quel racconto e le lacrime cominciarono a scender ininterrottamente. «Oh mia cara, il tempo delle lacrime deve ancora arrivare, non ti è ancora stato detto perché Inuyasha si trovasse sigillato all’albero sacro. Il fatto risale a pochi giorni dalla morte della venerabile Kagome, il mezzo-demone non riusciva a convivere col suo senso di colpa, non poteva andare avanti sapendo di averla persa per sempre, nonostante le avesse promesso eterna protezione, così, sotto gli occhi di questa sacerdotessa, che era ancora una piccola fanciulla, si fece sigillare da una freccia mistica a Boshingoku, nello stesso modo in cui aveva detto addio a Kikyo, nello stesso modo in cui aveva conosciuto Kagome, desiderando solo l’eterno riposo». Sui volti di tutti il dolore di quel lutto era struggente, e le lacrime non volevano dar pace alla giovane Kaori, addolorata da quel racconto così surreale, e così ingiusto. Non poteva credere a quanto dolore avessero sofferto quelle persone e ancor più non poteva immaginare il rimorso che affliggeva quel ragazzo dall’espressione imbronciata ed i capelli argentati.


In quel momento gli occhi color cioccolato della ragazza si riempirono di una strana luce, che li rese quasi dorati, colpendo così il demone lupo che ne rimase ammaliato. Kaori, dagli occhi ardenti si alzò di colpo, lasciando sbigottita la strana compagnia che la circondava, mentre con determinazione lasciava la modesta abitazione, a passo svelto.
Non sapeva dove andare, vagava senza meta in cerca del mezzo-demone, Kaori corse in lungo e in largo, seguendo il sentiero che, inspiegabilmente, il suo sesto senso le indicava. Un qualcosa dentro di lei, simile ad un sentimento, ma più razionale, le suggeriva di cercare nel pressi nel pozzo che l'aveva portata indietro nel tempo.
Le sue gambe si muovevano da sole, come se stessero danzando guidate da quella via che l'aveva portata d'innanzi a Boshingoku, l'albero sacro. Fu lì che trovò Inuyasha, il ragazzo dava le spalle all'albero e, scrutando l'orizzonte ignorò il respiro affannato della giovane,  neppure quando la sentì avvicinarsi. Il mezzo-demone dagli argentei capelli si rifiutò di guardare quella studentessa ancora negli occhi, non avrebbe retto il suo sguardo perché la rabbia nei suoi confronti era troppa, perfino per un mezzo-demone che aveva imparato ad amare.
«So che mi odi, e non ti biasimo per il rancore che serbi nei miei confronti, non avrei dovuto destarti dal tuo sonno eterno, ma mi dispiace. Mi dispiace dal profondo del cuore». Esclamò singhiozzante la ragazza, mentre il sale le scendeva dagli occhi e la lunga frangetta le copriva il viso, sorprendendo così il ragazzo, che ora la fissava scrupolosamente. Incredulo. «Mi dispiace di essere arrivata solo ora, di non aver sciolto il sigillò prima di questi dieci anni, perché tu non avresti dovuto! Inuyasha, io non posso comprendere neppur lontanamente il tuo dolore, nemmeno provando sentimenti più forti riuscire a compatire la tua infelicità, ma se c'è una cosa che non approvo è proprio la tua resa. Hai preferito arrenderti, esser vinto dalla solitudine e dal dolore e questa è una cosa che un demone grande in forza, come di cuore, come te non avrebbe dovuto lasciare che accadesse. Il mezzo-demone che ha salvato questo mondo ucciso da un cuore spezzato, sono parole che provocan solo un'ironia piena di amarezza. Eppure sei ancora in tempo Inuyasha!». Gridò straziata lei, lasciando spiazzato il ragazzo che per la prima volta in vita sua non seppe cosa dire. «Devi esser forte, devi lottare! Affronta i demoni che tormentato la tua anima con tutta la forza Inuyasha che hai, non lasciare che siano loro a vincerti! Vivi, fallo per Kagome! Fallo per Kikyo!». Quelle parole arrivarono come lame affilate al cuore di Inuyasha, quasi quanto le esili braccia di Kaori che, disperate, avevan corso incontro ad il ragazzo in cerca di rifugio. Il mezzo-demone non se lo sarebbe mai aspettato, per la prima volta dopo anni, gli incessanti singhiozzi del pianto di quella ragazza stavan smuovendo qualcosa dentro lui che adesso, come lei, cercava conforto ricambiando quell'abbraccio. Era scioccato, in meno di due giorni quella ragazzina era arrivata a capirlo, ed aveva smosso dentro lui sentimenti ormai repressi da anni.
Entrambi si accasciarono a terra, ancora stretti, in quell'abbraccio nulla più che straziante, e mentre la ragazza ancora piangeva, Inuyasha poggiò la testa sulle sue gambe, nascondendovi il viso nell'incavo creato dalle balze della gonna.
Era sorpreso da quanto grande e forte potesse essere il cuore di quella ragazza, che disperata piangeva per lui, come nessuno aveva mai fatto, come solo sua madre aveva saputo fare.
Il ricordo della donna che gli diede la vita, piangente, che inginocchiata a terra stringeva forte il suo bambino lasciandosi sfuggire lacrime amare lo commosse, ma non fu in grado di toccarlo nel profondo come il suono del pianto di quella ragazza, come il frangersi delle lacrime a contatto con la sua dura pellaccia, come il suo respiro affannato, in perfetta armonia con le calde ed affusolate dita che sfioravan il suo capo, carezzandolo. Tutto ciò fu nuovo per il ragazzo, che mai avrebbe creduto un sentimento simile ripetibile, eppure silenzioso piangeva. Inerte, le gocce di mare scorrevano a fiumi dai suoi occhi, come non mai, come aveva sempre cercato di nascondere, perfino quando disse addio alla sua donna.
Kaori finì le lacrime, ma la tristezza di quel ragazzo, che ancora coccolava amorevole, non voleva lasciare il suo cuore, non le voleva dare pace, come se non dipendesse da lei ed era un sentimento che la turbava.
Fu il leggero russate del ragazzo che la destò dai suoi pensieri, che, con la fanciullezza dipinta in viso sonnecchiava sereno fra le braccia di quella ragazza, che, silenziosa, gli asciugò le scure ciglia appena inumidite, promettendosi che non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno.


 

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«Ammasso di pulci!».
«Lupastro fastidioso!».


 

BUON ANNO NUOVO A TUTTI!!!
Lo so, sono in anticipo di un bel po' rispetto al previsto, ma visto che entriamo nel 2014 mi son detta quale modo migliore di iniziare l'anno se non con un bel capitolo di questa fanfiction? :D
Beh, riguardo alla storia è ancora presto per dir qualcosa, ma penso ormai si sia capito che Kagome e Kaori son due mondi distanti l'uno dall'altro... Ah, presto arriveranno anche gli altri nostri compagni di avventura! :)
Non vedo l'ora di saper cosa ne pensate ahah 
Un bacione ed un augurio di prospero anno,
Sakura. <3
Un bacione, Sakura.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


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III
Capitolo Terzo




Quando Inuyasha si risvegliò era solo. Neppure delle sue lacrime vi era più traccia, e per un secondo pensò si fosse trattato solo di un sogno, ma il profumo di Kaori riempiva l'aria ed impregnava la sua veste. Si sentì strano, ancora le parole pronunciate da quella ragazza rimbombavano nella sua testa, impedendogli di reagire. Non si capacitava ancora di come quella ragazza fosse riuscita a risvegliare le sue lacrime e di come fosse riuscita ad infondergli coraggio, ma fra le sue braccia si era sentito protetto. Erano sensazioni strane, che riviveva solo nel ricordo delle parole di Kagome, che quando protetta fra il petto del mezzo-demone ne rivelava le emozioni. Kagome sentiva calore, coraggio, sicurezza, tutto ciò che aveva sentito anche Inuyasha, cullato nell'abbraccio di Kaori. Ed è proprio lì che prendeva vita il suo interrogatorio peggiore, che cosa ci faceva lei nell'epoca Sengoku? Di certo non poteva dirsi reincarnazione di Kagome, visto che la fisionomia e l'odore eran completamente differenti, e della sfera dei quattro spiriti non vi era ombra da che la sua giovane innamorata l'aveva distrutta, dunque a che cosa poteva riferirsi Rin quando disse di lei che il pozzo l'aveva portata in quell’epoca per uno scopo.
Con questi pensieri fra la testa il mezzo-demone si incamminò per far ritorno al villaggio, quando le urla spaventate di Kaori arrivarono lontane alle sue orecchie. Scattò correndo dove le tracce del suo odore lo portavano fino a quando non la trovò. Correva, correva disperata e con le lacrime agli occhi, immersi di paura. «Inuyasha!». Gridò ella, scappando dal gigantesco demone ragno alle sue spalle. Con un balzo Inuyasha la raggiunse, prendendola in braccio e portandola al riparo accanto al pozzo. «Che bestiaccia immonda! È risaputo ormai che i ragni non li sopporto! ». Esclamò il giovane mezzo-demone sgranchiendo le ossa. Quando il debole demone insetto riconobbe il ragazzo si pentì amaramente di aver dato rogne a quella ragazza e, scioccato, non poté far a meno di rivolgersi al forte mezzo-demone. «Mezzo-demone, tu dovresti essere morto sigillato! ». Esclamò sorpreso, mentre Inuyasha, ghignante spiccò un balzo verso il ragno. «Morto dovresti essere tu che hai osato chiamarmi mezzo-demone!». Gridò rabbioso lui, lasciando che i suo affilati artigli riducessero il demone in brandelli che pesanti si scagliavano al suolo e contro gli alberi, ma uno di essi, senza vita, era diretto alla ragazza.
Kaori, spaventata da tutto quello che stava accadendo desiderò solo di potersene tornare a casa, dalla sua famiglia, al sicuro, dove, dopo aver visto la ferocia con cui aveva ucciso quel demone, non vi si trovava più neppure al seguito di Inuyasha. Fu così, che come in un lampo, quando il pezzo di quel demone la colpì, lei cadde dentro al pozzo, scomparendovi dentro proprio come era arrivata.

«Cosa?! Ma come è possibile!». Esclamò scioccato il demone. «Perché ti scaldi tanto, Koga, infondo è giusto così». Disse la sterminatrice, che, serena, era stata rincuorata alla notizia che quella ragazza non avrebbe dovuto vivere insieme a loro le innumerevoli lotte che si sarebbero presentate sul loro cammino, anche se era dispiaciuta per gli incubi che ne avrebbero infestato i sogni dopo la cruenta uccisione di quel demone. «Tornerà». Sussurrò la sacerdotessa, sicura delle due parole. «Chi te lo garantisce?». Domandò scettico Inuyasha, mettendo in dubbio la sua certezza. -Il suo destino-. Rispose gelida lei, congedandosi e lasciando i tre vecchi compagni di avventure soli nella sua abitazione.

Kaori si risvegliò frastornata, la caduta le aveva fatto battere la testa e lo shock perdere i sensi. Quasi avrebbe potuto credere si fosse trattato di un brutto sogno, dovuto all'essersi gettata a capofitto in quel pozzo il giorno prima, ma la divisa scolastica sgualcita ed un capello argenteo, incastrato nel bottone della sua camicia erano la prova che tutto ciò che credeva un sogno era reale, quel pozzo era realmente il passaggio fra due mondi separati da ben cinquecento anni. La ragazza si arrampicò fra le crepe di quel pozzo, fino a trovarvi uscita e, ancora frastornata, si recò a casa per riabbracciare la sua famiglia. «Mamma, Reiko! Sono a casa!». Urlò gioente la ragazza, che venne subito accolta dalla sorellina più piccola, che sentendo le sue grida era corsa in lacrime fra le sue braccia. «Mi sei mancata, Kaori-chan!». Frignò la bambina, saldando sempre più la sua presa sulla gonna della ragazza. «Oh, Kaori!». Esclamò sorpresa la madre, che dall'emozione cadde a terra. Erano entrambe incredule che la loro Kaori fosse tornata a casa, e per sua madre la gioia era talmente tanta che quando la ragazza andò per aiutarla ad alzarsi, la braccò in un forte abbraccio che costrinse entrambe al pavimento. «Piccola mia, dove sei stata? Eravamo in pensiero per te!». Sussurrò singhiozzante la madre, mente la giovane, carezzandogli una guancia bagnata le sussurò. «Ti spiegherò tutto, ma dovrà rimanere un segreto».



«Diventi ogni giorno più puntuale». Esclamò freddo il demone. «Come potrei tardare ad un nostro incontro?». Rispose la ragazza, avvicinandosi all'imponente figura. «Sesshomaru, come mai siete venuto con questi giorni di anticipo?». Domandò la sacerdotessa, andandosi a rifugiare nel petto del suo amato, che non ricambiò l'abbraccio. «Sono qui per Inuyasha». Rispose il giovane uomo, dagli occhi vitrei e lo sguardo perso nel vuoto. «Le voci corrono in fretta, vedo». Sussurrò ironica la giovane Rin, sorridendo appena quando il suo amato incontro il suo sguardo. «Ne ho sentito l'odore vivido». La corresse lui, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. A quel gesto Rin arrossì, erano pochi i gesti di gentilezza che le riservava, ma quelle poche volte in cui dimostrava apertamente quanto tenesse a lei era un tuffo al cuore. Nessuna dichiarazione fra i due, solo un amore troppo intimo per esser svelato, da tenere al sicuro nel cuore di entrambi.
«Lo ha svegliato una ragazza, come Kagome viene dal pozzo mangia ossa». Sussurrò la ragazza, carezzando la montagna di pelo sulla spalla del demone. Silenzio. Sesshomaru era di poche parole, questo lo sapeva bene, eppure anche quel silenzio era per lei piacevole. «Eri così piccola ed indifesa, ed ora sei una giovane donna». Sussurrò d'un tratto il ragazzo, lasciando un po' sorpresa Rin, che non si aspettava tutta quella loquacità da parte del suo amato. «Noi umani siamo deboli, per questo abbiamo vita breve». Sorrise amara lei, al pensiero che un giorno si sarebbe potuta separare inevitabilmente da Sesshomaru. «Non dire stupidaggini, Rin».Quelle parole furono un deja vu, già prima di allora erano state pronunciate dal demone, quando ancora lei era solo una bambina. Quel giorno le disse che mai l'avrebbe dimenticata, anche se fosse sopravvissuto alla sua morte.
Istintivamente la ragazza alzo le punte dei suoi piedi, avvicinandosi al viso di lui, vi lasciò un casto bacio sulla guancia. Una delle poche attenzioni che gli erano concesse, e sebbene fosse un eufemismo confronto l'amore che serbava per il demone, quel bacio fece sorridere dentro il glaciale demone.


 

 



 

Chiedo fortemente scusa!
Speravo sarei riuscita ad aggiornare frequentemente, invece eccomi qui dopo un anno... ahi ahi.
In compenso la maggior parte dei capitoli son pronti, nel frattempo fatemi sapere se questo è stato di gradimento! :)
Un bacione, Sakura.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto ***


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IV
Capitolo Quarto




«Voglio venire anche io! Voglio venire anche io! ». Lagnava la piccola Reiko che, affascinata dal racconto della sorelle, avrebbe voluto vedere coi suoi occhi quell'epoca così lontana negli anni da quella in cui era nata.
«Ti ho detto di no. Tu starai qui con la mamma, e poi non è detto che io voglia tornare in quel luogo! ». Esclamò scocciata la ragazza, emettendo con la bocca un brivido sinistro, lo stesso che aveva percosso la sua schiena al pensiero di ritrovarsi ancora così lontana da casa. «Reiko, lascia in pace tua sorella. Ha affrontato un lungo viaggio». La ripresa la madre delle due, prendendo l'ultima delle figlie per mano e portandola a letto, solo dopo avergli rimboccato le coperte e baciato la fronte.
Kaori pensava, rifletteva su ciò che le era successo e non credeva possibile ciò che aveva passato. Spesso le era stato raccontato di demoni maligni che infestavano città e villaggi interi, ma era risaputo si trattasse solo di leggende, mentre invece coi suoi stessi occhi color del miele aveva potuto constatare quanto quelle leggende potessero essere vere. Provò anche lei ad andar a dormire, nella speranza che quei brutti pensieri la lasciassero libera.
Era buio, pesto, non sapeva che altro fare se non respirare profondamente eppure nemmeno quello riusciva a calmarla. Si sentiva in trappola, preda di quelle tenebre che l'attanagliavano. I suoi puntavano all'orizzonte, ma nulla vedeva, nemmeno l'ombra di se stessa. Fu quando si abbandonò definitivamente a quel buio che la vide. Scorse una luce fioca in lontananza, che pian piano si avvicinava, irradiando di luce tutto intorno a lei, ed il calore pervase il suo corpo. Una mano afferrò la sua, finalmente riusciva a vedersi, a vedere a chi appartenesse quella stretta così forte e salda su di lei.
«Inuyasha!». Urlò svegliandosi di soprassalto la ragazza, spaventata da quell'incubo. Era sudata dalla testa ai piedi e la sua mente era offuscata dalla paura. Si alzò di scatto da letto, scaraventando le coperte giù dal letto, accese brusca la luce e cominciò a rovistare nel suo armadio. Erano ormai tre giorni che era tornata a casa, e mai un secondo aveva smesso di pensare alla sua avventura nell'epoca Sengoku, ma quel sogno era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Indossò la divisa scolastica e di corsa scese le scale, diretta al tempio che custodiva la sua famiglia. Era notte fonda, il buio era pesto, proprio come nel suo sogno, e ancor più angosciata da quelle tenebre si gettò senza remore nel pozzo, passaggio fra il suo mondo e quell'epoca cinquecento anni prima.

«Inuyasha!». Aveva esclamato la ragazza, di cui solo la testa sbucava al di fuori del pozzo, ma le sue parole non arrivarono alle orecchie del mezzo-demone, bensì a quelle di un cucciolo che girava da quelle parti. Il bimbo sobbalzò dallo spavento, e la sua coda cercò rifugio fra le due zampette, forse ancor più spaventata del bambino. «E... E... E tu chi sei..? ». Domandò titubante il piccolo, che ancora tremava di paura. «Mi chiamo Kaori, e tu chi sei?». Domandò la ragazza, spaesata dalla fifoneria di quel cuccioletto. « Il mio nome è Shippo e sono un potente demone volpe!». Esclamò con fierezza il volpacchiotto, sfoggiando un’aria altezzosa. «Tu?». Domandò la ragazza. «Ma se sei solo un bambino!». Disse lei, tenendo a penzoloni il piccolo Shippo per la coda. «Mettimi giù! Guarda che chiamo Inuyasha se non la smetti! Mettimi giù!». Kaori a quelle parole mise giù la piccola volpe e, abbassandosi alla sua altezza gli posò l'indice sulla fronte, cominciando a spintonarla. «Tu conosci Inuyasha?». Domandò curiosa lei, con un aria ingenua sul viso. «Sì, e se non mi lasci in pace e chiedi scusa assaggerai i suoi artigli!». Esclamò frignando il piccolo demone, che da un momento all'altro avrebbe sfruttato la sua arte illusoria pur di farla pagare a quella fastidiosa ragazza. Ciò non fu necessario, Kaori prese in braccio il demone volpe, e con dolcezza gli chiese. «Puoi portarmi da lui?». Il bambino, spaesato dal repentino cambio di umore della ragazza, acconsentì con la testa, indicandole la via, ancora fra le sue braccia.

Inuyasha riposava sulla cima di un albero, sorretto da un forte ramo. Le braccia erano incrociate, l'espressione imbronciata e le suo folte sopracciglia eran ancor più corrucciate di quanto potessero esser state quel giorno, quando cruento aveva affondato i suoi artigli nella carne di quel demone ragno. A quel pensiero la ragazza rabbrividì, ed il mezzo-demone si svegliò all'odore della paura di lei e del vecchio compagno di avventura.
«Kaori. Cosa ci fai qua?». Domandò sorpreso lui, mentre la ragazza sorrideva, grata per averlo ritrovato. « Inuyasha! Questa ragazza è uscita dal pozzo!». Aveva urlato il piccolo demone volpe, liberandosi dall'abbraccio della ragazza e correndo su per l'albero raggiungendo il mezzo-demone. «È... È... Uscita dal pozzo! Come... Come Kagome! P-perché? C-come ha fatto..?». Continuava a sbraitare, dimenandosi di fronte al ragazzo che, scocciato, lo fece cadere con un pugno sul capo. Cadde fra le braccia di Kaori, ma l'attutita caduta non aveva fermato il volpino che, con rabbia cominciò a gettare addosso al mezzo-demone il suo innocuo fuoco di volpe. «Prendi questo! Ed anche questo! Razza di scemo!». Il ragazzo schivò ogni colpo, balzando da un ramo all'altro per andare dalla ragazza. «Inuyasha». Sussurrò lei, una volta l'uno di fronte all'altra. «Ka...Kaori». Ripeté lui. «Come mai sei qui?». Domandò poi. «Ho fatto un brutto sogno, non sapevo cosa fare e son venuta qui». Ammise ingenuamente lei, sorprendendo il ragazzo, che mai si sarebbe aspettato di rivederla. «Ehi ma, voi due vi conoscete?». Domando d'un tratto il piccolo Shippo, confuso, fra gli sguardi dei due.
«E così sei riuscita a tornare». Esclamò Sango sorridente, mentre il marito meditava sugli avvenimenti in attesa di una risposta dalla sacerdotessa, risposta che non tardò ad arrivare. «Dunque sei destinata a questo mondo, non ci resta che capire per cosa». Miroku fece un respiro, poi prese a parlare. «Se la mie età mi ha insegnato qualcosa in questi anni è che il destino non tarda ad arrivare. Dobbiamo solo aspettare». Inuyasha, che tutto sembrava meno che intenzionato a far parte di quella discussione sbottò alle parole del monaco. «E nel frattempo cosa facciamo? Aspettiamo anche che si faccia uccidere?! Questo non è il suo mondo, non resisterebbe lì fuori!». Kaori si sentì quasi ferita da quelle parole e nei suoi occhi i presenti lo videro, tutto voleva meno che esser un peso. «Andiamo Inuyasha da quanti mesi è che un demone non si presenta qui? È un villaggio tranquillo». Esclamò Sango, e subito il mezzo demone controbatté. «È stata attaccata poco fa! Appena uscita dal pozzo. Pensi che non accadrà ancora? Io non ho intenzione di farle da balia e tantomeno voglio correr dietro alle tracce del suo sangue quando la faranno fuori!». Ringhiò il ragazzo, incrociando le braccia e mettendo su un’espressione imbronciata degno di un bambino. «Inuyasha esageri!». S’intromise anche Miroku, zittito dalla giovane Kaori. «No, ha ragione. Non voglio essere d’intralcio a nessuno». Disse impassibile con la frangia a coprirle gli occhi. «Se è ciò che vuoi domani farai ritorno nella tua epoca, adesso è tardi riposati qui». Sussurrò la venerabile Rin, congedandosi, ponendo così fine al discorso.
«Un odore ripugnante, più del mezzo demone. Il sangue di quell’umana è sporco». Furono le dure parole di Sesshomaru al servitore Jaken, incapace di comprendere.


 

 



 

Abbiate pena di me, della mia misera vita impegnata e di questa storia! ^^"
Scherzi a parte scusate la grande attesa e la velocità con cui scrivo queste parole, ma non ho davvero tempo T.T
Vi invito a farmi sapere, come sempre, cosa ne pensate della storia e cosa vi aspettate soprtutto! Io vi tengo sulle spine... Ma ancora per poco, promesso! :)

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