Unfinished love

di bapchin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La voce ***
Capitolo 2: *** S.O.S ***
Capitolo 3: *** Il passato ritorna ***
Capitolo 4: *** Non uno, ma sei granchi ***
Capitolo 5: *** Certo che sei scemo ***



Capitolo 1
*** La voce ***




 

Quella mattina Kyungri al suono della sveglia, anziché spegnerla subito come suo solito per buttarsi subito fuori dal letto, si fermò sovrappensiero ad ascoltare la melodia. Non aveva mai fatto caso a quel suono così dolce che la svegliava tutte le mattine, eppure l'aveva scelto lei. Era una melodia tranquilla come il canto degli uccellini che si sente in campagna, le ricordava un po' della sua infanzia.
Quando la sua testa smise di mettere insieme tanti pensieri, la ragazza mise a tacere la sveglia uscendo a malincuore dal suo caldo lettuccio, per iniziare una nuova giornata al suo caro, ma non troppo, posto di lavoro. Indossò una gonna nera lunga fin sopra il ginocchio con un piccolo spacco sul lato destro, una camicetta bianca infilata dentro la gonna e la giacca, anche lei nera, abbinata; il tutto era accompagnato da un paio di collant trasparenti e le sue scarpe preferite: erano nere, di vernice, con un tacco alto più o meno dieci centimetri. Non aveva davvero bisogno di tacchi così alti lei, con il suo metro e settanta, ma mettendosi i tacchi superava in altezza molti dei suoi superiori uomini e questo le dava sicurezza, senza una particolare ragione. Una volta sistemata a dovere, Kyungri prese la sua borsa e, dopo aver dato un'ultima occhiata in giro per essere sicura di non aver dimenticato niente, uscì di casa tirando la porta dietro di sé.
Quando arrivò al lavoro, raggiunse la sua scrivania per salutare la sua “vicina” e parlare con lei un po': quando non c'era il capo potevano permettersi il lusso di una chiacchierata. Minha, la sua vicina di scrivania, era un tipo tranquillo, una ragazza paziente che sapeva ascoltare.
Forse per questo era amica di Kyungri, lei non fa altro che parlare e parlare...
A una persona che non la conosce, Minha può sembrare la ragazza ingenua che si fa prendere in giro da tutti, ma lei non si fa prendere in giro proprio perché è buona: ha il dono di capire le persone, sa quando mentono e sa quando dicono la verità, questa qualità le porta anche molto vantaggio nel suo lavoro.
Kyungri e Minha erano entrate nel vivo della loro conversazione quando dalla porta scorrevole automatica fece capolino la loro capo-area, Sera. Sera non era una persona da temere, fuori dall'ambito lavorativo era una persona di quelle che non si trovano facilmente, di una dolcezza unica, ma sul campo era una tigre. Teneva al lavoro più di qualunque altra cosa e il suo lavoro dipendeva in gran parte da chi lavorava nell'area affidata a lei; per questo voleva che tutto fosse fatto alla perfezione, preciso in ogni dettaglio. Dietro Sera, come sempre, c'era Hyuna, la seguiva come un'ombra e a Sera questo sembrava andare bene. Ah, se la capo-area avesse saputo che voci giravano su quelle due, sarebbe riuscita a fare licenziare chiunque, tranne la sua pupilla, ovviamente!
Sera si guardò intorno e scrutò ogni postazione per vedere chi fosse presente, chi assente, chi lavorava per bene e chi a risparmio. Se avesse beccato qualcuno che non faceva il suo lavoro lo avrebbe preso, portato nel suo ufficio e gli avrebbe fatto una paternale di un'ora su quanto il lavoro fosse importante per lei e su quanto, di conseguenza, fosse importante anche il lavoro svolto “alle scrivanie”.
Durante la pausa pranzo, Kyungri e Minha raggiunsero in mensa Hyemi, che lavorava da un'altra parte dell'enorme edificio. Hyemi era quel tipo di ragazza che si riesce a prendere di mira facilmente e non se la prende ma, anzi, ride alle battute su di lei, inventandosene persino da sola.
«Oggi Sera, la Regina di Ghiaccio, ha portato qualcuno nel suo ufficio?» chiese Hyemi, addentando il suo panino come se non mangiasse da giorni.
«Hyuna conta?» ridacchiò Kyungri prendendo un pacchetto di crackers, il suo pranzo, dalla borsa.
«No, tanto Hyuna non è stata solo nel suo ufficio...» rispose Hyemi ridacchiando con l'altra. «Quelle due non me la raccontano per niente giusta...» disse poi, arricciando le labbra pensierosa.
«Dai ragazze! Non dite queste cose! Sapete che Sera non vuole! E poi non sarebbero fatti nostri, magari sono solo vicine di casa o magari si sono incontrate nel parcheggio...» intervenne Minha, la paladina della giustizia. Non le piacevano i pettegolezzi, quando ne sentiva cercava subito di smentirli a prescindere dalla persona oggetto delle voci.
«Minha... Tu lo sai che noi ti vogliamo bene per come sei, ma devi ammettere che non può essere semplicemente una coincidenza tutte le volte...» Kyungri si rivolse a lei con un tono dolce, come se dovesse farle prendere lo sciroppo amaro che i bambini fanno finta di bere per far contente le mamme.
«Ma Riri, anche se fosse? Non dovremmo impicciarci degli affari amorosi del capo...» rispose Minha con un tono così dolce che, più che convincere l'amica, la intenerì.
«Non ti preoccupare per questo, sono solo chiacchiere che facciamo per passare il tempo, non sono niente di che» Hyemi rubò le parole di bocca a Kyungri, e sorrise rassicurando la più piccola del gruppo, che evitava sempre i pettegolezzi come se ne avesse paura.
La pausa pranzo di un'ora terminò prima che le ragazze se ne potessero rendere conto e, dopo essersi salutate, ritornarono alle loro postazioni. La giornata lavorativa scivolò lenta verso la sua conclusione.
Quando tornò a casa, Kyungri era decisamente stanca, tanto che decise di concedersi un bel bagno caldo. Riempì la vasca di acqua bollente, e ci versò tanto sapone da far traboccare la schiuma. Appoggiò il cellulare su uno sgabello vicino alla vasca e si spogliò per poi immergersi, rilassando la testa pesante sul bordo. Proprio mentre stava per addormentarsi, sobbalzò, sentendo il cellulare squillare. Si asciugò una mano, prese il telefono e, accettata la chiamata, lo avvicinò all'orecchio.
«Pronto?» disse lei ancora mezza addormentata e seccata. Odiava essere disturbata in questi momenti.
«Park Kyungri?» la ragazza non riusciva a riconoscere la voce, anche se era sicura di averla già sentita.
«Sì, sono io. Tu chi sei?» chiese lei, pensando ad una scusa qualsiasi per riattaccare e tornare a rilassarsi.
«Questo non importa.» rispose secca la voce.
«Beh, la nostra chiacchierata finirà qui, se non mi dici chi sei.»
«Allora è vero quello che si dice di te...» Kyungri aggrottò la fronte.
«E cosa si dice di me?»
«Che quando vieni disturbata diventi acida... Sei dentro quella vasca da più di un'ora, non è ora di uscire?» Kyungri rabbrividì, non era uno scherzo telefonico, la stavano spiando.
«Bene, visto che ancora non so il tuo nome direi che possiamo concludere questa assurda telefonata.» la ragazza chiuse la telefonata e si precipitò fuori dalla vasca ad abbassare tutte le tapparelle dell'appartamento. Chi era quella persona? Cosa voleva da lei? Magari era davvero solo uno scherzo telefonico, magari era una coincidenza che sapesse che era nella vasca. Ma se non fosse stato così? Come faceva a sapere che era nella vasca da un'ora? Tante domande le giravano per la testa. Si mise a letto e si circondò di cuscini, come faceva quando non si sentiva sicura. Sapeva per esperienza che, malgrado ci sperasse tanto, non poteva essere tutto un caso. Passò la nottata a pensare alle persone che avevano potuto subire un torto da parte sua: spesso capitava che per lavoro dovesse ostacolare qualcuno, ma non doveva più preoccuparsi di quelle persone; o almeno lo credeva.
Il giorno dopo, decise di darsi malata per rimanere a casa a pensare. Passò gran parte della mattinata a riflettere su chi potesse essere la persona che l'aveva chiamata il giorno prima, ma più si sforzava più la voce svaniva dalla sua mente; ormai sentiva le parole della telefonata come se avesse parlato da sola, come un botta e risposta allo specchio. Come poteva sapere, chiunque fosse, che lei era nella vasca? O ha tirato ad indovinare ed è stato molto fortunato o la stava spiando. Kyungri scartò quasi immediatamente la prima ipotesi, e andò in bagno. Lì si mise alla finestra e squadrò un ad uno i palazzi che sembravano spiarla. Li vedeva ogni giorno, sapeva come erano fatti, conosceva anche gli inquilini di molti di quegli appartamenti, andavano da studenti universitari che si dividevano l'affitto alla coppia appena sposata, fino anche alla famigliola felice. La testa le stava per scoppiare.
Sentì il cellulare squillare: numero sconosciuto. Ci pensò un attimo, ma poi si schiarì la voce e accettò la chiamata.
«Pronto?»
«Oggi non sei andata al lavoro?» Di nuovo quella voce.
«Lo dirò un'altra volta: non ho intenzione di parlare con te se non mi dici chi sei» il tono era fermo e irremovibile.
«Peccato, volevo farti i complimenti per quanto ti sta bene quella tuta con la coda di cavallo...» La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena, quella persona la stava decisamente guardando. Si riaccostò alla finestra e guardò fuori cercando qualcuno che fosse affacciato da qualche parte con un cellulare in mano. «È inutile che mi cerchi... Non mi troverai» aggiunse la voce.
«Sto riattaccando.» rispose fredda Kyungri, cercando di non far trasparire alcuna emozione.
«Alla prossima, Riri!» schernì la voce, sapendo di provocarla.
«Non starne certo» La giovane riattaccò e tirò le tende in tutto l'appartamento.
La cosa stava diventando inquietante, e non sapeva cosa fare. Voleva chiamare qualcuno, ma non poteva chiamare chiunque: Minha e Hyemi si sarebbero preoccupate troppo, Sera le avrebbe detto di arrangiarsi e che l'importante sarebbe stato che la cosa non influenzasse il lavoro, e Hyuna le avrebbe detto di rivolgersi a Sera.
Iniziò a scorrere la rubrica e, ad ogni nome che passava, pensava se quella persona potesse essere la Voce o se qualcuno di loro avrebbe potuto aiutarla. Era arrivata alla Y, ormai pensava che nessuno avrebbe potuto aiutarla, quando un nome le rimbalzò negli occhi: Yang Seungho. Era il suo ex-ragazzo, risaltava perché aveva ancora il cuoricino di fianco al nome. Ridacchiò fra sé e sé e pensò di chiamarlo: lui era sempre stato disponibile con lei e inoltre era bravo nel suo lavoro, l'avrebbe sicuramente aiutata. Scorrendo il dito sul nome verso destra avviò la chiamata. Dopo qualche squillo, il ragazzo rispose.
«Pronto?» era da così tanto che non sentiva la sua voce che Kyungri sorrise istintivamente sentendola.
«Ciao Seungo, sono io, Riri!» disse il proprio nome sorridendo come se lui fosse realmente di fronte a lei.
«Riri, da quanto tempo! Come stai?» era quasi più di un anno che non si parlavano, ma lei non riuscì a capire se la domanda si Seungho fosse posta per cortesia o perché gli importasse davvero.
«Ti ho chiamato per questo, ho bisogno del tuo aiuto...»
«Che cosa è successo? Sei nei guai?» il tono sembrava davvero preoccupato.
«Ti ricordi il mio indirizzo, no? Vieni qui e ti spiego...»
«Arrivo subito, non ti muovere!» Uno dei motivi per cui a Kyungri piaceva Seungho era che, se gli stava a cuore qualcosa, avrebbe fatto di tutto per occuparsene. Sentendo quella frase Kyungri si sentì importante per lui, e sorrise a questo pensiero.
Riattaccarono entrambi. Kyungri si diede una rinfrescata, non voleva farsi bella, l'aveva vista in stati ben peggiori, ma sembrava una che non dormiva da giorni. Appena sentì il campanello suonare, si alzò dal divano e spense la TV andando ad aprire la porta.
«Riri! Come stai? Mi hai fatto preoccupare!» il ragazzo la salutò con un bacio su una guancia. «Ehi, ma perché è così buio qui?» Il ragazzo fece per aprire le tende ma lei lo fermò, prendendolo per un braccio.
«Ti ho chiamato per questo»
«Perché non vuoi aprire le tende?» chiese Seungho, quasi divertito.
«Non sai quanto vorrei darti una delle mie risposte, ma è meglio andare al sodo: mi stanno spiando» L'atmosfera si fece subito più seria e pesante. Kyungri spiegò tutta la situazione all'amico, che annuiva ascoltandola.
«Nella tua squadra non eravate in nove? Loro non ti possono aiutare?» chiese Seungho.
«Eravamo. Siamo state divise, adesso siamo rimaste io e Minha, Sera è la capo-area e Hyuna le fa da cagnolino. Hyemi è nella zona S5, io e Minha siamo in contatto solo con lei...» il tono di Kyungri si fece triste, pensare alla sua squadra la rattristava, erano state divise, tutto ciò che le rimaneva erano Minha e Hyemi.
«Mi dispiace... Io...» non fece in tempo a finire la frase che il telefono di Kyungri squillò, era di nuovo il numero sconosciuto. Il ragazzo dovette praticamente costringere l'amica a rispondere.
«Pronto?» la ragazza cercò di sembrare seccata, ma forse sembrava più ansiosa.
«Puoi chiedere tutto l'aiuto che vuoi, non mi troverai» questa volta la ragazza aveva messo il vivavoce, anche Seungho poteva sentire.
«Sai che sei egocentrico?»
«Sai che sei impertinente?»
«Senti chi parla...»
«Tu piuttosto pensa a chiudere bene porte e finestre.» Kyungri rimase un attimo senza parole, ma poi seppe trovare la risposta adatta.
«Sai che sono molto brava nel mio lavoro? Trovo sempre quello che cerco.»
«Questa volta però sarà troppo tardi» Adesso Kyungri non sapeva davvero cosa dire.
«Non avevamo detto che non avremmo più parlato, se non mi avessi detto il tuo nome? Che sbadatino che sei!» lo schernì lei, per poi riattaccare e
guardare Seungho.
«Kyungri... Questa persona ti spia, minaccia di entrare in casa tua e tu continui a rispondere male? Vedo che non sei cambiata...» il tono del ragazzo sembrava un tono da rimprovero, a lei non piacevano i rimproveri.
«Sto solo applicando la regola numero 1: mai apparire debole. Di sicuro è meglio rispondergli che pregarlo di lasciarmi stare! Che entri, così almeno lo vedrò in faccia.» borbottò lei, come i bambini quando si giustificano davanti al rimprovero della madre.
«Facciamo che rimango qui stanotte...» Seungho notò che la ragazza aveva alzato un sopracciglio, e subito cercò di spiegarsi «Nel caso questa persona venga davvero, almeno ti posso aiutare a stenderlo»
«Penso di essere in grado di farlo da sola»
«E se è grosso?» ipotizzò lui.
«Troverò un modo»
«Insisto» continuò il ragazzo, facendo sospirare Kyungri che non avendo voglia di discutere, gli permise di restare. Lui avrebbe dormito in un sacco a pelo nella stessa camera con lei, a detta di lui sarebbe stato più sicuro così.
La notte scorse tranquilla, con qualche scambiò di battute fra i due che iniziavano a ricordarsi quanto di divertivano quando passavano più tempo insieme, dimenticandosi della ragione per cui finì tutto.



 



Salve a tutti!~ Ho scritto questa fanfic tempo fa, ma mi sono sonvinta solo ora a pubblicarla (?) Se per caso la leggete o ci buttate un occhio, vi dispiace lasciare una recensione? Giusto per sapere cosa ne pensate~

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Capitolo 2
*** S.O.S ***


Il mattino dopo, Kyungri si svegliò e si guardò intorno per cercare con lo sguardo Seungho che dormiva ancora beato. Lo guardò qualche istante e poi scosse la testa divertita, quel ragazzo riusciva a dormire serenamente in qualsiasi situazione, luogo e posizione, gli bastava dormire. La ragazza scivolò fuori dal letto, si stirò bene la schiena e andò in cucina a preparare il caffè ancora mezza addormentata.
Qualche minuto dopo si svegliò anche Seungho, quando si guardò intorno per cercare la ragazza, non la vide e pensò a tutte le cose peggiori che potessero essere capitate alla sua ex-ragazza, questo finché non sentì il profumo del caffè arrivare dalla cucina. Tirò un sospiro di sollievo e si alzò per raggiungere Kyungri in cucina.
«Potevi lasciarlo un biglietto...» borbottò Seungho andando a sedersi al tavolo della cucina.
«Per andare a preparare il caffè?» la ragazza ridacchiò, si ricordava che lui fosse protettivo, ma non così tanto.
«Sì beh, non ti ho vista e mi sono preoccupato.» alzò le spalle arricciando appena le labbra carnose.
«So che è pericoloso...» Kyungri non si lasciava mai sfuggire un'occasione per scherzare.
«Ecco, appunto.» il ragazzo annuì, convinto di essersi fatto capire.
«Se mi fossi bruciata accendendo il fornello chi l'avrebbe detto a Sera?» cercò di rimanere seria, ma dovette girarsi verso il ripiano della cucina per non far vedere che stava per scoppiare a ridere. Seungho non le rispose nemmeno, era indeciso se ridere o piangere. Possibile che non prendesse la cosa sul serio? Eppure era lei quella che c'era in mezzo fino al collo. Kyungri non finiva mai di stupirlo, nemmeno quando stavano insieme, era una sorpresa continua ed era bello sapere che era ancora così.
«Stanotte hai ricevuto delle altre chiamate?» le chiese, dopo aver soffocato una risata con un piccolo sospiro.
«Non ho ancora controllato il telefono, lo posso andare a prendere senza lasciarti un bigliettino o...?» chiese Kyungri ridacchiando divertita.
«...Corri» la sua battuta lo aveva fermato per un attimo, rispondendole fece fatica a non ridere. La ragazza andò a prendere il suo telefono dalla camera da letto e, non appena lo staccò dal caricabatterie, iniziò a squillare. Fissò lo schermo con la scritta “Chiamata in arrivo da: Sconosciuto” un paio di secondi prima di chiamare Seungho, il quale la raggiunse più in fretta possibile. Appena il ragazzo le fu vicino lei rispose alla chiamata, mettendo il vivavoce.
«Pronto?» rispose con un tono sicuro, cercando di nascondere l'inquietudine che aveva addosso dal giorno prima.
«Togli il vivavoce, voglio parlare con te, non con te e quell'altro.» di nuovo la voce, Kyungri fu tentata di riattaccare ma Seungho le fece cenno di andare avanti.
«Quello che dici a me tanto lo verrebbe a sapere anche lui» fece spallucce e si voltò verso la porta finestra della camera da letto, sapeva che la voce era nascosta in uno di quei palazzi.
«Grazie per l'informazione, provvederò io -a questa frase Kyungri sentì il sangue gelarsi nelle sue vene, aveva appena messo in pericolo Seungho? Lui non sembrava turbato da quella frase, ma lei lo era.- volevo solo dirti che non puoi sperare di trovarmi solo guardandoti intorno. Ah, e non sei in ritardo per il lavoro?» Kyungri guardò l'ora nel display del telefono e imprecò dentro di sé, rispondendo però con un tono tranquillo, di chi non ha niente di cui preoccuparsi.
«E non è ora che ci facciamo tutti un po' di fatti nostri?» detto questo riattaccò e mise nuovamente il telefono a caricare, andando a chiudere le tende della camera, si sentiva spiata e si sentiva in colpa per quel “Grazie per l'informazione, provvederò io”, se avesse messo in pericolo Seungho non se lo sarebbe mai perdonato. Non riuscì neanche a guardarlo per una mezz'ora buona, riuscì giusto a chiamare al lavoro per darsi malata. Sicuramente Sera avrebbe mandato qualcuno a controllare, ma a questo punto poco le importava.
Dopo la chiamata Seungho, intuendo il bisogno della ragazza di stare sola, lasciò la stanza e si mise sul divano ad aspettare il momento in cui la ragazza si sarebbe aperta. Prima di quel momento però, suonò il campanello. Cosa doveva fare? Doveva aprire? Non era casa sua, ma se fosse stata una persona pericolosa avrebbe potuto liberarsene senza che Kyungri se ne accorgesse, ma se fosse stata una visita che Kyungri aspettava?
Mentre lui era in piedi davanti al divano, valutando se aprire la porta o meno, ci pensò Kyungri e aprì la porta, tranquilla. Era chi si aspettava, come aveva previsto, Sera aveva mandato qualcuno a controllare. Aveva mandato Keumjo, la nuova arrivata, Kyungri non l'aveva ancora inquadrata bene, ma non smetteva mai di sorridere, quindi non sembrava antipatica.
«Mi ha mandata-» non riuscì neanche a finire la frase che venne interrotta.
«Sì, lo so. Cosa devo fare?» Kyungri la guardava seria, ma notò che lo sguardo di Keumjo si era spostato su Seungho, al che gli si mise davanti, non voleva che si facesse un'idea sbagliata ma non voleva neanche dirle la verità.
«Devo passare in un altro momento?» Keumjo sorrise maliziosa, facendo sbuffare Kyungri che continuava a guardarla seria.
«Dimmi cosa devo fare e sparisci» sospirò guardando Keumjo.
«Per farmi andare via devi dirmi qualcosa che posso riferire a Sera come causa della tua assenza.» annuì, sempre sorridendo, come se avesse imparato la frase a memoria dieci minuti prima.
«Dille che ho l'influenza.» annuì fra sé e sé, pensando che come scusa potesse reggere.
«È estate. E più che malata sembri una che non dorme da giorni e...» lasciò di proposito la frase in sospeso, e sorrise facendo un cenno con la testa in direzione di Seungho che cercava di seguire la conversazione invano.
«Questo è quello che le dirai, che ho l'influenza. Se non ci crede sono fatti suoi.» Keumjo non conosceva molto bene Kyungri, ma sapeva che una frase del genere non l'avrebbe mai detta nei confronti di Sera, era severa, ma tutti le volevano bene, anche Seungho dal divano rimase stupito da quella frase.
«C'è... qualcosa che non va?» fu la prima volta in cui Kyungri vide il sorriso di Keumjo spegnersi.
«No, e anche se fosse non credo che ne parlerei con te.» alzò le sopracciglia guardandola.
«Si tratta di chiamate anonime?» guardò Kyungri negli occhi, sperando in una risposta.
«Sei tu che mi chiami?!» la voce della ragazza si alzò, richiamando l'attenzione di Seungho che si alzò raggiungendo le due ragazze sulla porta.
«Cosa sta succedendo qui?» Seungho guardò l'espressione scossa di Kyungri e quella preoccupata di Keumjo.
«C'è un nuovo caso al lavoro, nessuno l'ha ancora preso, è una gang di ragazzi che si divertono a spaventare le ragazze. Non hanno ancora fatto nulla di grave, o, se lo hanno fatto, non è ancora venuto fuori. Nessuno ha ancora preso il caso in carico, magari vuoi darci un'occhiata? Se non sono loro a chiamarti, almeno riesci a distrarti.» Keumjo disse tutto d'un fiato, come se stesse scappando da un mostro, ma il mostro era semplicemente una povera Kyungri spaventata.
«Mi vesto e vengo in ufficio, aspettami, ci andiamo insieme.» annuì Kyungri, facendo cenno alla ragazza di entrare e a Seungho di stare tranquillo, mentre lei andava in camera per cambiarsi.
Mentre si vestiva, il ragazzo entra nella stanza. La ragazza lo guarda, aspettandosi una domanda o un'affermazione che le sarebbe interessata solo il giusto.
«Sei sicura di voler andare?» la voce tremava leggermente, era preoccupato.
«Sicura. Potrebbero essere loro, e se sono loro, voglio fermarli.» sentenziò lei, dirigendosi verso il bagno per truccarsi e sistemarsi i capelli.
«Fa' attenzione, mh?» Seungho si fermò sullo stipite della porta, guardando la ragazza.
«Per chi mi hai presa?» il tono di Kyungri si fece scherzoso e, uscendo dal bagno, diede un colpetto affettuoso sul petto del ragazzo. Raggiunto l'ingresso, Keumjo si alzò dalla sedia su cui si era accomodata come se avesse visto arrivare il presidente. Kyungri salutò Seungho e lo rassicurò, uscendo poi dall'appartamento accompagnata da Keumjo.
Quando arrivarono alla centrale, Kyungri si mise il distintivo al collo, lo faceva solo quando era determinata a risolvere un caso. Mentre raggiungeva il suo piano, affiancata da Keumjo, si sentiva salutare dai suoi colleghi.
Bentornata Detective”
Arrivata alla destinazione, Kyungri andò a salutare la sua amica Minha. Anche lei si era preoccupata e fu felicissima di vedere la più grande di nuovo “in pista”. Kyungri fece un resoconto alla più piccola di ciò che le era accaduto, e la informò del fatto che aveva intenzione di indagare sul nuovo caso riguardante una gang. Minha acconsentì e prese il fascicolo da un cassetto vicino al muro, insieme a Keumjo, andarono in un ufficio che ancora nessuno aveva occupato. Sera aveva detto che lo avrebbe assegnato a chi se lo fosse meritato di più. Nessuno però era ancora sembrato meritevole di un ufficio agli occhi di sera. All'interno di quella piccola stanza c'era solo una scrivania dietro cui sembrava essere stata buttata una poltrona, due sedie a lati opposti dei quattro muri e una libreria senza libri. I colori variavano dal beige al grigio, era una delle stanze più tristi che Kyungri avesse mai visto, anche la sala interrogatori era più bella. Dopo aver acceso la luce, la più grande si avvicinò alla scrivania e la spolverò con una mano per sedercisi sopra. Le altre due presero le sedie e, dopo averle pulite, si sedettero di fronte a Kyungri che era pronta a discutere il caso. Le identità dei ragazzi erano sconosciute, e non avevano ancora nulla di concreto in mano per intervenire comunque. Dovevano trovare un modo per scoprire i loro nomi e dovevano trovare qualcosa che li potesse incriminare, qualsiasi cosa. Passarono il pomeriggio a discutere del caso in quella stanza squallida e l'unica soluzione che avevano trovato era infiltrarsi nella gang. Minha aveva esperienza nel campo, lei sarebbe andata sicuramente. I ragazzi erano giovani, forse più di Kyungri, quindi non poteva andare, Keumjo si offrì volontaria. Non aveva esperienza, ma sapeva recitare e sicuramente sapeva esercitare l'arte della retorica per ottenere la benevolenza delle persone. Il piano sembrava perfetto. Tutto avrebbe avuto inizio quella sera stessa, in un locale.
Dopo aver ricevuto il via libera da Sera, le ragazze iniziarono a prepararsi per la serata: dovevano fare colpo, farsi notare, riuscire a parlare con i ragazzi della gang e magari scoprire qualcosa. Le due ragazze si vestirono e nascosero dei microfoni attaccati a dei registratori nei loro vestiti. Kyungri sarebbe andata con loro nel locale, ma sarebbe stata in disparte, ad ascoltare tramite un auricolare quello che Keumjo e Minha stavano registrando. Si vestì anche lei, ma indossò qualcosa di semplice: non voleva essere appariscente, né dare nell'occhio.
Raggiunsero il locale separatamente, non dovevano farsi vedere insieme. Quando furono tutte e tre dentro, si scambiarono un'occhiata quasi impercettibile e Kyungri si diresse verso il bancone dove si sedette, rimanendo in disparte, mentre Keumjo e Minha si guardarono intorno qualche istante per cercare di individuare i loro obbiettivi; non appena individuarono i candidati perfetti per essere i membri della gang, andarono nella loro direzione e attaccarono bottone come se fossero delle semplici ragazze in cerca di nuove conoscenze.
Kyungri era seduta al bancone, con l'auricolare nell'orecchio intenta ad ascoltare le conversazioni delle altre due ragazze, quando vide avvicinarsi una figura alta, maschile. Le era familiare, ma non fu in grado di riconoscerlo subito, ci riuscì solo quando il volto del ragazzo fu illuminato dalle luci del bancone. Gli occhi di Kyungri si spalancarono e si voltò velocemente dall'altro lato per non farsi vedere. Imprecò fra sé e sé e sperò che il ragazzo se ne fosse andato quando si sarebbe girata di nuovo. Scosse la testa come per darsi sicurezza e tornò nella sua posizione iniziale, il ragazzo non era più dall'altro lato del bancone, era di fianco a lei ora. Non fece in tempo a dire una parola che il ragazzo aveva già iniziato a parlare.
«Kyungri... credevo che questo non fosse più un posto per te» ghignò lui.
«Ne è passato di tempo eh, Wonsik? O preferisci Ravi?» rispose lei, mostrandosi più calma possibile, riprendendo poi la parola «non ti sarai cacciato in qualche guaio? Non dovrò arrestarti, vero?» ridacchiò lei, tenendo lo sguardo sul ragazzo la cui espressione si fece seria.
«Non sono di certo io quello da arrestare. Non ho mai fatto male a una mosca, tu però non puoi dire lo stesso Ri, o sbaglio?» la frase colpì Kyungri dritta al cuore, come un proiettile. Voleva andarsene, ma non poteva per svariati motivi.
«Non sei un santo nemmeno tu Wonsik, o te lo sei dimenticato? Hai bisogno di una rinfrescata?» ci fu un momento di silenzio durante il quale Kyungri cercò di ascoltare Minha e Keumjo dall'auricolare, ma c'era troppo rumore, così decise di raccogliere qualche informazione per conto proprio.
«Sei con gli altri?» chiese lei.
«Ti importa?» il ragazzo la guardò male.
«Mi importa» annuì seria la ragazza.
«Ci sono anche loro» rispose freddo lui, per poi riprendere «vuoi venire a salutare?»
«No, non ora» sospirò lei.
«Ti deve importare davvero tanto allora» Wonsik sbuffò e prese il suo bicchiere dal bancone prima di alzarsi e scomparire tra la folla.
Quella conversazione fu sufficiente a stancare Kyungri che decise di averne avuto abbastanza per quella serata. Decise di andarsene, tornare a casa e farsi un bel bagno caldo. Prese il cellulare e guardò l'orario: erano passate le 2. Mandò un messaggio a Minha e Keumjo per informarle che avrebbe lasciato il locale e uscì per prendere una boccata d'aria prima di salire in macchina e tornare al suo appartamento. Si aspettava di trovarsi Seungho preoccupato davanti alla porta al suo ritorno, ma non fu così, non diede molto peso alla cosa. Lasciò le scarpe e il cappotto all'ingresso poi, senza pensarci due volte, si trascinò in bagno, fece riempire la vasca, si spogliò e si immerse nel miscuglio di acqua calda e sapone. Mentre si rilassava, giocando con la schiuma, chiamò Seungho, voleva raccontargli ciò che era accaduto durante il giorno. Non ci fu nessuna risposta. Provò di nuovo, questa volta più forte, per farsi sentire. Ancora una volta, nessuno rispose. Kyungri pensò che magari stava dormendo il ragazzo.
Uscì dalla doccia e si infilò dei pantaloni grigi da tuta con una canottiera nera, lasciando i capelli avvolti nell'asciugamano.
Decise di andare a controllare Seungho, andò prima i camera. Non trovò niente, il letto e il sacco a pelo erano ancora intatti, come se nessuno li avesse toccati dalla mattina. Controllò poi nella sala che trovò in disordine, si fece strada e trovò una coperta spiegazzata lanciata sul divano, il pavimento era ricoperto di cianfrusaglie che non riusciva a distinguere per via del buio e della stanchezza. Sospirò infastidita. Possibile che alla sua età non sia in grado di tenere in ordine una stanza?
Continuò a cercare Seungho per tutto l'appartamento. Era capace di addormentarsi ovunque, non si sarebbe sorpresa più di tanto se l'avesse trovato addormentato sul pavimento, ma non lo trovò da nessuna parte. Quando finì di cercarlo dappertutto si ricordò della chiamata che aveva ricevuto quella mattina “Grazie dell'informazione, provvederò io”. Prese il cellulare e chiamò Seungho, sentì il telefono squillare all'interno dell'appartamento; seguì il suono e trovo il telefonino del ragazzo in mezzo alla coperta buttata sul divano. Riattaccò la chiamata e mandò un messaggio a Minha e Keumjo, inviò un S.O.S seguito dall'indirizzo di casa sua.
Seungho era scomparso.

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Capitolo 3
*** Il passato ritorna ***


Minha e Keumjo erano andate in bagno a darsi una rinfrescata quando sentirono i loro cellulari squillare. Minha aprì il messaggio.
«È Kyungri, dice che sta andando a casa. Siamo solo noi ora!» ridacchiò riponendo il cellulare nella borsetta, si sistemò i lunghi capelli castano scuro e guardò Keumjo, che si stava sistemando la frangetta.
«Ce la stiamo cavando piuttosto bene, direi» constatò Keumjo.
«Vero, ma adesso è meglio se torniamo» annuì Minha mentre rimetteva la cipria nella borsetta. Uscirono insieme dal bagno e tornarono dai ragazzi con cui stavano parlando fino a qualche minuto prima. Minha si sedette accanto al ragazzo con cui stava cercando di avere una conversazione. Era un bel ragazzo, alto con i capelli neri e lo sguardo profondo. Il suo unico problema era che non parlava molto quindi non si riuscivano a ottenere risposte diverse da un “sì” o da un “no”.
Dall'altro lato del tavolo Keumjo sembrava avere più successo di lei. Dovevano ottenere più informazioni possibili senza destare sospetti e la cosa era molto più difficile di quanto non sembrasse. Fino a quel momento erano riuscite “solo” a conoscere i loro nomi, avevano anche saputo che erano in sei, meno di quanti si aspettassero.
Ogni volta che provavano a ottenere qualche informazione, i ragazzi cambiavano subito discorso, eccezion fatta per il ragazzo accanto a Minha, che dava risposte secche e inconcludenti. Secondo la ragazza era affascinante e cercava in di trovare qualcosa su cui il ragazzo avrebbe voluto conversare, ma sembrava una missione impossibile.
Stava per dare inizio al suo quarantaduesimo tentativo quando sentì il telefono squillare, sfilò il cellulare dalla borsetta e diede un'occhiata furtiva al messaggio. Era l'S.O.S di Kyungri. Minha guardò Keumjo, che aveva ricevuto lo stesso messaggio, e con un solo sguardo furono d'accordo per andarsene e raggiungere la più grande del gruppo. Si alzarono e dissero ai ragazzi che se ne sarebbero andate.
«Dai ragazze! Non potete andarvene!» disse uno di loro, doveva essere il più piccolo, si capiva dal suo comportamento, era più giovane anche di Keumjo.
«Esatto, rimanete ancora un po'!» aggiunse un altro, aveva delle fossette adorabili, per non parlare del suo sorriso luminoso.
«Ci dispiace, ma dobbiamo proprio andare!» replicò Minha che fu poi illuminata da un'idea «perché non ci scambiamo i numeri di telefono, così possiamo vederci di nuovo?» I ragazzi si scambiarono degli sguardi, poi, quello che sembrava essere il loro capo, prese la parola:
«Perché no, non ci dispiacerebbe vedervi di nuovo, vero ragazzi?» disse, prendendo poi un pezzo di carta si cui, uno per volta, scrissero i loro nomi e numeri di telefono. Minha prese un altro pezzo di carta su cui scrisse il proprio nome e numero di telefono, Keumjo fece lo stesso. Si scambiarono i bigliettini e le ragazze regalarono ai loro “nuovi amici” due bei sorrisi luminosi, prima di uscrire dal locale per raggiungere l'indirizzo indicato da Kyungri nel messaggio, che Minha riconobbe come l'indirizzo del suo appartamento.
«Cosa credi che sia successo?» chiese Keumjo alla più grande.
«Non ne ho la più pallida idea» rispose Minga, mettendosi al volante e partendo, cercando di raggiungere la meta più in fretta possibile, era preoccupata per l'amica.
Quando arrivarono, si affrettarono a salire le scale per raggiungere l'appartamento di Kyungri. Suonarono al campanello e dopo pochi istanti la porta si aprì. Le due ragazze si trovarono davanti una sala disordinata: c'erano riviste e libri buttati sul pavimento, insieme ad un bicchiere rotto e ad un'abat-jour che aveva fatto la stessa fine. Anche il tappeto era arricciato, per non parlare del disordine sul divano, nemmeno i cuscini erano più al loro posto. Sembrava ci fosse stata una lotta.
«Kyungri, cos'è successo qui?» chiese Minha, guardando la più grande.
«Tutto quello che so è che Seungho è scomparso» mormorò lei, con gli occhi di una che aveva appena smesso di piangere, ma sentiva già il bisogno di ricominciare.
«Pensi che sia colpa delle chiamate?» chiese Keumjo.
«Se lo penso? Ne sono sicura» nel suo tono si poteva sentire la rabbia che provava verso la Voce. Il suo sguardo si spostò poi dalla sala in disordine alle due ragazze e si ricordò di averle lasciate sole al locale. «a voi com'è andata al bar? Avete scoperto qualcosa?»
«Abbiamo i loro nomi, e anche i loro numeri di telefono» disse Minha, porgendo il biglietto a Kyungri, che lo preso. Lesse i nomi sul biglietto e sentì il cuore fermarsi nel suo petto per un secondo. Guardò le due ragazze e disse:
«Siete state bravissime, bel lavoro! Domani farò mettere questi numeri sotto controllo, voi andate pure a casa a riposare, io devo sistemare questo casino» il tono era calmo, era sicura di non aver fatto intendere nessuno dei suoi veri pensieri.
Keumjo e Minha insistettero prima di andarsene, ma si convinsero alla fine.
Kyungri chiuse la porta dietro alle ragazze e prese il cellulare facendosi strada verso il divano, si sedette e guardò il bigliettino. Aveva letto i nomi almeno una decina di volte e ancora non riusciva a realizzare quello che aveva davanti agli occhi. Può essere solo una coincidenza?
Prese il cellulare e iniziò a controllare i numeri nella sua rubrica per confrontarli con quelli sul bigliettino, uno alla volta.
Hakyeon (N)” coincideva.
Hongbin” coincideva anche questo.
Jaehwan (Ken)” Kyungri non riusciva a crederci, erano proprio loro.
Taekwoon (Leo)” era lui.
Wonsik (Ravi)” era lui, stava per sentirsi male, ma mancava un nome, Hyuk, non lo aveva mai sentito e non le ricordava nulla.
Kyungri si sentiva sovrastata dai ricordi. Decise di mandare un messaggio a Leo, era il suo migliore amico in fondo. Prese il cellulare e iniziò a digitare.
Leo! Come stai? È un po' che non ci sentiamo, che ne dici di vederci uno di questi giorni?”
Rilesse il testo del messaggio una ventina di volte prima di decidersi ad inviarlo. Dopo averlo fatto prese la coperta da dietro di sé e se la stese addosso, sdraiandosi sul divano disfatto. Diede un'occhiata all'orario: erano passate le 4. Doveva dormire, o quantomeno provarci, ma continuava a pensare ai suoi vecchi amici, sono sempre stati insieme, sin da quando erano bambini.
Quando andavano alle elementari, Kyungri, Taekwoon e Hakyeon erano sempre insieme. Erano nella stessa classe, giocavano insieme al pomeriggio, facevano nuoto insieme, i compiti insieme, tutto insieme. Anche i loro genitori erano amici fra di loro quindi stavano insieme anche quando si vedevano i loro genitori.
Crescendo il loro rapporto non è cambiato, anzi, si è rafforzato. Taekwoon e Kyungri erano diventati migliori amici mentre Hakyeon si era preso un'innocente cotta, che cercava di nascondere in tutti i modi, per la ragazza. Al loro gruppetto di amici si aggiunsero poi anche Jaehwan, Wonsik e Hongbin. Erano ragazzi simpatici, un po' più piccoli di loro, ma la differenza non si sentiva. Per un breve periodo Kyungri e Hongbin sono stati insieme, ma per loro si trattava più di un gioco che altro, non era niente in confronto con la relazione che la ragazza ha avuto con Jaehwan: quello era amore. Un amore di quelli che capitano una volta sola, il primo. È stato travolgente e unico. Sono stati insieme quasi quattro anni, finché lei non è entrata all'Accademia. Durante la loro relazione lei aveva spesso fatto riferimento al suo sogno di diventare detective, i suoi amici probabilmente non l'avevano mai presa davvero sul serio, per questo i suoi amici non l'hanno supportata nel momento in cui stava per coronare il suo sogno. Solo Taekwoon l'aveva fatto, sempre nei limiti della sua espansività.
Dopo la sua entrata all'accademia, Kyungri perse i contatti con i suoi vecchi amici e Jaehwan, troncare la relazione con lui è stata una delle decisioni più dolorose che avesse mai preso. Le uniche notizie che riceveva di loro erano quelle che le riferiva Taekwoon quando riuscivano a vedersi.
Una delle ultime notizie che aveva ricevuto sui suoi amici era che adesso usavano dei nomi “da strada”, anche Taekwoon ne aveva ricevuto uno, solo Hongbin era rimasto senza. Kyungri pensò che si trattasse di un semplice capriccio, non si immaginava che avessero preso veramente la strada, ma ormai era evidente.

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Capitolo 4
*** Non uno, ma sei granchi ***


I telefoni dei ragazzi erano sotto controllo da una settimana e non c'era stato un singolo contatto che potesse destare il minimo sospetto, neanche dei messaggi strani: sembrava una gang da cartone animato. Solo una cosa aveva lasciato da pensare a Kyungri: durante quella settimana non aveva ricevuto nessuna chiamata. Era strano, molto strano considerando che Seungho era scomparso, molto probabilmente rapito dalla Voce, e lei non aveva ancora ricevuto alcuna notizia. Dire che era preoccupata sarebbe un eufemismo. Voleva trovare Seungho, lo aveva appena ritrovato e lui era già scomparso. Doveva trovarlo assolutamente.
Kyungri era in ufficio, stava sfogliando tutti i fascicoli dell'unità anti-gang per trovare qualche altro possibile sospettato, ma non stava avendo molto successo la sua ricerca, inoltre, si avvicinava l'ora del suo appuntamento con Taekwoon. Chiuse tutti i fascicoli aperti sulla sua scrivania ed emise un sospiro talmente rumoroso che qualche collega si girò per guardarla, lei però non ci fece quasi caso. Si alzò dalla scrivania e, dopo aver impilato ordinatamente tutti i fascicoli, prese la borsa e uscì così dall'edificio.
Appena fuori la ragazza prese una boccata d'aria e guardò sconfortata il traffico sulla strada. Sospirò di nuovo e iniziò a scendere le scale davanti all'edificio per raggiungere il parcheggio. Scendendo si scontrò con Hyemi che non appena vide la più grande sorrise ampiamente.
«Kyungri!»
«Hyemi!» la ragazza sorrise e salutò la più piccola con un abbraccio.
«È un sacco che non ti vedo, non vieni neanche più in mensa! Sera ti ha messa ai domiciliari?» chiese Hyemi scherzosamente.
«No -ridacchiò Kyungri, arricciando appena le labbra- sto seguendo un caso con Minha e Keumjo, quella nuova»
«Direi che è fantastico! Che caso?» Hyemi era curiosa.
«Minha non ti ha raccontato niente?» di solito loro tre condividevano tutto, Kyungri non aveva ancora avuto l'occasione di parlare con Hyemi, ma era convinta che Minha l'avesse anticipata.
«Raccontato cosa?» la più piccola chinò leggermente il capo da un lato. Kyungri spiegò a Hyemi tutta la situazione: le raccontò delle chiamate, del caso, della serata al locale e della scomparsa di Seungho, ma si tenne per sé il fatto che conoscesse i ragazzi della gang. Hyemi sembrò capire il problema dell'amica, le offrì anche il suo aiuto. Kyungri era contenta, disse che se ce ne fosse stato bisogno avrebbe accettato volentieri la sua offerta. Le due si salutarono e la più grande raggiunse la propria auto. Salì a bordo, accese la radio e mise in moto l'automobile per andare all'appuntamento con Taekwoon.
Era ferma ad un semaforo quando sentì il cellulare squillare, senza pensarci e senza nemmeno guardare chi la stesse chiamando, trascinò il dito verso destra per accettare la telefonata e mise il vivavoce, appoggiando poi il telefonino sul cruscotto.
«Kyungri Park» rispose lei.
«So benissimo chi sei, ma tu non sai ancora chi sono io» era la Voce.
«Finalmente! -esclamò lei sarcastica- iniziavo a sentire la tua mancanza, sai?» cercò di mantenere il suo atteggiamento impertinente, quello che la contraddistingueva.
«La mia? Secondo me ti manca di più il tuo amico» nemmeno l'impertinenza della Voce era uno scherzo.
«Su, dimmi dov'è e dove sei tu, se collaborassi ti potresti risparmiare l'umiliazione che subiresti prendendole da una ragazza: ho sentito che fa male all'orgoglio degli uomini» pensò di aver risposto a tono, era talmente fiera di sé che si lasciò sfuggire una piccola risata soddisfatta.
«Hai una bella lingua lunga per una che barcolla nel buio»
«Ancora per poco, il tuo telefono è sotto controllo, genio»
«Mi sa che hai preso un granchio, o meglio, sei granchi. Quindi sì, sono un genio» Kyungri non riuscì a credere alle sue orecchie, ma non era tutto perduto.
«Questo è tutto da vedere, ci incontreremo presto e non sarà un incontro piacevole per te»
«Credo anche io che ci incontreremo, ma l'incontro sarà molto più spiacevole per te che per me, fidati» Ci fu un istante di silenzio, dopodiché la Voce riattaccò. Kyungri riprese il cellulare e chiamò Minha, che rispose dopo pochi squilli.
«Minha Park»
«Minha, sono io, Kyungri. I telefoni della gang: hai visto qualcosa di strano? Ho appena ricevuto una chiamata»
«Aspetta che controllo -ci fu una pausa, Minha stava controllando i tabulati, tornò al telefono dopo poco meno di un minuto- non c'è nulla di strano qui...» Kyungri si sentì sconsolata, ma allo stesso tempo sollevata: non c'era nulla di strano per cui i suoi amici erano innocenti per quello che ne sapeva lei, però voleva dire che era ancora lontana dal trovare il colpevole.
«La Voce diceva davvero quindi: mi ha detto che stavamo seguendo una pista sbagliata» riferì Kyungri.
«Non ne siamo ancora sicure, magari hanno degli altri telefoni» ipotizzò Minha.
«Già -Kyungri era arrivata al luogo dell'appuntamento con Taekwoon- se scopri qualcosa dimmelo, ora devo andare» riagganciò la chiamata e parcheggiò davanti al bar. Buttò il cellulare nella borsa e scese dall'auto, entrando così nel bar. Si guardò intorno per cercare l'amico che le fece un cenno con la mano. Come sempre era arrivato in anticipo. Kyungri lo raggiunse e si sedette di fronte a lui, dopo averlo salutato con un veloce abbraccio. A lui non piacevano quel tipo di cose, tanto meno in pubblico, ma per lei poteva fare un'eccezione. Ordinarono entrambi un thè, che arrivò dopo poca attesa.
Prima che iniziassero a parlare ci furono tre minuti buoni di silenzio, era una cosa abbastanza normale quando si stava con Taekwoon.
«Taekwoon...» Kyungri cercò di richiamare l'attenzione del ragazzo, lui alzò lo sguardo dalla sua tazza di thè al viso della ragazza, aveva tutta la sua attenzione. «Come stai?» chiese lei. Il ragazzo annuì, stava bene.
«Tu?» chiese lui.
«Mh, ci sono stati giorni migliori. Gli altri come stanno?» Taekwoon annuì di nuovo, stavano bene anche loro, ma la prima frase della ragazza aveva attirato di più la sua attenzione.
«È successo qualcosa?» chiese, guardando la ragazza.
«Come fai a saperlo?»
«Lo so e basta. Qualche giorno fa abbiamo conosciuto delle ragazze, sai?» Kyungri cercò di sembrare sorpresa.
«Ah sì? Simpatiche?»
«Non fingere con me: so che le conosci. Una di loro era seduta accanto a me; ad un certo punto della serata le è arrivato un messaggio e ho notato che il mittente era “Kyungri Park” e, contando che non è un nome comune e che nel messaggio c'era il tuo indirizzo, ho concluso che eri tu e che, di conseguenza, conoscevi quelle ragazze» si spiegò subito lui, per evitare di ricevere domande.
«Wow, dovevi diventare un detective anche tu -scherzò Kyungri, ma poi tornò seria- lo hai detto a qualcuno?» Taekwoon scosse la tesa, poi riprese parola.
«Cos'è successo?» Kyungri si guardò intorno, quasi sospettosa e si avvicinò leggermente al ragazzo, parlando a bassa voce per non farsi sentire.
«Ti ricordi di Seungho, il mio ex? Te ne avevo parlato -un cenno della testa di Taekwoon e Kyungri riprese a parlare- è scomparso» il ragazzo corrugò la fronte e poi scivolò all'indietro, pensieroso.
«E le tue amiche erano con per quale motivo? Sono tue colleghe? -Kyungri annuì- e stavano lavorando quella sera? -non era capace di nascondere niente a Taekwoon, annuì di nuovo- quindi pensi che noi c'entriamo qualcosa?» lo sguardo di Taekwoon era freddo e i suoi occhi erano fissi in quelli della ragazza.
«No, c'è altro» Kyungri iniziò a raccontare la stessa storia che aveva raccontato poco prima a Hyemi, confidando a Taekwoon altri dettagli. Gli disse che non riusciva a convincere nemmeno se stessa che loro fossero implicati in qualche maniera, che lo sperava con tutta se stessa e che finalmente ne aveva avuto la conferma con la chiamata che aveva ricevuto mentre era in auto. Taekwoon si sentì offeso per la mancanza di fiducia, ma la poteva capire, in qualche modo.
Ci fu un altro momento di silenzio, questa volta interrotto da Taekwoon.
«Oggi dovevamo incontrarci con le tue colleghe»
«Se non ti vedono si insospettiranno, hanno detto che sei il più strano» affermò Kyungri.
«Se io andrò tu verrai con me» il ragazzo la stava guardando negli occhi.
«Loro non sanno che vi conosco»
«Ostacoli la giustizia nascondendolo» Kyungri sospirò: aveva ragione.
«Ripetimi perché non sei in polizia per favore» ridacchiò lei, arricciando le labbra. Taekwoon non rispose e si alzò dalla propria sedia, facendo cenno a Kyungri di seguirlo. Lasciò i soldi del conto sul tavolino ed uscì dal bar con la ragazza.
Insieme salirono sull'auto di Kyungri, lei stava al posto di guida, non lasciava toccare la sua macchina a nessuno oltre a lei.
«Dove vi dovete incontrare?» chiese la ragazza. Taekwoon non rispose, si limitò ad inserire l'indirizzo del luogo dell'incontro. Kyungri sorrise e annuì, mettendo in moto l'auto. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, si sentiva solo la radio. Ogni volta che Kyungri sentiva una canzone che le piaceva, alzava il volume e iniziava a cantare, Taekwoon, per dispetto, abbassava del tutto il volume o cambiava stazione radio facendo ridere l'amica. Andarono avanti così fino a che non arrivarono a destinazione. Lì scesero entrambi dall'auto. Kyungri ci mise meno di cinque secondi prima di riconoscere il luogo: erano nel quartiere in cui erano cresciuti, più precisamente davanti al parco nel quale si trovavano tutti i pomeriggi. Quando erano ragazzi quel parco era il centro della vita sociale di tutti gli adolescenti del quartiere, con gli anni però il fascino del centro di Seul è aumentato e i ragazzi hanno smesso di frequentare il parco a favore del centro.
Taekwoon camminava qualche passo avanti a Kyungri, si stavano avvicinando ad una panchina, affollata da ragazzi. Qualche passo più avanti, Taekwoon iniziò a parlare.
«Ho portato una persona»
«Iniziavamo a pensare che non saresti venuto o che, peggio ancora, ti fossi dimenticato di noi -piagnucolò scherzosamente Jaehwan, al suono della sua voce Kyungri si sentì mancare il fiato, era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che l'aveva sentita, era sempre bella- chi ci hai portato?»
Kyungri alzò lo sguardo e, in quel momento, Taekwoon si scansò per farla venire avanti, i suoi occhi si incontrarono con quelli di Jaehwan che non riuscì a parlare, ed è difficile che rimanga senza parole. Si continuarono a guardare per qualche secondo prima che Hakyeon iniziasse a gridare, allora lo sguardo della ragazza scivolò verso il ragazzo dalla carnagione olivastra sul cui viso si era formato un sorriso enorme, da un orecchio all'altro. Anche sul viso di Hongbin era stampato un sorriso che metteva in risalto le sue fossette. Wonsik era seduto sulla panchina, si limitò a fare un cenno con la testa in direzione della ragazza, in fondo si erano visti una settimana prima al locale. Accanto a lui c'era un ragazzo che non aveva mai visto, doveva essere quello che non aveva mai sentito nominare. Si presentarono, lui si chiamava Hyuk, era entrato nel gruppetto poco dopo che lei era entrata all'Accademia. Era simpatico, e sembrava che i ragazzi gli avevano parlato di lei, e anche molto bene.
Mentre Kyungri salutava i suoi amici, Minha e Keumjo sembravano davvero confuse. La ragazza le guardò e spiegò loro quello che fino a quel momento aveva taciuto.
«Dovevi dircelo» disse Minha infastidita, ma non riusciva davvero ad arrabbiarsi con Kyungri, in fondo lei, paladina della giustizia, non avrebbe agito diversamente.
«Lo so, scusatemi, ma prima di dirvelo avevo bisogno di ricevere almeno una chiamata, dopo oggi posso dirvi con sicurezza che loro non c'entrano niente e che la vostra copertura è saltata la stessa sera in cui è iniziata» disse Kyungri.
«Non è possibile» si lamentò Keumjo.
«Fidati, lo è. Taekwoon ha visto un messaggio sul cellulare di Minha e ha fatto 2+2»
«Ma come ha fatto?» chiese Minha.
«Non gli sfugge niente -ridacchiò Kyungri- loro ci possono aiutare comunque, mi conoscono da tanto tempo, magari si ricordano cose che io ho rimosso o a cui non ho dato importanza» le due ragazze annuirono. Kyungri notò poi che Jaehwan era rimasto in disparte per tutto il tempo, si scusò con Minha e Keumjo e si avvicinò al ragazzo, dopo aver scambiato due chiacchiere anche Hakyeon che non sembrava vedere l'ora di parlare con lei.
Quando fu vicina a Jaehwan, gli diede un colpetto sulla spalla per richiamare la sua attenzione.
«Ciao, Ri» disse lui, guardando la ragazza, erano passati anni forse dall'ultima volta che si erano parlati senza che Taekwoon facesse da intermediario.
«Ciao Jaehwan, come stai?» non sapeva cosa chiedergli, sentiva semplicemente il bisogno di parlargli.
«Beh, sono in piedi adesso» Non era cambiato molto da quando stavano insieme. Kyungri ridacchiò e gli diede un altro colpetto.
«Non sei cresciuto molto» la ragazza arricciò le labbra, scuotendo scherzosamente la testa.
«Sono comunque più alto di te, come sempre» un punto per Jaehwan.
«Sono solo dieci centimetri»
«Lo dici come se fossero pochi» ridacchiò lui.
«Non sono tanti. Ma, parlando di cose serie, come stai? Questa volta rispondi, per favore» disse Kyungri, guardando il ragazzo negli occhi.
«Come sto? Mi hai chiesto di aiutarti a trovare il tuo ex» borbottò lui.
«Non è il mio ex, cioè sì, ma è una persona scomparsa adesso» spiegò lei.
«Kyungri, ti devo parlare» sussurrò Jaehwan, guardando Kyungri negli occhi. La ragazza ricambiò il suo sguardo e annuì.
«Non qui»
«Dove allora?» chiese il ragazzo.
«Dove non siamo circondati da altre persone» rispose lei.
«Ho un'idea allora» disse Jaehwan.
Jaehwan iniziò a esporre il suo “piano di evasione”. Se ne sarebbero andati una dopo l'altro, usando delle scuse. Prima lui, poi lei, e si sarebbero incontrati in un posto indicato da lui in un messaggio.
Attuarono il loro piano e si incontrarono quasi un'ora dopo nei pressi della loro scuola superiore. Kyungri si sentì ringiovanire passando lì vicino. Si incontrarono dietro la scuola. Lei si immaginava cosa le avrebbe detto Jaehwan, ma preferiva non pensarci. Raggiunse il ragazzo su una panchina e si sedette di fianco a lui.
«Cosa mi devi dire?» chiese lei.
«Tante cose, ma penso che ce ne sia una più importante: ho visto il tuo ex, qui, un paio di giorni fa» non era quello che Kyungri si aspettava di sentire, ma rimase comunque stupita.
«Cosa? E perché non me lo hai detto subito?» la ragazza cercò di non alzare la voce.
«Beh, non mi sembrava molto normale che una persona scomparsa girasse tranquillamente in un posto come questo»
«E come fai a sapere che è lui? Lo hai mai visto prima?» chiese Kyungri.
«Ho visto le sue foto al telegiornale, ma non è questo il punto: il punto è che io l'ho visto; ho visto una persona scomparsa girare tranquillamente e non mi sembra molto normale»
«Infatti non lo è...» mormorò lei.
«Dovresti dirlo alle tue amiche» suggerì Jaehwan.
«No, qui c'è qualcosa che non funziona, quando avrò capito che cos'è parlerò con loro -Kyungri annuì- dove lo hai visto?»
«Ho come l'impressione che non ti piacerà: era vicino alla casa dei tuoi genitori»
«Infatti non mi piace. Domani andrò a parlare con loro, adesso è meglio che vada a casa, inizia a farsi buio» disse Kyungri.
«Giusto» Jaehwan annuì.
«Hai detto che dovevi dirmi anche altre cose prima, vuoi dirmele adesso?»
«No, magari un'altra volta» Jaehwan sorrise.
«Nemmeno una?» Kyungri era curiosa.
«Facciamo che te ne dirò una al giorno e solo di persona, per oggi sei a posto, ti ho già detto del tuo ex»
«Quindi dovremo vederci tutti i giorni?» Kyungri stava già pensando a come trovare il tempo di venire fino a lì ogni giorno.
«Tanto meglio, no?» ridacchiò Jaehwan, contagiando poi anche Kyungri.
Jaehwan accompagnò la ragazza alla sua macchina e si salutarono con un abbraccio silenzioso. Kyungri salì in auto e la mise in moto, avviandosi così verso casa con la testa ricolma di pensieri riguardo alla sua giornata e alla informazioni che aveva appreso. Sentiva che era solo l'inizio, ma aveva più di quanto si aspettasse.

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Capitolo 5
*** Certo che sei scemo ***


Il giorno dopo per Kyungri fu come se non avesse dormito per niente durante la notte. Era felice di aver rivisto i suoi amici, ma allo stesso tempo non sapeva cosa pensare di quello che le aveva detto Jaehwan, ci aveva perso il sonno. Poteva essersi confuso? E se non si fosse confuso, cosa stava facendo lì Seungho? E se lo avessero costretto? Jaehwan se ne sarebbe accorto sicuramente. Oppure no.
Si preparò per andare al lavoro in fretta, ma non mancò di vestirsi bene come al solito. Aveva deciso di aggiungere tutte le informazioni che aveva appreso il giorno prima al fascicolo sulla scomparsa di Seungho, doveva quindi andare a interrogare i suoi genitori, anche se non voleva né interrogarli, né coinvolgerli.
Quando arrivò in ufficio si mise direttamente sulla scrivania per aggiornare il fascicolo che ormai si portava dappertutto, lo teneva accanto a sé anche mentre dormiva, sempre se ci riusciva. Informò Sera degli sviluppi, se così si possono chiamare, e lei le accordò il permesso di uscire per andare a fare qualche domanda ai signori Park.
Kyungri infilò un taccuino e il fascicolo nella sua borsa, uscendo poi dall'edificio accompagnata da Minha, dovevano essere almeno in due a raccogliere le testimonianze.
Durante il tragitto Minha lesse e studiò gli appunti aggiunti quella mattina dalla più grande, che aveva mandato un messaggio a Jaehwan per avvisarlo che sarebbe arrivata nel quartiere di lì a poco e che, dopo aver parlato con i suoi genitori, lo avrebbe incontrato nello stesso posto del giorno prima.
Dopo poco più di mezz'ora di macchina le due ragazze raggiunsero la loro destinazione; Kyungri sbuffò scendendo dall'auto e guardò la sua vecchia casa. Minha le si avvicinò e le diede un colpo leggero sulla spalla, come per farle forza. La più grande annuì, più a se stessa che a Minha, e suonò il campanello di casa. Qualche secondo dopo, una donna poco oltre la cinquantina aprì la porta. Alla vista di Kyungri, il viso della donna si illuminò e sul suo viso si formò un ampio sorriso.
«Kyungri, tesoro! Ogni tanto ti fai rivedere, eh?» ridacchiò la donna, rivolta alla figlia.
«Già, ma non penso che potrò trattenermi per molto» disse Kyungri, mentre lo sguardo della madre scivolava su Minha, in quel momento sembrò capire la situazione.
«Sei qui per lavoro, quindi?» chiese la signora Park.
«Esatto» rispose Kyungri. Minha in quel momento fece un passo avanti.
«È un piacere conoscerla, signora. Sono Minha Park, un'amica e collega di sua figlia. Mi dispiace doverla conoscere proprio in questa situazione» Minha parlò con il tono più cortese possibile e si chinò in segno di rispetto di fronte alla donna.
«Il piacere è mio -la donna sorrise alla ragazza- perché non venite dentro e mi raccontate cosa succede?»
Le due ragazze annuirono insieme e si lasciarono condurre all'interno della casa dalla signora che le fece accomodare sul comodo divano del salotto e offrì loro del tè caldo, sedendosi poi sulla poltrona vicino al divano.
Kyungri si sfilò il fascicolo dalla borsa e, facendo attenzione a non far cadere nulla, fece vedere la foto di Seungho alla madre, porgendogliela.
«Lo hai mai visto qui in giro?» chiese la ragazza. Sua madre sapeva che lei aveva avito una relazione con un certo “Seungho”, ma non si erano mai visto e la donna non aveva collegato le due cose. Per fortuna?
«Non ne sono sicura» disse la signora Park, dopo aver guardato la foto.
«Un testimone ci ha detto di averlo visto nei pressi di questa casa qualche giorno fa» aggiunse Minha.
«Ma questo non è il ragazzo scomparso che hanno fatto vedere in TV?» chiese poi la madre, dando un'altra occhiata attenta alla foto.
«Sì, è lui. Lo hai mai visto?» chiese di nuovo Kyungri.
«No» rispose la donna.
«Dov'è suo marito, signora?» chiese Minha.
«È al lavoro, ma dovrebbe tornare a minuti, perché non lo aspettate? Kyungri, gli farebbe piacere vederti»
«E va bene» acconsentì la ragazza, appoggiandosi allo schienale del divano e sorseggiando il suo tè.
Passarono una decina di minuti, durante i quali la signora Park cercò di fare la conoscenza di Minha, come una qualsiasi madre vorrebbe conoscere gli amici della figlia. Lei ne sembrava felice, e rispondeva a tutte le domande della madre dell'amica.
Dopo quei minuti, sembrati interminabili a Kyungri, si sentì la porta aprirsi, richiudersi e la voce di un uomo.
«Sono a casa!» queste furono le parole.
«Ecco, è arrivato! -disse la signora Park, rivolta alle ragazze- tesoro, vieni qui, abbiamo ospiti!»
«Se mi avessi avvisato sarei uscito prima dal lavoro! -rispose l'uomo, la cui figura si presentò poi nella stanza- Kyungri!» sul volto dell'uomo si formò un sorriso, simile a quello che aveva la madre della ragazza alla sua vista, e subito andò ad abbracciare la figlia.
«Ciao papà!» disse Kyungri, abbracciando il padre, il cui sguardo scivolò poi su Minha.
«E lei chi è? La tua ragazza?» chiese scherzoso l'uomo, provocando una leggera risata a tutte le presenti.
«No, -rispose la più piccola- sono Minha Park, una collega di sua figlia» l'uomo annuì e lasciò che la figlia tornasse a sedersi.
«Sono qui per farci delle domande sul ragazzo della TV, quello scomparso!» spiegò la donna.
«Esatto, -Kyungri riprese la foto di Seungho e la porse al padre- lo hai mai visto in giro da queste parti? Magari negli ultimi giorni?» l'uomo prese la foto e la osservò per qualche secondo, alzando poi lo sguardo verso la figlia.
«Non ne sono sicuro -l'uomo guardò nuovamente la foto- mi sembra di averlo visto qui in giro»
«Quando?» chiese Kyungri.
«Non lo so, qualche giorno fa»
«Può essere più preciso?» domandò Minha.
«Lasciatemi pensare... -ci fu un attimo di silenzio- oggi è lunedì, giusto? -un'altra pausa- l'ho visto venerdì!» disse l'uomo con sicurezza.
«Sei sicuro, papà?» lo guardò Kyungri, pronta a segnarsi tutto.
«Sicurissimo» annuì nuovamente il signor Park.
La ragazza si segnò tutto e ringraziò il padre per la preziosa informazione. Insieme a Minha si alzò dal divano e tutte e due salutarono i signori Park, uscendo poi di casa, soddisfatte dal successo che avevano ottenuto nella loro ricerca.
«Minha, va bene se ti lascio alla stazione? Io devo andare in un posto» chiese Kyungri.
«Se poi mi dici dove vai e con chi, sì» rispose la più piccola, salendo sull'auto.
«Lo farò» acconsentì Kyungri, ridendo e salendo anche lei in auto, mettendosi al volante.
Accompagnò Minha dove accordato e le lasciò i soldi per il biglietto, era ancora pomeriggio quindi non era preoccupata, e anche se fosse stata notte, Minha sapeva bene come difendersi.
Quando la più piccola scese dall'auto, Kyungri prese il cellulare per inviare un messaggio a Jaehwan.
Jaehwan! Sto arrivando, ci vediamo nello stesso posto di ieri!”
Dopo neanche un paio di minuti il ragazzo rispose con un “Ok”.
Neanche cinque minuti di macchina e Kyungri arrivò alla scuola superiore, parcheggiò e scese dall'auto, dirigendosi subito alla panchina su cui si erano seduti il giorno prima. Jaehwan era già lì.
«Ehi, ti ho fatto aspettare tanto?» chiese Kyungri, salutando il ragazzo con un bacio su una guancia.
«Sono qui da un sacco che ti aspetto -scherzò il ragazzo, ma vedendo la reazione dispiaciuta della ragazza, cercò di rimediare- stavo scherzando, sono appena arrivato
anche io!» Kyungri gli pizzicò un braccio e si mise a ridere, sedendosi sulla panchina.

«Allora, cosa mi dirai oggi?» chiese lei.
«Prima tu -rispose Jaehwan, riprendendo poi- sei stata dai tuoi? Era per quello che ti ho detto ieri? Cosa hanno detto?»
«Mia madre ha detto di non averlo mai visto, se non al telegiornale e mio padre ha detto di averlo visto venerdì» rispose Kyungri.
«Visto? Avevo ragione» ridacchiò Jaehwan.
«Solo per caso» ridacchiò la ragazza, dandogli un altro pizzicotto.
«Convinta tu» il ragazzo si scansò per non farsi pizzicare e ridacchiò.
«Adesso tocca a te, cosa mi devi dire oggi?» chiese Kyungri, curiosa.
«Ah, già. Comunque oggi ti chiedo se un giorno di questi mi concederesti l'onore di uscire insieme a te, se vuoi» il ragazzo parlò lentamente, scandendo bene le parole. Kyungri lo guardò, trattenendo una risata, non voleva ridere di lui, era il modo in cui le era stata fatta la proposta che la faceva ridere. Era davvero così sicuro di sé? Poi si ricordò che era anche questo che le piaceva di lui, la sua sicurezza.
Finalmente Kyungri riuscì a reprimere la sua risata.
«Va bene, ma perché aspettare “un giorno”? Usciamo domani, così mi dirai anche tutte le altre cose che mi devi dire» propose Kyungri, sorridendo al ragazzo.
«Sempre la solita frettolosa, eh? -ridacchiò il ragazzo- va bene, ma non hai da fare con tutto questo caso?»
«Beh, al massimo ti avverto, ma fino a prova contrario io sono libera domani»
«Perfetto, -annuì lui- ora però va' a casa e riposa»
«È tardi?» chiese lei.
«Nah»
«E allora perché dovrei andare a casa?»
«Beh, è semplice: non ho più niente da dire, quindi ti mando a casa per evitare silenzi imbarazzanti» spiegò il ragazzo, con una serietà disarmante.
«Certo che sei scemo -disse Kyungri, scoppiando a ridere e contagiando anche Jaehwan con la sua risata- facciamo che per questa volta te la lascio passare e ti risparmio l'imbarazzo»
I due si alzarono dalla panchina e Jaehwan accompagnò la ragazza fino alla macchina. Raggiunta l'auto, Kyungri prese dalla borsa le chiavi della macchina per aprire lo sportello, non riuscì neanche ad aprirlo del tutto che Jaehwan la intrappolò in un caldo abbraccio. Lei non poté che sorridere e rispondere alla stretta, poggiando le mani sulla schiena del ragazzo.
L'abbraccio durò qualche istante, dopodiché Jaehwan posò un delicato e dolce bacio sulla fronte della ragazza, che sorrise e in risposta gli prese entrambe le mani, lasciandole poi andare quando salì sull'auto. Agitò la mano da dentro l'abitacolo per salutare il ragazzo, per poi partire, lasciandosi Jaehwan e il quartiere alle spalle. Le guance le stavano andando a fuoco, ma era abbastanza sicura che Jaehwan non se ne fosse accorto, ed era meglio così, forse.

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