Voices

di littleimagination
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I suoi occhi ***
Capitolo 2: *** I suoi capelli ***
Capitolo 3: *** Il suo sorriso ***



Capitolo 1
*** I suoi occhi ***


Voices

6:18

Sansa non capiva perchè guardava continuamente l'orologio.
Era ritornata a casa dall'università alle quattro e mezza e immediatamente aveva cominciato a prepararsi il momento stesso in cui aveva varcato la soglia di casa, guardando costantemente l'orologio sulla credenza, preoccupandosi di metterci troppo e fare tardi.
Di tutte le volte in cui potrei fare tardi, questo non è il giorno dove lascerò che avvenga, si disse Sansa tante volte quasi quanto quelle in cui controllava l'orario.

6:22
8 minuti e sarà qui. Calmati Sansa, ti stai stressando troppo e ti renderesti ridicola.
Oggi sarebbe stata la prima volta che Sansa avrebbe incontrato Sandor Clegane. Adesso chiacchieravano da due mesi, ma non si erano mai incontrati faccia a faccia. Sandor e Sansa vivevano nello stesso edificio. Con le case vicine, condividevano lo stesso balcone, anche se c'era un divisore tra di loro. Era stato inserito per la privacy, e inizialmente Sansa l'aveva apprezzato quando aveva traslocato lì, ma adesso lo considerava un peso che la separava dall'uomo che voleva così disperatamente incontrare, anche se lo avrebbe fatto presto.
Una mattina, circa tre settimane fa, Sansa era in ritardo per la lezione, e proprio mentre stava correndo fuori dalla porta, aveva intravisto il suo vicino mentre stava tornando a casa con il giornale del mattino nella sua grande mano. Da allora, tutto quello a cui Sansa riusciva a pensare era Sandor e la sua figura alta e muscolosa con i capelli lunghi sulle spalle.
Quando avevano cominciato a parlare Sansa era contenta anche solo di sentire la sua voce. Le stava bene non avere un viso da associare alla voce, ma dopo averlo intravisto da dietro, era diventata curiosa su come doveva essere davanti.
Convicerlo ad incontrarsi era stato difficile, comunque. Con Sansa che aveva l'università ogni mattina e il lavoro alla libreria dopo, e Sandor che faceva il meccanico nei weekend e durante la settimana aveva i turni di notte, l'unico momento che avevano per parlare era al tramonto, subito dopo che lei tornava a casa e prima che lui andasse a lavoro. Sandor alla fine aveva acconsentito ad un incontro dopo che lei lo aveva quasi implorato. E quindi eccola lì, ad aspettare che Sandor bussasse alla sua porta, lui che aveva chiesto la notte libera dal lavoro solo per lei.
Sandor era senza faccia per lei. Era un uomo alto, muscoloso con capelli lunghi e corvini. Era una voce, una profonda e aspra voce che le mandava brividi lungo la spina dorsale ogni volta che raggiungeva le sue orecchie. Era un uomo che aveva voluto incontrare da settimane. Un uomo che stava per incontrare stasera. Tra pochi minuti, sarò finalmete in grado di di associare un volto alla voce di cui mi sono innamorata.
Era vero, Sansa aveva cominciato a provare dei sentimenti per lui. C'era qualcosa in lui che le faceva sentire le farfalle nello stomaco. Se fosse il tono della sua voce o il modo in cui si sentiva completamente aperta con lui, non lo sapeva. Forse entrambe. Sansa era capace di confessargli di tutto, confessioni che non aveva mai espresso a parole e detto ad altri, nemmeno alla sua famiglia. Gli aveva detto del suo ex ragazzo, Joffrey, che all'inizio sembrava perfetto ma alla fine si era rivelato un ragazzo manipolativo e offensivo. Gli aveva detto di come Joffrey aveva minacciato di rovinare la sua famiglia, di come era spaventata pensando a quello che avrebbe potuto fare se l'avrebbe lasciato. Di come aveva coperto i lividi che lui e i suoi amici avevano lasciato sulla sua pelle pallida, quando lei aveva accidentalmente fatto che l'aveva infastidito. Di quando aveva scelto di passare del tempo con la sua famiglia piuttosto che con lui, di quando si era rifiutata di andare a letto con lui e non cedeva mai, o di quando era semplicemente annoiato e trovava divertente infliggerle dolore. Sansa era riuscita achiudere quella relazione, quell' incubo, quando suo fratello maggiore Robb aveva visto i lividi e l'aveva detto sia ai loro genitori che a quelli di Joffrey.
Di tutte le cose che Sansa voleva sapere sull'uomo, il colore dei suoi occhi era quello che le premeva di più. Voleva guardarlo negli occhi e vederlo. Dopo Joffrey, Sansa era diventata brava nel leggere le persone, nel vedere quello che erano veramente, nel vedere se le avrebbero fatto del male, e il modo migliore per farlo era guardare nei loro occhi. Il momento in cui aprirò quella porta, lo guarderò diritto negli occhi. Non aveva voluto chiedergli di colore erano, comunque, voleva che fosse una sorpresa per quando si sarebbero incontrati.
Sansa era così persa nei suoi pensieri su Sandor che quasi non sobbalzava spaventata quando finalmente bussò alla porta. Alzandosi dallo sgabello da bar al banco da cucina, Sansa andò verso la porta, cercando di calmarsi. Era emozionata per l'incontro tanto quanto era nervosa.
Sansa afferrò la maniglia, l'abbassò, aprì la porta e si trovò davanti un ampio torace coperto da una maglietta con i bottoni aderente, che definiva tutti i muscoli che lei sapeva avesse.
Alzando lo sguardo dal suo petto, Sansa guardò negli occhi di Sandor. Occhi grigi. Bellissimi occhi grigi.

-

Era cominciato tutto dopo che Sansa si era trasferita nell'appartamento che avevano cominciato a parlare. Le ci era voluta quasi una settimana per spostare tutta la sua roba nell'appartamento e per sistemarla interamente dove voleva lei. Una sera Sansa era seduta fuori nel balcone dove si era circondata dalle piante nei vasi, rilassandosi nella sedia e godendosi la bellisima vista del tramonto e prendendo aria fresca quando alla sua destra, dall'altra parte del divisore, ci fu un forte tonfo seguito da un profondo grugnito di dolore, il suono di vetri rotti, finendo con un cazzo borbottato.
I suoni avevano spaventato Sansa nel suo stato di rilassamento. Si era alzata e si era avvicinata al divisore mentre diceva: ciao, stai bene?
"Ciao, si, sto bene, ho solo... colpito questo dannato tavolo ed è caduto un bicchiere, non preoccuparti" dichiarò una bassa voce borbottata.
Ed ecco qui. Quella fu la prima volta che parlarono e così nacque la loro amicizia. Ogni sera, nei finesettimana, si siedevano nei loro rispettivi balconi e si raccontavano di come era andato il giorno e delle loro vite, conoscendosi lentamente e aprendosi all' altro ancora più lentamente.
Forse era più facile così, non vedersi, non sentendosi addosso occhi che ti giudicavano quando confessavi tutto su di te. All'inizio erano semplici domande: come è andata la giornata, cosa fai per vivere, qual è il tuo colore preferito, alla quale domanda scoppiò a ridere, e tra le lacrime le aveva detto che nessuno gli aveva mai chiesto una cosa del genere. Arancione era stata la sua risposta comunque, per via del tramonto. Tutte queste domande li portò ad avvicinarsi e alla fine lei si aprì sulla sua famiglia. Sansa gli disse dei suoi genitori, di come non aveva mai visto un amore così forte come quello tra Ned e Cat, gli disse di suo fratello Robb che, insieme al loro cugino Jon e al loro vicino Theon, facevano sempre scherzi alla gente ed erano sempre sul punto di mettersi e mettere nei guai. Di come era stato Jon a convicerla a dimenticare Joffrey e andare a studiare Sociologia all'università come aveva sempre voluto. Poi c'era Arya, la sua selvaggia sorella minore che costantemente sgattaiolava fuori per vedere il suo ragazzo, Gendry, di come i suoi genitori erano arrivati al punto di non disturbarsi a sgridarla più perchè tanto non avrebbe mai funzionato.
Sandor ci mise un pò di più ad aprirsi, rispetto a lei. All'inizio le aveva raccontato del suo lavoro, di tutti gli stronzi antipatici così esigenti sulle loro macchine, di come odiava andare nei luoghi pubblici, essere circondato dalle persone, ma quando aveva chiesto perchè, lui aveva cambiato subito argomento. Sansa aveva subito scoperto che aveva un grande senso dell'umorismo, che la faceva ridere al punto che le si stringeva lo stomaco e le lacrime che le scendevano sulle guance che avevano cominciato a farle male per il troppo ridere.
Un pomeriggio Sansa era appoggiata al suo balcone, guardando una tempesta che stava per scatenarsi, quando cominciò a cantare una ninna nannache sua madre le cantava quando era una bambina e c'era una tempesta che la spaventava e la teneva sveglia la notte. Non si era accorta che Sandor era tornato a casa e la stava ascoltando fino a quando  aveva finito di cantare e aveva sentito un applauso dall'altra parte del divisore e Sandor che le diceva che cantava splendidamente. Da allora lui la chiamava Uccelletto.
Dopo che Sansa gli aveva rivelato cosa era successo con Joffrey, Sandor cominciò a parlare della sua famiglia. Le disse di come era cresciuto a Perth, Australia occidentale, ma dopo che i suoi genitori e sua sorella minore erano morti quando aveva diciassette anni, aveva deciso che non gli piaceva più il calore del posto e tutti i ricordi che la città aveva per lui, quindi aveva traslocato dall'altra parte dell'Australia, giù in Tasmania dove faceva più freddo e poteva avere un fresco inizio. Era lì da cinque mesi quando Sansa si era trasferita. Quando lei gli aveva chiesto se aveva altri fratelli, la sua voce si era abbassata e l'aria divenne tesa mentre le diceva di un fratello con cui non andava d'accordo e quando Sansa gli chiese cautamente perchè, rispose borbottando di come doveva prepararsi per andare a lavoro, seguito dal rumore della porta che sbatteva, e, la sera successiva, le scuse per essersene andato così maleducatamente. Sansa non chiese più di suo fratello.
La loro amicizia continuò fino a quando non sapevano praticamente tutto quello che c'era da sapere sull'altro. Sansa non ricordava nulla che non gli aveva ancora detto. La conosceva meglio di chiunque altro. Conosceva tutto tranne come era fatta. Ecco perchè voleva incontrarlo, per essere entrambi in grado di associare un viso alla voce che conoscevano così bene. Lo aveva quasi pregato di prendersi la notte libera e aveva quasi urlato dalla felicità quando finalmente lui si era arreso.
“Di cosa hai paura?”
Sansa glielo aveva chiesto mentre guardavano il sole sparire oltre l'orizzonte. Stava guardando i bagliori arancioni e rosa che gettavano una bellissima luce nel lago che c'era di fronte il loro appartamento mentre aspettava la sua risposta, e quando la ebbe si era un po' sorpresa
“Fuoco.”
Lei amava il fuoco, amava cuocere marshmallows nei loro stuzzicandenti, amava il calore che dava nelle freddi notti invernali. Comunque Sansa non indagò oltre, ognuno aveva le proprie paure. La mia è quella di essere intrappolata in una gabbia, aveva pensato.
Adesso comunque, Sansa capiva la sua paura. La parte sinistra del suo viso era un groviglio contorto di cicatrici bruciate che partivano dalla cima della sua fronte fino al mento, dove la barba aveva smesso di crescere completamente. La parte destra, comunque, Sansa pensò essere molto mascolina: naso adunco, linea della mascella forte e grandi sopracciglia. Anni fa Sansa si sarebbe voltata dall'altro lato, disgustata alla vista delle sue cicatrici, ma dopo quello che aveva passato con Joffrey aveva imparato che un bell'aspetto non significa sempre bella personalità. Joffrey era bellissimo, ma era veramente un mostro.
Le cicatrici erano alquanto scioccanti, Sansa lo doveva ammettere, ma poi guardò di nuovo nei suoi occhi e fu improvvisamente sopraffatta da tutti i ricordi delle loro conversazioni, di come si sentiva quando parlava con lui, tutto quello che avevano condiviso. Le cicatrici non importavano: erano una parte di lui che poteva facilmente ignorare.
Non essendo più capace di trattenerlo, Sansa lasciò che u n sorriso apparisse sul suo viso mentre gli prendeva la mano. Sandor si era perso nel suo sguardo tanto quanto lei, alzò lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi e le strinse la mano. La sua pelle era calda ma ruvida e Sansa non voleva lasciarlo andare.
“Ciao Sandor.”
“Ciao Uccelletto” rispose, con quella voce profonda che Sansa amava così tanto.

NOTE DELL'AUTRICE:
Dedicata a fucktheon.
Mi è venuta l'ispirazione per questa storia con il pust su Tumbrl di fucktheon (http://fucktheon.tumblr.com/post/104058639993/i-rly-want-a-boring-modern-au-where-the-two)
Questa è anche la mia prima fanfiction e la prima storia che io abbia mai scritto... quindi andateci piano perchè sono super nervosa!
Un grande abbraccio a Jillypups e Bexmorealli per essere state le mie beta e per avermi aiutato a finire questa storia! Siete grandi!
Poi: questa storia è ambiatata in Australia, se lo volevate sapere prima di iniziare a leggere. Adesso immaginatevi Sandor con un marcato accento australiano...
Il mio account su Tumbrl, se volete seguirmi è vanillacoconuts (http://vanillacoconuts.tumblr.com/)

NOTE DELLA TRADUTTRICE: Anzitutto, se state leggendo, grazie per essere arrivati fino a qui. La storia originale, che potete trovare qui (http://archiveofourown.org/works/2708807/chapters/6062492) si compone di 5 capitoli + epilogo ed è già conclusa, mentre la traduzione è al momento arrivata quasi alla fine del terzo. È la prima storia che traduco e volevo iniziare con qualcosa di leggero e semplice. Non voglio elemosinare recensioni, ma se vi prendeste due minuti per dirmi che ne pensate della storia o della traduzione o per segnalare eventuali errori/orrori (visto che non ho una beta) mi migliorereste davvero la giornata. Ovviamente anche le critiche sono accettate purchè costruttive e non fatte per il solo gusto di offendere. Le recensioni saranno tradotte in inglese e passate all'autrice così come le risposte. Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare mercoledì. Peace and Love :3

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Capitolo 2
*** I suoi capelli ***


I suoi capelli


Note dell'autrice:
Affinchè voi lo sappiate, considero questo Sandor vicino a quello che sarebbe potuto essere dopo qualche tempo sull'Isola Silenziosa, molto più calmo e non pieno di rabbia...

Fallo e basta, idiota. Sandor esitò mentre stava davanti la porta di Sansa, cercando di trovare il coraggio di bussare. Mai nella sua vita Sandor si era sentito così fottutamente nervoso. Gli sembrava di avere un coltello che si attorcigliava nel suo stomaco, le sue mani sudavano, e questo non succedeva da quando Gregor lo terrorizava, quando era più piccolo e aspettava il momento dove Gregor avrebbe sbattuto la porta e gli avrebbe fatto male, più di quanto non gliene avesse già fatto. Quello che sentiva adesso, comunque, era molto diverso. Stava per incontrare Sansa per la prima volta faccia faccia. Per la prima volta avrebbe guardato gli occhi della voce che lo conosceva meglio di chiunque altro. E avrebbe visto le sue cicatrici. Questo era quello che lo metteva più in ansia, la sua reazione. Per la prima volta da quando aveva sei anni, Sandor aveva paura, anzi era fottutamente terrorizato, di essere rifiutato. Spaventato che lei non lo avrebbe più vedere o parlare con lui di nuovo e sarebbe finita così, la fine dei migliori due mesi che aveva mai trascorso con una donna. Tutto il suo corpo percepiva la tensione mentre alzava la mano verso la porta di legno e bussava uno, due, tre volte.
Sandor ricordava il primo giorno in cui avevano cominciato a parlare come se fosse ieri. Si ricordava che aveva aperto la porta del suo balcone mentre leggeva un messaggio del suo capo, non guardando dove metteva i piedi, e poi improvvisamente aveva colpito il tavolo con il piede, così forte che faceva male, e il bicchiere che aveva lasciato sul tavolo cadere a terra. Poi aveva sentito una voce, una voce che non avrebbe più dimenticato, dolce com'era, galleggiare fino a lui, fino in fondo al suo cuore dove adesso l'aveva conservata da mesi.
La voce di Sansa era argentea e chiara, gentile ed educata. Dopo averla sentita cantare, decise che si sarebbe potuto facilmente addormentare ascoltando quel suo amabile e melodico timbro. Ma per quanto amava la sua voce, erano i suoi capelli che erano constantemente nella sua testa.
Era stato prima che inziassero a chiacchierare. Lui era lì il giorno in cui si era trasferita, ma non essendo un uomo socievole, aveva deciso di rimanere nel suo appartamento fino a quando i traslocatori finirono e se ne andarono. Dopo aver guardato il tramonto, Sandor si preparò per andare a lavorare e aveva appena uscito la sua macchina dal parcheggio quando la vide in piedi di fronte il bagagliaio della sua VW Jetta, di spalle, mentre si allungava per prendera una scatola. Comunque, non sapeva fosse Sansa fino a che cominciarono a parlare e lei menzionò che tipo di auto guidava. Ricordi di capelli ramati, gambe lunghe, pelle pallida, piccola vita che finiva in dei fianchi perfetti inondararono la sua mente e realizzò che era lei che aveva visto quel giorno.
Man mano che il tempo passava, Sandor aveva visto occasionalmente scorci dei suoi capelli, ovviamente quando era appoggiata alla ringhiera del suo balcone e vicina al divisore. Quando il vento soffiava, i capelli volavano con esso, e questo cominciò a ricordargli del fuoco, quando bruciava selvaggio e scoppiettante nella brezza. A volte era tentato di sporgersi oltre la ringhiera e guardarla, ma non l'aveva mai fatto per paura di spaventarla mostrandole la sua faccia. Sandor sapeva com'era fatto; sapeva di essere ripugnante. Ogni notte, quando lavorava, c'erano sempre un mucchio di persone che si voltavano alla vista delle sue cicatrici, e faceva male ogni volta. Sapere che sarebbe potuto essere un tipo decente senza quelle maleddette cicatrici rendeva la cosa ancora peggiore. Una volta, prima di incontrare Sansa, Sandor si era messo di fronte lo specchio dopo una doccia, guardando la sua faccia. Alzando una mano a sinistra, aveva coperto le sue cicatrici. Per un momento immaginò come sarebbe potuta essere la sua vita senza quelle cicatrici, come avrebbe potuto vivere. Solo e brutto, non era quello che gli era passato per la mente. Lasciando cadere la mano, Sandor era uscito velocemente dal bagno, sforzandosi enormemente di tornare lì e tirare un pugno allo specchio.
Comunque, chiacchierare con Sansa lo aveva aiutato molto. Quando si sedeva a guardare il tramonto con lei, raccontandosi le loro giornate, ed eventualmente le loro vite, Sandor aveva cominciato a sentirsi diverso. Sansa gli faceva quasi dimenticare le cicatrici, dimenticare Gregor, gli faceva quasi credere di avere un' occasione di essere felice. Queste emozioni che lei gli suscitava avevano confuso la sua cazzo di mente all'inizio, chiedendosi come diavolo una donna che non poteva nemmeno vedere aveva questi effetti su di lui, ma poi realizando che era così, perchè non lo poteva vedere e lo accettava senza voltarsi, gli avrebbe parlato come nessuno aveva mai fatto prima. Quando sono con lei dimentico chi sono. Era un pensiero che gli era venuto in mente parecchie volte, perchè era vero.
Sandor L'aveva anche sognata. Anche se non sapeva decidere se erano bei  sogni o incubi. Erano bei sogni perchè sarebbe stata con lui, con le sue lunghe gambe attorno la sua vita mentre le baciava il collo, i gemiti che sentiva lo facevano sentire in Paradiso. Ma poi i sogni si trasformano in incubi mentre guardava su, cercando di guardare il suo vis, ma non poteva. Quando sollevava la testa i suoi capelli ardenti si trasformavano in fiamme e alla fine si era svegliato coperto di sudore, affannato, le mani sul cuore che a momenti gli stava uscendo dal petto.
Sandor aveva quasi impacchettato le sue cose e tornare a Perth il giorno in cui lei gli aveva chiesto se potevano incontrarsi. Sansa era constantemente nei suoi pensieri, e stava morendo dalla voglia di incontrarla, ma non aveva mai fatto una mossa in quella direzione per paura che lei scappasse. Non voleva rovinare tutto. Quindi, quando Sansa glielo chiese, Sandor diventò muto come un pesce mentre tentava di dare una risposta sensata. Borbottò che il suo capo era un vero stronzo e non gli avrebbe concesso la notte, ma dopo una settimana dove lei praticamente lo supplicava almeno di provare a chiedere un permesso per poter andare a cena, si disse di non conportarsi più da codardo e cedette.
-
A Sandor sembrava che tutta l'aria nei polmoni gli fosse stata rubata. Sansa è bellissima. Se aveva pensato che non avrebbe mai più dimenticato i suoi capelli, si sbagliava, perchè quando apre la porta e la può vedere interamente, sa che è andato, lo sa nel suo profondo, merda, come sa benissimo che non ci sarà modo di dimenticarla. Sandor guarda le sue lunghe gambe che sapeva avesse, la sua vita dove voleva avvolgere le mani attorno, su fino ai suoi capelli che non era stato capace di smettere di pensare. Adesso che le è più vicino, ha l'occasione di osservare per davvero i suoi capelli, Sandor decide che i suoi sogni non sono incubi ma bei sogni, che sognerà di nuovo felicemente, perchè i suoi capelli non sono il fuoco, sono il tramonto, lei è il tramonto, i bellissimi colori che compaiono in cielo mentre il sole tramonta, ma non voglio guardarla scomparire oltre l'orizzonte e lascirami solo la notte, la voglio qui con me.
È allora che nota le sua labbra, amabili labbra rosa che sembrano soffici quanto la sua voce. Sandor, prima d'ora, non aveva mai voluto baciare le labbra di qualcuno tanto quanto voleva baciare le sue. Sentire il posto da dove tutte le parole che gli aveva detto scappavano nel mondo e raggiungevano il suo cuore. E poi lei sorride e lui pensa che può morire in pace.
Sandor guarda nei suoi occhi, e adesso si sente come se qualcuno gli avesse squarciato lo stomaco e gli stia artigliando il cuore per strapparglielo, è così fottutamente bellissima che fa male. Sansa lo guarda diritto negli occhi, e lui si sta mettendo a piangere perchè non vede, per una volta nella vita sin da quando era un bambino, nessuna traccia di paura o disgusto. Pensa di amarla solo per questo. Ma non è solo questo che ha un grande impatto su di lui, è il colore dei suoi occhi che ha uno strano effetto sul suo cuore che non aveva mai sentito. Sono come l'oceano e vuole annegarci dentro. Sandor disprezza il fuoco e adesso è innamorato dell'acqua.
Sansa solleva la mano e fa incontrare quella di lui con la sua, avvolgendo la sua piccola mano con la sua molto più grande ed è ipnotizzato dalla grande differenza; la sua mano è morbida, liscia, pallida e bellissima, mentre le sue sono abbronzate e ruvide, e lui sente di non poter essere qui con lei, è vicino a dirle di non poterlo fare, ma poi lei stringe la sua mano e tutti i precedenti pensieri sul fuggire spariscono dalla sua testa.
Quando parla è come se lui ritornasse sul balcone ad ascoltare la sua voce per la prima volta, ad innamorarsi di nuovo daccapo. Lei sorride ancora più luminosamente quando la chiama Uccelletto e Sandor non può, semplicemente non può aiutare se stesso, non importa quanto duramente ci provi, ma lascia che un sorriso affiori dalle sue labbra.
Note:
Nel prossimo capitolo: la cena e IL VERO DIALOGO! E grazie a tutti quelli che hanno lasciato un commento! L'ho davvero apprezzato! Mi fa sentire più sicura su quello che scrivo!

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Capitolo 3
*** Il suo sorriso ***


~Capitolo 3
IL SUO SORRISO

Mentre camminava accanto Sandor verso la sua machina, Sansa non smetteva di pensare al suo sorriso. Non aveva idea del perchè le piaceva così tanto, ma dal momento che quel piccolo sorriso si era diffuso per tutto il suo viso, Sansa aveva immediatamente deciso che le piaceva molto e divenne determinata a farglelo fare molte altre volte.
Guardando verso Sandor notò che la gamba destra era leggermente zoppa che comprometteva quella che sarebbe stata un' andatura calma e regolare. Sandor non aveva mai menzionato niente di quello che gli aveva causato quell'andatura zoppicante, e ora Sansa si chiedeva se l'avrebbe mai scoperto. Spero di si.
Aprendo la portiera della versione più vecchia di una Jeep Patriot, Sansa ripensò a quando le aveva raccontato della sua auto, di come l'aveva comprata che era un rottame da un uomo anziano che non poteva usarla più, di come aveva usato le sue capacità di meccanico per ripararla fino a che era ritornata come nuova. Aveva capito dal tono della sua voce che era orgoglioso del risultato che aveva raggiunto con la macchina, mentre gli altri gli dicevano che era solo un mucchio di ferrovecchio e di come alla fine aveva provato che si sbagliavano.
Il tragitto fino al ristorante è silenzioso, ma non spiacevole. Sansa non ha idea di dove Sandor la stava portando, quindi si gode la vista del lago mentre guidava accanto ad esso, con questo gigante di un uomo accanto a lei quasi costantemente nei suoi pensieri, e fu costretta a reprimere un sorriso.
Quando arrivano al parcheggio del ristorante, Sansa resta senza fiato. Non sapeva di questo posto, il Rockwall Bar and Grill, ma è situato dal lato opposto del lago dove si erge il loro appartamento e Sansa si prende un momento per pensarci, guardando il loro balcone comune che a malapena vede a causa della distanza. Quel balcone è dove tutto è iniziato, dove Sandor è entrato nella mia vita sbattendo il piede e il mio chiedere se stava bene.
Quando si gira verso Sandor arrossisce, perchè lui la sta fissando, mentre i suoi capelli volavano nel leggero vento pomeridiano. Mentre camminano verso l'entrata, Sandor la sorprende perchè, senza dire una parola, prende e stringe la mano di lei in quella sua calda. Lui la sta già guardando, quando lei alza lo sguardo su di lui e l'angolo della sua bocca alzata in un piccolo sorriso. Sansa allora non si disturba nemmeno a reprimere un sorriso.
Si siedono vicino una finestra che dà sul lago, e nonostante questa era niente di più che una cena tra due amici, Sansa trova lo sfondo incredibilmente romantico, specialmente sapendo che presto il sole tramonterà, e per la prima volta lo guarderanno davvero insieme.
“Cosa vorresti da bere?” La voce di Sandor la riscuote dai suoi pensieri e si volta verso di lui, spaventata dall'intensità dei suoi occhi grigi che la guardano. La sta fissando come se fosse l'unica persona lì intorno, e scopre di di non essere capace di distogliere lo sguardo.
Un cameriere viene per prendere le loro ordinazioni, e dopo aver ordinato da bere, Sandor del vino rosso e lei del sidro di mele, Sansa decide di menzionare il fatto che ha notato la sua gamba destra zoppicante. “Posso chiedere cosa è successo?”
Sandor resta silenzioso per un momento, sembrando che non volesse rispondere e lei è vicina a dire che non importava, che non c'era bisogno di parlarne se non voleva, ma poi alza il suo sguardo dal vino a lei e parlando piano, come se volesse farsi sentire solo da lei, le racconta una parte della sua vita che non sapeva.
“Sai che nella mia famiglia erano già tutti morti quando avevo 17 anni, quindi ero solo dopo questo. Non ho avuto, crescendo, la migliore delle vite. Ma questa è una coversazione per un'altra volta, o un'altra cena. Comunque, come ti avevo detto un po' di tempo fa, mi sono trasferito qui perchè volevo andare via da Perth e i ricordi c'erano lì per me. Non potevo più rimanere lì. Quindi, ho impacchettato le poche cose che avevo, ho preso i soldi che mi avevano lasciato, e sono venuto qui.  La vita non migliorò dopo tutto questo, comunque, infatti diventò fottutamente peggiore.” Sandor si ferma qui e sembra che si stia sforzando di trovare le parole giuste. Dopo un breve momento continua. “Ho cominciato a bere tutto il tempo, cercando di dimenticare tutto e a sentirmi intorpidito. Ha funzionato per un po', ero maledettamente senza emozioni. Ma dopo un po' di tempo passato a bere così tanto ho cominciato ad arrabbiarmi. Arrabbiato perchè ero solo, arrabbiato con chiunque distoglieva lo sguardo dalla mia faccia...” Gli occhi di Sandor sono diventati più scuri durante il suo discorso, e sussurra il resto della frase, “arrabbiato con me stesso.”
Sansa si sente terribile ad aver chiesto ora, perchè ora si è creata tensione e lei ha come la senzazione che lo ha turbato teribilmente. “Sandor, non devi continuare se non vuoi.”
Sandor scuote la testa e continua, “Nel mio ventiquattresimo compleanno ho deciso di uscire a bere con dei tipi con qui frequentavo i bar dellla città. Ricordo appena quella notte. Quello che ricordo mi appare in flash, quasi come fotografie. Ho bevuto come facevo sempre, poi l'altra cosa che ricordo è che ero fuori il bar, sulla mia moto, sul punto di fare una gara sulla strada con un tizio che nemmeno conoscevo. Penso di averlo sfidato, non capendo che idea del cazzo fosse nel mio stato ubriaco, che cosa fottutamente stupida fosse. Non ricordo nemmeno di aver perso il controllo della moto, mi ricordo solo di esermi svegliato in un ospedale pochi giorni dopo. Mi hanno detto che ero stato coinvolto in un incidente e che ero fortunato ad essere vivo. La mia gamba era rimasta incastrata tra la mia moto e il palazzo contro la quale mi sono schiantato e la mia coscia ha avuto il peggio del danno. Non è più stato lo stesso da allora. Mi è stato detto che probabilmente rimmarrò zoppo per tutta la vita. Il che non mi dispace se devo essere onesto. é un promemoria di com'era la mia vita, un promemoria del fatto che non potrò più cadere così in basso. Bevo a malapena di questi giorni, non sono affato arrabbiato, sono in grado di controllare il mio temperamento, e se qualcuno non mi piace lo semplicemente a qual paese. Ho trovato un buon lavoro come meccanico, e mi sono fatto qualche buon amico li. E ho incontrato te.”
Le ultime parole le dice in un tono soffice, all'opposto di come aveva parlato dell'alcolismo e dell'incidente. Il cuore di Sansa batte più veloce quando lo dice, ma lei è troppo impegnata a rielaborare tutto quello che le aveva detto per preoccuparsene. Si sentiva triste per lui, per la vita che aveva avuto, ma anche orgogliosa, per essere stato in grado di andare avanti e crearsi una vita migliore. Dubitava che lo avrebbe incontrato se non fosse cambiato, o se lo avrebbe fatto, dubitava che si sarebbe fermata per conoscere l'uomo che era.
Sansa allunga la mano sul tavolo e le stende sopra quelle di lui. “Penso che sei davvero forte per aver passato tutto questo ed esserne uscito come un uomo migliore. E sono grata per avermi incontrata. Anche se ci conosciamo da poco, signifchi molto per me, Sandor.”
“E tu per me, Uccelletto.” replica Sandor guardandola negli occhi mentre intreccia le loro mani insieme.
Il loro cibo arriva presto, Sansa con un risotto di zucca arrostita con piselli e feta persiana e Sandor un arista di maiale grigliata con salsa speziata di sidro di prugne . Mantengono la conversazione leggera dopo la confessione di Sandor e guardano il sole che tramonta, ma la vista non è neanche lontanamente buona a quella del loro balcone. parlano delle loro occupazioni, della vita universitaria di Sansa, degli amici che hanno. Sandor le racconta dei suoi amici Bronn e Drogo al lavoro, di come Bronn sia uno delle persone più belle che abbia mai incontrato, è molto sarcastico, ma alla fine sempre onesto, di Drogo, un uomo molto simile a Sandor, sposato con una donna con una personalità grande quanto il marito, anche se era piccola quanto Sansa. Sansa gli racconta della sua migliore amica Margaery, che per lei c'era sempre stata, e che cercava sempre di sistemarla con i ragazzi che incontrava fino a che Sansa non si rifiutò di incontrarne ancora, di come Margie, come la chiamano tutti, mette constantemente gente insieme, ma sembra non trovare nessuno per lei. e anche se Sandor scherza sul fatto di sistemarla con Bronn, Sansa lo considera per davvero.
Sansa è meravigliata di come è facile parlare con lui, di come, anche dopo due mesi dove ha condiviso quello che pensava fosse tutto, c'è ancora tanto di cui parlare.
Durante la serata aveva notato che Sandor le guardava spesso i capelli, e dopo aver realizzato che forse poteva averli incasinati, glielo chiede.
Sandor sogghigna e ridacchia alla sua domanda: “Non c'è niente che non va nei tuoi capelli, è solo che il colore mi ricorda il tramonto e io, lo sai” Sandor guarda in basso, passandosi una mano dietro il collo prima di tornare a guardarla, “mi piace il tramonto, è bellissimo.” Sansa non ricorda l'ultima volta che è arrossita così tanto, per quanto ne sa, lui le sta dicendo che è bellissima. Sandor le sorride di rimando quando vede la sua reazione e sembra orgoglioso di se stesso.
Vuole baciarlo, realizza mentre guarda il suo sorriso, le sue labbra. Anche l'angolo della sua bocca è bruciato ma scopre che non le importa, lo vuole baciare comunque, vuole sapere se un suo bacio avrebbe fatto battere il suo cuore allo stesso modo di quando le parla con la sua voce bassa, o quando la guarda così profondamente che si perde nel suo sguardo
“Mi piace il tuo sorriso” Sansa lo dice prima di pentirsene, e immediatamente vuole coprirsi la bocca con le mani perchè si sente un'idiota per aver detto una cosa così a caso, e Sandor, da parte sua, sembra scioccato alla sua uscita ma improvvisamente sogghigna, guarda le sue labbra, la vede arrossire ancora di più e sorride ancora di più. È così imbarazzante, le mie guance saranno molto probabilmente dello stesso colore dei miei capelli. Non che penso che gli dispiaccia, gli piacciono i miei capelli…
La serata continua più o meno così, con chiacchierate casuali, più sorrisi, più fissare gli occhi o la bocca dell'altro, molto più arrossire da parte di Sansa. Per dessert Sansa ordina le sue preferite, tortine al limone, che fortunatamente apparivano sul menu. Sandor dice di non averle mai provate, ma lei capisce dal modo con cui finisce avidamente la seconda che gli piacciono. Sansa è felice del fatto che gli piaccia qualcosa che lei ama.
Dopo aver pagato la cena, che Sandor insiste nel pagarla lui, lasciano il ristorante per tornare a casa. Ancora una volta il viaggio avviene in un silenzio confortante, ma entrambi hanno accenni di sorrisi sui loro volti.
Quando arrivano alla schiera di appartamenti, è Sansa che prende la mano di Snador questa volta, e insieme salgono le scale, Non appena raggiungono la porta, è sul punto di dire a Sandor quanto si era divertita e quanto le sarebbe piaciuto spendere più tempo con lui, quando lui, senza preavviso, la gira cosicchè la sua schiena è premuta contro il muro e la circonda con le sue braccia, mettendole ai lati della sua testa, e lei si sente catturata, come se non potesse scappare da lui se ci provasse. Non che io voglia. E non che lo farò.
Sandor si abbassa su di lei, tutto questo mentre fissa la sua bocca. Sansa sa esattamente cosa lui stia facendo, e sa che lo vuole quanto lui, quindi alza la sua mano sul suo petto e finalmente può sentire quanto sono forti i suoi muscoli, e si sporge in avanti per incontrare le sue labbra.

NOTE DELLA TRADUTTRICE: sono ritornata dopo anni (?) di silenzio, ma la Vita Vera è una grande bastarda a volte! Corro a tradurre le risposte alle recensioni! P.S. mi dispiace se Sandor è più OOC di Joffrey sano di mente...

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