When you've nothing but memories

di Dearly Beloved
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prelude - In the end, it doesn't even matter ***
Capitolo 2: *** 5 Ottobre 1974 ***



Capitolo 1
*** Prelude - In the end, it doesn't even matter ***


Prelude – In the end, it doesn't even matter





E dunque, ecco arrivato per lei, dopo un'avventura che pareva essere davvero durata un millennio, il momento di... arrendersi.
Alla fine del viaggio, a nulla era valso attendere, combattere, sperare.
Il corpo di Battler giaceva sull'altare, esanime, ed insieme alla coscienza del giovane sembrava svanita per sempre la sua ultima possilità di prendere commiato dal mondo avendo visto il suo unico desiderio realizzarsi.
Il giovane uomo che stava davanti a lei senza respiro, le braccia e le gambe morbidamente richiamate alla terra senza opporre resistenza, e i begli occhi ormai vuoti - che, lo sapeva, mai più si sarebbero posati su di lei, né con rabbia e neppure teneramente -, solo lui possedeva la chiave del suo lieto fine.
"Stupido, stupido Battler...", avrebbe voluto dirgli, ma persino adesso le parole non riuscivano ad uscire dalle labbra tremanti, appena schiuse, protese nell'ultimo tentativo di mostrare una vita che da tempo non le apparteneva più.
Il suo Battler.
Aveva combattuto fieramente, con dolcezza e determinazione, mettendo in gioco tutto quello che gli era rimasto (la sua sola, piccola, fragile, preziosa vita), con più nessuno a combattere al suo fianco.
E questa volta non l'aveva fatto per la sua famiglia, o per sua sorella, o semplicemente per mettere in salvo se stesso, ma per lei, lei che altro non avrebbe meritato se non il suo odio, il più profondo e sincero, per tutto il resto dell'Eternità.
Ma ogni sua azione era da sempre idiota, illogica, insensata, e lui era così maledettamente imprevedibile, e... vero, e bellissimo. Forse neanche lei aveva mai davvero compreso quanto.
Era certa di non averlo mai amato così tanto, e osò pensare che, forse, nessun altro al mondo era mai stato devastato da qualcosa della portata dei suoi sentimenti per quel dolcissimo perdente, sin dall'alba dei tempi. Poteva dividere altre mille volte la sua anima, ma quel Battler, rumoroso, volgare, ignorante e ridicolmente buono, sarebbe sempre stato in grado di conquistarne totalmente, irrimediabilmente, ogni frammento.
Beato rise debolmente, od almeno, guardandola, sembrava che stesse ridendo piano pur non riuscendo ad emanare alcun suono.
Nonostante sapesse quanto rischioso fosse, aveva creduto in lui ancora una volta e lui non aveva saputo ancora una volta mantenere la parola data... ma in fondo non importava, perché anche fosse stata sin dall'inizio certa dell'epilogo affatto lieto Beatrice mai, per nulla al mondo, si sarebbe pentita di aver riposto il proprio destino e quello di tutta la famiglia nelle sue mani.
Però, se solo avesse davvero potuto ricominciare tutto dall'inizio...
Sapeva bene di averlo posto dinnanzi qualcosa di troppo grande per l'acerba mente che era, dunque la colpa non poteva che essere che sua. Ma alla fine l'aveva visto affrontare un nemico immensamente più grande di lui ed un destino ineluttabile come solo un uomo, il migliore, avrebbe saputo fare.
Battler aveva davvero dato il meglio di sé per salvarla, e questo bastava a dare un senso a tutto quello che lei aveva fatto per lui.
Di fronte al martirio subito dal suo corpo forte non esisteva più alcuna importante verità da svelare e nessun messaggio rilevante era stato taciuto, ad eccezione di uno.
"
Io ti amo."
Le lacrime iniziarono a percorrere, lente e silenziose, il volto di lei, tornato impassibile e vuoto.
Anche se quelle parole non sarebbero certamente mai giunte alle orecchie di Battler, lei avrebbe voluto possedere anche solo la forza per pronunciarle ad alta voce, quasi come a volerle rendere più tangibili, reali.
Di quel sentimento, una volta scomparsa lei, non sarebbe più rimasta alcuna traccia. E pensare che se non l'avesse provato nulla sarebbe mai accaduto...
Allo stesso tempo, come poter provare rimorso per aver vissuto qualcosa di tanto immenso, per quanto tremendamente doloroso?
Mentre la sua stessa essenza le sfuggiva tra le dita senza che lei facesse nulla per trattenerla a sé, e i grandi occhi riacquistavano solo per poco la loro luce, nei suoi ultimi istanti, volle tentare di usare quelle deboli gambe che – non per molto ancora – erano in grado di sostenerla, per avvicinarsi a lui con quell'amore negli occhi che non aveva mai avuto il coraggio di mostrargli. Voleva trascorrere al suo fianco solo qualche istante, senza nessun segreto inconfessabile a dividerli.
"
Coraggio, sono solo pochi altri metri... e avrai raggiunto la tua meta."
Poteva finire meglio di così, lo sapeva, ma ogni cosa che lui era stato in grado di darle, ogni più piccola emozione, era da adesso e per sempre sua. Ne avrebbe fatto tesoro per sempre, fosse anche finita all'inferno.
"
Coraggio, fa' uno sforzo..."
Quel ragazzo incredibile le aveva dimostrato un amore che lei mai avrebbe pensato di ricevere in maniera tanto spontanea e vera, men che mai da parte sua; così tanto amore non era contemplato neppure nei suoi piani originali, secondo i quali le sarebbero bastate un paio delle sue scuse, dopo il tanto vagheggiato arrivo di lui al traguardo dorato.
Beatrice voleva soltanto che capisse, sperare di ricevere il suo amore era troppo per lei.
"
Manca davvero poco e l'avrai raggiunta, non abbandonarmi adesso."
Ma si sa, più si ha e più si vuole.
Se con quei sentimenti nel cuore, Battler avesse saputo cogliere quel messaggio che tanto affannosamente lei aveva provato a fargli arrivare per tutto il tempo, loro avrebbero potuto essere felici per sempre.
"
Mi basta viverlo solo per un secondo, permettimelo, solo un secondo..."
Le lacrime continuavano a rigarle il bel volto, ma nessun rumore riempiva la cattedrale oltre quello dei suoi pensieri.
Continuava a supplicare di poter morire accanto a lui.
Il suono dei suoi passi era più lieve di un battito di ali di farfalla, lei stessa non riusciva a percepirlo, eppure lo sapeva, si stava avvicinando a quello che restava del suo grande amore con le sue ultime forze, e non si sarebbe lasciata andare alla sua sorte prima di averlo raggiunto.
Mai nella sua intera esistenza aveva combattuto con la disperazione di quel momento, lei, la Regina delle cause disperate.
"
Dammi solo un granello del mio lieto fine, niente più che un granello."
Oh, vista da così vicino... aveva dei lineamenti stanchi, la maschera di morte di Battler. La crociata che aveva intrapreso per salvarla lo aveva ridotto così.
Allungando un braccio riuscì a sfiorargli una guancia.
Era fredda.
Beatrice sentì di avercela fatta. Non nel migliore dei modi, ma ce l'aveva fatta. Era arrivata alla fine di quel viaggio.
- Era davvero la fine, vero...? -
Si lasciò cadere, la testa sul petto di lui, brutalmente squarciato dalla lama di una patetica verità.
Desiderò poterlo sentire ancora abbassarsi ed alzarsi sotto di lei, e si chiese, negli ultimi barlumi di lucidità, quale sensazione meravigliosa potesse dare il suono del suo cuore che batte, il suo respiro sulla propria pelle, e persino sentire ancora la sua bella voce calda... inveire ferocemente contro di lei per lanciare gli insulti peggiori che conosceva.
Anche questo le mancava sorprendentemente tanto.
"
Stupido..."
Si allungò ancora verso il suo viso, e con il cuore vinto da una tristezza fino ad allora sconosciuta, posò le labbra su quelle ancora morbide di lui, addormentato.
Allora Beato chiuse gli occhi, attendendo quel momento ormai prossimo che l'avrebbe fatta sprofondare nello stesso oblìo in cui Battler era caduto precedendola.

Ciò di cui non poteva percepire l'esistenza, era la presenza di una piccola, magica, luminosa scintilla all'interno di quel cuore che sembrava essersi fermato per sempre. Era quello che molti chiamano "miracolo".
La scintilla tremò come la fiamma di una candela.
Un vero e proprio incendio dorato si apprestava a infiammare quel petto non ancora del tutto privo di
vita.
Mentre alla sua mente non restò che iniziare a vagare, rievocando i ricordi che amava di più.






N.d.A.
Allora, ecco, come giustificare questo?, uhm...
Mi mancava scrivere su Umineko, per prima cosa, non immaginate quanto.
Ma vi devo qualche spiegazione.
Fare introspezione mi piace davvero tanto, nonostante non sia affatto certa che il risultato sia all'altezza della situazione, ma non importa, perché stavolta l'introspezione non è fine a se stessa. Questa non è semplicemente una oneshottata deprimente.
Sarà infatti l'inizio di una raccolta di Missing-Moments su... una cosa come...
AAAAAAH
- respira -
...fondamentalmente, vorrei scavare un po' più a fondo in questa vicenda, e mi piacerebbe che mi seguiste nell'impresa, quindi non rivelerò il piano nel dettaglio, anche se potete farvi già un'idea generale, penso.
Comunque per una volta la mia idea non mi schifa, quindi tutto dipende da come la svilupperò, e se lo sto facendo male vorrei una bella sberla virtuale da parte di voi lettori.
Insomma, MI PIACEREBBE MOLTISSIMO ricevere il vostro parere, intanto, su questa specie di cosa prefazione qua insomma.
Non ho altro da dire oltre che GRAZIE (scrivere in caps dà enfasi al tutto) per aver letto, e a prestissimo! ♥

Dearly B.

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Capitolo 2
*** 5 Ottobre 1974 ***


5 Ottobre 1974


"È il caso che tu ti dia una mossa, il pavimento dell'androne non si pulisce da solo, ranocchia!" dice la boriosa domestica di turno oziando sulla confortevole poltrona del salotto. Mangia dei biscotti avanzati dalla colazione di ieri dei padroni e riempie tutto attorno di briciole. Io lo so già che quando avrà finito non si prenderà la briga di pulire.
"...r-ran..?"
"...proprio tu, vuoi svegliarti? Parlo con te!"
Oh, dice davvero a me. Del resto, non c'è nessun altro qui. Non so se farei bene se le parlassi apertamente di ciò che penso...
Non vorrei tentare di giustificarmi, ma le cinque del mattino sono ancora passate da poco, e ho davvero tanto sonno. Sono giorni molto difficili, perché i parenti sono venuti a fare visita ai padroni, e qualche volta ho paura di non trovare le energie per arrivare a fine giornata. Quest'evento porta con sé molto lavoro, ma dipende dal fatto che è veramente, veramente importante. Servirebbe che ci si aiutasse fra di noi, renderebbe tutto meno difficile, ma se non lo si fa in momenti sereni come posso aspettarmi che lo si faccia in giorni così pieni di lavoro?
Adesso Madame non è nei paraggi e questa ragazza si sente autorizzata a fare e a dire ciò che vuole. Però lo so bene, la nostra sarà una convivenza di pochi anni, al massimo due, al termine dei quali lei andrà via e molte altre prenderanno il suo posto. Lo so perché non conosco realtà diverse da questa, ma almeno questa la conosco bene.
Prendo il respiro e oso.
"...non... dovremmo pulire insieme?"
La vedo come strozzarsi con il biscotto e guardarmi a sua volta stupita, per poi sventolare la mano di fronte alla faccia e finalmente tentare di reprimere una risata che le uscirebbe spontanea altrimenti.
Mi viene da pensare che un giorno morirà così, e mi sembra di vederla già all'Inferno, nel girone dei golosi. Eppure non voglio che nessuno fraintenda ciò che provo: io non la odio e credo che non la odierò mai, perché, anche se mi prende davvero tanto in giro, e mi sobbarca di lavoro che non mi spetta, mi tratta quasi come se non le facessi schifo e parla con me come con tutti gli altri. Insomma, mi rivolge la stessa scortesia.
"Oh, cara...!" la vedo pulirsi gli angoli della bocca con una manica mentre cerca di ricomporsi (senza successo), "...sai chi ha sporcato quel pavimento calpestandolo ieri?"
"..."
Temo di non capire.
"...allora, piccola sorda, lo sai chi è stato?"
"...l-lo so, credo", quello che non so è a cosa stai puntando con ciò, compagna.
La sua bocca si piega in un ghigno distorto. "Quel battaglione di nobili ricconi snob, con le loro scarpacce sudice. La colpa è anche di quel folle del padrone che non fa togliere loro le calzature all'ingresso, ossessionato com'è dall'Occidente e le sue tradizioni."
...è davvero così? È la prima volta che sento un discorso simile da quando sono nata, e se devo essere onesta, ha quasi senso.
"Vedi, loro non sono come noi. Non hanno idea di cosa voglia dire faticare per ottenere un futuro che sia almeno discreto, e sputano sui nostri sforzi senza capire che se la ruota del destino avesse girato diversamente si troverebbero al nostro posto, ma ugualmente continuano a guardarci dall'alto verso il basso e lo faranno finché avranno vita. Non ti fa arrabbiare?"
Lei riesce a ridere di fronte all'espressione ferita che ho assunto, e questo si aggiunge alla lista delle cose che non riesco a comprendere. Mi chiedo se sia stata davvero la ruota del destino a decidere tutto questo, a sorteggiare le nostre posizioni in questo gioco di ruolo, ad assegnarne a me una tanto ingrata...
Vorrei chiederti se non c'è proprio nulla che si può fare per cambiare le cose, a te che della vita ne sai così tanto di più.
Secondo me, ride la mia bella amica, dovresti lasciare perdere la nostra compagna e il suo pessimismo. È vero, partiamo con un handicap in più rispetto alle persone normali, ed è vero che non tutti sono buoni con noi, ma sono sicura che riusciremo a cavarcela. Noi dobbiamo solo continuare ad impegnarci e a mettercela tutta! Per quanto sia difficile... Siamo pur sempre insieme, sorride arrossendo, e mi aiuta a trasportare il carrellino con gli stracci. Accidenti, le voglio proprio bene. Il mio cuore si sente più leggero da quando questa persona è al mio fianco.
"...E adesso perché ridi in quel modo così stupido...?" domanda maliziosa l'altra leccandosi le dita dopo il suo spuntino. "A volte sembri proprio tarda! E... Oh, cielo! Sono già e venti, sbrigati a pulire! Tra un'ora quei figli di puttana si sveglieranno!"
Il turbamento dovuto alla parolaccia inaspettata riesce a svegliarmi definitivamente, e mi riporta alla domanda originale che stavo per scordare. "...perché tu no...?"
"Ancora non l'hai capito? Perché io non ho intenzione di servire
davvero quelle persone, non la voglio pulire la merda che si stacca da quelle scarpe. Ma tu sei diversa."
"...Io... diversa...?"
"Sei diventata il loro mobile, a differenza mia. A differenza di chiunque altro. Non te ne rendi conto? Tu, tu sei completamente soggetta a loro."
Questa ragazza dice la verità?
Cerco conferme in Shannon, e la mia amica – che oramai, in realtà, è più una sorella - abbassa lo sguardo dispiaciuta. Oh, allora dev'essere così. È il posto che mi ha assegnato la ruota del destino in questo mondo.
Non...


Non mi piace.

"...se la ruota del destino avesse girato diversamente si troverebbero al nostro posto, ma ugualmente continuano a guardarci dall'alto verso il basso e lo faranno finché avranno vita. Non ti fa arrabbiare?"


E invece tu, tu che parli così tanto...
...o io, che non ho ancora neppure compreso cosa significhi vivere...
...noi nei loro panni agiremmo
davvero in altro modo?



Sono troppo piccola, le mie mani lo sono in particolar modo, le mie braccia non sono per niente lunghe e si stancano presto, non riuscirò mai a pulire tutto da sola in così poco tempo. Se non porterò a termine questo compito Madame ci sgriderà entrambe, ma lei riuscirà a svicolare, è molto abile in questo.
Allora è più giusto dire che tra poco loro si sveglieranno e Madame
mi sgriderà.
"Ciao!"
Accidenti, non devo distrarmi, è importante, io non voglio essere sgridata, piuttosto preferisco la punizione ma non voglio, non voglio sul serio che lei mi rimproveri.
"...hihihi. Ciaaaao~"
Dietro di me la voce sottile di un altro bambino, impastata dal sonno.
Non sono abituata a sentirne di diverse da quella di Milady Jessica, e non ci avevo assolutamente fatto caso prima, ma ora realizzo che ha anche riso spensieratamente. È così surreale. Mi sembra quasi di non essere in me, come se in queste prime ore del mattino stessi facendo una specie di sogno ad occhi aperti, perché io... risate del genere le sento uscire dalle labbra degli angeli nei sogni soltanto.
Se siamo in un mio sogno, vuol dire che quel qualcuno si sta rivolgendo a me.
"...cia..." inizio voltandomi in direzione della voce, senza ancora capire.
E incontro due grandi occhi azzurri ancora lucidi dopo uno sbadiglio, incorniciati da un caschetto tutto disordinato di capelli rossi.
Mi serve qualche istante per riprendermi dal mio torpore e riconoscere il figlio del fratello minore del mio padrone ai piedi delle scale, e subito mi porto le mani alla bocca facendo cadere a terra lo strofinaccio dalla sorpresa. Che figura! Come posso rimediare?
Spero soltanto di non arrossire troppo vistosamente per quanto senta il sangue confluire già veloce nelle guance, e scatto in piedi per poi accennare un inchino. Accidenti, sono sicurissima di sembrare molto maldestra in questo momento.
"B-buongiorno, Hideyoshi-sama." dico tutto d'un fiato.
"Hideyoshi... oji-san...?" ripete lui sbattendo le palpebre.
Qual è il problema...? Perché adesso sta ridendo? Di certo guardandomi capirà quanto sono confusa, ma non riesco ancora ad essere una domestica esemplare in qualsiasi situazione ed impassibile come Shannon. Se sono confusa, sono confusa, e non c'è modo che chi ho di fronte non se ne accorga. Sono impotente, mi viene da piangere.
Ma lui alza il pollice ed esclama divertito "Io sono Battler!"
"In che senso...?" pigolo sentendomi venir meno.
"Nel senso che sono Battler!" continua ridendo lui. "...Ciao!" ripete ancora più allegro, e sorride. È un sorrisetto pieno e convinto;
questa è la prima volta che me ne viene rivolto uno simile, riesco persino a vedere la finestrella aperta che ha lasciato il canino caduto. Come riuscirà mai a sorridere in questo modo? Lo aggiungerò alla lista delle cose che non capisco.
"M-mi perdoni, Battler-sama!" urlo quasi, avvampando e inchinandomi più energicamente, pregando in cuor mio
ti prego, non arrabbiarti!, ma lui si comporta come se il mio sbaglio non l'avesse offeso per niente. Se ride significa che lo trova buffo?
"Cosa fai?" chiede curioso muovendo un paio di passi nella mia direzione.
"Devo..."
"...?" alza le sopracciglia con aria interrogativa.
"..."
Non trovo le parole. Perché non le trovo mai quando mi servono? "Devo..."
"Oh! Stai lavorando!" esclama anticipandomi Battler-sama, e indica lo strofinaccio sul pavimento, "Ma di già? È presto..."
"...ah!" mi sfugge e mi chino subito a raccogliere da terra l'oggetto che avevo lasciato cadere poche decine di secondi prima.
Che vergogna, penserà che sono "inetta", come dice Madame? Mi sento molto in difficoltà, se pensasse una cosa simile mi dispiacerebbe. Non resisto proprio, anche se ho paura che una sua espressione schifata possa ferirmi io devo guardarlo, andrà bene anche soltanto con la coda dell'occhio.
E mi sorprende vederlo confuso almeno tanto quanto me.
Sono sola con il nipote dei padroni. Santo cielo, Genji-san... cosa farebbe Genji-san al mio posto adesso, dimostrando di essere una persona diligente ed affidabile?
"...h-ha dormito male, Battler-sama? Come mai è già sveglio...?"
Non faccio in tempo a finire la frase che sento già le mie angosce assalirmi. L'ho detto bene? Forse sembrerò invadente così?
Io... odio le annuali riunioni di famiglia. Le odio con tutto il cuore.
"Se stringi i pugni così ti resteranno i segni delle unghie." dice con tono più composto senza smettere di guardarmi in quel modo sereno. Se n'è accorto, che vergogna.
"...ah."
"Ti sto antipatico?"
"No! No..."
Io non riesco a stare calma, ma lui sta ridendo di nuovo. Non mi sta guardando dall'alto in basso, non mi rimprovera, mi ha perdonato un errore, ed è sorprendente per una persona con cui sto parlando solo per la prima volta.
Esistono bambini capaci di ridere così anche fuori dalla televisione.
Ma soprattutto, esistono esseri umani davvero fantastici, sotto questo punto di vista.
Sono sveglia da poco oggi ma ho già scoperto un sacco di cose, e ce ne sono altrettante nuove che non mi so spiegare.
"Meno male! Io mi sono alzato per andare a fare la pipì ma adesso penso alla strega Beatrice e non riesco più a dormire, poi ho sentito dei rumori da qui prima e alla fine eri tu...", si avvicina a me mettendo su una strana smorfia.
"Hai paura della strega Beatrice?" chiedo meravigliata. Di certo non posso dirglielo, tuttavia non c'è molto di cui aver paura, è solo una persona molto dispettosa.
"No, per niente! Io sono sicuro che se la incontrassi vincerei un duello con lei in maniera tostissima!"
"SSSSHHHT!". Non sarà cattiva ma non voglio che faccia dispetti a Battler-sama per quello che ha detto, speriamo che non abbia sentito.
"Eh?" Battler-sama piega la testa da un lato, sorpreso.
Alzo gli occhi al soffitto: ci sono bambini che ridono come sciocchi e che inoltre sono davvero incoscienti. Però parlarci rende un po' felici.
"Battler-sama", mi torna in mente che "io devo continuare a pulire..."
E subito lo vedo sgranare gli occhi e socchiudere le labbra.
"Eeeeeeeehhhhhh???"
Non so come interpretare questa reazione. Sarà per via della cosa di cui parlavamo prima io e quella domestica? Non capisco ancora in che modo, ma io e questo bambino che mi sorride così siamo molto diversi. È la diversità che esiste tra un mobile ed un umano, immagino, e per via di questo pensiero non riesco a tenermi dentro un'espressione un po' triste.
"...senti..." sussurra guardandosi intorno in maniera furtiva, per poi allungare una mano verso il mio carrellino e prendere uno straccio. Sono davvero davvero confusa, cosa ci potrà mai voler fare un bambino così con uno straccio?
"...la mamma mi sta insegnando a fare l'uomo di casa e a me non piace neanche un po', e poi lo scemo papà Rudolf mi prende in giro chiamandomi femminuccia, però adesso non c'è. Se ti aiuto a fare questa cosa poi mi prometti che giochiamo insieme prima di colazione?"
Ha le guance paffute molto più rosse di prima.
Il mio viso allo specchio sembra decisamente più asciutto del suo, non lo trovo sufficientemente carino messo a confronto.
Non capisco bene cosa mi sta dicendo, però lo sta dicendo sorridendo, quindi credo che sia una cosa bella.
"...e anche dopo la colazione, con Aniki e Jessica."
"...giocare...?" ripeto.
Annuisce convinto. "Insieme."




Per stavolta mi sono fermata qui, anche se mi vengono in mente davvero troppi episodi sulla loro infanzia da raccontare. OH, beh, quindi la cattiva notizia è che ci saranno altri capitoli. La cosa difficile è stata trovare il compromesso tra Yasu-Beato grande che rivede tutto in Flashback e il contenuto effettivo. Non sapevo se raccontarlo con periodi più semplici e bambineschi o in maniera più adulta... Alla fine ho fatto parlare Yasu-Beato grande (almeno nella parte iniziale, il resto l'ho scritto un po' alla come diavolo capita, credo). In fondo quella che rivive queste cose è lei, no? Oppure se teniamo in considerazione il fatto che in ogni caso non facesse pensieri tanto normali fin da allora...
Spero di non aver toppato alla grande. Il capitolo si è praticamente scritto da solo e non me la sentivo di modificarlo più di tanto, quindi in realtà su questa cosa ci ho riflettuto quando ormai era comunque troppo tardi. A dire il vero non riesco a fidarmi troppo delle cose che mi escono di getto, spero che nel complesso sia gradevole (ne dubito molto)  e dotato di un minimo di senso.
Speriamo bene.
Grazie per aver letto, a tutti, sul serio, per me significa tanto. E grazie in anticipo a chi vorrà lasciare un commento, cosa che mi farebbe esplodere il cuore di gioia! ;w;
Va bene anche roba del tipo "Oooh, vai a fare la ferramenta, non ti vogliamo qui!"

Ah, la data. Scusatemi, se la matematica non è un'opinione, io direi...
Umineko è ambientato nell'86, Battler lascia la famiglia nell'80 quando ha solo 12 anni, e a me piacerebbe che qui ne avessero 6 tutti e due. Che carini. (no, per niente)
Ho controllato sul calendario (?) che il 5 ottobre cadeva anche allora come inizio del primo weekend del mese. Tutto qui~♪

Dearly B.

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