Welcome to the Nightmare in My Head ~Never Say Never~

di Celes98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"First?"
Il ragazzo aprì gli occhi di colpo. Era come un sogno, tutto quello che lo circondava non era perfettamente percepibile. Un fumo verde scuro lo circondava, ma chi aveva parlato? Dove si trovava?
Accanto a lui c'erano altre figure, disposte a formare un cerchio mentre il forte rumore di un ticchettio era l'unica cosa a infrangere il silenzio che si era creato. La sua bocca non riusciva ad aprirsi neanche, a malapena riusciva a pensare. "Cosa sta succedendo?"
Bastò questo. Nonostante la sua bocca non avesse emesso neanche un fiato, la stessa voce di prima gli rispose.
"Sei stato scelto per partecipare a un gioco! Pupupu, non sei contento?"
"Un gioco?" Una seconda voce si fece avanti, nonostante nessuno avesse aperto bocca nuovamente. Era forse in grado di sentire anche i pensieri altrui? Non era possibile capire a chi appartenessero, persino capirne il sesso era un impresa. La voce era atona, piatta, come se fosse stata mascherata per non farne capire il proprietario.
"Sì, possiamo definirlo un gioco... Di sopravvivenza. Pupupupu, l'ultimo in gara vedrà avverarsi tutti i propri desideri più nascosti. Otterrà tutto il potere di un dio, non è magnifico?"
Nella sala vi erano altre 11 ombre... Ma chi stava parlando? "Come funziona?"
Nuovamente la voce rispose al pensiero del ragazzo. "Voi dovete... Uccidervi tra di voi! Pupupupu! Oh, ma aspettate, non è tutto, perché per farlo avrete un piccolo aiuto... Avete ventiquattr'ore di tempo a partire da ora per provare il mio piccolo regalo, vedrete, vi piacerà..."


Tutto svanì così come era iniziato. Naegi si alzò a fatica dal letto, per quanto reale potesse sembrare, si trattava comunque di un sogno.
Domenica, niente scuola, niente di particolare da fare.
Non appena si fu ributtato nel letto il telefono vibrò, costringendolo a malincuore a rialzarsi. Un messaggio da un numero sconosciuto, com'era possibile?


Buongiorno First, dormito bene? Volevo giusto darti il mio regalo, fossi in te terrei d'occhio il telefono... Ma che fortuna che hai, pupupu! Ci vediamo presto,
Monokuma



Il telefono cadde a terra con un rumore sordo, la mano del ragazzo tremava... Qualcuno gli stava giocando un brutto scherzo, non c'era altra ragione e lui non avrebbe mai ucciso nessuno, neanche in cambio di qualsiasi cifra. Presto sarebbe tutto finito.



*Angolino dell'autrice*
Autrice che, teniamo a precisare, non vi scasserà alla fine di ogni capitolo, ma una presentazione era d'obbligo. Come avrete letto è una storia crossover (ci voleva l'affermazione stupida, che chiunque avesse letto le indicazioni nella storia avrebbe potuto sapere, quindi shhh) tra i due anime (anche se di Mirai Nikki amo il manga) che più adoro. Quindi boh, per chi ancora non ha intuito niente e per chi vuole provare da solo, non ho intenzione di fare potenziali spoiler che potrebbero farvi capire l'intera storia. A presto~

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


Perché il Sensei ha scelto me per il progetto?!

Una domenica non particolarmente soleggiata per essere ormai piena primavera, il cielo si presentava di una particolare tonalità di grigio, segno di un probabile ed imminente acquazzone, accompagnato da poco piacevoli folate di vento gelido. Solo due figure era possibile scorgere in quell'atmosfera cupa, due figure che sembravano seguire lo stesso percorso nonostante fossero molto distanti tra loro, una che si stringeva nel cappotto, l'altra che sembrava giocare a nascondino tanto usava fermarsi dietro lampioni e altri ostacoli lungo la via, un ragazzo ed una ragazza.
Il ragazzo, davanti, probabilmente stava solo facendo finta di non aver notato la presenza di quella ragazza che negli ultimi tempi sembrava seguirlo ovunque così, dopo essersi sistemato meglio il cappello su quei capelli neri tutti scompigliati ed aver cercato di coprirsi da una folata di vento dell'ultimo minuto, allungò il passo costringendo la giovane a uscire dal suo ultimo nascondiglio per non perderlo di vista, in questo caso, un bidone della spazzatura poco dietro di lui.
A malapena conosceva il nome di questa ragazza, sapeva solo che si trattava di una sua compagna di classe. Beh, non che le relazioni con il resto dei compagni fossero migliori. Effettivamente, nessuno si interessava mai allo sfigato di turno, per lui era ancora un mistero il come mai questa volta il prof in persona avesse scelto lui per allestire il progetto per l'anniversario della scuola. Le proposte erano state tantissime e, alla fine, quella che ne era uscita vincitrice era stata la creazione di un MaidCafe all'interno della scuola dal momento che in occasione dell'anniversario si sarebbe tenuta la scuola aperta a tutti gli studenti delle classi inferiori, accessibile a chiunque. La domanda ora era, perché il progetto era stato assegnato a due ragazzi? Yukiteru Amano proprio non riusciva a smettere di porsi questa domanda.
Lui e altro tipo, che da quanto aveva capito abitava a pochi metri da dove si trovava in quel momento, avevano il compito di organizzare il menù dell'occasione e quello che sarebbe stato l'aspetto del locale, tutti compiti che Yukiteru era a conoscenza di non poter svolgere.
E la ragazza era sempre dietro di lui. La cosa iniziava a dargli sui nervi. Lui voleva stare solo per i fatti suoi, non aveva bisogno di una ragazza. Non che pensasse di piacerle, per carità, lui non aveva mai attirato l'attenzione di nessuna, perché doveva interessarle? Lui voleva stare solo, tutto qui.

Bastò bussare una volta che subito un ragazzo accorse ad aprire la porta. Altezza media, carnagione chiara, i capelli castano chiaro ancora arruffati, mentre gli occhi verde scuro lo fissavano probabilmente chiedendosi perché proprio lui era davanti alla sua porta di domenica mattina.

"Naegi-kun." Posando il telefono, ma tenendo gli occhi bassi, Yukiteru salutò il compagno aspettando il permesso per entrare in casa.
"Yukiteru, co... cosa ci fai qui? Non che mi dia fastidio una tua visita, solo che" Il ragazzo non fece in tempo neanche a terminare la frase che le parole del Sensei gli tornarono in mente. Quella settimana era volata e il sogno di poco prima gli aveva fatto del tutto dimenticare che quella domenica dovevano assolutamente iniziare a programmare l'evento. Sussurrato un flebile "Vero" si apprestò a far accomodare l'ospite che, cercando di non dare troppo nell'occhio, si guardò alle spalle. Niente, nessuno per strada. Poteva essere davvero sparita?

Posato il cappotto e sedutisi al tavolo di quella che poteva essere considerata una grande sala armati di carta e penna, non ci volle molto tempo perché i due si stancassero e lasciassero da parte i propositi di iniziare quello stupido programma. Yukiteru come al solito si mise a trafficare col suo telefono e Naegi per disperazione accese la televisione. Nessuno sapeva per certo cosa quel ragazzo facesse sempre attaccato al telefono e la cosa lo isolava dal resto del gruppo... Ma sembrava essere contento così e col tempo la classe aveva smesso di prestargli attenzione.
Ma bastò solo pensare a cosa quel ragazzo potesse star facendo.

Il telefono di Naegi vibrò, facendo sollevare gli occhi dell'ospite per pochi istanti, prima di tornare a fissare lo schermo del proprio cellulare.
Un messaggio, bastò cliccarvi sopra perché un'applicazione a modi diario si scaricasse in automatico dallo Store e si aprisse. Un virus forse?
L'icona era quella della testa di uno strano peluche, mezzo nero e mezzo bianco, con un occhio rosso e la bocca ghignante. L'applicazione caricò talmente velocemente che il ragazzo non poté neanche tentare di fermarla e la schermata principale si aprì. Il nickname, preinserito, lo fece sbiancare.
First
Com'era possibile? Era solo un sogno, nulla di reale, probabilmente quella sera aveva mangiato qualcosa che lo aveva fatto stare male e non aveva dormito bene! Ma così come si era aperta, l'applicazione caricò quella che sembrava essere una schermata principale, mezza bianca e mezza nera. In rosso, delle parole si trovavano esattamente sotto la fascia in alto contenente quel nickname.

12.37 Casa di Naegi Makoto
Yukiteru Amano, studente
Come suo solito, il ragazzo sta annotando tutto quello che vede sul suo telefono
Innocuo.


Naegi fissò il ragazzo per qualche secondo, prima che il telefono vibrasse di nuovo. Sulla schermata era comparsa una seconda nota, ancora riguardante il ragazzo.

12.38 Casa di Naegi Makoto
Yukiteru Amano, studente
Ha fame
Innocuo


Per quanto inquietante fosse quello che stava succedendo, Naegi si era completamente dimenticato dell'ora e non aveva offerto niente al suo ospite. Sua madre quel giorno non era neanche in casa e...
Qualcosa non andava. In casa c'erano solo lui e Amano, era da solo, la madre e il padre erano partiti poco prima dell'arrivo del ragazzo per una "questione urgente" e sarebbero tornati solo a sera tardi, mentre la sorella ne aveva approfittato per andare a pomiciare a casa del ragazzo.
Ma allora perché c'era una pentola sul gas, acceso? Prima non ci aveva fatto caso, troppo assorto nei suoi pensieri. Ma cosa ancor più strana fu trovare la tavola apparecchiata con già qualcosa da mangiare pronto, tutto caldo. Pasta, carne, insalata, zuppa, qualsiasi cosa su quel tavolo. Chi poteva essere stato?

"Qualcosa non va Naegi-" Amano notando il ragazzo in piedi a fissare qualcosa nell'altra stanza si era incuriosito, ma era bastato vedere la tavola imbandita per capire tutto. Iniziò a barcollare e, balbettando, cercò di chiedere al compagno chi avesse cucinato. Naegi non era in grado di rispondere e quel suo silenzio mandò l'ospite nel panico. Gli occhi di Yukiteru divennero vuoti, il ragazzo si accovacciò a terra con la testa tra le mani urlando. Cosa diamine stava succedendo?!

"LEI È QUI, È QUI! È RIUSCITA AD ARRIVARE PERSINO QUI, COME?!" Naegi era sempre più confuso, quella era proprio una giornata da dimenticare del tutto.
"Calmati, che sta succedendo? Chi è qui?!" Certo, scrollare qualcuno non era il modo migliore per calmare una persona, ma almeno riuscì ad ottenere l'attenzione del ragazzo che ora lo fissava senza però guardarlo davvero.
"Quella rosa... Della classe... Lei è qui, è entrata... È stata lei..." E mentre Yukiteru tornava a dondolarsi in preda al panico, Naegi cercava di capire chi potesse averlo ridotto così. Rosa, della classe. Cosa poteva significare? Una loro compagna rosa?
"Ma Yuno?" Al solo nome della ragazza Yukiteru riprese a urlare, più forte di prima. E il telefono vibrò ancora, accompagnando una seconda nota.

12.50 Giardino di Naegi Makoto
Yuno Gasai, studentessa
Dall'albero fuori la finestra della cucina sta fissando Yukiteru Amano, non era sua intenzione spaventarlo, voleva solo fare qualcosa per lui
Potenzialmente pericolosa.


Potenzialmente pericolosa? Beh, non era questo il momento di pensarci. Naegi corse alla finestra, cercando la ragazza tra le foglie dell'albero nel suo giardino. Ed effettivamente riuscì a scorgere una mano ritrarsi velocemente da sopra un ramo. La ragazza si stava nascondendo, come se avesse paura di farsi vedere, ma perché si comportava così?

"Yuno?"
Nessuna risposta.
"So che sei li, ti ho vista."
Ancora nessuna risposta, ma il ragazzo continuò a parlare.
"Sei stata molto gentile, perché ti nascondi?"
Niente.
"Hai intenzione di farti venire a prendere?"
Ancora nulla. Il ragazzo stava davvero per salire sull'albero, ma per sua fortuna la ragazza scese da sola pochi secondi dopo, lasciandosi cadere all'indietro per atterrare perfettamente in piedi.
Gli occhi rosa scuro erano leggermente lucidi e la faccia rossa, doveva aver pianto. Scarpe di tela, jeans scuri, una magliettina giallo chiaro e una giacca di pelle marrone. I capelli rosa fumo come sempre raccolti in quattro codini bassi, due grandi dietro e due piccoli raccolti da un nastrino rosso davanti.
"Non volevo spaventarlo... Ancora." Fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire. Quante volte era già successa una cosa simile? Yuno aveva ormai perso il conto, ma seguì Naegi in casa. Forse questa sarebbe stata la volta buona e Yukki non avrebbe più avuto paura di lei...




"Signorina, siamo arrivati." L'autista di quell'enorme limousine accorse ad aprire la portiera della ragazza per farla scendere. Lei però quasi impassibile continuava a guardare il proprio telefono, più precisamente, quella strana applicazione-diario che le si era installata in automatico qualche momento prima. Ninth.

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