Something's Gotta Give

di clifforton
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bad_News ***
Capitolo 2: *** Deathbeds ***



Capitolo 1
*** Bad_News ***



SOMETHING'S GOTTA GIVE

Bad News like a sucker punch,
what do you say?
Air's knoked out of my lungs,
want you to stay.
//Bad_News-Bastille//

Luke Hemmings camminava a testa bassa, il cappiuccio tirato sul capo arruffava i capelli biondi e nelle cuffiette suonava qualche canzone rock a cui non stava neppure prestando attenzione. Lo sguardo era puntato sulle punte rovinate delle sue vecchie converse, e la mente che viaggiava tra pensieri differenti.

Lo sapeva, quelle che lo aspettavano agli studi della Hi or Hey Records non erano certamente buone notizie.
Non dopo che l'ennesimo episodio di maleducazione nei confronti delle fan era finito sul Time, in prima pagina, e tutti quelli che incontrava per strada sembravano averne una copia tra le mani. 

Che ci poteva fare, lui, daltronde? Lui era Luke Hemmings,  lead singer dei 5 Seconds Of Summer, chitarrista provetto e possibile modello di Abercrombie.
Così si vedeva Luke, quando si guardava allo specchio.
Perfetto.
Neanche un difetto macchiava il viso pulito. Mille peccati, invece, sporcavano l'anima giovane del ragazzo.
Ma era troppo cieco, troppo sopraffatto dal successo, per accorgersene.

Quindi, quando davanti ai suoi occhi spuntò un Matt che pareva possedere due fuochi ardenti al posto degli occhi e sembrava avere le sembianze di un drago, con tanto di fumo che esce dalle narici, Luke non si stupì più di tanto. 

"Hemmings. Nel mio ufficio. Ora."

Davanti al suo naso era stata violentemente sbattuta l'ennesima copia del Time. La sua faccia era in primo piano, gli occhi azzurri una volta tanto espressivi erano ritratti come cerulei e vuoti dal fotografo che aveva immortalato quell'attimo in uno studio di Londra, mesi prima, in uno dei tanti photo shoot. 

"Luke Hemmings: viso d'angelo, anima d'Inferno
ennesimo episodio di ingratitudine e presontuosità da parte del cantante della band 5 Seconds Of Summer, che nega per un altra volta foto ed autografi a fan che aspettavano da ore sotto pioggia e vento. Leggi di più a pagina...
"

Luke aveva già smesso di leggere.
Era convinto di aver ragione.  
Perchè mai avrebbe dovuto fermarsi a far foto con delle stupide ragazzine urlanti, alle tre di notte, sotto la pioggia battente? Lui? Luke Hemmings? No, neanche a chiedere.

"Luke. Mi puoi spiegare che cazzo hai in testa? Non capisci che così..."

"Sì, sì, perderò fan, la band perderà successo. Sempre la solita storia, vecchio mio, cambia un po' il copione"

Il tono ironico di Luke non era sfuggito al manager, che, sconsolato, osservava il ragazzo praticamente sdraiato sulla poltrona del suo studio.

"No, questo è il colmo. Non ti interessa proprio delle tue fan? Del fatto che ti hanno regalato la vita che hai ora, che senza di loro..."

"Non sarei nulla. No, non mi interessa proprio un cazzo. Se ascoltano la mia musica io che devo farci? Regalare loro l'anima?"

"Non è il momento per il sarcasmo. Come detto prima, questo è il colmo. Il Time, Luke! Uno dei giornali più famosi del mondo!"

"Non è magnifico? Sono ancora più famoso"

Il ghigno stampato sulle labbra del giovane fece solo infuriare di più Matt.

"No, non è magnifico. Io e la band abbiamo parlato, e abbiamo preso una decisione"

"Sono tutto orecchi"

Luke non era minimamente preoccupato. Ogni decisione che Matt prendeva, ogni "punizione" ai suoi comportamenti, erano cose stupide. Cose come una settimana senza telefono, due settimane senza uscire, niente alcolici per un mese.
Decisioni fastidiose, ma superabili. E, soprattutto, facilmente erano regole facilmente infrangibili.
Ma il tono di voce di Matt, così stanco e stremato, un po' allarmò il biondo.

"Ho una cugina in Wyoming. Ha due anni meno di te, lavora e vive in una specie di fattoria, un ranch gestito da mio zio, ed è la persona più umile e ragionevole che conosca. Quindi, Luke, abbiamo deciso che passerai quattro mesi da lei. Ci saranno regole da rispettare, che ho deciso io stesso e scritto sul foglio alla tua destra. Se al termine di questi quattro mesi non sarai cambiato, prenderemo altri provvedimenti. Non hai alcuna scelta. Il tuo volo parte domani pomeriggio"

Luke assimilò le informazioni con velocità e rabbia.
Volevano mandarlo via. Spedirlo dall'altra parte del mondo, da una ragazzina di campagna in un postaccio sperduto nel nulla dove sicuramente il telefono non avrebbe preso manco a pagarlo e di discoteche, pub o bar non ce n'era traccia. "No" fu la prima cosa che Luke pensò.

"Te lo puoi scordare, Matt. Non potete prendere e spedirmi dall'altra parte del mondo come un pacco di poco valore. Sono Luke Hemmings, io!"

Una risata amara lasciò la bocca dell'uomo, di fronte a lui. 

"Okay, hai un'altra opzione: o vai, e fai come ti ho detto, oppure sei fuori dalla band. Fuori. Out. Nessuno si ricorderà più di te in poco, troveremo un nuovo cantante per i 5SOS e tu cadrai nel dimenticatoio e finirai nella storia della musica per uno dei tanti talenti sprecati. A te la scelta"

Le parole dure erano dette tra i denti. Luke non poteva crederci.
Il successo stava lentamente mangiando la sua ragione, è vero, ma non aveva ancora totalmente perso la testa. Lo sapeva, che non poteva perdere tutta quella fatica, tutto quello per cui aveva lavorato, tutte le lacrime, il sudore, per una stronzata quale non fare foto con i fan.
E se per riavere la sua band, doveva andare in America e vivere con una diciassettenne in campagna, allora l'avrebbe fatto.

 
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Buonasera!
Sono ancora io, e, no, non mi sono ancora stancata di pubblicare storie che non so se continuerò. 
Sono abbastanza sicura che questa andrà avanti per un po', però!
Qui avremo un Luke superficiale, antipatico, presuntuoso e totalmente opposto a quello che è realmente. 
Un po' sono sicura che lo odierete anche voi :)
Ditemi un po' che ne pensate, se dovrei continuare oppure no, perchè senza un feedback non si va da nessuna parte :)
Fatemi sapere se ci sono degli errori, delle annotazioni, cosa vi aspettate dalla storia e se, come prologo, almeno un po' vi ha intrigati.
Alla prossima, spero di trovare qualche recensione presto.
Un abbraccio,
Adam-clifforton xx

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Capitolo 2
*** Deathbeds ***


SOMETHING'S GOTTA GIVE
That little kiss you stole,
it held my heart and soul, 
and like a deer in the headlights I meet my fate.
Don't try to fight the storm,
you'll tumble overboard.
Tides will bring me back to you.
//Deathbeds-Bring Me The Horizon//


 
Volare era una delle cose che piaceva davvero a Luke, oltre alla musica, l'alcool e le ragazze. Amava osservare le nuvole intorno a lui, la sensazione allo stomaco quando si decolalva ed atterrava, amava riconoscere i luoghi sui quali volava, tra campi, città grandi e piccole. Si sentiva padrone del mondo intorno a sè, e adorava poterlo fingere.

Peccato che quel volo Sydney-Casper non avrebbe proprio voluto farlo.

Aveva fatto delle ricerche su dove si stava dirigendo, aveva cercato la storia del Wyoming e di Casper, la città più vicina a quel ranch in cui avrebbe passato mesi. 
Non era poi tanto grande, con i suoi cinquantamila abitanti era la seconda città più abitata del Wyoming. Luke, a quell'affermazione, aveva gonfiato il petto, sbuffato altezzosamente e "Cinquantamila persone me le trovo ad un concerto, io, mica in una città".
Non avrebbe mai ammesso che l'idea di passare del tempo un po' da solo, staccare la spina da tutti i problemi che comportava essere una star ed immergersi per del tempo nella natura non gli dispiaceva.
Ma l'orgoglio viene prima della ragione, sempre. 

Suonava una vecchia canzone dei Bastille nelle sue cuffie, quando l'aereo atterrò.
Sbuffò piano, slacciando stancamente la cintura e scendendo dall'aereo. Dopo 15 ore di viaggio, sì, poteva dire di essere davvero esausto. Si trascinò lento verso l'uscita, gli occhi a malapena aperti e tanti insulti per i suoi adorati manager che avevano deciso di fargli un simile regalo.

L'aria pulita sembrò dargli un po' più di energia; gli ricordava quando da piccolo andava a giocare nel boschetto vicino casa, quel piccolo spazio che gli permetteva di staccarsi dalla caoticità di Sydney.
Era da tanto che non aspirava aria buona, tra le grandi metropoli che era solito visitare. 
L'aereoporto non era neanche tanto vasto, e non c'erano tante persone, in giro. Per quanto odiasse ammetterlo, si sentiva nervoso riguardo tutto quello che avrebbe passato.
Una nuova casa, nuove persone, nuove abitudini.

Non era abituato a ricominciare, e non voleva abituarsi. 

Non fu difficile trovare la cugina di Matt. Era l'unica persona che, alla fine delle scale mobili, reggeva un cartello con scritto sopra "Luke" a caratteri disordinati e caotici.
E, da buon ragazzo diciannovenne, la prima cosa a cui badò fu che, diamine, era davvero una bella ragazza. I capelli biondi cadevano disordinatamente lungo la schiena, e la canotta bianca metteva in evidenza le curve morbide e la vita stretta; i lineamenti erano dolci e un poco bambineschi, e le labbra piene si erano curvate in un sorriso quando aveva visto il ciuffo biondo in mezzo alle altre persone che erano sul volo. 

Luke si incamminò a passo strascicato verso la ragazza, mettendo su un sorrisetto strafottente. 

"Piacere di conoscerti! Devi essere Luke, io sono Shasa"

La prima cosa che il giovane notò fu il forte accento americano che gli rendeva difficile distinguere perfettamente le parole. La seconda, il tono entusiasta che, sinceramente, non comprendeva: come poteva essere felice di avere per mesi un tipo come lui in casa? La terza, fu il nome. "Che razza di nome è, Shasa?", pensò, mentre la guardava tendere la mano ed aspettare che la scuotesse. La afferrò tra le sue, annuendo, senza togliere il sorrisetto dalle labbra.

"L'unico e il solo"

Gli scappò uno sbadiglio, e Shasa ridacchiò, mostrando una fila di denti bianchissimi. 

"Possibile che tutte le americane devono essere bionde con occhi verdi, abbronzate e con denti bianchissimi?", pensò, mentre la ascoltava parlottare sul come bisognasse tornare a casa.

"...Quindi adesso andiamo a prendere il pick up e andiamo a casa, così puoi riposarti. Sembri davvero stanco! Quanto è durato il volo?"

Luke aveva già inquadrato che tipo di persona era Shasa: parlava, parlava e parlava. Ma non gli dava fastidio. Aveva una voce melodica e dolce, e pensò che non si sarebbe mai stancato di ascoltarla. 

"Quindici ore. Neanche tanto, ho fatto di peggio"

Va bene, magari quella ragazza poteva essergli simpatica, a pelle, ma lui era Luke Hemmings, e mica poteva essere gentile. Ma Shasa non mostrava altro che il sorriso dolce che non vacillava neanche dopo l'ultima frase detta bruscamente. 

"Capito. Seguimi, così puoi dormire un po' anche in macchina. Il ranch è a mezz'oretta da qui"

L'idea di dormire era allettante, per Luke. Non vedeva l'ora di poter finalmente posare la testa su un cuscino e prendersi una pausa da tutti i pensieri che gli ronzavano in testa ad una velocità tremendamente veloce. 
Seguì la ragazza fuori dall'aereoporto, dopo aver recuperato la sua valigia e il borsone che si era portato dietro, perchè Luke Hemmings non può certamente stare senza il suo armadio.
Shasa non gli rivolse parola finchè non arrivarono a quello che doveva essere il pick up: un coso polveroso che sembrava tutto meno che sicuro, con la vernice un tempo grigia trasformata in un mix tra ruggine e fango secco. Una risatina nervosa lasciò la bocca di lei, quando vide l'espressione scettica di Luke. 

"E' un po' vecchio, lo so. Ma è l'unico modo per arrivare al ranch"

"Ma tu non sei troppo piccola per guidare? Hai sedici anni, no?"

"Oh, sì. Ma qui ti insegnano a guidare da bambina. Non si sa mai cosa ti può mettere davanti la vita!"

Il sorriso non aveva lasciato il suo viso per un secondo solo, mentre caricava nel cassone posteriore le valige. Luke sbuffò internamente, al pensiero di tutta la polvere che si sarebbe posata sulla sua roba. 
Ci volle poco, però, per addormentarsi, poggiato sul finestrino di vetro di un pick up chissà quanto vecchio e sulle note di una canzone country anni '70. 
Per la prima volta dopo tanto tempo, Luke sentì di poter dormire tranquillo, lontano da tutti i problemi che segnano la vita di un cantante famoso.


 



 
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Buonasera, e buona Pasqua per chi è credente e per chi invece crede solo alle uova di cioccolato [me].
Grazie per essere arrivati fino a qui, spero il capitolo vi sia piaciuto, per quanto corto è. 
Fatemi sapere che ne pensate, se ci sono degli errori e che ne pensate in generale della storia.
Non ho molto da dire, anche perchè ascoltare i Bring Me The Horizon mentre scrivo mi distrae un po' da quello che vorrei dirvi, ahahah.
Beh, alla prossima!
-clifforton xx

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