Un affare d'amore.

di Francesca_9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro. ***
Capitolo 2: *** La prima mossa. ***
Capitolo 3: *** L'accordo. ***
Capitolo 4: *** Una (s)piacevole sorpresa. ***
Capitolo 5: *** Problemi in arrivo. ***
Capitolo 6: *** Il giorno dei ricordi. ***
Capitolo 7: *** Al di là della soglia. ***
Capitolo 8: *** L'alleanza. ***
Capitolo 9: *** Il colloquio. ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni. ***
Capitolo 11: *** Partenze in vista. ***



Capitolo 1
*** L'incontro. ***


Il sole con i suoi raggi penetra dalla finestra illuminando ogni angolo della stanza. Strofino più volte gli occhi per abituarmi a quella luce densa che picchia sul mio viso rivolgendo uno sguardo forbito allo sfondo del cellulare, "08:03 a.m".

Mi stiracchio soffermandomi sul disordine che c'è in camera; incredibile sono riuscita ad appoggiare cose da per tutto,dovrei seriamente impegnarmi ad essere più ordinata altrimenti finirò per restare sepolta nella mia stessa casa un giorno. 

Sorrido beffarda scendendo dal letto per rifornire il mio stomaco che sta iniziando a brontolare, tutta colpa di questo odore di... 

"Pancake!."

Esclamo attraversando il corridoio fino a raggiungere le scale dove la voce di mia madre che canticchia arriva fin lì. Mi soffermo sull'ingresso della cucina osservandola mentre,con molta agilità sui suoi tacchi, dispone la colazione sul tavolo. Non l'ho mai vista così!. 
"Probabile che sia impazzita"
...direbbe mio fratello Cristian. 

-Però! Il mio ritorno ti ha ringiovanita. -

Ridacchio attirando la sua attenzione.

-Bene. Perché non vieni a salutare la tua vecchia,allora?. -

-Buongiorno mamma,anche io sono felice di rivederti e grazie per i pancake!. Ti adoro. Così va meglio?. -

Affermo ironica stringendola tra le mie braccia, quanto mi è mancata.

-Si molto soddisfacente. -

Ribatte sciogliendo l'abbraccio per sedersi al suo solito posto. 

-Devi ammettere che i miei vecchi metodi per farti scollare dal letto funziono sempre. -

Gli sorrido mentre mi accomodo accanto a lei. 

-Finché il disagio del fuso orario non passerà, non tornerò a dormire come un ghiro. -

La mia affermazione la fa scoppiare in una fragorosa risata. 

-Beh?. Ridere della abitudine altrui non è carino mamma. -

-Scusami tesoro. -

-Un po' di rispetto per le persone a cui piace dormire. -

Esclamo ironicamente addentando un pancake. 

-Ma dimmi com'è andato il viaggio in Europa?. -

-Una sola parola. Fantastico!. Ho conosciuto molte persone; mangiato,non sempre,del buon cibo e visto dei luoghi accompagnati da viste mozzafiato. -

Ribatto entusiasta facendo un breve riassunto di tutto il viaggio. 

-E?.-

-E cosa?.-

La incito confusa mentre con molta tranquillità si accinge a bere del succo di frutta. Dove vorrà andare a parare?. 

-Ieri ci siamo viste di scatto per via di quella cena e non ho avuto l'agio di chiederti... -

I radar di mia madre si stanno accendendo. Aver passato qualche mese lontana da casa mi ha quasi fatto dimenticare questa sua particolare dote.

-Dov'è che vuoi arrivare di preciso?. -

-Nulla di particolare. Ho soltanto visto, per caso, delle foto sul quel social Twitter. -

Finge di averle viste per caso, come se non sapessi che ha dato una sbirciatina al mio profilo. 

-Si e quindi?. -

-Beh mi chiedevo chi fosse quell'affascinante ragazzo. -

Sbaglio o sta spruzzando curiosità da tutti i pori?. Quasi i suoi occhi marroni fissi mi inquietano ma infondo aspetta solo una mia risposta, certo con ogni singolo dettaglio. Diamo il via al "terzo grado".

-Aah mamma, è solo un amico. Ci siamo conosciuti ad una festa e qualche volta mi ha invitato a bere qualcosa. -

- Un amico certo,solo un "amico". -

Rido a quest'ultima frase. 

-Lo sai come la penso su questo argomento. -

-Tesoro, forse dovrei dire "Mrs sto lontana dall'amore". -

-Mamma. -

La ammonisco. 

-Non allarmarti. Dico soltanto che forse potresti finirla, insomma non credo ti manchino gli ammiratori. -

Alzo gli occhi al cielo in risposta a quell'affermazione. 

Perché torniamo sempre sullo stesso tema?. 

-Quante volte devo ripeterlo che l'amore arriva mamma non si cerca. Poi sono giovane,voglio godermi la vita,c'è tempo per trovare l'uomo adatto come papà lo è per te. -

La mia risposta sembra convincerla forse mi sta solo assecondando. Non ho vie di scampo, so che potrei dirle qualsiasi cosa con la massima convinzione,lei capirebbe se mento o meno. Questo mi mette a disagio perché non sono sincera. In realtà nemmeno io ci credo così tanto nella frase "l'amore arriva prima o poi". Lo trovo enfatico anzi, è soltanto una giustificazione al fatto che non so farci con gli uomini. La paura di restare sola,senza mai conoscere il vero amore, cresce sempre di più. 

Basta!. Meglio evitare di pensarci e deviare il discorso prima che mi faccia qualche altra domanda.

-E Cristian dov'è? Ieri non l'ho visto. -

-Tuo fratello si è trasferito. -

Sgrano gli occhi alla sua risposta. 

-Quando?. -

-Un mese fa,circa. -

Riflettendoci è lo stesso lasso di tempo dall'ultima volta che ci siamo sentiti. Certo ha continuato a scrivermi dei messaggi,anche miseri, ma era molto strano dato che facevamo delle video chiamate. 

-È dov'è andato?. -

-A Vancouver, in Canada. -

-In Canada?. All'improvviso?. -

-Si. -

Ribatte con estrema velocità alzandosi per poggiare le sue cose nel lavello. 

Ahi, nell'aria c'è qualcosa che non quadra. Questo è il suo classico atteggiamento irritato quando non vuole parlare di qualcosa.

Che sarà successo?. 

Finisco i miei pancake in silenzio pensando velocemente a come strappargli qualche informazione prima che vada in ufficio. Come se fosse facile! Sarà sempre la solita, cercherà di rassicurarmi per stroncare la mia curiosità. Perciò passiamo alla domanda concludente i miei soliti tentativi di sapere andati male. 

-Non ho nessuna possibilità di sapere cosa sta accadendo?. -

-Sei appena tornata Bel... -

-Alt!. Credevo che avremmo saltato la parte in cui mi rassicuri riuscendo quasi a convincermi. Passiamo al dunque. -

-Tesoro. -

-Mamma, avanti ho 23 anni non puoi trattarmi come se fossi ancora una bambina. Faccio parte di questa famiglia o no?. Quello che accade mi riguarda. -

Sbuffo irritata dal suo comportamento impossibile, riservato e protettivo.

La raggiungo posando anche le mie cose e inizio a scrutarla meglio. Questa volta riuscirò a sapere da lei qualcosa o dovrò indagare come sempre?. 

-Cos'è?. Adesso usi la mia stessa arma contro di me?. -

Afferma ironica riferendosi al mio sguardo. Non ci avevo fatto caso, sto utilizzando il suo stesso modo di persuasione. 

-Bel. -

Sospira riflettendo,come se stesse cercando il punto da qui iniziare. Certo sono stata quasi tre anni fuori...saranno successe tante cose. 

-Cristian e tuo padre hanno litigato ma questa volta in modo pesante. -

La situazione comincia a prendere una piega preoccupate facendomi venire una leggera morsa alla stomaco. 

-Scommetto che non si parlano da mesi. -

Annuisce confermandomi che quelle due teste dure stanno facendo prevalere il loro orgoglio. 

-Per quale motivo hanno avuto una lite?. -

Le sue labbra si contraggono e la sua espressione non mi piace. 


Prende una pausa e questo fa crescere in me lo stato di preoccupazione. 

-Bel, abbiamo soltanto 3 settimane per saldare i debiti che abbiamo accumulato altrimenti saremmo costretti a chiudere l'attività. -

Resto sconcertata mentre la mia testa cerca di elaborare quello che ha appena detto.

L'azienda ha dei debiti?. Non riesco a crederci. 

-Dovremmo chiudere?. È impossibile, ci sarà un modo!. -

Il silenzio di mia madre non mi aiuta. Continuo a guardarla negli occhi aspettando una risposta ma tutto ciò che ottengo è vedere il dispiacere che prova nel parlarmi di quello che sta accadendo. Non è facile per lei, la passione e la dedizione che mette nel disegno per creare nuove collezioni è indescrivibile e l'idea di perdere tutto la sta distruggendo. 

No, no, non posso vederla così. 

La stringo in un abbraccio strofinandole le mani sulla schiena. 

-C'è la faremo. A tutto c'è una soluzione. -

Dico cercando di rassicurarla. 

-Papà non lascerà che ti portino via l'azienda lo sai vero?. -

Scivola dal mio abbraccio asciugandosi il volto. 

-Tesoro, questa volta c'è poco da essere ottimisti. L'unico modo per risanare la situazione sarebbe cedere delle quote. Tuo padre riceve continuamente offerte ma tutti disposti ad acquistare. -

Avidi tiranni. Ecco perché è così disperata. 

-Tu e papà avete messo su un'azienda prestigiosa, è logico che molti vogliono approfittare di questo momento per accaparrarsene una parte, ma lui non cederà mai delle quote. Sono sicura che troverà una soluzione. -

-Questa volta,credo,sarà quella decisiva. Ha un colloquio con l'amministratore delegato di un'azienda potente. Ormai non ci resterà nulla. -

Ha un'aria così rassegnata. In tutti questi anni di attività non l'ho mai vista così arresa, di solito è un irrimediabile ottimista cerca sempre di convincere mio padre del fatto che tutto si possa risolvere. E adesso guardatela vorrebbe piangere fiumi di lacrime ma cerca di essere ad ogni costo forte per non crollare davanti a sua figlia. 

Devo fare qualcosa, non posso starmene con le mani in mano. 

-Ti sbagli se credi davvero che lo permetta. Anche se non capisco molto di affari, impedirò ogni tipo di trattazione fino all'ultima settimana. -

Ribatto con determinazione. 
Sono meravigliata di me stessa.

-A che ora ha questo colloquio?. -

-Credo alle dieci. -

-Fantastico. Corro a farmi una doccia. -

Dico dirigendomi di nuovo verso le scale urlando un " Stai tranquilla mamma, cercherò di rimettere tutto apposto!". 
Anche se non ho la minima idea di come. 

Sento la sua voce farfugliare qualcosa ma mi sono già infilata nella doccia per comprendere ciò che ha detto. 

---

Mi guardo allo specchio dopo essermi truccata in modo molto sobrio, riordino i capelli e mi affretto ad indossare un paio di pantaloni neri,una maglia bianca lunga fino alla vita con sopra un maglione semplice tinta unita beige chiaro largo sui fianchi ma corto davanti ed infine degli stivaletti col tacco. 

Trovo la borsa e prendo una giacca al volo in caso avessi freddo. Finalmente raggiungo mia madre che mi attende di sotto. 

-Bene, andiamo!. -

I suoi occhi mi stanno fissando, a cosa starà pensando adesso?. 

-Tesoro, stai indossando delle scarpe col tacco?. -

-Mamma non sei tu quella che dice che l'ufficio è una di quelle occasioni in qui indossare scarpe alte?. -

-Sono contenta che tu abbia iniziato a vestirti in modo più coordinato con le occasioni. -

Oh mi aspettavo un: " i tacchi vanno sempre indossati rendono femminili". 

-Purtroppo quando hai una madre ossessionata dalla moda è inevitabile essere contagiati. -

-In effetti come poter dimostrare il contrario. E ti dirò che questi stivaletti sono molto chic. Mi hai sorpreso! Il tacco era il tuo peggior nemico. -

Wo. Mia madre stupida dal mio look?. Però credevo non sarebbe mai arrivato questo momento.

-Lo so. Chissà, forse quegli stage hanno cambiato la mia visione e poi questo mezzo tacco è sopportabile. -

-Bene. Le mie preghiere sono state ascolta. Nonostante ciò,il mio sogno resterà sempre quello di vederti con un tacco 15. -

Afferma seguendomi verso la porta e con delicatezza indossare il suo cappotto. 

Non si accontenta mai!. 

-Sai somigli proprio a me quando ero giovane. -

-Andiamo, Mrs adesso sono vecchia!. -
Ribatto ironicamente. In fin dei conti come dagli torto. I lineamenti del volto, i capelli castano scuro sono identici a quelli di mia madre. Anche l'altezza è simile. L'unica cosa che ci distingue è il taglio di occhi. I miei sono di un verde "ingrigito" intrecciato ad un marrone mentre i suoi, sono della stessa tonalità di marrone ma leggermente più scuri. 

Devo anche ammettere che per i suoi 45 anni ha una silhouette da fare invidia. Magari avessi un fisico così snello. 

Scuoto la testa cercando di togliermi questo pensiero dalla testa. Mi lascio sempre coinvolgere dalle sue affermazioni.

Saliamo in macchina dirigendoci alla Ferreir's Industrial il prima possibile con in sottofondo Justin Timberlake. 

Anche se guidare non è il suo forte glielo lascio fare perché so che la rilassa molto. 

E così dopo aver dato precedenza a tutte le auto possibile ed immaginabili, siamo arrivate nel parcheggio dell'azienda. Quest'ultima è un edificio di ampiezza modesto articolato su tre piani e con il marchio di fabbrica inciso sulla vetrata centrale. 

-Io mi fermo al secondo piano. -

Farfuglia dopo aver salutato il guardiano che chiama l'ascensore per noi.

-Mi raccomando con tuo padre. -

-Mamma avanti un po' di fiducia in me. -

Rispondo seguendola a ruota libera nella cunicolo degli specchi. È così che chiamavo da piccola quell'ascensore, forse per l'enorme specchio che si estende a 10 centimetri dal pavimento. Anche se allora credevo c'è ne fossero più di uno. 

-Ho fiducia in te ma lui è un tantino 
nervoso. -

Mi verrebbe da dire in tono ironico "chissà perché?". Mi trattengo anche perché le porte si aprono e la squadra di artisti di Mrs Jenna Ferreira mi saluta con un gran sorriso. 

-A dopo tesoro. -

-Buon lavoro mamma. Ah e ricordati che la prossima volta guido io. -

Affermo dopo averle fatto un cenno e premendo velocemente il tasto del terzo piano. 

Ah papà ti prego, ritarda all'appuntamento. 

Appena sento il "din" balzo fuori dall'ascensore avvicinandomi a Courtney, l'assistente bionda 4. 

-Isabella! Che bello rivederti!. -

Esclama alzandosi in piedi per venirmi incontro ad abbracciarmi ma tendo una mano avanti per frenarla subito. Oh andiamo questa è una questione di vita o di morte, dopo i saluti. 

-Courtney ti prego è molto urgente, dov'è mio padre?. -

-Mr Ferreira sarà qui a momenti. -

-Bene. Con chi aveva una riunione?. -

-Con Mr Scott, è già in sala riunioni da un po'. -

Che cosa faccio? Aspetto papà nella speranza che riponga fiducia in me e accetti il mio aiuto, nonostante non l'abbia fatto con Cristian? Oppure mando via questo probabile acquirente? 

Oh al diavolo le conseguenze ci penserò dopo a quelle. 

-Fantastico. Allora ci parlo io, tu trattieni mio padre. -

Affermo dirigendomi come un fulmine nella sala riunioni sotto lo sguardo incredulo di Courtney. Mi acciglio un attimo sulla vetrata per osservare che cosa mi aspetta. 

Un uomo dalla statura possente in completo elegante con le spalle rivolte verso la porta d'ingresso. 

Bene, il fatto che non è rivolta verso l'entrata mi risolleva. Prendo un respiro profondo, "speriamo fili tutto liscio". 

Afferro la maniglia aprendo delicatamente la porta per evitare che quest'ultima faccia il suo solito sordo rumore. Mi protendo in avanti pronunciando un leggero "Mr Scott" facendolo voltare di scatto. 


Avverto un leggero nodo alla gola... Lui sarebbe...








Spazio alla scrittrice: Salve a tutti! Vi presento 'Un affare d'amore'. Questra trama era in cantiere già da tempo, diciamo che su wattpad siamo arrivati al finale quasi ahahaha. Mi sono convinta nell'inserirla anche su questo sito e spero vi possa piacere. A presto! Se volete seguitemi su twitter: @\flyeverywhere_9 o su wattpad Fanny-79. 

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Capitolo 2
*** La prima mossa. ***


Lui sarebbe l'acquirente con cui mio padre aveva una riunione!.

Resto a bocca aperta nel osservare quell'uomo dalla carnagione ambrata in volto; svela due occhi blu limpidi in contrasto con i suoi capelli castano,molto scuro, più lunghi nei lati e alcuni ricci che gli cadano sulla fronte. 
Caspita. Non è proprio il vecchio stra pieno di rughe che mi ero illusa di incontrare. Certo, sarebbe stato semplice. Troppo. 

-Si. -

La voce calda e roca che accenna mi destabilizza e il suo sguardo inizia a farmi sentire in imbarazzo ma gli sono davanti è inevitabile che mi scruti. Oltre tutto sto facendo la figura del pesce lesso, non so cosa dire, tutto il discorso che avevo preparato si è dissolto nel nulla. Perché agisco sempre d'impulso?. Non rifletto e finisco per trovarmi sempre in situazioni scomode. 
Ah non il è momento adatto per i pentimenti. Ormai sono qui, devo stare calma e soprattuto non farmi trascinare in una situazione di poca autostima. Anche se è impossibile, sembro la principessa Fiona accanto a lui. 

Sto farneticando mentalmente, non sono diventa proprio nervosa eh!. Posso farcela, non mi manca nulla. Sono fornita di una lingua e conosco le direttive su come comportarmi, più o meno. 

-Sono Miss Ferreira e vengo in rappresentanza dell'amministratore delegato dell'azienda. -

Ammetto con un filo di voce distogliendo lo sguardo dal suo volto e stringendogli la mano che rapida è uscita dalla tasca dei pantaloni. 

La sua stretta è molto delicata,non forza la presa come farebbe qualsiasi uomo, forse non vuole farmi male dato che sembro molto gracile e lui potrebbe spezzarmi un dito. 

-Onorato di fare la sua conoscenza. -

Faccio un sorriso agitato non appena pronuncia quelle parole.

-Mr Ferreira le pone le sue scusa, purtroppo ci sono stati alcuni impegni che hanno richiesto più del tempo dovuto, ma si accomodi e riferisca pure a me. -

Affermo frettolosa prendendo le distanze dalla sua figura. 

-Non voglio farle perdere tempo Miss Ferreira. Io e suo padre avevo un colloquio d'affari, sono qui per fare solamente una proposta. Ho i documenti che parlano al mio posto. -

Ribatte con tono tranquillo senza apparire altezzoso. È davvero impressionante!. Di solito la maggior parte delle persone in questo campo dimostrano arroganza nel sfoggiare la loro sicurezza, invece lui la esibisce senza eccedere. 

I miei occhi si soffermano sulla pila di carte che sbucano da una borsa,la quale non avevo notato. 

-Fantastico, non potevo chiedere di meglio. -

Ammetto con fin troppo entusiasmo. Vorrei soltanto che lui andasse via il prima possibile senza scontrare mio padre, non so come reagirebbe se venisse a conoscenza di questa mia presa di posizione improvvisa. 

Anche se ho la strana sensazione che "Mr Scott" non si sarebbe comportato diversamente. Ha un modo di fare molto rigoroso potrebbe trattarsi soltanto di un atteggiamento professionale. Sembra un tipo introverso e di poche parole al di fuori del contesto lavorativo...per quanto mi dia l'impressione di parlare con un pezzo di ghiaccio. 

Il suo sguardo si focalizzano improvvisamente verso di me facendomi divampare.

Sono pessima!. Mi faccio beccare anche mentre lo fisso.

-Vuole leggere e discutere delle varie clausole contrattuali adesso?. -

Osservo i fogli per un attimo cercando di farmi passare il rossore e alzare lo sguardo. 

-Vede io sono qui per ricoprire l'assenza di mio padre,prima vorrei discuterne con lui data la mia poco esperienza in queste genere di cose. -

La sua espressione sembra addolcirsi e per un attimo credo che voglia sorridermi. 

-Non deve preoccuparsi Miss Ferreira, si prenda pure tutto il tempo per discuterne con suo padre. Conoscete i miei contatti. -

La sua figura si fa sempre più vicina. È incredibile di quanto mi fossi allontana. Riesco ad osservare nei minimo dettagli i suoi lineamenti armoniosi. Ha delle labbra carnose di un rosa pallido,non oso immaginare quando si schiudono per sorride. Ma gli occhi sono ciò che mi rapiscono completamente. 

Senza nemmeno accorgermene lo sta facendo di nuovo, lo sto fissando ancora. Questa volta con lo sguardo diretto nel suo. Cosa ha quest'uomo di così speciale?. 

-Allora, arrivederci Miss Ferreira. -

Afferma volendo attirare l'attenzione verso la sua mano ferma a mezz'aria. 

-Arrivederci Mr Scott. -

Dico ricambiando la stretta di mano. Non appena avanza per raggiungere la porta una scia di profumo invade le mie narici. Che splendido odore!. 

Mi volto vedendolo andare via con disinvoltura. 

Se avessi frequentato più spesso tutti quei stupidi ricevimenti di cui parlava mamma forse avrei potuto conoscerlo prima. 

Ma che cosa mi salta in mente?. 

Invece di pensare a che strategia usare con papà mi soffermo su una faccenda del genere. E poi con tutte le cose che ho per la testa non mi serve una sbandata per un uomo che neanche lontanamente mi si avvicinerebbe. Sai che ridere, sembrerei sua sorella minore dato il mio metro e 65 contro il suo uno e ottanta minimo. 

Sbuffo uscendo dall'ufficio avvicinandomi a Courtney. 

-Dov'è finito mio padre?. -

Chiedo sorprendendomi del fatto che ha appena ritardato ad un appuntamento. 

-Non so cosa dirti,ha chiamato per avvisare che stava arrivando 10 minuti fa. -

-Facendo un calco approssimativo sarà qui in una frazione di secondi. Vado a farmi un caffè, mi servirà. -

Affermo spostandomi verso una stanza dove un tempo esisteva una cucina, la quale è stata sgomberata. Adesso è munita soltanto di un fornello. Prendo un bicchiere versandomi del caffè appoggiandomi allo stipite della porta.

Che figura!. Perché mai mi sono comportata in quel modo?. Ma come facevo a non guardarlo era così dannatamente bello. Mi sto preoccupando troppo, in fondo non c'è nulla di male. È la reazione che avrebbe avuto qualsiasi donna,addirittura di norma gli sbaverebbero davanti. Beh, per fortuna non rientra nel mio essere far colare bava in modo spudorato. 

La porta si apre improvvisamente facendomi barcollare. 

-Oh scusa Isabella. Non sapevo che ero dietro la porta.. -

Afferma Courtney con un tono agitato. 

-Stai tranquilla, non mi sono fatta niente. -

-Non riesco a stare tranquilla. Tuo padre è appena arrivato ed è completamente nero per aver saltato l'appuntamento con Scott. -

Alzo gli occhi al cielo. Bene, arriva il secondo round. Dopo "Mr Adone" arriva "Mr diavolo per capello". 

-Ci penso io, augurami soltanto buona fortuna. -

-In bocca al lupo. -

-Crepi e speriamo che il lupo diventi un tenero agnellino. -

Ribatto uscendo dalla stanza per dirigermi verso l'ufficio di mio padre. Non ho nemmeno iniziato a bere il mio caffè. Mmm. Semmai la situazione dovesse prendere una brutta piega posso sempre chiedere l'aiuto del pubblico. 

La mamma!. 

Ridacchio bussando leggermente e non appena sento un "avanti"forza la maniglia entrando. 

-Possiamo parlare?. -

-Certo. Ho sempre un minuto per la mia bambina. -

Sorrido chiudendo la porta e avvicinandomi alla poltrona per sedermi.

-Cosa devi dirmi?. -

-Ecco riguarda Scott... -

Si stringe nelle spalle assottigliando lo sguardo. 

-Che cosa hai combinato?. -

Ah!. Si mette male...

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Capitolo 3
*** L'accordo. ***


Ah!. Si mette male. Il tono autoritario la dice lunga!. 
Non lo sento da quando io e Cri,ormai adolescenti, abbiamo smesso di esasperare i nonni con il nostro essere buontemponi. In realtà loro preferivano arrivare a fine giornata sfiniti piuttosto che restare immersi in quel silenzio e quella tranquillità fornita dal luogo in cui alloggiavano. Tirando le somme, papà usava un tono rigido per darci una calmata,e credo fosse un suo diritto, ma ora avventare questo atteggiamento sembra inutile, soprattutto perché non gli mai nascosto niente.
Beh...quasi sempre gli dico la verità. 
Suona meglio. 
-Me lo ripeti ancora come se avessi otto 
anni. -
Ammetto schiarendomi la voce una volta tornata al presente. 
-Cercare di deviare il discorso non mi farà dimenticare quello di cui vuoi parlarmi. -
Cerca di alzare la tensione. Come se non conoscessi il suo gioco. Mai lavorare con la propria figlia, impara i trucchi e così perdono di credibilità. Su di lei naturalmente.
-Credi lo stia facendo?. Fino ad oggi mi sembra che abbiamo sempre avuto uno scambio di opinioni senza giri di parole,
papà. -
Dico accentuando l'ultima parola. 
- Arriva pure al dunque allora. -
-Se tu abbondassi per un attimo i panni dell'amministratore delegato,rendendoti conto di parlare con tua figlia e non con qualcuno che lavora qui dentro,staremmo già affrontando l'argomento. -
Ammetto utilizzando un tono abbastanza duro per fronteggiarlo. 
-È assurdo che tu usi quel tono autoritario per spaventarmi. Non sono una di quelle galline che spenni perché riesci ad intimorirle. -
La sua espressione si converte in una smorfia accompagnata da un lungo respiro. 
Ha afferrato il concetto. 
-Mi dispiace tesoro. Ultimamente le cose non vanno come dovrebbero e mi ritrovo a svolgere questo ruolo 24 ore su 24 . Dimentico a volte di essere un marito ed un padre. -
L'animo da burbero dietro la scrivania si è dissolta, sembra calmo anche se un velo di preoccupazione attraversa i suoi occhi. Sta lavorando notte e giorno, quelle occhiaie ne sono la prova. La sua irritazione è più rivolta verso se stesso perché non è riuscito,ancora, a risanare la situazione. Qui davvero si sta per affondare come faccio ad essere così incosciente da non pensare alle conseguenze della mia sparata...e se Scott poteva essere la soluzione ai nostri problemi?. Come la mettiamo?.
-Adesso che ho riacquisto i panni di padre, puoi dirmi a cosa pensi?. Ha la solita aria di pentimento. -
La sua voce interrompe il mio catalogo di pensieri alians accogliamo ennesimi sensi di colpa. Dovrei avere la maturità di una 23enne invece mi comporto come una bambina.
-Questa volta l'ho combinata grossa. Mi sono lasciata trasportare dallo sconcerto di mamma. Non riuscivo a concepire il fatto che fosse così distrutta e pessimista. Allora non ci ho pensato due volte, sono venuta qui, ho parlato con Scott e l'ho mandato via. -
Il rospo è gettato, quello che è fatto è fatto. 
Adesso vorrei soltanto capire la natura del suo sorriso beffardo. 
- Proprio non riesci a combattere il tuo peggior difetto... -
Afferma sospirando. 
-...quando imparerai che nella vita non puoi prendere sempre decisioni affrettate. -
"Quando imparerai che nella vita non puoi prendere decisioni affrettate".
Incredibile. L'ho pensato nello stesso momento in cui l'ha detto!. 
Ecco constatato quante migliaia di volte abbia ripetuto questa frase. 
-Come se non lo sapessi. -
In teoria lo so, in pratica non so applicarlo. 
-E cosa gli avresti detto?. -
Mi chiede di punto in bianco curioso. 
-Ehm...che venivo in rappresentanza dell'amministratore delegato,il quale era in ritardo per alcuni contrattempi. -
Si acciglia a riflettere per un attimo prima di controbattere. Questo colloqui padre-figlia prenderà una brutta piega, ci metto la mano sul fuoco. Cosa starà elaborando?. 
-Spero non ti abbia messo in difficoltà. Scott è un tipo professionale, avrà frequentato le migliore scuole e sono certo che il suo modo di esprimersi sia stato eccellente. -
Dove vuole arrivare?. 
-La professionalità di cui parli consiste nell'essere molto diretto e di poche parole. Per quanto tu sia un esperto di dialettica tua figlia non è da meno. Tranquillo,non mi ha affatto messo a disagio. -
"Mi stavo soltanto maledicendo per essere entrata li dentro".
Questo meglio non aggiungerlo. In fondo non è andata male. È un uomo estremamente bello...e mi ha messo un po' a disagio però alla fine sono riuscita a parlare. 
L'auto-convinzione mancava all'appello. 
-Bene, non posso essere più fiero di te 
allora. -
Sorrido soddisfatta in risposta alla sua affermazione. Al dire il vero lo sto assecondando, ho il sospetto che ci sia altro. 
-In fondo non ho mai avuto dubbi sulla tua eccellente figura. -
"Eccellente figura". 
Che lusinghiero. 
-Perché mi stai adulando?. -
-Vorresti dire il contrario?. -
-Ci manca che tu mi dica "figliola" ed inizio a preoccuparmi. -
Dico a mo ironico.
-Tranquilla. Contrattare con Scott non deve preoccuparti. -
-Ah?. -
Abbiamo mancato un pezzo della conversazione oppure sta ironizzando?. 
A giudicare dalla sua espressione, fa sul serio. 
-Sono una disegnatrice non una donna d'affari. -
-Tranquilla, ci sarò io alle tue spalle. -
Lo fisso incredula. 
-Okay. É vero che volevo trovare un modo per aiutarvi ma... -
-Ti sto soltanto chiedendo di continuare ad interpretare un ruolo fatto per te. -
Si. Mi sta offrendo un parte. 
-Non sapevo facessi il registrata. -
Ironizzo. 
E pensare che sarei dovuta finire col pregarlo di non essere testardo,di accettare il fatto di volermi rendere utile per l'azienda. Invece, adesso lui cerca di convincere me. 
-Avvicinati. -
Mi dice concentrandosi sul computer.
-Questa è uno schema in cui ho registrato ogni minima proposta calcolando le probabilità di riuscita. I segni che vedi accanto fungono da indicatore di accessibilità. -
Scruto quell'ammassarsi di parole e numeri leggendo a malapena qualche nome. Non vedo quello di "Mr Adone" però. 
-So a cosa stai pensando. Scott non rientra perché soltanto ora ha fatto la sua mossa. -
-Fino a qui mi sembra tutto abbastanza chiaro. Dov'è il problema?. -
-Scott è disposto a coprire tutte le spese accumulate pretendendo 15% dell'azienda. Purtroppo non sono così propenso a concedergliela perciò tu dovrai proporgli di finanziarci acquistando però una riduzione del 5 % minimo. -
Resto allibita. Io mi affliggevo dai rimugini mentre lui faceva elaborare la sua mente diabolica. 
Sospiro cercando di capirci qualcosa. Suppongo che abbia bisogno di una spalla,data l'assenza di Cristian vuole il mio appoggio. 
Probabile. 
-Ho una domanda. Perché non svolgi il tuo lavoro ovvero gli parli tu?. -
-Scott è pervicace,non si fa tanti scrupoli... -
Le sue parole non coincido con ciò che ho visto. Siamo d'accordo sul suo atteggiamento ma non sembra un uomo irragionevole che non molla la corda soltanto perché vuole vincere senza rigirare le carte.
-...la tua influenza potrebbe convincerlo. -
Adesso mi è tutto più chiaro. 
Si è accesa la lampadina, bingo!. 
-Non posso abbordare uno per affari papà!. -Sputo schietta. 
-Abbordare?. -
-Si. Sei così anziano che non sai cosa significa o fai finta di non saperlo?!. -
- Non ti sto vendendo a lui. Dovrei soltanto essere impazzito. Hai lavorato per un anno qui osservando nei minimi dettagli il mondo che circonda me e tua madre, aggiungendo la tua dialettica, il tuo fare persuasivo...voilà le carte per ribaltare la situazione. -
-Non mi piace l'idea di prendere in giro una persona. -
-Tesoro non devi sposarti con lui. -
Spiritoso. 
-Devi soltanto cercare di contrattare. -
-Vorrei avere più di due mani per farti una moltitudine di applausi. E come dovrei fare scusa?. -
-Devi fare in modo di rientrare nella sua agenda il prima possibile. -
È completamento impazzito. 
-Ma... -
-Niente obiezioni. Quando agisci non pensi alle conseguenze perciò è ora che tu ti ritrova in una situazione difficile per riparare al tuo atteggiamento. I parametri per farlo sono questi,quindi,su di te ricade parte del destino di questa azienda. -
Scott è davvero la persona giusta con cui chiudere l'affare allora. Ah fantastico, non potevo scegliere giorno migliore per tornare a casa. 
-Mi stai dando una lezione che giova a tuo favore. Vecchia volpe. -
-Sono tuo padre. -
Momenti profondi. 
"Sono tuo padre". 
Un modo per dire sai come sono fatto e soprattutto sai che ho ragione.
-Eh vabbene. -
Tanto non te lo dirò. 
-Bene. -
Il suo essere monosillabo è sintomo di soddisfazione. Anche la sua espressione lo è. 
-Naturalmente se hai bisogno di supporto,ci sono sempre io qua. -
-Perfetto. Ma dove si trova questa famigerata azienda di Scott?. -
-A Vancouver. -
Non può essere. 
-Dove?. -
-In Canada. -
-... -
Lo fisso a bocca aperta. 
Sto cominciando a stancarmi di questa città. Tutti la nominano. Cosa c'è stato un flusso migratorio concentrato su Vancouver?. A meno che lì non si paghino le tasse. Impossibile. 
-Qualcosa non va?. -
Forse lui non sa che Cri è li. Probabile che, con tutto il lavoro da fare,mamma non gli abbia parlato di questo. Ha anche detto "...dimentico di essere un marito".Questa situazione sta distruggendo tutta la famiglia. 
Faccio una smorfia. 
Potrei prendere due piccioni con una fava. Almeno spero. 
-La prego "capo" mi dica che salirò domani su un aereo. -
Optare per la preoccupazione del volo. 
Piano B. 
-Tieni a bada l'umorismo, non è d'aiuto in affari. E si, ti lascio riposare "soldato". -
Ma che carino. 
-Bene, a lei è permesso fare l'ironico. -
-Sono il capo, posso farlo. -
-Si certo e per questo non risponde nemmeno al telefono?. -
-Dov'è?. -
-Dietro di te. -
-Non capisco perché non l'ho sento. -
-Forse hai la vibrazione. -
-Si... Un attimo. -
Dice alzando l'indice. 
Annuisco. 
Mi servirà una grazia affinché il piano che ho in mente vada a buon fine. Però prima mi conviene rifletterci su.
-Allora, ti farò preparare dei documenti da Courtney riassuntivi, così c'è la farai a leggerli durante il volo. Adesso devo andare in banca, tu prepara... -
-Le valigie?. Forse vorresti dire che non devo proprio disfarle. -
Si lascia scappare una risata prima di darmi un bacio sulla fronte e avvicinarsi alla porta. 
-Non farti cacciare dal Canada, morditi la lingua quando stai per fare una battuta e cosa più importante, ti farò sapere l'ora dell'aereo. -
-Ricevuto. -
Affermo mozzando una risata. 
"Non farti cacciare dal Canada". 
Cosa sono una spacciatrice?. 
Sospiro. 
Che cosa non si farebbe per la propria famiglia. A proposito, dovrei parlare con il mio fratellone ribelle. 
-Tesoro, perché sei ancora qui?. -
Mi giro di scatto portandomi una mano al petto. 
-Mamma. Mi hai fatto saltare. -
-Scusami, ti vedevo immobile lì. Cosa stavi facendo?. -
-Volevo lasciare un biglietto a papà. -
Per dirgli che mi dispiace, mi sono intromessa senza nemmeno pensare a tutti gli sforzi che stesse facendo e che tutt'ora fa. 
A volte vorrei essere molto più sciolta nel parlare, non riesco a dire determinate cose in modo serio.
E come mostrarmi in costume,mi sento a disagio. 
-Oh. E come mai?. -
-Ah è una lunga storia. Te lo spiego stasera, adesso devo sbrigare delle faccende. -
Dico di punto in bianco dirigendomi nella sua direzione. 
-Va bene. -
-Tanto so che farai l'ispettore Gadgett. -
-Chi?. -
-L'ispettore Gadget quello con il trance,i capelli ad l'ali di pipistrello... -
-... -
-Lascia perdere, umorismo italiano. -
Dico lasciandola sul ciglio della porta nella sua confusione. 
Era carina come battuta, peccato che non l'abbia capita.

 

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Capitolo 4
*** Una (s)piacevole sorpresa. ***


Ma io mi chiedo perché ovunque vada le persone che russano mi perseguitano?. Che maledizione mi ha colpito.

"Please fasten your seatbelts, we are about to land. Thank you.'"

Sia lodato il signore. Non c'è la facevo più a subirmi questo concerto live in prima fila. Forse,dovrei svegliarlo. Non mi sembra che l'hostess sia più attiva di lui. 

-Mi scusi... -

Dico smuovendolo un po'. 

-Signore, si svegli. Deve allacciarsi la cintura... Signore. -

-Che succede?. -

Esclama balzando in avanti. 

-Si allacci la cintura stiamo per atterrare. -

-Oh signorina, lei è davvero molto gentile. -La ingrazio. 

-Si figuri. -

Abbozzo un sorriso. 

-Mi dispiace di averla disturbata per tutto il viaggio, suppongo di aver russato. -

Si è scusato!. È la prima persona che lo fa!.

-Se vuole saperlo,era da tempo che non dormivo così a lungo. -

Il modo in cui lo dice mi fa scoppiare in una risata rumorosa, la quale attira l'attenzione di tutto l'aero. 

-Non si preoccupi. Riposare è 
fondamentale. -

Ribatto cercando di non farla sembrare una caricatura. 

Sono davvero dispiaciuta, io se non dormissi sarei più acida di un limone. 

-Magari in un letto comodo e senza che nessuno ti fissi perché stai russando. Come se loro vecchi presbiteri non lo facessero. -

Da dov'è spuntato quest'uomo?. Dorme su un'aereo e insulta i suoi simili da vero ribelle. 

-Sa una cosa?. Ha fatto bene. Essere infastiditi un po' non gli rovinerà 
l'esistenza. -

-Non posso che essere d'accordo ma avrò infastidito anche lei. -

-Oh,non è stato così difficile. Era come avere mio padre accanto a me sul divano. -

-Le sue orecchie sono allenate allora. -

-Esattamente. -

Ribatto ispirando per poi chiudere gli occhi. Ho preso molte volte l'aero ma l'atterraggio è la parte peggiore, mi provoca sempre un vuoto allo stomaco. Sarà che soffro di vertigini ma è imbarazzante piegarsi in due e finire con la testa nel sedile avanti. 

Non appena la vocina ci avverte che l'atterraggio è riuscito, tiro un sospiro di sollievo. 

Meno male, è finita. 

Slaccio la cintura sorridendo al signore accanto a me. 

-Arrivederci. -

Dico cortesemente seguendo gli altri passeggeri verso l'uscita. Nell'attraversare la strada inversa dell'imbarco, vengo colta da un senso di tristezza che prende il sopravvento su di me. Resto ferma ad osservare incantata lo scenario offerto dalle enormi finestre. 

Sette anni. 

È incredibile di come il tempo scorra velocemente. Non mi aspettavo di reagire in questo modo una volta tornata in questa città. 

Un brivido attraversa la mia schiena, non appena inizio a ricordare. Fa così male pensare a quello che è successo. Il dolore è ancora così forte che rende l'accaduto partecipe di un tempo presente e non passato.

Tutto questo è alimento dai sensi di colpa. Ho imparato a non dare per scontato che le persone accanto a me sappiano quanto le voglia bene. Questo mi ha fatto diventare più sciolta nell'esporre i miei sentimenti. Magari se soltanto avessi provato a farlo già tempo fa, il vuoto che mi porto dentro non sarebbe così difficile da affrontare. 

-Signorina va tutto bene?. -

Avverto una voce che fa capolinea nei miei pensieri. 

Mi volto accorgendomi che è il signore dell'aereo.

-Si, grazie. -

Dico allontanandomi con la speranza che i miei occhi lucidi si secchino prima di far scivolare qualche lacrima. 

Sono consapevole che quando una persona viene a mancare bisogna andare avanti ed affrontare la situazione, ormai nulla tornerà più come prima, ma ero sicura che nemmeno Cri volesse rivivere quei momenti. Mi sbagliavo, lui vive qui adesso, è stato forse più maturo di me. 

Persa in questi pensieri e distratta nel rispondere via messaggio mio fratello, non mi accorgo che la mia valigia è già uscita sul rullo. Anzi quando lo faccio è troppo tardi. 

Non è possibile. 

Sono la solita. Sempre con la testa per aria. 

Sbuffo irritata mentre resto ferma ad osservare quel mucchio di borse accasciarsi l'una su l'altra. 

Quando ci vorrà prima che esca di nuovo la mia?. 

In quel lasso di tempo mi soffermo a ipotizzare su ciò che dirò a Cristian non appena ci incontreremo.

Meglio smettere!. 

Pensare a questo mi rende ancora più nervosa. 

Finalmente vedo la mia valigia e mi affretto a riprenderla per poi dirigermi alle scale mobili. Da lì riesco ad intravedere una testa bionda,inconfondibile anche fra tante persone, che si snoda per attirare la mia attenzione. 

Leigh-Anne!. 

Vederla mi fa tornare il sorriso sulle labbra. 

Non mi aspettavo di vederla qui, doveva lavorare. 

Mi ha mentito. Ha usato una scusa per farmi una sorpresa. 

Le corro incontro per abbracciarla, subito dopo aver sceso la scala mobile.

-Oh Biondaa!. -

Gli urlo stringendola in un abbraccio. Bionda è un termine italiano che uso come soprannome per lei, data la sua chioma. 

-Non immagini quanto mi sei mancata!. È da quasi un anno che non ti vedo!. Ma fatti guardare. -

Dice prendendomi la mano per farmi girare su me stessa. 

-Sei cambiata. -

-Vorresti dire che adesso mi vesto meglio?. -

Scoppia in una risata. 

-Non solo. Sembri una di quelle star, successo e bellezza. -

-Tu la mania di ingrandire le cose non l'hai persa. -

-Guarda che sono seria. Cosa hai fatto per avere un fisico così?. -

-Ho digiunato giorni. -

Alla mia affermazione il sorriso sulle sue labbra scompare e lo sguardo diventa trucido. 

-Tu non avrai?... -

Inizio a ridere osservando la sua faccia. 

-Ci caschi sempre. La cucina parigina non è tra quelle che adoro, così ho preferito saltare parecchi pasti. Pensa i crampi allo stomaco erano e sono fissi. Ancora devo saziarmi per tutti quei giorni senza cibo. -

-Puoi stare tranquilla, adesso ci penso io a stuzzicare il tuo palato. Ho intenzione di sperimentare due piatti nuovi e per tua gioia sarai la prima ad assaggiarli. -

-Sei ancora un aiuto chef?. -

-Non proprio. -

Dice con aria sospetta.

-Aspetta!. Cosa stai cercando di insinuare?. -

-Io aprirò una locale tutto mio. -

Annuisce soddisfatta mostrando il

suo splendido sorriso. 

-Leigh-Anne non ci credo!. Sono così contenta per te!. -

Dico soffocandola dalla gioia. Finalmente realizzerà il suo sogno.

-Okay. Okay. Adesso non respiro. -

-Scusami. -

Mi sono lasciata trasportare dall'entusiasmo. Sono diventata molto sentimentale. 

-Bhe, dato che adesso lo sai, stasera potresti restare da me. Potremmo festeggiare con una mega nottata. -

-Niente locali, ti prego. Non mi reggo ancora in piedi. -

Sputo pregandola. 

Io e Leigh-Anne siamo le classiche complici che si conosco dalle scuole e ne hanno passate tante insieme. All'apparenza sembriamo molto tranquille, forse questa è l'unica cosa che ci accomuna perché in verità siamo diverse sia caratterialmente che esteriormente. Lei è seria, responsabile, matura, due occhioni azzurri e capelli corti biondi. 

Io sono la mora,lunatica ed etera bambina. 

Un bel duo diversificato. 

-Tranquilla. Ti rimetterò in sesto io. -

-Su questo non ho dubbi. -

Ribatto ridendo. 

-Andiamo, posi le valigie nel mio appartamento. Dopo ti porto a fare un giro. 

-Ecco...avrei da obbiettare sul giro. Devo parlare urgentemente con mio fratello, così ci siamo dati appuntamento a pranzo. È successo all'improvviso, mi ha risposto poco fa. -

Ammetto gesticolando a mo di spiegazione. 

-Lui è qui?. -

Dice sbalordita. 

-Lunga storia, te la spiego con calma. -

Dico alzando gli occhi al cielo. 

-Non è il tuo argomento preferito. -

Annuisco facendo una smorfia. Chissà come si concluderà questa storia!. 

-Bene andiamo a casa mia, ti sistemi e poi parliamo meglio stasera. -

Sorrido seguendola fuori dall'aeroporto per raggiungere la sua macchina. 

Ennesimo pericolo alla guida!.

---

Mi guardo intorno non appena Leigh-Anne esclama di essere arrivate. 

Blue Eden. 

Un enorme insegna bianca indica il nome del locale dove avevamo appuntamento io e Cri. 

-Lussuoso. -

Affermo impressionata,seguita da un sonoro fischio della bionda. 

-Bene. Allora vado. Grazie per il passaggio,ci vediamo stasera. -

-Se hai bisogno al ritorno... -

-Tranquilla, ti chiamo. -

Dico chiudendo lo sportello e dirigendomi all'interno della struttura. 

La prima cosa che mi colpisce, non appena supero la soglia dell'entrata, è la luce densa accompagnata da una musica in sottofondo davvero carina. Rende l'atmosfera molto rilassante. 

Un ottima scelta.

Anche per l'arredamento. Tavoli in legno chiaro disposti a semicerchio accompagnati da divanetti che a prima vista, sembrano essere davvero comodi. 

Mio fratello si sta trattando bene. 

Rido a quest'affermazione dopo di che mi accomodo ad un posto libero accanto ad una delle vetrate. In quel preciso istante una bruna mi insegue,nel vero senso della parola, per chiedermi con un sorriso quasi fastidioso se vorrei ordinare. 

-No, grazie. Aspetto una persona. -

Affermo senza sembrare troppo innervosita dalla sua presenza inquietate. Prendo il telefono cercando di non guardarla mentre controbatte dicendo un piccolo 'oh'. Che strano!. Cri è in ritardo. 

Bene, bene. Qualcuno ha cambiato le sue abitudini sul serio. 

Inizio a tamburellare le dita sul tavolo, agitata. Questo posto mi mette a disagio. Sembrano tutti 'Mr e Mrs perfetti 2014'. 

Alzo lo sguardo notando mio fratello fare un'entrata trionfante come se avesse raggiunto il podio. 

-Scimmietta. -

Sussurra al mio orecchio, non appena mi raggiunge per stringermi in un abbraccio fortissimo. 

-Cri vai piano che tutti sti muscoli mi spezzano. E non chiamarmi scimmietta, sai che lo odio!. -

Ride allentando la presa. 

Il gusto di infastidirmi non l'ha perso.

-Non fare smorfie sorellina. -

-Come sai che le sto facendo?. -

-Perché non ti piace ne il tuo soprannome,ne i miei capelli. -

-Fortuna che lo sai. Per quanto riguarda i capelli ti stanno bene. -

Ammetto sciogliendo l'abbraccio e guadagnandomi un bacio sulla fronte.

-Dovrei stare attento,sei ancora più bella,qualcuno potrebbe pensare di 
rapinarti. -

-Stupido. -

Ribatto dandogli una pacca sulla spalla. 

-Sei anche più alta. L'aria europea ti ha fatto crescere. -

-Si chiamano tacchi. -

-Non sapevo li utilizzassi. -

-Ehi. Qui chi prende in giro sono io. -

Ride sbottonandosi la giacca per sedersi al mio fianco. 

-Bene se proprio vogliamo parlare, io non ricordavo che indossassi completi eleganti. -

-Esercito la professione di avvocato. Adesso devo essere presentabile. -

Oh. Novità in vista. 

-Anche questo fa parte del tuo essere presentabile?. -

Dico indicandogli il vano. 

-So che non sopporti questi posti ma era l'unico più vicino al mio ultimo appuntamento. -

-Mi stai dicendo che qualcuno si affida a 
te?. -

Metto le mani sugli occhi per fare scena.

-Divertente sorellina. -

Dice facendomi una smorfia. 

-Non fare quella faccia, so che ti è mancato il mio senso dell'umorismo. -

-Mi credi se ti dico che ho vissuto meglio?. -

-No. -

Scoppia in una risata seguito da me. Nel bel mezzo del nostro discorso la bruna torna all'attacco squadrando mio fratello. 

-Mr Ferreira. Cosa vi porto?. -

-Due bistecche non troppo cotte con contorno d'insalata. -

-Da bere?. -

-Acqua,grazie Madison. -

-Subito. -

Appena si allontana inizio a fissare mio fratello. 

-Mr Ferreira. Oh. -

Mi sorride. 

-Ho il mio fascino. -

Parla del suo nuovo taglio di capelli alla Lee Ryan. Soltanto che quest'ultimo è biondo mentre Cri è un castano scuro, in pendant con i suoi occhi. Dimenticavo il fisico abbastanza scolpito. 

Lo sottolineo come se non sapessi di aver un fratello così bello. Il classico fascino mediterraneo. 

-Oh si, ti stava facendo una radiografia. -

Ride come un bambino alla mia affermazione. 

-Ammetto che il tuo umorismo mi è mancato. -

-Lo so. Ma dimmi sei un cliente abituale qui?. -

-Si. È un luogo importante. -

-Addirittura!. Sentiamo questa storia. -

-Qui ho avuto il colloquio con il mio primo e miglior cliente. Da allora vengo spesso,come un rituale. -

-Questo cliente non bada a spese. -

Dico cercando di non accentuare la punta di acidità su questo argomento. 

Per me andava bene vederlo anche in un altro posto meno appariscente e lui questo lo sa. Ma vuole soltanto rendermi partecipe, portandomi qui,della sua nuova vita. 

-Credimi ne ha tutte le possibilità. A cosa serve preoccuparsi delle spese personali quando fai parte di una multinazionale?. -

-Hai davvero fatto un bel colpo. -

Ribatto tornado al suo discorso. 

-Ti prego. Dimmi che non l'hai mandato in fallimento?. -

-Sono un ottimo avvocato. -

Dice sistemandosi la gravata a mo di vanto. 

-Certo Cri. Non montarti la testa. -

-Ci sarà la mia sorellina rompi coglioni a riportarmi sulla terra. -

-Rompi coglioni. Un avvocato che usa certi termini,non andiamo bene. -

Ride alzando le mani. 

-Lavori fisso per lui?. -

Gli chiedo non appena la bruna appoggia l'acqua andando via. 

-Ho svolto alcune cause, in genere collaboro per i vari contratti. Sono in prova se le cose andranno bene mi assumerà. -

-Oh,Oh. Questo vuol dire che dovrò raggiungerti nel tuo 'ufficio' per parlarti?. Spero tu mi faccia entrare senza un appuntamento. -

-Mi dispiace deluderti ma non mi daranno un ufficio, diventerei soltanto l'avvocato dell'azienda. Ma se mai succedesse ti farò entrare di sicuro,a meno che non sia stanco di ascoltarti. -

-Cosa?. -

Mi fingo offesa ma non riesco a trattenere una risata. 

-Scherzo. Dirò al mio capo di non farti entrare, sarà lui a fare il lavoro sporco. -

Dice sfoderando un sorriso malefico. 

-Bene. Ci parlo io con il tuo capo. Com'è che si chiama questo tizio, così mettiamo subito le cose in chiaro, libertà per la mia 
presenza. -

-Magari non è una buona idea. È un uomo abbastanza affascinante meglio farlo stare alla larga dalla mia sorellina. -

-Non far prevalere la tua autorità da fratello maggiore. E poi, anche io ho il mio fascino. -

Ammetto facendogli l'occhiolino. 

-Il fascino dell'esasperazione. Sono sicuro che con la tua lingua lunga Scott si infastidirebbe in 10 secondi. -

EH?. 

Non appena quelle cinque sillabe escono dalla sua bocca resto impietrita. 

"Scott".

Lui lavora per quello?. Non voglio crederci. È impossibile. 

-C'è qualcosa che non va?. -

-Tu lavori per Scott, della Scott's Publication?. -

-Si perché?. -

Ribatte con molta tranquillità bevendo un sorso d'acqua.

-Quindi sei stato tu!. -

Ora capisco il perché di tutte quelle coincidenze...

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Capitolo 5
*** Problemi in arrivo. ***


Ora capisco il perché di tutte quelle coincidenze. 

-Tu sei più furbo di quanto ci si possa credere. -

Ammetto sbalordita. 

-Bel. Di che stai parlando?. -

La sua espressione è divertita ma allo stesso tempo confusa. 

-Scott. Sei stato tu a farlo venire in azienda. -

-Cosa?. No. Io non sapevo nemmeno che fosse andato a Portland. -

-Dimmi la verità. -

Dico scrutandolo meglio. 

-È la verità. Sentiamo, con quale scopo l'avrei mandato?. -

Mm. Ottima domanda. In fondo è un avvocato, sa come difendersi. 

-Non lo so. -

Ammetto assottigliando gli occhi. 

-Ah. Se non sei stato tu, perché un'agenzia pubblicitaria si interesserebbe ad un'azienda di gioielli?. -

-Stai pensando ad alta voce. -

Il suo essere ironico mi colpisce. 

-Smettila. È una questione seria. Evito di essere ironica io, non prenderti la briga tu. -

Mi osserva per un attimo prima di controbattere. 

-Potresti spiegarmi che cosa ci fai a Vancouver?. -

-Devo mediare con Scott, dato che sono stata io a mandarlo via, così ho pensato di chiederti aiuto e... -

-Non dirmelo. -

Mi ammonisce. 

-Credi davvero che aiutandoti, tra l'altro con un mio cliente, risolverebbe il mio problema con papà?. -

-Nella mia mente questo piano funziona. -

Ribatto a mo ironico. 

-Dimmi. Nella tua mente c'è una risposta al mio enigma: perché sei tu a dover mediare con Scott?. -

Attendo che Madison "tutt'occhi per Cristian" adagi i nostri piatti e si avvicini ad un altro tavolo. 

-Oh porca miseria Cri. Quante domande!. Se vuoi aiutarmi bene altrimenti me la vedrò da sola. -

Dico sbuffando. 

-Con te non ho mai una seconda scelta. -

Sospira aggrottando la fronte. 

-Mi stai dicendo si?. -

-Ne dobbiamo prima parlare a fondo di questa situazione. -

Mi avverte. 

-Non posso crederci!. Ecco perché ti adoro. -

Esclamo entusiasta. 

-Non esaltarti troppo. Ho detto che ne dobbiamo riparlare. -

-Non stasera. Ho un impegno con 
Legh-Anne. -

-Sei appena arrivata e già mi stai liquidando?. -

-Si. -

Ammetto facendo le spallucce. 

-Non è un giusto atteggiamento da adottare per convincermi. -

-Ti ho già convinto fratello. -

-Sfoderi tutta questa sicurezza sorella?. -

Rido alla sua affermazione. 

-Che ne dici se domani passiamo una giornata insieme?. -

Non posso credere che l'abbia detto. 

-Sto iniziando seriamente a preoccuparmi. Cosa ti è successo?. -

-Piantala. Non posso essere gentile con te che inizi a vagare. -

-Scusa. E che sei inquietante. Tutto cordiale e gentile. -

Ride prendendo un boccone di carne per assaggiarlo. 

-Mangia che è meglio. -

Ammette sfinito.

---

Mi fermo osservando il display del cellulare. Legh-Anne mi ha lasciato un messaggio. 

"Dove sei finita?." 

Sbuffo all'idea di essere in ritardo.

Io davvero non riesco a capacitarmi. Mi riprometto di essere puntuale ma l'orologio inizia la sua corsa. 

Il tassista mi ferma davanti all'abitazione informandomi del costo della corsa. Lo ringrazio scendendo da quella specie di auto, se così possiamo chiamarla. Avrà minimo 100 anni. Avanzo il passo verso il cancello alzando le mani a mo di difesa verso Legh-Anne. 

-Ho fatto del mio meglio. -

Ride alla mia affermazione. 

-Incredibile. Soltanto 5 minuti di ritardo. Mi aspettavo di peggio. -

-Divertente. -

Ribatto facendo una smorfia. 

-Ho passato mesi a fare l'orologio svizzero. -

-Perché?. -

Mi chiede ridendo mentre si sposta a lato della porta per farmi entrare. 

Il suo appartamento è davvero accogliente. 

Un arredamento moderno,niente di ostentato. 

-Quella stilista era un sergente. Un minuto di ritardo e mi faceva penare tutto il giorno. -

Ammetto con un leggero nervosismo. 

-Ora capisco perché sei tornata. -

-Non proprio in realtà. -

Faccio una smorfia. 

-Ti ha licenziata?. -

Mentre sto per controbattere avverto la vibrazione del cellulare. Lo estraggo dalla tasca vedendo il numero di mio fratello. 

-Avvocato, che piacere sentirla. -

Ironizzo mentre annuisco a Legh-Anne. 

Ci siamo lasciati poco meno di un ora fa e già ricevo una sua chiamata. 

-Non crederai a quello che sto per dirti. -

-Sputa il rospo, sono abituata ormai a colpi di scena. -

Cosa dovrebbe spaventarmi più?.

-Ethan Johnson. Anche lui ha fatto una proposta. -

Spalanco la bocca. 

-Eh?. -

In che telenovela sono finta...


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'Vi chiedo scusa se questo capitolo è pessimo. Ho provato a fare del mio meglio anche se le idee per i capitoli seguenti hanno avuto la meglio.'

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Capitolo 6
*** Il giorno dei ricordi. ***


In che telenovela sono finita. Forse dovrei scrivere al regista di Beautiful.

-No. Avanti. -

Legh-Anne inizia a fissarmi, incuriosita dal mio essere sorpresa. 

-E se fosse un'altra delle sue trovate?. -

Chiedo a mio fratello ammutolito. 

-Non siamo più dei ragazzini ma con quel figlio di puttana bisogna stare sempre attenti. -

Ringhia Cri dall'altra parte del telefono. 

Non è di certo la frase più rassicurante. 

-Ti prego, sta calmo. Non abbiamo nessun motivo per temerlo. -

Dico cercando di tranquillizzare lui e me stessa.

-E anche se fosse, credimi, non gliela farò franca. -

È più forte di lui, deve considerarlo un nemico. 

-Bene, dato che sei così sicuro, evita di angosciarti. -

Sbuffo. 

-Forse non dovevo informarti di questo particolare. E comunque ti avevo chiamata per dirti altro. -

-Di pure. -

Che c'è ancora?!. 

-Domani avevo pensato di fare visita al nonno. Credo che rivederti gli farebbe bene, sarà anche il suo compleanno. -

Resto in silenzio per una frazione di secondi assimilando ciò che ha detto. 

-Ci sei ancora?. -

-Si. Voglio dire, certamente andiamo pure. -

Dico confusa. 

Non credo sia una buona idea. 

-Bene. Porta le tue cose, al ritorno le sistemeremo a casa mia. -

Emetto un leggero 'okay.' prima di staccare la chiamata. 

-Va tutto bene?. -

Mi chiede Legh-Anne appoggiando due bicchieri d'acqua sulla tavola. 

-Tu cosa credi?. -

Ribatto leggermente sconfitta.

-Credo in un 'per niente.' -

-È probabile che sia d'accordo con te. -

Dico ironizzando. 

-Cos'è che ti ha fatto cambiare umore?. -

Beve un sorso d'acqua. 

- Ahm. Questo paese. Ho appena realizzato che il mio ideale 'lontana da casa sarai felice' è pura realtà. -

Farfuglio.

-Tutto passa. Non è quello che mi ripeti sempre?. -

Dovrei stare più attenta a quello che dico. 

-Peccato che non si possano cancellare i ricordi. -

Prima che possa dire qualcos'altro la precedo. 

-Intendiamoci, non che mi facciano effetto, il passato è passato. Non ho tempo per annegare in cose successe, devo vivere il presente. -

La verità è che sei scappata. 

Ecco cosa mi meriterei di sentire. 

-Sull'ultima parte hai ragione. -

Ammette fissandomi. 

-Cosa vuoi che dica?. -

-Perché non inizi dal fatto che ti hanno licenziata. -

Resto in silenzio osservando l'acqua nel mio bicchiere. 

Tanti anni passati a contatto con me e nessuno capisce quanto odi parlare di quello che mi succede. 

-Non sapevo facessi sedete di psicoterapia. -

Inizio a ridere mentre lei cerca di restare seria. 

Non riesco a deviare il discorso. 

-Bhe. Se proprio vuoi saperlo. -

Affermo distorcendo le labbra. 

-Il mio ex capo mi ha incoraggiata ad iniziare una 'carriera' individuale. -

-E?. -

Ah!. 

-Ed è quello che farò, non appena sarò sicura delle mie intenzioni. -

Mi guarda con aria fiacca. 

-Che c'è?. Guarda che disegnare abiti non è come giocare al monopoli. -

-Isabella. -

-Si bionda?. -

Dico facendogli un sorriso da ebete. 

-Vaffanculo. -

Sospira avvicinandosi al frigo. 

-Eh. Cosa sono queste parole?. -

-Di che non hai abbastanza soldi, è più credibile. -

Ma è tanto difficile provare a mettersi nei miei panni?.

-In effetti questa è un'altra questione. Il denaro c'è ma no quanto basta per aprire un atelier. Non voglio chiedere nulla ai miei, tanto meno adesso,con quello che stanno affrontando. Oppure a Cri. -

-Che succede ai tuoi genitori?. -

-L'azienda è in bancarotta. -

Ribatto sospirando. 

-Com'è possibile?. La vostra azienda è avviata alla grande. -

Il suo tono sbalordito è lo stesso di quando ho scoperto la corrente novità. Nessuno in grado di dare un'esplicazione. 

Com'è possibile che un'azienda ben gestita si avvicino al baratro?. Eppure, è successo. 

-Lo so. Stiamo facendo il possibile per riabilitarla. -

Ammetto con fermezza. 

-Chissà. Forse potrei decidermi a tornare a lavorare lì, una volta che la situazione si sarà risanata. -

-E rinunciare all'atelier? -

Rido pensando a quante volte gli ho parlato di questa idea. 

-Bella domanda. Non so nemmeno io cosa voglio. -

Amo Parigi, e non dico di essermi trovata malissimo,ma ci sono state molte pecche nella mia permanenza. Vorrei magari passare un po' di tempo anche a Londra, prima di decidere dove straziarmi con un attività. Magari anche specializzarmi di più nella sartoria. 

-Ah. La tua testa è una campo di guerra dopo i bombardamenti. -

-C'è solo fumo. -

Annuisce. 

In effetti, credo sia rimasta poca materia grigia. 

Troppe notti sveglia a pensare. 

-Forza. Prendo io una decisione per te. -

La guardo confusa. 

-Mi farai da aiuto chef. Altrimenti stasera digiuneremo. -

Dice ridendo. 

A me non fa ridere. Ho già fame all'idea di cucinare. 

---

-Come siamo silenziose. -

Dice Cri smettendo di fischiettare e attirando la mia attenzione. 

-Lo sono quasi sempre. -

Puntualizzo sorridendogli. 

-Questo è vero. -

Ribatte tornado serio. 

-Solo. -

Prende una pausa. 

-Mi chiedevo se stavi pensando ancora alla questione di Ethan. -

-Ci stai pensando tu per chiedermelo. -

Controbatto subito. 

-Come sei intelligente scimmietta. -

Alzo gli occhi al cielo. 

Stupido. 

-Anzi se proprio vuoi saperlo, Io non l'ho mai preso in considerazione perché dovrei farlo ora... -

Dico con tono acido. 

-...perciò non diventare nevrotico. -

-Certo. -

Si acciglia a riflettere. 

-Aspetta. Nevrotico?. Come faccio a non esserlo. Questa volta c'è in ballo un'attività ed Ethan vorrebbe divertirsi. Dimmi "Miss tranquillità" se un giorno torneremo a lavorare per l'azienda, ti piacerebbe averlo alle nostre riunioni?. -

Per un attimo immagino la scena.

Lui con i suoi abiti eleganti esclusivamente di sartoria, seduto su una di quelle poltrone ad esporre le sue idee...probabilmente banali e stupide. 

Che orrore. 

-No. -

Sputo schietta. Mio fratello fa un sorriso soddisfatto come per dire "visto, è un problema".

-Ma non c'era un vecchio saggio che diceva: si devono tenere i dissapori personali al di fuori del lavoro. -

Imito la voce di Gandalf facendolo scoppiare a ridere. 

-Perché sei così?. -

Dice esasperato spegnendo il motore dell'auto per poi scendere da essa. 

Resto ad osservare invasa dai ricordi la piccola villetta. 

Cri mi apre la portiera con uno sguardo triste. 

-Lo so. Nemmeno per me è stato facile. -

Sospiro cercando di pensare esclusivamente al fatto che renderò felice il nonno. 

È questo che conta. 

Ci avviciniamo alla porta d'ingresso percuotendo la maniglia posta al centro dell'anta destra. 

Dopo una frazione di secondi un uomo anziano dalla statura robusta viene ad accoglierci. 

-Isabella!. -

Esclama sorpreso.

-Come hai fatto a portarla qui?. -

Chiede a Cristian facendo sentire la sua decadenza italiana. 

-Nonno. Buon compleanno. -

Rispondo abbracciandolo. 

-Non immagini come sia bello rivederti. È da tanto che non passavi dal tuo vecchio. -

Inizia a parlare italiano. 

Siamo tornati ai vecchi tempi quando da bambina cercava di insegnarmi a padroneggiare due lingue. 

-Sette anni. -

Sussurro sottovoce. 

Mi sposto facendo spazio a Cri ed accorgendomi che il vecchio Edoardo si è commosso. 

Proprio una bella sorpresa. 

-Buon compleanno. -

Dice Cri abbracciandolo. 

-Dov'è la tua balia?. -

Chiede subito preoccupato. 

-Giovanotto, avrò la memoria un po' fuori uso ma non ne ho bisogno 24 ore su 24. -

Dice con tono burbero. 

Ecco da chi ha preso papà. 

Inizio a ridere osservandoli. 

-Nonno. Lo sai che Cri è fuori uso con l'italiano. -

-Oh. Traduci per me allora. -

Mi sta sfidando. Non è, per il momento, a conoscenza del fatto che ho trascorso un po' di tempo in Italia. 

-Ha detto che hai bisogno più tu di una balia che lui. -

-Ben detto. -

Risponde seguendomi in una risata mentre Cri sospira. 

L'umorismo di mio fratello si arrugginisce ogni tanto. 

-Venite, vi offro qualcosa. Pensavo di aprire una bottiglia di champagne. -

-Mi sembra un'ottima idea ma non esagerare. -

Lo ammonisce mio fratello mentre io mi avvicino alla finestra in soggiorno. 

C'è ancora il davanzale dove disegnavo da bambina. 

Un po' mal ridotto ma resiste. 

-Coltivi ancora i girasoli?. -

Mia nonna adorava quei fiori, gli ricordavano il sole dell'Italia. Per questo il nonno decise di riservare quella parte di giardino interamente ai girasoli. Inoltre potevano accomodarsi sul davanzale e ricordare i momenti passati insieme da adolescenti nel loro paese d'origine.

-Si. -

Dice fiero. 

-Ti spiace se ne raccolgo uno?. -

Mi fa un cenno con la testa sorridendomi. 

Li raggiungo per uscire dalla porta anteriore in cucina. Prima però lascio un bacio sulla guancia a mio nonno. 

Nessuno si avvicina a questa parte eccetto lui. Insieme alla nonna si è preso cura di questo angolo sempre con dedizione e amore. Da quando lei non c'è più, è diventato il suo rifugio per parlargli. 

Mi poggio a terra per sentire il loro profumo. Quest'ultimo rievoca la sensazione di tristezza di quel giorno. 

Quanto mi manchi. 

-Ehy tu. -

Urla qualcuno alle mie spalle. Mi volto per alzarmi in piedi trovandomi un ragazzo biondo con due grandi occhi verdi, in salopette di jeans chiaro. 

-Che cosa stai facendo, questa è proprietà privata!. -

Dice con aria minacciosa. 

-Ma. Qui è di mio nonno. -

Ribatto confusa iniziando a ridere. 

-Oh. Mi dispiace. Ultimamente ci sono parecchi ragazzini che entrano per rubare dei fiori. Edoardo è molto geloso del suo giardino. -

Gli sorrido. 

-Si lo so. È la sua zona of-limits. -

Mi scappa una risata. 

-Esatto. -

Dice sorridendomi per poi guardarmi un attimo. 

-Che sciocco. Io sono Jake. Lavoro per nonno Edoardo. -

Gli stringo la mano.

-Isabella. -

Però niente male. 

Scuoto la testa. 

-Ti lascio lavorare. Prendo soltanto un girasole e vado. -

-Aspetta. -

Dice passandomi davanti. Si avvicina all'aiuola staccadone uno delicatamente. 

-Ecco. Per te. -

Gli sorrido imbarazzata. 

-Ti ringrazio Jake. -

Ribatto ritornando in cucina. 

Che dolce. 

-Ti piace la mia balia?. -

Chiede mio nonno punzecchiando mio fratello. 

-Nonno, per favore, non istigare l'essere, tremendamente, apprensivo di Cristian. -

Sbuffo.

-Sono pur sempre tuo fratello. E poi non sono affatto preoccupato, Jake è apposto. -

Oh porca miseria. Conosco i 'è apposto' di Cri. 

Spalanco la bocca. 

Ecco perché era così gentile e dolce. 

-Lui. È gay?. -

Mio nonno annuisce. 

-È così carino. -

-Colpo di fulmine sorella?. -

Ribatte schernendo. 

-Odioso. Sei odioso. -

Dico rivolgendo a Cri. 

-Sono felice di vedere che siete sempre gli stessi. -

In effetti. 

-Beh. Anche se qualcuno in questa stanza potrebbe essere meno orgoglioso. -

Adesso devo vendicarmi. 

-Isabella, sei arrivata tardi. So già tutto. -

Ribatte mio nonno iniziando a ridere. 

Chissà perché io sono sempre l'ultima a sapere le cose. 

Mi mordo il labbro evitando di dirlo. 

-Perché non restate qui stasera?. A questo vecchio non farebbe male un po' di compagnia. -

Cristian si distrae per rispondere al telefono lasciandoci da soli. 

-Non lo so, se Cristian ha degli impegni. -

Dico cercando di giustificarmi. 

Non vorrei restare. 

-Capisco. Non siete più dei bambini. -

La sua risposta con tono comprensivo mi rattrista. 

-Nonno. Io. Non ci riesco. -

Farfuglio guardandolo. 

-Avverto troppo la mancanza della nonna...mi dispiace. -

Non riesco ad evitare gli occhi lucidi. 

-Lo so. -

Dice abbracciandomi. 

-Anche io. -

Mi stringe cercando di tranquillizzarmi. 

-Pensa a cosa direbbe vedendoci così. 
"Poveri stupidi. Smettetela di 
piagnucolare". -

Inizio a ridere non appena imita la sua voce. 

-Attento. Lei ti guarda. Potrebbe vendicarsi. -

-Che succede?. Non posso lasciarvi un attimo che scappa la lacrima. -

Scherza mio fratello interrompendo il nostro discorso. 

-Niente. Gli ho detto che mi andava di restare e si è commosso. Credo si sia anche offerto di dare un occhiata alla tua Audi scadente. -

-Oh. -

Cri monosillabo.

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Capitolo 7
*** Al di là della soglia. ***


Tra la veglia e il sonno avverto qualcosa che mi pizzica l'orecchio. 

Do un colpo forte ipotizzando che una zanzare o qualsiasi animale vivente stia disturbando il mio sogno. 

Avverto,oltre al dolore del mio schiaffo, una risatina. 

-Chi c'è?. -

Chiedo voltandomi dall'altra parte del letto. 

-L'uomo nero. -

Risponde l'essere deficiente che è in lui. 

-Cri. Che diamine vuoi?. -

Sbraito. 

-Sono le cinque e mezza. Alzati. -

-Ma vaffanculo. È l'alba. -

Dico ritornando di nuovo nella mia posizione intenta a riaddormentarmi. 

-Hai insistito per restare qui. Alle sette ho un impegno e non vorrei che la mia sorellina dovesse tornare in città su un pony dell'ippodromo più avanti. -

Faccio un verso di disapprovazione. 

L'umorismo di Cri è pessimo. 

È vero allora: c'è chi nasce bello e chi simpatico. 

-Non farmi accedere la luce. Isabella. -

NO. La luce!. Sa quanto odio che venga accesa mentre sono mezza stordita. 

-Perché non sono figlia unica?. -

Chiedo disperata mettendomi seduta sul letto senza mollare il cuscino. 

-Bene. Adesso che sei lucida. Potresti, gentilmente, dirmi dove sono i miei cazzo di vestiti?. -

Dove li ho messi?. 

Non ne ho la più pallida idea. Ripercorro per un attimo l'intera serata. 

-Se non erro, dopo averli lavati, li ho appesi al condizionatore nella camera degli 
ospiti. -

-Grazie. -

Dice più rilassato. 

-Ah buongiorno. -

Che carino. Avrei voglia di soffocarlo. 

Immagino così che il cuscino sia lui, essendo sicura che nel buio non possa vedermi. 

Ops. 

Sento un clic dopo di che la luce mi acceca. 

-Infame. Me la pagherai. -

Lo minaccio coprendomi gli occhi. 

-Ti do mezz'ora. Sbrigati. Non fare la 
lumaca. -

Gli lancio il cuscino dietro alla schiena sentendo un piccolo "rammollita, non mi hai fatto nulla".

-Rammollito sei tu, Titef. -

Dico alzandomi per buttarlo fuori dalla stanza e chiudere la porta. 

Santa pazienza. Sono capitata in una famiglia di malati mentali. 

Sbuffo prendendo il jeans chiaro e la camicetta crema dalla poltrona infilandomi in bagno. 

Devo sbrigarmi a fare la doccia. Magari, mentre la faccio potrei lavarmi i denti. Così per avvantaggiarmi. 

Rido prendendo il telefono per mettere un po' di musica. Opto per l'album Roulotte dei Blue. 

Intonando una strofa e l'altra, mi ritrovo Cri bussare con molta calma alla porta. 

Merda. 

Per poco non mi finisce il pennello del mascara nell'occhio. 

-Ho quasi finito. Entra. -

Annuncio mentre riordino tutto per riporlo nella borsa, tralasciando i miei stivaletti neri con le borchie. 

-Disse colei che ha i capelli come la criniera di un leone. -

Crede davvero di essere divertente. 

Non è colpa mia se sono indisposta e i miei capelli divento gonfi. Sono penosi però non ricordatemelo. 

Sbuffo. 

-Sta zitto. Devo prendere la fedora dalla valigia. -

-La che?. -

Chiede confuso mentre tolgo il rossetto in eccesso. 

Giusto per dare un tono di rosa più calcato alle labbra. 

-È un cappello Cri. -

Dico prendendo le mie cose per uscire dalla camera. 

-Qui l'esperta di moda sei tu, non io. -

-Infatti. Fai l'avvocato che ti si addice. -

Controbatto malevole ma sorridendogli. 

-Vedo che siete già carichi. -

Si intromette mio nonno seduto sul divano con il suo giornale. 

-Il lavoro chiama. -

Gli risponde mio fratello seguito da una mia smorfia. 

-Non vi tratterò. Tornate pure a trovarmi quando volete. Questa casa è sempre aperta per voi. -

Lo abbraccio forte. 

-Grazie di tutto. È stato 'terapeutico' parlare con te. -

Mi lascia un bacio su una guancia annuendo. 

-Visto. Anche io ci so fare, non solo tu vecchia rompipalle. -

Ammette soddisfatto alzando lo sguardo verso l'alto. 

Sempre il solito. 

-Ciao nonno. -

Dice Cri abbracciandolo. 

Anche mio fratello sa essere tenero. 

Dopo i saluti ci avviamo verso il viale per raggiungere l'auto. 

-Non dici niente. Dalla serie 'si prudente alla guida'. Bla bla. -

Chiedo a mio nonno fermo sulla porta. 

-Cristian guida piano. È di te che non mi fido. -

Pff. Che faccia tosta. 

-Si vede che non sei stato un bravo maestro. -

Ribadisco ironizzando. 

-Ah. Questo è un colpo basso. -

Rido salutandolo con la mano prima di salire in macchina. 

-Bene. In questo lasso di tempo, dove ci dirigeremo verso la tua dimora, io voglio dormire. -

Preciso subito mentre lui si concentra sulla manovra. 

-Fai pure. Hai un sedile a disposizione. Oppure vuoi sdraiati dietro?. -

Dietro. La valigia. 

-A proposito. Non ho preso il cappello. -

-Non pensarci nemmeno, non ho nessuna intenzione di fermarmi. Chi vuoi ti veda questa criniera se dormiranno tutti. -

Controbatte subito. 

Com'è rassicurante mio fratello. 

-Ti ho già detto che sei odioso?. -

-Circa una settantina di volte da quando hai iniziato a parlare. -

Qualche battuta carina,quando vuole, gli riesce. 

Proprio un uomo da sposare. 

-Mi sento soddisfatta allora. -

---

Passo il tempo in auto tra un veloce sguardo su Twitter e l'ascoltare musica. 

E pensare che volevo oziare.

Di certo l'indice della mia mano destra si è addormentato. A fuori di cambiare sempre frequenza, nella speranza che la radio ti offra una canzone piacevole anzi di tua conoscenza. 

Sono le sette meno venti quando mio fratello entra in un garage di un palazzo. 

Saranno circa otto piani, wo. 

-Queste sono le chiavi dell'appartamento. -

Dice frettoloso dandomi un mazzo fra le mani. 

-Quinto piano. Terza porta sulla sinistra. -

-Vabbene. -

Scendiamo dall'auto per prendere la mia valigia.

-Devo scappare. Continua per questa strada, sempre diritto c'è una porta. Sali la prima rampa di scale e prendi l'ascensore. -

-Ho capito. Vattene prima che ti venga qualcosa. -

Rido osservando la sua faccia dopo di che si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia. 

Mi allontano cercando la 'famigerata' porta che dovrebbe condurmi in quest'enorme edificio. 

Chissà come sarà l'appartamento. Muoio dalla curiosità. 

Riesco ad intravedere l'entrata. Io passo con facilità ma la valigia resta saldamente infissa. 

Avrei dovuto acquistare la misura media e magari infilare il resto dei vestiti nella valigia a mano. 

Tiro forte provocando un rumore sordo. 

I primi danni. 

Salgo le scale prendendo l'ascensore,abbastanza spazioso, rivestito in acciaio. 

Quinto. 

Le porte si aprono lasciando spazio ad un lungo ma stretto corridoio in marmo luminoso, composto da svariate forme geometriche: cerchi, rombi, quadrati che vanno dal marrone pastello al bordeaux. 

Non ci sono molte finestre. A parte una in fondo. 

Spero che l'appartamento ne abbia. 

Arrivo fuori alla porta notando che Cristian possiede una targhetta sopra al campanello. 

'Avvocato Cristian Ferreira.' 

Quindi questo è anche il suo studio. Sono ufficialmente ancora più curiosa. 

Prendo il mazzo di chiavi osservandolo. 

Qui c'è ne sono tre. Ha dimenticato un piccolo particolare. Informarmi quale apriva la porta. 

Pazienza. 

Prova la prima, senza ottenere risultati. Scelgo così quella media che per poco non resta bloccata nella serratura. 

Non può essere la terza è troppo piccola. 

Tento, anche se era prevedibile il finale.

Fantastico. 

Prendo il telefono inoltrando la chiamata. 

-Pronto. -

Dice seccato. 

Oggi non è una bellissima giornata per lui. 

-Hai sbagliato chiavi. -

Chiarisco subito. 

-Come parli?. -

-La tua stessa lingua. Mi hai dato le chiavi sbagliate. Nessuna delle tre apre la porta. -

-Cazzo. Devo averti dato quelle del garage. -

Ecco cosa succede quando Cri è nervoso. Non smette di aggiungere 'cazzo' alle sue frasi. 

-E adesso?. -

Chiedo sistemandomi dei ciuffi di capelli. 

-Non posso tornare indietro. Senti io me la sbrigo entro un oretta. Non puoi fare qualcos'altro?. -

L'ha detto sul serio. 

-Cosa cazzo dovrei fare alle sette meno venti del mattino in palazzo di sconosciuti?. Sentiamo. Bussare ad ogni singola porta e dire 'Salve! Sono Isabella Ferreira. Esatto la sorella dell'avvocato. Piacere di fare la sua conoscenza. Non è che le andrebbe di scambiare quattro chiacchiere mentre mio fratello termina le sue incombenze?. -

Il mio tono passa dallo sbalordito a quello acido. 

Sta rendendo nervosa anche me. 

-Com'era il mio sponsor?. -

Chiedo con fare ironico cercando di alleggerire la situazione. 

-Ah. Non puoi andare dalla tua amica?. -

-No. -

Dico categorica. 

-Ma ci sei andata a dormire l'altra notte. -

-Credevo vivesse da sola. E poi suo padre è appena tornato, non posso andare lì di prima mattina. -

Sospira. 

-Chiama un taxi e raggiungimi a quel bar, ti aspetto. -

Mi stacca la chiamata in faccia esasperato. 

Resto a bocca aperta. 

Come diavolo fa Scott ad avere tutto questo potere su mio fratello?. 

E io dovrei andare lì?. Preferisco stare qui seduta sulla valigia ad aspettare. 

No. Che cosa sto dicendo?. 

So gestire Cristian nevrotico. 

Perché sto parlando da sola come una demente?. 

Chiamo il taxi pensando a cosa dovrei fare con la valigia. 

Meglio lasciarla qui. Non la trascinerò di nuovo. 

Se dovessero rubarla, ho un motivo per rifarmi l'armadio. 

Prendo il cappello,dato che in queste condizioni non posso uscire, prima di tornare ad usufruire dell'ascensore per poi aspettare più di dieci minuti il taxi. 

A quest'ora sarà già arrivato.

Perché adesso mi pongo il problema se Scott sarà presente o no?. 

Scuoto la testa uscendo dall'edificio per raggiungere l'auto. 

-Mi porti sulla trentaseiesima al Blue 
Eden. -

-Si Miss. -

Quella è stata l'ultima volta che ho sentito la sua voce prima che calesse il silenzio. 

Come se mi dispiacesse. 

Non sono dell'umore adatto per essere 'socievole'. 

A pro di cosa?. 

Mi perdo, come sempre,nella marea di pensieri che assalgono la mia mente. Oltre tutto su svariati argomenti. 

-Siamo arrivati. -

Di già?. E mio fratello era agitato per quindici minuti di auto?. 

-Mi aspetti qui, ci vorrà un attimo. -

Scendo fissando il locale. 

Non troverò le chiavi per terra o sotto al portaombrelli. Devo entrare. 

Perfetto. 

Mi avvicino alla porta superando la soglia dell'ingresso. 

Scorgo le varie teste accuratamente. Tiro un sospiro di sollievo senza accorgermene. 

Insomma. Era prevenuta di scontrarlo. Meglio così. 

Faccio un segno a mio fratello distratto da alcune carte. 

Annuisce reggendo le chiavi. 

-Grazie. Ti ho portato anche la testa. -

-Spiritosa. Può succedere. -

Spesso a me. Un'imprevisto del genere da parte tua è impensabile. 

-Ci vediamo dopo. -

Dice allontanandosi. 

Bene. Non mi resta che uscire in più in fretta possibile da qui. 

Tiro la porta, la quale non si smuove di un centimetro. 

Perché non si apre?. 

Riprovo ottenendo lo stesso risultato. 

Ma cosa?. 

Niente. 

Aspetta. 

Che Cretina!. Devo spingere. 

Non appena la sollecito si apre in modo violento facendomi barcollare in avanti. 

-Va tutto bene?. -

Questa voce è inequivocabile!. 

Porca miseria. No. 

Alzo lo sguardo evitando di guardare i suoi occhi. 

-Miss Ferreira. -

Se prima era preoccupato perché stava per scaraventarmi a terra, dato che manco una porta so aprire, adesso è 'esterrefatto'. 

Lo sono quanto lei mi creda. 

Purtroppo il destino è avverso nei miei confronti. 

-Oh. Si certo. -

Rispondo sorridendogli. 

Sto facendo la faccia da ebete. 

-Cosa ci fa qui?. -

Oh. Qualcuno muore di curiosità, non la facevo così invadente. 

Mi mordo il labbro. 

-Ho raggiunto mio fratello per recuperare le chiavi del suo appartamento. -

Mi sto agitando. 

Gli ho dato una spiegazione abbastanza accurata. Magari posso informarlo anche della valigia incastrata in quella porta. 

-Cristian. -

Ma dai?. Abbiamo lo stesso cognome. Che genio. 

-Si. Lui è dentro che l'aspetta. -

Ribatto continuando a sorridere. 

Non riesco a non guardarlo. I suoi lineamenti sono così belli. 

-Vuole unirsi a noi?. -

Per carità. 

Mi mordo il labbro più forte di prima. 

Accidenti!. Ero quasi sulla soglia di risponderlo in quel modo. 

-No. Stia tranquillo. Non voglio essere d'intralcio. -

Lo metto a tacere prima che posso replicare. 

-Lei è molto cortese, la ringrazio, ma devo proprio scappare. Buona colazione. -

Dico dandomela a gambe dopo che lui mi ha ringraziato a sua volta. 

Quell'uomo fa adoperare i miei neuroni in una maniera assurda. 

Con quel suo fare austero. Non riesco a concepire il modo in cui dovrei comportarmi o il linguaggio da adoperare. 

Mette a dura prova il mio modo di essere. 

Ah. E poi mi rende così stupida. Come se in 23 anni non mi sia mai capitato davanti agli occhi un bel uomo o un bel ragazzo. 

Quanti anni avrà?. 

Faccio un respiro profondo mentre il tassista mi osserva. 

-Miss, mi perdoni, dove la porto?. -

-All'indirizzo di prima. -

Farfuglio mentre cerco di eliminare Scott dalla mia testa. 

Sembrava tutto così semplice quando ho accettato di contrattare con lui. 

Grazie. Mi sono fatta ammaliare della sua bellezza. Vorrà dire che finirò con l'esaurire tutta la materia grigia.


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Capitolo 8
*** L'alleanza. ***


L'orologio segna le due e un quarto passate. Sono soltanto ai primi tre fogli di tutte queste scartoffie di papà. 

Mi chiedo quale sia il vero motivo per cui ho accettato di mediare. Non sono il tipo da 'faccia tosta' adatta a queste genere di cose anzi, io sono quella che resta in silenzio ad ascoltare. 

Sono sorpresa del mio stesso atteggiamento, non ho mai sfoderato così tanta determinazione. Non vorrei che fosse soltanto una variante per liberarmi dei sensi di colpa. In questi due anni sono stata lontana da quello che consideravo il mio peggior nemico: 'mia madre'. Ero stufa del suo essere apprensivo, esigente, altezzoso. Mi sentivo oppressa dal suo ego. Eppure, una volta tornata, non ho fatto altro che abbracciarla, parlarle...come se, con uno sguardo, tutti i diverbi avuti si fossero dissolti. Ho avvertito quel legame tra madre e figlia che,in 23 anni, era insistente. Forse, essendo stata lontana dalla mia famiglia e di conseguenza assumendomi determinate responsabilità, sono più matura da riuscire a vedere prospettive diverse. Avevo finalmente realizzato quello che per me era soltanto un ripensamento. Per la prima volta mi sentivo soddisfatta di me stessa, sebbene una parte continuava a penare. In cuor mio sapevo che mia madre non era contenta della strada che stavo intraprendendo, non avevo il suo appoggio. La sua unica preoccupazione era riflettere sul perché io non volessi portare avanti qualcosa che lei tanto ama e per cui ha tanto faticato, trascurando anche i suoi figli. Non posso nascondere che, probabilmente, una piccola parte di me abbia del rancore verso di lei però ho sempre ripetuto a me stessa: 

non esistono "scuole" dove puoi formarti per fare il "genitore". Si segue l'istinto. Mia madre ha sbagliato in tante cose, ma chi può rassicurami che un giorno sarò una madre migliore di lei?. Potrei fare gli stessi errori e non sopporterei vedere mia figlia provare astio verso di me. Non posso farle quello che non vorrei subire io. 

Sono decisa a mettermi in gioco. Per tanti motivi. Vorrei starle vicino con la speranza di ricominciare tutto e avere un normale rapporto madre-figlia senza mezze finzioni; aiutare tutte quelle persone che ogni giorno credono ancora in noi e svolgono il loro lavoro, nonostante il loro stipendio sia stato bloccato. Dopo tutto ho bisogno di chiarire le mie idee. Amo quell'azienda, l'atmosfera che si respira, l'odore dei minerali appena tagliati, il fremito collettivo nel vedere l'intera collezione completata. In contrapposizione, non posso nascondere il forte impulso di prendere una matita e liberare la mia creatività, ispirandomi al modo di essere del mio soggetto per dare vita ad un modello completamente astratto rinchiuso nella mia testa. 

Uno strano verso interrompe il mio momento di riflessione. 

Alzo lo sguardo notando mio fratello ,in piedi, all'estremità del divano. 

-Persa nel vuoto. -

Scherza mettendosi comodo al mio fianco. 

-Divertente. -

Mi focalizzo di nuovo sulle carte. Avevo perso di vista quello che stavo facendo. 

-C'è qualcosa che ti preoccupa?. -

Chiede incuriosito ma più che altro sorpreso. 

-È così strano che mi fermi a riflettere?. -

Replico infastidita. 

Non mi piace parlare di quello che mi passa per la testa. 

-No. Sei una strana bilancia che perde improvvisamente il suo equilibrio e diventa impulsiva. Quando, in realtà, riesci a stare sveglia tutta la notte immersa nei tuoi pensieri. -

Resto per una frazione di secondi in silenzio colpita dalla sue parole. 

-Grazie per l'analisi fratello. Sono commossa nel vedere che mi conosci. -

Ironizzo per deviare il discorso. 

-Poi sono io quello insensibile. Cerco di rendermi partecipe. -

Si da un tono esasperato grattandosi la fronte. 

-Appunto. Cerchi ma non è detto che io voglia. -

Dico scontrosa alzandomi di scatto per raggiungere il davanzale dove ho riposto il telefono. 

-Avevo dimenticato il tuo "lunaticismo". -

Quest'affermazione mi calma di colpo. Realizzo di essermi comportata troppo da "difficile"; voleva soltanto essere d'aiuto. 

-Okay. Stavo pensando al motivo per cui ho deciso di aiutare mamma e papà. -

-Oh. -

Emette quasi pentito di aver insistito. 

-Magari tu lo fai soltanto per sbaragliare Ethan. Tuttavia preferiresti startene fuori, dato che papà non ha apprezzata il tuo sostegno... -

Dico tutto d'un fiato. 

-Ma io...lo faccio per nostra madre. Questa situazione è come se ci avesse avvicinato. L'ho vista raggiante, sollevata, fiduciosa nell'avermi accanto a lei. Anche se sono state solo poche ore. Le persone non cambiano ma si rendendo conto dei propri sbagli. Ed è quello che,magari, è successo ai nostri genitori. Si sono trovati in questa circostanza così delicata comprendendo di aver bisogno dei loro figli. -

Cerco di non lasciarmi trasportare dall'emotività stringendo le mani l'una con l'altra. 

-La mamma era delusa quando te ne sei andata. Bramava che tu mi affiancassi nel cammino che ci avrebbe preparato alla completa gestione dell'attività. Era quello che si aspettavano tutti, compreso nostro padre e io. Credevo che il mio destino fosse quello. Invece, sono finito con l'affrontare la realtà tutta insieme. Quando te ne sei andata sono cambiate molte cose, eri come un sospiro di sollievo per tutti. Mi sono imbattuto in due persone che non riconoscevo come 'miei genitori'. Sempre nervose, fredde e distaccate. Mi sentivo d'intralcio, quando tutto quello che volevo era far tirar avanti l'attività. Com'è che dicesti?. Una realtà opprimente. Soltanto adesso ti capisco. Sono pentito di non averti appoggiato come avrei dovuto. -

Mi confessa rancoroso. 

-Però non nego di essere dispiaciuto, di aver abbandonato tutto. In particolare adesso che rischiamo la bancarotta, sarebbe una sconfitta enorme. -

Trova la forza di voltarmi e guardalo. La mia bocca si schiude in un sorriso genuino. 

Sono colpita e felice del modo in cui,entrambi, abbiamo esposto la nostra opinione. Non succedeva da tanto che io mi aprissi con lui. 

-Non mi aspettavo un discorso del genere. -

Annuisce sorridendo anche lui. 

-Abbiamo fatto passi avanti. Mi ricordo quando avevi 15 anni e mi scrivevi messaggi per sfogarti, nonostante fossimo due stanze distanti. -

Arrossisco iniziando a ridere. 

-Ero un adolescente. -

Si alza venendomi incontro. 

-Chiusa e determinata ad affrontare tutto da sola. Magari non hai perso quest'ultimo aspetto ma sei riuscita a scioglierti. Adesso, oltre ad ascoltarmi, sai anche parlarmi di 
te. -

Inizio a guardarmi intorno assottigliando lo sguardo, nella speranza di non fare la figura dell'emotiva. 

-Ti voglio bene, Miss lunatica. -

Mi stringe in un abbraccio dandomi il colpo di grazia. 

-Sei contento Titef?. Mi hai fatto commuovere. -

Dico asciugandomi alcune lacrime. 

È così dolce questo ragazzo. 

Ed è mio fratello. 

-Meglio che sia io a farti piangere. Altrimenti si ritroveranno con le ossa in mille pezzi. -

Il suo tono serio mi spaventa quasi. 

-Che Bad-Boy. -

Ironizzino facendolo scoppiare a ridere. 

-Sembriamo quei fratelli nelle telenovela. Oddio. Troppo sentimentali, scrollati. -

Dico cercando di sciogliere l'abbraccio ma non demorde. Così non mi resta che ricambiare. 

Mi godo questo momento sentendomi tremendamente bene. 

-Okay. Basta. Sul serio. -

Affermo ridendo. 

Wo. È stato un bellissimo momento di tenerezza ma è durato fin troppo. 

-Adesso mi toccherà dirti che voglio 
aiutarti. -

Replica pacato. 

Si è finalmente convinto!. 

-Credevo che avessi già deciso giorni fa. -

Mi fissa per una frazione di secondi sentendosi a disagio. 

Lo capisco dal suo sguardo ambiguo. 

-In effetti. -

Anticipa con un tono sospetto. 

-Ieri, a colazione, ho informato Scott che sarei ritornato a Portland per tre giorni. Sai lui mi aveva domando di te e così ho dovuto mentire, dicendo che eri qui per chiedermi di tornare. -

Resto ad osservarlo. 

Sono sorpresa. Insomma, non capisco il perché gli abbia mentito...avrebbe chiesto di me?. 

-Mm. -

Annuisco. 

-Sono confusa. -

Borbotto persa ancora nel 'mi aveva domanda di te.'

-Vorresti presentarti da Scott senza nemmeno una strategia?. E poi sono l'unico a conoscerlo quanto basta per avere le carte in regola. Mentire è stata una strategia per integrarmi con questa faccenda della mediazione. -

Infetti ha ragione. 

-Quindi abbiamo solo due giorni per elaborare un piano?. -

Chiedo cercando di fare il quadro della situazione. 

-Non proprio sorellina. È già tutto risolto. Dobbiamo soltanto agire. -

Ho la netta sensazione che insieme siamo fin troppo laboriosi.

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Capitolo 9
*** Il colloquio. ***


Osservo l'imponente edificio della Scott Publications. 
È una costruzione di sei piani (dotati ognuno di essi di tre enormi finestre con vetri cinereo), localizzata al centro della cittadina di Vancouver. 
Oltre a distinguersi organicamente dagli altri edifici, appare in ottime condizioni. 
Dev'essere stato ristrutturato recentemente. 
Mi distraggo guardando l'orologio, l'unico che indossa perché possiede quattro maglie in più, quindi scivola sul dorso senza stringere il polso della mano. 
Sospiro non appena vedo l'orario. 
Aspetto Cri da più di mezz'ora. 
Sono stanca. Non so come faccio a sorreggermi in piedi, sono stata tutta la notte sveglia. Ho rifinito 6 prototipi in 48 ore. Di solito abbiamo intere settimane per crearli, sono il primo passo prima dei bozzetti ufficiali. 
Respiro l'aria gelida che mi punge il viso, provocandomi un brivido. 
Devo ammetterlo, sono agitata. 
Prendo il cellulare non appena avverto la vibrazione. 
"Comincia a raggiungere Scott, arriverò fra una manciata di minuti."
Perfetto, questa mi mancava. 
Mi sistemo il cappotto stringendomi nelle spalle e facendo un profondo respiro. 
I capelli sono apposto. 
Bene. Che Dio me la mandi buona.
Varco la soglia dell'edificio alzando lentamente lo sguardo. 
Wo. Sono colpita, se non affascinata, dal vivace e creativo arredamento accostato ad una sublime organizzazione dello spazio. 
Una scrivania circolare,nel mezzo del vano, domina l'ingresso. 
In alto ad essa si ergere un enorme plasma con quello che potrebbe essere lo stemma dell'attività...purtroppo non riesco a focalizzarlo bene, è oscurato da una scritta: 
"Senza comunicazione lo spirito non sviluppa una vera natura umana, ma rimane ad uno stadio anormale e indefinito. 
Charles Horton Cooley." 
Sulle pareti laterali ci sono delle cornici, con bordi in oro, ritraenti: persone, titoli e ritagli di giornale,scenari di paesaggi all'aperto. 
Sembra di avvertire il passato di questa agenzia.
È davvero un posto affascinante. Chissà da quanto tempo esiste. 
Qualcuno si schiarisce la voce attirando la mia attenzione. 
Mi volto di scatto osservando una giovane ragazza in tailleur nero, spezzato da una camicia bianca. 
Classico abbigliamento da segreteria, niente di ostentato. Magari qualcosa si: delle scarpe col tacco,a punta, blu lucide. 
Il nero e il blu non si abbinano insieme. 
-Benvenuta alla Scott Publications inc. Come posso aiutarla?. -
Chiede cortese mostrandomi un bellissimo sorriso. 
-Sono Miss Ferreira ho un'appuntamento con Mr Scott, tra... -
Sto per guardare l'orologio ma lei alza una mano disorientandomi. 
-Certamente. Venga, le mostro gli 
ascensori. -
Mi incita dirigendosi verso la sua destra. 
Superiamo,quella che suppongo sia, la sua scrivania per poi percorrere un discreto corridoio, fino a destinazione. 
-Il 6º è il suo piano. -
Afferma sorridendomi. 
-La ringrazio. -
Ribatto entrando nell'ascensore. 
-Si figuri, dovere. -
Il massimo della professionalità. Rispecchiano molto il loro proprietario, in effetti. 
Non credevo di poter considerare Mr Scott sotto questo aspetto: Esigente. Verso i suoi dipendenti naturalmente. 
Ci sa fare. È un ottimo capo. 
Per questo potrei,quasi, comprende l'ostinazione di Cri per la chiusura di questo affare con Mr Adone. 
Sospiro sistemandomi per l'ennesima volta una ciocca di capelli prima di dirigermi sul piano. 
Un ragazzo dalla statura possente, con capelli castani e occhi azzurri,mi rivolge un sorriso. 
-Miss Ferreira giusto?. -
-Si. -
Dico sbalordita dalla sua corporatura. 
-E Mr Ferreira?. -
Chiede leggermente spaesato. 
Piccolo imprevisto. Non credo succedano in questa attività, dato che è tutto rigorosamente organizzato. 
-Oh...sarà qui a breve. -
-Perfetto,la faccio accomodare. Prego, mi segua. -
Accomodare?. Ma sono in anticipo, porca miseria. 
Cri non la passerà liscia per questo. 
Ho il morale a pezzi e non voglio rivedere quell'uomo senza la sua spalla forte. Dovrei conversare gentilmente con Scott, senza mostrarmi acre. 
Lo lascio allontanare di qualche centimetro, prima che si volti ad osservare la mia figura ferma immobile.
Faccio un sorriso nervoso avvicinandomi a lui, che nel frattempo si protende per bussare alla prima porta che c'è sul corridoio. 
-Mr Scott, è arrivata Miss Ferreira. -
Annuncia assumendo una strana espressione. 
Mi mancava l'assistente 'allusivo'. 
-Falla pure accomodare Josh. -
Sentire il suo tono calmo, inaspettatamente, riesce a tranquillizzarmi. 
Josh si scosta sorridendomi e mimando un "prego".
Ricambio il sorriso avanzando di qualche centimetro davanti a lui per varcare la soglia dell'ufficio. 
Mi imbatto nella splendida figura di quell'uomo, oggi in completo grigio. 
Il quale, essendo un colore cupo fa risaltare i suoi occhi azzurri limpidi. Noto il viso segnato da un filo di barba. 
Quanto può essere affascinante. 
-Buon pomeriggio Mr Scott. -
Dico in tono cortese avvicinandomi a lui per stringergli la mano. Lo steso profumo del primo incontro invade le mie narici. 
Potrebbe essere il 'The One' della Calvin Klein. 
-Anche a lei, Miss Ferreira. -
Replica invitandomi ad accomodarmi su una comoda poltrona di pelle nera. 
-Posso offrirle qualcosa?. -
Lo esamino per qualche secondo notando i suoi luccicanti gemelli.
-Dell'acqua andrà bene, la ringrazio. -
Annuisce raggiungendo un tavolino, alle mie spalle, collocato in un angolo della porta. 
Un accostamento di quadri, posizionati proprio sopra di esso, rievocano lo scenario del tramonto nella giungla.
È davvero bellissimo. I colori cromatici danno luce a quello che potrebbe sembrare un cantone morto. 
Nel complesso il suo ufficio è molto accogliente.
-Mio fratello ci raggiungerà a breve. -
Cerco di eliminare il silenzio imbarazzante, creatosi nel frangente in cui ho ammirato i suoi fantastici quadri. 
-Ne sono sicuro. Cristian è sempre puntuale, anzi mi sorprende il suo ritardo. -
Conferma tornando verso di me per porgermi il bicchiere d'acqua. 
Mi protendo in avanti per afferrarlo e la mia dita sfiorano il dorso della sua mano. 
Che pelle delicata. 
Suppongo di essere arrostita, dato che sento la temperatura del corpo alzarsi e il fiato mancare. 
Oddio, ci manca solo che mi lasci trasportare dalle percezioni. 
-Si, stupisce anche me. -
Ribatto prima di bere un sorso d'acqua. 
Perché mi si è seccata la gola all'improvviso?. 
Calma. 
Adagio il bicchiere sulla scrivania portando entrambi le mani alle ginocchia, stringendole l'una contro l'altra. 
Non sono mai stata disastrosa nel conversare ma...non ho la più pallida idea di cosa dire. 
Potrei chiedergli se vuole dare un'occhiata ai miei disegni. 
In fondo è per questo che sono qui. 
Mm, ottimo. 
-Vuole dare uno sguardo ai bozzetti, in questo frangente?. -
Chiedo osservando la sua espressione vaga. 
-Certo,sarà un ottimo impiego del tempo. -
Dice compiaciuto. 
Sorrido voltandomi per estrarre la mia cartella dei disegni dalla borsa, dietro alle mie spalle. 
Alzo lo sguardo soltanto nel momento in cui cedo i fogli nelle sue mani. 
-Le confesso che suo fratello ha fatto nascere in me un profondo interesse per le sue creazioni. -
Arrossisco alle sue parole. 
La sua voce calda è terribilmente gradevole. 
-Cristian tende molto spesso ad esaltare, fin troppo, le mie capacità. Adesso temo di deludere le sue aspettative. -
"Purtroppo mio fratello è un ciarlatano di avvocato."
Non ottengo risposta. 
È così preso nel contemplare le mie creazione. Potrebbe essere un'appassionato di disegno tecnico,spiegherebbe il suo interesse per i miei prototipi e per l'azienda. Ma credo gli interessi molto di più l'arte, ci sono molti quadri all'interno di questo edificio. 
-Complimenti. Ha davvero un ottima mano. -
Commenta alzando leggermente lo sguardo verso di me.
Sorrido nervosa. 
Odio questa situazione. 
-La ringrazio però... -
Preannuncio cercando le giuste parole. 
-Volevo dire qualcosa a riguardo. Questi disegni sono dei vecchi bozzetti che, opportunamente, preserviamo ed utilizziamo come fonte da cui prendere spunto. -
Affretto notando la sua espressione ambigua. 
-Perché sta esortando ciò?. -
Chiede sistemandosi sulla sedia e congiungendo le mani. 
-Vorrei che lei chiudesse quest'accordo soltanto perché confida nelle capacità di Jenna Ferreira. Sono lusingata di essere eminente per l'attività, ma vorrei fare chiarezza sul mio ruolo,in quanto posso essere definita 'precaria'. Fin quando sussisterò in America, coopererò al fine di generare nuove collezioni. Ciononostante mia madre ha portato avanti l'impresa, da sola, ancora prima che io venissi alla luce. -
Sostengo appagata e fiduciosa. 
Quello che sta passando mia madre è soltanto un momento effimero. 
-Bene. -
Ribatte assottigliando le labbra. 
-Credo che l'onestà, in questi casi, sia essenziale. Anche se potrebbe essere sintomatica per il proseguimento del nostro colloquio. -
Dico cercando di fargli capire il fine e la ragione del mio discorso. 
-Per niente. Lei ha... -
Qualcuno bussa alla porta interrompendo la sua replica, ed attirando il nostro interesse.
-Scusate l'interruzione, è arrivato Mr Ferreira. -

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Capitolo 10
*** Rivelazioni. ***


'In questo capitolo sono presenti degli ****: indicano un flashback' 
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Il vapore che fluttua nella stanza, associato ad un'aria calda che quasi mi provoca le vertigini, crea un ambiente tremendamente rilassante. 
Mi appoggio al muro gelido della doccia emanando un respiro intenso. Porto le mani al collo facendo roteare la testa. 
Dayan. 
È così che si chiama...ha un bel nome. 
Dio, magari fosse soltanto quello. 
La sua voce è dannatamente carezzevole, appena appena roca. 
Nonostante riesca a mandarmi in estasi, potrei restare (ore) in silenzio ad ascoltarlo. La sensazione che mi provoca è appagante, piacevole. 
Chiudo gli occhi cercando di liberarmi da queste emozioni inspiegabili. 
Il suo sguardo dolce e limpido si fa strada nei miei pensieri facendomi sobbalzare. 
Ho la sensazione che lui possa guardarmi mentre sono in questo stato. 
Che stupida. 
Sono una stupida!. 
Devo assolutamente togliermelo dalla testa, altrimenti finirò col farmi brutte illusioni. 
Lui non ha sguardi per me. Io sono una spettatrice immobile dei suoi movimenti. Siamo semplicemente 'conoscenti'. 
Esco dalla doccia, dopo aver sigillato il rubinetto, afferrando l'asciugamano. 
Sciolgo i capelli con lo scopo di pettinarli. 
Odorano ancora. 
Una volta terminato, mi dirigo nella mia stanza. 
Metto in modo goffo il deodorante e indosso una maxi t-shirt con un leggins nero. 
Mi sento così strana. 
Un misto tra sconforto e contentezza. 
Scuoto la testa andandomene in soggiorno. Accedo la tv in cerca di qualcosa di interessante da vedere. 
Non so nemmeno se aspettare Cri, in caso non avesse le chiavi. 
Sospiro accorgendomi che passano la mia serie-tv preferita: The Mentalist. 
Questa è una delle mie scene preferite.
'Sto cercando qualcuno di cui potermi fidare...qualcuno forte, qualcuno in pace con se stesso, qualcuno migliore di me, qualcuno che conosca il lato peggiore di me e mi sappia amare lo stesso...'
È incisa nella mia mente. Ricordo ogni singola parola. 
Qualcuno suona il campanello della porta attirando la mia attenzione. 
-Chi è?. -
Urlo in attesa di una risposta. 
-Sono Legh-Anne. -
Merda. 
Mi alzo di scatto raggiungendo l'ingresso. 
È incazzata. Lo avverto dal tono di voce.
Apro la porta trovandomela con le braccia congiunte al petto ed uno sguardo truce. 
-Tu hai dei seri problemi. Sono due giorni che non rispondi alle mie chiamate. -
Sbraita passandomi davanti. 
Con tutto quello che è successo, ho dimenticato di richiamarla o lasciarle un messaggio. 
Sono impossibile. 
-Mi dispiace. -
Gli dico con un filo di voce. Devo dire che, in questo momento, mi fa paura. 
-Oltre a delle scuse, mi devi anche delle spiegazioni. -
-Tu vuoi che sia sincera con te, no?. -
-Che domande fai?. -
Dice colpita da ciò che le ho appena chiesto. 
-Bene. Sono state due giornate di merda, dove ho cercato di tenermi occupata per non pensare. Ero di pessimo umore e non volevo rovinare la giornata a nessuno. -
Replico tutto d'un fiato portandomi le mani alla fronte. 
Sto peggio di stamattina. 
-Non ti ho mai visto così... -
Legh-Anne mi osserva con la bocca spalancata. 
Che carina. Si deve essere preoccupata, e vedendomi così non è, di certo, rassicurante. 
-Ci sono molti aggettivi che potrebbero descrivere il mio stato d'animo. -
Ironizzo cercando di tranquillizzarla. 
-Cos'è successo?. -
Sospiro,in risposta alla sua domanda, gettandomi sul divano. Nascondo gli occhi dietro alle mani. 
-Qualche sera fa, ho parlato con Cri e... -

**** 
-Il tuo entusiasmo mi fa paura. -
Ammetto ironizzando. 
Cri mi sorride prima di togliersi la giacca e recarsi in cucina. 
-Allora, vediamo se riesco ad intuire "questa strategia". -
Lui resta in silenzio per una frazione di secondi, come se stesse riflettendo su cosa dire. Nel momento in cui sta per controbattere copro la sua voce senza accorgermene. 
-Vorresti utilizzare i soldi del conto corrente di papà?. -
Più che una domanda la mia suona come affermazione. 
1Riusciamo ad eliminare l'opzione di far entrare un socio, oppure abbiamo bisogno, in ogni caso, di un apporto di capitale?. -
Noto la sua espressione mutarsi in un velo pallido non appena assimila i miei quesiti.
-... -
-Cri. Ti sei ingoiato la lingua?. -
L'idea di dargli una manata mi passa per l'anticamera del cervello. Sembra incosciente. 
-Cazzo. Non era di questo che volevo 
parlarti. -
Dice grattandosi la fronte. 
-Cosa mi stai nascondendo?. -
Qualcosa di sicuro. 
-Come ti sei ricordata del conto corrente usato come fondo per l'attività?. -
-Perché mi rispondi con un'altra 
domanda?. -
Oddio, che conversazione contorta. 
-Mi è balzato in mente quando stavo leggendo quelle scartoffie. Volevo dirtelo, però hai iniziato a spruzzare sicurezza da tutti i pori. Ho pensato che ci fossi 
arrivato. -
Spiego facendo le spallucce. 
Il suo restare a 'contemplare senza proferire parola' , inizia ad agitarmi. 
-Non abbiamo liquidità su quel conto. È al verde. -
Replica congiungendo le mani sul tavolo, assumendo uno sguardo perso. 
Ho quasi il timore di sapere 'perché'. Mi chiedo se dovrei mozzare la mia curiosità. 
Se lo facessi, mi angoscerei col farmi mille ipotesi. 
Non posso contenermi. Voglio sapere cosa c'è sotto. 
-Come mai? Ne avete già usufruito?. -
Gli chiedo sentendomi al suo fianco. 
-Papà li ha prestati a zio Tom. -
Forse mi sono allarmata per niente.
-E per quale motivo?. -
Sembra infastidito a parlare di questa faccenda. Credo che a lui non piaccia il fatto che papà abbia prestato quei soldi. 
-Non lo so. -
Afferma vago mentre si alza per servissi da bere. 
Non gli credo. 
-Okay, non insisterò. Nonostante sia certa che tu lo sappia. -
Racchiude il volta tra le mani. 
-Ti prego... -
-No Cri, non implorarmi. -
Ribatto scontrosa. 
Odio il fatto di non essere mai informata dei problemi che riguardano la nostra famiglia o l'attività. 
Un silenzio irritante si erge tra noi. 
Mi focalizzo su di lui con uno sguardo fulmineo...per scrutarlo meglio. 
L'agitazione è palese nei suoi occhi. Chissà cosa lo tormenta. 
Sono sul punto di dirgli: 'hai intenzione di startene muto facendo finta di niente?.' 
Per fortuna mi mordo la lingua, sembra essersi deciso a parlare. 
-Zio Derek ha perso una marea di soldi ad una partita di blackjack. -
Sgrano gli occhi restando con la bocca aperta a mezz'aria. 
È impossibile. 
Lui odia il gioco d'azzardo. 
-Da quanto papà mi ha raccontato, zio avrebbe anticipato, al bastardo contro cui ha perso, una certe somma di denaro. Una settimana dopo hanno iniziato a perseguitarlo perché volevano che restituisse il doppio della restante parte. Zio Derek deve ringraziare nostro padre se non è stato pestato. -
Avvolgo il viso tra le mani. 
Non è possibile. 
Mi rifiuto di pensare in questo momento, ho i brividi. L'immagine dello sguardo afflitto di papà si fa spazio nella mia mente. 
-Ha saldato lui il debito con le disponibilità del conto. -
Dico cercando lo sguardo, assente, di Cri. 
-Magari solo quello. È stato costretto a vendere la casa ad Aspen per racimolare tutta la cifra. -
Il disprezzo nel suo tono di voce, stronca la mia curiosità. 
Non nemmeno la forza di chiedergli a quanto ammontava il debito. 
Sono indignata, arrabbiata e confusa. Il mio cervello si rifiuta di sapere altro. 
-Ascolta. -
Dice Cri interrompendo i miei pensieri. 
-Nessuno sa di questa storia. Ne nostra zia, ne tantomeno nostra madre. Qualsiasi persona della famiglia ti venga in mente è all'oscuro di tutto. Papà manterrà la riservatezza soltanto per non far perdere a zio Derek il lavoro. Devi fare altrettanto. -
Che cosa?. Se nessuno lo sa...
-Tu come l'hai scoperto allora?. -
Gli chiedo nella speranza di fare un po' di chiarezza. 
-Mi occupo della contabilità, Bel. Sono stato io ad avvedermi del calo di vendite. Volevo estirpare il danno prima che arrivassimo a questo. Così ho proposto a papà di trasferire i soldi con un giroconto bancario,in modo da poter pagare i nostri fornitori e dipendenti. Quando ha iniziato a remarmi contro, abbiamo litigato e... -
In effetti ero meravigliata del fatto che avessero litigato per questioni aziendali. Hanno, più o meno, la stessa politica. 
Le incomprensioni non sono mai mancate,di solito trascorrevano modici periodi prima che entrambi mettessero una pietra sopra, però questa volta la situazione è abbastanza critica e far prevalere il proprio orgoglio non è la mossa migliore. 
-Non vi parlate da circa un mese. -
Dico frenando il suo discorso, soltanto perché conosco il resto della storia. 
Oppure no?. 
Dopo aver scoperto questo casino non so quale sia la verità. 
-È di questo che volevo parlarti. Papà mi ha chiamato ieri mattina. -

****

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Capitolo 11
*** Partenze in vista. ***


"A quanto pare, i così detti,fondi della Ferreira sono stati prosciugati per saldare un debito di Balck Jack, che spettavo a mio zio Derek ripagare."


Il silenzio che persiste, mi sorprende. 
Rivolgo lo sguardo verso Legh-Anne notando che è ancora in piedi. 
-Perché sei ferma lì?. -
Gli chiedo trattenendo una risata. 
Scuote la testa raggiungendomi sul divano. 
-Non capisco, tu sei molto "fatalistica", perché hai rimuginato su questa 
faccenda?. -
Sospiro appoggiando la testa sulla parte alta del divano. 
-In realtà, ho cercato di non pensarci. Sono sicura che questa storia si sia riversata sulla Ferreira. -
-Tuo padre non poteva prevedere il calo di vendite. -
Replica confusa. 
-Non sto puntando il dito contro mio padre, almeno, non per il gesto nei confronti di mio zio. -
Spero soltanto che non si sia immischiato nella vita di zio Derek, ma,semplicemente, quest'ultimo gli abbia chiesto aiuto. 
-All'inizio era solo una congettura. Ho supposto che mio padre, per via di questa situazione contorta, si fosse assentato spesso in azienda e di conseguenza i rapporti con mia madre si sono 
complicati. -
Forse lei lo ha messo ai margini dell'attività oppure ha scoperto ciò che stava succedendo tra suo marito e suo fratello.
In ogni caso, hanno smesso di comunicare tra loro alterando il normale funzionamento della Ferreira. 
-Ipotizzare è il tuo forte. -
Sorrido alla sua affermazione. 
Ho la capacità di mettere tutto e tutti in discussione.
-Ma ho sentito un 'era', quindi, hai trovato la risposta che cercavi. -
Non so, se concepirla come una domanda o come un'affermazione. 
-Conoscendo i miei, e analizzando ciò che Scott ha menzionato al nostro colloquio, potrei averle trovate. -
Distolgo lo sguardo dal soffitto osservando Legh-Anne. 
Sapevo che avrebbe assunto quell'espressione compiaciuta. 
So a cosa sta pensando.
-Scott. -
Replica senza aggiungere altro, addirittura con un tono quasi divertito. 
Dimentico che è il suo argomento preferito (da quando ho parlato di lui quella volta a casa sua). 
-Cosa?. -
Gli chiedo sporgendomi in avanti sul divano. 
Ti piace. -
Sorrido scuotendo la testa.
-Ci hanno donato gli occhi per usufruirne. -
Mi capita di osservare alcuni uomini, magari li ammiro per la loro bellezza, ma pochi riescono a catturare la mia vera attenzione. 
-Sai dovresti smettere di sorridere in quel modo, contraddice tue affermazioni. -
Rido alzandomi per spegnere la tv.
-Quell'uomo ti entusiasma, ammettilo. -
-L'unico uomo che mi entusiasma, è mio padre quando cucina la carbonara. -
Ironizzo strappandole una risata.
-Stai deviando il discorso. -
Le strizzo l'occhio dirigendomi in cucina. 
Chissà perché ogni mio discorso viene 'deviato' verso Scott. 
-Ammettiamo che sia attratta da lui. -
Preannuncio, mentre mi verso un bicchiere d'acqua. 
-Cosa cambierebbe? Lui mantiene alto il suo profilo professionale. -
La mia affermazione, magicamente, attira la sua attenzione. 
-Ti ha guardata durante il colloquio?. -
-Questo che c'entra. -
Replico ridendo.
Si alza dal divano (fermandosi nel corridoio che separa il soggiorno dalla cucina) piazzandosi di fronte a me. 
-Se si controlla con le parole, devi capire se è interessato a te osservando i suoi atteggiamenti, le sue mosse. -
Trattengo una risata mordendomi il labbro. 
-Sai che leggere 50 sfumature non ti ha fatto bene?. -
-Smettila. -
Replica cercando di restare seria.
-Stai ostentando il tuo umorismo. È palese che ti piace. -
È incredibile di quanto si entusiasmi, come se io e Scott ci frequentassimo. 
-È palese che debba trovarti un fidanzato. Sei troppo sdolcinata, e questo influenza psicologicamente sulla mia vita. -
Mi osserva. 
Questa volta lo fa per una frazioni di secondi. 
-Sai Bel, hai tutte le carte in regola per conquistare un uomo. -
Sorrido affettuosamente. 
È bello sentire quanto credi in me e come mi incoraggi. 
-Io non voglio conquistarlo. -
Dico mentre ripongo il bicchiere sporco. 
-Ma,infondo, desideri che lui sia interessato a te. -
Resto in silenzio ad osservare l'acciaio lucido del lavandino. 
Il suo tono è serio, e lo sta per diventare anche il nostro discorso. 
Vorrei poter smentire quello che ha appena detto. 
Mi sono illusa così tante volte. Mi ritrovavo col cercare una risposta alla mia unica domanda: perché continuo a farmi del male,credendo nell'amore?.
Posso affermare che questo è l'unico errore che commento continuamente. 
Credo sia colpa del ottimismo. 
-È vero. -
Dico scuotendo la testa. 
-È un uomo attraente e sarei patetica a non ammettere che mi manderebbe su di giri sapere che è interessato a me. -
Ironizzo con un tono, al quanto, scontroso. 
-Ma non importa se succederà o meno. Io ho la mia vita, il mio lavoro, la mia famiglia e i miei amici. Non ho bisogno di una persona che mi stia accanto. Forse sarò anche incoerente, perché a volte mi piango addosso per non avere un ragazzo, per non aver mai,davvero, provato l'ebrezza dell'amore ma non posso farci niente. Il mio destino è già scritto. Non smarrirò la speranza di conoscere la persona giusta per me, ma sono consapevole che potrebbe non accadere. -
-So che la troverai. -
Dice appoggiando una mano sul mio braccio.
È in quel momento che mi accorgo della sua vicinanza. 
-Vorrei soltanto che tu non soffrisi. -
-La vita non è fatta solo di momenti particolarmente felici. -
Replico alzando le spalle.
C'è un attimo di silenzio che solleva il mio umore. 
-Ho contorto e rubato una tua frase. -
Faccio una smorfia rivolgendo lo sguardo verso di lei.
Sorride e sembra tranquillizzarsi. 
-Mi suonava familiare. -
Dice ironica. 
A proposito di famiglia, stavo dimenticando un particolare. 
-C'è una cosa su cui devi aggiornarti. -
Da un argomento dolente ad un altro. 
- Sarebbe?. -
Mi chiede incuriosita. 
-Lunedì torno a Portland. -
-Di già?. -
Sembra al quanto sorpresa. 
-Devo, se non risolveremo i problemi 'familiari', non credo l'attività sarà in grado di rialzarsi. -
Dovrei,anche, ricordare ai miei che non vanno mischiati gli affari con le proprie emozioni. 
La frase dell'anno. 
-Adesso hanno te. -
Lo dice per compiacermi. 
-Non nutrire il mio ego. -
Ironizzo, sorpresa di quanti complimenti mi abbia fatto. 
La osservo mentre si lascia scappare una risata e,in quel momento,un senso di tristezza mi invade.
Ultimamente non facciamo che parlare di me. Mi sento in colpa, non mi sono minimamente interessata a lei. 
-Appena tutta questa storia sarà finita, passeremo del tempo insieme. -
Le prometto sorridendole.
Mi mancano terribilmente i vecchi tempi. 
-Guarda che ci conto. -
Io mantengo le promesse. 
A meno che non me ne dimentichi completamente. 
-Anzi. -
Dice attirando la mia attenzione. 
-Promettimi soltanto che ci sarai per l'inaugurazione del mio ristorante. -
Cerca di trattenere l'entusiasmo eppure i suoi occhi dicono tutto. 
-Stai scherzando. Non vedo l'ora di provare i tuoi patti gratis. -
Mi abbandono ad una risata, ma non una semplice risata. 
Lascio che tutte le cose dette, quelle che avrei voluto dire, mi cedano un attimo di sollievo. 

Tutto ciò a cui voglio pensare adesso è: con cosa tornerà sul mercato la Ferreira?.

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