Open your heart to me.

di Em_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Il primo giorno ***
Capitolo 3: *** Novità ***
Capitolo 4: *** Il cuore ***
Capitolo 5: *** Amicizie ***
Capitolo 6: *** Segui l'istinto ***
Capitolo 7: *** L'incidente - parte uno ***
Capitolo 8: *** L'incidente - parte due ***
Capitolo 9: *** Piccole verità ***
Capitolo 10: *** Passato e futuro ***
Capitolo 11: *** Lasciarsi andare ***
Capitolo 12: *** La cena ***
Capitolo 13: *** E adesso che faccio? ***
Capitolo 14: *** Quella notte ***
Capitolo 15: *** Paura ***
Capitolo 16: *** Complicità ***
Capitolo 17: *** La mattinata perfetta ***
Capitolo 18: *** Problemi ***
Capitolo 19: *** Relazioni ***
Capitolo 20: *** Forse serviva tutto questo ***
Capitolo 21: *** Sorprese ***
Capitolo 22: *** È il nostro momento ***
Capitolo 23: *** Ed ora comincia la nostra vita ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo

 

Domani sarà il mio primo giorno di lavoro, mi sono appena laureata in medicina e naturalmente farò il mio internato nell’ospedale di mio padre. Di certo avrei preferito andarmene e lavorare a Boston o New York ma papà ha insistito e come al solito non sono riuscita a dirgli di no. Lui è il primario, un chirurgo generale di grande successo ed io? Una semplice specializzanda del primo anno che nessuno conoscerebbe se non fosse per la notorietà di mio padre. Anche mio fratello Jeremy ha scelto medicina, è al suo secondo anno di college ed è sicuramente più portato della sottoscritta. Stasera ci sarà una specie di ricevimento così da poter conoscere i miei futuri colleghi, non oso immaginare le reazioni dei presenti quando verranno a sapere che sono la figlia del capo. Naturalmente proveranno tutti ad essermi amici per entrare nelle grazie di Grayson Gilbert. 

Sono ormai le sette e mezza così decido di iniziare a prepararmi, ho scelto un vestito semplice, è blu con le spalline ed ha una cintura bianca alla vita, ovviamente mia madre mi ha costretta ad indossare i tacchi, “devi fare bella figura, Elena. Non puoi andarci con le scarpe da ginnastica!” mi aveva raccomandato stamattina. Come trucco opto per un filo di matita e mascara con aggiunta di un lucida labbra rosa chiaro, non ho mai amato truccarmi troppo. Stranamente sono pronta in orario e sento mio padre che mi chiama.

«Elena! E’ ora di andare!»

Scendo dalle scale stando attenta a non inciampare sul tacco dodici che indosso e lo raggiungo. Papà è elegante come sempre, il classico giacca e cravatta che non passa mai di moda. Mi saluta con un bacio sulla guancia e ci dirigiamo alla macchina.

 

La sala è colma di gente, non mi sarei mai aspettata di vedere così tante persone questa sera. Non sono tutti specializzandi del primo anno, ne sono certa perché vedo gente di tutte le età. Mi avvicino al tavolo del buffet, muoio di fame. Cerco di afferrare un tramezzino quando mi scontro con la mano di un uomo.

«Oh, mi scusi.» mi affretto a dire.

«Elena? Sei tu?» mi chiede.

«Oh mio dio! Stefan! Che ci fai qui?» lo guardo spalancando gli occhi.

«Lavoro qui! Inizio domani, non dirmi che ci sei anche tu! Ero convinto andassi a Boston!»

«E invece ci sono anche io! Diciamo che sono stata quasi costretta a restare…» confesso.

«Sono secoli che non ci vediamo ed ora siamo colleghi, non ci credo!» mi dice entusiasta.

«Sono contenta che tu sia qui, Stef!» lo abbraccio.

Stefan Salvatore è sempre stato il mio migliore amico, ci conosciamo da quando eravamo bambini ed avevamo frequentato le scuole insieme fino all’ultimo anno di liceo. Io, poi, sono andata a studiare a Boston mentre lui è rimasto qui in Virginia, ma non abbiamo mai smesso di sentirci e ci vedevamo sempre a Natale, in primavera e in estate. Sono davvero felice di iniziare un nuovo capitolo della mia vita insieme a lui. La serata scorre tranquilla, Stefan ed io chiacchieriamo del più e del meno, mi racconta ancora una volta, credo sia la ventesima, di quando lui e il suo compagno di stanza al college hanno allagato l’aula del professore di chimica. Poco dopo sentiamo mio padre gesticolare con il microfono, “in tutti questi anni non ha ancora imparato come si accende” penso.

«Okay, ci sono, scusate. Do il benvenuto a tutti i nuovi specializzandi di quest’anno, spero abbiate avuto modo di conoscere i vostri colleghi e vi auguro una buona permanenza nell’ospedale. Ci vedremo tutti quanti domani mattina.» conclude.

Il solito discorso preparato dalla sua assistente che rifila tutti gli anni a questo ricevimento, mio padre è uno di poche parole e non ama stare al centro dell’attenzione al contrario di mia madre Miranda.

Esco dall’ospedale insieme a Stefan quando sento urlare da una donna il suo nome. 

«Stefan! Stefan!» 

Ci giriamo entrambi, non posso crederci.

«Caroline, Bonnie!» grido.

Corro ad abbracciare le mie amiche ancora incredula, sono davvero loro?

«Elena! Lavorerai anche tu qui?» domanda la bionda.

«Eh, già. Mi avete beccata.» 

«Sapevamo che avremmo trovato Stefan, ma non pensavamo ci saresti stata anche tu!» conclude la mora.

«Nemmeno io avrei mai immaginato di trovarvi qui, sono così felice.» le abbraccio nuovamente.

Avremmo trascorso i prossimi cinque anni insieme come colleghi, sembra surreale solo a pensarci. Ci fermiamo a parlare per un po’ mentre vediamo un’orda di medici lasciare la sala del ricevimento, si è fatto tardi e decidiamo tutti di rientrare. Mi avvio verso l’auto di mio padre, ma noto che Stefan non si muove.

«Ehi, Stefan? Terra chiama Stefan!» gli dico ridacchiando.

Lui sposta lo sguardo più in là e non mi guarda. «Damon.» dice freddo.

«Ciao fratellino.» risponde sarcastico l’uomo.

Aspetta, cosa? Quel Damon? Il fratello che se n’è andato quando avevamo dieci anni? Che cavolo ci fa qui? Non si fa vedere da sedici anni ed ora si presenta nel nostro luogo di lavoro? 


Angolo autrice
Okay, sono pazza. Non chiedetemi come mi sia venuta in mente una cosa del genere perchè non lo so neanch'io ahahah! 
Questo è solo il prologo e spero vi abbia incuriosito un po', ho già pronto il primo capitolo e se la storia dovesse piacere continuerò a portarla avanti mooolto volentieri! Che dire? Credo abbiate capito che è Elena a raccontare no? Al ricevimento con suo stupore ritrova Stefan, Bonnie e Caroline perchè all'inizio pensava di andare a lavorare fuori da Mystic Falls, ma il buon vecchio papà l'ha convinta a restare.
La parte finale sembra leggermente quella del primo episodio di TVD, lo so ahah.
Ho finito con le introduzioni, spero apprezziate e fatemi assolutamente sapere che ne pensate perchè così ho almeno idea se continuare a scrivere o meno, ok? :')

Ringrazio in anticipo chinque leggerà questa mia pazzia e ovviamente aspetto le vostre recensioni!

Un bacio e (spero) a presto,
Anna

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Capitolo 2
*** Il primo giorno ***


1. Il primo giorno

 

Mi giro di scatto verso l’uomo che deve essere Damon Salvatore, è alto, vestito elegantissimo, ed anche nel buio della notte riesco a scorgere i suoi occhi di ghiaccio. Ho un vago ricordo di lui di quando ero bambina, non è poi cambiato molto, ha solo qualche ruga vicino agli occhi e i capelli più lunghi.

«Ah, Elena! Sei cresciuta!» mi dice sarcastico.

Stefan si avvicina e mi afferra piano un fianco «Lasciala in pace.» ringhia.

«Calma, Stef. Non ho fatto niente.» risponde, sempre con un tono da presa in giro.

Decido di svignarmela e lasciarli soli, non mi voglio assolutamente immischiare nei loro affari e oltretutto Damon mi mette in agitazione, ha sempre avuto questo strano effetto su di me.

 

La sveglia trilla alle sei e un quarto, troppo presto per i miei gusti, mi giro a spegnerla e mi sollevo piano dal letto. Sbadigliando sposto le tende dalla finestra in modo da lasciar entrare quella poca luce che c’è e mi dirigo subito in cucina. Sono sola, i miei dormono ancora “beati loro” sospiro, mi preparo un cappuccino veloce con due fette di pane e burro d’arachidi. Ritorno di sopra facendo meno rumore possibile e mi infilo maglietta corta e jeans grigi, decido di non truccarmi, sono troppo stanca per farlo e finirei per mettermi la matita sulle guance invece che sugli occhi. 

Entro nello spogliatoio degli specializzandi del primo anno, lo conoscevo già ovviamente, ci ero stata un sacco di volte quando accompagnavo papà al lavoro. Con piacere vedo che Bonnie, Stefan e Caroline sono arrivati e corro a salutarli.

«Ehi ragazzi!» li saluto con la mano.

«Elena! Buon primo giorno!» mi dice super entusiasta la mia amica bionda.

Ci mettiamo il camice, afferriamo lo stetoscopio e aspettiamo che un superiore venga a prenderci per darci istruzioni. Stranamente mi sento a mio agio, sono cresciuta in questo ospedale, è vero, ma è la prima volta che ci metto piede da medico. Finalmente arriva qualcuno a chiamarci, è un chirurgo nuovo, non l’ho mai visto, è alto con un filo di barba e occhi verdi, da come si atteggia è sicuramente un neurochirurgo.

«Forza ragazzini, muovetevi. Inizia il giro tra due minuti.» tutti ci alziamo e lo seguiamo «Io sono il dottor Klaus Mikaelson, sono il nuovo primario di neurochirurgia.» 

Arriviamo davanti ad altri tre medici, una è mia madre. «Io sono la dottoressa Miranda Gilbert chirurgo pediatrico.» si presenta.

L’altro lo conosco «Alaric Saltzman, chirurgo d’urgenza.» si presenta.

«Elijah Mikaelson, chirurgo generale.» probabilmente era parente dell’altro dottor Mikaelson.

«Abbiamo anche un nuovo chirurgo di cardio, arriverà nel pomeriggio.» spiega mia madre «Ora vi assegneremo agli specializzandi più anziani e inizierete il vostro giro. Buona giornata.»

Stefan, Caroline, Bonnie ed io finiamo con lo stesso responsabile, un certo dottor Nox, uno specializzando del quarto anno. Ci assegna un paziente ricoverato nel reparto di chirurgia generale, ci lascia da soli con lui dicendo solo di fare la diagnosi e poi chiamarlo. Restiamo un po’ sorpresi dal suo comportamento ma non ci facciamo abbattere.

«Sono la dottoressa Forbes, che cosa non va?» chiede Caroline gentilmente.

«Ho dei forti dolori alla pancia che si estendono fino al fianco, sono iniziati stamattina…» spiega l’uomo.

«Bene, le daremo qualcosa per il dolore e lascerò che la dottoressa Gilbert la visiti.» 

Io? «Ehm, sì certo.» Inizio a visitare il signore mentre Stefan e Bonnie scrivono tutto ciò che gli riferisco.

«Appendicite!» grida Bonnie, forse leggermente troppo contenta.

«Oh mio dio, devo essere operato?» domanda lui scioccato.

«Non si preoccupi, è una procedura relativamente semplice.» lo rassicuro fulminando Bonnie con lo sguardo.

Usciamo dalla stanza tutti e quattro felici di aver portato a termine la nostra prima visita, dovevamo cercare Nox per informarlo, ma non rispondeva al cerca persone di nessuno di noi, “ottimo, ci mancava solo un responsabile idiota” penso sbuffando. Ce ne andiamo in caffetteria ad aspettare una qualche sorta di risposta dal nostro superiore, noto che Stefan è assente, è perso nei suoi pensieri e inevitabilmente il mio subconscio va alla sera precedente. Aveva appena rivisto suo fratello dopo un sacco di anni, non so che cosa si siano detti, ma qualcosa sotto deve esserci di sicuro. Freno la voglia che ho di chiedergli cosa sia successo dopo che me ne sono andata, non è il caso di distrarlo ancora di più visto che è il nostro primo giorno e che abbiamo a che fare con vite umane.

Dopo circa un’ora vediamo Nox ricomparire magicamente, sembra arrabbiato anche se non ne capisco il motivo. «Quanto siete idioti da uno a dieci? Lo sapete che l’appendice di quell’uomo si è perforata e lo dobbiamo operare d’urgenza?!» ci urla.

«Veramente noi l’abbiamo chiamata per più di mezz’ora.» interviene Caroline infastidita.

«Tu, biondina, sei fuori. Dottoressa capelli corti vieni con me.» dice a Bonnie.

Lei lo segue senza battere ciglio mentre noi rimaniamo lì impalati a cercare di decifrare il comportamento bizzarro del nostro responsabile. Sapevo che ci saremmo spesso presi la colpa per cose che non avevamo commesso ma non credevo in questa maniera. Prendo Caroline e Stefan per mano e li trascino nella galleria della sala operatoria, non c’è quasi nessuno, in fondo si tratta solo di un’appendicectomia, non è un intervento chissà che esaltante. 

«Ragazze! Ma è Bonnie!» dice Stefan indicando uno dei medici intorno al tavolo.

«E’ vero! E quello non è tuo padre, Elena?» chiede Caroline senza distogliere lo sguardo.

«Sì, è lui. Strano che non operi Nox…» faccio notare.

«Si sarà preso una strigliata dal primario!» afferma la mia amica ridendo.

Per fortuna l’intervento si conclude per il meglio, papà è straordinario con il bisturi anche se si tratta di un intervento banale come questo, spero di aver ereditato anche solo la metà del suo talento.

 

La giornata scorre tranquilla, Nox ci ha di nuovo mollati per andare dio solo sa dove. Siamo in pronto soccorso e ci destreggiamo tra fasciature e punti di sutura, cose semplici che sappiamo fare ormai alla perfezione. Sono impegnata a cucire il polso di una ragazzina quando sento il dottor Saltzman che ci chiama, chiedo gentilmente ad un’infermiera di finire per me e raggiungo i miei colleghi.

«Dottore, abbiamo fatto qualcosa di sbagliato?» domando curiosa.

«No, è arrivato il nuovo cardiochirurgo.» mi risponde.

Usciamo appena dal pronto soccorso e ciò che vedo mi sembra irreale, no davvero non può essere.

«Salve, matricole. Sono il dottor Damon Salvatore, cardiochirurgo.» dice con aria divertita.

Punto lo sguardo su Stefan, sta fissando il pavimento e non sembra sorpreso della sua presenza qui, probabilmente ne avevano già parlato ieri.

«Stef, ma quello è tuo fratello?» chiede Caroline sottovoce.

Lui annuisce e mi guarda disperato. Tutto ciò non porterà a nulla di buono, ne sono certa.

 

Angolo autrice
Ciao!
Allora, ecco qui il primo capitolo.
E’ il primo giorno di lavoro per i nostri quattro specializzandi e si ritrovano un superiore un po’ cretino (Nox). Vi starà antipatico dall’inizio alla fine questo è poco ma sicuro ahahah! La nostra Bonnie viene scelta per partecipare all’intervento del paziente che avevano in cura e ad operare è Grayson, visto che Nox era sparito nel nulla. La giornata si conclude in un modo che nessuno di loro si aspettava: Damon Salvatore è il nuovo cardiochirurgo. Da qui partirà tutta la storia.
Vi do un consiglio: fate sempre attenzione ai dettagli, non fatevi sfuggire nulla perché sono tutti indizi ;)
 
Volevo ringraziare chi ha aggiunto la fan fiction tra le seguite e soprattutto le due ragazze che mi hanno recensito invogliandomi a continuare! Quindi grazie di cuore!
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto! Aspetto i vostri commenti con ansia :)
 
Un abbraccio e al prossimo capitolo!
Anna

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Capitolo 3
*** Novità ***


2. Novità

 

Ritorniamo velocemente tutti quanti a lavorare, personalmente sono ancora sconvolta dalla scena a cui ho assistito, Damon sarà il nostro capo ed io non posso far altro che imprecare mentalmente contro tutto e tutti. Non sono mai andata d’accordo con lui, forse per la differenza d’età, forse perché semplicemente non ci andavamo a genio a vicenda, è, o almeno era, l’opposto di Stefan: arrogante, snob e menefreghista. Se n’era andato di casa quando aveva circa diciotto anni e non era più tornato, nessuno sapeva perché avesse preso quella decisione, neanche suo fratello. E adesso ce lo troviamo qui e per giunta è un medico! Io che pensavo fosse in qualche locale malfamato a vendere droga… Ok, forse questo è esagerato però mai mi sarei aspettata che fosse un chirurgo.

E’ ora di cena quando finalmente il nostro primo giorno si conclude, mi levo il camice e lo piego per poi indossare i miei vestiti quotidiani. Vedo Stefan ancora sulle sue, se io la sto vivendo così non immagino lui. Mi avvicino silenziosamente e mi siedo in parte a lui.

«Tutto bene?» domando tranquilla.

«Insomma, potrebbe andar meglio, ecco.» mi risponde con aria rassegnata.

«Non avevo idea che tuo fratello fosse diventato medico!» affermo.

«Io sì, lo sapevo, ma non mi interessava, pensavo che non l’avrei mai più visto.»

«Mi spiace, Stef. Vedrai che ce la caveremo.» gli poggio una mano sulla spalla.

«Ehi piccioncini, vi va di venire da noi a festeggiare la fine del primo giorno?» ci chiede Bonnie.

«Ci sto, ho bisogno di affogare i miei dispiaceri nell’alcol.» risponde Stefan.

Lo guardo ridendo e ci avviamo tutti e quattro a casa di Caroline e Bonnie. Avevano preso una casetta non distante dall’ospedale, era carinissima, tre stanze da letto, un bagno, cucina, salotto e lavanderia. La mia amica bionda ci offre subito uno shot di vodka alla pesca che mandiamo giù all’uniscono, non sono mai stata una gran bevitrice, anzi in genere non mi piace bere, ma questa sera ci sta proprio dopo quello che abbiamo scoperto oggi pomeriggio. Stefan si fa riempire il bicchierino e lo stesso faccio io.

«Elena, Bonnie ed io ci chiedevamo se per caso stessi cercando casa, abbiamo una stanza in più e non sappiamo a chi affittarla…» 

«Oh dio, ci sto! Grazie!» dico a Caroline prima che possa concludere il discorso.

«Okay, vedo che sei entusiasta!» replica lei ridendo.

Mando giù un altro shot «Non ne posso più di vivere con i miei, due mesi sono bastati.» 

Non appena mi ero laureata ero tornata a vivere con i miei nell’attesa di trovare una casa mia, ma a ventisei anni non era proprio il massimo stare a casa con mamma e papà. Grazie al cielo Caroline e Bonnie mi hanno offerto un posto dove vivere e devo dire che mi piace molto, inoltre sto insieme a loro e ciò mi rende alquanto felice. Non dovrò preoccuparmi di svegliare qualcuno quando rientro perché loro avranno i miei stessi folli orari lavorativi.

«Come mai tuo fratello è qui?» sento Bonnie che parla con Stefan.

«Non lo so e la cosa non mi piace.» risponde pensieroso.

«Ed è pure il nostro capo!» aggiungo io, già lievemente brilla.

«Ci sarà da divertirsi, ragazzi.» conclude Caroline.

«O da piangere.» ribatto riempiendomi nuovamente il bicchiere.

Stefan mi toglie la bottiglia dalle mani sotto il mio sguardo di disapprovazione e se la tiene per sé, un po’ mi fa pena e mi dispiace per lui, non deve essere facile lavorare ogni giorno con un fratello con cui non parli da quand’eri piccolo. Lancio un’occhiata veloce all’orologio e rimango spiazzata, è mezzanotte passata.

«Amici, io me ne vado a casa o domani ucciderò qualcuno.» annuncio ridendo da sola.

«Elena, tu non vai da nessuna parte, sei quasi ubriaca.» Stefan mi ferma.

«Dai, Stef, mi sono fatta solo quattro shottini!» mi lamento.

«Ti accompagno a casa, andiamo.» si alza e raccoglie le chiavi della macchina dal tavolo «Buonanotte ragazze, ci si vede domani!»

Salutiamo le nostre amiche e lui mi fa accomodare sul sedile del passeggero, da brava ragazza mi allaccio subito la cintura e lo aspetto. Pochi minuti dopo siamo davanti a casa mia, le luci sono spente, sicuramente i miei genitori sono già a letto da un pezzo e spero non mi sentano rientrare.

«Beh, grazie del passaggio, notte Stefan!» lo abbraccio.

«Notte, Elena. Attenta a non inciampare.» mi raccomanda con un sorriso.

Faccio la finta offesa, poi annuisco e scendo dall’auto. Mi reco in camera mia senza fare il minimo rumore “vai Elena, hai un futuro come ladra!” penso sotto l’effetto dell’alcol. Mi butto a letto ancora vestita e mi addormento all’istante.

 

Mi sveglio di soprassalto sentendo la sveglia suonare ad un volume troppo alto per i miei gusti, mi volto e la spengo con un colpo forse troppo violento perché questa cade per terra facendo un gran fracasso. Mi trascino fuori dal letto, la raccolgo e scendo giù in cucina a prepararmi un caffè, ne ho un bisogno disperato visto che a malapena riesco a stare sveglia dopo quei quattro bicchieri di vodka. E’ un dato di fatto: l’alcol ed io non andiamo per niente d’accordo. Questa volta decido di truccarmi, ho delle occhiaie violacee che non sono un bello spettacolo, fortunatamente il mio fondotinta riesce a coprirle quasi del tutto.

Ci ritroviamo come sempre nel nostro spogliatoio e dopo esserci cambiati seguiamo Nox per essere assegnati ad un reparto. Spero di essere con uno dei dottori Mikaelson o con il dottor Saltzman.

«Allora, dottor capelli perfetti tu sei in traumatologia insieme a dottoressa capelli corti. Biondina, neurochirurgia. Figlia del primario, il dottor Salvatore ha richiesto te per questa settimana.» conclude acido come sempre e se ne va.

Guardo Stefan in preda al panico cercando una qualche sorta di spiegazione, lui alza le spalle non sapendo che cosa dirmi. Salgo al quarto piano e inizio a cercare Damon, o meglio, il dottor Salvatore. Lo trovo intento a parlare con un’infermiera, questa gli consegna una cartella clinica e lui inizia a sfogliarla, mi avvicino titubante non sapendo che cosa aspettarmi da lui.

«Dottor Salvatore…» lo chiamo.

Alza gli occhi dalla cartella e mi rivolge un sorrisetto «Elena, sei arrivata finalmente credevo di doverti venire a cercare. Seguimi abbiamo del lavoro da fare.»

Non me lo faccio ripetere due volte e gli vado dietro, entriamo nella stanza di un paziente, un ragazzo.

«Presenta il caso dottoressa.» mi dice fermamente.

«Ehm, sì, certo. Michael Johnson, ventisei anni, in lista per un trapianto di cuore da sei mesi.»

«Oggi è il gran giorno, Mike. La dottoressa Gilbert ti preparerà per l’intervento mentre aspetti il cuore.» spiega Damon al ragazzo.

«Almeno mi ha portato una bella dottoressa, potrei anche essere contento di essere  qui.» continua Michael.

Damon gli sorride mentre io arrossisco vistosamente, usciamo dalla stanza e prendo la cartella per annotarci tutte le informazioni prima dell’intervento. Sto per andarmene quando qualcuno mi blocca afferrandomi il braccio.

«Ehi, dove credi di andare? Intendevo prepara il paziente ora, poi andremo a prendere il cuore insieme.» afferma Damon alzando un sopracciglio.

«C… Cosa?» balbetto.

«Sì, Gilbert, andremo a prendere un cuore, io e te. Muoviti ora!» mi rimprovera.

Sono solo al secondo giorno e devo andare ad espiantare un cuore insieme al fratello cattivo del mio migliore amico. Perfetto.



Angolo autrice
Ciao a tutti! Sono iniziate le vacanze ieri ed io sono felicissima *-*
Venendo al capitolo: i nostri specializzandi scoprono che Damon sarà il loro capo ed Elena riflette su come sia diventato medico, ho voluto buttarla un po' sul ridere perchè non volevo essere troppo cattiva con il mio Damon adorato ahah! Dopo il lavoro vanno tutti e quattro a casa di Bonnie e Caroline e viene offerta ad Elena una stanza così che non debba più stare con i suoi, lei ovviamente accetta. La parte dove si (quasi) ubriaca mi sono divertita un sacco a scriverla ahahah ridevo da sola! Altro punto: chi richiede Damon al suo servizio per tutta la settimana? Naturalmente la povera Elena che è già disperata all'idea! Dovranno andare a recuperare un cuore insieme soli soletti ;) lascio fantasticare voi ahahah
Non sappiamo ancora perchè Damon sia tornato a Mystic Falls, ma lo scoprirete presto!

Ringrazio le fantastiche ragazze che mi hanno recensito, è bellissimo leggere le vostre parole di incoraggiamento e i complimenti, mi fate felicissima! Spero di sentirvi in tante anche con questo capitolo!

Ps. prendete con le pinze tutte le informazioni mediche, non sono un dottore quindi cerco di fare come posso ahah :)

Un bacio e alla prossima,
Anna

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Capitolo 4
*** Il cuore ***


3. Il cuore

 

Giro i tacchi e rientro nella stanza di Michael, lui mi sorride ed io prontamente ricambio, è un bel ragazzo moro con gli occhi grigi e un sorriso affascinante. Lo visito e annoto ogni cosa nella sua cartella, riesco ad avvertire il battito irregolare del suo cuore con lo stetoscopio, deve essere proprio messo male è stato fortunato ad averne trovato uno.

«Se non fossi così malconcio ti chiederei di uscire, dottoressa.» 

«Tra poco non lo sarai più, Michael. Il dottor Salvatore ti rimetterà a nuovo!» gli dico con un sorriso.

«Meglio per me allora…» continua lui con aria maliziosa.

«Stai flirtando con me?» gli domando ridendo.

«Può essere… E sono contento di essere venuto dall’Ohio a qua, ci sono un sacco di belle dottoresse.» confessa.

«Ah, sei dell’Ohio?» chiedo curiosa.

«Sì, sono arrivato l’altro ieri. Ho voluto che fosse il dottor Salvatore a farmi il trapianto, lui mi ha seguito fin dall’inizio ed è uno dei migliori.»

Quindi Damon viveva in Ohio prima di venire qui… «Oh, capisco!»

In quel momento avverto un colpo di tosse e mi volto di scatto. «Allora, se hai finito di amoreggiare con il tuo paziente ti informo che l’elicottero è pronto per andare.» mi riprende Damon.

«Sii gentile con lei, è carina!» mi difende il paziente.

«Ci proverò.» Damon gli fa l’occhiolino e mi porta fuori dalla stanza.

Senza proferire parola saliamo nell’elicottero, lui mi allaccia la cintura e mi fa indossare le cuffie, sono sola con lui e questo mi fa uno strano effetto. Mi sento a disagio perché lo conosco e allo stesso tempo no, senza farmi notare lo guardo e in quel momento mi sembra di essere ritornata quella bambina di dieci anni che ogni tanto lo ammirava di nascosto durante i pomeriggi che passava a giocare con Stefan. Lui sposta lo sguardo su di me ed io lo abbasso pregando che non abbia capito che lo stavo osservando, sento i suoi occhi di ghiaccio su di me e non so che fare, avverto il calore sulle mie guance, sicuramente sarò diventata rossa.

«Ne è passato di tempo, eh?» inizia lui.

«Già…» taglio corto.

«Tu e Stefan state bene?» mi chiede improvvisamente, quella domanda mi spiazza.

«S… Sì…» balbetto, quest’uomo mi mette in agitazione.

«Rilassati, Elena. Non mordo mica.» mi prende in giro.

«Perché te ne sei andato?» domando di getto.

«Tanti motivi che non starò ad elencarti.» risponde freddo.

«A Stefan mancavi…» continuo.

«Lo so, Elena.» mi dice distogliendo lo sguardo dal mio.

Non vado oltre, non sono affari miei e in più stiamo lavorando quindi decido di lasciar perdere anche se quel “lo so” mi ha lasciato dei forti dubbi. Se sapeva di mancare alla sua famiglia perché non si è più fatto vivo? Ci sono cose di Damon che non capirò veramente mai. Vengo strappata dai miei pensieri quando sento l’elicottero che si appresta ad atterrare, lui mi aiuta a scendere ed entriamo nell’ospedale di Las Vegas. Ad aspettarci c’è già l’equipe pronta per espiantare il cuore e darlo a noi, ancora incredula mi lavo ed entro in sala operatoria. Secondo giorno da specializzanda e mi capita un trapianto, dire che sono fortunata è riduttivo. Rimango indietro lasciando gli altri lavorare, Damon afferra il bisturi ma non tocca il paziente.

«Dottoressa Gilbert, hai intenzione di venire qui o devo portarti il paziente lì?» mi chiede sarcastico.

Tutti i presenti mi fissano ed io con la coda tra le gambe mi avvinco al tavolo. Lo osservo lavorare, spiega ogni passaggio con la massima precisione e cura ogni sutura che esegue. E’ un piacere guardarlo lavorare, qualcosa di magico, rimango letteralmente incantata dalle sue parole e dalle sue mani, sto sorridendo sotto la mascherina anche se nessuno può vedermi. Il cuore viene posto in un apposito contenitore con il ghiaccio e consegnato a me che lo prendo ed esco dalla sala ancora eccitata da ciò che ho visto.

Risaliamo nell’elicottero questa volta diretti a Mystic Falls, tengo il contenitore saldo tra le mani, lo farò arrivare sano e salvo per Michael.

«Finirai per romperlo se lo stringi così forte.» sento Damon ridacchiare.

«Io, ehm… Non è vero.» cerco di ribattere.

«Stavo scherzando, ti metto davvero così in soggezione?»

«Sì.» dico guardando fuori dal finestrino.

«Eppure quando eri piccola avevi sempre la battuta pronta.» “Che vuol dire?” mi domando.

«Non me lo ricordo…» gli rispondo distaccata.

«Va bene, va bene, ti lascio in pace.» afferma rassegnato.

Un po’ mi sento in colpa, in fondo a me non ha mai fatto nessun tipo di torto, ma essendo cresciuta con Stefan so quanto l’ha fatto soffrire ed in un certo senso è come se ci fossi passata anche io.

Arriviamo a Mystic Falls e ci precipitiamo nuovamente in sala operatoria, questa volta è Michael ad essere sul tavolo, prima che lo addormentino mi avvicino a lui e lo saluto.

«Ehi, sei pronto?» chiedo.

«Assolutamente, cercate solo di non uccidermi.» risponde ironico.

«Faremo del nostro meglio.» lo rassicuro.

L’anestesista lo addormenta e con la coda dell’occhio vedo arrivare Damon, è proprio a suo agio in sala operatoria ed è davvero un ottimo medico da quel poco che ho visto, sono onorata ad avere la possibilità di imparare da lui anche se come persona mi mette in agitazione. Afferra il bisturi ed inizia il suo spettacolo, tutto procede come da manuale, nessuna emorragia, nessun intoppo. Il nuovo cuore comincia a battere quasi subito, resto ammaliata da quel semplice movimento e i miei occhi sprizzano gioia da tutti i pori. Non ho toccato nulla, solo guardato, ma come secondo giorno è stato spettacolare. Accompagno il paziente nel reparto di terapia intensiva, lascio che le infermiere lo sistemino nella stanza e mi reco in mensa per mangiare qualcosa. E’ pomeriggio inoltrato e ho una fame da morire dopo aver assistito ad un espianto e ad un trapianto di cuore, prendo una fetta di torta al cioccolato e un succo alla pesca, il mio preferito. Mi siedo e mi gusto la mia merenda quando vedo arrivare Stefan sorridente.

«Ehi, straniera! Dov’eri finita?» mi domanda.

«Trapianto di cuore!» rispondo con la bocca piena di cibo.

«Che cosa?!» mi urla.

«Tuo fratello…» dico solamente.

«Che gran bastardo!» conclude scuotendo la testa.

Finisco di mangiare, saluto Stef e mi reco dal mio paziente a controllarlo. E’ sveglio, mi saluta con la mano ma non parla, sicuramente sarà ancora stordito per via dell’anestesia. Lo visito in velocità e sembra stare bene, i parametri vitali sono buoni ed ogni cosa è al suo posto. Sto per lasciare la stanza quando sento il bip del monitor, mi volto e vedo una linea piatta. “Merda, arresto cardiaco!” penso e corro da lui. Inizio il massaggio e due infermiere vengono in mio soccorso, mi aiutano ad usare le piastre, provo una, due, tre volte ma ancora niente non si riprende, continuo a premere sul suo petto nella speranza che il cuore riparta.

«Da quant’è così?» chiede Damon avvicinandosi.

«Venticinque minuti, dottore.» risponde una delle due infermiere.

«Dottoressa Gilbert, lascialo andare.» dichiara.

Cosa? No, non esiste, non lo lascio morire. Col cavolo!

«Dottoressa Gilbert!» alza la voce.

«No!» grido seccata.

«Elena, ha avuto un embolo. Non è colpa tua, ora smettila.» mi prende le mani e con forza mi trascina via. Resto immobile.

«Ora del decesso 19:42.» dice guardando l’orologio.

Esco dalla stanza correndo e mi rifugio sulle scale tra un piano e l’altro. Le lacrime iniziano a scendermi senza motivo, col lavoro che faccio dovrei essere abituata alla possibilità di perdere qualcuno eppure sono qui a piangere come una disperata. La porta delle scale si apre ed io mi asciugo rapidamente le guance.

«Stai bene?» è Damon, mi ha seguita.

«Sì…» dico singhiozzando.

Si siede in parte a me «A volte capita, tu sei stata brava e la sua morte non è di certo stata colpa tua.»

«Sono stata così brava che è morto.» replico sarcastica.

«Quante volte devo ripetertelo che non è per causa tua?»

Non gli rispondo e mi giro a guardarlo. Per un attimo ci fissiamo e quel suo sguardo riesce a calmarmi, non so come, non so perché, ma ci riesce. Inizio ad agitarmi subito dopo e decido di andarmene da lì senza dire niente. “Quanto sei stupida, Elena? Chissà che penserà adesso!” mi dico mentalmente.



Angolo autrice
Buonasera! Dopo essere sopravvissuta al pranzo pasquale vi pubblico il terzo capitolo!
Come potete notare è quasi completamente incentrato su Damon ed Elena! I due vanno a recuperare il cuore ed è lì che Damon tenta un approccio cercando di ricordare quando erano più piccoli, Elena si sente a disagio e risponde a monosillabi, ma non esita a fargli la fatidica domanda: perchè te ne sei andato di casa? Lui risponde che è stato per diversi motivi, ma non specifica. Al ritorno parlano nuovamente ma Damon capisce subito che la ragazza si sente in soggezione e lascia stare. Un altro punto è il povero paziente che, ahimè, nnon ce l'ha fatta. Elena si sente in colpa e si rifugia a piangere, ma il nostro bel dottore corre ad accertarsi che stia bene eheheheh ;) infatti c'è un intenso scambio di sguardi tra i due.
Che accadrà in futuro? Faranno amicizia o resteranno freddi l'uno con l'altra per via del passato?

Ringrazio le quattro ragazze che mi hanno recensito la scorsa volta, siete gentilissime e amo leggere ciò che scrivete, che sia un poema o due righe! Se avete domande o consigli ditemi pure, aspetto con ansia i vostri commenti, non vedo l'ora di sapere se il capitolo vi è piaciuto! Vi prego lasciatemi una recensione :')

Un bacio a tutti,
Anna

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Capitolo 5
*** Amicizie ***


4. Amicizie

 

La mattina seguente mi sveglio presto, non sono neanche le sei eppure non riesco ad addormentarmi, penso a Michael, a quant’era contento di poter finalmente tornare alla sua solita vita e invece com’è andata a finire? Con la sua morte. Aveva la mia età e questo lo rende ancora più triste, era un ragazzo nel fiore dei suoi anni. Decido di alzarmi e iniziare a preparare le valigie, questa mattina mi sarei trasferita nella mia nuova casa, ovvero quella di Bonnie e Caroline. Abbiamo il turno di notte, il primo, quindi mattina e pomeriggio liberi. Svuoto completamente l’armadio e il mio cassetto del bagno, ho preso tutto ciò che è mio e a malapena sono bastate tre valigie e un borsone. Scendo in cucina e mangio qualcosa quando sento mia madre arrivare.

«Buongiorno, Elena.» mi saluta.

«Ciao, mamma.»

«Ho sentito del tuo paziente di ieri, mi spiace…» dice sedendosi accanto a me a tavola.

«Già…» rispondo bevendo il caffè.

«Il dottor Salvatore ha detto che sei stata molto brava e reattiva nel cercare di aiutarlo, sono fiera di te, tesoro.» mi sorride.

«Avrei voluto salvarlo, mamma…»

«Lo so, ma non possiamo aiutare tutti purtroppo.» mi dice accarezzandomi piano la schiena.

Congedo mia madre e comincio a caricare le mie cose in auto, ci vogliono tre viaggi su e giù per le scale ma alla fine ce la faccio e parto diretta a casa. Bonnie mi apre e mi aiuta a sistemarmi nella mia stanza mentre Caroline finisce di farsi la doccia.

«Sono così contenta che tu sia qui!» mi abbraccia Bonnie eccitata.

«Anche io, credimi! Grazie dell’aiuto, non ce l’avrei fatta a rifare su e giù con le valigie!» dico ridendo.

«Figurati! Non erano poi così tante!» risponde lei ironicamente.

Finalmente vedo comparire anche Caroline ha i capelli avvolti nell’asciugamano e indossa ancora l’accappatoio ma nonostante ciò corre ad abbracciarmi felice di vedermi.

«Elena! Sei arrivata! Mi vesto e vi raggiungo di sotto!» annuncia dirigendosi di nuovo in bagno.

Bonnie ed io annuiamo con un sorriso e scendiamo in salotto in attesa di veder ricomparire la nostra amica bionda.

«A proposito, tu e Jeremy?» chiedo con nonchalance.

Lei arrossisce «Va tutto bene, ecco, sì insomma, stiamo bene anche se lo vedo poco.»

«Non aver paura a parlarne con me, Bon. Ormai sono quasi due anni che state insieme, lo sanno tutti!» dico prendendola un po’ in giro.

«E’ ancora strano per me, sei pur sempre sua sorella!» mi risponde a tono.

Lei e mio fratello si erano sempre piaciuti, ma nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo fino a quando si erano ritrovati nello stesso college circa un anno e mezzo fa. Sono sempre stata contenta per loro anche se all’inizio era imbarazzante sentire certi discorsi al telefono da parte di Bonnie sapendo che si riferiva al mio fratellino.

Caroline si fionda sul divano accomodandosi in parte a me «Allora, Elena, com’è andata con il dottor Occhi di Ghiaccio?»

«Scusa, chi?» domando confusa.

«Dai, il fratello di Stefan!» afferma rassegnata dalla mia poca intuizione.

«Ehm, bene… Più o meno… Lui è un grande chirurgo, ma il paziente l’abbiamo perso…» balbetto omettendo che subito dopo c’è stato uno scambio di sguardi alquanto strano.

«Oh, caspita, mi dispiace!» interviene Bonnie.

«Vi siete consolati a vicenda dopo?» ammicca Caroline.

«Caroline Forbes!» le urlo tirandole una gomitata. «Tu, piuttosto con il dottor Arrogante?»

«Io almeno ammetto che è un gran fico!» dice lanciandomi un’occhiataccia. Non che io avessi mai negato la bellezza di Damon comunque.

«Care, seriamente parlando, è il tuo capo, stai attenta.» commenta la mia amica mora.

«Bonnie, non ci sono mica andata a letto!» si lamenta. «Ma non mi dispiacerebbe…» conclude.

«Caroline!» diciamo in coro Bonnie ed io scoppiando in una grossa risata.

 

[…]

 

In ospedale è calato il silenzio, il personale si è dimezzato e fuori è completamente buio. Attendiamo Nox per farci spiegare a grandi linee quello che dovremmo fare, ma ovviamente non si fa vivo, nessuno sa dove sia, cosa stia facendo o con con chi sia. Se questo è lavorare allora potrei già saltare i primi tre anni di specializzazione.

Compare quaranta minuti dopo «Perché a me capitano sempre gli specializzandi più stupidi?!» 

Addirittura adesso è colpa nostra, cominciamo bene. Senza fiatare lo seguiamo e ci affida una ventina di post-operatori, poi ci lascia soli e se ne va via. Ci dividiamo i pazienti tra di noi e iniziamo il giro, mi sento abbastanza stanca visto che ho trascorso la notte praticamente in bianco e il pomeriggio a sistemare la camera, ma cerco lo stesso di prendermi cura di queste persone al meglio. Arrivata al terzo paziente la stanchezza inizia a farsi sentire sul serio, tanto che la bambina che sto medicando se ne accorge.

«Hai le occhiaie, sai?» dice senza peli sulla lingua.

«Lo so, tesoro, non ho dormito molto.» confesso alla bimba.

«Assomigli alla mia dottoressa, perché?» mi chiede fissandomi.

«La tua dottoressa è la mia mamma.» le sorrido.

«Forte! Spero diventerai brava come lei!» 

«Lo spero, piccola. Ora dormi, almeno tu che puoi.» le dico uscendo.

Finisco gli ultimi due pazienti che mi toccavano e mi sembra un miracolo esserne uscita viva, al pensiero di dover aggiornare tutte le cartelle mi viene male, questa volta per davvero. Inizio a vedere sfocato e so esattamente cosa mi sta succedendo, mi appoggio al muro e senza rendermene conto il buio mi avvolge.

Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanzetta per le analisi del sangue, sono sdraiata sul lettino con una flebo, di zuccheri presumo, attaccata al braccio.

«Bentornata tra noi.» dice una voce che a mio malgrado conosco bene.

«Sono svenuta?» domando con un sospiro.

«Sì, eri disidratata e dalle occhiaie scommetto che non dormivi da un po’.»

Mi sollevo leggermente e vedo Damon seduto di fronte a me con le gambe accavallate, lo osservo per un momento e appoggio nuovamente la testa sullo schienale. Sono così imbarazzata da non riuscire neanche a ragionare lucidamente, non voglio nemmeno sapere come sono arrivata qui.

Si avvicina a me e mi controlla la flebo «Ti senti meglio?»

«Sì, grazie.»

«Ti ho visto sul pavimento e mi sono spaventato…» mi confida.

Che cosa significa che si era spaventato? Da quando si preoccupava per me? «Mi dispiace… Ma sto bene.»

«Il primo turno di notte è duro, ti ci abituerai.»

«Perché fai tanto il gentile con me?» chiedo senza pensare.

«Scusami, Elena. La prossima volta ti lascerò svenuta sul pavimento dell’ospedale.» mi risponde acido. Me lo merito, alla fine aveva solo cercato di aiutarmi.

«Mi spiace. E’ solo che è strano parlare con te sapendo chi sei.» confesso gesticolando con le mani.

«Mettiamo una pietra sopra a quello che è successo in passato, per favore.»

«Non posso farlo, Damon. Tuo fratello è e sarà sempre il mio migliore amico.»

«Potremmo essere amici anche noi…» afferma semplicemente.

Dove voleva andare a finire con questo discorso? Decido di stare al gioco. «Dimmi perché te ne sei andato e potremmo essere amici.»

«Ancora questa storia? No, Elena, non ti dirò il motivo.» 

«Come mai non vuoi dirmelo?» continuo nella speranza di estrapolare da lui qualche informazione.

«Non è che non voglio… Non posso.» mi risponde con un tono di voce rassegnato. “Che ci nascondi, Damon?” rifletto mentalmente.

«Perché?» 

«Perché no, Elena. Ora torna a lavorare visto che stai bene.» mi dice staccandomi delicatamente l’ago dal braccio.

Annuisco e lo vedo uscire dalla stanza senza voltarsi. Tutto ciò che succede tra noi è strano, prima mi consola dopo la perdita di un paziente, poi si prende cura di me mentre sono svenuta, che cosa sta cercando di ottenere? Vuole essere mio amico, o almeno così ha detto lui. Mi chiedo cosa ci sia sotto e soprattutto perché non mi può dire il motivo per il quale se n’è andato. 



Angolo autrice
Ciao a tutti! Sono ancora scioccata dalla notizia di Nina, non so se avete saputo.. Ma vi ho pubblicato lo stesso il capitolo! :)
Elena si trasferisce da Caroline e Bonnie, quest'ultima sta con suo fratello da un paio di anni e ne parlano un po' mentre la bionda ammette che il caro Klaus è un gran fico come l'ha definito lei eheheh ;)
I ragazzi hanno il primo turno di notte che però per Elena non sembra andare troppo bene, è stanca e non dorme dal giorno precedente alla fine sviene e chi va a soccorrerla? Damon logicamente! C'è un piccolo dialogo tra i due ma è di estrema importanza, lui vuole essere suo amico ed Elena accetta ad una condizione: sapere perchè se n'è andato. Damon si rifiuta dicendole che non è che non vuole ma non può.

Cosa nasconde il dottor Salvatore? Cosa accadrà tra lui ed Elena? Riusciranno a mettere da parte il passato?

Come sempre vi chiedo di lasciarmi una recensione, vi prego mi fareste tanto contenta :') vi sta piacendo la storia finora? Siete curiose di sapere di Damon? Aspetto con ansia, spero siate in tante <3

Un bacio e ci vediamo al prossimo capitolo.
Anna

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Capitolo 6
*** Segui l'istinto ***


5. Segui l’istinto

 

Avevo passato tutta la settimana con Damon in cardiochirurgia e devo ammettere che non mi era dispiaciuto, con me è gentile e mi ha fatto appassionare ancora di più alla materia. Come insegnante è strepitoso, si vede quanto ama il suo lavoro e non posso non chiedermi da dove gli sia uscita questa innata passione per la medicina visto che da giovane non era uno che amava molto la scuola. Senza ombra di dubbio c’eravamo avvicinati nella settimana precedente, non è una cattiva persona di per sé credo solo ne abbia passate tante nella sua vita ma non lo ammetterà mai orgoglioso com’è. D’altro canto non capisco questa sua fissazione nei miei confronti, forse “fissazione” sa un po’ da stalker, ma si preoccupa un sacco per me e non ne capisco il motivo. Gli avevo concesso di essere mio amico a patto che andasse anche a parlare con Stefan, ovviamente non lo aveva ancora fatto. L’altro problema è proprio Stefan, lui non sa nulla, pensa che Damon sia semplicemente uno strutturato come gli altri e mi sento colpevole, è il mio migliore amico e gli sto nascondendo un sacco di cose. 

Mi giro e mi volto sul letto in cerca di una posizione più comoda ma nonostante ciò non riesco a dormire, ho iniziato a lavorare da una settimana e la mia vita è già incasinata. Devo parlare con Stefan e devo farlo ora, non posso più aspettare, è tardi, lo so, ma ho bisogno di chiarire una volta per tutte e non avere più segreti. Mi alzo lasciando le coperte mezze per terra e mi vesto con un paio di jeans e una felpa larga, senza farmi sentire da Bonnie e Caroline esco di casa e cammino fino al pensionato dei Salvatore. Andare a piedi da sola non è stata proprio un’ottima idea, ultimamente nella nostra città gira brutta gente, perlopiù sono ladri e drogati, ma non c’è comunque da fidarsi troppo. Accelero il passo non appena noto un gruppo di ragazzi che mi urlano di fermarmi con loro, mi sento seguita ma cerco di non darci troppo peso e proseguo. Riesco a scorgere la villa nella quale vive Stefan quando sento qualcosa, o meglio, qualcuno bloccarmi. Mi volto di scatto e provo a liberarmi senza successo.

«Ehi, bellezza, dove vai?» mi domanda l’uomo che mi tiene stretta per un braccio.

Il mio cuore batte sempre più forte tanto da farmi male, niente di tutto questo promette bene, sono stata un’incosciente ad uscire da sola di notte.

«Sto andando da un amico, mollami!» mi divincolo di nuovo ma finisco solo per farlo avvicinare di più a me. Puzza di fumo e alcol e dio solo sa cosa ha ingerito nelle ultime ore, riesco a sentire il suo respiro contro il mio collo e mi mette i brividi. Decido di restare ferma e aspettare, non riesco a scappare e tantomeno ad afferrare il cellulare.

Mi posa una mano sulla guancia, io rabbrividisco e tento di respingerlo, però così facendo aumenta solo la presa sul mio braccio che pian piano inizia ad indolenzirsi «Lo sai che sei proprio carina?» continua lui.

Mi si blocca letteralmente il respiro dopo quella frase, andrà a finire male, me lo sento e sarà anche colpa mia, me la sono proprio cercata.

«Levale subito le mani di dosso o giuro che te le faccio ingoiare!» dice una voce familiare.

L’uomo si scosta quasi subito e alza le mani in segno di resa, poi se ne va senza battere ciglio. Io resto lì impalata mentre cerco di regolare il mio respiro, mi tremano le gambe e sono ancora scossa ma sono salva, non è successo nulla e devo solo ringraziare lui.

«Elena, Elena stai bene?» mi chiede Damon mettendosi di fronte a me.

«S… Sì… Grazie…» 

«Sei impazzita ad uscire di notte da sola?» mi rimprovera.

«Io… Scusa… Devo parlare con Stefan…» balbetto provando a difendermi.

«E non potevi aspettare domani mattina?!» mi sgrida di nuovo.

«Damon, ho bisogno di parlare con lui, per favore…» gli dico con voce più ferma.

«D’accordo, come vuoi, andiamo.» mi invita.

«So arrivarci da sola, grazie.»

«Elena, sto da mio fratello, vado là anche io.»

Come? Lui e Stefan vivono insieme? E da quando? Allora non sono l’unica ad avere dei segreti, se così possiamo chiamarli. Qualche minuto dopo siamo davanti alla porta di casa, Damon estrae le chiavi e mi invita ad entrare, Stefan è seduto sul divano con una rivista medica tra le mani, “il solito secchione” penso sorridendo. Fingo un colpo di tosse per attirare la sua attenzione mentre Damon scompare di sopra lasciandoci soli.

«Elena? Che ci fai qui?» domanda aggrottando la fronte.

«Ho bisogno di parlarti, Stef.» rispondo sedendomi accanto a lui.

Lui lancia la rivista sul tavolino di fronte e si gira verso di me pronto ad ascoltarmi «Dimmi pure.»

«Sai che ho passato la settimana con tuo fratello in ospedale?» annuisce «Beh, lui mi ha chiesto di essere amici… Mi ha aiutata dopo aver perso il mio paziente e, insomma, ho accettato di essergli amica a patto che parlasse con te.»

Stefan mi osserva con un’espressione indecifrabile «Non devo niente a Damon, lui se n’è andato, mi ha lasciato da solo quando ero solo un bambino e sai quanto ci sono rimasto male, e oltretutto non credo siano affari tuoi, Elena.»

«Non arrabbiarti con me, ti prego. Sei il mio migliore amico, voglio solo che tu stia bene!»

«Ti farà soffrire, come ha già fatto con me. Meno ti affezioni meglio è questo è il mio consiglio, poi sei libera di agire come ti pare.»

«Stef, ascolta. So che non gli devi niente, e hai ragione, ma lui è qui e magari un motivo c’è!» provo a spiegare.

«Sì, è tornato perché tuo padre gli ha offerto un lavoro, tutto qua.»

Lo guardo dubbiosa «Io non credo.» dico solo.

«Questa è la verità. Non è tornato nemmeno quando nostro padre se n’è andato, di certo non è qui per una rimpatriata tra fratelli.» replica arrabbiato.

«Dico solo che magari ha avuto un buon motivo per andarsene… Non lo so, dovresti parlarne con lui…»

«Se ha qualcosa da dirmi sa dove trovarmi.» risponde freddo.

«Come vuoi, Stefan.» dico rassegnata. «Ora è meglio che vada, è tardi.»

«Non ti lascio di certo tornare da sola, vieni, ti accompagno in macchina.» mi risponde lui con un mezzo sorriso.

Mi lascia davanti casa, io scendo dall’auto e lo saluto con la mano.

«Elena, aspetta.» mi segue.

«Si?»

«Scusami, non avrei dovuto trattarti così. Parlerò con mio fratello, lo farò, e per quanto riguarda la vostra amicizia a me sta bene, in fondo a te non ha mai fatto nulla di male, magari gli farai bene. Solo sta attenta, okay?»

«Non preoccuparti per me, me la caverò.» gli sorrido e poi lo abbraccio forte.

Stefan mi lascia un bacio sulla fronte e mi da gentilmente la buonanotte, rientro in casa un po’ più leggera, non gli ho raccontato dell’uomo che mi aveva infastidita per strada altrimenti si sarebbe sentito inutilmente in colpa e ne ha già abbastanza a cui pensare per il momento.

 

[…]

 

Stefan si era nascosto da qualche parte, non riuscivo proprio a trovarlo, era bravo a nascondino di sicuro molto più di me. Lo chiamai un paio di volte dicendo che mi arrendevo ma non mi rispose così decisi di arrampicarmi su per il grosso albero dell’immenso giardino di casa sua, ero arrivata circa a metà e riuscivo a vedere molto bene da lassù, finalmente vidi Stefan, era nascosto dietro alla capanna degli attrezzi di suo padre. Feci per scendere ma inciampai su uno dei rami più piccoli e caddi di peso sulla caviglia, faceva malissimo tanto che scoppiai a piangere come una disperata.

«Elena! Che hai combinato?» mi domandò il fratello più grande di Stefan.

«Sono caduta, mi fa tanto male.» singhiozzai.

«Non preoccuparti, ti accompagno in casa e ti metto del ghiaccio.» mi sorrise lui.

Fece per prendermi in braccio ma io mi scansai «Cosa fai! Solo papà può prendermi in braccio!»

«Cerco solo di aiutarti!»

«Ho quattro anni ma non sono stupida!»

«Dove hai imparato queste brutte parole?» mi domandò divertito.

«L’hai detta tu!» risposi incrociando le braccia.

«Promettimi che non la insegnerai a Stefan, d’accordo?» mi chiese.

«E tu cosa mi dai in cambio?»

«Per essere una bambina sai già rispondere a tono, sai? Comunque c’è una fetta di torta al cioccolato che ha fatto mia mamma, ti va bene?»

«Sì!» risposi felice.

«Ora posso aiutarti?»

Annuii sapendo di averla avuta vinta con “uno dei grandi” così li chiamavo io.



Angolo autrice
Ciao! Vi pubblico il quinto capitolo finalmente :)
Il tutto parte con Elena che si fa mille domande su Damon, come sempre, con lui sta bene, si sente sempre più a suo agio, ma c'è un piccolo problema: Stefan. Lui non sa nulla e lei si sente in colpa visto che è il suo migliore amico così decide di andarci a parlare una volta per tutte. 
Per strada viene fermata da un uomo e se non fosse intervenuto il nostro Damon adorato chissà come sarebbe finita!
Stefan all'inizio è scontroso e dice ad Elena che suo fratello è tornato SOLO per il lavoro... Ma voi ci credete? 
Altro punto importante: il primo flashback ** Elena e Stefan avevano circa quattro anni e stavano giocando quando lei cade da un albero e si fa male. Damon cerca di soccorrerla ma lei non cede facilmente e dice di non essere stupida, la prima cosa che Damon gli dice è di non insegnare certe parole a suo fratello... Perchè? Lo dice solo perchè è un bambino o c'è qualcosa sotto?

Beh, come sempre fatemi sapere che ne pensate, non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni! :D

Un bacio e alla prossima!
Anna
 

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Capitolo 7
*** L'incidente - parte uno ***


6. L’incidente - parte uno

 

E’ di nuovo lunedì, un’altra settimana è alle porte ed io stranamente mi sento carica. Mi alzo e sveglio Bonnie e Caroline allegramente come se dovessimo andare in vacanza, loro mi maledicono in tutte le lingue del mondo ma non ci faccio caso, mi sono svegliata di ottimo umore e per me è una cosa molto rara. Per farmi perdonare di averle buttate giù dal letto preparo loro la colazione, me la cavo ai fornelli anche se in famiglia chi cucina meglio è sicuramente papà. Opto per i pancake e verso del succo di frutta all’arancia in tre bicchieri.

«Elena, come mai così di buon umore?» domanda Bonnie assonnata.

«Non lo so, ma mi godo il momento.» rispondo porgendole la sua porzione.

«Grazie, sono ottimi.» commenta gustando il mio cibo.

Poco dopo scende anche Caroline, più scompigliata del solito «Non ti uccido solo perché hai preparato la colazione!» si lamenta.

La guardo un attimo corrugando la fronte «Come mai quelle occhiaie, Caroline?»

Lei quasi si soffoca con il succo e capisco che ha combinato qualcosa, scambio un’occhiata con Bonnie ed ha la mia stessa espressione «Cosa ci nascondi, signorina?» chiedo piegando la testa di lato.

«Io? Niente!» cerca di difendersi.

«Caroline, ti conosciamo bene.» continua Bonnie.

«Siete insopportabili! Non vi dirò nulla.» ci fa la linguaccia.

«Hai fatto le ore piccole, si vede cara. Vorremmo sapere con chi.» la fisso.

«Perché devo avere delle amiche così impiccione?»

«Sputa il rospo, Care!» la incoraggio.

«E va bene! Sono rimasta in ospedale fino a tardi!» dice senza specificare altro.

«Eri con il dottor Mikaelson! Con Klaus!» grido puntandole il dito contro.

Lei arrossisce diventato letteralmente viola «Non potete dirlo a nessuno, okay?»

«Sta tranquilla, abbiamo la bocca cucita!» Bonnie imita la chiusura di una cerniera sulle labbra.

«Che avete combinato?» chiedo con aria maliziosa.

«Nulla! Davvero, non è successo niente… Solo… Un bacio…» confessa abbassando lo sguardo.

«Cosa?!» urliamo Bonnie ed io all’uniscono.

«Non lo so perché, è successo e basta, premetto che è stato lui a farsi avanti.»

«Oh dio, Caroline! E com’è stato?» domanda Bonnie curiosa.

«Stupendo… So che è sbagliato, lui è il mio capo e non dovrebbe succedere, ma…» risponde la mia amica bionda con un’espressione persa.

«Ma lui ti piace…» concludo io per lei.

«Sì, fin dal primo giorno è scattato qualcosa…»

«Beh lui è sicuramente un bell’uomo ed ha fascino, ci sei cascata, Care.» la prende in giro Bonnie.

Ridiamo entrambe dopo l’affermazione della nostra amica mora e vista l’ora corriamo a prepararci per il nostro turno al lavoro. Prendiamo la mia auto e guido in direzione dell’ospedale, durante il tragitto vedo un paio di ambulanze sfrecciare per le strade di Mystic Falls e mi chiedo cosa sia successo, deve essere qualcosa di grave sicuramente. Parcheggio di fretta e corriamo ad infilarci il camice, Nox ci raduna e ci spiega a grandi linee cosa è accaduto.

«C’è stato un brutto incidente in uno dei cantieri edili, una delle gru è caduta durante un lavoro, ci sono moltissimi operai feriti, quindi correte in pronto soccorso e rendetevi utili. Muoversi!» 

Non sapendo cosa aspettarci ci rechiamo di fretta giù in pronto soccorso, è il caos più totale, barelle, persone, medici e sangue ovunque. Ci sarà da divertirsi.

«Ragazzi, questa è la fiera degli interventi!» annuncia Caroline con poco tatto.

«Io vado, ci vediamo in giro, belli!» ci saluta Bonnie lanciandosi nella mischia.

La seguo a ruota e lo stesso fa Stefan, mi avvicino ad un paziente, è un signore sulla settantina probabilmente, non sembra messo benissimo, è agitato così decido di parlargli per vedere se riesco a calmarlo.

«Signore, signore, mi ascolti.» lui punta gli occhi su di me «Come si chiama? Io sono Elena, l’aiuterò, ma deve stare tranquillo.»

Lui smette di dimenarsi e mi fissa «Mi chiamo… Tom… Tom Nelson…»

«Va bene, signor Nelson, ora cercherò di aiutarla, mi può dire cos’è accaduto e dove le fa male?» domando afferrando lo stetoscopio.

«La gru si è staccata dalla sua piattaforma, non so come… Sono rimasto bloccato sotto… La mia gamba…» 

Osservo la gamba di Tom attentamente, è rotta questo lo capirebbe anche un cieco, ma sicuramente avrà bisogno di un intervento ortopedico. Provo ad allontanarmi per chiedere al dottor Saltzman come comportarmi quando l’uomo mi blocca.

«No, aspetta… Mia moglie… Lei è ancora là, ti prego devi aiutarla… Era venuta a portarmi la colazione e… E poi…» il signore inizia a iperventilare e prontamente gli metto la mascherina dell’ossigeno. Poco dopo si calma ma non mi lascia andare «Per favore… Aiutala…Ha problemi al cuore.» mi supplica con le lacrime agli occhi.

«Farò il possibile, ma ora lei deve farsi aiutare, me lo promette?»

L’uomo annuisce e si lascia visitare mentre io vado a cercare una delle persone addette ai soccorsi, esattamente non so neanch’io cosa sto facendo, dovrei stare con il mio paziente e prendermi cura di lui invece di fare la crocerossina in un campo di cui non so nulla. Mi ritorna in mente l’espressione di Tom e non posso fare a meno di pensare a sua moglie, sono pur sempre un medico e se posso voglio aiutare. Trovo uno dei soccorritori, mi faccio largo tra la gente e vado a parlarci.

«Mi scusi, uno dei miei pazienti ha detto che la moglie è bloccata sul luogo dell’incidente, come posso recarmi là?» domando seria.

«Può venire con me, ma non si faccia troppe illusioni di trovarla ancora viva.» mi risponde in fretta.

«Capisco. Ma devo comunque tentare.»

«Tentare che cosa?» mi volto e vedo Damon che mi guarda con uno sguardo di disapprovazione «Sei una specializzanda devi avvertire quando fai qualcosa.»

«La moglie di un mio paziente è rimasta bloccata nel cantiere, gli ho detto che avrei fatto il possibile per trovarla. Andrò là a cercarla.» affermo senza chiedergli il permesso.

«Non andrai laggiù da sola, Elena. E’ troppo pericoloso.» ed ecco che si preoccupa di nuovo per me.

«Non può impedirmelo, dottor Salvatore.» ribadisco.

«No, è vero. Verrò con te.» conclude.

Spalanco la bocca ma non ne esce alcun suono, il suo aiuto mi servirà sicuramente se la signora è ancora viva, mi chiedo solo se lo faccia per salvare delle vite o per tenere d’occhio me. Apprezzo la sua attenzione verso di me, è rassicurante in un certo senso, d’altra parte però non so a cosa potrebbe portare.

Vedo passare la barella con il signor Nelson e mi precipito da lui «Tom, come si chiama sua moglie? Vado a cercarla.»

«Davvero ci va? Grazie dottoressa… Lei si chiama Victoria.» 

Annuisco dopo la sua risposta e salgo sull’ambulanza insieme a Damon.



Angolo autrice
Ciaaao a tutti! Come state? :)
Visto che mi sono portata un sacco avanti con i capitoli vi pubblico il sesto :)
Allora, essenzialmente ci sono due parti importanti: il primo bacio tra Caroline e Klaus *-* sotto interrogatorio delle amiche ovviamente ahahah!
Il secondo punto è l'incidente che c'è stato in città, Elena promette ad un paziente che farà il possibile per trovare sua moglie così corre da uno de soccorritori per andare nel luogo, e chi poteva sentirla se non Damon? Lui da bravo cavaliere non la lascia andare da sola.
Che succederà una volta arrivati là? Toveranno la donna? E cosa più importante: torneranno sani e salvi?
​Questo capitolo è diviso in due parti come avete notato.

Voglio ringraziare le fantastiche ragazze che mi hanno recensito, ben sei ** grazie, grazie veramente! Sono contenta che questa mia folle idea piaccia! Mi fate contenta sul serio! :')

Ci vediamo presto con la seconda parte, un abbraccio!
Anna
 

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Capitolo 8
*** L'incidente - parte due ***


7. L’incidente - parte due

 

Il viaggio è breve, solo pochi minuti, arriviamo sul luogo del disastro e non posso credere a ciò che vedo. Il cantiere è completamente distrutto e questa enorme gru è caduta nell’edificio che doveva essere l’ufficio amministrativo, ci sono macerie ovunque e tantissima polvere, Damon mi porge una mascherina così da potermi proteggere a sufficienza. Metto i piedi fuori dall’ambulanza e gli rivolgo uno sguardo di orrore, lui annuisce amareggiato e mi porge una mano. Per un istante lo fisso non capendo cosa fare, però subito dopo l’afferro e mi faccio trascinare verso i feriti. E’ una sensazione strana quella che provo, da un lato provo sicurezza dall’altro imbarazzo, non lo so, è strano essere così a contatto con lui, cerco di lasciar perdere e concentrarmi sulle persone da aiutare. Medichiamo un paio di operai che sono feriti lievemente poi lascio Damon con un altro uomo e vago in cerca di Victoria, il posto non è gigantesco ma potrebbe essere ovunque. Mi arrampico su delle lastre di metallo e sposto delle travi di legno che una volta componevano l’ufficio, c’è molta polvere e non si vede quasi nulla, ma noto una piccola apertura e mi ci infilo. La struttura è precaria quindi cerco di sbrigarmi e vedere se c’è qualcuno qua sotto, deve essere una delle stanze più piccole dell’edificio, la gru ci è letteralmente finita dentro distruggendo tutto.

«C’è nessuno? Sono un medico!» grido sperando in una risposta.

Faccio ancora qualche passo facendomi strada tra i fili penzolanti quando sento una voce «Sono qui…»

E’ una voce femminile, forse è la moglie di Tom, almeno spero. Le vado incontro, è una signora anziana e sì, probabilmente è lei ed è viva. E’ bloccata sotto una specie di scrivania, è stesa a pancia in su e non credo possa muoversi, riesco a raggiungerla e la guardo negli occhi.

«Signora, mi chiamo Elena Gilbert, sono un medico, per caso lei è Victoria?»

«Sì… Mio marito… Lui è vivo?» mi chiede col fiato corto.

«Sì, sì! Mi ha mandata lui a cercarla, ora vedo di tirarla fuori, okay?»

Lei annuisce ed io comincio a studiare attentamente la situazione, devo provare a spostare l’oggetto che la blocca prima di tutto e poi controllare se ha ferite o lesioni di qualche genere. Con tutta la forza che ho alzo la grossa scrivania, la muovo di pochi centimetri ma forse basteranno per tirarla fuori di lì. La aiuto e pian piano lei ne esce tutta intera, almeno così pare.

«Tutto bene?» le chiedo sollevandole le spalle.

«Credo di sì, grazie cara…» mi sorride lei.

Sto per alzarmi quando un rumore assordante fa tremare la struttura sotto la quale ci troviamo, piove un sacco di polvere e sento la povera donna tossire forte, le porgo la mia mascherina e la obbligo ad indossarla. Torno indietro per vedere che succede ma il passaggio da dove sono arrivata è scomparso, è crollato un altro pezzo di edificio accumulando altre macerie. Riesco ad udire delle voci fuori, una è quella di Damon, mi starà cercando ne sono certa.

«Ehi! Siamo qui sotto! Damon!» urlo.

Non ricevo alcuna risposta e sento tremare tutto di nuovo, finiremo per morire qui sotto se continuano così, inizio ad avere paura, il mio cuore batte fortissimo e l’aria si sta facendo irrespirabile, provo di nuovo a chiamare.

«Aiutateci! Vi prego!» grido.

«Elena?!» è la voce di Damon, mi ha sentita.

«Sono qui sotto! Tirateci fuori!»

Le travi di legno vengono spostate facendo entrare uno spiraglio di sole, riesco a distinguere gli occhi azzurri di Damon che mi squadrano preoccupati.

«Che ci fai lì?! Potevi morire!»

«Ho trovato Victoria, è qui sotto con me, dovete aiutarci perché non si respira!» dico ansiosa.

«Ti tirerò fuori di lì, te lo prometto.» mi risponde sicuro di sé.

Inaspettatamente mi porge la sua mano, non so perché lo fa e non so perché io la afferro senza pensarci, la stringo e lui fa lo stesso, mi sento protetta e so che lui mi aiuterà. Gli sorrido timidamente e lascio la presa per tornare dalla signora Nelson. Ogni tanto avverto dei rumori e la polvere cade sui miei capelli, per fortuna Victoria sembra tutta intera e non necessita di cure immediate, così aspettiamo e aspettiamo finché non risento la voce di Damon.

«Elena!» mi faccio largo tra i detriti e raggiungo l’apertura «Ora vi tireranno fuori, ci vorranno pochi minuti, okay?»

Annuisco e mi volto per tornare indietro quando vedo la donna accasciata a terra, corro da lei il più in fretta possibile. Non respira e il cuore non batte, inizio il massaggio cardiaco e mi accorgo di aver bisogno di un defibrillatore.

«Damon! Damon! Ho bisogno delle piastre, ti prego fa in fretta!» urlo sperando che mi abbia sentito.

«Elena! Ce le ho! Prendi!»

Lascio a malincuore la signora e corro a prendere l’aggeggio per aiutarla, mentre torno da lei inciampo su uno dei cavi scoperti e finisco contro una trave appuntita, questa sento che mi lacera la carne della gamba, ma non ci faccio caso e proseguo. Uso le piastre due volte e Victoria riprende a respirare, non so come, eppure l’ho salvata, in quel momento entra uno della squadra di soccorso e gli faccio cenno di aiutare prima lei. Non appena è fuori vedo Damon entrare non curante del pericolo che corre qua sotto.

«Ehi, va tutto bene? Oh dio, stai sanguinando! Ti porto fuori di qui.» mi aiuta ad alzarmi e senza che io possa accorgermene mi prende in braccio, titubante porto le braccia intorno al suo collo per essere più salda.

Usciamo da lì senza troppi problemi, il sole si è fatto più arancione segno che tra poco inizierà a tramontare, ci dirigiamo verso l’ambulanza e appena ci siamo lui mi poggia delicatamente su una delle barelle.

«Fammi dare un’occhiata, sembra un brutto taglio.» mi incinta dolcemente.

«Io… No… Non fa poi così male…» rispondo imbarazzata sapendo che per vedere la ferita dovrei togliermi i pantaloni del camice.

«Elena, avanti, non c’è tempo per essere imbarazzata, sono un medico.» mi dice con voce ferma.

«Damon, davvero, posso fare da sola…» replico io.

Lui mi fulmina con lo sguardo «Sta ancora sanguinando, serviranno dei punti, per favore vuoi toglierti quei pantaloni o devo levarteli con la forza?» mi domanda alterato.

Devo ammettere che farmi strappare i pantaloni da lui non sarebbe una cattiva idea tutto sommato. Dio ma a che cosa penso? C’è stato un disastro ed io penso a farmi togliere i pantaloni dal mio capo, devo aver inspirato troppa polvere là sotto. Con la faccia ormai bordeaux mi abbasso i pantaloni, il meno possibile ovviamente, e lascio che Damon mi controlli. Mi giro dall’altra parte e sento che mi mette del disinfettante, quando quest’ultimo viene a contatto con la pelle rabbrividisco per il bruciore e stringo forte la barra della barella.

«Fa male?» mi chiede.

«Un po’…» confesso.

«Ora andiamo in ospedale e ti metto dei punti, ne serviranno almeno cinque…»

Annuisco senza dire nulla e mi tiro su i pantaloni, sono ancora decisamente imbarazzata e se ripenso al fatto che ci siamo presi per mano e che mi ha presa in braccio mi verrà un attacco di cuore seduta stante. Arrivati in ospedale le acque si sono calmate, il pronto soccorso è tornato tranquillo e i pazienti sono nelle loro camere. Damon tira fuori un ago enorme per farmi l’anestesia, mi farà più male quello che tutta la procedura, lascio che sia lui a ricucirmi tanto ormai ha già visto praticamente tutto.

«Fatto, vedrai, non ti resterà nemmeno la cicatrice.» dice soddisfatto del suo operato.

«Lo spero! E… Grazie…» gli rivolgo un mezzo sorriso.

«Di nulla, Elena. Ma fai un’altra volta una bravata del genere e giuro che…» si blocca.

Lo guardo interrogativa «Che?»

«Oh, Elena. Ma perché con te mi sento così?» chiede, probabilmente più a se stesso che a me.

«Io… Forse è meglio che vada…» faccio per alzarmi.

«No!» mi afferra le spalle. Il suo viso è pericolosamente vicino al mio, mi sento avvampare e spero che nessuno ci stia guardando «Tu devi restare a riposo!» mi ordina.

Pian piano si allontana da me e si ricompone, avrei voluto che mi baciasse, dio se l’avrei voluto, ma forse lui sa meglio di me quanto sbagliato sarebbe e non dico solo per il fatto che è il mio capo ma anche perché è il fratello di Stefan. Però ci tengo a lui, forse troppo e non capisco perché.




Angolo autrice
Siccome sono brava vi pubblico la seconda parte di questo capitolo! :')
Come avrete sicuramente visto Elena e Damon si stanno avvicinando molto l'un l'altra, lui le prende la mano e lei senza pensarci la stringe, inoltre appena vede che è ferita non ci pensa due volte e la prende in braccio. La scena dei pantaloni ho riso un sacco a scriverla hahahah, lui tutto tranquillo ed Elena che a momenti sveniva.
Altro punto: si stavano quasi per baciare eheheheh cosa combinano quei due? ;)
Beh spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere che ne pensate!

Grazie a chi mi recensisce sempre, siete dei veri tesori, mi fate sempre venire voglia di continuare a scrivere ed è una cosa importante! Grazie anche a chi segue in silenzio e a chi ha aggiunto la FF tra le varie categorie! :)

Un bacio a tutti e alla prossima,
Anna

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Capitolo 9
*** Piccole verità ***


8. Piccole verità

 

Sono seduta sul lettino a fissare il vuoto da ormai svariati minuti, la coscia non mi fa troppo male ma non potrò muovermi almeno per due giorni visto che la ferita deve rimarginarsi. Damon ha fatto un ottimo lavoro, non mi rimarrà nemmeno la cicatrice probabilmente e gli sono assolutamente grata per questo. Ciò che non capisco è lui, si comporta in maniera strana con me, ci tiene a proteggermi e nei suoi occhi avevo notato una gran preoccupazione mentre ero sotto quelle macerie, che cosa significava tutto questo? Certo, anche io tengo a lui e forse sarei stata in pensiero in ugual modo se i ruoli fossero stati invertiti, ma c’è davvero qualcosa in più di una semplice amicizia? Scuoto la testa quando vedo mio padre correre verso di me con una faccia da zombie. Mi abbraccia e mi fa quasi soffocare.

«Mio dio, Elena! Ma che ti salta in mente? Pensavo ti fosse successo qualcosa di grave quando il dottor Salvatore mi ha detto che eri qui in pronto soccorso! Sei andata nel luogo dell’incidente senza dire nulla!» mi dice apprensivo.

«Papà, respira! C’era Dam… Il dottor Salvatore con me! Avevo promesso ad un paziente di fare il possibile per trovare sua moglie, e beh, l’ho trovata! Ora è salva!» rispondo orgogliosa.

«Sul serio?» annuisco «Oh, tesoro! Sarai un grande medico, continua così! Però non farmi preoccupare mai più, chiaro?»

«Va bene. Ah, papà, non è che potresti passarmi quelle stampelle?» indico l’oggetto «Vorrei andare a vedere come stanno i signori Nelson per l’appunto.»

Grayson mi passa gentilmente le stampelle e mi aiuta ad alzarmi «Non sforzarti troppo o ti si romperanno i punti.»

«Promesso. Dì anche alla mamma che è tutto okay, non vorrei si preoccupasse.» gli dico avviandomi fuori dal pronto soccorso.

Salgo al quarto piano e domando ad un’infermiera se sa dove sono ricoverati i due anziani, lei mi accompagna da loro senza pensarci troppo. Li hanno sistemati nella stessa stanza così che possano rimanere insieme dopo la brutta esperienza che hanno passato. Tom è stato operato ed è andato tutto per il meglio, Victoria sembra essersi ripresa del tutto anche se probabilmente Damon passerà a controllarle il cuore nei giorni successivi. Sposto una mano dalla stampella e busso leggermente alla porta, è aperta ma per educazione lo faccio comunque.

«Avanti.» afferma lui ed io prontamente entro «Dottoressa!» mi sorride.

«Salve, Tom! Victoria! Come vi sentite?» chiedo ad entrambi.

«Stiamo bene, grazie a lei.» risponde il signore prendendo per mano sua moglie.

«Ho solo fatto il mio lavoro…» arrossisco.

«Vicky mi ha raccontato di come l’hai aiutata, se mai ci fosse qualcosa di cui ha bisogno non esiti a chiedere!» continuò Tom.

«La ringrazio di cuore, ma vedere che tutti e due siete salvi è abbastanza per me.»

«Ti sei fatta male, cara?» mi domanda la signora notando le stampelle.

«Nulla di serio, è solo un taglio.» la rassicuro. «Beh, vi lascio riposare. Domattina passerà il dottor Salvatore a controllarle il cuore per accertarsi che sia tutto nella norma.»

Mi ringraziano ancora mentre esco dalla loro camera e un po’ traballante mi dirigo verso lo spogliatoio per cambiarmi. Trovo tutti e tre i miei amici che non appena si accorgono di me iniziano a fissarmi con aria interrogativa.

«Sto bene, è solo un piccolo taglio.» inizio prima di loro.

«Devi sempre fare la super eroina e farci preoccupare!» mi dice Caroline con un’espressione che è un misto tra orgoglio e arrabbiatura.

«E’ tutto okay, io sto bene e anche la mia paziente.» concludo.

Bonnie mi squadra ma poi si rilassa e mi rivolge un bel sorriso, lo stesso fa Caroline mentre Stefan pare ancora lievemente preoccupato, non so se per me o per la situazione con suo fratello. Scaccio subito quel pensiero, non mi fa piacere pensare che Stefan abbia intuito che tra me e Damon c’è qualcosa, anche perché non so neanch’io cosa sia. Mi siedo accanto a loro e gli racconto un po’ di come si è svolta questa folle giornata, ovviamente ometto che lui mi ha presa per mano e in braccio non credo sia il caso di dirlo in giro ora come ora. Decido di lasciar guidare Caroline per tornare a casa, mi faccio una doccia veloce facendo attenzione a non bagnare la ferita e crollo sul letto.

 

[…]

 

Me ne sto comodamente disteso sul mio enorme letto matrimoniale quando sento Stefan rientrare a casa, sicuramente si dev’essere fermato da qualche parte visto che sono le undici passate. Ho promesso ad Elena che avrei parlato con mio fratello, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Tengo molto a Stefan nonostante lui mi odi, e ne ha tutto il diritto, solo non so come farglielo capire. Mi tiro su dal letto e comincio a fare su e giù per la stanza, so di dovergli delle spiegazioni ma dopo sedici anni accetterà mai le mie scuse? Se solo sapesse… Sospiro e per un momento mi fisso allo specchio, cosa devo fare? E’ pur sempre il mio unico fratello e forse è giunta l’ora della verità. Mi infilo velocemente una maglietta a maniche corte e percorro il corridoio fino alla stanza di Stefan, la porta è socchiusa e decido di bussare. Lui non mi risponde quindi entro senza farmi troppi problemi.

«Hai bisogno di qualcosa?» mi chiede mentre sistema le sue cose sulla scrivania.

«No, volevo parlare se hai un minuto.»

Lui si volta e mi guarda «Di che cosa, Damon?»

«Meriti di sapere la verità.» rispondo accorciando le distanze tra noi.

«Riguardo cosa?» mi domanda alzando un sopracciglio.

«Me.» dico solamente.

«Senti, non mi va di parlarne adesso. E tu non devi farlo solo perché te l’ha chiesto Elena. Mi sta bene che siate amici, ma io ho bisogno di tempo.»

«Stefan, non lo faccio per lei. Elena mi ha solo aperto gli occhi, avrei dovuto venire da te molto tempo fa.» cerco di continuare.

«Sì, è vero, avresti dovuto.» afferma mio fratello con tono distaccato.

Non ho idea di come proseguire il discorso, lui sembra non volerne sapere niente di me e non posso dargli torto, ha pienamente ragione. Però non posso rinunciare, non ora che ci sono così vicino. Restiamo alcuni minuti in silenzio, mio fratello continua a sistemare le sue cose mentre io lo osservo senza proferire parola. Poco dopo si ferma e mi guarda negli occhi.

«Perché sei qui, Damon? Perché dopo tutti questi anni?»

«Non potevo venire da te prima, Stef.» confesso.

«Cosa vuol dire?» mi chiede aggrottando la fronte.

«Non potevo e basta.» taglio corto «Sappi solo che il motivo per cui sono qui non è Elena come probabilmente avrai pensato, ma tu.»

Lui mi guarda confuso «Tu mi avevi detto che il motivo del tuo ritorno era solo il lavoro che ti era stato offerto dal dottor Gilbert.»

«Mentivo, Stefan!» dico a denti stretti.

«Non pensi di essere un po’ in ritardo per delle scuse?» mi domanda con un velo di ironia.

Mi avvicino a mio fratello, siamo uno di fronte all’altro «So che mi odi e ne hai tutto il diritto, ma c’è un motivo se me ne sono andato! Non potevo dirtelo perché ne avresti risentito anche tu.»

«Che stai dicendo?! Avevo dieci anni, Damon! Dieci! Ero un bambino e tu mi hai lasciato solo!» mi urla.

«L’ho fatto per salvarti la vita, Stefan!» grido anche io.

Lo vedo sgranare gli occhi, è incredulo da quello che ho appena detto e ci sarebbe molto altro ma è meglio fare un passo alla volta.

«Mi devi una spiegazione dopo questa frase, fratello.» dice fissandomi e accentuando la parola fratello.

Annuisco e lo invito a sedersi, è giunto il momento di vuotare il sacco dopo tutti questi anni. Elena mi ha fatto riflettere, ha ragione a dire che devo chiarirmi con Stefan soprattutto perché se lo merita. Sono sempre stato egoista nei suoi confronti e ne ho decisamente pagato le conseguenze, certo, me ne sono andato per proteggerlo, ma avrei dovuto farmi vivo prima.

«Come sai sono andato via quando avevo circa diciotto anni, il motivo non è poi così complicato, è stato per colpa di Giuseppe.» non lo chiamo più “papà” da talmente tanti anni che ho perso il conto.

«Immaginavo centrasse lui, si può sapere che ti ha fatto?» mi chiede mio fratello ancora confuso.

«Non ha importanza cosa ha fatto a me, ma quello che stava per fare a te.» rispondo distogliendo lo sguardo.

«A me? Io non ricordo mi abbia mai fatto qualcosa.» 

«Eri troppo piccolo, Stefan. Ho giurato a me stesso che gliel’avrei fatta pagare per tutto e così ho fatto. Gli ho fatto promettere che ti avrebbe sempre sostenuto in tutto, economicamente e non, fino alla tua laurea. In cambio voleva che io sparissi appena compiuti i diciotto anni dalla tua vita e ho accettato.»

«E’ la verità?» mi domanda soltanto.

«Sì, se non mi credi chiedilo a lui.» rispondo guardando di nuovo Stefan.

«Credo che per stasera mi possa bastare, non voglio sapere altro.» mi dice alzandosi dal letto.

«Certo, come vuoi. Buonanotte Stefan.» accenno un sorriso.

«Notte, Damon.»





Angolo autrice
Ehi, eccomi qui con l'ottavo capitolo! E' diviso tra pov Elena e pov Damon, perchè mi serviva per fare la scena Defan *-*
Beh qui essenzialmente scopriamo perchè Damon è andato via e perchè è ritornato a Mystic Falls... L'ha fatto per Stefan... Ma la domanda è... Perchè? Cosa stava per fare Giuseppe a Stefan? E cosa ha fatto a Damon quand'era piccolo?
Ovviamente lo verrete a sapere ma dovrete pazientare! :)
Questo capitolo era quasi interamente Defan e ce ne saranno altri perchè amo troppo quei due!

Grazie a chinque stia seguendo questa storia, mi fa sempre piacere ricevere le vostre recensioni! Fatemi sapere se vi aspettavate tutto ciò o se pensavate qualcosa di diverso!
Un bacio,
Anna

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Capitolo 10
*** Passato e futuro ***


9. Passato e futuro

 

Tentavo di studiare matematica da almeno due ore, non ci capivo nulla e di certo le urla di Stefan non aiutavano. Volevo bene al mio fratellino ma a volte era davvero insopportabile, non capivo perché non fosse fuori in giardino con questa bella giornata invece che in casa a disturbarmi. Strappai l’ennesima pagina di quaderno con l’esercizio sbagliato e la gettai per terra insieme alla penna, non era giusto che fossi costretto a fare i compiti dopo quello che era successo pochi giorni fa. Mia madre era appena morta dopo una lunga malattia ed io ero costretto a studiare, era ingiusto, quello che volevo realmente era solo piangere e scappare via da questa vita. Ma non potevo, avevo solo tredici anni e dovevo restare almeno per mio fratello, non lo avrei lasciato da solo con nostro padre. Mentre mi stavo chinando per raccogliere la mia penna sentii un rumore provenire dal piano di sotto, era come il rumore di un vaso che si rompeva. Probabilmente Stefan aveva frantumato qualcosa giocando in casa, infatti poco dopo sentii mio padre sgridarlo. Mio fratello cominciò a piangere, riuscivo a sentirlo dal piano di sopra e non era da lui comportarsi in quel modo, sì, di solito frignava un po’ ma poi la smetteva subito. Mi alzai dalla scrivania e corsi di sotto a vedere quello che stava succedendo, ma la scena che mi trovai davanti non avrei mai voluto che fosse reale. Mio padre teneva il mio fratellino per i capelli e gli mostrava ciò che aveva rotto, lui piangeva e si lamentava perché gli faceva male e fu a quel punto che lo colpì in piena faccia con uno schiaffo. Mi si raggelò il sangue, senza pensarci corsi giù e spintonai mio padre in modo che lasciasse andare Stefan.

«Vai in camera tua!» gli dissi e lui ci andò senza ribattere. 

«Che diavolo fai?! Non lo vedi cos’ha fatto?!» mi urlò Giuseppe.

«Toccalo ancora e te ne pentirai.» lo fulminai con lo sguardo.

«Non impicciarti in affari che non ti riguardano.»

«E tu non toccare mio fratello!»

«Stefan avrebbe bisogno di una bella lezione, come l’hai avuta tu!»

Mi misi davanti a lui e gli afferrai il mento, nonostante fossi solo un ragazzino non potevo permettere che mio fratello di cinque anni venisse trattato in quel modo, non avrei mai permesso che passasse tutto quello che avevo passato io per colpa di quell’uomo che chiamavamo padre. «Tu adesso farai come ti dico, va bene? Non toccherai Stefan neanche se te lo dovesse chiedere, lo manterrai e lo aiuterai finché non avrà preso una laurea, qualunque facoltà vorrà scegliere tu l’accetterai e pagherai. Se solo vengo a sapere che gli hai fatto qualcosa andrò alla polizia. Ti è tutto chiaro?!»

Lo lasciai andare e attesi una risposta che non tardò ad arrivare «Bene. Ma tu a diciotto anni sparirai da questa casa e dalla vita di tuo fratello o niente di tutto questo accadrà.»

«Mi sta bene.» gli dissi rivolgendogli uno sguardo di odio.

Ritornai di sopra facendo due scalini alla volta e bussai alla porta della camera di Stefan «Ehi, sono Damon, posso entrare?» lui non mi rispose e preoccupato entrai.

Non lo vidi da nessuna parte, forse si era nascosto sotto il letto o dentro l’armadio. Provai a guardare ma niente, era come scomparso. Riflettei un attimo e poi andai in camera mia, era seduto sul mio letto e con le braccia si teneva salde le ginocchia, aveva ancora le lacrime e un segno rosso in faccia. Mi avvicinai piano a lui e prima che potessi dirgli qualcosa si buttò tra le mie braccia piangendo.

«Va tutto bene, Stef. Non ti toccherà mai più.» cercai di confortarlo.

«Voglio la mia mamma.» disse tra i singhiozzi.

«Lei non c’è… Ma resto io con te se vuoi.»

Si stacco un po’ e mi fissò con i suoi grandi occhi verdi «Tu non mi lascerai mai, vero?»

«Certo che no.» dovetti mentirgli.

«Ti voglio bene, Damon!» affermò, questa volta sorridendo.

«Anch’io, piccolo.» gli risposi.

Non avevo idea di come sarebbe andata la mia vita d’ora in avanti, ma una cosa era certa: Stefan era al sicuro. In questo momento era l’unica cosa che mi importava, dopo la morte della mamma mi rimaneva solo lui e avrei messo a rischio tutto per garantirgli una vita decente.

 

[…]

 

 

Nonostante il cibo della mensa faccia schifo mi sono fatto trascinare a mangiare da Alaric, Klaus ed Elijah. Loro, non so con che coraggio, mangiano la pasta mentre io opto per qualcosa di decisamente meno salutare: hamburger e patatine fritte. 

«Sei un cardiochirurgo e ti massacri le arterie con quella robaccia.» mi rimbecca Rick.

«Sta zitto, le mie arterie stanno benissimo. E per la cronaca non so quanto più salutare sia quella pasta…» affermo disgustato.

«Salvatore senior non ha tutti i torti.» interviene Klaus.

«Scusa come mi hai chiamato?» 

«Avanti, Damon! Tuo fratello è Salvatore junior tu sei quello senior!» spiega Alaric divertito.

«Voi non avete tutte le rotelle apposto! Soprattutto tu, signor neurochirurgo.» ribatto riferendomi al più giovane dei Mikaelson.

L’hamburger non si rivela poi tanto cattivo, anzi lo pensavo molto peggio. Elijah e Klaus vengono chiamati al cerca persone e corrono via lasciando me ed Alaric a finire il nostro pranzo. Noto che due tavoli più in là c’è anche Elena insieme a mio fratello, la Barbie e la morettina bassa. Inconsapevolmente mi incanto a guardarla dimenticandomi del mio amico seduto di fronte a me.

«Finirai per consumarla se la fissi in quel modo.» mi prende in giro.

«Che?» gli rispondo ancora nelle nuvole.

«La Gilbert, si vede lontano un miglio che ti piace.»

«Non è vero, la conosco e basta.»

«Sì, sì come no e io sono un unicorno che spara arcobaleni.» continua Rick.

Alzo gli occhi al cielo «Siamo amici.»

«Scommetto che tu vorresti di più.»

«E’ la migliore amica di mio fratello, che tra l’altro mi odia ancora, non voglio creare casini.»

«Bisogna proprio spiegarti tutto eh? Non stanno mica insieme! Quello di cui dovresti preoccuparti non è tuo fratello ma suo padre, visto che è il tuo capo.»

«Va bene, va bene. Ma ora basta parlare della mia vita amorosa, okay?» 

Non pensavo fosse così evidente la mia attrazione per Elena, le ho chiesto di essere amici ma ovviamente spero in qualcosa di più in futuro. Le volevo bene già quand’era piccola e in queste settimane ci siamo avvicinati molto, dopo l’incidente al cantiere, quando era rimasta ferita, avrei voluto baciarla e so per certo che anche lei l’avrebbe desiderato, non so esattamente cosa mi abbia fermato quella volta, ma alla prossima occasione sicuramente non mi sarei tirato indietro.





Angolo autrice
Ciao ragazze! :)
Capitolo con un flashback importante sul passato di Damon e Stefan, è il famoso momento in cui Damon stringe un "patto" con Giuseppe per proteggere suo fratello. Spero vi sia piaciuto anche se l'argomento non è proprio allegro.
Altro punto: Alaric si è accorto che a Damon piace Elena e inizia a rifilargli una serie di battutine che ho riso io da sola a scrivere!
Per quando riguarda il Delena... Beh non vi spoilero nulla ma nel prossimo succederà qualcosa ;)

Grazie sempre alle meravigliose ragazze che mi recensiscono! Vi adoro! *.*

Alla prossima!
Anna

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Capitolo 11
*** Lasciarsi andare ***


10. Lasciarsi andare

 

Finalmente è sabato sera, la settimana è finita e domani posso dormire quanto voglio, ne ho decisamente bisogno. Essere una specializzanda al primo anno è dura, hai turni massacranti, orari che ucciderebbero la maggior parte delle persone e in più fuori dall’ospedale non è che hai chissà che vita sociale. Io se non altro ho i miei migliori amici come colleghi e vivo insieme a Bonnie e Caroline. Rientriamo a casa verso le nove e ci stendiamo sul divano una di fianco all’altra.

«Non mi sento più i piedi, sono stata in sala operatoria sette ore!» si lamenta Care.

«Io credo di non aver mai fatto così tante suture come oggi!» replico massaggiandomi le dita.

«Almeno voi avete fatto qualcosa di utile, io ho aggiornato cartelle tutto il santo giorno! Se scrivo un’altra volta il mio nome mi strappo i capelli.» conclude Bonnie.

«Beh, che ne dite di un pigiama party? Anche se viviamo insieme si può fare no?» propone Caroline.

«Ci sto! Vado ad infilarmi in pigiama!» rispondo alzandomi dal divano.

Salgo in camera mia, lascio i miei vestiti sulla sedia vicino al mio letto e mi metto il pigiama, me l’ha regalato Jeremy per il mio ventiquattresimo compleanno, fa un po’ ridere perché ha una grossa pecora al centro che sorride, mentre i pantaloncini sono leopardati. Ritorno in salotto e noto con piacere che le mie amiche hanno preparato popcorn, patatine e coca-cola. Afferro una delle ciotole con il cibo ed inizio a gustarmi quelle schifezze.

«Allora… Che ne dite di giocare a obbligo o verità?» ci chiede allegramente Caroline.

«Ma dai, Care, ci giocavamo alle medie!» rispondo ridendo.

«Se dici così allora hai qualcosa da nascondere…» insinua la mia amica.

Io arrossisco e mi maledico in tutti i modi per non essere stata zitta «Non è vero.» mi giustifico.

«Elena, avanti, che succede?» domanda Bonnie.

Per poco non mi soffoco con un popcorn, inizio a tossire e mi tocca bere un intero bicchiere di coca-cola. Le mie amiche mi guardano divertite e capiscono che qualcosa sotto sotto c’è, quando imparerò a dire una bugia senza uccidermi?

«Secondo me centra il dottor Occhi di Ghiaccio!» afferma la bionda.

«Eh sì, anche per me! Guarda com’è diventata rossa!» conclude l’altra.

Alzo gli occhi al cielo ormai l’hanno capito tanto vale raccontare loro come stanno le cose «Ragazze, la smettete? Altrimenti non vi racconto nulla.» si zittiscono all’istante «Non c’è molto da dire… Sì, Damon ed io siamo amici, ma credo di vederlo sotto una luce diversa, insomma non dico che ci vorrei stare insieme però dopo l’incidente al cantiere… Ci siamo quasi baciati…»

«Come quasi?!» sbotta Caroline.

«Lui si è tirato indietro, eravamo in pronto soccorso e francamente non era il luogo adatto…»

«Sì certo, ammetti che ti è dispiaciuto!» continua Bonnie.

Loro mi fissano in attesa di una risposta «E va bene! Sì, avrei voluto che mi baciasse!» ammetto abbassando lo sguardo.

«Beccata! Lo sapevo!» dice la mora tutta contenta.

«State zitte!» rispondo lanciando un cuscino ad entrambe. «A proposito, Caroline, come procede la tua relazione segreta con il dottor Mikaelson?»

Questa volta è lei ad arrossire «Bene… Mi… ha invitata… A cena…» balbetta.

«Era ora! Così la smetterete di pomiciare nella stanza del medico di guardia!» dico ridendo.

Caroline mi fulmina con lo sguardo mentre Bonnie se la ride insieme alla sottoscritta. Sto tranquillamente mangiando le mie patatine quando tutti e tre i nostri cerca persone squillano: 911. Dev’esserci un’emergenza in ospedale, qualche incidente stradale o roba simile, corriamo tutte a vestirci e con la mia macchina ci dirigiamo al lavoro. Stefan è già qua e ci invita a sbrigarci.

«Stef, ma cos’è successo?» domando al mio amico.

«Incidente tra due camion in autostrada, sono rimaste coinvolte almeno altre cinque auto…» mi risponde mentre corriamo in pronto soccorso.

Mi guardo in giro e mi dirigo da una donna, è giovane, credo non abbia più di vent’anni ed è incinta, anche piuttosto avanti. «Ciao, sono la dottoressa Elena Gilbert, quanti anni hai? Come ti chiami?»

«Sono… Lilith… Grahm… Ho diciassette anni, vi prego… Aiutatemi, fa male…» mi risponde la ragazzina.

«Andrà tutto bene, tesoro.» poi mi rivolgo all’infermiera in parte a me «Chiami ginecologia.»

Mentre aspetto una risposta dal reparto ginecologico comincio a visitare Lilith, ha parecchie contusioni e un polso fratturato, ma non appena la ausculto con lo stetoscopio sento in battito irregolare del suo cuore. Prima che possa accadere qualcosa di spiacevole chiamo Damon al cerca persone sperando che risponda in fretta. Pochi minuti dopo arrivano due dottoresse vestite di rosa, una è sicuramente una specializzanda come me. Mentre loro si occupano della ragazza e del suo bambino io continuo ad aspettare Damon che finalmente si presenta.

«Mi ha chiamato, dottoressa Gilbert?»

«Sì… Credo le serva un elettrocardiogramma…» dico incerta.

Lui la visita e conferma la mia diagnosi «Sembra un prolasso della valvola mitrale, dev’essere operata il prima possibile o con le doglie del parto potrebbe cedere.»

«Cosa? Operata? No, vi prego… Ho paura…» afferma la ragazza con le lacrime.

«E’ per te e per il bambino, dopo starete bene entrambi.» interviene l’altra specializzanda bionda.

«Andate a prenotare una sala voi due. Dottoressa Gilbert ci vediamo in sala operatoria dopo.» mi dice Damon con un cenno.

“Sì, evviva! Mi aspetta un bellissimo intervento!” penso saltellando di gioia, la ragazza mi guarda male e poi sorride mentre ci dirigiamo verso il tabellone operatorio, scrivo il nome di Damon e il mio con il pennarello.

«Comunque io sono Lexi, piacere!»

«Elena!» le stringo la mano. «Sei al primo anno?»

«Sì, ho scelto ginecologia.»

«Beh, allora ci vedremo in giro! Piacere di averti conosciuta!» la saluto per poi tornare da Lilith.

La portiamo in sala ed improvvisamente tutta la stanchezza che avevo in corpo svanisce, sono al settimo cielo. Mi lavo accuratamente, mi faccio infilare il camice e la mascherina ed entro. La ragazza è già anestetizzata, è tutto pronto per cominciare. Sono di fronte a Damon, lo osservo e non mi perdo nemmeno un passaggio, mi fa segno di prendere l’aspiratore e così faccio.

«Aspira qui, su.» mi invita.

Eseguo alla lettera tutte le sue richieste senza battere ciglio, sono emozionata e grata per questo compito, anche se semplice e banale. L’operazione si conclude al meglio, Lilith sta bene e anche suo figlio. Esco dalla sala tremando dalla felicità, mi metto quasi a ballare per il corridoio e mentre mi volto vedo che Damon mi sta fissando decisamente divertito dalla scena. Io divento letteralmente viola dall’imbarazzo ma non riesco a trattenere una risata e lo stesso fa lui.

«Sei carina e tutto quello che vuoi, ma come ballerina sei pessima lasciatelo dire!» dice sarcastico.

«Ah, ah.» mi fingo imbronciata.

«Dai, vieni torniamo di sotto.» mi sorride.

“Oh mamma quant’è bello quando sorride!” penso sognando ad occhi aperti, scuoto la testa per tornare alla realtà e saliamo in ascensore insieme. Preme il pulsante del piano terra, quattro piani ci separano dal resto dell’ospedale, siamo soli e tutto ciò a cui riesco a pensare è a quanto dannatamente vorrei baciarlo. Sembro una ragazzina con la sua prima cotta ma che cosa posso farci se quest’uomo mi fa un effetto del genere? Lo osservo attentamente e mi accorgo che anche lui mi sta fissando, posso avvertire l’elettricità nell’aria, è come se ci fosse una forza nascosta ci attrae l’uno all’altra. Così, senza pensarci, mi lancio sulle sue labbra e lo bacio, lui ricambia all’istante e mi spinge contro il muro dell’ascensore. Preme il pulsante di fermata e l’oggetto si blocca subito, poi riporta la mano su mio viso e riprende a baciarmi. Sento la sua lingua sulla mia ed è una sensazione afrodisiaca, mai nella mia vita avevo provato una sensazione simile, oltre a questo c’è il suo profumo, è inebriante e mi sembra quasi di svenire. Mi stacco da lui ancora accaldata e con i capelli tutti scompigliati, lo guardo negli occhi e mi sorride.

«Non mi sarei mai aspettato questo da te, ma sono felice di ricredermi.» afferma divertito facendo ripartire l’ascensore.

«Io, ehm…»

«Te ne sei pentita?» mi chiede con aria seria.

«No. Per niente.» confesso.

«Bene, perché la prossima volta sarò io a sorprenderti.» Esce lasciandomi lì con uno sguardo da ebete in volto. Cosa vorrà dire con quella frase? Adesso non riesco a pensare ad altro che alle sue labbra perfette e nulla di questo dovrebbe accadere.




Angolo autrice
Eccomi qua!
Vi avevo promesso che sarebbe successo qualcosa e infatti... Il primo bacio Delena **
E' proprio Elena a prendere l'iniziativa stavolta e si bacia il bel Damon dentro l'ascensore e lui rimane piacevolmente sorpreso!
Ho introdotto anche il personaggio di Lexi, che verrà fuori altre volte sicuramente! :) Inoltre Caroline e Klaus usciranno a cena, cari :3
Spero siate state contente che finalmente si sono baciati, e che bacio tra l'altro ahahah!

Vi ringrazio sempre delle bellissime recensioni, siete fantastiche! 
Un abbraccio,

Anna

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Capitolo 12
*** La cena ***


11. La cena

 

Sono passati sei giorni da quel meraviglioso e passionale bacio in ascensore, mi sono buttata sulle sue labbra senza pensarci e non me ne pento neanche adesso a distanza di giorni, è sbagliato per il fatto che lui è il mio capo, ma per il resto non vedo perché non avrei dovuto farlo. Questa settimana sono in traumatologia con il dottor Saltzman e in pronto soccorso ogni giorno ne vedo una nuova, la gente è proprio stramba a volte, ragazzini con le matite conficcate nelle mani, atleti con le ossa rotte per via di un gioco e chi più ne ha più ne metta. Fortunatamente tutto era stato risolto al meglio, ma non dimenticherò mai quando, ieri, ho estratto la matita dalla mano di un dodicenne. Traumatologia mi affascina come specializzazione anche se forse sono io a non essere molto portata per la materia, me la cavo un po’ in tutto ma cardio e neuro sono i due rami della chirurgia in cui mi sento più sicura. E a proposito di cardiochirurgia, ho evitato Damon da quel giorno, non tanto per mia volontà ma essendo al primo anno ho sempre mille cose da fare, non che lui si sia fatto vivo tra l’altro. Sto compilando una delle cartelle quando sento qualcuno avvicinarsi, non alzo lo sguardo e rimango concentrata sul mio lavoro. D’un tratto qualcuno mi strappa la penna di mano così senza motivo, mi volto pronta ad insultare chiunque sia, solo che mi trattengo appena noto che è Damon.

«Si da il caso che io stia lavorando.» mi lamento.

«Come siamo acide oggi.» mi prende in giro.

«Dai, Damon, ridammi la penna o il dottor Saltzman mi uccide se non finisco entro stasera queste cartelle.»

«Te la ridò ad una condizione.» 

«E quale sarebbe?» chiedo sospirando.

«Stasera esci a cena con me.» risponde tranquillo.

Io spalanco gli occhi e quasi cado per terra per colpa della sedia con le rotelle sulla quale ero seduta «A… A cena?»

«Sì, c’è qualche problema? Hai il turno di notte per caso?»

«No, sono libera…» affermo gesticolando con le mani.

«Bene, passo a prenderti alle sette e mezza.» 

Sta per andarsene ma lo blocco «Aspetta, io non ho detto niente a Stefan… Ed è tuo fratello…» 

Mi blocca prima che possa continuare «Rilassati, Elena. Gliene ho già parlato, ha minacciato di uccidermi se ti faccio soffrire, mi basta questo.»

Istintivamente sorrido, Stefan si preoccupa così tanto per me, dev’essere un gene di famiglia «Allora ti aspetto sotto casa mia…» gli dico arrossendo.

Lui annuisce ed entrambi torniamo al nostro lavoro. Continuo a compilare le cartelle con un sorriso enorme stampato in faccia, all’inizio credevo volesse solo portarmi a letto e non dico che mi sarebbe dispiaciuto, ma così è decisamente meglio. Mi ha ufficialmente chiesto di uscire con lui e anche se tra qualche ora sarò in preda al panico ora come ora mi sento al massimo della felicità. Damon ed io siamo abbastanza diversi caratterialmente, lui è un uomo deciso che sa cosa vuole io sono praticamente l’opposto, infinitamente indecisa e timida, basta vedere la mia indecisione nel dargli una risposta all’invito di stasera. Concludo il mio lavoro con le cartelle e le lascio tutte all’infermiere di turno, butto un occhio verso l’orologio e sono le sei e mezza, ho esattamente un’ora per prepararmi all’appuntamento, spero vivamente di farcela in tempo, non vorrei fare l’ennesima figura di merda in sua presenza presentandomi in ritardo. Infilo il camice nel mio armadietto e mi vesto con i miei soliti abiti, prima di uscire dall’ospedale incrocio Stefan e lo saluto.

«Ehi, Stefan!»

«Ciao! Non ti avevo vista! Vuoi un passaggio a casa?» mi chiede premuroso.

«Se non è un problema, volentieri! Siamo venute con Bonnie stamattina ma è partita per andare da Jeremy per tutto il weekend.»

«Sono una bella coppia lei e tuo fratello!» esclama il mio migliore amico mentre saliamo sulla sua auto rossa.

E’ una serata tranquilla qui a Mystic Falls nonostante sia venerdì sera, mi chiedo cosa stia pensando Stefan di tutta questa storia con suo fratello, mi ha accennato che si erano parlati qualche settimana fa e le cose tra loro sembrano andare decisamente meglio, ma non ho idea di come veda me e lui insieme. Parcheggia sul viaggetto di casa mia, io afferro la mia borsa e gli schiocco un bacio sulla guancia. Lui mi rivolge un’occhiata come per dire “stai attenta” e io lo guardo con aria tranquilla per fargli capire che è soltanto una cena. Entro in casa e noto che Caroline non c’è, sicuramente è ancora in ospedale, le manderò un sms più tardi per avvertirla che esco e scommetto che mi aspetterà sveglia anche tutta la notte per sapere com’è andata. Corro di sopra a farmi una doccia, dopo una giornata in pronto soccorso ne ho veramente bisogno, mi lavo accuratamente i capelli e credo sia anche il caso di depilarmi, di certo non ho tempo per fare la ceretta quindi opto per il rasoio, “che si accontenti, non si può avere tutto dalla vita” penso.

Mezz’ora dopo ho finalmente finito di fare tutto, sono le sette e un quarto e ovviamente devo ancora scegliere il vestito e truccarmi, ce la farò mai? Di sicuro no. Alla velocità della luce vado in camera mia ad aprire l’armadio per scegliere un abito, prendo un abitino viola senza maniche con un ricamo in pizzo sul seno, è corto e mi arriva circa a metà coscia, fortunatamente fuori non fa così freddo per essere fine settembre. Sopra l’abito indosserò una giacca leggera completamente bianca con abbinata una una pochette viola chiaro e un paio di décolleté bianche. Avevo usato questo completo per la cena di anniversario dei miei genitori, avevano obbligato me e Jeremy ad esserci per i loro venticinque anni di matrimonio. Indosso l’abito e ritorno in bagno per truccarmi un po’, metto solo mascara, matita e un po’ di lucida labbra alla ciliegia. Mentre mi specchio sento il campanello suonare, è arrivato e io sono ancora mezza svestita, scendo le scale e urlo “Avanti, è aperto!”, resto un attimo lì per accertarmi che effettivamente sia lui e mi rilasso poco dopo vedendolo entrare. Afferro la giacca, la borsetta e le scarpe e ritorno giù da Damon.

«Scus…ami» balbetto rimanendo letteralmente folgorata dall’uomo che mi ritrovo davanti. Ha i capelli scompigliati che gli stanno divinamente, pantaloni scuri e una giacca grigio scura e rigorosamente camicia bianca. E’ così bello da mozzare il fiato, sono rimasta impalata sulle scale a fissarlo mentre lui ricambia il mio sguardo con aria divertita.

«Elena, forse è il caso che tu ti metta le scarpe per uscire.» mi fa notare.

Scendo giù fino a dove si trova lui e attentamente mi metto i tacchi e la giacca «Sono pronta, scusami per il ritardo…» mi scuso imbarazzata.

«Non fa niente, non sei poi così in ritardo.» mi apre la porta ed usciamo «Ah, a proposito, sei bellissima.» mi dice sorridendo.

Mi sciolgo come un ghiacciolo al sole dopo quella frase «Grazie… Anche tu…»

«Avevo notato da come mi fissavi che apprezzavi ciò che vedevi.» afferma ironicamente.

Lo guardo un attimo mettendo il broncio e lui mi offre il braccio in modo che camminassimo fianco a fianco, un po’ incerta lo afferro e ci avviamo verso la sua macchina. Rimango sbalordita vedendo che auto possiede, è una vecchia Camaro color turchese credo, un modello degli anni settanta se non sbaglio, non me ne intendo tanto di macchine, ma è tenuta perfettamente. Da gentiluomo mi apre la portiera e mi invita a sedermi, poi fa il giro, accende il motore e partiamo.

«Dove andiamo?» chiedo curiosa.

«Siete impaziente, signorina Gilbert.» mi risponde non distogliendo lo sguardo dalla strada.

«Sì, non mi piacciono le sorprese.»

Lui ride ma non lascia trapelare niente. La sua auto profuma di menta ed ha dei sedili infinitamente comodi, nonostante non parlassimo non mi sentivo a disagio anzi non vedevo l’ora di arrivare perché stavo morendo di fame. Finalmente ci fermiamo, Damon parcheggia vicino all’ingresso, siamo in un ristorante italiano appena fuori Mystic Falls, è grazioso e accogliente, non ci sono mai stata quindi sono contenta mi ci abbia portato. Entriamo e il cameriere ci fa accomodare al nostro tavolo, ci sediamo uno di fronte all’altra e Damon si fa portare del vino rosso.

«Allora, che ne dici?» mi domanda sorridente.

«E’ bellissimo, amo il cibo italiano!» rispondo entusiasta.

«Lo so.» replica ridacchiando.

Aggrotto la fronte confusa «Come fai a saperlo?»

«E’ un segreto.»

«Sei per caso uno stalker?» chiedo con un velo di ironia.

«Ehi! Che bassa considerazione hai di me!»

Gli faccio la linguaccia e scoppiamo entrambi a ridere, sono davvero contenta di essere qui con lui, è una persona particolare e mi attrae ancora di più questo suo lato. Poco dopo ci viene portato il primo piatto, una pasta con i frutti di mare che tra l’altro adoro. Finisco il mio piatto senza battere ciglio, è stata ottima e noto che anche Damon ha apprezzato il cibo.

«Ti posso chiedere una cosa?» mi domanda improvvisamente.

«Certo.»

«Stefan ti ha detto qualcosa su di me?»

Rimango stupita da quella domanda ma decido di rispondere comunque «Non proprio, mi ha solo accennato che avevate chiarito a sufficienza sul vostro passato.»

Lui annuisce e mi rivolge un sorriso, ora mi chiedo se lui e Stefan stiano nascondendo qualcosa, ma cerco di non pensarci e godermi la serata insieme a lui. Mangio volentieri anche il secondo, sempre di pesce e ordiniamo il dolce, io scelgo una cheesecake ai lamponi mentre Damon prende un tortino al cioccolato. Pochi minuti dopo il solito cameriere ci porge i piattini con il nostro dessert.

«Potrei sciogliermi…» dico gustandomi la torta.

«Vedo che il cibo ti rende alquanto felice.» afferma divertito.

«Decisamente!» rido.

«Perché non assaggi anche il mio?» propone porgendomi il cucchiaino con un pezzo del suo dolce.

Io arrossisco ma non mi tiro indietro, mi lascio imboccare senza problemi e mi gusto il cioccolato. Sto iniziando a farmi strane idee su come si concluderà questa serata e devo dire che non mi dispiacerebbe nemmeno un po’. Ci alziamo da tavola verso le dieci, ovviamente Damon mi offre la cena e non accetta obiezioni. Mi aiuta ad infilare la giacca e risaliamo in macchina.

A metà strada controllo il cellulare e trovo un messaggio di Caroline: “Resto fuori stanotte, ti prego niente domande. Ti spiegherò tutto domani, un bacio.” Quindi sarò a casa sola fino a domani mattina, non dovrei chiedere quello che sto pensando ma è più forte di me.

«Ti va di fermarti un po’ da me dopo? Bonnie e Caroline sono fuori…» gli propongo arrossendo leggermente.

«Sì, certo.» mi dice entusiasta.





Angolo autrice
Eccomi qui! 
Allora, capitolo totalmente delena per la vostra gioia ahahah! Damon invita Elena a cena dopo il bacio in ascensore e lei un po' incerta accetta. La porta in un bel ristorante e tutto va per il meglio, alla fine lei scopre di aver casa libera e cosa combina? Chiede a Damon di fermarsi da lei... Che succederà adesso? ;)

Ringrazio come sempre le meravigliose ragazze che mi recensiscono, vi adoro!
Ora scappo a vedere la puntata di tvd che non l'ho ancora vista!

Alla prossima!
Anna

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Capitolo 13
*** E adesso che faccio? ***


12. E adesso che faccio?

 

Giungiamo a casa mia pochi minuti dopo, faccio cenno a Damon di parcheggiare nel mio viale visto che né Bonnie né Caroline sarebbero rientrate. Frugo nella mia pochette in cerca delle chiavi, appena le trovo le afferro mentre Damon spegne la macchina. Uscendo dall’auto mi cadono a terra ed essendo completamente buio fatico a trovarle, sono decisamente nervosa per il fatto che siamo soli e sono stata io a proporglielo. Non avrei mai dovuto farlo, sono un’incosciente. 

«Elena, hai bisogno di una mano?»

«No, no, le ho trovate.» 

Prendo le chiavi e spalanco la porta di casa, appoggiamo entrambi le giacche sull’appendiabiti, io mi tolgo i tacchi visto che i miei piedi chiedono seriamente pietà e nervosamente lo invito sul divano insieme a me. Damon sembra perfettamente a suo agio al contrario di me, mi sorride in un modo che mi fa letteralmente sciogliere il cuore.

«Ti va qualcosa da bere?» chiedo per smorzare la tensione.

«Volentieri.» risponde con voce calma.

«Alcolico o no?»

«Decisamente alcolico.» ridacchia.

Mi reco in cucina non sapendo minimamente se ho degli alcolici in casa, forse del vino ma non ne sono sicura, apro il frigo per controllare e ci trovo solo una mezza bottiglia di birra. Passo allo scaffale basso vicino alla dispensa e qui sembra esserci qualcosa, do un’occhiata e vedo una bottiglia di whiskey che potrebbe fare al caso mio, controllo la data di scadenza fortunatamente è ancora buono, non si sa mai. Prendo due bicchieri e porto quelli e la bottiglia in salotto, appoggio il tutto sul piccolo tavolino e verso il liquido per entrambi. Spero di non ubriacarmi dopo un bicchiere o potrei non rispondere delle mie azioni.

«Mmm, vi fate di roba forte qua!» osserva Damon.

«Non è mio, credo sia di Caroline, ma non penso le dispiaccia se l’ho aperto.» 

«Mi piace il whiskey, ma sono più un tipo da bourbon.»

«Ah sì? Anche a te piace la roba forte mi pare!» gli faccio notare.

«Di solito sì. A te invece cosa piace?»

«Ehm, la coca-cola è accettabile?» chiedo ridendo «Non sono una gran bevitrice, non reggo molto l’alcol a dirla tutta.»

«Forse allora è il caso di andarci piano con questo.» dice alzando il bicchiere.

«Ma sono a casa mia, anche se mi ubriaco non farò del male a nessuno.» rispondo a tono.

«Ma io ti voglio sobria.» afferma con un velo di malizia.

E adesso che vuole fare? Perché vuole che sia sobria? Sicuramente vorrà concludere in quel modo la serata ed io non so se sono ancora pronta per un passo del genere, certo con lui sto benissimo ma siamo usciti una volta e non mi sembra proprio il caso di andare oltre il bacio. Lui nota che non gli ho risposto e mi guarda alzando un sopracciglio, che cosa dovrei dirgli esattamente?

«So a cosa stai pensando e non è affatto ciò che voglio.» mi rassicura.

«Io… Scusami…» balbetto.

«Stai tranquilla, l’ho detto solamente perché voglio che ti ricordi di questa serata.»

Ma come posso essere tanto idiota? «Hai ragione, sono saltata alle conclusioni senza motivo.» mi scuso.

Poggio il bicchiere vuoto sul tavolino di legno e sprofondo sul morbido divano di casa mia, Damon finisce il suo drink e lascia il bicchiere vicino al mio. E’ seduto di fianco e mi guarda intensamente, percepisco di nuovo quell’elettricità che ho avvertito quando ci siamo baciati in ascensore, è come se una parte di me volesse solo saltargli addosso e portarlo in camera da letto, naturalmente scaccio all’istante quel pensiero, non è il momento. Gli rivolgo un sguardo anch’io soffermandomi sulle sue labbra perfette, a malapena ricordo il loro sapore e mi manca da impazzire. Accorcio le distanze tra noi, ora siamo vicinissimi l’uno all’altra e la tensione è realmente palpabile. Una delle sue mani mi accarezza la coscia nuda e vengo percorsa da mille brividi, senza pensarci poggio una mano sul suo petto ancora coperto dalla camicia, mi si blocca quasi il respiro al contatto con lui. Questa volta è Damon a fare la prima mossa, si fionda sulle mie labbra ed io ringrazio tutti i santi del paradiso che gli hanno fatto fare il primo passo. Porto la mano tra i suoi capelli, sono morbidi ed è infinitamente bello quel contatto, lui fa scivolare la sua mano più su sulla mia coscia ed io sussulto.

«Oh, scusa, non volevo approfittare.» mi dice staccandosi da me.

«Non fa niente, anzi era piacevole.» rispondo arrossendo.

Mi solleva il mento con un dito e ricomincia a baciarmi con passione, lascio che la sua lingua si faccia spazio nella mia bocca, sono in preda ad emozioni che non sapevo neanche si potessero provare quando mi bacia è come se il resto del mondo sparisse e ci fossimo solo lui ed io. Mi avvicino pian piano con il mio corpo verso il suo e poggio una mano sul suo petto, con delicatezza mi fa stendere sul divano e finisco sotto di lui, gli slaccio i bottoni della camicia uno ad uno, lui se la toglie lasciandola cadere per terra e non smette di baciarmi. Non so cosa sto facendo, non avrei dovuto spingermi così oltre ma lo desidero troppo per trattenermi, sì, probabilmente tutto ciò provocherà un casino ma ora come ora non m’importa, voglio solo stare insieme a Damon. Lo aiuto così che possa abbassarmi la zip del vestito, me lo sfilo tranquillamente rimanendo in biancheria intima, vedo Damon osservarmi e sorridere, involontariamente arrossisco e provo a coprirmi.

«Non farlo, non vergognarti.» mi dice accarezzandomi una guancia.

Riprende a baciarmi premendo il suo corpo contro il mio «Aspetta…» lo blocco.

Lui si scansa immediatamente non appena glielo dico «Forse non dovremmo…» afferma passandosi una mano tra i capelli.

«No, intendevo che… Sarebbe meglio se… Ecco… Andassimo di sopra.» ammetto.

Mi alzo dal divano, raccolgo il mio vestito e gli porgo una mano, Damon l’afferra e insieme ci rechiamo in camera mia. Entrando si guarda in giro e sorride, forse avrei dovuto nascondere i pupazzi di quand’ero piccola, non sono proprio il massimo per una donna ventiseienne. Mi siedo sul letto e lo invido a sedersi vicino a me, lo bacio appoggiando una mano sul suo viso, si è fatto la barba perché è completamente liscio, è una sensazione stupenda poterlo accarezzare, profuma di dopobarba e mi fa venire ancora più voglia di saltargli addosso. Con una mossa improvvisa mi stende sul mio letto e mi ritrovo nuovamente sotto di lui, mi lascia dei baci lungo tutto il collo per poi scendere fino alla clavicola. Credo di non resistere ancora per molto, ho bisogno di sentirmi sua adesso. Velocemente gli slaccio il bottone dei pantaloni e lascio che se li tolga, è una visione indescrivibile, è un uomo semplicemente perfetto, tutto il contrario di me, non capisco ancora cosa ci trovi in me. Dolcemente scende fino al mio ventre sempre baciandomi qua e là, senza che me ne accorga mi sfugge un gemito e lo sento ridacchiare mentre si avvicina pericolosamente ai miei slip. Improvvisamente entrambi i cerca persone iniziano a squillare, okay, sto per imprecare contro qualcuno seduta stante. Damon si alza e va a controllare.

«911, dobbiamo andare…» dice sospirando.

Dire che sono incazzata è riduttivo, proprio adesso doveva esserci un’emergenza? Non potevo andare a fare la cameriera invece che il chirurgo? Accidenti a me! Mi alzo e mi infilo una maglietta e un paio di jeans, non ho ancora detto nulla a Damon anche perché cosa dovrei dirgli? Mentre mi vesto lo sento avvicinarsi e mi volto per guardarlo.

«Sei arrabbiata?»

«Sì.» affermo infastidita.

«Siamo medici, capiterà altre volte…» mi risponde calmo.

«Mi stai dicendo che ti è già successo?» chiedo curiosa.

«Beh, sì.» mi dice sincero.

Improvvisamente sono gelosa, effettivamente non so quasi nulla del suo passato e certamente avrà avuto altre donne bello com’è. Torniamo di sotto e anche lui si riveste, poi usciamo e ognuno per conto proprio andiamo in ospedale.

Arrivo di fretta e corro a mettermi il camice, nello spogliatoio vedo arrivare anche Caroline e Stefan, mentre Bonnie sicuramente non arriverà visto che è con mio fratello. Nemmeno loro sanno quale sia l’emergenza, quindi restiamo lì ad aspettare il nostro superiore per farci assegnare a qualche caso. Poco dopo vediamo comparire Nox che non sembra molto lucido.

«Matricole, in pronto soccorso, ora!» ci urla.

Mentre andiamo verso i pazienti lancio un’occhiata a Caroline «Hai sentito anche tu?»

«Sì, difficile non accorgersene, sentiranno fino a Los Angeles la puzza di alcol.» risponde lei.

 

[…]

 

E’ stata una nottata infernale, c’è stato un altro incidente stradale questa volta per colpa di un uomo sotto l’effetto di stupefacenti, lui è sopravvissuto ma ha ucciso una donna che è stata paziente di Stefan, il mio paziente per fortuna se l’è cavata con un braccio rotto e una commozione celebrale. L’ho fatto visitare dal dottor Mikaelson e mi ha confermato che si riprenderà del tutto. Vado a stendermi un attimo nella stanzetta del medico di guardia quando sento entrare qualcuno, è Nox.

«Dottor Nox.» lo saluto.

«Ah, Gilbert, sei tu.» risponde guardandomi. 

«Vado a casa, buonanotte dottore.» faccio per uscire ma mi trattiene.

«Ti posso chiedere una cosa?» mi domanda, sa ancora di alcol e non è molto in sé.

«Uhm… Sì.»

«Perché voi donne siete così perfide?» 

Che cosa? Di che cavolo sta parlando? «Non… Non so…» replico mentre il cuore inizia a battermi forte.

«Quell’idiota della mia ragazza mi ha tradito!» mi urla.

«Mi… Mi dispiace…»

Senza che me ne accorga mi bacia, io spalanco gli occhi incredula e, ammetto, anche leggermente spaventata, che cosa sta facendo? Lo respingo e si stacca da me ma non sembra entusiasta della mia reazione, so di dovermene andare il prima possibile ma come faccio? E’ il doppio di me fisicamente.

«Se l’ha fatto lei posso farlo anch’io, è ora di vendicarmi.» afferma fissandomi. E adesso che faccio?






Angolo autrice
Salvee, eccovi il 12^ capitolo!
Vi prego, non odiatemi, non fucilatemi, non lapidatemi, insomma lasciatemi vivere xD
Prima di presentarvi sotto casa mia con i forconi vi dico che dovete aspettare il prossimo capitolo per sapere tutto! Però dai, tutto sommato c'è stato un bel momento tra di loro anche se sono stati interrotti, era troppo facile sennò ahahah :')
Che altro aggiungere? Boh, fatemi sapere che ne pensate, insultatemi anche se volete ahahah...! No dai vi prego :')

Ringrazio sempre chi mi recensisce e tutti quelli che hanno aggiunto la storia nelle categorie! Grazie davvero!

Avrete saputo di Ian immagino... Mi astengo dal commentare, dico solo che potevano vestirsi meglio e che un uomo in bianco al suo matrimonio non si può vedere (scusate ma son fissata con gli abiti da sposa/o). Di lei si salvava solo lo strascico, il resto no comment sul serio.

Alla prossima e non vedo l'ora di leggere i vostri commenti,
Anna

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Capitolo 14
*** Quella notte ***


13. Quella notte

 

Si avvicina a me così lentamente che posso sentire i battiti del suo cuore, indietreggio fino a toccare il muro della stanzetta e rimango lì impietrita. Ho una vaga idea di ciò che vuole fare e non so come difendermi. Con un dito mi sfiora la pelle del viso ed io rabbrividisco, sono spaventata, veramente spaventata, ma cerco in tutti i modi possibili di mantenere la calma, mosse improvvise non aiuterebbero la situazione. Porta la sua bocca sull’incavo del mio collo e mi lascia un bacio, un altro brivido mi percorre la schiena, ma è tutt’altro che piacevole, è un brivido di terrore puro. Lo vedo togliersi la giacca bianca del camice e lasciarla a terra, bene, ora so di per certo cosa vuol fare ed è ubriaco il che non aiuta di certo la situazione. Devo fare qualcosa, darmi una svegliata e reagire, non posso restare qui a farmi toccare controvoglia dal mio superiore sbronzo. Quando mi appoggia una mano sulla schiena mi scanso di colpo e corro verso la porta, penso di essere salva ma evidentemente canto vittoria troppo presto perché un millesimo di secondo dopo sento i miei capelli che vengono quasi strappati da tanta forza con cui li sta tirando. Con un colpo mi ritrovo per terra sbattendo contro uno dei comodini con il gomito, avverto una fitta lungo tutto il braccio, è stata una bella botta ma nonostante ciò mi rialzo subito.

«Non provare a farlo di nuovo.» mi ordina.

Io lo fisso senza replicare nulla e continuo a non muovermi, ora l’ho sicuramente fatto incazzare sono proprio un’idiota. Senza che me ne accorga mi sbatte contro il muro con violenza facendomi male ad ogni singolo osso del mio corpo, la sua mano finisce sul mio fondoschiena e a quel contatto non posso far altro che lasciar uscire le lacrime che mi tengo dentro da troppo tempo. Non sto ragionando lucidamente e non va bene, non posso lasciare che accada. Respiro profondamente mentre lui è ancora attaccato a me, mi guardo intorno per cercare qualcosa con cui difendermi ma non c’è nulla in questa dannata stanza. O forse sì. Poso il mio sguardo sulla lampada del comodino, potrei colpirlo con quella. Con il piede riesco a staccare la spina dalla presa di corrente e allungo la mano, riesco ad afferrarla e con tutta la forza che ho gliela sbatto il testa. Si accascia dolorante mentre io ne approfitto per scappare verso la porta, questa volta sono sicura di avercela fatta e riesco già ad assaporare la libertà. Purtroppo devo ricredermi due secondi dopo perché mi afferra per una caviglia facendomi cadere e battere la testa sul pavimento. Resto stordita per un attimo, tra il gomito e la testa dolorante inizio seriamente a dubitare di me stessa. Mi divincolo con le gambe e riesco a pestargli la mano con la scarpa così da liberarmi definitivamente dalla sua morsa. A carponi vado verso la porta, la apro e corro fuori senza una meta precisa. Ce l’ho fatta. Ora sono al sicuro e sto bene… Forse. Barcollo per qualche metro poi inciampo finendo nuovamente a terra, è notte fonda e non c’è praticamente nessuno in giro, la testa mi scoppia e ho paura che Nox possa avermi seguita. Mi rialzo subito scossa da quel pensiero e ricomincio a camminare verso l’ascensore che si trova a pochi passi da me. Non so come ma riesco a raggiungere il mio spogliatoio, apro il mio armadietto e afferro subito il cellulare, ho tre chiamate perse di Damon e un messaggio da Caroline dove mi dice che resta a casa di Klaus. Come medico so che ho bisogno di un controllo, potrei avere una commozione celebrale in atto e non c’è da scherzare, so anche che non posso chiamare la mia amica o mi farebbe troppe domande a cui non voglio rispondere e lo stesso vale per Stefan, i miei genitori non se ne parla, l’unico che resta è Damon. Sento uno strano bisogno di farmi abbracciare da lui in questo momento e non esito a chiamarlo sperando risponda.

“Pronto?” dice assonnato dall’altro capo del telefono.

«Dam… Damon…» 

“Elena? Ehi, ma dov’eri finita?”

«Io… Ho bisogno di te…» dico iniziando a singhiozzare.

“Cos’è successo? Dove sei?”

«In ospedale… Credo di avere… Una commozione celebrale… Non sono molto lucida.» balbetto tra le lacrime.

“Cosa?! Va bene, arrivo subito. Resta dove sei!” mi ordina riattaccando.

Mi stendo sulla panchina dove solitamente ci cambiamo noi specializzandi e piango finché non crollo, non so se mi sono addormentata o se sono svenuta, desidero solo che questa nottata d’inferno finisca in fretta.

Mi risveglio distesa in un letto, è uno di quelli ospedalieri quindi sono ancora nell’edificio. Ho una flebo attaccata al braccio sinistro che mi pizzica un po’, per il resto sono tutta intera, credo. La testa mi fa molto più male di prima è come se un martello mi stesse colpendo a ritmo di musica, mi massaggio la tempia dimenticandomi del gomito e mi si dipinge una smorfia di dolore in volto.

«Ehi, ti sei svegliata.» mi dice dolcemente Damon prendendomi la mano.

Lo guardo nei suoi grandi occhi color ghiaccio e scoppio a piangere, lui si sistema sul letto insieme a me e mi prende tra le braccia. Istintivamente mi stringo a lui e lascio che tutta la paura e l’ansia scivolino via, con lui mi sento al sicuro e protetta ed è forse l’unica persona da cui mi farei toccare in questo momento. Lascio scorrere le mie lacrime per svariati minuti finché riesco a calmarmi da sola, riprendo a respirare regolarmente ma non dico niente, voglio che sia lui a chiedere se vuole sapere perché io non ho la forza di iniziare l’argomento.

«Cos’è successo, Elena? Sto iniziando a preoccuparmi seriamente.» 

«Ho sbattuto la testa…»

«Sì, questo l’avevo capito è il come che mi sfugge.»

«Non mi va di parlarne…»

Lo sento muoversi sotto di me e in un lampo i suoi occhi sono sui miei, mi accarezza il gomito cercando di confortarmi ma mi fa male e senza pensarci lo ritraggo lasciandomi sfuggire un lamento.

«Che cos’hai? Alza la manica della maglia.» mi chiede sempre con tono pacato.

«Non è niente…» gli rispondo alzando la manica ed esponendo il gomito. Okay, forse niente non è la definizione adatta visto che ho il gomito nero.

«Dove ti sei fatta questo livido?» domanda scioccato.

Non posso più mentirgli, l’ho chiamato io e lui si è occupato di me mentre ero priva di sensi una spiegazione come minimo gliela devo. Non mi fa piacere parlare di quello che è successo anche se fortunatamente è stato meno grave del previsto. Damon continua a squadrarmi in attesa di una risposta e con un sospiro decido di dirgli tutto.

«Ero nella stanza del medico di guardia a riposare un po’ quando è entrato il dottor Nox, era ubriaco e blaterava cose sulla sua fidanzata che l’aveva tradito. Senza che me ne potessi accorgere mi ha baciata… Io l’ho respinto ma non è servito, ho cercato di uscire da lì ma mi ha sbattuta contro il comodino ecco il perché del livido, ho tentato di difendermi con una lampada e mentre ritentavo la fuga mi ha fatta cadere e ho battuto forte la testa sul pavimento, alla fine ce l’ho fatta e sono scappata.» concludo senza più guardarlo.

«Lui ti ha…?» si blocca senza finire la frase.

«No!» esclamo inorridita.

E’ sconvolto più di quanto lo sia io, non mi guarda più come faceva prima e questo mi fa pensare di aver fatto un grossissimo errore ad averglielo raccontato. Il pensiero di poterlo perdere per sempre mi spaventa da morire, se non mi guardasse più come faceva prima ne soffrirei troppo, se dovesse andarsene per questa storia potrei sentirmi male sul serio.

«Damon… Non andartene… Non lasciarmi sola…» lo prego.

«Non ti lascio, piccola.» mi abbraccia facendo attenzione alla mie varie ammaccature.

«Ho qualche livido, ma sto bene… Ho solo bisogno che tu rimanga con me.» confesso.

«Non vado da nessuna parte, Elena, lo giuro.» mi dice dandomi un bacio sulla fronte. «Devo solo fare una cosa prima.»

«Cosa?»

«Ammazzare quello stronzo che ha osato toccarti.» mi risponde alzandosi dal letto.






Angolo autrice
Ciao! Buon primo maggio a tutti! :D
Siccome qua da me diluvia e io non ho nulla da fare (T.T) vi pubblico il capitolo.
Allora, riprende esattamente da dove si era interrotto l'altro. Ho cercato di descrivere un po' quello che è successo ad Elena senza entrare troppo nei dettagli perchè comunque sono temi delicati e non vorrei fare confusione insomma... Alla fin fine lei ce la fa a scappare con le sue forze e chiama subito Damon, è l'unico con cui si sente di parlare in quel momento.
Ovviamente lui corre subito in ospedale e si prende cura di lei finchè non si sveglia. Elena gli racconta a grandi linee cos'è accaduto ed è terroizzata dal fatto che Damon possa vederla come una vittima e non come la solita Elena.
Che succederà adesso dopo la frase di Damon? Pensate che lo prenderà a pugni?

Come sempre fatemi sapere che amo le vostre recensioni ** Spero che almeno voi stiate passando bene la giornata! Io mi sono limitata a vedere tvd, ma non faccio spoiler... Dico solo no comment.

Un bacio e alla prossima,
Anna

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Capitolo 15
*** Paura ***


14. Paura

 

Non riesco a credere a quello che ho sentito uscire dalla sua bocca, che diavolo ha intenzione di fare? Sono ancora sconvolta per l’accaduto e non ho tempo di preoccuparmi anche delle sue manie omicide. Apprezzo che voglia difendermi e prendersi cura di me ma non posso permettergli di fare una cazzata così grande. Prima che possa uscire dalla stanza lo afferro per un braccio maledicendomi per essermi alzata dal letto così velocemente visto che la testa mi sta esplodendo. Mi reggo al letto per non cadere sperando che Damon preferisca stare con me piuttosto che mettersi in guai seri con la legge.

«Ti prego resta, non fare qualcosa di cui potresti pentirti…» 

Lui si gira a guardarmi e con attenzione mi riporta a letto «Elena, mi dispiace tanto…»

Gli rivolgo un mezzo sorriso invitandolo nuovamente a stendersi sul letto insieme a me «Passerà, Damon.»

«Non posso lasciare che quell’uomo la passi liscia!» afferma arrabbiato.

«Lo so, ma almeno fino a domani mattina resta insieme a me…» lo imploro sentendomi sempre più stanca.

«Okay, rimango. Ma devi promettermi che racconterai tutto a tuo padre e alla polizia.»

«Lo farò.» dico in un sussurro, e mi addormento pochi secondi dopo.

Mi sveglio tra le braccia di Damon, il più bel risveglio che potessi desiderare in effetti, lui è rimasto come mi aveva promesso e ne sono veramente contenta. La testa mi fa un po’ meno male mentre il gomito fatico a fletterlo, ma probabilmente passerà in pochi giorni, è solo una botta. Poso una mano sul petto di Damon sentendo il suo cuore battere, sta dormendo e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che tra poco dovrò separarmi da lui per andare a denunciare Nox. Dopo quello che è successo non so che ne sarà di noi, non so se questa cosa mi cambierà nel profondo, non so se cambierà il modo in cui Damon tiene a me, non so nulla. Mi stringo a lui e finisco per svegliarlo, mi accarezza i capelli senza proferire parola e sento che il suo cuore comincia a battere più forte. Sorrido al pensiero che sia perché mi è così vicino anche se forse è solamente una mia impressione.

«Come va la testa?» mi chiede ad un tratto.

«Meglio, ma mi sento ancora un po’ stordita.»

Lo sento sospirare e capisco che ha qualcosa che non va, forse è preoccupato per me o magari sta solo pensando a come vendicarmi. Restiamo in silenzio per una buona mezz’ora, sono circa le sei del mattino e tra poco più di un’ora dovrebbe iniziare il giro visite, ovviamente non ho ancora trovato una scusa plausibile per il fatto che non sarò presente.

«Devo chiedere a Stefan e Caroline se possono prendere i miei pazienti…»

«Ci penso io, tu devi solo riposare.» mi dice tirandosi su dal letto.

«Dove vai?» chiedo allarmata.

«Sta tranquilla, Elena. Non farò niente di stupido, te lo prometto. Ho solo bisogno di prendere un po’ d’aria.» mi risponde sistemandosi la maglia.

«Sei sicuro di star bene?»

«No, non sto bene. Avrei dovuto proteggerti, avrei dovuto restare con te ieri sera, avrei…»

«Ti prego smettila.» lo interrompo «Non osare pensare nemmeno per un secondo che sia colpa tua, chiaro?» lui esita a rispondere «Damon, guardami.»

Alza lo sguardo verso di me e i nostri occhi si scontrano, gli faccio cenno di sedersi in parte a me e senza che glielo ripeta accetta. Gli prendo la mano e la stringo forte lasciandoci un leggero bacio sopra, non ho mai visto Damon così fragile e indifeso, è come se mi capisse più del dovuto e questo un po’ mi spaventa. In un lampo mi torna in mente la sua domanda durante la nostra cena: “Stefan ti ha detto qualcosa su di me?”, in quel momento non c’avevo dato peso, insomma era solo un’innocua domanda, ma adesso non mi sembra più così, c’è qualcosa che non mi ha detto.

«A me puoi raccontare qualunque cosa lo sai vero?» gli dico.

«Lo so, Elena. Ma ora come ora la mia priorità sei tu.» risponde carezzandomi il dorso della mano.

«E tu sei la mia.» affermo convinta.

«Voglio solo che tu stia bene.»

«Anche io voglio che tu stia bene ed è evidente che hai qualcosa.» ribatto.

«Non arriveremo da nessuna parte finché non parlo vero?» mi domanda rassegnato.

«Esatto.» confermo.

«Promettimi che non lo dirai a Stefan.»

«D’accordo…» rispondo poco convinta.

«So come ti senti, Elena. Ci sono passato anch’io, beh, più o meno… Con mio padre… Lui mi picchiava quand’ero piccolo, l’avevo superata finché non ho visto te ridotta così. Tutto qui, cerca di non impazzire, okay?»

«Damon, io… Sono sconvolta… E’ per questo che te ne sei andato di casa vero?» 

Lui annuisce e sembra rilassarsi dopo quella confessione, sapere che ha passato per anni una cosa del genere mi fa venire la nausea, io sono spaventata a morte e l’ho vissuto una sola volta. Damon è stato così male per anni, io non so come sia diventato la bellissima persona che è oggi. Sono davvero scioccata da ciò che mi ha confessato, ma lo apprezzo e sono contenta che si sia tolto un peso del genere dalla coscienza.

Mi sollevo pian piano dal letto e mi metto in ginocchio in modo da arrivare alla sua altezza «Lo affronteremo insieme.» poi lo bacio portando le mie braccia intorno al suo collo, ignoro il dolore al gomito e mi lascio trasportare dalla bellissima sensazione che provo nel baciarlo.

«Sicura che posso baciarti?» mi domanda incerto.

«Sì, sicura. Non è di te che ho paura, Damon.»

«Pagherà per quello che ha fatto, devi solo andare alla polizia e raccontare tutto.» mi incita.

«Non è che potresti parlarne tu con mio padre? Io non me la sento…»

«Elena, ehi, andrà tutto bene…» mi dice notando una lacrima sul mio viso.

Inizio a singhiozzare di nuovo, ho paura nonostante cerchi di mascherarlo davanti a lui, ho paura che si sappia in giro, ho paura della reazione delle mie amiche, dei miei genitori, di Stefan. So che è un ragionamento insulso ma voglio solo dimenticare ciò che è successo e andare avanti con la mia vita. Osservo Damon che mi squadra preoccupato, forse è per la commozione celebrale che ho questi sbalzi, non lo so, vorrei solo non doverne parlare più.

«Lo dirò io a tuo padre, ma tanto sai che piomberà qui dopo un secondo vero?»

«Sì…» dico rendendomi conto che effettivamente ha ragione lui.

In questo momento sto provando una miriade di emozioni, forse fin troppe per essere gestite con saggezza. Ma una cosa decisamente non è dovuta alla commozione celebrale… Credo di essermi innamorata di Damon…

 

[…]

 

Lascio Elena nella sua stanza promettendole nuovamente che non avrei commesso alcun omicidio. Salgo su al quarto piano e mi dirigo nell’ufficio del primario per raccontare cos’è capitato a sua figlia. Non so cosa aspettarmi da Grayson, probabilmente vorrà uccidere quel bastardo tanto quanto me, magari mi darà una mano. Mi sento uno schifo sapendo cos’ha passato la mia dolce Elena, lei che non meriterebbe nulla di tutto questo, lei che è sempre buona e gentile con chiunque, non riesco proprio a sopportarlo. Perché proprio a lei? Inevitabilmente riaffiorano brutti ricordi legati alla mia infanzia con Giuseppe, cose che ho seppellito ormai anni e anni fa. E’ la prima volta che ne parlo con qualcuno, non l’ho detta nemmeno a Stefan questa parte, ma con lei è stato naturale perché so che posso fidarmi al cento per cento e, sotto sotto, mi sono sentito meglio, mi sono liberato di un peso che mi portavo dietro da quand’ero un bambino. Entro nell’ufficio bussando alla porta, il mio capo è seduto alla scrivania a lavorare.

«Oh, Damon, prego siediti.» “strano mi chiami per nome.” penso.

«Dottor Gilbert, c’è una cosa di cui dovrei parlarle.» inizio.

«Ti prego, chiamami Grayson. In ogni caso, dimmi pure.»

«Si tratta di sua figlia…»

All’improvviso lo vedo puntarmi gli occhi addosso «Elena sta bene?»

«Sì, sta bene, ma è successa una cosa stanotte… Mi ha pregato che fossi io a dirtelo, credo sia ancora scossa…»

«Vai al sodo, Damon.» mi ordina.

«Il suo superiore l’ha aggredita.» dico tutto d’un fiato.

Si alza dalla scrivania ed esce correndo dalla stanza, aspetto qualche secondo e poi esco anche io. Torno di sotto da Elena per vedere come sta, la porta è socchiusa e appena noto che dentro c’è suo padre mi fermo, preferisco non disturbarli anche perché lui non sa niente di quello che c’è tra me e la figlia e voglio evitarle altri problemi per il momento. Ci metto tutto me stesso per non piombare nella stanza quando lei inizia a piangere di nuovo, vorrei solo poterla abbracciare come ho fatto la notte precedente, rassicurarla, dirle che nessuno le farà mai più del male, che io ci sarò sempre per lei… Ma ora come ora non posso, non con suo padre lì. Non mi sono mai sentito così con una donna, Elena riesce sempre a tirare fuori il meglio di me e non so davvero come faccia. Oltre ad essere splendida è bravissima nel suo lavoro, si prende cura al meglio dei suoi pazienti, non esita ad aiutare chiunque ne abbia bisogno e cosa più importante è sempre stata accanto a Stefan quando me ne sono andato, sicuramente è anche grazie a lei che non è crollato. Non avevo programmato niente di tutto questo, volevo solo tornare per rimettere insieme i pezzi della relazione con mio fratello, invece è capitato e… Credo di essermi innamorato di Elena…






Angolo autrice
Ciao! Vi pubblico oggi il capitolo visto che mi sono portata avanti :)
Allora, Damon non commette omicidi fortunatamente o ci avrebbe rimesso la carriera... E poi c'è una delle confessioni sul passato di Damon... Suo padre lo picchiava da piccolo e con quello che è successo ad Elena gli sono ritornati in mente brutti ricordi, ma lei riesce a tranquillizzarlo e gli dice che supereranno tutto insieme. 
Poi... BOOM cosa pensa Elena? Di essersi innamorata di lui! 
E Damon? Anche lui crede di essersene innamorato.
Siete contente di questo finale? Spero vi sia piciuto! Dopo la brutta nottata qualcosa di buono ne è uscito dai :')

Grazie a chi mi recensisce, siete i miei tesori! ** Non vedo l'ora di sapere che ne pensate di questo capitolo!

Un bacio,
Anna

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Capitolo 16
*** Complicità ***


15. Complicità

 

Sono ancora un po’ frastornata ma riesco a convincere mio padre ad uscire dalla stanza per tornare al lavoro, non ho bisogno di un babysitter tantomeno se si tratta di uno dei miei genitori. Anzi, in questo momento preferirei proprio starmene da sola o al massimo con Damon. Mi giro su un fianco facendo attenzione alle mie varie ammaccature sul corpo, tra poco tutto l’ospedale verrà a sapere cos’è successo e la cosa non mi entusiasma neanche un po’, vorrei poter dimenticare e andare avanti con la mia vita. Vengo distratta da qualcuno che sta bussando alla porta, pian piano questa si apre e sbuca Damon. Mi si stampa un grosso sorriso in faccia non appena lo vedo varcare la soglia e se ne va con la stessa velocità quando noto che non è solo, c’è un poliziotto con lui, vorranno che denunci Nox di sicuro. Mi sollevo pian piano lasciando che Damon mi aiuti con il cuscino mentre l’altro uomo tira fuori quello che sembra un blocco per gli appunti.

«Piacere, sono l’agente Smith.» mi stringe la mano. Io ricambio senza esitazione, ma la sensazione che provo è molto strana, non mi piace per niente, sento un brivido di disgusto percorrermi ogni fibra del corpo. Mi irrigidisco non appena si avvicina più del dovuto al mio letto, sembra che Damon l’abbia notato e gli fa segno di allontanarsi leggermente da me.

«Signorina Gilbert ho bisogno che lei mi racconti cos’è accaduto la notte scorsa così da poter procedere con il verbale d’accusa.»

«Il mio superiore mi ha aggredita, il dottor Albert Nox… Stavo riposando ed era ubriaco… Ho tentato di difendermi e sono caduta svariate volte, ho battuto il gomito e la testa decisamente forte…» spiego cercando di non dare di matto.

«Bene, potrei vedere il livido? E’ solo per avere delle prove, si prenda pure il tempo che le serve.»

Osservo Damon per un secondo, è al mio fianco e non smette di vegliare su di me, con lui vicino mi sento al sicuro e protetta come se nessuno potesse mai più farmi del male. Alzo la manica della maglia per mostrare il gomito ancora nero al poliziotto, lui lo guarda attentamente e scrive tutto nel suo foglio. Non mi sento molto a mio agio in questa situazione e spero davvero passi in fretta.

«Quindi nulla è stato consenziente?» domanda senza alzare lo sguardo.

«No!» sbraito io.

«Non ha mai avuto rapporti extralavorativi con quest’uomo?»

«Certo che no!» rispondo innervosita.

«Va bene, sarà difficile accusarlo… E’ pur sempre la sua parola contro la tua.»

«Scusi? Pensa che possa essermi procurata un livido del genere da sola? E giusto per restare in tema, crede che mi sia fatta venire una commozione celebrale con la bacchetta magica?!» urlo irritata sentendo ricomparire il dolore alla testa.

«Signorina, sto solo facendo il mio lavoro…» cerca di scusarsi.

«Credo che per oggi possa bastare.» interviene Damon

Il poliziotto annuisce e si fa accompagnare fuori, appena mi ritrovo sola non posso far altro che scoppiare a piangere contro il cuscino. Probabilmente non lo incrimineranno neanche così sarà libero di fare del male a qualcun’altra o peggio. Ho bisogno di uscire al più presto da questo ospedale, non mi importa se devo rimanere in osservazione voglio solo andarmene. Quando Damon rientra e mi vede piangere corre subito da me ad abbracciarmi, è così premuroso che non potrei aver trovato uomo migliore anche se tecnicamente non siamo una vera e propria coppia.

«Ehi, Elena, non piangere.» mi sussurra.

«Voglio andare a casa…»

«Non puoi, lo sai.»

«Ti prego, se sto con te non mi accadrà nulla, sei un medico.» provo a convincerlo.

«D’accordo, ti porto a casa mia così ti posso tenere d’occhio.»

«Va bene… E, Damon, grazie.» gli sorrido.

Lui mi bacia dolcemente sulle labbra, poi mi aiuta ad alzarmi e a vestirmi. Insiste perché esca dall’ospedale in sedia a rotelle ma fortunatamente sono abbastanza convincente e mi lascia camminare fino alla sua macchina. Con piacere vedo che ha il tettuccio aperto, non avevo mai viaggiato in una decappottabile e l’idea mi attira molto. Ci sediamo entrambi in auto e lui fa per coprire il tetto ma lo blocco all’istante, sentire il vento tra i capelli mi farà sicuramente bene.

«Elena non voglio che ti ammali.»

«Non sono una bambina, e poi non ho mai provato a stare in un’auto senza tettuccio.»

Lui alza le mani in segno di resa e avvia il motore. L’aria non è particolarmente calda, lo ammetto, ma è una bellissima sensazione viaggiare così. Damon parcheggia nel garage della sua villa e mi accompagna all’interno, mi ordina di stendermi sul divano poi lo vedo scomparire in cucina. Mi guardo intorno, sono stata qui milioni di volte con Stefan eppure in questa casa sembra esserci qualcosa di nuovo ogni volta, oltre ad essere gigantesca ha un sacco di cose dentro, soprattutto libri. Damon ritorna dieci minuti dopo con due tazze in mano, chissà cosa mi avrà preparato! L’afferro ringraziandolo e mi porto alla bocca il liquido dolciastro, è del buonissimo tè inglese, uno dei miei preferiti.

«Come fai a sapere tutte le cose che mi piacciono di più?» chiedo curiosa.

«Ogni uomo ha i suoi segreti.» risponde con un sorrisetto.

«Prima il cibo italiano, poi il mio tè preferito… Te l’ha detto Stefan vero?» domando pensando di aver fatto centro.

«Beccato.» confessa «Ho dovuto faticare per giorni per estorcergli qualcosa!»

Mi viene da ridere pensando al mio migliore amico assillato da suo fratello, non so esattamente come la pensa su di noi, credo abbiano capito tutti che c’è qualcosa tra me e Damon… Più che qualcosa effettivamente. Finisco la mia bevanda tranquillamente e mi stendo tra le braccia di Damon, amo stare a contatto con lui, o meglio, credo di amare ogni sua singola qualità che sia bella o brutta, lui mi fa sentire viva come non mai anche in momenti non proprio felici come questo. Non so se lui la vede come me e un po’ ho paura a chiederglielo perché non vorrei mai rovinare la complicità che c’è tra di noi. E’ la prima persona in ventisei anni che mi fa sentire così bene con me stessa, così bella e apprezzata e non lo ringrazierò mai a sufficienza per avermi regalato dei momenti così meravigliosi in così poco tempo. Lo lascio giocherellare con i miei capelli mentre io cerco di rilassarmi il più possibile, il mal di testa sta pian piano svanendo e non posso chiedere di meglio. Sono felice di essere uscita da quell’ospedale almeno per oggi, certo, ci tornerò a lavorare non ho la minima intenzione di interrompere la specializzazione solo per colpa di un uomo, ho sempre voluto fare il medico in fin dei conti anche se prima di iniziare il college non ne ero convinta al cento per cento. Nonostante volessi rimanere a lavorare a Boston sono felice di essere tornata a Mystic Falls per il mio internato, se così non fosse stato non avrei mai rivisto Damon.

Mi sollevo pian piano e lo guardo negli occhi «Posso chiederti una cosa?»

«Certamente, tutto quello che vuoi.»

«Stefan non mi aveva mai detto nulla di quello che hai passato da piccolo…»

«Qual è la domanda, Elena?» mi domanda sorridendo.

«Pensi che sia successo anche a lui?»

Lo sento irrigidirsi e mi pento un po’ di aver tirato fuori un argomento del genere «No, non credo. Giuseppe è un uomo di parola, credo sia l’unica qualità che ha.»

«Capisco… Io… Non volevo essere indiscreta…» mi scuso.

«Non fa niente, è acqua passata.»

«Stefan è fortunato ad averti come fratello e sono sicura che ti perdonerà.» gli dico convinta.

«Non penso lo farà molto facilmente, Elena… E’ complicato.» mi risponde sospirando.

«Conosco Stefan molto bene, abbiamo condiviso ogni momento da quand’eravamo piccoli, è il mio migliore amico e se ti dico che ti perdonerà un motivo c’è.» affermo non accettando una replica.

«D’accordo, d’accordo non arrabbiarti!» mi risponde prendendomi in giro «A proposito, avete condiviso proprio ogni cosa?» mi chiede sottolineando la parola ogni.

«Damon!» gli urlo un misto tra lo sconvolto e il divertito lanciandogli un cuscino.

«Dai, è lecito chiedere!»

«No, non lo è!» gli dico incrociando le braccia. Mi rivolge il suo sguardo da cucciolo bastonato e scoppio a ridere «Sta tranquillo Stefan ed io siamo sempre stati solo amici… Circa.»

Lo vedo sgranare gli occhi «Cosa significa?»

«Non lo saprai mai mio caro.» affermo facendo finta di cucirmi la bocca.

Lui mi fissa sconcertato dalla mia risposta, non so esattamente a cosa stia pensando credo ci sia rimasto un po’ male anche se la mia intenzione era solo di prenderlo in giro, tra me e Stefan non c’è mai stato nulla di romantico e non ci sarà mai, gli voglio troppo bene per incasinare tutto con una storia. Forse qualcosa è successo ma eravamo solo dei ragazzini che giocavano quindi non conta direi.

«Quindi non mi dirai cosa avete fatto tu e mio fratello?» continua Damon.

«Non so se è il caso di parlarne con te, insomma…»

«Oh, va bene…» mi dice rassegnato.

Io ridacchio attirando la sua attenzione «Stavo scherzando, Damon! Non ho fatto assolutamente niente con Stefan, ci siamo solo baciati una volta a capodanno, ma eravamo leggermente brilli e l’abbiamo fatto solo per ridere.»

«Quindi non siete mai stati insieme…?»

«No, Damon! Attento, la tua gelosia si potrebbe notare.» lo prendo in giro schioccandogli un bacio sulla guancia.

«Non provocarmi, Gilbert!» replica lui con un sorrisetto malizioso.

«Altrimenti?» sorrido ammiccante.

Damon si lancia su di me facendomi quasi cadere dal divano e mi guarda con i suoi meravigliosi occhi azzurri. Fortunatamente mi sento meglio di stamattina così lo bacio appassionatamente senza pensarci due volte. Lui mi solleva ed io allaccio le gambe intorno alla sua vita, cerco di stare attenta al braccio visto che la botta mi fa ancora decisamente male. Con attenzione gli slaccio i bottoni della camicia e gli lascio due baci sul collo, lui mi guarda un po’ incerto ma mi lascia fare. Con un rapido movimento gli sfilo l’indumento così da poter ammirare il suo petto scolpito, dio, la prima volta non avevo guardato bene, è più bello di quanto lo ricordassi.

«Elena, aspetta.» mi interrompe.

«Mh?» mi lamento.

«Ne sei sicura? E’ stata una nottata intensa… Sei ancora convalescente…»

«E’ l’unica cosa di cui sono sicura ora come ora.» affermo convinta.

«Non voglio che tu te ne penta in seguito.»

«Lo so, e non lo farò lo prometto. Fa l’amore con me, Damon.» sorrido.

Mi prende il viso tra le mani e mi bacia in modo dolce, dopo tutto quello che ho passato la notte scorsa ho solo bisogno di lui e il fatto che si preoccupi per me mi fa sentire ancora più sicura di quello che sto facendo. All’improvviso mi prende in braccio sollevandomi dal divano, porto le mani intorno al suo collo e mi lascio trasportare.

«Dove mi porti?» chiedo.

«Nel mio letto.» risponde lui con un sorrisetto.






Angolo autrice
Buongiorno! Eccomi qui con un nuovo capitolo.
Elena costringe Damon a portarla a casa, dopo aver parlato con il poliziotto non ce la fa più a restare lì. Lui l'accontenta e le prepara il suo tè preferito, Elena naturalmente si accorge che Damon sa troppe robe e lo sgama subito :'D oltretutto non si risparmia e comincia a farle domande su lei e suo fratello a cui Elena risponde divertita ahah
Beh l'ultima parte non ha bisogno di spiegazioni...

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, posterò presto il prossimo spero!
Un bacio,
Anna

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Capitolo 17
*** La mattinata perfetta ***


16. La mattinata perfetta

 

Mi lascio trasportare su per le scale fino alla sua stanza, ho vaghi ricordi della sua camera ogni tanto Stefan si andava a nascondere lì quando eravamo piccoli, come se potesse sentirsi più vicino a suo fratello. Mi ero scordata quanto fosse enorme, il letto è quasi il doppio di uno matrimoniale, c’è il terrazzo e un bagno gigantesco annesso. Damon mi rimette in piedi assicurandosi che non svenga, ma in realtà in questo momento mi sento benissimo, sarà l’adrenalina… Mi siedo sul bordo del letto e mi guardo un po’ in giro mentre lui si affretta a chiudere la porta, non si sa mai, non vorrei che Stefan ci beccasse in situazioni alquanto compromettenti. Damon si siede accanto a me e sorride, non so quanto sia convinto di questa cosa, credo abbia paura di farmi del male sia fisicamente che psicologicamente visto quello che ho passato. Un attimo dopo afferra il cellulare dalla tasca dei jeans e comincia a comporre un messaggio.

«Ho chiesto al dottor Nolan di sostituirmi per oggi, ora sono tutto tuo.» mi dice ammiccante.

«Mi fa piacere, dottor Salvatore.» rispondo con lo stesso tono.

«Quindi… Dottoressa Gilbert… Dov’eravamo rimasti?» mi chiede avvicinando il suo viso al mio.

Sento il suo respiro farsi via via più affannoso come se non aspettasse altro che il mio via libera. Mi faccio avanti e sfioro le sue labbra con un leggero bacio, quasi impercettibile mentre con la mano faccio su e giù sulla sua coscia ancora coperta dalla stoffa dei pantaloni. Lui invece poggia la mano sulla mia schiena e con un rapido movimento la infila sotto la maglia, al contatto con la sua pelle vengo percorsa da mille brividi che riesco a sentire fino alla punta dei piedi. Un attimo dopo mi ritrovo solo con il reggiseno ed entrambi ci stendiamo comodamente sul letto, lo guardo negli occhi e lui guarda me, solo osservandolo riesco a percepire il suo crescente desiderio ed io non sono da meno. Lo bacio nuovamente, questa volta con più passione, lascio che la sua lingua si faccia strada tranquillamente nella mia bocca e ne assaporo ogni centimetro. Ha il solito buon gusto di menta che mi fa letteralmente andare fuori di testa, un po’ alla volta spingo il mio corpo verso il suo finché non siamo completamente appiccicati l’uno all’altra. Lascio viaggiare la mia mano che passa dai suoi capelli morbidi fino al suo fondoschiena, mi accorgo in quel momento che portiamo entrambi ancora i pantaloni, forse è il caso di provvedere. Con nonchalance inizio a giocherellare con il bottone dei suoi jeans e gli rivolgo uno sguardo malizioso, non appena lo slaccio mimo con le labbra un “ops”, come se fosse una cosa che non avrei dovuto fare. Damon ridacchia e per vendicarsi con un movimento secco mi slaccia il reggiseno, quest’ultimo mi cade leggermente lasciando intravedere i miei seni. Gli si dipinge sul viso un’espressione decisamente compiaciuta e questa volta sono io a sorridere. Lo lascio guardare senza troppi problemi, ho smesso di vergognarmi davanti a lui, mi ha già vista mezza nuda durante l’incidente al cantiere quindi poco importa. Ritorno verso l’orlo dei suoi pantaloni, questa volta abbasso anche la cerniera e ci infilo una mano dentro in modo da riuscire ad abbassarglieli. Fortunatamente con un piccolo aiuto da parte sua riesco nel mio intento, con un calcio fa cadere i suoi pantaloni dal letto e posa di nuovo lo sguardo su di me, ancora non posso crederci che sto per fare l’amore con lui, sembra un sogno. Spingo ancora il mio corpo contro il suo, ora so per certo quanto mi vuole ed io voglio lui nello stesso identico modo.

«Elena, aspetta.» mi dice interrompendo il nostro bacio.

«Si?» chiedo ancora in preda alla passione.

«Ne sei davvero sicura? Non voglio essere egoista con te.»

«Ne sono sicura, Damon. Non lo farei se non lo fossi questo te lo posso giurare.»

Lui annuisce e mi sorride, sembra finalmente convinto che anch’io lo voglio da morire. Per dargli un’ulteriore prova mi sfilo del tutto il reggiseno e lo lancio in mezzo alla stanza così che non mi intralci. Damon senza pensarci mi accarezza delicatamente lasciandomi qua e là qualche bacio, si mette sopra di me con il busto così da potermi coccolare meglio. Ora la sua bocca è sul mio collo, poi la fa risalire fino alle mie labbra e mi bacia mentre la sua mano è scesa fino al mio basso ventre e sta facendo scivolare via i miei pantaloni, indosso ancora quelli del camice che sono decisamente più semplici da togliere di un paio normali. Oramai sono coperta solamente dagli slip e sinceramente vorrei che presto finissero anch’essi sul pavimento. Damon sembra leggermi nel pensiero e con un gesto che quasi non percepisco mi sfila le mutandine lasciandole cadere da letto. Mi sfugge un gemito quando avverto la sua mano farsi strada tra le mie cosce, è una sensazione meravigliosa sentirlo così vicino a me non mi era mai successo di provare così tante emozioni in una sola volta. Allungo il braccio e gli tolgo i boxer, non ce la faccio più ad aspettare, mi sembra quasi di impazzire. Damon prontamente si posiziona sopra di me reggendosi con i gomiti in modo da non schiacciarmi troppo e con delicatezza lascio che si faccia strada dentro di me. Mi sento davvero completa adesso, nel posto giusto al momento giusto e sopratutto con la persona giusta. Damon mi accarezza il viso ed io gli sorrido stampandogli un bacio sulle labbra, pian piano lo sento muoversi dentro di me e il mio piacere cresce a vista d’occhio. Lo bacio con foga lasciando che il mio corpo raggiunga l’apice e un attimo dopo sento Damon seguirmi a ruota. Lo abbraccio attirandolo a me sentendomi la persona più felice del pianeta, lui si stende in parte a me e mi da un bacio sul naso coprendomi fino al seno con il lenzuolo.

«Grazie.» gli dico ancora col fiato corto.

«Sei bellissima.» afferma attirandomi contro il suo petto caldo.

«In questo momento mica tanto.» rispondo ridacchiando indicandogli i miei capelli scompigliati.

Lui ride mostrandomi il suo meraviglioso sorriso «Come ti senti comunque?»

«Benissimo!» esclamo con un po’ troppo entusiasmo.

«Ne sono felice!» ribatte lui con il mio stesso tono.

«Non prendermi in giro!» mi fingo offesa.

«Non mi permetterei mai, signorina Gilbert.»

«Dottoressa, prego.» lo correggo.

«Allora, dottoressa, ti andrebbe di scendere e mangiare qualcosa?»

«Certamente, dottore.»

Mi abbasso leggermente e raccolgo i miei indumenti, poi mi dirigo un attimo in bagno per rivestirmi. Mi sistemo i capelli guardandomi nel grande specchio, ho il viso arrossato come se avessi appena corso una maratona. Diciamo che è stato qualcosa di veramente intenso, nonostante la stanchezza mi sento veramente appagata. Ritorno da Damon e insieme andiamo di sotto, ora anch’io comincio a sentire la fame. Lui mi fa accomodare a tavola ma non mi va di lasciarlo lavorare da solo, mi piacerebbe che almeno mi lasciasse cucinare.

«Damon, aspetta, lascia che cucini io.» gli dico.

«Tu sei ancora convalescente, siediti.» mi ordina.

«Devo ricordarti quello che abbiamo appena fatto?»

«Touchè.» mi risponde alzando le braccia in segno di resa. 

«Ti va una pasta?» chiedo a Damon.

«Certo, le pentole sono nello scaffale in basso.»

«Lo so.» dico ridendo «Non dimenticare che ci sono cresciuta in questa casa praticamente.»

«Giusto… Ogni tanto mi scordo del mio caro fratellino.» afferma in tono sarcastico.

Apro il rubinetto dell’acqua e lascio che la pentola si riempia «Non essere geloso di cose che non ci sono, Damon.»

«Non sono geloso, Elena.»

«No, no proprio no. Stefan ed io siamo solo amici, lo sai.»

«Non mi va di dividerti…» confessa.

«Che vuoi dire?» domando curiosa.

«Niente, lascia perdere.»

«Damon.» lo chiamo costringendolo a guardarmi in faccia.

«La mia ex mi ha tradito con il suo migliore amico, ecco tutto. Vorrei evitare che si ripetesse la storia, soprattutto visto che si tratta di mio fratello.»

«Mi dispiace… Non lo sapevo. Ma in questo caso ti posso già dire adesso che non accadrà mai.» lo rassicuro.

Damon mi bacia dolcemente e mi sorride in segno di scuse. Mi intristisce pensare a quello che gli ha fatto la sua ex ragazza e capisco la sua preoccupazione, ma sono sicura che potrò fargliela superare un po’ alla volta, ne sarei felice.

Mangiamo tranquillamente la pasta ridendo e scherzando come se ci conoscessimo da una vita, non c’è alcun imbarazzo tra di noi ed è la cosa più bella del mondo. Senza rendercene conto si sono fatte già le quattro del pomeriggio, forse sarebbe il caso che io rientri a casa, Caroline si starà chiedendo dove sono. Recupero il cellulare che avevo lasciato sul divano e ci trovo sei chiamate perse dalla mia amica bionda più un messaggio. Chissà cosa ci sarà di importante, apro l’sms e lo leggo “Elena, è successo un disastro… Ti ho cercata in ospedale ma non so dove tu sia… Ti prego chiamami ho bisogno di te.” Mi passo una mano tra i capelli chiedendomi che cosa sarà mai successo. Non esito a far partire la chiamata sperando che mi risponda.

“Pronto?”

«Caroline, cos’è successo?»

“Dov’eri, Elena?!”

«Non sono stata bene…» mento «Ma dimmi cos’hai.»

La sento piangere al telefono, probabilmente è qualcosa di veramente serio “Elena… Sono veramente fottuta…”

«Che cosa significa?»

“Ho combinato un casino…” continua non smettendo di singhiozzare.

«Sei a casa?»

“Sì, sono appena rientrata…”

«Arrivo tra un attimo, non preoccuparti.»

Chiudo la chiamata e ritorno in cucina da Damon per avvertirlo che me ne sarei andata tra poco. Mi dispiace lasciarlo dopo la bellissima mattinata ma la mia amica ha bisogno di me e non posso abbandonarla così.

«Damon, era Caroline… Devo andare, ne ha combinata una grossa stavolta…»

«Ha ucciso qualcuno?» mi domanda alzando un sopracciglio.

«No, non penso, mi aspetta a casa…»

«D’accordo, vai. Ma mi mancheranno i tuoi baci.» mi dice facendo la sua solita faccia da cucciolo bastonato.

«Anche a me… Torno presto!» lo saluto con un leggero bacino ed esco diretta a casa mia.





Angolo autrice
Buona domenica, eccomi qui :)
Allelujaaaa dopo ben 16 capitoli ce l'hanno fatta a concludere senza essere interrotti! Spero vi sia piaciuto ahah era ora dai xD
Damon caro sempre protettivo e geloso nei confronti di Elena, è geloso persino di Stefan ahahah!
C'è però un'altra informazione sul passato di Damon: la sua ex l'ha tradito (povero cucciolo!)
Ovviamente quei due non possono star in pace tre secondi che succede qualcosa... Caroline chiama Elena in lacrime. Cosa sarà capitato stavolta?

Ringrazio di cuore chi mi recensisce sempre, ormai lo sapete! Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti, più sono meglio è LOL :')

Ah, per chiunque voglia sto scrivendo un'altra FF: Life as parents! è una Nian, il sequel dell'altra che ho scritto precisamente!

Detto ciò vi lascio, a presto,
Anna

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Capitolo 18
*** Problemi ***


17. Problemi

 

Esco dal pensionato dei Salvatore e comincio a camminare verso casa mia, fortunatamente ci vorranno solo pochi minuti perché sto iniziando a preoccuparmi per Caroline. Non ho idea di cos’abbia combinato questa volta, spero solo non si sia messa in qualche guaio. E’ stato strano sentirla piangere così, insomma non è da lei disperarsi in quel modo. Ho subito capito che è qualcosa di serio ma spero comunque che si possa risolvere. Dieci minuti dopo sto entrando in casa mia che è ancora esattamente come l’avevo lasciata un giorno e mezzo fa. Salgo di sopra e mi dirigo subito nella camera della mia amica, Caroline è seduta sul letto a gambe incrociate con una faccia da cadavere. Mi avvicino a lei cautamente e la guardo senza dire nulla.

«Elena…» mi dice tirando su col naso.

«Care, sono qui, cos’è successo?» rispondo carezzandole piano un braccio.

«E’ successo che sono un’idiota, sono un medico, Elena!» mi urla iniziando a piangere nuovamente.

«O…Okay…» affermo ancora più confusa.

«Che cosa devo fare adesso? Sono al primo anno di specializzazione e non voglio mollare tutto!» continua senza spiegarsi.

«Caroline! Vuoi dirmi cos’hai?!» le chiedo prendendole il viso tra le mani così che possa calmarsi un po’.

Da sotto il cuscino la vedo tirare fuori qualcosa e prego per lei che non sia ciò che penso. Mi mostra il bastoncino che ha in mano, un test di gravidanza, positivo tra l’altro. Resto allibita perché mai me lo sarei aspettato da lei, le rivolgo uno sguardo di disapprovazione e lei annuisce rendendosi conto del casino in cui è finita.

«Caroline… E adesso?» le domando sospirando.

«Io non lo so, Elena… Ho sbagliato tutto!» mi risponde isterica.

«Per prima cosa dovresti dirlo al dottor Mikaelson, a Klaus…»

«Non posso, lui non vuole dei figli e cosa più importante ci frequentiamo si e no da un mese.»

«Caroline, non importa da quanto state insieme ha il diritto di sapere che porti in grembo suo figlio.» 

Lei annuisce e io l’abbraccio stringendola forte, è un bel problema questo ma starò vicina a Caroline per tutto il tempo che vorrà. Non ho la più pallida idea di come farà con la specializzazione, sarà un’impresa quasi impossibile ma Caroline è Caroline. E’ quella che al liceo seguiva sei club e contemporaneamente era il capitano delle cheerleader, quella che è stata Miss Mystic Falls per due volte, quella che il giorno del nostro diploma ha tenuto un discorso meraviglioso davanti a centinaia di persone. Lei può farcela, può superare anche questo, ne sono convinta.

 

[…]

 

Come un fulmine corro nel reparto di ginecologia non appena il mio cerca persone suona, oggi la mia amica ha la sua prima ecografia e sto pregando affinché non ci sia nessun problema col bambino. Entro con il respiro affannoso spalancando la porta, Lexi (la ragazza bionda al primo anno) mi guarda ridendo mentre Care alza gli occhi al cielo. Se sta bene perché mi ha mandato un codice d’emergenza? Non capirò mai questa ragazza questo è certo. Un secondo dopo piomba nella stanza anche Bonnie, che nel frattempo era tornata dal weekend con Jeremy, con la stessa mia aria sconvolta. Per un istante ci guardiamo scuotendo la testa, Caroline esagera sempre su ogni cosa, dovremmo esserci abituate.

«Ci hai mandato un 911, pensavamo stessi morendo!» sbraita Bonnie.

«Infatti, Care! Stavo per fare un volo dalle scale!» continuo io con lo stesso tono.

«Scusate! E’ che non volevo essere sola…» dice lei in sua difesa.

Entrambe ci avviciniamo a lei, io le prendo la mano lasciando che Lexi faccia il suo lavoro. Prende l’ecografo e inizia a muoverlo sulla pancia ancora piatta della mia amica. Osserviamo attentamente ed effettivamente all’interno dell’utero si può notare un puntino, è minuscolo ma c’è. Poggia l’oggetto e ne afferra un altro per sentire il battito cardiaco, si dovrebbe sentire intorno alla quinta settimana se non ricordo male ed infatti poco dopo la macchina emette il suono del battito. Dovrebbe essere tutto apposto a questo punto, vedo Caroline sorridere leggermente sta guardando quello che tra qualche mese sarà un bambino a tutti gli effetti.

«Grazie, Lexi… Posso chiamarti per nome vero?» chiede Care.

«Certo! E’ stato un piacere, se hai qualche domanda o qualsiasi dubbio chiedimi pure… Anche se essendo medico anche tu saprai già tutto.» le risponde lei sorridendo.

«La terremo d’occhio noi.» dico io ricevendo il consenso di Bonnie.

«Non ho bisogno delle babysitter finché non nasce il bambino.» replica Caroline sbuffando.

Scambio un’occhiata veloce con Lexi e sorridiamo divertite per ciò che ha detto la mia amica. Bonnie l’aiuta ad alzarsi e tutte e tre usciamo per tornare al lavoro, io sono con il dottor Mikaelson in neurochirurgia e mi vorrei suicidare. Ho paura che mi faccia qualche domanda su Caroline e non so se riuscirei a mantenere il segreto, sono una pessima bugiarda soprattutto se sono messa sotto pressione. Prendo un respiro profondo e raggiungo il mio superiore al quarto piano, lo vedo mentre parla con Damon, strano, che ci faranno insieme? So che sono amici, mi pare me l’abbia raccontato Caroline, ma adesso siamo in ospedale… I miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che mi afferra un braccio. Un brivido di terrore mi percorre ogni cellula del corpo, mi volto di scatto e noto che è solo Stefan che mi fissa con un’aria interrogativa. Non ho ancora raccontato a lui quello che è accaduto con Nox o lui e Damon l’avrebbero ucciso di sicuro. L’ho detto a Bonnie e Caroline ma ho subito precisato che non ne voglio parlare e che l’avrei superato un po’ alla volta, loro hanno accettato le mie condizioni e mi hanno abbracciata forte.

«Elena?» mi richiama Stefan.

«Ehi, che fai qui?»

«Sono con mio fratello, tu?»

«Con il dottor Mikaelson.» rispondo accennando un sorriso.

Raggiungiamo i dottori con calma e appena Damon mi nota mi rivolge un sorrisetto malizioso che purtroppo non sfugge a Stefan. Io naturalmente divento rossa come un pomodoro e cerco di nascondermi il più possibile.

«Allora, matricole, abbiamo un paziente in comune oggi. La signora Miller ha un grosso aneurisma celebrale, ma non è questo il problema ora come ora, necessita di un bypass ed ecco perché è presente il dottor Salvatore. Probabilmente durante la procedura l’aneurisma saremmo costretti ad intervenire anche sull’aneurisma ed ecco spigato anche perché ci sono io. Tutto chiaro?» ci chiede Klaus.

Stefan ed io annuiamo convinti e seguiamo i due medici all’interno della stanza della paziente. E’ una donna di quarant’anni, molto bella quanto sfortunata, è giovane ed ha già tutti questi problemi di salute. Damon ci lascia le istruzioni su come preparare la donna per l’intervento e sia lui che Klaus escono lasciandoci a lavorare.

«Vi torturano quei due, vero?» ci chiede la donna sorridendo.

«Siamo al primo anno, ci tocca sopportare…» le risponde Stefan.

«Tra cinque anni detteremo noi le regole… Si spera.» continuo io ridendo.

«Ce la farete sicuramente, secondo me siete già bravissimi!»

«Grazie signora Miller.» la ringrazio mentre la visito.

«Oh, chiamatemi Shannon, vi prego. Tanto vale prendere confidenza, mi state per aprire il petto e probabilmente anche la testa.» afferma sarcastica la donna.

«Andrà tutto bene vedrà, abbiamo degli ottimi chirurghi!» Stefan le fa l’occhiolino per cercare di tranquillizzarla un po’.

«E devo ammettere anche piuttosto sexy.» commenta lei.

Il mio amico si mette a ridere mentre io mi limito a sorridere, non mi è andato giù la sua affermazione sapendo che si riferiva anche a Damon. Oh dio, sto diventando una fidanzatina gelosa, non è possibile! Che cosa mi prende adesso? Sono gelosa di una paziente? Non è assolutamente da me un comportamento del genere, devo riprendermi seriamente! Insieme a Stefan esco dalla camera e avvertiamo i medici che la signora è pronta. Li vediamo comparire cinque minuti dopo e ci fanno segno di prendere il letto con la paziente e dirigerci in sala operatoria. Entro assieme a Damon mentre Klaus e Stefan sono già dentro, lui mi blocca e mi sistema bene la cuffia in testa.

«Non puoi operare con i capelli tutti fuori, Elena!» mi rimprovera.

«Scusami…»

«Sto scherzando! Era una scusa per parlarti un attimo.»

«Oh, va bene. Dimmi.» dico curiosa.

«Klaus mi sta martellando la testa da due giorni chiedendomi cos’ha la sua fidanzatina bionda, tu sai qualcosa?»

«Aspetta… Lui come sa che io e te siamo in confidenza?» chiedo allarmata.

«Gliel’ho detto io, era un segreto per caso?» mi domanda alzando un sopracciglio.

«Damon! Non voglio che si sappia in giro! Se viene a saperlo mio padre ti ammazza!» 

«Io pensavo glielo avessi accennato in questi giorni…» replica sempre con la massima calma.

«No, ero impegnata con Caroline.»

«Quindi, che devo dire a Klaus?»

«Nulla. Per favore.»

Damon annuisce ed entrambi entriamo finalmente in sala, sono coinvolta in troppi drammi, ho bisogno di concentrarmi sul lavoro e basta d’ora in poi, Klaus è un problema di Caroline e non mio né tantomeno di Damon. Capisco che sono amici e che vuole solo aiutarlo ma non sta a me riferirgli della gravidanza anche perché la mia amica mi ucciderebbe sul serio. Mi posiziono in parte al dottor Mikaelson che con un monitor controlla l’aneurisma in modo da intervenire in caso di bisogno mentre Stefan e Damon iniziano il lavoro sul cuore. Tutto sembra andare bene finché non noto un versamento vicino al lobo temporale del cervello, l’aneurisma sta per scoppiare e dobbiamo intervenire all’istante. Klaus se ne accorge insieme a me ed inizia in fretta a preparare il campo operatorio, le infermiere ci porgono gli occhialini da neurochirurgo e pochi minuti dopo il dottore sta clippando finalmente quell’aneurisma. Non ci sono state complicazioni, ma con il cervello non si può mai sapere, è un organo così complesso.

«Crede che starà bene?» domando.

«Spero proprio di sì, dobbiamo aspettare che si risvegli.» mi risponde lui richiudendo con cura la testa della paziente.

Il bypass era stato eseguito perfettamente, d’altronde me l’aspettavo, Damon è eccellente in quello che fa. Esco dalla sala operatoria insieme a Stefan ancora eccitata da ciò che avevo visto fare dal dottor Mikaelson, nonostante le sei ore in piedi sprizzavo energia da tutti i pori al contrario del mio amico che sembrava distrutto.

«Vado a riposarmi un attimo, aggiorneresti tu la cartella?» 

«Certo! Va’ pure!» gli dico e lui mi schiocca un bacio veloce sulla guancia e mi lascia.

Mi metto a compilare tutti i dati della paziente con tranquillità annotando ogni particolare sull’operazione, spero proprio che la signora Miller si riprenda perché se lo merita dopo averne passate tante. Vedo Damon passarmi accanto e fermarsi di fronte a me, faccio finta di niente e continuo il mio lavoro.

«So che mi hai visto, Gilbert.» afferma sollevandomi il mento dalla cartella.

«Lei dice, dottore?»

«Assolutamente.» fa il giro del bancone dove sono appoggiata e mi prende tra le braccia.

«A cosa devo l’onore?» domando sorridendogli.

«Mi sei mancata.»

All’improvviso sento un colpo di tosse alle mie spalle, sciolgo l’abbraccio immediatamente e mi volto. Sbianco appena vedo di chi si tratta, ora sono nei guai sul serio, stavolta non me la caverò con poco.

«Che succede qui?» chiede mia madre con uno sguardo decisamente poco amichevole.





Angolo autrice
Buonasera! 
Qui finalmente scopriamo cosa succede a Caroline... Aspetta un bambino da Klaus ed è disperata, non sa che fare, non sa come comportarsi, sa solamente che lo vuole tenere. Ovviamente Bonnie ed Elena sono al suo capezzale e ritorna il personaggio di Lexi :)
Nella seconda parte vediamo Damon, Elena, Stefan e Klaus alle prese con un'operazione, alla fine di essa i nostri protagonisti si concedono un po' di coccole, ma... Miranda li becca sul fatto! Che cosa succederà adesso tra i due? Cosa comporterà che i genitori della ragazza lo sappiano?

Ci sono rimasta un po' male nello scorso capitolo a leggere solo una recensione da 5/6 che ero solita ricevere... Spero di rifarmi con questo capitolo!
Fatemi sapere che ne pensate ;)
E "buon" tvd day!

Un bacio,
Anna

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Capitolo 19
*** Relazioni ***


18. Relazioni

 

Divento viola dall’imbarazzo e comincio a gesticolare con le mani, anche Damon non sembra proprio a suo agio dopo essere stato beccato ad amoreggiare con la figlia del primario. Mia madre continua a fissarci aspettando una qualche sorta di spiegazione da parte nostra ma nessuno dei due sa esattamente cosa dire. Non credevo sarebbe stato un problema frequentare qualcuno all’interno dell’ospedale, insomma lo sanno praticamente anche i muri che Damon ed io “stiamo insieme”. Certo, lui è il mio capo e non è una cosa proprio equa visto che potrebbe fare favoritismi a mio favore, ma gli ho sempre detto che voglio essere trattata esattamente come gli altri se deve urlarmi che lo faccia pure. Forse è meglio che parli io con mia madre perché Damon non deve assolutamente rimetterci.

«Mamma, possiamo parlarne da sole?» chiedo sperando acconsenta.

«D’accordo. Andiamo.» mi risponde con tono poco amichevole.

La seguo non sapendo esattamente dove mi porterà, ho il cuore che mi batte fortissimo per l’agitazione visto che non ho la minima idea di quello che mi vuole dire, sicuramente lo racconterà anche a papà e la cosa mi fa salire l’ansia a mille. Damon potrebbe perfino perdere il lavoro e non me lo perdonerei mai, farò tutto ciò che è in mio potere per far sì che resti tutto com’è adesso. Mi invita ad entrare in una delle stanzette dove si trovano i materiali da sala operatoria, qui dovremmo essere tranquille almeno per qualche minuto.

«Allora cos’è questa storia, Elena?»

«Quale storia?» faccio la finta tonta.

«Tu e Damon Salvatore abbracciati.»

«Io… Noi… Beh, ci… Ci frequentiamo da un po’…» balbetto maledicendomi da sola.

«E’ il tuo capo, lo sai questo vero?»

«Sì, sì. So che non è proprio corretto ma lui mi ha aiutata tante volte mamma, c’è sempre stato per me soprattutto per la storia del dottor Nox…»

«Elena, ascolta.» si avvicina a me «Sono contenta che lui ci tenga così tanto a te, ma capisci che il programma di specializzazione potrebbe essere compromesso?»

«Che vuoi dire?» chiedo confusa.

«Se ogni specializzando pensasse che andare con il proprio capo fosse giusto non pensi che nessuno rispetterebbe più i chirurghi più anziani?»

«No, mamma! Non è così, non ho mai chiesto a Damon alcun favoritismo e mai lo farò, mi conosci.»

«Certo, conosco te, Elena. Ma che mi dici degli altri?»

«Non lo so…» dico a testa bassa.

«Non ti imporrò niente, vedremo come va, okay?» 

«Grazie, mamma.» l’abbraccio tirando un sospiro di sollievo.

Ora mi sento decisamente più leggera, dovremmo stare attenti a come ci comportiamo al lavoro ma per il resto sono fiduciosa, sono quasi certa che andrà tutto a meraviglia. Esco dallo stanzino e torno a lavorare, è una bella giornata e spero continuerà ad esserlo fino alla fine.

 

[…]

 

Sono trascorse due settimane ormai dalla chiacchierata con mia madre e tutto è andato come previsto, ne ho parlato anche con mio padre e anche Damon si è recato nel suo ufficio a spiegare come stavano le cose. A dire il vero l’ha presa meglio di come pensavo, anzi sembrava proprio entusiasta, il che mi ha stupito parecchio credevo avrebbe fatto il solito papà geloso. La mamma è ancora un po’ titubante all’idea di vedermi insieme a lui ma ha capito quanto teniamo l’uno all’altra. E stranamente anche Stefan ha preso bene la cosa, sicuramente è più contento per suo fratello che per me visto che ha ancora paura che lui possa farmi soffrire. Sto lavorando tranquillamente insieme a Caroline quando sentiamo un rumore davvero forte provenire dal piano superiore, sembra quasi che sia esploso qualcosa. Ci guardiamo intorno ma nessuno osa aprir bocca, poco dopo parte l’allarme antincendio o almeno così mi pare non so esattamente che suono sia. Mentre sistemiamo le cartelle vedo mio padre scendere giù al pronto soccorso dove stiamo e ci chiede di radunarci intorno a lui. Non l’ho mai visto così preoccupato, dev’essere qualcosa di serio e la cosa mi spaventa.

«Ascoltate tutti quanti, c’è stata un’esplosione al quarto piano e c’è un principio d’incendio. Abbiamo già avvertito i pompieri che arriveranno a breve ma per il momento la cosa migliore per tutti è evacuare i pazienti di chirurgia e trasferirli nell’ospedale più vicino. Nessuno deve salire al piano superiore, è pericoloso, non sappiamo bene quanto grave sia. Bene, grazie per l’attenzione.» conclude mio padre.

Rivolgo uno sguardo preoccupato a Caroline che ricambia subito, la prima cosa da medico che posso fare è sicuramente far uscire la mia amica da qui. Nel suo stato è meglio che stia il più lontana possibile da situazioni del genere. La prendo per mano e la trascino nel nostro spogliatoio.

«Care, va a casa. E’ pericoloso per te e per il bambino.»

«Non vado da nessuna parte, Elena. Non lascerò te, Bonnie, Stefan, Klaus e tutti gli altri qui a rischiare mentre io sono tranquilla sul divano, non esiste.» sbraita lei.

«Ti prego, Caroline. Vado io a cercare Bonnie e Stefan, va bene?» la imploro.

«D’accordo, come vuoi…» sospira «Ma se non siete fuori entro un’ora io vengo a cercarvi.»

«Andrà tutto bene, promesso.» le sorrido.

Chiamo immediatamente Damon al cellulare, sono preoccupata perché so che stamattina era il sala operatoria. Spero stia bene… Non dovrei andare di sopra ma ci vado comunque, non m’importa del pericolo ho solo bisogno di sapere se sta bene. Corro per il corridoio semi deserto quando sbatto contro qualcuno finendo per terra come un sacco di patate. Mi rialzo massaggiandomi il sedere, ho sbattuto sul pavimento abbastanza violentemente, non è stata proprio una bella mosso correre come una disperata senza guardare dove andavo.

«Elena! Forse dovresti guardare dove vai…»

«Bonnie! Oh per fortuna stai bene! Ho mandato Caroline fuori e sto cercando Stefan e Damon, li hai visti?»

«Stefan no, non lo vedo da quando siamo arrivati stamattina per il turno… Damon stava visitando dei pazienti prima di mandarli via.»

«Okay, li vado a cercare e vi raggiungo fuori.»

«Fa attenzione, Elena.» mi raccomanda.

«Non preoccuparti, ci vediamo tra poco fuori.» abbraccio la mia amica e continuo a correre per il corridoio in cerca di Damon e Stefan.

Le stanze ormai sono quasi tutte vuote il che vuol dire che i pazienti sono in salvo, tiro un sospiro di sollievo almeno per loro e continuo a guardarmi intorno. L’aria si sta facendo pesante quassù, probabilmente da qualche parte c’è del fumo e del fuoco e la cosa non è delle migliori. Finalmente riesco a scorgere Damon che aiuta le ultime persone ad uscire, gli vado incontro e senza pensarci lo abbraccio.

«Che ci fai qui, Elena? E’ pericoloso!»

«Sono venuta a cercarti, mi ero preoccupata…»

«Sto bene, ora però dobbiamo uscire, ho visto il luogo in cui l’incendio è cominciato ed è piuttosto brutto. Non ci fa bene respirare questi fumi, andiamo su.» mi prende per un braccio e mi trascina di sotto.

Scendiamo prendendo le scale visto che ovviamente gli ascensori sono tutti fuori uso. Stringo forte la mano di Damon come se non volessi mai lasciarlo andare, quest’uomo mi ha cambiata mi ha resa più sicura, più forte, mi ha aiutata a superare momenti non proprio felici, mi fa sentire viva ogni giorno di più. Finalmente usciamo dall’ospedale sani e salvi, i pompieri sono ovunque, c’è chi da ordini, chi prepara le pompe dell’acqua e chi si mette le tute protettive per andare all’interno. Mi avvicino a Bonnie e Caroline constatando con piacere che entrambe stanno bene, per una volta mi hanno ascoltata e si sono messe al sicuro.

«Elena ma dov’è Stefan?» mi domanda Caroline.

«Io… Io non lo so pensavo fosse qui…» rispondo in ansia.

«Noi credevamo fosse con te!» replica Bonnie.

Ci guardiamo in giro per vedere se Stefan è qui da qualche parte ma nessuna di noi lo riesce a trovare, sto iniziando ad agitarmi parecchio… Dove si è cacciato? Un pensiero mi balza alla mente: è rimasto dentro l’ospedale… Magari è bloccato da qualche parte e potrebbe morire… Chiamo Damon in preda ad un attacco isterico lui mi guarda preoccupato e cerca di tranquillizzarmi.

«Damon… Stefan dov’è?» chiedo.

«Non l’ho visto… Pensavo fosse già qui…»

«E se fosse rimasto là dentro…?» mi volto a guardare le fiamme che escono dall’edificio.

Vedo Damon sbiancare, il pensiero che il suo fratellino sia intrappolato in un edificio in fiamme lo mette in agitazione «Tu avverti i vigili del fuoco, io vado a cercarlo.»

Sgrano gli occhi alle sue parole e lo afferro per un braccio «Damon sei impazzito?»

«E’ mio fratello, Elena.» mi risponde per poi correre verso l’entrata dell’ospedale.




Angolo autrice
Eccomi qui! :)
Scusate se ci ho messo un po' più del solito ma sono stata impegnata ultimamente...
Comunque, alla fine Miranda non si arrabbia più di tanto con Elena, le chiede solo di stare attenta. Nella seconda parte in ospedale scoppia un incendio, è piuttosto brutto tanto che tutti i pazienti devono essere trasferiti. Elena convince Caroline ad uscire subito per via della gravidanza, poi mentre cerca Damon e Stefan si scontra con Bonnie e chiede anche all'amica di uscire. Alla fine trova Damon ed entrambi escono salvi... Ma Stefan? Dov'è? Damon non se lo fa ripetere due volte e corre verso il pericolo per aiutare il fratello... Ce la faranno?

Grazie mille a chi continua a seguire e recensire la storia, che farei senza di voi? <3

Ps: avete visto il finale di stagione? Ho versato tante troppe lacrime! ç.ç

Un bacio,
Anna

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Capitolo 20
*** Forse serviva tutto questo ***


19. Forse serviva tutto questo 

 

Nell’istante in cui Elena ha detto “e se fosse rimasto là dentro…?” non ho avuto dubbi su ciò che dovevo fare, sarei entrato in quell’ospedale e avrei cercato mio fratello ovunque finché non l’avrei trovato. Non mi importa se mi farò male, se mi ferirò, io ho il dovere di trovarlo. L’ho appena ritrovato e non ho intenzione di perderlo di nuovo. Lascio Elena con le sue amiche mentre mi faccio strada tra i pompieri e i soccorritori, probabilmente si opporranno e non mi lasceranno entrare ma poco importa quel che dicono, non è nei miei programmi stare ad ascoltare qualcuno in questo momento. Sono quasi giunto all’entrata quando il braccio di un uomo mi blocca, senza neanche voltarmi mi libero dalla sua presa e continuo la mia corsa mentre lui da dietro mi urla di tornare indietro se voglio vivere. Ovviamente non gli do retta e qualche secondo dopo riesco nel mio intento ovvero entrare nell’ospedale senza farmi beccare di nuovo da qualcuno. Devo salire al quarto piano, è lì che è cominciato l’incendio ed è lì dove si trova l’area di chirurgia quindi se Stefan è qui dentro è sicuramente lassù. Prendo le scale facendo i primi due piani di corsa ma l’ultimo mi risulta molto più faticoso per via del fumo che inizia a spargersi in tutte le stanze. Ad essere sincero mi spaventa l’idea che Stefan sia intrappolato da qualche parte con un incendio del genere, essendo medico so benissimo che effetti ha il fumo se respirato troppo a lungo e di certo non sono belle cose. Vago per i corridoi in cerca di mio fratello proteggendomi come posso con una mascherina, non serve a molto ma è pur sempre qualcosa. Comincio a pensare di aver fatto un’enorme bravata a venire quassù da solo senza nessuna attrezzatura per tenere al sicuro la pelle e i polmoni, ma nonostante tutto sento il bisogno di proteggere mio fratello ad ogni costo così come ho fatto quand’era piccolo, non lo abbandonerò questo è sicuro. Ripensandoci è per questo che sono diventato un chirurgo, volevo aiutare le persone e non semplicemente parlandoci come fa uno psicologo proprio prenderle e sistemarle. Non credevo di farcela in realtà, nei primi due anni di liceo ero un pessimo studente ho persino rischiato la bocciatura che per fortuna non è arrivata. Sono contento di dove sono ora anche se ho compromesso il mio rapporto con Stefan andandomene di casa, ora che ci siamo ritrovati, ora che ho anche Elena non posso rischiare di mandare tutto all’aria di nuovo.

«Stefan?! Dove sei?» grido sperando in una risposta.

La nube di fumo si fa sempre più spessa e non vedo quasi nulla, di mio fratello non c’è traccia e sto cominciando a perdere le speranze. Se solo sapessi dov’è andrei a prenderlo e ne usciremo insieme e soprattutto vivi.

«Stefan?! Sei qui?» riprovo.

Mi guardo intorno scrutando ogni angolo, non ho idea di dove possa essere quest’ospedale è davvero enorme e se non fosse più qua non saprei davvero dove cercarlo. Vado verso le sale operatorie quando sento una voce provenire esattamente da là. Entro in sala tre ormai completamente coperta di fumo, non vedo ad un palmo dal mio naso ma continuo a sentire qualcuno chiamarmi. Finalmente riesco a scorgere qualcuno bloccato sotto una delle macchine per il bypass, credo sia proprio mio fratello.

«Damon, sei tu?» mi chiede con un filo di voce.

«Sì, ora ti tiro fuori, non preoccuparti.» tento di rassicurarlo mentre con tutta la forza che ho sposto l’enorme macchinario «Stef, ehi, stai bene?»

«Sì, credo…» mi risponde iniziando a tossire. Non è un buon segno, è qua da troppo tempo e spero davvero non abbia subito danni irreparabili.

«Prendi questa, ti aiuterà un po’.» gli dico infilandogli la mascherina per cercare di contenere l’inalazione del fumo.

Lo aiuto ad alzarsi, per fortuna sembra tutto intero, e a piccoli passi usciamo da quell’inferno. Pian piano scendiamo le scale anche se credo che tra poco crollerà, è già un miracolo che sia vivo non mi aspetto che arrivi di sotto con le sue gambe sarebbe davvero troppo per il suo corpo. Come sospettavo qualche scalino dopo mi fa cenno di fermarmi, siamo in una zona più sicura quindi gli concedo di sedersi un attimo.

«Ci siamo quasi, Stef.»

«Mi… Mi manca l’aria.»

«Lo so, è l’effetto fumo ma non appena saremo fuori ti attaccheremo all’ossigeno non preoccuparti.»

«Mi ha salvato la vita… Grazie.»

«Sei mio fratello, ti pare che ti avrei lasciato morire?» chiedo aggrottando la fronte.

«No, ma hai rischiato a venire da solo.»

«Figurati, se avessi lasciato la tua vita in mano a quelli là saresti già carbonizzato.»

«Vedo che non hai perso il senso dell’umorismo nonostante stessi per morire.» mi dice accennando un sorriso.

«Dai, muoviti. Il tuo fan club ti sta aspettando fuori.»

«Il mio che?» mi domanda mentre riprendiamo a scendere.

«Elena, la Barbie e Bon Bon.» rispondo.

Lui scuote la testa ridacchiando e continua a camminare verso l’uscita insieme a me. E’ da anni che non parliamo così “apertamente” lui ed io, da quando ci siamo rivisti le uniche parole che ci scambiavamo erano per lavoro oppure per le bollette da pagare a casa. Forse sarà proprio questo incidente a riavvicinarci e nonostante mio fratello sia quasi morto sono contento di aver di nuovo una qualche specie di rapporto con lui. Ha persino accettato la mia relazione con Elena senza dire quasi niente e questo lo apprezzo non poco sapendo che rapporto stretto hanno loro due. Finalmente dopo sei rampe di scale arriviamo al piano terra e senza pensarci pian piano usciamo dall’ospedale sotto gli sguardi sorpresi dei vigili del fuoco. Chiamo Alaric e gli lascio Stefan, di sicuro lui è quello giusto quando si tratta di traumi. Mio fratello mi fa cenno di andare da Elena capendo subito che la sto cercando con lo sguardo.

«Damon! Damon!» mi volto e la vedo corrermi incontro. La accolgo tra le mie braccia e la stringo forte.

«Siete vivi! Mi avete fatto preoccupare da morire, siete due idioti!»

«Sono felice di vederti anch’io.» le rispondo sarcastico.

Elena mi lascia e si assicura che Stefan stia bene, si abbracciano per qualche secondo ma stranamente non sono geloso. Dipenderà dal fatto che è mio fratello e che so che sono solamente amici da una vita… Mmm, mi stupisco di me stesso in realtà. Poco dopo mi trascina per un braccio dietro ad un’ambulanza e mi bacia come se fossi appena ritornato dal mondo dei morti.

«Sai di fumo, ma sono contenta che tu stia bene.» mi sorride.

«Lo sai che me la cavo sempre.»

«Mh, non ne sono molto convinta ma in questo caso ti do ragione.»

«Ne sono lusingato, dottoressa Gilbert.» le dico accarezzandole una guancia e spingendola contro l’ambulanza.

Ci guardiamo per qualche istante senza dire nulla finché Elena non interrompe il silenzio «Damon…»

«Si?» chiedo curioso.

«Ti amo. Ecco, l’ho detto, ma ti prego non spaventarti, non scappare.»

Le tappo la bocca con un bacio e poi mi stacco da lei con un sorriso «Anche io ti amo, Elena.»

Lei prima mi guarda con un’espressione incredula poi si avventa sulle mie labbra e rivolta le posizioni spingendomi con forza contro la portiera dell’ambulanza. Non mi aspettavo una reazione del genere da parte sua ma ammetto che piace molto. Sentirle dire che mi ama è stato qualcosa di magico, probabilmente non avrei mai avuto il coraggio di dirlo per primo e da un lato sono contento l’abbia fatto lei.

«Quindi… Non sei sconvolto?» mi chiede guardandomi.

«Non mi spavento se mi dici che mi ami, Elena.» le rispondo ridendo.

«Non prendermi in giro!»

«Non lo faccio!»

«D’accordo. Stefan starà bene vero?» mi domanda seria.

«Sì, una notte in osservazione e sarà libero poi.»

«Sei il mio eroe personale.» mi dice ammiccante.

«Allora mi merito un premio…» continuo io con lo stesso tono.

La prendo per mano e insieme ce ne andiamo nella mia auto, devo ammettere che l’idea di ricevere un compenso per aver salvato Stefan non mi dispiace affatto. Sta andando tutto come speravo e a volte mi sembra così assurdo, ho una donna che amo e che mi ama, ho di nuovo la mia famiglia ovvero mio fratello, ho un ottimo lavoro e dei nuovi amici. C’è solo una cosa che manca, ma per quella aspetterò qualche anno probabilmente…





Angolo autrice
Ciao! Ecco finalmente il capitolo! Scuate di nuovo se ci ho messo più del solito ma volevo venisse bene :)
Alla fine Damon riesce a salvare suo fratello e tra i due sembra esserci un rapporto molto più stretto rispetto a quando si sono rivisti. Finalmente i fratelli Salvatore si sono ritrovati dopo un sacco di anni e dopo tanti, troppi problemi. Viva i Defan insomma ahah ^^
E poi... Elena e Damon per la prima volta dicono di amarsi, che cuccioli! Anche se è lei a fare il primo passo Damon non esita a confermare che anche lui la ama.

Beh, siamo quasi giunti alla fine. Devo vedere bene come concludere questa storia, ci penserò su un po' anche se ho già qualche idea ;)
Spero di leggere presto qualche vostra recensione, mi farebbe piacere. Quindi pleaseee fatemi sapere :')

Alla prossima!
Anna

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Capitolo 21
*** Sorprese ***


20. Sorprese

 

Sono trascorsi ormai sette mesi da quel fatidico incendio in ospedale, c’è voluto del tempo per rimettere tutto apposto, mio padre dava di matto la maggior parte dei giorni e lo capivo bene perché c’era davvero un sacco di lavoro da fare. Le fiamme avevano bruciato macchinari, lettini, strumenti e molto altro, quindi diciamo che non è stato facile per lui gestire l’area chirurgica e allo stesso tempo i lavori di ristrutturazione. Fortunatamente c’è stata mia madre a tenerlo a bada o avrebbe licenziato mezzo personale nel giro di una settimana. Molti pazienti purtroppo sono stati trasferiti perché non potevamo prendercene cura al meglio, ma è stata una soluzione necessaria perché tutto tornasse alla normalità. Io sto proseguendo il mio internato insieme a Stefan, Caroline e Bonnie e tra circa una settimana avremo l’esame per passare al secondo anno. Stefan ed io siamo quelli messi meglio, Bonnie è piuttosto presa da mio fratello, forse un po’ troppo e Care, beh, è all’ottavo mese di gravidanza e fa quel che può anche se sono sicura che ce la farà sia a passare l’esame sia a prendersi cura del futuro bimbo. Lei e Klaus sono rimasti insieme nonostante lo shock iniziale, lui è sparito per una settimana, o meglio, l’ha evitata in ospedale per una settimana ma poi è andato da lei dicendole che si sarebbe preso le sue responsabilità. Non dico che fossero già innamorati, infondo è rimasta incinta dopo poco più di un mese che si frequentavano, però ora come ora li vedo davvero felici. Lui è un po’ scorbutico con le persone ma Caroline viene trattata come una vera principessa. Persino Stefan ha trovato qualcuno anche se “trovato” non è il termine giusto visto che gliel’ho presentata io, si tratta di Lexi la mia amica di ginecologia. Stanno insieme da un paio di mesi e sembrano fatti l’uno per l’altra, sono felicissima per entrambi sul serio. Sono diventata più una consulente di coppia in questi mesi che un chirurgo ma non mi posso lamentare, so dare ottimi consigli ai miei amici e l’adoro. Per quanto riguarda me non è cambiato molto dall’ultima volta, sto insieme a Damon e sono al settimo cielo, lui è davvero fantastico con me, mi riempie di attenzioni e soprattutto mi aiuta a studiare per l’imminente esame. Ogni tanto quando capita di sbagliare mi prende in giro tutto il tempo spiegandomi nei dettagli come il mio potenziale paziente sarebbe morto. Il weekend lo passo quasi sempre da lui, mi piacerebbe un giorno andare a vivere insieme ma lascerò che sia lui a fare quel passo, non voglio fare tutto io. Mi stiracchio sul grande letto matrimoniale di Damon, ma lui non c’è. Sono le sette dove sarà mai a quest’ora di domenica mattina? Non è di turno in ospedale o ieri non avremmo fatto le quattro di mattina, tra un film e tanto, decisamente tanto sesso abbiamo perso la cognizione del tempo. Ridacchio ripensando a tutti i luoghi sperimentati la sera prima, la vasca da bagno, il ripiano della cucina, il divano, il tappeto e persino il tavolo in sala da pranzo (che poi ho ripulito sentendomi in colpa verso Stefan). Non credevo di essere il genere di ragazza che sperimenta tutte queste cose ma devo ammettere che mi sono divertita da morire e Damon ci sa fare, santo cielo se ci sa fare! Mi infilo la maglietta e i pantaloncini del pigiama e scendo di sotto, Damon sta cucinando qualcosa visto il buon profumino che m’invade le narici, sembrano proprio pancake, amo i suoi pancake. Lo raggiungo e mi accomodo in sala da pranzo, Stefan è da Lexi mi ha mandato un messaggio ieri sera che ho letto tra una sessione di sesso e l’altra, sia Damon che io siamo molto felici per lui si merita una brava ragazza. Appena lo incontrerò mi farò raccontare tutti i dettagli se non glieli estorce prima Caroline.

«Buongiorno bella addormentata.»

«Bella addormentata? Ma se sono le sette!»

«Tesoro, sono le dieci. Forse hai l’orologio scarico.» mi fa notare.

«Ops.» dico con un sorrisetto malizioso «Ieri sera mi hai stancato…»

«Ah sì?» mi chiede baciandomi piano il collo.

«Sì, e adesso ho fame quindi se permetti vorrei mangiare.»

«Ai suoi ordini, madame.» replica lui porgendomi il piatto con il cibo.

«Dio, sono ottimi.» commento con la bocca piena «Chi ti ha insegnato a prepararli?»

«Mia mamma, quand’ero piccolo.»

«Oh… Mi spiace.» dico scusandomi.

«No, non devi scusarti. Ho bei ricordi di mia madre e non mi fa più male parlarne, non preoccuparti.»

«Sicuro? Perché non la nomini mai…»

«Beh, non c’è molto da dire… E’ morta con un tumore al fegato, dovevano farle il trapianto ma era troppo tardi, il corpo era pieno di metastasi ed era inutile a quel punto. Stefan ha sofferto più di me, era solo un bambino e di certo nostro padre non è stato d’aiuto come già sai. Ma nonostante questo lei era una mamma fantastica, mi aiutava con la scuola, mi portava al parco e mi veniva sempre a vedere quando giocavo a baseball. Ero piuttosto bravo per avere solo dieci anni.»

«Avrei voluto conoscerla, sai?»

«Le saresti piaciuta, anche se probabilmente avrebbe fatto la gelosa i primi tempi.» mi dice con un sorriso.

«Beh l’avrei capita, mio padre lo è ancora adesso dopo quasi nove mesi.»

«Stai tenendo il conto, dottoressa Gilbert?»

«Può essere, dottor Salvatore.»

E’ ovvio che tenessi il conto, ogni minuto passato insieme è speciale per me e poi sono una ragazza è normale che conti i mesi in cui siamo stati assieme, non c’è da stupirsi più di tanto. Amo questa vita che sto vivendo, non c’è nulla che desideri in più. Due mesi fa anche Nox è stato arrestato, questa volta per guida in stato di ebbrezza ma poi ha confessato ciò che mi aveva fatto e il giudice l’ha condannato a tre anni di prigione. Secondo Damon e mio padre erano pochi ma a me andava bene, l’importante è che avesse pagato per i crimini commessi. Finisco appena in tempo la mia colazione quando il mio cellulare inizia a suonare incessantemente, corro in salotto a prenderlo notando una chiamata di Caroline.

«Ehi, Care. Dimmi.»

“Elena, Elena oddio! Mi si sono rotte le acque, sto andando in ospedale!”

«Che cosa?!»

“Il bimbo sta per nascere!” mi urla nella cornetta.

«D’accordo, arrivo subito!»

Ritorno da Damon che mi sta fissando con un’aria confusa, io sono agitatissima e quasi non riesco a parlare. La mia migliore amica sta per far nascere il suo bambino ed io devo correre da lei «Damon! Caroline sta per partorire, andiamo!»

«Adesso?! Va bene, mettiti dei vestiti ti aspetto in macchina.»

Alla velocità della luce mi infilo un paio di jeans e una camicetta, raccolgo i capelli in una coda mal fatta e mi dirigo verso l’auto. In pochi minuti siamo in ospedale, Bonnie, Stefan, il fratello del dottor Mikaeson, Elijah, sono lì. Vanno avanti e indietro mentre sentiamo urlare Caroline dall’esterno della sala parto. E’ dentro con Lexi e Klaus e non vorrei proprio essere al loro posto in questo momento, quando è sotto stress la mia amica è davvero ingestibile, non oso immaginare adesso che sta per avere un bambino.

«Sapete niente?» chiedo.

«No, ma va tutto bene. Sta procedendo velocemente e non ci vorrà tanto.» mi risponde Stefan.

 

[…]

 

Quattro ore dopo finalmente ci fanno entrare nella stanza di Caroline, è andato tutto per il meglio e sia lei che il piccolo stanno benissimo. E’ stupendo vedere quando la mia amica già ami quel bimbo, anche Klaus sembra essersene innamorato e sono sicura che le cose per loro andranno a meraviglia d’ora in avanti.

«E’ bellissimo, Care.» le dico vedendo Bonnie annuire.

«Sì, lo è.» ci conferma lei.

«Come si chiama?» domanda Damon a Klaus.

«Christopher Josh Mikaelson.» risponde lui fiero.

«E’ un nome adorabile, gli sta benissimo!» dice Bonnie dando un bacio sulla fronte a Caroline.

Dopo circa mezz’ora lasciamo la neo mamma e il neo papà da soli, Damon mi bacia appassionatamente appena fuori dalla stanza dicendomi che mi ama quanto Klaus ama Caroline, forse di più. Io arrossisco, lo faccio sempre quando mi confessa i suoi sentimenti, non so perché ma a volte mi sembra ancora surreale che io abbia un uomo così speciale al mio fianco. Sicuramente entrambi abbiamo dei difetti ma sono contenta di essere così in sintonia con lui.

«Vorresti dei figli un giorno?» gli chiedo uscendo dall’ospedale.

«Sì, penso di sì.»

«Bene, perché anche io li vorrei.»

«Però prima c’è qualcos’altro che vorrei fare…»

«Ah sì? E che cosa?» domando curiosa.

Lui si mette difronte a me e mi sorride «Sposarti, Elena.»

«Aspetta, che?»

«Voglio passare il resto della mia vita con te.» continua.

«Mi… Mi stai facendo una proposta per caso?»

«Può essere.» mi dice ripetendo le mie stesse parole di stamattina a colazione «Accetteresti di diventare mia moglie? Prometto che non mi metterò in ginocchio e non spargerò petali di rose ovunque, so che lo odi.»

«Mh, a queste condizioni potrei anche dire di sì.» rispondo lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.

«Quindi è un sì?»

«E’ un sì, Damon Salvatore.» confermo.

Lui dalla tasca dei pantaloni tira fuori un anello e mi lo infila al dito, è spettacolare, semplice ma raffinato proprio come piace a me. Non posso trattenere una lacrima che si fa strada tra le mie guance, gli getto le braccia al collo e lo stringo forte. Quest’uomo meraviglioso mi ha appena chiesto di diventare sua moglie, oh dio, mio padre darà di matto sapendo che deve accompagnarmi all’altare. Ho sempre sognato la mia proposta di matrimonio e devo dire che questa è stata meglio di qualsiasi cosa avessi mai immaginato. Damon Salvatore sarà mio marito.





Angolo autrice
Rieccomi, scusate il ritardo! Lo so, stavolta è passato un sacco di tempo u.u
C'è un piccolo salto temporale, la vita di Elena, Damon e gli altri sembra procedere al meglio. Klaus e Caroline finalmente sono diventati genitori del piccolo Christopher e per loro la vita si prospetta entusiasmante. Gli specializzandi dovranno presto sostenere l'esame per passare al secondo anno e gli unici davvero preparati sembrano Stefan ed Elena. Ma dite che la giovane dottoressa sarà completamente concentrata dopo la proposta di matrimonio del nostro Damon? *-*
Non è stata la classica proposta dove lui s'inginocchia e glielo chiede perchè mi sembrava scontata, spero vi sia piaciuta anche così :)

Grazie mille a tutte voi che continuate a leggere le mie invenzioni capitolo dopo capitolo! Siete dei tesori! ^^ 
Aspetto con ansia i vostri pareri!
Anna

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Capitolo 22
*** È il nostro momento ***


21. È il nostro momento

 

Forse sto sognando perché non posso davvero credere a ciò che accadrà questa mattina, sì, probabilmente sto delirando è impossibile che sia realmente arrivato il giorno del mio matrimonio. Elena Gilbert si sposa? Chi l’avrebbe mai detto. Negli anni passati avrò avuto si e no due ragazzi e adesso sto per sposarmi. Continuo a fissare il soffitto della mia camera in attesa di una visione divina o qualcosa di simile, sto realmente per diventare la moglie di Damon Salvatore? Non dovrebbe essere proprio oggi, non ho nemmeno scritto le promesse! Lavoro troppo per pensare anche a queste cose, dopo l’esame (che ho superato brillantemente) ho solo pensato alla chirurgia e a nient’altro. Caroline è l’addetta all’organizzazione del mio matrimonio, come minimo avrebbe dovuto avvertirmi. Sposto lo sguardo dal soffitto alla mia sveglia sul comodino, sono le cinque del mattino ed io non ho chiuso occhio nemmeno per un secondo. Perfetto, andrò all’altare con delle occhiaie meravigliose! Magari dovrei rimandare la cerimonia… No, Damon mi ucciderebbe e Caroline gli darebbe una mano a farlo. Riemergo dai miei pensieri quando vedo la mia porta spalancarsi, alzo la testa per capire chi diavolo sia a quest’ora: Bonnie. C’era d’aspettarselo, Care l’avrà reclutata per iniziare i trattamenti di bellezza che precedono le nozze. Da quando si è trasferita da Klaus con Chris casa nostra è diventata davvero silenziosa, anche troppo a volte, sono contenta che Lexi abbia accettato di essere una nostra coinquilina o non ce l’avremmo fatta con l’affitto in questi mesi. Probabilmente presto me ne andrò anche io, insomma marito e moglie dovrebbero vivere nella stessa casa no?

«Ehilà, sposina!»

«Bonnie, sono le cinque. Ti prego.» le dico nascondendo la testa sotto il cuscino.

«Ti ho preparato la coazione, tra mezz’ora arriva Caroline.»

«Scusa? Mi sposo alle dieci non alle sei!» ribatto sbuffando.

«Elena, siamo le tue migliori amiche sappiamo bene che non hai scritto le promesse.»

Beccata sul fatto «E va bene, mi alzo!»

Insieme alla mia amica mi reco molto lentamente in cucina e mangiucchio qualcosa qua e là, stranamente mi si è completamente chiuso lo stomaco e non riesco a buttare giù nulla. Preferisco così piuttosto che rischiare di vomitare sul vestito. Amo troppo quell’abito per rischiare di rovinarlo.

«Ansia da matrimonio?» mi domanda affettuosamente.

«No! Okay, sì un po’.» ammetto.

«Non credo tu debba averne, Damon ti ama e tu ami lui. Non ti ho mai vista così felice con qualcuno, Elena.»

«Hai ragione, lui mi rende davvero felice. Ma sai, il matrimonio…»

«Capisco, capisco. Vedrai che andrà alla grande, ricordati che Miss Wedding Planner ha organizzato tutto alla perfezione.»

«Dio, se non ci fosse stata Care non so dove sarei ora!» le dico ridacchiando.

«La maternità ha dato i suoi frutti!»

Due ore e mezza dopo finalmente ho concluso le mie promesse, sono soddisfatta nonostante le abbia scritte veramente all’ultimo minuto. Ci siamo spostate tutte e tre a casa dei miei genitori, papà mi ha lasciato il suo studio che useremo come sala trucco e capelli. Lexi si è offerta di sistemarmeli visto che sua madre fa la parrucchiera ed io ho accettato, sono certa che faranno tutte un ottimo lavoro con me.

«Okay, Elena, ci siamo. Ora ci mettiamo all’opera e poi ti aiutiamo ad infilare il vestito.» mi dice Caroline super entusiasta.

«D’accordo. Mi affido a voi.»

 

[…]

 

Vago per la casa in preda all’ansia, tra poche ore sarò un uomo sposato, un marito. Ancora non ci credo, ci siamo, è arrivato il gran giorno. Mi fermo a fissare il mio smoking appeso in parte a quello di Stefan. Elena sarà mia moglie, la mia donna, la mia compagna per la vita, e spero, la mamma dei miei figli. È difficile per me credere che mi stia accadendo una cosa tanto bella, ricordo ancora la terribile infanzia che ho avuto a causa di mio padre. Credevo mi avesse rovinato per sempre e invece non appena ho incontrato Elena mi sono ricreduto, lei mi ha visto per quello che sono realmente, mi è stata vicina e mi ha aiutato a rimarginare vecchie ferite, mi ha fatto ricongiungere con Stefan e, forse, è la cosa per cui le sono più grato. Non ho mai creduto all’amore a prima vista, all’anima gemella, sono un chirurgo e viviamo nella realtà, ma lei è stata ed è tutt’ora la mia salvezza. Sapere che ha accettato di starmi accanto per il resto della sua vita mi riempie di gioia.

«Nervoso?»

Mi volto di scatto e vedo Stefan sorridermi «E chi non lo sarebbe?»

«Avanti, Damon, affronti cose più difficili ogni giorno con il lavoro che fai, che sarà mai dire “sì” davanti ad un pastore e a centinaia di persone?» mi chiede ironico.

«Fratellino, da quando sei spiritoso?»

«Lo sono sempre stato, così mi offendi.» risponde mettendo il broncio «Adesso muoviti, infila quello smoking e andiamo.»

«È già ora?» chiedo tentando invano di nascondere l’ansia.

«Sì, fratello.» afferma lui con un sorrisetto compiaciuto.

Mi vesto il più lentamente possibile, faccio fatica persino ad allacciare i bottoni della camicia nel modo corretto tanto che mi scappa più di un’imprecazione. Sento mio fratello ridere appoggiato alla porta della mia stanza, poi si avvicina e mi da una mano con la cravatta e con la giacca. Grazie a dio ce l’ho fatta, ora sono ancora più sicuro ce questo sarà il primo ed ultimo matrimonio, troppo stress. Saliamo in auto poco dopo, c’è Alaric alla guida e in parte a lui Klaus, entrambi continuano a prendermi in giro facendo stupide scommesse su chi piangerà per primo. Dovrei trovarmi dei nuovi amici questo è certo.

La chiesa è stracolma di persone, sono già tutti seduti e aspettano solamente che Elena faccia il suo ingresso insieme a suo padre. Ho chiesto a Stefan di essere il mio testimone, non avrei potuto domandarlo a nessun altro. Lui è mio fratello e voglio che sia lui a starmi vicino in un giorno del genere. Dall’altra parte ci sono Bonnie, Caroline e Lexi come damigelle, devo ammettere che Barbie si è data da fare, è tutto piuttosto suggestivo persino loro tre le trovo carine. Poi finalmente iniziano a suonare la marcia nuziale, né io né Elena la volevamo in realtà, ma Caroline ha insistito ed abbiamo accettato a malincuore. Le grosse porte in legno della chiesa si spalancano, tutti si alzano in piedi mentre Elena e suo padre fanno il loro ingresso. Rimango folgorato dalla splendida donna che sta percorrendo pian piano la navata, dire che è bellissima è riduttivo. Porta i capelli raccolti con una ciocca che le cade appena davanti all’orecchio, non è troppo truccata ma quel poco la rende molto raffinata. Non ci capisco niente di abiti ma quello che indossa è meraviglioso, le sta a pennello, ha una bella scollatura che però non sfocia nel volgare e le mette in mostra leggermente il seno. Il corpetto la fascia divinamente facendo risaltare il suo fisico pressoché perfetto. In poche parole non credo vedrò mai qualcuno più bello di Elena in questo istante. Il dottor Gilbert la lascia sull’altare difronte a me baciandole piano il capo, lei si volta e mi sorride facendo scomparire il nervosismo che avevo addosso.

«Signore e signori, siamo qui riuniti quest’oggi per celebrale il matrimonio di Damon ed Elena…»

«Mi scusi, non è che potrebbe affrettare leggermente le cose, sa, non so quanto potrò resistere.» lo interrompe Elena facendo ridacchiare tutti i presenti.

«Come vuole, signorina.» sorride il pastore «Bene, allora potete scambiarvi le promesse. Damon, cominci pure.»

Prendo un respiro profondo e cerco di concentrarmi «Elena, non starò qui a dirti che ti amo, che sei l’amore della mia vita, perché queste cose già le sai. Oggi voglio confidarti quello che ho sempre pensato dal momento in cui ti ho stretto la mano in quel cantiere. Sei una donna meravigliosa, forte, bella, simpatica, gentile tutte cose che io non ero mai stato, prima di te ero perso, credimi, lo ero davvero e tu mi hai letteralmente salvato. Ti prometto che d’ora in poi sarò al tuo fianco per qualunque cosa, ti sosterrò, ti amerò e ti aiuterò fino alla fine dei miei giorni. Oggi comincia la nostra vita insieme e non vedo l’ora.» concludo.

Lei si asciuga piano le lacrime e sorride «D’accordo, sarà difficile essere al tuo livello lo ammetto. Confesso che le promesse le ho scritte stamattina, e sì, lo so di essere una pessima sposa ma prometto di non essere una pessima moglie. Damon, da subito tra noi è scattato qualcosa, lo sapevo fin dall’inizio che saremmo stati legati in un modo o nell’altro. Tu mi hai salvato la vita e non metaforicamente, mi hai ascoltata e capita quando nessun altro lo avrebbe fatto, hai lasciato che prendessi le mie decisioni e non mi hai mai imposto nulla, io credo che ogni relazione dovrebbe essere così. La nostra è sempre stata… Spontanea? Si può dire? Non credevo possibile amare qualcuno in questo modo ma è capitato e non potrei esserne più felice. Sei la mia persona.»

Ci è mancato poco che piangessi anche io, le sue parole mi hanno toccato in una maniera che non posso neanche spiegare. Questa donna difronte a me sarà mia moglie tra pochi minuti e come ho detto poco fa, non vedo l’ora.

«Quindi, Damon Salvatore, vuoi tu prendere Elena Gilbert come tua sposa, amarla e onorarla finché morte non vi separi?»

«Lo voglio!» e infilo al dito l'anello d'oro bianco ad Elena.

«Vuoi tu, Elena Gilbert, prendere Damon Salvatore come tuo sposo, amarlo e onorarlo finché morte non vi separi?»

«Lo voglio!» e lascio che sia lei a mettermi la fede.

«Per il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie! Può baciare la sposa!»

Quasi non aspetto la fine del discorso, prendo il viso di mia moglie tra le mani e la bacio assaporando le sue labbra. Tutta la gente presente applaude, Elena scoppia a piangere ed io le sorrido divertito dalla scena. La prendo per mano ed insieme percorriamo la navata, siamo una famiglia adesso, sempre e per sempre.





Angolo autrice
I'm back! :)
E' il giorno del matrimonio, finally! ** sia Damon che Elena sono molto agitati tanto che lei pensa di esserselo sognato ahah
Ho voluto spiegare le cose dal punto di vista di entrambi e spero vi sia piaciuto! Le promesse sono state un po' particolari e non le classiche dove si dice solo che ci si ama e bla bla bla.
Ora sono effettivamente una famiglia, che accadrà d'ora in avanti...?

Grazie a voi che avete sempre tempo di recensirmi, aspetto con ansia i vostri pareri! :)

Alla prossima,
Anna

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Capitolo 23
*** Ed ora comincia la nostra vita ***


22. Ed ora comincia la nostra vita

 

Quasi non mi sembra vero, mi sono realmente sposata. Io, Elena Gilbert, sono diventata una moglie. Sorrido come un’ebete al pensiero che l’uomo che dorme al mio fianco è mio marito, Damon Salvatore è solo ed esclusivamente mio. Ci siamo sposati questa mattina ed è stata una giornata perfetta, Caroline ha organizzato il più bel matrimonio di sempre, ottimo cibo, ottima location, ottima musica, persino io che sono una pessima ballerina ho ballato per delle ore. Il mio povero abito da sposa si è consumato ai bordi dello strascico, ma ne è valsa davvero la pena. Gli amici di Damon l’hanno riempito di scherzi, ma il top è stato sicuramente quando gli hanno fatto fare il karaoke, sarà pure un mago col bisturi ma ragazzi se non fossimo stati all’aperto avrebbe rotto tutti i vetri della stanza! Mi accoccolo di più sul suo petto coperto dal lenzuolo, non appena sarà mattina partiremo per la luna di miele e non vedo l’ora. E’ un sacco di tempo che non vado in vacanza e una pausa mi ci vuole, vorrei anche riposarmi prima di prendere l’aereo ma non riesco a chiudere occhio, sono ancora troppo euforica dopo le nozze.

«Ehi.» mi chiama la sua voce assonnata.

«Ehi.» gli rispondo con un sorriso.

«Non riesci a dormire?»

«Non proprio…»

«Lo sai che domani dovrai essere sveglia vero?» mi chiede, alludendo al fatto che raramente sono puntuale il mattino.

«Sta’ zitto.» replico ridacchiando.

«Già mi comanda signora Salvatore?»

«Naturalmente.»

Passo la notte a rigirarmi sul letto senza chiudere occhio ma non mi interessa più di tanto e quando la sveglia suona scatto in piedi e scendo di sotto per preparare una colazione veloce. Poco dopo anche Damon mi raggiunge e gli porgo delle fette di pane tostato con la marmellata che mi ha regalato mia madre. Fortunatamente le valigie erano già in auto così mi posso vestire e pettinare con calma prima di andare all’aeroporto. Opto per un paio di shorts in jeans e una camicetta mentre Damon indossa una polo e un paio di pantaloni scuri che adoro. Stranamente siamo in orario così ci dirigiamo con calma a prendere il nostro volo, andremo in Italia, Damon ha origini italiane e so quanto desiderava visitare il luogo da cui proviene così ho chiesto a Caroline di prenotare una settimana in Sardegna. Dicono sia una delle isole più belle del Mediterraneo e credo che non si sbaglino affatto. Damon mi afferra la mano mentre guida e la stringe forte, a quel contatto vengo percorra da mille brividi neanche fosse la prima volta che mi tocca, anzi decisamente non lo è.

«Ricordi la prima volta che ti ho stretto la mano?» domanda senza distogliere lo sguardo dalla strada.

«Come potrei dimenticarlo?»

«Eri riluttante all’inizio, perché?»

«Mh, forse perché eri, o meglio, sei il mio capo?» rispondo trattenendo una risata.

«Ah, ed è solo per questo? Ti aspetti che ci creda?» sorride anche lui.

«E va bene, eri il fratello cattivo del mio migliore amico è ovvio che fossi un po’ restia a prenderti per mano!»

Lui scoppia a ridere come se nulla fosse «Sono ancora quello cattivo.»

«Non lo sei, Damon.»

«Allora mi sa che la colpa è di qualcuno di mia conoscenza…»

«Tu dici?» chiedo facendo la finta tonta.

«Sì, mia cara Elena.»

Arriviamo in poco tempo all’aeroporto e facciamo subito il check-in così da poterci rilassare in attesa del nostro volo. Ci vorranno almeno due ore poco ma sicuro, sperando non ci siano ritardi.

 

[…]

 

Avendo un volo diretto ci abbiamo messo molto meno che con degli scali, sono state ore infinite ma finalmente siamo atterrati. C’è il sole ed è una splendida giornata, devo ammettere che la gente qua ha un gusto particolare per la moda e l’arredamento, è tutto così bello, siamo ancora dentro l’aeroporto e già sono estasiata. Recuperiamo le valigie e un taxi ci accompagna al nostro hotel fronte spiaggia, sarà costato una fortuna, già lo so, ma Damon ha insistito per pagare tutto con un piccolo aiuto da parte di Stefan. Scendendo dall’auto mi cade la mascella, quasi mi scende la bava non appena vedo il meraviglioso mare difronte a noi. Damon passa un braccio attorno alla mia vita e mi sorride anche lui decisamente sorpreso da tanta bellezza. E se prima ero rimasta imbambolata davanti al mare ora lo sono altrettanto entrando nella nostra stanza, quante cavolo di stelle avrà questo hotel? Una cosa come milleduecento?

«Damon, io mi trasferisco qui. Addio specializzazione, addio Mystic Falls, addio chirurgia, addio a tutti.» dico buttandomi con le braccia aperte sul letto.

«Non rinunceresti alla chirurgia, ti piace troppo.» mi rimbecca.

«Giusto. Ma posso fare il medico qui no?» continuo.

«Non sai parlare l’italiano, Elena.»

«Uffa, mi togli tutto il divertimento!» mi lamento.

«Davvero?» mi domanda posizionandosi davanti a me con indosso solo il costume.

Sono di nuovo a bocca aperta e ci resto per almeno un minuto, poi l’espressione si tramuta in un sorrisetto malizioso «Ora ti faccio vedere io.»

Mi chiudo in bagno portandomi dietro tutta la valigia, logicamente non ho idea di dove sia il costume quindi mi tocca svuotarla quasi del tutto per trovarlo. E’ il mio preferito, è a sfondo rosso con i fiori bianchi e la parte sotto è leggermente sgambata dietro, sono sicura che il mio caro marito apprezzerà. Esco dal bagno stile modella anche se non mi si addice scatenando una risata collettiva.

«Sei sexy.» afferma abbracciandomi.

«Lo so.» rispondo vantandomi.

«Ti va un bagno in mare?»

«Certo che sì!»

La spiaggia dista pochi minuti a piedi, la sabbia è calda ma non esageratemente, stendiamo gli asciugamani sulle sdraio e con una corsa entriamo in acqua. Il contatto con questa mi fa rabbrividire all’inizio ma ci faccio subito l’abitudine, è il paradiso. Allaccio le gambe attorno alla vita di Damon e lo bacio lentamente, sa di menta misto ad acqua di mare, è un mix decisamente eccitante e con mio grande piacere noto che non lo è solo per me.

«Qualcuno richiede le tue attenzioni.» ammicca.

«Quel qualcuno dovrà attendere…»

Mi fissa con uno sguardo triste ed io non riesco a rimanere seria così scoppio a ridere stringendolo ancora più forte a me. Decidiamo di farci una nuotata veloce e poi prendere un po’ il sole sulla spiaggia, mentre torniamo su dal mare, però, sentiamo qualcuno chiamare aiuto. E’ sicuramente un turista inglese o americano perché parla la nostra lingua. Istintivamente sia io che Damon corriamo incontro a questa persona e la troviamo qualche ombrellone più in là.

«Signora che succede?» domanda Damon alla donna.

«Mio marito! Non respira più!» dice lei disperata.

«Elena, inizia il massaggio cardiaco, sta avendo un attacco cardiaco, ma forse riusciamo a salvarlo.»

Faccio come mi dice mentre lui chiede più informazioni alla signora «Soffre di cuore?»

«Sì, ha un pacemaker.» risponde tentando di calmarsi.

«È sicuramente quello il problema, chiami un’ambulanza, dev’essere operato al più presto.» dichiara Damon.

Il signore si riprende qualche secondo dopo, fatica un po’ a muoversi ma sembra salvo per ora. Di certo dovranno sostituirgli il pacemaker ma probabilmente andrà tutto per il meglio. Eh sì, Damon aveva ragione, non abbandonerei mai la chirurgia.

«Te l’avevo detto.» mi dice poco dopo quasi mi leggesse nel pensiero.

«Lo so, lo so.» replico alzandomi in piedi e ricevendo i ringraziamenti da parte di entrambi.

Si prospetta una vacanza decisamente interessante, abbiamo appena soccorso un uomo in spiaggia, abbiamo nuotato, ci siamo abbronzati e abbiamo mangiato il miglior cibo che ci sia al mondo. Mi sento fortunata, davvero molto. Spero davvero che la mia vita continui ad essere così bella per almeno altri dieci anni e chissà… Magari con qualcuno in aggiunta alla famiglia.




Angolo autrice
Rieccomi!
Damon ed Elena finalmente partono per la luna di miele... In Italia! Ahahah non so da dove mi sia uscita l'idea ma m'ispirava! :')
Ovviamente entrambi se la godono al massimo anche se un pizzico di divertimento ci dev'essere no? Sono medici infondo!
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, credo sia il conclusivo... Non so ancora se aggiungerne altri prima dell'epilogo, vedremo insomma ahah xD

Ci tengo a ringraziare chi mi recensisce, spero mi facciate sapere anche questa volta come vi è sembrato il capitolo!

Un abbraccio,
Anna

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Quattro anni dopo…

Era capitato quasi per scherzo, Damon ed Elena ne avevano parlato una sera dopo essersi ubriacati insieme ai loro amici al bar vicino all’ospedale. Elena, Stefan, Caroline e Bonnie avevano appena superato il loro ultimo esame di specializzazione ed erano ufficialmente dei chirurghi a tutti gli effetti. Caroline aveva scelto pediatria, Bonnie traumatologia, Stefan ortopedia ed Elena neurochirurgia. A Damon sotto sotto un po’ era triste che non avesse scelto cardio, ma era comunque felice che sua moglie avesse trovato la sua vocazione. Avevano festeggiato tutta la notte poi tornando a casa ridendo e scherzando avevano tirato fuori il fatidico argomento: i figli. Entrambi ne volevano ma nessuno dei due era realmente pronto, Elena non li voleva prima di aver terminato la specializzazione e Damon aveva bisogno di abituarsi all’idea di fare il padre. Non aveva avuto un buon modello e non aveva la minima idea di come crescere un bambino. Qualche settimana dopo quella chiacchierata iniziarono a provarci seriamente, avevano deciso di buttarsi, di provare questa nuova esperienza insieme visto che ormai gli orari lavorativi erano più gestibili. Trascorse circa un mese e poi avvenne il miracolo, Elena fece almeno quattro test di gravidanza per esserne sicura e tutti avevano dato lo stesso risultato: positivo. Damon era stato il primo a saperlo seguito da Stefan, Caroline e Bonnie. Ognuno dei loro amici ne era stato entusiasta, soprattutto Stefan che finalmente avrebbe avuto il suo primo nipotino. Lui e Lexi avevano parlato a lungo di avere dei figli ed entrambi avevano deciso di provarci non appena fosse nato il figlio di Damon ed Elena. Infondo non avevano fretta, non erano neppure sposati però l’idea piaceva molto a tutti e due. Non si poteva dire lo stesso di Bonnie e Jeremy, i due si godevano la loro libertà alla grande e non ci pensavano minimamente a sistemarsi nonostante stessero insieme da molti più anni dei loro amici.

Poi, in un lampo era arrivato il momento tanto atteso, ad Elena si erano rotte le acque appena concluso un lungo intervento su un tumore spinale. Aveva sorriso istintivamente anche se era piuttosto spaventata all’idea di dover partorire, sapeva cosa aveva passato Caroline anni prima e non era stato piacevole. Damon era in sala operatoria e tentò di rimanere concertato il più possibile sperando di terminare presto e correre da sua moglie. Elena non aveva voluto nessuno al suo fianco se non Lexi e Stefan, una perché era la ginecologa che l’aveva sempre seguita, l’altro perché era semplicemente il suo migliore amico da una vita e in assenza di Damon aveva bisogno solamente di lui.

«Stef, dio, fa un male cane.» si lamentò quando una contrazione la colpì.

«Lo so, Elena, cerca di resistere.» tentò di rassicurarla.

«Lo sai?! Stefan, per caso un bambino sta per uscire dalla tua vagina?!» sbraitò la ragazza.

Lexie e Stefan risero di gusto sperando che la loro amica non li vedesse ma cantarono vittoria troppo presto, Elena tirò loro un cuscino con un’espressione tutt’altro che comprensiva in volto. In quel momento finalmente Damon li raggiunse con il fiatone e i capelli scompigliati, corre dalla sua donna e la stringe forte.

«Scusami, ora sono qui, andrà tutto bene.»

«Era ora!» disse Elena scostandolo da sé.

Stefan posò una mano sulla spalla del fratello mimando un “buona fortuna” e lasciò la stanza. Il travaglio di Elena procedeva rapidamente, dopo tre ore era quasi completamente dilatata e pronta per far nascere il bambino. Strinse la mano di Damon quando l’ennesima contrazione la colpì e lui le accarezzò piano la testa.

«È ora, adesso devi spingere okay?» disse Lexi preparando il necessario per il bimbo.

«No, no, io non lo faccio, scordatevelo! Voglio il cesareo, fa troppo male!»

«Elena, coraggio, puoi farcela.» la incoraggia la bionda.

«Lexi, io ti voglio bene, ma ti prego fammi un cazzo di cesareo.» urlò lei.

«Ehi, smettila di urlarle contro.» la ammonì Damon «Puoi farcela, lo sai benissimo che puoi. Fallo per nostro figlio. Presto sarà tutto finito.»

«Damon, taci! Mi hai messa incinta e adesso sono io a dover subire tutto questo, vi odio tutti.» continuò lei.

Lexi e Damon si scambiarono un’occhiata complice e divertita, un po’ faceva ridere la povera Elena. Il cesareo era fuori discussione a meno che non fosse strettamente necessario e lei doveva capirlo. La dottoressa bionda la incitò nuovamente e questa volta Elena si degnò di spingere.

«Oh mio dio, Lexi! Perché fa così male?! Dirò a Stefan di usare il preservativo così tu non proverai mai una cosa del genere!»

«Dai, stai andando benissimo, non preoccuparti per Stefan ci farò una chiacchierata se proprio ci tieni.» rispose ridacchiando.

«Oh sì, devi farlo assolutamente!» esclamò spingendo nuovamente.

«Vedo la testa, Elena, continua! Vai alla grande!»

«Fa male, santo cielo!» disse contorcendosi.

«Io ti amo, ma devi smettere di imprecare contro tutti.» replicò Damon sperando che sua moglie non lo insultasse in tutte le lingue esistenti.

«Lo farò non appena questo signorino sarà fuori di qui.» rispose indicando le sue parti intime.

Spinse altre due volte e finalmente il vagito di un neonato alimentò tutta la stanza, Lexi fece tagliare il cordone al neo papà e poi mise il piccolo tra le braccia della sua mamma che se ne era già immensamente innamorata.

«Ciao… Ciao piccolino, dio quanto sei bello! Damon, guardalo!» disse Elena quasi piangendo.

«Lo vedo, lo vedo! È identico a te!»

«Ma cosa dici? Stiamo guardando lo stesso bimbo? Assomiglia in un modo indescrivibile a te!»

«Mi spiace interrompervi ragazzi, ma devo pesare e misurare questo ometto.» intervenne Lexi.

«Riportacelo presto però.» esclamò Damon baciando sulla fronte suo figlio.

Erano appena diventati genitori, il piccolo Jackson James era nato alle 16.52 rendendo Damon ed Elena le persone più felici del pianeta. Quel bambino era semplicemente la loro creatura perfetta, niente poteva andare meglio di così. Lui l’abbracciò con un grande sorriso in volto, era felice più di quando la sua donna gli aveva detto “sì” all’altare.

«È stupendo, Damon abbiamo fatto una meraviglia lo ammetto.»

«Sei stata bravissima nonostante i mille insulti che hai scagliato contro me e Lexi.»

«Mi spiace, ma tu non hai idea di cosa si prova. Certo, ora sono felicissima però è stata dura.» disse appoggiando la testa sul cuscino.

«Pensa solo al fatto che Jackson è qui con noi.» rispose baciandola con dolcezza.

 

[…]

 

Era il primo giorno a casa con il bambino ed Elena stava già per impazzire, non avrebbe mai detto di essere la classica mamma apprensiva ma lo era eccome. Damon le aveva persino preparato una tisana per calmarla che purtroppo era servita a poco. Nonostante Jackson dormisse beato nella sua culla, la giovane mamma non gli staccava gli occhi di dosso, il bambino viveva con due chirurghi e ci sarebbe voluto un disastro perché gli capitasse qualcosa. Ma ad Elena non importava voleva solo godersi il suo piccolo in santa pace. Quel pomeriggio Caroline e Christopher erano venuti a trovarli ed Elena era al settimo cielo, aveva seriamente bisogno di qualche consiglio da chi c’era già passata e chi meglio della sua migliore amica poteva aiutarla?

«Ehi, ma guarda qui! Ciao piccoletto! Dio, Elena è tutto suo padre!» commentò Care.

«Mamma! Voglio vedere!» affermò Chris strattonando sua madre.

Caroline lo sollevò e il bambino si espresse con un “oooh” alla vista di Jackson che dormiva. «Bambino!» disse poi.

«È il bimbo della zia Elena.» rispose la bionda

«Sì! È mio amico!» concluse Chris prima di mettersi a giocare con il suo trattore.

«Allora, come va?»

«Me la cavo, Jake è bravissimo, nulla da dire ma io sono sempre in ansia, sarà per il lavoro che facciamo…»

«Capitava anche a me, poi passa fidati.»

«Ottimo! Non aspetto altro, nel frattempo cerco di godermelo al massimo.»

«Ce l’ho fatta io, quindi tranquilla ce la farai pure tu.»

Parlarono per delle ore, giocando anche insieme al piccolo Christopher che richiedeva le loro attenzioni. Quando Damon tornò dall’ospedale Care e suo figlio lasciarono i neo genitori alle loro faccende. L’uomo si diresse subito dal suo bambino e lo prese in braccio vedendolo sveglio, si sentiva un papà a tutti gli effetti e avrebbe protetto quell’esserino da qualunque cosa, mai e poi mai avrebbe fatto cose come Giuseppe aveva fatto a lui e Stefan. Amava Jackson ed Elena più della sua vita.

«Andiamo dalla mamma, piccolo? Sai che il tuo papà ti ama come non ha mai amato nessuno? Tu e la tua mamma siete la mia salvezza ogni giorno, non dimenticarlo mai eh! Sì, hai fame, lo so. Andiamo.»






Angolo autrice
Eccoci qui. Siamo alla fine. Un po' sono triste lo ammetto!
L'epilogo è in terza persona (ma dai, ce ne eravamo accorti mi direte voi lol), sono passati quattro anni dalla luna di miele e... Elena aspetta un bambino ** il loro primo figlio! Almeno lei ha finito la specializzazione prima di fare un bambino al contrario di Caroline xD
La povera Elena ha insultato mezzo mondo durante il travaglio ma ne è valsa la pena, il piccolo Jackson è perfetto e i nostri Delena finalmente hanno l'happy ending che si meritano. Alla faccia tua Pleccona! u.u
Spero vi sia piaciuto, e beh, grazie, grazie davvero a ognuno di voi! Ai lettori silenziosi, a chi mi recensisce sempre e a tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le varie categorie! GRAZIE!

Vi lascio la mia Nian: Life as parents!
E le mie due CaptainSwan (per chi segue anche OUAT): Once in a lifetime You found me

Un bacio a ognuno di voi! :*
Anna
 

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