I can't do it! You are my brother

di Jencloves
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Benvenuti in New Jersey ***
Capitolo 3: *** 2.Felicità dopo mesi di sofferenze ***
Capitolo 4: *** 3.E' arrivato per restare ***
Capitolo 5: *** 4.Ti va di fare un giro con me a Erbalandia? ***
Capitolo 6: *** 5.Troppo oltre per poter tornare indietro ***
Capitolo 7: *** 6.Volevo solo essere accettata ***
Capitolo 8: *** 7.La mi vita fa schifo pt.1 ***
Capitolo 9: *** 8.La mi vita fa schifo pt.2 ***
Capitolo 10: *** 9.Operazione Salvataggio Pt.1 ***
Capitolo 11: *** 10.Operazione Salvataggio Pt.2 ***
Capitolo 12: *** 11.Operazione Salvataggio Pt.3 ***
Capitolo 13: *** 12.Ho bisogno di te ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.
 
Era il 12 Settembre 2010 e Charlotte finalmente compieva i suoi desiderati 17 anni. Stephanie e Thomas, i suoi genitori, la svegliarono portandole a letto la torta e cantandole il tradizionale "tanti auguri". 
 
'Tanti auguri a te
Tanti auguri a te
Tanti auguri a Char
Tanti auguri a te'
 
Era felicissima della sorpresa e del regalo ricevuto. Un bellissimo ciondolo il cui interno era formato da due foto. Quella di Stephanie e quella di Thomas. 
A scuola era popolare e aveva tanti amici, i suoi genitori non erano presentissimi nella sua vita ma appena potevano stavano con lei..  
La vita di Charlotte sembrava perfetta perchè aveva tutto, ma non lo era, ma lei non lo sospettava minimamente.
Quella sera uscì a cena con i genitori e nel tornare a casa furono travolti in un incidente stradale in cui i genitori di lei persero la vita. I loro cuori smisero di battere davanti agli occhi della giovane che ne rimase scioccata e smise di parlare. Si chiuse in se stessa e non si apriva con nessuno. E così, rimasta sola, fu trasferita in una casa di accoglienza in attesa di una famiglia che si occupasse di lei. Unico compagno di sventure, un povero diario che le regalarono quando era un pò più piccola ma che non aveva mai utilizzato perchè non ne sentiva il bisogno, almeno fino a quel momento.
Dolore. Era l'unica cosa che Charlotte riusciva a provare e che riusciva ad esprimere in quelle righe e nei disegni fatti da lei. 
Dopo mesi dall'incidente quella scena le si ripresentava davanti ogni volta che lei chiudeva gli occhi. Per la povera ragazza era un incubo, essere costretta ogni notte a rivivere quell'esperienza drammatica tanto che smise anche di dormire, senza risultati, perchè però iniziò ad avere le allucinazioni e così fu costretta a dormire almeno qualche ora.
Molti segreti si celavano dietro a quella famiglia apparentemente perfetta ormai distrutta dall'incidente. Abusi sessuali, problemi di alcool e droga da parte del padre e un segreto ancor più grave che Charlotte non conosce, ma che è la causa dell'allontanamento dei parenti nei loro confronti.
Una volta trovata la famiglia per Charlotte le cose iniziarono a cambiare per lei. Nuove conoscenze, nuova famiglia e, un amore apparentemente impossibile ma possibile allo stesso tempo.


SPAZIO AUTRICE:
Ehila bellissime :)
E' la prima #FF che pubblico sui Jonas Brothers ed è parecchio che progettavo di pubblicarla quindi spero vi piaccia :)
Lo so, il prologo è un pò corto, ma è il bello della cosa :)
Il primo capitolo lo posterò domani o anche oggi stesso se riesco.. quindi buona lettura e fatemi sapere nelle recensioni che ne pensate.
Un bacio,
Jennifer

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Capitolo 2
*** 1.Benvenuti in New Jersey ***


1. Benvenuti in New Jersey

Sono mesi che abito in una casa di accoglienza, seguita da assistenti sociali e psicologi che cercano di farmi stare meglio per colpa di un incidente d'auto che mi ha portato via i genitori lasciandomi orfana. Tutti i miei parenti avevano chiuso i contatti con mia mamma e con mio papà per ragioni a me non del tutto note, ma che sono curiosa di scoprire.
Sono sola, senza amici, senza una famiglia.. Non ho nessuno, ad eccezione del mio diario, il mio compagno di viaggi, di disavventure, l'unico che mi ascolta, il mio unico amico; e del mio quaderno degli schizzi che nessuno ha mai visto, mai guardato, nessuno sa della sua esistenza, ma su di esso ci sono disegni che parlano più di mille parole e se capitasse sotto le mani sbagliate sarei rovinata.
"Charlotte, posso entrare?" mi chiede una delle tante assistenti sociali che mi segue da tempo, che era anche amica dei miei genitori.
Annuisco senza dire niente e la donna (Angy) si siede accanto a me sul letto e mi abbraccia. 
Lei, in un certo senso mi capisce e comprende la mia situazione, cioè che da quando sono morti i miei genitori io abbia smesso di parlare.
Ho perso la voglia di parlare mesi fa quando mi sono stati strappati dalle mani i miei genitori, infatti da quel giorno nessuno riesce più a farmi spiccicare parola, non so nemmeno più quale sia il suono della mia voce e se lo sentissi non lo riconoscerei più.
"Vorrei avere il tuo affidamento ma non posso, ma conosco qualcuno che potrebbe prendersi cura di te al mio posto" dice sorridendomi con una strana luce negli occhi.
La guardo strana e poco dopo lei continua "Domani ti porto dalla tua nuova famiglia. Contenta?"
Ancora una volta non dico nulla, faccio solo spallucce e lei si alza in piedi di scatto e prima di arrivare alla porta della mia "stanza" dice "Vai a dormire, domani mattina conoscerai la tua nuova famiglia"
In effetti era molto tardi, mancavano ormai pochi minuti alla mezzanotte e ancora non ero stanca. Ero curiosa di scoprire chi aveva così tanta pazienza di prendersi cura di una 17enne orfana e che non parla più.
 
 
Il mio sonno viene interrotto dalle tende che si aprono facendo entrare la luce che mi finisce proprio sugli occhi dandomi fastidio. Apro gli occhi e davanti a me appoggiata alla sedia c'è Angy che mi guarda sorridente e poi dice "Sveglia tesoro. Sono le otto. Prepara le valigie perchè il viaggio fino in New Jersey è lungo"
Bello. Io sono qui, comoda comoda a New York, studio da privatista, non sto così male, finchè non esco di qui, e devo andare in New Jersey da queste persone che nemmeno conosco e che forse si prenderanno cura di me!? Perfetto.
Mi alzo e mi accorgo di essere vestita come la sera prima, con gli stessi e tetri pantaloni grigi della tuta e una maglietta nera a maniche corte così lunga che poteva farmi da vestito. Prendo dei vestiti dall'armadio ed entro in bagno, mi faccio una doccia veloce e poi mi vesto indossando un paio di jeans blu notte, una maglietta grigia a maniche corte e le Converse alte fino al ginocchio. Mi asciugo i capelli corti biondi lisci e poi mi passo un velo di mascara, giusto per non sembrare ne truccata ne struccata. Esco dal bagno e Angy mi ha gia aperto le valige e con lo sguardo mi incoraggia a prepararle, così ascolto il suo consiglio e insieme a lei le preparo e alle nove e mezza è tutto pronto per partire.
Saluto con la mano tutte le persone che mi hanno "aiutato" e dopo essere salita in macchina, prendo il mio quaderno degli schizzi e inizio a disegnare.
Il tempo passa in fretta e in men che non si dica davanti a me si presenta un cartello stradale enorme che dice "Benvenuti in New Jersey". Bene, che la mia vita ricominci.

SPAZIO AUTRICE:
Ehila girls :) Todo bien?
Intanto ringrazio di cuore le lettrici che hanno già letto il prologo e dico loro quanto io sia felice di questa cosa..
GRAZIE DI CUORE RAGAZZE 
❤❤❤❤ 
Comunque, come promesso ho pubblicato il primo capitolo subito per la gioia delle fan ahahaha per la gioia delle fan che non ho.
Parlando del capitolo, povera Charlotte.. vero ragazze? Ha perso i genitori il giorno del suo compleanno e non parla più per lo shock che ha preso. Chi incontrerà e cosa succederà secondo voi?
Ditemi quello che secondo voi può succedere nelle recensioni :)
Vi mando un bacio, 
Jennifer 

 

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Capitolo 3
*** 2.Felicità dopo mesi di sofferenze ***


LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE: C'E' UN GIOCHETTO PER VOI


2. Felicità dopo mesi di sofferenze

 
Angy, dopo aver guidato per ore da New York accosta l'auto davanti a una casa bianca apparentemente a due piani, enorme e dall'esterno favolosa. Mi sorride e mi incoraggia a scendere dall'auto, e così faccio, ma non mi muovo. 
 
Ho paura. 
Ho paura di chi o cosa possa esserci dietro quella porta interamente fatta di legno. 
Ho paura di allontanarmi dall'unica cosa che potesse ricordarmi i miei genitori, Angy. 
Ho paura di cominciare un altra vita, conoscere nuove persone, affezionarmi a loro.
Ho paura di chiamare Mamma e Papà due sconosciuti che di famigliare non hanno niente.
 
Mi risveglio dallo stato di trance dopo essermi accorta di trovarmi Angy davanti a me e una sua mano sulla spalla destra.
Con il viso mi fa cenno che è ora di andare, così dietro di lei inizio a camminare finchè non arriviamo sotto il portico della casa, davanti alla porta. Davanti alla mia nuova vita.
Vedo Angy bussare alla porta e poco dopo la porta si apre mostrandomi una donna alta dalla pelle chiara, i capelli ricci di un color mogano favoloso e due occhi grandissimi.
"Angy!" dice la donna abbracciando la mia unica "amica"
"Che bello rivederti" aggiunge poi stringendo la donna forte a se, come se si conoscessero, come se non si vedessero da tempo. Sciolsero l'abbraccio continuando a sorridere, poi la donna ci fece entrare.
Avevo ragione, la casa era davvero grande. Appena entrata dalla porta, noto una scala che ovviamente portava al piano superiore, e davanti a me un lungo corridoio bianco arredato con dei graziosi tavolini di vetro sui quali c'erano delle foto che non osservai più di tanto. Ero intenta a guardare Angy e la donna che parlavano come amiche di vecchia data il che mi faceva sentire più tranquilla.
Arrivammo al salotto e ci accomodammo sul divano. Il nervosismo e l'ansia si fecero padroni del mio corpo e la voglia di scappare diventava sempre più forte, ma i sorrisi dolci e accoglienti che la donna mi rivogleva mi facevano sentire più calma, più sciolta, più rilassata.
"Denise.. Lei è Charlotte. Charlotte lei sarà la tua nuova madre Denise" la donna che avrei iniziato a dover chiamare mamma, mi sorrise facendomi sorridere istintivamente mentre io, con la mano accennavo un piccolo e timido saluto.
"Denise perdonala se non parla, ma sai, ha visto morire davanti ai suoi occhi Stephanie e Thomas e ne è rimasta scioccata tanto da chiudersi in se stessa" 
Perchè li chiamava per nome davanti a lei!? 
Perciò, anche quella donna li conosceva!? Stavo seriamente iniziando a chiedermi se davvero conoscevo i miei genitori come credevo.
"Non ricordo nemmeno più il suono della sua voce" aggiunse Angy abbassando lo sguardo. 
Mi sento in colpa. Avero fatto rattristire l'unica persona a cui sia davvero importato qualcosa di me negli ultimi mesi, così presa dal rimorso la abbraccio e lascio che una piccola lacrima mi abbandoni seguita subito dopo, forse per compassione o per solidarietà, da un altra. Sciolgo quel piccolo abbraccio che aveva fatto commuovere sia Angy che l'altra donna a mi asciugo le piccole lacrime che mi hanno rigato il volto e poi fingo un sorriso, e lo fingo bene visto che entrambe sembrano credere che io stia bene.
Le due donne ricominciano a parlare, e io lascio che la mia testa vaghi altrove, nel mio mondo, nei miei pensieri, nei miei problemi e nelle mie incertezze
"I tuoi figli dove sono?" sento dire da Angy
"Sono al piano di sopra. Ora li chiamo" Istintivamente si alza e si avvia verso la scala dove inizia ad urlare in modo carino ed educato  "RAGAZZI!?!"
Improvvisamente dei rumori, come tuoni, si fanno sentire fino alla fine delle scale e pochi minuti dopo vedo comparire davanti a me tre ragazzi. Il più piccolo che aveva più o meno 10 anni aveva i capelli ricci, color mogano come la madre, gli occhi marroni molto scuri e un viso da tremendo. Il secondo a cui avrei dato una ventina d'anni, aveva i capelli mossi e scuri (probabilmente come il padre) gli occhi marroni, delle sopracciglia folte, e, notai un bel fisico trasparire dalla maglietta leggermente attillata. Il più grande a cui avrei dato forse 25 anni aveva i capelli ricci, identici a quelli della madre, gli occhi marroni e sul collo dei piccoli nei che notai per via della camicia nera che indossava sbottonata ai primi tre bottoni.
"Loro sono Frankie, Joe e Kevin" disse la donna indicandoli uno o ad uno. I due più grandi mi salutarono con la mano, mentre Frankie venne verso di me e mi abbracciò forte lasciandomi spiazzata. Una volta sciolto l'abbraccio torna dai suoi fratelli.
"Dov'è Nick?!" disse Denise, così dovevo iniziare a chiamarla.
Poco dopo dalla porta che conduceva al corridoio un ragazzo comparve in fretta e furia, mentre si stava sistemendo ancora le scarpe. Aveva capelli anche lui ricci (probabilmente caratteristica della famiglia), del colore della madre. Quando alzò lo sguardo verso di me rimasi spiazzata. Istintivamente mi sentivo tremare, deglutivo saliva, e i miei occhi non smetterono nemmeno un momento di guardare quel ragazzo che subito fece comparire del rossore sulle mie guance. Indossava una maglietta bianca con scollo a "v" e dei jeans blu consumati dall'utilizzo. Aveva un viso quasi angelico, i suoi occhi marroni e piccoli mi facevano sorridere per quanto fossero belli, e il suo sorriso. Mi aveva sorriso una sola volta e già ne ero dipendente. Mi piaceva tantissimo quel sorriso. Non era niente a che fare con quelli degli altri due (lasciamo fuori Frankie). Quello del più grande sembrava quasi forzato, mentre quello di Joe sembrava più spento, probabilmente aveva avuto una brutta giornata o aveva dormito poco.
Il ragazzo continuava a sorridere e intanto mi accennava un "ciao" con voce flebile e con la mano sinistra. Anche io accenno un piccolo saluto con la mano sinistra. Da li capisco che Nick, almeno così si chiamava, era mancino come me.
Nel frattempo non mi accorsi che tutti erano come evaporati. Eravamo rimasti solo io e lui mentre ci guardavamo negli occhi l'uno con l'altro.
In quel momento entrarono Angy e Denise con le valigie in mano
"Vieni ti mostro la tua stanza della tua nuova casa" mi dice Denise sorridendomi e indicandomi le scale. 
Denise sale davanti a me, mentre di dietro sento la presenza di qualcuno, mi giro un secondo e ci sono Nick e il suo sorriso. Arrossisco e rigiro il mio sguardo verso il davanti. Alla fine della rampettina di scale un altro lungo corridoio, ma questa volta color giallo/arancio mi si presenta davanti.
Mi mostra le stanze una ad una. Prima quella di Joe di color rosso acceso, con un letto ad una piazza e mezza posizionata la centro della stanza, un armadio colo panna di dall'altra parte del muro e due pouff sparsi in giro, con un bagno personale.
"Ogni stanza al suo bagno, così non facciamo le file" mi dice Nick spostandosi vicino a me. Sorrido e mi sposto leggermente da lui e intanto Denise prosegue con la visita "guidata". Passiamo la stanza di Frankie e quella di Kevin e ci troviamo davanti ad una stanza bellissima. 
Una stanza dai colori tenui, che trasmettevano calma e sicurezza. Sul pavimento c'erano parecchie chitarre sia elettriche che acustiche. Alcune Gibson Les Paul appartenetnti al fratello più grande, visto che mi avevano accennato della sua collezione per quel particolare tipo di chitarre, e altre che non capivo che tipo fossero.. non me ne intendo di chitarre, ma amo il suono della chitarra acustica, su quello non c'è dubbio.
Alla fine arriviamo in quella che diventerà la mia stanza da qui all'eternità. Appena entrai da quella porta vidi sulla sinistra un letto matrimoniale posizionato sotto la finestra. "proprio come piace a me" pensai. A pochi centimetri dalla finestra c'era una portafinestra che dava su un piccolo balcone. Delle candele sulla testiera del letto, delle lucine violacee posizionate sulla finestra in modo da incorniciarla come una tenda. Un comodino nero lucido sul quale c'era una lucina, di quelle che si attaccano alla presa della corrente, a forma di cuore rosa più però tendente al fucsia; mentre sulla destra un armadio color panna, una piccola scrivania sul quale potevo studiare o disegnare, e poi una porta anch'essa color panna che ovviamente conduceva al bagno. 
Sorridevo mente gli occhi si fecero lucidi e la vista offuscata e qualche lacrima scendeva silenziosa e innocente sul mio viso.
Dopo aver abbracciato Denise, scendemmo al piano di sotto e, a malavoglia salutai Angy.
"Mi mancherai cucciola mia.. Fai la brava" mi diceva Angy con gli occhi lucidi, mentre tirava su col naso cercando di non piangere. Ma non ci riuscì scoppiando in un pianto triste, distrutto, arrendevole. Scoppio a piangere anche io abbracciandola forte, senza dire nessuna parola. Solo dei singhiozzi mezzi soffocati escono dalla mia bocca. Niente di più, niente di meno.
Finito di piangere e sciolto l'abbraccio, si allontana e una volta arrivata alla sua auto ci saluta con la mano, per poi salire sulla sua 500 abarth e poi andarsene, lasciandomi li nelle mani di Denise.
Eravamio rimasti solo in tre. Io, Denise e Nick.. o meglio, ero rimasta sola nel salotto della mia nuova casa, mentre mia "madre" ed il mio "fratellastro" erano in cucina a parlare.
 
 
Era ormai arrivata sera, e tra pochi minuti avrei conosciuto mio "padre". 
Io e Denise prepariamo il tavolo, mentre aspettiamo il ritorno di Joe, Kevin e di mio padre.
Mi fa uno strano effetto chiamarlo così ma prima o poi mi dovrò abituare a dargli questo nome.
Denise sta cucinando un piatto di carne ed è una vita che non mangio qualcosa fatto in casa, non so come in questi mesi io sia potuta resistere a forza di cibi surgelati oppure di cibi proveniente da fast food.
C'era un odorino invitante, ma anche nauseabondo. Uno di quelli che ti fa venire fame, ma allo stesso tempo hai quel nodo allo stomaco che ti dice che stai per vomitare... Non mi piaceva la situazione che si stava creando nel mio corpo. 
Mentre finivo di mettere le ultime posate sul tavolo Nick mi passò dietro prendendomi dolcemente per i fianchi per farmi spostare leggermente, visto che io e sua madre occupavamo lo spazio, provocandomi dei brividi lungo alla schiena e sulle braccia, sulle gambe.. brividi ovunque. Era come se avessi freddo, ma stavo bene, e dopo quello strano contatto delle sue mani sul mio corpo iniziavo ad avere più caldo di prima, così dopo aver fatto quello che dovevo fare, andai in camera mia e tirai fuori dalla valigia l'intimo e dei vestiti, ma prima di poter chiudere la valiga e metterla sotto al letto notai una scatolina e un biglietto
"Sapevamo che quando sei entrata in quella casa di accoglienza ti avevano tolto tutto, così abbiamo pensato di regalartene un noi. Spero ti piaccia. Ah, e benvenuta nella famiglia Jonas
p.s Guarda sotto al cuscino" apro la scatolina e dentro non c'era un telefono normale, ma un i-Phone 5g, lo stresso che mi era stato tolto mesi fa. Era proprio lui. Quelle foto, qulle canzoni, quei numeri salvati in rubrica, le conversazioni su whatsapp.. Era proprio lui. Subito dopo guardo sotto il cuscino. Un libro. "Vedrai che questo dolore un giorno ti sarà utile". Piansi solo nel leggere il titolo.

Come può tutto il dolore accumulatosi in questi mesi essermi utile in futuro!?
Come poteva il dolore provocatomi dai tagli fatti essermi utile?
Come poteva il dolore della morte dei miei genitori essermi utile? Come poteva, in generale, il dolore essere utile?!

 
Sopra al libro c'era un bigliettino "Ancora io, Denise. Apri l'armadio" 
Andai di corsa verso l'armadio color panna e nell'aprirlo una marea di vestiti mi saltarono all'occhio. Sulla piccola anta dell'armadio un bigliettino "Pensavamo avresti voluto un cambio di look. Ringrazia Nick e una sua cara amica, mi hanno aiutato loro"
Sorrido, mentre piccole lacrime cadono dal volto facendosi compagnia a vicenda e unendosi una volta arrivate al mento per poi cadere sulle mia mani, sui bigliettini lasciati da quella donna adorabile e stupenda che, di certo, avrebbe migliorato la mia vita.
Leggevo e rileggevo quei bigliettini non riuscendo a capire come potesse esistere una persona così dolce come Denise che non mi accorsi della presenza di Nick che nel frattempo si era appoggiato allo stipite della porta. Mi guardava, mi osservava, scrutava ogni dettaglio di me, ogni movimento. Il tutto senza che me ne accorgessi e, quando decido di alzarmi da terra per scendere al piano di sotto lo noto appoggiato alla porta, silenzioso, ma sempre con il sorriso in volto che stava iniziando ad infastidirmi.
"Che vuoi?" pensai tra me e me, ma gli feci spallucce e lui disse "E' pronta la cena ed è arrivato nostro padre.. Scendi?" 
Annuii e mi aiutò ad alzarmi, poi velocemente, senza badare al ricciolo scesi le scale finendo addosso ad un uomo
"Ehi, tu devi essere Charlotte. Ciao, sono tuo padre. Paul" mi disse l'uomo. 
Sorrisi dopo aver sentito quelle parole e lo abbracciai forte mentre i miei occhi si inumidivano.
Avevo una benedetta famiglia finalmente.
Avrei potuto avere un attimo di felicità dopo mesi di sofferenze?


SPAZIO AUTRICE:
Hola chicas :) come va?
Eccomi ritornata con il secondo capitolo di questa storia che trovo adorabile. Ovviamente sto cercando aggiornare ogni due o tre giorni.. e non chiedetemi come faccio perchè è un segreto. ahahhahah 
No comunque, parlande del capitolo, ecco che Charlotte arriva nella famiglia Jonas. Ovviamente loro sanno del fatto che non parla, ecco perchè Nick le sta "accanto"... Sotto sotto secondo me c'è qualcos altro...
Ci tengo a ringraziare tutte le lettrici silenziose che leggono e che mi spingono ad andare avanti e a non eliminare la storia.. Non vi chiedo di lasciare un numero totale di recensioni, perchè lo odio è poi è vietato (credo), ma solo di lasciarmi qualche riga per dirmi che ne pensate del capitolo.

 
Comunque OCCHI A ME PLEASE:
STAVO PENSANDO DI FARE UN GIOCO CON TUTTE VOI CHE LEGGETE.
SICCOME VOLEVO FAR ENTRARE NUOVI PERSONAGGI NELLA STORIA, MA NON HO LA PIU' PALLIDA IDEA DI CHE NOMI DARE, PENSAVO CHE VOI POTEVATE DARMI UNA MANO...
VI CHIEDO DI RECENSIRE DICENDOMI IL VOSTRO NOME, O UN NOME A CASO FEMMINILE E UNO MASCHILE (SCRIVENDO ANCHE, MAGARI, CHE PERSONAGGIO SAREBBE NELLA STORIA) E I NOMI VINCITORI ENTRERANNO NELLA STORIA. (NE SCEGLIERO' PIU' DI DUE)
D'ACCORDO?!?!

 
Vi mando un bacio,
Jennifer 
 

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Capitolo 4
*** 3.E' arrivato per restare ***


3.E' arrivato per restare
 
La mia prima cena nella mia nuova famiglia si consumava in modo rumoroso e caotico. Tipico delle grandi famiglie. 
Io ero a capotavola. Alla mia sinistra c'erano Joe e Nick, alla mia destra Kevin,Frankie e Denise e tutto era abbastanza normale nella famiglia. Tutti sorridevano, parlavano e mangiavano felici. Io invece, me ne stavo in silenzio come mio solito, senza parlare, con gli occhi fissi sul piatto di carne e verdure che avevo davanti, e mentre tutti si accingevano a finire quello che avevano nel loro piatto, io giocavo con quel cibo. Lo giravo, lo rigiravo, ma non lo mangiavo. Gli avevo dato solo un paio di morsi, ma nulla di che, e già mi sentivo sazia, come se avessi mangiato chissà cosa.
"Ehi Charlotte.. Non hai fame?" mi disse Denise guardandomi non aria perplessa.
Accennai un no con la testa e subito lo prese Joe che lo finì in pochi minuti. Guardai di nuovo Denise. Stava parlando con il marito probabilmente di me, visto che in certi momenti sentivo i loro occhi su di me. Era preoccupata. Aveva notato il mio poco appetito, anche io lo avevo notato, ed era strano. Non ero una che mangiava tantissimo, ma non soffrivo nemmeno la fame. Forse ero solo ancora un pò spaventata dal trovarmi in una nuova famiglia e dover ricominciare una nuova vita il che mi piaceva, ma se non parlavo più, come avrei fatto ad ambientarmi?
"Tutto bene?" mi disse Kevin distraendomi dai miei pensieri.
Feci un si con la testa e sorridendo, e, subito dopo tutti si alzarono e si sedettero sul divano a guardare la tv, come una famiglia perfetta, mentre io, silenziosa come sempre decisi di andare in camera mia a fare quella famosa doccia.
Uscii dal bagno con una salvietta legata attorno al corpo e, dopo essere sicura ci aver chiuso la porta della mia camera iniziai a cercare nella valigia un pigiama. Mi cambiai velocemente e mi sedetti finalmente sul letto. Era morbido in maniera assurda e, i cuscini non erano da meno. Le lenzuola erano di un color lilla chiaro, quasi slavato che mi mettevano addosso una sensazione di calma e tranquillità. Andai sotto le coperte e strinsi forte a me il cuscino respirando un profumo meraviglioso che mi fece addormentare.
 
 
Stanza bianca.. completamente bianca. Non si capisce dove sia l'inizio e la fine.
Lontano a me il vuoto, ma lentamente due ombre ben distinte si avvicinano a me e immediatamente le riconobbi facendomi sorridere, e, poco dopo un abbraccio. 
Uno di quelli che solo io riconoscevo
"mamma, papà siete voi?" dico rimanendo scioccata dalle mie stessa parole.
Immediatamente le ombre diventano più concrete e subito riconosco i miei genitori.
"Hai parlato tesoro. Ce l'hai fatta" mi disse mia madre con gli occhi lucidi
"E' colpa mia" dico
"Di cosa tesoro" mi dice mio padre 
"Della vostra morte. E' colpa mia se vi ho persi e se ho smesso di parlare. E so per certo che mi odiate"
"Non ti odiamo tesoro mio." Disse mia madre mettendomi una mano sulla spalla
"Sei la cosa più bella della nostra vita, sei nata dal nostro amore e non potremmo mai odiarti per questo" concluse mio padre "Siamo fieri di te"
"Un ultima cosa. C'è qualcosa che devi sapere. Tu hai un...." mia madre non fece in tempo a finire la frase che come dall'nulla sparirono, come se fossero stati teletrasportati da un altra parte
"MAMMA, PAPA'.. DOVE SIETE?" dico urlando al cielo "Non abbandonatemi di nuovo"

 
Mi sveglio di colpo e mi ritrovo per terra in una pozza di lacrime, le mie, e la sveglia sul comodino che risuonava nella mia stanza.
Il mio sogno mi aveva rivelato che di colpe, per la morte dei miei genitori, non ne avevo. Ma, nonostante tutto, però, mi sentivo ancora in colpa. Ero anche felice perchè avevo rivisto i miei genitori, li avevo riabbracciati.. Ma una cosa non mi era chiara. Cos'è che avevo?!
Quel sogno, probabilmente frutto del mio subconscio mi stava rivelando qualcosa che per via del suono della sveglia, che forse aveva impostato Denise la sera prima, si era interrotto lasciandomi appesa ad un filo con l'amaro in bocca.
"Charlotte tutto apposto?"
Quella voce mi riporta alla realtà e guardandomi intorno, noto Denise seduta sul mio letto affacciata verso di me, con l'aria di una madre preoccupata. Probabilmente aveva sentito il tonfo relativo alla mia caduta e dopo essersi precipitata da me, avrà notato le lacrime sul mio viso e credo anche abbia sentito il mio respiro corto e accelerato.
Senza accorgermene dalla mia bocca esce un piccolo, timido e spaventato "si" in risposta alla sua domanda, che lasciò senza parole sia me che Denise.
La donna si alza velocemente sorspresa, mi abbraccia forte come solo una madre farebbe, si avvia verso la porta e poco prima di uscire mi dice
"Oggi ti accompagno a scuola. Alzati, altrimenti farai far tardi anche a Nick e a Frankie"
Esce dalla mia stanza lasciandomi sola, così dopo una veloce doccia, mi trucco velocemente e indosso una canottiera nera, sopra di essa una bianca bucherellata, dei pantaloncini lunghi appena sotto il ginocchio e le mie converse blu, e al collo, come sempre, la mia collana che mi regalarono i miei genitori.
Guardo per un secondo il mio riflesso allo specchio e l'unica cosa che riesco a pensare è sono tornata.
Prendo la borsa e scendo al piano di sotto dove il casino si fa sentire. L'intera famiglia Jonas era riunita a tavola intenta a far colazione.
Addentai una brioches e subito dopo, Frankie, Nick e Denise si alzarono
"Vieni con noi Charlotte?" mi dice Frankie
"Si" riesco a dire lasciando tutti a bocca aperta, e mi alzo ed esco di casa prendendo la mano al piccolo Frankie.
Arrivammo a scuola in men che non si dica. Io e mia madre passammo in segreteria, dove mi diedero un foglio con scritte le lezioni, i libri e il numero e la combinazione dell'armadietto. 
Subito dopo salutai Denise e mi avviai verso l'armadietto numero 345. Al suo interno misi tutti i libri che non mi servivano e poco prima di richiuderlo una voce attirò la mia attenzione
"Tu chi sei? E da dove salti fuori?" 
Alla mia sinistra c'era un ragazzo, moro con i capelli mossi, quasi ricci, gli occhi verdi.
"Io..Io.." dico a bassa voce.
Cazzo. Dov'è finita la ragazza che non si faceva problemi a parlare quando ce n'era bisogno. Credo proprio che non ci sia più ,anche se vorrei che quella ragazza facesse ritorno.
"Ok... Vuol dire che mi divertirò quest'anno con te" 
Poco dopo mi ritrovai attaccata agli armadietti e il ragazzo addosso a me con una mano sul mio armadietto. Mi passò una mano sul viso e si avvicinò a me. Cercai di allontanarmi ma ero bloccata, così chiusi gli occhi, e poco dopo sentii qualcuno 
"Edward, lasciala stare" disse Nick 
"Oh, guarda è arrivato Nick.. Il paladino degli sfigati" gli dice il ragazzo sfidandolo
"Te lo ripeto. Lasciala" disse Nick alzando la voce, non notando che avevamo gli occhi di tutta la scuola addosso.
In quel momento sentii una scarica di forza così forte che non so come riuscii a scappare dalla presa del ragazzo e immediatamente Nick mi strinse a se e io a lui.
"Ha paura la ragazzina?" disse Edward guardandomi con sguardo divertito
"Tu cosa faresti se i tuoi genitori ti morissero davanti agli occhi e fossi costretto ad essere affidato ad una famiglia di cui non conosci niente?"
Ecco. Ancora quel ricordo. La testa iniziava a farmi male, mentre la scena mi si ripresenatava davanti agli occhi. Le chiacchere in macchina, i fari del camion, il sangue che scorreva ovunque. Subito dopo vidi tutto bianco e il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi.
 
Una strana luce biancastra mi dava fastidio agli occhi disturbando il mio 'sonno', ma allo stesso tempo, non facendomi aprire gli occhi. Riuscivo a mala pena a girarmi. Non sapevo dov'ero perchè avevo gli occhi chiusi, avevo paura, molta paura. 
'Dove sono? Perchè sono qui?' erano le uniche cose a cui riuscivo a pensare.
Il cervello era collegato, il cuore batteva, forte, ma batteva, facendomi respirare velocemente. 
Piano piano riprendevo controllo del mio corpo. Iniziavo a sentire le mani che si mossero leggermente sopra a quelle che potevano essere delle coperte. Le mie gambe e i miei piedi erano intatti, solo un pò infreddoliti e intatti. E la voce? Sarei riuscita a controllarla
"Nick? Nick?"
Bene. Non riuscivo a controllare la mia voce. Ero fottuta.
Subito dopo sentii due dolci e morbide mani posarsi sulle mie che erano fredde gelate.
"Char, sono io Nick. Apri gli occhi" mi disse con voce spaventata e preoccupata.
Cercai di aprire gli occhi e la figura di Nick mi apparve. 
Il suo viso era contornato dalla luce della lampadina, i suoi riccioli gli cadevano dolcemente sul viso costringendolo a spotarli con la mano. 
E i suoi occhi. Erano qualcosa di bellissimo, ed erano a pochi centimetri da me e non mi ero mai accorta di quella luce che gli brillava dentro, come se le stelle fossero racchiuse in quelle due iridi marroni.
Il suo sorriso. Mi stava sorridendo ancora, ancora e ancora. Quel sorriso che lo rendeva ancora più fantastico. 
Ma aspetta mezzo minuto. Mi aveva chiamata Char o era solo il mio subconscio!? Nessuno mi chiamava più così da tempo e proprio lui, la persona che non mi sarei mai aspettata che mi chiamasse così l'aveva fatto. Per lui ero Char.
Nick mi sorrideva, mentre con la mano sinistra passava tra i miei capelli ricci. Nessuno di noi due parlava, non si sentiva nessun rumore in quella stanza, solo io, Nick e il suo sorriso che non dava segno di andarsene. E' arrivato per restare.


SPAZIO AUTRICE:
Ehila ragazze :)
Eccomi tornata con il terzo capitolo della mia inutile storia. Scusate se è così corto, ma avendo lo stage ho poco tempo per star dietro alle mie storie. Spero vi siano piaciuti i capitoli precendenti.
CI TENGO A RINGRAZIARE TUTTE LE LETTIRCI SILENZIOSE E LE RAGAZZE/A CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE/RICORDATE O RECENSITE <3
Comunque, parlando del capitolo.. EVVAI, Charlotte ha parlato finalmente e Nick?! Dio santo è la tenerezza fatta persona, ma purtroppo... più avanti succederà qualcosa che cambierà l'idea di Charlotte sul suo fratellone. cosa sarà?
Ah, ho notato che nessuno ha partecipato al giochino.. mi dispiace sul serio perchè volevo farlo davvero.. ma credo che lascerò perdere :'(
Va beh, io vado..
Un bacio e buona lettura dalla vostra Jencloves.
Jennifer


 


   
 

 
Vi lascio queste due immagini dell'angelo Nick <3
Dio.. <3 è troppo bello.. come si fa ad odiarlo!??!
 

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Capitolo 5
*** 4.Ti va di fare un giro con me a Erbalandia? ***


4. Ti va di fare un giro con me a Erbalandia?
 
*Nick's pov*
"Dove sono? Perchè sono qui?" mi chiese Char con l'aria sperduta, con il tono della voce molto basso. Un tono pieno di paura e di disperazione che mi faceva stringere lo stomaco e il cuore.
"Sei in infermeria perchè sei svenuta" dissi mettendogli una mano sulla spalla.
Char mi guardò con l'aria sperduta come se non sapesse o no si ricordasse di essere svenuta davanti a tutti e per lo più nel suo primo giorno di scuola, ma era buffa, così buffa che mi scappò una risata che soffocai poco dopo non appena vidi un sorriso comparire timidamente sul viso della ragazza e intravidi una leggera luce negli occhi. 
Non avevo mai notato quanto quegli occhietti spenti fossero così fantastici
"...in corridoio un paio d'ore fa" dissi cercando di farle capire meglio cos'era successo.
Poi, dopo aver spiegato un pò cos'era successo, per svariati minuti nessuno parlò più. 
Il vago sorriso prima presente sul viso di Char era scomparso lasciando spazio alla tristezza che si intravedeva nei suoi occhi. 
"Tu... Non sei in classe?" mi disse abbassando lo sguardo e grattandosi una guancia con l'indice.
"Si, ma volevo stare con te finchè non ti svegliavi" dissi tutto d'un fiato sperando che non l'avesse capito e invece dalla sua bocca uscì un leggero "Grazie" che mi fece capire che mi aveva capito benissimo e dopo quella piccolo ringraziamento nessuno parlò più finchè non arrivò mia madre che portò a casa Char, lasciandomi da solo.. Come sempre daltronde.
 
Sei ore infernali di scuola finirono anche se mi sembrava di esserci rimasto per una vita in quella specie di prigione. Avevo Char in testa e continuavo a pensare al perchè del suo improvviso svenimento. L'infermiera sosteneva fosse un calo di zuccheri, ma ero sicuro che non fosse quello il vero motivo, perchè un attimo prima che cadesse a terra il suo viso diventò completamente bianco, piccole lacrime invisibili cadevano silenziose sulle sue guance e il suo sguardo era perso nel vuoto quasi come se stesse pensando a qualcosa, ma qualcosa di veramente triste.
"NICK.. NICK" sentii urlare dietro di me facendomi riprendere dal mio stato di trance.
Mi girai e a un paio di metri da me, mentre correva come un pazzo per raggiungermi, c'era Thomas ma io e i miei fratelli lo chiamavamo Tom. Lo avevamo conosciuto quando venne ad abitare ad un isolato da noi e divenne come un fratello per noi. Aveva anche lui 18 anni, me ne dimostrava almeno una ventina ed ecco perchè con le ragazze aveva molta più fortuna di quanta ne si possa pensare e per lo più era molto atletico perchè da era da quando aveva nove anni che giocava a Baseball e Basket.
Comunque.. Ormai avevo Tom dietro di me e mi salutò con la solita pacca sulla schiena e come ogni volta gli urlavo contro perchè mi beccava sempre la spalla che mi avevano operato.
"Nick, che ne dici... Ti va di fare un giro con me a Erbalandia?" mi disse sventolandomi sotto il naso una canna.
No cazzo, una canna no.. Non ora. Non di nuovo. Avevo iniziato a fumare Marijuana a 16 anni perchè Joe e Tom mi dissero di provare e io ingenuamente li ascoltai, ma da li non riuscivo più a fermarmi. Ne volevo sempre di più e sempre più frequentemente finchè non arrivai al punto di mettermi alla guida completamente fatto e feci un incidente che mi portò all'operazione della spalla e un paio di mesi agli arresti domiciliari. Erano passati quasi due anni da quel giorno e non volevo più che accedesse una cosa del genere. Mai più.
"No Tom.. Dopo quella volta ho detto basta" dissi allontanando da me la fonte di molti problemi
"Dai un tiro.. solo uno"
-Fallo.. Fallo.. Fallo.. Dai.. solo un tiro vedrai che non se ne accorgeranno nemmeno i tuoi e neanche i tuoi fratelli... dai...- 
Stupida vocina. 
Cercai di tenere a bada la voce nella mia testa ma era così forte che riusciva a sovrastare ogni mio pensiero contrario e quindi lo feci. Presi in mano quella canna e aspirai. Non una o due volte. Ne fumai tre e l'adrenalina nel mio corpo iniziava a muoversi e la mia mente si annebbiava sempre di più fino a non riuscire nemmeno a capire dove mi trovavo.
 
*Joe's Pov*
Io e Frankie stavamo giocando a Guitar Hero, Kevin e Danielle, stavano preparando la cena vito che i miei avrebbero tardato per colpa di una stupida riunione scolastica, e Charlotte era in camera sua che dormiva da quando non avevano chiamato me e mia madre per portarla a casa.
Erano ormai le sette e mezza e Nick ancora non c'era. Probabilmente era uscito con gli amici, ma era strano perchè non era il tipo che usciva senza avvisare nessuno.
"E' pronta la cena" ci avvisa Danielle.
"Ok. Grazie Dani." dissi concentrato sul gioco. Mi girai verso di lei e facendo gli occhi da cucciolo dissi "Vai tu a svegliare Charlotte? Per piacereeeeee"
Annuì ridendo e prese Frankie con se. Mentre lei salì al piano di sopra io e Kevin sentimmo bussare alla porta, così andai ad aprire e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta. 
No. Non di nuovo.
Davanti a me c'erano Nick e Tom che si tenevano, invanamente, in piedi a vicenda completamente fatti. 
Era un dannato deja vù.
Chiamai Kevin in preda alla preoccupazione e lui arrivò subito dopo, e come me, appena vide la scena rimase scioccato ma anche arrabbiato.
Lui prese sotto braccio Tom e io Nick, e, mi aiutò a farli entrare per nasconderli da Dani e dal mio fratellino, così, mentre loro scendevano, io e Kevin decidemmo di portare i due idioti al piano superiore con l'ascensore nascosto che avevamo. 
Loro non sapevano ciò che era successo e non avrebbero dovuto saperlo... Per il bene della famiglia.
Li buttammo sul mio letto e li coprimmo con la prima coperta che Kev trovò nell'armadio.
"Dio.. Ha avuto il coraggio di tornare a casa di nuovo fatto?" disse Kev in preda ad una crisi di rabbia.
Aveva il viso completamente rosso e i pugni chiusi, come se aspettasse solo il risveglio di quell'idiota di mio fratello per sferragli un pugno, o almeno una di quelle ramanzine che ti facevano sentire in colpa che solo lui riusciva a fare. 
Speravo di averla passata liscia, ma mi sbagliavo, perchè quando io e mio fratello ci girammo pronti per andare a mangiare vedemmo Charlotte attaccata allo stipite che ci guardava della porta con aria stupita, spaventata e disorientata.
"Charlotte.. Non è come credi" dissi cercando di calmarla.
Il suo fiato si fece corto e l'agitazione prendeva possesso di lei, e lo si poteva vedere dall'evidente tremolio alle mani che successivamente aveva nascosto dentro ad un maglione enorme che la copriva solo fino alle gambe. Per un momento temetti che sarebbe corsa di sotto a dirlo a Danielle quindi mi avvicinai a lei e le tesi una mano. Ma fortunatamente per tutti non lo fece. 
Entrò in camera lentamente con occhi che diventarono lucidi, ma impassibili. Quegli occhi che rimasero fissi su Nick che dormiva. 
Charlotte non pianse. Non versò nemmeno una lacrima e il suo viso che precedentemente aveva un espressione triste diventò ribrezzoso. Non fece niente tranne che scuotere la testa e poi uscì. Nessuna parola, nessun commento. Niente. Era rimasta fredda come il ghiaccio d'inverno.
Scendemmo tutti e tre al piano di sotto e cenammo nel silenzio più totale. L'unico a parlare fu Frankie che stava raccontando a Danielle le sua giornata. Poi più niente nessun fiato finchè Dani non chiese a Kev se poteva aiutarla con i piatti, così, mentre Frankie andò in salotto per finire i suoi compiti io presi per mano Charlotte e la portai nella sua stanza. Da bravo "fratello" mi sentivo in dovere di spiegarle ciò che aveva visto e perchè.
 
*Charlotte's Pov*
"Ti ho portato nella tua stanza perchè volevo che sapessi ciò che hai visto" mi disse Joe sedendosi sul mio letto dopo che invitò me a farlo.
"E' colpa mia se è così" disse.
Prese un lungo respiro, quasi come se non se la sentisse di dirlo, quasi come fosse obbligato da qualcosa, e poi continuò "Io e Tom, il ragazzo che era sdraiato accanto a 'nostro' fratello eravamo diventati amici per la pelle e passavamo i pomeriggi a fumare marijuana nel garage di casa sua, e un giorno avevamo invitato Nick a provare a fare un tiro e lui ci ascoltò. Perchè mai lo avevo fatto continuo a chiedermi ancora oggi. Insomma, aveva iniziato con questo tiro ma da quel giorno non riusciva più a farne a meno. Io provavo a nasconderla per non farla trovare sia a lui sia a i miei, ma finiva che la fumavo io o Nick la trovava e se la spazzolava subito. Era diventato ingestibile tanto che, una sera dopo che io e lui avevamo litigato perchè volevo smettesse di farsi del male, si mise al volante della mia macchina e fece un incedente quasi mortale. Era in fin di vita, ma con un operazione complicata riuscirono a salvarlo." mi disse lentamente, ma senza pause. Non voleva essere interrotto, e lo capivo che se lo avessi fatto sarebbe successo quello che succedeva spesso a me.. Avrebbe pianto.
Non dissi nulla, come mio solito, ma lo abbracciai. Lui si strinse a me e io a lui come se in quel momento contassimo solo noi due e la nostra felicità.
Menta. Si, sembrava strano, ma l'odore che sentii quando era abbracciata a Joe era menta, il che mi ricordò l'odore che aveva mia madre quando la sera, prima di andare a dormire veniva in camera mia e ci raccontavamo la nostra giornata per poi abbracciarti. Ecco quell'odore mi ricordava qualcuno e qualcosa che non avrei mai più riavuto indietro e scoppiai così in un pianto liberatorio lungo pochi minuti ma che mi aveva liberato da ansie di mesi e mesi di solitudine.
Alzai lo sguardo verso Joe che mi teneva stretta a se, e una leggera luce proveniente dai lampioni illuminò il suo viso e anche il sorriso che in quel momento mi stava rivolgendo lasciandomi paralizzata. I suoi occhi avevano una luce, che nessuno sarebbe mai riuscito a comprendere. Era strana, ma mi piaceva. Sembrava una luce speranzosa, gioiosa, unica e inimitabile.. Una luce alla Joe.
Continuammo a fissarci l'uno con l'altro in quella posizione. I suoi occhi cercavano di scrutarmi l'anima e per quanto ci provassi io non riuscivo a vedere un minuscolo dettaglio in quei due occhi color cioccolato che mi ritrovavo davanti. 
Non lasciava a nessuno il privilegio di poter vedere qualcosa, qualsiasi cosa, trasparire dai suoi occhi. 
Si, mi aveva dimostrato affetto, ma rimaneva freddo e distaccato come se avesse innalzato un muro invisibile e indistruttibile attorno e lui e a quei due pezzi di cioccolato. Ed eravamo in due ad avere quel muro ma lentamene il mio si stava sgretolando. Un pezzo alla volta, ma alla fine non ne sarebbe rimasto più niente solo qualche coccio che avrei conservato per ricordarmi di non costruirmene un altro.
"Joe, si stanno.. Oh. ho interrotto qualcosa?" chiese Kevin facendo capitolino dalla porta facendoci riprendere entrambi da quello stato di ipnotismo che avevamo l'uno verso l'altro.
"No tranquillo. Ora arrivo" disse Joe staccandosi leggermente da me.
Mi guardò un ultimo secondo negli occhi prima di uscire dalla mia stanza accennando un saluto con la mano e richiudendo la porta lasciandomi a fissare il nulla su quella porta di legno che poco prima aveva visto Joe sorridermi, facendomi arrossire come un pomodoro.
Non so quanto tempo restai immobile seduta sul bordo del letto, ma quando mi decisi ad alzarmi era troppo tardi. Ero arrivata a pensare di essermi addormentata da seduta, così mi alzi e come uno zombie mi diressi in bagno e mi lavai viso e denti per poi buttarmi sotto le coperte che ormai erano diventate calde. Mi raggomitolai su me stessa al pensiero che quel calore proveniva dal corpo di Joe e dal mio. 
Non riuscii ad addormentarmi finchè non sentii la porta della mia stanza aprirsi, così chiusi gli occhi e poco dopo due labbra, che seppur non le avevo mai "testate", avrei riconosciuto dovunque, si posarono sulla mia guancia e avvertii un leggero solletichio sul naso, proveniente probabilmente dai suoi capelli lisci
"Buonanotte e sogni d'oro Charlotte"
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Hola ragazze eccomi tornata con il quarto capitolo della storia. Spero vi piaccia perchè c'ho messo moltissimo impegno e tempo per scriverlo.
Ci tenevo a ringraziare le lettrici silenziose, ma anche heyitsara che ha messo la storia tra le preferite, G4693 e _BiebersVoice che hanno messo la storia tra le segiute e più di tutti ci tenevo a ringraziare Marty Fantasy che ha recensito la storia ma mi ha dato due nomi, anzi tre da usare nella storia.
Come vedete i tempi sono quelli che sono per via dello stage, ma da dopo pasqua sarò tutta per voi. Siete contente?
Anyway.. Parlando del capitolo.. Allora? Che sta succedendo a Nick, e vogliamo parlare della dolcezza del momento Joe+Char da soli in camera? cosa succederà tra loro? Sarà solo un fuoco di paglia? Chi è questa new entry di nome Thomas che è l'amico dei cari e amati Jonas!? 
Marty questo capitolo è dedicato a te <3
Un bacio a tutte ragazze.
Alla prossima, 
Jennifer

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Capitolo 6
*** 5.Troppo oltre per poter tornare indietro ***


5.Troppo oltre per poter tornare indietro
 
*Joe's Pov*
La colazione era in tavola e tutti mangiavano spensieratamente parlando e ridendo. Tutti tranne me, Charlotte e Kevin che avevamo lasciato la testa al piano di sopra, più precisamente nella stanza dove dormivano, ancora sotto l'effetto della marijuana, Nick e Thomas.
"Ragazzi che avete? Sembra abbiate visto un fantasma" ci disse Denise scherzando
"Niente mamma. Abbiamo solo visto un film Horror in camera mia" dissi alludendo a Nick.
"Ok.. Ragazzi io e vostro padre andiamo al lavoro e Frankie va dalla nonna. Ci vediamo stasera" disse mia madre alzandosi dalla sedia e diretta ad abbracciare ogni suo figlio.
Quando loro furono usciti di casa Kevin e Charlotte andarono in salotto a parlare, probabilmente di ciò che era successo la sera prima e io salii le scale ed entrai nella mia stanza.
Presi la prima sedia che trovai nella stanza e la posizionai davanti alla finestra, perchè volevo essere li non appena mio fratello si fosse svegliato per dirgliene tre o quattro.
Lo osservavo dormire. Stava a pancia in giù con il viso rivolto verso di me a bocca aperta. I suoi capelli erano schiacciati dal cuscino e ogni tanto con i piedi mollava delle pedate nella schiena di Tom che a dirla tutta se le meritava proprio.
Una piccola risata uscii dalla mia bocca ma la fermai subito perchè non volevo svegliarli, anche se ai meritavano quello ed altro.
Perchè Nick era caduto nelle vecchie cattive abitudini? Perchè ci era ricascato? Perchè? 
Erano solo tre domande quelle che mi ronzavano in testa, ma ci potevano essere così tante risposte che mi venne il mal di testa solo al pensiero. 
Portai le mani alle tempie per il fastidio che mi assaliva e cercai di liberare la testa da ogni pensiero e ci stavo quasi riuscendo finchè non entrò in camera Charlotte. 
"Che ci fai qui?" chiesi mentre lei si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia al petto, non ricordandomi che non parlava quasi con nessuno ad eccezione di nostra madre.
"Sei qui per Nick?" chiesi di nuovo io.
Charlotte semplicemente scosse il capo come per dirmi no e subito dopo si spostò da quella posizione, prese uno sgabello e si sedette accanto a me. Il tutto senza il minimo rumore, senza parlare, senza accennare a niente. Gli unici rumori che si sentivano erano i nostri respiri e qualche colpo di tosse di Tom. 
Nessuno parlava, o almeno, nessuno ci provava, perchè credevo che entrambi avessimo qualcosa da dire ma non parlavamo. Forse per l'imbarazzo del momento o forse perchè in fondo non avevamo così tanto da dirci.
Poco dopo piccoli mugugnii uscirono dalla bocca di mio fratello che poco dopo aprii gli occhi e li richiuse leggermente per via della luce che penetrava dalla finestra.
"Joe, Char, che ci fate qui?" ci disse mio fratello dopo essersi abituato alla luce del sole
"Sono qui per te razza di deficiente" dissi alzando il tono della voce facendo svegliare anche Tom.
Nick  mi guardò con aria di sfida e leggermente infastidito per la mia affermazione, si sedette sul letto. Spostò lo guardo che cadde su nostra sorella con le mani nelle maniche del maglione, con l'aria persa e spaventata di una ragazza che non si aspettava una cosa del genere
"Anche tu Char? Sei qui anche tu per guardarmi con disgusto come sta facendo nostro fratello?" le disse indicandomi come fossi qualche razza di strano essere.
"Non ti sto guardando con disgusto, ma non riesco ancora a credere come tu abbia potuto farlo di nuovo" ribattei ormai stanco di sentirmi sempre la ragione di ogni problema che c'era in casa, e non volvevo che c'è ne fossero altri per il nostro bene e per quello di Charlotte.
 
*Charlotte's Pov*
Stavano urlando davanti a me come non avrei mai potuto immaginare. E invece stava succedendo e io seppur non c'entravo niente con tutta la storia mi sentivo coinvolta così per non sentirmi in colpa uscii velocemente dalla stanza e mi fiondai nella mia buttandomi di pancia sul letto e affondando la testa nel cuscino. Cercai di respirare il più profondamente possibile per non scoppiare in uno dei miei urli nervosi, uno di quelli che mi portava a rimanere senza voce e con un mal di gola fastidiosissimo, uno di quelli che spesso mi ritrovavo a giustificare quando ero in quel manicomio che Angy chiamava casa. 
La tentazione era molto più forte di quanto potessi pensare, ma lo ero anche io quindi riuscii a mettere a tacere la vocina dentro di me mi supplicava di urlare con tutta la voce che avevo in corpo.
Per scacciare il pensiero cercai di pensare ad altro e cercare di non sentire le urla che provenivano dall'altra stanza. Ma non ci riuscivo. Sentivo Nick, Joe e Tom urlarsi l'uno contro l'altro finchè poco dopo non arrivò Kevin a zittirli tutti e così la calma ritornò padrona della casa.
Prima di andare a trovare Nick, avevo parlato con Kevin e anche lui mi aveva spiegato la stessa cosa di Joe, solo che lui era stato più forte, non aveva mai toccato una canna nemmeno una sigaretta e ne era fiero. Mi disse anche che di lui e dei miei nuovi fratelli potevo fidarmi e che era solo la fiducia a impedirmi di parlare. 
Ma io non mi sentivo ancora pronta del tutto. Avevo detto si e no poche parole ma già volevo rimangiarmele e far scordare a tutti di averle mai pronunciate. 
Mi alzai dal letto e cercando nella piccola scrivania di fronte al mio letto trovai il mio album di schizzi. Era giusto quello che mi serviva. 
Disegnare senza pensare. 
Lasciare che la mano sia a disegnare e non la tua testa. Presi la prima matita che trovai e lasciai alla mano tutto il lavoro. Collegai le cuffie all' I-phone e le misi nelle orecchie facendo partire la musica e mi ritrovai a disegnare i miei fratelli, me e Tom in un giardino. 
Tom se ne stava sulla sinistra sdraiato sull'erba a fumare una canna attorno ad una nuvola completamente nera; io Joe e Kevin sulla destra stretti l'uno all'altro in un abbraccio; e Nick al centro, in piedi con l'aria confusa, le mani tra i capelli e il viso rivolto verso il basso, a metà tra la nuvola e non.
Lo guardai finito. Mi piaceva. Mi piaceva davvero. Esprimeva in tutto e per tutto ciò che stava succedendo e il fatto di esserci riuscita in un paio d'ore mi rese ancora più fiera del mio capolavoro.
"Che bel disegno" sentii dire dietro di me.
Sobbalzai al suono di quella voce, così nascosi subito il foglio dentro all'album e mi girai vedendo proprio a due centimetri da me la figura di Joe.
"Davvero bello Charlotte. Non pensavo fossi brava a disegnare" mi disse incurvando le labbra in un sorriso magnifico.
Dio se lo invidiavo. Si, lo invidiavo perchè era capace di nascondere agli altri la rabbia, il dolore e la frustrazione con un sorriso e tutti gli credevano. Tutti credevano che stesse bene, che non avesse problemi, che fosse fortunato. Ma nulla di tutto ciò era vero. Aveva superato più problemi lui di quanti ne avessi avuti io. Il mio problema peggiore, prima che morissero i miei, era che mia madre non mi voleva prendere una borsa che mi piaceva tanto perchè diceva che ne avevo tante, anche troppe. 
Lui era il mio contrario. Sembrava una persona calma, con la testa sulle spalle, ma con molti problemi per la testa. Un simpaticone racchiuso in un cuore di ghiaccio che nessuno era ancora stato capace di sciogliere. 
Mi ritrovai ad osservare i suoi occhi marroni. Non avevano più la luce che avevo intravisto la sera prima, ma erano diventati fraddi e scuri più del solito. Sembravano profondi quanto un pozzo e avevo paura di affogarci dentro.
"Ehi... Terra chiama Charlotte ci sei? Fai quasi paura" mi disse avendo notato che probabilmente lo stavo fissando da parecchi minuti.
Mi ripresi dai miei pensieri e Joe si mise comodo sul mio letto a pancia in su con gli occhi rivolti verso il soffitto che di interessante non aveva niente. Giocava con le mani mentre la testa vagava chissà dove, in quale parte del mondo, anzi, della casa. I capelli sparpagliati e gli occhi stanchi mi facevano capire quanto seria fosse la cosa, visto che evidentemente non aveva dormito tutta la notte. Sembrava avesse un bisogno urgente di parlare con qualcuno e non avrei potuto tirarmi indietro, così mi alzai dalla sedia e mi sedetti sul lato del letto intenta ad osservare mio fratello. Era perso nei suoi pensieri, nelle sue ansie, nelle sue paranoie tanto da non essersi accorto che mi ero spostata. 
Restammo in silenzio non so per quanto tempo, credo fosse molto visto che mi stavo completamente addormentando, ma non successe, perchè quando i miei occhi erano in procinto di chiudersi Joe si girò verso di me, mi osservò un secondo notando la mia stanchezza e subito dopo ritornò con lo sguardo verso il soffitto.
"Sai.. Non pensavo che potesse accadere di nuovo. La stessa identica cosa a distanza di due anni anche se questa volta è stato diverso perchè c'eri anche tu che hai dovuto vedere quelle scene, e lo ammetto, sono sicuro che ci hai preso per una famiglia di drogati." mi disse tutto d'un fiato portandosi le mani dietro la testa.
Accennai un leggero sorriso che poi scomparve immediatamente lasciando spazio ad un espressione triste, quasi come se fossi io a dover piangere e non mio fratello. 
Joe si girò su un fianco verso di me e mi guardò. Non lo vedevo, perchè il mio sguardo era fisso sulle mie gambe, ma sentivo i suoi occhi addosso, e la cosa mi imbarazzò, tanto da farmi alzare lo sguardo perchè volevo farlo smettere, ma fui io a fissarlo. Mi ritrovai persa nei suoi occhi, che seppur scuri e  mi piacevano. Ci guardavamo negli occhi senza parlare e mi sentivo se il mio cuore si fosse spezzato in quel piccolo istante di sincerità. Come se in quel momento mi fossi completamente dimenticata di tutto ciò che succedeva nell'altra stanza, ma mi fossi concentrata solo su Joe e sul suo timore nei miei confronti e in quelli del fratello.
I miei pensieri mi annebbiavano la testa a tal punto che non capii più ciò che stavo facendo e poco dopo mi ritrovai abbracciata a Joe con la testa poggiata sul suo petto. Non so perchè l'avevo fatto ma ne sentivo la necessità. Non parlavo, quello era vero, ma credevo che quell'abbraccio avesse detto più parole di quante ne si potessero immaginare.
"Grazie Charlotte" mi disse stringendomi forte a se.
Chiusi gli occhi e presa da quell'abbraccio sentii il battito irregolare di mio fratello aumentare, come un tamburo, che rimbombava prepotente nel suo petto, il suo respiro che si infrangeva sui miei capelli mentre una mano li accarezzava dolcemente spostandomeli leggermente sul viso, e il suo profumo dolce mischiato all'odore di fumo che aveva addosso dalla sera prima. Sospirai intensamente ripensando a quella sera, e in quel momento la mia testa lasciò spazio ai pensieri "ofuscandomi" la vista, vedevo solo una scia di ricordi scorrermi davanti agli occhi come una proiezione, ma che vedevo solo io.
 
*Nick's Pov*
Odio, odio, odio. Era tutto ciò che provavo nei miei confronti. Mi sentivo di aver deluso tutti, persino Tom.
Non avrei dovuto fumare ma l'avevo fatto lo stesso perchè mentre l'erba entrava in circolo la mia testa si alleggeriva in tutti i sensi e poi, non avevo tutti quei pensieri per la mente. Ma la cosa che mi faceva male era sapere che i miei fratelli l'avevano scoperto. Avevo chiesto a Tom di non dirlo a nessuno e di nascondermi da lui almeno finchè l'effetto della marijuana non fosse sparito ma non mi aveva ascoltato, anzi, mi aveva portato nella tana del lupo.
Così, dopo svariate litigate con me stesso presi una decisione. Me ne sarei fregato di tutto e di tutti e avrei fatto ciò che ritenevo meglio. Avrei continuato a fumare, ma da solo e di nascosto. ormai avevo 18 anni ed ero abbastanza grande per prendere le mie decisioni, e decisi che avrei continuato ma senza dirlo a nessuno. Mi sarei sentito uno straccio dopo, ma almeno, per un paio d'ore non avrei pensato a nulla.
"Nick, sarà meglio che vada" mi disse Tom facendomi riprendere dai miei pensieri.
Scossi la testa e mi girai verso di lui. Aveva il suo zaino già in spalle e la giacca già in mano. Insomma era pronto per andarsene.
"Aspetta devo darti una cosa" mi disse rivolgendomi la solita bustina piena d'erba.
"Non posso Tom, non più" 
"Certo che puoi. Prendila" 
Mandai a fanculo tutti i timori nella mia testa e la presi dicendo "Però non dire a nessuno che sto fumando ancora"
In quel momento entrò Kevin incazzato come non mai. Mi prese per il collo e mi appese al muro urlandomi "Se ti azzardi a fumarne solo un'altra racconto tutto a mamma e papà razza di cretino" 
Mi aveva scoperto. 
Dovevo inventarmi qualche scusa che potesse essere credibile,  ma con mio fratello era difficile trovarne una così. Ebbi un idea all'ultimo minuto, a fatica visto che non mi arrivava quasi più sangue al cervello visto la forte presa che Kevin aveva sul mio collo. Mi mancava l'aria e sentivo che sarei svenuto se non mi avesse mollato praticamente subito, così gli feci un cenno e lui mi mollò facendomi cadere a terra sulle ginocchia. Cercava di far ritornare il battito del cuore e il suo respiro regolari, ma non ci riusciva. Era accecato dalla rabbia e la mia scusa doveva essere una di quelle buone per farlo calmare. 
"Perchè sei così coglione Nick? Spiegamelo perchè io non lo capisco" mi disse sbraitando fuori le parole dalla bocca che mi colpirono come un treno in corsa
"L'ho presa solo perchè così la pianta di rompermi le palle. Io non voglio più fumare Kevin" Urlai a voce più alta.
Mi guardava accecato dall'odio nei miei confronti e dalla voglia assurda di mettermi le mani addosso e io, intenzionato a tutti i costi di far calmare le acque, mi misi davanti a lui e gli misi una mano sulla spalla.
"Ho imparato la lezione lo giuro" mentii.
Non avrei smesso e lo sapevo, ma volevo che Kevin e Joe fossero più tranquilli, anche a costo di mentire e a quanto pare, la mia bugia fu abbastanza convincente da far "calmare" mio fratello.
Si sedette sul letto mettendosi le mani tra i capelli cercando di ritrovare la calma e la lucidità mentale che in quel momento aveva letteralmente perso mente io mi sedetti davanti alla finestra con lo sguardo rivolto verso mio fratello.
Lentamente il rossore sul suo viso sparì lasciando spazio al suo solito colorito roseo, i muscoli si fecero meno tesi e la rabbia lentamente se ne andava dalla stanza.
Non parlava. Nessuno lo faceva. Solo i respiri profondi di mio fratello e i miei echeggiavano nella stanza rimbombando sui muri. 
Nel frattempo Tom, si era dileguato come un codardo e mi aveva lasciato da solo a gestire un casino che lui stesso aveva creato e che solo per merito mio ero riuscito ad evitare. Era stato un vero idiota, ma ormai ne ero abituato. Sapevo quanto Tom potesse essere stupido e immaturo certe volte, mentre io ero il suo contrario ed ero riuscito a farmi corrompere da quello che era il mio migliore amico.
"Lo spero Nick" mi disse Kevin dopo una decina di minuti in cui nessuno aveva più parlato facendomi riprendere dai miei pensieri.
Detto ciò uscii dalla stanza e io rimasi ancora fermo nella posizione in cui ero prima con gli occhi fissi per terra, verso quella bustina che stava rovinando il rapporto che avevo con i miei fratelli. 
Non volevo che accadesse la stessa cosa che era successa due anni prima ma ormai ero andato troppo oltre per poter tornare indietro.

SPAZIO AUTRICE: 
Hola ragazze :) :)
Eccomi tornata con il 5° capitolo di questa storia avvincente :)
Vi prego di perdonarmi per il ritardo, ma non sapevo proprio come farla andare avanti e poi anche perchè ho avuto una settimana piena di verifiche, ma per mia fortuna ho ancora 8 giorni di scuola e poi dirò buongiorno all'ESTATEEEE!!! :)
Sono molto fiera di questo capitolo, acnhe se è un pò corto perchè si vede un lato di Kevin che non si era mai visto e credo sia uno dei più lucghi di questa storia.
A proposito del capitolo.. Che ne pensate? Cos'è preso a Kevin tanto da arrabbiarsi così tanto? Nick pensava davvero quello che ha detto o sta solo giocando con suo fratello e con Tom? Joe si sta avvicinando tanto a Char, ma lei è ancora titubante su parecchie cose compresi i suoi fratelli. Dovrà fidarsi o no di loro? E quando tornarà a parlare?
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE.. CI TERREI DAVVERO MOLTO.
Ci tengo a ringraziare tutte le lettrici anonime e le 4 ragazze che hanno rensito il capitolo scorso: 

 
fedejonas4ever
Swag_93
Marty Fantasy
_BiebersVoice_
 
Ragazze, mi spronate ad andare avanti a scrivere e vi ringrazio, anche perchè siete di una tenerezza assurda. Davvero io vi adoro tutte.
Vorrei ringraziare anche 
G4693, heyitsara, Marty Fantasy, _BiebersVoice_ 
che hanno messo la storia tra le seguite; heyitsara, xharryslover che hanno messo la storuia tra le ricordate e infine DalilaLove, fedejonas4ever, Marty Fantasy che hanno messo la storia tra le preferite.
Ora vi lascio, devo studiare per la verifica di scienza di domani..
Un bacio,
Jennifer

 

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Capitolo 7
*** 6.Volevo solo essere accettata ***


6.Volevo solo essere accettata
 
*Char's Pov*
Che brutto fine settimana era appena passato. Era stato il primo nella mia nuova famiglia, ma il più movimentato di tutti in assoluto. Non avevo ancora realizzato ciò che era successo in quei due giorni di totale caos e credevo che non l'avrei mai capito, perchè era stato tutto così rapido, immediato e senza preavviso. Così veloce che nemmeno avevo avuto il tempo di connettere. Eppure in soli due giorni erano successe tantissime cose, tutte così surreali da sembrare frutto della mia fantasia, ma non lo erano.
I miei pensieri da "appena alzata" furono interrotti sveglia suonò imponente nella mia stanza e giratami verso di essa la spensi facendo più rumore io di quanto ne facesse quell'aggeggio infernale. Mi alzai a malavoglia dal letto, presi i vestiti che avevo posizionato sulla sedia la sera prima ed entrai in bagno. Indossai una camicetta bianca a maniche lunghe, un paio di leggins neri con una fantasia geometrica e un paio di Vans nere, e mi truccai solo con un pò di ombretto, mascara e eyeliner. Lisciai i capelli e li raccolsi in una treccia laterale a lisca di pesce, presi lo zaino e uscii dalla mia stanza. Appena fuori dalla mia porta sentii una strana e piacevole melodia provenire da una delle stanze dei miei fratelli, così decisi di andare a vedere, e una volta arrivata rimasi incantata da una voce meravigliosa che cantava accompagnata da una chitarra. Mi affacciai leggermente alla porta e vidi Nick che mi dava le spalle seduto sul letto con la sua pianola davanti mentre cantava una strofa di una canzone.
 
"But you don't know what you got till it's gone 
And you don't know what it's like 
To feel so low
And every time you smile or laugh you glow
You don't even know 
No, no
You don't even know"
 
Sentire la sua voce mi fece sorridere, ma non era un sorriso normale, era diverso, strano e magnifico. Era come se quella voce avesse scatenato un uragano nel mio stomaco, oppure era stato abitato da milioni di farfalle che udendo la voce di Nick avessero deciso di svolazzarmi dentro, o peggio, mi stavo innamorando della sua voce.  
Sbadatamente inciampai nello zaino che avevo appoggiato a terra poco prima facendomi sentire anche da Nick che si fermò e si girò verso di me.
"Ehi Char. Mi stai ascoltando da tanto?" mi chiese togliendosi lo strumento di dosso.
Feci no con la testa e sorrisi abbassando lo sguardo iniziando a giocare nervosamente con le dita. Era ormai diventato un tic nervoso che facevo solo quando ero sotto pressione. 
E in quel momento cos'avevo? Non ero sotto pressione di certo, non stavo di sicuro prendendo una decisione difficile, quindi che mi stava succedendo?
Il completo silenzio e l'imbarazzo presero il possesso del momento e poco dopo vidi due piedi davanti ai miei, così alzai lo sguardo lentamente e vidi che Nick era ormai davanti a me. Stava cercando un contatto visivo con me, quello che io tentavo di evitare perchè non sarei riuscita a resistere ai suoi occhi, perchè sembravano troppo belli per essere veri. poi erano di un colore troppo bello, così acceso, limpido. Mi trasmettevano una strana felicità ma, se li osservavi più a lungo e più a fondo  riuscivi a vedere anche una tempesta improvvisa che sembrava volesse scatenarsi in lui, ma che non so come riusciva sempre a trattenere. O almeno a nascondere. Spostai per un secondo lo sguardo sulle sue labbra. Sembravano così delicate con quel colore roseo tendente al rosso, di una forma strana per un maschio, ma allo stesso tempo meravigliose che sembravano chiamare le mie.
MA CHE DIAMINE STAVO DICENDO!? Era mio fratello e non potevo assolutamente permettermi di fare pensieri del genere! 
Scossi la testa cercando di scacciare ogni pensiero riguardante mio fratello e dopo avergli fatto un piccolo sorriso scesi le scale velocemente con lo sguardo imbarazzato. Salutai tutti con un gesto della mano, uscii di casa e camminai a passo spedito verso la scuola.
Non ero felice di andarci perchè avevo ancora in testa il "ricordo" del mio svenimento improvviso, e avevo paura a tornarci perchè pensavo che tutti si fossero messi a ridere e che nessuno, tranne mio fratello, si fosse preoccupato per me. 
Misi le cuffie e lasciai penetrare le parole delle canzoni nella mia testa, come se in quel momento non stessi pensando a nulla. Era quello che cercavo di fare, ma in testa avevo un immagine fissa che non dava segni di andarsene. Quell'immagine era nitida e salda dentro al mio cervello e credevo che non se ne sarebbe andata facilmente. Nick che cantava accompagnato dalla sua chitarra.
Non so come fosse successo, ma averlo sentito cantare mi fece quasi tremare facendomi provare una strana sensazione. Sembrava quasi felicità quella sensazione, mischiata ad un briciolo di tristezza e malinconia che si percepiva nel tono di voce del ricciolo, e nonostante stessi ascoltando tutt'altra canzone, riuscivo ancora a sentire quelle parole come se Nick stesse cantando dietro di me. Mi girai e dietro di me non c'era. C'era un gruppetto di alunni, così mi rigirai e mi stupii di trovarmi già davanti a scuola. Nemmeno mi accorsi di esserci già arrivata, eppure ero li e stava per iniziare il mio secondo, anzi primo vero giorno di scuola. 
Mi incamminai verso il mio armadietto e intanto osservavo la scuola e i suoi alunni. Erano tutti divisi in gruppetti e anche se non eri di li, riuscivi a capire chi apparteneva a quale gruppo.
C'erano gli atletici, inconfondibili per via delle giacche sportive e quell'aria da "sono migliore di te in tutto", le cheerleader che io cercavo di evitare perchè provavo un tremendo odio verso di loro, poi c'erano i dark, i secchioni, gli sfigati.. Insomma c'era di tutto in quella scuola quindi non mi sarebbe stato difficile farmi etichettare. 
Presi il libro per la lezione che avrei avuto, mi diressi in classe già stracolma di studenti, che non appena mi videro varcare la porta fecero immediatamente silenzio e si girarono tutti a fissarmi, quasi come fossi un aliena. Cercai un banco vuoto e nel frattempo sentivo gli sguardi dei miei compagni di classe bruciarmi addosso.
Quando finalmente ne trovai uno, infondo alla classe, mi sedetti buttando a terra lo zaino e portando lo sguardo fisso verso il banco.
Alzai lo sguardo solo quando entrò il professore. Un uomo alto circa 1.80m, con i capelli bianchi, un accenno di barba, sulla settantina circa, di stazza medio-grossa e un evidente dentiera. Si sedette alla cattedra e iniziò a fare l'appello e, quando arrivò al mio nome mi sentii di nuovo addosso lo sguardo di tutti e iniziai seriamente di andarmene da quella classe, ma mi trattenni.
Mi ripresi dai miei pensieri e notai che il professore mi guardava con aria perplessa. Forse perchè non riusciva a capire che ero quella sfigata che non parlava, perchè non capiva che ero "quella" nuova, o non so per quale altro motivo. Lo vidi avanzare verso di me, mentre strizzava gli occhi cercando di vedermi, dato che molto probabilmente aveva dimenticato i suoi occhiali da qualche parte.
Mi stette davanti per cinque minuti prima di riuscire a capire chi fossi, poi ritornò a sedersi per continuare l'appello.
Mi girai e accanto a me notai una ragazza che mi stava guardando. Aveva i capelli mori raccolti in una treccia laterale fatta così bene che avrei osato dire l'avesse fatta un parrucchiere, gli occhi color cioccolato, un cappellino invernale azzurro tiffany e un enorme sorriso stampato sulle labbra. Era in carne, ma aveva un fisico bellissimo che invidiavo, ma che lei nascondeva con un maglione nero e dei jeans grigi.
"Ciao" disse lei continuando a fissarmi con quel bellissimo sorriso che mostrava i suoi denti perfettamente dritti e bianchi.
Ricambiai il saluto e poi lei disse "Io mi chiamo Sophie. Tu sei?" 
Mi sarebbe piaciuto molto risponderle, salutarla e parlarle così da poter dire di aver finalmente fatto amicizia con qualcuno, ma non ci riuscivo, avevo troppa paura.
"Oh, aspetta" disse lei bloccandosi come se avesse avuto un idea "Tu sei quella nuova che non parla vero? Sei quella che ieri è svenuta davanti a tutti? Sei quella che abita con i Jonas?" aggiunse lei.
Erano troppe domande tutte insieme, così tante che sentii scoppiarmi la testa, e per la farla smettere accennai solo un si con la testa e lei smise.
Durante la lezione mi capitava spesso di girarmi verso Sophie e osservarla. Sembrava leggermente strana, ma uno stano bello. Era sempre sorridente e continuava a giocare con le maniche del maglione che tirava sempre più giù finchè, quasi, non sembrarono sparirle le mani. Non era una secchiona, ma sembrava che chiunque fosse in classe ce l'avesse con lei per un motivo o per l'altro e mi dispiaceva, ma nonostante avesse dovuto ascoltare delle critiche sul suo aspetto, lei continuava a sorridere, come se quelle parole le scivolassero addosso. Io avrei sempre voluto essere una persona come lei. Una di quelle che non temeva i giudizi degli altri, ma non lo ero mai stata e in quel periodo ero anche peggiorata.
Il suono della campanella che segnava la fine dell'ora mi riportò alla realtà, presi lo zaino e uscii dalla classe e ad aspettarmi fuori dalla porta c'era quella ragazza, Sophie.
Mi prese a braccetto e iniziammo a camminare per i corridoi della scuola. Tutti ci fissavano con aria perplessa e in alcuni disgustata, così guardai Sophie e lei ancora mi sorrideva incoraggiandomi a fare lo stesso. Alzai lo sguardo e sorrisi anche io cercando di farmi scivolare addosso le critiche che, a bassa voce, si sentivano per i corridoi di scuola.
 
*Joe's Pov*
Vedere tutti quelli studenti che uscivano da scuola, alcuni sudati, alcuni stanchi mi portava alla mente i ricordi di quando andavo io al college ed ero felice che quell'incubo fosse finito. Non era stato un brutto periodo quello, ma se ripensavo a come avevo trattato alcune persone mi veniva da star male. Ma per fortuna sapevo che mio fratello Nick non era così. Lui era abbastanza popolare a scuola, ma non era ne maleducato ne scortese con nessuno ed ecco perchè tutti lo ammiravano. 
Ricordavo ancora delle parola pronunciate da amici dei miei genitori che dicevano che dovevano essere fieri di mio fratello perchè era il figlio perfetto che tutti nel vicinato invidiavano. A quelle parole morii di gelosia e mi arrabbiai tantissimo con mio fratello -che a quei tempi aveva solo 15 anni e io ne avevo 18- scatenando una lite che ci portò a non parlare più per dei mesi.
Lo squillare del mio telefono mi riportò alla realtà. Rivetti un messaggio da Nick.
 
Non ti preoccupare arriviamo.
Attento Jennifer in arrivo.
-N
 
Alla vista di quel nome alzai gli occhi al cielo sperando solo che mio fratello scherzasse, ma aveva ragione perchè quando abbassai gli occhi portando lo sguardo verso mio fratello e Char che erano arrivati sul portone della scuola la vidi a distanza da loro, ma era pur sempre li e pregando con tutto me stesso che fosse solo un incubo, scesi dall'auto e mi diressi verso Char e la abbracciai dandole un piccolo bacio sulla guancia. Notai accanto a lei e a Nick una ragazza che se ne stava sulle sue, dall'aria dolce e tranquilla, con degli occhi color nocciola davvero molto carini, e una treccia laterale un pò disfatta, così dopo aver sciolto l'abbraccio con Char mi presentai e lei fece lo stesso con me.
"E' un'amica di Char e verrà da noi oggi pomeriggio a farle compagnia" disse Nick mettendole un braccio attorno al collo.
La ragazza annuì silenziosa mentre sorridendo, giocava con le maniche del suo maglione fin troppo lungo per le sue braccia corte
"Hai già fatto amicizia Char? Wow complimenti" mi lasciai scappare dalle labbra facendo intristire leggermente mia sorella.
Non avrei dovuto parlare, forse sarebbe stato meglio. Char abbassò leggermente lo sguardo e vidi i suoi occhi inumidirsi. Sembrava pronta a piangere, così feci un cenno a Nick che decise che era meglio andare a casa.
"Joe! Joe!" mi sentii chiamare da dietro anche se ormai già sapevo chi fosse
"Jennifer" 
Feci un sorriso che più falso non si poteva perchè non sopportavo quella ragazza dal tono di voce squillante e infinitamente fastidioso che sembrava la brutta copia di Barbie.
"Era un pò che non ti vedevo come stai?"
"Starei meglio se potessi andarmene a casa" mi lasciai sfuggire.
Vidi mio fratello, mia sorella e Sophie trattenersi dal ridere mentre Jennifer mi guardò con aria arrabbiata e perplessa.
"Potemmo uscire un girono di questi che dici?"
Dovevo trovare un modo per evitare un appuntamento con Jennifer, non perchè lei non sia una bella ragazza, anzi, al contrario era molto carina, è da ammettere, ma non volevo uscire con lei e avevo tanti di quei motivi che non mi basterebbe una pagina per spiegarli tutti.
Vagai nella mia mente alla ricerca di una scusa intelligente quando il mio sguardo cadde su Sophie e immediatamente mi si accese la lampadina pensando che fosse un idea geniale.
"Ho già una ragazza jen.. Sorry"
"Chi è la fortunata?"
"Sophie" 
Tutti mi guardarono con la bocca aperta mente misi un braccio attorno a Sophie che si irrigidì non appena la mia pelle ebbe un contatto con la sua. Fu una risposta istintiva la mia, data senza quasi nemmeno pensare, ma lo feci solo per togliermi Jen dai piedi. Avvicinai Sophie a me abbracciandola e dandole un bacio sui capelli. Il profumo che mi penetrò nelle narici in quel momento fu qualcosa di meraviglioso. Mi ricordava l'enorme serra di mio nonno nella quale passavo tantissimo tempo semplicemente a guardare i fiori e la verdura che cresceva.
Jennifer squadrò dalla testa ai piedi la povera Soph che inspiegabilmente diventò talmente rossa da confondersi con il mio maglione e si strinse a me provocandomi una scarica di elettricità che mi percosse la schiena.
"Oh, cara Sophie, non sia contro chi ti sei messa" disse Jennifer avvicinandosi a noi.
Si girò verso di me e la sua espressione dapprima di rabbia e scherno, divenne sorridente "Salutiii" mi disse aggiungendo un saluto con la mano per poi andarsene con una camminata che lei credeva fosse fica.
Tirai un sospiro di sollievo e in quel momento Sophie si irrigidì nuovamente e si staccò imbarazzata da me per tornare accanto a Charlotte.
"Oh scusa.. Non volevo" dissi altrettanto imbarazzato e senza saper più cosa dire. 
Le avevo creato un tale imbarazzo che un solo scusa non sarebbe bastato a farle dimenticare quello che avevo insinuato e contro che l'avevo messa.
 
*Sophie's Pov*
Ancora non riuscivo a spiegarmi perchè il fratello di Char aveva detto a Jennifer che tra me e lui c'era qualcosa visto che nemmeno lo conoscevo di persona. Lei già mi odiava a prescindere da quello che facevo o dicevo, dopo quella bugia mi avrebbe odiato ancora di più e mi sarebbe costato l'intero anno sotto la lente d'ingrandimento di Jennifer che, dallo sguardo che aveva quel pomeriggio, non credeva ad una parola di ciò che Joe aveva detto.
Erano passati un paio di giorni e Joe non la smetteva di chiedermi scusa. Io già l'avevo perdonato, ma lui credeva che mentissi e così ogni giorno dovevo subirmi le sue scuse inutili.
Avevo tentato in ogni modo di eliminare dalla mia mente i brividi e quella sensazione di tranquillità e calma che sentii quando le braccia di Joe mi avvolsero e quando le sue labbra incontrarono i miei capelli, ma mi fu impossibile, perchè ogni notte ripercorrevo quella scena e risentivo quelle emozioni che lentamente sbiadivano ma che non se ne volevano andare. Ripensando a quell'abbraccio le mie guance andavano a fuoco e non passava molto tempo prima che io iniziassi a sorridere come una scema. Certe volte, quando non avevo niente da fare, mi capitava inconsciamente di scrivermi il suo nome sul polso e quando me ne accorgevo era troppo tardi, perchè per qualche strana ragione lo facevo sempre con un pennarello indelebile. Mi stava diventando impossibile non pensare a lui, anche se non lo conoscevo proprio bene mi aveva stregata, imbambolata, catturata solo con un abbraccio, perchè in quell'istante mi sono sentita davvero protetta, al sicuro. Avrei anche giurato di sentirmi amata, ma in quell'abbraccio non c'era niente di vero, quindi quell'amore che mi sembrava di sentire era finto come tutto e tutti, del resto. Sono stata sempre trattata male dalle persone che vivevano attorno a me, quindi quell'abbraccio mi era sembrato quasi come una dimostrazione d'affetto, ma una persona che non mi conosceva, che non sapeva cosa dovevo sopportare come poteva dimostrarmi quell'affetto che non avevo mai ricevuto ma che avevo sempre sognato di avere? Non poteva. 
"Sophie è ora di cena muovi il culo e alzati" mi sentii dire mentre il mio corpo veniva scosso da fitte alla pancia e da una mano che mi incitava a svegliarmi. L'orologio accanto al mio letto faceva già le 20:30, quindi aveva ragione. Impossibile non potevo aver dormito così tanto, pensai.
Mi girai dall'altra parte, mi sedetti e vidi la signorina Kinlsey con il suo stupido abito da cena seduta accanto a me.
"Scusami tanto ma non ho fame" dissi sprofondando il viso nel cuscino.
"Mi ha convinto tuo padre a venire a svegliarti perchè dice che non parliamo, quindi alza il culo e vieni a tavola se non vuoi andare in quel posto che io e te sappiamo" mi disse abbassando il tono sulle ultime parole per non farsi sentire da mio padre.
Rifiutai il suo ordine e poco dopo senza dire nulla uscì dalla mia stanza per tornare in cucina dove mio padre attendeva lei, anzi i camerieri per la cena.
Si, i soldi non erano un problema per me e per mio padre, che appena ne fu capace si comprò una villa nel centro della città e siccome non potevamo gestirla da soli, mio padre assunse due donne delle pulizie, un maggiordomo e 5 o 6 camerieri di cui solo io ricordavo i nomi. 
Avevamo una bella casa, è vero, ma lui non c'era mai, così ero sempre sola con gli inservienti che diventarono quasi come una seconda famiglia per me.
Il tutto peggiorò con l'arrivo di Mary Kinsley, o come la chiamavo io distruttrice di famiglie, la compagna di mio padre. Era una donna estremamente acida, falsa e manipolatrice che viveva solo per lo shopping a spese di mio padre. Venivo sempre trattata male da lei perchè pensava che fosse il motivo per cui lei e mio padre non si fossero ancora sposati, quindi per lei, io ero l'ostacolo che le impediva di arrivare ai suoi soldi.
Da quando l'aveva incontrata mio papà era cambiato totalmente. Non era più lo stesso e chiunque faticava a riconoscerlo. Non solo esteriormente, ma anche il carattere era cambiato e il padre dolce e sempre presente era sparito, era sempre in vacanza cosa che lui chiamava viaggio di lavoro per non offendermi. Ormai non contavo più nulla per lui, ci mancava solo che dimenticasse il mio nome!
Un'altra fitta allo stomaco più forte della precedente mi colpii facendomi gemere dal dolore riempiendomi gli occhi di lacrime che non aspettarono tanto prima di abbandonarmi, e un senso di nausea mi avvolse, così mi alzai a fatica dal letto con le mani sullo stomaco per cercare di alleviare un pò il dolore e mi trascinai nel mio bagno e successivamente a un giramento forte di testa caddi a peso morto sul pavimento sbattendo la testa contro il water. Mi rialzai da terra dopo non so quanti minuti e dopo essermi messa una mano sulla testa per massaggiarla vidi del sangue su di essa. Sentivo il respiro, così come il cuore accelerare per la paura che mi aveva assalito, e gli occhi si inumidirono offuscandomi la vista. Avevo talmente tanta paura, così tanta che non sapevo più cosa fare. Rimasi immobilizzata a fissarmi la mano mentre lentamente il sangue fuoriusciva dalla ferita e colava dai capelli provocandomi un fastidi che, dopo un inaspettato attacco di coraggio, interruppi tamponando la ferita. Dopo quel gesto ritornai lucida, ma non del tutto, ero ancora leggermente sotto shock per l'accaduto tanto che, per quanto sembrasse una cosa surreale, tornai a letto senza dire niente. Aspettai solo che il mondo dei sogni mi chiamasse per lasciarmi cullare in un sonno riparatore.
"Signorina McHolly. Non vorrei disturbarla, ma si deve alzare altrimenti farà tardi a scuola" sentii in lontananza da una delle domestiche.
Una corrente di aria gelida mi investii il corpo costringendo il mio corpo stanco ad alzarsi dal letto. Mi diressi verso l'armadio alla ricerca di vestiti decenti, poi dopo essermi vestita mi truccai solo con del mascara e del burro-cacao. Raccolsi lo zaino posizionato al lato del mio letto, scesi le scale tutta di fretta e dopo aver salutato le domestiche uscii di casa per andare a prendere Char.
Camminavo lungo il marciapiede che costeggiava la strada con lo sguardo basso perchè non volvevo intravedere il volto di nessuno nel momento in cui avrebbero cominciato a guardarmi male e a deridermi.
Estrassi il cellulare dalla tasca e misi le cuffie nelle orecchie sperando solo che il tragitto da casa mia a quella di Char durasse il meno possibile, perchè non volevo più stare sola e ora che avevo amici che mi volevano bene per ciò che ero sapevo che il problema non ero io, ma gli altri che giudicavano dalle apparenze. Ero stanca di essere quella sempre da sola all'ultimo banco, la sfigata, l'emarginata, volevo solo essere accettata dagli altri.
Arrivai davanti al portone di casa sua in poco tempo e quando ero sul punto di bussare alla porta, essa si aprì e vidi Joe con una brioche in bocca e lo zucco a velo sparso attorno ad essa. Risi alla visione di cotanta stupidità e bellezza insieme mentre lui mi guardava con aria confusa, come se non sapesse si avere tutto lo zucchero sparso sulla faccia.
Mi fece entrare e in quel momento sentii un caloroso saluto di gruppo ad eccezione di Char che si limitò a sorridermi e a sventolare la mano.
"Siediti Sophie" mi incitò Denise alzandosi dal suo posto per aggiungere una sedia per me.
Rifiutai con la scusa del ritardo a scuola, ma in realtà non volevo che mi offrissero la colazione. Non riuscivo a mangiare davanti ad altre persone. Non riuscivo a mangiare punto e basta e il mio corpo era la prova concreta di ciò che il mio cervello mi diceva per convincermi che il riflesso che vedevo allo specchio era brutto, che io ero brutta, e che non mangiando sarei diventata più bella.


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SPAZIO AUTRICE:
Ragazze eccomi tornata con un nuovo capitolo della mia "favolosa" (si fa per dire) storia :)
Cercate di perdonarmi per i miei costanti ritardi con le piubblicazioni di entrambe le #ff ma questa volta non ho nessuna scusa, vi ho solo trascurate un pò... SORRY RAGAZZE.. DAVVERO.
Questo, come avrete potuto vedere è solo un capitolo di passaggio dove si spiega un pò la vita di Sophie, un nuovo personaggio ispirato dalla mia fan preferita Marty Fantasy.
Avrete notato che 
non mancano i "colpi di scena" come Joe che finge che Sophie sia la sua ragazza per allontanarne una fastidiosa. Come andrà a finire tra loro due? Char rimane colpita ancora di più da Nick dopo che lo sente cantare (e ammettiamolo qualunque jonatic amerebbe la voce di nick perchè è adfsajdfjfj <3)
Vorrei ringraziare le ragazze che hanno messo la storia tra le preferite, ricordate e segiute. Vorrei ringraziere le mie recensirtici che mi consigliano sempre e mi aiutano, e anche le carissime lettrici silenziose.. GRAZIE GIRLSSS DI TUTTO <3
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo nelle recensioni. Ci terrei davvero tanto a conoscere la vostra opinione.
Un bacio,
Jennifer

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Capitolo 8
*** 7.La mi vita fa schifo pt.1 ***


7. La mia vita fa schifo pt.1 

*Sophie's Pov* 
Posai lo zaino accanto a me mentre mi sedevo sul muretto della scuola aspettando che mio padre mantenesse la promessa di venirmi a prendere, o come faceva di solito mi mandava un messaggio di scuse e mi toccava tornare a casa a piedi, magari anche sotto la pioggia. 
Sentivo i miei pensieri sovrastare le voci dei miei compagni di scuola che lentamente affievolirono fino a diventare minime. 
"Sophie" mi sentii chiamare attirando la mia attenzione. Mi girai ed era Joe, l'ultima persona che avrei voluto vedere. 
"Nick e Char sono già a casa" dissi io fredda e senza nessun motivo per farlo. Mi ero solo alzata con la luna storta e di conseguenza rispondevo in modo più freddo del solito 
"Posso parlarti?" mi chiese Joe sedendosi accanto a me 
"Finché non arriva mio padre" 
Detto ciò il telefono iniziò a vibrarmi in tasca e dopo che lo estrassi dalla tasca vidi "papà" sul display. Non risposi, tanto sapevo già cosa mi avrebbe detto quindi spensi il telefono e lo rimisi in tasca. 
"Non verrà vero?" 
"Già e io ora dovrò andare a casa a piedi"
dissi alzandomi dal muretto e mettendomi lo zaino sulle spalle, pronta ad una noiosa camminata verso casa. 
"Perfetto ti accompagno così posso parlarti" 
Accettai solo perchè non volevo sentire le sue suppliche e poco dopo eravamo già sul marciapiede che costeggiava la scuola. 
"Senti Sophie non so perchè ce l'hai con me, ma se è per la storia della finta fidanzata mi dispiace, non volevo metterti in mezzo. Davvero" disse lui "Se avessi detto che la mia ragazza era Char avrebbe capito che mentivo, ormai sapevano che era mia sorella quindi ho visto te e ho pensato che poteva cascarci" 
"Joe tranquillo, è solo che non è giornata tutto qui"
risposi io infastidita da ciò che aveva appena detto, perchè per lui ero stata una seconda scelta. 
"Scusa" disse di nuovo lui. 
"Non sei capace di fare altro vero?! Sai solo scusarti non è così. C'è qualcos'altro che sai fare oltre a questo?" gli urlai in faccia io, presa dalla rabbia di essere stata quasi come una ruota di scorta. 
In quel momento, senza rendermene nemmeno conto Joe si buttò sulle mie labbra in un bacio totalmente inatteso. In me si stava evolvendo una strana sensazione che non avevo mai provato. Una strana felicità, ma anche una specie di paura. Sentivo le farfalle che svolazzavano nel mio stomaco, ma allo stesso tempo un coltello mi pugnalava il cuore come a dirmi che non era giusto che stava succedendo. Tutto in me diceva che quel bacio non andava bene ma non io ascoltai nulla di ciò che il mio corpo mi suggeriva di fare, perchè per me, quel bacio fu il migliore di tutta la mia vita. Era esattamente come sognavo di essere baciata. Così, senza preavviso ma con una dolcezza capace di scioglierti. 
Non era il primo bacio che ricevevo, ma fu abbastanza per lasciarmi senza fiato come mai nessuno aveva fatto. Ci staccammo l'uno dall'altro ormai senza fiato e non sapevo davvero se sorridere o chiedergli il perchè di quel gesto improvviso ma non riuscivo a parlare o a emettere alcun tipo di suono. Ero ancora sconvolta per quel gesto inatteso ma bellissimo. 
"C'era Jennifer dall'altra parte della strada" disse agitandosi Joe mentre quella strana felicità comparsa sul suo viso lentamente spariva. 
"Certo.. Capisco" dissi abbassando lo sguardo capendo che per lui quel bacio non aveva significato assolutamente niente e così doveva essere anche per me. 
Dovevo convincermi che anche per me era così, che anche per me non aveva significato niente anche se voleva dire sopprimere ogni sensazione piacevole che mi aveva travolta in quell'istante. Dovevo abituarmi a baci così, belli ma falsi perchè ce ne sarebbero stati altri ed erano tutti mirati ad allontanare quella ragazza da lui. Ma Joe non capiva che non poteva baciare una ragazza così aspettandosi che per lei non fosse niente, perchè le ragazze con baci come quelli s'innamorano e temevo che potesse succedere anche a me. 
Arrivammo davanti a casa mia in poco tempo ma che a me sembrò un eternità perchè dopo quel bacio non ci rivolgemmo più la parola. Camminammo vicini, ma sembravamo lontani chilometri e non ci parlavamo. Eravamo entrambi alquanto imbarazzati, ma qualcosa mi diceva che Joe lo era più di me. C'era qualcosa nel suo sguardo che mi faceva intuire che era teso, nervoso, agitato come se avesse fatto qualcosa di sbagliato o di irreparabile. 
"Senti Joe, quel bacio non ha significato niente per nessuno vero? Cioè, è stato solo finto" 
"Si. Finto" disse lui grattandosi la testa guardando tutt'altro invece che i miei occhi che imploravano ogni divinità conosciuta affinché quelle iridi cioccolato si scontrassero con le mie per l'ultima volta prima che io decida di dimenticarle. 
"Io vado. Ci vediamo domani" 
Non aspettai nemmeno una sua risposta, alzai i tacchi ed entrai in casa, senza voltarmi indietro, senza guardare Joe un'ultima volta perchè l'avevo già fatto abbastanza poco prima. 
Entrai in casa e il silenzio più totale mi avvolse. Non c'era nessuno, così decisi di farmi una doccia per togliermi di dosso il profumo di Joe ed eliminare la tensione che mi attanagliava. 
Misi un paio di pantaloncini rossi, una canottiera bianca a righe blu e una bandana che raccolse all'indietro i miei capelli ancora un leggermente umidi e scesi nel salotto al piano di sotto e sulla poltrona in pelle nera preferita da mio padre sedeva il diavolo in persona, Mary e accento a lei c'erano due valige dall'aria sospetta.
"Preparale.. Tu e tu padre andate in vacanza" disse lei incrociando le gambe con aria altezzosa. 
Restai spiazzata dalla sua frase. Era un infinità di tempo che non andavo in vacanza con mio padre ed era strano che avesse deciso di farlo proprio in quel momento. 
Stavo per chiederle il perchè del cambio repentino di mio padre quando lei ricominciò a parlare con quel suo tono fastidioso 
"Vuole recuperare il vostro rapporto. perciò svegliati e prepara le valige" disse di nuovo lei. 
Annuii senza il minimo sentimento e salii al piano di sopra. Dopo aver saltellato qua e là come una stupida aprii l'armadio e misi in valigia tutto quello che trovavo. 
Ero felice che mio padre avesse finalmente capito che si stava allontanando da me, ma così su due piedi, da un giorno all'altro sembrava troppo strano. A puzzare ancora di più era il fatto che non ci sarebbe stata Mary. 
Ormai lei era dappertutto. Era ad ogni festa di compleanno di qualche parente, cene di lavoro, vacanze... Non avevo più pace da quando era arrivata ed ero stanca di lei e dei suoi comportamenti. 
Ma mi avrebbe fatto bene passare un pò di tempo con mio padre senza quell'arpia tra i piedi. 
Scesi di nuovo al piano di sotto con le valige pesanti e stracolme di vestiti che quasi non riuscivo a spostarle da quanto erano piene. 
"L'auto e tuo padre arriveranno tra poco e.." non finì nemmeno di parlare che subito dopo un clacson risuonò nel vialetto, così presi le valige e uscii di casa e ad aspettarmi c'era mio padre seduto sul sedile posteriore di una Mercedes nera. 
Mi sedetti accanto a lui e a quel punto l'aria si fece fredda e tesa, come se mi stesse nascondendo qualcosa, e l'eccitazione di passare un pò di tempo solo con mio padre svanì lasciandomi vuota ma con il presentimento che qualcosa proprio non andava. 
Misi le cuffie nelle orecchie accesi la musica in modo da potermi liberare di ogni pensiero, ma nulla sembrava funzionare. Il viaggio sembrava durare un'infinità, come se stessimo andando dall'altro capo dell'Inghilterra e la cosa stava iniziando a preoccuparmi, e come se non bastasse il tempo non aiutava per nulla. Il cielo era coperto da spaventosi nuvoloni neri e la pioggia aveva appena iniziato a cadere talmente forte che il suo rumore riusciva a sovrastare quello della musica. 
Diverse ora dopo l'auto si fermò e mio padre si girò verso di me per dirmi che eravamo "arrivati" a destinazione. Che la vacanza cominci. 
Scesi dall'auto e davanti a me c'era una donna vestita elegante e dei capelli color caramello legati in un raccolto che mi sorrideva gentile. Era uno di quei sorrisi che non ero più abituata a ricevere e vederne uno mi sembrava strano. 
"Buon pomeriggio signorina McHolly, io sono la direttrice Jackson e benvenuta nel collegio per ragazze St. Patrick" mi disse lei, e all'udire di quelle parole la mia bocca si aprii completamente per lo shock. 
"Aspettate mezzo minuto" dissi "Come collegio?" replicai io in preda al panico mentre sentivo la rabbia accumularsi dentro di me 
"Tesoro vedrai che ti farà bene stare qui" mi disse mio padre cercando di rassicurarmi, ma senza risultato perchè in quel preciso istante scoppiai a piangere 
"Papà avevi detto che avremmo passato un pò di tempo insieme, solo io e te come non facevamo da un vita. Mi hai mentito. Perchè?" urlai piangendo e prendendo a pugni il petto di mio padre che nel frattempo mi aveva abbracciato per calmarmi, ma più lui ci provava più io mi arrabbiavo e piangevo. 
Non potevo credere a ciò che mi aveva fatto. Mandy era riuscita a manipolarlo tanto da convincerlo che il collegio fosse la soluzione migliore per me. 
Ma per sua sfortuna non lo era. Non era ciò che volevo io. Volevo solo mio padre, ma mi stavo lentamente rassegnando all'idea che quell'uomo che mi aveva cresciuto e che io stimavo, non sarebbe mai più tornato e che dovevo abituarmi al nuovo, freddo e distaccato padre che era diventato. 
"Venga signorina" mi disse invitandomi a seguirla, e così feci. 
Mi accompagnò davanti ad una ragazza dai capelli lunghi biondi, a tratti bruni, con gli occhi color nocciola, il naso e le guance ricoperte di lentiggini che le conferivano un aria dolce, e una solarità che esplodeva da tutti i pori con addosso una divisa di un colore grigio topo spento e senza carattere al limite del deprimente... Proprio ciò che non volevo io. 
"Signorina McHolly lei è Ileen, sarà lei che le mostrerà la scuola e le insegnerà quello che c'è da sapere" 
La ragazza mi tese la mano per presentarsi, ma non riuscii a contraccambiare il saluto. Le mie mani erano nascoste dal maglione, ed ero troppo impaurita per fare qualsiasi cosa, pure per guardare la ragazza negli occhi. 
"Vieni ti porto nella tua stanza" mi disse lei mantenendo sempre quel sorriso innocente. 
La seguii trascinando le valigie che facevano un rumore a dir poco fastidioso mentre camminavamo per i corridoi della scuola, e tutti gli sguardi delle ragazze erano su di me. Mi squadravano dalla testa ai piedi come fossi una specie di alieno e mi sentivo ancora di più un estranea in quel mondo. Erano tutte ragazze viziate, piene di soldi, tutte principessine ma io non ero così. Ero piena di soldi si, ma non ero felice, ne viziata. Ero una normale ragazza, con un tenore di vita un pò più alto del normale ma che odiava tutto il lusso in cui viveva. 
"Ecco questa è la stanza. Ti hanno messo nella stessa stanza con me. Vedrai ti troverai bene qui" mi rassicurò lei, aprendo la porta della stanza. 
Mura azzurro scuro tendente al blu, due letti posizionati uno di fronte all'altro e un armadio in cui gli abiti di due ragazze non ci sarebbero mai potuti entrare fu quello che mi ritrovai davanti. Era scialba, priva di dettagli e troppo semplice, ma cosa mi aspettavo da un collegio il cui scopo era di far capire alle principessine che il lusso non era l'unica cosa importante nella vita quindi io che cazzo ci facevo li? 
"Ciao Ileen" urlarono fuori dalla porta tre ragazze in coro correndo incontro alla bionda accanto a me. 
La accolsero in un abbraccio talmente falso che chiunque se ne sarebbe accorto, mentre Ileen se ne rimaneva schiacciata tra queste tre ragazze. 
"Sarah, Melody, Ann.. Non sapete quanto sono felice di vedervi" disse Ileen cercando di staccarsele di dosso. 
E mentre loro iniziavano a fare le finte amiche l'una con l'altra io presi le mie valigie e le poggiai accanto al letto per poi sparire come un fantasma nel bagno. 
Mi ci chiusi dentro e mi sedetti sul water mentre i miei occhi iniziavano a pizzicare e lo stomaco urlava pietà. Tutto il corpo sentiva quelle urla strazianti tanti che riuscire a resistere fu più forte di me e in quel punto la tavoletta sulla quale ero seduta mi pregava di fare quello a cui ormai ero abituata. Così dopo un conato di vomito intenso feci quello che il mio corpo chiedeva e vomitai tutto ciò che avevo nello stomaco e pure nell'anima tanto da rimanere completamente svuotata. 
Mi lavai la bocca mentre gli occhi bruciavano e lacrimavano senza una ragione,. Avevo solo voglia di esternare tutta la tristezza, la solitudine e la delusione che il mio corpo provavo e ci stavo riuscendo, e nessuno poteva vederlo... Meglio ancora. 
Aprii la porta del bagno per uscire e non c'era più nessuno. Ero rimasta sola, di nuovo così cercai di approfittarne per chiamare qualcuno che potesse tirarmi fuori da quel posto, ma Char non parlava, Nick non lo conoscevo, e Joe... Non dovevo e non volevo parlare con lui quindi non potevo chiamare nessuno, e la notizia peggiore era che non c'era campo in quel collegio disperso nel nulla più totale. 
Non riuscivo a smettere di piangere per quanto ci provassi, e nulla ma davvero nulla riusciva a farmi smettere. Tutto quel silenzio mi portava ai pensieri più profondi, come quelli che si fanno di notte quando il buio prende il sopravvento su tutto e tu non puoi far altro che pensare ai 'se', ai 'ma' e a tutto ciò che ti salta nella mente in quell'istante. Ecco quello era quel momento. Non c'era il buio ma i pensieri si, i più brutti, i più profondi, i più stronzi e i più massacranti. 
Tutti lentamente venivano alla luce e facevano sempre più male ogni volta che li rivivevo nella mia mente. 
La morte di mia madre che era la donna migliore del mondo e l'unica che riusciva a capirmi seriamente, le continue prese in giro da parte di molti dei mie compagni di scuola per la mia stazza un po' massiccia, la perdita di alcuni dei miei amici più fidati, il distacco di mio padre.. Tutto questo lentamente mi aveva portato all'autodistruzione, all'autolesionismo che riuscii a combattere ma ciò che ancora mi destabilizzava era la visone del mio corpo allo specchio. Avevo iniziato a non mangiare, o se mi capitava di farlo finivo per vomitarlo poco dopo e non era una bella cosa, ma dopo mi sentivo meglio. Dopo ogni volta mi sentivo sempre più accettata anche se non era vero. Stavo perdendo peso velocemente ma continuavo a vedermi grassa e lo ero, e non sarei stata contenta del mio corpo finchè non fossi arrivata a sembrare una modella così da poter riavere i miei amici e la vita che avevo prima.
Con questi pensieri mi addormentai singhiozzando. Avevo finalmente smesso di piangere ma non per mia iniziativa, avevo solo terminato la scorta di lacrime.
Gli incubi continuavano a perseguitarmi quel pomeriggio e quando mi risvegliai terrorizzata in preda alla paura per aver vissuto un altra volta lo stesso incubo, vidi Ileen intenta a svuotare la mini valigia che si era portata dietro.
"Tutto bene?" mi chiese lei con l'aria di una preoccupata. preoccupata davvero.
"Era solo un brutto sogno. Niente di che" risposi io per poi sdraiarmi di nuovo sul letto in attesa di ritrovare la calma.

SPAZIO AUTRICE:
Ehi ragazze, finalmente sono tornata dopo una vita e mi scuso infinitamente per tutto questo ritardo
Sono riusctia a riavere il computer ma ho avuto problemi di altro genere e quindi ho dato la priorità ed essi.
Ho scritto tutta la notte questo capitolo e siccome era infinitamente lungo l'ho diviso in più parti. Spero vi piaccia perchè ci ho messo tutta me stessa per finirlo.
Parlando del capitolo, c'è una nuova svolta nella storia! L'ho scritto tutto dal punto di vista di Sophie per farvi capire un pò di cose e perchè mi sono accorta che la storia era troppo incentrata su Char e Nick. In questo capitolo la nostra Soph viene baciata finalmente Joe, anche se lui aveva visto Jennifer, ma sarà vero?  Poi la poverina viene mandata in collegio con l'inganno e che farà ora la nostra Sophie 
Spero di vedere nelle recensioni cosa ne pensate del capitolo e tutto il resto
Vi mando un bacio
Jennifer



 Lei è Ileen        lei è Char


 
     

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Capitolo 9
*** 8.La mi vita fa schifo pt.2 ***


8.La mia vita fa schifo pt.2
 
*Joe's Pov*
Vorrei tanto sapere che diamine mi era passato per la mente quando decisi di baciare Sophie. Insomma non era così che volevo baciarla per la prima volta. E poi la scusa di aver visto l'odiosa Jennifer... Ero caduto davvero in basso.
Ma lei era davanti a me ed era così bella nonostante mi stesse urlando in faccia come una pazza e il mio fu quasi un riflesso improvviso, quasi come se da tempo avessi voluto baciarla ma mi fossi sempre trattenuto.
Provavo molto più dell'amicizia ma lei mi odiava, glielo potevo leggere chiaramente negli occhi mentre urlava e dopo il bacio, e sapere di non essere contraccambiato non mi piaceva per nulla, non lo sopportavo proprio ma dovevo accettarlo, per qualche strano motivo ce l'aveva con me e l'unica cosa che potevo fare era mandare giù il rospo e continuare a fingere indifferenza nei suoi confronti. Ma come potevo farlo se ogni volta che ce l'avevo davanti volevo solo baciarla e stringerla forte? C'era qualcosa in lei che mi spingeva a proteggerla ma poi chi l'avrebbe protetta da me se fossi stato io stesso a ferirla?
I miei pensieri erano talmente tanti e profondi da ricevere attenzione da ogni parte del mio corpo, ed ero talmente concentrato che quasi non mi accorsi che Charlotte era appoggiata allo stipite della porta della mia stanza mentre mi guardava con il suo sguardo dolce e innocente.
Le sorrisi e lentamente si avvicinò a me per poi buttarsi tra le mie braccia stringendomi forte a se nell'abbraccio di cui avevo bisogno. Avevo davvero bisogno di qualcuno che senza che gli dicessi niente capisse cosa mi stesse succedendo e probabilmente Char era una di quelle persone.
"Grazie Char" le sussurrai all'orecchio mentre mi lasciavo abbandonare in quell'abbraccio.
Si staccò e dopo avermi sorriso uscì dalla stanza senza fare rumore. Era stana, ma aveva una dolcezza inspiegabile e la capacità di capire ciò che le persone provano solo guardandole negli occhi. Il non parlare, probabilmente, le aveva fatto sviluppare quella particolare dote che tutti diamo per scontati, ma che per lei è l'unico modo per farci sapere come sta.
"Ehi Joe" mi chiamò Nick attirando la mia attenzione.
Lo salutai con la mano e non ebbi nemmeno il tempo di dire qualcosa che si buttò a capofitto sul mio letto facendomi quasi cadere.
"Finezza Nick" dissi ironicamente io.
"Mi hanno detto che oggi eri in giro con Sophie... Quindi eh, dai cos'è successo?" mi disse il curiosone dalla bocca larga
"Niente, abbiamo parlato, mi ha urlato contro e poi l'ho baciata" risposi io come se nulla fosse successo, perchè credo nessuno sapeva davvero dei miei sentimenti verso Soph.
"Come l'hai baciata?!" urlò sorpreso mio fratello scattando in piedi dal letto.
"Calmo.. Avevo visto Jennifer" mentii e in quel momento vidi mio fratello tornare calmo e poi sedersi.
A dire il vero sembrava quasi deluso come se sperasse che l'avessi baciata perchè mi piaceva. In effetti era vero, ma conoscendola da poco non potevo davvero sapere ciò che provavo per lei, anche se ogni ogni volta che sentivo solo il suo nome mi tremava lo stomaco, come se milioni di farfalle se ne fossero impossessate. Ero poco innamorato... Si Joe vai convinto, ti credono tutti.
Nick mi disse qualcosa che non ascoltai e poi uscii dalla stanza. Ero troppo impegnato a pensare ai miei errori e a pentirmene che non sentivo più nulla.
 
*Jennifer's Pov*
"Sophie Perdente McHolly, hai sbagliato a metterti con il MIO Joe" dissi davanti allo specchio sistemandomi il cappotto nero di pelle, prima di aprire la porta ed uscire di casa per andare al mio "appuntamento" con la vittoria.
Non ci volle molto per arrivare a destinazione, una villa che in confronto alla mia sembrava uno sputo, per lo più era così poco illuminata infatti faticai a trovarla nel buio della notte.
Bussai alla porta sorridendo mentre la mie mente viaggiava pensando a tutti i modi possibili per mettere in ridicolo quella smorfiosetta, ma credevo di esserci già riuscita con un piccolo aiuto esterno.
Una volta che la porta si aprì venne fuori una donna che riconobbi praticamente subito.
"Ciao Mary tutto fatto?" chiesi sorridendo e sperando che avesse fatto ciò che doveva fare.
"Tranquilla, è tutto risolto. Sophie non ci darà più fastidio per un pò di tempo. Ora entrambi avremo ciò che vogliamo: Io sposerò suo padre mentre tu ti prenderai il suo amico" replicò "Ora dammi quelle foto"
Oh, quasi mi dimenticavo delle foto che scattai a lei quando iniziò a tradire il padre di Sophie, così da poterle utilizzare per ricattarla e per ottenere ciò che volevo: Cioè che quella smorfiosetta se ne andasse. Così estrassi dalla mia Chanel nera il plico contenente le foto incriminati e gliele consegnai per poi andarmene fingendo che quell'incontro non fosse mai esistito.
Avevo programmato tutto nei minimi dettagli, ed ora che c'ero riuscita l'unico passo che mi rimaneva da fare era conquistare Joe e portarmelo a letto, e ci sarei riuscita perchè io ottengo sempre ciò che voglio.
 
*Sophie's Pov*
L'alba è il soggetto più bello da fotografare, e quello che mi trovai davanti agli occhi quella mattina era forse il più bello di tutti, ma per via delle stupide regole di quel collegio del cavolo, ero costretta a restare nella mia stanza fino alla sveglia delle sette. Così mi ritrovai a guardarlo seduta sul water posto proprio di fronte alla finestra da cui stavo ammirando quel capolavoro.
Non chiusi occhio un istante quella notte e le occhiaie ne erano la prova. Passai quindi otto ore a pensare a tutto, a troppo, tanto che saltavano da un argomento all'altro senza nessun tipo di collegamento. Fu così finchè non mi portarono a Joe e a quel maledetto ma stupendo bacio. Nel momento in cui mi baciò non riuscii a pensare a niente se non a quello che stava succedendo e a quanto fosse bello, peccato che per lui fosse finto mentre per me era vero, tanto che mi abbandonai ad esso. Sentivo mancarmi la terra sotto ai piedi dall'emozione, ma sentivo che non sarei caduta perchè pensavo che Joe mi avrebbe salvato, ma la cruda realtà è che mi avrebbe lasciato cadere come si fa con la spazzatura, perchè era ciò che ero io. Ero solo spazzatura tra i suoi piedi.
"Hey imbronciata, che ci fai già sveglia?" mi chiese Ileen estraendomi prepotentemente dai miei pensieri.
"Pensavo, tutto qui. Piuttosto che ci fai già sveglia tu?" chiesi io notando che l'orologio del mio cellulare faceva le sei.
"Un pò di nostalgia" disse lei posizionandosi davanti allo specchio per spazzolarsi i capelli e raccoglierli poi in una treccia laterale.
"Sai, posso capire come ti senti perchè anche io..." vi risparmio il racconto troppo deprimente della sua vita, troppo lungo per essere raccontato in una pagina così lo riassumo.
Diciamo che aveva una storia simile alla mia, anche troppo, tranne per il fatto che sua madre morì mentre partoriva la  seconda figlia, mentre il padre venne a mancare tra le braccia della ragazza e non avendo nessuno a cui poter essere affidate perchè l'intera famiglia le aveva ripudiate, vennero mandate in due collegi diversi. Tentò il suicidio svariate volte e altre cose simili ma nulla la uccise davvero, stava solo morendo dentro. Ma la cosa che mi lasciò davvero senza fiato fu vederla raccontare tutto ciò con il sorriso sulle labbra come se nulla fosse. Lei si che si poteva chiamare davvero una ragazza forte, perchè nonostante tutto sorrideva.. Era da stimare.
"M-m-mi dispiace" fu tutto quello che riuscirono a farsi scappare le mie labbra tremolanti
"Tranquilla" disse tornando alla sua routine mattutina mentre il mio sguardo iniziò a fissare il nulla.
"Cosa ti turba?" chiese lei guardando il mio riflesso dallo specchio "E' perchè ti trovi qui?" continuò
"Si anche.." non finii nemmeno la frase che lei mi fermò
"Ohhh aspetta c'è sotto un ragazzo" enfatizzò lei sorridendo
Già, c'era ma a lui non importavo davvero quindi perchè preoccuparsi di qualcuno che non ti vuole nello stesso modo in cui lo vuoi tu?
"No, nessun ragazzo"
Si, mentii ma lo feci per una buona causa, la mia causa. Non volevo continuare a pensare a Joe, perchè avevo passato tutta la notte a farlo e dovevo smetterla almeno per cinque minuti.
In quel momento un piccolo pensiero mi attraversò la mente: Chissà se anche lui mi sta pensando?
 
*Joe's Pov*
Cazzo! Non riuscivo a smettere di pensare a Sophie e a ciò che avevo combinato, ed ormai era arrivata l'alba quindi potevo ufficialmente dire di aver passato la notte in bianco, o nel mio caso nero, colore che più si addiceva al mio stato d'animo.
Continuavo a torturarmi con l'idea che lei mi odiasse e che non provasse ciò che provavo io anche se una piccolissima parte di me ancora ci sperava profondamente, ma presto anche quella millesima parte di me avrebbe finito per cedere.
Mi alzai dal letto ormai stanco di guardare il soffitto e trascinai i miei piedi fino al bagno dove mi attendeva una lunga doccia che mi avrebbe svegliato come si deve.
Mi vestii e poi ritornai nella mia stanza per prendere il telefono e fare una chiamata.
Uno squillo, due, tre, quattro e poi segreteria. Era così ogni volta che provavo a chiamarla. Non mi importava se voleva rispondermi o meno, io dovevo parlare con lei anche a costo di andare a casa sua.
Così mi decisi, scesi al piano di sotto e velocemente uscii di casa sperando di poterle parlare per chiarire l'accaduto. Camminai a passo veloce finchè una voce stridula e fastidiosa non mi fermò
"Joe lei non c'è" Era lei Jennifer, l'odiosa, insopportabile Jennifer. Ma come sapeva che stavo andando proprio da Sophie?
"E tu come lo sai?" chiesi
"Joe, Caro Joe. Tu non sai che lei se n'è andata. Dovevi vederla com'era felice di andarsene da te... Ti amava davvero tantissimo ho notato" mi disse con un ghigno malefico impresso in viso avvicinandosi a me
"Cosa stai dicendo?"
"Sto solo dicendo che lei non ti vuole Joe, ma io si" disse carezzandomi la guancia per poi baciarmi.
Se quello si poteva definire un bacio. Sembrava più che altro che volesse risucchiarmi le labbra e la lingua. Era un bacio animalesco, letteralmente.
Non ci impiegai tanto prima di capire cosa stava succedendo, così mi staccai di di dosso quell'essere che mi era letteralmente saltata addosso e la guardai schifato.
"Che hai fatto Jennifer?"
"Io? Niente. Ti ho fatto capire che sei mio e di nessun'altra" rispose lei per poi baciarmi di nuovo ed andarsene.


SPAZIO AUTRICE:
Ehila ciao ragazze sono tornata molto presto. Nemmeno io me lo immaginavo, quando l'ispirazione c'è non la fermi più!! 
Comunque... Oddio, alla fine si è scoperto che alla fine c'era sotto Jennifer e non Mary (non direttamente almeno) ve lo immaginavate!?
Ovviamente immaginavate tutte che Joe provava qualcosa per Soph e viceversa.. 

Jennifer (io), mamma se sei prevedibile!!. Lo so e non posso farci nulla.
Ma quand'è che Char inizierà a parlare!?!?!? Io spero di farlo succedere presto, voi?
Scusate se non è lungo come i miei soliti capitoli ma volevo pubblicarlo il più presto possibile per non lasciarvi sulle spine.
Questo era solo un capitolo di passaggio, almeno si fa per dire..
Mi piacerebbe moltissimo sapere che ne pensate, se mi lasciaste un paio di paroline nei commenti mi farebbe piacere (mi fa smemre piacere)
un bacio 
Jennifer 
e la sua coscienza

 QUESTA E' LA BORSA DI JENNIFER

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Capitolo 10
*** 9.Operazione Salvataggio Pt.1 ***


9. Operazione salvataggio Pt.1 

*Char's Pov* 
Avevo da poco terminato la colazione e stavo già spreparando il tavolo insieme a Denise -che avrei dovuto cominciare a chiamare mamma-, e poco dopo ero già nella mia stanza a prepararmi per un'altra giornata assurda di scuola. E mentre finivo di mettermi il burracacao sentii la porta sbattere al piano di sotto e un momento dopo vidi Joe passare davanti alla mia stanza molto velocemente mentre sembrava stesse brontolando frasi in aramaico e subito dietro di lui c'era Nick che lo seguiva a passo svelto e preoccupato. 
Mi affacciai alla porta e li vidi entrare nella stanza del maggiore dei due, e immediatamente dopo partirono dei rumori di cose che cadevano. A quel punto mi risultò difficile stare calma, per quanto ci provassi, nel sentire quei rumori. Così velocemente ma senza farmi sentire mi diressi nella stanza di Joe e i miei sospetti su ciò che stava succedendo si dimostrarono veri. I libri che si trovavano sulla scrivania erano tutti sparsi a terra insieme ai cuscini e a tutto ciò che mio fratello si era trovato davanti in quel momento, e lui era accasciato sul letto con la testa tra le mani. Istintivamente lo abbracciai senza nemmeno sapere il perchè della sua tanta rabbia, ma volevo solo farlo sentire meglio, e poco dopo sentivo il suo corpo rilassarsi e si abbandonò in un profondo sonno. 
"Grazie Char, non sapevo più come calmarlo" disse Nick dietro di me. 
Mi girai verso di lui trovandomelo a pochi centimetri e solo in quel momento mi accorsi di nuovo della sua infinita bellezza che per svariato tempo avevo trascurato. Il viso preoccupato, l'aria stanca, quei riccioli perfettamente scomposti erano una cosa meravigliosa, e solo lui poteva esserlo così tanto pure nelle situazioni difficili. 
Immediatamente fermai i miei pensieri che stavano letteralmente degenerando. Era davvero un bel ragazzo Nick, non si poteva negare ma era pur sempre mio fratello e sarebbe stato abbastanza strano se io avessi iniziato a provare qualcosa per lui. Avrei dovuto smettere di pensarci in quel senso, e concentrarmi su altro. Per esempio al motivo per cui Joe era così arrabbiato. 
"Vieni con me per piacere" disse Nick prendendomi leggermente per il braccio facendomi riprendere dai miei pensieri. 
Mi portò nella sua stanza e mi fece accomodare sul suo letto. Era tutto così strano. Ma proprio tutto. L'aria preoccupata sul suo volto si aggravò tanto da farmi paura, sembrava quasi volesse darmi una brutta notizia. 
Per svariati minuti non parlò, si limitò a gironzolare avanti e indietro per la stanza cercando un modo per parlarmi mentre la mia preoccupazione aumentava con il passare dei minuti, e si stava facendo anche abbastanza tardi e io non volevo ritardare a scuola, di nuovo. 
"Sophie, non verrà a scuola oggi. Non verrà più almeno per un po', credo" era fermo davanti a me e mi guardava fisso negli occhi trasmettendomi tutta la sua tristezza, e in quel momento mi sentii rompere in due. 
Non stavo capendo più niente. La pazzia di Joe, la notizia che probabilmente non avrei più visto Soph.. Era tutto troppo strano anche per me, la ragazza che poteva parlare ma che aveva giurato a Dio di non farlo. 
"Non so effettivamente cosa sia successo, ma pare che abbiano portato Sophie in un collegio per colpa di Jennifer" spiegò Nick una volta che mi vide calma 
Non riuscii più a muovermi. Ero bloccata dalla rabbia e dal dolore che non era fisico, ma solo emotivo ed era talmente forte da immobilizzare tutto tranne i miei pensieri che pensavano ad ogni ragione per cui Jennifer avesse potuto farle una cosa del genere. 
"Dobbiamo tirarla fuori da li" mi lasciai scappare stupidamente dalle labbra. 
Strabuzzai gli occhi incredula e mi tappai la bocca con le mani. 
Ma che diamine avevo fatto? Era la seconda volta che ci cascavo, perchè mai la mia bocca non si collegava al cervello prima di parlare. Forse se lo avesse fatto mi sarei risparmiata un altra ramanzina dalla mia vocina nella testa. 


*Sophie's Pov* 
Tra una noiosissima lezione e l'altra riuscivo a sgattaiolare nella mia "stanza" per schiacciare un pisolino, giusto per recuperare un pò di forze visto che riuscivo a fatica a camminare da un aula all'altra. 
Come sempre cercavo di tenere un sonno leggero in modo che non potessi avere gli attacchi di panico che da anni non mi lasciavano dormire la notte. Iniziarono a tormentarmi dopo l'improvvisa morte di mio fratello e da quel giorno non mi hanno mai lasciato dormire in pace. 
Mickey era il suo nome, ma per me era Mike e aveva più o meno la mia età quando morì. Nessuno mi aveva mai spiegato il motivo vero e proprio della sua morte, se non che era stato un incidente forse detto per alleggerire la pillola. 
Mi avevano nascosto parecchie cose, ed era come se non fosse stato un incidente la vera causa, ma qualcos'altro. Qualcosa di così grave da non volermelo dire. 
Era il mio migliore amico, la spalla su cui piangere, la mia roccia, era tutto per me. Avevamo un rapporto straordinario, unico e speciale, ma un giorno di punto in bianco si allontanò da me tanto da diventare freddo come lo era mio padre. Così freddo da farmi paura. 
Nonostante tutte le volte in cui mi aveva ripreso per i miei comportamenti sbagliati e le rare litigate, lui era l'unica parte bella della mia vita e da quando lui non c'era più tutto era diventato scuro, vuoto, senza senso. Un turbine ininterrotto di dolore. 
Cazzo se mi mancava. Mi mancava addormentarmi tra le sue braccia, mi mancava sentire il suo profumo quando lo abbracciavo, mi mancavano i litigi che finivano poco dopo con un ti voglio bene sussurrato dolcemente all'orecchio, mi mancava potergli dare fastidio quando non avevo niente da fare, mi mancava passare l'intera giornata con lui a ridere come se non ci fosse un domani... Mancava una parte della mia vita, lui, e senza sentivo di non poter più andare avanti. 
"Abbiamo algebra tra due minuti ed è dall'altra parte della scuola. Muoviti Sophie" disse Ileen affacciata alla porta per poi richiuderla rumorosamente svegliandomi dai miei pensieri. 
Avevo avuto il tempo perfetto per riposare e lo avevo sprecato. Lo avevo usato per torturarmi e probabilmente grazie a ciò sarei finita dritta dritta in infermeria con una flebo attaccata al braccio e avrebbero scoperto il mio segreto. 
Mi alzai dal letto e mi ricomposi un istante prima di uscire dalla stanza senza nemmeno darmi una sistemata generale per nascondere le evidenti occhiaie presenti sotto i miei occhi pesanti. 
Camminai per i corridoi del posto peggiore in cui potessi mai capitare tenendomi n piedi a malapena. Ero quasi completamente senza forze ed avevo una gran fame, ma ogni pensiero era capace di far concentrare ogni parte di me su qualcos'altro in modo che dimenticassi alcuni dei miei bisogni primari. 
Arrivai a fatica a fine serata e giusto per evitare di destare sospetti ogni tanto mettevo qualcosa sotto ai denti mentre in realtà alla fine lo sputavo o lo vomitavo. Sapevo perfettamente che quello che facevo era sbagliatissimo per il mio corpo, ma per la mia mente era il modo migliore per uccidermi dall'interno. Lentamente e molto dolorosamente.


SPAZIO AUTRICE:
Hola ragazze :)
Sono tornata con il nuovo attesissimo capitolo di questa m eravigliosa fanfiction che tutte amate.
Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto, come vedere la puntualità non è il mio forte quando si tratta di scrittura, ma almeno spero che ne sua valsa la pena aspettare.

Innanzitutto mi scuso per il capitolo corto, ma l'ho diviso in più parti così da poterlo leggere meglio, perchè se l'avessi pubblcato tutto insieme avreste fatto una fatica a leggerlo tutto, quindi per oggi ho preparato questo capitolo. 
Ci terrei a ringraziare chi legge e recensisce ogni capitolo. Voi ragazze mi aiutate ogni giorno ad andare avnati con la stesura delal storie e per questo vi adoro. Ringrazio anche le letttrici silenzioso che inconsciamente mi trasmettono la loro approvazione (?) per la storia.

Come avrete notato non succedono grandi cose in questo capitolo, tranne che si scopre di questo fratello di Sophie morto misteriosamente, e Char che "parla" e se ne pente perchè ha giurato di non farlo. Ma perchè lo ha giurato, che cosa le ha impedito davvero di parlare?
Detto questo vi lascio perchè devo studiare diritto.
Ci terrei a sapere cosa ne pensate del capitolo, di me, e di tutto il resto..
Un bacio,
Jennifer


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Capitolo 11
*** 10.Operazione Salvataggio Pt.2 ***


10.Operazione Salvataggio Pt.2
 
*Char's Pov*
Erano passati parecchi giorni da quando mi diedero la notizia di Sophie e ogni notte non riuscivo a dormire. Avevo delle occhiaie visibili a chilometri di distanza ed ero talmente stanca che se solo avessi provato a chiudere gli occhi avrei finito per dormire per settimane, eppure non mi azzardavo a farlo. Avevo troppi motivi per non dormire, e il più importante era uno: Ero perseguitata dagli incubi, o come li chiamo io "Continui Flashback".
Non riuscivo più a fermarli, stavano prendendo il sopravvento nella mia vita tanto che sembravano diventare delle allucinazioni in piena regola. Stavo perdendo il controllo sui miei pensieri e questi mi ringraziavano rovinandomi la vita, ma ce n'era uno su tutti che mi sarei portata dietro fino alla morte.
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"Mamma papà ditemi qualcosa" urlavo mentre scuotevo i loro corpi e ormai in fin di vita incastrati sotto l'auto.
"Non è colpa tua, ce lo meritiamo" disse mia madre accarezzandomi la guancia riempiendola di sangue, dopodiché esalò il suo ultimo respiro e il braccio le cadde a peso morto.
Ormai non c'era più niente da fare, li avevo persi per sempre. Iniziai a piangere con tutta me stessa finchè non arrivò un auto nera che si accostò accanto alla nostra, ormai ribaltata e con i corpi dei miei genitori ormai morti. Da essa scese un uomo vestito di tutto punto dall'aria losca accompagnato da un suo scagnozzo munito di pistola.
"Perfetto. Ha svolto davvero bene il suo compito. La famiglia Davis non mi darà più problemi" disse l'uomo per poi riempire il silenzio con una fragorosa e malefica risata che mi fece rabbrividire.
Per mia sfortuna non ero abbastanza nascosta da non farmi vedere dall'uomo che aveva incaricato qualcuno di uccidere i miei genitori e questo vedendomi mi si avvicinò.
"Piccola che ci fai qui tutta sola?" disse l'uomo carezzandomi la guancia
Subito mi ritrassi schifata e lui mi mollò uno schiaffo molto doloroso che mi portò a picchiare la testa contro l'auto distrutta dei miei.
"Sai che se non mi ascolti ti succederà la stessa cosa?" alludeva alla morte dei miei.
"Vieni con me e vedrai che non ti succederà niente" continuò allungandomi la mano.
La presi, terrorizzata prima che potesse dire o fare qualcos'altro riuscii a scappare dalla sua presa e poco prima di sparire completamente dalla vista dell'uomo lo sentii urlare "Se osi parlare ti troverò e ti ucciderò"
----------
Quel ricordo era ancora impresso nella mia mente e non avevo ancora trovato il modo di liberarmene. Ogni volta che mi ripresentava morivo letteralmente di paura. Se fossi rimasta con quell'uomo, chissà cosa mi avrebbe fatto.
Il viso di quell'uomo mi sarebbe rimato in testa per sempre. Quel sorriso pauroso, gli occhi neri e cupi, l'atteggiamento da 'sono migliore di tutti', se lo avessi rivisto me ne sarei ricordata di sicuro.
 
Il suono campanella mi fece riprendere dai miei pensieri, mi ricordava che stava per iniziare un altro giorno di scuola senza Sophie, e potevo ufficialmente dire che era una settimana che non dormivo nemmeno un'oretta.
Ormai andare a scuola senza Soph non era più bello, ma l'unica cosa che la rendeva sopportabile era la costante presenza di mio fratello. Era sempre presente e mi accompagnava dovunque, più o meno, ma lo trovavo tenero perchè tutto questo mi faceva capire quanto si stava 'affezionando' a me. Cercava di farmi stare bene ogni volta che la mancanza di Sophie cominciava a farsi sentire e il fatto che ci riuscisse ogni volta mi stupiva.
Ogni volta mi chiedevo come cavolo riuscisse a farmi sorridere sempre proprio quando sembravo arrendermi all'idea di non poter vedere una ragazza meravigliosa che mi era stata molto vicino e che non ero riuscita ancora a portare via dal collegio in cui l'aveva rinchiusa il padre.
Nonostante siano passate più di due settimane non avevo ancora pensato ad un piano per tirarla fuori di li, e per quanto ci avessi provato non mi veniva in mente niente. Ma la cosa più strana era vedere Joe, che sembrava essere legatissimo e innamoratissimo di lei, che se ne fregava come se sapesse che non di potava fare più niente. Ma non mi sarei arresa, perchè in un modo o nell'altro io l'avrei tirata fuori di li.
 
*Sophie's Pov*
Mi mancavano tutti, da Joe a Char a mio padre.
A proposito di lui, perchè mai aveva avuto la brillante idea di mandarmi in quel maledetto collegio? Non lo sapevo, ma era troppo tardi per pensare a qualsiasi cosa. Era ormai sera inoltrata e mentre Ileen si era lasciata cadere tra le braccia di Morfeo. io me ne stavo sul mio chiusa a riccio con tutti i miei pensieri che mi accerchiavano.
Ero ormai stanca, in tutti i sensi. Era passata più o meno una settimana e io mi stavo letteralmente lasciando andare, lasciavo che la vita mi scorresse addosso senza fare più nulla per cambiarlo.
Avevo voglia di parlare con qualcuno che mi conosceva, ma l'unica in grado di farlo era Char che non ha mai spiccicato parola, e scorrendo la mia rubrica mi capitò un altro nome di un altra persona che volevo sentire ma che di sicuro non voleva sentire me: Joe. Dovevo farmi coraggio e chiamarlo, probabilmente non voleva sentirmi, ma io avevo bisogno di parlargli e di sfogarmi perchè due settimane senza di lui sono invivibili. Dovevo dirgli tutto.
Premetti il maledetto tasto e avvicinai il telefono all'orecchio sperando che ci fosse abbastanza campo per chiamarlo.
Dopo svariati squilli sentii rispondere la sua voce assonnata e il mio cuore si riempii di gioia, ma quando provai a dire qualcosa non uscii niente. Nemmeno un fiato.
"Sophie, Sophie come stai?" dall'altro capo del telefono la sua era voce preoccupata ma allo stesso tempo sembrava felice, come se non avesse aspettato altro che una mia chiamata.
"Soph ti prego rispondimi. So che molto probabilmente sei arrabbiata con me, e lo sarei anch'io se tu mi baciassi solo perchè hai visto qualcuno che non sopporti e con cui non vorresti mai stare, ma credimi non è la vera ragione per cui l'ho fatto." dal suo tono di voce potevo capire quanto potesse essere disperato. Forse voleva davvero spiegarmi tutto. Ma quindi perchè non mi aveva mai chiamato?
Mi lasciai scappare un sospiro e a quel punto Joe, essendo sicuro che lo stavo ascoltando ricominciò a parlare
"Quel giorno volevo davvero baciarti perchè mi sembrava che pensassi che io non tenessi a te, e invece ci tengo e tanto anche, così ho pensato che quello fosse l'unico modo per dimostrartelo. Non era perchè avevo visto Jennifer" ad ogni singola parola pronunciata da quelle labbra sentivo il mio cuore stringersi sempre di più e il mio respiro venirmi a mancare. Infondo però era quasi come se l'avessi sempre saputo.
"..Ora devo andare" finii lui abbassando il tono di voce in segno di rassegnazione
"Ho bisogno di te" ammisi con la voce rotta dal pianto giusto poco prima che lui potesse chiudere la chiamata.
Buttai il telefono ai piedi del letto e lasciai che le lacrime continuassero ad abbandonarmi mentre le parole di Joe continuavano a rimbombarmi in testa.
Lui mi voleva, mi voleva davvero, e pur avendolo sentito con le mie orecchie continuavo a non crederci. Era una cosa a dir poco surreale, perchè nonostante anche io avessi tutta questa necessita di stare con lui, c'era ancora una parte di me che preferiva tenerlo alla larga da me, il disastro più grande mai nato. Mi aveva 'aperto' il suo cuore mentre io non avevo ancora lo stesso con il mio. Era ancora troppo presto per togliere il lucchetto che avevo messo sul mio fraglie cuore però io tenevo a Joe e per lui forse ci avrei potuto provare, perchè io in un modo o nell'altro mi ci stavo legando così tanto da non poter stare un attimo senza di lui, ma non ero sicura di tutto ciò che avevo fatto.
Eppure avevo avuto il coraggio di dirgli quanto io avessi bisogno di lui anche se non sapevo se lo avesse sentito, ma ci speravo perchè volevo venisse a tirarmi fuori da quel collegio in cui mi aveva mandato mio padre.


SPAZIO AUTRICE:
Hola
Sono riuscita ad aggiornare presto, finalmente.
Come state? Io sto bene, e sono riuscita a concentrarmi abbastanza per finire il capitolo.. YEEEE festeggiate con me
In questo capitolo si scopre perchè Char smette di parlare e finalmente Sophie ammette i suoi sentimenti per Joe e lui chiarisce con lei la questione del bacio. Sono contentissima perche sono riuscta a far "dichiarare" la coppietta Jophie(?) e ho chiarito molti dubbi che avevate sulla storia (se ne avete altri chiedetemi pure, sono smepre disponibile).
Che ne pensate, vi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Qualcosa da chiedere? Lasciate una recensione e fatemi sapere che ne pensate.
ora vi lascio, ho quasi finito i gb di internet
un bacio
Jennifer

 

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Capitolo 12
*** 11.Operazione Salvataggio Pt.3 ***


11.Operazione Salvataggio Pt.3
 
*Nick's Pov*
Da quando Char aveva deciso di parlarmi alcune cose nella mia vita sembravano mutare velocemente, più di quanto chiunque possa immaginare.
Mi ritrovavo spesse volte chiuso nella mia stanza a pensare a lei, alla sua voce così flebile ma allo stesso tempo carica di coraggio, e a quanto mi fosse piaciuto sentirla probabilmente per l'ultima volta.
Dopo quella volta, dopo che scappò improvvisamente in seguito ad avermi parlato non mi rivolse più un saluto, nemmeno uno sguardo, nulla. Cercava in ogni modo di evitarmi ma era una cosa alquanto impossibile visto che vivevamo nella stessa casa e avevamo parecchie materie in comune a scuola, però lei nonostante tutto questo trovava un modo per far finta che non esistessi e io non ne comprendevo il motivo. Continuavo a chiedere a me stesso quale fosse il problema, cos'avessi fatto di male per averla allontanata così repentinamente da me, e peggio ancora, mi chiedevo se l'aver visto i propri genitori morire fosse la vera causa per cui aveva smesso di parlare.
Avevo pensato ad ogni singola cosa che mi potesse passare per la testa, e la ciò che mi stupì di più era vedere che pensavo solo a Char. Era tutto esageratamente strano per me. Non avevamo mai fatto un discorso completo con lei e già le avevo dato un soprannome che potevo utilizzare solo io, quelle poche volte in cui la vedevo con Joe mi si stringeva lo stomaco e mi saliva una sensazione di rabbia inspiegabile perfino per me stesso, e la peggiore delle cose che facevo avveniva quando lei era davanti a me.
Non smettevo di fissarla negli occhi, così azzurri, così freddi e distanti nei confronti di tutto e tutti come se attorno ad essi ci fosse un muro di ghiaccio impenetrabile incapace di far trasparire qualsiasi emozione.
Non smettevo di fissare il modo in cui torturava le maniche dei maglioni quando era agitata, o quando semplicemente era imbarazzata e non sapeva cosa fare.
Non smettevo di fissare il suo corpo così perfettamente perfetto con ogni curva al posto giusto che lei si ostinava ad odiare in tutto e per tutto.
Non smettevo di fissare le sue labbra così rosee, così belle e all'apparenza morbide che lei continuava a mordere quando era nervosa o qualcosa non andava.
Non smettevo di pensare a lei punto e stop e per me era sbagliatissimo. Tutto girava attorno a quella ragazza che viveva con noi da poco che mi stava stravolgendo tutto senza fare niente. Ogni volta che entrava nei miei pensieri mi ammonivo mentalmente perchè non potevo pensare a lei in quel modo, era pur sempre mia 'sorella' però non avevamo nessun tipo di legame di sangue quindi in fondo, in fondo, mi era concesso provare qualcosa per lei, perchè era ciò che sentivo. Sentivo di provare qualcosa per lei. Non sapevo cosa, di preciso, ma era qualcosa.
Dovevo sinceramente confidare a qualcuno questa cosa o avrei finito per scoppiare, ma tra i numeri in rubrica nessuno era così affidabile da custodire un segreto che per molte persone sarebbe disgustoso, e nemmeno Tom era in grado di non raccontare a nessuno un segreto del genere perchè di certo una volta fatto avrebbe spifferato tutto. Mi rimaneva solo Joe di cui mi fidavo ciecamente e speravo che lui fosse abbastanza maturo da non attaccarmi.
La porta della sua stanza era aperta, ma di lui nessuna traccia se non un biglietto sospetto adagiato ai piedi del letto che recitava "Io e Char andiamo a prendere Soph. Non fermateci, non provateci nemmeno perchè non cambieremo idea"
Ecco ricominciare la rabbia che mi pervase il corpo, una scarica di adrenalina percorreva la colonna vertebrale e i miei pugni si chiusero così forte da far diventare le nocche bianche e tutto questo solo sapendo che lei e con mio fratello, da soli.
Ritornai nella mia stanza più infuriato che mai, presi il telefono e composi il numero dell'unica persona che sapeva come farmi passare i miei momenti di rabbia.
"Tom, sono io. Solito posto, tra 10 minuti. Ah, portala con te ne ho bisogno" dissi prima di riattaccare e prendere velocemente il cappotto per poi uscire di casa diretto verso il luogo dell'appuntamento con l'infallibile cura per la mia rabbia da gelosia.
 
*Joe's Pov*
Stavo guidando da ore per attraversare gli Stati Uniti per andare a riprendere Sophie. Per fortuna con me c'era Char, l'unica che avrebbe accettato incondizionatamente di far evadere la sua amica da quel collegio che suo padre le aveva costretto a frequentare senza sapere che lei nel frattempo si stava facendo una vera vita con degli amici veri, con me.
Appena mi venne un piano per 'salvare' Sophie corsi subito a parlarne con mia sorella che accettò senza obbiettare, era completamente d'accordo con me e lo si poteva benissimo capire dagli sguardi decisi che mi lanciava ogni volta che i nostri sguardi si incontravano.
Non l'avevo mai vista così sicura di ciò che stesse facendo, eppure per quanto strano potesse sembrare era lei in carne ed ossa così determinata ad ottenere una vittoria e la adoravo. Si, adoravo mia sorella in modalità guerriera le si addiceva di più, almeno secondo me. Dopo tutto quello che aveva passato chiamarla guerriera era ancora poco. Era scampata per poco alla morte, era miracolata, era una forza inarrestabile della natura.
Il tempo al di fuori non sembrava così caldo e accogliente come lo era la mia auto. Pioveva molto forte, tanto da rendere la vista sulla strada alquanto difficile e le gocce di pioggia che scendevano ininterrotte picchiettavano sul tettuccio e sui finestrini sovrastando quasi completamente quello della musica. Non eravamo in una bella situazione, ma Chicago non era neppure così lontana dalla nostra posizione in quel momento, ed entrambi eravamo troppo convinti per girare i tacchi per via di una stupida pioggia.
Arrivammo all'indirizzo fornitoci dal navigatore e davanti a noi trovammo un edificio di mattoni rossi con un piccolo giardinetto di ritrovo con delle fontanelle sul davanti e prima di esso una vecchia insegna di legno dipinto di nero con il contorno verde che recitava "Collegio femminile St.Patrick".
Quel posto, seppur ben tenuto, curato e tutto, trasmetteva una tale tristezza e non c'era d'aspettarselo se il padre di Sophie non l'aveva avvertita di quel posto. Chiunque si sarebbe opposto ad entrare li, pure io, ma dovevo farlo. Per Sophie.
Presi il primo ombrello che trovai e insieme a Char riuscimmo ad infiltrarci nell'edificio senza farci notare, quello che dovevamo fare era trovare Soph e portarla via di qui. C'era solo un problema.. Come avremmo fatto a trovarla in un posto così grande?! Non potevo separarmi da Char altrimenti non l'avrei più ritrovata, ma quando mi girai indietro per spiegarle il mio 'piano d'azione' lei si era già dileguata. Così mi ritrovai solo alla ricerca di una ragazza che poteva essere dovunque in quell'enorme collegio che io dovevo esplorare.
Camminavo nei lunghissimi corridoi bianchi e alquanto deprimenti stando attento a non incontrare nessuno e osservando sulle varie porte delle lavagnette con scritto i  nomi di chi dormiva in quella stanza, e dopo un tempo quasi infinito di ricerca mi ritrovai davanti alla sua stanza. Riconobbi immediatamente la sua scrittura sulla lavagnetta. Quando entrai nella sua stanza lei non c'era, di sicuro aveva lezione ma non avrei aspettato un minuto di più. Dovevo aiutarla perchè lei aveva bisogno di me.
Dopo aver osservato alcuni dettagli di quella stanza paragonabile ad una cella uscii dalla stanza e ricominciai la mia esaustiva ricerca, ancora più carico e pronto a trovarla a tutti i costi anche se sapevo che non sarebbe stato facile.
L'avevo cercata dovunque, in ogni luogo del collegio, avevo anche rischiato più volte che mi beccassero, ma di lei non c'era traccia. Sembrava essere sparita e Char con lei, come se entrambe fossero state inghiottite dalla terra.
Temevo di aver perso completamente le tracce di mia sorella e che, quindi sarebbe stato più difficile trovarla in caso avessi trovato Sophie.
Parlai, o meglio pensai, troppo presto perchè poco dopo vidi la sua figura camminare verso di me e accanto a lei, mentre stringeva la sua piccola mano c'era Sophie, la mia piccola.
Mi fermai un istante a guardarla e quello che vidi non mi piacque per niente. Era pallida, con gli occhi rossi e un corpo più magro e fragile di quanto mi ricordassi. I suoi capelli avevano perso la loro lucentezza naturale e le labbra non erano così colorate e carnose come me le ricordavo quando la baciai.
Andai a passo deciso verso di lei l'abbracciai alzandola da terra stando attento a non farle male. La strinsi e lei fece lo stesso con me e in quel momento sentii come se tutto attorno a noi fosse sparito, ma per quanto avessi voluto che quel momento durasse per sempre dovetti interromperlo prima che qualcuno avesse potuto scoprirci. La rimisi dolcemente a terra e mentre mi mostrava un sorriso enorme e meraviglioso mi guardava in un modo dolce come se avesse lo sguardo perso. Potevo benissimo dire addio al mio mondo quando mi guardava così.
"Andiamo ti portiamo fuori di qui" dissi carezzandole la guancia con una mano mentre vidi le sue guance diventare leggermente più rosse del solito.
La presi per mano e andammo nella sua stanza a preparare le valige in modo frettoloso e caotico cercando di mettere dentro il più velocemente possibile tutte le sue cose in modo da potercene andare al più presto da quel posto che, infondo infondo, metteva i brividi.
Da una parte tenevo la mano a mia sorella, dall'altra quella di Sophie e a passo svelto ci dirigevamo verso l'uscita, ma poco prima di raggiungere il salone d'entrata dalle classi iniziarono ad uscire un numero quasi infinito di ragazzine dall'aria altezzosa e superficiale. Non appena ci videro alcune ci invitavano a proseguire e ad andarcene, altre (le peggiori) indispettite, e forse anche gelose del fatto che la mia Sophie stesse per riuscire ad andarsene, chiamarono la preside che non appena ci vide provò in tutti i modi a fermarci ma noi iniziammo a correre, correre più veloce che potemmo nonostante le valigie, e alla velocità della luce riuscimmo a raggiungere l'auto ed andarcene.
"Torniamo a casa" dissi a Sophie appoggiando leggermente una mano sul suo ginocchio.
Si avvicinò leggermente a me e sussurrò debolmente un "Grazie mille" accompagnandolo successivamente da un piccolo bacio sulla guancia.
Il New Jersey non avrebbe più fatto così tanta paura finchè ci sarebbe stata lei ad allietare il mio dolore, ogni ansia, ogni momento. Tutto.
Forse stavo iniziando a capire con chi volevo stare davvero, per sempre se mi fosse stato possibile, e quella persona era Sophie.

SPAZIO AUTRICE:
Hola Ragazze mie,
Sono tornata dopo tanto attesissimo tempo con la terza parte di questo capitolo troppo lungo per essere pubblicato da solo.
Allora che ne dite? Immaginavate tutto questo(tutto ciò che è successo in queste tre parti)? Io lo ammetto, non lo immaginavo perchè lo pensavo in tutt’altro modo ma mi sono lasciata andare e alla fine ecco ciò che ne è uscito.
Non ne vado fiera perchè l’ultima parte l’ho scritta un po’ troppo velocemente per i miei gusti però spero vi piaccia lo stesso.
Parlando del capitolo.. Ci terrei a scusarmi per aver concentrato parte dei miei capitolo su Joe e Sophie quando all’inizio dovevo parlare di Nick e Char. Mi dispiace. E spero anche di aver chiarito in parte alcuni dubbi di alcune lettrici che mi hanno scritto. Sarebbe meraviglioso se mi scriveste qui sotto qualcosa (dubbi, complimenti, ecc.. riguardanti il capitolo e il resto e se c’è qualcosa che secondo voi dovrei migliorare).
Ora mi dileguo dato che sto ancora sfollando perchè Lunedì ho preso il Dvd del concerto degli 1D a San siro (e io ero li *-*)
Un bacio dolcezze,
Jennifer


Joe & Soph

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Capitolo 13
*** 12.Ho bisogno di te ***


12. Ho bisogno di te
 
*Char's Pov*
Ero riuscita a convincere Joe a lasciarmi da sola dopo aver riportato a casa Sophie e gli ero tremendamente grata perchè avevo bisogno di aria. Avevo bisogno di pensare. Avevo bisogno di pace.
Feci una lunga passeggiata con la musica nelle orecchie e la testa piena di pensieri. Vagavo per le vie del piccolo paesino in cui abitavo senza meta ma con la voglia matta ci tornare a casa con Joe, Frankie ma soprattutto con Nick.
Quel ragazzo era capace di farmi diventar matta pur facendo assolutamente poco. Mi trattava come si trattava un'amica qualunque, ma con una gentilezza leggermente superiore. Non ero ancora definibile sorella per lui, dato che non venivo trattata con lo stesso trattamento che riservava per Frankie e per Joe ma delle volte il nostro rapporto sembrava un misto tra amici e qualcosa in più.
Era strano avere quel tipo rapporto con uno che dovrebbe essere mio fratello, eppure il più delle volte non vedevo Nick come vedevo i Joe o Kevin ma lo vedevo molto più come un amico.. E non era una cosa normale.
La vibrazione del telefono interruppe i miei pensieri contorti e vagamente confusi e per qualche secondo anche la musica, e chi mi stava disturbando era Nick.
"Ho bisogno di te..Ora" diceva il messaggio.
Un messaggio corto ma d'effetto ed ogni volta ed ogni volta che lo rileggevo stentavo a crederci. Dopo svariati minuti avevo ancora il cellulare in mano con quel messaggio ancora impresso sul display con un sorriso enorme impresso sul viso.
Cos'avrei dovuto fare? Lasciando perdere il fatto che non sapessi dove trovarlo visto che erano due giorni che non lo vedevo, avrei dovuto andare da lui per vedere come stava oppure lasciar perdere e aspettare che tornasse a casa? Era difficile perché da quel messaggio si poteva capire che aveva davvero bisogno di me eppure avevo un gran timore di stare da sola con lui perchè ogni volta non riuscivo a reggere il suo sguardo senza accaldare o arrossire.
Il telefono ricominciò a vibrare e per pochi secondi interruppe di nuovo la musica. Era ancora lui.
"Ti prego. Dove sei?" la domanda giusta era dov'era lui. Se avessi dovuto raggiungerlo avrei almeno dovuto sapere dove si trovasse quindi gli risposi chiedendogli dove fosse lui e dopo pochi minuti ebbi una sua risposta
"Hedden Park" diceva solamente.
Accelerai il passo molto velocemente fino a farla sembrare quasi una corsa e dopo una ventina di minuti di piena sudata arrivai ad Hedden Park.
I pini a distanza ravvicinata l'uno dall'altro coprivano la visuale del sole portando l'oscurità. Non era un parco vero e proprio sembrava più un bosco di pini dall'aria sinistra e tetra, e temevo di perdermici dentro.
Mi aveva detto di trovarsi li eppure di lui non c'era nessuna traccia. Per poco non pensai fosse una trappola, non sapevo precisamente perché, ma sentivo che in poco tempo mi sarei ritrovata nei guai quasi come nei film horror.
lo cercai ancora e ancora e per tutto il parco e poco dopo vidi la sua figura buia ed inquietante seduta accanto ad un albero.
"Char" mi cercò lui alzando lo sguardo e tentando di sollevarsi per poi cadere a terra incapace di sorreggersi in piedi.
Corsi verso di lui più velocemente che potessi e mi sedetti. Sembrava distrutto, completamente senza forze e peggio ancora, sospettavo fosse completamente fatto.
"Char almeno finchè non smaltisco l'effetto stai qui con me" disse sbiascicando quasi obbligandomi
Si stava facendo tardi e i pini mi impedivano di capire se ci fosse ancora il sole o era già calata la sera, eppure non potei fare altro che accettare anche se con tutta me stessa avrei preferito andarmene a casa.
Ero ovviamente bloccata li con Nick senza sapere cosa fare, e sinceramente non potevo e non volevo parlargli. Non che non gli volessi bene, ma non mi fidavo ancora abbastanza di lui. In preda al panico mi ero già lasciata scappare dalla bocca alcune parole e per l'amor del cielo non ne avrei dette più altre.
Il tempo passava lento e Nick si era letteralmente sdraiato su di me convinto che le mie gambe potessero fargli da cuscino, ed io ero in una posizione scomoda in quanto non potessi fare una mossa senza sentirmi dire che non dovevo muovermi.
Mi stavo quasi lentamente annoiando, e finalmente dopo svariato tempo Nick si era addormentato sulle mie gambe e forse era quello il momento giusto per andarmene senza farmi notare, così lentamente cercai di scivolare fuori dalle sue grinfie stando attenta a non fare rumori.
Ancora sullo schermo del mio telefono il messaggio più strano mai ricevuto da Nick. Era evidentemente sotto l'effetto di qualcosa di pesante perché non avrebbe mai avuto il coraggio di dirmi certe cose. Non erano parole di Nick almeno non da lucido. Non pensava davvero quelle cose, evidentemente si sentiva solo e voleva qualcuno al suo fianco.
All'inizio faceva piacere sapere che avesse avuto bisogno di me, ma dall'altra parte, in fondo al mio cuore, sapevo che non ero io la persona che cercava davvero. Ero solo la prima persona capitatagli davanti, e forse anche l'unica stupida che non l'avrebbe abbandonato.
Eppure io l'avrei fatto. A breve me ne sarei andata anche io, lasciandolo in agonia con i suoi pensieri più profondi e le sue paure, ma soprattutto da solo.
Però, non riuscivo del tutto ad andarmene. Lo guardavo e un pò mi faceva pena. Era sdraiato sull'erba agonizzante mentre mugugnava qualcosa, con gli occhi chiusi ed il viso sbiancato. Aveva davvero bisogno di me, e mi era bastato allontanarmi solo un pò per vederlo con i miei occhi.
Il cielo si stava man mano scurendo ed il freddo avanzava prepotente riuscendo a gelare perfino me, che ero già vestita pesantemente. Dovevo portarlo al sicuro, al caldo, lontano da li.
Mi riavvicinai al mio fratellastro e cercai di farlo alzare in piedi e poi lo trascinai a fatica verso casa di Sophie che non era molto distante da dove ci trovavamo.
"Char, sei dolcissima. Ti voglio tanto bene lo sai" sbiascicò Nick facendomi sorridere leggermente. Era completamente impazzito.
Arrivammo più velocemente di quanto pensassi a casa di Soph e quasi in preda al panico bussai. Ci aprii una donna che dall'aspetto poteva essere solo la domestica dall'aria molto gentile, la guardai e sussurrai debolmente il nome della mia amica e poco dopo Nick era stato sistemato nella stanza degli ospiti. Una stanza molto sobria dai colori tenui, con un letto singolo dalle lenzuola scure e i mobili color panna. Mica male insomma.
 
*Sophie's Pov*
Nick sembrava dormire beato sul letto degli ospiti, mentre Char e tutto il contrario. Ancora sveglia se ne stava seduta su una sedia davanti alla porta finestra tutt'altro che calma. Alternava lo sguardo a me e Nick e non la smetteva di agitare i piedi e giocava nervosamente con le mani ed i capelli. Proprio mi dispiaceva vederla in quello stato.
Era notte fonda e avrebbe dovuto dormire, forse anche io avrei dovuto ma era più forte di me. Dovevo starle accanto. Farla sentire calma e al sicuro, e non fuori posto e inutile. Nick era un coglione, l'avevo notato subito dalla prima volta che era uscito con Thomas, e l'unica amica che avevo non meritava di soffrire per lui.
Mi staccai dallo stipite della porta e mi avvicinai velocemente a lei, la strinsi in un abbraccio e lei rimase immobile. Non mosse un muscolo, non scoppiò a piangere, sembrò restare calma. Avevo sempre saputo che era una ragazza forte, ma in quel momento avrebbe potuto tranquillamente lasciarsi andare. Con me non avrebbe corso nessun rischio. Vederla piangere non mi avrebbe di certo allontanata da lei, l'avrebbe solo fatta avvicinare ancora di più.
"Vai a dormire Char, ci penso io a lui" dissi accarezzandole una spalla dandole sostegno.
Lei non si mosse di un millimetro, anzi impuntò i piedi a terra e il suo sguardo diventò serio, capii che non sarebbe andata a dormire almeno finchè non fosse stata sicura che Nick stesse bene.
"Ok hai vinto. Vado a prenderti un bicchier d'acqua e arrivo" poco dopo mi dileguai in salotto.
Casa mia era ancora vuota, mio padre non era ancora tornato e chissà quando l'avrebbe fatto e Mary, beh lei era chissà dove a spendere i soldi di mio padre. Quello non si poteva definire amore.
Il tipo di amore che avrebbe dovuto ricevere mio padre forse l'avevo trovato io in Joe. Quel ragazzo era la persona più premurosa che avessi mai conosciuto. Era stato capace di abbandonare tutto e tutti per venirmi a salvare.
I miei pensieri vennero interrotti dallo squillo del telefono sul tavolo della cucina. Sul display comparve "Joe" e immediatamente mi venne istintivo sorridere.
"Non trovo Char e Nick, non rispondono al telefono. Tu li hai sentiti?" urlò in preda al panico
"Joe calmo, respira. Loro sono qui" spiegai io "Nick credo sia completamente ubriaco o fatto e Char credo l'abbia portato qui perchè i tuoi non lo scoprissero" finii sentendo il respiro accelerato di Joe ritornare normale.
"Vengo li, non ti lascio da sola con il coglione" disse facendomi sorridere
"Joe, i-io.." non riuscii a finire la frase che già aveva riattaccato il telefono.
Merda. Non sarei riuscita a sostenere il suo sguardo senza aver voglia di baciarlo. Le sue labbra erano così belle, così rosee che ogni volta sembravano chiamarmi. Avevo avuto abbastanza autocontrollo per non farlo molto volte, ma temevo che non ce l'avrei fatta di nuovo.
Mi svegliai dai miei pensieri ricordandomi che ero scesa a prendere da bere a Char, così riempii il primo bicchiere con dell'acqua e quando aprii la porta della stanza degli ospiti la mia amica immediatamente si alzò dal letto in cui riposava il suo fratellastro e diventò molto più nervosa di quanto non lo fosse prima.
"Tieni Char, bevi e dopo vai a dormire ok?" le dissi quasi obbligandola e lei annuì semplicemente con il capo, poi lo porsi il bicchiere ed uscii.
il mio cellulare squillò di nuovo, ma questa volta era un messaggio, sempre da Joe. Sorrisi di nuovo solo nel leggere il suo nome. Quel ragazzo aveva uno strano effetto su di me.
"Scendi sono qui" diceva il messaggio e subito il mio stomaco sembrava riempirsi di farfalle, il mio corpo tremava e il mio cuore batteva.
Scesi velocemente le scale e aprii la porta. Davanti a me il ragazzo migliore di tutti, Joe. Lo abbracciai e sentii le sue braccia avvolgermi, ne avevo bisogno.
Immediatamente, tra quelle braccia calde, forti e accoglienti scoppiai in un pianto. Non so perchè lo feci, forse mi ero tenuta dentro troppo dolore e in quel momento, tutto ciò che avevo represso per anni uscii, venne liberato facendomi sentire meglio.
"Shhh, va tutto bene Soph, stai calma" mi disse Joe passando le sue braccia sulla mia schiena riuscendo a calmarmi un pò.
Non smisi di piangere del tutto, ma il pianto si attenuò tanto da riuscire a ringraziarlo.
Mi staccai dall'abbraccio con Joe, a pochi millimetri dal suo viso e cavolo quanta voglia avevo di baciarlo. Mi stava sorridendo e il suo pollice stava pulendo via le mie lacrime. Era bellissimo, sotto la luce della luna piena era ancora più bello, ma dovetti trattenermi dal baciarlo. Sapevo che se mi fossi affezionata troppo a lui prima o poi lui mi avrebbe abbandonato, ma dio io credevo di amarlo e quindi per me era difficilissimo, quasi impossibile trattenermi dal baciarlo, abbracciarlo e dirgli che volevo stare con lui.
"Andiamo dentro Soph, stai tremando" disse Joe svegliandomi dai miei pensieri facendomi notare che ero attaccata a lui mentre tremavo come una foglia per via del freddo pungente che gelava la mia pelle coperta da un misero pigiama primaverile.
 
Ero appena uscita dalla stanza degli ospiti dopo essere andata a dare la buonanotte a Char che dormiva ai piedi del letto in cui c'era anche Nick, ed ormai anche io ero pronta ad andare a dormire visto che ormai s'era fatta l'una di notte e Joe non aveva nessuna voglia di tornare a casa.
"Dormo qui posso?" chiese Joe abbracciandomi da dietro mentre stavo risciacquando due tazze in cui io e il corvino avevamo bevuto del thè.
Quel contatto mi portò una scarica di adrenalina tremenda e ad un susseguirsi di brividi lungo la schiena. La voglia di baciarlo in quel momento diventò così forte che non riuscii più a resistere.
Mi girai di scatto, presi il suo viso tra le mani e lo baciai. Quella fu la sensazione più bella del mondo. Le nostre due bocce unite in un bacio, forse il più bello di sempre, mi fecero sentire al sicuro, protetta. Tra le sue braccia mi sentivo amata. Lui mi amava e il sentimento era più che reciproco.
Mi sollevò da terra facendo intrecciare le mie gambe attorno alla sua vita e senza staccare le nostre labbra arrivammo, sbattendo quasi dappertutto, nella mia stanza. Mi adagiò sul letto e sentii il suo peso sopra di me, mentre le sue mani vagavano sul mio corpo.
Non che non mi piacesse la sensazione, ne il fatto che forse finalmente ci saremmo detti la verità sui nostri sentimenti, ma non ero pronta per ciò che sapevo stava accadendo.
Lo staccai da me, quasi a malavoglia, scusandomi.
"Mi dispiace, non so cosa mi sia preso" si scusò anche lui alzandosi di fretta da me e continuando a scuotere la testa. sembrava impazzito.
Mi stava preoccupando, così mi alzai, andai verso di lui e lo abbracciai nello stesso modo in cui lui aveva abbracciato me precedentemente.
"Va tutto bene. Non fartene una colpa" gli sussurrai all'orecchio "Ora andiamo a dormire ok? Ho bisogno di te" lo presi per mano ed immediatamente si calmò. Per fortuna.
Ci sdraiammo sul letto, l'uno abbracciato all'altro e ci facemmo le coccole a vicenda finchè non ci addormentammo.
La serata migliore della mia vita.

SPAZIO AUTRICE:
Ehila ragassuole I'M BACK! Chi non muore si rivede giusto?
Scusatemi amori miei per l'enorme, enormissimo, ritardo. Ho avuto parecchi problemi tra la scuola, i compiti, la tesina per l'esame di fine anno.. E' un periodo orribile e mi dispaice tantissimo per avervi fatto aspettare così tanto. 
Allora, parliamo del capitolo che ha impegnato maggior parte dei miei pensieri. Ero completamente senza ispirazione, ma grazie ad American Horror Story e ad una miriade di film strappalcrime ebbi il lampo di genio.
Sto ancora fangirlando per via di Joe e Sophie (che nomignolo usereste per la coppia? suggeritemi qualcosa) che sono una cosa meravigliosa insieme. Ma secondo voi cosa sarà successo tra Char e Nick mentre Soph era andata a prendere l'acqua?
Spero che l'attesa del capitolo sia valsa la pena.
un bacione,
Jencloves

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