Rescuing the Jolly Roger helmsman - Storybrooke Hospital

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The accident ***
Capitolo 2: *** Someone to care about ***
Capitolo 3: *** Trying to understand ***
Capitolo 4: *** Hook. ***
Capitolo 5: *** Friends and little doubts ***
Capitolo 6: *** Blast&Riddance ***
Capitolo 7: *** Confusion & Mistakes ***
Capitolo 8: *** Live or Die ***
Capitolo 9: *** A life for another life ***
Capitolo 10: *** Everything I Try to Do, Nothing Seems to Turn Out Righ ***
Capitolo 11: *** Hook, Line and Sinner [Crash into me] ***
Capitolo 12: *** The Beginning is the End is the Beginning – Rise up ***
Capitolo 13: *** Black Code (part 1) ***
Capitolo 14: *** Black Code (part 2) - Apocalypse ***
Capitolo 15: *** I saw her standing there ***
Capitolo 16: *** What have I done to deserve this? ***
Capitolo 17: *** Stairway to heaven... just don't fall down ***
Capitolo 18: *** Give Peace a Chance ***
Capitolo 19: *** In the midnight hour, all I could do was cry ***
Capitolo 20: *** Losing Control ***
Capitolo 21: *** Help... ***
Capitolo 22: *** Bent and Broken (part 1) - Sleeping Monsters ***
Capitolo 23: *** Bent and Broken (part 2) - I lost myself ***
Capitolo 24: *** What's best for us, even if it hurts. ***
Capitolo 25: *** Let the truth come to light ***
Capitolo 26: *** We think we want the truth, but do we really? ***
Capitolo 27: *** Heart Love VS Right Love ***
Capitolo 28: *** This is why we fight ***
Capitolo 29: *** Where do we go now? ***
Capitolo 30: *** With you I'm born again (part 1) ***
Capitolo 31: *** With you I'm born again (part 2) - Let's start from here ***



Capitolo 1
*** The accident ***


The Accident


Siamo chirurghi, ogni giorno salviamo vite, e altrettante ne perdiamo. È bello dire ad una madre “L'intervento è andato bene, suo figlio si riprenderà presto”, allo stesso modo in cui è dura annunciare una morte, o una data di scadenza.
Facciamo il nostro lavoro perché ci eccita, ci da' la carica: restituire vite è la nostra vita, il nostro ossigeno.

-Emma, hai una faccia.
-Grazie Neal. Ma ero assegnata a mia madre, e mi ha dato il compito di vegliare su una sua post operatoria... Alice. Una bambina di tre anni, operata al fegato. Avevo paura di dormire...- presi il caffé che mi porse e lo mandai giù tutto d'un fiato.
-Mh, la Blanchard sarà orgogliosa di te allora...
-Già. Anche se non sarò io la prossima pediatra della famiglia...
-Tu sei fatta per la traumatologia... se ne farà una ragione.
Annuii e presi un altro caffé: avrei anche potuto dormire un po', la giornata sembrava tranquilla, ma ma allo Storybrooke Hospital non si poteva mai sapere.
-E... con August come va?
-Oh lascia perdere!- tagliai corto -E' una storia finita. Chiusa. Si è portato a letto Ruby. E il tradimento non è una cosa che perdono.
Ero stata fidanzata per due anni con lo strutturato in neurochirurgia, August Wayne, finché non si era portato a letto la sua specializzanda del secondo anno, dopo un litigio.
Un litigio che mi aveva fatta stare male, così ero andata a casa sua per cercare di chiarire... e invece avevo trovato Ruby nel suo letto.
Aveva cercato di scusarsi, di farmi capire che erano stati i bicchieri di troppo a fargli commettere quella sciocchezza, ma non l'avevo voluto ascoltare. Non l'avrei mai perdonato.
Avevo perdonato Neal, che mi aveva messa incinta a 18 anni ed era scappato: con lui però era diverso, non sapeva nulla del bambino. Era semplicemente sparito con suo padre, senza dirmi niente, senza lasciarmi un numero o un messaggio. Una volta ritrovatici all'ospedale a lavorare insieme, però, gli avevo detto la verità, e da allora mi aveva aiutato con Henry, che ora aveva 10 anni. Aveva meritato il mio perdono.
Feci per stiracchiarmi, quando il mio cerca persone iniziò a squillare. Lo stesso fu con quello di Neal, e vari altri in quella sala.
Ci guardammo un attimo e scattammo in piedi, per raggiungere Blue che era appena entrata.
-C'è stato un grande incidente, una nave da crociera si è scontrata con un ferry boat nella nebbia, ci sono feriti gravi! Dovete andare a prestare soccorso anche sul posto. Swan, Cassidy, Mills, e piccola Arendelle, voi verrete con me e coi dottori Nolan e Glass. Veloci!

Ci dividemmo su due ambulanze increduli: un ferry boat urtato da una nave enorme, chissà quanti morti ci sarebbero stati... sperai che avremmo potuto salvare più persone possibile.
-Emma, secondo te ci saranno bambini? Oh è così triste, non voglio bambini morti!- si lamentò Anna, la mia sorellastra più piccola. Lei sarebbe stata la pediatra ideale, almeno la mamma avrebbe avuto qualche soddisfazione.
-E' possibile, ci saranno state famiglie... ma Anna, non ti agitare.- le presi una mano nel tentativo di rassicurarla.

Anche se da rassicurarsi c'era ben poco: quando scendemmo c'era il delirio più totale.
Rimasi a bocca aperta: il ferry boat era in fiamme, i vigili del fuoco non avevano ancora finito. Era coloro legno, sembrava antico, e riportava un'insegna ammaccata: “Jolly Roger”.
C'erano già una decina di ambulanze, elicotteri, e paramedici che cercavano di prestare soccorso dove possibile. Il caos.
Blue ci fece sparpagliare dandoci l'ordine di aiutare chi potevamo.
Corsi verso una coppia di ragazzi stesi su delle barelle, e controllai le loro condizioni dato che erano stati lasciati a sé stessi.
Sistemai le mascherine per l'ossigeno e dopo essermi accertata che le ferite fossero superficiali li affidai ai paramedici.
Continuai ad aiutare ovunque servisse, senza rendermi conto del tempo che passava, poi salii sul molo per cercare eventuali feriti non ancora soccorsi.
Feci per scendere le scale, c'erano delle persone schiacciate da un palo, ma avrebbe potuto esserci qualcuno ancora vivo.
-Ehi, non è sicura questa parte del molo, non può scendere- fece un poliziotto bloccandomi per un braccio.
-Devo andare a controllare, è il mio lavoro.
Riuscii a scrollarmelo di dosso, e nonostante fossi esausta, sporca e sudata riuscii a scendere.
Mi chinai a controllare il polso di una donna e quello di una bambina, ma niente da fare. Erano morte. Facendo attenzione a non inciampare andai avanti, e ancora niente. Tutti morti, tutti schiacciati da quell'enorme palo di ferro.

Crollai a sedere esausta, mi sentivo inutile. Tante persone avevano preso la Jolly Roger con gioia, e ora avrebbero dovuto essere in vacanza, magari a giocare coi figli sulla spiaggia. E invece erano quasi tutti feriti, e gli altri morti. Feci per rialzarmi e tornare ad aiutare dove potevo, quando sentii un lamento.
-Chi c'è!- esclamai, non riuscendo a capire da dove venisse.
Poi lo vidi, quasi in fondo al molo; il corpo di un uomo, schiacciato sul torace da una trave di legno che sembrava piuttosto pesante. Eppure era vivo.
Mi avvicinai a lui e cercai di tirare su la trave, ma con scarso successo.
-Tranquillo, vado a chiamare aiuto. Non la lascio morire...- tentai di rassicurarlo, ma questo mi afferrò la mano.
-Per favore... non... non...- non riuscì a finire la frase, e vidi una fitta di dolore attraversargli lo sguardo.
-Va bene. Non la lascio.
-Sono Jones... Killian. Killian Jones. Sono il timoniere...- bofonchiò, mentre insistevo nel cercare di tirare via la trave.
-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu. Erano meravigliosi, e così sofferenti che mi diedero le forze per liberarlo da quell'enorme peso, prima che gli succhiasse via la vita.
Ma l'impatto fu così forte che non riuscii a mantenere l'equilibrio e un attimo dopo mi sentii precipitare nel vuoto.
E poi nell'acqua gelida.
-Emma!- sentii gridare Killian Jones.


















Angolo dell'autrice:
Ok, credo di essere pazza. Sono le tre di notte ormai, e mi è venuta in mente quest'idea assurda per la fan fiction.
Se qualcuno segue/seguiva Grey's Anatomy, noterà che ho preso spunto dalla serie, in particolare da un episodio della terza stagione.
Non so se l'idea piacerà, ma visto che ho scritto ho deciso di postare... non penso durerà molti capitoli, perché è praticamente un'idea nuova che non so bene come svilupperò... (in attesa di trovare l'idea per l'ultimo capitolo per il CaptainSwan spelling, mi vengono queste idee assurde, sì) 

 

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Capitolo 2
*** Someone to care about ***


Someone to care about


-Emma!
Cercai di mantenere la calma e nuotai verso la superficie, aggrappandomi alle travi di legno.
Prima che potessi tentare di risalire da sola mi sentii tirare su, e tossii tutta l'acqua che avevo inghiottito. Il poliziotto che mi aveva avvertita di non scendere mi teneva preoccupato per le braccia, guardandomi.
-Sto bene, grazie. Vada a cercare aiuto per quest'uomo, dev'essere subito portato su un'ambulanza- dissi, cercando di riprendere la calma. Guardai il timoniere ancora sdraiato, che mi guardava sollevato. Si era preoccupato per me nonostante le sue condizioni critiche.
Il poliziotto si allontanò in fretta per fare come gli avevo chiesto e io mi chinai per controllare le sue condizioni dello sventurato.
-Grazie dottoressa. Sta bene?- cercò di dire con un certo sforzo.
-Silenzio, deve stare tranquillo finché non arriva qualcuno. Sto bene...- gli sorrisi, nonostante tutto.
Aveva una mano completamente coperta di sangue e sembrava non potesse muoverla, ma al momento era il problema minore. Alzai la sua maglia, e solo adesso notai che aveva una grossa ferita aperta poco sotto il torace, oltre a varie evidenti fratture.
Improvvisamente il sorriso gli si spense sulle labbra, e divenne bianco come un lenzuolo, iniziò a respirare a fatica.
-Killian! Avanti, resta con me, respira!- gridai, mentre iniziavo un massaggio cardiaco.
Grazie al cielo vidi arrivare mio padre.
-Dottor Nolan, il paziente è in arresto! Mi lasci finire!
Continuai il massaggio cardiaco fino a che non vidi il suo torace alzarsi con forza e poi riabbassarsi.
-Emma, sei tutta bagnata.
-Sto bene, pensa a lui! Al momento l'ho stabilizzato ma presenta contusioni alla parete toracica, fratture di più coste. Sospetto lesioni allo sterno con possibili complicanze alle vie respiratorie, e possibili emorragie interne.
-Bene dottoressa Swan, va assolutamente operato. Mi assisterai tu, gli hai salvato la vita.
I paramedici lo caricarono cautamente su una barella, e corsi con mio padre verso l'ambulanza su cui lo trasportarono.
Sull'ambulanza gli inserirono un drenaggio toracico e una maschera per l'ossigeno, e cercammo di mantenerlo vivo fino all'arrivo in ospedale.
Gli strinsi istintivamente una mano, rifiutando di farmi asciugare. Il suo volto era una maschera di dolore anche con gli occhi chiusi, e sperai che in quella maniera gli avrei fatto forza il più possibile.

***

Entrai esausta nella doccia, dopo un intervento che era durato quattro ore in cui avevamo rischiato di perderlo due volte.
Avevamo dovuto aprirgli il torace, bloccare un'emorragia e sistemare la frattura allo sterno che aveva rischiato di perforargli i polmoni.
Invece per la sua mano sinistra non c'era stato niente che potessimo fare: una volta sveglio gli avremmo chiesto di provare a muoverla, ma quasi sicuramente sarebbe stata necessaria l'amputazione.
Mi ero lasciata mettere i punti su una ferita al braccio solo una volta finito l'intervento, con Killian Jones vivo. Neanche avevo sentito il dolore, nonostante avessi messo solo un cerotto perché non creasse problemi mentre operavo.
Mentre lasciavo che l'acqua calda mi scorresse lungo il corpo e il viso, mi chiesi perché tenessi tanto a quell'uomo. Avevo avuto tanti pazienti, anche in condizioni peggiori.
Forse era perché si era preoccupato per me quando era lui quello ridotto peggio. Era stato un gesto dolce, coraggioso. Anche se secondo gli altri ero io l'eroina che aveva tirato via una montagna di chili dal suo torace.
Mi asciugai e indossai un camice pulito, poi mi stesi sul letto.
-Swan, tutto a posto?
-Regina!- voltai la testa di lato e solo allora mi accorsi che stava occupando l'altro letto.
-Sì, è solo stato... un devasto. Non dormo da 30 ore, sono caduta in mare, ho partecipato a un intervento di 4 ore... ah e ho sollevato una trave che pesava il doppio di me. Sono a pezzi.
-Io ho un paziente con un trauma cranico che ha appena perso la moglie e ha il figlio piccolo in terapia intensiva. È terribile... si chiama Robin. Robin Hood.
-Il mio si chiama Killian Jones... ed è l'uomo più affascinante che abbia mai visto. E so di essere inopportuna...
-Ora capisco come hai trovato tutta quella forza- sorrise -anche il mio ha molto fascino ma... sai. Ha perso la moglie. Quindi faccio più schifo io di te.
Sospirammo entrambe, e mi voltai su un lato per cercare di dormire un paio d'ore. Killian non si sarebbe svegliato così presto, quindi avevo un po' di tempo per riposare prima di rischiare di accasciarmi a terra, e ci mancava davvero poco ormai.

Mi svegliai di soprassalto a causa del suono del mio cerca persone.
Saltai subito giù dal letto, Killian era di nuovo in arresto. Diavolo, non potevo aver fatto tutta quella fatica per nulla! Un uomo come lui non meritava di morire.
Corsi fino a raggiungere la sua stanza, dove immediatamente presi le piastre.
Caricai a 100. Non successe nulla.
Provai a 200. Ancora nulla.
Provai allora con 300, e la linea piatta dello schermo riprese a regolarizzarsi.
Sospirai distrutta, e lo guardai: aveva gli occhi aperti, e mi stava guardando.
-Grazie al cielo sei vivo. Se muori ti ammazzo- dissi, e mandai le due infermiere a chiamare mio padre.
-Non sono stato poi così sfortunato... se ad assistermi c'è lei. Allora, sopravviverò?
-Sta arrivando il dottor Nolan, le dirà tutto lui. Intanto può... darmi i suoi dati personali?
-Killian Jones, 35 anni... Sono di Jacksonville, ma vivo vicino Storybrooke... a Portland. Timoniere della Jolly Roger da 12 anni.
-E... ha parenti che possiamo contattare, signore Jones?
-Sono solo al mondo dottoressa... la mia famiglia... sono morti tutti. Ho dei parenti da qualche parte a Philadelphia ma...
Scrissi tutto, poi lo guardai: non era triste, nonostante mi avesse appena detto di non avere nessuno. E non c'era neanche malinconia... eppure non doveva essere facile non avere nessuno.
-Bene, grazie. Mio padre... volevo dire, il dottor Nolan recupererà la sua cartella clinica. Ora le farà un controllo, è stato operato- guardai mio padre entrare e feci per allontanarmi e lasciarlo fare, ma Killian mi afferrò la mano.
-Non vado da nessuna parte. Rimarrò qui con lei, promesso.- sorrisi, e allora mi lasciò andare.

Ebbi l'impressione che capisse poco di quel che mio padre gli stava dicendo sulla sua situazione, ma d'altronde era un marinaio... aveva quel fare trasandato da pirata che mi affascinava non poco.
-... e poi c'è la questione della mano sinistra. Ha delle lacerazioni molto gravi, probabilmente irreparabili. Riesce a muoverla? Almeno le dita?
Si voltò verso la propria mano, e vidi molto sforzo nel suo sguardo. Ma non si mosse, neanche un dito. Sospirai triste, perché a questo punto c'era solo una cosa da fare... e non sapevo come l'avrebbe presa.
-Allora... non possiamo salvarla. Bisognerà... amputarla. È infetta e... non c'è niente da fare.
-C... cosa? Amputare? Sono un timoniere! NON POTETE TAGLIARMI LA MANO!- gridò, e iniziò ad agitarsi nel letto.
-Si calmi, deve calmarsi! Non le fa bene agitarsi in questa...
-Killian! Avanti, fallo per me.- gli afferrai la mano sana e la strinsi forte nella mia. Lo sentii rilassarsi, e ricambiò la stretta.
-Mi dispiace tanto... però vivrai. Potevi morire, e invece sei qui.
-Voglio che lo faccia lei dottoressa- sussurrò, guardandomi negli occhi -se lo farà lei che mi ha salvato la vita... non sentirò come se me ne stessero togliendo un pezzo.
Incredula mi voltai verso mio padre, che annuì. Non ero sicura di volerlo fare, non sapevo come avrei retto nel tagliare via un pezzo di lui, ma era ciò che voleva. Non potevo dirgli di no.
-Ok... ci penserò io.
-Vado a prenotare una sala operatoria allora. Dobbiamo farlo entro qualche ora... resta qui tu Emma.
Annuii, e una volta andato via ci lasciò soli.
Guardai ancora una volta il paziente, ero incantata dai suoi occhi. Era così bello, e così giovane... ma ormai sapevo quanto fosse ingiusta la vita, ne avevo passate fin troppe.
-Dottoressa...
-Chiamami Emma.
-Emma. Grazie per avermi salvato la vita... non ho mai conosciuto una donna forte e cocciuta come te. Come hai fatto? Era pesantissimo...
-Oh, allenamento... sono piuttosto forte- sorrisi facendo un gesto con la mano, che mi afferrò di nuovo. Alzò la manica ed esaminò i punti che avevo poco sopra il polso, coperti da un cerotto trasparente.
-Ti sei fatta male...
-Non è niente. Credimi... quando ero al primo anno, io e i miei amici ci esercitavamo su noi stessi, sai. È una cosa a cui sono abituata... ma non dare l'idea ai nuovi, non è una... tecnica esattamente approvata, sai...
-Anche trasgressiva. Mi piaci dottoressa... sei fidanzata?
-Ma che domande fai!- esclamai, e lui rise piano, con la mia mano ancora nella sua. Non riuscivo a crederci, era più morto che vivo, e ci stava provando con me dal suo letto d'ospedale.
-Oh, avanti... giusto per parlare.
-Sono single- sorrisi -il mio ex si è fatto un'altra, e dopo avergli fatto due occhi neri... non l'ho comunque perdonato.
Rise ancora, scuotendo la testa. La sua risata era contagiosa, tanto che scoppiai a ridere senza controllo anch'io. Risi fino a che non mi lacrimarono gli occhi, e quasi mi venne il singhiozzo.
-Ok. Penserai che sono strana...- feci, cercando di fermarmi.
-No, penso che tu sia stupenda, hai un sorriso splendido. E per quel che vale, il tuo ex è un'idiota... una come te io me la terrei stretta.- mi sorrise sincero, e sollevò un braccio per accarezzarmi la guancia.
Aveva la pelle calda, e morbida nonostante i vari graffi. Lo lasciai fare e godetti di quel tocco, di quelle attenzioni che ormai da mesi non ricevevo da nessuno.
-Vale moltissimo... grazie- sussurrai, accarezzando quella mano senza spostarla dal viso.

In quel momento entrò mio padre, e mi scostai perché non si accorgesse di quel tenero momento d'intimità, anche se innocuo.
-C'è una sala libera adesso. Dobbiamo andare... Jones, ho esaminato la sua cartella clinica. È sano come un pesce... non ci saranno complicazioni.
-Va... va bene. Tagliate, se proprio dovete farlo... e Emma. Per caso... hai visto delle persone? Robin... Robin Hood. È il mio migliore amico...
-Oh! È un paziente di una mia collega. Ha un trauma cranico, ma non è grave... ce la farà.
-E la sua famiglia? La moglie... e il bambino. Marian e Roland...?

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Capitolo 3
*** Trying to understand ***


Trying to understand


Deglutii, non sapendo cosa dire. Regina me l'aveva detto, mi aveva detto che la moglie di Robin Hood era morta.
Se da una parte avevo paura di farlo agitare ancora una volta, dall'altra sapevo che se non avessi parlato ci sarebbe comunque arrivato da solo, e sarebbe stato peggio.
-Il bambino è in terapia intensiva. Ce la farà... i bambini sono forti.
-Marian? Lei quindi sta bene?
Restai in silenzio con lo sguardo basso, sentivo mio padre guardarmi con disapprovazione. Ero un medico, le emozioni dovevo saperle gestire. Ma non era facile, non sempre lo era. Non ero una debole nel mio campo, ma a volte era troppo anche per me.
-Marian non ce l'ha fatta. Quando l'hanno portata era in ipotermia e aveva un'emorragia irreparabile. Mi dispiace davvero tanto...- dissi d'un fiato, senza osare guardarlo.
Calò in silenzio, neanche lui sapeva cosa dire. Alzai un solo attimo gli occhi per accertarmi che non stesse soffocando o qualcosa del genere, ma l'unica cosa che non andava erano le lacrime nei suoi occhi.
-Era una brava persona Marian. Altruista, gentile... amava Robin e Roland. E anche loro... ed era una delle mie migliori amiche.
-Lo so che è dura Killian... perdere una persona cara è ciò che di peggio può capitare. È peggio che morire. Papà, ti prego esci. Dammi un attimo, lo sai che in queste condizioni non possiamo operarlo.
Mio padre annuì, e uscì chiudendosi la porta dietro.
-Non lo sai Emma, non lo sai! Tu salvi le vite, tu non vedi i tuoi amici morire, non vedi la tua famiglia morire! TU NON MI PUOI CAPIRE!- continuava a urlare con la voce ferma, ma sapevo che nono voleva fare altro che scoppiare in lacrime. Però era uno duro lui, non voleva piangere davanti a me.
-Sì che posso...
-NON PUOI! TU... VOI DOTTORI NON CI CAPITE VERAMENTE! SIETE DELLE PERSONE FREDDE, CHE CON TANTA FACILITA' LASCIANO MORIRE CHI CREDONO DI NON POTER SALVARE!
-Non ti permetto di parlarmi così!- esclamai ferita, chinandomi su di lui e stringendo il lenzuolo che lo copriva, giusto per non stringere il suo collo -IO ho perso la mia migliore amica! Due anni fa, in una sparatoria QUI IN OSPEDALE. È morta tra le mie braccia, non ho potuto fare niente! Lily era tutto per me! Quindi non osare darmi della persona fredda, o non mi importerà che tu stia male, e ti darò un pugno così forte che avrai bisogno anche del chirurgo plastico!- gli urlai in faccia, senza distogliere lo sguardo.
Lui continuava a guardarmi, e io facevo lo stesso. Nessuno di noi due aveva intenzione di cedere, o almeno io no di certo.
-Mi dispiace- sussurrò infine, e mi accarezzò la guancia -scusami, hai ragione... sono un egoista, non sono l'unico ad aver sofferto... mi dispiace per Lily. Davvero.
-Ok. Ora sei pronto per farti tagliare la mano?
-Sì. Sii delicata se puoi...
Un ghigno mi uscì dalla bocca senza che potessi evitarlo: -Scusa. Ma non è la dolcezza ciò a cui si pensa durante un'amputazione. E poi sarai in anestesia totale, dormirai. Non ti preoccupare. In ogni caso non sono tenera e delicata come un'infermiera, io sono precisa... ti basta?
-Mi basta- sorrise -è comunque la prospettiva più rosea che ho. Se proprio devo essere fatto a pezzi, mi sento meglio sapendo che sarà una dottoressa sexy a farlo...
-E devi smetterla di provarci con me, Jones.
-Vuoi dire che non ti piaccio?- alzò un sopracciglio, con una nota di malizia.
-Sta zitto. Andiamo a farti a pezzi, forza.

In sala operatoria fui impeccabile come sempre, avevo lasciato da parte la stanchezza perché non era ancora il momento di cederle.
Era però il momento segare l'osso, e improvvisamente sentii la sega tremarmi nella mano.
-Tutto bene dottoressa Swan?
-Tutto bene dottor Nolan.- presi un grosso respiro. Non volevo tagliargli via un arto, la sua mano destra era così forte, delicata e calda che avrei voluto potergli stringere anche l'altra... eppure lo stavo facendo per il suo bene.
-Anzi, no. Non sono sicura di poterlo fare. Perdere proprio una mano, capisci? Per noi le mani sono fondamentali e... credo anche per lui e...
-Puoi farlo. Lui vuole che sia tu. Possiamo anche mentire, ma sei un medico e devi poterlo fare.
Respirai ancora a fondo, e la mia mano tornò ferma. L'avrei fatto per lui. Era consapevole di cosa sarebbe successo, e voleva lo facessi io... glielo dovevo.
Non fu un taglio dolce, non sarebbe stato da me. Ma fui precisa come gli avevo promesso, e il taglio fu perfetto.
La mia mente era vuota mentre sistemavamo le fibre muscolari e la pelle, per poi ricucire la ferita e bendare il moncone.

Una volta finito, corsi fuori dalla sala togliendo mascherina, camice guanti, e mi rifugiai in bagno a vomitare. Poi mi sciacquai la bocca e rimasi seduta per terra, poggiando la schiena contro il muro e chiudendo gli occhi.
-Emma! Ti senti male?
-Sto bene Elsa- borbottai senza riaprire gli occhi -è solo stata una giornata lunga e dura. Molto lunga e molto dura. Ho appena eseguito un'amputazione... e poi sono venuta qui a vomitare. Non sono mai stata debole di stomaco, non dovrei reagire così.
-Al paziente che hai salvato? Anna me l'ha detto...
Annuii, e le feci spazio perché potesse sedermisi accanto.
-Hai una cotta per lui?
-Non... non è questo, è... non lo so. Ma... è così affascinante. Tremendo ma affascinante.
-Emma, lo sai che non devi affezionarti troppo a un paziente... e non provare a innamorarti!
-Innamorarmi?! Non esageriamo, lo conosco da... da neanche 24 ore!- mi tirai su reggendomi al lavandino, poi mi sciacquai il viso ancora una volta. Ero stanca, ma volevo prima andare a controllare Killian. Poi, forse, sarei andata a casa per dormire e tornare in forze.
-Ci vediamo alle 23 a fare una bevuta da Granny se non sei in coma...
-Ok, vedrò cosa posso fare... ciao!

L'uomo non si era ancora risvegliato, ma sembrava dormisse sereno. Aveva il viso rilassato, come se non avesse appena subito due interventi. Come se stesse nella sua casa a riposarsi, dopo una lunga giornata di lavoro.
Sorrisi, e presi una poltrona avvicinandola al letto, poi mi ci accomodai. Il sonno poteva aspettare ancora un po': non aveva nessuno ad aspettare che riaprisse gli occhi, nessuno che l'avrebbe consolato mentre si ritrovava con una mano in meno.
E non potevo permetterlo, meritava qualcuno che tenesse a lui, qualcuno che gli avrebbe fatto forza. E quel qualcuno sarei stata io, era anche quello il mio lavoro: assistere il mio paziente. Oltretutto, al momento non lo consideravo neanche solo un lavoro. Era un piacere.
Mi poggiai contro lo schienale e mi misi comoda, decidendo di chiudere gli occhi solo per un po'. Non avrei dormito, volevo solo potermi rilassare un pochino mentre lui era ancora incosciente.

***

Iniziai lentamente a riaprire gli occhi, con un raggio dispettoso che mi disturbava la vista.
Un momento.
Avevo dormito? Non ricordavo di essere andata a casa. Avevo bevuto così tanto da Granny che mi ero dimenticata praticamente tutto? Ma ero stata da Granny?
Spalancai gli occhi e mi vidi avvolta da una coperta calda: ero ancora sulla poltrona, alla fine mi ero addormentata. Oh mio dio...
-Ben svegliata dottoressa...
-Killian! Oddio, che ore sono? Dovevi svegliarmi, io... oh mio dio. Quanto ho dormito?
-E' da poco passata l'alba... hai dormito almeno otto ore buone, direi.
-COSA!! E non mi hai svegliata!! Quando ti sei svegliato? Dovevi svegliarmi!
-Rilassati splendore. Stavi dormendo così bene, mi dispiaceva... un'infermiera mi ha portato da mangiare un'orribile gelatina verde e poi le ho chiesto di coprirti... tremavi un po'.
Arrossii violentemente; invece di prendermi cura io del mio paziente, lui si era preso cura di me. Come avevo potuto addormentarmi! Sperai che nessuno dei superiori ne sapesse niente, o sarei finita nei guai. O forse no, ma preferivo non dover correre il rischio.
-Ora devo farti un controllo di routine.- dissi, scattando in piedi forse un po' troppo veloce. Crollai quindi nuovamente sulla poltrona e lui si fece sfuggire una risata.
-Non c'è fretta... vatti a prendere un caffè, lavarti la faccia...
-Assolutamente no. Già non dovrei aver dormito 8 ore qui. Mio dio, a parte le infermiere è passato qualcun altro?
-No, non ti preoccupare. Non sei nei guai. Prenditi dieci minuti... e poi potrai palparmi quanto vuoi.- mi fece l'occhiolino, e io mi alzai senza dire niente, solo lanciandogli un'occhiataccia.
-Ti porto la colazione. Tieni a bada gli ormoni.- dissi mentre uscivo, poi raggiunsi il bagno e mi lavai la faccia. Ero in uno stato orribile, con delle borse sotto gli occhi e i capelli in disordine: avrei chiesto al bar una spazzola e un correttore a qualcuna delle ragazze.

-Emma! Sei ancora qui...
-Ciao Regina, sì... sono rimasta per... via del paziente. Non ha parenti, quindi...
-E poi è un figo, sì lo so. Siediti che ti sistemo, e prenditi un caffé. Però sembri più riposata di ieri...
Arrossii ancora una volta: come facevo a dirle che mi ero addormentata su una poltrona vicino al paziente senza che mi prendesse in giro per il resto della vita?
-Non fare domande e non sarò costretta a mentirti per salvarmi la reputazione- feci, e mi sedetti perché potesse pettinarmi e coprirmi le occhiaie.
-E' amico del tuo paziente e della sua famiglia... ci è stato male per la donna. Come sta Robin?
-Deve ancora svegliarsi... e lo farà. E io non so come dirgli della moglie... il bambino invece sta migliorando, ma non è abbastanza stabile per fargli sapere della mamma.
-Capisco... è difficile, ma devi essere tu. Come dovevo essere io ad amputargli la mano. Grazie per la sistemata... prendo il caffé e corro, devo ancora fargli un controllo.
-Vai vai... che se è così bello, qualche infermiera potrebbe portartelo via.
-Ah ah ah. Che ridere, guarda.

Ingoiai il caffé d'un fiato, poi rubai qualche biscotto e una mela in un sacchetto di plastica e tornai di corsa in camera di Jones. Sembrava tranquillo per fortuna.
-Non riesci a stare più di qualche minuto senza di me, vero?
-Ma che hai che non va?- gli domandai sconcertata -ti ho detto di smetterla. E come fai a provarci quando hai 3-4 costole rotte e varie altre fratture e lesioni più gravi?
-Beh, potrei avere delle ossa rotte... ma c'è altro che è perfettamente intatto, e funziona...
Lasciai cadere involontariamente la bustina coi biscotti, per fortuna chiusa, e rimasi a bocca aperta a fissarlo. Non era la prima battutina che faceva, ma questa era la prima così “spinta”.
Non riuscivo a capirlo quell'uomo, per quanto mi sforzassi.
-Oh, non dirmi che ti sei scandalizzata per così poco, tesoro... che c'è, sei vergine?
-Mio dio, ma tu sei davvero così o hai battuto la testa?! Forse dovrei richiedere una tac al cranio.
-La mia testa sta bene- mi fece l'occhiolino -allora? Lo sei?
-Non sono affari tuoi, Jones. Ora lasciami fare questo controllo e se la smetti di fare il cretino ti do' anche i biscotti.
Non fu molto professionale, ma godetti tra me e me quando la sua ennesima risata gli procurò una fitta di dolore: se l'era cercata.
Mentre gli alzavo la maglia sotto il suo sguardo compiaciuto, il mio cerca persone si mise a suonare.
-Oddio, altri traumi in arrivo! Un incidente in pullman! Ma cosa succede in questi giorni!- esclamai riabbassandogli le maglia: -Scusa, ma io servo. Manderò qualcun altro a controllarti!
E quando cercai di correre fuori dalla stanza, finii col sedere a terra proprio sotto il suo sguardo.

















Note dell'autrice;
vorrei ringraziare chi sta leggendo e/o recensendo questa "follia". Quando ho iniziato l'ho fatto davvero tanto per, e pensavo sarebbe stata una schifezza xD quindi boh, grazie :)

 

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Capitolo 4
*** Hook. ***


Hook.


-Non. Provare. A. Ridere. O ti ammazzo.- biascicai minacciosa, mentre mi alzavo e mi massaggiavo l'osso sacro. Avevo pure preso una bella botta. Fantastico.
Mi voltai verso di lui seria, pronta a farlo a pezzi se si fosse messo a ridere: mi guardava, e si mordeva il labbro. Ma il suo viso era contratto, e sapevo che ci stava mettendo tutte le sue forze per non scoppiare in una delle sue risate.
-Silenzio.- ripetei -Ci vediamo dopo.
-Stai... bene?- domandò, ma era chiaro che non avesse abbandonato l'idea di mettersi a ridere.
-Benissimo. E finché non riderai starai bene anche tu. Ora scusa ma ho delle vite da salvare.- uscii di lì a testa alta, e mi maledissi solo una volta aver richiuso la porta dietro di me.
Non potevo permettermi di fare delle figuracce simili davanti a lui, come avevo potuto! Ora probabilmente stava sfogando il suo riso represso, e solo il pensiero mi fece montare un nervosismo terribile.
Ma non era il momento di pensare a lui, dovevo pensare a fare bene il mio lavoro, così accorsi all'ingresso dove c'erano già le mie sorelle, Regina, Neal e mio padre.

-Ci hai messo un po' ad arrivare, l'emergenza ha interrotto te e Hook in un momento intimo?
-Hook? Chi sarebbe Hook.- guardai Neal senza capire.
-Oh dai, il tuo paziente. Hook. Come il pirata. Capitan Uncino. Sai, quello con una mano sola...
-Ma sei terribile!- gli diedi una gomitata -Come puoi dargli un soprannome così... crudele, ha perso una mano...
-Appunto.
-Sei orribile. Ma devo dire che gli si addice.- era solo una versione sexy di Capitan Uncino. E sicuramente molto ma molto più fastidiosa.
Non avemmo più il tempo di parlare, da tre ambulanze scesero i paramedici coi feriti gravi.
La prima era una bambina di non più di 12 anni, con una brutta ferita alla testa: se ne fece carico subito Anna, facendo chiamare nostra madre.
Io presi subito la paziente successiva, una donna sulla trentina con delle ustioni sulle braccia, schegge nel petto e fratture ad anca e ginocchio.
Controllai subito i suoi parametri vitali e feci preparare una sala operatoria, dopo aver chiamato Aurora, la mia specializzanda del primo anno.

***

Ero forse una delle persone più stupide del mondo, ma dopo l'intervento, invece di andare a riposare su un letto comodo e morbido, mi diressi verso la stanza di Killian Jones.
Dentro era tranquillo, le luci spente e le tende tirate quanto bastava perché non fosse completamente buio. La mia poltrona era ancora al suo posto, così andai a rilassarmi lì.
-Dottoressa. Già ti mancavo...- disse, aprendo gli occhi e facendomi spaventare.
-Jones. Pensavo dormissi. Ti hanno fatto il controllo, vero?
-Sì, sono stabile. E dato che non posso andare a casa potrai godere della mia presenza ancora per un bel po', tesoro...
Alzai gli occhi al cielo, era così pieno di sé! Dovevo essermelo immaginato il ragazzo dolce che si preoccupava per me quando ero caduta in acqua.
-Non hai più risposto alla mia domanda, prima...- sorrise.
-Non ti parlerò della mia vita sessuale! Non sono affari tuoi, chiaro?
-E' che sei molto tesa. Sai, ti rilasserebbe...
-Io non sono tesa, sono solo concentrata. Per fare il mio lavoro devo esserlo!
-E non hai mai voluto un bambino?
-Ma porca miseria, perché non parliamo di qualcosa che non riguardi la mia vita privata? E poi ce l'ho un bambino, e ha 10 ann...- mi bloccai, ma ormai la frittata era fatta. L'aveva avuta vinta.
-Dieci anni?- mi squadrò a lungo, e io mi morsi il labbro perché sapevo cosa si stava chiedendo.
-Ho avuto mio figlio a 18 anni. Ok?
-E il padre?
-E'... è una lunga storia Jones, oltre che privata direi.
-Considerando che io non posso muovermi da qui, ho tempo... tu ne hai?
-Ti è sfuggita la parola “privata” o non sai cosa significa?
-Quindi hai tempo. Avanti Emma, lo so che sono solo uno sconosciuto tremendamente affascinante per te, ma sono anche un ottimo ascoltatore... ogni tanto fa bene ricordare il proprio passato. Poi ti racconterò qualcosa io. Va bene?
Ci pensai su un attimo, e mi resi conto che effettivamente ero incuriosita dalla vita del marinaio solitario. Non era un segreto quello che c'era stato tra me e Neal, quindi forse non sarebbe stato così terribile raccontarglielo.
-Ci sto.
Gli raccontai del mio primo incontro con Neal al liceo, di come ci eravamo innamorati. Lui era figlio di un grande chirurgo generale, e io di una pediatra e un chirurgo cardio toracico, ed avendo entrambi preso la passione dai nostri genitori, ci eravamo ritrovati subito amici. Poi i discorsi si erano trasformati in chiacchiere sui nostri hobby, cibi preferiti, e infine in passeggiate e cene romantiche. Per quattro anni, fino all'ultimo di liceo, era stato tutto perfetto.
E poi era successo quel che era successo.

-Ma scusa... aveva 18 anni. Non poteva decidere di rimanere con te? Per te?
-Non è stato il suo caso. Doveva scegliere tra me e la sua famiglia e... mi aveva detto che avrebbe scelto me, che sarebbe rimasto. E invece da un giorno a un altro è semplicemente sparito. Senza lasciarmi un messaggio di spiegazioni, e niente... solo un suo portachiavi.
Tirai fuori il ciondolo da sotto il camice e glielo mostrai: l'avevo messo su una catenina, era argentato e nero al centro, con l'incisione di un cigno.
-Mi piaceva, fin da quando gliel'ho visto... ma non voleva regalarmelo. Diceva che era un modo per avermi sempre accanto, per via del mio nome sai... “Swan”. “Non voglio ricordare ogni giorno cosa ho perso, voglio che lo tenga tu... se vorrai ricordarmi”. Aveva scritto solo questo.- mi morsi forte un labbro per farmi male e quindi bloccare le lacrime. Era il passato. Io e Neal eravamo in ottimi rapporti ora.
-E non gliene importava nulla del fatto che fossi incinta?
-L'ho scoperto solo un mese dopo... lui era irrintracciabile. E ho cresciuto Henry con l'aiuto della mia famiglia... finché non l'ho rincontrato qui dopo 5 anni...
-E' un tuo collega?- fece sconvolto.
-Oh si. Il dottor Neal Cassidy, siamo insieme al quarto anno adesso... Le cose tra noi sono andate piuttosto bene, alla fine. Si è preso le sue responsabilità... e siamo anche amici. Gli voglio bene.
-Solo amici? Davvero?
-So cosa pensi... ma sì, solo amici. È stato il mio primo vero amore, ma non potrei mai tornare sui miei passi. E così stiamo bene, Henry sta bene...
-Henry. Bel nome... ma senti, il tuo cognome...
-Ehi ehi. Ora è il mio turno di sapere qualcosa su di te.
-Hai ragione- disse -posso decidere io cosa raccontarti?
Annuii. Io avevo paura di chiedergli qualcosa che in quel momento sarebbe stato troppo doloroso e gli avrebbe tolto il solito sorriso irritante, che in fondo mi piaceva.
-Ho conosciuto Marian 11 anni fa, al funerale di Milah, la mia ragazza. È morta per un problema al cuore... non capisco i termini medici, quindi non vado nello specifico, non mi ricordo... non lo so.
-Sei... sei sicuro di volermi raccontare questo?
-Sono sicuro dolcezza- sorrise -Milah aveva 23 anni, un meno di me... eravamo stati insieme da quando ne avevamo 16. Marian era stata la sua amica d'infanzia, di cui mi aveva parlato spesso, ma non l'avevo mai conosciuta. Stavo male al funerale, non sopportavo di averla persa... e Marian mi è venuta vicino. Ha iniziato a raccontarmi cose della sua amica che non conoscevo... bei ricordi. E mi ha detto che erano quelli ciò a cui dovevo aggrapparmi, e non il dolore. È rimasta a Portland qualche giorno, le ho offerto di stare da me invece che in hotel... siamo diventati amici, facendoci forza a vicenda. Un mese dopo c'è stato Natale, e mi ha invitato a passarlo con lei e la sua famiglia sapendo che ero solo. E lì ho conosciuto il suo fidanzato, Robin. Un uomo avventuroso come me, ci siamo trovati bene fin da subito... è il mio migliore amico, lui e Marian sono diventati un po' come una famiglia per me... sono anche il padrino di loro figlio.
Rimasi in silenzio, mi aveva rivelato quella parte di lui che avevo creduto di aver immaginato. Invece esisteva davvero, non era solo l'insopportabile malizioso che mi aveva mostrato ultimamente.
-Non piangere Emma, va tutto bene...
-C... cosa?- mi portai una mano al viso e asciugai una lacrima di cui non mi ero accorta. Restai ancora una volta senza parlare, non volevo sembrargli una debole che piangeva così facilmente.
-Marian non c'è più. Ma se fosse qui mi avrebbe detto di andare avanti, di aiutare la sua famiglia... quindi non piangerò per lei. Non è quello che avrebbe voluto.
-Sei... una persona che mi incuriosisce.
-Oh, non può che farmi piacere tesoro- tornò al suo solito tono ammiccante, e risi.
-Sei ancora più bella quando ridi, sai?
-Ci stai di nuovo provando con me?
-Beccato...- mi fece l'occhiolino -però dico sul serio. Lo sei davvero.
-Grazie.- sorrisi con franchezza -Hai bisogno di qualcosa? Io dovrei tornare a lavoro, sai.
-Solo del bicchiere d'acqua... per favore.
Il bicchiere era sul comodino accanto al suo letto, a sinistra. Mi morsi il labbro, perché sapevo come mai non era riuscito a prenderlo da solo. Ma sembrava non volesse parlarne, quindi non sarei stata io ad affrontare il discorso: avrei aspettato che fosse pronto.
Mi alzai e gli porsi il bicchiere d'acqua, aiutandolo a tenersi sollevato abbastanza perché non gli andasse di traverso. Eravamo così vicini che rabbrividii: emanava calore, e aveva un buon profumo nonostante stesse in una stanza che puzzava d'ospedale.
Una volta smesso di bere alzò lo sguardo, e i nostri occhi si incontrarono per vari istanti, fino a che non ruppi il contatto. Mi aveva fatto provare sensazioni strane a cui non volevo dare un significato. Era un paziente attraente, tutto qui. Non era il primo e non sarebbe stato neanche l'ultimo.
Malvolentieri mi porse il bicchiere perché lo lasciassi al suo posto, ma ero certa che si vergognasse, che avrebbe voluto poter fare tutto da solo. Così lo riempii ancora, e stavolta lo lasciai alla sua destra, in modo che potesse cavarsela.
-Hook- dissi poi.
-Hook?
-Uncino. Capitan Uncino.- gli spiegai.
-Oh! Quindi io sarei Capitan Uncino, adesso?
Studiai la sua espressione, per capire se l'avevo ferito o meno. Sembrava sinceramente divertito, proprio come avevo sperato.
-Spesso diamo dei soprannomi ai pazienti... è squallida come cosa lo so. Non te l'ho dato io il tuo... ma...
-Mi piace Hook. Captain Hook. Fa molto figo, credo che me lo terrò volentieri.
-Come immaginavo- sorrisi -torno quando ho un momento libero ok? Se hai bisogno di qualcosa sai cosa devi fare...
-Va bene! A più tardi... spero mi dirai altro di te.
-Potrei farlo, se tu mi racconti poi altro anche di te.
-Affare fatto tesoro. A dopo... e grazie.
-Non c'è di che.
Uscii da lì ancora col sorriso sulle labbra, quell'uomo non era affatto male. Era affascinante, divertente, era uno forte. Uno che non amava compiangersi, prendeva tutto con filosofia, e con qualche battuta. Ero sicura che dentro soffriva anche lui, ma si faceva forza e si rialzava da solo.
La prossima volta gli avrei chiesto qualcosa sulla sua vita sentimentale dopo Milah. Non avevo più paura di sembrare inopportuna, e già immaginavo la sua espressione compiaciuta per il fatto che mi interessassi alle sue conquiste.



























Angolo dell'autore.
Questo capitolo non mi piace molto, non mi convince ed è anche scritto abbastanza di fretta... però è solo un capitolo di passaggio, per iniziare a capire come inizieranno ad interagire tra di loro Emma e Killian... e data l'ora, buonanotte! xD

 

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Capitolo 5
*** Friends and little doubts ***


Friends and little doubts


-Emma, dopo tre giorni ti sei decisa a tornare a casa!- mi accolse Anna, ancora prima che potessi posare la borsa e sedermi.
-Mh, avevo da fare. E Henry è in gita. Ci siamo solo noi?
-Regina ed Elsa sono di turno, e anche Neal. C'è Will, però sta dormendo.
-Aspetta, Scarlet? Il ragazzo di Elsa? Da quand'è che vive con noi anche lui?
-Sono due settimane che gli hai fatto firmare il contratto d'affitto Emma!
Mi buttai di peso sul divano, finalmente. In 80 ore ne avevo dormito 11, comprese le 8 sulla poltrona in camera del mio paziente. Era normale che mi fossi dimenticata di aver affittato una stanza al dottorando in chirurgia plastica, no?
-Regina ha ragione su te e Hook, vero? Ecco perché sei così tra le nuvole!- fece entusiasta, e mi spostò le gambe in modo da sedersi vicino a me.
-Anna, ti prego... voglio dormire, ho la nausea... non rompere... e Regina la ammazzo.
-Dai ti prego, raccontami e ti lascio in pace!
-Non c'è niente da dire. Ho fatto amicizia con un paziente ok... ed è... carino. Ma è anche irritante e pieno di sé.
-Ti piace.
-Se non vuoi che ti vomiti addosso, vai a chiedere a Regina del suo di paziente sexy, si chiama Robin! Così potrò dormire!- le lanciai addosso il cuscino convincendola finalmente a lasciarmi stare.
Era bello avere tanti colleghi coinquilini, comprese le mie sorelle... ma ciò voleva dire che per avere un po' di privacy dovevo salire in camera al primo piano, e odiavo fare le scale quando ero stanca.
Sarei rimasta a dormire in ospedale, ma mio padre aveva iniziato a insospettirsi e farsi idee sbagliate su me e Killian, quindi mi ero convinta a passare qualche ora a casa.

Ero stata ancora una volta da lui prima di andare, e come avevo previsto aveva adorato il mio presunto interesse sulle sue conquiste.
Proprio per questo ero rimasta del tutto sorpresa quando aveva ammesso che dopo Milah non aveva avuto più una relazione seria. C'erano state solo conquiste di una notte, ma niente di più.
“Sembrerò patetico, ma ho paura di innamorarmi ancora. Ho paura che la sfortuna continui a perseguitarmi e uccida qualche povera innocente... quindi preferisco divertirmi. Ma senza sentimenti e cose del genere, ho chiuso.” Aveva detto. Mi ero trattenuta dal dirgli che era una cosa dolce perché mi avrebbe liquidata con qualche battutina, dato che dolce non voleva esserlo.
Invece gli avevo detto di capirlo. Mi ero innamorata di Neal, ed era andata male. Poi c'era stato August a distanza di anni, ed era andata male un'altra volta. Probabilmente avrei dovuto seguire il suo esempio, trovare uomini con cui potermi divertire ogni tanto e basta.
Io avevo deciso di raccontargli della mia infanzia dato che era parecchio curioso delle mie parentele.
Ero la primogenita di Mary Margaret e David, e nei miei primi cinque anni di vita era stato tutto perfetto. Eravamo stati una normalissima famiglia felice, anche se coi miei che allora erano specializzandi avevo trascorso molte ore insieme a baby sitter varie. Ma non ce l'avevo mai avuta coi miei, anzi, li avevo sempre ammirati per quello che facevano.
Poi mio padre se n'era andato di casa, ed essendo troppo piccola per capirlo non mi era stato detto niente. Veniva a trovarmi e basta, fino a che, all'età di 8 anni, non aveva deciso di farmi conoscere la sua nuova famiglia.
Aveva lasciato mia madre per una sua collega, Ingrid. Ingrid mi aveva accolta calorosamente fin da subito, non era una cattiva persona, non ero neanche riuscita ad odiarla. In più, aveva due figlie: Elsa e Anna. Elsa aveva la mia età, mentre Anna aveva due anni in meno.
Ma nonostante fossi solo una bambina, mi ero resa conto che nella donna ci fosse qualcosa che non andava. Confondeva troppo spesso me e sua figlia, dimenticava le cose, o le ripeteva tante volte.
Così, mio padre mi aveva spiegato che era malata d'alzheimer. Una malattia orribile che le causava perdita della memoria, confusione, paranoia, sbalzi d'umore... in maniera molto grave.
Nei sei mesi a venire, avevo visto la mamma delle mie amiche peggiorare sempre di più, fino a che non aveva dimenticato una pentola sul forno, e io mi ero bruciata gravemente sul braccio per salvare la piccola Anna.
Ingrid aveva pianto, mi aveva chiesto scusa, e in un momento di lucidità aveva costretto mio padre a trasferirla in una casa di cura dove si sarebbero presi cura di lei e l'avrebbero tenuta sotto controllo costante.
Ma un giorno prima che la trasferissimo, aveva avuto un infarto e non ce l'aveva fatta.
I miei genitori avevano adottato le due sorelle senza pensarci due volte, e noi eravamo diventati una famiglia. Anche i miei col tempo erano tornati ad essere la coppia di sempre, mia madre aveva perdonato l'errore di mio padre, sapendo che in fondo la colpa era stata anche un po' sua avendolo spesso trascurato.

Killian mi aveva guardata negli occhi, e avevo impiegato tutte le mie forze per non abbassare lo sguardo, per non cedere a quei suoi grandi occhi azzurri.
“Non hai avuto vita facile neanche tu, eh?” mi aveva detto, mentre mi accarezzava la guancia. Mi stavo abituando alle sue carezze, e non era un bene. “Comunque vorrei conoscerle le tue sorelle... sai, se sono carine come te ne varrà proprio la pena” aveva aggiunto, facendomi sorridere.
E mentre ripensavo al fatto che non vedessi l'ora di rivederlo e chiacchierare ancora, finalmente mi addormentai.

***

-Emma! Anna mi aveva detto che eri a casa perché stai male- mi venne incontro Regina, porgendomi il caffé che accettai volentieri.
-Ciao... lo sai com'è mia sorella, esagera sempre. Io sto bene!
-Io starei meglio se tu non l'avessi mandata a farmi un interrogatorio su Robin.- mi fulminò, e io scoppiai a ridere immaginando la scena. Regina non era una che amava aprirsi molto, e tanto meno amava mostrare i suoi sentimenti. Solo con me, col tempo, aveva imparato a farlo. A tanti poteva sembrare fredda, ma era una persona fantastica... solo poco incline ad aprirsi col mondo.
-Scusa, ma sei stata tu ad aizzarla per prima. Comunque come sta Robin?
-Mhh... diciamo che sta bene. Fisicamente. Si è svegliato, ormai è fuori pericolo anche se gli serve riposo per via del trauma cranico. Ma sai... ho dovuto dirgli della moglie. Non... non è stato facile, si incolpa per non essere riuscito a proteggerla... si odia.- sospirò.
-Mi dispiace... Killian mi ha raccontato qualcosa di loro e Marian.
-Ecco, a proposito. Stavo andando a vedere come sta Jones... perché Robin vorrebbe che lo portassi a vederlo. Dici che si può fare?
-Si può sicuramente fare, sarà contento... Elsa l'ha visitato un paio d'ore fa e mi ha detto che è sempre stabile.
-Bene. Puoi darmi una mano allora? Servirà una sedia a rotelle.

Finalmente potei conoscere il famigerato Robin Hood, e capii subito perché Regina ne fosse tanto abbagliata. Era attraente, muscoloso, con dei capelli sul biondo scuro e gli occhi azzurri. Un gran bell'uomo nel complesso.
-Grazie dottoressa Swan. Per essersi presa cura di lui. È come un fratello... ed è merito suo se il mio bambino sta bene.- sorrise, una volta che Regina lo ebbe aiutato a sistemarsi sulla sedia a rotelle.
-Lui ha... davvero? Non me l'ha detto. Eppure gli piace vantarsi.
-Beh... dipende, non su certe cose... non sulle cose serie.
Una cosa di cui poteva andare davvero fiero, e aveva deciso di non dirmi nulla. Proprio quando iniziavo a pensare di capire quell'uomo, ecco che venivo a sapere qualcos'altro che mi confondeva.
-Robin, se è tutto ok andiamo... sei comodo?
-Sì Regina... grazie- le sorrise, e non potei fare a meno di notare i loro sguardi dolci. Lanciai un'occhiatina a Regina, che mi guardò male e iniziò a spingere il suo bello verso la camera del mio paziente.
Entrai per prima io, chiedendogli di aspettare un secondo fuori. Fu la volta di Regina di lanciarmi un'occhiata maliziosa, che spudoratamente ignorai.
-Dolcezza, che bello rivederti- mi accolse Killian, rendendomi impossibile non sorridere. Maledetta me che non ero in grado resistere a due occhioni azzurri.
-Contento di aver conosciuto mia sorella?
-Oh sì, Elsa è deliziosa! Carine le sorelle bionde...- mi fece un occhiolino -Ah, e ha detto che le hai chiesto di tenermi d'occhio, dicevo io che non ce la fai a starmi lontano, tesoro.
-Sei un mio paziente e se schiatti la responsabilità è mia, tesoro. E ora, ci sarebbe una visita per te. Posso farlo entrare?
-Una visita? Non me l'aspettavo, ma va bene.
Annuii e andai ad aprire la porta, lasciando che Regina portasse dentro l'uomo, avvicinandolo al letto.
-Robin! Mi alzerei, ma non credo di poterlo fare ancora... che dici dolcezza?
-No, infatti. Ti ho ricucito troppo bene, rischieresti di rovinare il mio lavoro- sorrisi alzando gli occhi al cielo, e mi sedetti con Regina ai bordi del letto lasciando che i due amici si salutassero.
Restammo in silenzio, era bello vederli chiacchierare, vedere Killian sotto un'altra luce.
Le sue parole per consolare Robin per la perdita di Marian furono meravigliose, fece il discorso che aveva fatto a me per non rattristirlo ulteriormente. Era un buon amico, ero davvero felice di aver salvato la vita a un uomo così.
-... e poi hai salvato Roland. Hai rischiato di farti ammazzare... e non te ne sei neanche vantato con la tua dottoressa.
-Era... la cosa giusta da fare.- fece spallucce.
-Sai, se ti fossi vantato di questo, per una volta non ti avrei dato del cretino- intervenni, strappando un sorriso di approvazione a Robin.
-Non mi piace vincere facile tesoro, non sarebbe giusto.
-Oh, non dirmi che ora arrossirai- commentò Regina, prendendolo in giro.
-Io non arrossisco, bellezza. Ma qui le dottoresse sono tutte così sexy? Credevo di essere stato fortunato io con la Swan, ma anche te Robin non scherzi mica...
-... Emma aveva ragione nel dire che sei senza speranze.- fece la mia amica.
-Oh, quindi Emma parla di me. Che altro avrebbe detto?
Sia io che Regina ci guardammo scuotendo la testa e ridendo; per qualche minuto mi era sembrato di essere al bar tra amici, eravamo state fortunate coi pazienti che ci erano capitati. E forse era egoistico sapendo la tragedia che loro avevano vissuto, ma non potei fare a meno di godermi il momento.

La porta si aprì ed entrò Anna che si guardò intorno, probabilmente chiedendosi da quando in qua si facevano festini nelle camere d'ospedale.
-Anna, chiudi la porta!- esclamai, e lei obbedì velocemente -Ti serve qualcosa?
-Devo rapirti un attimo per un consulto, scusate il... disturbo. Mi serve mia sorella, cioé, volevo dire la dottoressa Swan... insomma, vieni?
-Oh quindi lei è la sorellina!- la interruppe Killian -neanche la terza si smentisce... non è bionda ma il fascino di famiglia è evidente- le fece l'occhiolino, e lei arrossì.
-Non fare il cretino con mia sorella, chiaro?- lo canzonai -Arrivo Anna, possono cavarsela senza di me per un po'... Regina saprà tenerli a bada.
-Ok! Ehm... ciao ragazzi allora. Ah Emma tu stai ancora male?
-Shhh è solo un po' di nausea Anna, non c'è bisogno che lo urli in giro. Comunque a questo proposito quando usciamo di qui ti devo parlare.
-Potevi dirmelo che stai male dolcezza- si intromise ancora Killian.
-Silenzio, sto bene, non c'era niente da dire.
-Quindi uhm, hai la nausea ma non mentre sei qui con me...
-Qualcosa del genere Jones. Ma non vuol dire che tu ti debba montare la testa. Andiamo Anna, a dopo gente!- mi alzai dal letto e seguii mia sorella fuori da lì, sembrava ancora così imbarazzata che mi venne da ridere.
-Oh smettila di prendermi in giro!- si lamentò -Piuttosto, che mi devi dire?
-Mi prometti di tenere la bocca chiusa?
-Promesso.
-Oltre alla nausea avrei un piccolo... ritardo. Voglio che tu mi faccia un prelievo, in modo da essere sicura di non dover uccidere August. Perché ti giuro che potrei farlo.
-Credi di essere incinta?!- esclamò, portandosi la mano alla bocca. Io invece ebbi la tentazione di strozzarla, e non la feci solo perché intorno non c'era nessuno che potesse aver sentito.
-Facciamolo e basta. Allora, non avevi bisogno di un consulto?




















Angolo dell'autrice.
Volevo solo augurare buon anno a quelli che stanno leggendo dato che probabilmente questo è l'ultimo capitolo del 2014. Quindi buone feste! :)
E grazie ancora una volta per aver deciso di leggere questa mia idea folle xD

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Capitolo 6
*** Blast&Riddance ***


Blast & Riddance


Dopo aver aiutato Anna con una ginnasta tredicenne intrattabile, avevo lasciato che mi facesse un prelievo. Probabilmente era un falso allarme, ma avevo bisogno di sapere la verità in tempo. Non volevo altri figli oltre a Henry, non ora almeno.

Una volta tornata in camera, trovai una situazione che non mi sarei mai potuta immaginare.
Era passata più di mezz'ora, quindi avevo supposto che Regina avesse riportato Robin in camera, e invece no. Anzi, a loro si erano uniti, Aurora, Will e Ariel, e Ruby, e sembrava stessero mangiando pasticcini.
-Cosa diavolo succede qui?!- esclamai, non potendo credere ai miei occhi. Da Aurora e Ariel me lo sarei potuto aspettare, erano matricole, da Ruby anche perché la odiavo a prescindere, ma da Will che era un dottorando! E Regina! Lei era brava a maltrattare i ragazzi dei primi anni, probabilmente non aveva voluto mostrare il suo lato cattivo davanti a Robin.
-Calmati tesoro, vieni a prendere un dolcetto anche tu- disse Killian con un grosso sorriso, facendo cenno di avvicinarmi.
-Non potete portare dolci qui. E poi perché!
-Aiutiamo le piccole a studiare, calmati Swan- intervenne Will -e Ruby ha rubato dei pasticcini alle infermiere e ce li ha gentilmente portati...
-Ruby non è gentile- dissi fulminando la ragazza con lo sguardo -e non è questo il posto per studiare. Via!
-Oh dai, Emma, è l'unica stanza dove possiamo studiare in pace...- fece Aurora, l'unica ad avere un libro aperto in mano.
-C'è la stanza di Brontolo, non è uscito dal coma sapete? Quindi il silenzio è garantito.
-Brontolo?- si intromise Killian alzando un sopracciglio.
-Si chiama Leroy, è in coma da mesi. Lo chiamiamo così perché... beh, brontola nel sonno.- spiegai, guardando ancora tutti a braccia incrociate nella speranza che capissero e se ne andassero di corsa.
Ma nessuno sembrò darmi retta, neanche Regina, che sembrava troppo occupata a tenere la mano a Robin e fargli gli occhi dolci. Come poteva abbandonarmi proprio ora.
Will era tornato a fare domande ad Ariel e Aurora, mentre Ruby stava imboccando Killian con un pezzo di dolcetto alla crema.
Non seppi dire cosa mi prese, ma fui pervasa da un impeto di rabbia e la tirai su per il camice, guardandola in cagnesco.
Lasciarono tutti quel che stavano facendo per fissare noi, quindi la lasciai andare ma mi sedetti al suo posto sul letto.
-Che dolce, la mia dottoressa è gelosa?- fece Killian accarezzandomi la mano, anche per cercare di allentare la tensione... ma non ero in vena di scherzi.
-Semplicemente non voglio che la troietta che si è fatta il mio ex fidanzato tocchi i miei pazienti.- dissi tutto d'un fiato, e allora calò il silenzio.
Forse avevo un po' esagerato, ma la sua espressione umiliata e ferita mi fece sentire bene. Se l'era meritato. Prima rovinava la mia relazione, ora faceva la gallina col mio paziente. Doveva imparare a starsene al suo posto, o non le avrei dato vita facile, avrebbe desiderato cambiare ospedale per la specializzazione.
-Ehm... è meglio che andiate, forza- intervenne finalmente Regina, alzandosi dal letto per buttarli fuori.
Ruby fece per aprire bocca, ma la guardai ancora con durezza e disprezzo. Si limitò quindi ad abbassare lo sguardo e seguire gli altri fuori.
Poi finalmente Regina chiuse la porta e mi guardò.
Non fui in grado di capire se mi stava compatendo, rimproverando o si stesse congratulando per lo spettacolo che avevo dato. Ma se da una parte non ne ero fiera, da un'altra sentivo di aver fatto bene.
Non sopportavo quel tipo di ragazze come Ruby, arroganti e presuntuose che pensavano di poter avere tutto senza pagarne le conseguenze.
Se fossi stata incinta l'avrei odiata ancora di più, e August il doppio di lei.
Non meritavo di essere quella messa incinta e buttata via per una più giovane e oca.
IO ero quella che al primo anno si chiudeva negli stanzini con lui a fare sesso. IO ero quella che l'anno dopo aveva fatto l'amore con lui, a casa sua... nostra. Mi ero fatta delle aspettative forse troppo grandi, ma mai e poi mai avrei immaginato di venire tradita in quel modo orribile. E dover vedere quella con cui se l'era spassata girare ogni giorno per i corridoi dell'ospedale era frustrante.

-Emma. Stai bene?- sussurrò dolcemente la mia amica, che era venuta a sedersi di fronte a me.
Annuii, alzando lo sguardo. Lei era l'unica a cui avevo raccontato tutto, oltre che alle mie sorelle e a Jones in grandi linee. E ora l'avevo gridato al mondo, probabilmente la voce si sarebbe sparsa per tutto l'ospedale. Tutti avrebbero saputo che la povera dottoressa Swan era stata abbandonata per la specializzanda giovane e sexy.
-Swan.- fece Killian, e mi voltai verso di lui -Se quell'uomo ha tradito una come te per una come lei... deve proprio avere qualche problema.
-E' sexy. Ha le gambe infinite. E pure tu la guardavi.- borbottai.
-Tu sei più sexy. Le tue gambe non le posso vedere finché porti i pantaloni della tua divisa... ma ti trovo comunque più bella di lei, anche vestita così. E hai più fascino di lei, è... frivola.
Mi venne da sorridere, per una volta mi aveva fatto i complimenti senza mascherarli da battutine... e mi era piaciuto. Ero felice mi trovasse bella, e intelligente. Ero contenta di piacergli così com'ero.
-Posso lasciarti con lui?- fece Regina -mi sembra tu sia in buone mani. Io dovrei riportare Robin in camera...
-Sì, sì... certo. E... ehm, scusate per la scenata. Di solito non sono così- mi voltai verso Robin, mordendomi un labbro. Chissà cosa pensava di me, avrebbe creduto che Regina avesse amiche esaurite.
Invece rise, facendomi l'occhiolino: -Credo che quella se lo sia meritato. E poi che superiore saresti se non maltrattassi un po' i più piccoli...
La sua risata contagiò anche me e gli altri, in fondo aveva ragione. Certo, di solito erano gli strutturati o Regina quelli che terrorizzavano le matricole, ma era stato divertente. Avrei potuto ripetere l'esperienza, anche se magari in altre circostanze.
Non avendo la mia amica bisogno di aiuto con Robin, li salutammo e lasciai che andassero. Anch'io sarei dovuta andare a vedere dove potevo aiutare, ma avevo bisogno di una decina di minuti di calma.
Ripresi posto sulla poltrona che prima mi aveva occupato Ariel, e chiusi gli occhi.
La nausea era tornata e non era affatto un buon segno, speravo piuttosto fosse qualche virus, qualche malattia grave e rara... tutto sarebbe stato meglio di una gravidanza ora.
-Emma, vuoi venirti a stendere un po'? Ti faccio spazio- propose Jones.
-Ho un'aria così distrutta?- gli domandai aprendo gli occhi. Mi avrebbero rimandata a casa se fossi sembrata messa troppo male, ed era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
-No... pensavo solo avessi bisogno di metterti un po' comoda e rilassarti.
-Oh... grazie, ma dovrò farne a meno. Non è... non è il caso. Tanto tra poco torno a lavorare... e tu dovresti riposare. Tra un paio di giorni potrai iniziare a muoverti un po', quindi cerca di metterti in forze intanto.
-Non devi preoccuparti per me... starò bene, ed è merito tuo.
-Finché sarò il tuo medico mi preoccuperò. Devo ricordarti che è il mio lavoro?
-Lo so. Ma ti sei anche un po' affezionata a me, vero?
-Forse.- sorrisi lievemente -ma è contro le regole affezionarsi troppo a un paziente, mi toglierebbero il tuo caso...
-Chiaro. Non andrò a dire che la dottoressa più bella dell'ospedale ha una cotta per il Capitan Uncino più figo che si sia mai visto.
-Cotta? Ora non esageriamo! E sei l'unico Capitan Uncino realmente esistente, troppo facile proclamarti il più figo senza concorrenza!
-Cavolo, non posso darti torto mi sa. Ma anche essere unico mi rende figo.
-Sei tremendo!- risi, per poi interrompermi quando sentii bussare alla porta.
Entrò Anna con una busta in mano, e il cuore mi balzò immediatamente in gola. Era vero che volevo sapere la verità al più presto, ma mi resi conto di non essere psicologicamente pronta.
-Sono i... i risultati. Li vuoi vedere ora?
Si avvicinò e mi porse la busta, guardandomi preoccupata. Aveva paura che dessi di matto se il test fosse risultato positivo, e non potevo darle torto. Probabilmente avrei davvero dato di matto considerando il mio umore attuale.
-Grazie Anna. Tu sai già il risultato?
-No, non l'ho aperto. Ora ti lascio, così puoi vedere in pace... mi raccomando. Non... non fare cazzate.
-Ehi, mi spiegate cosa sta succedendo qua?- intervenne Killian, spostando interrogativo lo sguardo dall'una all'altra.
-Sono cose di mia sorella. Cioé. Insomma, della dottoressa Emma. Sono affari suoi, privati. Non credo che ti riguardino, insomma.- rispose lei.
-Ah però. Anche la piccolina ha il suo bel caratterino. Scusa tesoro, non volevo di certo immischiarmi tra te e tua sorella.
-Non c'è problema, non per me. E poi non... non chiamarmi tesoro! Allora Emma, io vado...
-No.- la fermai -puoi rimanere. Anzi è meglio se rimani. E... Killian. È il mio test di gravidanza questo.
Non seppi dire perché trovai giusto e naturale condividere questa cosa con lui, ma fu quasi spontaneo. Forse perché era una persona che mi capiva e mi stimava, e non mi avrebbe giudicata o compatita.
Nessuno parlò, ma l'uomo fece spazio a me e mia sorella perché potessimo sederci sul letto, e io presi la busta, aprendola tremante.
Deglutii e aprii il foglio che vi era dentro, trattenendo il fiato.
Fu come se tutte le scritte non avessero alcun senso in quel momento, la parola che cercavo e volevo leggere era solo una.

Lasciai cadere il foglio e mi alzai in piedi, ancora tremante.
Senza dire una parola mi diressi verso la porta.
-Emma! Cosa cavolo succede! Sei malata di qualcosa di grave? Stai per morire? Siamo in un ospedale di bravi medici, troveremo una soluzione. Emma!- esclamò mia sorella, raggiungendomi e afferrandomi un braccio.
-No. Tua sorella è... è incinta.- rispose Killian che aveva appena recuperato il foglio.
Li guardai disperata, non potevano capire quanto questa notizia mi sconvolgesse, più di quanto io stessa avevo creduto potesse succedere.
-Stai andando a uccidere August? Oh no Emma, per favore. Oppure vuoi buttarti da qualche parte? Vuoi fare qualche cazzata? Calmati, ti prego!- mi supplicò la ragazza senza lasciarmi andare la mano.
-Niente di tutto questo, tranquilla. Vado a prenotare un'interruzione della gravidanza. Sono già alla quinta settimana, e prima la faccio finita meglio è.























Angolo dell'autrice.
Siccome per questo capodanno non avevo niente da fare, a parte stare a casa e cazzeggiare, ho finito per completare anche questo capitolo xD Spero mi sia venuto bene e che vi piaccia.
Buon 2015 a tutti, e che questo nuovo anno vi porti gioia e fortuna (di quella c'è sempre bisogno)!

 

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Capitolo 7
*** Confusion & Mistakes ***


Confusion & Mistakes


Mia sorella mi guardò a bocca aperta, e lo stesso fece Killian.
Ero io però quella veramente sconvolta delle loro reazioni. Come potevano pretendere che volessi crescere un bambino da single? Il figlio di un uomo che volevo lasciarmi alle spalle per sempre? Se avessi portato a termine la gravidanza sarei rimasta legata a lui per tutta la vita. In più ero a metà quarto anno di specializzazione, il successivo sarebbe stato il quinto, l'ultimo. Non avrei avuto il tempo per un neonato, avrei solo compromesso la mia carriera e non avevo alcuna intenzione di rischiare.
-Emma. Pensaci ti prego. Non fare questa cosa. È un povero bambino piccolo e indifeso, ci sono tante soluzioni...
-No Anna, non mi importa se tu adori i bambini. Io non ho neanche 30 anni, e ho Henry! Già mi sento in colpa perché il mio lavoro non mi permette di stargli accanto quanto vorrei... figurati avere un altro bambino! Sarei una madre pessima!- la guardai esasperata, lei faceva il mio stesso mestiere, com'era possibile che non capisse? Oppure le fissate con la pediatria facevano parte di una setta segreta contro l'aborto?
Perché ero sicura che mia madre sarebbe stata al cento per cento d'accordo con lei, e anche per questo non l'avrebbe mai saputo.
-Swan, lo capisco che è un grosso peso... ma non puoi prenderti del tempo per pensarci?- intervenne Jones. Un paziente che ora cercava di darmi dei consigli. Ero davvero alla frutta.
-Prima dell'intervento devono passare 7 stramaledetti giorni, quindi se mai dovessi cambiare idea il tempo ce l'ho. Ma non la cambierò, so cosa voglio.- “So che non voglio avere la nausea per i prossimi due mesi, poi un pancione per altri sei... e poi dover badare a un bambino invece di lavorare!” avrei voluto aggiungere, ma mia sorella sembrava essere sull'orlo delle lacrime e non volevo farla scoppiare del tutto.
Li guardai a mo' di sfida, in attesa che qualcuno di loro osasse aggiungere altro per cercare di convincermi a tornare sui miei passi.
Come avevo previsto non aprirono bocca, quindi uscii da lì lasciandoli soli e chiudendomi la porta alle spalle con un po' troppa forza.
Camminai spedita a cercare Zelena, dato che l'altra ginecologa, Kathryn, era troppo vicina a mio padre e avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa.

***

Uscii dallo studio di Zelena West decisamente sollevata. Avevo prenotato l'intervento per esattamente tra una settimana, meno aspettavo e meglio era. Ovviamente come medico aveva dovuto consigliarmi di parlare con August e col dottor Hopper, ma non avrei parlato né col mio ex né con lo psicologo. Ero perfettamente consapevole di quello che stavo facendo.
Non ero fan dell'aborto, e al contrario di come poteva apparire la mia non era stata una decisione presa alla leggera. Ma nell'istante esatto in cui avevo letto quel “POSITIVO”, avevo capito che non volevo quel bambino e non l'avrei mai voluto.
Forse era egoistico da parte mia, perché potevo partorire e darlo in adozione a qualche famiglia che desiderava un figlio e non poteva averlo... ma avevo paura. Sarebbero stati 9 mesi infernali per me, sarei stata male con me stessa e con tutti gli altri.

Raggiunsi gli altri colleghi a farci assegnare i casi da seguire. Sperai di non capitare con mia madre in pediatria o non avrei resistito fino a fine giornata. Mi andava bene tutto il resto, solo non l'unione tra bambini e mia madre.
-Ehi Emma- sussurrò Regina avvicinandomisi -Anna mi ha detto che forse avresti bisogno di parlare con me. È successo qualcosa?
Sospirai, non c'era nulla da fare. Mia sorella non sarebbe mai stata in grado di farsi gli affari suoi e lasciare che io me la sbrigassi da sola. Se da un lato era carino da parte sua, dall'altro era irritante che ogni volta dovesse incasinarmi tutto.
-Ok... non sto per morire. Ma... c'è una cosa di cui magari ti potrei parlare se stasera venissi a casa con me. Fino a che ora sei di turno?
-Le 21. E anche tu se non sbaglio. Quindi ci sarò.
-Ok, grazie.
Non mi ero accorta che quasi tutti gli specializzandi erano già spariti: o Whale aveva fatto in fretta , o io mi ero distratta più del dovuto.
-...Mills con la Blanchard, Cassidy con Glass, e Swan con Booth.
-NO!- mi lasciai sfuggire un po' troppo forte, e portai le mani alla bocca imbarazzata; -Voglio dire... ehm. Il mese scorso ho passato troppe ore in neurochirurgia. Posso andare io con Glass?
-No Swan, oggi sei con Booth. Quindi lascia da parte i tuoi problemi... personali.
Non mi diede il tempo di replicare, che mi lasciò a cuocermi nel mio brodo. Non potevo assistere l'uomo che avrei preso a pugni in faccia più di chiunque altro! Non per i successivi sette giorni almeno, poi forse sarebbe stato un po' più facile.
-Mi do' malata- brontolai, crollando su una sedia -io non posso lavorare con lui, lo voglio uccidere. E invece dovrei salvare vite, non farne fuori!
-Dai Emma, sei riuscita a evitarlo per settimane... doveva arrivare il momento prima o poi- tentò di consolarmi Regina, ma se solo avesse saputo! Reputai però che non era quello il momento giusto per spiegarle il problema, quindi mi limitai a grugnire.
La lasciai andare a cercare mia madre, e io presi due merendine alla macchinetta. Avevo bisogno di cibo e zuccheri per poter superare undici ore senza commettere omicidi. Una ne mangiai, e l'altra la misi in tasca per dopo.

Guardai attraverso il vetro della stanza, August stava parlando con una paziente e la sua famiglia di qualcosa. Era bello. Aveva un sorriso dolce e rassicurante... quello era uno dei motivi per cui mi ero innamorata di lui. Ma era tutta una farsa, se fosse davvero stato una brava persona non mi avrebbe tradita con la prima che passava.
Quando uscì e mi vide si bloccò di colpo, a fissarmi come se avesse visto un fantasma. E più o meno potevo capirlo, dato che dopo tre settimane era la prima volta che ci trovavamo di nuovo faccia a faccia, ero stata molto brava a riuscire a evitarlo.
-Emma... hai bisogno di qualcosa?
-No dottor Booth. Oggi dovrò lavorare con lei, quali sono i programmi?
-Emma, avanti...
-No. Io sono qui solo perché mi ci ha mandato Whale. E quindi non ti picchierò a sangue, ma neanche parleremo. Manterremo un rapporto strettamente professionale.
-Preferirei che mi picchiassi a sangue...- borbottò, ma preferii fingere di ignorarlo. Sembrava davvero dispiaciuto, il suo sguardo era triste. Ma non avrei ceduto, il mio amore per lui se n'era andato insieme alla fiducia. E se voleva crogiolarsi ancora per quel che mi aveva fatto, beh, non sarei stata io a fermarlo.
-Allora, cosa abbiamo oggi?- ripetei.
-Ho un linfoma al sistema nervoso centrale da operare. A un ragazzo di 25 anni, è estremamente raro. Sarà un intervento molto complicato, ma opererai con me.
-Oh... ok. Certo.
Fortunatamente non ero una che si faceva comprare con interventi rari e interessanti, o sarei già stata completamente sua. Per quanto lo detestassi non potei non ammettere che dopotutto ero stata fortunata ad essergli stata assegnata proprio il giorno in cui aveva un lavoro tanto importante.
Per tre anni avevo operato con lui casi difficili, tanto che avevo valutato di specializzarmi in neurochirurgia, ma alla fine ero tornata sui miei passi. L'adrenalina della chirurgia d'emergenza era ciò che più amavo e mi faceva stare meglio, avrei potuto lavorare per una settimana di fila senza mai dormire.
In ogni caso, però, avevo la mano ferma ed ero brava, quindi non vedevo l'ora di aiutarlo.


-Siamo o no una bella squadra?- mi batté il cinque una volta usciti dalla sala operatoria. Presa dalla foga del momento glielo lasciai fare e sorrisi. Avevo operato insieme a lui per sette ore un tumore quasi inoperabile, e con successo! Aveva lasciato fare quasi tutto a me, facendomi solo da supervisore.
-Dovremmo festeggiare Swan... non credi?

***

-NO August! Non so perché l'ho fatto. Sono stata una cretina! Stupida! Quasi quanto te... quindi lasciami stare, non si ripeterà mai più!
La nausea mi aveva fatto tornare alla realtà sbattendomi in faccia la gran cazzata che avevo fatto. Come avevo potuto essere così stupida, così ingenua! Le cose non sarebbero comunque mai andate bene, di certo non le avrei migliorate così.
Ebbi un capogiro nell'alzarmi, così dovetti tenermi a lui per non cadere.
-Emma! Stai bene?- mi prese preoccupato per le spalle .
Lasciai passare qualche secondo perché la sensazione di malore passasse, e riaprii gli occhi.
-Sto bene. Vado a darmi una rinfrescata.
-Ti accompagno, non vorrei crollassi da qualche parte...
-August! Tu non mi accompagni da nessuna parte, noi due non dobbiamo più avvicinarci!
-Tesoro mio, lo so che ho commesso un errore orribile, e non te lo meritavi... ci sto male ogni giorno Emma, sono ancora innamorato di te! Se solo mi dessi la possibilità di farmi perdonare...
-Sta zitto!- singhiozzai -Io ci ho provato. A perdonarti. Ma se neanche ora ci sono riuscita, ma anzi, mi sento peggio... vuol dire che non potrò mai! IO TI ODIO! E mi odio per essere stata così... debole, e idiota! Ma sono incinta di tuo figlio, brutto bastardo che non sei altro! E non voglio!- gli urlai mentre finivo di sistemarmi, poi corsi fuori senza voltarmi a controllare se mi stesse seguendo. Corsi veloce e basta, senza pensare a dove andassi.

Semplicemente aprii una porta e mi ci chiusi dentro, per poi poggiarmici con la schiena e continuare a piangere. Continuavo a chiedermi perché avessi appena fatto quella cazzata, non aveva senso, ero una persona orribile.
-Emma...
-Killian- sgranai gli occhi, tra le lacrime. Il mio istinto mi aveva condotta da lui e neanche me ne ero resa conto; -Me ne vado, scusa.
-Vieni qui, avvicinati...
-Non voglio che tu mi veda in questo stato!
-Vieni e basta. Ora hai bisogno di qualcuno... e io sono disponibile.
Ci rimuginai qualche attimo, poi annuii e raggiunsi il suo letto, accettando lo spazio che mi fece accanto a sé.
Mi stesi e piansi ancora, mentre la sua mano mi accarezzava i capelli e il viso. Continuai a singhiozzare lasciandomi coccolare e consolare da quell'uomo, che da sconosciuto era diventato una persona a cui tenevo e che a quanto pareva teneva a me.
-Cos'è successo?- domandò dolcemente, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Io non lo so. Non so cosa fare- tirai su col naso -Ma sono orribile, farò schifo anche a te. Gli ho urlato che lo odio, gli ho detto che sono incinta... dopo esserci andata a letto!  





















Note dell'autrice:
inizialmente il capitolo era infinito, qualcosa tipo 7 pagine di word... ma per chi legge mi sembrava troppo lungo xD Quindi ho deciso di tagliare qui... non odiatemi!

 

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Capitolo 8
*** Live or Die ***


Live or Die



Restai in silenzio. E anche lui fece lo stesso.
Ora era sicuramente schifato di me, non sarei più stata la sua dottoressa preferita. Si sarebbe fatto cambiare medico, non avrebbe sopportato neanche solo la mia presenza.
E come dargli torto! Dopo quanto avevo fatto, per chissà quale motivo idiota, anch'io ero schifata di me stessa: non avevo più alcun diritto di giudicare Ruby. Non ero stata migliore di lei, ma anzi, forse addirittura peggiore.
Non osai guardarlo, già il fatto che avesse smesso di accarezzarmi i capelli era poco rassicurante.
Perché diavolo avevo deciso di dire di questa mia bravata idiota proprio a lui? Perché non avevo aspettato di parlarne con Regina piuttosto? Mi avrebbe insultata e mi avrebbe fatto una bella ramanzina per la mia stupidità... ma non mi avrebbe odiata.
Mi alzai dal letto senza ancora il coraggio di rivolgergli lo sguardo, ma mi sentii afferrare per la mano.
-Aspetta.- sussurrò.
Io scossi la testa e cercai di allontanarmi, ma la sua stretta era ben salda. Era forte, e non voleva lasciarmi andare.
Feci più di un tentativo di divincolarmi, senza esagerare per paura di fargli del male, quindi ovviamente fallii.
-Lasciami stare Killian... per favore.- lo supplicai.
-Guardami.
-No. Mollami!
-EMMA!- esclamò con forza, e per lo spavento mi voltai di scatto, istintivamente.
Mi guardò negli occhi, e io rimasi incantata a perdermi nei suoi. Non c'era traccia di disgusto, o ribrezzo. Ci lessi invece amarezza e preoccupazione. Forse anche compassione, pietà.
Possibile che mi avesse capita? Che avesse capito il mio gesto più di quanto io stesso ero riuscita a fare? E soprattutto, come poteva non essere schifato? Quella sarebbe stata la reazione più ovvia da parte di chiunque conoscesse la situazione, e lui la conosceva.
-Ora siediti.- mi ordinò, e io non potei fare altro che obbedire.
Quindi mi scrutò ancora una volta, il suo sguardo era così penetrante che mi sentii come se mi stesse scavando un buco nella fronte.
-Io non posso giudicare la tua vita. Non dico neanche di capire il tuo gesto, posso solo fare supposizioni. Però non puoi piangerti addosso. Quel che è fatto è fatto.
-Non lo capisco neanch'io il mio gesto- borbottai, cercando di studiare ogni suo minimo movimento, ogni sguardo, per provare a capire cosa pensasse.
Restammo entrambi in silenzio, imbarazzati. O meglio, io per imbarazzo... al suo silenzio invece non ero in grado di dare una definizione.
Alla fine aveva deciso di giudicarmi? Di trasformare l'amarezza in disgusto? Oppure stava semplicemente cercando di capirci qualcosa in più? Odiavo non avere risposte a riguardo, perché in quei pochi giorni avevo imparato a tenere a lui come persona. Dietro le sue battutine, che non potevo negare mi facessero anche piacere, c'era un animo dolce, comprensivo, sensibile. Inoltre fino ad oggi aveva provato ammirazione per me, per il mio carattere, la mia forza, il mio lavoro.
E adesso gli avevo mostrato una parte molto brutta di me, che nemmeno io pensavo di possedere... e invece...
-Dio mio, sono una zoccola!- lasciai sfuggire il pensiero a voce alta, disperata per quella consapevolezza. Non era quello il tipo di persona che volevo essere.
-Ehi ehi, calma. Non esagerare adesso!- nel dirlo sogghignò leggermente e allungò una mano verso il mio viso, quella sbagliata però.
Trattenni il fiato. Oltre ad avergli dimostrato quanto potessi essere orribile, per colpa mia si sarebbe sentito uno schifo anche per il suo arto mancante.
Invece ritirò il braccio: come se non fosse successo nulla allungò l'altro, e prese la mia mano nella sua.
-Dicevamo?
-Dicevamo che non sto esagerando. Mi sono... venduta, per un intervento!
-Hai fatto sesso in cambio di un intervento?- alzò un sopracciglio, sorpreso.
-No! Certo che no! Prima c'è stato l'intervento. E poi... poi non lo so, che ne so! Non so perché ci sono stata!- ero esasperata, non sapevo che dirgli. Non lo sapevo semplicemente perché non avevo idea di cosa pensare di me stessa. Non sapevo cosa rispondermi. Probabilmente non sarei mai stata in grado di dare una spiegazione a quello che avevo fatto. Mi ero lasciata andare, ero stata debole... e basta.
-Dillo.- feci guardandolo negli occhi.
-Cosa dovrei dire?
-Dillo che ti faccio schifo. Dai, ammettilo, capirò.
-Ma no Emma, tu non mi fai schifo, è solo che...- si morse un labbro, guardandomi.
-Non mi offendo! Dillo e basta, ti prego. Mettilo in chiaro!
-Non è questo che voglio dire...
-Sì invece lo so, è normale. Dillo!
-La smetti?! Vuoi che io ti dica che mi fai schifo?! Bene, mi fai schifo allora! Visto che è ciò che vuoi! Ma la verità non è questa... la verità è che mi da' fastidio tu sia andata a letto con lui! È una cosa che non mi fa piacere sapere! E ora esci!- urlò arrabbiato, lasciando la mia mano.
Sembrava davvero furioso, era la prima volta che lo vedevo in quello stato. Faceva paura.
Avrei voluto correre, scappare via, ma questa sua esplosione poteva provocargli seri danni alla salute, il suo fisico era ancora troppo debole per certi sbalzi improvvisi.
-Calmati... devi... devi calmarti. Non ti fa bene.- tentai.
-Vattene. Sto bene, non ho bisogno di niente.
Diedi un'occhiata veloce ai suoi parametri sullo schermo. Nonostante tutto era stabile, quindi uscii dalla sua stanza, di nuovo in lacrime.

Avevo rovinato tutto. Lui aveva cercato di aiutarmi, di capirmi... e me l'ero presa per questo. Come avevo potuto essere tanto stupida! Due cazzate nello stesso giorno... solo io potevo arrivare a tanto.
Ora volevo solo che l'ultima ora di lavoro passasse in fretta senza altri danni, poi invece che a casa avrei trascinato Regina da Granny, in modo che potessi ubriacarmi abbastanza da dimenticare tutto.
Avevo un gran bisogno di sfogarmi, buttare fuori i problemi poi poi finalmente riuscire a liberare la mente.
Domani sarebbe stato un nuovo giorno, e avrei cercato di risolvere i guai in cui mi ero cacciata: avrei parlato con August, spiegandogli della gravidanza e della mia decisione senza fare l'isterica.
E poi sarei andata da Killian a chiedergli scusa, perché avevo bisogno del nostro rapporto indefinito. Avevo bisogno delle sue battute che mi aiutavano a superare le giornate più dure col sorriso. E avevo bisogno anche del suo, di sorriso.
Finii in pronto soccorso, ad aiutare Aurora col suo giro di controlli.

Dopo aver messo i punti a una ragazza che inizialmente non voleva saperne, finii ufficialmente il mio turno.

***

Mi ci vollero due bei bicchieri di tequila per riuscire a raccontare tutto a Regina.
Avevo iniziato con la gravidanza, e per poco non le era andata di traverso la limonata -aveva deciso di non bere alcolici per poter far ubriacare me- ma se non altro non mi aveva guardata come fossi un'assassina quando le avevo detto di voler abortire. Mi aveva consigliato di pensarci bene per non pentirmene in futuro, ma mi avrebbe appoggiata in qualsiasi caso.
Invece non ebbe pietà nell'usare un vocabolario intero di insulti per il fatto che fossi andata a letto con August: di alcuni non conoscevo neanche l'esistenza.
Non avevo potuto fare altro che starla a sentire, oltre a torturare un tovagliolo fino a farlo a pezzettini.
Per il mio comportamento nei confronti di Killian invece ebbe solo una parola da dirmi: idiota.
-Lo so, sono stata cattiva, l'ho attaccato senza motivo.
-Fosse solo per questo... sei davvero così stupida come sembri in questo momento?- mi guardò accigliata, ma proprio non riuscii a capire cosa intendesse. Che altro c'era da capire? Mi ero già resa conto di aver reagito in maniera sbagliata.
-Svegliati Swan! Ti sembra il caso di dire che sei stata a letto con un altro a uno che ti sbava dietro e ti fa gli occhi dolci?!- fece infine esasperata.
-Ma va... lui flirta, ma lo fa per gioco, capisci...
-Ok, sei davvero stupida come sembri.- concluse, portandosi una mano sul viso.
Io rimasi ferma a fissare il mio bicchiere vuoto. Non poteva aver ragione, insomma. Jones era un uomo affascinante, gli ero simpatica e gli piaceva provocarmi... ma da qui a piacergli ce ne passava.
Insomma, sì, era stato più volte dolce con me, e aveva reagito forse un po' troppo esageratamente al fatto che fossi stata a letto con un altro... ma doveva senz'altro esserci un'altra spiegazione. Non mi conosceva da neanche una settimana!
-Un'altra tequila per favore!- chiesi a Granny. L'alcol era la risposta. L'alcol sarebbe sempre stato la risposta. Almeno per quanto mi riguardava. Tutto era più semplice e felice sotto l'effetto di qualche bicchiere di tequila.
-Swan, bere non ti renderà meno stupida.
-Bere mi renderà più felice. Tanto felice! E tu poi mi accompagnerai a casa e mi metterai a letto.
-Certo, e magari ti canto pure la canzone della buona notte o ti racconto una fiaba- borbottò annoiata.
-Perché no! Non ti ho mai sentita cantare, sarebbe dolce...
-Ma io non sono dolce. E osa solo vomitarmi in macchina e ti butto fuori, così torni a piedi.
-Quanto sei antipatica...- mi lamentai prendendo il bicchiere che Granny mi aveva appena portato, ma prima che potessi portarlo alla bocca mi suonò il cerca persone.
Sbiancai all'istante e scattai in piedi, terrorizzata. Non poteva essere vero, non ora, l'avevo lasciato soltanto un paio d'ore fa e stava bene.
-Swan, che ti prende?!- esclamò Regina alzandosi anche lei -Parla!
-Ho un codice rosso. Per Jones.


Il tempo sembrava passare al rallentatore, nonostante Regina stesse guidando superando di gran lunga il limite di velocità.
Io mi scolai due bottiglie d'acqua da mezzo litro per cercare di reprimere gli effetti dell'alcol, che grazie al cielo non erano ancora forti. Due bicchieri di tequila ero in grado di reggerli essendo abituata alla bevanda. Ero un maschiaccio in questo, per ubriacarmi dovevo bere davvero tanto.
Presi una mentina mentre saltavo giù dall'auto, correndo a più non posso verso l'entrata, ignorando la fitta al basso ventre che per un attimo scosse il mio corpo.
-Emma! Che sta succedendo? Sta ferma...- mi sentii afferrare per un braccio, e voltandomi trovai l'ultima persona che avrei voluto vedere: August.
-Lasciami stare, ho un paziente che ha bisogno di me!
-Non puoi operare in queste condizioni, lascia che...
-Porca miseria devi lasciarmi in pace August! È urgente, giuro che ti strappo via tutti gli organi con le mie stesse mani se muore perché mi hai fatto perdere tempo!- tirai via il braccio dalla sua stretta e continuai a correre, ignorando i suoi richiami.
Irruppi nella stanza di Killian, dove c'erano già Anna, mio padre e due infermiere.
Tossiva forte, e avvicinandomi al letto notai con orrore che stava tossendo sangue, e respirava a fatica.
-Emma. Sto facendo preparare una sala operatoria, lavati con me. Dobbiamo intervenire subito, ha sicuramente un'emorragia interna. Cambiati e raggiungimi in sala 2.- ordinò mio padre, mentre correva fuori in fretta e furia.
Mi spogliai lasciando i vestiti a terra e mi feci aiutare da mia sorella ad indossare la divisa.
-Com'è successo Anna?
-Non lo so... è successo all'improvviso. Gli avevo portato da mangiare, ma si è fatto strano e... ha iniziato a tossire...
Annuii, e gli strinsi una mano mentre lui continuava a tossire: sembrava incapace di fermarsi, avrebbe perso troppo sangue se avesse continuato così.
-Swan.- riuscì a dire, incrociando il mio sguardo con gli occhi stretti a fessure, sofferenti -Non abortire. Fidati di me, non te lo perdonerai mai.
-Sta' zitto, devo andare. Mi farai la ramanzina quando starai bene!- feci per lasciargli la mano ma me la strinse ancora, costringendomi a fermarmi.
-Prometti.- disse ancora.
-Te lo prometto!- gridai esasperata, e finalmente mi lasciò libera.
-Serve un'anestesia totale! E poi portatelo immediatamente in sala 2! E chiamate la banca del sangue!- ordinai velocemente, per correre di nuovo via, a lavarmi e prepararmi.

Non volevo neanche prendere in considerazione l'idea di perderlo, mi avrebbe distrutta. E come ultimo ricordo avrei avuto la nostra lite, lui che tossiva sangue e mi chiedeva di fare una promessa che non avrei potuto mantenere. Non potevo permettere che andasse così.
Finito di lavarmi, mi feci mettere camice, cuffie e mascherina ed entrai in sala operatoria.
Killian era già lì, steso e senza sensi. Maschera per l'ossigeno, e collegato ai macchinari.
Mi avvicinai, studiando il taglio al petto. Aveva leggermente iniziato a rimarginarsi, e adesso l'avremmo dovuto aprire di nuovo.
Probabilmente sarebbe stato un inferno per lui. Costretto a letto per settimane, con una riabilitazione lenta e dolorosa. Però, alla fine, sarebbe stato bene. Sarebbe sopravvissuto, avrebbe superato le difficoltà e si sarebbe rimesso in piedi, pronto a tornare in mare. Me ne sarei assicurata io stessa.
-Emma. Iniziamo, forza.- mi incitò mio padre.
-Sì, sì. Bisturi 22- dissi decisa all'infermiera, ma non riuscii ad afferrarlo nel momento in cui me lo porse.
Sentii una forte fitta al basso ventre, più intensa della prima volta, e più duratura. Mii piegai in due portando le braccia allo stomaco, e strizzando forte gli occhi per il dolore.
-Emma! Che cos'hai!-la voce di mio padre mi arrivò a stento, tanto era il dolore.
Non riuscendo a rispondere cercai invece di prendere dei grandi respiri, che fortunatamente mi aiutarono a riprendere il controllo.
Tornai in posizione eretta, e i rumori e le voci intorno a me tornarono normali.
-Sto bene dottor Nolan. Bisturi 22.- ripetei, e nonostante l'incertezza dell'infermiera stavolta lo presi senza problemi.
-Non stai bene. Dovresti farti sostituire, non puoi operare così. Devi farti controllare.
-Ho detto che sto bene, cominciamo.- insistetti, senza dargli alcuna spiegazione. Sapevo cosa stava succedendo, forse, ma questo non mi avrebbe fermata. Il mio obiettivo era salvare il mio paziente, e l'avrei fatto.
-Ma... ma sei ferita?! Ti cola del sangue sui pantaloni...































Angolo dell'autrice
Ok, questa è la parte che avevo tagliato nel precedente capitolo, ma è comunque più lungo del solito xD Ero tentata di tagliare ancora, ma alla fine mi sono convinta a postarlo intero e basta. Spero non sia troppo pesante... perché a volte scrivo davvero un sacco e non so quando fermarmi!
E siccome sono le 4 e un quarto... buonanotte, e buongiorno a chi tra un paio d'ore già si dovrà svegliare!

 

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Capitolo 9
*** A life for another life ***


A life for another life


Abbassai lo sguardo per capire a cosa si riferisse: aveva ragione. Non mi ero resa conto di stare sanguinando, ma il rosso che sporcava i pantaloni azzurri era fin troppo evidente.
Non era solo una normale perdita della gravidanza, non poteva esserlo data l'abbondanza di sangue.
Alzai subito lo sguardo verso le gallerie, per vedere chi stesse assistendo al tutto: c'era Regina, che mi guardava incerta mordendosi un labbro. Poi c'erano Ariel e Kristoff a bocca aperta, infine Anna e Aurora che si stringevano le mani terrorizzate.
-Andiamo avanti dottor Nolan. Non sono ferita, sto avendo un aborto spontaneo.- dissi inespressiva, mantenendo un tono di voce completamente calmo. Una volta fuori di lì gli avrei permesso, forse, di preoccuparsi per me, ma ora la mia priorità era un'altra, e così doveva essere anche per lui.
Dopo un attimo di esitazione annuì, facendomi segno di incidere.
E lo feci. Riaprii la ferita che aveva iniziato a guarire, e avrebbe consentito l'inizio di una riabilitazione entro pochi giorni.
Il sangue che mi bagnò immediatamente i guanti mi diede quasi il voltastomaco per il terrore: era troppo. Lanciai uno sguardo disperato a mio padre che sembrava sorpreso quanto me, ma diede subito ordine di continuare con la trasfusione, e a me di aspirare.
-E io cerco di capire qual'è il vaso lesionato. Chiaro?
-No, lascia che ci pensi io. So farlo, voglio farlo.- “Voglio essere io a salvargli la vita, glielo devo dato che ho appena infranto una promessa”, aggiunsi mentalmente.
Probabilmente l'embrione era già senza vita e non potevo farci nulla, ma potevo invece fare qualcosa per lui.
Infilando le dita con delicatezza cercai di tastare piano per identificare l'origine di quel flusso eccessivo, mentre mio padre iniziava ad aspirare. Continuava però a esserci troppo sangue, e la paura di non riuscire ad intervenire in tempo mi fece completamente da anestesia ai dolori che il mio corpo stava ancora lanciando, anche se in maniera più lieve.
-Dottoressa Swan, sta perdendo troppo sangue. Abbiamo poco tempo, sei sicura di farcela?
-Sono sicura.- e lo ero davvero. Non l'avrei lasciato morire, semplicemente sapevo che l'avrei salvato.
Guardai lo schermo, i suoi valori stavano precipitando troppo velocemente, il battito si stava indebolendo notevolmente e se non mi fossi sbrigata sarebbe andato in arresto.
Poi, finalmente percepii la provenienza del flusso e la coprii con un dito. L'aspirazione fece il suo dovere e mi liberò la visuale, così potei chiudere il punto lacerato.
Estratta la mano tirai un grande sospiro di sollievo. Ce l'avevo fatta. Era salvo.
Il battito accelerò, riprendendo un ritmo regolare, e i parametri vitali tornarono ai livelli giusti.
-Brava. Ora inserisci un drenaggio e poi si può richiudere. Ce la fai?
Annuii. Anche se il dolore era tornato, volevo completare il mio intervento. Per diventare chirurgo d'urgenza dovevo essere forte in qualunque circostanza, essere in grado di mantenere il sangue freddo e svolgere il mio lavoro.

***

Una volta fuori dalla sala, finalmente mi concessi di poggiarmi contro il muro e chiudere gli occhi. Ero esausta. L'ansia, il dolore, la concentrazione e la paura mi avevano completamente distrutta.
-Tesoro. Ora che siamo fuori sei di nuovo mia figlia.
-Papà- riaprii gli occhi, e trovai l'uomo di fronte a me, a scrutarmi preoccupato; -Sto bene, è tutto ok.
-Non è tutto ok. Tu eri incinta, e hai avuto un...- si fermò, pensando forse che mi avrebbe ferita o qualcosa del genere se avesse pronunciato l'ultima parola.
-Aborto- conclusi quindi da sola -è solo da stamattina che ho scoperto di essere incinta, e non lo volevo... quindi non ti preoccupare! Ora scusa, devo andare ad informare dell'esito dell'intervento...
-Informare chi? Lo sai che Jones non ha nessuno qui per lui.
-Il paziente di Regina è il suo migliore amico. Ora, con permesso...- feci per scansarlo, ma mi fermò per le spalle. Sbuffai.
-Vai a farti controllare però, appena hai fatto. Tanto Jones non si risveglierà prima di qualche ora.
Annuii. Era comunque mia intenzione farlo, volevo assicurarmi che fosse davvero un aborto, e in caso farmi prescrivere i farmaci e il necessario.
-Non dire niente alla mamma- lo ammonii e uscii dalla stanza, dove c'era un po' troppa gente ad attendermi.
C'erano tutti quelli che erano stati ad assistere dalla galleria: mi squadravano preoccupati, neanche fossi un'attrazione da circo.
-Via, ragazzini!- Regina intervenne in mio soccorso -non c'è niente da guardare, andate a lavorare o vi faccio licenziare. E provate solo a sparlare in giro e vi ritroverete senza lingua prima di avere il tempo di dire “a”!
Le sue minacce funzionarono come sempre. Gli specializzandi si dileguarono velocemente, anche se mia sorella non lo fece senza un attimo di esitazione.
A volte invidiavo da morire il modo in cui Regina sapeva tenere sotto controllo ogni situazione: non che io me la cavassi proprio male, ma non ero in grado di terrorizzare tutti come lei.
-Dovresti andare a cambiarti se non vuoi attirare l'attenzione.- iniziò.
-Lo so. Dopo. Robin sa cos'è successo a Killian?
-Gliel'ho dovuto dire prima di venire ad assistere, aveva visto il trambusto... era preoccupato, sarei rimasta da lui ma mi ha chiesto di venire a vedere come andava...
-Andiamo a dirglielo allora.

REGINA PDV
Io ed Emma avevamo in comune il fatto di essere donne forti, e saper fingere che andasse tutto bene anche quando non era così. Quindi rispettai in silenzio la sua decisione di non parlare dell'accaduto, e le feci indossare il mio camice in modo che potesse coprire la macchia sui pantaloni. Quando avrebbe voluto parlarne, l'avrebbe fatto: io sarei stata lì per lei.
Andammo quindi verso la stanza di Robin, ma notai che faticava un po' a camminare.
-Swan, ce la fai?
-Sì. Si vede tanto che cammino in modo strano?- fece voltandosi verso di me, preoccupata. Era assurdo che fosse quello il suo problema più grande.
-Poco... rallentiamo e non si noterà. Come ti senti?
-Uno schifo... Ma facciamo prima questa cosa, non sto morendo...
Annuii, e quando poggiai la mano sulla maniglia della porta del mio paziente mi bloccai.
-Non sapevo quando dirtelo ma forse è meglio che lo sappia. Se la situazione si fa strana è perché ci siamo baciati.
-Voi cosa?!- esclamò sbigottita. L'avevo sconvolta, e per qualche assurdo motivo la cosa mi fece ridere. Ero stata utile a distrarla dai suoi problemi almeno.
-Ti racconto dopo.- sorrisi e aprii la porta, senza darle il tempo di fare domande. Sapevo che la cosa l'avrebbe irritata e mi avrebbe uccisa dopo, ma avrei corso il rischio.
Robin era seduto a leggere un libro, ma non appena ci sentì lo lasciò e si voltò di scatto.
-E' andata bene- dissi prima che potesse fare domande, poi feci cenno a Emma di spiegare nel dettaglio.
-Ha avuto un'emorragia interna a causa di un vaso lacerato. Ha perso molto sangue ma sono riuscita a bloccarla in tempo. Starà bene, ma la sua riabilitazione sarà un po' più lunga del previsto. Comunque salvo altre complicanze potrò dimetterlo in due settimane. Hai idea di come contattare i suoi parenti? Avrà bisogno di assistenza per un po'- gli spiegò, e io studiai il volto dell'uomo che si fece sollevato per la notizia che il suo amico sarebbe stato bene.
-Mi dispiace, no... non credo ci abbia a che fare. Io e mio figlio però verremo dimessi tra pochi giorni. Potrebbe venire a stare da noi... abitiamo qui a Storybrooke.
Gli sorrisi, forse un po' troppo, ma non riuscii a farne a meno. Era un gesto dolce, ed egoisticamente, se si fosse occupato dell'amico per i prossimi due mesi avrei visto spesso anche lui.
-Immagino che si possa fare, ne parleremo... ora scusa, ma dovrei andare...
-Ok... grazie Emma. Per averlo salvato. E Regina, tu... non è che possiamo parlare un attimo?- si voltò verso di me, sorprendendomi. O forse non molto in realtà, ma non ero psicologicamente pronta in quel momento. Non ero pronta ad affrontare un discorso sul nostro errore nel darci quel bacio, e in più non potevo lasciare Emma da sola proprio adesso.
-Possiamo... dopo? Avrei da fare con Emma...
-Rimani Regina- intervenne lei -e non guardarmi così, dico sul serio. Posso cavarmela da sola, è tutto ok. Devi rimanere.- non fu esplicita, ma riuscii lo stesso a cogliere quel suo sguardo malizioso, e curioso allo stesso tempo. Ovviamente avrebbe voluto un resoconto dettagliato poi.
-Sicura?- le domandai comunque. In fondo sapevamo entrambe che non stava bene, e che quell'aborto spontaneo non era stata una bella esperienza.
-Ho detto di sì. Scrivimi quando avrai finito... ok?
Stavolta annuii facendomi convincere, ma una volta finito sarei andata subito a cercarla.
Salutò me e Robin, che la ringraziò ancora una volta, e uscì dalla stanza chiudendosi la porta dietro e lasciandoci soli.
Guardai l'uomo negli occhi, e lo stesso fece lui con me. Nessuno dei due parlò, lui però si alzò lentamente in piedi, fermandosi di fronte a me, a pochi centimetri di distanza.
-R... Robin. È meglio se torni a letto, la tua testa deve ancora... guarire- balbettai. Io che balbettavo. Non poteva essere, non potevo comportarmi in quel modo, non era da me. Ero quella in grado di mantenere sempre il controllo, eppure in questo momento sembravo una stupida ragazzina alle sue prime cotte.
-La mia testa sta bene. Meglio del mio cuore almeno- sussurrò, senza distogliere lo sguardo.
-Lo so, mi dispiace. Non doveva succedere, io... non so perché l'ho fatto, non si ripet...- senza neanche lasciarmi finire mi baciò ancora una volta, un bacio breve ma intenso, poi tornò a guardarmi.
Il mio viso doveva essere rosso come un pomodoro, perché lo sentivo terribilmente caldo. Quell'uomo era in grado di farmi impazzire come nessun altro sapeva fare, e non ero sicura se la cosa fosse positiva o negativa.
-Volevo bene a Marian. Da morire, davvero. Ma tra me e lei le cose non andavano più da molti mesi... siamo rimasti insieme per Roland, avevamo iniziato ad andare da un consulente matrimoniale... ma le cose non sono migliorate. Ovviamente sono distrutto per quel che le è successo... è il mio primo amore, la madre di mio figlio e una delle persone a cui volevo più bene al mondo. Ma non la amavo più.- disse.
Continuai a non sapere cosa dire, anche se le sue parole mi scombussolarono. Non amava sua moglie da tempo. Ma quindi? Cosa voleva dire con questo? Non amava neanche me, mi conosceva da pochi giorni. Cos'ero per lui? Un esperimento?
-Non voglio dire che il mio comportamento sia giusto- continuò allora lui -ed è per questo che mi sento orribile. Ho perso mia moglie da pochi giorni, e ci sto male... ma allo stesso tempo baciarti è stato istintivo, volevo farlo. E ancora peggio, ho provato qualcosa. Non è stato insignificante. Ecco perché ho il cuore a pezzi... perché so che è sbagliato, ma d'altra parte mi è piaciuto.
A quel punto mi mancò ormai il respiro, e dovetti reggermi al suo braccio per poter evitare che le mie ginocchia cedessero.
Perché anch'io avevo provato qualcosa, per quanto volessi negarlo a me stessa. Io che non credevo nell'amore a prima vista e smancerie simili, avevo provato qualcosa di forte nel baciare un uomo che a malapena conoscevo.
-Robin, io non so che dire. È sbagliato... e poi non è da me- borbottai, stavolta evitando di guardarlo, per paura di cedere ai suoi bellissimi occhi chiari, in contrasto coi miei.
-Non devi per forza fare la Regina Cattiva... non con me- aggiunse accarezzandomi il braccio, al che alzai lo sguardo stupita.
-Sì, so come ti chiamano i più piccoli che terrorizzi...- sorrise -ma a me sembri tutto tranne che cattiva. Però Regina Cattiva mi piace, è d'effetto!
Non riuscii più a trattenere un piccolo sorriso, che sembrò allargare il suo ancora di più.
-Mi piace tenerli in riga. E poi sai... terrorizzarli aiuta a farsi rispettare- gli spiegai divertita. Quanto ero stupida e debole! Altro che Regina Cattiva. Mi sentivo la Blanchard con suo marito, incredibilmente smielata tanto che a volte mi ero chiesta da chi avesse preso sua figlia.
-Mi piacerebbe vederti all'opera. Allora... che dici? Se una volta fuori di qui ti chiedessi di uscire a cena, accetteresti?
-Ho bisogno di tempo Robin- sospirai; in quel momento non ero certa di potergli dare una risposta, dovevo fare chiarezza con me stessa e parlarne anche con Emma.
-Ok, io non vado da nessuna parte. Vai dalla tua amica ora... sembrava urgente da quel che dicevi prima.
-Grazie. Davvero. Ci vediamo domani... e mettiti a letto se non vuoi che io stessa ti ci incateni.- aggiunsi facendolo ridere, ma obbedì e tornò a letto.
-Sarei curioso di conoscerla meglio questa Regina Cattiva...- constatò, facendo in modo che uscissi di lì con un sorriso ebete e da idiota stampato in faccia.
Come avevo potuto lasciarmi essere così poco me stessa?
-Dottoressa Mills, tutto ok?
La sorella più piccola di Emma, Anna, mi stava guardando irritantemente divertita. Ci mancava solo che Robin Hood mi facesse perdere l'autorità nei confronti degli specializzandi più giovani!
-Ovviamente- risposi tornando seria -sparisci Heidi, sicuramente hai del lavoro da fare.

EMMA PDV
Nonostante fossi contenta di aver lasciato Regina al suo spasimante, arrivai allo studio della West leggermente spaventata. Forse avrei dovuto chiedere a Elsa di accompagnarmi, ma ormai era fatta.
Cercai di mettere su un sorriso, o almeno un'espressione tranquilla, ed entrai.
-Emma, ciao... tutto a posto?- mi salutò, scrutandomi bene in volto.
In tutta risposta aprii il camice, in modo da lasciarle vedere il sangue sui pantaloni.
Si morse il labbro e alzò lo sguardo verso di me: sembrò preoccupata nonostante sapesse che avevo comunque in programma di interrompere gravidanza. Forse anche lei era tra coloro che pensavano avrei cambiato idea in quei sette giorni... se li avessi avuti.
-Vorrei che mi visitassi, se hai tempo. È successo un'ora fa, in sala operatoria. Sto bene- mi affrettai ad aggiungere -ma se ho avuto un aborto voglio saperlo.
-Certo, ho tempo. Vieni... dovrò fare un'ecografia, in modo da vedere l'utero.
Annuii e andai a stendermi, lasciando che mi sollevasse leggermente la maglia per metterci il gel per l'ecografia.
La sonda che mi poggiò sull'addome mi provocò un piccolo brivido essendo abbastanza fredda.
Voltai lo sguardo verso lo schermo insieme a lei, e vidi l'immagine apparire. Ma in realtà non apparve nulla. Non c'era niente da vedere, nessun embrione. Dunque quello di prima era davvero stato un aborto.
-Mi dispiace Emma. Se anche sono solo cinque settimane avrebbe dovuto vedersi qualcosa, se ci fosse...
Annuii, non sapendo cosa pensare. Non ero triste. Insomma, non avevo motivo di esserlo. Era meglio un aborto spontaneo che uno programmato. Voleva dire che non era destino per questo bambino, e basta. Ma mi sentii inspiegabilmente vuota, e fu una sensazione che odiai.
-Posso farti un tampone e un prelievo? Eri alle prime settimane e dovrebbero bastare dei farmaci, ma meglio evitare eventuali infezioni...
-Ok. Domani però.- dissi, vergognandomi da morire. La ginecologia non era il mio campo, ma avevo studiato e ricordavo i requisiti per eseguire un tampone.
-Perché? Per domani almeno potrei avere i risultati...- fece perplessa -oppure se non te la senti psicologicamente capisco...
-No, ehi. No. È che... so che ci si deve astenere dai rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti a un tampone e... ehm- borbottai, abbassando lo sguardo imbarazzata.
La mia cazzata con August sarebbe diventata di dominio pubblico se avessi continuato così, e sarebbe stato terribile. Avrei dovuto lasciare l'ospedale, e forse il paese, per la vergogna.
-Va bene, domani. Ora vai a farti una doccia calda, lavati bene, e poi a casa a dormire. Ok?- si raccomandò, senza fare commenti. Grazie al cielo non eravamo amiche, questo parve l'avesse frenata dal chiedere con chi fossi andata a letto appena saputo di essere incinta.
Annuii ancora una volta, anche se avrei seguito solo il consiglio del bagno caldo. Di andare a casa a dormire non se ne parlava. Dovevo aspettare che Killian si svegliasse, e che Regina venisse a raccontarmi tutto di lei e il suo paziente.
Una volta che mi ebbe ripulita dal gel mi alzai in piedi e riallacciai il camice, così prendemmo appuntamento per il giorno successivo. O per meglio dire più tardi, dato che ormai si erano fatte le quattro del mattino.
Andai a recuperare dei vestiti puliti, e purtroppo avevo solo una t-shirt e un paio di pantaloni di pelle, ma sarebbero andati bene. Non ero ufficialmente di turno, nonostante sarei rimasta lì.

Mi sentii molto, ma molto meglio dopo una doccia bollente e con dei vestiti puliti addosso.
Proprio in quel momento mi arrivò un sms di Regina: aveva finito e mi aveva scritto di vederci al bar se fossi pronta.
Sorrisi, non vedevo l'ora di sapere le ultime novità. E inoltre dovevo ancora ucciderla per il modo e il momento in cui mi aveva detto di aver baciato Robin.
Pensai a come sarebbe potuto essere baciare Killian... le sue labbra alla vista erano sempre sembrate così morbide.
Scossi la testa tornando alla realtà: dopo tutti i problemi di quella giornata, ci mancava solo che pensassi a come baciare un paziente! Era il colmo. Forse avrei dovuto anche farmi dare una controllata alla testa per sicurezza. O forse anche no, considerando chi fosse il neurochirurgo.
Scacciai quei pensieri stupidi, e aprii la porta scontrandomi con mia sorella, che afferrai per un braccio perché non cadesse.
-Emma! Grazie. Come stai? Ti stavo cercando!
-Respira Anna, respira- sorrisi guardandola. Doveva aver fatto una bella corsa per trovarmi.
-Sto benissimo comunque, non preoccuparti. Senti, ci vediamo dopo che devo raggiungere Regina...
-No! Cioé sì, ma non puoi ora. Sono venuta a cercarti anche per via di Jones...
Sbarrai gli occhi, presa dallo panico. Non poteva essergli successo qualcosa. Non di nuovo.
-Cos'ha?! Parla!


Come medici, abbiamo un arsenale di armi a portata di mano. Antibiotici per stroncare le infezioni. Sedativi per combattere il dolore. Bisturi e divaricatori per rimuovere ampie masse tumorali, per sradicare la minaccia. Ma soltanto la minaccia fisica, per tutte le altre sei da solo. [CIT. Grey's Anatomy 6x20]





















Angolo dell'autrice;
Ciao! Ovviamente il capitolo mi è venuto più lungo del solito, ma non ho tagliato per non ricevere minacce di morte xD
Questa volta ho inserito anche un paragrafo dal punto di vista di Regina, perché per rendere la scena tra lei e Robin era la soluzione migliore...
Buona lettura, sperando vi piaccia e non sia troppo lungo!

 

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Capitolo 10
*** Everything I Try to Do, Nothing Seems to Turn Out Righ ***


Everything I Try to Do, Nothing Seems to Turn Out Righ



-Vuole vederti! Sta bene...- si affrettò a dire, fortunatamente prima che avessi un attacco di panico.
Quindi si era già svegliato. E il suo primo desiderio era quello di vedermi, nonostante la nostra brutta discussione del pomeriggio precedente. Forse non sarebbe stato così difficile sistemare le cose.
All'improvviso però mi resi conto che c'era un altro problema di cui lui non sapeva nulla: l'aborto. Gli avevo promesso che avrei tenuto il bambino, e invece non c'era più. Non era stata colpa mia, però. Forse avrei potuto prevenirlo standomene tranquilla e lasciando che qualcuno lo operasse al posto mio... ma in fondo avevo fatto la cosa giusta. Avevo salvato lui.
Avrebbe capito? O se la sarebbe presa ancora una volta con me?
-Emma? Ti sei incantata... vieni o no?
-Sì, sì. Certo che sì. Andiamo.- decisi infine. Non potevo mandare mia sorella a dirgli che non volevo vederlo, sarebbe stato peggio.
Ci incamminammo verso la sua stanza, e notai come con la coda dell'occhio mi guardasse ogni tanto: ero certa avrebbe voluto riempirmi di domande sulla gravidanza e poi farmi da psicologa, ma non era quello il momento adatto. Forse l'avrei anche accontentata, un giorno a casa davanti ad una tazza di cioccolata calda.
Si fermò davanti alla porta, prima che entrassimo.
-Vai. Penso che dovrei lasciarvi da soli...
-Ok. Vai al bar ad avvertire Regina per favore...
Mi salutò e si diresse a passo svelto in direzione dell'ascensore. Da una parte avrei voluto chiederle di rimanere, perché se ci fosse stata non si sarebbero potute creare situazioni imbarazzanti tra me e Jones, ma avevo bisogno di un po' di privacy.
Entrai lentamente nella sua camera, ed era sdraiato esattamente come prima di essere operato. Non sembrava uno che poche ore fa aveva rischiato di morire dissanguato. In più però aveva un sondino naso gastrico per la nutrizione e una flebo. Probabilmente non avrebbe potuto mangiare da solo per almeno le prossime 48 ore.
Aveva gli occhi aperti, e voltò piano la testa verso di me con un sorriso.
-Sei molto sexy con questi pantaloni di pelle... non che il look da dottoressa non ti doni, ma...sai. Evidenzia meglio le due doti...- commentò, mentre mi avvicinavo.
Scoppiai a ridere incredula, anche dopo un intervento difficile come il suo riusciva a mettersi a scherzare e punzecchiarmi.
Avvicinai la solita poltrona al letto e mi ci sedetti accavallando le gambe e incrociando le braccia, per poi squadrare il suo volto divertita.
-Come ti senti?- gli domandai infine.
-Credo di essere imbottito di antidolorifici... quindi non mi sento poi così male. Cos'è successo?
-Avevi un'emorragia bella tosta. Ma l'ho fermata... starai bene. E non farmi più scherzi del genere, chiaro?!
-Cercherò di fare del mio meglio, tesoro... anche se non nascondo che mi eccita sapere di avere le tue mani su di me...
-Anche dentro di te. Nel tuo petto, letteralmente. E credimi, non l'avresti trovato eccitante- commentai ora seria, ripensando al terrore che avevo provato per il breve istante in cui avevo creduto di non riuscire a salvarlo.
Forse se ne rendeva conto anche lui e scherzava per cercare di minimizzare la situazione e tranquillizzarmi, ma non me la sentivo di ironizzare sull'argomento.
-Scusa. Tu come stai invece? Mi dispiace aver interrotto le tue ore di pausa, avresti bisogno di riposare...- sussurrò, afferrandomi la mano destra che mi stavo tormentando con l'altra.
-Non ti preoccupare, sto bene. Quando ho scelto di studiare medicina ho messo in conto che il sonno non sarebbe potuto essere la mia priorità...- sorrisi. Non volevo dirgli di aver perso il bambino, almeno non in questo momento... l'avrei fatto preoccupare, conoscendolo, e non era proprio il caso. Doveva pensare a sé stesso ora, a riposare e a rimettersi in forze.
Avrei voluto vederlo fuori da quel letto, anche se ciò avrebbe voluto dire che presto sarebbe stato dimesso e non l'avrei visto tutti i giorni a tutte le ore.

-Emma...- parlò ancora, e il suo tono di voce non promise nulla di buono, almeno non per me. Solo dal modo in cui aveva pronunciato il mio nome fui sicura che volesse affrontare l'argomento che tanto volevo evitare.
-Dovrei lasciarti riposare...- borbottai, cercando di far cadere il discorso anche se già sapevo che non ci sarei riuscita.
-Vorrei spiegarti perché ti ho chiesto di fare quella promessa. Poi ti lascerò andare...
Mi guardò supplichevole, e mi fece così tanta tenerezza che non riuscii ad aprire bocca per dirgli di no. Ma doveva anche sapere la verità prima che fosse troppo tardi e ci rimanesse troppo male.
-Va bene, ma prima...
-Lasciami spiegare. Poi potrai dirmi tutte le tue ragioni- mi bloccò, non dandomi modo di dire niente.
-Sì, ma...- tentai ancora ma invano, aveva già iniziato a parlare.
-Avevo nove anni quando mio padre ci abbandonò. Lo fece nella notte, da codardo. Mia madre era incinta del terzo figlio, era al terzo mese... Volevo una sorellina, avendo già un fratello. Per lei fu dura accettare che lui ci avesse davvero lasciati, soprattutto in quel momento... dopo che era sembrato tanto entusiasta di questo bambino, ma ovviamente era stata una farsa. Lui voleva girare il mondo, da solo. Preferì sacrificare la sua famiglia... Lei cadde in depressione, e decise di abortire. Era certa di non avere le forze per crescere un bambino da sola, nonostante io e mio fratello le promettemmo che avremmo aiutato. Non se la sentiva lo stesso, e quindi l'ha fatto, ha abortito.- si fermò un attimo e chiuse gli occhi, prendendo un gran respiro. Non sapevo se stesse male o era per via della sua storia, quindi gli afferrai la mano e la strinsi tra le mie.
Sorrise ad occhi chiusi e ricambiò la stretta, per poi riaprirli.
-I mesi successivi furono un inferno. Mia madre stava sempre peggio, una notte la sentii piangere e andai di soppiatto a origliare e spiare dal buco della serratura della sua camera. Piangeva su dei completini da bambino, molto piccoli... rosa. Capii quindi che aveva anche saputo il sesso della bambina, sicuramente durante la visita del giorno prima che mio padre ci lasciasse. E poi... ha iniziato a parlare da sola... o meglio, con questa bambina immaginaria. Anche davanti a noi, come se non si rendesse conto di dove fosse... ma erano solo dei momenti, ci assicurava ogni volta di stare bene e di aver bisogno di tempo, quindi non chiedemmo aiuto. E poi, un bel giorno, tornato da scuola trovai mia madre senza vita sul divano. Aveva bevuto qualcosa e...beh, puoi immaginare.
Restai col fiato sospeso, era orribile solo immaginare la scena a cui aveva dovuto assistere. Un bambino che tornava da scuola e trovava la madre morta suicida. Gli strinsi la mano ancora di più, per fargli forza, e inoltre per trattenere le lacrime dovetti usufruire di tutta la mia forza di volontà.
-Aveva lasciato un biglietto. C'era scritto... che l'aveva fatto per noi. Che non meritavamo una madre simile... una madre debole che invece di farsi forza e magari darci un nuovo padre, ha preferito uccidere nostra sorella. Ha aggiunto che non voleva rovinarci la vita costringendoci a occuparci di lei quando sarebbe impazzita del tutto... ci ha chiesto di essere felici, e andare avanti con forza. Di imparare dai suoi errori e da quelli di nostro padre, in modo da poter essere persone migliori. E la scritta “addio” era sfocata... come se avesse pianto, e fosse caduta lì una lacrima...- si voltò a guardarmi negli occhi, i suoi erano lucidi come i miei.
-Per questo Emma ti chiedo di non farlo. Forse sono ancora traumatizzato e sto esagerando ma... uccidere un figlio potrebbe segnarti in un modo che neanche puoi immaginare, potresti sentirti in colpa per tutta la vita. Tu sei una donna molto forte, sei dolce, premurosa... puoi essere una fantastica mamma per questo bambino, e tuo figlio sarà sicuramente felice di aiutarti col suo fratellino o sorellina...- detto questo mi poggiò una mano sulla pancia e sorrise rassicurante, mentre io scoppiai completamente in lacrime.
Piansi perché capii che quella promessa per lui era stata molto importante, e io l'avevo sottovalutata. L'aveva fatto per me, perché gli importava di me e aveva paura che potessi soffrire per tutta la vita. Mi aveva fatto promettere di risparmiarmi un dolore di cui non avevo neanche percepito la minaccia, ma che ora comprendevo benissimo.
-Tesoro, Emma... sta tranquilla. Non... non volevo turbarti tanto, non credevo...- fece in tono dispiaciuto. L'avevo anche fatto sentire in colpa, non riuscivo a farne una giusta. Continuavo a fare errori, a sbagliare e rendermene conto solamente dopo. Ero la regina degli errori.
-Non... non è colpa tua. Ho solo... solo una domanda. Perché fai tutto questo per me?- gli domandai tra i singhiozzi, sforzandomi di guardarlo.
-Perché... tu sei la donna che mi ha salvato la vita. E sei il tipo di donna che ammiro. Lo so che faccio battutine sul tuo aspetto... e insomma, sì, tu sei bellissima... ma non è la prima cosa che ho notato di te. È l'unione della tua determinazione e della tua dolcezza che mi hanno colpito subito. Così... così piccola, hai tirato via quella trave per salvarmi la vita rischiando di annegare e ferirti gravemente. Invece sei riemersa dall'acqua gelata, e come niente fosse ti sei occupata di me... e ti sei messa a dare ordini a quel poliziotto- aggiunse con una piccola risata, e ciò non fece che farmi sentire peggio.
Lui mi vedeva perfetta, mi vedeva come un modello di donna, ma non aveva idea che io non ero nulla di tutto questo. Con la determinazione che tanto ammirava di me avevo condannato mio figlio a morire ancor prima di nascere.
-S... scusa Killian. Non... non ce la faccio. Torno dopo.- dissi tra i singhiozzi e corsi via prima che potesse chiamarmi indietro e convincermi a rimanere. Perché sarebbe davvero bastato solo un piccolo richiamo, e non volevo che accadesse. Non ero pronta a dirgli la verità; ora che conoscevo la sua storia avevo ancora più paura di dargli un dolore.

Corsi fino ad arrivare al bar, ormai incurante di chi mi guardasse e cercai con lo sguardo Regina.
Era seduta al tavolo con Will, Sydney e Mulan, ma non appena alzò lo sguardo e mi vide si affrettò a raggiungermi sulla soglia della porta.
-Emma... oh mio dio, che ti è successo? Ti porto a casa...- mi cinse le spalle e senza aggiungere altro mi portò fuori di lì, direttamente verso l'uscita.
Io continuai a piangere, ma non mi fece domande. Sapeva che avevo prima bisogno di sfogarmi e calmarmi un po', nonostante ci fossimo trovate di rado in situazioni simili.
La prima volta che mi ero lasciata andare al pianto era stata quando avevo rivisto Neal, e nonostante io e lei fossimo ancora quasi delle perfette sconosciute si era avvicinata e mi aveva ascoltata. La seconda volta era stata un anno fa, quando Henry aveva perso Wendy, la sua amica malata di cancro che non eravamo riusciti a salvare.
Mi sistemò quasi di peso sul sedile della sua auto, e poi partì verso casa mia.

***

-Swan, ora però è ora che inizi a calmarti e mi dici cosa è successo- disse Regina porgendomi una tazza di the caldo e sistemandosi sul divano accanto a me.
-Non è giusto che parliamo di me. Tu dovevi raccontarmi com'è andata...- borbottai, bevendo un sorso della bevanda calda e fumante.
-Non scherziamo. Inizia a parlare e basta, io posso aspettare.
-Grazie. E scusa per... insomma, a volte sono un'isterica.
Fece una risata e poi mi guardò come per dire “non posso darti torto”, e aspettò che iniziassi a parlare.
Cominciai quindi a raccontargli di ciò che aveva voluto rivelarmi Killian del suo passato. Di come si era aperto con me su un argomento delicato che per lui doveva essere anche tanto doloroso, solo perché potessi cercare di comprenderlo e quindi risparmiarmi quella sorte.
E poi di come aveva praticamente confessato di ammirarmi, con quelle belle parole che aveva usato per descrivermi.
Alla fine rimasi in silenzio, e presi un altro grosso sorso di the in attesa che fosse lei a parlare.
-Emma... non dovresti essere così dura con te stessa. Quell'uomo ti ammira per delle qualità che tu hai davvero, non odiarti solo perché non hai saputo mantenere fede alla promessa. Sono sicura che abbia capito, nonostante la sua storia...
-No, aspetta. Non... non hai capito tu. Io non gli ho ancora detto niente. Non ne ho avuto il coraggio!- confessai.
-E... e hai pianto perché ti senti in colpa e non sai come dirglielo...
-Già. E perché mi ha fatto capire che forse non sarebbe stata una tragedia tenere questo bambino.- ammisi infine, abbassando lo sguardo per paura della sua reazione. Mi avrebbe dato della pazza, e sarebbe anche stata nella ragione.
-Mi ha toccato la pancia e... boh.- aggiunsi, toccandomela esattamente nel punto dove aveva posato la sua mano.
Era stato un gesto dolce, che mi aveva scosso più del dovuto. Forse era stato il tocco in sé, il fatto stesso della sua mano su di me, ma sperai vivamente di no. Non potevo iniziare a pensare a lui in quel senso, anche se probabilmente era ciò che Regina stava facendo con Robin.
-Secondo me ti piace che lui ti tocchi Swan- disse infine, dando voce a quel mio pensiero proibito -Cioé, ok, ci sta sia anche per questo bambino tesoro, non è bello avere un aborto indesiderato, ma...- si morse il labbro, forse temendo di ferirmi in qualche modo.
-No, lo so. Hai ragione credo. Cioé... sì ecco diciamo che mi è venuta voglia di baciarlo più di una volta... sto impazzendo? Insomma, l'ho solo visto per circa una settimana in un letto... e basta, sto straparlando.
-Beh, non è poi così strana l'idea di voler baciare un uomo su un letto, Swan- commentò maliziosa, facendomi finalmente sorridere, ma le diedi anche un pizzico sul braccio per l'insinuazione.
-Vuoi parlare del bambino?- riprese -Insomma sai, se vuoi sfogarti, se davvero ci stai così male... lo sai che sono qui per te.
-Grazie ma... è ok. Per ora. Domani ho la visita per vedere cosa è meglio fare... ma insomma, devo capire ancora bene cosa provo a riguardo. Se poi uno di questi giorni scoppio all'improvviso non spaventarti! E ora è il tuo turno.
Era incredibile come una chiacchierata con lei e una tazza di the mi avessero risollevato il morale. Ora era rimasta solo l'incertezza sui miei sentimenti, a cui avrei cercato di dare a breve una risposta, ma adesso volevo sentire cose aveva da dire lei.
-Ok... ehm. Ecco, c'è stato un altro bacio.- confessò, guardandomi con un sorriso colpevole. Le feci cenno di andare avanti, volevo sapere ogni dettaglio. Sapevo che aveva avuto un ragazzo fino a 22 anni, Daniel, e da allora almeno da quanto mi aveva detto non c'era stato più nessuno.
Aveva sofferto troppo per la sua perdita, era morto in un incidente d'auto mentre si dirigeva a prenderla per un appuntamento durante il quale le avrebbe chiesto di sposarlo. L'aveva saputo perché avevano trovato l'anello in una tasca. Quindi ero davvero felice che finalmente qualcuno la facesse sorridere come una ragazzina, anche se mi sarei tenuta il commento per me per non rischiare di essere uccisa.
Il primo bacio c'era stato quando era andata a dirgli cosa era successo a Killian. Sembrava che quel bacio fosse partito da entrambi, allo stesso tempo, come attratti da una calamita. Disse che era stato tanto passionale quanto strano, perché improvviso. E subito dopo le aveva chiesto di andare a vedere come stesse andando.
Il secondo invece era stato un bacio dolce, che lei non aveva avuto il tempo di ricambiare. Aveva espresso il suo tormento per il fatto di essere attratto da una donna a pochi giorni dalla morte di sua moglie, nonostante non l'amasse più da tempo.
-E... mi ha chiesto di uscire in pratica, ti rendi conto? Non direttamente, ma mi ha chiesto se accetterei di andare a cena con lui una volta dimesso!
-E tu che gli hai detto? Sì, vero?
-Gli ho detto che devo pensarci- sospirò -sono confusa, io... non so se sia giusto.
Fu il mio turno di cingerle le spalle e abbracciarla. Sapevo che non era propriamente amante di abbracci e smancerie, ma in quel momento ne aveva bisogno e infatti non si lamentò.
-Te lo posso dare un consiglio o non mi starai a sentire?- le domandai sciogliendo l'abbraccio e guardandola.
-Ti ascolto. Al massimo posso decidere di non darti retta se è qualcosa di stupido...- sorrise.
-Dagliela una possibilità. L'ho visto, oltre che un figo sembra dolce, ti guarda in un modo che... e ha un bambino... se non ti scoccia fare da matrigna. Lui si sente in colpa, tu hai paura di legarti di nuovo. Secondo me questo può unirvi e aiutarvi a superare le paure a vicenda.
Rimase pensierosa a guardarsi le mani, riflettendo probabilmente su quello che le avevo detto. Sperai che decidesse di darmi retta, perché un uomo non le avrebbe fatto male. Soprattutto un uomo così dolce con cui avrebbe potuto avere un futuro duraturo, e non solo un'avventura.
-Facciamo così Swan- disse infine -tu dì al pirata la verità, io invece accetterò di uscire con Robin quando me lo chiederà. Ok?
-Non è un pirata!- protestai.
-Sai cosa intendo, non cambiare discorso. Ci stai o no?
Mi morsi un labbro riflettendoci un po', ma in ogni caso non avrei potuto nasconderglielo per sempre. E prima fossi riuscita a dirglielo, meglio sarebbe stato.
-Ci sto- decisi e ci stringemmo la mano, per poi scoppiare a ridere; -Però domani quando torniamo a lavoro. Oggi continuiamo a cazzeggiare e mangiamo schifezze, vero?

***

Non ricordavo quand'era stata l'ultima volta che ero rientrata al lavoro così riposata. Ero riuscita a dormire per 9 ore di fila, cosa che probabilmente si sarebbe ripetuta tra altri tre anni.
Ero nervosa per il fatto di dover raccontare a Killian la verità, ma anche determinata. Ne avremmo parlato con calma, e alla fine mi avrebbe fatta star meglio. Anch'io avrei fatto in modo di rassicurarlo, di convincerlo a non preoccuparsi per me perché sarei stata bene.
Aprii quindi titubante la sua porta ed entrai.
Nonostante fossero le 8 del mattino e il sole filtrava nella sua stanza, stava ancora dormendo.
Mi avvicinai a guardarlo e mi venne da sorridere: anche se attaccato a tutti quei tubicini sembrava sereno, e respirava regolarmente.
Furono però le sue labbra semiaperte ad attirare la mia attenzione più di ogni cosa. Erano rosee, ed avevano un aspetto caldo e accogliente: ancora una volta mi venne voglia di poterle baciare, di poter scoprire cosa si provava.
Molto lentamente, senza riflettere su ciò che stavo facendo, mi chinai avvicinando il viso al suo. Il suo respiro mi scaldò le guance ancora fredde a causa della temperatura esterna, fu piacevole.
Forse non sarebbe stato poi così sbagliato dargli un bacino, uno piccolo piccolo... ma prima che potessi decidere, i suoi occhi azzurri si trovarano a fissare i miei, e il suo respiro si bloccò.
Subito mi ritirai imbarazzata fino al midollo. Come avevo potuto essere così stupida!
-Emma... cosa...?- borbottò ancora assonnato, guardandomi perplesso.
-Niente. Cioé non è vero. Sono venuta a dirti che non ho potuto mantenere la mia promessa. Ho avuto un aborto spontaneo mentre ti stavo operando e non sapevo come dirtelo ieri, mi dispiace.- lasciai scivolare le parole tutte d'un fiato, senza neanche respirare tra una frase e l'altra.
Poi rimasi in silenzio.
Avevo fatto l'ennesima cazzata.
Avevo sbagliato tutto. Ancora una volta, tanto per cambiare.
Ogni cosa che tentavo di fare negli ultimi giorni si trasformava in un errore.  
 


Sai chi sei? Capisci che cosa ti è successo? Vuoi vivere in questo modo? Basta una persona, un paziente, un momento, per cambiare la tua vita per sempre; per cambiare la tua prospettiva, colorare il tuo pensiero, un momento può costringerti a riconsiderare tutto quello che credi di sapere. Sai chi sei? Capisci cosa ti è successo? Vuoi vivere in questo modo? [cit. Grey's Anatomy 10x23]

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Capitolo 11
*** Hook, Line and Sinner [Crash into me] ***


Hook, Line and Sinner [Crash into me]


Mi pentii immediatamente di aver detto tutto in quella maniera, senza neanche un minimo di tatto.
Lui infatti sembrò sconvoltò, mi guardò a bocca aperta come incapace di proferire parola.
Crollai in ginocchio accanto a lui, davanti al letto, e abbassai lo sguardo distrutta. Mi ero preparata un discorso da fargli, che sarebbe stato sicuramente meglio di quel pugno nello stomaco che sembrava aver ricevuto.
Strizzai forte gli occhi per non ricominciare a piangere e tirai su col naso. Mi maledissi per non saper essere delicata, ma quell'aspetto di femminilità non aveva mai fatto parte di me.
Fu la sua mano calda sulla mia guancia a darmi il coraggio di guarlarlo.
Aveva un'espressione dispiaciuta, triste e sofferente.
-Mi dispiace Killian... non volevo lo sapessi in questo modo...- sussurrai, continuando a guardarlo.
-Come stai?- mi domandò lui semplicemente, sorprendendomi. Tutto quello che aveva da dire era chiedermi come stavo? Dopo che oltre a non aver mantenuto la promessa gli avevo mentito? E gli avevo sputato la verità in faccia con la grazia di un elefante?
-I...io bene, credo.- balbettai, ancora incredula.
-Emma, non è colpa tua tesoro. È successo... e... ti prego, aiutami a mettermi seduto. Anzi no, faccio io.
-No. Sono ancora il tuo medico.- dissi e mi rialzai in piedi. Se voleva parlare da seduto gli avrei dato una mano, e probabilmente in questo momento avrei fatto qualunque cosa mi avesse chiesto.
Per aiutarmi sollevò la testa perché potessi prendere il cuscino e sistemarlo in modo che ci si potessi adagiare.
Poi venne la parte più difficile: capire come riuscire a sollevare lui. Non che fossi debole, ma era un uomo ben messo in fatto di muscoli, e non doveva essere una piuma. In altre circostanze avrei chiamato qualcuno ad aiutarmi, ma per continuare a parlare indisturbati avrei dovuto cavarmela da sola.
Portai un braccio dietro il suo collo, e lo feci scendere quasi fino alla sua schiena. Cercai di ignorare l'estrema vicinanza tra i nostri corpi che ancora una volta mi provocò brividi ovunque e feci per tirarlo su.
Anche lui si sforzò di darmi una mano, ma cercai di fare in modo che non esagerasse con lo sforzo perché sarebbe potuta finire male.
Il risultato fu che scivolai e per non finirgli addosso affondai la mano libera nel materasso facendomi un male allucinante al polso.
Gemetti, senza però spostarmi di un centimetro: era di nuovo sdraiato, col mio braccio sotto di lui, e non sembrava essersi fatto male. Aveva uno sguardo preoccupato, ma non riuscii a rassicurarlo subito, a causa delle sue labbra che mi respiravano sul viso e mi distraevano troppo.
Non era il momento, non potevo ripetere l'esperienza imbarazzante di pochi minuti fa. Così scossi la testa e cercai di sollevarlo di nuovo, ma stavolta non riuscii a impedirgli di fare la maggior parte del lavoro finché non riuscì ad adagiarsi sul cuscino.
-Ti sei fatta male?- domandò dopo qualche respiro che gli servì a rilassarsi.
-No, sto... sto bene. Non è niente.- ruotai il polso per assicurarmi delle mie stesse parole e grazie al cielo non fece male, quindi era stato solo il trauma dell'impatto. Non potevo permettermi di farmi male a mani e braccia, altrimenti non avrei potuto operare per un certo periodo e non sarebbe stata una buona cosa per me.
-Tu piuttosto stai bene? Ti stavo per ammazzare...
-Sto bene- sorrise, -vieni a metterti accanto a me, ti ho lasciato spazio...
Mio malgrado accettai, e mi sistemai nella frazione di letto rimasto, poggiando la schiena sul suo cuscino.
Era bello non doverlo guardare dall'alto in basso, e sapevo che anche a lui la cosa faceva piacere: non era costretto a ricordarsi di essere debole in questo momento.
-Io volevo dirtelo ieri Killian, ma non ce l'ho fatta perché dopo tutto quello che mi hai confessato... temevo di farti star male, farti arrabbiare.
-Tesoro, non ti preoccupare. Io non sono arrabbiato... voglio solo... solo essere sicuro che tu stia bene.
Sollevai la testa per permettergli di cingermi le spalle e poi la poggiai sulla sua spalla. Rimasi un po' in silenzio per riflettere, decidere cosa dirgli senza essere avventata come avevo fatto ultimamente.
-L'avrei tenuto il bambino. Dopo quel che mi hai raccontato... io l'avrei tenuto. Mi hai fatto capire che non sarebbe stata la fine del mondo avere un altro bambino, ma che anzi, forse sarebbe potuto essere bello...- gli permisi di stringermi, potevo concedermi di essere io quella debole per qualche minuto.
-E per questo ti odio un po', perché mi hai convinta che una prospettiva diversa dall'unica che vedevo per me stessa sarebbe potuta comunque essere buona, e di solito non ci riesce nessuno. Di solito se ho una cosa in testa, quella è. Nessuno riesce mai a farmi cambiare idea... a parte te.
-Dovrei essere lusingato allora...- sussurrò e mi baciò la fronte, poi mi accarezzò il braccio che già stringeva con la mano.
Chiusi gli occhi sollevata, lasciandomi coccolare da quell'uomo così premuroso e dolce. Era un vero uomo, uno di quelli che non si lamentavano, e davano sempre la priorità agli altri. E lui la stava dando a me, cosa che né Neal né August avevano mai fatto fino a tal punto. Per una volta mi concessi il lusso di sentirmi speciale.
-Tra dieci minuti ho una visita dalla ginecologa. E mi scoccia... vorrei solo non doverci più pensare...- dissi a bassa voce, più tra me e me che a lui.
Ero un medico, sapevo di dovermi accertare di tutto, ma la voglia di chiudere questa storia era troppa, volevo andare avanti con la mia vita e pensare al futuro.
-Andrà tutto bene tesoro, se una volta finito hai bisogno... io non mi muovo di qui. Beh, non lo farei neanche se potessi.
Sorrisi e annuii, rifiutandomi di alzarmi da lì. Ero troppo comoda e rilassata e non riuscivo a trovare abbastanza buone ragioni per spostarmi.
-Dolcezza, io ti voglio nel mio letto non fraintendere... ma devi proprio andare o farai tardi!

***

Le ultime cinque ore erano state tra le più lunghe della settimana.
Uscita dallo studio della West ero stata chiamata a soccorrere dei feriti di un incidente in pullman. I feriti gravi erano una ventina, quindi non c'era stato un attimo di tregua.
Zelena mi aveva portato i risultati durante una pausa caffé di cinque minuti, quindi non avevo avuto il tempo di metabolizzare il tutto.
Non sapevo dire se fossi più arrabbiata, frustrata, o infastidita. Avevo impiegato la rabbia per far bene il mio lavoro, non avendo nessuno con cui parlare: Regina era impegnata con mio padre in un grosso intervento cardiochirurgico e ne avrebbe avuto ancora per un paio d'ore.
-Swan, puoi andarti a riposare. Hai fatto molto oggi, e so che tra un'ora devi essere dalla West.
Il primario, che si era occupato dei feriti con me, Glass, Mulan e Aurora mi poggiò una mano sulla spalla, guardandomi apprensivo.
-Sto bene dottor Whale, c'è ancora bisogno di una mano qui.
-I pazienti ancora instabili sono in tre, ce la caveremo. Quindi vai a riposare un po', è un ordine.
Sbuffai. Whale non era uno che dava spesso ordini, ma quando lo faceva non c'era modo di convincerlo a tornare sui suoi passi.
Forse però era la cosa migliore: in sala sarei stata sola, quindi passare da Killian non sarebbe stata una brutta idea. Da un lato non ero sicura di volergli rivelare certi aspetti intimi, ma da un altro avevo bisogno di un po' di conforto anch'io, e al momento la mia migliore amica non era disponibile. Delle mie sorelle non se ne parlava assolutamente, ne avrebbero fatto un dramma.

-Swan, pensavo non saresti più tornata oggi.- mi accolse con un gran sorriso silenziando la TV, che a quanto pare gli avevano portato in camera. Era buon segno, voleva dire che si stava riprendendo bene.
Stavolta mi feci spazio accanto a lui senza tante cerimonie, e alzai lo sguardo verso lo schermo per vedere cosa stesse guardando.
-I cartoni animati Jones? Seriamente?- commentai voltandomi verso di lui accigliata. Insomma, stava guardando i puffi. A meno che non avesse subito un danno celebrale mi veniva troppo assurdo credere che un uomo come lui vedesse certe cose.
-Non c'è niente in tv. I porno non ci sono...- fece malizioso, beccandosi un mio pizzico sul braccio.
-Ahia! Scherzavo, non essere gelosa dolcezza... io guardo solo te!
Alla fine era davvero stata un'ottima idea passare quell'ora da lui. In meno di due minuti mi era di nuovo tornato il sorriso, e la tensione si era magicamente sciolta.
-Com'è andata la giornata? Raccontami qualcosa, e se dopo vuoi io ti racconto gli ultimi due episodi dei puffi...- scherzò, dandomi un buffetto sulla guancia.
-Credo preferiresti comunque i puffi. Se non sei un medico è probabile che i dettagli ti facciano schifo.
Tra medici ci eccitava raccontarci interventi di ogni genere, nel minimo particolare, ma di solito quando la gente normale ci ascoltava non era molto entusiasta. Quindi preferivo risparmiargli un po' di voltastomaco, almeno per oggi.
-Mh... e la visita?
Mi morsi il labbro, rimanendo in silenzio. Ancora non ero certa di volerglielo dire, non era esattamente un argomento di cui discutere con un uomo che non era il mio ragazzo. Mi sarebbe bastato continuare a rilassarci insieme, senza doverne parlare.
D'altro canto però lui mi aveva rivelato un aspetto molto personale di sé, della sua infanzia. In più mi aveva dimostrato di saper essere serio e delicato, si meritava un po' di fiducia.
-Diciamo che non sono capace neanche ad abortire da sola.- dissi a bassa voce, ma abbastanza forte perché potesse sentirmi.
Si voltò verso di me portando la mano sulla mia guancia, un po' confuso ma dispiaciuto.
-Intendo che tra tre quarti d'ora devo farmi ricoverare per un piccolo intervento... semplice e di routine, ma avrei voluto evitarlo- spiegai, sperando che stavolta ci arrivasse.
Aprì la bocca come per parlare ma poi la richiuse, continuando ad accarezzarmi. Sembrava avesse capito, quindi sorrisi per tranquillizzarlo.
-Sono quattro-cinque ore di ricovero normalmente. Ma pensandoci bene con la mia sfortuna avrò qualche complicanza e dovrò rimanere per giorni.
-Emma, basta dai... andrà tutto bene, vedrai. Mi dispiace che ti tocchi farlo...
Restammo a lungo in silenzio, come per un tacito accordo, senza alcun imbarazzo. Lui fece di tutto per tranquillizzarmi, dall'accarezzarmi i capelli al massaggiarmi le spalle e il collo.
Fu proprio quando mi concessi di rilassami completamente chiudendo anche gli occhi che sentii le sue labbra premere sulle mie.
Erano morbide come le avevo immaginate fin dal primo momento. Forse anche di più.
Ed erano calde. Calde come il lungo bacio che mi diede, dolce e appassionato contemporaneamente.
Non seppi dire quanto durò, ma non fu poco, perché quando si staccò ebbi bisogno di respirare a fondo per recuperare ossigeno.
Ero sconvolta. Paralizzata. Mi leccai piano le labbra, e fu come risentire un'ultima volta il suo sapore.
-Che... che... che hai... fatto...- balbettai, ancora incapace di formulare una frase di senso compiuto.
-Ti ho dato qualcosa di più piacevole a cui pensare per quelle quattro-cinque ore... è quello che farò anch'io.

Era pazzo. Completamente folle. Eppure aveva avuto ragione, nonostante fossi sdraiata e anestetizzata non pensavo ad altro che a quel bacio.
Mi era piaciuto più di quanto avrei potuto lontanamente immaginare limitandomi a guardare le sue labbra, e più mi rendevo conto di quanto fosse sbagliato, più avevo voglia di rifarlo. Mi ero pentita di non aver ricambiato, ma mi aveva colto talmente alla sprovvista che ogni muscolo del mio corpo si era come immobilizzato.
-Emma, ho finito. Ti senti bene?
Scossi la testa e la guardai confusa. Quand'è che aveva fatto in tempo a cominciare e anche a finire? Possibile mi fossi distratta a tal punto?
-Oh. Sì, io... benissimo. Già fatto? Sul serio?
Mi squadrò con sospetto, e non potei biasimarla. Era completamente plausibile che cercasse in me possibili problemi dato che probabilmente non era quella una normale reazione di una donna durante e dopo un raschiamento. Probabilmente se avessi pianto sarebbe stata più tranquilla.
-Eppure ti ho fatto solo l'anestesia locale. Non sarai allergica? Non dovresti esserlo, però sei strana...
-No, no. Ero distratta. Stavo pensando a... ad altro. Sai per non pensarci, ed è andata meglio di quanto credessi suppongo.- le spiegai, sperando di convincerla.
-Ok. Ora ti mettiamo comoda sul letto, devi restarci un paio d'ore. Tra poco potresti iniziare ad avere un po' di nausea, vomito...
Annuii, sapevo bene come funzionava il tutto, ma se fossi stata fortunata l'anestesia non mi avrebbe suscitato alcun effetto collaterale; non ero neanche preoccupata delle fitte che avrei potuto avere nei giorni successivi perché avevo una soglia del dolore piuttosto alta.
Quel bacio era stato il miglior anestetizzante mentale che potessi desiderare.
-Tra due ore passo a farti un controllo e se è tutto ok posso dimetterti, ma devi farti accompagnare a casa da qualcuno. Poi 48 ore di riposo. Vale a dire che dovrai saltare il lavoro per due giorni, è chiaro?
Ovviamente sapevo già anche questo, ma avevo sperato che come collega capisse che non potevo permettermi di mancare due giorni interi, e neanche lo volevo. Soprattutto non dopo gli ultimi sviluppi. Killian avrebbe pensato che volessi scappare e ci sarebbe rimasto male.
-Vado da sola, non ho chi possa accompagnarmi. Ma senti, Zelena... posso saltare la parte delle 48 ore? Insomma, mi sento bene.
-Ti senti bene adesso Emma, ma sei un medico e dovresti sapere che nessun tipo di intervento è da sottovalutare. Neanche per una come te.
Sbuffai, perché in fondo aveva ragione. Però mi faceva sentire debole dover restare a casa mentre tutti i miei coinquilini lavoravano, e non ero abituata a esserlo. Non avevo mai saltato un solo giorno per malattia, insieme a Regina ero sempre stata una lavoratrice modello.
In più, stare a casa avrebbe voluto dire essere costretta a parlare coi miei e dire tutto, anche a mia madre che era ancora completamente all'oscuro perfino della gravidanza.
-Ok. Portami dove ti pare... se c'è una stanza singola in day hospital sarebbe meglio- acconsentii infine, dato che stavo iniziando a sentire i primi spasmi per la scomparsa dell'anestesia. In realtà anche un po' di nausea, ma era tutto sopportabile e non avrei chiesto antidolorofici. Mi sarei limitata agli antibiotici necessari e basta.
Annuì dicendo che sarebbe andata a chiamare qualcuno per aiutarla a spostarmi, una volta rifiutatasi categoricamente di farmi camminare da sola.
Quando rientrò il mio primo istinto fu di saltare in piedi e correre via, ma dalla posizione in cui mi trovavo non era fattibile.
Tra tutti gli infermieri che poteva chiamare, era invece andata a prendere il neurochirurgo, ovvero l'uomo che continuava a essere l'ultimo che desiderassi vedere.
-Che-cosa-ci-fa-lui-qui.- chiesi sillabando le parole con fastidio, guardandolo in cagnesco.
August aveva uno sguardo comprensivo e compassionevole, tanto da aumentare la mia voglia di prenderlo a schiaffi in maniera smisurata.
-Lui non mi tocca. Ci vado da sola a letto, a costo di dover strisciare e vomitare fino ad arrivarci- dissi decisa. Lui non mi avrebbe sfiorata neanche con un dito, perché ciò mi avrebbe ricordato l'orribile errore che avevo fatto solo un paio di giorni prima.
-Invece ti tocca sopportarmi... perché dobbiamo anche parlare. Non ne abbiamo avuto occasione sai, scappi ogni volta. Devo approfittarne ora!
-Dottoressa West, può sedarmi? Non mi sento bene, voglio dormire qualche ora!- sì, ero scappata e avevo intenzione di continuare a farlo. Non lo volevo un confronto diretto con lui, preferivo dormire sotto sedativi piuttosto. Così da svegliarmi nel momento in cui sarei potuta tornare a casa, e non l'avrei dovuto guardare in faccia.
-Zelena, lasciaci soli per favore... ci penso io a lei.- August le fece l'occhiolino e lei uscì di lì ignorando le mie proteste. Me l'avrebbe pagata, era il mio medico al momento ed era a me che doveva dare ascolto, non al mio ex stronzo che continuava a perseguitarmi.
-Vattene, non sto bene. Non sono in vena. Sto malissimo, tu non hai idea...- feci teatrale, sperando di riuscirlo a convincere.
-Dai, non fare la difficile. Stai fin troppo bene per una che hanno appena operato.
-Perché ho un metabilismo forte. E poi non mi deprimerò per aver perso la possibilità di avere un figlio con te... E LASCIAMI!- gridai, dato che aveva deciso di prendermi in braccio senza neanche chiedere il permesso. Cercai di scalciare e divincolarmi, ma mi teneva troppo stretta il maledetto. L'avrei fatta pagare a dovere anche a lui una volta che mi fossi rimessa, fosse l'ultima cosa che facevo. Nessuno aveva il diritto di farmi fare qualcosa contro la mia volontà.
Ridendo e continuando a ignorarmi mi portò nella sala vicina posandomi sul letto e rimboccandomi le coperte, neanche avessi 12 anni.
-Adesso possiamo parlare.
-Bene- biascicai -che cosa vuoi sapere.
Si sedette accanto a me sul letto e cercò di prendermi una mano, ma la ritirai e lo guardai per incitarlo a parlare. Prima avessimo finito, meglio sarebbe stato.
-Lo so che tra noi le cose sono andate male. Però non puoi tagliarmi fuori da questa storia. Io ero il padre di questo bambino Emma... se non ci fosse stato questo... incidente, cosa avresti fatto? Mi avresti fatto credere che non fosse mio?
Decisi che era meglio pensarci prima di dirgli qualcosa. Dovevo dirgli che avrei abortito comunque? O che un mio paziente, con cui avevo condiviso questa faccenda molto più che con lui, mi aveva convinta a non farlo? Ma in fondo quando Killian mi aveva convinta era già troppo tardi, quindi era intuile che August sapesse tutta la storia, non sarebbe servito a nulla.
-No, non sarebbe nato. Avevo prenotato un'interruzione in ogni caso. Lo sai bene che al quinto anno di specializzazione, avere un bambino sarebbe stato troppo complicato. Avrei finito il quarto anno col pancione, certo... ma dopo? Non avrei avuto il tempo di crescerlo. Quindi scusami, ma non ho neanche preso in considerazione l'idea.
-Dovevi parlarne con me Emma, era una cosa da decidere insieme...
Come osava! Come poteva anche solo pensare di pretendere di avere il diritto di prendere delle decisioni per me o insieme a me. Li aveva persi tutti nel momento in cui mi aveva tradita, per quanto si ostinasse a non volerselo mettere in testa.
-Abbiamo deciso insieme di ficcarti nel letto di Ruby? No, l'hanno deciso le tue parti basse insieme all'alcol e basta. E non mi importa quanto tu dica di essere dispiaciuto... sei un debole, August. Io sto meglio da sola che con un uomo debole, uno che è capace di tradire la sua donna. Sì, se tu non avessi ceduto ora forse sarebbe andata diversamente, magari saremmofelici. Ma non è così, e non lo sarà mai più.
-Io non sono debole Emma Swan! Io sono innamorato di te, io volevo passare la mia vita insieme a te! Ma forse sei tu quella sbagliata, non sei capace di perdonare un unico errore per il quale ho cercato di chiederti scusa in tutti i modi!
Uno schiaffo sonoro sulla sua guancia mi partì in automatico, ora voleva addirittura dare la colpa a me per la nostra rottura. Certo, ero stata dura, ma almeno ero stata diretta e sincera. Non avrei potuto vivere con l'incertezza riguardo al mio uomo: avremmo potuto litigare ancora, si sarebbe andato di nuovo ad ubriacare e si sarebbe portato a letto qualcun'altra ancora una volta. Vivere nel dubbio non faceva per me, per quanto io potessi volergli bene e fossi stata felice nei nostri due anni di relazione.
-La devi smettere! Vuoi per forza che io sia il cattivo Emma?! Perché non puoi semplicemente metterti in testa che io ti amo! Fidarti, e perdonarmi una buona volta!
Prima che potessi fare qualsiasi cosa per fermarlo, annullò ogni distanza e poggiò le labbra sulle mie, baciandomi con foga.
Non fu un bacio dolce come quello di Killian. Non fu neanche lontanamente piacevole quanto era invece stato il suo.
Provai a respingerlo, ma era troppo forte per me, almeno per le condizioni in cui mi trovavo.
Gemetti sorpresa quando avvertii una mano sulla mia coscia, sotto le lenzuola.
Avrei voluto urlare, ma ero troppo sconvolta per emettere alcun suono, o per muovermi e prenderlo a pugni.
E sì, ero anche spaventata.
-C... cosa credi di fare, August...


È risaputo che i medicisono i pazienti peggiori, ignoriamo tutti i sintomi finché non ci accasciamo al suolo. Ci piace pensare di essere di un'altra specie rispetto ai nostri pazienti, ma nessuno di noi è invincibile, prima o poi dobbiamo fare i conti con il fatto che siamo esseri umani e che a volte anche ai più forti di noi serve aiuto.
[cit. Grey's Anatomy 10x18]
























Angolo dell'autrice
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo a postare alle 4 del mattino, sono una causa persa xD Non sono molto sicura di aver reso bene la reazione di Killian all'accaduto, ma mi è sembrato che così fosse molto più naturale che con una scena toccante e strappalacrime.
Il titolo l'ho preso da un episodio di Grey's Anatomy perché mi è sembrato perfetto... ogni termine si riferisce a un personaggio chiave del capitolo praticamente, credo si capirà.
Buona lettura, e ne approfitto per ringraziare tutti quelli che ancora seguono questa storia :)

 

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Capitolo 12
*** The Beginning is the End is the Beginning – Rise up ***


The Beginning is the End is the Beginning - Rise up

 

Non ero il tipo da avere paura, ma la sua mano continuava a salire e l'altra mi teneva con forza contro il letto.
-Voglio ricordarti come mi desideravi fino a due giorni fa Emma. E lo so che mi vuoi ancora, sei solo troppo testarda per ammetterlo.
Non volevo piangere e mostrarmi debole, nonostante avessi un gran mogone alla gola per l'assurdità e l'incredulità di ciò che stava succedendo. Non riuscivo a credere che sarebbe stato capace di spingersi fino in fondo e approfittarsi di me in un momento simile.
Per quanto avesse sbagliato, mai e poi mai l'avevo visto come un uomo crudele a tal punto da voler violentare una donna.
I dolori e la nausea che fino a quel momento erano stati sopportabili si impadronirono del mio corpo scosso dallo stress.
La sua mano salì verso l'alto, tra le mie gambe, e io restai immobile ed inerme, pronta al peggio.
-Puoi fermarmi- sussurrò -se mi dici “basta” io mi fermerò. Ma sappiamo entrambi che anche tu mi vuoi... e io non ti farò del male. So dove toccarti e dove no.
Come pretendeva che io potessi fermarlo? Non si accorgeva che non ero in grado di avere la minima reazione? Lo sapeva, doveva saperlo per forza, e ciò era ancora peggio: sapeva quanto stessi soffrendo per quanto mi stava facendo e perché non riuscivo a fermarlo, eppure non sembrava volersi interrompere.
Portò un dito dove non mi aveva mai toccata, neanche quando stavamo insieme. “Per non farti male”, disse, ma più spingeva e più urlavo dentro di me per il dolore sia fisico che psichico.
Chiusi gli occhi mentre una lacrima scivolò prepotente sulla mia guancia, e semplicemente attesi: in un altro momento avrei reagito, gli avrei spaccato la faccia, ma ora non ne avevo le forze.
Se proprio doveva fare ciò che sembrava avesse intenzione di fare, volevo solamente che finisse in fretta e mi lasciasse in pace.
-Cosa diavolo stai facendo a mia figlia, Booth!
Aprii gli occhi appena in tempo per riuscire a vedere mio padre tirarlo via e sbatterlo contro il muro, per poi dargli un pugno allo stomaco con forza. Ad August uscì un grido soffocato e si accasciò per terra, ma l'altro continuò a dargli calci.
-Papà, basta così!- esclamai tirandomi su a sedere, nonostante fossi ancora scossa -lo ammazzerai e sarai tu a rimetterci, non ne vale la pena.
-Invece ne vale la pena, stava cercando di abusare di te, te ne rendi conto?!- esclamò schifato, e gli tirò ancora un calcio.
-Basta! Non l'avrebbe fatto, io... basta. Fermati.- lo supplicai, e finalmente si decise a lasciar stare l'uomo e spingerlo fuori dalla stanza.
Dopo che ebbe chiuso la porta venne a sedersi sul letto, e senza dire niente mi abbracciò.
Ricambiai la sua stretta e finalmente lasciai sfogare le lacrime e i singhiozzi che erano rimasti serrati dentro di me per tutto il tempo. Piansi fino a inzuppargli il colletto del camice, ma continuò a tenermi stretta contro il suo petto.
Allentò la presa solamente qualche minuto dopo, quando finalmente riuscii a calmarmi. Con le maniche mi asciugai gli occhi e inspirai a fondo, vergognandomi dello sfogo che avevo avuto.
Non era una reazione da me, ma il sentirmi impotente sotto le braccia di quell'uomo mi aveva fatta stare male come non mai; il non riuscire per la prima volta ad avere il controllo mi aveva distrutta.
-Piccola mia, stai bene? Ti ha fatto del male?- mi chiese con dolcezza, accarezzandomi i capelli e portando una ciocca dietro l'orecchio.
-Tutto ok. È solo che... ho avuto paura di non riuscire a fermarlo. Non so cosa mi sia successo... non sono neanche riuscita a dargli un pugno! E poi... poi non lo capisco! Lui non è mai stato così... non era perfetto, ma era dolce una volta.
Mi strinse una mano e mi accarezzò la guancia; anche a lui August era sempre piaciuto, fin dal principio aveva approvato la nostra relazione perché lo considerava un uomo con la testa sulle spalle e serio. Invece avevamo sbagliato entrambi sul suo conto, e non riuscivo ancora a capacitarmene.
Aveva esagerato, eppure non porevo odiarlo. Doveva avere qualche problema per arrivare a trattarmi in quel modo, e volevo scoprire di cosa si trattasse.
-Non voglio farti pressione piccola, ma... dovresti denunciarlo per quello che ti ha fatto. Non può continuare a lavorare qui...
-Sapevo l'avresti detto.- sospirai -E forse dovrei darti retta ma non voglio farlo. Lascia che me la sbrighi io con lui, ok?
Mi guardò preoccupato, e sapevo che avesse paura potesse farmi ancora del male, ma doveva fidarsi di me: una volta rimessa sarei stata perfettamente in grado di difendermi.
-Ok. Ora prenditi l'antidolorifico che ti ho portato però. Quando Zelena ti dimette ti porto a casa io, puoi stare con me e la mamma questi giorni.- propose. O forse non era propriamente una semplice proposta, ma più un ordine.
Preferii non rispondere e presi la pastiglia che mi porse con un bicchiere d'acqua mandandola giù.
Gli avrei detto al momento giusto che non mi sarei chiusa in casa per i prossimi due giorni.
Ero turbata dall'accaduto, ma tornare al lavoro il prima possibile mi avrebe aiutata a distrarmi e smettere di pensarci.
-Va bene, stanotte posso restare da voi- dissi -ma la mamma cosa sa?
-Tutto. Riguardo al bambino almeno. L'aborto. Ho dovuto dirglielo... sta operando una bambina di due anni e non è potuta venire, ma appena avrà finito passerà...
-Ok. Non dirle nulla di August. Chiaro?
-Bene. Ma devi parlare con qualcuno, tu forse non capisci la gravità...
-Non mi ha violentata- lo interruppi -forse l'avrebbe fatto, forse no. Comunque sto bene, non preoccuparti. Adesso voglio dormire un po', così mi sveglio quando è ora di uscire.
Annuì poco convinto, ma mi stampò un bacio sulla guancia e uscì spegnendo la luce e lasciandomi sola.
Non appena chiusi gli occhi tornai a piangere in silenzio ancora una volta. Non era vero che stavo bene, per quanto volessi negarlo ero stata vicinissima all'essere violentata. Mi sentivo umiliata e sporca, non vedevo l'ora di tornare a casa e fare una doccia.
Non ero in grado di valutare quanto fosse stato grande il trauma, non sapevo se avrei reagito come tante altre donne che per mesi, o addirittura anni non riuscivano a farsi toccare da un uomo, o se invece non sarebbe stato un problema.
Forse da Killian mi sarei lasciata toccare... senz'altro mi sarei lasciata almeno baciare ancora. O forse l'avrei baciato io questa volta. I suoi baci mi facevano stare così bene...
Sorrisi lievemente al ricordo delle sue labbra calde sulle mie, e con quel piacevole pensiero riuscii finalmente ad addormentarmi.

***

Seduta sul divano aspettavo che i miei mi portassero la cena. Mia madre si era rifiutata di farmi mangiare su una sedia in cucina, perché secondo lei sarebbe stata troppo scomoda per me al momento. Non avevo obiettato solo perché non avevo alcuna voglia di discutere.
Anche se la nausea era passata, continuavo ad avere qualche crampo, e la cosa mi infastidiva parecchio. Non volevo tornare a lavoro in questo stato, ma allo stesso tempo non volevo saltarlo.
Prima di andare a casa, nonostante le proteste dei miei, ero voluta passare a salutare Killian e ringraziarlo. L'avevo trovato addormentato, ed era così dolce che non avevo voluto svegliarlo; gli avevo dato un bacio sulla guancia ed ero andata via, incaricando Anna, che aveva il turno di notte, di dirgli che stavo bene e sarei tornata il giorno dopo.
Anche con Regina avevo avuto solo cinque minuti, dato che mio padre per prendersi la serata libera le aveva affidato il paziente che avevano operato insieme.
Comunque le avevo spiegato che era tutto ok accennandole di avere parecchie cose da raccontarle quando entrambe avremmo avuto un momento libero insieme.
-Ecco qua tesoro, brodino di pollo al limone, ti farà bene...- mia madre posò il piatto fumante sul tavolo che avevano sistemato perché potessimo mangiare lì.
Io la guardai incredula: non poteva davvero essere quella tutta la mia cena!
-Mamma, io non sono malata! Posso mangiare come una persona normale e... ho fame!
-Ed è per questo che io ti ho ordinato la pizza che arriverà a momenti- mio padre mi fece l'occhiolino beccandosi uno sguardo di rimprovero da mia madre.
Lo ringraziai contenta e mandai giù metà del brodo giusto per fare in modo che i miei non si uccidessero a vicenda, ma non appena arrivò la pizza mi avventai su quella: wurstel e patatine con la mozzarella, una delle mie preferite!
Riuscii a mangiarla intera, insieme ad una lattina di coca cola dato che di comune accordo decisero di impedirmi di bere qualunque bevanda alcolica potessi chiedere.
-Emma, domani mi sono presa la giornata per stare qui con te, dopodomani invece rimarrà papà... va bene?
Mi morsi il labbro, pentendomi di aver aspettato tanto per spiegargli che se volevano passare del tempo con me sarebbero dovuti andare al lavoro.
-Domani io sono di turno. Non... non sto a casa. Lo sai che non mi potete obbligare.- borbottai, guardandoli dispiaciuta. In fondo erano i miei genitori, e si preoccupavano per me... ma mi conoscevano bene, avrebbero dovuto prevederlo.
-Non puoi andare a lavoro Emma! Se lo fai per distrarti e non pensare a tutto questo, ci sono io con te. Possiamo parlarne, ma non puoi tornare subito...- protestò mia madre.
-Non c'entra niente! Non sono depressa per l'aborto! Io... devo andarci e basta!- non esisteva che rimanessi a casa senza poter vedere Killian. Non potevo lasciarlo solo tutto il giorno, avevo promesso che sarei passata. Aveva bisogno di me. E in più dopodomani avrebbe cominciato la riabilitazione, e io volevo essere con lui.
-E' per quel paziente con cui passi molto tempo?- fece mio padre alzando un sopracciglio.
Arrossi involontariamente, ma proprio non riuscii a farne a meno: mi conosceva troppo bene, era riuscito a capire tutto in due minuti.
-Sono il suo medico. E mi piace. Come persona voglio dire... come paziente. È... lui vuole me. È il mio caso, io gli ho salvato la vita e io lo rimetterò in piedi.
-Dev'essere proprio carino questo tipo, devo passare a vederlo, se nostra figlia è tanto presa...
-Mamma! Basta, io me ne vado a dormire. Voi... pensate agli affari vostri. Comunque rimarrò a lavoro solo fino alle 17, alle 18 Henry torna dalla gita e vado a scuola a prenderlo. Buona notte!

KILLIAN POV
Quella mattina mi svegliai piuttosto presto, anche nell'inconscio ero impaziente di vedere Emma.
Mi ero abituato a chiacchierare con lei del più e del meno, e anche ai momenti più seri e intimi.
Non ero sicuro di riuscire a sopravvivere quando mi avevano riportato sotto i ferri, quindi le avevo chiesto di farmi quella promessa senza alcuna spiegazione.
Mi ero sentito in dovere di raccontarle tutto quando l'avevo rivista; nonostante non avessi raccontato tutta la storia a nessuno, neanche a Milah, lei aveva il diritto di sapere. In tal modo avevo creduto di riuscire a risparmiarle un dolore ingestibile, e ci ero rimasto di sasso quando mi aveva confessato di aver avuto un aborto spontaneo.
Non mi ero arrabbiato per il fatto che non me l'avesse detto subito, perché non era stato difficile intuire il motivo. Si era sentita in colpa. Io l'avevo fatta sentire in colpa, e l'avevo fatta star male con la mia storia.
Emma aveva una corazza molto forte, ma tolta quella era una donna vulnerabile, e non poteva essere altrimenti dopo tutto quello che aveva passato. Il periodo di separazione dei suoi genitori quando era soltanto una bambina, la fuga di Neal dopo averla lasciata incinta, il tradimento del suo ultimo fidanzato... e magari c'era anche dell'altro di cui non ero ancora a conoscenza.

Non ero del tutto sicuro che sarebbe venuta, perché nonostante sua sorella mi avesse riferito il suo messaggio, mi aveva anche spiegato che per prescrizione del medico sarebbe dovuta rimanere 48 ore a riposo, o almeno senza lavorare.
Da un lato avrei preferito che stesse a casa a riprendersi, ma dall'altro avevo imparato quanto fosse testarda, quindi probabilmente se aveva detto che sarebbe venuta l'avrebbe fatto.
Ero curioso di sapere se il mio bacio avesse funzionato a distrarla dai momenti spiacevoli del suo intervento.
Io, dal canto mio, potevo ancora sentire il tocco invisibile delle sue labbra.
Avevo voluto baciarla fin dal primo momento, quando si era avvicinata a me ed aveva cercato di liberarmi da quella trave che avrebbe finito per schiacciarmi da un momento all'altro.
Ieri, però, non ero più riuscito a trattenermi: per ben due volte in pochi minuti ci eravamo ritrovati tanto vicini da fondere i nostri respiri.
Quando l'avevo sentita rilassarsi tra le mie braccia e avevo visto i suoi occhi chiudersi, baciarla mi era venuto d'istinto.
Ed era stato subito bellissimo: le sue labbra sapevano di vaniglia, ed erano più morbide e perfette di quanto le avessi immaginate.
Avevo continuato a baciarla per istanti interminabili, fino ad esaurire tutto l'ossigeno che avevo in corpo.
Era rimasta sconvolta, ma non sembrava le avesse dato fastidio.
Sorrisi ripensando a com'era uscita dalla stanza quasi barcollante, e si era toccata le labbra prima di chiudere la porta.
-Ehi, ti hanno drogato? Cos'è quel sorriso ebete...
Strizzai gli occhi e mi voltai verso la porta, dove a guardarmi poggiata allo stipite c'era un' Emma sorridente, vestita nella sua solita tenuta da medico. Dunque era davvero già tornata a lavoro.
-Ti sono mancato? So che dovevi stare 48 ore a riposo.
-Aah, sciocchezze!- sorrise ancora e venne a sedersi sul mio letto, guardandomi negli occhi.
-Come stai?- ci domandammo all'unisono, per poi scoppiare a ridere. Era lei che era mancata a me, lei e il suo sorriso, e i suoi occhi verdi splendenti.
-Io me ne sono stato qui, quindi...- tagliai corto -ma sono piuttosto sicuro che non sia una sciocchezza il fatto che ora non dovresti essere qui. Com'è andata ieri?
-E'... è andata piuttosto bene. Sono anche passata a salutarti ma dormivi e non ho voluto svegliarti. Comunque sto bene, lo vedi da te... e grazie per la “distrazione”, tra parentesi.
Era vero, sembrava piuttosto in forma ma nonostante il sorriso riuscivo a leggere nel suo sguardo che mi stava nascondendo qualcosa. Era titubante, e non mi guardava dritto negli occhi, quindi qualunque cosa fosse non doveva essere bella.
La guardai interrogativo e lei si morse un labbro: avevo notato che lo faceva quando non sapeva se dirmi qualcosa oppure no. Quindi attesi in silenzio, avrei rispettato qualsiasi decisione avesse preso. Non le avrei fatto pressione, dato che l'ultima cosa che volevo era vederla star male di nuovo.
Io ero quello bloccato in un letto d'ospedale, eppure fin dal primo istante in cui nei suoi occhi avevo letto la sua fragilità, avevo deciso che l'avrei protetta a tutti i costi per quanto fossi riuscito.
Invece di dire qualcosa, si chinò su di me e chiuse gli occhi.
Posò le labbra sulle mie, e dopo aver indugiato per qualche secondo mi baciò con delicatezza, portando una mano tra i miei capelli.
Si fermò per un solo istante, per prendere un respiro, e poi tornò a baciarmi, sempre più intensamente. A quel punto non resistetti, e dopo averla stretta a me con una mano dietro la schiena, sotto i suoi capelli biondi lunghissimi, ricambiai anch'io.
Sembrava che le nostre labbra si appartenessero da sempre, tanto eravamo in sintonia; le lingue, che prima si studiarono lentamente, si trovarono dopo poco ad esplorarsi con passione.
Fu quando poggiai la mano sulla sua gamba che improvvisamente sentii il suo corpo irrigidirsi, e smise di baciarmi.
Non riuscii a capire cosa fosse successo, il mio era stato un gesto del tutto innocente: sperai non pensasse che volessi spingermi oltre. Non era ciò che volevo fare, e non solo perché non potevo.
-Emma, ehi... stai bene?- sussurrai sulle sue labbra -Se stai pensando male... non farlo. Io non volevo...
-No, scusami tu. Va tutto bene... non hai fatto nulla di sbagliato...- mi rassicurò, dandomi un altro leggero bacio.
Però aveva una voce strana, tremolante.
Mi allontanai quanto bastava per guardarla in faccia: i suoi occhi per qualche motivo erano colmi di lacrime. Non seppi cosa dirle non avendo idea del motivo per cui stesse piangendo.
Forse aveva a che fare con ciò che non mi aveva detto riguardo al giorno precedente, e se piangeva così doveva essere peggiore di quanto credessi.
-Killian, mi dispiace. Io non volevo reagire così, questo bacio è stato... stupendo... m..ma...- singhiozzò, continuando a cercare di asciugarsi le lacrime col camice.
Non seppi come consolarla, non ero neanche sicuro di poterla toccare e accarezzarla senza che le facessi più male che bene. Mi sentii impotente, e questo mi distrusse. Non potevo far altro che guardarla piangere, senza poterla aiutare a smettere.
-Emma, ti prego... dimmi cosa posso fare...- la supplicai afflitto, limitandomi ad accarezzarle una mano.
-O... ok. Ma tu promettimi che non farai nulla, che non ti metterai in mezzo...- disse tra i singhiozzi e le lacrime.
Io annuii, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Tutto pur di aiutarla.
Le diedi un paio di minuti per calmarsi, finché i singhiozzi finalmente cessarono. Mi spostai facendole spazio sul letto, e senza obiettare si sistemò accanto a me, guardandosi le mani.
-Dopo l'intervento di ieri il mio ex è venuto a parlarmi. Aveva saputo dell'aborto... io l'ho respinto, e ho sbagliato ok. Non potevo evitarlo per sempre, ma non me la sentivo ecco... lui però ha insistito troppo! Voleva dimostrarmi che tra di noi c'era ancora chimica, voleva dimostrarmi che io lo volessi. E... mi... mi ha... mi ha...
Sbarrai gli occhi, guardandola incredulo. Non poteva essere vero, non poteva essersi approfittato di lei, per di più in un momento delicato come quello. Che razza di codardo era quell'uomo!
-Non... non mi ha violentata Killian- disse, come leggendomi nel pensiero -però... mi ha toccata. Mi ha... mi ha umiliata. E se non fosse arrivato mio padre non so se si sarebbe fermato.
Fu lei, rannicchiandosi sul mio petto che mi diede un silenzioso consenso di abbracciarla e stringerla forte a me, come per cercare di assorbire il suo dolore e riuscire ad alleviarlo.
Avevo ragione, era davvero più fragile e vulnerabile di quanto mai avrebbe ammesso o mostrato; anche lei aveva bisogno di conforto e di aiuto. Se solo fossi stato in forma, sarei andato a farlo nero quel bastardo...
-Ovviamente questa cosa dei baci non deve uscire di qui o ti assegneranno un altro medico e io non voglio...- sussurrò solleticandomi il collo col suo respiro.
-Certo tesoro... neanch'io voglio- la rassicurai e tornai ad accarezzarle i capelli. Ero felice che mi volesse, che volesse proprio me, un uomo bloccato a letto e senza una mano, che al momento non sarebbe riuscito neanche a proteggerla.
Ma già il fatto di saperla far sorridere, ridere, e stare meglio mi era di gran conforto. Voleva dire che non ero del tutto inutile, e che potevo davvero fare qualcosa per quella donna meravigliosa.
In realtà non avevo neanche idea di cosa fosse il nostro rapporto ora: era il mio medico, e fin qui ci potevo arrivare. Eravamo diventati amici, e anche su questo ero quasi certo di poterci mettere la mano sul fuoco.
E poi c'erano stati quei baci, a cui non sapevo dare un significato. Stavamo diventando qualcosa che andava oltre l'amicizia o erano solo baci?
Forse potevamo definirci amici che si baciano: “baciamici”, era presto per qualcos'altro. Magari non per me, ma per lei sicuramente.
-Killian, ti dispiace se ti lascio solo un attimo? Dovrei andare a parlare con Regina...
-Certo, figurati...
-Tornerò col pranzo, da oggi puoi riprendere a mangiare da solo... e visto che io dovrei essere a riposo ma sono qui, non mi affideranno nessun intervento particolare... quindi ho tempo per stare da te!
-Ok... non sforzarti troppo dolcezza.
La donna sorrise lasciandomi un bacio a fior di labbra, poi si alzò dal letto un po' a fatica e si diresse verso la porta, salutandomi con la mano.
Doveva essere ancora dolorante per l'intervento, eppure era venuta a lavoro apposta per me. Ero fortunato. Molto più di quanto non meritassi.

***

EMMA POV

-Ci siamo baciati Regina! Sapessi come bacia...- mi lasciai cadere pesantemente sul letto della stanza del medico di guardia, mentre lei mi guardava interrogativa e sconvolta.
Risi nervosamente e le feci spazio accanto a me, dove si sistemò mettendosi su un lato.
-Tutto mi aspettavo tranne che trovarti così attiva e raggiante. Oltre che in preda a una crisi ormonale. Quanto sedativo hai preso ieri?
Risi ancora, constatando che aveva fin troppo ragione. Fino a prima di vedere Killian ero ancora distrutta dal giorno prima, ma come sempre mi aveva fatto tornare il buon umore.
I baci, poi, erano di nuovo stati un toccasana. Non sapevo definirli, non sapevo dire cosa stavamo diventando io e lui... ma mi piaceva baciarlo.
Anche se quando mi aveva toccata mi ero irrigidita: mi era dispiaciuto non riuscire a farne a meno, non avevo potuto controllare l'impulso, ma per fortuna non se l'era presa.
Ero consapevole che l'avesse fatto innocentemente, lui non mi avrebbe mai fatto del male.
Mi voltai verso la donna e le raccontai del bacio che mi aveva dato ieri. Fu d'accordo con me sul fatto che fosse pazzo a sorprendermi così, ma secondo lei era anche molto romatico.
Fu quando iniziai a raccontare di August che qualcuno bussò con forza alla porta.
-Avanti!- esclamai; doveva essere qualche matricola incapace che veniva a chiedere consiglio, forse in fin dei conti avrei dovuto fingere di non esserci.
-Emma! Grazie al cielo sei qui!- esclamò Anna irrompendo nella stanza -Ciao Regina. Emma, devi venire, c'è August da Jones e stanno litigando. Ho paura che finisca male, ma non vogliono ascoltarmi!
-Cosa?!- scavalcando Regina saltai giù dal letto, e questo mi costò una fitta parecchio dolorosa, ma non potevo permettere che August facesse del male a Killian.
Anna mi guardò preoccupata ma la ignorai e la tirai per un braccio fuori da lì, con Regina che ci seguì a ruota.
Irruppi nella stanza e trovai gli uomini l'uno di fronte all'altro: anche Killian si era alzato in piedi.
Era completamente inappropriato, ma non potei fare a meno di notare quanto fosse bello anche se indossava semplicemente un pigiama largo azzurro. Ed era alto, forse almeno 10 centimetri più di me.
Cercai di riscuotermi e lo raggiunsi, prendendolo per un braccio.
-Devi tornare a letto Killian. Non puoi fare a botte, hai promesso di non intrometterti!
-E' stato lui a venirmi a cercare, non io!- obiettò, continuando a guardare l'altro con disprezzo.
Apprezzavo il suo coraggio, e la premura che dimostrava nei miei confronti affrontando l'uomo che mi aveva fatto del male, ma non volevo che ne facesse anche a lui.
-Allora ho ragione, vero Emma? Mi hai lasciato per fartela con questo storpio!- esclamò August, e senza pensarci due volte lo colpii dritto in faccia, con abbastanza forza da farlo gridare.
Fu una vendetta non solo per quello che aveva detto di Killian, ma anche per quello che mi aveva fatto. L'aveva passata liscia perché mi aveva colta in un momento delicato, ma ora ero in pieno possesso delle mie facoltà motorie.
Non reagii perché fu del tutto inaspettato che anche lui allungasse le mani, ma prima che potesse colpirmi, Killian gli afferrò il polso.
-Che razza di uomo sei se allunghi le mani su una donna! Non toccarla!- tuonò spingendolo addosso al muro, e solo allora sentii la puzza di alcol del suo alito.
Questo finalmente spiegò molte cose, ma prima che potessi fare qualsiasi cosa fu lui ad avventarsi contro Killian, che sbatté sulla parete opposta con un lamento soffocato.

 


Chi può determinare dove finisce il vecchio e comincia il nuovo? Non è un giorno di festa, non è un compleanno né un capodanno. È un evento grande o piccolo. Qualcosa che ci cambia e che idealmente ci dà speranza. Un nuovo modo di vivere e di vedere il mondo, liberarsi delle vecchie abitudini, dei vecchi ricordi. La cosa importante è non smettere mai di credere che si può sempre ricominciare. Ma c'è un'altra cosa importante da ricordare. In mezzo a tanto schifo ci sono alcune cose alle quali vale la pena di aggrapparsi (cit Grey's Anatomy 2x13)


















 









Angolo dell'autrice
Ciao a tutti! Intanto chiedo scusa per la lunghezza, ma ogni capitolo che scrivo mi viene ogni volta più lungo del precedente... non riesco a regolarmi.
Questa volta ho inserito anche il primo POV di Killian, in futuro ce ne saranno altri... come anche di Regina e forse di qualche altro personaggio, non lo so.
Finendo questo capitolo stavo pensando al fatto che non ho idea di quanto andrò avanti... possono essere altri 5 capitoli come altri 50 (ok 50 forse no, ma per rendere l'idea xD). Per ora di idee ne ho molte, ma non so se finire quando Killian verrà dimesso oppure andare avanti anche dopo...
In ogni caso spero che il capitolo vi piaccia almeno un po' xD
P.S. un'ultima cosa: anche questo titolo l'ho preso da Grey's Anatomy, ma l'ho stravolto dato che originariamente era The End is the Beginning is the End. Così invece vuol dire "L'inizio è la fine, la fine è l'inizio".

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Capitolo 13
*** Black Code (part 1) ***


Black Code (part 1)


-Killian!- mentre Anna e Regina bloccavano August, io accorsi dall'uomo terrorizzata che si fosse fatto seriamente male. Era stato operato solo da un paio di giorni, e un impatto come quello poteva avergli provocato danni gravi.
-Ehi... dimmi che stai bene, ti prego...- sussurrai accarezzandogli una guancia; non era caduto ma aveva gli occhi chiusi ed era poggiato di peso contro il muro.
-Tutto ok tesoro...- deglutì e aprì gli occhi, regalandomi un leggero sorriso.
Fregandomene del fatto di non essere soli lo abbracciai, e lui ricambiò stringendomi al suo petto. Anche nelle sue condizioni mi aveva protetta, aveva pensato soltanto a me. Mai e poi mai mi sarei perdonata se gli fosse successo qualcosa per colpa dell'altro, ma d'altro canto non potevo non essere felice di avere accanto un uomo così forte.
Mi asciugò una lacrima ancor prima che potesse scivolare sulla mia guancia, e stavolta fui io ad alzare lo sguardo e sorridergli.
Restando tra le sue braccia mi voltai a vedere due uomini della sicurezza che stavano entrando, seguiti da mio padre.
-Va tutto bene Emma?- mi domandò studiandomi, e subito lasciai andare Killian per annuire non senza un filo d'imbarazzo.
-Ok. Il... paziente sta bene?
-Credo di sì. Gli farò un controllo per sicurezza. Il dottor Booth è ubriaco, ed è venuto qui ad attaccare il mio paziente. Quindi beh, credo basti per mandarlo via, come minimo. A meno che io non decida di denunciarlo anche per altro.- lanciai ad August uno sguardo carico d'odio, ma anche compiaciuto. A giudicare dal sangue che gli colava dal naso dovevo avergli fatto parecchio male, e se gliel'avevo rotto era ancora meglio.
-D'accordo. Occupati del paziente allora... e... bel colpo- aggiunse con un occhiolino quando si fu accertato che August e la security non fossero più a portata d'orecchio.
Lanciò quindi un'ultima occhiata a me e a Killian e uscì, portando con sé Anna.
Sapevo che più tardi mi avrebbe fatto un lungo discorso sulle mie responsabilità e le regole dell'ospedale, ma avrei cercato di fare in modo che restasse sotto le mie cure.
-Serve una mano?- domandò Regina, guardandoci divertita.
-A me magari una potrebbe servire, grazie- scherzò l'uomo alzando il braccio con quella mancante.
Scoppiammo a ridere tutti e tre, ero davvero molto contenta che ci scherzasse su.
In ogni caso era ora che tornasse a letto, quindi lo presi sotto braccio e lo aiutai ad adagiarsi delicatamente. Prima che potessi tornare su, mi trattenne per un braccio e mi baciò a stampo, per lasciarmi andare solo dopo.
-Uh... se avete bisogno di un po' di privacy chiudo a chiave uscendo...- commentò la mia amica, facendomi arrossire.
Ma anche Killian, non poteva prendermi e baciarmi così! Non che mi dispiacesse, insomma. Anzi, mi piaceva fin troppo... ma non poteva farlo in pubblico almeno, non eravamo una coppia.
-Ma a proposito di privacy, Robin ti ha già invitato alla cenetta intima? So che domani verrà dimesso.- la punzecchiai, e constatai allegramente che stavolta fu lei ad arrossire.
Capii la risposta ancora prima che annuisse, e fui davvero contenta per lei: l'uomo era stato di parola, l'aveva invitata subito.
-Che bello, quindi saremo tutti una famiglia? Quando tu sposerai Robin, e io sposerò la bellissima dottoressa Swan...
Sbarrai gli occhi incredula, voltandomi verso di lui. Ero certa che stesse scherzando, ma non poteva tirare in ballo addirittura un matrimonio! Insomma, io e lui eravamo ancora in una situazione indefinita, ancora più che Robin e Regina che almeno stavano iniziando ad uscire insieme.
-Conoscendo la “bellissima dottoressa Swan” sono abbastanza sicura che se ripeti ancora una volta la parola “matrimonio” la farai scappare a gambe levate ancor prima che possiate avere un appuntamento fuori da questo ospedale- gli fece notare Regina.
Per fortuna mi conosceva bene, anche se mi domandai se davvero sarei scappata da lui: forse non l'avrei fatto, non sarei stata in grado. Era troppo bello passare del tempo insieme per scappare.
Ma se avesse evitato di parlare di matrimonio in futuro, sarebbe sicuramente stato molto meglio.
-Scherzavo ovviamente, ma grazie per l'avvertimento- le fece l'occhiolino -Dov'è che ti porta a cena?
-Non lo so. Ha detto che è una sorpresa.- borbottò lei imbarazzata -A proposito Emma, domani sera non è che puoi badare tu al bambino? Magari lui e Henry possono giocare insieme...
-Va bene, non c'è problema... serve che il piccolo resti da me anche tutta la notte?- aggiunsi maliziosa, e stavolta mi incenerì con lo sguardo. Per fortuna eravamo con Killian, almeno non poteva uccidermi senza che ci fossero testimoni.
-Non c'è bisogno neanche che io risponda, Swan. Ce la vediamo dopo. Ora ti lascio a visitarlo... sempre che tu riesca a guardarlo mezzo nudo senza distrarti.- e dopo questa sua fin troppo ben riuscita vendetta, salutò l'uomo con la mano e ci lasciò soli in camera.
Senza dire una parola, per non fare figuracce, mi sedetti in poltrona per riposare un attimo. Mi ero sforzata un po' troppo probabilmente, quindi le fitte erano aumentate in maniera abbastanza fastidiosa. Forse non sarebbe stata una cattiva idea mandare giù un antidolorifico per finire la giornata in santa pace.
-Ti senti male? Non dovevi stancarti...- mi scrutò preoccupato, allungando la mano per prendere la mia, che gli porsi subito.
-Non ti preoccupare... adesso passa.- lo rassicurai sorridendo. Avevo solo bisogno di due minuti, poi sarei stata bene.
-Se venissi a sdraiarti accanto a me e ti lasciassi abbracciare pensi che potrebbe passarti prima?
Probabilmente avrei dovuto rifiutare, chiedergli di parlare e mettere in chiaro che noi non stavamo insieme, non per ora almeno. Doveva rendersi conto che non potevamo comportarci da fidanzatini, soprattutto in ospedale. Una volta dimesso, le cose sarebbero sicuramente potute cambiare se ancora mi avesse voluta.
Ma ovviamente, invece di comportarmi come avrei dovuto, accettai la proposta e mi accoccolai tra le sue braccia. Mi sentii subito molto meglio per quanto erano calde e confortevoli, e quando cominciò a massaggiarmi la pancia mi rilassai del tutto e chiusi gli occhi.

-Dimmi che non ho di nuovo dormito tutto il giorno...- borbottai, senza però riuscire a sciogliermi dal suo abbraccio.
-Solo mezz'oretta. Se vuoi dormire ancora sono disponibile. Mi tieni piuttosto caldo...- sorrise e mi baciò la guancia -Stai meglio?
-Decisamente... ma non posso dormire. Ti devo controllare, e poi ti porto il pranzo... e mangio anch'io qualcosa.- mi tirai su cercando di sistemare i capelli con le mani: non era possibile che finisse così ogni volta, non potevo continuare ad addormentarmi in quel modo, mi avrebbero cacciata prima o poi. Se non altro avevo la scusa delle 48 ore di riposo adesso, anche se non ero sicura valessero anche sul posto di lavoro.
Restò a guardarmi mentre mi legavo i capelli in uno chignon molto improvvisato con un elastico che portavo al polso; il risultato doveva sicuramente essere orribile, ma non avendo spazzola e specchio a portata di mano avrei dovuto accontentarmi per il momento.
-Ok, quindi devo spogliarmi da solo o fai tu?- domandò alzando un sopracciglio, e la battutina gli costò uno schiaffo sul braccio.
Senza dire niente, iniziai a slacciare la camicia del suo pigiama cercando di tenere bene a mente il fatto di essere un medico, e che quello che stavo spogliando era un mio paziente, non l'uomo che continuavo a baciare in ogni occasione.
Ora che non si trovava sotto i ferri però, fui comunque costretta a notare quanto il suo fisico fosse asciutto e muscoloso: era perfetto. Aveva dei pettorali e addominali degni di uno sportivo.
Il punto d'incisione dove gli avevo applicato i punti era pulito, il che era positivo perché molto probabilmente una volta guarito non gli sarebbe rimasta neanche la cicatrice.
Tastai con molta delicatezza i punti in cui aveva le costole rotte, e anche se accennò un paio di espressioni doloranti non si lamentò.
-Lo so che vuoi fare l'eroe, ma se ti faccio male me lo devi dire, capito?- gli ricordai.
-Sì, il punto è che non fa molto male. Dimentichi che sono forte anch'io tesoro, non solo tu.
-Bene allora. Non servirà ripetere le lastre... la botta non ti ha fatto niente. Per fortuna. Ma se io dico che devi stare a letto, tu devi darmi retta e stare a letto. Chiaro?- lo ammonii, poggiandogli una mano sul petto.
-Mi piace prendere ordini da te dolcezza, quindi ok. Starò a letto tutto il tempo che vorrai.
Alzai gli occhi al cielo e risi piano, mentre abbastanza malvolentieri iniziai ad abbottonarlo. Mi stavo trasformando davvero in un pessimo medico, e la colpa era sua. Sua e dell'effetto che mi faceva, a me che mai mi ero lasciata controllare dai sentimenti o dalla passione verso un uomo.
-Vado a prendere da mangiare, ok? Ti fa ancora male quando deglutisci?
-No, sto decisamente bene...
-Allora posso evitarti brodino e ricotta- sorrisi -torno presto, tu non fare altre cazzate nel frattempo!

REGINA POV
Dopo aver lasciato Emma dal suo uomo a farsi gli occhi dolci, mi diressi in camera di Robin con un paio di snack al cioccolato.
Alla fine mi aveva chiesto ufficialmente di uscire la sera dopo, il giorno stesso delle sue dimissioni.
Gli avevo detto di sì: volevo concedermi quest'occasione, concedermi di provare ad essere felice con lui, e forse avrebbe anche potuto funzionare.
Dato che Emma sarebbe uscita da lavoro prima del solito, l'avrei raggiunta a casa a fine turno, per aiutarmi a decidere cosa indossare. Non che non fossi in grado di farlo da sola, ma era più esperat di me in appuntamenti seri. Dopo Daniel non ne avevo avuto neanche uno, anche se mi era capitato di uscire con qualche uomo.
L'ultimo era stato Graham, piuttosto affascinante, ma la nostra era stata solo una relazione fisica, nonostante fosse durata un po'.
Robin invece era diverso, mi aveva fatto provare sentimenti che non provavo più da anni: se proprio dovevo provare ad avere di nuovo una vera relazione, era senz'altro la persona giusta.
Quando entrai in camera, ebbi una piacevole sorpresa: era seduto sul letto insieme al piccolo Roland, e sembrava stessero giocando con le macchinine.
-Regina!- mi accolse l'uomo sorridendo -ti unisci a noi? Roland mi stava giusto dicendo che gliele hai regalate tu...
-Sì beh, mi ha detto che qui non c'era con cosa giocare e gli ho chiesto cosa gli piaceva...- sorrisi e andai a sedermi sul bordo del letto. Il bambino venne subito ad abbracciarmi, era davvero dolce. Mi ero affezionata anche a lui; il giorno prima durante un'ora libera gli avevo anche fatto fare un tour dell'ospedale per soddisfare la sua curiosità.
-Grazie- fece l'uomo, accarezzandomi la mano. Nonostante avessi il bimbo in braccio rabbrividii, e ovviamente quello se ne accorse.
-Hai freddo?- mi chiese infatti, e mi abbracciò ancora una volta -Vieni con me e papà sotto le coperte, è più caldo!
Io e Robin ci lanciammo uno sguardo tra il divertito e l'imbarazzato, ma sembrò che l'uomo volesse stare al gioco: infatti si fece da parte e scostò il lenzuolo, facendomi segno di avvicinarmi.
Alle prime rimasi perplessa, ma dall'espressione sembrò non accettare un no.
Mi alzai ed andai a sistemarmi vicino a lui, che mi coprì le gambe, mentre Roland rimase seduto ai piedi del letto a guardarci sorridente.
-Papà ha detto che domani ti porta a mangiare qualcosa di buono... mi puoi portare il gelato?
-Non può portarti il gelato perché lo sai che non puoi mangiarlo dopo le 9 di sera, vero?- si intromise l'uomo, e il figlio incrociò le braccia al petto sbuffando.
Io allungai le braccia, e subito venne ad accoccolarsi e sedersi sulle mie gambe, lasciando che lo stringessi. Era uno dei bambini più teneri che avessi mai visto, e il fatto che io gli piacessi era fantastico.
Nella maggior parte dei casi, per qualche motivo i bambini avevano paura di me, nonostante mi piacessero. Fatta eccezione per Henry, a cui avevo fatto da baby sitter decine di volte quando Emma usciva con August; mi ero rivelata niente male come mamma, portando a galla un lato materno che neanche io stessa avevo mai creduto di possedere.
-A proposito di domani... Emma può tenerlo Roland quindi?
-Sì, ha detto che non c'è problema. Per semplificarti le cose al ritorno puoi lasciarmi da lei e riprendere lui... così non devi farti tre viaggi.- proposi. Io ed Emma non abitavamo molto lontane, ma mi sarei sentita un po' in colpa ad approfittare troppo di lui, e in ogni caso avrei preferito avere qualcuno con cui parlare dopo l'appuntamento.
-D'accordo, anche se per me non c'è alcun problema. Dovrò ringraziarla... insomma, non mi fiderei a lasciarlo a una baby sitter qualsiasi, non adesso.
Capivo perfettamente cosa volesse dire. Con la perdita della sua mamma aveva bisogno di avere vicino persone fidate, persone che di lui si sarebbero prese cura a dovere.
Mi aveva confidato quanto la madre gli mancasse, e avevo cercato di consolarlo con tante coccole e un gelato al cioccolato. Aveva funzionato, ma in fondo sapevo che nulla avrebbe mai potuto cancellare quella perdita.
A riportarmi alla realtà fu un bacio a sorpresa di Robin, che non riuscii neanche a ricambiare per lo stupore.
Lo guardai con espressione di rimprovero: anche se piacevo a Roland non voleva automaticamente dire che potesse abituarsi così presto che suo padre baciasse un'altra donna.
Lui si limitò a sorridere e mi cinse le spalle, stringendo a sé me e il figlio. Sapeva come sciogliermi, infatti poggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi per rilassarmi.
Erano state giornate di lavoro molto dure e intense, ma gli spiragli che ero riuscita a ritagliarmi con lui mi avevano sempre dato la carica.
Egoisticamente mi dispiaceva che sarebbe già stato dimesso, perché ciò voleva dire che non avrei più potuto andare a cercarlo a qualsiasi ora del giorno; però aveva promesso che ci saremmo visti spesso se io avessi ancora voluto. Aveva promesso di passare ogni giorno a portarmi il pranzo, dato che essendo insegnante di tiro con l'arco aveva orari molto flessibili.
Quando mi aveva raccontato del suo lavoro mi ero sorpresa di non averlo mai conosciuto, perché il tiro con l'arco insieme alla scherma erano sport piuttosto popolari a Storybrooke, buona parte dei ragazzi praticava almeno uno dei due.
-Ora vi devo lasciare, ho un paziente da controllare... ieri gli abbiamo fatto un trapianto di cuore e devo assicurarmi che sia tutto ok.- feci aiutando Roland a spostarsi in braccio a suo padre, poi mi alzai dal letto controvoglia.
-Certo, ci vediamo più tardi spero!
-Sì, nel pomeriggio se ho un po' di tempo vi porto a fare una passeggiata qui fuori. C'è un bel sole... e non fa neanche tanto freddo.
-Ci contiamo eh! Buon lavoro intanto- mi salutò con un occhiolino, mentre il bimbo mi fece ciao con la mano.
Andai ad aspettare l'ascensore, che si rivelò meno affollato del solito: c'erano solo il dottor Glass e la Blanchard, che salutai con un cenno del capo.
Afferrai il mio cercapersone nel momento in cui suonarono tutti e tre.
Lessi più volte quel che c'era scritto, e alzai lo sguardo verso di loro per accertarmi di non aver capito male.
Anche loro mi guardavano con gli occhi sbarrati, e la Blanchard era completamente sbiancata.
-Quindi è davvero quel che penso?- sussurrai con un filo di voce, mentre Glass stava già premendo il tasto del piano terra.
Annuì, ed entrambi dovemmo sorreggere la Blanchard che sembrò sul punto di svenire.

-Emma! Swan, dove diavolo sei!- mi guardai intorno, il piano terra era più affollato che mai, sarebbe stata un'impresa riuscire a trovare Emma.
Non appena la vidi la tirai per un braccio, sembrava disorientata come tutti gli altri.
-Regina. Tu hai capito cosa succede?- mi domandò paonazza; doveva aver capito che qualcosa non andava, ma non cosa a quanto sembrava.
-Codice nero Swan. Non hai letto? Codice nero.
-Codice nero? Non ho idea di cosa sia... perché, tu lo sai?
-Swan. Quest'ospedale rispetta il sistema delll'Incident Command. Il codice nero è... Cerca di mantenere la calma però, o non te lo dico.
Mi guardò sconcertata, e da quanto potevo vedere non tutti avevano capito la gravità della situazione.
-Vuol dire che c'è un ordigno Swan. In questo ospedale. Una bomba.
Spalancò gli occhi e la bocca, incredula.
-Glass ha detto che riguarda solo il reparto di chirurgia. Stanno già facendo evacuare i pazienti. Però c'è un problema.
-Cosa? Qual'è il problema? Non è già abbastanza un problema il fatto che ci sia una bomba?! Oddio Killian è ancora ricoverato in chirurgia, devo andare subito...- come avevo immaginato stava uscendo fuori di testa, e le afferrai un braccio per evitare che l'impulso le facesse fare cazzate.
-Ferma Swan, ci stanno già pensando ai pazienti! C'è dell'altro. L'ordigno è dentro un paziente.
-E quindi? Cambia qualcosa?
-Cambia. Perché a operarlo ci sono Anna e tuo padre.- confessai, guardandola preoccupata.
-Non... non si possono... allontanare?- balbettò, sempre più spaventata.
-Potrebbero. Se tua sorella non avesse letteralmente una mano dentro di lui. L'ha fatto per bloccare l'emorragia. Solo che non si sa cosa può succedere se la tira fuori.
Strinsi il suo braccio ancora più forte, ma riuscì ugualmente a liberarsi e correre in direzione delle scale.
 


La vita è fatta per viverla. Ci si innamora, si fanno progetti, si accarezzano i sogni...
nessuno di questi contempla il fatto che tutto finisca in un batter d'occhio. (cit Grey's Anatomy 2x19)





 




















Angolo dell'autrice;
Ok, lo so, è più forte di me. Ma ultimamente ho rivisto questa puntata di GA e mi è venuta l'ispirazione per il finale... in entrambe le serie le mie puntate preferite sono più o meno sempre quelle più ansiose, non sono normale xD La seconda parte non l'ho ancora scritta, ma le idee le ho (ovviamente non sarà uguale alla puntata o poi sarebbe troppo scontato u.u)
Buona notte (sono le 3 e mezza xD) e buona lettura :)

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Capitolo 14
*** Black Code (part 2) - Apocalypse ***


Black Code (part 2)
-Apocalypse-



Corsi su per le scale facendomi spazio tra infermieri, medici e pazienti, che invece scendevano per evacuare la zona a rischio.
Non potevo permettermi di scappare, non potevo starmene con le mani in mano mentre metà della mia famiglia rischiava la vita. Com'era possibile che ci fosse un ordigno inesploso dentro un paziente?! E soprattutto, come avevano fatto a non accorgersene prima che mia sorella ci infilasse una mano?
-Emma ti prego, fermati! Non puoi fare niente, stanno arrivando gli artificieri!- Regina riuscì ad afferrarmi una mano e mi costrinse a voltarmi a guardarla.
Sapevo che aveva ragione, come sapevo che si stava preoccupando per me... ma non poteva capire. Sarei esplosa io, prima della bomba, se fossi rimasta in disparte ad aspettare che tutto si risolvesse.
-Non posso. Tu devi lasciarmi andare, ora. Siamo sul pianerottolo, stiamo intralciando il passaggio. Lasciami Regina, ti prego!- la supplicai, guardandola negli occhi. Lei mi conosceva, lei mi capiva sempre. Doveva rendersi conto che per me era quella la cosa giusta da fare.
Sarei morta? Non lo sapevo, non ero ancora pronta a pensare al peggio, ma non potevo immaginare una vita senza mio padre e mia sorella. In ogni modo, dovevo restare accanto a loro, anche per la mia stessa sanità mentale.
-Ok. Però vengo con te. E no, non provare a dirmi di no, perché tanto non servirebbe a niente!- fece decisa, superandomi sulle scale.
Non volevo si mettesse in pericolo per me, ma non sarei riuscita a convincerla, lo sapevo, quindi fui costretta ad accettare e la seguii, mentre tutti gli altri continuavano a scendere in massa.
-Emma! Che succede?
-Killian!
Vidi l'uomo uscire dalla fila e prendermi le mani, per poi guardarmi interrogativo. Il fatto che non l'avessero messo in ascensore voleva dire che non era nella lista dei pazienti più gravi, e almeno quel pensiero mi fece sorridere. Se per qualche assurda ragione qualcosa fosse andato storto, almeno sarei morta sapendo che lui sarebbe stato bene.
-Emma! Allora?- ripeté, ora preoccupato.
I suoi occhi azzurri si riflettevano nei miei, ed era così che volevo ricordarlo. Con lo sguardo pieno d'affetto, come l'uomo che aveva tenuto a me più di chiunque altro.
Improvvisamente mi invase la paura: la paura di morire.
Se fossi morta non avrei mai più visto i suoi occhi.
Se fossi morta non avrei mai più goduto del suo sorriso.
Se fossi morta non avrei mai più sentito il calore delle sue braccia.
Se fossi morta, non avrei mai più potuto baciare le sue labbra.
Se fossi morta, non avrei mai più avuto lui.
Il profumo della morte, l'ombra della morte si impadronirono dei miei sensi fino a soffocarmi. Mi mancò il fiato, e per non crollare mi aggrappai a lui.
Se fossi morta, quella era l'ultima occasione per poterlo sentire con me.
Così lo baciai. Lo strinsi a me, e baciai quelle sue labbra morbide, che scaldarono le mie quasi gelate.
Il suo corpo contro il mio allentò tutta la tensione, distrusse le angosce che erano riuscite a farsi strada dentro di me.
Lo baciai ancora, con tutta la forza che avevo in corpo, e continuai a farlo fino ad esaurire anche l'ultimo respiro. Poi fui costretta a respirare, ma restai col viso a pochi centimentri dal suo, e la braccia a cingergli il collo.
-Va' Killian- sussurrai -andrà tutto bene, io devo fare una cosa e ci vediamo dopo... sta' attento per le scale.
-Ok... qualunque cosa sia mi fido di te. A dopo Emma.- sussurrò anche lui, e dopo avermi regalato un ultimo bacio tornò nella fila, e lo guardai scendere lentamente, lontano dall'odore di morte a cui mi stavo avvicinando.
-Possiamo tornare giù Emma... sta' con lui, e prima che te ne accorga sarà tutto passato...- disse Regina, nel tentativo di convincermi.
E fui davvero tentata; fui tentata di raggiungerlo, scendere insieme e stringermi nel suo abbraccio mentre aspettavo di vedere la mia famiglia sana e salva.
Ma non potevo farlo: avevo un brutto presentimento, e non li avrei lasciati ad affrontarlo da soli.
-Se tu vuoi vai, io non posso farlo.
Dicendo così tornai a correre verso il quinto piano, e lei mi seguì a ruota.
Quando arrivammo stavano già scendendo gli ultimi pazienti, e un uomo della sicurezza grosso circa il triplo di me ci si parò davanti.
-Abbiamo l'ordine di non far salire nessuno. Dovete tornare giù.- disse con voce ferma.
-Sì lo so, nessuno a parte noi. Hanno richiesto un aiuto cardiochirurgo e un chirurgo d'urgenza, quindi eccoci qui- inventai sul momento, cercando di rimanere tranquilla per non fargli capire di stare mentendo.
-Dall'annuncio del codice nero tutti gli altri ordini sono da considerarsi nulli. Tornate giù dottoresse.- ripeté, senza battere ciglio.
-Mi scusi signore, ma si da' il caso che io e la dottoressa Swan siamo state chiamate- intervenne Regina in mio soccorso -e siamo qui a svolgere il nostro dovere. Abbiamo fatto un giuramento, ovvero quello di fare qualunque cosa sia necessaria per salvare vite umane. Quindi ci lasci svolgere il nostro compito o saremo costrette a denunciarla per ostruzione al nostro lavoro.
L'omone la squadrò, e lei lo guardò negli occhi irremovibile.
Finalmente si decise e si fece da parte, lasciandoci passare.
Mi costrinsi con tutte le mie forze a essere professionale e non mettermi a correre verso la sala uno che ormai potevo intravedere qualche metro più avanti.
Se mio padre o il primario avessero saputo della nostra bugia saremmo state nei guai, ma a quello ci avremmo potuto pensare dopo, se ne fossimo uscite vive.

Ci preparammo come sempre: ci lavammo, indossammo guanti, cappello e mascherina, e poi entrammo in sala.
Lo sguardo di mia sorella era una maschera di terrore sul suo viso pallido come non l'avevo mai visto.
Mio padre era lì senza poter fare niente, se non darle forza e tenersi in collegamento con l'esterno tramite il telefono.
Al rumore dei nostri passi si voltò: -Cosa. Ci. Fate. Voi. Qui.- scandì bene.
-Io non potevo starmene giù con le mani in mano.- dissi e mi avvicinai ad Anna, poggiando le mani sulle sue spalle.
-Vattene Emma... non voglio che rischi la vita anche tu- sussurrò lei in un filo di voce, supplichevole. Ma non l'avrei lasciata. Che lo volesse o no le sarei rimasta accanto, qualunque cosa fosse successa.
Lei era sempre stata la mia sorellina. Avevamo solo due anni di differenza, ma sarebbe sempre rimasta la piccola di casa.
Quella che avevo sempre difeso dai bulli della scuola, quella che avevo consolato quando il suo primo fidanzatino l'aveva lasciata.
Quella per cui avrei dato la mia vita.
-Dottoressa Mills. Prenda la dottoressa Swan e andate via immediatamente- ordinò mio padre, ma facemmo entrambe finta di non sentirlo.
Se fossimo sopravvissute mi avrebbe punita, ci avrebbe unite, ma a nessuna delle due importava veramente.
-Chi è il paziente dottor Nolan?- chiese invece, dato che l'uomo aveva il viso coperto. Mi chiesi ancora una volta come aveva fatto ad avere una bomba in corpo.
-Si... si tratta dell'ispettore capo della polizia di Storybrooke.
Fu il mio turno di sbiancare, e mi volsi subito verso Regina.
L'ispettore capo era Graham Humbert. La sua ex fiamma, o qualunque cosa fosse. In ogni caso aveva avuto una relazione con lei per mesi.
-G... Graham?- domandò lei -Ed è... è ancora vivo. C'è... c'è possibilità che possa salvarsi?
-C'è.- disse mio padre dopo una pausa -se questo ordigno non esplode, e soprattutto se riusciamo a rimuoverlo prima che perda troppo sangue. Stiamo facendo trasfusioni continue, ma non può durare ancora a lungo. Questione di minuti e gli artificieri saranno qui.
-Bene- decisi di intervenire per dar voce ai miei pensieri -ma mi spieghi come cavolo fa ad avere una bomba in corpo?
-Era andato a fare un controllo nel bosco, perché qualcuno aveva denunciato dei rumori strani. Ha trovato due idioti che giocavano alla guerra con dei cannoni fai da te. Due della banda della miniera, quelli che si fanno chiamare Eolo e Gongolo stavano testando i loro nuovi giocattolini... pensavano che sarebbero potuti tornare utili a lavoro. Erano sconvolti, quindi i dettagli non li conosco, ma so che c'erano dei bambini che giocavano nel bosco, e hanno incrociato la loro mira mentre uno dei due stava sparando... e Graham li ha salvati. Si è letteralmente buttato in mezzo.
Restammo entrambe a bocca aperta, mentre Anna iniziò a piangere le lacrime che sembrava avesse trattenuto fino ad ora.
Avevo sempre ammirato Graham, eravamo amici. Avevo spinto Regina più volte ad andare oltre il rapporto fisico con lui, perché era un brav'uomo, serio e coraggioso oltre che molto affascinante.
Mai però avrei immaginato fosse coraggioso fino a tal punto: buttarsi in braccio a morte quasi certa per salvare un'altra vita.
Mentre per quanto riguardava il gruppo di fanatici della miniera, avevo sempre creduto fossero pazzi, ma non così tanto.
Finché si limitavano a scavare in cerca di diamanti coi loro picconi, non c'era alcun problema. Ma se iniziavano a fare cose pericolose come quella...
Prima che chiunque di noi potesse formulare qualsiasi cosa, sentimmo la porta aprirsi con cautela, e finalmente entrò un artificiere.
-Non potete rimanere tutti.- esordì -delle due dottoresse non c'è alcun bisogno ora.
-Faccia il suo lavoro e non dica a noi come fare il nostro, non ci muoveremo di qui.- tagliai corto, senza lasciare le spalle di Anna.
Mio padre annuì, sapendo che non ci avrebbe smosse, quindi quello si avvicinò esaminando la posizione di mia sorella.
-Bene. Da quanto abbiamo visto, questo ordigno è del tutto imprevedibile... quei due non sapevano quello che stavano facendo, non sono esperti d'armi. Ma dobbiamo provare a rimuoverlo.
Anna annuì, ma sapevo che non avrebbe potuto farcela; lo stress e la paura la stavano divorando, era già un miracolo che riuscisse a tenere la mano ferma.
-Anna. Ti chiami Anna vero? Riesci ad afferrare l'ordigno con la mano?- le chiese l'uomo gentilmente, e lei annuì ancora una volta, sempre più pallida in viso.
-Facciamo cambio- decisi -se siamo veloci ce la facciamo. Tu... sei troppo spaventata.
-No Emma- singhiozzò -anzi, voi andatevene. Andate via tutti. Così se devo morire non sarete costretti a morire con me.
-Rimarrò io con lei- annuì l'estraneo. Perché sì, era un completo estraneo, noi eravamo una famiglia.
Lui non ne faceva parte, lui non poteva capire che né io, né mio padre e neanche la mia migliore amica l'avremmo mai abbandonata per salvarci la pelle.
Ci volle un solo istante prima che tutto cambiasse, che prendessi la decisione ancor prima di avere il tempo di pensare.
Vidi Anna perdere i sensi e scivolare indietro, e mentre Regina la afferrava io presi il suo posto.
La mia mano sostituì la sua, mentre tutti gli altri si buttarono a terra per ripararsi da un'eventuale esplosione.
Esplosione che però non arrivò, voglia perché non sarebbe mai successo, voglia perché io l'avevo evitata.
-Emma! Cosa hai fatto!- esclamò mio padre, guardandomi terrorizzato.
Io aprii la bocca, poi la richiusi.
Non sapevo perché l'avevo fatto. Probabilmente non sarebbe successo nulla, non ci sarebbe stata alcuna esplosione.
Ma se Graham fosse rimasto con quell'ordigno dentro di sé, sarebbe stato condannato a morte certa. E io non volevo che lui morisse, gli volevo bene.
Era capitato che ci trovassimo da Granny a prendere un caffé la mattina presto o una birra la sera tardi, ed avevamo sempre chiacchierato tranquillamente. Era stato facile diventare amici, anche se August aveva creduto che lo stessi tradento, le prime volte.
E poi lo feci anche per Regina. In un modo o nell'altro era stato importante per lei.
Graham era fantastico nel suo lavoro, più volte aveva salvato vite umane, aveva salvato la mia quando Greg e Tamara in cerca di vendetta per il padre morto di lui, avevano fatto irruzione con delle pistole uccidendo anche un paio di infermieri. Se io me l'ero cavata era stato solo grazia alla prontezza dell'uomo: ora era il mio turno di ricambiare.
-Forza, cosa devo fare? Si era detto che c'è poco tempo!- esclamai cercando di riportare tutti alla calma -Regina, porta fuori mia sorella, ti prego...
-Non posso lasciarti qui!- protestò la donna, ma stavolta avrebbe dovuto darmi ascolto. Meno gente avesse rischiato la vita, meglio sarebbe stato.
Avrei potuto costringere anche mio padre ad andarsene, ma se il mio presentimento si fosse rivelato sbagliato, appena rimosso l'ordigno sarebbe servito qualcuno esperto e con le mani libere ad operare Graham d'urgenza per salvarlo.
-Vai.- ripetei guardandola negli occhi -Se lo vedi... digli che gli voglio bene, e che ci vediamo dopo. E se non dovessi farcela digli che... io... lo sai.
Stavolta annuì, e sollevò mia sorella ancora senza sensi. Doveva essere stato uno stress immenso per lei, e nonostante tutto non aveva voluto cedere. Se il suo corpo non avesse ceduto, non si sarebbe mai arresa.
Seguii con lo sguardo la mia amica che usciva e chiudeva la porta dietro di sé.
Da una parte fui sollevata, perché loro due sarebbero state bene qualsiasi cosa fosse successa.
Ma dall'altra, il profumo della morte tornò ad impossessarsi di me.
-Forza- dissi, anche se il mio istinto mi diceva che era tutto inutile, che entro pochi minuti sarei stata spazzata via.

KILLIAN POV
Quando fummo al piano terra, i medici portarono me e un altro gruppo gruppo di pazienti in una sala vuota, dove c'erano un paio di letti e per il resto delle poltrone.
Cercarono di infilarmi a letto, insistendo che avessi ancora bisogno di stare tranquillo, ma preferii cederlo a una ragazzina incinta di nome Ashley; era giovane e scossa, ne aveva più bisogno di me.
E in ogni caso non sarei riuscito a stare a letto, ero troppo nervoso. Nervoso e soprattutto spaventato.
Perché quel meraviglioso bacio di Emma era sembrato così tanto un addio? Cos'era successo di così grave perché né lei né nessun altro aveva voluto dirci niente?
Cercai di rilassarmi su una poltrona e chiudere gli occhi, nel tentativo di tranquillizzarmi.
Non c'era motivo per cui Emma avrebbe dovuto dirmi addio. Era solo un assurdo scherzo della mia mente. Forse aveva un'operazione cruciale da fare e aveva voluto farsi forza.
Sì, doveva senz'altro essere quello il motivo.
Più volte inspirai, ed espirai: avevo imparato a fare così quando al liceo avevo avuto il periodo di attacchi di panico, dopo la morte di mio fratello.
Riempivo i polmoni e poi li svuotavo, e funzionava sempre. Mi aveva aiutato a superare del tutto quel problema, e stavolta volevo prevenirlo.
Non volevo tornare a soffrire d'ansia.

-Killian. Ehi, stai bene amico?
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti Robin, che aveva un'espressione piuttosto preoccupata. Non seppi dire se fosse per me o per altro. Forse lui sapeva.
-Io sì. Ma tu sai dirmi cosa sta succedendo? Prima Emma e Regina stavano salendo e...
Si fece serio, e prese posto su una sedia accanto a me.
Iniziai a preoccuparmi seriamente, lo conoscevo fin troppo bene, conoscevo i suoi modi di fare quando aveva una brutta notizia da darmi.
-Regina è tornata giù. È con Roland...- sussurrò.
Ma Emma? Perché tutta questa serietà? E perché non mi diceva dov'era la mia Emma? Ok, forse non era mia, ma era come se lo fosse.
-Emma è rimasta su. Sta cercando di operare un commissario insieme a suo padre. È gravemente ferito e...
-E cosa. Parla una buona volta!
-C'è un ordigno inesploso dentro quell'uomo... e... Emma è... è bloccata lì, praticamente.
Più parlava più iniziavo a sentirmi male.
Le sue parole mi arrivavano come un eco lontano, mentre la paura si impossessava di me.
La paura di non potermi più perdere nei suoi occhi.
La paura di non poterla più far sorridere.
La paura di non poter più ridere insieme.
La paura di non poter più sfiorare la sua pelle.
La paura di non poter più baciare le sue labbra.
La paura di perderla.
-No... no...- biascicai, respirando a fatica.
-Killian calmati! È in gamba, può farcela. Regina ha detto che Emma voleva sapessi che ti vuole bene e che tra poco vi rivedrete. Abbi fiducia in lei. E respira o dovrò chiamare un medico.
Mi voleva bene. La mia Emma mi voleva bene. Ma volevo fosse lei a dirlo, volevo guardarla negli occhi mentre me lo diceva. Volevo averla con me. Al sicuro, sana e salva, lontana dal pericolo.
-Lei è... è fragile ora, Robin. Ha avuto un aborto con annesso intervento... non sarebbe neanche dovuta essere qui oggi. È colpa mia se è venuta, dovevo dirle di starsene a casa a riposare! Se l'avesse fatto ora non sarebbe lì a rischiare la vita!- gridai, facendo voltare l'altra decina di pazienti verso di noi, ma non me ne curai.
Era tutta colpa mia.
Non me lo sarei mai perdonato se le fosse successo qualcosa.
-Devo andare da lei- dissi e mi alzai, nonostante le costole facessero male. Volevo starle vicino.
Se fosse finita per lei, sarebbe finita anche per me. E così non avrei sofferto per il resto della mia vita.
Se fosse andata bene, volevo essere il primo a stringerla, a rassicurarla che fosse tutto a posto, che ce l'aveva fatta ed era un'eroina.
-Non puoi andare da nessuna parte conciato così. E non posso permettertelo. Devi avere fede! È con suo padre, non permetterà mai che succeda qualcosa alla sua bambina.
Ma il padre non l'aveva mandata via. Avrebbe dovuto cacciarla con la forza, per il suo bene.
Avrebbe dovuto urlarle contro e costringerla a tornare al sicuro.
Invece aveva lasciato che prendesse il posto della sorellina e rischiasse la vita.
Voltai lo sguardo verso la porta, da cui entrò una pallidissima Anna, che barcollante si diresse verso di noi.
-E' colpa mia- singhiozzò guardandomi -se non fossi stata così stupida e debole Emma non sarebbe lì adesso! Io non volevo che prendesse il mio posto, lei ha sempre fatto di tutto per me... ma stavolta non doveva!
Feci cenno alla ragazza di venirsi a sedere sulle mie gambe; nonostante un primo momento di esitazione acconsentì, e si lasciò stringere.
Per quanto l'avessi conosciuta poco, ero comunque riuscito a vedere il gran bene che voleva a sua sorella. Le era stata vicino nei momenti più delicati, aveva cercato di consigliarla per il suo bene.
Era una ragazza molto dolce, e potevo intuire quanto stesse male in questo momento.
-Non è colpa tua- le sussurrai all'orecchio -lo sai che tua sorella è testarda. Avrebbe comunque trovato il modo di prendere il tuo posto. Era preoccupatissima...
Lei annuì ma continuò a piangere, e io non potei fare altro che continuare a stringerla a me, sostenendoci a vicenda.
Volevo solo che tutto questo finisse.
Volevo solo che lei entrasse e venisse ad abbracciarmi, con un gran sorriso.

Volevo solo che quel frastuono improvviso e assordante fosse stato frutto della mia mente.
E invece no.
Fu fin troppo reale.


È un velo che i pazienti hanno negli occhi, è un profumo, è l'odore della morte,
una sorta di sesto senso, quando la morte ti si avvicina, la senti arrivare...
c'è qualcosa che sognavi fare prima di morire?
(cit. Grey's Anatomy 2x16)

 






















Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso ci ho messo poco... anche se ho paura continuerete a odiarmi anche adesso xD
E niente, per ora non ho altro da dire... sto ancora valutando quanto continuare ancora, perché non ho davvero idea fino a che punto arrivare... anche se le idee non mancano.
Anyway, non odiatemi troppo... e buonanotte! (anche se ho postato prima del solito... sono solo le 3! xD)

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Capitolo 15
*** I saw her standing there ***


I saw her standing there



KILLIAN POV

Robin impiegò tutte le sue forze per trattenere me e Anna su quella poltrona.
Non ebbi neanche le forze per urlare o piangere, o fare qualsiasi altra cosa.
Rividi davanti ai miei occhi il suo sguardo determinato quando mi aveva salvato la vita: il momento in cui avevo capito quanto quella ragazza così coraggiosa fosse speciale.
Ricordai quanto mi aveva reso semplice il fatto di essere rimasto con una sola mano, con la sua battuta su Capitan Uncino.
Ripensai ai nostri momenti così intimi, a rivelare i tasselli più scuri delle nostre vite, fidandoci l'uno dell'altra.
Rividi la paura e la sofferenza del suo sguardo nel momento in cui aveva scoperto di essere incinta di un uomo che aveva smesso di amare.
Ripensai alle sue lacrime quando era riuscita a dirmi di aver perso il suo bambino, soffrendo di un dolore che non aveva creduto potesse toccarla.
E poi rievocai noi. Rievocai i nostri corpi stretti sotto le coperte, il suo viso d'angelo mentre dormiva con la testa sul mio petto.
Rievocai ogni nostro bacio, ogni volta in cui le nostre labbra si erano incontrate.
La prima volta ero stato io a baciarla. La volta successiva era stata lei.
Poi, ancora, le avevo rubato dei piccoli baci, e lei a me.
E poi c'era stato l'ultimo bacio.
Rievocai quel bacio che era stato il più intenso che mi avesse mai dato. Era stato carico di passione, di dolcezza, di parole non dette.
Così dannatamente colmo d'addio.
Nel momento in cui avevo sentito che qualcosa non andava avrei dovuto agire, fermarla e convincerla a tornare al sicuro, dove non avrei potuto perderla.

Fui strappato dai ricordi dal singhiozzo della ragazza che si stringeva tra le mie braccia, la sorellina per cui la mia Emma aveva deciso di dare la vita.
-A... andiamo- disse tra i singhiozzi -almeno andiamo di là, forse stanno bene, forse sono scesi prima che quella cosa esplodesse... loro stanno bene, ci stanno aspettando!
La sua disperazione fece sì che anche le mie lacrime decidessero di non seguire il mio volere e offuscarmi la vista.
-Vado io, è meglio se voi restate qui.- intervenne Robin con cautela.
In quel momento la ragazza si alzò e gli afferrò il colletto guardandolo con rabbia.
-SONO IO LA DOTTORESSA QUI, E TU SEI UN PAZIENTE. IO ho il diritto di prendere le decisioni, IO ho il DOVERE di prenderle! Quindi TU non dirai a me di starmene qui quando mio padre e mia sorella potrebbero essere morti per colpa mia! Ora stattene al tuo posto e smettila di starmi tra i piedi o ti faccio sedare dato che sei ancora ricoverato ufficialmente!
Restammo entrambi a bocca aperta: Anna non era la sorella biologica di Emma, ma per il caratterino che aveva appena tirato fuori dalla sua maschera di ragazza dolce e impacciata, non si sarebbe mai detto.
Ci guardavano anche gli altri pazienti, ma lei non se ne curò e mi tirò per mano per accompagnarmi fuori da quella stanza inutile.
-Ho esagerato?- mi domandò una volta che la porta si fu richiusa alle nostre spalle.
Non riuscii a rispondere e scoppiai a ridere. Scoppiai a ridere, tanto da far paura perfino a me stesso.
La ragazza mi guardò negli occhi, in un primo momento sconcertata, poi si unì alla mia risata incontrollata.
Eravamo probabilmente entrambi in preda all'isteria, nulla sembrava riuscire a placare quelle risa.
Nulla se non le lacrime, che le sostituirono senza preavviso, e lei tornò a stringersi nelle mie braccia, mentre ci dirigevamo nell'ingresso dell'ospedale dove tutti erano radunati.

-Jones! Cosa ci fai qui... Anna... tu... sai...?
Anche Regina era in preda al panico, come non l'avevo mai vista. Mi aveva sempre dato l'impressione di essere quella donna forte, con le redini sempre in mano, ancor più di Emma.
-Non sappiamo niente- singhiozzò lei -nessun idiota è andato a controllare?! Come si fa a essere così... idioti!!
-Calmati ragazzina! Ci sono delle persone sul posto e degli infermieri al terzo piano. Ci informeranno a breve. Loro... stanno bene.- il modo in cui lo disse però non suonò affatto convincente, ma anzi, sembrò che volesse convincere più sé stessa che l'altra.
Erano passati ormai vari minuti dall'esplosione, ma l'unica cosa che sembrava regnare era il caos, nessuna informazione.
Sentivo dolore ovunque; tutte le ossa, le costole, la testa, la mano... ma nulla faceva così male come il timore di averla persa.
Mi resi conto di amare quella donna, perché improvvisamente smisi di vedere un futuro per me. Un futuro senza di lei.
Senza il suo sorriso a illuminare le mie giornate avrei passato il resto della mia esistenza a brancolare nell'oscurità.

Il suono delle ante dell'ascensore che si aprivano portò un silenzio totale, non volò più neanche una mosca.
Tutti erano in attesa di sapere, chi in lacrime, chi in stato di shock e chi semplicemente senza riuscire ad aprir bocca.
Mi avvicinai alle due, e la piccola mi strinse la mano nervosa.
E poi, finalmente, eccola lì.
Non mi sembrò vero, credetti di stare sognando.
Non riuscivo a credere di averla davanti a me, viva.
Era coperta di polvere dalla testa ai piedi, ma nonostante fosse poggiata di peso a suo padre che non sembrava essere ridotto molto meglio di lei, sorrideva.
-Scusate se ci abbiamo messo un po'. La bomba è esplosa in corridoio, ho fatto un volo tremendo, ma giustamente non ve ne può fregare di meno... E insomma l'artificiere ha perso il braccio, ma l'ho stabilizzato in tempo. E il dottor Nolan ha finito di operare Graham, è salvo anche lui.
In sala ci fu un applauso generale, a cui non potei non unirmi anch'io: la donna di cui mi ero innamorato era un'eroina, ancor più di quanto avesse mostrato fino ad ora.
Solo 24 ore prima era stata operata per via dell'aborto, e oggi non solo era venuta al lavoro: aveva portato in salvo sua sorella, e invece di perdere i sensi dopo l'esplosione si era rialzata e aveva contribuito a salvare la vita ad altre due persone.
Iniziai ad avvicinarmi a lei con cautela, nono sapendo come comportarmi in quelle circostanze: avrei voluto stringerla e baciarla, ma dopotutto c'era l'intero ospedale lì intorno, e non potevo compromettere il suo lavoro proprio ora.
Lasciai quindi che fosse la famiglia la prima a raggiungere i suoi due eroi, seguita dagli amici e poi dagli altri colleghi.
Riaccese però in me il sorriso che credevo spento per sempre, e si intensificò nel momento in cui il suo sguardo incrociò il mio.
Si illuminò anche lei, e la vidi allontanarsi zoppicante dalla folla per raggiungermi: non disse nulla, mi prese solo la mano per condurmi dietro la prima porta che riuscì a vedere.
E fu allora che, finalmente, potei stringerla forte a me e baciarla. Lo feci con avidità, le mie labbra e la mia lingua sembrarono insaziabili delle sue.
Non mi importava di sporcarmi, riuscivo a sentire solo lei, solo l'odore della sua pelle, il calore del suo corpo.
Ebbi un brivido quando le sue mani scivolarono sotto la mia camicia e mi accarezzarono la schiena, senza che le labbra si staccassero di un solo centimetro.
Il modo in cui mi toccava era un chiaro invito a farla mia proprio in quel momento, in quelle condizioni. Per quanto la volessi anch'io, però, dovevo fare il duro della situazione e non cedere: non era nelle condizioni, dopo l'aborto, l'intervento, il suo ex che l'aveva quasi violentata, e l'aver rischiato di morire.
Mi limitai quindi a stringerla più forte a me e continuare a baciare quella sua bocca perfetta.
-Ho avuto paura di non rivederti più- sussurrò -quando la bomba è esplosa e io sono stata scaraventata in aria è a te che ho pensato. Al terrore di non poterti più avere...
-Sono qui tesoro- la rassicurai, allontanando il volto dal suo per sorriderle -e tu sei qui. Non lascerò che ti capiti mai più nulla... perché non potrei vivere senza di te.
Sorrise anche lei, prima che il suo viso sbiancasse e i suoi occhi si spalancassero per poi chiudersi mentre si accasciava senza sensi tra le mie braccia.

***

EMMA POV

Sentii delle voci provenire da qualche parte in lontananza, ma man mano si fecero sempre più vicine.
Ero sdraiata, potevo sentire perfettamente il materasso e il cuscino sotto di me... solo non ricordavo di essere andata a dormire.
Aprii lentamente un occhio, e poi l'altro, cercando di mettere a fuoco l'ambiente.
Le pareti erano bianche, e l'odore che si poteva respirare era familiare...
-Emma! Grazie al cielo... come stai?
-Elsa?- feci confusa, voltandomi in direzione della sua voce.
Le mie sorelle erano sedute su delle sedie accanto al mio letto, e mi scrutavano preoccupate.
-Credo bene... che è... successo?
Le loro espressioni si fecero se possibile ancora più preoccupate, e non riuscii a capirne il motivo.
-Davvero non ti ricordi?- squittì la più piccola.
-Io...- chiusi gli occhi per fare mente locale.
Ero riuscita ad estrarre l'ordigno dal corpo di Graham, e l'avevo lasciato all'artificiere. Mio padre aveva iniziato subito a operarlo, e io ero uscita per andare a cercare delle infermiere che ci dessero una mano ora che il pericolo era scampato.
E all'improvviso ero semplicemente volata in aria, contemporaneamente ad un rombo assordante.
Ero poi atterrata rovinosamente su una caviglia, ma il dolore mi aveva distratta per un solo istante.
Mi ero voltata sperando con tutte le mie forze di non trovarmi davanti a una carneficina: avevo ignorato il dolore e mi ero chinata sull'artificiere. Aveva perso un braccio, ma era vivo.
Mio padre aveva salvato Graham.
Io ero riuscita a salvare l'uomo.
Tutto il resto delle immagini attraversò vorticosamente la mia mente, e si fermò a un solo fotogramma. Killian.
-Sta bene lui?- domandai subito scattando a sedere nonostante la testa mi girasse terribilmente.
Dovevo essere svenuta tra le sue braccia, e il terrore che il mio peso fosse stato troppo per lui mi terrorizzò.
-Emma, sta calma, lui sta bene- mi rassicurò Elsa -sei tu che... Insomma, ti ha portata svenuta, ci hai fatto prendere uno spavento! E sdraiati!
Sospirai, ributtandomi con la testa sul cuscino forse un po' troppo poco delicatamente: -Scusate...- sussurrai.
Le capivo. Capivo quanto dovessero essersi preoccupate per me, allo stesso modo in cui io mi ero preoccupata per Anna quando avevo scoperto dell'accaduto.
-Sto bene ragazze- ripetei -ero confusa. È che sono successe tante cose... credo di aver perso i sensi per lo stress accumulato... Ho esaurito l'adrenalina e... ho ceduto.
Ricordai di averla sfogata tutta nel baciare Killian. L'avevo condotto in uno stanzino, e poi...
-Oddio!- quasi esclamai, coprendomi la faccia nel ricordarmi quel che era successo. Mi vergognavo a morte.
-Cos'hai!- si allarmarono le due ragazze.
-Io stavo per fare sesso con Killian! Cioé, lui mi ha fermata... ma io gli sono praticamente saltata addosso! Cosa penserà ora di me...
Quelle scoppiarono a ridere ma io non ci vedevo proprio nulla di divertente. Avevo messo le mani sotto la sua maglia, e mi ero stretta a lui come se lo stessi supplicando di farlo in quel preciso istante.
Lui invece era stato un gentiluomo, aveva fatto finta di nulla e mi aveva abbracciata... ma ciò non toglieva che avessi fatto una figura tremenda!
-Smettetela, non fa ridere. Ora scusate, ma devo andare da lui a... non lo so.- conclusi e mi ritirai su a sedere.
-Non se ne parla- mi bloccò Elsa -devi prima farti visitare, potresti aver subito danni oltre a una caviglia slogata. Hai un sacco di lividi!
-Sì Elsa, quando uno fa un volo di qualche metro e poi cade gli rimane qualche livido, solitamente.- ironizzai -e sono le 17.30, tra mezz'ora devo essere da Henry.
-E' già andata Regina- intervenne prontamente Anna -quindi per una volta tu te ne stai buona, ti riposi, e ti lasci visitare.
Sbuffai nervosa e incrociai le braccia al petto, restando però seduta. Loro mi conoscevano, sapevano quanto non fossi fatta per starmene a letto a non fare niente.
Non ero una brava paziente, non lo ero mai stata. Anche dopo la nascita di Henry ero tornata a casa poche ore dopo per assicurarmi che la sua camera fosse pronta e avesse tutto l'indispensabile per lui.
Feci segno alle due di andare a chiamare chi dovevano, prima avessero messo nero su bianco che non avevo bisogno di restare lì e meglio sarebbe stato.
Quando mi lasciarono finalmente sola mi massaggiai lo stomaco: ovviamente i dolori erano tornati, e anche se non molto forti erano piuttosto fastidiosi.
Le ultime giornate erano state davvero troppo intense, perfino per me.
Nell'arco di 72 ore avevo scoperto di essere incinta di uno stronzo, poi avevo operato con lui e ci ero andata a letto. Poi, ancora, Killian era stato male e quando l'avevo operato avevo avuto l'aborto spontaneo. Quindi ero stata operata, e un quarto dopo il mio ex fidanzato aveva tentato di violentarmi.
Infine avevo rischiato di saltare in aria insieme a mio padre e Graham.
Era pur sempre Storybrooke, certo, ma la cittadina si era agitata un po' troppo per i miei gusti ultimamente.
Quando si aprì la porta mi voltai aspettandomi di veder entrare qualche infermiera, invece non fu così.
-Killian!- esclamai contenta -che ci fai qui...
-Ciao splendore! La tua sorellina sapendomi preoccupato mi ha accompagnato a vederti...- mi spiegò e chiudendo la porta dietro di sé si avvicinò al letto. Era un po' instabile, ma pur sempre in piedi. Ero sicura che si fosse rifiutato di farsi scarrozzare in sedia a rotelle, e mi venne da sorridere: era un testardo come me.
-Sto bene, scusami per esserti svenuta in braccio...- sorrisi facendogli segno di sedersi accanto a me. Era buffo, di solito era il contrario invece ora la situazione si era ribaltata.
-Non devi scusarti... non credo che tu sia svenuta apposta- fece sorridente e mi baciò una guancia.
-Senti- mi decisi -riguardo a quel che è successo... ehm... grazie. Io sono stata... un po'... pazza. Fuori di testa.
L'uomo scoppiò a ridere, e io abbassai lo sguardo vergognandomi ancora di più. Mi era piaciuto toccarlo, sentirlo vicino più del solito... qualcosa di lui mi tentava terribilmente, e questo mi faceva paura.
Non erano più solo i baci il problema, ma una forte attrazione incontrollabile.
-Emma, non hai di che vergognarti. Sono terribilmente affascinante e non sai resistermi neanche tu...- eccolo che era tornato al suo tono provocatorio, che riuscì a farmi sorridere.
-Sei un idiota.- dissi dandogli una botta sul braccio.
Anche se quella battuta non era poi così tanto una battuta. Riuscivo a trovarlo affascinante anche nel suo pigiama da ospedale, ed ero stata sul punto di non resistergli più. Quindi mio malgrado dovetti ammettere che avesse ragione. Ma non gli avrei dato quella soddisfazione, almeno non ad alta voce.
-Ora tesoro, a parte scherzi... come ti senti? Ne hai passate tante... praticamente quasi peggio di me.- sussurrò vicino alle mie labbra, e il suo respiro contro la mia pelle mi fece rabbrividire involontariamente.
Cosa diavolo mi stava succedendo? Forse avevo preso una botta in testa parecchio forte, che mi aveva causato danni al cervello.
-Non basta una bomba a mettermi KO. Ho una caviglia slogata e qualche livido... direi che mi è andata piuttosto bene. Sarei potuta morire... mio padre anche, e Anna... invece è filato tutto liscio.
Lo guardai mentre mi accarezzava i capelli, per poi avvicinare il viso pericolosamente al mio.
E finalmente mi baciò di nuovo, quel contatto con le sue labbra era diventato una droga per me.
Ricambiai senza fretta, ora più consapevole dei sentimenti che provavo per lui.
Rischiare la vita mi aveva fatto capire cose che prima avevo negato a me stessa; ero uscita da una storia importante da soltanto un mese, e Killian era l'uomo che avevo salvato.
Sarebbe dovuto essere un semplice paziente, uno come tutti gli altri, ma in quelle quasi due settimane si era trasformato in una delle persone più importanti della mia vita.
Lui mi capiva, conosceva di me più di quanto avessi mai fatto conoscere ad un uomo, perché aveva visto anche il lato fragile, quello che difficilmente mostravo alle persone.
Non mi vergognavo né di ridere né di piangere, mi veniva semplice essere me stessa con quell'uomo. E quindi sì, ora potevo ammettere che l'affetto si stava trasformando in qualcosa di molto più forte... qualcosa che avrei voluto vivere.

Mi riscossi solamente quando sentii qualcuno schiarirsi la voce, e ci voltammo entrambi verso la porta.
-Siete davvero carini e teneri e vi lascerei pure qui soli tutta la notte a fare quello che volete, ma ringraziate che sia entrata io perché è arrivata l'infermiera e deve visitare Emma! Quindi devo portarti via Hook, mi dispiace.
-Piccoletta, ma respiri quando parli qualche volta?- fece divertito l'uomo guardando Anna.
-Io uso un soprannome figo e tu mi chiami “piccoletta”!- si lamentò lei -potresti finire senza cena per questo. Finché Emma non è a lavoro mi devo occupare io di te, e non cederò ai tuoi occhi dolci mio caro.
Fu il mio turno di scoppiare a ridere, era buffo guardarli battibeccare in quel modo; lui sapeva dove andare a pungere le persone, ma lei gli teneva testa alla grande, era proprio la mia degna sorellina.
-Ok Killian, va' con lei... ci vedremo dopo, passo io da te. E cercate di non ammazzarvi a vicenda!- mi raccomandai, rubandogli un ultimo bacio prima di lasciare che si alzasse.
Salutai i due e lasciai entrare l'infermiera: fui contenta che fosse Trilli. Era una ragazza giovane, aveva solo un paio di anni più di me e mi era sempre stata simpatica. Nonostante il suo vero nome fosse Fairy Green, fiabesco già di suo, tutti ormai la chiamavamo Trilli perché in qualche modo ricordava tanto la fatina di Peter Pan... oltre a fare l'infermiera ci dava consigli ogni volta che le capitava di parlare con qualcuno di noi, era ottimista e gioviale.
-Emma, allora!- mi salutò -sempre nei guai, eh?
-A quanto pare non riesco a starne lontana! Hai per caso notizie di Graham e dell'artificiere?- le domandai. Era passato un po' di tempo, e avevo bisogno di sapere come stessero i due.
-Graham è in coma farmacologico, ma sembra che ce la farà... l'altro è sveglio. Scosso e malconcio, ma non rischia la vita... grazie a te- sorrise -ora lascia che ti visiti, ti hanno già fatto altre analisi mentre dormivi, e se è tutto a posto posso dimetterti senza problemi!
Sorrisi a mia volta e le lasciai fare quello che doveva: l'unico problema si confermò la caviglia slogata, gli altri danni si limitavano a qualche botta con solo i lividi come conseguenza.
-La distorsione non è molto grave, ma un giorno o due potresti usare le stampelle. E non sforzare troppo il piede per una settimana... basterà- constatò infine, mentre mi guardava camminare.
Faceva abbastanza male, ma almeno per me era più che sopportabile. Per il modo in cui ero caduta mi era andata fin troppo bene, come minimo mi sarei aspettata di rompermi qualcosa.
-Non c'è bisogno... e comunque non sono capace. Quando mi sono rotta una gamba qualche anno fa tu non hai idea... non ho imparato a usarle in un mese!- risi ricordandomi quel periodo. Ero scivolata per le scale per colpa della mia solita fretta, tornavo dall'ultimo esame di medicina ed ero piuttosto euforica.
Inutile dire che invece di festeggiare avevo passato la notte in ospedale: mi avevano ingessata e avevo dovuto tenerlo per un mese, ma le stampelle erano state una tragedia. Nonostante mi avessero spiegato un centinaio di volte come fare, non ci ero mai riuscita.
-Va bene, come non detto! Cerca solo di non stancarti troppo, o dovrò darti una settimana di malattia... e sappiamo entrambe che non ti piacerebbe!
-Grazie Trilli, lo sai che ti adoro!
-Tranquilla, anche se non fai la lecchina dirò ai tuoi che è tutto a posto!
Ridemmo insieme, non era la prima volta che mi copriva. Ovviamente non le avrei mai chiesto di dire nulla che avrebbe potuto comprometterla, ma in casi così piccoli era stata volentieri mia complice.

Dopo un'ora uscii finalmente dalla mia stanza, ufficialmente dimessa. I miei erano passati a farmi visita e avevamo cenato insieme. Scoprii che mia madre aveva ceduto completamente ed era svenuta al momento dell'esplosione.
Io e mio padre l'avevamo rassicurata ancora, spiegandole per l'ennesima volta che andava tutto bene e non doveva più pensare all'accaduto.
Regina mi scrisse che avrebbe portato Henry in ospedale in modo che poi tornassi a casa con lui, così nel frattempo decisi di aspettarli da Killian.
-Mantieni sempre le tue promesse Swan!- mi accolse abbassando il volume del televisore e facendomi spazio sul letto. Ormai era diventato un gesto automatico che trovavo molto dolce e in un certo senso intimo.
Mi sistemai quindi accanto a lui, che mi aiutò per via della caviglia, e mi misi comoda contro il suo cuscino.
-Dai Puffi sei passato a Piccoli Brividi. Non so se definirlo un salto di qualità o preoccuparmi...
-E' lo stesso canale. Solo che di sera danno questi film per i più grandi sai...- scherzò, cingendomi le spalle -sentiti pure libera di stringerti a me se hai paura tesoro.
-Ti piacerebbe. Ma devo deluderti, sono pochi i film horror che mi fanno paura... e questo non rientra neanche nella categoria horror per i miei gusti. Quindi se hai paura, dovrò andarti a cercare un peluche da stringere- lo punzecchiai.
Sembrava irreale che fosse tornato tutto come prima: solo poche ore prima avevo temuto di morire, e ora ero di nuovo tra le sue braccia, nel suo letto.
Dovevo decisamente smetterla di finire nel suo letto.
Quando si aprì la porta non feci in tempo a scansarmi, e ringraziai il cielo quando mi resi conto che fosse di nuovo Trilli. Anche se, comunque, ero abbastanza sicura che almeno i miei genitori avessero intuito quello che stava succedendo tra me e l'uomo.
-Scusate il disturbo, però Emma... devi venire con me. C'è una cosa nelle tue analisi...
 


Non serve sentire il suono di un'arpa o il cinguettio degli uccelli o che cadano petali di rosa dal cielo.
E sicuramente ci sono giorni nei quali non c'è poesia ma, se ti guardi intorno, le cose sono straordinarie.
Perciò fermati un secondo, goditi la bellezza, senti la magia, vivitela.
Perché non durerà per sempre, la poesia svanirà, le cose accadranno, le persone cambieranno,
l'amore morirà. Ma forse non oggi. (cit. Grey's Anatomy 9x08)

 






































































Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Stavolta mi ci è voluto un pochino di più per finire il capitolo, perché non ero sicura di alcune cose... ma alla fine ce l'ho fatta!
Non sono stata sadica alla fine, non è da me xD E comunque la FF non è finita, quindi non potevo esserlo da ora... più avanti chi lo sa!
Spero il capitolo vi piaccia abbastanza, perché a me non mi ha convinta del tutto soprattutto in alcuni punti...
E niente, buonanotte :P Grazie a tutti quelli che stanno seguendo! :)


 

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Capitolo 16
*** What have I done to deserve this? ***


What have I done to deserve this?



Mi presi la testa tra le mani incredula. Non poteva essere, dopo tutto quello che avevo passato non poteva non essere ancora finita.
Come potevano essere andate male pure delle semplici analisi di controllo? Ora che mi sentivo finalmente bene, dovevo ricevere un'ennesima brutta notizia.
-Sto per morire? Ho un cancro allo stadio terminale? O qualche altra malattia incurabile?- le domandai in tono sommesso. Tanto valeva che me lo dicesse subito.
-No! No Emma, è altro. Ma sarebbe meglio parlarne in privato, ecco.
-Vai tesoro- fece Killian accarezzandomi gentilmente una mano -se poi vorrai... io sono qui, lo sai che per te ci sono sempre.
Mi alzai riluttante dalla comodità del letto e del calore dell'uomo, e raggiunsi l'infermiera sulla soglia della porta. Aveva uno sguardo preoccupato ma indecifrabile... non abbastanza preoccupato per annunciare la mia morte, ma neanche abbastanza tranquillo da dirmi che avevo la febbre o qualcosa del genere.
-Così tu e lui, eh?- cercò di sorridere.
-Sì... no. Non lo so, non ho ben chiaro quel che sta succedendo... usciamo, dai.
Lanciai un ultimo sguardo a Killian che mi sorrise rassicurante, ma non appena aprii la porta mi ritrovai davanti Regina e mio figlio.
-Mamma! Stai bene!- il ragazzino non mi diede neanche il tempo di guardarlo che mi abbracciò forte, e io non potei fare altro che ricambiare la stretta.
Mi era mancato, nonostante ci fossimo sentiti regolarmente al telefono e lui mi raccontava le sue giornate. Io non gli avevo raccontato le mie, o almeno avevo omesso parecchi particolari... ma l'avevo fatto per proteggerlo, per lasciare che si godesse la sua gita come un normale bambino di 10 anni.
-Sì... Regina, sei tu che gli hai raccontato tutto?- le domandai fulminandola con lo sguardo.
-No, no Emma. Ha sentito della bomba alla radio in pullman, e mi ha chiesto cos'era successo.- si mise sulla difensiva lei.
-Ok, scusa è che... non voglio si preoccupi. Sto benissimo tesoro, e tu? Poi prendiamo hamburger e patatine da asporto e mi racconti tutto al caldo sul divano! E Regina, grazie per essere andata a prenderlo, ti devo un favore...
-Figurati. Tutto ok piuttosto?
Annuii, e baciai le guance infreddolite di mio figlio. Avrei voluto rimanere ancora un po', ma era meglio portarlo a farsi un bel bagno caldo.
-Io vado a salutare Robin... ci si sente Emma, Henry... ciao Hook, Trilli!- ci salutò la donna e uscì per andare a trovare il suo uomo.
Mi scambiai uno sguardo anche con l'infermiera facendole capire che non era il momento di parlare dei miei problemi; magari l'avremmo fatto l'indomani, per ora mi bastava sapere di non avere una malattia letale.
Quindi ci salutò anche lei e mi lasciò sola con Henry e Killian.
-Ciao!- lo salutò il ragazzino con un sorriso -la mamma mi ha raccontato di te! Sei un timoniere, vero? Dev'essere forte!
-Sì, lo è! E tu quindi ti chiami Henry- sorrise a sua volta l'uomo.
Accompagnai mio figlio vicino al letto cercando di non fargli notare che zoppicassi e mi sedetti sul bordo. La situazione era piuttosto imbarazzante: gli avevo detto di Killian, ma solo le formalità... non gli avevo detto che mi piaceva o che comunque era un amico “speciale”.
-Posso vedere il braccio senza mano?- gli domandò poi eccitato, squadrandolo.
-Henry! Ma cosa ti salta in mente, non è il caso!- mi vergognai da morire, Henry era sempre stato un bambino curioso, ma arrivare a chiedere a un paziente di fare una cosa del genere era piuttosto imbarazzante.
-Non c'è problema Emma- mi rassicurò, e tirò fuori il braccio da sotto la coperta.
A Henry si illuminò il viso, e io volli sprofondare. Avrei dovuto davvero portare mio figlio subito a casa, non volevo che mettesse Killian a disagio... anche se sembrava stranamente tranquillo.
-Wow! Potresti metterci un Uncino! Sarebbe davvero forte!
-Potrei farlo, tanto già mi chiamano così. Magari quando esco di qui... non penso mi farebbero portare un uncino di ferro in ospedale, vero?
-No, credo di no! Posso aiutarti a cercarlo io quando uscirai.
Restai tutto il tempo in silenzio, a guardarli chiacchierare. Le mie preoccupazioni erano state vane dato che i due sembrarono andare piuttosto d'accordo.
Mi venne da sorridere, e quasi subito mi vergognai del mio pensiero: non eravamo una famiglia, e non era detto che lo saremmo diventati. Non che io non lo volessi...
Ma non era davvero il momento di farmi certi pensieri adesso. Eppure li vedevo così bene... non avrei mai detto che Killian ci sapesse fare coi bambini.
-Scusatemi se interrompo il vostro discorso tra uomini, ma noi dovremmo andare a casa... domani c'è scuola!- mi alzai in piedi e presi la valigia di Henry, che si rivelò piuttosto pesante.
-Oh, di già! Ciao Killian, è stato bello conoscerti! Ci vediamo presto... vero mamma?
-Ma sì, uno dei prossimi giorni ti porto con me dopo scuola se vuoi... vai a salutare papà poi torna qui e andiamo, ok?
Lui annuì e corse fuori dalla stanza: conosceva l'ospedale come le sue tasche ormai, col mio lavoro ero costretta a portarmelo dietro spesso, ma per fortuna a lui era sempre piaciuto.
-Allora Swan, mi piace tuo figlio! È un ragazzino molto sveglio, avrà preso dalla mamma- fece l'uomo prendendomi la mano per farmi accomodare accanto a lui. Io non protestai e mi chinai a dargli un bacio sulla guancia.
-Gli sei piaciuto... scusa se ti ha fatto sentire a disagio.
-Tranquilla, non ha fatto niente di male... anzi! È per te che sono preoccupato... non hai dato modo all'infermiera di dirti cos'hai.- i suoi si erano colmati di preoccupazione, tanto da farmi tenerezza. Per rassicurarlo gli accarezzai la fronte e sorrisi, non volevo passasse la notte ad avere paura per me. Non sarebbe stato nulla di grave, altrimenti avrebbe insistito per parlarmene ora, forse.
-Non ci pensare... non sarà niente. È tornato mio figlio e voglio passare una bella serata. Mi dispiace non poter rimanere a farti da spalla per Piccoli Brividi, forse dovrei davvero regalarti un peluche... così non avrai paura!- scherzai.
Sentivo che dopo l'accaduto il nostro rapporto si era ulteriormente evoluto, eravamo diventati più intimi, ma non volevo che questo rovinasse il nostro divertimento. Era con le sue battute che mi aveva convinta ad avvicinarmi a lui, e non volevo che cambiasse. Anche se ci avevo quasi fatto sesso.
-Oh, quando sarò fuori di qui troverò un cinema che trasmetta l'horror più spaventoso di sempre... così sarai costretta a stringerti a me per la paura e smetterai di prendermi in giro!- mi fece l'occhiolino.
-Wow, è un invito ad un appuntamento questo?
-Ti piacerebbe- ammiccò, ripagandomi con la mia stessa moneta.
-Se paghi tu il biglietto sì! È una vita che non vado al cinema.
-Avvicinati Swan... voglio darti il bacio della buonanotte, se permetti...
Io annuii e mi avvicinai lasciando che mi prendesse il viso e mi baciasse sulle labbra con dolcezza. Cercai di godere senza fretta delle sue, calde e morbide come sempre. Insinuò anche la lingua nella mia bocca, facendo sì che mi lasciassi andare completamente a quel “bacio della buonanotte”.
-Emma!
Mi voltai di scatto, e sulla soglia della porta vidi Neal e Henry che ci guardavano sconvolti. Io restai in silenzio non sapendo cosa dire, non avrei mai voluto che qualcuno dei due scoprisse di noi in quel modo... soprattutto mio figlio.
-Sono passato a vedere come stavi. E per accompagnarvi a casa. Ma vedo che stai più che bene.- fece Neal inespressivo.
Non riuscii a spiegarmi quella reazione: ora che non stavo più con August si aspettava di avere qualche chance con me? Dopo quello che aveva fatto in passato non avrei mai potuto desiderare di avere di nuovo una relazione con lui, avrebbe riportato a galla ricordi troppo dolorosi e non sarei riuscita a fidarmi. Possibile non l'avesse capito?
-Io... sì. Sto... sto bene. Grazie. Non c'è bisogno che ci accompagni. Ho la macchina.- balbettai in maniera ridicola, ma non riuscii proprio a controllare la mia voce.
-Hai una caviglia mezza rotta, non puoi guidare. Andiamo, forza.
Feci per protestare, ma prima che avessi il tempo di farlo la porta si aprì di nuovo.
-Emma, devi venire. È per Graham!- Regina entrò in fretta e furia, e dal modo in cui mi guardò sospettai che non dovesse essere nulla di buono.
-Lei deve andare a casa con Henry a riposare, ti aiuto io Regina- si intromise Neal, ma lo fulminai con lo sguardo. Era diventato davvero irritante, e solo perché mi aveva vista baciare Killian, ci avrei messo la mano sul fuoco.
-No, va' tu con Henry, ci penso io. Puoi rimanere a dormire da noi, io vi raggiungo dopo- tagliai corto e diedi un bacio sulla fronte a mio figlio, per poi seguire la donna quanto più in fretta mi fosse possibile in quelle condizioni.
-Scusa Emma, se non fosse stato importante non ti avrei chiamata. Ce la fai?- fece preoccupata la donna mentre percorrevamo il corridoio.
-Sto bene. Che ha Graham?
-Si è svegliato, però è... è strano. Sembra confuso, e continua a ripetere il tuo nome.
Mi morsi il labbro cercando di non guardarla, sapevo quanto questo dovesse costarle. Era stata lei la sua “ragazza”, e adesso che si era svegliato chiedeva di me.
Ero sicura che nonostante avesse Robin un minimo d'amaro in bocca doveva esserle venuto spontaneamente.
-Emma... Emma!- lo sentii farfugliare già mentre aprivamo la porta, così accorsi subito al suo letto e gli strinsi forte la mano.
-Sono qui, sono qui... calmati Graham, va tutto bene...
-Sei viva... Io ricordo la tua voce. E poi l'esplosione, e poi tu che hai urlato...- borbottò ricambiando la stretta, ma il suo respiro cominciò a regolarizzarsi.
-Io sto bene, non ti preoccupare... respira. Sono contenta che tu sia vivo...
L'uomo avvicinò la mia mano alle sue labbra e la baciò; in un altro momento sarei stata imbarazzata fino al midollo, ma ora non potei che chinarmi e baciargli la fronte.
Quell'uomo era un eroe, e a quanto pare anche un osso duro. La prima cosa a cui aveva pensato al risveglio ero stata io.
“Secondo me gli piaci. Viene a letto con me, ma con te vorrebbe una storia seria” erano state le parole di Regina qualche mese fa, ma io ci avevo soltanto riso su. Graham non aveva mai fatto nulla per farmi credere di piacergli; era sempre stato molto tenero nei miei confronti, ma lo ero stata anch'io con lui... ero sempre stata convinta che la nostra fosse una gran bella amicizia, ma niente di più.
Eppure... eppure un fondo di verità ora riuscivo a vederlo. Ma non avrei mai potuto dargli di più, da parte mia non c'era mai stato di più... forse.

***

Io e Regina facemmo compagnia a Graham fino a che non si addormentò di nuovo, stavolta senza bisogno di essere sedato. Lei gli fece un controllo e tutto sommato, per com'era stato ridotto, poteva dirsi fortunato: nonostante non potesse essere ancora considerato fuori pericolo era abbastanza stabile.

-Se vuoi ti accompagno a casa- propose la donna dopo che ci fummo prese un caffé forte, senza zucchero. Ne avevo davvero un gran bisogno, oltre a una bella dormita.
-Ok... non ancora però.- la trascinai a un tavolino e ci sedemmo; mi resi conto che la caviglia mi faceva parecchio male, ma d'altronde non mi ero fermata un attimo.
-Neal e Henry mi hanno vista baciare Killian. Lui... Neal voglio dire, è stato strano. Credo fosse infastidito ma... è assurdo!- se c'era una cosa di cui avevo bisogno più che di dormire, era riuscire finalmente a sfogarmi con la mia amica.
-Graham, Killian, Neal... la lista di uomini interessati a te si allunga. Dovresti esserne lusingata...- alzò un sopracciglio, in tono sarcastico, ma poi sorrise -Ovviamente scherzo. Neal... insomma, secondo me non si è mai arreso. Se hai notato in questi quattro anni non ha avuto neanche una ragazza... mai. Neanche una storiella!
Mi accigliai confusa, era una cosa a cui stranamente non avevo mai fatto caso. Eppure aveva ragione, in quegli anni non aveva mai mostrato interesse per nessuna... ma non si era fatto avanti neanche con me, nemmeno prima che iniziassi a vedermi con August. Perché ora tutto a un tratto aveva deciso di iniziare a mostrare la sua gelosia?
Davvero aveva pensato che io potessi essere interessata?
-A me non interessa nessuno però. Cioé, no, non è vero... Killian. Lui è... non lo so, io credo di provare qualcosa per lui ma non so cosa. Neal ormai è un amico... e anche Graham.- borbottai, buttando giù l'ultimo sorso di caffé. Perché non potevano interessarsi ad altre donne e semplificare la mia vita? Tutto questo interesse più che lusingarmi mi faceva sentire oppressa.
-Dimmi qualcosa tu, dai. Domani cosa ti metti per uscire con Robin?- le domandai per cambiare discorso. Volevo distrarmi e smetterla di pensare agli uomini... almeno ai “miei”, se così si potevano definire.
-In realtà avrei voluto chiedere consiglio a te. Non sono più esperta di appuntamenti... seri. Ma penso che non sia il caso...
-Aspetta. Hai ancora quel vestito blu con le maniche a tre quarti? Quello scollato. L'hai messo alla festa di beneficenza dell'ospedale.
-Ce l'ho sì. Ma non è un po'... troppo? È il primo appuntamento.
-No fidati, andrà benissimo... sarai bellissima- sorrisi, certa che l'uomo avrebbe molto apprezzato. Era tenero che Regina mi chiedesse consiglio, proprio lei che più di me aveva sempre cercato di mostrarsi pronta in qualsiasi campo. Doveva proprio piacerle se aveva questi dubbi...
-Grazie- sorrise sincera, finendo anche lei il proprio caffè.
-E poi dietro ha la zip, è comodo se la situazione dovesse farsi... calda- ammiccai, e scoppiai a ridere per lo sguardo assassino che mi riservò. Certo, era il primo appuntamento ma solo ufficialmente dato che avevano passato parecchio tempo insieme.
Ma decisi di non insistere, altrimenti mi sarei ritrovata con qualche altro osso danneggiato, e non ne avevo bisogno al momento.
-Regina, Emma, siete ancora qui?
Mi voltai, Trilli ci guardava stupita, soprattutto me. Lanciai uno sguardo all'orologio, e mi resi conto che erano le 21 passate, il tempo era voltato.
-Vuoi sederti? O devi lavorare?- fece Regina tirando una sedia dal tavolo accanto e sistemandola vicino a noi.
-Ho il turno di notte, tanto per cambiare. Ma ora ho qualche minuto libero...- disse e accettò l'invito dell'altra a sedersi insieme a noi.
-Trilli. Puoi dirmela adesso la cosa che abbiamo rimandato prima?- feci senza pensarci più di tanto. Se fosse stato qualcosa di brutto era meglio venirlo a sapere in compagnia di una faccia amica che da sola.
-Sei sicura?- mi domandò mordendosi il labbro.
Regina voltò lo sguardo da me a lei e viceversa, confusa. Non le avevo anticipato nulla semplicemente perché mi era passato di mente con la storia dei nostri uomini.
Annuii semplicemente, e lei sospirò.
-Non so come la prenderai. Cioé... è una cosa...- iniziò, e il fatto che non andasse avanti mi irritò parecchio: per mia fortuna se ne accorse.
-Ok. Sai no, quando sei svenuta ti hanno fatto un paio di analisi di controllo... per assicurarsi che non abbia avuto danni per l'impatto quando sei caduta. E ecco... non se ne sono resi conto subito perché dopo l'intervento hai avuto delle perdite normali, però...

-Emma... dì qualcosa. Mi preoccupi. Per favore...- Regina cercò di riscuotermi per l'ennesima volta, ma io non ero riuscita a dire una parola dal momento in cui Trilli mi aveva detto cosa non andava in me.
-Non ora.- mi alzai da lì e lasciai le due donne a guardarmi mentre uscivo dalla stanza, senza parole.
Non sapevo se essere sollevata o distrutta. Non stavo per morire, e non c'era neanche lontanamente il rischio che succedesse.
Non avevo né il cancro, né nessuna malattia grave. Il che avrebbe dovuto rendermi felice, dopo tutto quello che avevo passato voleva dire molto.
Eppure... eppure non ci riuscivo. E non seppi neanche dire perché dato che quel che probabilmente avevo perso non l'avrei neanche mai desiderato. Forse.
Era quel forse che mi metteva in confusione.
Quando alzai lo sguardo mi accorsi che i miei piedi mi avevano portata davanti alla stanza di Killian. L'istinto mi aveva guidata da lui, e l'istinto mi diceva di andare avanti.
Quindi decisi di entrare, nonostante mi aspettassi di trovarlo addormentato. Ma ancora una volta mi sbagliai.
-Swan... sei ancora qui! Dovevi andare a casa a riposarti, mannaggia a te. Sei quasi morta oggi, puoi concederti di dormire una volta tanto!
Io lo guardai, continuando a non riuscire a parlare, quindi mi limitai a raggiungerlo nel letto e stringermi al suo petto, mentre le prime lacrime cominciavano a farsi strada sul mio viso.
-Tesoro... cosa è successo...- fece lui preoccupato, stringendomi con un braccio e accarezzandomi i capelli con l'altra mano.
Mi costrinsi a respirare e cercare di riprendere l'uso della parola solo per lui, perché non volevo si tormentasse per me, non volevo infliggergli questa sofferenza.
-Trilli ha detto di quelle analisi, ricordi? Io sto bene... in un certo senso. Sai, quando me le hanno fatte non avevano dato molta importanza alle perdite... ero stata operata ed era normale. Ma in realtà non erano più solo perdite, è stata un'emorragia. Visto che non ero ancora guarita, l'urto col pavimento ha causato più danni del dovuto... Non so perché ci sto male, insomma... non so neanche se ne avrei mai voluto uno... però...- non riuscii a trattenere un singhiozzo, e mi strinsi a lui ancora con più forza -probabilmente non potrò mai più avere un figlio.
 


Non esiste niente come la magia, non nel senso tradizionale del termine,
nell'abracadabra o nel genio della lampada.
Ma c'è una magia nel sapere che, anche se non tutto può essere risanato,
a quasi tutto si può sopravvivere. (cit. Grey's Anatomy 9x22)


 





















Angolo dell'autrice;
Ciao! Innanzitutto, l'ultima frase non sono sicura sia proprio adattissima alla situazione... ma penso che ci possa stare.
Comunque, per chi mi dava della sadica (quando mai io lo sarei u_u), come vedete non ho ucciso nessuno :P Non odiatemi troppo, lo so che il problema non è comunque dei più felici....
Buonanotte/Buongiorno... dipende dai punti di vista!
Un abbraccio!

 

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Capitolo 17
*** Stairway to heaven... just don't fall down ***


 

Stairway to Heaven... just don't fall down

 

Sentii il suo respiro fermarsi, ma le sue braccia non lasciarono la presa dell'abbraccio in cui mi aveva avvolta.
Tirai su col naso e alzai lo sguardo per assicurarmi che stesse bene: i suoi occhi color oceano incontrarono i miei... e io ebbi paura.
Ebbi paura che dopo questa rivelazione non mi volesse più. Che non volesse una donna incapace di dargli un figlio, se le cose tra noi fossero andate bene.
-E' meglio che me ne vada. Vero?- mi sforzai di non piangere, ma la mia voce tremò lo stesso.
Lui non rispose, quindi feci per alzarmi, ma non me lo permise. Mi trattenne tra le sue braccia e mi baciò i capelli, poi la fronte.

KILLIAN POV

Non riuscii a credere alle mie orecchie. Dopo tutto quello che aveva passato, ora la vita le stava negando anche di poter essere madre di altri bambini... ed era così giovane.
Non stava piangendo, o almeno tentava di non farlo, e non sembrava neanche convinta di ciò che stesse provando.
Trattenni il fiato non sapendo cosa dirle: avevo mille parole quanto neanche una, perché nulla sarebbe cambiato, qualsiasi cosa io avessi detto. Avrei voluto stringerla più forte, baciarla e rassicurarla, ma non ne ebbi le forze.
Vederla così fragile e distrutta mi scombussolò.
Alzò il suo sguardo, e lo incrociai perdendomi nei suoi occhi verdi tristi e lucidi.
Vidi il suo sguardo trasformarsi, e la tristezza lasciò il posto alla paura;
-E' meglio che me ne vada. Vero?- la sua voce tremò fino a spezzarsi sull'ultima parola, ma non le permisi di alzarsi nel momento in cui ci provò. Invece la strinsi e le baciai i capelli, per poi scendere alla fronte.
E allora scoppiò a piangere, cingendomi il collo con le braccia. Lasciai che affondasse la testa nella mia spalla e sfogasse tutte le sue lacrime, mentre le accarezzavo la schiena e la testa.
Mi distruggeva vederla in quello stato: non era la prima volta che piangeva davanti a me, ma mai in maniera così devastante.
Continuò a lungo, alle lacrime si unirono i singhiozzi, e io non smisi mai di accarezzarla: volevo sapesse che ero lì per lei, con lei, che non l'avrei lasciata da sola.

Non fui in grado di dire quanto tempo passò prima che si calmasse e il suo respiro tornasse semi regolare.
-Mi dispiace tanto tesoro mio... tu non meriti tutto questo. Ma io sono qui per te, e ci sarò sempre...- le sussurrai all'orecchio, e finalmente si fece coraggio e mi guardò.
I suoi occhi erano gonfi e arrossati, e le sue guance ancora umide delle lacrime che aveva versato.
-Killian- fece a voce bassa -io non so neanche perché sto così di merda. Non avevo mai valutato l'idea di avere altri figli... con August... è successo. Ma dopo l'aborto non ho pensato “prima o poi riproverò”. Magari non ne avrei anche mai voluti, o non lo so... perché mi sento uno straccio allora?- mi domandò quasi supplichevole, desiderosa di una risposta che non sapeva o non voleva darsi da sola.
-Perdere qualcosa è sempre doloroso Emma. Aggiungici il dubbio... magari nel tuo inconscio ne avresti voluti.- dissi, cercando di essere serio, e non abbandonarmi solo nelle parole di conforto.
La ragazza annuì, e chiuse gli occhi per poi cercare di riprendere fiato e ritrovare il controllo di sé.
-Mi sento incompleta. Una donna... deve poter avere figli. Probabilmente tu hai ragione, avrei voluto avere un altro bambino... in maniera più consapevole. Io amo Henry, ma è successo per caso... e ne sono felice. Però ecco...
-Ho capito cosa intendi- la fermai sentendola in difficoltà. Si sentiva in colpa perché Henry era stato un caso nonostante lo amasse, e non sapeva come dire che forse un giorno avrebbe voluto poter decidere di dargli un fratellino o una sorellina.
-Ma tesoro... hai detto che “potresti” non avere più figli. Te la sentiresti di spiegarmi meglio?
-Non penso ne capiresti molto. Ma diciamo che il mio utero ha subito dei danni che hanno causato questa emorragia... e al momento sembra non siano risolvibili. In futuro non lo so. Credo dovrò fare altre analisi e schifezze del genere, ma non credo che cambierà qualcosa.- cercò di spiegarmi tutto in parole povere, e con successo dato che riuscii a capire il concetto.
-Non devi perdere la speranza. Io sono certo che un giorno tu avrai un bellissimo bambino dagli occhioni grandi e verdi, come i tuoi. E sarai ancora una volta una mamma fantastica, con Henry sei stata bravissima.
-Sì, e con chi? Quale uomo vorrebbe stare con una donna che al 90% non potrà farlo diventare padre...- fece in una risata sarcastica, priva di allegria.

EMMA POV

-Beh, chiunque siano dovranno mettersi in fila tesoro, perché io non cedo il primo posto a nessuno.
Se possibile, il mio cuore si riempì di gioia e tristezza allo stesso tempo.
Gioia, perché lui continuava a volermi come prima, quell'esitazione che avevo visto all'inizio non era stata repulsione. Era stata sofferenza, soffriva per me più di quanto facessi io stessa.
Tristezza, perché nonostante fossi contenta come non mai di non averlo perso, non potevo infliggergli il dolore di non poter essere mai padre. Non sapevo dire se tra di noi avrebbe funzionato, ma non potevo rischiare, e neanche lo volevo. L'avevo visto con Henry, era stato dolce e paterno, e un giorno sarebbe potuto diventare un papà meraviglioso. Non avevo le forze di negarglielo.
-No. Tra di noi deve finire oggi. Qualunque cosa stia nascendo... deve finire. Tu devi trovarti di meglio.- dissi decisa, nonostante mi si spezzasse il cuore dover rinunciare a lui. Ma lo stavo facendo proprio perché era troppo importante per me, e un giorno mi avrebbe ringraziata.
-Stai scherzando.- disse quello semplicemente.
Avrei voluto scoppiare a ridere e dirgli di sì, che stavo scherzando, ma in tal modo gli avrei rovinato la vita.
Mi infusi coraggio e mi alzai in piedi, senza dire niente. Se non lo capiva con le parole, forse ci sarebbe riuscito coi gesti, e prima o poi avrebbe dovuto accettarlo.
Ignorai il dolore che mi percorse tutta la gamba e raggiunsi la porta a passo svelto, per uscire da lì il prima possibile.
Avevo la mano ormai sulla maniglia, e sarei corsa via se non fosse per il rumore di un tonfo che mi costrinse a voltarmi.
Killian era steso a terra con le braccia avanti e il lenzuolo ancora avvolto a una gamba. Doveva aver cercato di raggiungermi e nel farlo troppo velocemente era inciampato.
Accorsi immediatamente e mi chinai su di lui, che però non mi permise di aiutarlo e si tirò su da solo.
-Stai... bene? Ti sei fatto male?- gli domandai allarmata, vedendo il suo viso contratto dal dolore. Feci per poggiargli una mano sulla spalla, ma lui mi tirò con forza verso di sé, prendendo le mie.
-Tu non mi allontanerai solo perché credi di sapere cosa sia meglio per me!- esclamò, guardandomi con rabbia -Non puoi prendere e andartene, e decidere di far finire tutto come se niente fosse! Non hai il diritto di farmi questo, Emma! Tu non mi piaci perché puoi darmi dei bei bambini... per averne c'è l'adozione, ci sono tanti altri modi! Ma c'è un'unica Emma Swan, e io non ho la minima intenzione di rinunciarci! Quindi non ti lascerò scappare così, e se ci proverai io continuerò a correrti dietro e a fermarti!- gridò disperato ma deciso, e mi strinse forte a sé unendo le nostre labbra in un bacio violento, un bacio carico d'amore e di passione a cui io non potei fare a meno di cedere.
Lasciai che mi stringesse forte, e poi feci lo stesso con lui, continuando a baciarlo senza averne mai abbastanza.
Scoppiai di nuovo a piangere, ma stavolta spinta dall'emozione per quelle parole così forti: non riuscivo a credere di essere così importante per lui, nessuno mi aveva mai fatta sentire così unica, così speciale.
Mi strinse forte al suo petto e cercò di asciugarmi le lacrime con la mano, invano ovviamente, dato che non riuscivo a smettere di piangere.
-Promettimi che non proverai più a lasciarmi solo... tu sei perfetta così come sei tesoro- sussurrò dolcemente sulle mie labbra, e io riuscii a sorridere.
-Te lo prometto. Mi dispiace Killian...- singhiozzai, cercando di riprendere il controllo delle mie emozioni. Lo baciai ancora un po', e le sue labbra e la sua lingua fecero effetto più velocemente di un sedativo.
Senza parlare, e senza lasciar andare la stretta intorno a lui lo riaccompagnai a letto e lo feci stendere, tornandogli accanto.
-Ti sei fatto qualcosa cadendo?- gli chiesi intimorita, facendo scorrere la mano lungo il suo petto, fino all'altezza dell'ombelico. Sentii il suo corpo rabbrividire sotto il mio tocco.
-A parte una gran figura di merda intendi?- sorrise per rassicurarmi, e scoppiai a ridere seguita da lui.

***

Dopo aver salutato Regina assicurandole di star bene e che non avrei tentato il suicidio, infilai la chiave nella serratura e aprii la porta di casa, aspettandomi di trovare la sala buia tra Henry che doveva essere a letto dato che erano le 10, e gli altri di turno o da Granny.
Invece mio figlio e Neal erano sistemati sul divano di fronte alla TV.
-Ciao mamma!- esclamò il ragazzino saltando giù e venendomi ad abbracciare -non volevo dormire prima che tornassi a casa!
-Sei perdonato solo perché anch'io voglio stare un po' con te! Cosa guardate?- gli domandai scompigliandogli i capelli, e raggiungendo il divano insieme a lui.
-Il signore degli anelli- fece Neal -possiamo parlare Emma? Mi serve un minuto.
Lo guardai esitando, non ero sicura di aver voglia di discutere con lui ora, ma in fondo un minuto potevo anche concederglielo.
-Ok. Ragazzino, va ad aspettarmi in camera... tra un po' salgo con due belle cioccolate calde per noi due e mi racconti tutto!- mi rivolsi a lui per fare in modo che ci lasciasse soli e non rischiasse di ascoltare discorsi poco piacevoli.
Mi rivolse uno sguardo incerto, ma annuì e andò verso le scale, quindi mi sedetti accanto a Neal.
-Cosa volevi dirmi?
-Volevo ricordarti che stai infrangendo le regole. Non puoi farti coinvolgere da un tuo paziente Emma, lo sai vero?- il suo tono tranquillo fu perfino più irritante che se avesse deciso di urlarmi contro. Con che coraggio veniva a farmi la paternale; era solo un mio collega, non un mio superiore.
-Non credo siano affari tuoi.- dissi semplicemente, cercando di mantenere la calma.
-Sì che lo sono. Ti farai licenziare, è questo che vuoi?
Scoppiai in una risata ironica che non potei contenere: pretendeva che credessi mi stesse facendo quel discorso solo perché voleva evitare che perdessi il lavoro!?
-Neal, avanti. Almeno non prendiamoci in giro. Dimmi quello che pensi davvero, così forse riusciamo a parlare da persone adulte.- lo guardai negli occhi nella speranza che avesse il coraggio di fare l'uomo una volta tanto. Gli volevo bene, volevo continuare a essergli amica, ma per farlo dovevamo prima mettere tutto in chiaro per non creare fraintendimenti.
-Ok. Senti. Io sono ancora innamorato di te Emma. Mi sono fatto da parte perché tu amavi August... non volevo darti fastidio... ma davvero valgo meno di un paziente che conosci da due settimane? Un paziente Emma! Credevo di averti dimostrato di essere cambiato, che puoi fidarti di me, pensavo provassi anche tu qualcosa per me... e invece ti chiudi nelle camere a baciarti i pazienti!- esclamò furioso alzandosi in piedi, e io feci lo stesso.
Lo guardai non sapendo se sentirmi in pena per lui o arrabbiata; certo, mi faceva male sapere che provava per me dei sentimenti che non potevo ricambiare, ma non aveva neanche il diritto di parlarmi in quel modo.
-Questo paziente è un uomo prima di tutto! Un uomo che senza conoscermi mi ha messa al primo posto! Un uomo che più volte, quando è stato più vicino alla morte che alla vita, ha pensato prima a me!
-Avevo 18 anni Emma, ero giovane! Sono cambiato! Anch'io ti metto davanti a tutto!
-Anch'io avevo 18 anni, eppure non ho lasciato nessuno prendere le decisioni al posto mio! Sei stato il mio primo amore, e questo non cambierà mai. Ma hai avuto la tua possibilità e l'hai sprecata! Io non ti amo più, e non è qualcosa che puoi cambiare! Mi dispiace davvero tanto, ma non posso farci proprio nulla!- gli urlai in faccia con ormai le lacrime agli occhi per l'esasperazione.
-Sì certo, il tipo senza una mano ti ha fuso il cervello! Hai lasciato anche tuo figlio per rimanere a procreare con lui!
In quell'istante persi la poca lucidità che mi era rimasta e lo spinsi violentemente contro il muro, per poi trattenerlo per le spalle guardandolo negli occhi con odio.
-Io sono rimasta perché un uomo, un amico che poco prima ha rischiato la vita insieme a me ha voluto vedermi! E mi dispiace, ma credo mi verrebbe difficile procreare dato che probabilmente non potrò mai più avere figli! Quindi sta' tranquillo, non succederà!- gridai per poi lasciarlo andare, lasciandolo completamente sconvolto.
-Sono rimasta di più perché ho aspettato che Trilli mi dicesse cosa non andava nelle mie analisi. Avevo lasciato perdere quando è arrivato Henry. E beh, ecco qui. Contento?
-Emma... io... mi... mi dispiace, non avevo idea...- non seppi cos'altro volesse aggiungere, perché sentii un tonfo lungo le scale e voltandomi vidi Henry che aveva fatto cadere uno dei suoi dvd.
Spalancai gli occhi, lui era rimasto a bocca aperta, e non osai chiedergli da quanto fosse lì ad ascoltarci.
Spinsi da parte Neal, ignorando i suoi tentativi di fermarmi e salii le scale per raggiungere mio figlio. Senza dire niente lo accompagnai in camera e mi sedetti sul suo letto insieme a lui, guardandolo preoccupata.
Non disse una parola e si spostò a sedere sulle mie gambe per poi abbracciarmi forte e darmi un bacio sulla guancia. Io ricambiai la stretta del mio bambino, commuovendomi per la sua infinita dolcezza, e il suo sapermi capire nonostante avesse soltanto dieci anni.
Forse non avrei potuto avere altri figli, ma quello che avevo era il migliore che avrei mai potuto desiderare.
-Ora vado a fare quella cioccolata...- sussurrai dopo avergli stampato un bacio sulla testa.
-Andiamo insieme. Non essere triste mamma, se vuoi un bambino lo possiamo adottare no? Ci sono tanti bambini che non hanno una mamma.
Sorrisi per l'ennesima volta, contenta di averlo di nuovo insieme a me. Riusciva a rendere semplici anche i problemi più brutti o difficili.
-Ah, e non fa niente se baci Killian- aggiunse con un gran sorriso mentre ci alzavamo -solo papà si è arrabbiato. A me piace, è simpatico! Tutti i miei compagni mi invidieranno tantissimo per avere la mamma fidanzata con Capitan Uncino!

***

REGINA POV

Raggiunsi Emma in mensa e dopo aver riempito un vassoio mi sedetti accanto a lei, sembrava stanca, distrutta.
Chiaramente non aveva preso neanche questo secondo giorno di riposo, e per di più era stata insieme a me e suo padre a operare un tumore ai polmoni per quattro ore. Entrambi avevamo cercato di convincerla almeno a fare qualcosa di più semplice dato il suo pallore tremendo, ma non ci aveva neanche voluti ascoltare. Aveva portato a termine l'intervento senza lamentarsi neanche una volta.
Avevo provato a parlarle una volta finito, ma mi aveva liquidata dicendo di avere appuntamento da Zelena.
-Emma, come stai?- le chiesi prendendo posto sulla sedia di fronte a lei.
-A che ora passa a prenderti Robin?- mi domandò quella evitando esplicitamente la mia domanda.
-Lo dimetto dopo pranzo... e poi passa a prendermi alle 20, a fine turno. Ma rispondimi per piacere.
-Come vuoi che stia... sto bene Regina, sono solo state due settimane estenuanti... ma si tira avanti!- fece alzando le spalle e addentando il suo hamburger.
Ero seriamente preoccupata per lei, voleva mostrarsi forte e non cedere, ma continuando a tirare troppo la corda prima o poi si sarebbe spezzata. Era pur sempre un essere umano, per quanto forte potesse essere.
Sarebbe arrivato il momento in cui non ce l'avrebbe più fatta, e allora sarebbe stato molto peggio che prendersi una o due giornate di pausa.
-Nel pomeriggio va' da Killian, passa del tempo con lui invece di lavorare...- cercai di proporle, sapendo quanto le piacesse trascorrere gli istanti liberi lì. Certo, non si sarebbe proprio riposata ma sempre meglio che sforzarsi sul lavoro.
-Certo che ci vado. Inizia con la riabilitazione oggi... quindi do' una mano.
-Recupera in fretta il ragazzo... mi ricorda vagamente qualcuno- alzai un sopracciglio guardandola, e lei non poté che sorridere.
E quando pensai che non mi avrebbe detto più nulla, ecco che cominciò a riversare un fiume di parole sul giorno passato.
Mi raccontò del suo sfogo con Killian, di come aveva cercato di allontanarlo per il suo bene, e di come lui non gliel'aveva permesso. Ricordò a memoria le parole che le aveva detto, ed ebbi perfino io un brivido nell'udirle.
Quell'uomo non era solo coinvolto, era innamorato, e lei sembrava non rendersene conto.
-Ho sbagliato a cedere?- mi domandò infine e io fui incredula. Quando si trattava degli altri era sveglia e preparata, ma quando si trattava di lei era una delle persone più ingenue che conoscessi.
-Emma, scherzi? Un uomo così non devi neanche provare a fartelo scappare! È te che vuole, non dei bambini.
Fissò il vuoto ticchettando con due dita sul tavolo, in quel momento avrei voluto picchiarla. A me aveva detto di non lasciarmi scappare Robin, e adesso aveva davvero dei dubbi su una relazione con Killian?
-Dio, Emma, se non fossi già ridotta male di tuo giuro che ti prenderei a schiaffi!
-Anche Henry approva...- disse voltandosi verso di me, e ciò mi fece arrabbiare ancora di più. Perfino a suo figlio piaceva il suo nuovo possibile fidanzato, e non era comunque convinta.
La guardai esasperata e senza parole, possibile che dovessi essere io a dirle cose fare? Come poteva non essere in grado di arrivarci da sola?!
-Senti Swan. Tu un giorno te lo devi prendere, magari ti schiarisci le idee. La stanchezza ti rende parecchio idiota se vuoi saperlo, e devi smetterla di fingere che vada tutto bene quando non è così. Io ti capisco, siamo uguali in questo, ma tu hai superato il limite da un po', puoi concederti di cedere. Cos'altro aspetti? Di avere un incidente mentre guidi verso casa perché sei troppo stanca?!
Alla fine non riuscii più a tenermi dentro quello che pensavo, feci voltare tutti i colleghi che erano a mangiare con noi, ma poco m'interessò. Qualcuno prima o poi avrebbe dovuto farglielo notare, ed essere teneri con lei non sarebbe servito a niente.
Sbarrò gli occhi guardandomi incredula, per poi coprirsi il viso per la vergogna.
-Dovevi farmi questo davanti a tutti?!- si lamentò alzandosi in piedi, pronta a scappare da lì.
-Sì, dovevo. Ora odiami pure se vuoi... ma pensaci prima che sia troppo tardi!
La vidi esitare un istante, ma infine decise di correre via da lì, probabilmente in lacrime.
Mi dispiacque molto, farla sentire a disagio non era stata mia intenzione, ma se fosse servito a farla riflettere non avrei avuto rimpianti.
E poi mi venne un'idea.
C'era un solo modo per convincerla a concedersi un po' di tranquillità, e io sapevo esattamente come fare.
Il suo uomo stava abbastanza bene a meno che non ci fossero stati peggioramenti nelle ultime ore, quindi non riuscii a trovare un motivo per cui il mio piano non dovesse funzionare.
Nulla sarebbe andato storto stavolta.

***

EMMA POV

-Emma! Devi andare immediatamente da Killian!
Non feci neanche in tempo a rendermene conto che Regina mi aveva raggiunta con una corsa, nonostante i tacchi e il vestito.
-Che è successo? Sono stata da lui neanche un'ora fa!- esclamai spaventata, dimenticandomi di avercela ancora con lei.
-Non c'è tempo, tu vai! Mi dispiace lo so che volevi riposarti ma dovevo dirtelo nonostante tuo padre non volesse. Ma ha bisogno di te...
-I... io... e tu? Roland? Come faccio...- balbettai sempre più spaventata, non sapendo cosa fare.
-Se ne occuperà tua sorella, non ti preoccupare. Vai!

 



I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare.
Ci uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare.
Certi legami sfidano le distanze e il tempo e la logica.
Perché ci sono legami che sono semplicemente... destinati ad essere. (cit. Grey's Anatomy 5x08)


























 




Angolo dell'autrice.
Voglio scusarmi in anticipo per la schifosità (passatemi il termine xD) di questo capitolo. In realtà l'ho scritto abbastanza di getto, e non sono per niente sicura che il susseguirsi degli eventi sia ben concentrato... forse è troppo. Per il prossimo ho già le idee abbastanza chiare, quindi farà decisamente meno schifo di questo xD
Buonanotte/Buongiorno come sempre!

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Capitolo 18
*** Give Peace a Chance ***


Give Peace a Chance



Regina POV

Vidi Emma correre allarmata, e un po' mi dispiacque averla fatta preoccupare, ma sapevo che quello era l'unico modo per convincerla ad andare da lui. Altrimenti non si sarebbe mai tirata indietro dall'impegno che aveva preso con me nel badare al piccolo Roland.
Sua sorella minore se la cavava in modo magnifico coi bambini, quindi sarebbe stato in mani più che buone. E io avrei potuto godermi la tanto attesa serata con Robin.
Non sapevo cosa aspettarmi, non conoscendo i luoghi che frequentava al di fuori dell'ospedale. Non era di certo un uomo delle caverne, ma non sembrava neanche il tipo da ristoranti super chic... magari il posto in cui mi avrebbe portata avrebbe potuto dirmi qualcosa in più su di lui. Avevamo parlato molto, ma ero sicura avesse tralasciato dei dettagli della sua vita, in attesa di poterne parlare ad un vero appuntamento, e non in un letto.
D'altronde io non ero stata da meno, certe conversazioni sarebbero state molto più piacevoli davanti a un bicchiere di vino e un piatto pieno.
Diedi un'occhiata all'orologio: avevo ancora dieci minuti, quindi decisi di utilizzarli per passare in bagno ad assicurarmi di essere a posto.
Per qualche strano motivo mi sentivo nervosa, volevo che andasse tutto alla perfezione; avevo paura di sbagliare qualcosa, di farlo scappare per il mio caratteraccio o... non sapevo spiegarmelo neanch'io, ma avevo paura e basta. Era importante per me che andasse tutto bene, e che Robin volesse continuare a vedermi anche al di fuori del mio lavoro.
I sentimenti che provavo per lui si erano fatti sempre più forti, e la cosa mi rendeva felice e terrorizzata allo stesso tempo.
L'ultimo uomo che avevo amato era morto, mi aveva lasciata il giorno in cui mi avrebbe chiesto di sposarlo... e la paura di soffrire ancora era concreta.
Avevo però deciso di provarci, non potevo vivere per sempre nel passato, quindi mi sistemai i capelli allo specchio e uscii all'ingresso, dove un Robin come non l'avevo mai visto mi aspettava con un gran sorriso.
Indossava una camicia bianca e un completo elegante blu, neanche ci fossimo messi d'accordo sul colore.
-Sei bellissima Regina- fece lui non appena mi avvicinai, e mi salutò con un leggero bacio sulle labbra.
-Grazie- sorrisi -tu non sei da meno... senza offesa, ma non credevo ti avrei mai visto così... elegante.
L'uomo si mise a ridere, e mi prese la mano: -Sarò anche un semplice arciere, ma non mi sarei mai presentato in tuta ad un appuntamento galante con te.
-Quindi il nostro è un appuntamento galante...- lo guardai negli occhi, cercando di non fargli notare di essere un po' spaventata da questa definizione.
-Sì... ma non ti preoccupare, non ho intenzione di portarti in un ristorante super chic dove i piatti consistono in tre gamberetti con limone e una foglia di salvia.- scherzò, riuscendo a farmi sciogliere in una risata.
Forse non sarebbe stato difficile come avevo pensato, lui sapeva come farmi sentire a mio agio.
Lasciai quindi che mi conducesse per mano verso la sua auto, una ford nera non molto grande.

Quando parcheggiò la macchina non riuscii a capire dove fossimo di preciso per via del buio, ma ero piuttosto sicura che non fossimo usciti da Storybrooke. Era normale che non conoscessi parecchi quartieri, dato che la mia vita era da anni diventata casa-lavoro-Granny, e al massimo al centro commerciale un paio di volte al mese. Per una persona normale in effetti sarebbe stato parecchio noioso, ma a me piaceva. Mi piaceva fare il medico, e non mi pesava lavorare 70 ore a settimana, e comunque una volta finita la specializzazione si sarebbero ridotte a una cinquantina. Forse una vita privata sarei riuscita a costruirmela, prima o poi.
-Milady, mi vuole seguire?
Robin mi aveva aperto lo sportello, e afferrai con un sorriso la mano che mi porse, per seguirlo dentro il ristorante.
Mi fermai un attimo ad ammirare l'ambiente, sembrava un enorme antico edificio di legno, anche se ero sicura fosse solo il rivestimento trovandoci nel ventunesimo secolo. Ma era davvero molto bello, e non vedevo l'ora di guardarne l'interno.
Non dovetti attendere molto, e rimasi piacevolmente sorpresa ancora una volta: le pareti erano di mattoni non rivestiti, più sale erano separate semplicemente da degli archi, e il soffitto sembrava fatto di roccia.
I quadri appesi ai muri gli davano quel tocco finale che lo rendeva simile a un palazzo d'epoca.
-Ti piace? Non ero proprio convinto dei tuoi gusti... quindi ho voluto portarti nel mio preferito.- fece l'uomo quando ci accompagnarono al nostro tavolo, mentre mi aiutava a prendere posto da vero gentiluomo.
-E' fantastico. Sei una bella sorpresa oggi... non che non lo fossi anche prima.- mi affrettai ad aggiungere, mordendomi la lingua. Non volevo rovinare tutto già da subito, ma per fortuna lui la prese sul ridere.
Il cameriere ci portò il menù e una bottiglia di vino rosso, insieme al pane.
Leggendolo mi resi conto di non aver mai assaggiato nulla di quei piatti, non era cucina francese ma erano piuttosto particolari, anche quelli più semplici.
-Ti vedo confusa... se ti fidi di me posso scegliere io. C'è qualcosa che non mangi o a cui sei allergica?
-Mangio tutto. Voglio dire, posso mangiare... qualunque cosa. Quindi mi fido, scegli tu per me...
Mi maledissi per l'ennesima volta, e ringraziai il cielo per il fatto che sicuramente non avrei potuto incontrare nessun collega, o avrei perso il mio soprannome di “Regina Cattiva” per passare a “Regina delle figure di merda”.

-Allora... conosco molto del medico, ma poco della bella donna che ho qui davanti...- fece l'uomo una volta che ebbero preso la nostra ordinazione -Hai detto di vivere da sola. Non è... noioso?
-Mi trovo bene ad avere uno spazio solo mio, ogni tanto. Voglio dire... col lavoro che faccio se non a casa è impossibile avere un po' d'intimità. Emma per esempio ha una marea di coinquilini... ci vivono praticamente tutti, anche a me è capitato spesso di fermarmi... ma viverci? Credo potrei impazzire. Con gente che entra e esce a tutte le ore, fa casino...- cercai di spiegargli, ripensando alle notti che avevo passato a dormire in quella casa. Senz'altro non ci si annoiava mai, ma invidiavo come la mia amica riusciva a dormire ignorando i rumori continui.
-Sei un tipo solitario quindi, me ne sono reso conto... dovrei considerarmi fortunato dato che mi hai dedicato tutto questo tempo?- scherzò lui.
-Sono solitaria a casa mia. Non è che non mi piaccia stare con la gente... o in particolar modo con te. Solo che mi fa bene prendermi una pausa ogni tanto... non da te sia chiaro!
Ci sorridemmo a vicenda, sapevamo entrambi che il tempo passato insieme era stato più che piacevole. Mi ero presa cura di lui fin dal principio, ma dal momento in cui aveva iniziato a sentirsi meglio era stato molto forte, si era preoccupato di non farmi lavorare troppo e mi aveva reso tutto semplice: analisi, radiografie, non si era mai lamentato di nulla. Andare da lui era diventato relax vero e proprio, anche nei momenti in cui lo facevo per un controllo o un prelievo: avevamo parlato molto, trovandoci subito in sintonia.
E poi erano arrivati i sentimenti e la passione, rendendo tutto ancora più piacevole. Era riuscito a farmi uscire dal mio guscio senza il minimo sforzo, e i suoi baci erano diventati una droga che mi rilassava moltissimo.
-Dimmi Robin, tu invece... hai qualche scheletro nell'armadio? Se devo frequentarti vorrei saperlo subito, sai.- lo punzecchiai sorseggiando un po' del mio vino, in attesa che parlasse.
-Beh, non è che ne vada molto fiero e non so perché te lo sto dicendo... ma sono stato arrestato un paio di volte per furto.
-Ah sì? E cosa avresti rubato?
-Diciamo che ho iniziato alle scuole elementari con le penne dei bambini ricchi, per regalarle a quelli che avevano poche cose -ovviamente allora non sono stato arrestato-... ma la cosa poi è andata un po'... degenerando.
Alzai un sopracciglio, ora seria, in un primo momento avevo creduto che scherzasse, invece sembrava parlare sul serio.
-Rubavo oggetti alle persone ricche per darli ai meno fortunati. Non ho mai rubato per me... ma sai, a 20 anni circa ho messo la testa a posto. Ho capito che non era quello il modo...- sorrise imbarazzato, intenerendomi.
-Beh... non mi dispiace frequentare un ladro del genere- dissi infine, accarezzandogli la mano che aveva sul tavolo -anche se a suo tempo mi avresti derubata! Ho... avevo una famiglia piuttosto ricca.
-Avevi?- mi interruppe lui stringendomi la mano.
-Mio padre è morto per un problema al cuore. Dieci anni fa ormai... mia madre è viva. Ma ha l'alzheimer a uno stadio parecchio avanzato.
-Oh mi... mi dispiace. Non dovevo chiedertelo... non eri obbligata a rispondere, scusami tesoro.
-No, non importa, è una cosa a cui mi sono abituata ormai.- lo rassicurai -e comunque, parte del denaro lo uso per le cure di mia madre, un'altra gran parte l'ho donata all'ospedale per aprire la clinica gratuita. Per me ho... quanto basta per un po' di tempo se dovessi perdere il lavoro o succedesse qualche tragedia... non si sa mai, ma sono soldi che non tocco.
-Sei molto generosa... sei ogni volta una piacevole sorpresa anche tu. Sono felice di averti conosciuta...
Non riuscendo a resistere oltre, mi alzai dal mio posto e mi avvicinai a lui per baciarlo, bacio che ricambiò senza esitazione. Tornammo in noi soltanto quando il cameriere si schiarì la voce, con un sorriso, e ci lasciò i piatti sul tavolo.
Arrossi cercando di ricompormi e tornai a sedermi, iniziando subito a mangiare.
-E sei sempre molto passionale. Mi piace anche questa cosa.
-Beh, mi fa piacere. Ma sono fortunata anch'io ad averti incontrato... erano secoli che con un uomo non andavo oltre al sesso. Un giorno ti racconterò...
-Delle tue conquiste carnali?- ridacchiò, prendendomi scherzosamente in giro.
-Ma no!- mi indignai, ma senza riuscire ad arrabbiarmi per davvero -il motivo per cui sono... ero così. Però non ho intenzione di passare la serata a deprimerti, quindi dovrai aspettare un'altra occasione. E non osare deridermi sai, è pericoloso avere come ragazza un chirurgo.
-Inizio seriamente a capire come mai ti abbiano affibbiato quel soprannome... ma devo ammettere che apprezzo molto. Se sei così anche nel... privato...- mi punzecchiò.
-Lo vedrai... quando deciderò di concedertelo.

Il resto della serata passò tranquillo tra chiacchiere e risate, alla fine ero riuscita a sciogliermi ed essere me stessa senza fare altre figure imbarazzanti.
Mi sentivo bene come accadeva da tempo, ed improvvisamente mi tornò la paura che potesse finire da un momento all'altro.
-Eccoci qui... ehi. Stai bene? Sei strana...- Robin mi poggiò una mano dietro la schiena e con l'altra mi accarezzò la guancia, scrutandomi preoccupato.
-Sì. Tutto bene. Ora io... io entro. Buonanotte.
Mi voltai verso la porta cercando di aprirla, ma la mia mano tremante mi impedì di centrare il buco della serratura, mentre una lacrima già mi scivolava sulla guancia.
-Regina! Ehi...- l'uomo poggiò la mano sulla mia, e mi fece voltare ancora una volta verso di sé. Abbassai lo sguardo sperando non notasse i miei occhi lucidi.
-Scusami... non volevo rovinare tutto, è stata una serata così bella... ma proprio per questo... ho paura che svanisca. Ogni volta che mi avvicino alla felicità succede qualcosa che rovina tutto. E non voglio accada ancora, non con te.
-Ehi. Non ti devi preoccupare... nulla rovinerà ciò che c'è tra di noi- disse dolcemente, abbracciandomi stretta -non so cosa sia successo nel tuo passato, me lo racconterai quando e se mai sarai pronta... ma non mi perderai, te lo prometto.
Alzai lo sguardo, e i suoi occhi così pieni d'amore e tenerezza furono sufficienti a convincermi. Poi mi prese il viso, e dopo avermi asciugato una lacrima unì le nostre labbra in un bacio appassionato e caldo.
Non gli chiesi di entrare solo perché per una volta volevo farmi desiderare, era una sensazione nuova. Lui non era uno qualunque... e finalmente ero felice.

***

EMMA POV
Ringraziai Regina e corsi veloce in direzione della camera di Killian, sperando non avesse nulla di grave. Dopo la sessione di riabilitazione non era sembrato molto stanco, ma forse non l'aveva voluto mostrare davanti a me e ora si era sentito male.
Quando arrivai, davanti alla sua porta erano piazzate Trilli e Elsa, che mi guardavano con espressioni indecifrabili, e non seppi se dover avere paura.
-Ragazze! Qualcuno di voi sa che succede? Fatemi passare!
Invece di rispondermi, le due donne si guardarono a vicenda e mi presero per le braccia, trascinandomi nella stanza vuota lì accanto.
-Allora?! Ma siete pazze?!- cercai di ribellarmi, invano. Mentre Trilli mi teneva ferma, Elsa mi tolse il camice e la maglia, facendomi credere che fossero seriamente impazzite.
-Che razza di problemi avete voi due?!
-Che fisico Emma! Ma fai palestra?- mi domandò mia sorella ignorando del tutto le mie lamentele, e intanto mi tirò giù anche i pantaloni.
Iniziai seriamente ad avere paura per la loro sanità mentale, non riuscivo a capire cosa diavolo avessero in mente, e nessuna delle due parlava.
Rimasi a bocca aperta quando quella che mi teneva ferma tirò fuori da una busta un vestito che riconobbi subito come mio: era un abito corto azzurro con lo scollo a V e stretto in vita... decisamente non adatto da indossare sul posto di lavoro.
Ma ovviamente ignorarono ancora una volta le mie proteste e me lo fecero infilare, per poi sciogliermi i capelli e pettinarli.
Per ultimo mi tolsero le scarpe e mi costrinsero a infilare un paio di ballerine, scusandosi con un “Mi dispiace, i tacchi ci starebbero meglio ma dubito riusciresti a camminarci ora”.
Alla fine mi spinsero davanti allo specchio, concludendo la loro opera con un tocco di rossetto, soddisfatte.
-Beh? Devo fare una sfilata e nessuno mi ha avvertita?- tentai di chiedergli ancora una volta, incredula.
-No sorellina, ma fidati di noi... a momenti lo scoprirai. Sei bellissima! È una vita che non ti vedo elegante, sembri anche meno stanca così.
-E' vero, sei spettacolare! Sono sicura che apprezzerà- aggiunse l'infermiera, squadrandomi contenta.
Stavolta mi presero per mano, portandomi fuori di lì per infilarmi nella camera di Killian e chiudersi la porta dietro, senza che avessi tempo di fargli altre domande.

Continuai a non capire, era tutto buio... avanzai lentamente verso la direzione in cui doveva trovarsi il letto, ma prima di riuscire a raggiungerlo mi sentii afferrare per i fianchi da dietro.
Sussultai per lo spavento, ma durò solo un attimo perché le labbra che si posarono sulla mia guancia potevano essere solo di una persona.
-Killian... ma cosa... io non capisco. Perché tutto questo? Ti sei deformato e non vuoi che ti veda? Però non spiega il vestito...- mi aggrappai al suo braccio e cercai di raggiungere di nuovo la porta insieme a lui, e finalmente riuscii ad accendere la luce.
-Sei incantevole Swan...- sussurrò l'uomo tenendomi per le mani e studiandomi da capo a piedi sorridente.
Restai però sbalordita anch'io: non indossava più il suo pigiama da ospedale, aveva addosso una camicia nera con l'ultimo bottone aperto e dei pantaloni di pelle dello stesso colore. Era decisamente affascinante... e attraente.
-Anche tu sei...
-Lo so- sorrise facendomi l'occhiolino -vestito così sono ancora più irresistibile che in pigiama, vero?
Alzai gli occhi al cielo ridendo, piacevolmente sorpresa di quella strana situazione. Ero certa che l'idea fosse stata di Regina, quella donna aveva una mente diabolica, ma avrei dovuto ringraziarla.
-Beh tesoro, cosa ne dici di cenare? Sarebbe anche ora... ho una certa fame.
-Scusa, ma non ho avuto il tempo di prendere niente. Mi hanno trascinata qui di peso, non sto scherzando.- mi morsi il labbro, rendendomi conto di avere fame anch'io.
-Non serve che sia tu a portare qualcosa... guarda- si spostò da davanti a me, e lasciò alla mia visuale un piccolo tavolo tondo apparecchiato e due sedie, una di fronte all'altra.
Meravigliata mi avvicinai, avevamo due piatti di spaghetti col sugo e al centro un vassoio con del pollo e le patate. Per completare il tutto c'era perfino una bottiglia di vino rosso in mezzo a tutto.
Era incredibile come fossero riusciti a organizzare tutto questo per me in così poco tempo.
-Beh, ti vuoi accomodare?- Killian aveva tirato indietro la sedia come un vero cavaliere, poi la risistemò in modo che potessi sedermi, e si accomodò di fronte a me.
-Io... grazie. Io non so che dire... non ho parole...- farfugliai posando la mano sopra la sua, sul tavolo.
-Devi ringraziare Regina, tesoro. Questo pomeriggio è venuta a parlarmi... ha detto che sei molto stanca e rifiuti di riposarti... e che quindi meritassi qualcosa che ti potesse rilassare. E dunque ho chiamato le tue belle sorelline e l'infermiera ad aiutarmi a organizzare tutto... spero ti piaccia.
-Grazie...- ripetei ancora -è davvero... fantastico. È perfetto.
-Sono contento. Magari un ospedale non è adattissimo a un primo appuntamento... ma così è carino. E abbiamo il letto già qui!- aggiunse poi con malizia, facendomi ridere.
-Non mi porterai a letto mio caro. O questo vino l'hai portato per farmi ubriacare e riuscire a convincermi?- lo canzonai.
-Aah, lascia perdere. Ho insistito ma a quanto pare i pazienti non possono bere alcolici, e neanche i medici sul posto di lavoro. Quindi è succo d'uva frizzante in una bottiglia di vino.- spiegò divertito aprendo la bottiglia e riempiendo i bicchieri.
Lo afferrai subito per assaggiare la bevanda, e non fu male nonostante fosse analcolica: in fondo non avevo affatto bisogno di alcol, era tutto meravigliosamente perfetto.
Mangiammo la pasta cercando di non sporcarci col pomodoro, cosa che io rischiai di fare più di una volta ma che fortunatamente riuscii a evitare. A quanto pare ci aveva pensato Elsa a ordinare la cena da un ristorante italiano dove l'aveva portata Will e le era piaciuto.
Svuotati i piatti li lasciammo da parte, per riempire gli altri col secondo che sembrava delizioso almeno quanto il primo. Killian lasciò fare prima a me, e poi cercò di versare il resto per sé.
-Dannazione- borbottò quando all'ennesimo tentativo non riuscì nell'impresa, a causa dell'unica mano che aveva a disposizione.
-Lascia che ti aiuti...- proposi cercando di afferrare il vassoio, ma quello mi fermò con lo sguardo basso, riprovando da solo ancora una volta.
-Killian... ehi. Va tutto bene. Faccio io, avanti...- ripetei dolcemente, accarezzandogli le dita.
-Che razza di uomo sono se al primo appuntamento devo chiedere aiuto per versarmi da mangiare... e ti faccio pure pena- fece abbattuto e arrabbiato, senza ancora riuscire a guardarmi negli occhi.
-Tu hai perso quella mano per salvare un bambino- gli ricordai -quindi averne una sola non ti rende meno uomo. E tra parentesi, non mi fai pena. Riempirti il piatto non è neanche lontanamente paragonabile a ciò che tu hai fatto per me.
Finalmente riuscì ad alzare lo sguardo per incrociare il mio, e sorridendo lievemente lasciò andare il vassoio, permettendomi di aiutarlo. Gli tagliai anche la carne senza che protestasse, e poi tornammo a mangiare tranquilli come prima.
Non volevo si sentisse male per la sua condizione, io non facevo neanche più caso all'assenza di quell'arto con tutte le qualità positive che aveva. Ovviamente capivo che per lui doveva essere difficile, ma non doveva assolutamente perdere l'autostima per questo.

-Comunque tesoro dovresti seriamente riposarti un po', sai- disse una volta finito di mangiare -non va bene che tu sia sempre stanca... finirai per ammalarti e crollare prima o poi.
Sbuffai; per quanto potesse avere ragione non mi serviva la paternale anche da parte sua. Ero consapevole di cosa potevo e cosa non potevo fare, il mio fisico era molto resistente.
-Dico sul serio.- insistette, alzandosi per avvicinare la sua sedia alla mia, e si mise a sedere nuovamente.
-Senti Killian... col lavoro che faccio io se non sono in punto di morte non me la posso permettere una pausa. Soprattutto da specializzanda... gli strutturati ci osservano, ci valutano, e se vogliamo avere lavoro una volta finiti questi cinque anni, dobbiamo mostrarci forti e determinati. E perfetti.- gli spiegai, guardandolo negli occhi e sperando mi capisse.
-Emma, tu hai fatto tantissimo! Pensi che se ti prendi una piccola pausa, di uno o due giorni, potrebbero decidere che tu non sia adatta a fare il medico? Io non credo proprio.
-Tu non capisci. Io a scuola non sono mai stata tra i migliori. Sono entrata nella facoltà di medicina solo grazie all'influenza dei miei... il test d'ingresso non l'avevo superato del tutto. E ho dovuto faticare tanto per dimostrare di meritare quel posto, mi sono impegnata come non mai... e sono stata ripagata, sono riuscita a uscire con 110 e lode. Non posso permettermi di tornare a essere... mediocre.
Era la prima volta che mi esponevo tanto con qualcuno, non avevo mai detto nulla sulla mia ammissione all'università neanche a Regina, sapendo che lei era sempre stata la prima della classe. Non fui neanche sicura di aver fatto bene ad aprirmi con lui, almeno fino a che non vidi il suo viso intenerirsi, e la sua mano posarsi sulla mia guancia.
-Tesoro... sei una dottoressa bravissima. Sei una donna forte, coraggiosa, determinata... non devi sottovalutarti, devi renderti conto del tuo potenziale.
Sorrisi, e avvicinai il volto al suo per chiudere gli occhi nel momento in cui le nostre labbra si incontrarono in un bacio dolce e lento. Era inspiegabile come ogni volta fosse in grado di trovare le parole giuste per tirarmi su.
-Beh...- sussurrò una volta che le nostre labbra si separarono -c'è anche il tiramisù, non volevo che il dessert mancasse. Ti entra ancora qualcosa nel pancino?
-Oh, se si tratta di tiramisù me ne entra anche a quantità industriale!- feci tornando allegra -E dato che dici che sono stanca... potresti aiutarmi tu a mangiarlo.
Presi quell'unica scatola che conteneva il nostro dessert: la aprii poggiandola davanti a lui e gli diedi il cucchiaio. Prima mi aveva lasciata aiutarlo, e ora era il mio turno di concedergli di coccolarmi un po'.
L'uomo sorrise a immerse il cucchiaio nel dolce, per poi portarmelo pieno alla bocca. Io la aprii e assaggiai il tiramisù sotto il suo sguardo divertito.
-E' buonissimo!- esclamai -muoviti, ne voglio ancora.
Si mise a ridere e riempì il cucchiaio ancora una volta, stavolta però portandolo nella sua di bocca, lasciandomi un po' titubante.
-Che c'è. Non ti sei lavata i denti? O hai le bolle in bocca che potresti attaccarmi? Potevi dirmelo prima!- scherzò leccandosi le labbra che si erano sporcate di crema.
-Ma no, scemo! Sta zitto e muoviti, dai.- mi arresi infine, rendendomi conto di trovare intimo e piacevole mangiare con lo stesso cucchiaio.
Finimmo l'intero dessert così, una cucchiaiata dopo l'altra, insieme... e fu ancora più piacevole che mangiare da sola.
Per concludere svuotammo i nostri bicchieri, e poi gli diedi un bacio al sapore ancora dolciastro.
La stanchezza era ormai un lontano ricordo, ora ero felice. Mai avrei immaginato di poter passare una serata tanto piacevole all'interno delle mura dell'ospedale; eppure era in qualche modo l'appuntamento migliore che avessi mai avuto.
Diedi un'occhiata al cellulare per controllare che non mi avessero cercata, ma fu altro ad attirare la mia attenzione. Era mezzanotte passata! Com'era possibile che tanto tempo fosse passato come in un batter d'occhio?
-Io dovrei andare Killian... si è fatto tardi- dissi dispiaciuta, alzandomi da tavola insieme a lui.
-E' tardi, non è il caso di uscire da sola adesso... perché non resti a dormire qui?- propose, e riuscii a leggere un filo di speranza nella sua voce.
Restai in silenzio a riflettere; non mi sarebbe per nulla dispiaciuto rimanere a dormire insieme a lui, non sarebbe stata la prima volta. Però avevo paura che qualcuno potesse scoprirci, e sarei potuta finire nei guai... e in più, restare sarebbe stato diverso rispetto al solito, in qualche modo. Un conto era farlo da dottoressa... ma dopo il primo appuntamento?
-Non allungo le mani, lo sai che sono un gentiluomo...- aggiunse ancora, vedendomi incerta.
In fondo cosa ci sarebbe stato di male?
-Ok. Resto. Ma non ho il pigiama...
-Puoi dormire nuda, io non mi faccio problemi sai...- si divertì a regalarmi il suo sguardo più provocante possibile, tanto da lasciarmi sconvolta.
-Sto scherzando, anche se non mi farei problemi seriamente. Puoi dormire col vestito, non mi pare stretto...
Alla fine annuii, e mi allontanai da lui per chiudermi nel bagno della sua stanza. Era incredibilmente pulito per essere quello utilizzato da un uomo.
Presi il telefono e digitai un sms a Regina “Grazie. Sei una stronza ma ti adoro. Domani devi raccontarmi tutto del tuo appuntamento con Robin! Buonanotte”. Ne inviai ancora uno, stavolta ad Anna “Grazie sorellina, sei sempre un tesoro. Non torno a casa stanotte, se non ti dispiace domani porta Henry qui... è sabato e non ha scuola. Buonanotte!”.
Poi lo posai e mi lavai il viso, inspiegabilmente nervosa per il fatto che avrei passato la notte con lui... ma cosa mi stava succedendo, sapevamo entrambi che non sarebbe successo niente! E comunque, se anche avessimo voluto avevo almeno un'altra settimana di astinenza forzata.

Quando fui pronta uscii dal bagno, e trovai Killian ad aspettarmi già nel letto in pigiama... aveva perfino messo a posto il tavolo, raggruppando piatti, bicchieri e posate in una busta.
Titubante, mi tolsi le scarpe e mi sdraiai accanto a lui, che spense la luce dall'interruttore accanto al letto.
Mi strinsi sotto le coperte e sentii la sua mano su un fianco, poi mi attirò a sé per baciarmi. Ricambiai, accarezzando i suoi capelli fuori posto che lo rendevano ancora più attraente.
Mi feci sfuggire un piccolo gemito quando mi baciò il collo, e a quel punto si fermò.
-Scusa... se non vuoi... io posso fermarmi.- disse piano, e percepii il suo respiro sul collo.
-Non... non è che non voglio- balbettai -ma... ecco, dopo l'intervento ho dieci giorni in cui...
-Aspetta- mi bloccò -Io non intendevo... insomma, non sono un medico ma ci ero arrivato. E poi non sarebbe neanche il momento... stavo solo pensando a... a un po' di coccole...
In risposta lo strinsi forte e tornai a baciargli le labbra, ora certa di aver fatto la scelta giusta. Lui mi capiva, mi rispettava, sapeva cosa fare... e io mi fidavo.
Lasciai quindi che tornasse a baciarmi il collo, e allo stesso tempo poggiò una mano sul mio ginocchio, facendola scivolare piano verso l'alto. Non riuscii a non farmi scappare ancora un gemito, perché nonostante mi toccasse in punti innocui riuscì a farmi sentire scossa dai brividi.
Mentre continuava ad accarezzarmi le gambe, io mi feci coraggio e infilai una mano nella maglia del suo pigiama, sfiorandogli prima la pancia e poi il petto. Riconobbi solo al tocco i punti in cui aveva le costole rotte, quindi lo accarezzai gentilmente per non fargli del male. Fu piacevole poter toccare la sua pelle calda, mi infuse un senso di benessere.
Rabbrividii ancora quando abbassò le spalline del mio abito, che inevitabilmente mi lasciò mezza nuda fino all'altezza della schiena. Ma non cercò di togliermi il reggiseno, si limitò ad accarezzarmi i fianchi, la pancia e il petto, ma senza mai esagerare.
Ormai mi fidavo completamente di lui, tanto che tra quelle piacevoli carezze riuscii a scivolare nel mondo dei sogni, senza neanche accorgermi del suono del cerca persone che per sbaglio avevo lasciato in bagno.


 

Quando seguiamo il cuore, quando scegliamo di non scendere a compromessi, è strano vero?
Ci togliamo un peso.
Il sole brilla più luminoso e, almeno per un attimo,
troviamo un po' di pace. (cit. Grey's Anatomy 9x03)




















 








Angolo dell'autrice;
Ciao! Alla fine ce l'ho fatta a postare... credevo di dover aspettare domani perché fino a una certa EFP aveva smesso di funzionare xD
Comunque, alla fine ho deciso di dare ai piccioncini un intero capitolo tranquillo... non sono così cattiva, visto? xD Spero che vi piaccia anche questo momento di pace :)

 

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Capitolo 19
*** In the midnight hour, all I could do was cry ***


In the midnight hour, all I could do was cry 

 


-Emma! Per l'amor di dio Swan, sveglia!
-Emma tesoro... ti devi svegliare...
Le voci che chiamavano il mio nome tentavano di strapparmi dal mio paradisiaco stato di benessere, dal calore in cui ero avvolta, e soprattutto dal riposo tanto atteso.
Mugugnai stringendomi di più all'angelo che mi teneva tra le sue braccia, non avevo la minima intenzione di muovermi da lì, ancora per un bel po' di almeno.
-Ehi... neanch'io vorrei, ma devi alzarti...
Sbuffai e aprii lentamente gli occhi, trovando il bel viso del mio ragazzo a pochi centimetri dal mio. Perché ora era il mio ragazzo... o no? Avevamo cenato insieme, avevamo dormito insieme... poteva essere tutto ufficiale. Ne sarei stata felice, lo desideravo davvero.
-SWAN porca miseria!
L'urlo di Regina mi riportò alla realtà, e mi voltai di scatto verso di lei per cercare di capire cosa stesse succedendo.
-Sei viva allora. Hook, con lei niente maniere tenere e dolci quando si tratta di svegliarla, ricordatelo per il futuro. Muoviti Emma!- insistette restando davanti alla porta, guardandola nervosamente.
-Ma che è successo Regina?- le domandai confusa, stiracchiandomi e tirando via la coperta ricordandomi solo dopo di essere praticamente mezza nuda.
-Oddio. Ho capito che eri impaziente... ma sei stata operata tre giorni fa! Tu sei pazza!- si scandalizzò la donna squadrandomi da capo a piedi, mentre mi alzavo cercando di rimettere a posto il vestito nonostante fosse ormai più che sgualcito.
-Non abbiamo fatto niente, che tu ci creda o no- farfugliai stropicciandomi gli occhi e afferrando il camice che mi lanciò insieme alla mia divisa.
Mi sedetti sul letto lasciando che Killian mi tirasse giù la zip e mi spogliai ancora confusa. Mentre mi rivestivo sotto lo sguardo di disapprovazione della mia amica, che probabilmente non concepiva che già lo facessi davanti al mio uomo, diedi un'occhiata all'orologio constatando che fossero appena le due: non avevo dormito neanche un'ora!
-Ok. Perché cavolo dovrei lavorare alle due di notte? Eri tu a dire che mi devo riposare!- protestai infastidita: per una volta che ero felice di fare come mi aveva consigliato lei dovevo essere scaraventata giù dal letto.
-Già, e stavi dormendo come un angioletto, ma siccome non ti sei presa dei giorni di riposo, il capo non sarebbe del mio stesso avviso. C'è stato un incendio in una scuola che era stata occupata... la situazione sembra grave quindi sbrigati! Se volevi amoreggiare col tuo uomo dovevi chiedere un cavolo di permess...oh.
Senza che nessuno di noi potesse farci niente il dottor Glass e Neal irruppero nella stanza guardandosi intorno.
Mi mancò il fiato, credetti di essere sul punto di avere un attacco di cuore: sicuramente avevano sentito le ultime parole di Regina, e soprattutto avevano visto il mio vestito sul letto accanto a Killian, che ancora mi stringeva la mano.
-Ne parliamo dopo Swan. Ora tu e Mills sbrigatevi, serve l'aiuto di tutti. La situazione è peggiore di quanto sembri.
Detto questo lasciò la stanza senza darmi modo di replicare, mentre Neal rimase a guardarci in un misto di disgustato e compiacimento.
Quindi era stata colpa sua: aveva previsto dove potessi trovarmi e aveva portato uno strutturato con lui solo per vendicarsi di me!
-Brutto idiota schifoso che non sei altro!- mi avventai contro di lui colpendolo dritto in faccia, e se Regina non mi avesse fermata avrei continuato fino a deformargliela.
-Io non ho colpe Emma...- fece lui massaggiandosi la mandibola -se tu smettessi di flirtare coi pazienti nulla di tutto questo sarebbe successo. Sei tu che te li cerchi i guai, da sola. Io ti avevo avvertita.
-Ti faccio a pezzi, mi fai solo schifo! Sei solo geloso perché io ho scelto lui e non te, fatti una vita Neal!- gli gridai ancora trattenuta dalla mia amica, mentre lui lasciava la stanza soddisfatto.
Quando si chiuse la porta alle spalle diedi un pugno al muro che mi fece un male incredibile, e mi sedetti sul letto a massaggiarmi la mano, pensierosa e arrabbiata.
La sera prima mi ero resa conto di quanto fosse geloso, ma mi era sembrato anche di essere stata piuttosto chiara con lui: gli avevo detto le cose come stavano, non gli avevo lasciato alcuna vana speranza. Perché aveva deciso di farmi questo? Perché, sapendo che mi avrebbe fatta soffrire?
-Tesoro, ti sei fatta male? Fa' vedere...- Killian mi prese la mano indolenzita massaggiandola piano, e io lo lasciai fare.
-Non è niente. Niente, in confronto a quello che farò alla sua faccia quando mi ricapita sotto tiro... lo deformo così tanto che neanche mille interventi di chirurgia plastica potranno mai sistemarlo- bofonchiai con odio.
-Swan, se non ti sei rotta la mano dobbiamo andare. Penserai dopo ai tuoi piani vendicativi, ora abbiamo da fare- mi ricordò Regina con una certa fretta.
-Sono tutta intera. Ma lui non lo sarà. Andiamo. Avrei proprio bisogno di qualche caso di ortopedia, ossa da rompere e rimettere a posto...- strinsi il pugno mentre mi tirava via per il braccio.
-Lezione numero due. La tua ragazza è violenta! Quindi vedi di non farla mai arrabbiare... o hai capito cosa può farti.
Sentii Killian ridacchiare salutandoci, e mi feci sfuggire un sorriso anch'io nonostante la rabbia che difficilmente mi sarebbe passata molto presto.
Scendemmo di fretta le scale essendo tutti e tre gli ascensori occupati: uno di questi giorni mi sarei rotta la caviglia dato che continuavo a sforzarla... ma in fondo cosa me ne importava? Probabilmente entro 24 ore sarei stata licenziata e avrei avuto tutto il tempo del mondo per riposare e fabbricare bambole voodoo da usare contro il padre di mio figlio.

Una volta giù però mi resi conto che le vendette potevano aspettare: le porte continuavano ad aprirsi, coi paramedici che portavano barelle su barelle di ragazzi insanguinati e ustionati.
Restai a bocca aperta, era una vera strage.
-Papà! Che è successo?- accorsi da lui individuandolo mentre portava via una barella insieme ad un'infermiera.
-Incendio in una scuola occupata. C'erano più di 100 ragazzi dentro, e almeno metà di loro sono feriti più o meno gravemente. Vai a occuparti di qualcuno, non abbiamo un minuto da perdere!- mi spiegò, così mi lanciai all'ingresso per prendere la barella di una ragazza col volto per metà ustionato che continuava a piangere disperata... non doveva avere più di 16 anni probabilmente.
-Sta' tranquilla tesoro, ora ci penso io a te- cercai di tranquillizzarla stringendole una mano, ma quella sembrava inconsolabile.
-La mia bambina...- singhiozzò tra le lacrime, e solo allora alzai la coperta per rendermi conto che fosse incinta.
-Salverò la bambina, e anche te. Calmati cara...- le sussurrai ancora, per poi guardarmi intorno.
-Mi serve qualcuno di ostetricia!- gridai cercando di farmi sentire in mezzo al chaos -c'è una ragazza incinta che riporta ustioni di primo e terzo grado estese!
Per fortuna fui raggiunta da Kathryn prima che le ante dell'ascensore si chiudessero, doveva essere portata in sala operatoria e non c'era tempo da perdere.
Mi poggiai contro la parete chiudendo gli occhi per qualche istante, lasciando che fosse lei a fare le domande alla ragazza.
Si chiamava Julie, e aveva 15 anni. A soli 15 anni era già al settimo mese e mezzo di gravidanza. Mi chiesi come le fosse saltato in mente di partecipare a un'occupazione, per di più restando a dormire lì nelle sue condizioni. E in più era orfana... non c'era nessuno sano di mente a gestire l'orfanotrofio?!
-Dottoressa Swan! Stai bene?- mi richiamò Kathryn, e mi riscossi subito aprendo gli occhi.
-Sto bene.- feci subito -dobbiamo chiamare qualcuno per operare?
-Sei assolutamente sicura di stare bene?
-Sì!- le assicurai.
-D'accordo. Perché sono tutti occupati, quindi sarai solo tu a operare con me e mi servi concentrata al massimo. Tu penserai alle ustioni e io al bambino. Dovremo farlo nascere subito.
-Cosa?! No, è troppo presto! Morirà!- urlò disperata la ragazzina, e le strinsi nuovamente la mano nella speranza di riuscire a infonderle un po' di forza.
-Ascoltami, devi fidarti di noi. A sette mesi e mezzo può nascere senza problemi, probabilmente rischia di soffocare se non interveniamo subito. Ma siamo in tempo!- le sorrisi, e finalmente la vidi calmarsi un po'.
-Ho già scelto il nome per lei... Lily. Se io non dovessi farcela ti prego, assicurati che abbia questo nome... suo padre lo sa. Dov'è Miguel? Lui sta bene, vero? L'ho perso di vista quando quella trave infuocata è crollata...
-Lo troveremo, non ti preoccupare. Troveremo il tuo Miguel... ma ora dobbiamo pensare a te e alla tua piccola. Poi lo andrò a cercare io, te lo prometto!
La ragazza annuì, e finalmente potemmo portarla in sala operatoria dove erano già pronte due infermiere.

-Dottoressa Swan...- sussurrò la ragazza, nel momento in cui la dottoressa Abigail iniziò a farle l'incisione per il parto cesareo -può stringermi la mano? Lo so che non sentirò dolore ma...
-Chiamami Emma tesoro... e certo che sì!
Strinsi forte la mano a quella piccola donna quasi inconsapevole di quello che le stava accadendo, e la rassicurai fino a che non si sentì finalmente il pianto della sua Lily.
Era una bambina piccola, ma a prima vista sembrava sana e bellissima.
Ebbi un magone alla gola, rendendomi conto che non avrei potuto mai più provare una gioia del genere. Non sarei mai stata sul lettino ad ascoltare il primo pianto di mio figlio, stanca ma felice, col sorriso che era dipinto sul volto di Julie. Era fortunata, nella tragedia era comunque fortunata perché la vita le aveva permesso di provare questa gioia anche se in età prematura... ma in fondo io avevo avuto Henry a solamente un paio di anni in più di lei.
-Posso... posso tenerla? Solo un attimo, per favore...- sussurrò, e Kathryn annuì porgendole tra le braccia quel piccolo fagottino che sembrò calmarsi alla vicinanza con la sua mamma. Aveva gli occhi azzurri come quelli della ragazza, ma al contrario di lei la pelle era olivastra, probabilmente un misto della sua e quella del papà. Era bellissima, una delle più belle bambine che avessi mai visto.
Sorrisi asciugando una lacrima che si era fatta prepotentemente strada sul mio volto, e proprio in quel momento le macchine iniziarono a dare l'allarme, e io afferrai la piccola in tempo prima che scivolasse dalle braccia inermi della madre.
-E' in pneumotorace! Swan, devi lasciare la bambina a un'infermiera ed eseguire una pleurectomia, ormai non ci sono soluzioni migliori!
Senza riuscire più a riflettere e senza sapere il perché, diedi un bacio sulla fronte della piccola. Poi feci come mi ebbe ordinato, preparandomi ad eseguire l'intervento mentre lei chiudeva coi punti l'incisione all'addome.
Fu dura dovergliene fare un'altra, ma era l'unico modo per salvarle la vita.
Quindi eseguii l'incisione all'altezza del torace, e mi preparai a questa operazione per la prima volta nella mia vita senza la supervisione di uno strutturato. Sarebbe stato l'istinto ad agire per me.

***

Quando finalmente lasciammo che portassero Julie in sala post-operatoria ero completamente sporca di sangue e distrutta.
Grazie al cielo avevo eseguito bene l'intervento e avevo potuto occuparmi delle ustioni di terzo grado prima che provocassero ulteriori danni, ma il fisico della ragazza ne aveva sofferto parecchio. Due incisioni con tanto di parto, un polmone che era sostenuto da un tubo toracico perché l'ossigeno le arrivasse regolare e la pelle che non si sarebbe mai rigenerata da sola.
Se fosse sopravvissuta sarebbe stato un miracolo, e sperai con tutte le mie forze che lo facesse: era appena diventata madre, e nonostante fosse orfana e troppo giovane, col giusto aiuto avrebbe potuto farcela. Doveva solo riuscire a superare le prossime 48 ore... per Lily e per Miguel.
-Emma, sei stata bravissima lì dentro- fece Kathryn riscuotendomi dai miei pensieri poggiando una mano sulla mia spalla -sarai un grande chirurgo... sei la degna figlia dei tuoi genitori.
Sorrisi amaramente, perché nonostante il complimento mi facesse piacere non avrei potuto essere completamente soddisfatta fino a che la ragazzina non fosse stata fuori pericolo.
-Grazie. Io vado a cercare Miguel... e poi vedo di dare una mano se ce n'è ancora bisogno. Tutti quei ragazzi feriti...
-Ok... ma non credi di starti sovraccaricando di lavoro? Non credo di essere l'unica a cui sembri pallida e stanca...- fece apprensiva, guardandomi in volto.
-Sto bene, davvero. E' che stavo dormendo quando c'è stata l'emergenza... sono dovuta correre qui senza neanche avere il tempo di svegliarmi adeguatamente.
La donna annuì poco convinta, ma in fondo non era stata del tutto una bugia: mi sentivo più in forma dei giorni passati, la serata con Killian aveva avuto un gran potere rigenerativo su di me. In ogni caso avrei avuto un intero week end libero tra due settimane, e fino ad allora avrei stretto i denti e resistito.

Dopo essermi data una lavata tornai al piano terra per cercare di capire dove fosse finito Miguel e in che condizioni fosse.
-Miguel! Qualcuno ha visto Miguel?- gridai passando tra le barelle, alla ricerca di qualcuno che potesse corrispondere al ragazzo di Julie.
Ma a quanto parve non c'era nessun Miguel lì, quindi doveva essere in sala operatoria o comunque ai piani alti per essere medicato.
Corsi all'ascensore aspettando che si aprisse, e quasi mi scontrai con Regina che ne corse subito fuori.
-Swan, scusa! Devo cercare una certa Julie.- fece la donna sorpassandomi, ma riuscii a fermarla per una manica prima che potesse scomparire dalla mia vista.
-Dimmi che è per un certo Miguel! Io ho appena operato Julie!
-Oh... sì. Come sta? Lui ha detto che è incinta...
La tirai da parte perché non fossimo d'intralcio agli altri e le spiegai le condizioni della mia paziente e della bambina. Almeno la piccola stava bene, non aveva avuto complicanze nonostante fosse nata prematura.
-E Miguel? Lui come sta?
Il suo sguardo si rabbuiò, non promise nulla di buono... possibile stesse peggio di Julie? A meno che non fosse...
-E' vivo Regina. Vero?
Lei abbassò gli occhi e scosse la testa, lasciandomi in stato di shock. Non poteva essere... non poteva aver lasciato sola la madre di sua figlia ora che la bambina era nata.
Con quale forza sarei riuscita a dire la verità alla ragazza? Perché toccava a me farlo, e questo mi distruggeva. La gioia nello sguardo che avevo visto in lei quando aveva stretto la sua piccola avrebbe lasciato il posto a uno scuro velo di tristezza... Sapendo di essere sola, avrebbe avuto le forze di sopravvivere per sua figlia?
Avrei potuto decidere di essere codarda e lasciare fosse Regina a parlarci, ma non sarebbe stato giusto. Era di me che aveva deciso di fidarsi, io ero la sua dottoressa.
-Bene. Glielo dirò quando si sveglia.- borbottai, massaggiandomi le tempie.
-Dille che... ha detto di amarla, e che deve vivere per lui... che deve crescere la loro bambina per entrambi, e rifarsi una vita felice.
Annuii, con l'ennesimo magone alla gola: era passata solo qualche ora ed erano già troppe le volte in cui mi trovavo sull'orlo delle lacrime... una serata iniziata alla grande si era trasformata in una notte infernale.
-Senti Emma, non vorrei essere ripetitiva... ma hai davvero una brutta cera. Molto. Sembra che tu stia per svenire da un momento all'altro...
-Lo so- dovetti ammettere, mio malgrado. Più che svenire avrei vomitato da un momento all'altro, e forse se avessi cercato di aiutare sarei stata più d'intralcio che d'aiuto. Avrei continuato a tenere sotto controllo Julie, ma per il resto era meglio farmi da parte, per un po'.

Alla fine mi convinsi a prendermi un paio d'ore di pausa, nonostante il caos, per rimettermi in forze. Presi un paio di caffè forti, poi mi diressi verso la nursery.
Era una cosa che non avevo mai provato, ma tanti colleghi lo facevano spesso per andare a calmare i nervi e la tensione... era senz'altro quello il momento sperimentarlo, nella speranza che avrebbe funzionato anche per me.
Mi guardai intorno e poi entrai silenziosa in quella sala piena di neonati: si respirava aria di tranquillità con tutte quelle piccole creaturine dormienti.
Un sorriso mi uscì spontaneo mentre camminavo tra le culle, e mi soffermai sulla quella di una bambina che dormiva col pollice in bocca.
Fui sul punto di accarezzarla quando un pianto improvviso lì vicino attirò la mia attenzione, e andai subito a vedere chi fosse.
Era Lily.

***

KILLIAN POV

Ero fortunato ad avere la nursery solo un piano sotto il mio, e fortunatamente non incontrai nessuno mentre scendevo le scale.
Era l'alba, eppure non ero ancora riuscito a prendere sonno dopo che Emma era andata a fare il suo dovere.
Fui sorpreso quando Regina era entrata per dirmi dove avrei potuto trovare la sua amica, nonostante fosse contro le regole che me ne andassi in giro per l'ospedale. Mi fece decidere se rischiare, perché sembrava che Emma avesse davvero bisogno di qualcuno, e lei al momento non poteva starle accanto dovendo lavorare.
Presi il corridoio destro come mi aveva detto, e arrivai fino in fondo: dalle finestre vicino alla porta potei vedere la ragazza di profilo, a tenere tra le braccia uno di quei fagottini.
Restai un po' lì, ad ammirare quella bellissima visione. Era così dolce e materna, la cullava e le sorrideva forse canticchiandole qualcosa a giudicare da come apriva la bocca.
E mi sembrò che anche il neonato le avesse regalato un piccolo sorriso.
Era ingiusto che una persona tenera come lei non avrebbe più avuto la gioia di avere un bimbo tutto suo... da veder nascere, cullare, abbracciare, crescere.
Entrai silenziosamente e mi avvicinai a passo leggero verso di lei, per non rischiare di svegliare i bambini.
Quando poggiai la mano sulla spalla della donna, quella sussultò e si voltò verso di me; il suo viso da spaventato si rilassò, per poi passare a un'espressione sorpresa.
-Che cosa ci fai qui tu?- sussurrò, lasciando però che le stampassi un leggero bacio sulle labbra.
-Regina ha detto che non stavi molto bene...- scrollai le spalle, guardando quella che ora mi accorsi essere una femminuccia tra le sue braccia. Era molto piccola, più degli altri bimbi che avevo intravisto, ma bellissima. Aveva dei grandi occhioni azzurri e guardava Emma.
-Non puoi aggirarti indisturbato per l'ospedale, sei un paziente. E dovresti anche limitare gli sforzi.
-Anche tu dovresti riposare- le feci notare cingendole le spalle, e gli occhi della piccola si spostarono su di me confusi -chi è questa bellissima bambina?
-Sì chiama Lily. È nata di sette mesi e mezzo... la sua mamma è una mia paziente, ha 15 anni...- disse pensierosa e preoccupata, accarezzando una delle guanciotte morbide.
Io accarezzai la sua, accorgendomi della piccola lacrima solitaria che le era scivolata, quindi la asciugai.
-Emma tesoro mio... non piangere. Lo sai che c'è speranza anche per te, non perderla... io ti starò accanto comunque vada, te lo prometto.- le sussurrai all'orecchio, e le cinsi attentamente le spalle per non far agitare la bambina.
-Non è per questo... anche se... sì insomma, anche. Però il suo papà è morto. E la mamma è una ragazzina che sta lottando per sopravvivere... e non sono sicura possa farcela. Era amata sai, da due ragazzi orfani, troppo giovani ma innamorati... tra di loro e di lei. E ora... ora rischia di rimanere orfana anche lei, per qualche stupido scherzo del destino. Non è giusto.
La sua frustrazione e la sofferenza erano evidenti, ma era bravissima a controllarsi per non spaventare l'esserino tra le sue braccia, che in qualche modo riusciva a tenerla sotto controllo.
-Ehi! Voi non dovreste essere qui!
Da dietro di noi sbucò un'infermiera che nessuno dei due aveva sentito arrivare, e prese dalle mani di Emma la bimba.
-Tu sei di chirurgia, non è questo il tuo posto. E questo è? Il padre della bambina?
-N...no...- borbottai, non sapendo che dire.
Emma la guardò in cagnesco e mi trascinò fuori dalla sala, probabilmente per non scoppiare a urlarle in faccia, cosa che avrei appoggiato in pieno se non rischiassimo di svegliare una trentina di neonati.

Quando fummo fuori finalmente si strinse tra le mie braccia senza che fossi io a dover prendere l'iniziativa. Non pianse, ma si fece stringere a sua volta e mi baciò prima il collo, per poi spostarsi sulla guancia e infine sulle labbra.
Ci baciammo piano ma con desiderio, poi lasciai che nascondesse il viso nell'incavo tra il mio collo e la spalla e la tenni contro di me.
Ebbi una gran voglia di dirle quelle due parole a cui avevo pensato durante le ore di dormiveglia, perché ero completamente certo dei miei sentimenti... eppure qualcosa mi frenò. La paura che non fosse il momento, la paura che potesse spaventarsi e allontanarsi da me. Avrei dovuto aspettare, non potevo prendere decisioni avventate.
-Vuoi venire nella mia stanza a riposarti un po'? Non fare la wonder woman, ti prego...- proposi, notando il suo volto pallido e segnato dalle occhiaie.
-Ok. Tanto nei guai ci sto già. Voglio dormire con te, andiamo...
Non feci neanche in tempo a essere felice che l'aggeggio simile a un telefono che si portava in giro suonò, e lei si sciolse subito dal mio abbraccio.
-Scusami Killian! Dovremo rimandare la dormita... è urgente!

EMMA POV

A quanto pareva la pace non voleva proprio saperne di farmi visita, dovevo averle fatto qualcosa senza rendermene conto. Non era possibile che ogni volta dovessi avere qualche imprevisto, sempre io!
Baciai l'uomo di slancio e corsi verso la stanza della ragazza: non poteva morire adesso, non poteva farmi questo brutto scherzo. La sua bimba era troppo dolce per rimanere orfana, non poteva andare così.
Irruppi nella sala trovandola sveglia, mentre le infermiere la stavano già intubando e tamponando, preparandola per la sala operatoria. Stava perdendo un'enorme quantità di sangue da entrambe le incisioni... alla fine il suo corpo non aveva retto.
-Emma...- sussurrò debolmente quando mi avvicinai -come sta Miguel...
-Mi dispiace Julie... non ce l'ha fatta... ma è per questo che devi essere forte! Ha rivolto a te e a Lily i suoi ultimi pensieri... ti ama, vi ama... vuole che tu e lei possiate avere una vita felice... fallo per lui!- le urlai disperata: ero diventata troppo emotiva, troppo coinvolta ultimamente... ma non potevo fare nulla per evitarlo.
-Non so se ce la faccio... se non dovessi... assicurati che non cresca da sola come me...ti prego. È l'unica cosa che voglio... ti prego Emma. Abbi cura di lei...
Quelle furono le sue ultime parole prima che la sua linea vitale iniziasse a spegnersi.


 

La vita dell'uomo è fatta di scelte: sì o no.
Dentro o fuori. Su o giù.
E poi ci sono le scelte che contano
. Amare o odiare. Essere un eroe o essere un codardo. Combattere o arrendersi.
Vivere o morire. Vivere o morire.
Essere un eroe o un codardo. Combattere o arrendersi.
Lo dirò di nuovo per essere sicuro che tu mi senta
. La vita umana è fatta di scelte.
Vivere o morire: questa è la scelta importate.
E non sempre dipende da noi. (cit Grey's Anatomy 6x24)

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Capitolo 20
*** Losing Control ***


Losing Control



EMMA POV

Mi chiusi dentro la stanza del medico di guardia e lasciai sfogare tutte le lacrime che ero riuscita a trattenere fino alla fine del disperato tentativo di salvare Julie.
Era andata in arresto prima ancora di arrivare in sala operatoria, e avevo tentato di tutto per rianimarla. Massaggio cardiaco, piastre con una carica da 20 a 70, avevo continuato nonostante in cuor mio sapessi che sarebbe stato inutile.
Era arrivato mio padre a togliermele dalle mani, per poi stringermi a sé mentre comunicavo l'orario del decesso.
Le 7.05, proprio mentre l'alba sorgeva per dare il via a una nuova giornata.
Poi ero semplicemente corsa via, con la scusa di darmi una rinfrescata, e invece ero finita per chiudermi in questa stanza.
Per una volta volevo piangere da sola, sfogarmi fino allo sfinimento senza che nessuno potesse guardarmi, o consolarmi. Perché non avevo bisogno di essere consolata, nulla avrebbe potuto cambiare il fatto che una ragazzina di 15 anni era morta sotto i miei occhi, mentre mi supplicava di avere cura della sua bambina, di assicurarmi che crescesse felice con una famiglia che avrebbe potuto amarla.
La piccola Lily fino a neanche 24 ore fa aveva un brillante futuro assicurato, con due genitori che tenevano a lei nonostante la loro giovane età.
Forse non l'avevano programmata, eppure le avevano voluto bene, erano rimasti insieme. Avrebbero potuto avere ciò che io non avevo avuto con Henry, avrebbero potuto darle ciò che io non avevo potuto dare a lui. Probabilmente erano più maturi di quanto non lo fossimo io e Neal a 18 anni.
E in una notte tutti i loro sogni, le loro speranze, erano andati distrutti. Miguel era morto senza neanche poter dire addio alla sua famiglia, senza aver mai visto sua figlia.
Neanche Julie aveva potuto dire addio, e forse avere la gioia di poter abbracciare la sua bambina per poi perderla era stato ancora più doloroso. I suoi ultimi pensieri erano andati a lei...
E ora c'era quella piccola creaturina innocente e inconsapevole di tutto che non avrebbe avuto la gioia di essere cresciuta dalla sua mamma e il suo papà.
Sapevo di non avere nessuna colpa, ma mi sentivo ugualmente orribile. Forse se... se fossi arrivata qualche istante prima, se... non lo sapevo neanch'io. Se.
Mi sdraiai su uno dei letti per cercare di riprendere il controllo, ma le lacrime non volevano saperne di smetterla di uscire.

Quando bussarono alla porta mi limitai a tentare un flebile “Vai via” nonostante non avessi idea di chi fosse, ma ovviamente non fui ascoltata.
Mia madre entrò cauta nella stanzetta, e venne a sedersi sul letto vicino a me, accarezzandomi la fronte.
-Piccola mia, lo so che è difficile... ma tu hai fatto il possibile. E hai aiutato a salvare la sua bambina... credimi, sarà stata un po' meglio sapendo di andarsene con sua figlia sana e salva.
Tirai su col naso e cercai di asciugarmi gli occhi, perché le lacrime mi avevano perfino offuscato la vista.
-Aveva 15 anni! Anche lei era una bambina. O almeno era troppo piccola per morire!- le feci notare, tentando di placare i singhiozzi.
-Lo so tesoro... ma non c'era nulla da fare per lei, lo sai. Tu ci hai provato fino all'ultimo.
Annuii, e mi tirai su a sedere, lasciandomi abbracciare da lei. Solitamente non amavo mostrare le mie debolezze neanche davanti ai miei genitori, ma ora non me ne importava niente. Una giovane donna era morta, e fingermi forte e tranquilla sarebbe stato solo stupido e inutile.
-Mi ha chiesto di avere cura di sua figlia... di assicurarmi che abbia una famiglia- ammisi infine, sciogliendomi da quell'abbraccio.
-Emma, lo sai che non puoi fare nulla... però è appena nata, probabilmente sarà facile che venga adottata.
-Non ho potuto fare nulla per la sua mamma. Ma per lei voglio fare il possibile. Non lascerò che cresca in orfanotrofio, o con una famiglia qualsiasi... si merita il meglio. Merita dei genitori che la amino più della loro stessa vita... dei genitori che almeno si avvicinino ad amarla come quelli che ha perso.
Non avevo fatto in tempo a promettere nulla a Julie, ma avrei comunque fatto ciò che mi aveva chiesto... volevo farlo, volevo vedere quella bellissima bimba crescere felice e amata.
-Ora torno a lavoro mamma. Sicuramente c'è ancora bisogno di aiuto.- decisi alzandomi in piedi: avevo la necessità di sentirmi utile, e di salvare qualche vita se possibile.
-Oh... io... senti Emma, non hai parlato con noi della tua... condizione. Voglio dire... per... le ultime analisi- mi guardò negli occhi preoccupata e apprensiva.
Ero stufa di essere guardata in quel modo, da chiunque fosse. L'unico a cui non avevo fatto pena ma che invece mi aveva spinta a farmi forza e non demordere era stato Killian... tutti gli altri mi avevano trattata come fossi di cristallo e potessi rompermi al minimo movimento sbagliato.
-Non c'è nulla da dire. Non posso più avere figli, e probabilmente non potrò mai. Ma non importa! Ho Henry, quindi sto bene... dico davvero!- mentii, solo per chiudere il discorso. Le volevo un gran bene, ma sapeva diventare piuttosto pesante, e se le avessi detto come realmente mi sentivo avrebbe voluto farmi da psicologa per le prossime 24 ore.
-Io... non so se crederti, tesoro.
-Beh, dovrai farlo perché... perché non ho altro da dire... accettalo, ti prego.
-Ok...- sospirò -ma so che sei finita nei guai per una cosa...
La guardai a bocca aperta, possibile che già sapesse? Chi gliel'aveva detto? Forse era stato quello stronzo di Neal, che era andato dai miei per fingersi rammaricato di non avermi saputa coprire.
-Potresti anche tagliare la lingua lunga di quel bastardo- proposi, sciogliendo la coda per poi cercare di fare una treccia davanti allo specchio.
-Non dovresti parlare così di Sydney...- fece scandalizzata, con un leggero tono di rimprovero.
Fantastico, quindi era stato lui ad andare a spifferare i miei fatti personali. Sbuffai e decisi di non dire nulla, non avevo voglia di parlarne.
-Ha detto che dovrebbe comunicarlo a Whale in modo che ti punisca ma non se la sente perché... insomma, con tutto quello che hai passato.
-Faccia come vuole. Se decide di farmi punire è giusto, sono una dipendente come tutti gli altri.
-Non è vero. Però non voglio parlare di cose sgradevoli... dimmi di questo paziente...
Mi fermai voltandomi verso di lei e mi morsi un labbro, vedendola sorridente e incoraggiante. Non ero sicura che fosse il momento di condividere quella “relazione” con lei, ma probabilmente se non avessi detto nulla non mi avrebbe mai fatta uscire di lì.
-Lui è... è un tipo... carino. Cioé. Carino di carattere. Non voglio dire che sia brutto di aspetto... anzi no, è decisamente affascinante, è... è bello. È dolce, e io gli piaccio. È simpatico, mi fa ridere...- balbettai mentre il suo sorriso si allargava, ed evitai appositamente di dirle delle battutine che faceva e del fatto che avessi dormito con lui... più di una volta.
-Ti piace proprio, non è vero? Sono così felice... dopo August eri così distrutta...
-Non nominarmelo! Comunque argomento chiuso, ciao mamma!
Le baciai una guancia per poi svignarmela immediatamente, non volevo che quella conversazione si trasformasse in una sessione di confessioni madre-figlia, non ero mai stata il tipo e non era neanche il momento.

Mi rifugiai al bar, per prendere la mia consueta dose di caffeina senza la quale sarei stata persa; dopo aver finito presi due cornetti alla crema, convinta che a Killian avrebbe fatto piacere mangiarsene uno per colazione, al posto di una banana o pane tostato con marmellata confezionata.
Ero felice di poter passare un po' di tempo con lui dopo quella lunga nottata, e prima di parlare con Sydney.
-Guarda che ti ho portato!- esordii entrando nella sua stanza, ma dovetti subito fermarmi sulla soglia della porta.
Ruby era china su di lui, e gli teneva la maglia alzata per sentirgli il battito, o qualunque cosa gli stesse facendo.
-Cosa ci fai tu qui- dissi a denti stretti, e quella si voltò verso di me.
-Io... ha avuto qualche piccola difficoltà a respirare poco fa, stavo controllando che andasse tutto bene- rispose lei tranquilla, riabbassandogli la maglietta e tirandosi su.
-Sono io la sua dottoressa.- le ricordai. Non aveva altri pazienti a cui badare? Doveva proprio rubarli a me, e proprio lui?
-Emma... ehm, il dottor Glass ha detto che ora Jones è un mio paziente... io... mi dispiace, credevo lo sapessi...
Io restai incredula e interdetta: fortuna che Glass aveva detto a mia madre di non sentirsela di punirmi. E questo cos'era? Affidare il mio uomo a un'altra persona... soprattutto a lei! Con la velocità con cui i pettegolezzi giravano per l'ospedale era impossibile che si fosse perso i “problemi” che c'erano stati tra me e Ruby.
-Esci subito da questa stanza- le ordinai, cercando di stare calma e non prenderla a pugni come avevo fatto col muro.
-Ma...
-Esci!- ripetei a voce più alta, incenerendola con lo sguardo.
Finalmente mi diede retta e corse fuori, chiudendosi la porta dietro. Magari avrebbe fatto riferimento a Glass, ma poco me ne importava.

KILLIAN POV

Capii perché la ragazza uscì dalla stanza nonostante fosse suo diritto e dovere essere qui, Emma sapeva davvero far paura a volte.
Nemmeno io ero stato felice che mi avessero cambiato dottoressa, l'unica che volevo era lei, ma quando avevo chiesto di farla rimanere il dottor Glass mi aveva spiegato che non si poteva avere in cura un paziente con cui si ha una relazione... quindi ero stato costretto a farmi andar bene Ruby, che se non altro era risultata più simpatica di quanto pensassi.
-Tesoro... tutto ok?- feci vedendola ancora ferma, a cercare di prendere fiato.
La donna si avvicinò e si sedette sul letto, ma quando feci per prenderle la mano mi strinse il polso con una forza che non credevo possibile potesse avere.
-TU, stupido idiota stronzo! Tu non devi neanche provarci a star male, non devi osare!- mi gridò in faccia -Cos'è questa storia che hai avuto problemi di respirazione, eh?!
Era furiosa, e io non sapevo proprio cosa dirle per calmarla. Sapevo che non ce l'aveva con me, che si stava sfogando... eppure mi faceva male vederla in quello stato.
-Non è stato niente di grave, pare abbia solo faticato un po' troppo in queste ultime ore. Ma adesso sto bene!- mi affrettai ad aggiungere, ma invece di cercare di capirmi mi colpì con uno schiaffo ben assestato la guancia destra.
-Ma quale niente di grave, Killian! Potresti morire così, per mancanza d'aria! Non devi più provarci... o ti ammazzo con le mie stesse mani, capito?! NON DEVI PROVARE A LASCIARMI SOLA, IO NON POSSO E NON VOGLIO PERDERTI!
Dopo quella confessione scoppiò in lacrime, e la attirai a me stringendola forte tra le mie braccia.
Era stanca, era esaurita, ne aveva passate troppe... forse era arrivata al limite della sopportazione, e finalmente si stava lasciando andare alla sua umanità, a quella debolezza normale per un essere umano ma che lei aveva sempre cercato di negare di avere.

Ci mise troppo poco a calmarsi, non abbastanza perché fosse naturale. Stava di nuovo cercando di rialzare la sua corazza, e contenere gran parte di quella sofferenza che non riusciva a lasciar andare.
Eppure non potevo rimproverarla, non volevo essere duro con lei in questo momento, anche se ciò voleva dire dover accettare, per il momento, che continuasse a tenersi tutto dentro.
-Emma... questa colazione allora?- tentai, e lei sorrise come avevo sperato.
-Scusa, non volevo fare questa scenata assurda... è che...
-Lo so- la interruppi -non dobbiamo parlarne per forza. Possiamo mangiare, baciarci, abbracciarci... e tutte le attività piacevoli che vuoi. E ci sono le Winx in TV se ti interessa.
-Sei un cretino, hai imparato gli orari in cui fanno i tuoi cartoni preferiti?
-Sì! Inizio la mattina con le Winx, dopo pranzo ci sono i Pokemon e Peppa Pig, nel pomeriggio i Puffi e per finire Piccoli Brividi- elencai, facendola scoppiare in una risata sinceramente divertita. Era così che avrei voluto vederla tutto il tempo. Anche se un po' mi inquietava il modo in cui riusciva a cambiare il suo umore in pochi minuti.
-Ruby aveva finito di visitarti?- borbottò, accarezzandomi la guancia.
-Sì. Stava solo ricontrollando che la mia respirazione fosse normale... e lo è. Mangiamo!- la incitai per cambiare argomento e non farla star male.
Recuperò la busta che aveva lasciato da parte su una sedia e mi aiutò a tirarmi su a sedere, in modo che potessi mangiare comodamente con lei accanto il cornetto caldo che mi aveva portato.
Avevo ancora in mente in maniera molto nitida la nostra serata, la maniera in cui Emma si era lasciata andare alle mie attenzioni come mai prima.
Aveva indossato un bellissimo abito blu che lasciava ben poco all'immaginazione, mostrando quindi un corpo assolutamente sodo e perfetto. Un corpo a cui avevo bramato neanche troppo segretamente date le carezze che le avevo dato durante la notte. La sua pelle liscia e profumata mi aveva inebriato la mente, facendomi trascorrere dei momenti piacevoli anche senza andare oltre, ma semplicemente a carezze.
Mi riscossi soltanto nel momento in cui la vidi passare un dito sulle mie labbra, e la guardai con un sorriso.
-Ti sei sporcato di crema, scemo...- sussurrò, per poi leccarsi il dito.
I casi erano due: o stavo iniziando ad avere problemi di testa, o quello era uno dei gesti più erotici che avessi mai visto. O lo faceva sembrare erotico lei. Forse la terza opzione era la più giusta.
Senza riuscire a fare altro mi avventai sulle sue labbra, mordendole e baciandole con forza, come volessi nutrirmene.
-Ehi ehi...- mi fermò però lei -non puoi saltarmi addosso così. Almeno... non in pieno giorno quando può entrare chiunque.
-Mi dispiace- mi scusai divertito -non sono riuscito a resisterti. E ora dimmi, che hai da fare oggi?
-Non saprei... ora devo andare da Glass, che non so cosa mi dirà. Poi devo uccidere Neal, e dopo posso tornare da te forse... oh, e devo... devo prendermi cura di una neonata. Della bambina che tenevo in braccio prima...- aggiunse con un filo di voce, una voce che per un attimo mi sembrò rotta.
-Non sono riuscita a salvare la sua mamma- mi spiegò senza che dovessi chiederle nulla -E prima di morire mi ha chiesto di avere cura di lei... è quello che farò.
Le baciai la guancia e le circondai le spalle con un braccio per cercare di trasmetterle un po' di forza, non doveva essere facile.
Doveva essere stata dura veder morire davanti ai propri occhi una ragazzina che per di più aveva appena avuto un figlio.
-Sarai bravissima, ti ho vista con quella bambina. Sei la mamma più dolce che potrebbe desiderare, e sono certo che riuscirai a trovarle la famiglia perfetta.
Fu tenero vederla arrossire, così caddi in tentazione ancora una volta e le baciai la punta del naso.
-Ora vado...- disse, ma senza spegnere il suo bel sorriso -non vorrei finire ulteriormente nei guai... ci vediamo dopo!

***

EMMA POV

Chiesi a Granny l'ennesimo drink, ormai avevo perso il conto di tutti quelli che ero riuscita a scolarmi.
La pace che mi aveva dato Killian era durata troppo poco, perché la chiacchierata con Sydney era stata davvero poco piacevole.
Non mi aveva licenziata, e neanche sospesa. Però mi aveva fatto capire chiaramente che non mi avrebbe riaffidato il mio paziente, e che dovevo cercare di farmene una ragione e limitarmi a fare la sua ragazza. Ma almeno a quanto era sembrato Ruby non gli aveva detto nulla, altrimenti le avrei rotto il naso.
Però, per farmi tenere il posto di lavoro, mi aveva costretta a prendermi la giornata libera... e dall'indomani avrei dovuto iniziare ad andare in terapia. Tre volte a settimana avrei dovuto passare un'ora a parlare dei miei problemi con lo psicologo, il dottor Hopper.
Ovviamente non aveva voluto neanche provare ad ascoltare le mie proteste.
Per cercare di dimenticare il fatto che da domani avrei iniziato delle sedute con lo strizzacervelli, mandai giù quel misto di rum e succo di lime che avevo scoperto fosse abbastanza forte per farmi sentire meglio.
-Graanny, ho già finitoo! Me ne porti un altro? Aggiungimi anche un po' di brandy e menta per favore!- gridai, nonostante l'anziana fosse a neanche due metri da me.
Forse stavo davvero iniziando a ubriacarmi... ma solo un pochino. Potevo benissimo sopportare un'altra decina di bicchieri senza andare in coma etilico. Era divertente, avrei dovuto partecipare prima o poi ai tornei di bevute che facevano gli uomini il sabato sera.
-Emma! Bellezza, non credi di aver bevuto un po' troppo?
-August! Cosa vuoi da me, eeeh? Vuoi fare sesso? Sappi che non te la doo'!- risi, colpendogli la spalla con un pugno -Ora ho un ragazzo, ed è così... ohh, così sexy! Con lui sì che andrei a letto... anzi! Ora mi sa che ti saluto e vado a trovarlo... così facciamo un po' di sesso, anzi... tanto sesso!

***

-911. Sono la proprietaria del Granny's Diner, dovete mandare immediatamente un'ambulanza!


 

Come facciamo a sapere quando qualcosa è in eccesso, quando è troppo presto,
quando si parla troppo, quando ci si diverte troppo,
quando c'è troppo amore, quando si chiede troppo
e quando qualcosa è troppo per noi? (cit. Grey's Anatomy 2x10)










































 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Stavolta ci ho messo pochissimo, e il capitolo non è niente di che... perché è un capitolo di passaggio, ma che mi serviva per quel che succederà dopo.
Ho fatto il possibile perché non sembri troppo sbrigativo, e spero di esserci riuscita... ma non ne sono sicura. (Se avete critiche fatemele, non mi offendo! Anzi!)
Per il prossimo mi ci vorrà un po' di più, ma credo di farcela per Venerdì notte... e credo che in generale, non andrò oltre i 30 capitoli.
Buonanotte, sperando di non aver fatto troppo schifo! xD
P.S. Approfitto per ringraziare ancora una volta chi sta ancora seguendo questa storia :)

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Capitolo 21
*** Help... ***


Help...

 

REGINA POV

Uscii di corsa ad aspettare l'arrivo dell'ambulanza: ricevuta la chiamata di Robin per poco non mi ero sentita male, ma per fortuna sembrava star bene. “Ti spiego dopo” mi aveva detto “Ti volevo avvertire in anticipo così non ti preoccupi inutilmente in caso mi veda arrivare”.
Neanche 24 ore prima mi ero lasciata andare concedendomi di essere felice e lasciando da parte il timore; se gli fosse successo qualcosa di grave probabilmente non sarei riuscita a sopportarlo. Volevo solo che arrivasse, volevo assicurarmi di persona che stesse bene... per poi farmi spiegare cosa fosse successo. A quanto sembrava c'era stato un gran trambusto da Granny, ma non avevo la minima idea dei dettagli.
-Regina! Sai se Emma era lì? Oggi è andata via dopo pranzo e insomma, non sembrava stare molto bene. Di solito quando sta così va a bere da Granny, non è che è successo qualcosa pure a lei?
Ovviamente la sorellina della mia amica non si fece scrupoli a riversare tutte quelle parole nel mio orecchio, costringendomi a tirarmi indietro perché non mi distruggesse il timpano.
-Puoi evitare di tentare in tutti i modi di farmi rimanere sorda?! Comunque non credo fosse lì, ho sentito Robin e me l'avrebbe detto subito se ci fosse stata!- forse. A meno che quel “Ti spiego dopo” non fosse un “La tua migliore amica ha bevuto fino ad andare fuori di testa e picchiare tutti i presenti da Granny”, il che non sarebbe stato assurdo dato che ultimamente era diventata parecchio violenta. Non che la biasimassi dopo tutto quello che aveva passato.
Prima che potessi avere altre idee sull'accaduto, finalmente arrivò l'ambulanza, e con Anna e Aurora ci avvicinammo per soccorrere gli eventuali feriti.
Il primo a scendere fu Robin, a piedi grazie al cielo.
Aveva solo un taglio sul labbro, e per il resto sembrava stare bene. Senza badare alle altre mi avvicinai ad abbracciarlo, felice di vederlo tutto intero.
-Mi dispiace averti fatta preoccupare... comunque sto bene, sono venuto perché probabilmente passerà la polizia a fare delle domande.
-La polizia?! Spiegami cosa diavolo è successo in quel locale!
Ora stava tornando a mettersi nei guai con la legge come quando era un ragazzino?! Non poteva essere così stupido. Gli avrei volentieri mollato un ceffone se non fosse già stato picchiato da qualcun altro... ma da chi, poi?
Mi voltai, curiosa di vedere chi fosse l'uomo sulla barella... e non riuscii a credere ai miei occhi: era August! Svenuto, con un taglio che sembrava abbastanza profondo sulla fronte, e pieno di lividi.
-Robin... ora andiamo, ti fai medicare e mi racconti cosa... cosa è successo.
Per un attimo ebbi un timore non del tutto infondato, ma mi tranquillizzai quando mi resi conto che non c'era nessun altro sull'ambulanza. Non c'era Emma.
Lasciai August alle ragazzine e portai Robin dentro con me; presi il necessario per medicarlo e lo portai temporaneamente in una stanza vuota, per avere un po' di privacy.
Fortunatamente il taglio al labbro era superficiale, e mi bastò tamponarlo con un po' di acqua ossigenata. Mentre lo facevo, sentivo i suoi occhi su di me e alzai lo sguardo per assicurarmi che non mi stessi immaginando tutto.
I nostri sguardi si incrociarono, e le nostre labbra erano a una distanza minima e pericolosa: fu lui il primo a decidere di annullarla, con un bacio passionale che mi lasciò senza fiato. Dopo aver preso un gran respiro lo baciai anch'io, mi era mancato poterlo fare, nonostante non fosse passato poi così tanto.
-Ok, basta...- mi interruppi a malincuore, accarezzandogli il labbro col dito -ti fa male?
-Oh no milady, soprattutto non ora... E non è la prima volta che faccio a botte. Cioé, ovviamente intendo lo facevo quando ero giovane e stupido- si affrettò ad aggiungere al mio sguardo fulminante.
-Allora...- sussurrai dopo una breve pausa -mi spieghi perché hai fatto a pugni con August? E perché l'hai ridotto in quello stato?
-Non... non sono stato io. Ma mettiti seduta che è meglio.
-Devo avere paura?- che c'era di così preoccupante in quel che voleva dirmi?
-Tu siediti.
Interdetta feci come mi disse e mi misi a sedere accanto a lui, aspettando che parlasse.
-Sono arrivato al locale abbastanza tardi, e insomma... ho voluto fare un salto al bagno. Il bagno degli uomini è sempre libero, sai. Ho sentito dei rumori strani, come di urla soffocate, e quando sono entrato ho trovato quel tipo che teneva Emma contro il muro e... no, non so cosa le abbia fatto.- aggiunse vedendomi sul punto di chiederglielo -Ma quando mi ha visto è riuscita a colpirlo con la borsa e l'ho lasciata andar via, mi sono occupato io di lui. Cioé, era già ridotto così... è riuscito a darmi solo un pugno, poi è stato facile trattenerlo dato che era ubriaco.
Oddio. Quindi August aveva fatto del male ad Emma? Ma in quel caso sarebbe stata in ospedale anche lei, magari Robin era riuscito ad arrivare prima che l'uomo le facesse qualsiasi cosa avesse in mente. E lei fino a quel momento doveva essere riuscita a difendersi considerata la faccia di August.
Eppure... eppure non c'era alcuna certezza. Poteva averle fatto di tutto contro quel muro...
-Devo chiamare Emma.- dissi respirando a fondo -Perché non me l'hai detto subito?!- lo presi per il colletto, per poi lasciarlo andare quasi subito ricordandomi che si trattava del mio uomo. Non era il caso di spaventarlo e farlo scappare... non ero sicura apprezzasse le donne violente come Jones.
-Forse perché non mi hai lasciato parlare subito? Chiamala, fammi sapere come sta...
Non riuscendo a trovare il mio cellulare, presi il suo dalla tasca della giacca senza farmi scrupoli e composi il numero di Emma.
Squillava, e attesi sperando che rispondesse.
Squillò tre volte, poi cinque, fino a che non partì la segreteria telefonica.
Riprovai ancora una volta, ma ebbi successo quanto la precedente.
Robin l'aveva vista correre via, quindi probabilmente non era messa male... ma ero ugualmente preoccupata, dovevo sentirla per essere completamente sicura che stesse bene. Se me l'avesse chiesto l'avrei lasciata sola... solo doveva essere lei a chiedermelo. Un messaggio in segreteria, un sms... qualsiasi cosa.
-E' stata lei a fargli quel taglio sulla fronte. Quindi non penso le mancassero le forze...- tentò di rassicurarmi l'uomo, cingendomi le spalle.
-Tu non la conosci... lei potrebbe ammazzare qualcuno anche da una sedia a rotelle. È forte... e questo un po' mi rassicura, ma insomma se avesse bevuto... non lo so. Ultimamente non è al suo massimo. Senti, tu aspetta qui... aspetta che August si svegli e fallo parlare. Io provo ad andarla a cercare a casa... magari sta dormendo.
L'uomo annuì e dopo avermi stampato un bacio mi lasciò andare; erano le 23 passate, il mio turno era finito e nessuno se la sarebbe presa se fossi sparita. Ora la priorità stava nel trovare Emma, e senza allarmare la sua famiglia per il momento.

***

Tornai davanti all'ospedale esausta: non avevo trovato alcuna traccia della mia amica. Non era tornata a casa sua, non aveva affittato una camera da Granny, e non era neanche a casa dei suoi. E per metterci la ciliegina sulla torta non mi aveva neanche mandato un misero sms.
Dove diavolo era finita?! Sapeva badare a sé stessa, ne ero consapevole, ma a questo punto iniziavo a preoccuparmi seriamente.
-Regina, novità?
-Nessuna. È sparita, credo non voglia farsi trovare e la cosa non mi piace- dissi all'uomo mentre mi veniva incontro -Tu, novità? August ha parlato?
-Lascia perdere. Era ancora in preda alla sbornia, non è riuscito a dire niente. Prima di domattina non penso sarà in grado di formulare frasi di senso compiuto.
-Mh...
Mi strinsi a lui, ancora preoccupata, e lasciai che mi conducesse alla sua macchina senza neanche pensarci più di tanto.
Me ne resi conto solo una volta che fummo partiti, e mi stupii di me stessa.
-Aspetta, dove stiamo andando?
-A casa mia. Roland è a dormire da Henry... c'è la madre di Emma con loro.
-O... ok. Quindi tu ora mi stai portando a casa tua.- la situazione era bizzarra... avrebbe avuto più senso la sera prima, nonostante fosse presto. Invece ora di punto in bianco, senza neanche chiedermi cosa ne pensassi, aveva deciso di portarmi a casa con sé.
-Certo. Non posso lasciarti sola a preoccuparti tutta la notte... ti farà bene un po' di compagnia. Giuro che non mi approfitterò di te- sorrise, per poi ripartire quando il semaforo a cui si era fermato divenne verde.

 

Qualche ora prima
-Fermati, tu non vai da nessuna parte. Non in questo stato, almeno. Ti sto risparmiando una brutta figura!- l'uomo la guardò Emma negli occhi, lasciando andare la presa sul suo polso una volta accortosi di farle male.
-Quindi dovrei ringraziarti, August?- lo derise, afferrando il suo ennesimo bicchiere.
-Non arriverei a chiederti tanto. Ma mi accontenterò di bere insieme a te, il prossimo drink te lo offro io.
-Beh, non vedo perché non approfittarne- acconsentì, troppo poco lucida per riflettere; sentiva che usarlo un po' per bere gratis non le avrebbe fatto alcun male, e voleva dimostrargli di non avere paura di lui.

-Sai da quando ho iniziato a bere tesoro?- singhiozzò l'uomo dopo mezz'ora di bevute, era difficile stabilire chi dei due fosse più ubriaco -quando mi hai lasciato. Ti amo Emma, avanti...
La donna scoppiò a ridere, era l'ennesima volta che continuava a ripeterglielo in meno di due settimane.
-August, ti ho detto che ho un ragazzo molto sexy. E moooolto più dolce... per farti un esempio, lui non ha cercato di stuprarmi!- il sorriso dell'uomo si spense, facendo accendere quello di lei: si sentiva bene sapendo di essere riuscita a pungerlo sul vivo.
-Chiederti scusa servirebbe a qualcosa?
-No. Da ubriaco direi proprio di no. Ora offrimi un ultimo drink, avanti, a questo dico di sì!- rise invece, incitandolo e mostrandogli il bicchiere vuoto.
-Ooh d'accordo... comunque sei ubriaca pure tu mia cara! Potresti non riuscire a centrarmi con un pugno se ti baciassi adesso...
-Non ci provare, potrei romperti un bicchiere in testa, sai!- rise ancora, mentre quello le ordinava da bere.
La donna non riusciva a fermare le risate nell'immaginarsi a baciarlo, ora le sembrava talmente ridicolo! L'unico che sarebbe andata a baciare immediatamente era il suo “Capitan Uncino”. Pensò che forse comprargli un uncino sarebbe stato carino, avrebbero potuto giocarci un po'.
Fece per prendere un sorso dal bicchiere appena portatole, ma un conato la bloccò prima che potesse riuscirci.
-Sto per vomitare! Scusa devo andare al bagno!- non riuscì a non ridere nuovamente, e si tirò su ritrovandosi instabile: aveva l'impressione che tutto il locale girasse.
-Oddio, c'è il terremoto!
-E' meglio se ti ci accompagno io al bagno. Sei pericolosa per te stessa.

 

Robin viveva in periferia, nell'ultima schiera di casette prima del bosco. Era molto rustica, fatta interamente in legno e mattoni non rivestiti, sembrava uscita da un film Disney.
Molto diversa dalla mia, ma molto più bella da vedere, dava un vero significato alla definizione di “casa”.
Lasciai che aprisse la porta, e dentro mi accolse il piacevole calore del fuoco del caminetto visibile in fondo all'ingresso, utilizzato probabilmente come salotto.
Le pareti erano di un beige molto chiaro, abbellite con quadri, disegni che sicuramente appartenevano a Roland, e varie fotografie.
Ai lati del camino c'erano due grosse librerie, mentre sulla parete destra c'era la TV, con di fronte un divano, due poltrone e un tavolino.
-Wow...- dissi sorridendo, e continuando a guardarmi intorno.
-Non sarà niente rispetto a dove abiti tu ma... è casa. Vieni, accomodati.
-No... è... è la casa più accogliente che io abbia mai visto. Mi piace moltissimo!- gli assicurai, lasciandomi accompagnare sul divano.
-Vuoi qualcosa? Da mangiare, bere...- propose, ma io scossi la testa. Volevo solo dormire, e sperare che l'indomani sarebbe stato migliore, che la mia amica si sarebbe fatta finalmente sentire.
-Ok, allora andiamo... posso procurarti qualcosa da usare come pigiama.
Con un velo d'imbarazzo lo seguii in camera da letto, dove le pareti invece erano di un verde molto leggero e piacevole. Il letto matrimoniale era in legno, e a parte due armadi, uno specchio e i comodini non c'era nient'altro.
Guardai Robin trafficare in un cassetto di uno degli armadi, e ne tirò fuori una t-shirt bianca abbastanza grande, almeno per me.
-Potrei cercarti dei pantaloni, ma questa ti arriverà fino al ginocchio più o meno...
-Grazie. Andrà bene, non ti preoccupare...- la presi e mi guardai intorno, indecisa sul da farsi. Dovevo cambiarmi davanti a lui? O magari farlo dietro l'anta dell'armadio? Quella nottata era così improvvisata che non avevo potuto programmare nulla.
-Il bagno è a destra. Sai, per darti anche una rinfrescata se vuoi.
Sorrisi annuendo, grata che mi avesse salvata da quella situazione imbarazzante: quindi andai a chiudermi in bagno, e dopo essermi lavata il viso mi spogliai e indossai la maglia. Mi arrivava davvero quasi fino al ginocchio.
Mi guardai distrattamente allo specchio, sperando che andasse tutto bene. Non volevo affrettare troppo le cose, ma neanche scappare. Non volevo rovinare tutto in una notte, sarebbe stata la ciliegina sulla torta... e non di certo una di quelle buone.
Dopo un grande e lungo respiro mi convinsi e tornai nella sua stanza; anche lui si era già cambiato, indossava un paio di pantaloni lunghi e una canottiera che evidenziava i suoi muscoli decisabente ben delineati.
-Ehi, ti sta molto bene- sorrise -comunque sai, se vuoi posso dormire sul divano. Non è un problema... insomma, non voglio che pensi male di me.
Restai un attimo interdetta, guardandolo negli occhi... e poi scoppiai a ridere sollevata. Non ero l'unica che si stava facendo mille problemi quindi, era evidente che fosse teso anche lui.
-No, non dire sciocchezze- dissi finalmente tranquilla -puoi pure dormire nel tuo letto. A patto che non allunghi le mani...- scherzai, facendo ridere anche lui.
-Non dico che non mi piacerebbe... ma non sono uno che approfitta di una dama quando è fragile e preoccupata. Non sarebbe molto rispettoso...- era senz'altro un vero gentleman.
Senza timore mi misi sotto le coperte gli feci cenno di raggiungermi; non ci volle molto a convincerlo, e senza darmi neanche un attimo si avventò sulle mie labbra in un bacio che ricambiai molto volentieri. Forse quella notte non avremmo fatto nulla... perché era presto, perché non era il momento e per mille altri motivi... ma sicuramente mi avrebbe aiutata a dormire alleviando le mie preoccupazioni al massimo.
Mi sistemai quindi con la testa sul suo petto, lasciando che mi accarezzasse fino a farmi addormentare.
 

KILLIAN POV

Fu l'odore caldo del caffè a svegliarmi. Senza ancora aprire gli occhi sorrisi, finalmente la mia Emma era tornata. Stava bene.
Il giorno prima aveva pranzato con me ma era stata di poche parole; aveva detto che si sarebbe dovuta prendere il resto della giornata libero, promettendo che quando fosse stata meno arrabbiata riguardo alla situazione mi avrebbe spiegato tutto.
Poi però erano arrivati in ospedale August e Robin; il mio amico non aveva saputo dirmi molto, ma essendo al corrente di ciò che le aveva fatto l'altro solo pochi giorni prima mi ero allarmato.
Solamente grazie ai tranquillanti che mi avevano somministrato Ruby e Anna con la forza ero riuscito a prendere sonno.
-Ehi, bello addormentato, leva quel sorrisino che non sono la tua ragazza.
Aprii gli occhi sorpreso e mi trovai davanti Regina, intenta a bere il suo caffé, e ne lasciò un altro sul comodino per me.
-Ovviamente- sospirai deluso -Ciao Regina... siete riusciti a sentirla? È venuta al lavoro?
-No... e no- sospirò, sedendosi ai piedi del letto, mentre io mi tiravo su.
Non era da lei saltare il lavoro... sparire sì, ma era venuta a lavorare perfino dopo l'intervento, o dopo essere quasi saltata in aria... invece adesso... adesso nulla.
Se ora non si presentava senza neanche dare una spiegazione doveva per forza essere successo qualcosa di... no, non volevo usare la parola “grave”. Sarebbe stata in ospedale se le fosse successo qualcosa di brutto.
-Io non so più dove cercarla. Quella testa di rapa doveva almeno mandarmi un messaggio per farmi capire di essere viva!
-Se... se potessi dimettermi, verrei a cercarla con te. Sto bene ormai.
-Non se ne parla mio caro! Tu non stai ancora bene. E Emma ucciderà me e te se ti lascio fare una sciocchezza del genere. E verrò anche licenziata.
Sbuffai abbattuto, la donna aveva ragione ma come potevo starmene tutto il giorno a letto consapevole che la mia ragazza fosse sparita? E soprattutto senza sapere cosa le fosse successo la sera precedente? Avevo bisogno di aria, di poterla andare a cercare, di abbracciarla... confortarla, se fosse stato necessario.
Sentii il telefono della donna squillare, lei lo prese immediatamente: era un messaggio.
-E' lei!- esclamò prima che potessi avere il tempo di chiederglielo -Dice che sta bene e che ha avvertito Whale che non sarebbe venuta.
-Grazie al cielo!- sospirai di sollievo.
Per fortuna stava bene, le mie preoccupazioni erano state vane. In fondo avrei dovuto aspettarmelo, lei era una donna forte, sapeva badare a sé stessa e difendersi in caso di necessità.
Mentre Regina rispondeva non resistetti e le presi il telefono dalle mani, chiamando direttamente. Lei mi guardò furente e con un'espressione che voleva dire “Tanto non risponderà!”.
“Regina... ciao, senti scusa se vi ho fatti preoccup-”
-Emma! Come stai!- esclamai forse troppo entusiasta e saltai giù dal letto.
“Killian. Sei tu...” sussurrò con un filo di voce. Mi accorsi solo ora che quasi non sembrava la sua, era strana... distaccata o... non sapevo dirlo.
-Sì tesoro, sono io... stai bene? Mi sono preoccupato tantissimo, Robin è venuto a dirmi...
“Robin. Sta bene?”
-Sì, sta bene August un po' meno. Ma non evitare di rispondermi... come stai tu?
“Bene... meno male. Io sto bene” conoscevo ormai troppo ogni sfaccettatura della sua voce, e mi resi conto che ora era forzata. Ne ero certo, c'era qualcosa che non mi stava dicendo.
-C'è qualcosa che vorresti... farmi sapere, di ieri?- tentai.
“No, tutto ok. Mi passi Regina?”
-Quindi mi vuoi liquidare così?
“Scusami Killian io... mi dispiace. Ti voglio bene, lo sai. Appena torno a lavoro passerò da te e... è solo che ora ho bisogno che me la passi, ti prego...”
Avrei voluto farle mille altre domande, ma non volevo forzarla a parlare di cose che al momento non voleva condividere. Probabilmente aveva più bisogno della sua migliore amica che del suo ragazzo in questo momento, quindi porsi il telefono alla donna e rimasti in ascolto.
-Emma! … sì, ok. Va bene. No, non credo mi farà problemi. Ok arrivo subito... rimandami l'indirizzo per sms. A tra poco.
Mise giù di corsa e si sistemò il telefono in tasca.
-Grazie per avermi rubato il telefono Hook. Hai rischiato che ti tagliassi anche l'altra mano ma ti è andata bene. Ti farò sapere!
-Ti piace proprio chiamarmi Hook, eh?
-Esatto!
Detto questo corse subito fuori, e la invidiai. Ero stufo di essere ancora ricoverato e non poter andare io dalla mia donna, mi chiesi quanto tempo ancora avrei dovuto passare in ospedale. Da una parte era comodo per starle vicino il più possibile, però non volevo continuare a essere il malato senza una mano.
Volevo essere l'uomo che la andava a prendere da lavoro, la portava a cena o a bere qualcosa.
Volevo essere l'uomo che le dava il bacio della buonanotte sulla soglia di casa.
Volevo essere l'uomo che dormiva con lei, che la stringeva tra le braccia tutta la notte.
Mi chiesi ancora una volta se questo momento sarebbe mai arrivato... certo, io sarei stato dimesso prima o poi. Ma avrebbe continuato a volermi vedere? Avevo spesso avuto l'impressione che venisse al lavoro più del necessario solo per stare con me... ma se avesse continuato a farlo anche dopo?
Non sapevo neanch'io com'erano le cose tra di noi, non ero neanche in grado di dire se potessi davvero considerarmi il suo ragazzo oppure no. Era una cosa di cui non avevamo mai parlato apertamente.
L'unica convinzione che avevo, però, era che volevo rivederla il prima possibile e assicurarmi di persona che stesse bene.
Per il momento mi sarebbe bastato.
 

EMMA POV

Dopo aver mandato a Regina l'indirizzo andai a chiudermi in bagno; la notte precedente ero tornata troppo stanca per fare qualsiasi cosa che non fosse dormire. Mi ero buttata sul letto, vestita com'ero, e avevo lasciato che il sonno dovuto anche alla mia debolezza per l'eccesso di alcool prendesse il sopravvento. Avevo sperato di risvegliarmi nel letto di casa mia, e rendermi conto che tutto fosse stato solo un incubo... ma ovviamente non era successo.

La sera prima
Con la mente troppo offuscata dall'alcool, la bionda lasciò che il suo ex la prendesse sotto braccio e la accompagnasse in bagno; neanche si accorse di essere in quello degli uomini, ma poco le sarebbe importato dato che tutto ciò che doveva fare era vomitare.
August fece appena in tempo ad afferrarle la testa perché non si facesse male, che rigurgitò nel water.
Vomitò una seconda volta e anche una terza.
Continuò così fino a svuotarsi, l'ultima volta che aveva bevuto così tanto era stato alla festa per i suoi 16 anni, quando da ragazzina ingenua aveva accettato una sfida per dimostrare di essere una tipa tosta. Invece aveva finito per vomitare davanti a tutti, e quando i suoi genitori avevano scoperto dell'accaduto l'avevano messa in punizione per due settimane.
Ora che era grande, nessuno avrebbe potuto punirla, eppure quando si tirò su, un po' più lucida ma meno stabile si maledisse mentalmente per essere stata tanto sciocca.
Non avendo le forze per fare altro, lasciò che l'uomo la accompagnasse anche fino al lavandino dove si sciacquò la bocca più volte per eliminare il retrogusto spiacevole che le era rimasto.
-August... mi puoi chiamare un taxi? Sto malissimo, voglio andare a casa a dormire. Mi gira la testa...- gli domandò, poggiandosi contro il muro e chiudendo gli occhi.
Invece di una risposta, ottenne le labbra di quello sulle sue. Quelle labbra che conosceva bene, ma che non le davano più le belle sensazioni di un tempo.
-August, non fare lo stupido... il “no” vale sia da ubriaca che... che adesso che...
Non riuscì a finire di parlare, che quello la baciò ancora, con più foga.
-Devi accettare il mio amore Emma, sono io l'uomo della tua vita. Fatti baciare... ti piaceva...
-Sei completamente ubriaco, non fare cazzate...- protestò lei debolmente, ma invece di ascoltarla quello la attirò verso di sé per poi spingerla con violenza nuovamente contro il muro, soffocando il suo grido di dolore con un altro bacio.
-Quindi tu non mi vuoi eh? Preferisci i pazienti ai dottori, eh?
La bionda, in preda al panico, lo implorò con lo sguardo di lasciarla andare, ma tutto ciò che ottenne fu un violento schiaffo sulla guancia; la bocca tappata non le permise ancora di urlare.
-Ecco cosa si ottiene a rifiutarmi.
-Aiuto...- sussurrò lei, tra le lacrime.

Uscita dalla doccia mi avvolsi nell'accappatoio; era grande per me, lui era molto più alto e robusto, ma proprio per questo fu meglio. Volevo asciugarmi bene, volevo coprirmi bene, e poi...
Prima di decidere cosa avrei fatto dopo suonò il campanello: ero grata che Regina fosse venuta, dopotutto.
Sapevo di essere stata una stronza a non farmi sentire dopo l'accaduto, e non avevo neanche potuto ringraziare Robin... ma la stanchezza aveva vinto su tutto.
Mi avvicinai all'ingresso e aprii la porta titubante, tenendo lo sguardo basso, e il cappuccio a coprirmi in faccia.
-Emma! Sei inquietante così. Ti tiri su? E tra l'altro... di chi è questa casa?
-Di Graham- dissi, facendole cenno di entrare e poi richiusi la porta -mi ha fatto avere le sue chiavi per dar da mangiare al suo mentre è in ospedale. Sta dormendo ora... il cane.
-Ok... d'accordo. Sei a casa di Graham. E hai dormito qui.
Annuii, non sapendo che altro aggiungere. Era strano ed inopportuno che fossi venuta a dormire qui, soprattutto sapendo più o meno ciò che Graham provava per me.
Ma non avevo potuto dirgli di no, in fondo mi aveva soltanto chiesto di badare al suo amico a quattro zampe... e mi era tornato utile, dato che avevo bisogno di stare da sola.
Non proprio sola, ma sola con un animale... gli animali erano meglio degli uomini.
Non ero voluta andare né a casa mia e neanche dai miei in quello stato, e quando una volta sveglia mi ero guardata allo specchio ero stata grata di non averlo fatto.
-Emma! Mi fai paura, mi spieghi cosa ti è successo?
Regina si avvicinò a me tirandomi su il viso, e rimase di sasso.
-Oddio! È stato August a ridurti così?! Emma...

 



Col favore delle tenebre le persone fanno cose che non farebbero mai alla luce del sole.
Le decisioni sembrano più sagge, le persone si sentono più audaci.
Ma quando sorge il sole devi prenderti la responsabilità per ciò che hai fatto nelle tenebre
e guardarti sotto la luce fredda e spietata del sole. (cit. Grey's Anatomy 7x09)

























































 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Alla fine non ero sicura di riuscire a postare il capitolo (causa revisione più lunga del previsto, avevo scritto cose che... il pc si sarebbe spento per gli orrori grannaticali. Capitemi, scrivo di notte xD) ... ma ce l'ho fatta... Non odiatemi se ancora non si è spiegato tutto tutto xD
Ho voluto fare un capitolo un po' diverso dal solito, stavolta quasi tutto dal punto di vista di Regina... spero possa piacere :)
Buonanotte/Buongiorno (as always! :P)

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Capitolo 22
*** Bent and Broken (part 1) - Sleeping Monsters ***


Bent and Broken (part 1)
-Sleeping monsters-

 

REGINA POV

Emma annuì, alzando le spalle nel tentativo di minimizzare l'accaduto. Ma non ero tanto stupida da cascarci, poteva fregare chiunque... però non me.
-Ma guardati! Guarda come ti ha ridotta...- esclamai, togliendole anche il cappuccio.
Aveva un occhio nero, oltre a vari tagli; uno sul lato della bocca, uno sul naso e uno sotto... quelli più brutti erano però quello poco sopra il sopracciglio e sotto il mento, che era anche livido.
-Anche lui le ha prese. Credo di avergli rotto il naso- si limitò a dire, voltandosi con imbarazzo.
Dal canto mio, non sapevo cosa dire o cosa pensare. O meglio, sapevo cosa pensare di August.
Certo, era riuscita a conciarlo per le feste... ma a che prezzo?! Era la prima volta che la vedevo ridotta in uno stato così pietoso; se anche avrebbe deciso di non parlarmene ero certa che avesse passato dei momenti davvero brutti.
Avrei ucciso quell'uomo, come aveva potuto trattare così una donna? Soprattutto lei, la mia migliore amica, nonché sua ex fidanzata. Mai avrei creduto sarebbe arrivato a tanto.
-Vieni a sederti? Ho fatto il caffé. Io l'ho già preso ma... lo riprendo. Sai, il post sbornia è poco piacevole anche se mi sono fatta un paio di aspirine.
-Hai fatto qualcosa per la tua faccia invece?- le domandai mentre prendevo posto di fronte a lei.
-Sono un medico Regina, certo che sì. Passeranno.- borbottò, bevendo un sorso di caffè.
Io non potei che continuare a studiare ogni suo movimento, si comportava un po' troppo normalmente per una che era stata picchiata dal suo ex compagno ubriaco.
Certo, non si sarebbe mai nascosta in un angolino a piangere... ma almeno qualche esternazione di rabbia sarebbe stata da lei.
Ebbi paura che questo comportamento fosse dovuto a qualcos'altro, forse non si era limitato a picchiarla... dopo il primo tentativo in ospedale andatogli male, magari aveva ritentato ora...
-Emma. C'è qualcosa che non mi stai dicendo?
-No.
Mi morsi un labbro spaventata, quel “no” non era classificabile neanche nei suoi 100 migliori tentativi di bugia. Quindi continuai a guardarla, sperando riuscisse a dirmi qualcosa.
-Ho anche altri lividi.- ammise infine -ma... dopo. Beviamoci il caffè. Come sta Robin?
Sospirai, a quel punto non mi restava altro che assecondarla: non sarei mai riuscita a costringerla a parlare, avrei aspettato che fosse pronta per il suo “dopo”, qualunque cosa volesse dire.
-Sta bene- dissi quindi -si è solo preso un pugno, niente di grave. Poi ci ha messo poco a stenderlo, era ubriaco...
-Già. Se non lo fossi stata anch'io sarei riuscita a fermarlo facilmente prima che... prima che mi facesse questo- fece infastidita, riducendo in pezzi il suo tovagliolo.
-Non è colpa tua. Volevi solo ubriacarti in santa pace...
-Già- annuì -comunque dovrò ringraziarlo. Ieri sera sono corsa via perché... perché... Dio, non è da me! Mi dispiace.
-Guarda che non c'è nulla di male se ammetti di aver avuto paura. Non eri in forze, e dopo che ti ha fatto questo...
Restò in silenzio, guardandosi le mani. Lei era sempre stata Emma Swan, la donna senza paura. Durante le nostre passeggiate notturne, a volte anche tra gente poco raccomandabile, era sempre stata tranquilla e io non avevo mai capito come facesse. I fischi o le battutine degli uomini non l'avevano mai minimamente toccata, si era sempre limitata a sorridere e tirare avanti senza neanche la fretta di allontanarsi.
Ricordai che una sera di qualche mese fa avevamo avuto la brillante idea di andare in discoteca, e ci si erano accollati due uomini ubriachi fino al midollo che avevano continuato a pedinarci e provarci anche una volta lasciato il locale. Lei li aveva stesi... entrambi.
Dunque potevo capirla, per lei ammettere di avere paura sarebbe stato un segno di sconfitta... ma doveva farlo per riuscire a superare il trauma. Anche se molto probabilmente non avrebbe neanche ammesso di averne uno.
-Mi dispiace se ieri sera sono sparita così... cioé, non immaginavo che ci sarebbe stato tutto quel trambusto, e che August sarebbe finito in ospedale... anche se giustamente Robin te l'avrebbe comunque detto. Però ero stanca, ero ubriaca... quindi credo sia stato meglio così, avrei detto delle cazzate al telefono- abbozzò un sorriso, che nonostante i lividi le illuminò leggermente il viso.
-Beh, avresti comunque dovuto farti sentire perché... mi hai fatta preoccupare! Se Robin non mi avesse fatta dormire da lui credo non avrei chiuso occh...-
-Oh!- mi interruppe prima che potessi finire di parlare -hai dormito con Robin. Allora sono stata utile, no?
-Idiota. Non c'è bisogno che sottolinei “dormito”, perché è davvero stato così. Sei libera di non credermi. E non cambiare argomento! Dovevi chiamare! Quando spariranno queste botte te ne darò io di nuove, vedrai!- la minacciai, e quella sorrise.
Forse non stava così male dopotutto, per quanto una persona potesse fingere, il sorriso non era qualcosa di facile da simulare. La cosa mi rilassò parecchio, mi ero aspettata di trovarla in uno stato psicologico molto peggiore... invece quell'essere schifoso non era riuscito a farla crollare, grazie al cielo.
-Ok senti, io vado a vestirmi...
-Hai addosso l'accappatoio di Graham?- mi accigliai, rendendomi conto di quanto fosse grosso per lei una volta che fu in piedi.
-Sì. Ovviamente lo lavo e... non provare a dirglielo. Insomma, sai.
-Non credo gli farebbe schifo. Insomma, sai.- ripetei le sue parole, provocandola divertita.
Si limitò a scuotere la testa e si diresse verso la stanza accanto.
Decisi di seguirla, e afferrai la porta per entrare con lei prima che potesse richiuderla: se anche non stava troppo male volevo dare un'occhiata agli altri lividi, e accertarmi che non fossero nulla di grave.
-So vestirmi da sola- alzò un sopracciglio, tirando fuori un maglione rosso insieme a un paio di jeans, che probabilmente si era portata via dall'armadietto dato che né appartenevano a Graham e non poteva neanche esserci uscita a bere.
-Avanti Swan, fa' vedere che ti ha combinato- tagliai corto, alzando gli occhi al cielo.
Fu costretta ad arrendersi e annuì, sedendosi sul letto con la schiena rivolta verso di me; poi fece scivolare l'indumento.
Per assicurarmi di ciò che avevo visto mi sedetti anch'io per guardare più da vicino: aveva due grossi lividi blu all'altezza delle scapole, una più in altro e una poco più in basso. E altri due, un po' più leggeri tra le spalle e il collo... come se l'avesse tenuta stretta.
Le tastai piano la pelle, e quella sussultò facendosi anche sfuggire un leggero gemito di dolore.
-Mi ha spinta contro il muro. Con... un po' troppa forza.- mi spiegò, rimanendo in quella posizione. Non riuscivo neanche a immaginare che dolore dovesse avere provato se solo delle spinte contro il muro l'avevano conciata così... di sicuro dovevano essere state belle forti.
-Sei sicura di non avere niente di rotto? Forse sarebbe meglio farti controllare da un medico.
-Io sono un medico. Credimi, me ne sarei accorta se avessi avuto qualche osso rotto.- detto questo ritirò su l'accappatoio e mi fece segno di lasciarla vestire.
Feci come mi chiese, ma con una rabbia dentro che avrei potuto placare solo se avessi preso a pugni la faccia di August fino a deformarla. Era un mostro, e non mi importava minimamente che avesse problemi di alcolismo.
Non era quello il modo di toccare una donna, e se avesse avuto un minimo di umanità, neanche da ubriaco le avrebbe fatto tutto ciò.

***

EMMA POV

Regina aveva provato a convincermi a prendermi almeno un altro giorno di pausa, ma non volevo farlo.
Quello precedente l'aveva passato insieme a me ed era decisamente riuscita a farmi distrarre.
Avevamo fatto una passeggiata con Wolf, il pastore tedesco di Graham che si era rivelato un gran giocherellone. Una volta tornate avevamo cucinato; avevamo preparato il pranzo, la cena e anche un paio di dolci... cibo che ovviamente era avanzato in gran quantità.
E poi avevamo passato il pomeriggio e la sera a guardare la TV e mangiare, per fare infine un'altra passeggiata col cane prima di andare a letto.
Era riuscita nell'intento di non farmi avere neanche un minuto per i brutti pensieri, si era occupata anche di chiamare i miei al posto mio; portandoci Wolf dietro, eravamo andate a dormire a casa sua. Avevamo dormito entrambe el suo letto, ma mi aveva fatto giurare di non osare farne parola con nessuno per non far girare strane voci.
Mi era venuto da ridere, non c'era nulla di male per due amiche dormire insieme, e in più frequentavamo entrambe due uomini molto affascinanti perché potessero sorgere dei dubbi... ma se era ciò che voleva, sarei stata zitta.
-Swan! La vuoi smettere di farti i sonnellini?! Sei tu che non hai voluto prenderti la giornata!
Senza la minima delicatezza, Regina mi tirò via la coperta, ed essendo sdraiata su un pezzo di questa finii a terra come un sacco di patate.
-Ahia! Sei impazzita?!- esclamai, strizzando gli occhi per il dolore e rimasi stesa per riprendermi un attimo.
-Scusa. Ma è tardi. E... oddio, Emma, ti sei fatta male? Cavolo non ci pensavo!- fece chinandosi preoccupata su di me; io mi limitai a tirarmi su aggrappandomi alla sua mano e ridendo. La scena doveva essere stata piuttosto comica, e dovevo ammettere di essermela cercata.
-Sto bene- le assicurai mettendomi in piedi, e mi diressi verso il bagno.

Arrivate in ospedale fui accolta dalle mie sorelle preoccupate, che vennero ad abbracciarmi prima che avessi il tempo di dire “ciao”.
-Ragazze... ehm... mi lasciate... respirare?- borbottai imbarazzata, sciogliendomi dalle loro strette.
-Mamma e papà non volevano farti pressione, ma fatti sentire... e Emma! August alla fine ha raccontato tutto... è stato davvero... orribile. Non oso immaginare, e guarda la tua faccia...
-La mia faccia? Porca miseria...- avevo passato un quarto d'ora a coprire tagli e lividi con correttore e fondotinta, ma a quanto pareva con scarso successo. Sperai che non fosse troppo evidente...
-Ma aspettate. Tutto... tutto? Cosa vuol dire tutto. Che ha detto?- mi morsi il labbro, preoccupata che avesse parlato troppo... c'erano dettagli che non volevo si sapessero. In fondo non era stato nulla di grave, nulla che non fosse già successo in precedenza.
-Ha detto che... che era ubriaco, e crede di aver alzato le mani più del dovuto e... a quanto pare l'ha fatto-spiegò Elsa, per poi scrutarmi probabilmente nel tentativo di capire quanto fossero gravi i danni sotto il trucco.
Tirai un sospiro di sollievo, fortunatamente non aveva parlato troppo. O più probabilmente neanche si ricordava... avrei voluto essere io quella a non ricordare.
Per un attimo mi si accese dentro una rabbia che fino a quel momento si era tenuta fuori dal mio corpo. Il fatto che quel bastardo neanche se lo ricordasse era... inaccettabile.
-Scusate ragazze. Devo andare a vedere come sta la neonata- tagliai corto e mi diressi a passo svelto verso le scale, per non essere costretta a stare ad aspettare l'ascensore.
Mi mancava l'aria, avevo bisogno di stare un po' da sola... o meglio, sola con quella piccola creaturina innocente che ero sicura sarebbe riuscita a tranquillizzarmi.
Stavolta chiesi il permesso all'infermiera, spiegandole la situazione della piccola, e alla fine mi concesse di passarci un po' di tempo a patto che non disturbassi. In ogni caso non avevo molto tempo, avevo appuntamento con Hopper avendolo saltato ieri.
Dopo averla ringraziata entrai nella nursery e raggiunsi la culla di Lily di cui ormai conoscevo la posizione a memoria.
Sorrisi, la piccola aveva gli occhi aperti, quindi mi permisi di prenderla in braccio.
Era così piccola e leggera, avevo il terrore di farle del male... ma allo stesso tempo sembrava forte, e mi scrutava con quegli occhioni azzurri e curiosi.
Andai a sedermi in fondo alla stanza, e a parte dei piccoli versetti non emise alcun suono che potesse infastidire gli altri.
-Ehi... sei proprio una bimba intelligente, lo sai? Ti prometto che avrai una bella vita... me ne accerterò io- le sussurrai, nonostante sapessi che non era ancora in grado di capirmi.
-Sei bellissima Lily, somigli tanto alla mamma... io l'ho conosciuta sai? Anche se ha avuto poco tempo insieme a te, ti voleva un gran bene. Nonostante tutto sei fortunata tesoro... i tuoi genitori ti amavano, non volevano abbandonarti... e non l'hanno fatto. Tua mamma ti ha affidata a me, e credimi che farò il possibile per te...
Mentre le parlavo, i suoi occhietti averono iniziato a chiudersi, fino a serrarsi del tutto. Respirava regolarmente, si era già addormentata. Mi pervase un senso di gioia, ero felice che quella bambina si fidasse di me e si lasciasse andare al mondo dei sogni al suono della mia voce.
Le diedi un leggero bacio sulla fronte, e per non disturbarla decisi che fosse meglio rimetterla a posto... ma sarei tornata molto presto.

Uscita dalla nursery era come se la serenità venisse risucchiata dal mio corpo, e i dolori fisici e mentali tornarono a tormentarmi.
“Maledizione” pensai “Fino a ieri sera sono stata bene... perché ora devo iniziare a uscire di testa?”. Non volevo assolutamente ridurmi in qualche stato pietoso, non era assolutamente il caso. Ero forte, potevo controllarmi, potevo superarlo. In fondo non era successo nulla di così grave, dovevo tornare in me e anche subito.
Anche se il fatto di dover andare dallo strizzacervelli non mi avrebbe aiutata per niente: io non avevo la minima intenzione di parlare degli affari miei con un semi sconosciuto, che senso aveva? Ero perfettamente in grado di aprirmi con i miei amici e parenti se avessi voluto.
Ma per non perdere il lavoro dovevo farlo per forza, quindi sospirai e mi diressi a passo svelto verso lo studio di Hopper essendo già in ritardo di quasi dieci minuti.

Una volta arrivata bussai alla porta.
-Avanti!- sentii esclamare il dottore, quindi aprii ed entrai, guardandomi intorno.
La stanza era illuminata, con delle pareti color crema abbellite da vari quadri colorati. Inoltre c'era una grossa libreria in legno, scaffali con sopra vari vasi di fiori, un divano, delle poltrone, un tavolino munito di bibite e bicchieri, e il classico lettino con un'altra poltrona dietro.
-Wow, si tratta bene. Questa stanza è più animata di quelle di pediatria- commentai andandogli incontro e stringendogli la mano.
-Sì beh, è per offrire uno spazio più confortevole ai miei pazienti. Le piace?
-E' carino- ammisi, guardandomi ancora intorno -scusi il ritardo comunque, ho avuto... da fare.
-Non si preoccupi. Si accomodi pure, comunque- fece indicandomi il lettino; io però lo ignorai e mi sedetti su una delle due poltrone che si trovavano l'una di fronte all'altra, e a quel punto lui occupò l'altra.
-Mi scusi, ma non sono venuta qui per sdraiarmi ed esternare i miei sentimenti. Sono stata costretta.- decisi che fosse meglio mettere subito in chiaro le cose, in modo che non pensasse che non volessi parlare perché avevo chissà quali disturbi mentali.
Probabilmente ero la peggior paziente che avesse mai avuto, ma magari così avrebbe deciso di mettere fine a quelle sedute inutili che portavano solo via tempo a chi magari ne aveva davvero bisogno.
-Beh... come ti chiami?
Io alzai un sopracciglio, incredula del fatto che mi stesse davvero facendo quella domanda. Fu solo per rispetto verso quello che era un mio collega e superiore che non scoppiai a ridere, perché il tutto mi sembrava veramente assurdo.
-Lei sa come mi chiamo. Quindi se proprio deve farmi delle domande, perché non saltiamo la parte di nome, età, hobby, i miei sogni eccetera?- proposi; lui non si scompose nonostante sembrasse un po' sorpreso.
-Sei decisamente una donna forte. Visto che vuoi saltare i “convenevoli” che ne diresti di dirmi come ti sei fatta quei lividi e i tagli?
Alzai ancora una volta il sopracciglio, un po' scocciata; -Sa anche questo, lo so che le voci girano. Ho un'idea, perché non usiamo quest'ora per rilassarci? Voglio dire, per stare in silenzio e riposare la mente, sono sicura che sarà utile ad entrambi, non crede?
-Si potrebbe fare, io non sono qui per forzarti a parlare. Ma potrebbe farti bene, sai?
-Perché pensa che possa farmi bene raccontarle come ho preso le botte?
-Perché, Emma, il tuo ex fidanzato ti ha fatto del male... tante donne a questo mondo vengono picchiate, e poche hanno la possibilità di sfogarsi con qualcuno.
-Aspetti. Quindi secondo lei il mio è tipo un caso di violenza sulle donne?
-Lui è un uomo, tu sei una donna. Lui ti ha fatto del male, e io sono certo che provi qualcosa a riguardo... ma decidi tu se vuoi parlarne.
Lo guardai negli occhi studiando la sua espressione; dovetti ammettere che quell'uomo aveva davvero una gran pazienza, nonostante io fossi stata decisamente irritante lui continuava a rimanere tranquillo, sereno e sorridente. Era un lavoro che io non avrei mai potuto fare.
-Ok- acconsentii infine -le racconto com'è andata. Ci siamo incontrati al bar, abbiamo bevuto. Sono successe delle cose e insomma ok, è stato lui a colpirmi per primo. Poi io ho reagito e abbiamo, diciamo, fatto a botte. Ma non è maltrattamento su una donna. È stata una cosa reciproca... e modestamente quello uscito peggio è lui, ho sentito che ha il naso rotto. Lo so che la violenza sulle donne è un problema grave e reale, ma non è il mio caso: io so difendermi, so badare a me stessa e non mi faccio problemi a fare a pugni con gli uomini, sono cose che capitano. Trovo sbagliato che le donne siano considerate sempre quelle creature fragili, indifese e tutto il resto... siamo persone. C'è chi è più forte e chi è più debole, lo stesso vale per gli uomini. E io non sono una vittima, non è davvero uno dei migliori aggettivi per descrivermi, mi creda. In breve, quel che è successo è stato... uno scambio di opinioni un po' esagerato, e ammetto, anche sbagliato. Eravamo ubriachi, capisce, nessuno dei due era in grado di ragionare con lucidità... ma alla fine è solo stato un conflitto d'interessi.
Dopo quel monologo decisamente lungo mi concessi di prendere un bicchiere d'acqua, e poi tornai a guardare il dottore che sembrava colpito. Ne fui compiaciuta, la sensazione di essere riuscita a sorprendere uno psicologo era alquanto gratificante.
-Devo ammettere che sai essere piuttosto convincente, e sai parlare molto bene. Mi piaci, Emma, davvero... ma posso chiederti quali interessi riguardava questo conflitto?
-Affari personali dottore, mi scusi. Ora possiamo utilizzare la mia idea e passare la mezz'ora rimanente a goderci un po' di pace e silenzio?
Continuò a guardarmi, come a volermi leggere dentro, ma io mantenni lo sguardo fermo e fisso nel suo. Alla fine annuì, e io mi lasciai andare contro lo schienale per godermi quella mezz'ora di relax appena guadagnata.
Non sapevo quanto l'avessi convinto con la mia versione dei fatti, ma almeno una cosa era certa: non ero mai stata una vittima e mai lo sarei stata. Neanche sotto l'effetto dell'alcol.

***

Dopo esserci salutati con Hopper, che purtroppo non avevo spaventato e mi aveva detto allegramente “A domani”, mi diressi verso il bar dove avevo detto ai miei genitori di aspettarmi.
Era davvero il caso di vederli prima che iniziassero a preoccuparsi seriamente... e in più, per qualche motivo, questo mi avrebbe aiutato a ritardare la visita da Killian.
Pensando a lui mi veniva un senso di ansia, e non riuscivo a capire il perché: probabilmente avevo paura che mi vedesse in quel modo. Avevo paura che col viso livido mi considerasse meno bella del solito... e che facesse qualche sciocchezza a discapito di August. Non che non se lo sarebbe meritato, ma non volevo finisse nei guai per me.
-Emma! Oh tesoro, eravamo così preoccupati!- mia madre mi abbracciò che neanche feci in tempo ad accorgermene sovrappensiero com'ero.
-Ehi... ciao. Sì ecco, mi dispiace... lo so che sono stata stronza a sparire così ma...- scrollai le spalle, lasciandomi abbracciare anche da mio padre, che poi mi allontanò per guardarmi.
-Ma guardati. Guarda cosa ti ha fatto quel lurido bastardo. Io non so cosa mi trattenga ancora dal massacrarlo... come ha osato toccare la mia bambina!- disse con rabbia, accarezzandomi con un dito intorno all'occhio, dove probabilmente il trucco ormai stava andando via.
-Papà lascia perdere. Sto bene, hai visto da te che mi sono difesa... se hai visto August- cercai di sorridere, scostandogli la mano.
-Sì, ma l'hai fatto per difenderti. E lui... ti ha fatto questo senza pietà! Come ha potuto... e pensare che eravate arrivati vicini a fidanzarvi ufficialmente! E io ero anche contento... mio dio!
-Era ubriaco. E no, non lo sto giustificando, non lo farei mai ma... sto solo dicendo che non ne vale la pena ok? Ignoralo e basta, per favore.
-Non so se posso farcela. Sei mia figlia, sei la mia bambina non importa quanti anni tu abbia...
-Papà ha ragione tesoro, forse dovresti fare una denuncia... non credi?
Restai interdetta, e senza preavviso mi prese il panico. Quel bastardo la meritava una denuncia, ma se l'avessi fatto sarebbe uscito fuori tutto prima o poi... e non volevo. La storia sarebbe stata avanti troppo a lungo impedendomi di lasciarmi l'accaduto alle spalle.
-Non serve- sussurrai -e ora se volete scusarmi dovrei andare a... a lavorare.- feci per andarmene ma mio padre mi fermò per un braccio; quel gesto così semplice mi fece rabbrividire e bloccare sul posto. Come se avessi... paura. Cosa diavolo mi stava prendendo?! Perché avevo paura di mio padre? Non era stato lui a picchiarmi, e mai l'avrebbe fatto.
-Scusate.- presi un respiro profondo nel tentativo di farmi abbandonare da quel senso di malessere, ma ci riuscii solo quando mi lasciò andare.
-Non ti forzeremo a fare niente tesoro, tranquilla- mi rassicurò mia madre -solo non scappare così...
-Lo so, scusa. Lo sai che sono... impulsiva. Ma devo andare veramente.- dovevo trovare del lavoro da fare, in modo da tenermi occupata fino a quando non mi sarebbe venuto il coraggio di andare a trovare Killian.
Gli stavo facendo un torto, lo sapevo bene e mi dispiaceva moltissimo... ma la paura che mi guardasse con occhi diversi era tanta, o che io guardassi lui con occhi diversi. Non era cambiato nulla tra di noi, l'affetto e l'attrazione che provavo per l'uomo non si erano spenti, eppure sentivo di non avere la situazione sotto controllo. Era meglio aspettare ancora qualche ora.
-Dovresti passare dal tuo... ragazzo. O quello che è- suggerì mia madre come se potesse leggermi nel pensiero -L'abbiamo conosciuto sai? È davvero un bel tipo, ed è così dolce! Non sai quanto era preoccupato per te...
L'istinto di scavare una fossa e buttarmici dentro si alzò alle stelle: i miei genitori avevano parlato col mio... con Killian. Alle mie spalle, senza chiedermi il permesso. Senza aspettare che io fossi presente per poter perlomeno controllare di cosa parlassero! Già immaginavo mia madre, sicuramente mi aveva messa in imbarazzo in qualche modo, e la paura di passare da lui aumentò.
-Sisi, carino e tutto ma ha una faccia da sbruffone in un certo senso. Non so se dovresti frequentarlo, insomma, anche August sembrava un bravo ragazzo.- intervenne invece mio padre; sperai con tutta me stessa che non gli avesse fatto una paternale da padre geloso.
-Lui deve... deve piacere a me, ok? Forse ogni tanto un po' sbruffone lo è, ma sono dettagli.- borbottai, cercando di nascondere l'imbarazzo -E... dovevate almeno dirmi che sareste andati da lui!
-Dovremmo avvertirti ogni volta che andiamo a far visita a un paziente di questo ospedale?- mi domandò l'uomo alzando un sopracciglio, e io lo fulminai con lo sguardo.
-Sai cosa voglio dire. Mamma... ci andrò, ok? Ci vado ora, è per questo che ho fretta...- mentii, pur di riuscire a sfuggire a quella strana situazione che era venuta a crearsi.
-Ok, va' pure! Non dare retta a papà, piace anche a lui ma è solo geloso e preoccupato... è normale- mi sorrise lei; ricambiai il sorriso, non sapendo cosa dire, e salutandoli con la mano mi allontanai da lì a passo svelto.

Prima di dirigermi verso il pronto soccorso, però, mi fermai.
Forse sarebbe davvero stato meglio passare subito da Killian... mi mancava molto, nonostante non fossero passate neanche 48 ore dall'ultima volta che l'avevo visto.
Feci dietrofront prima che avessi il tempo di ripensarci, e corsi in ascensore prima che quello si chiudesse; solo una volta dentro mi accorsi di essere in compagnia di Ruby.
-Se stai andando da Jones lascia perdere, ok? Voglio passarci io.- dissi con freddezza: pensare che quei quasi due giorni era stata lei a trascorrerci del tempo insieme mi fece ribollire dentro, tanto che mi trattenni per non prenderla a schiaffi. Forse Regina aveva ragione e stavo diventando un po' troppo violenta, ma perlomeno ero in grado di controllarmi.
-Ok.- disse lei solamente, cosa che mi costrinse a voltarmi a guardarla leggermente incredula.
-Mi dispiace per quel che ti è successo, Emma...- continuò; sembrava diversa dal solito, non aveva lo sguardo duro che mi riservava sempre, nonostante non avessimo mai avuto un confronto diretto.
-Grazie. Beh, credo di doverti un favore comunque... dato che ho mollato August grazie a te.
-Senti, scusami. Lo so che sono stata una stronza, ok? È che... io neanche avrei voluto... no, nulla lascia stare. Solo... scusa.
Guardai la ragazza mentre le porte dell'ascensore si aprivano: sembrava davvero sincera e dispiaciuta per l'accaduto. Probabilmente l'avevo giudicata troppo in fretta, non le avevo mai dato l'occasione di spiegare... mi ero limitata ad attaccarla e basta.
Scendemmo da lì e ci facemmo da parte, guardandoci.
-Ok- sorrisi infine -non ce l'ho con te. Ci vediamo a pranzo, ti va?
-Sì, certo! A dopo. E... pensaci tu a Jones, non dirò nulla a Glass o a Whale. Preferisce di gran lunga farsi toccare da te.
Scoppiammo a ridere tutte e due, l'avevo davvero, davvero giudicata male. Chissà, forse saremmo addirittura diventate amiche col tempo, perché questa nuova immagine di lei mi era davvero simpatica.
Ci salutammo dandoci appuntamento all'una, e mi diressi finalmente verso la stanza di Killian, col cuore in gola.
Cosa gli avrei detto? Cosa avrei fatto? Mi sarei gettata direttamente tra le sue braccia a baciarlo? E cosa avrebbe detto di me? Gli avrei fatto così tanta pena che avrebbe avuto paura di sfiorarmi?
Mi feci coraggio e afferrai la maniglia, aprendo la porta. Era inutile farsi tutte quelle domande, dovevo vivermi il momento e sarebbe andata come doveva andare.
-Emma!- l'uomo stava guardando la televisione, ma non appena si girò e mi vide la spense immediatamente, tirandosi subito a sedere sul letto, felice.
Mi era mancato il suo sorriso.
-Killian- sorrisi a mia volta avvicinandomi -scusami se sono sparita così, mi dispiace davvero tantissimo.
Andai a sedermi accanto a letto e lui mi prese subito la mano, per poi guardarmi in viso. Ovviamente non avevo neanche sperato che non si accorgesse del mio aspetto, era ovvio che l'avrebbe fatto.
-Ti fa molto male?- sussurrò dolcemente, ma quando poggiò il dito sul taglio al lato della mia bocca mi paralizzai. Il mio cuore iniziò a battere a mille al minuto, tanto che mi mancò il fiato e istintivamente gli spostai il braccio lontano da me.
-Oddio, cosa... che hai?
-Nulla- feci brusca, cercando di moderare la voce per mascherare quella mia inspiegabile paura -è solo che non possiamo... non possiamo in ospedale, ho già passato dei guai.
Non era vero, non era per quello, ma era l'unica spiegazione logica che riuscii a inventarmi sul momento: non era mia intenzione mentirgli, ma neanche io sapevo cosa mi stesse succedendo.
-Ma ora che non sei il mio medico non ti è più proibito...
-Sto bene cazzo!- esclamai con rabbia e foga, non a causa sua ma per cercare di scacciare dalla testa l'immagine di August che mi sfiorava le labbra con le sue dita.
-Emma, tesoro mio... tu... tu sei... sei proprio sicura che l'unica cosa che quell'uomo ti ha fatto sia stata... picchiarti?- fece cauto, attirando la mia attenzione nuovamente. Lo guardai incredula e disorientata, e arrabbiata. Molto arrabbiata, perché anche lui doveva iniziarmi a vedere come una stupida ragazzina indifesa?! Mi conosceva, sapeva che ero forte, perché ora mi stava facendo questo?!
-Cosa diavolo dici, Jones!- sbraitai -è stata l'unica cosa sì, e non mi ha picchiata! Ci siamo picchiati, ti sarai accorto che quello finito in ospedale è lui!
-Sì, certo. Tu ti sei difesa, l'ho capito. Però tesoro... non riesci a lasciarti toccare da me. Hai inventato una scusa un po' stupida prima, e... non lo so, spero davvero tanto di sbagliarmi ma...
-Non è vero che non riesco a lasciarmi toccare da te! Ci sono delle fottute regole del cazzo, ma se vuoi ora ti dimostro che è tutto ok!- esclamai ancora con rabbia, e lo afferrai per la camicia attirandolo a me per baciarlo con foga.
E fu allora che tutti i ricordi che la mia mente aveva seppellito, minimizzato fino quasi a eliminare tornarono ad affiorare davanti ai miei occhi.
Uno schiaffo, un bacio.
Un altro schiaffo, un morso sul labbro.
Io che non riuscivo a gridare, mentre le sue mani scivolavano feroci sotto i miei vestiti.
Poi il dolore allucinante per l'essere stata spinta nuovamente con violenza contro il muro.
L'impotenza di fermarlo, l'impotenza di salvarmi dalle sue grinfie.
L'impotenza di salvarmi dalla sua violenza implacabile.
Lasciai andare Killian scivolando a terra in ginocchio, e stringendomi su me stessa. Iniziai a sudare e a tremare, a causa di quel dolore così forte che mi aveva invasa tutto in una volta senza il minimo preavviso.
-Scusa Killian- singhiozzai, tra lacrime e tremori -tu hai ragione.
 


Mentre perdevi tempo nel cercare di convincerti che il mostro dormiente non esistesse,
lui accumulava forza, l'infezione si diffondeva.
Il mostro è sveglio ora, e tu non puoi farci proprio niente. (cit. Grey's Anatomy 9x21)
































 







Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Sono riuscita a finire questo capitolo, che è come dire... lungo. Anche più degli altri, e forse avrei dovuto dividerlo a metà ma vabbé, ormai è fatta xD Spero non sia troppo noioso o pesante tutto insieme! e pensare che ero partita con capitoli da 3-4 pagine... mannaggia a me!
Non mi odiate comunque, please, la pace prima o poi arriverà... anche perché non manca troppo alla fine della FF, sicuramente meno di una decina di capitoli per come ho pensato il finale per ora. Non vorrei che la storia diventasse troppo monotona!
Grazie a chi recensisce, inserisce la FF nella varie categorie, e chi legge! :)
Buongiorno! (sì, stavolta ho fatto quasi le 5 quindi evito il "buonanotte" xD)

 

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Capitolo 23
*** Bent and Broken (part 2) - I lost myself ***


Bent and Broken (part 2)
- I Lost Myself -

 


KILLIAN POV

Quella rivelazione ebbe lo stesso effetto di un carrarmato che mi investiva in pieno, o anche peggio.
La mia Emma, la mia piccola Emma non solo era stata brutalmente malmenata da quel mostro del suo ex fidanzato. Le aveva inflitto anche un male peggiore, e sembrava se ne stesse rendendo conto solo ora.
Sembrava così impotente, così spaventata, così a pezzi. E io non potevo fare nulla per lei, non potevo abbracciarla per evitare di farle del male in qualche modo, e questo mi uccideva.
Non avevo mai avuto modo di fare per lei chissà cosa, ma l'avevo sempre coccolata, stretta tra le mie braccia, baciata.
-Emma... per favore tesoro, tirati su.- neanche riconobbi la mia voce, era spezzata nonostante gli enormi tentativi di non piangere, di essere forte per lei.
Tuttavia sembrò non sentirmi, e continuò a piangere e tremare rannicchiata sul pavimento ai piedi del mio letto.
Non avevo idea di cosa fare. Provare ad aiutarla a tirarsi su? Ma se fosse stato peggio?
Cercare di contattare Regina, o qualcun altro? Ma se poi si fosse arrabbiata e non avesse voluto? Non c'era modo neanche di chiederglielo, non sarebbe riuscita ad ascoltarmi o sentirmi. Ma qualcosa dovevo pur fare... quindi a costo di essere preso a pugni, mi alzai e le presi le spalle per tirarla su.
-Lasciami!- gridò spaventata, non era più in lei. Strinsi i denti, e nonostante le proteste e il dolore fin troppo percettibile riuscii a farla stendere sul mio letto, e io presi posto sulla sua sedia.
-Reagisci tesoro, reagisci... so che puoi farcela. Fallo per me, fallo per te... ti prego!- la supplicai, guardandola inerme mentre si tirava su la coperta, come a nascondersi.
Volevo vomitare, volevo urlare, volevo spaccare qualcosa... volevo uccidere quel brutto verme che neanche aveva il diritto di chiamarsi uomo. Come aveva anche solo osato sfiorarla...
-Vado a chiamare qualcuno. Non... non lo so, ti serve aiuto.
Feci per alzarmi, ma inaspettatamente lei si allungò e mi afferrò un braccio, guardandomi in lacrime.
-Non lasciarmi sola...- sussurrò, tra un singhiozzo e l'altro.
A quel punto le strinsi la mano, certo che almeno quel piccolo contatto avrebbe potuto farle un po' di forza senza ferirla; anche se debolmente ricambiò la stretta, mentre le lacrime continuavano a solcarle il viso.
-Posso chiamare aiuto?- le domandai dolcemente, e in risposta mi strinse la mano con più forza.
-Dammi solo un attimo. Adesso mi calmo.
Annuii e non dissi più niente: non avevo davvero idea di come comportarmi in casi come questo, ma sentivo che era giusto fare come voleva lei.
Non distolsi lo sguardo neanche un attimo, vegliai su di lei fino a quando finalmente i singhiozzi si diradarono, e la lacrime smisero di bagnarle i bellissimi occhi verdi.
-Avevo bevuto tanto. Volevo solo rilassarmi, volevo solo ubriacarmi! Ci vuole ogni tanto, ne avevo bisogno- iniziò a parlare, voltandosi verso di me.
-E' arrivato quando ero già parecchio brilla... e poi abbiamo bevuto insieme. Lo so sono stata stupida, ma non pensavo ci fosse niente di male nel farmi offrire qualche drink... eravamo in un locale, non a casa da soli!
-Tesoro, sei proprio sicura di volermene parlare? Non sei costretta...
-Lo so.- accennò un sorriso, per tornare però subito seria -Mi ha accompagnata in bagno perché dovevo vomitare... la mia mente era troppo offuscata per riuscire a pensare che fosse pericoloso... non avevo paura insomma. Poi... poi è cominciato. Ricordo di aver cercato di respingere i suoi baci, ma lui mi stringeva, mi faceva male... mi spintonava. Mi sono difesa come potevo, l'ho preso a pugni senza nemmeno guardare. So di avergli fatto male, c'era sangue... ho sentito anche un crack quando l'ho colpito sul naso. Ha urlato di dolore, e pensavo che si sarebbe fermato, invece si è arrabbiato di più. Mi ha dato dei pugni, poi mi ha infilato le mani sotto il vestito... e... ho pianto, ho cercato di gridare ma... ha continuato e... - la sua voce si ruppe, e lei strizzò gli occhi per evitare di rimettersi e piangere.
Dovetti ancora una volta resistere all'istinto di abbracciarla, ma l'odio verso quel mostro aumentò ancora di più. Si era anche ribellata, aveva pianto, e nonostante ciò non l'aveva lasciata stare... dio mio, doveva essere stato un inferno per lei.
-Eravamo ubriachi.- continuò -entrambi. Quindi ho cercato di... di non badarci troppo. Mi sono autoconvinta che non fosse stato niente di che. Insomma è il mio ex no?... Però non ci riesco, è stato orribile, è stato... diverso.
-Shh... lo so tesoro, lo so.- borbottai, carico di rabbia. Non potevo accettarlo, non poteva rimanere impunito, doveva pagarla. Emma stava di nuovo piangendo, e il mio cuore andava in frantumi.
Deciso, mi alzai in piedi e le lasciai la mano, dovevo andare a “fargli visita”; lei non avrebbe fatto niente forse ma io sì, io dovevo difenderla.
-Killian! Dove vai!
-A spaccargli la faccia- aprii la porta senza voltarmi, per non darle la possibilità di convincermi a stare fermo. Stavolta non potevo fargliela passare liscia.
Mi affrettai a scendere le scale, sapevo di trovarlo al primo piano se non l'avessero ancora dimesso: in tal caso, il suo ricovero si sarebbe protratto molto a lungo.
Per sbaglio urtai vari infermieri e dottori che si lamentarono, ma non avevo tempo e voglia di fermarmi a chiedere scusa in questo momento, uno stupido urto non avrebbe ucciso proprio nessuno. Era niente in confronto a quello che aveva dovuto subire la mia piccola Emma. Così forte e così indifesa allo stesso tempo.
Aprii la porta senza esitazione, e per mia fortuna lui era ancora lì, col naso bendato ma dall'espressione fin troppo rilassata mentre guardava il suo telefono. Con quale coraggio se ne stava così tranquillo!
-Ehi tu!- esclamai, sbattendo la porta con violenza per attirare la sua attenzione.
-Oh, Capitan Uncino, o come ti chiamano. A cosa devo l'onore?
-Osi pure chiederlo, schifoso bastardo?! Come hai osato fare del male a Emma! Picchiarla e poi approfittarti del suo momento di fragilità! Mi fai schifo!- non gli diedi neanche il tempo di mettersi in piedi che lo colpii con forza facendolo ricadere sul letto.
Nonostante questo, si mosse con velocità e tirò un pugno dritto in faccia a me, ma non mi diedi per vinto e con l'unica mano che avevo continuai a pestarlo, colpendolo anche sul naso già infortunato e lo feci gridare di dolore.
Eravamo entrambi sul punto di colpirci ancora una volta, che la porta si spalancò ed entrò Emma in fretta e furia.
-Voi due! State fermi così!- urlò autoritaria, venendo a mettersi in mezzo -Non è in questo modo che si risolvono le cose, porca miseria!
-Dillo a lui!- si lamentò quello dolorante, guardandomi in cagnesco.
-TU August non hai diritto di parola!
La donna si voltò con rabbia verso di lui, e prima che potesse rendersene conto e reagire, fu colpito in pieno volto, e per completare l'opera gli diede un calcio ben assestato tra le gambe, facendolo imprecare per il dolore. Per metterci la ciliegina sulla torta lo spinsi con forza per farlo cadere a terra: era quello che si meritava.
-Cosa diavolo succede qui?! Siete impazziti?!
Io ed Emma ci voltammo insieme: erano appena entrati suo padre insieme al dottor Whale, il primario, e sembravano piuttosto sconvolti.
Whale andò subito ad aiutare l'uomo a terra a rialzarsi, per poi farlo stendere sul letto. Noi tre ci limitammo a guardarlo fare in silenzio.
-Allora. Che mi dite, eh? Jones, dovrai pagare i danni se gli hai fatto qualcosa. È stato operato ieri per una frattura!
-Mi dispiace. Anzi no, non è vero, non mi dispiace!- feci in tono di sfida. Perché dovevo chiedere scusa?! Si sarebbe meritato anche molto di peggio, ci ero andato fin troppo leggero.
-Ci saranno provvedimenti. Ci deve pensare la Swan a denunciarlo se vuole, è quello il modo giusto. Ora la riporto nella sua stanza, e poi ne parliamo.
-No!- intervenne Emma, che sembrava essersi ridestata -lui non ha nessuna colpa, l'ha fatto per me.
-Lo so dottoressa Swan, sappiamo tutti cosa le ha fatto e mi dispiace, ma le regole...
-Al diavolo le regole. Non lo sapete cosa mi ha fatto, lui lo sa ed è per questo che ha agito così. Il dottor Booth ha... mi ha violentata. L'altra sera, al bar. Oltre a picchiarmi.
Ci fu un solo attimo di silenzio, prima che il dottor Nolan si avventasse sull'uomo nel letto e lo colpisse con tutta forza, e se Emma e Whale non fossero intervenuti subito afferrandolo per le braccia non si sarebbe fermato... e io gli avrei dato una mano.
-Bastardo! Mia figlia non si tocca, verme schifoso! Quando uscirai di qui ti ci farò finire di nuovo, e stavolta ti rompo la testa!
-Dottor Nolan abbiamo capito il concetto, e la capisco benissimo... ma ora basta! Si prenderanno seri provvedimenti, questo è chiaro, ma lei deve smetterla.
Emma lasciò che fosse il primario a sbrigarsela con suo padre, e mi afferrò la mano stringendola forte. Io feci altrettanto, essendo quello l'unico gesto di affetto con cui potevo rassicurarla al momento.
Era stata forte a riuscire a tirarsi su e accorrere, reagendo anche con determinazione... forse, nonostante tutto, stava riuscendo a trovare il modo per tirarsi su senza abbattersi e finire in depressione.

La portai fuori di lì, e ci seguì il padre lasciando Booth alle cure di Whale, l'unico che non sarebbe arrivato ad ammazzarlo probabilmente.
-Emma, piccola... come ti senti...- fece l'uomo turbato, afferrandole la mano libera, anche lui terrorizzato all'idea di farle male. Lo capivo bene, forse desiderava perfino più di me abbracciare la sua bambina, assicurarle che sarebbe andato tutto bene.
-Sto... sto bene. Io... insomma, non... non ho detto nulla perché non mi ero resa conto che... sì, insomma.- balbettò, tenendo lo sguardo basso.
Stavo di nuovo malissimo per lei, di nuovo distrutto... picchiare il malfattore mi aveva fatto sentire meglio per meno di un minuto. Lo stesso doveva valere per lei, che si era sfogata ma sembrava tornata a essere disperata quasi quanto prima.
-Emma. Non vorrei ti... ti sentissi forzata, o non so cosa. Ma... dovresti farti fare un controllo. Sei stata operata da poco e non avresti aver ancora avuto... quel tipo di... rapporti.
-Ah già. Sì. Prenoterò per domani. Tanto tra strizzacervelli e il resto faccio più la paziente che il medico ormai!
-Potrebbe farti bene avere lo psicologo per parlare, no? Mi viene solo la nausea, sapere quello che hai passato... oddio. Io lo uccido.
-Non uccidere nessuno. Non ne ho bisogno comunque. Dovrei andare lì per aprirmi no? Per dire cose che non riesco a dire ad altri, sfogarmi... ma io non ho paura di parlare con voi, non mi serve uno sconosciuto. È stato un periodo di merda, ok? Ci mancava solo questa, giustamente non potevo evitarmela, attiro solo guai ultimamente. L'unica cosa buona che mi è capitata in questo mese è lui.- si voltò verso di me, accennando un sorriso -All'inizio pensavo fossi solo uno sbruffoncello troppo sicuro di sé, che continuava a provarci. Queste attenzioni invece sono cominciate a piacermi parecchio... sei il meglio che mi sia capitato.
La guardai negli occhi incredulo; non mi aveva mai detto queste cose, non si era mai aperta a tanto nonostante mi avesse dimostrato coi gesti di tenerci. E per di più, aveva detto tutto davanti a suo padre, cosa che non mi sarei mai aspettato, non ora soprattutto. Non in un momento simile, delicato ed estremamente doloroso per lei.
-Il resto è tutto uno schifo... la mia vita fa schifo, e magari stavolta è colpa mia! Non dovevo bere...- i suoi occhi si inumidirono di nuovo, e quando il padre cercò di abbracciarla lo spinse via con un urlo.
Io e l'uomo ci guardammo, mentre la nostra Emma ricominciava a piangere in preda al panico.
-Scusa papà...- singhiozzò -non so che mi prende! Ho tanto bisogno di un abbraccio, eppure... è come se... se bruciasse...
-Tesoro, se c'è qualcosa che posso fare per te ti prego... ti scongiuro, dimmelo- sussurrai, con voce rotta dal pianto anch'io. Ormai il non poterla stringere e consolare mi provocava dolore fisico.
Lei scosse la testa, poggiandosi contro la parete e respirando forte.


EMMA POV

-Non puoi fare niente. Nessuno può fare niente. È una cosa che devo... devo superare io. Ci riuscirò come sempre, ho solo bisogno di un po' di tempo. Ora papà riaccompagna Killian in camera ti prego. Io vado a pranzo.- non volevo allontanarli da me, ma non volevo neanche stargli vicino e ferirli per il fatto di non riuscire ad avere un contatto fisico con loro, gli uomini più importanti della mia vita.
-Non vuoi che ti riaccompagni a casa? O magari vai a prendere Henry a scuola e ci tornate insieme. A lui abbiamo detto solo che sei dovuta rimanere segregata per delle emergenze...
-Bene, perché non voglio che sappia. Comunque no, Elsa lo porterà qui nel pomeriggio... vuole farmi da assistente.
Gli avrei detto di stare a casa a fare i compiti, ma passare del tempo con lui mi avrebbe fatto bene, quindi avevo accettato nonostante nono fosse venerdì. Non volendogli dire niente io stessa mi sarei convinta a pensare ad altro, e al momento era l'unica cosa che desideravo. Volevo che quel senso di oppressione, di nausea e di dolore quasi fisico sparissero almeno per un po'. Prima o poi avrei dovuto affrontare tutto, ma non avevo le forze per iniziare subito.
-Ok. Ci vediamo in giro piccola, e se hai bisogno di qualsiasi cosa sai dove trovarmi.- fece mio padre, guardandomi con apprensione.
Li vedevo stare male per me, e avrei fatto di tutto per cancellare quelle espressioni tristi, per asciugare quella lacrima solitaria che Killian sembrava non essere riuscito a trattenere. Il problema era che il solo pensiero di farmi stringere da un uomo mi soffocava.
Eppure... eppure volevo provarci.
Con cautela, mi avvicinai all'uomo e gli posai un dito sulla guancia, facendolo scivolare verso l'alto, lungo la scia della lacrima. Lui mi guardava senza muoversi e respirando molto piano; era incredibile la delicatezza che mostrava nei miei confronti, e nonostante questo non riuscivo a lasciarmi andare...
-Ciao Emma... spero di vederti presto ma... ti aspetterò tutto il tempo che serve.
-Grazie. Ti voglio bene Killian...- sorrisi accarezzandogli ancora una volta la guancia, stavolta più decisa, e andai a prendere l'ascensore per raggiungere la mensa.
Non avevo troppa fame, ma una chiacchierata con Ruby non sarebbe stata una cattiva idea... volevo tornare sull'argomento della sua scappatella con August, “Io neanche lo volevo...” aveva detto, ma lì su due piedi non ci avevo fatto troppo caso. Magari c'era qualcosa sotto invece: e se fosse stata anche lei una vittima di quello stronzo?

***

-Smetti di resistermi, dai. Facciamolo come ti piaceva tanto, in piedi...
-Sei disgustoso! E puzzi di alcol- balbettò la donna senza forze, nauseata e spaventata.
-Ma se solo qualche giorno fa urlavi di piacere sotto di me... mi urlavi di continuare...
-Basta! Basta, sta zitto brutto pezzo di merda!- la donna batté i pugni sul petto dell'uomo, ma quello la colpì all'occhio, e approfittando del suo momento di debolezza riuscì ad aprirle le gambe che fino a quel momento aveva tenuto serrate.
-No... no, no, no, non farlo.- lo pregò in preda al panico, ma quello senza dare segno di averla sentita infilò la mano nel pezzo di stoffa che lo divideva dalla sua intimità, e la baciò ancora per evitare che si facesse sentire e chiamasse aiuto.
Dopo essersi divertito a darle piacere – ma lei aveva percepito solo dolore e frustrazione – con le dita, si aprì i pantaloni quanto bastava, e scostandole gli slip entrò con forza, senza la minima delicatezza dentro di lei.

-NO!- gridai in preda al panico, in preda a quelle immagini che avevano invaso la mia mente senza pietà; neanche mi ero resa conto di essere finita rannicchiata in un angolo dell'ascensore e che si fosse aperto.
-Emma? Ehi! Emma!
Strizzai gli occhi e lasciai che due mani mi afferrassero per tirarmi su, mentre cercavo di riscuotermi.
-Ruby... oddio. Che cosa...
-Non lo so... si sono aperte le ante e ti ho vista rannicchiata qui, tremante... hai urlato... Emma, mi dispiace, ho saputo che August ti ha... violentata...
-COSA?! Cosa avrebbe fatto August?! Swan!
Regina ci fece quasi saltare entrambe per lo spavento, neanche l'avevamo sentita arrivare.
Mi voltai verso di lei che mi guardava con espressione shockata e furente, e non seppi che dirle.
Era la mia migliore amica e non avevo fatto parola con lei di questo fatto, capivo quanto potesse essere arrabbiata nel venirlo a sapere in questo modo.
-Scusa Regina, io te l'avrei detto ma...- borbottai, cercando di darmi un tono e mi spostai per far passare delle infermiere che volevano salire.
-Ma non dirlo neanche, non ce l'ho con te... ma con quel mostro! Ora se la vedrà con me, lo castro con le mie stesse mani... anzi no, prima lo appendo per i genitali, e poi lo... lo... ci penserò sul momento.
La afferrai saldamente per un braccio prima che potesse avvicinarsi alle scale; temevo potesse davvero fare ciò che aveva appena anticipato e per quanto potessi desiderarlo non era il caso che si mettesse nei guai pure lei dopo Killian e mio padre.
-Lasciami andare- digrignò i denti, ma io non ci pensai nemmeno ad allentare la presa, anzi, mi parai decisa davanti a lei.
-No. Ora andiamo a pranzo, tutte e tre, e nessuno castrerà nessuno. Non adesso almeno.
-Bene. Per ora. Ma perché lei dovrebbe venire con noi?- mi chiese quindi, squadrando Ruby da capo a piedi con sufficienza.
-Perché lo dico io. Andiamo, avanti.

Presi posto insieme alle ragazze a un tavolo in fondo alla sala da pranzo, per avere un po' di privacy. Loro avevano preso delle cotolette di pollo e dell'insalata, io un piatto di patatine fritte... anche se probabilmente non avrei mangiato nemmeno quelle.
-Allora. Emma. Come... stai? Lo so che è una domanda stupida...- mi domandò cauta la mia amica, scrutandomi preoccupata.
-Tutto a posto. Sì insomma, non sto per buttarmi giù dal Toll's Bridge- cercai di sdrammatizzare, solo che nessuna delle due rise. Probabilmente era stata una battuta pessima, ma al momento il mio senso dell'umorismo non era proprio al massimo.
Sbuffai e immersi una patatina nel ketchup, forzandomi a mandarla giù nonostante lo stomaco chiuso. Dopo quella però rinunciai ad andare avanti, avrei vomitato se avessi ingerito qualcos'altro.
-Ruby- mi decisi infine a rivolgermi a lei -vorrei chiederti una cosa.
-Spara.
-Quando abbiamo parlato di August avevi iniziato a dirmi qualcosa tipo “io neanche avrei voluto”... ma hai lasciato perdere. Potresti spiegarmi cosa volevi dire?
La ragazza si morse il labbro e mi guardò incerta se parlare o meno. Ciò mi rese ancora più curiosa, ero certa che stesse nascondendo qualcosa... anche Regina sembrò interessata ad ascoltarla.
-Ok. Senti, è iniziata che ci siamo incontrati da Granny per caso. Lui stava bevendo e ha voluto offrire anche a me... ma mi è sembrata una cosa innocua, davvero. Scusa Emma...
-Non c'è bisogno di scusarti, va' avanti...- la incitai.
-Ok... abbiamo bevuto un po', e io ero un po' brilla... Più di lui almeno, quindi ha voluto accompagnarmi a casa. L'ho fatto entrare per un caffé e non è successo nulla... ma quando eravamo alla porta... mi ha baciata. Inizialmente gli ho detto di no, ma poi ho ricambiato... poi ha voluto fare sesso, e io non volevo... però mi ha convinta. Insomma, con... dei modi. Non sto dando la colpa a lui, non dovevo cedere. Però...- scrollò le spalle abbassando lo sguardo sul tavolo, evidentemente in imbarazzo e dispiaciuta. Non riuscivo ad avercela del tutto con lei, alla fine... in fondo era stato lui a cominciare, lui a doversi ricordare di avere una fidanzata. Le posai una mano sulla spalla e le sorrisi incoraggiante, l'avevo davvero giudicata male.
-Reed, forse non sei così male come mi sei sembrata. Anche se sei solo una mocciosetta del secondo anno- fece anche Regina, e da parte sua poteva davvero essere preso per un complimento.
Ridemmo insieme, e la pesantezza mi diede una brevissima tregua... ma era pur sempre qualcosa. Era davvero niente male la ragazza.
-Emma... se può farti star meglio, dopo che l'avete riempito di botte l'hanno affidato a me credendomi l'unica che non gli avrebbe potuto nuocere, ma gli ho “per sbaglio” urtato il naso con un po' troppa forza... - sì, era davvero niente male.
-Grazie. Sul serio.
Mentre le altre mangiavano, io mi limitai a mandare giù sì e no un altro paio di patatine e bere acqua desiderando che fosse vino, o qualcosa di forte. Per un momento mi preoccupai per quel desiderio, non avevo voglia di farmi traumatizzare a tal punto da diventare un'alcolizzata come lui.
Non mi importava quanto difficile sarebbe stato, ma avrei superato il mio problema.
Avrei smesso di rivedere quei fotogrammi ogni volta che ero da sola.
Avrei smesso di crollare ogni volta che ripensavo all'accaduto.
Avrei smesso di avere paura di qualsiasi contatto fisico con un uomo.
Mi sentivo come se avessi perso me stessa, come se non fossi più io. Come se non fossi più quella donna forte che ero sempre stata.
E soprattutto, avrei smesso di non riuscire ad avere intimità con Killian. Volevo tornare ad amare le sue carezze, i suoi abbracci e i suoi baci...
Era questo a provocarmi più frustrazione di qualsiasi altra cosa, e oltre a soffrirci io ne soffriva molto anche lui, l'avevo letto nei suoi gesti e nel suo sguardo. Aveva stretto forte il pugno e serrato la mascella per riuscire a non abbracciarmi in un paio di occasioni.
-Swan, ferma. Finirai per romperlo e tagliarti, come se non ne avessi già abbastanza di tagli.
-Che?- mi volsi verso Regina, e poi guardai la mia mano, che aveva le nocche bianche per la forza con cui stavo stritolando il bicchiere di vetro. Come se nulla fosse mollai la presa, ignorando gli sguardi che le due donne si scambiarono.
Probabilmente pensavano che stessi iniziando ad andare fuori di testa, che stessi diventando psicopatica o qualcosa del genere...
-Dannazione, è tanto strano che sia incazzata perché non riesco a farmi toccare dal mio uomo?!- scoppiai, non sopportando più quella compassione -Non so neanche se riuscirò più a baciarlo, e se mai riuscirò a farci sesso!
-Emma, davvero, è inquietante con quanta poca delicatezza affronti l'argomento. Se lo fai per nascondere quanto stai male...
-Oddio Regina, non fare la strizzacervelli eh! Già me ne basta uno! Comunque lo sai che non me ne andrò nell'angolino a piangere. Sono incazzata, perché un paio di sere fa ho avuto quello che posso considerare l'appuntamento migliore della mia vita... e ora non riesco a dargli un bacio, nonostante sia l'uomo più dolce del mondo. Se prova a toccarmi mi metto a urlare neanche volesse stuprarmi. Sono... boh, difettosa!
Vedevo le loro espressioni ormai completamente terrorizzate, ma non ce la facevo più.
L'unica cosa che volevo era riavere la mia vita: passare ore e ore in una sala operatoria, andarmi a rilassare dal mio uomo, e perfino rischiare la vita per delle bombe inesplose. Tornare a casa da mio figlio e mangiare stravaccati sul divano davanti alla televisione.
Ma quel tipo di violenza fisica e psicologica, non sapevo più come gestirla. Mi divorava da dentro, mi faceva venire quegli attacchi improvvisi che sembrava non riuscissi a gestire, e gli unici modi in cui potevo reagire erano chiudermi in me stessa e deprimermi oppure esternare la mia rabbia... e la seconda era senz'altro più adeguata della prima per me. Mi veniva più semplice esplodere per non rinchiudermi a guscio. Forse neanch'io avevo ancora metabolizzato del tutto l'accaduto.

-Signorina Swan?
Per poco non mi andò di traverso l'acqua, ero così distratta da non essermi proprio accorta che un uomo e una donna erano comparsi alle mie spalle.
Tossii un paio di volte per poi cercare di ricompormi, e mi voltai a guardarli. Chi erano? Erano dei tizi venuti a recuperarmi e rinchiudermi in psichiatria?
-Sì, sono io. Cosa succede?

 

Il dolore ci colpisce in tutte le sue forme: una fitta leggera, un po' di amarezza, un dolore che va e viene, la normale sofferenza con cui conviviamo tutti i giorni.
Poi c'è un tipo di sofferenza che non riesci ad ignorare.
Una sofferenza così grande che cancella tutti gli altri pensieri, che fa scomparire il resto del mondo.
E a un certo punto non riusciamo a pensare ad altro che alla nostra grande sofferenza.
Come affrontiamo il dolore dipende da noi. [...]
Il dolore devi aspettare che se ne vada, sperare che scompaia da solo, sperare che la ferita che l'ha causato guarisca.
Non ci sono soluzioni né risposte facili.
La maggior parte delle volte il dolore può essere sopportato, ma a volte il dolore ti afferra:
quando meno te lo aspetti ti colpisce sotto la cintura e non ti lascia in pace.
Il dolore... devi solo conviverci, perché la verità è che non puoi evitarlo e la vita te ne porta sempre dell'altro. (cit. Grey's Anatomy 2x05)































Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, non sono sicura dei risultati di questo capitolo perché è stato particolarmente difficile da scrivere. E' un tema delicato, e nonostante mi sia informata, nessuno può sapere ciò che prova una donna in casi come questi senza esserci passato. Anche per questo ho preferito scrivere la prima parte dal punto di vista di Killian, perché semplicemente non avevo idea di come fare altrimenti. E quindi insomma, spero sia venuta una cosa decente.
Grazie mille a chi sta continuando a seguire questa ff, dopo tutti questi capitoli :) Spero di non annoiarvi troppo!
Un abbraccio a tutti, e buonanotte! (stavolta sono solo le 3, faccio progressi!)

 

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Capitolo 24
*** What's best for us, even if it hurts. ***


What's best for us, even if it hurts
 


KILLIAN POV

Il giorno prima

Guardammo Emma allontanarsi, fino a che non sparì nell'ascensore. Mi voltai verso suo padre, che a sua volta mi stava squadrando con espressione indecifrabile.
-Andiamo Jones, la accompagno in stanza.
-Non ce n'è bisogno dottore, la ringrazio.
-Mia figlia mi ha chiesto di farlo, ed è quel che farò. E voglio scambiare due parole con lei.
Annuii, seguendolo nel secondo ascensore per salire al mio piano.
Ero un po' preoccupato, la prima volta che era passato insieme alla madre di Emma era stato di poche parole ma non mi era sembrato di essergli molto simpatico... anche se ero piuttosto sicuro di essere piaciuto alla donna, che invece era stata molto dolce.
Quando raggiungemmo la mia camera, mi fece cenno di mettermi a letto, e non sembrandomi il caso di disobbedire lo feci, restando seduto con la schiena contro il cuscino.
Lui venne a prendere posto dove solitamente si sedeva Emma.
-Allora Jones, la devo ringraziare.- disse, facendomi rimanere a bocca aperta.
-Mi... mi dia del tu.- riuscii soltanto a dire.
-Va bene, ma non puoi fare lo stesso... non ancora. Comunque, grazie. Lo so che sono un dottore e non dovrei incitare alla violenza ma... l'hai fatto per mia figlia.
-Sì- gli assicurai -Io tengo molto a Emma, fin dal primo momento. E col tempo ho iniziato a tenerci sempre di più. Non posso sopportare l'idea che le venga fatto del male...
Lui annuì pensieroso, e lo vidi stringere un pugno: probabilmente stava ripensando a ciò che aveva subito la sua bambina. Era lacerante per me, non osavo immaginare quanto dovesse esserlo per lui.
-Avrai notato che Emma è una donna molto forte. Ma ferite come questa... la cicatrice le rimarrà per tutta la vita. Però si può fare in modo che cicatrizzi in fretta, e che col tempo diventi il più invisibile possibile. Tu la puoi aiutare, ho visto nei suoi occhi quanto ti vuole bene.
-Farò tutto il possibile dottor Nolan, e anche l'impossibile. Ma le giuro che farò di tutto perché Emma possa superare il prima possibile questo trauma, voglio vederla di nuovo felice- gli assicurai sorridendo, ripensando al suo bel sorriso, ai momenti in cui ci eravamo divertiti stretti nel letto...
-Lo so. Ammetto che non mi sei sembrato molto simpatico... ma vedo quanto tu ci tenga, e quanto lei tenga a te. Quindi per favore, stalle vicino... falle tornare il sorriso.
-Lo farò. Ho tutta la pazienza del mondo quando si tratta di lei- gli garantii, contento che avesse deciso di darmi una possibilità.
-Bene. Ma osa torcerle un solo capello, o non perderai solo l'altra mano...- mi minacciò, ma sapevo che stava scherzando. Forse non proprio, mi avrebbe davvero ucciso se le avessi fatto del male, ma stava comunque scherzando.
-Non si preoccupi. La sua felicità è la mia priorità dottore.
-Bene- ripeté -ora ti lascio. Puoi chiamarmi David tra parentesi, ma devi continuare a darmi del lei... devi guadagnartela la mia fiducia, ragazzo.
-Oh, succederà presto... David. Buon lavoro!

 

-Ehi, è permesso?
Nonostante avessi riconosciuto subito la sua voce, mi voltai verso la porta per assicurarmi che non fosse frutto della mia fantasia.
Il giorno prima non si era più fatta vedere, e avevo pensato di dover portare ancora molta pazienza prima che decidesse di passare da me. L'altra dottoressa, Ruby, aveva detto che Emma era molto fragile e instabile, e che probabilmente non voleva farsi vedere in quello stato.
Invece eccola lì, sulla porta, con un vassoio pieno di pietanze, due bicchieri e una bottiglia. Dovevo ammettere che aveva un enorme equilibrio la ragazza.
-Wow, come fai a tenere tutta quella roba su un vassoio senza farla cadere?- le domandai curioso, mentre chiudeva la porta con un calcio e si avvicinava a me.
-Ho fatto la barista Jones, per ben tre anni in realtà. Sono molto brava.
-Lo vedo- sorrisi, mentre liberavo il comodino perché potesse poggiare il vassoio.
-Pensavo...- riprese, ora più imbarazzata -che insomma, potremmo pranzare insieme. Ho... ho portato delle cose dalla mensa, insieme a dei dolci che ho fatto con Regina l'altro giorno.
-Se ti fa piacere, hai pensato molto bene tesoro... vuoi... che ti faccia spazio sul letto? Mi metto nell'angolino...- tentai, col solo fine di farla stare un po' più comoda.
-No... scusa, non me la sento. E scusami anche per non essere più passata ieri, è che...
-Non importa, non devi scusarti di niente- mi affrettai a dire; potei giurare che la sua voce si fosse incrinata per un attimo, e l'ultima cosa che volevo era vederla piangere di nuovo.
Annuì e mi porse uno dei piatti, che conteneva un hamburger gigante e delle patatine fritte; era una vita che non ne mangiavo! In ospedale tendevano a portarmi pasti piuttosto salutari, ovvero poco saporiti. Solo lei ogni tanto mi portava qualcosa di buono, senza farsi beccare.
Feci per addentare il mio panino, quando notai che il suo piatto conteneva soltanto mezzo pomodoro e qualche foglia di insalata.
-Voglio sperare che per strada ti sia mangiata il resto del tuo pranzo...- dissi, guardandola serio, ma quella continuò a guardare nel proprio piatto.
-E' solo che non ho molta fame. Sta tranquillo, non sono sulla strada per l'anoressia... per favore- mi supplicò affinché non insistessi, e per quanto mi risultò difficile optai di darle ascolto per non finire male.
Mangiai il mio pranzo, mentre lei a fatica mandava giù quel poco che aveva nel piatto, ma decisi di guardare il lato positivo: se non altro si stava sforzando di mangiare, nonostante dovesse avere lo stomaco chiuso. Non si stava lasciando andare del tutto, stava tentando di andare avanti.
-Vuoi dare un morso?- proposi all'improvviso, mostrandole il panino.
La donna mi guardò incerta, poi spostò lo sguardo sull'hamburger; dopo degli attimi di esitazione, si avvicinò e diede un morso deciso, per poi masticarlo e mandarlo giù.
-Mmh... ancora uno? Posso?
-Certo- sorrisi -anzi puoi anche finirlo tutto!
-Nono... non esageriamo adesso.
Per un attimo sembrò essere tornata la Emma di sempre, sciolta e allegra, ma una volta mandato giù quest'ultimo pezzetto la sua espressione tornò inquieta. Passò la fame anche a me e misi da parte il piatto, non riuscivo ad accettare che sarebbero passati mesi, se non anni prima che riuscisse a superare completamente l'accaduto.
-Ieri sono venute delle persone a parlare con me- disse improvvisamente, catturando subito la mia attenzione.
-Erano un poliziotto a un'assistente sociale... volevano una deposizione.
-Anche l'assistente sociale?- le domandai confuso.
-No. Cioé sì, doveva sapere... ma sai, l'orfanotrofio ha deciso di propormi ufficialmente di avere almeno l'affidamento temporaneo di Lily. Dato che è ciò che la mamma avrebbe voluto...
-Aspetta. L'affidamento temporaneo di Lily? Ti affiderebbero la bambina? Davvero?
Lei annuì pensierosa: -Forse...
La guardai confuso, non riuscivo a capire dove volesse arrivare.
-Gli assistenti sociali prima di potermi affidare una neonata devono assicurarsi che io possa prendermene cura. E uno stupro recente non aiuta. Non aiuta per nulla. Io... non avevo pensato all'adozione, ma... ora che me l'hanno proposto, non so se riuscirei a sopportare il fatto di non poterla avere...- ammise abbattuta, poggiandosi contro lo schienale e chiudendo gli occhi.
-E' andata male?
-No, non credo... non ancora. Sono stata molto... calma, mentre parlavo con il poliziotto. L'assistente sociale guardava... e non credo di aver fatto trasparire ansia o altro... sai insomma, mi so controllare. Però ha fissato un colloquio... per domani. E purtroppo deve parlare anche con Hopper essendo legalmente uno psicologo che mi segue. Io non volevo tutto questo... se non fosse stato per August, la notizia sarebbe stata meravigliosa... al 99% me l'avrebbero affidata, e poi chissà...
-La vuoi adottare? Lily?
-Non lo so. Non ci ho mai davvero pensato. Però...
Riuscii a capire perfettamente il suo stato d'animo.
Probabilmente non avrebbe più potuto avere figli suoi, ed ora le si era presentata l'occasione di adottare una bambina a cui teneva, una bambina che per lei era importante. Sarebbe stato di certo come se fosse sua, ne ero convinto... nessuno più di lei avrebbe potuto prendersene cura meglio. Anche con un'adozione vera e propria.
-Forse sarò inopportuno... ma... le donne single possono adottare?
-Killian- si ridestò incredula -siamo nel ventunesimo secolo, e siamo in America. Sai, sono state fatte leggi ultimamente... ma tu da che pianeta arrivi?
-Scusa... sai, vita da marinaio. Non sono molto esperto...
-Lo vedo... comunque sì, posso adottare, volendo... e sinceramente, per un affidamento temporaneo ho subito detto di essere interessata. Non voglio che quella bambina rimanga nella nursery di qualche orfanotrofio mentre aspetta di trovare una famiglia... Killian, mi abbracceresti?
-Eh?- mi maledissi subito per quella reazione, ma mi colse del tutto alla sprovvista. Fino a pochi minuti prima non se la sentiva neanche di accomodarsi accanto a me, e ora voleva addirittura un abbraccio...
-Dai, so che vuoi farlo. E io sono sicura di volerlo... provaci, ti prego- si tirò su e venne a sedersi con cautela accanto a me, guardandomi negli occhi.
Deglutii, darle un abbraccio era ciò che più avrei desiderato in questo istante, mi mancava come l'ossigeno. Eppure avevo paura di farla star male, di farle tornare in mente momenti poco felici... e sarebbe scappata via. Se quel piccolo avvicinamento che eravamo riusciti a reinstaurare in così poco tempo si fosse spezzato di nuovo? Sarebbe stato ancora più difficile superarlo stavolta.
Alla fine, però, non potei fare altro che cedere al suo sguardo supplichevole. Voleva davvero un mio abbraccio, e io glielo diedi.
Sussultò immediatamente al contatto, e il suo corpo si irrigidì; ma quando fui sul punto di lasciare la presa, scosse la testa e affondò il viso nella mia spalla.
Non voleva che mollassi, non voleva che mi arrendessi... quindi insistetti, e rimasi a coccolarla nell'abbraccio più delicato che fui in grado di darle. I suoi capelli odoravano di fiori, e inspirai quel profumo a cui da qualche giorno non avevo più avuto accesso.
Il suo respiro però si fece pesante, come se si sentisse soffocare. Chiusi gli occhi per riuscire a non piangere, mentre faceva scivolare le mie mani via dalla sua schiena.
Eppure non volle rompere il contatto, rimase poggiata a me, mentre i battiti del suo cuore iniziavano a rallentare.
Lentamente, portò le mani sui miei fianchi, facendole salire pian piano, fino a cingermi in un abbraccio dolce e perfetto.
Io non mi mossi, lasciai che fosse lei a fare tutto. Lei a intensificare la forza della sua stretta, lei a darmi un piccolo bacio sulla spalla, fino a che non la sentii finalmente rilassata.
Solo in quel momento vidi sua madre sulla soglia della porta, con le lacrime agli occhi e un gran sorriso sulle labbra.
Le sorrisi a mia volta, facendole cenno di avvicinarsi, ma lei scosse la testa e uscì con lo stesso silenzio con cui era entrata, lasciandoci godere quel contatto tanto desiderato.
Il corpo della ragazza era caldo, e scaldava a sua volta il mio. Volevo che quel momento durasse il più a lungo possibile, volevo addormentarmi e risvegliarmi nel suo abbraccio, rendermi conto che tutto era stato un brutto sogno, e nessuno le aveva fatto del male.
-Grazie Killian...- sussurrò vicino al mio orecchio -ora mi sento davvero molto meglio. Grazie per la tua pazienza... ti prometto che cercherò di superare tutto al più presto, e quando sarai fuori di qui potremo avere un appuntamento in qualche ristorante carino, poi ti inviterò a prendere un caffé... e poi...- non finì la frase, ma capii cosa avrebbe voluto dire. Che avremmo fatto l'amore.
Perché era amore... ormai non c'era alcun dubbio, ero innamorato perso di quella dottoressa, la amavo più di ogni altra cosa al mondo.
-Tesoro, quando si tratta di te io ho tutto il tempo del mondo... prenditene quanto te ne serve, e per quanto posso ti aiuterò a chiudere questa ferita. Non oserei mai e poi mai lasciarti sola.
-Pare una cosa tipo “nella buona e nella cattiva sorte”... mi stai sposando per caso?- alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi, e il mio cuore si riempì di gioia.
Finalmente i suoi bellissimi occhi sorridevano, si era riaccesa quella luce che fino a questo momento era rimasta spenta e cupa.
-Poi te la prendi se faccio io le battute sul matrimonio...- scherzai, baciandola piano sulla fronte. Non si irrigidì, non successe nulla. Anzi, il suo sguardo si illuminò ancora di più. Era quella la Emma che volevo vedere sempre.
-Non osare rinfacciarmi le cose. Io ho sempre ragione, e tu torto. Chiaro?
-Chiarissimo tesoro.
-Ok. Senti, io ora dovrei andare. Ho la visita per... insomma. E poi devo andare da Hopper. Per la mia fantastica seconda seduta dallo psicologo.
-Andrà tutto bene, vedrai- la rassicurai, accarezzandole i capelli. Sentii che quel gesto la fece irrigidire, e anche se non disse nulla lasciai stare e le strinsi la mano.
-Magari parlaci bene. Se devono avere anche un suo parere per poterti affidare la bambina... fagli capire che sei in grado di farlo. Non guardarmi così, tu sei davvero in grado di prenderti cura della piccola.
Lei annuì un po' più convinta, e guardò verso il comodino dov'erano ancora rimasti i resti del pranzo che non avevamo più finito.
-Puoi bere, mangiare... quando torno voglio sapere cosa ne pensi dei dolci, mi raccomando!
-Assolutamente sì, ma scommetto che saranno deliziosi! A dopo dolcezza- le feci l'occhiolino mentre si alzava in piedi.
-Da tanto non mi chiamavi così. Mi mancava in un certo senso. A dopo Killian!- mi salutò a sua volta, e uscì dalla stanza. Mi sentivo meglio anch'io insieme a lei, vederla migliorare così mi aveva scaldato il cuore.
Ne aveva di strada da fare, ma aveva fatto dei passi da gigante; ero felice di essermi innamorato di una donna come lei.

***

EMMA POV

Ero sorpresa di me stessa, sorpresa di quanto mi sentissi più leggera. Fino a un'ora fa, mai avrei immaginato di poter stare meglio fino a tal punto.
Sapevo di donne che impiegavano mesi solo per riuscire a farsi abbracciare... Certo, in un primo momento mi ero sentita soffocare. Avevo sentito addosso le braccia di August... ma poi mi ero forzata di ricordare che quello non era August. Ma che era invece Killian, l'uomo che mai e poi mai avrebbe neanche solo pensato di farmi del male. Così l'avevo stretto, l'avevo stretto forte fino a sentirmi invadere da una gioia improvvisa, dalla gioia di averlo accanto.
Mi aveva completamente assecondata, ed era stato anche questo a darmi sicurezza: l'uomo che mi aveva fatto del male mi aveva costretta ad assecondarlo con la forza, mentre lui con la sua dolcezza si era lasciato andare a me. Aveva lasciato che facessi tutto io.

Alla proposta della dottoressa West di sedarmi avevo detto di no per non dover perdere tempo, e ovviamente me ne pentii.
Mi fece male, ma non fu un fattore fisico, fu solo psicologico. Quindi strinsi i denti e resistetti fino alla fine, cercando di non pensarci.
-Buone notizie cara- dissi infine Zelena -ho preso dei tamponi, ma visibilmente non hai alcun tipo di infezioni o altro. Devo chiedertelo però... bastano gli esami che ti ho fatto? Ti ha toccata in altri punti?
-No.- scossi la testa sbrigandomi a mettermi in piedi e rivestirmi. Ci aveva provato, quel bastardo. Ma per fortuna ero riuscita a opporgli resistenza, e Robin era arrivato in tempo per darmi l'opportunità di scappare.
Mi allacciai anche il camice per sentirmi più coperta, e respirai a fondo per riprendere il controllo sulle emozioni.
-Va bene Emma, ti darò i risultati entro domani. Ma credo davvero che sia tutto a posto fisicamente.
-Grazie dottoressa. Io ora... ora vado. Ho del... del lavoro da sbrigare- dovevo essere da Hopper entro cinque minuti. Poi avrei dovuto controllare Graham e probabilmente cambiargli la fasciatura.
Nonostante i brutti danni a causa dell'ordigno che gli aveva lacerato più di un organo, stava rispondendo bene alle cure e ne ero felice.
Avrei portato con me Aurora in caso avessi avuto qualche problema nel toccarlo; era una brava ragazza, molto dolce e capace, mi fidavo di lei. Non glielo avevo mai detto esplicitamente perché non ero il tipo da esternare complimenti ai miei specializzandi, trovavo che troppa tenerezza facesse più male che bene. Però non arrivavo neanche a essere rude come Regina e chiamarli coi nomi dei sette nani. Anche se la cosa mi aveva divertita molto.
-Ciao Emma. Stammi bene, per quanto puoi. Non abbatterti... sei una donna forte, ricordalo.
Annuii poco convinta, e con un cenno della mano la salutai, lasciando il suo studio. A costo di fare tardi mi fermai alla macchinetta a prendere una merendina, avevo gli zuccheri a terra. La gioia che avevo provato in compagnia del mio uomo si era già esaurita.
Caso volle che mi andasse storta anche quella, e che il dolce rimanesse incastrato.
Imprecai cercando di infilare la mano dentro per tirarlo fuori, ma fu inutile, era impossibile arrivarci.
Mi guardai intorno per assicurarmi che non ci fosse nessun testimone degli atti di vandalismo che avevo in mente, e una volta certa iniziai a scuotere quell'aggeggio.
-Porca miseria, sei solo un affare infernale ladro!- imprecai ancora, calciandolo così forte da farmi male io. Mentre la merendina rimase lì incastrata.
-Emma?
-Robin!- mi voltai spaventata, grazie al cielo era lui. Se fosse stato qualche strutturato mi avrebbe uccisa.
-Non credo che la forza bruta serva a molto in questo caso, aspetta- fece l'uomo e inserì un'altra moneta.
Fece scendere un succo di frutta che spinse giù anche quel dolcetto finalmente. Li prese e me li porse entrambi con un sorriso.
-Grazie... e grazie per l'altro giorno. Se non fossi arrivato tu...
-Sono arrivato un po' troppo tardi però...- fece dispiaciuto, quindi sapeva già anche lui.
-No... è ok. Grazie, davvero. Come mai da queste parti?
-Sto cercando Regina, se si degnasse di rispondermi. Voglio... sai, invitarla per un week end con me e Roland, al mare. Aveva detto che il prossimo ce l'ha libero.
-Wow! È davvero un'ottima idea... le mando un messaggio d'emergenza, aspettala al bar. Alla fine non mi ucciderà vedendo perché l'ho chiamata- sorrisi e senza dargli il tempo di rispondere scrissi alla mia amica di muoversi.
-Grazie! Ti devo un favore!
-No, ne dovevo io uno a te. E questo è anche poco. Ciao! Buona fortuna con lei!

Ovviamente tardai nuovamente da Hopper, mandai giù l'ultimo pezzo di merendina tentando di non strozzarmi mentre lo salutavo.
Era tranquillo e sereno, come sempre. Mi avrebbe irritata meno se mi avesse rimproverata per il ritardo.
-Come stai Emma?
-Può saltare la parte in cui finge di non sapere nulla? Come le ho detto ieri, so che le voci si diffondono in fretta. E so che arrivano anche a lei.- tagliai corto, andandomi a sedere con lui di fronte.
-Infatti io ti ho chiesto solo come stai. E non voglio sentire “bene” o “male”... vorrei che ti sfogassi un po'. Nessuno al di fuori di me lo saprebbe tranquilla, continuerai a essere per tutti la tosta dottoressa Swan.
Aggrottai le sopracciglia, scrutandolo poco convinta. Da un lato, non ero capace di esternare troppo i miei sentimenti, era più forte di me. Ma da un altro... forse avrebbe potuto darmi qualche consiglio. Sicuramente aveva avuto altre donne con casi come il mio, o anche peggiori. In più, avevo bisogno che mi considerasse capace di intendere e di volere in modo che mettesse una buona parola per l'affidamento di Lily.
-Senta dottore...- sospirai, poggiandomi contro lo schienale della mia poltrona -Non è che io faccia la dura con lei. Io sono fatta così, io non mi metto a piangere e mangiare cioccolata nascosta sotto le coperte. Neanche adesso.
-Va' avanti Emma, ti ascolto. Voglio capirti.- annuì l'uomo incoraggiante.
-Ok. Io lo so che è traumatico quel che ho passato ok? Ma credo di non riuscire a comprenderlo del tutto, e non so se è un bene. Voglio dire... mi sono tirata su subito, senza davvero soffermarmi più di tanto a pensare quanto la cosa mi faccia star male. Non sto dicendo di stare benissimo... ma sa, ecco, non sto neanche male come dovrei. E non so...
E non so se questo a un certo punto potrebbe portarmi a un esaurimento nervoso facendomi crollare senza preavviso, conclusi la frase nella mia testa. Era quella la mia paura più grande, di cedere.
Di cedere senza poter mantenere il controllo, e in tal modo far male e me stessa e agli altri. A Killian...
-C'è qualcosa che ti ha spinta a tirarti su così in fretta? Qualcosa, o qualcuno?- mi domandò, centrando in pieno i fatti.
-Il mio... ragazzo. Cioé, non so se stiamo insieme ufficialmente ma... insomma, sì. L'uomo ricoverato qui dall'incidente. Il timoniere della Jolly Roger.
-Capisco. E come mai? È stato lui a tirarti su o...?
-Sì e no. Lui è stato molto dolce e comprensivo, fin da subito... ma nonostante questo ho visto quanto stava male per me. Così... così sono riuscita a farmi forza per lui. Voglio che stia bene, se lo merita. Prima abbiamo avuto un momento... tranquillo. Abbiamo pranzato insieme, l'ho abbracciato forte...e ieri non riuscivo a sopportare neanche che mi toccasse.
-E' stato un momento tranquillo solo per lui o anche per te?
-Anche per me. Davvero, è stato bello stringerlo, mi sono sentita bene, come se improvvisamente iniziassi a respirare di nuovo. E dottore, non so perché le sto raccontando tutti i cavoli miei, però forse è l'unico che può darmi delle risposte.- conclusi, per tornare a guardarlo in attesa che parlasse. Era ora che si rivelasse utile, che desse un senso a quelle sedute forzate e mi convincesse che ne avevo bisogno.
-Quindi tu lo fai per lui. Non per te stessa. Ti sei fatta forze per far star bene lui, ho capito bene?
-Sì. Cioé, no. Voglio dire... io lo voglio felice, quindi suppongo per me stessa... e per lui. Boh.
-Ok... forse non ti piacerà la mia risposta.- iniziò -Ma è questo il motivo per cui non hai toccato il fondo. Ti sei rialzata prima di arrivarci... e se l'avessi fatto per te stessa sarebbe stato un bene, così purtroppo non lo è. Ti stai mettendo in secondo piano, metti in secondo piano ciò che ti è successo. Ed è una cosa troppo grande da poterla gestire... senza effettivamente gestirla. Devi dare la priorità a te stessa, Emma. Per una volta devi farlo... se ti senti di piangere, piangi. Se ti senti di urlare urla. Se ti senti di stare lontano dagli altri per qualche giorno fallo. Un muro che crolla si può ricostruire da zero ed essere più forte di prima... mentre se metti delle toppe, è molto più facile che cedano e facciano ancora più male.
-Ha senso questa metafora del muro...- riflettei, più tra me e me che con lui. Se avessi ceduto e mi fossi sfogata subito, in futuro non avrei avuto motivi di ricadute. Invece lasciarmi tutto alle spalle senza affrontarlo... avrebbe potuto portarmi a una falla, e allora sì che sarei crollata. Avrei fatto del male a me stessa, certo, ma ne avrei fatto anche a lui.
-Ok, senta. È vero. Ha ragione. Ma io cosa ci posso fare? Tengo molto, ma davvero molto a lui. Non ce la faccio a mettermi in primo piano se so che il mio uomo soffre. Lei... non ha visto la sua espressione quando mi ha vista crollare per un attimo e non poteva farci niente. È stato devastante, io non posso vederlo così, è più forte di me.
-Va bene, ma pensa a come starebbe male se foste felici... e tu, senza alcun preavviso crollassi. Crollassi a tal punto da non riuscire a rialzarti.
Mi morsi il labbro contrariata, ma effettivamente aveva ragione. Sarebbe stato peggio, forse.
Ma quindi cosa dovevo fare? Chiudermi in casa, elaborare l'accaduto... e mostrargli apertamente il mio stato d'animo? Guarire lentamente, mentre lui sarebbe rimasto inerme a soffrire e guardare?
E poi improvvisamente capii cosa mi stava suggerendo implicitamente.
-Secondo lei io dovrei lasciare Jones quindi.
-Io... credo sia la cosa migliore per entrambi.
-No, si sbaglia.
-No Emma non mi sbaglio, anche lui... insomma- borbottò, per poi interrompere la frase.
E fu lì che mi sorse un dubbio: che anche Killian avesse parlato con lui? Che sapesse di Killian qualcosa che io non sapevo?
-Cosa le ha detto Jones, dottore?
-Non potrei parlarne neanche se mi avesse detto qualcosa, lo sai come funzionano queste cose.
-Non mi importa, voglio sapere cosa sa di lui!
-Non stiamo parlando di lui, ma di te. Allora, tu vuoi farti affidare quella bambina? Molto bene, sei in grado di prendertene cura. Ma non così... lo sarai se non sarai instabile, se ti renderai conto dei tuoi problemi... e poi li affronterai. Io non posso fare favoreggiamenti, non posso dire che sei adeguata a prendere quella bambina se non lo sei effettivamente. Quindi io non ti imporrò di lasciare quell'uomo, ma ti sto dicendo che al momento è la cosa migliore per entrambi.
Una lacrima mi rigò il viso ancor prima che Hopper finisse di parlare.
Purtroppo le sue parole avevano fin troppo senso, forse sarebbe stato meglio lasciarci... per un po'. Ma per quanto? Se mi fossero serviti mesi? Mi avrebbe aspettato tutto quel tempo? O si sarebbe rifatto una vita? Come biasimarlo, in tal caso.
Non volevo perderlo ora che l'avevo trovato, non avrei sopportato il dolore. Non era come essere una ragazzina spaventata con ancora tutta la vita davanti per trovare l'uomo della sua vita.
Però... però se Killian avesse parlato con Hopper? Se ci fosse sotto qualcos'altro che gli faceva ritenere che fosse davvero meglio così per entrambi?
-Ma io lo amo...- sussurrai, mentre il pianto man mano prendeva il sopravvento.
E non ci fu momento peggiore per ricevere un sms da Elsa che diceva “SOS Anna e Regina. Vieni al primo piano. Di corsa.”.


 

Dopo un trauma, il vostro corpo è vulnerabile al massimo, il tempo di reazione è fondamentale.
Così all'improvviso sei circondato da tante persone: medici, infermieri, specialisti, tecnici.
La chirurgia è uno sport di squadra, tutti spingono per arrivare al traguardo, per rimetterti in sesto.
Ma un intervento è un trauma già di per sé, e una volta finito inizia la guarigione vera.
La chiamiamo convalescenza.
La convalescenza non è uno sport di squadra, è una maratona in solitaria,
è lunga, è faticosa e sei solo come un cane. (cit Grey's Anatomy 7x19)





























 










Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, piaciuta la nuova puntata di OUAT? Io l'ho adorata, e già non vedo l'ora di vedere la prossima... per fortuna ora c'è da aspettare "solo" di settimana in settimana... ma queste Queens of Darkness mi sono piaciute proprio un sacco! E ci hanno lasciato con mille interrogativi... il segreto di Snow e Charming, il lato oscuro di Emma ecc... che ansia!
Comunque, credevo di non finire più questo capitolo perché ero troppo presa appunta da OUAT xD Invece ce l'ho fatta! Per il momento tenero tra i due ringraziate la puntata, mi ha ispirata parecchio :') Non scendo nei particolari in caso qualcuno non avesse ancora visto...
Buonanotte!

 

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Capitolo 25
*** Let the truth come to light ***


Let the truth come to light

 

Rilessi l'sms gli occhi incredula, cosa avevano combinato quelle due ora?
-S... scusi dottor Hopper. Io... devo proprio andare- mi tirai su in piedi asciugandomi le lacrime con una manica. Avrei pensato dopo al resto, sempre che fossi uscita viva dal probabile casino in cui stavo per imbattermi.
-Ok. Torna più tardi se hai bisogno.
-No. Non ho bisogno che lei mi convinca a lasciare l'uomo che amo, non sono così fuori di testa!- esclamai e corsi fuori da quella stramaledetta stanza.
Gli ascensori erano occupati come al solito, quindi non mi restò che correre giù per le scale: un bel giorno avrei fatto un bel volo e mi sarei rotta l'osso del collo, me lo sentivo.
Quando raggiunsi il primo piano notai subito la porta di August aperta, e mi precipitai a vedere cosa stesse succedendo.
Regina e Anna erano in piedi e guardavano Jefferson con aria di sfida, mentre Elsa stava in disparte ad assistere nervosamente alla scena.
-Che è successo?- domandai perplessa, squadrandoli tutti. E dov'era August?
-Dottoressa Swan, succede che sua sorella e la dottoressa Mills hanno fatto in modo che Booth debba essere operato nuovamente per la frattura.- rispose l'ortopedico.
-Cosa?! Ma voi siete pazze!- esclamai incredula, parandomi davanti alle due donne, che incrociarono le braccia.
-Se l'è meritato Emma!- fece Anna -Sono venuta a controllarlo, ero costretta, e lui ha osato chiedermi come stavi. Gli ho detto che non lo riguardava ma mi ha risposto che gli dispiaceva e che non voleva farti niente... e che nemmeno se lo ricordava per colpa dell'alcol... ah! Che faccia tosta! Così gli ho mollato un pugno. Ok forse due. O tre.
-Non è così che si fa! Credevo avessi un po' di buon senso! Dovevi ignorarlo!
-Dopo quel che ti ha fatto osi pure difenderlo?!- si intromise Regina -Per una volta che la piccoletta fa qualcosa di buono non urlarle contro! Io ho sentito il casino e sono entrata a controllare. Stava per colpirla ok?! Così l'ho steso. E gliel'abbiamo fatta pagare per tutto quello che ha fatto.
Ero senza parole. Sapevo che mi volevano bene, sapevo che erano arrabbiate per quel che mi avevo fatto, ma mai e poi mai avrei voluto che rischiassero il posto per me.
Invece avevano finito per ridurre l'uomo chissà in che stato, e nonostante non mi dispiacesse per lui non volevo ci rimettessero.
-Io ero con Will e il dottor Jefferson e siamo entrati... Will l'ha portato fuori.- mi spiegò quindi Elsa, ancora nervosa.
-Ok. Ragazze. Io apprezzo che abbiate voluto... farlo per me, ma vi pare il modo?! Volete essere licenziate e finire in strada a vendere borse di Louis Vuitton false?
-Swan, corri troppo con la fantasia. Nessuno finirà a vendere borse false. Risparmiati la predica e lascia che ce la faccia Whale quando dovremo andare nel suo ufficio. Se ci butta fuori pazienza, io non sono pentita di ciò che ho fatto. Lo rifarei.
-Anch'io!- esclamò decisa la più piccola, e le due si sorrisero.
La situazione era alquanto strana: Regina e Anna andavano d'accordo, ma non erano mai state amiche, o complici, o qualunque cosa fossero adesso. Era davvero assurdo che un rissa le avesse unite, se me l'avessero raccontato senza che lo vedessi io stessa non ci avrei mai creduto.
-Regina. Sei una donna adulta...
-Già, e non sopporto gli uomini che trattano le donne in questo modo. Soprattutto chi tratta così una mia amica.
Alla fine non riuscii a resistere e la abbracciai. Nessuna di noi era il tipo da baci e abbracci, ma non potei evitarlo. Per quanto fosse stata una mossa stupida, era dolce che avesse sentito il bisogno di fargliela pagare.
Dopo qualche attimo di esitazione mi strinse anche lei, nonostante di solito fosse meno incline di me a mostrare i propri sentimenti.
-Ma quanto siete carine!- esclamarono all'unisono le altre due, facendoci sciogliere l'abbraccio imbarazzate.
-Provate solo a chiamarmi “carina” ancora una volta, e vi strappo le lingue. Sapete che posso farlo davvero- le minacciò la donna, strappandomi una risata. Non avrebbe mai permesso a nessuno di mettere in dubbio la sua durezza.
Anche se dovetti ammettere anch'io che era stata dolce, ma preferii tenermi il pensiero per me in modo che non mi incenerisse.
-Anna, grazie anche a te- abbracciai quindi anche la mia sorellina -ma non farlo mai più!
-Avresti fatto lo stesso per me...
-Lo so- ammisi, dandole un bacio sulla fronte.
Nonostante tutto, se qualcuno avesse fatto male a lei, Regina, o qualsiasi altra persona a cui tenessi, l'avrei fatto a pezzi anch'io. Non sarei riuscita a pensare lucidamente, proprio come loro.

Alla fine ero riuscita a parlare anch'io con Whale, alleviando la punizione di Regina e Anna. Non sarebbero state licenziate, e neanche avrebbero avuto una sospensione troppo lunga... solo fino alla fine di questa settimana, con il monito però, che se l'avessero rifatto non gli sarebbe andata così bene.
-Regina, ehi- mi avvicinai a lei mentre si cambiava in spogliatoio per lasciare l'ospedale -Hai visto Robin poi?
-Sì... mi hai fatto prendere un colpo Swan, però grazie.- sorrise indossando la giacca -A quanto pare andremo al mare nel week end.
-Sono contentissima per te! Ti si illuminano gli occhi quando parli di lui...
-Davvero vuoi mettertici pure tu?! Per favore. Non voglio doverti odiare.
-Ok, ok! Scusa. Posso venire da te stasera? Ho delle cose da raccontarti e...
-Certo- disse, facendosi preoccupata -Stai bene? Cioé, non è successo altro vero?
-No, per ora... ma ci sono un paio di cosette... alle 21?
-Alle 21. Cerca di star bene Emma...
-Ci proverò. E tu cerca di non finire in altri guai... mi dispiace, alla fine è colpa mia se...
-Non osare nemmeno- mi interruppe -non mi hai detto tu di picchiarlo. Ora va' a lavorare prima di beccarti anche tu una strigliata! A stasera!
-A stasera!- la salutai e uscii da lì, per andare a cercare Aurora.

***

Alla fine trovai la ragazza al bar con Ariel, mentre consegnava delle cartelle a Scarlet.
-Will, scusami ma ti devo rubarti la dottoressa Rose, posso?
-Fa' pure, noi abbiamo finito. È tutta tua! Stai bene Emma? Prima ero con Elsa...
-Sì, sì, grazie Will. Ci vediamo... Rose, una mossa!- la ragazza sussultò e mi seguì in ascensore.
Lanciai un'occhiata alla ragazza, stranamente silenziosa. Di solito aveva sempre qualcosa da dire, non era da lei.
Magari invece mi compativa come la maggior parte delle persone dell'ospedale, e aveva paura di dire qualcosa di sbagliato. Mi infastidiva parecchio, ma non volevo farle una scenata, sarei sembrata ancora più instabile.
-Ti hanno mangiato la lingua?- mi limitai a domandarle.
-N... no. Sto... sto bene. Solo non... non so che dire.
-Guarda che non c'è bisogno di... compatirmi, o cose del genere, dottoressa Rose. Non sono in stato di shock e niente del genere.
-No! Non è questo, io...
-Va bene, va bene, basta ciance. Dobbiamo visitare l'ispettore Humbert- tagliai corto aprendo la porta ed entrando seguita da lei.
-Ciao Emma... ciao dottoressa- ci salutò l'uomo con un sorriso, che io ricambiai avvicinandomi a lui.
-Come ti senti? Un po' meglio?
-Dolori che vanno e vengono, ma tutto sommato... mi hai decisamente salvato la vita.
-Ora lasciami controllare che tu sia effettivamente in salvo...
-Tutto quello che vuoi- sorrise facendomi l'occhiolino, lasciandomi con una sensazione di disagio a cui però decisi di non dare peso. Ero un medico dopotutto, non potevo farmi mettere in soggezione dai pazienti in questa maniera.
-Avanti dottoressa Rose, mi esponga il caso.
-Uomo di 33 anni, bianco, con ferita da arma da fuoco rustica. Ferita al torace, con perforazione del polmone sinistro, milza asportata. Frattura di più coste, con possibile trauma... trauma alla colonna. Momentaneamente stabile.- mi guardò con espressione sorpresa, ma per non spaventarlo mi limitai a farle un cenno e presi le cuffie.
Abbassai il lenzuolo il necessario per scoprirgli il torace; nonostante il bendaggio si poteva ben vedere lo spessore della lacerazione, tanto che la specializzanda più giovane sussultò.
-Dottoressa Rose! È in grado di essere professionale o devo mandarla via?- la rimproverai, possibile che stesse diventando stupida quanto gli altri del suo anno?!
-S... scusi dottoressa Swan, non si ripeterà.
-Avanti Emma, non essere troppo dura con lei...
-Non sono dura. Ora respira così posso fare il mio lavoro, ok?
Finalmente rimase in silenzio e potei controllare i suoi battiti. Erano regolari.
La pressione invece era un po' più bassa del normale, ma nulla di cui preoccuparsi, era più che comprensibile considerato il suo stato.
L'unica cosa che mi preoccupava era la lesione spinale, nonostante l'avessimo operato con successo non eravamo certi che avrebbe recuperato completamente le capacità motorie.
Da ciò che avevo letto nella sua cartella, fino ad ora era riuscito a muovere solo la testa e le braccia, mentre sotto il livello del bacino risultava ancora paralizzato.
-Ok. Graham... puoi provare a muovere le dita dei piedi? O una gamba.
L'uomo annuì e sia io che Aurora restammo in attesa a guardare: l'unica cosa che contrasse fu il viso.
-Ok. Potrebbe essere ancora presto- decretai infine, mantenendo la calma nonostante stessi male per lui. Non meritava davvero una paralisi.
-Ehi, so a cosa vado incontro facendo questo lavoro... è già tanto se sono vivo- mi sorrise e mi afferrò il polso, per avvicinarmi a sé.
Mi irrigidii, e sentii il mio cuore battere all'impazzata, come se stesse per saltare fuori dal petto.
August mi aveva afferrata per i polsi, per riuscire a immobilizzarmi in modo che non potessi tirargli altri pugni. E poi...
-Ehi. Hai un occhio nero? E che hai fatto al sopracciglio...
-Nulla- mi riscossi, sciogliendomi dalla sua presa cercando di sembrare disinvolta -ho fatto a pugni. Beh ora... ora la dottoressa Rose ti cambierà la fasciatura, io devo andare.
Avrei fatto tutto io, ma quel gesto mi aveva fatto di nuovo perdere la lucidità. Avevo bisogno di aria, di far sparire quell'ennesimo senso di soffocamento.
-Io? Ma dottoressa Swan...- replicò la ragazza, guardandomi preoccupata.
-Sì. Non ne è in grado dottoressa Rose? Non sa cambiare una fasciatura?
-Sì, ma...
-E allora lo faccia. Pulisca anche la ferita, e poi mi faccia sapere.
-Ma...
-Basta coi “ma”!- esclamai -Ciao Graham, ci vediamo.
Non appena fui fuori dalla stanza quasi corsi fino al piano terra, per uscire velocemente dall'edificio.
Grazie al cielo l'aria fredda di inizio Febbraio mi investì in pieno, riempiendomi d'aria i polmoni.
Quando svoltai l'angolo, dov'era tutto tranquillo, mi piegai portando le mani sulle ginocchia per reggermi, e continuai a respirare a fondo.
Non potevo essere diventata così debole, com'era possibile che non riuscissi più a controllarmi?!
Quella non ero io, era un fantasma che si era appropriato del mio corpo e mi stava controllando.
Quando tentai di tirarmi su, la testa mi girò tanto da farmi perdere l'equilibrio.
Sentii solo il dolore dell'impatto col cemento prima di essere inghiottita dal nero.

***

-Emma? Mi senti?
Sbattei le palpebre dolorante, sentivo la testa pulsare. Cosa diavolo era successo? Dov'ero finita?
Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi di Aurora, e accanto a lei quelli di Will. Mi guardavano preoccupati, eppure non eravamo in ospedale. Quel che vedevo in alto era il cielo, e a meno che non avessi battuto la testa troppo forte ero certa di non avere le allucinazioni.
-Sento sì. Cosa diavolo è successo?- feci per alzarmi ma il ragazzo non me lo permise e mi tenne giù, con la testa sulle ginocchia di Aurora.
-Sono venuta a cercarti poco dopo che sei corsa via... mi hanno detto di averti vista uscire, e ti ho trovata svenuta. Mi sono spaventata!
-Io ero per caso nelle vicinanze, stavo passando qui dietro per mangiarmi un toast in pace e...- aggiunse Will, continuando a scrutarmi -E ho pensato non fosse il caso di portarti dentro se non strettamente necessario, so che stai cercando di farti affidare la bambina.
-Grazie, sì, hai pensato bene...- borbottai, portandomi una mano alla fronte -Aurora, tu perché sei venuta a cercarmi invece di fare quel che ti ho detto?
-I... io...- balbettò la ragazza, mentre mi tiravo su nonostante le proteste dell'altro.
Avevo preso una gran bella botta alla spalla, ma la testa era a posto nonostante mi girasse ancora un po'.
-Ti hanno rimangiato la lingua?
-Swan, ti vuoi dare una calmata? Stai bene?
-Sto bene, Scarlet. Ho avuto un calo di zuccheri, non ho mangiato molto ultimamente. Allora, dottoressa Rose?- ripetei, tornando a rivolgermi a lei che aveva un'espressione strana, come se fosse sull'orlo delle lacrime. Eppure non mi sembrava di essere stata addirittura così rude da far piangere qualcuno. A meno che non ci fosse dell'altro...
-Will, puoi lasciarci sole?- gli domandai, probabilmente così sarei riuscita a farla parlare. Percepivo che ci fosse qualcosa che voleva dirmi, ma non ne aveva il coraggio.
-Ok... Rose, controlla tu la Swan. Se vedi che continua a non stare bene portala dentro a farle fare un controllo, a costo di trascinarla per il camice.
-Scarlet!- riuscii a tirargli un pugno sulla gamba prima che se la filasse e ci lasciasse finalmente sole su quella panchina.
Tornai quindi a rivolgermi alla ragazza, che mi guardò negli occhi e infine scoppiò a piangere, in preda alla disperazione più totale.
Nonostante non sapessi cosa avesse la abbracciai, cercando di farla calmare un po'.
-Ehi... Aurora, che hai? Scusa se prima sono stata stronza è che... è un periodaccio.
-Non ce l'ho con te Emma- singhiozzò -E prima in ascensore non stavo zitta perché ti stavo compatendo. In realtà ti ammiravo... ti ammiro- continuò a piangere lasciando che la stringessi e le accarezzassi i capelli, sembrava quasi una bambina. Mi fece tanta tenerezza, cosa era potuto succederle di tanto grave? E cosa c'entrava il fatto che mi ammirasse?
-Insomma, tu sei... lui ti ha... e tu sei così forte. Continui a essere te stessa, continui a stare col tuo uomo, continui a ridere e scherzare... a lavorare tranquillamente. A parlarne...
-Come vedi non sono stata poi così forte. Ma perché...?- ebbi un sospetto, e la guardai negli occhi quasi avendo paura che lo confermasse.
-A... anch'io. Cioé, il dottor Booth. Due settimane fa... poco dopo essere stato licenziato, è venuto a ritirare delle carte credo e... mi ha salutata... e... sono stata una stupida, mi ha offerto da bere una soda portandomi nella stanza del medico di guardia per due chiacchiere. E mi ha... io non sono riuscita a reagire, non ce l'ho fatta, e... lui è riuscito a...- non riuscì a concludere la frase che si strinse di nuovo nel mio abbraccio.
Non riuscii a crederci, mi venne il voltastomaco.
Come aveva potuto approfittarsi di una ragazza dolce e indifesa come lei. Un conto era provarci con me, che ero stata la sua ex fidanzata e... e in un certo senso non ero debole, avrei potuto difendermi con un po' più di fortuna.
Ma lei... lei cosa gli aveva fatto? Era stata solo una vittima innocente del suo essere una bestia orribile.
La strinsi più forte, lasciando che sfogasse tutte le sue lacrime e la sua frustrazione, doveva essere stato orribile.
Lo era stato e continuava a esserlo per me, quindi non osavo immaginare cosa stesse passando lei.
-Non l'hai detto a nessuno? Non l'hai denunciato?- le domandai, quando il suo pianto sembrò essersi placato un po'.
-No... mi vergognavo, e avevo paura. Magari è stata colpa mia, forse in qualche modo gli ho dato il consenso. E poi magari non mi avrebbe creduto nessuno... lui è un medico di fama internazionale e io solo... solo una matricola...- singhiozzò, affondando il viso nella mia spalla.
-Tesoro, tu non hai alcuna colpa. Ora andiamo insieme dal primario, ok? Così gli racconti la verità.
-Ho... ho paura...
-No, ci sarò io con te. Non ti lascio da sola, te lo prometto. Scusami ancora per prima, se solo avessi avuto idea...
-Non è colpa tua... io... grazie Emma.
-Non devi ringraziarmi di nulla... ti aiuterò anche dopo. Posso darti qualche consiglio, qualcosa che a me è stato utile e... ma ci penseremo dopo, ok? Ora andiamo.

Uscii dallo studio di Whale frastornata, alla fine col mio aiuto Aurora era riuscita a tirare fuori le parole di bocca.
Il dottore ci aveva offerto del caffè nell'attesa che arrivasse la polizia che aveva chiamato perché la ragazza potesse denunciare l'uomo. Era stato utile per il mio malessere fisico, ma quello psicologico non era migliorato. L'orrore che provavo per il mio ex non era sparito, e dubitavo sarebbe mai potuto succedere. Come aveva potuto...
-Ok.. grazie ancora Emma- mi riportò alla realtà la ragazza, che era appena stata raggiunta da Philip, il suo ragazzo del mio anno. Le avevo proposto di accompagnarla a casa e rimanere con lei, ma aveva voluto semplicemente che lo chiamassi perché potesse parlarne anche con lui.
Non avevo insistito, perché sapevo sarebbe stato inutile, come per me; inoltre non trovavo sbagliato che condividesse il problema con l'uomo che amava.
-Figurati, davvero. Per qualsiasi cosa io ci sono ok? Non farti problemi a cercarmi.
Dopo averli salutati rimasi a guardarli camminare mano nella mano, e mi resi conto di avere bisogno anch'io del mio di uomo.
Avevo bisogno di lui, di vederlo, di abbracciarlo, di baciarlo.
Avevo bisogno non solo della sua presenza, ma anche del suo contatto fisico. Forse ce l'avrei fatta... a discapito di tutto quello che aveva detto Hopper.
Magari i suoi consigli potevano essere utili per qualsiasi altra donna, ma non per me. Io non volevo lasciare Killian, non sarei mai stata meglio se l'avessi fatto. Non mi importava un accidente del fatto che secondo lui sarebbe stata la soluzione migliore.
Così, senza pensarci due volte decisi subito di raggiungerlo.

Non gli diedi il tempo di dire “a”, che mi avvicinai a lui con sicurezza e lo baciai cingendogli il collo con le braccia.
-Emma...- borbottò quello confuso, staccandosi leggermente dalle mie labbra.
-Potresti semplicemente stare zitto e baciarmi?- di nuovo non lo lasciai rispondere, e mi avventai nuovamente sulle sue labbra, e stavolta ricambiò il bacio.
Non me ne pentii.
Non aveva nulla a che fare coi baci rudi di August, era invece un bacio dolce e carico di passione, le labbra erano quelle calde e morbide che tanto amavo.
-Ok...- sussurrai infine senza rompere il contatto -adesso sì che sto meglio.
-Wow... cioé. Volevo dire. Sul serio?
Alla sua espressione sconvolta scoppiai a ridere, e mi sedetti accanto a lui guardandolo divertita. L'avevo davvero shockato a quanto pareva, e la cosa mi divertì parecchio.
-Sul serio- sorrisi, accarezzandogli la fronte.
Mi era bastato vederlo per stare meglio, baciarlo per essere di nuovo felice.
Era difficile se non impossibile credere alle parole di Hopper riguardo al fatto che rialzarmi per lui fosse un male per me. Stavo così bene...
-Non hai idea di come sia felice di vederti così Swan. Quando sorridi sei ancora più bella...
-Oh dai, basta con queste moine...- mi sentii avvampare, ma lo trovai comunque dolce. Nessuno mi aveva mai fatto complimenti in continuazione come lui, e la sensazione era più che piacevole.
-Non sono moine, è la verità dolcezza... anche il rossore ti dona, tra parentesi.
-Vuoi stare zitto?!- lo schiaffeggiai scherzosamente lasciandomi cadere quasi addosso a lui, ma fu un po' troppo azzardato.
Mi tirai su all'istante, non ero ancora pronta a quanto pareva. Il mio corpo e la mia mente non erano pronti come lo era il mio cuore.
Il contatto era stato troppo forte, troppo diretto... troppi ricordi dolorosi.
-Tesoro, un po' di pazienza. Stai già facendo dei passi enormi...- mi rassicurò, prendendomi la mano.
Non era arrabbiato, né infastidito... riuscii a leggere solo un velo di tristezza ben nascosto, e per cancellare anche quello mi chinai a baciarlo ancora una volta, scoprendo piacevolmente di non essere tornata sui miei passi. Le sue labbra erano ufficialmente di nuovo la mia droga.
-Hai mangiato i dolci?- gli domandai, mettendomi comoda a sedere sul letto, anche se non troppo vicina.
-Oh sì, una vera delizia! Sia quello alla Nutella che l'altro alla marmellata... vi siete proprio date da fare, eh? Devo dirlo a Robin, l'immagine delle dottoresse più sexy del mondo all'opera ai fornelli è piuttosto... erotica.
-Tu sei... sei malato.- sentenziai, guardandolo incredula. Riusciva a trovare dell'erotismo perfino in un paio di dolci fatti in casa. Era tremendo. Il solito ragazzaccio tremendo.
-Non ti ho... uhm... dato fastidio con quel che ho detto, vero?- mi domandò improvvisamente preoccupato, scrutandomi in volto.
-Frena il tuo ego mio caro... Non mi puoi scombussolare solo a parole- lo rassicurai con un sorriso ironico, che fortunatamente lo calmò.
Non l'avrei mai ammesso davanti a lui, ma le sue battutine mi divertivano. Avevano un certo non so che di... sensuale.
-Prima è passato il dottor non-ricordo-come-si-chiama a propormi di mettere una mano artificiale.- buttò lì l'uomo, abbassando lo sguardo. Sembrava imbarazzato, sapevo che non gli piaceva stare al centro dell'attenzione quando si trattava delle sue condizioni, preferiva essere l'uomo forte che prendeva tutto sul ridere.
-E... tu?
-Non lo so. Sinceramente? Non sono sicuro di volere una cosa finta attaccata al braccio. Non credo che potrei mai sentirla mia.- alzò le spalle continuando a tenere lo sguardo basso, mi fece molta tenerezza vederlo così.
-Ok- dissi -non sei obbligato, solo pensaci bene. Sai, ultimamente ci sono protesi molto vicine alla realtà...
-Grazie tesoro, ma credo di non volere comunque. A meno che tu non mi preferisca con due mani...- sorrise incerto. Possibile avesse ancora dubbi sul fatto che io lo volessi così com'era?
In risposta gli presi il braccio con l'arto mancante, e tirai su la manica per accarezzargli il moncone. Era ancora possibile vedere i punti, ma ormai era piuttosto messo bene, e la ferita era guarita in un'unica cicatrice neanche troppo evidente.
-A me piaci così come sei, Killian. Se ti farai mettere o meno una protesi dipende solo da te...
-Non lo so. Cioè, io avevo un lavoro. Arto finto o no poco cambia ormai. Amavo stare in mare. Ogni tanto, quando la Jolly Roger non era occupata, il capitano mi permetteva di navigare a patto che entro il tramonto la riportassi sana e salva. Hai mai provato la brezza marina dell'alba?
-No... io ho sempre viaggiato in macchina... o in aereo.
-Beh, devi proprio provare prima o poi.
-Mi ci porterai tu magari. So che pensi che ora è finita ma... io so che tu puoi farcela se è quello che ami.- gli assicurai, posandogli un bacio sulla cicatrice, e facendolo finalmente sorridere.
La sensazione era reciproca, come lui amava vedere sorridere me, io amavo veder sorridere lui. Era ancora più bello e affascinante.
-Grazie tesoro. Preferirei farlo senza una mano di gomma o quel che è, però. Forse ci metterò un uncino, sai... credo sia più sexy- mi fece l'occhiolino baciandomi la mano che gli teneva il polso.
-Sei serio? Un uncino?
-Oh sì. Penso che una volta fattaci l'abitudine potrebbe risultare anche abbastanza pratico...
Non faticai troppo a immaginarlo vestito tutto in pelle nera con un uncino al posto della mano mancante... e dovetti ammettere di trovare l'idea davvero sensuale. Forse era folle, ma su di lui sarebbe calzato a pennello. E io sarei stata la ragazza di Capitan Uncino... segretamente mi esaltai parecchio.
Mi avvicinai un po' e lo baciai ancora, lasciando che mi accarezzasse il viso dandomi nuovamente un senso di assoluto benessere.
-E pensare che lo strizzacervelli diceva che avremmo dovuto lasciarci...- sussurrai, cercando di rimanere rilassata nonostante la vicinanza a cui mi ero lasciata andare.
-E perché? Lasciarci? Non me l'hai detto.- si voltò allarmato su un lato per guardarmi meglio, interrogativo.
-Perché secondo lui io mi sto tirando su solo per te e non mi fa bene, e bla bla bla...
-E lo stai facendo? Solo per me?
-Ti sembra che io ti abbia appena baciato solo per farti contento?- alzai un sopracciglio, sfiorandogli le labbra con un dito.
-No...
Gli stampai un altro leggero bacio invece di rispondere, poi lo guardai dritto negli occhi;
-Ha detto che sarebbe stato meglio per entrambi. Tu hai parlato con lui. Lo so. Cosa gli hai detto?
-Io? Io non ho... non ho parlato con Hopper.
-HA!- saltai su a sedere, stringendo gli occhi -Tu non ti ricordi mai i nomi dei dottori. Il suo sì. Vuol dire che ci hai parlato.
L'uomo rimase in silenzio, guardandomi con un sorriso incerto e imbarazzato. Ormai ero sicura che mi stesse nascondendo qualcosa, e l'avrei scoperto a tutti i costi.
Rimasi a fissarlo e incrociai le braccia al petto, in attesa. Non mi sarei mossa di lì finché non si fosse deciso a parlare.
-Swan avanti, se uno parla con lo psicologo vuol dire che è qualcosa di... privato.
-Ma io ti ho detto di cosa abbiamo parlato! Tu invece mi nascondi le cose! E poi da quando in qua sei un tipo da psicologo?!
-E tu da quando in qua fai la parte della mogliettina isterica?
-Parla e basta, Jones. E non faccio la mogliettina isterica.- lo minacciai puntandogli un dito contro il petto: più non voleva parlare, più io mi incuriosivo.
-No Swan, se te lo dico rischio che tu mi lasci seriamente.- disse ora serio.
-Qualunque cosa sia la possiamo affrontare insieme!
-No... non in questo caso.

 

 

La verità è dolorosa e nessuno vuole conoscerla, soprattutto quando ci tocca troppo da vicino.
A volte diciamo la verità perché è l'unica cosa che abbiamo da offrire.
Alcune volte diciamo la verità perché abbiamo bisogno di dirla ad un'altra persona per poterla sentire noi stessi
. Altre volte la diciamo perché è più forte di noi e qualche volta la diciamo
perché è l'unica cosa che resta da fare. (cit. Grey's Anatomy 4x03)

























 





Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Non mi sembra vero di essere arrivata al 25esimo capitolo quando inizialmente pensavo sarebbero stati una decina proprio al massimo... e non credevo sarebbe piaciuta, sinceramente xD Quindi grazie mille a chi recensisce, a chi inserisce la FF nelle varie categorie, e a chi legge in silenzio!
Non manca molto alla fine, circa 4-5 capitoli... però ho qualche dubbio, e sono aperta a suggerimenti: mi era venuta un'altra idea da inserire prime di concludere (e allungherebbe la FF di ulteriori 3-4 capitoli credo), ma non so proprio se inserirla.
Lascio perdere e do' a questi poveracci un po' di pace (forse)? 
Oppure ce la metto?
O faccio un piccolo sequel di massimo una decina di capitoli una volta finita questa?
Non so proprio decidermi xD
Comunque grazie ancora a tutti, spero non mi maledirete troppo per non aver svelato ancora l' "arcano"! ahahahah
Buonanotte!

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Capitolo 26
*** We think we want the truth, but do we really? ***


We think we want the truth, but do we really?

 

Cosa poteva nascondermi di tanto terribile?
La sua espressione era troppo seria, che quasi ne ebbi paura. Quasi. Perché volevo comunque sapere di cosa si trattava: per far funzionare le cose tra di noi dovevamo poterci fidare l'uno dell'altra.
Non era giusto che solo io mi lasciassi andare mentre lui continuava a tenersi le cose dentro.
Ero certa che qualunque cosa fosse non l'avrei mai abbandonato, non avrei mai smesso di amarlo.
-Killian.- ripetei -voglio che tu mi dica cosa diavolo è successo. Io sono stata violentata tipo quattro giorni fa, e invece di chiudermi in me stessa e non permettere a nessuno di avvicinarsi sono qui con te, a baciarti e abbracciarti. Credo di meritarla la tua fiducia.- seppi di essere stata un po' troppo pesante, ma volevo trovare la spinta giusta per smuoverlo da quel suo silenzio.
-Swan, non è questo, io mi fido di te. È solo per proteggerti che non voglio parlarne, non è una cosa che serve tu sappia per forza. Ti prego...
-No! Io merito di sapere, qualunque cosa sia. Avanti Jones, cosa potrai mai avere fatto di così terribile? Guarda che non mi scandalizzo, non vado in crisi, non mi viene un infarto. Parla e basta.- insistetti, mentre lui continuava a fissarmi inespressivo. Mi venne voglia di dargli un bello schiaffone per smuoverlo.
-Dai!
-La vuoi smettere di insistere porca miseria?!- si alzò con tanta forza e rabbia che mi fece scivolare dal letto.
Mi tenni terrorizzata al comodino per non cadere, col cuore in gola.
Spaventata.
Lui mi guardò spaventato almeno me.
-Emma. Scusa. Non... non volevo. Tesoro, mi dispiace tantissimo. Ti sei fatta male?
Si alzò dal letto e facendone il giro si avvicinò a me, ma mi venne spontaneo arretrare.
Avevo davvero paura di lui adesso?
Non potei far altro che continuare ad arretrare con la bocca serrata.
Arretrai fino a raggiungere la porta della stanza e afferrai la maniglia, nonostante il suo sguardo supplichevole.
-Emma, ti prego... Non andartene, ti dirò tutto. Scusa, io non ti avrei mai e poi mai fatto del male, lo giuro!
Chiusi gli occhi poggiandomi contro la parete, ma lasciai andare la maniglia.
Cercai di respirare a fondo, di pensare lucidamente.
Dopotutto era colpa mia, avevo insistito troppo nonostante mi avesse chiesto gentilmente di lasciar perdere, aveva avuto fin troppa pazienza con me.
Lui non mi aveva mai fatto pressione, e io lo ripagavo in questa maniera.
Forse anche lui aveva passato un momento brutto o difficile, e non si sentiva pronto a parlarmene.
O aveva paura di dirmelo per non perdermi.
-Tu non mi perderai mai, Killian. Perdonami...- aprii gli occhi e tornai ad avvicinarmi lentamente a lui, fino a stringerlo tra le braccia. Lo abbracciai forte, e quando ricambiò, il mio corpo si arrese a lui, stufo di averne paura.
Inspirai il suo profumo, doveva aver fatto una doccia poco prima che arrivassi... il mio olfatto fu invaso da un piacevole odore di lavanda.
-Perdonami tu, piccola mia. Non mi perdonerò mai di aver reagito in quel modo, ti ho spaventata...
-No, no... me la sono cercata, ammettilo- sorrisi e raggiungemmo di nuovo il letto, sdraiandoci vicini e mano nella mano.
Ero stata sciocca ad avere paura, era l'ultima persona sulla faccia della terra che mi avrebbe fatto del male.
Restammo un po' in silenzio, semplicemente a contemplare la pace del momento. Mi bastava stargli vicino per stare bene, stringergli la mano per scaldarmi il cuore.
-Tesoro...- sussurrò poi, rompendo il silenzio -Se vuoi posso dirti cos'è successo. Non ne vado fiero, ma...
-Se ti va. Ma comunque sappi che... che puoi dirmi tutto. Sempre. Io non ti giudicherei mai.
L'uomo annuì, e si tirò su a sedere dando una mano anche a me, in modo che potessimo guardarci negli occhi e parlare.
-Sai, quando avevo 16 anni... credo di avertelo già detto. Ma ho perso mio fratello... Liam. E qualche anno dopo... la mia ragazza, Milah.
-Sì... me l'hai detto... mi dispiace tanto...- sussurrai, accarezzandogli una guancia.
-Non è questo il punto... Ecco. Dopo aver perso mio fratello, ho iniziato... ad avere degli attacchi di panico. È stato un incubo, ci è voluto quasi un anno prima che imparassi a controllarli. Credevo di aver superato tutto, ma ecco che è ricapitato quando ho perso Milah.
-Attacchi di panico. Non... non lo sapevo questo.
-E' ricapitato ancora Emma.- aggiunse amareggiato -Dopo che mi hai lasciato con tuo padre, è andato tutto bene con lui. Ma dopo... quando sono rimasto da solo, e ho ripensato a quel che ti era successo... io... sono stato male. Quando è entrata l'infermiera era passata già mezz'ora e non mi ero ancora ripreso. Sudavo, ho vomitato, e io...
-Oddio. Cosa?! Avresti dovuto dirmelo, non dovevi nascondermelo.
-Stavi già tanto male di tuo... non potevo addossarti quest'altro peso!
Gli accarezzai la fronte, guardandolo con tenerezza. Dunque non ero l'unica ad agire per il bene dell'altro. Nonostante fosse sbagliato.
Sapevo quanto dovesse pesargli tutto ciò, quindi apprezzai ancora di più il fatto che avesse deciso di parlarmene, di aprirsi.
E sapevo quanto si era odiato per il suo comportamento di poco fa, sembrava quasi ne fosse rimasto scosso più lui di me.
Eppure... era solo questo il suo grande segreto? Quello per cui avrei dovuto lasciarlo?
-E' questo il segreto tanto oscuro che non volevi rivelarmi?- gli domandai quindi -Credevi ti avrei mollato perché hai degli attacchi di panico? Certo, ti prenderei a schiaffi per non avermi detto la verità... ma solo quello!
-No, non era neanche questo il punto. È peggio.
-Ok... ti ascolto.- il suo tono di voce basso e serio mi spaventò di nuovo. Cosa ci poteva essere...
-Quando ho perso mio fratello, inizialmente ho affrontato il dolore in modo... sbagliato. Ho fatto delle amicizie poco raccomandabili, e... grazie a loro sono riuscito a fermare questi attacchi per un po'.
-E allora dov' è il...
-Aspetta- non mi lasciò finire di parlare -Grazie a loro non intendo dire col loro sostegno morale. Voglio dire degli aiuti... farmaci, diciamo.
Farmaci. Farmaci per l'ansia avuto grazie ad amicizie poco raccomandabili? A meno che...
-Droghe?- borbottai in un filo di voce; lo guardai negli occhi sperando che negasse, che si mettesse a ridere e smentisse quell'ipotesi assurda.
Ma non lo fece.
Non disse di no.
Non scosse la testa.
Si limitò ad abbassare lo sguardo, se per paura o vergogna non seppi dirlo.
-Va' avanti- mi uscì in un singhiozzo, cercando di non mollare del tutto la stretta sul suo braccio nonostante lo shock. Non volevo pensasse che lo stessi abbandonando.
-Ne sono uscito. Da solo. Però quando questi attacchi sono tornati, alla morte di Milah... ho ricordato quanto l'eroina mi calmasse. Era la via più facile per superarli e... ho ripreso.
-Per... per quanto tempo Killian. Quanto è andata avanti?
-Vari mesi. Prima di disintossicarmi in una clinica. Mi ci è voluto quasi un altro intero anno per uscirne del tutto.
Portai la testa tra le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Finalmente capii perché Hopper fosse tanto dell'idea che lasciarci sarebbe stato meglio per entrambi.
La nostra rovina sarebbe stata una reazione a catena se uno dei due fosse crollato: se fossi crollata io, lui avrebbe potuto non farcela di nuovo, e ricadere nella droga per tirarsi su.
Di conseguenza, se fosse successo io sarei stata ancora peggio.
Saremmo finiti male, tutti e due.
Non riuscii a tenere a freno le lacrime, e decisi di sfogarle fino scoppiare a piangere con disperazione. Col mio lavoro, avevo visto il mondo della droga da fin troppo vicino. I tossicodipendenti mi avevano sempre fatto pena, mi avevano fatta star male.
I loro sguardi persi, tra quelli desiderosi d'aiuto e quelli che sembravano essersi lasciati andare.
Lo sguardo di Peter, quando mi aveva detto addio.
Non riuscivo neanche solo a immaginare Killian in quello stato, l'uomo che amavo finire vittima della droga... e tornarci a causa mia.
-Emma...- sussurrò con la voce rotta, cingendomi le spalle.
Mi strinsi a lui e piansi più forte, senza più nessun freno.
Lacrime e singhiozzi controllavano il mio corpo, la mia mente, il mio cuore.
 

KILLIAN POV

Mi si strinse il cuore nel vederla piangere così disperatamente, singhiozzare, e tremare tra le mie braccia.
Quasi mi pentii di averle raccontato tutto; nonostante non riuscissi a capire perché reagisse in maniera tanto estrema, sapevo di averle fatto del male.
Le avevo appena rivelato la parte peggiore di me, quella che avevo sempre tenuto nascosta.
La parte debole, quella che commetteva errori enormi, quella che se pur dopo tanti anni continuava a far parte di me.
-Perché, Killian...
-Mi dispiace tesoro mio, è per questo che non volevo dirti nulla. Sono una persona orribile...
-No- singhiozzò, alzando lo sguardo -Perché non me l'hai detto prima. Perché non subito... perché a Hopper e non a me, sono io quella che ti deve stare vicino, quella che ti avrebbe rassicurato...
-C... cosa? Swan, non capisco...
-Che io per te ci sono, stupido cretino! Come pensi potrei starci se lo fossi venuta a sapere da qualcun altro?! Una cosa del genere poi! Un mio amico è morto di overdose, quando avevo 18 anni. Non sapeva a chi chiedere aiuto... e non l'ha chiesto a me perché ero incinta e non voleva mi addossassi il peso!
Ebbi un'ennesima fitta al cuore per quella rivelazione, che aveva spinto la mia piccola donna a piangere così. Quante ne aveva già passate nella sua giovane vita? E quante ne stava passando per colpa mia... forse lasciarci sarebbe stata davvero la cosa più giusta. Meritava un uomo migliore di me, un uomo più forte che si sarebbe potuto prendere cura di lei senza doverle nascondere un passato orribile per il terrore di essere rifiutato. Un uomo che non aveva un altro orribile segreto che a quel punto non poteva rivelarle.

-Non pensi di... di ricominciare? Non stai avendo tentazioni o qualcosa del genere... vero?- mi domandò la ragazza, quando riuscì a calmarsi un po'.
-No tesoro, no davvero. Voglio essere un uomo migliore per te Swan, non mi rovinerò la meravigliosa vita che posso avere con una donna come te. Però se tu non mi volessi, capirei...
-Non ci provare. Non devi neanche provarci a lasciarmi per il mio bene e stronzate simili, o ti stacco l'altra mano!- esclamò, stringendomi con forza, come se avesse paura che scappassi.
-Emma, io non...- non sono quello giusto, pensai. Si fidava troppo di me, voleva vedere solo il buono in me. Nonostante la consapevolezza che saperlo l'avrebbe ferita per l'ennesima volta, non potevo tenermi per me quell'ultimo dettaglio.
-C'è altro.- dissi prima di cambiare idea.
-Ancora? È importante? Perché io non ho paura del tuo passato, io voglio essere il tuo presente... e futuro.
-Non posso tenertelo nascosto, davvero non posso... meriti di sapere tutto.
-Ok avanti. Ti ascolto. Così dopo possiamo... starcene un po' tranquilli, e tu mi aiuterai a prepararmi un discorso per domani, per gli assistenti sociali.
Oh tesoro, pensai, dopo questa forse non vorrai più avere a che fare con me, figuriamoci chiedermi consigli per adottare una bambina.
-La seconda volta. Per procurarmi quelle cose andavo per i locali. Sono... ero davvero una persona poco raccomandabile credo, non ero per nulla un bravo ragazzo.
-Mh, i ragazzacci piacciono a tante.
-Sì, ma non i ragazzacci che bevono e si drogano con le ragazze e poi si approfittano di loro.- sputai d'un fiato.
Non ebbi il coraggio di guardarla.
Già il silenzio che calò fu devastante, agghiacciante. Ebbi come la sensazione di congelare fin dentro le ossa.
-Hai violentato delle ragazze?- disse in un sussurro, che a stento riuscii a sentire nonostante fossimo vicini. Ma la sua mano non era più nella mia.
-No. Non proprio. Ma... loro erano... inconsapevoli in un certo senso... sono stato con una neo 18enne che era vergine. Eravamo fatti entrambi, ma lei non di proposito. Semplicemente in quel locale avevano messo qualcosa nel suo bicchiere. L'abbiamo fatto nella mia macchina, ci siamo addormentati lì. Quando si è svegliata è stato straziante. Mi ha urlato contro che non voleva, che ero un approfittatore, che ero un maniaco...- fu più dura che mai riuscire a rivelarle quei dettagli, soprattutto sapendo che avrebbero potuto riaprire ferite che avevano appena iniziato a rimarginarsi.
Però non avrei mai potuto vivere serenamente la nostra relazione sapendo di nasconderle qualcosa di così grosso.
La amavo troppo per mentirle tutta la vita. Perché lei avrebbe portati quella cicatrice per sempre, e a sua volta avrebbe tenuto vivo il mio senso di colpa verso quella ragazzina.
-Ok. Quella non... non è stata proprio... violenza. Voglio dire non è proprio colpa tua.- biascicò a fatica, ma sembrò quasi volesse convincere più sé stessa che me.
Feci per riprenderle la mano, ma quella rifiutò il contatto e si alzò dal letto, come se scottasse.
Come se io la rivoltassi.
-Ho bisogno di riflettere, Killian. Ho bisogno di... di allontanarmi di qui, e riflettere da sola. Avrei preferito non saperlo, io sto per adottare una bambina! Non so come comportarmi!
-Mi... vorresti... lasciare?- quelle tre parole mi uscirono a stento, ma dovevo sapere. Volevo sapere.
-Non lo so. Non credo... no. No. Ma ho bisogno di... pensare. Promettimi che se ora esco di qui tu non farai niente di stupido, e manterrai la calma. Non voglio che ti senta male. Ma se succede chiamami.
Mi lanciò il suo cellulare sul letto, guardandomi incerta e confusa; -Sarò da Regina. Chiama il suo numero se serve, ok? Prometti.
-Te lo prometto, ma non mi succederà nulla. Se vorrai tornare da me... io... io sono un altro uomo.
Emma annuì con l'accenno di un sorriso, poi si voltò e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Ero orribile.
Come avevo anche solo potuto pensare che un uomo orribile come me potesse avere speranze con una donna tanto meravigliosa e perfetta? Aveva detto che non mi avrebbe lasciato, ma sapevo che non sarebbe stato così.
Ero a pezzi, l'avevo persa. Non si sarebbe mai più fidata di me come prima.
Non avrebbe più visto tutto quel buono in me.

***

EMMA POV

Quando finii di raccontare tutto a Regina mi scolai l'aspirina che aveva preparato per il mio mal di testa dovuto a quel pianto che sembrava non avere fine.
Potevo accettare che mi avesse mentito sul suo problema di panico, era comprensibile considerato il suo passato, e considerato che non volesse mai mostrarsi debole.
La droga era stata un duro colpo, nonostante fossero passati dieci anni. La droga, che si era portata via il mio migliore amico, Peter. Lo chiamavo Peter Pan fin da quando eravamo piccoli, perché era un ragazzino sognatore, un ragazzo che anche a 18 anni continuava a essere carico di vita come un bambino di 10. L'eterno ragazzino, quello che non voleva crescere... proprio come il Peter Pan delle favole.
Quando mi aveva lasciata ero stata a pezzi fino alla nascita di Henry, due mesi dopo. Solo il mio bambino mi aveva ridato la voglia di vivere, quella che avevo perso con l'abbandono di Neal, e la perdita di Peter.
Pensare che Killian aveva corso questo rischio mi lacerava il cuore, ma più che allontanarmi mi aveva spinta più vicino a lui. Mi aveva spronata a stargli ancora più vicino, a non lasciare che commettesse gli stessi errori del passato.
Però l'ultima rivelazione era stata troppo anche per me.
Non aveva violentato nessuna ragazza, non consapevolmente almeno. Però... aveva comunque fatto passare a delle ragazze momenti orribili come quello che avevo passato io, e non riuscivo a capire come sentirmi a riguardo.
-Emma per favore, basta piangere... lo so che è un brutto colpo, lo capisco...
-No Regina, non puoi capire! Io credo di amarlo, e ora vengo a sapere queste cose e... non riesco a capire che persona è. Ha commesso tanti errori, e per ben due volte... posso capire a 16 anni, ma a 25! Aveva Robin e Marian, non era solo... e ha preso comunque la strada sbagliata!- posai il bicchiere sul tavolo con un po' troppa forza, tanto che feci sobbalzare la donna.
-Porca miseria Swan, così lo rompi e ti fai male!- mi rimproverò, tirandomelo via dalle mani.
-Sai che me ne frega...- scrollai le spalle, asciugandomi gli occhi.
-Senti tesoro, io capisco che sia una cosa orribile. Credimi, capisco in pieno il tuo punto di vista... ma... non vorrai dirmi che ora hai paura di lui?
-Di lui? No.- scossi la testa, trattenendo le lacrime che volevano di nuovo prendere il sopravvento -Ho paura di me stessa. Dopo una cosa del genere dovrei darmela a gambe, dovrei essere terrorizzata! Ma io non lo sono, lo amo comunque, lo voglio al mio fianco! E questo mi fa paura, perché una volta ero una persona giudiziosa... e adesso voglio stare con un ex delinquente?!
Lei mi guardò confusa e incredula, ma non sapevo neanch'io in che modo spiegarle meglio cosa provassi. Neanche per un minuto avevo avuto paura di lui, neanche nel breve istante in cui gli avevo chiesto se avesse mai abusato di qualcuna.
Il fatto stesso di non averne paura mi faceva paura. Perché se fosse ricaduto nelle vecchie abitudini, non sarei stata abbastanza spaventata da scappare. E neanche da aiutarlo... piuttosto sarei precipitata insieme a lui, e questo andava contro tutti i miei valori.
Eppure mi aveva detto che era cambiato, che era un'altra persona, e io volevo credergli. Ma come potevo esserne sicura? Come potevo correre il rischio con l'imminente adozione di una neonata?
-Guarda, avresti tutte le ragioni del mondo per scappare... se fosse stato 5-6 anni fa. Ma adesso? Adesso è cresciuto, è cambiato... per quel che Robin mi ha detto, è davvero una brava persona. Posso capire che ti faccia impressione stare con un uomo che abbia fatto provare ad altri l'angoscia che hai provato e stai tuttora provando tu... ma credo sia diverso. Lui non ha mai fatto male a nessuno, non intenzionalmente.
-Anche August era ubriaco.- le ricordai, portando le braccia sul tavolo per poggiarvi la testa.
-Sì, ma era consapevole. Tu gli hai gridato di fermarsi, e non l'ha fatto. Quelle ragazze invece erano consenzienti. Drogate, ubriache, ma consenzienti.
Annuii, ma continuavo a non essere convinto. Era una situazione troppo complicata, troppo strana... forse in un altro momento sarei riuscita ad accettare il tutto con meno problemi, ma dopo ciò che avevo subito non ci riuscivo.
Non ci riuscivo, ma non riuscivo neanche a pensare a lui come a un mostro. Era sempre stato tanto dolce con me... tenero e protettivo.
-Cosa dovrei fare?- chiesi alla mia amica, alzando lo sguardo per guardarla negli occhi.
-Ok. Io non posso dirti cosa devi fare, ma stammi a sentire. Dopo ciò che ti ha fatto August tu dovresti stare molto ma molto peggio di come stai adesso... e invece ti sei tirata su. Sei riuscita a riavere un contatto fisico con Jones senza che questo ti faccia star male. Lui ti rende felice, questo rapporto non ti rende debole... ti rende forte piuttosto. Ti capisce, farebbe qualsiasi cosa per te... ti sostiene, ti da' i tuoi spazi, è innamorato. E credo la cosa sia reciproca.
Annuii automaticamente, senza neanche dover pensare. Più volte mi ero fermata a riflettere sui miei sentimenti verso di lui, e ormai ero davvero quasi certa di amarlo.
-Bene. Quindi adesso ti fai una doccia calda, metti il pigiama, prendi una camomilla che ti preparo io e poi a nanna. Domani è un altro giorno, potrai pensare con lucidità. Inoltre è il grande giorno, hai il colloquio con gli assistenti sociali per l'affidamento della bambina.
-Mh. Posso dormire con te?
-No Swan, che poi diventa un'abitudine. Hai la camera degli ospiti che è praticamente camera tua ormai. Credo di avere metà del tuo guardaroba lì.
-Non voglio stare sola. Non vorrai rischiare che io rompa un bicchiere e decida di tagliarmi con un pezzo di vetro, vero?
-Se stai scherzando non fa ridere.
-Sì, sto scherzando.- feci un mezzo sorriso, alzandomi e guardandola.
-Beh, è macabro. Ma va bene, puoi dormire da me. Non voglio rischiare di averti sulla coscienza, ok? Però che sia l'ultima volta, non hai 8 anni.
-Grazie- sorrisi più sinceramente e mi diressi verso il bagno, pronta a lavarmi via le preoccupazioni, almeno per quella notte.
Mi convinsi di essere completamente pazza quando immaginai e desiderai di avere Killian nella doccia insieme a me.

***

Avevo passato tre quarti d'ora davanti allo specchio per rendermi perfetta per il colloquio, per quanto fosse possibile. Dopo varie prove, avevo deciso che per fare la mamma un trucco acqua e sapone sarebbe stato molto meglio, quindi mi ero limitata a un fondotinta e il correttore per nascondere occhiaie e graffi e i lividi ancora visibili, un rossetto color pesca e un po' di mascara.
Avevo raccolto i capelli in una coda bassa che mi scivolava lungo una spalla che reputavo mi desse un aspetto materno. Per completare il tutto avevo messo un semplice jeans chiaro e un maglioncino rosa pallido con dei fiorellini azzurri.
Anche Henry aveva approvato, quando ero passata a casa per fare colazione insieme e portarlo a scuola. Secondo lui ero perfetta, e chi meglio di un figlio poteva dire se la sua mamma avesse un aspetto da... mamma?
Mi era venuta anche un po' di febbre, ma era un dettaglio che poteva passare non in secondo, ma in terzo piano dato che non arrivava neanche a 38, e i miei occhi fortunatamente non erano arrossati.
-Emma! Tesoro, sei bellissima!- mia madre mi venne incontro e mi abbracciò, stampandomi due baci sulle guance.
-Scusa- sorrisi divertita alla sua espressione -spero non ti sia mangiata il fondotinta, ho un po' abbondato.
-Sì, lo vedo... senti, non sono ancora riuscita a chiederti come ti senti. Ho parlato con papà... ma quando sono passata eri così dolce con Killian e non volevo dare fastidio...
-Mi hai vista con lui? Oddio... tutto questo è imbarazzante.- mi lamentai, immaginando mia madre a guardarmi tutta sorridente. Mio dio.
-Dai, siete così carini! Però ora... come stai?- si fece seria, accarezzandomi i capelli.
-Non lo so in realtà- ammisi -sto... non lo so. Non sto male comunque.- borbottai, senza però entrare nei dettagli. Non era per August che mi sentivo strana, ma per Killian. A mente lucida avevo cercato di pensare a cosa fare, ma non avevo ancora trovato la soluzione.
Lasciarlo però era l'opzione con meno punti nella mia testa.
-Mi sento così male a non poterti aiutare piccola... sto così male per quello che hai passato, io...- le si inumidirono gli occhi, e io la abbracciai stringendola forte a me, per rassicurarla.
-Mamma, non ti preoccupare. Me la sto cavando alla grande. Non so se dipende dal fatto che a 28 anni sia meno traumatico che... non so, a 18, o forse non lo è. O forse dipende dal mio carattere... ma in ogni caso non ti devi preoccupare. Non mi sto deprimendo, non mi sto chiudendo in me stessa e non sto digiunando.- le assicurai; dopo lo svenimento del giorno prima non volevo più rischiare di sentirmi male sul lavoro, quindi per colazione avevo preso tre pancake al cioccolato e un caffè bello forte.
-Sono orgogliosa di avere una figlia forte come te. Te la affideranno questa bambina... e a proposito, perché non ce ne hai parlato?
-Scusa, è successo tutto in fretta! Stasera potrei venire a cena a casa e ne parliamo. Sempre se mi va bene il colloquio, sennò credo vorrò ubriacarmi un po'...
-Emma!
-Scherzavo!- risi di gusto -O forse no, avrei proprio bisogno di una bevuta.
Dopo l'accaduto non avevo più preso un sorso d'alcol, perché mi ricordava di aver ceduto a causa sua, ma effettivamente ne avevo bisogno. Non sarei mai diventata astemia, mi piaceva bere anche se non lo facevo spessissimo.
-Mi ricorderò di far sparire le bottiglie di vino. Vieni con Henry?
-Sì, finisco alle 8... poi lo passo a prendere e veniamo, ok?
-Ok. Intanto in bocca al lupo per il colloquio, ma andrai benissimo! E poi c'è una sorpresa... ne parlerà Whale verso l'ora di pranzo, spero ti farà piacere.
-Immagino tu non voglia dirmelo, vero? Alla tua bambina curiosa che vuole tanto sapere?
-No, no! Lo saprai dopo insieme agli altri.

Non feci in tempo a raggiungere l'ascensore che fui quasi spazzata via da una Ruby in corsa come una forsennata. Ero l'unica che non aveva iniziato il turno all'alba oggi?!
-Ciao Ruby, perché tanta fretta?- le domandai, mentre riprendeva fiato.
-Cercavo proprio te Emma. Non lo so, ma ci sono gli assistenti sociali che sono appena usciti dalla camera di Jones, e lui sembrava davvero turbato. E... e Hopper ti sta cercando, dice che è urgente.
 

 

I medici danno molte cose ai pazienti:
noi diamo farmaci, diamo consigli e il più delle volte
diamo loro nostra incondizionata attenzione.
Ma in assoluto, la cosa più difficile da dare ad un paziente, è la verità.
La verità è dura.
La verità è scomoda e, molto spesso, la verità fa male!
Insomma, le persone dicono di volere la verità,
ma la vogliono davvero? (cit. Grey's Anatomy 4x03)





























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco il nuovo capitolo, che ho riletto e risistemato mentre facevano OUAT per non cadere in tentazioni e leggere degli spoiler sulla puntata...
Alla fine la verità è venuta a galla... non so se si poteva immaginare, se è stata migliore, o peggiore di quanto si potesse pensare. Però credo spieghi come mai Hopper pensi che sia meglio restino separati al momento... 
E niente, buona notte e buona visione a chi domani (come me, che non seguo la diretta per lo streaming che si blocca e la pubblicità ogni 2x3) vedrà la nuova puntata!
:*

P.S.: dopo le varie opinioni che mi avete dato, concluderò la FF tra 4-5 capitoli come avevo già pensato, e svilupperò la prossima idea in un breve sequel... in modo che il tutto venga più chiaro e meno incasinato! Grazie dei consigli :D

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Capitolo 27
*** Heart Love VS Right Love ***


Heart Love VS Right Love
 


-Non mi va di parlare con Hopper, e poi tra meno di 10 minuti devo essere con gli assistenti sociali.- cosa poteva volere ora da me? Mi aveva già incasinata abbastanza, se non fosse stato per lui il mio rapporto con Killian sarebbe stato ancora stabile e felice... mi aveva dato solo problemi, non me ne servivano altri.
-Gli serve un minuto. Vai nel suo studio, è comunque sul piano dove devi incontrare loro. Ah, tieni- mi porse il cellulare che avevo dato a Killian, quello che alla fine non aveva usato. Quasi ci avevo sperato in una sua chiamata, ma se non altro, non averlo fatto voleva dire che stava bene.
-Va bene, va bene. Grazie Ruby... prenditi cura di Jones, ok? Io... non so se oggi avrò tempo per passare da lui.
Ignorai il suo sguardo interrogativo e salii in ascensore, premendo il tasto per il quarto piano.

Raggiunsi velocemente lo studio di Hopper, mettendomi subito a sedere a braccia conserte senza tanti complimenti.
Lo guardai con aria di sfida, in attesa del suo ennesimo stupido consiglio.
-Come va Emma?
-Alla grande, perché non dovrebbe andare bene? E avrei anche abbastanza fretta.
-Lo so, però volevo informarti di una cosa. Hanno parlato con Jones, le persone che devi incontrare.
-Me l'ha detto la dottoressa Lucas. Lo so già.- scrollai le spalle con indifferenza.
-Ok, passerò al dunque per non farti perdere tempo. So che sai del suo passato.- mi guardò negli occhi, e io feci di tutto per mantenere lo sguardo fermo. Non volevo si accorgesse delle mie insicurezze riguardo all'argomento, e non volevo mi facesse dubitare ancora di più della mia relazione.
-Ok. E quindi?- mi limitai a domandargli.
-Quindi... quindi lo sanno anche gli assistenti sociali. E sanno che tu lo sai.
-Ah...- rimasi un attimo interdetta, forse era per quello che Ruby aveva visto Killian turbato. Avevano scoperto del suo passato, e probabilmente si era lasciato sfuggire il fatto che io ne fossi a conoscenza. Ma quindi?
In fondo aveva solo detto la verità, e dubitavo l'avrebbero presa meglio se avessero pensato che non conoscessi il passato del mio uomo.
-Ok. Beh, non importa. È stato tanti anni fa, lui è cambiato. È una brava persona, dottore. Ognuno di noi ha fatto i propri sbagli, non credo che lei sia perfetto... e io neanche.
Più lo dicevo ad alta voce, e più me ne convincevo io stessa. Ok, Killian aveva fatto delle gran cazzate... e allora? Anch'io mi ero fatta di erba un paio di volte, e avevo perfino scassinato una porta per delle stupide bravate coi miei amici. E mi ero fatta mettere incinta a 18 anni, per puro errore.
-Lo so, nessuno è perfetto. Ma spero le persone che dovranno decidere se affidarti questa bambina saranno dello stesso avviso. E spero anche tu sia certa di quel che fai. Sei in un momento molto delicato Emma, sta' attenta...
-Grazie dottor Hopper, ma posso dirle una cosa? Sì, sono in un momento... strano. Ma... non credo di stare reagendo male, sto solamente cercando di andare avanti. Non voglio impuntarmi per anni e soffrire per una cosa che potrei lasciarmi alle spalle. Non metto in dubbio il suo lavoro, ma credo lei non mi conosca, altrimenti si renderebbe conto che sono più forte di quanto immagina- gli spiegai, e mi alzai andando alla porta: il mio tempo da perdere era finito.
-Beh, se tu mi dessi la possibilità di conoscerti, prima o poi...
-Vedremo. Gliel'ho detto: non sono entusiasta di queste sedute, le faccio per puro dovere. Arrivederci.
-Ciao, e buona fortuna, davvero.
-Grazie.
Finalmente uscii e mi chiusi la porta alle spalle, andando dritta verso la sala in fondo al corridoio in cui dovevo incontrarmi con gli assistenti sociali.
In un certo senso ora mi sentivo meglio: non c'era nulla che dovessi nascondere, sarei stata sincera nella speranza che avrebbero apprezzato.

-Salve signori- salutai l'uomo e la donna entrando, sorridendogli.
-Salve signorina Swan- si avvicinarono a stringermi la mano, poi ci accomodammo tutti sul lungo tavolo di legno, io seduta di fronte a loro.
-Bene, come si sente?- iniziò la donna con un sorriso.
-Ammetto di essere un po' agitata- sorrisi anch'io -ma è perché spero davvero di potermi prendere cura di questa bambina.
-Capisco. Beh, lei ha davvero delle ottime referenze. Abbiamo potuto parlare con il primario, che la reputa una delle specializzande più dotate e responsabili in assoluto... anche suo padre ha detto che mette molta dedizione sia nel lavoro che con suo figlio. Inoltre sono tutti d'accordo che lei è una donna molto forte: sua sorella Elsa, le dottoresse Lucas e Rose, e i dottori Scarlet e Glass.
-Beh... grazie- fui un po' stupita che avessero già avuto il tempo di parlare con tutte queste persone, ma ero lusingata che i miei colleghi avessero speso tante belle parole su di me.
-Ha salvato la vita al timoniere della Jolly Roger, rischiando anche di affogare. E ha saputo gestire alla perfezione e con lucidità l'intervento all'ispettore Humbert, nonostante l'ordigno che avrebbe potuto uccidere tutti... davvero notevole- aggiunse l'uomo, facendomi arrossire.
Stavano facendo passare tutto per più di quanto fosse veramente stato, io non mi reputavo né una salvatrice né un'eroina, semplicemente avevo svolto il mio lavoro, come chiunque altro avrebbe fatto.
-Io non so che dire, sul serio. Ho solo fatto ciò che andava fatto.- scrollai le spalle, guardando i due imbarazzata.
-Sì, ma non tutti ne avrebbero avuto la forza. Inoltre non è facile fare il chirurgo e crescere un figlio...
-Avevo 18 anni quando è nato, non era programmato. Io ero appena stata accettata alla facoltà di medicina, e i miei già lavoravano all'ospedale... il padre del bambino mi aveva lasciata, ma non sapeva che fossi incinta. Ho perfino valutato l'adozione... ma quando l'ho tenuto tra le braccia per la prima volta... ho deciso che avrei cresciuto io quel bambino. Ora ha 10 anni, ed è davvero meraviglioso.- mi asciugai una lacrima che non riuscii a trattenere pensando a Henry, a com'ero stata felice di stringerlo in quel letto d'ospedale, e decidere che non avrei mai potuto lasciare che qualcun'altra fosse la sua mamma.
-Tutto questo va davvero molto a suo favore- sorrise la donna sinceramente -Però, vogliamo parlare anche delle cose meno piacevoli per capire quanto lei sia in grado, ora come ora, di gestire una neonata. Temo dovremmo chiedere della violenza che ha subito meno di una settimana fa.
-Ok, capisco- cercai di non spegnere il sorriso, nonostante non mi entusiasmasse molto doverne parlare. Ma ero preparata, era ovvio che volessero sapere tutto di me.
-Come sta affrontando la situazione?- mi chiese quindi, cauta.
-La sto affrontando... bene. Voglio dire, sì, è stato un trauma e ci sto male tuttora. Ma... non è ingestibile. Non... non ho corso il rischio né di cadere in depressione, né di avere altri tipi di problemi... psicologici. Lui era il mio ex fidanzato. L'ho denunciato, e non ho nascosto il fatto.- non fu facile cercare di spiegarmi, ma volevo capissero che ero perfettamente in grado di gestirmi, e quindi di gestire Lily.
-Sto vedendo lo psicologo regolarmente in questo periodo...- decisi però di evitare i dettagli sulle nostre sedute -ma soprattutto ho avuto subito il sostegno dei miei cari, il che ha reso tutto ancora più facile.
-Il contatto fisico come lo gestisce?
-Con le donne non è un problema, come non lo è con mio figlio. Con mio padre e col mio... uomo, ci sto lavorando. Ma solo il primo giorno è stato più complicato. Mi sto lasciando andare, e questo non mi causa problemi.- soprattutto con Killian mi ero più che lasciata andare, e avevo in programma di migliorare ancora, e in tempi brevi.
Certo. Se... se avessi deciso di rimanere con lui.
-Molto bene. Vedo che la sta prendendo con più forza di quanto faccia la maggior parte delle donne, le fa davvero onore, signorina Swan.
-Potete chiamarmi Emma- dissi semplicemente, non sapendo cos'altro aggiungere.
-Quindi lei crede che questo trauma non le darebbe alcun problema nella gestione della piccola, giusto?
-Assolutamente, ne sono certa.
-Va bene... un'ultima domanda, prima di passare strettamente alle questioni della bambina. Cosa può dirmi della sua relazione con Killian Jones?
Ok, non ero preparata a sentirmi porre la domanda in maniera così diretta. La mia relazione con Killian.
Che tipo di relazione avevamo? Ne avevamo una? E soprattutto, l'avevamo ancora?
In ogni caso non avevo mai saputo dare una vera definizione a ciò che c'era tra di noi: l'attrazione c'era di sicuro, un grande affetto, una grande affinità. E probabilmente l'amore, ma non avevamo mai sentito la necessità di dare un nome a tutto ciò.
-Posso dirle che... ok, non lo so.- mi arresi -Io e lui ci siamo conosciuti quando l'ho salvato, quindi la nostra relazione è cresciuta qui, in ospedale. Posso dirle che è un uomo buono, è protettivo, e... un uomo di cui mi fido.
-Ha ammesso che lei è a conoscenza del suo passato, quando ci abbiamo parlato.
-Sì. Ma appunto, si tratta di passato. È successo più di 10 anni fa.- dissi con voce ferma.
Nonostante non fossi certa di cosa sarebbe successo tra di noi, di quello ero invece convinta: era il passato.
-Non è preoccupata quindi che stia vicino alla bambina?
-Assolutamente no! Non farebbe del male a una mosca, e se tra noi dovesse andar bene... sono certa che sarebbe un padre perfetto.
-Padre. Quindi lei sta valutando anche l'adozione vera e propria, e non solo un affidamento temporaneo.
Annuii; non avevo programmato di parlargliene già da adesso. Ma d'altronde mi ero scioccata di me stessa anche per aver espresso ad alta voce il pensiero di Killian padre.
Mio dio, come avevo potuto avere un pensiero simile? Stavo seriamente impazzendo.
-Emma, senta... lo fa anche per il fatto che... beh, che potrebbe non riuscire più ad avere figli suoi?- intervenne cauto l'uomo; mi morsi il labbro, quindi sapevano proprio tutto. Non sfuggiva proprio nulla a queste persone.
-Forse un po'. Ma non lo faccio per capriccio. Mi sento in qualche modo legata a questa bambina. L'ho vista nascere, l'ho tenuta in braccio appena nata... ho visto la sua mamma morire, dopo essere riuscita a chiedermi di avere cura di lei. E quando ora la tengo in braccio... mi fa stare bene, e vedo lei stare bene. Non sarò sposata, sarò ancora una specializzanda, e tutto quello che vuole lei... ma io credo davvero di potermi prendere cura di Lily, come se fosse mia.
Rimasi in silenzio, e lasciai finalmente che mi studiassero, rimanendo ferma nel tentativo di non sembrare troppo ansiosa.
Forse mi avrebbero presa sul serio, o forse mi avrebbero presa per pazza. In ogni caso io avevo fatto il possibile, avevo detto tutto quello che avevo da dire... dovevo solo sperare che fosse abbastanza.
-D'accordo Emma, grazie mille. Le faremo sapere il prima possibile- decretò infine l'uomo, alzandosi.
Mi alzai anch'io, insieme alla donna, e strinsi ancora una volta la mano a entrambi.
-Grazie mille. Vi accompagno all'uscita? O...?
-Oh, no, grazie... dobbiamo ancora parlare col dottor Hopper e un paio di altre persone.
-Ah. Ok.- annuii, quindi Hopper poteva decidere di rovinarmi, fantastico! Solo mezz'ora fa gli avevo detto che non aveva capito nulla di me, e non ero per nulla convinta che questo mi avrebbe aiutata.
-Beh, in questo caso, buona giornata! Io torno a lavoro se non avete più bisogno...
-No, vada pure. Buona giornata anche a lei!
Gli sorrisi un'ultima e uscii di lì, pronta ad andarmi a cambiare e raggiungere Glass; grazie al cielo avrei passato la giornata in traumatologia.
Era da un po' che mi assegnavano solo casi più semplici, ma fortunatamente si erano resi conto che ero perfettamente in grado di lavorare come prima.
Dovevo staccare dai problemi, dai pensieri, da qualsiasi cosa. E dovevo staccare da Killian.

***

KILLIAN POV

-Robin! Chiudi la porta, grazie al cielo sei venuto- accolsi il mio amico senza troppi complimenti.
Un'infermiera mi aveva portato il pranzo da un'ora buona, ma non ero riuscito a toccare cibo. Avevo passato tutto il tempo a girare nervosamente per la stanza come un malato di mente.
Però non ero riuscito a darmi pace.
Il problema con gli assistenti sociali, che speravo non influisse sulla loro decisione di affidare la bambina a Emma non mi dava tregua.
In più lei non era ancora passata a trovarmi, e questo non prometteva affatto bene. Forse le avevo fatto passare dei guai... magari avevo davvero causato problemi con l'adozione.
Oppure era ancora schifata da ciò che le avevo rivelato il giorno prima. Il terrore che mi avrebbe lasciato si faceva sempre più vivo.
-Ehi amico, non dovresti tipo startene a letto?- fece lui confuso, squadrandomi da capo a piedi.
-No! Ho fatto una cazzata colossale, e Emma mi mollerà. Quindi spiegami come diavolo farei a starmene a letto a... a non lo so! Voglio uscire di qui, voglio prendermi a pugni e...
-Ehi, ehi, datti una calmata. Sediamoci e mi spieghi cosa diavolo hai combinato senza dare di matto, ok?
Annuii senza troppa convinzione ma comunque mi misi a sedere ai piedi del letto, facendogli spazio.
Mi guardava come se fossi pazzo... ma non poteva capire! Tra lui e Regina le cose andavano a gonfie vele, non aveva un passato di merda come il mio che potesse rovinare tutto.
-Ok. Respira e parla. Ti ascolto.
-Va bene. Per fartela breve, ieri ho raccontato a Emma certe cose molto brutte che ho fatto anni fa... cose che tu sai.- lo guardai serio, sperando che capisse a cosa mi riferissi.
L'uomo annuì, un po' sorpreso. Quindi anche lui credeva che avessi fatto una cazzata.
-Ha pianto a dirotto quando le ho detto del fatto della droga. Però è rimasta, ha pianto tra le mie braccia... e ha detto che mi sarebbe stata vicino. E poi ho avuto la brillante idea di dirle delle mie bravate con le ragazze... e lì puoi immaginare.
-Ti ha mollato?
-No. Ha detto che non mi avrebbe mollato, ma credo lo farà, la disgusto! E come darle torto. Dopo quello che ha passato...
-Oh avanti, ma se siete tanto in sintonia voi due... ti pare che ti molla per qualcosa che è successo dieci anni fa?
-Aspetta, non ho mica finito di raccontarti tutti i miei casini!
-Ancora?- alzò il sopracciglio, nuovamente incredulo. Ma in fondo di cosa si meravigliava, era lui quello in grado di essere il marito devoto e perfetto, con una vita perfetta e senza casini, tralasciando i furtarelli commessi da ragazzo.
Gli raccontai quindi dell'affidamento che stava cercando di ottenere Emma e degli assistenti sociali che erano passati a parlare con me.
In qualche modo sapevano tutto di me, a parte la faccenda delle ragazze dato che non ero mai stato denunciato. Ma solo perché altrimenti anche loro ci avrebbero rimesso per assunzione di droga, e sotto l'effetto di questa erano state tutte consenzienti.
Però sapevano che per ben due volte avevo ceduto all'eroina, e che la seconda volta era durata tanto da aver avuto il bisogno di disintossicarmi in clinica.
Mi avevano chiesto se Emma ne fosse a conoscenza, e senza pensarci più di tanto avevo detto di sì, pensando di fare la cosa giusta.
Solo quando si erano scambiati degli sguardi straniti mi ero reso conto di avere fatto una cazzata; “Sa che ha assunto droghe, il motivo per cui l'ha fatto... e vuole lo stesso adottare una bambina sapendola al suo fianco?”.
E lì avevo aggiunto danni al casino. Avevo spiegato con un po' troppa foga, e aggiungendoci espressioni come “diavolo” e “per la miseria”, che si era trattato di tanti anni fa... più qualche altro dettaglio che non riuscivo a ricordare.
E poi ero rimasto in silenzio, non ero stato in grado di trovare cosa dire senza combinare altri guai, e la cosa ovviamente aveva peggiorato il tutto. Neanche ero riuscito a chiedere scusa.
Si erano limitati a stringermi la mano e salutarmi educatamente, per poi lasciare la stanza.
Probabilmente avevano pensato che fossi un pazzo senza un minimo di autocontrollo.
-Mmh... non vorrei farmi odiare, ma insomma... l'hai fatta bella grossa.- constatò, e ovviamente non potei non dargli ragione.
Presi a pugni il materasso, arrabbiato per il fatto di non poterlo fare con entrambe le mani.
Neanche mi accorsi di Robin che rovistava nel suo borsone, ma riuscii a smettere di torturare il mio povero letto quando mi resi conto che mi stava porgendo una birra.
-Io ti amo! Come hai fatto a portarla qui?
-Pensa ad amare Emma, non me. Mi ha fatto entrare Regina, quindi niente controlli... penso che tu ne abbia proprio bisogno. Te la apro io?
Scossi la testa e aprii abilmente la lattina con la mia unica mano; la bibita mi invase la gola provocandomi un senso di benessere che non provavo da tanto tempo.
Certo, prediligevo il rum, ma una buona birra non era affatto una cattiva alternativa. Era un mese che non bevevo alcolici, neanche alla cena con Emma ero riuscito a procurarmi un po' di vino. Ma era stato meglio considerato che aveva avuto un'emergenza solo un paio d'ore dopo.
Rimasi deluso quando la bibita finì: una cosa era certa, una volta dimesso sarei andato a farmi una bella bevuta senza limiti. Però, se non altro, la birra era stata davvero utile a rilassarmi un po' i nervi, ed era un enorme passo avanti.
-Ah senti. Non è che puoi procurarmi un cellulare e il numero di Emma?- gli domandai, prima che mi passasse di mente.
-Eh? Devo farti da segretario ora?
-Oh avanti! Un cellulare da, che so, 50 dollari, quanto basta per chiamate e messaggi. Te li ridò io poi i soldi.
-Non è per i soldi ma...ok, va bene. E il numero di Emma però?
-Scusa, la tua ragazza non è la sua migliore amica? Chiedilo a lei.
-Fantastico- borbottò -tra un bacio e l'altro, mentre ci organizziamo per il mare... le chiedo il numero di un'altra donna.
-Puoi specificare che è per me. Ma al mare? Cos'è questa storia?
-Oh sai, per il week end. Ci andiamo insieme a Roland.
-Wow, quanto sei romantico!- lo presi in giro, ma anche a me sarebbe piaciuto un week end al mare d'inverno con Emma.
-Pensa anche tu a qualcosa di romantico per la tua bella, così magari riesci a farti perdonare- suggerì, dandomi una pacca sulla spalla.
Sarebbe stato bello, certo, peccato solo che non sarebbe bastato un gesto romantico a farle dimenticare il mio orribile passato, e nemmeno l'avrebbe aiutata nell'affidamento di Lily per rimediare alla mia cazzata.
-Ok, ora vado che devo salutare Regina e poi prendere Roland all'asilo... fammi sapere quando ti dimettono eh, così ti preparo la stanza!
-Grazie, chiederò. Credo sia questione di poco ormai... e non scordarti il cellulare!- gli ricordai, mentre si dirigeva verso la porta.
-Non sono del tutto d'accordo con questo piano ma... te lo porto prima di cena!
-Grazie, e salutami la tua ragazza... tra un bacio e l'altro!

***

EMMA POV

Entrati in casa dei miei genitori, la prima cosa che facemmo fu liberarci di giacche, stivali, e ombrelli. Fuori c'era un tempo orribile, e a causa del vento ci eravamo bagnati solo in quei 50 metri che dividevano la macchina dalla casa.
-Emma, Henry! Vi volete cambiare?- mia madre accorse alla porta a salutarci, e prese i cappotti per appenderli.
-No, tutto sommato io sono a posto, e per fortuna qui dentro è caldo!- constatai, per poi controllare che mio figlio fosse asciutto. Non era proprio il caso che si prendesse la febbre anche lui.
-Va bene, lavatevi le mani e venite a tavola... ho fatto pollo al limone e patatine fritte... e dei toast al formaggio alla griglia!
-Grande!- esclamammo io ed Henry all'unisono facendo ridere la donna, e raggiungemmo la cucina per lavarci le mani dove mio padre era alle prese con la tavola da apparecchiare.
Notai con piacere che c'era anche una bella bottiglia di vino rosso, di sicuro opera sua dato che fosse stato per mia madre sarei stata lontana dagli alcolici ancora per un bel po'. Ed ero convinta che anche il menù della serata fosse un'idea sua.
-Ehi, non avete preso freddo vero?- fece l'uomo mentre prendevamo posto a tavola seguiti da mia madre.
-Ma va, siamo venuti in macchina! Forse le giacche hanno preso freddo... vabbé, comunque, Henry domani non ha scuola... restiamo qui finché non saranno asciutte.
-Come mai ragazzino?
-Ah disinfestazioni... ma l'importante è che non c'è scuola! Mamma ha detto che posso andare a lavoro con lei... vero?- si rivolse a me supplichevole, facendo gli occhi dolci a cui sapeva che non ero in grado di resistere.
-Se davvero non ti scoccia alzarti alle 6 e mezza...- scrollai le spalle, scompigliandogli i capelli.
Probabilmente avrebbe seguito le nostre orme anche lui, dato che alla sua età ero stata esattamente la stessa.
Iniziammo a mangiare chiacchierando del più e del meno, erano rare le occasioni in cui gli orari ci permettevano di poter passare qualche ora in famiglia.
Era molto piacevole essere tutti insieme, e neanche il pensiero di Killian mi avrebbe distratta se non fosse stato per mio padre che mi versò il vino. Automaticamente sorrisi, ripensando al succo d'uva nella bottiglia di vino al nostro appuntamento.
In quel momento mi resi conto che Killian mi era mancato moltissimo, per tutto il giorno. Come avevo potuto essere così stupida da dubitare di lui... di noi.
-Ehi, Emma? Ti sei incantata?
-Mamma! Scusa. Hai detto qualcosa?- mi ridestai.
-Sì, ti chiedevo della storia di Lily...
-Oh, già. Giusto...allora- iniziai -diciamo che è stato per caso. Qualche giorno fa, è passata un'assistente sociale a dirmi che l'orfanotrofio, per via del volere della madre della bambina, avrebbe potuto darmi il suo affidamento temporaneo se avessi voluto. Io... io ho detto di sì.
-Così... senza pensarci?
-Avrò una sorellina, che bello! Domani me la fai conoscere?- intervenne Henry, facendomi sorridere.
-Va bene ragazzino! Comunque sì, senza pensarci. La sento molto... molto vicina a me quella bambina, e quando l'ho tenuta in braccio la prima volta... è stato come se stessi tenendo mia figlia. So che non sarò mai la sua vera madre, però posso cercare di darle una vita felice...- spiegai, ripensando agli occhi della piccola. Come si erano accesi quando avevano incrociato i miei, anche se per poco.
-Com'è andato il colloquio?- domandò mio padre, anche lui con un gran sorriso.
-Credo bene. Non lo so... non male... penso. Non so, sono così in ansia! Non so neanche quando mi daranno una risposta...
-Non ti preoccupare! Sei la migliore mamma del mondo, sono stupidi se non hanno capito!
A quel punto presi mio figlio sulle ginocchia e lo abbracciai per poi riempirlo di baci, per i quali ovviamente protestò facendo scoppiare a ridere tutti.

Si erano fatte le 11 quando raggiunsi i miei di sotto in pigiama per aiutarli a sistemare, dopo aver messo a letto Henry. Il tempo non aveva accennato a migliorare, quindi avevamo deciso di restare a dormire da loro, che avevano tenuto la mia stanza e quella di mio figlio così com'erano quando abitavamo lì.
-Tesoro, puoi andare a dormire... non hai una bellissima cera- constatò mia madre, baciandomi la fronte -e sei anche un pochino calda...
-Sto bene, e non ho neanche tanto sonno a dirla tutta.- le assicurai, e mi misi all'opera ad aiutare a lavare i bicchieri.
-Va bene... e alla festa, pensi di andarci con Killian?
-Ah...
Alla fine la sorpresa che aveva annunciato Whale, era una festa di beneficenza domenica sera. Sarebbe stata una serata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, e le donazioni avrebbero puntato a permetterci di aprire un reparto gratuito con un paio di psicologi a disposizione, per aiutare ragazze e donne che erano state vittime di abusi.
-Beh, io in realtà non ci ho pensato a... ad andare con qualcuno. Cioé, Whale mi ha chiesto se avessi voglia di fare un discorso e... sono andata un po' nel panico. E poi mi sono rimessa a lavoro- spiegai.
-Se non te la senti non sei obbligata tesoro...
-Ma no, non è che non me la sento! Non saprei cosa dire! Chiedi a Hopper, non sono molto brava in questo genere di cose. Se ha detto agli assistenti sociali che sono una psicopatica non potrei biasimarlo.- non sarei mai stata in grado di lanciare un messaggio sensato con le mie argomentazioni; innanzitutto avrei dovuto sentirmi vittima, e nonostante tutto non ci riuscivo. In più, cosa avrei potuto dire? Che dopo un paio di giorni ero già andata a limonare col mio ragazzo? Avrei solo fatto deprimere ragazze che magari dopo mesi ancora non riuscivano a dare un abbraccio al proprio padre o il fidanzato.
-Sono sicura che troverai le parole, se vuoi farlo... io ti trovo adatta, non è male mostrare che ci si può risollevare in fretta...
-Oh non lo so, ci penserò.- tagliai corto, mettendo a posto le ultime stoviglie pulite.
-Va bene, e riguardo a Killian? È una festa in ogni caso... ti puoi divertire, sai.
-Già beh... tasto dolente. E poi non so neanche quando verrà dimesso, non credo possa starsene in giro.
-Avete litigato?
-Non proprio... abbiamo parlato di varie cose, ho saputo... cose del suo passato che... che non lo so. Oggi non sono neanche passata a salutarlo e... mi è mancato. Tanto. Quindi... non lo so, so solo che sono parecchio confusa.
-Tesoro, qualunque cosa abbia fatto... penso possa rimanere nel passato. Io trovo che sia un uomo molto dolce e tenero, e tiene particolarmente a te... l'ho visto quell'abbraccio, sai.
Arrossii, e per poco non inciampai nel tappeto mentre andavo a prendere posto sul divano. Mi maledissi per non essere in grado di reagire diversamente, ma per me continuava a essere imbarazzante condividere la mia vita amorosa coi miei.
-Non ti ammazzare!- rise mia madre, vedendomisi a sedere accanto, e prendendomi le mani -Quel ragazzo pende dalle tue labbra... direi che è innamorato perso. Penso se la meriti una chance, dato che anche tu ne sei innamorata.
-Ehi! Io non ho mai detto di essere innamorata- borbottai, ancora più imbarazzata. Probabilmente lo ero, ma non ero pronta ad ammetterlo... non davanti a lei.
Però aveva ragione, Killian la meritava una possibilità, a che pro avrei dovuto lasciarlo? Era inutile cercare di negare i miei sentimenti, e agire con la testa... qualsiasi cosa avesse fatto ad altre, e non intenzionalmente, a me non l'avrebbe mai fatta.
Fin dal primo momento mi aveva dedicato tutte le sue attenzioni, con dolcezza e senza fretta. Il massimo a cui il “cattivo ragazzo” si era spinto erano state le sue battutine, che però non avevo preso affatto male, e segretamente avevo apprezzato. Mi aveva fatto sentire desiderata. E speciale... forse avrei davvero potuto essere felice insieme a quell'uomo.
-Va bene, hai ragione. Non sull'essere innamorata- puntualizzai, nonostante fosse una bugia -ma io voglio stare con lui. Domani gli porto dei pancake fatti in casa e... gli chiedo di venirci con me, alla festa.
-Digli anche che Lunedì verrà dimesso. Quindi non sarà un problema partecipare a una festa all'interno dell'ospedale...
-Lunedì? Sul serio?
-Sì tesoro, ho i miei metodi per sapere le cose. Puoi dirglielo.
-Grazie- sorrisi, pensando a quanto sarebbe stato felice. Era un mese che era ricoverato, e nonostante le brutte fratture quasi mortali, ora si era rimesso quasi completamente. Sarebbe bastato solo un po' di riposo ormai, e poteva benissimo farlo a casa di Robin.
Ero stata tanto, davvero tanto ma tanto stupida ad andarmene in quel modo, ferirlo quando l'unica cosa che aveva fatto era essere stato sincero con me. Ed ero stata io a chiederglielo, se non l'avessi mai fatto, questi dubbi non sarebbero usciti fuori a mettere alla prova i miei sentimenti.
Una cosa, però, ora era certa: ero finalmente pronta a scegliere di seguire il mio cuore.
Ancora col sorriso sulle labbra, afferrai il cellulare che con la vibrazione mi aveva avvertita di un sms:
“Ciao, sono Killian. Te lo avrei detto di persona, ma tu non sei passata e non so quando lo farai. È meglio per te, per me e per Lily che la nostra relazione si concluda qui. Non sono adatto a te, e neanche a fare il padre della bambina. Mi dispiace di essermene accorto tardi. Ti voglio bene, e mi piaci davvero tanto... ma è meglio così per tutti così. Un giorno mi ringrazierai, te lo prometto. Buonanotte Emma.”

 


Se usassimo il buon senso e ascoltassimo il nostro cuore,
forse ci accorgeremmo di aver scelto in modo saggio ed eviteremmo
il rimpianto più profondo e doloroso di tutti:
il rimpianto di esserci lasciati sfuggire una cosa meravigliosa. (cit. Grey's Anatomy 10x13)



















 









Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, temo che il capitolo possa essere un po' noioso, è un capitolo di passaggio... (anche se mi è venuto ugualmente lungo, ma vabbé xD). 
Mi serviva per aprire ciò che saranno gli ultimi 3-4 capitoli... e spero di non ricevere minacce di morte a causa del finale xD
Il titolo penso si capisca cosa voglia dire, ma avendolo inventato da sola - e quindi non essendo certa di quanto possa essere chiaro- rappresenta l'amore di Emma, che ha deciso di scegliere il cuore... e Killian, che ha deciso invece di fare ciò che ritiene sia la cosa giusta.
Un abbraccio, e spero non vi annoi troppo :P

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Capitolo 28
*** This is why we fight ***


This is why we fight

 

L'unico motivo per cui mi alzai alle 6 e mezza, e non avevo passato la notte in ospedale a compiere omicidi, era che mia madre mi aveva sequestrato le chiavi della macchina e le aveva nascoste.
Grazie all'sms di quell'idiota di Jones avevo lanciato il cellulare a terra con tanta forza da romperlo: risultato? I miei mi avevano costretta a bere un paio di camomille per farmi calmare e farmi ragionare.
Secondo loro catapultarmi da lui e prenderlo a schiaffi in piena notte mi avrebbe causato solo guai, e gli avevo dato retta solo perché non volevo altri casini con l'affidamento.
Se mi avessero presa per una pazza avventata e violenta mi avrebbero tolta per sempre dalla lista adozioni, e non era proprio il caso.
Però, ovviamente, non ero riuscita a dormire.
Avevo passato tutta la notte e rigirarmi nel letto pensando al discorso che gli avrei fatto una volta lì, e ovviamente senza risultati: continuava a vincere una tirata d'orecchie con tanto di pugno in faccia.
Ma come diavolo gli era venuto in mente di lasciarmi per un motivo che non stava né in cielo né in terra? Per sms poi! Come poteva anche solo pensare che avrei creduto al fatto che lo facesse per “noi” e non solo per me?!
Lo conoscevo abbastanza bene ormai da sapere quanto in colpa si sentisse, per il solo fatto di avermi detto la verità. Probabilmente pensava di aver compromesso l'affidamento a causa del suo passato, ma era ora che la smettesse di sottovalutarsi.
Sottovalutarsi, sentirsi colpevole, credere di non essere all'altezza... e probabilmente il non fidarsi di sé stesso. Questi erano i veri motivi per cui aveva deciso di lasciarmi in quel modo assurdo, e non potevo permetterlo.
Non era giusto che avesse così poca stima di sé, tanto da rovinare ciò che di bello avrebbe potuto esserci tra di noi.
Non poteva farlo, non quando finalmente avevo capito di voler seguire il cuore, e dare una possibilità a quella relazione per la quale riuscivo a vedere un bellissimo futuro.
Era riuscito a farmi provare sentimenti forti e genuini, reali ma anche da sogno, alla mia età... non potevo farmi sfuggire tutto questo per le sue stupide insicurezze.
-Emma, lo prendi il caffé?- mia madre si affacciò alla porta della mia stanza, osservandomi preoccupata. Aveva delle occhiaie enormi quasi quanto le mie, essendo rimasta ad ascoltarmi e cercare di darmi qualche consiglio fino alle 2 e mezza, quando l'avevo mandata a letto.
-Sì, fammene una tazza bella grande... e senza zucchero!
-Va bene... come ti senti? Hai dormito almeno un po'?
-Forse mezz'oretta tra le 5 e le 6. Mi sento come una che non ha dormito. Lascia perdere. Henry?
-Henry è già di là a bere la sua cioccolata e mangiare pancake... vuoi che ne metta un paio di parte per Killian?
-Scherzi vero?! Ma anche no, non se li merita. Non oggi.
-Ok... come vuoi. Ti aspetto in cucina.

Alla fine scesi in cucina con solo un po'di correttore per coprire le orribili occhiaie che ormai erano diventate mie fidate compagne di vita, e una tuta. Non mi ero presa la briga neanche di legare i capelli dato che ero troppo nervosa anche solo per provarci.
-Mamma, che è successo?- mi domandò mio figlio, lasciando la sua tazza per guardarmi in faccia sconvolto.
-Che? Che ho che non va?- eppure allo specchio mi ero trovata abbastanza presentabile... o almeno non così orribile da spaventare Henry.
-Sembri arrabbiata, e hai gli occhi rossi. Fai paura!
-Tranquillo ragazzino, ho solo litigato con le lenti a contatto.- mentii e gli diedi un bacio, per poi mettermi a tavola a bere il mio caffè; per fortuna almeno i miei capirono che non era il caso di fare commenti e rimasero in silenzio a finire la colazione.
Io non riuscii a toccare cibo, finii solo la mia bibita e me ne presi ancora un po': in qualche modo dovevo riuscire a rimanere sveglia fino a sera.
-Ok, Henry se sei pronto andiamo. Mamma, dammi le chiavi della mia macchina.
-No, sei troppo addormentata, se guidi tu rischi di farvi ammazzare. Oggi vi ci portiamo noi.
Sbuffai e mi alzai in piedi, recuperando la mia giacca e quella di Henry. Per fortuna erano asciutte, o sarebbe stato un altro problema... non per me, ma non potevo lasciar andare un bambino di 10 anni in giro senza cappotto col freddo che c'era.
Gli diedi una mano ad indossarlo e glielo chiusi, poi indossai il mio e raggiungemmo insieme ai miei la loro macchina, mettendoci a sedere dietro.
Henry continuava a guardarmi sospettoso, era un bambino troppo intelligente per credere alle mie bugie... ma era inutile che gli raccontassi la verità, grazie al cielo era ancora piccolo per le vicende amorose. Già riuscivo a immaginare come sarei impazzita quando avrebbe iniziato a uscire con le ragazze...
Per rassicurarlo gli diedi un bacio sulla fronte, poi gli cinsi le spalle per farlo poggiare a me e guardai dritta verso la strada; aveva ricominciato a piovere, non prometteva affatto bene come inizio giornata.


***

Arrivati in ospedale, lasciai Henry con mia madre promettendogli che sarei andata a recuperarlo tra un'ora in modo che stessimo un po' insieme.

Mi cambiai velocemente, e poi corsi in ascensore riuscendo a infilarmici un attimo prima che si chiudesse.
-Swan! Ma sei impazzita? Potevi rimanere incastrata!- esclamò Will, mentre Elsa tratteneva un gemito di paura.
-Buongiorno anche a voi. Ho fretta, non posso aspettarne un altro... e se prendo le scale rischio di fare uno scivolone e rompermi l'osso del collo.
-Sempre positiva tua sorella...- commentò il ragazzo, rivolto all'altra bionda.
-Da morire. Ma... stai bene?- mi domandò quindi lei, tirandomi per un braccio per farmi voltare. Sbuffai, non avevo proprio bisogno di un'altra ramanzina sul mio aspetto orribile.
-Sto benissimo!- esclamai arrabbiata, facendo arretrare lei e un paio di matricole per lo spavento.
Mi guardavano come se fossi un'aliena, ma più mi avvicinavo a quello stronzo, più lasciavo che la rabbia prendesse il sopravvento.
Senza dare la minima spiegazione, arrivata al mio piano saltai giù dall'ascensore e mi diressi a passo svelto verso la stanza di Killian.
Aprii e poi sbattei la porta con la grazia di un elefante, avventandomi su di lui e tirandolo per il colletto senza neanche dargli il tempo di reagire.
-Allora! Che storia è questa?!- esclamai, schiaffeggiandolo sonoramente sulla guancia.
-Emma... che diavolo fai?- fece lui confuso, alzandosi in piedi per cercare di sfuggire alla presa, ma scavalcai il letto, e quando gli fui di nuovo addosso lo spinsi contro il muro.
-IO che diavolo faccio, Killian Jones?! IO?!
-E... Emma, devi fare la persona matura e capire che... che è meglio così. Noi non possiamo stare insieme- disse con voce tremante, e solo ora mi accorsi che anche lui aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi.
-Ma non dire stronzate... idiota! Ti ho già detto che non devi provare a lasciarmi per il mio bene, e cazzate varie... perché non mi vuoi dare retta!- gridai ancora, disperata e con le lacrime agli occhi per la rabbia e la frustrazione.
-Io non l'ho fatto solo per te. L'ho fatto per entrambi. E per Lily.
-Non ti credo- sibilai stringendo gli occhi e tenendo lo sguardo fisso nel suo, senza mollare la presa sulle sue braccia.
-Mi devi credere Emma. Dove andremo a finire se non la smettiamo? Io finirò per drogarmi di nuovo per via dei sensi di colpa, e nel vederti star male... e tu a tua volta starai peggio... devi avere paura di me. Dopo tutto quello che ho fatto, chi ti assicura che non ricapiterà?
-Tu vuoi che me la beva?! Due giorni fa avevi detto di essere qui, se io avessi voluto. Di voler essere un uomo migliore... per me! E tu sei già un uomo migliore Killian!
-Già, forse. Ma proprio per questo non voglio rischiare di tornare sui miei passi. Non posso stare con te, tu mi fai perdere il controllo troppo facilmente... al momento non mi fanno bene questi sentimenti.
Lo colpii sulla guancia ancora una volta, ormai del tutto in lacrime, e con l'intento di lasciargli il segno per almeno i prossimi tre giorni.
Non poteva essere vero, doveva essere tutta una bugia. Tutta una stupida bugia per convincermi a rispettare la sua decisione... ma non era giusto! Non ero disposta a lasciarlo andare per il mio bene... il mio bene era stare insieme a lui, essere felice insieme a lui, come lo ero stata per queste quasi quattro settimane.
Feci per colpirlo ancora una volta, ma stavolta mi bloccò il braccio con una mano, facendomi sfuggire un grido strozzato.
Feci un passo indietro lasciandolo andare e chiusi gli occhi, per riprendere il controllo. In quel momento odiai il mio maledetto inconscio, odiavo non essere più forte e lasciare completamente fuori ogni spiacevole flashback che certi gesti riportavano a galla.
-Lo vedi Emma... non vado bene per te. Non sono neanche in grado di controllare gli impulsi, e ti faccio del male.
-No- dissi con voce ferma, riaprendo gli occhi -E' stato un caso, e non è colpa tua. Io stavo per colpire te, non il contrario! Volevi solo difenderti!
-Sì, ma non è il modo giusto di agire con te ora come ora. Non voglio tornare a essere violento... ma tu mi costringi. Mi dispiace Emma, non mi fa bene averti vicino.
-Basta! Se fosse vero avresti avuto il coraggio di lasciarmi di persona. Invece mi hai mollata con uno stupido sms, ti rendi conto?!
-Sì, lo so, è una cosa orribile. Anche per questo dovresti essere schifata di me, non credi?
-Lo sono!- tornai ad alzare la voce, per spingerlo nuovamente senza la minima delicatezza contro il muro, incurante del fatto che avrei potuto fargli male... se lo sarebbe meritato.
-Lo sono, perché sei un codardo! Perché non sei capace di inventare scuse di persona e mi mandi uno stupido messaggio illudendoti che io possa crederti. SEI UN CODARDO!- gli gridai in faccia, esternando tutta la rabbia che avevo in corpo.
E fu allora che la sua espressione mutò; fu allora che mi afferrò, e capovolse la situazione spingendo me contro il muro, per poi baciarmi con forza.
Gemetti piano, per il dolore alle scapole che non era ancora sparito, ma quando fece per allontanarsi, portai una mano dietro la sua testa e lo spinsi a baciarmi di nuovo.
Stavolta ricambiai, lasciandomi completamente andare in balia di lui, intrappolata tra il suo corpo e il muro.
Mi baciò con foga, e io feci lo stesso non riuscendo più a trattenermi. Per tutto il giorno e tutta la notte precedente non avevo fatto che desiderare le sue labbra.
Lo morsi, e poi invertii nuovamente le posizioni e continuai a baciarlo, lasciandomi stringere forte a lui. Le nostre lingue si intrecciavano, si fondevano, mentre le labbra continuavano a divorarsi senza mai saziarsi.
Invertì le posizioni ancora una volta, portando la mano dietro la mia testa perché non mi facessi male e spinse nuovamente il corpo contro il mio, facendomi sfuggire un gemito di piacere tra un bacio e l'altro.
-Cosa diavolo stai facendo Jones?!
-Papà!- quasi saltai per lo spavento e mi parai subito davanti a Killian, prima che mio padre potesse fargli qualsiasi cosa.
-Non... non mi sta facendo nulla- deglutii, senza riuscire a evitare di leccarmi le labbra, frastornata da ciò che era appena accaduto.
-Oh. Quindi voi... ehm... oh.- fece passare il suo sguardo confuso da me a lui, e ancora viceversa. Mi sentii avvampare fino alla punta delle orecchie, era enormemente imbarazzante che ci avesse beccati in un momento del genere. Non sapevo nemmeno io cosa mi era preso, da essere così avventata... però era stato oltremodo piacevole, passionale, tanto che solo perché avevo avuto il corpo bloccato le mie ginocchia non avevano ceduto.
-Ok. Ehm. C'è il dottor Whale che ti sta cercando- spiegò, con una nota d'imbarazzo anche lui.
-Sì. Bene. Ok, ora arrivo... e tu!- mi voltai verso Killian, conficcandogli un dito nel petto -Non credere che sia finita qui. Ci vediamo dopo.
Lui annuì senza proferire parola, ma quando mi decisi a voltarmi di nuovo nella direzione opposta per lasciare la stanza, mi concessi di farmi sfuggire un leggero sorriso, e toccarmi le labbra una volta aver chiuso la porta dietro di me.
-Quindi... avete chiarito?- domandò mio padre, mentre percorrevamo il corridoio.
-Non lo so.
-Ma come non lo sai, vi stavate... ti stava... tu gli stavi...
-Papà!- esclamai imbarazzata e divertita -non lo so. Come ho detto a lui, non è finita qui. Per ora gli ho fatto capire chi comanda, però.
-Mmh, quindi tu gli hai fatto capire chi comanda in questa maniera...
-Smettila. Sei imbarazzante!- protestai, coprendomi il viso con una mano per la vergogna.
L'uomo si fermò e mi bloccò per un braccio, per poi spostarmi con delicatezza la mano e sorridere.
-Non dico che mi sia piaciuto ciò che ho visto entrando ma... è bello rivederti col sorriso sulle labbra Emma. Se quell'uomo ti fa sentire così... non posso fare altro che approvare la tua scelta.- disse, e io lo abbracciai. Mi era mancato farlo, ed ero sicura mancasse anche a lui, e non lo facesse solo per paura di farmi star male di nuovo.
Quando ricambiò la stretta riconobbi le sue braccia paterne, e mi concessi di rilassarmi qualche attimo con lui.
-Ok...- dissi infine -ora devo andare da Whale. Hai idea di cosa voglia da me? Non sono di nuovo nei guai per qualche motivo, vero?
-Dovresti?- mi domandò sospettoso.
-No! Giuro che non ho fatto niente. Quindi?
-Non lo so, ma credo nulla di sgradevole... era tranquillo. E prendi qualcosa, hai la febbre!
-Dici? Non posso andare a vedere Lily così...- constatai dispiaciuta. Avevo voglia di andare a godermela un pochino finché potevo, ma d'altronde era colpa mia se mi ero strapazzata così negli ultimi due giorni. E di Killian: mi avrebbe pagato anche questa.

Salutai mio padre e lo lasciai proseguire il lavoro; io invece salii ed andai dritta a bussare alla porta dell'ufficio del primario.
-Avanti!- fece lui, ed entrai raggiungendolo sulla sedia di fronte a sé che mi indicò.
-Ciao dottoressa Swan. Come stai?
-Sto bene... grazie. Non dovrei? Dovrei preoccuparmi di questa convocazione?- lo guardai sospettosa; ero convinta di non aver fatto nulla di male, ma non si poteva mai sapere. Con la fortuna che avevo ultimamente...
-Oh no! Tranquilla... volevo solo parlarti di una cosa. Ovviamente non solo con te, ma con varie persone.
Annuii confusa, non avevo davvero idea di cosa potesse volere.
-Siamo a febbraio ormai... e a Giugno terrete gli esami... così poi tu e i tuoi colleghi passerete al vostro ultimo anno.
Annuii ancora, continuando a non capire.
-Beh, entro Giugno sceglierò lo specializzando capo, e tu fai parte della lista di persone che ho preso in considerazione. Cosa ne pensi?
-Oh...- dissi solamente; non mi sarei mai aspettata che mi avesse chiamata per questo. E tanto meno mi sarei aspettata di essere presa in considerazione per il ruolo... non ero certa di essere abbastanza disciplinata per farlo.
-Voglio dire, hai avuto un periodo abbastanza complicato. E se diventassi specializzando capo, sarebbe più dura. È abbastanza faticoso dividersi tra gestione degli altri specializzandi ed effettuare interventi. Stressante, a dirla tutta.
-Beh io... io non lo so se sono adatta- inizia, guardandolo -Però... mi piace il mio lavoro, e di certo non mi tirerei indietro. Non posso dire che mi dispiacerebbe essere specializzando capo.- ammisi, nonostante tutto. Sarebbe stata una bella occasione, e una buona esperienza da inserire nel mio curriculum. Un po' di fatica in più non mi avrebbe fatto male, avevo dimostrato spesso a me stessa e agli altri il fatto che non mi pesasse lavorare.
-Va bene Swan. Allora posso confermarti che sei in lista, se ne sei sicura. Siete in lista tu, tua sorella, la Mills, Cassidy.
-Loro lo sanno già?
-No, li ho convocati in altri orari. E con la Mills parlerò quando tornerà la prossima settimana dalla sospensione.
Annuii, ancora un po' in colpa per Regina. Certo non l'avevo spinta io a fare a pezzi August, ma il fatto stesso che fosse mia amica e l'avesse fatto per me implicava che c'entrassi anch'io. Però ero contenta che Whale avesse capito e non l'avesse esclusa dai candidati. Sarebbe stata brava, probabilmente più di me... era più autoritaria, sapendo essere un po' cattiva all'occorrenza.
-Bene, puoi andare Swan. Buona fortuna per l'affidamento comunque... te lo meriteresti.
-Grazie dottor Whale. E non ho avuto occasione di ringraziarla per le belle parole che ha speso per me...
-Oh, non c'è di che. Tutte meritate. Hai pensato per caso se vuoi fare quel discorso alla festa?
-Lo farò, sì. Le devo un favore, quindi cercherò di preparare qualcosa di... sensato- sorrisi, maledicendomi mentalmente per non essere stata capace di dirgli di no. Adesso mi toccava per forza, non potevo più tornare indietro.
-Fantastico, sono certo che puoi farcela. Puoi andare, buon lavoro!
-Grazie. Anche a lei!- lo salutai e uscii di lì, e con gran sorpresa trovai Neal ad aspettare fuori.
Mi limitai a salutarlo con un cenno del capo, dopo la nostra discussione non mi aveva ancora chiesto scusa, ma prima che potessi allontanarmi mi afferrò per un braccio, costringendomi a voltarmi.
-Cosa vuoi?
-Ciao Emma... come stai?
-Ti ho chiesto cosa vuoi.
-Parlare con te, senti mi dispiace per quello che ho detto l'altra volta... sono uno stupido. E mi dispiace per quello che ti è successo, io...
-Grazie- tagliai corto -ora scusami ma devo andare. Se ci tieni a parlare con me, lo faremo in un altro momento. Stasera da Granny, alle 21.
-Da Granny- fece un po' confuso, e potei intuirne il motivo -sei sicura?
-Certo, o non te l'avrei detto no?
-Ok...- annuì infine – a stasera. Ah... Henry sta giocando con una ragazzina con un braccio rotto. Quindi non serve che tu lo vada a prendere prima dell'ora pranzo...
Annuii e lo salutai con un cenno della mano; avrei dovuto accertarmi che quella bambina avesse davvero solo un braccio rotto, e non qualche malattia terminale. Non volevo che rischiasse di affezionarsi per poi perdere un'altra amichetta, com'era successo con Wendy. Era ancora troppo piccolo per soffrire così tanto, l'avrei protetto finché fosse stato possibile.
Certo, non avevo voglia di tenerlo lontano da tutti i bambini malati, come un'insensibile, ma ricordavo quanto aveva pianto quella volta, e non aveva toccato cibo per giorni.
Comunque, ne avrebbe avuto fino a pranzo... e io in mattinata avevo solo dei controlli di pazienti post operatori che avrei potuto affidare ad Aurora, quindi potevo sfruttare il tempo per tornare da quello stronzo di Killian e finire il discorso che avevamo iniziato.
Beh, non era stato esattamente un discorso...
Mi toccai nuovamente le labbra e chiusi gli occhi, rievocando quegli attimi di pura passione che mi avevano lasciata senza fiato, e allo stesso tempo mi avevano fatta sentire bene come non avrei creduto di potermi sentire tanto presto.
Il suo corpo caldo premuto contro il mio, e le sue braccia a tenermi stretta a lui... erano state sensazioni magnifiche. Nonostante fossi ancora arrabbiata per la notte d'inferno che mi aveva fatto passare.
Gliel'avrei fatta pagare, ovviamente... anche se gli avrei concesso, poi, di farsi perdonare.

 

***

Entrai nella stanza con sicurezza, e mi poggiai contro la porta a braccia conserte, guardandolo con aria di sfida mentre si voltava verso di me.
-Già qui...- commentò, guardandomi incerto. Probabilmente si stava chiedendo se gli stessi per saltare addosso per massacrarlo di botte, o per baciarlo.
Mi fermai qualche istante a studiarlo, e notai con soddisfazione che la sua guancia era ancora arrossata. I miei schiaffi erano stati efficaci.
-Allora Jones- iniziai -dimmi subito se possiamo riprendere da dove ci siamo fermati, oppure vuoi continuare con le tue stronzate.
-Intendi riprendere da te che mi sbatti al muro? Era il tuo turno.- alzò ammiccante un sopracciglio, e io dovetti mordermi la lingua per non sorridere. Non potevo dargliela vinta in questo modo.
-Intendo, parleremo da persone civili o farai ancora l'idiota?
Decisi di avvicinarmi, fino a sedermi accanto a lui e guardarlo dritto negli occhi, in attesa di una risposta. Se ancora non aveva chiaro il concetto, doveva capire chi era a comandare.
-Ok. Non voglio prenderle altre botte. Anche se trovo sexy farsi picchiare da un'affascinante dottoressa bionda...
-Taci- lo minaccia, portandogli l'indice sulle labbra, e lui sorrise.
-Va bene. Cosa vuoi che ti dica... che sono stato un idiota?
-Ok, stai cominciando bene- approvai -va' avanti...
 

KILLIAN POV

Era affascinante quel suo fare minaccioso, ma incuteva anche un po' paura. Era decisamente la donna più intrigante che avessi mai conosciuto.
Il giorno prima, dopo la visita di Robin, avevo passato ore a rimuginare sul da farsi.
Quando avevo avuto il telefono in mano, dopo cena, la decisione era ormai presa. Ero certo che quella fosse la soluzione migliore, per quanto male mi facesse. Ma Emma era troppo importante per me per permettermi di rischiare di farla soffrire.
Quindi, a malincuore, per quanto fosse stato difficile, avevo digitato quelle parole e avevo inviato l'sms. Dopo averlo fatto, avevo spento subito il cellulare, perché sapevo che se mi avesse chiamato subito non avrei avuto il coraggio di confermare le mie parole.
Mi era servita tutta la notte per prepararmi i discorsi, e le motivazioni per quella rottura improvvisa perché suonasse convincente. Inutile dire che non avevo dormito neanche un minuto.
Quando l'avevo vista il mio cuore aveva avuto un balzo, ma avevo cercato di mandare avanti quella specie di messa in scena.
Il suo sguardo stanco e disperato mi aveva messo a dura prova, ma fino a che non mi aveva chiamato “codardo” mi ero fatto forza e non avevo ceduto.
Ma codardo... non potevo accettarlo. Non aveva capito nulla di me. Non aveva capito che ciò che avevo fatto era stato solo per lei.
E a quel punto non avevo più resistito...
-EHI! Killian, ti sei rincretinito?- Emma mi scosse per le spalle guardandomi confusa, forse anche un po' preoccupata ma lo mascherò bene.
-Scusa. Volevo dire... lo so che sono un idiota, un grande idiota. E' che non sono andato troppo bene al colloquio con gli assistenti sociali, e poi c'è il fatto che io non sono l'uomo che dipingevi, ho fatto cose orribili, cose che... che se riaccadessero ti farei...
Non mi permise di finire la frase, interruppe le mie parole posandomi un dito sulle labbra. Ci parlammo con gli occhi, i suoi si erano riempiti di lacrime, come anche i miei. Però sorrise, e mi accarezzò la guancia.
Feci lo stesso con lei, con delicatezza. Non aveva un filo di trucco, il che rendeva la sua pelle ancora più morbida e perfetta.
-Killian. Io non ho paura di te, e neanche del tuo passato. Quando ho ricevuto quel messaggio... avevo appena deciso di lasciarmi andare. Avevo capito di essere stata una stupida a scappare in quel modo... chi non ha mai sbagliato?
-Un conto è sbagliare, un altro conto è fare gli errori che ho fatto io.
-Cretino.- disse prendendomi il mento -Sei un grande, grandissimo cretino, e stupido. Un idiota, un coglione e...
-Va bene, facciamo finta che tu abbia già elencato tutti gli insulti possibili e immaginabili sulla faccia della terra?- ridacchiai, strappando un sorriso anche al suo viso stanco ma sempre stupendo.
Provai un terribile senso di colpa per averle tolto il sonno, non erano ovviamente state quelle le mie intenzioni. L'avevo fatta soffrire per niente... un'ennesima cazzata che sembrava avermi perdonato.
-Va bene.- annuì, per colpirmi inaspettatamente sulla guancia ancora una volta, e poi scoppiare a ridere alla mia espressione stupefatta.
-Me lo sono proprio meritato, eh?
-Oh sì! E tra parentesi, Jones... non mi sarei fatta sbattere al muro da uno di cui ho paura.- sorrise maliziosa, spingendomi sul petto per farmi sdraiare, per poi sistemarsi a cavalcioni su di me, lasciandomi senza parole.


EMMA POV

Fu infinitamente divertente vedere il suo volto contrarsi nello sconcerto più totale; chiaramente non si aspettava un gesto del genere da parte mia, e neanch'io l'avevo premeditato più di tanto.
Tenni le mani ben piantate nel materasso, in modo da poter continuare a guardarlo, perdermi in quegli occhi meravigliosi che mi studiavano.
-Tu sei sicura che prima non abbia esagerato? Io...
-Sono totalmente sicura, ragazzaccio. E sicuro che io non abbia esagerato?- lo provocai, sfiorandogli appena le labbra con le mie per poi tirare di nuovo su la testa.
-Oh, puoi esagerare quanto ti pare con me Swan, credimi.- strizzò l'occhio, cingendomi la schiena con un braccio.
-Bene, perché ho intenzione di farlo ora- gli sussurrai all'orecchio, e poi mi spostai sulle sue labbra per baciarlo con forza, come a imprimere le nostre bocche, sigillarle in modo che non si separassero più. Dischiusi le labbra per passare la punta della lingua sulle sue, e poi insinuarla nella sua bocca.
Le due lingue si sfiorarono dapprima leggermente, come a studiarsi, e poi con più foga, fino a fondersi l'una con l'altra, esplorare le rispettive bocche, e poi ancora assaporarsi.
Feci leva su tutta la mia forza di volontà per interrompere quel bacio prima che diventasse altro, e spostarmi sdraiandomi accanto a lui.
-Wow... potrei vivere dei tuoi schiaffi e i baci e... sei così violenta anche a letto?- mi domandò, voltandosi nella mia direzione per guardarmi meglio.
-Diciamo che... se mi molli, non lo scoprirai mai.- dissi con voce suadente, dandogli un leggero morso sul labbro inferiore.
-Non lo farò Emma, mi dispiace.
-Bene. Qualunque cosa succederà la affronteremo insieme, che ti sia chiaro. Ah! E a proposito di affrontare insieme... Domenica ci sarà una festa qui in ospedale. Per raccogliere fondi per aprire un centro gratuito per donne che hanno subito violenze e non hanno un uomo come te che glielo faccia dimenticare...
Non riuscii a non notare la sua espressione asserirsi, e sorrisi accarezzandogli una guancia per tranquillizzarlo.
-Voglio solo dire che devi chiedere a Robin di trovarti qualcosa da mettere... perché vorrei venissi alla festa con me. Prima che me lo chieda, sì, nessuno farà storie, perché Lunedì sarai dimesso- conclusi, mentre il suo sguardo si accendeva di gioia.
-Sul serio? Mi dimettono?
-Oh sì, sul serio!- feci ridendo e abbracciandolo -quindi ci vieni alla festa con me o devo cercarmi un altro cavaliere?
-Oh no mia cara, non permetterei mai a nessun altro di farti da cavaliere. Certo che ci vengo con te.
-Fantastico! Spero che per allora la tua guancia sarà di un colore più normale.
-Beh, ci hai dato dentro di brutto eh. E io spero che tu non avrai più la febbre.- alzò un sopracciglio, guardandomi con aria di sfida.
-Quindi te ne sei accorto. Non hai paura che possa attaccarti i germi?
-No tesoro, tu puoi attaccarmi tutto quello che vuoi...- le sue battutine a doppio senso erano decisamente tornate, cosa che non poté che farmi piacere.
Feci per baciarlo nuovamente, ma la porta che si spalancò mi fece sobbalzare per lo spavento: grazie al cielo era solo Aurora.
-Scusate.- balbettò guardandoci imbarazzata, e io mi tirai su a sedere senza mancare di dare una botta alla spalla di Killian che stava sogghignando.
-Serve aiuto con qualche paziente?- le domandai.
-No. Ma ho sentito che hanno chiamato polizia e ambulanza a casa di Regina e... credevo volessi saperlo, ecco.
 



Cerchiamo sempre un modo per placare il dolore.
Qualche volta plachiamo il dolore sfruttando al meglio ciò che abbiamo,
qualche volta perdendoci nel momento.
E qualche volta per placare il dolore basta solo dichiarare una tregua. (cit. Grey's Anatomy 8x14)





















 







Angolo dell'autrice;
Ciao! Ce l'ho fatta a partorire questo capitolo, ero un po' insicura sul da farsi e credevo che avrei proceduto più lentamente... ma alla fine sono riuscita coi soliti tempi :P
Alla fine Emma si è fatta valere come al solito... quindi non sono stata cattiva, no?
Non odiatemi per il finale... comunque mi manca il capitolo 29, e il 30 da dividere in due parti perché per ciò che ho in mente una parte sola sarebbe troppo lunga!
Grazie ancora a tutti quelli che hanno continuato a seguire questa FF per quasi 30 capitoli ormai, quando ho iniziato davvero non pensavo sarebbe potuta piacere così :)
Buona notte! Non vedo l'ora di vedere la nuova puntata domani mattina, dato che lo streaming come al solito funzionava di cacca!

 

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Capitolo 29
*** Where do we go now? ***


Where do we go now?

 


Feci per prendere il cellulare quando mi ricordai che non l'avevo più perché si era rotto. Magari Regina mi aveva chiamata, o mi aveva mandato un sms per farmi sapere cos'era successo... perché mi rifiutavo di credere che le fosse accaduto qualcosa di grave.
-Mi devi anche un cellulare nuovo Jones!- esclamai nervosa e gli diedi una botta sulla spalla per poi alzarmi e raggiungere la ragazza.
-Grazie Aurora, hai fatto bene. Ci vediamo dopo Killian!
-Fammi sapere come sta Regina!- esclamò lui mentre chiudevo la porta e correvo con la specializzanda al piano terra.
Cercai di convincermi mentalmente che lei stesse bene, e che si fosse trattato di un malinteso... o magari aveva chiamato aiuto per qualche vicino. Odiavo non poterle telefonare, e soprattutto odiavo starmene ferma ad aspettare con le mani in mano.
Mi sedetti sul gradino e poggiai la schiena contro la parete, e solo allora mi accorsi che Aurora era ancora insieme a me.
-Come stai?- le chiesi gentilmente, facendole cenno di sedermisi accanto, e lei eseguì.
-Meglio. Da quando ne ho parlato con te è stato più facile...
-Sono contenta! Io credo che dirlo è come togliersi buona parte del peso... per me almeno è stato così.- ammisi, ripensando a quel momento. Era stato solamente una settimana fa, invece mi sembrava fossero passati mesi ormai. Quando ero crollata mi ero convinta che non sarei più riuscita a mantenere il mio rapporto con Killian, e invece... ero stata più forte di quanto io stessa avrei potuto immaginare.
-Io l'ho detto a Philip. E va meglio... però sai, non siamo ancora al punto di... stare sullo stesso letto- sorrise, e io scoppiai a ridere.
Dovevo ammettere che il mio comportamento era abbastanza insolito, anche se non unico, ma ne ero contenta. I flashback erano di gran lunga diminuiti, quasi spariti, e probabilmente molto presto mi avrebbero lasciata completamente in pace.
Invece era cresciuta la mia voglia di stare con Killian, di abbracciarlo, baciarlo, schiacciare un sonnellino tra le sue braccia e... non avevo dimenticato neanche l'eccitazione dovuta al contatto col suo corpo solo poche ore fa.
-Ognuno ha i suoi tempi tesoro, ma stai facendo progressi!
-Sì beh, sto... ho iniziato a vedere Hopper. Mi sta aiutando...
-In un certo senso ha aiutato pure me- rimuginai ad alta voce -diciamo che mi ha fatto capire di voler fare l'opposto rispetto a ciò che mi ha consigliato... mi porterei Jones a letto anche ora probabilmente.
Stavolta fu lei a ridere, e io mi aggiunsi alla risata fino a che non vedemmo un'ambulanza arrivare.
Allora saltai in piedi e mi avvicinai, in ansia più che mai mentre i paramedici scendevano per aprire gli sportelli del veicolo.

-Ho detto che non mi stendo sul quella dannata barella, devo mandarvi tutti a fare una visita dall'otorino?! Pensate a mia madre piuttosto è... sotto shock!
Sgranai gli occhi per la sorpresa, mentre Regina scendeva dall'ambulanza tenendo un impacco di ghiaccio contro la testa, aiutata da Robin che la guardava rassegnato.
-Regina! Cosa diavolo è successo?- le domandai parandomi davanti ai due, per squadrarla.
Non sembrava avere alcuna ferita mortale o comunque nessun terribile segno di quelli che mi ero immaginata quando avevo appreso la notizia.
Sembrava stare piuttosto bene a parte per la testa, che non doveva essere grave, dato che aveva mantenuto il suo caratteraccio da nazista.
-Te lo spiego dopo Swan, andiamo. Voglio vedere come sta mia madre...
Solo allora notai dietro di lei la barella che trasportava Cora Mills, la madre di Regina. La donna era sveglia, ma si guardava intorno confusa e spaventata, mentre un'infermiera cercava di tenerla ferma.
Li seguimmo all'interno dell'edificio, dove la raggiunse il nostro nuovo neurochirurgo, Belle Gold, che si avvicinò alla donna e ordinò di portarla in una sala affinché potesse farle un controllo.
Era una bella ragazza, giovane, che era diventata chirurgo strutturato da soli due anni, ma aveva un bel curriculum alle spalle. E in più era la moglie del sindaco di Storybrooke, il signor Gold; era stato anche lui un cardiochirurgo di fama mondiale, fino a che un incidente gli aveva reso impossibile continuare a operare. Ma anche come sindaco sapeva darsi da fare piuttosto bene.
Solo quando notai lo sguardo contrariato di Regina su Belle mi resi conto il motivo della sua disapprovazione: Cora e Gold avevano avuto una relazione, finita però poco prima che sua madre si ammalasse d'alzheimer. Era decisamente strano vedere la moglie del suo ex fidanzato prenderla in cura.
-Dottoressa Mills, venga, devo controllare anche lei- si avvicinò a lei la dottoressa DeMon.
-No, non è grave, ci penserà la dottoressa Swan- tagliò corto lei guardandomi supplichevole, ed io annuii nonostante Cruella mi facesse paura. Era strana. Stravagante ed estremamente strana. La mia amica era l'unica a cui non faceva né caldo né freddo.
Mi avvicinai a Regina e le tolsi l'impacco notando un po' di sangue, ma probabilmente era un leggero taglietto: in ogni caso volevo sapere come se lo fosse procurato.
Presi l'ascensore insieme a lei e Robin, sapendo esattamente dove avrei potuto portarla per avere un po' di privacy. Beh, privacy tra amici se non altro.
-Una tentata rapina di due mocciosi delinquentelli incapaci- disse la donna, quando le ante si furono chiuse.
-Cosa?- feci confusa.
-Svegliati Swan! Eppure non sei tu ad aver preso una botta in testa. Voglio dire che c'è stata una rapina, a casa mia. Da parte di due idioti, quei ragazzetti Felix e Devin.
-Solo che non hanno avuto molta fortuna- aggiunse Robin, cingendo le spalle alla mia amica. Erano così dolci e adorabili! Solo con lui ammorbidiva la sua espressione.
-Sbaglio o non stiamo andando in pronto soccorso, comunque?- mi fece notare, quando scendemmo dall'ascensore.
-No infatti. Troppo chiasso lì, voglio un po' di calma così che tu possa spiegarmi per bene.
Solo ora diedi un'occhiata al suo abbigliamento: aveva un abito fuxia, semplice ma molto carino... e decisamente scollato. E anche degli stivaletti neri tacco dieci. Avrei curiosato anche riguardo a quello... sicuramente non si stava preparando ad andare a pranzo a un fast-food.
Anche Robin era piuttosto elegante, senza eccedere: pantaloni neri e camicia bianca, e stava davvero bene.
-Swan, mi stai davvero portando nella stanza del tuo ragazzo?- chiese la donna, mentre aprivo la porta.
-Non è il mio... è quello che è. Comunque sì, meglio che in pronto soccorso, no?
Scosse la testa ma si arrese, quindi entrambi mi seguirono nella stanza; Killian, da cavaliere che era, si alzò subito dal letto e lasciò che Robin ci portasse Regina, che però si rifiutò di sdraiarsi e rimase seduta.
-Come sta?- chiese lui rivolto all'amico, preoccupato.
-Non mi hanno tagliato la lingua e neanche i timpani, Hook... proposito Emma, devi proprio regalargli un uncino, gli donerebbe. Sto bene comunque.- fece lei, togliendo l'impacco con una smorfia di dolore.
Mi avvicinai e le scostai i capelli, per controllare la misura del danno: come avevo immaginato, nonostante il sangue il graffio era molto piccolo, anche se a compensare c'era un bel bernoccolo.
-Ok Regina... vieni che devo lavarti un attimo... uomini, non fate danni nel nostro minuto di assenza!- avvertii i due; ovviamente lei si rifiutò di farsi aiutare, nonostante la botta l'avesse un po' destabilizzata.
Non si lamentò neanche una volta mentre le lavavo la ferita e i capelli dal sangue incrostato con l'acqua fredda del rubinetto.
Le diedi un asciugamano, e tornammo in camera dai ragazzi dove la feci riaccomodare sul letto, prendendo il kit del pronto soccorso da cui estrassi dell'acqua ossigenata e un cerotto.
-Non quello Swan! È enorme!- protestò inorridita, togliendomelo dalle mani -Se ricordi, domani parto con Robin e Roland al mare. E voglio essere presentabile. E non provare a rasarmi parte dei capelli... o giuro che ti taglio la mano.- mi minacciò, facendo sogghignare Killian sotto i baffi.
-Tesoro, penso che sia comunque il caso di rimandare la nostra gita...- cercò di farla riflettere Robin, che ovviamente ottenne solo di essere fulminato dal suo sguardo.
-Secondo te quando diavolo avrò un altro intero week end libero?! E poi non è niente, non sono sul punto di morte- sbuffò, scegliendosene da sola uno piccolo color carne, che mi porse con espressione da “non accetto repliche”.
A quel punto non potei fare altro che disinfettare il taglio, e metterle il cerotto che si era scelta per nasconderglielo poi coi capelli e mostrarle che non si vedeva nulla.
Gli uomini sembrarono parecchio divertiti dalla scena, e da Regina che come sempre si era fatta prevalere su di me. Anche da ferita.
Almeno riuscii a convincerla a sdraiarsi un attimo, e io presi comodamente spazio accanto a lei per poter finalmente ascoltare cos'era accaduto.
-Oh- esclamò Killian dando una gomitata all'amico prima che la donna avesse il tempo di dire qualcosa -ma guardale, non sono tremendamente sexy?
-Che c'è Hook, vuoi fare una cosa a quattro?- commentò lei, facendoci scoppiare in una grossa risata, anche se potei giurare che quel cretino di Killian ci avesse fatto un pensierino per un attimo, vista la sua espressione.
Alla fine, comunque, riuscimmo a far parlare Robin e Regina di quanto successo.
A quanto pareva, lei aveva portato a casa sua madre per presentarle Robin: “Lo so che è una cosa stupida, nemmeno si ricorderà... ma volevo farlo” aveva aggiunto timidamente, facendomi tenerezza. Era dolce che volesse far conoscere il suo uomo alla madre, nonostante la malattia di lei.
Poi erano usciti per un quarto d'ora, il tempo di prendere da mangiare dal cinese lì vicino, e avevano lasciato la donna ad ascoltare tranquillamente la musica sul divano.
Robin si era fermato un attimo a chiamare la nonna di Roland che si stava occupando di lui, mentre Regina aveva preferito rincasare subito per poter preparare la tavola.
-Quando sono entrata, ho sentito dei rumori ma non ho neanche fatto in tempo a reagire che ho sentito una botta alla testa tremenda... e poi ho perso i sensi suppongo.
-Io ho sentito il chiasso e sono rientrato subito...- aggiunse Robin -quei due delinquenti erano alla porta, pronti a fuggire... volevo acchiapparli e chiamare la polizia subito, ma poi ho visto Cora china su Regina... e ho chiamato l'ambulanza.
Per fortuna Regina si era ripresa quasi subito, anche se con un tremendo mal di testa, ma sua madre, che a quanto pare aveva assistito alla scena era terrorizzata, in stato di shock.
-Con cosa ti hanno colpita, Regina?- le domandai, ora dubbiosa se davvero un cerotto bastasse o potesse aver subito danni più gravi.
-Con una specie di bastone di legno Swan, cosa ne so, ma lascia perdere! Io sto bene. È per mia madre che sono preoccupata...
-Sta tranquilla! Lei starà bene...- Robin si chinò sulla sua donna a darle un leggero bacio, e Killian decise di seguire il suo esempio venendo a baciare me.
Era bello che si fosse tutto chiarito, che finalmente potessimo avere un po' di serenità – cosa che era decisamente mancata nell'ultimo mese, a parte brevi momenti.
Mi alzai e lo feci mettere al posto mio, per poi sistemarmi tra le sue gambe e poggiare la schiena contro il suo petto. Era caldo e comodo, ed era bellissimo pensare che una volta dimesso avremmo potuto goderci tanti momenti come quello.
-Io tra poco devo andare a prendere Henry... pranziamo insieme, e dopo ho un intervento- dissi, mentre gli accarezzavo distrattamente la mano che aveva poggiato sul mio ginocchio.
-Ma quale intervento tesoro, tu scotti... ti fai sostituire e rimani qui con me, così che possa tenerti calda...- replicò l'uomo, baciandomi la guancia.
Effettivamente ora che la tensione era scaricata, iniziavo a sentirmi un po' affaticata, ma per nulla al mondo avrei rinunciato a un intervento di cardio... di solito spettavano quasi sempre a Regina, e adesso avevo la mia occasione.
-No- dissi quindi -per una volta che Regina non è a lavoro e mio padre vuole me per un'operazione a cuore aperto... col cavolo!
-Preferisci toccare organi invece di me?- tentò di convincermi, provocatorio, stringendomi a sé e mordicchiandomi il lobo dell'orecchio.
-Mmmh eddai non fare lo scemo... con te posso starci sempre, un cuore lo posso operare solo quando Regina non c'è in pratica! E lei non si assenta mai per malattia.
-Senti chi parla. Comunque se volete procreare almeno avvertite così io e Robin vi lasciamo un po' di privacy.
Mi concessi altri 5 minuti, poi scesi dal letto senza mancare di dare un bacio a Killian ed andai a raggiungere mia madre ed Henry in mensa, dopo però aver chiesto a Elsa di informarsi di Cora e andarlo a dire a Regina. Ovviamente aveva voluto seguirmi, ma con la bella botta che aveva preso convinsi i due uomini ad assicurarsi che stesse sdraiata almeno un'altra mezz'ora, e che una volta a casa riposasse dato che per nulla al mondo avrebbe annullato il suo week end al mare.
Lei e Robin sarebbero tornati Domenica pomeriggio, il tempo di darsi una sistemata prima della festa.

***

Mi buttai sul divano fregandomene della dignità e tutto il resto, mentre lasciavo che Neal prendesse posto sulla poltrona di fronte a me.
Ero riuscita a portare a termine l'intervento, ma dopo 5 ore in piedi senza neanche bere ero quasi crollata. Non del tutto, dato che ero riuscita a raggiungere la camera del mio ragazzo insieme a Henry per buttarmi lì sul letto. Avevamo passato una mezz'ora niente male, e Henry ci aveva detto quanto gli era piaciuta Lily... mia madre l'aveva portato al posto mio, ma era stato meglio così dato che l'infermiera mi avrebbe fatta fuori se fossi entrata con la febbre.
Poi avevo guardato un po' i due giocare a carte, e ovviamente Killian non aveva mancato di insegnare a Henry qualche trucchetto per vincere... barando. Però ero felice che si trovassero così in sintonia, e Henry gli aveva addirittura chiesto di portarlo in barca quando avrebbe potuto di nuovo. Sarebbe stata una relazione semplice, con l'approvazione totale di mio figlio... e avremmo potuto divertirci anche tutti e tre insieme.
Alla fine però mi avevano convinta ad andarmene a casa a riposare, definendo la mia faccia “quella di una morta che cammina”, e con tutte le ragioni.
Non avevo neanche la forza di stare in piedi, tanto che avevo fatto guidare il maggiolino a Neal per non rischiare di ucciderci, e gli avevo chiesto di parlare a casa invece che da Granny.
-Stai bene Emma? Se non te la senti possiamo parlare anche in un altro momento...- fece quello.
-Ho preso una tachipirina prima di mettere a letto Henry. Non sto per morire... volevi parlare? Avanti, ti ascolto.- dissi mettendomi comoda con la testa sul cuscino e mi voltai a guardarlo.
-Ok... senti io volevo scusarmi con te. Sono stato un idiota, ma ero geloso ok? Ero tanto geloso, perché... lo sai perché, ma non staremo qui a parlarne ancora.
-E per gelosia mi dovevi attaccare in quel modo?
-Non so cosa dire, se non che mi dispiace tanto. Dovevo controllarmi e... me ne sono fatto una ragione, sai. Che tu... tu avrai... o hai un altro. Che non sono io. Ho perso la mia occasione e devo andare avanti- sorrise rassegnato, e quel sorriso mi ricordò il vecchio Neal. Il Neal ragazzino che avevo amato... il ragazzino con cui avevo avuto Henry. In quel momento realizzai che gli avrei sempre voluto bene, nonostante tutto. Avrebbe sempre fatto parte della mia vita, e non solo per nostro figlio.
-Ok... forse sei fortunato perché non ho le forze per arrabbiarmi... ma vieni e fatti abbracciare cretino!
-Posso? Cioé, uhm, non so come dirlo in modo delicato...
-Ma io non sono delicata, dovresti conoscermi.- tagliai corto, volendo evitare l'argomento -Allora vieni? Mi pesa il culo alzarmi e venire io da te.
Ridendo si alzò e si avvicinò; io mi tirai su a sedere per abbracciarlo e farmi stringere forte da lui. Non era una cattiva persona dopotutto, era solo geloso... e il fatto che l'avesse ammesso e si fosse scusato facilitava tutto.
-Credo che tu piaccia a Trilli comunque. È una bella ragazza, non credi?
-Dici che le piaccio?
-Dico che ti devi dare una svegliata! Invitala a cena, o che so... alla festa.
-In realtà pensavo di invitare te... come amica. Visto che... insomma.
-Scusa- feci dispiaciuta -ma ci vado con lui... Lunedì viene dimesso, quindi può venire...
Per fortuna decise di prenderla sul ridere, e scosse le spalle accarezzandomi i capelli; -Vorrà dire che parlerò con Trilli... è carina.

***

Uscii dal camerino dell'ennesimo negozio, quasi esausta di provare vestiti. Ruby si era rivelata una consigliera molto brava ma anche puntigliosa, riusciva a farmi notare ogni piccolo difetto in qualsiasi abito provassi.
-Sei bellissima Emma! Ma...
-Ma cosa!- mi lamentai, poggiando la schiena contro la porta del camerino, che grazie a qualche miracolo divino non si aprì da sola per farmi crollare come un sacco di patate.
-Il colletto così non mi piace, ti invecchia un po'. Però sul colore ci siamo!
-Vuol dire che devo tornare a cambiarmi e gireremo altri dieci negozi prima che tu approvi la mia scelta?
-Qualcosa del genere. Mi ringrazierai alla fine, vedrai!
Rassegnata tornai dentro a spogliarmi e rivestirmi per l'ennesima volta: non trovavo giusto che lei avesse scelto abito e scarpe dopo soli tre negozi – sarebbe andata alla festa con Jefferson, niente male come conquista per una specializzanda del secondo anno – mentre io ero più o meno al dodicesimo, e avevo provato almeno trenta vestiti.

Quando presi un sorso della mia amata cioccolata calda alla cannella, potei dirmi finalmente rilassata. Dopo ben 16 negozi, e oltre 50 vestiti... avevo trovato quello giusto, con tanto di scarpe abbinate. Il tacco 12 mi aveva lasciata inizialmente perplessa, ma dopo aver provato a fare quasi l'intero giro del negozio mi ero resa conto che la mia caviglia era completamente a posto, e che quindi potevo permettermi di indossarle e stare anche comoda.
-Allora!- fece Ruby riemergendo dal suo caffè corretto -Te l'avevo detto che mi avresti ringraziata no? Aspetta di vedere come a Killian cadrà la mascella...
-Beh, ok, devo ammetterlo... hai un gran gusto! Anche se mi hai fatta dannare parecchio...- ammisi ridacchiando.
-La prossima volta sarà più facile, ora so molto meglio cosa di dona di più... sì beh, intendo sempre se usciremo di nuovo...
-Ma certo! Non ti ho chiamata solo perché Regina non c'è... mi sei simpatica Ruby, dopo quel fraintendimento ci siamo chiarite e...
-Lo so, tranquilla. Non devi spiegarmi nulla!- sorrise; io ricambiai e tornammo alle nostre bevande calde.
Guardai distrattamente il cellulare, e notai con piacere di aver ricevuto un sms: “Tesoro, mi sei mancata. Come ti senti, sempre meglio? O domani sera invece di qualche drink devi farti di tachipirine? K.”
Un gran sorriso mi venne spontaneo. Anche a me mancava, ma dopo la serata con Neal ero andata a letto, per poi svegliarmi distrutta, con la febbre a 39.
A malincuore, avevo deciso di rimanere a casa dato che comunque la mia giornata sarebbe finita a mezzogiorno.
Sarei andata solo per vedere Killian, ma le mie gambe non erano state in grado di reggermi in piedi, quindi avevo dovuto rinunciare. In compenso, avevo dato a Henry i soldi per prendermi un cellulare al negozio di elettronica vicino casa, con ovviamente 50 dollari extra per comprarsi un paio di videogiochi.
Quindi mi ero scambiata parecchi sms col mio uomo, che era stato un gran tesoro a preoccuparsi per me e chiedermi più o meno una volta l'ora come mi sentivo. Non ero abituata a tutte quelle attenzioni, quindi le avevo davvero gradite tantissimo.
Ciò che avevo fatto, era stato riempirmi di medicinali, acqua, e brodo caldo sia a pranzo e a cena. Era stata una sofferenza, ma aveva funzionato dato che il sabato mattina mi ero alzata in forze, con la febbre a solo 37.2. Quindi avevo chiamato Killian per fare quattro chiacchiere, e poi Ruby per chiederle di farci un giro al centro commerciale per comprare qualcosa da mettere per l'indomani.
Avevo ovviamente un paio di vestiti eleganti nell'armadio, ma nulla di che... e una volta tanto volevo essere carina. Per lui. E anche un po' sexy... mi aveva sempre vista con la mia divisa da lavoro, e una volta sola con un vestito... ma che era più acqua e sapone.
-Emma, è lui? Per questo sorridi così?
-Oh...- mi ridestai imbarazzata -Sì beh è lui. Mi chiede come sto...
-Scrivigli che stai bene, ma che staresti ancora meglio se lui fosse con te!
-Ruby! Io non sono così sdolcinata!- protestai, mentre pensavo a cosa rispondergli.
-Fidati, gli farà piacere lo stesso...
Scossi la testa, ma comunque gli scrissi “Sto bene, ho appena preso una cioccolata calda... e comprato qualcosa da mettere domani. Ma... starei meglio se ci fossi anche tu. Ti chiamo stasera dopo i tuoi adorati Piccoli Brividi per darti la buonanotte! Un bacio :*”
-Emma... non vorrei rovinarti l'umore... ma credo tu debba sapere che August è appena stato dimesso e... non va in carcere, gli hanno pagato la cauzione.
 

Dicono che più investi e più guadagni.
Ma devi essere disposto a rischiare.
Devi capire che potresti perdere tutto.
Ma se corri il rischio, se investi in modo saggio,
la ricompensa potrebbe sorprenderti. (cit. Grey's Anatomy 6x08)



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Allora, lo so, il capitolo fa un po' schifo, cioé, credo sia uno dei peggiori che abbia scritto, ed è anche un po' più corto dei precedenti .-.
Ma sono raffreddata, e ho mal di gola... così a caso, neanche sono uscita di casa. Il tutto durerà tipo meno di 24 ore, perché sì, e me passa tutto subito senza neanche prendere nulla... però è fastidioso. Ma ovviamente di andare a letto a orari più decenti non ce la faccio neanche sotto tortura, dunque... sorry se ci sono errori/orrori, ma ho revisionato un po' coi piedi LOL
Ora, per il prossimo e ultimo capitolo (diviso in due), ho le idee chiare ma per farlo bene potrei metterci un pochino più del solito... (poco però, e non è neanche detto! xD)
E niente, buonanotte!

P.s.
Sì, anche titolo e frase sono scelte un po' coi piedi... si vede? :D

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Capitolo 30
*** With you I'm born again (part 1) ***


With you I'm born again (part 1)


-Wow! Questo non me l'aspettavo.- constatò Regina quando finalmente riuscii a indossare il vestito per la festa. Era più corto e più scollato di quanto ricordassi, ma era tardi per i ripensamenti... e in più mi piaceva.
Era un abito rosso, che mi arrivava più o meno a metà coscia: le maniche avevano un taglio che lasciava scoperte le mie spalle, e stessa cosa valeva per la schiena se non per un po' di stoffa a forma di croce a chiuderlo, e renderlo più elegante per compensare la profonda scollatura a V.
-Merito di Ruby, è stata lei a farmi girare una ventina di negozi...
-Ci capisce in fatto di moda la bambolina, complimenti. La prossima volta che andiamo a fare shopping portala, mi sarà più utile di te.
-Ehi! Cosa vorresti dire con questo!- feci finta di offendermi, ma in realtà sapevo che aveva ragione. A Regina piaceva girare per i negozi a provare tanti vestiti diversi, mentre io non facevo che darle fretta.
-Comunque com'è andato il week end?- le domandai sedendomi sul letto, mentre lei indossava l'abito nero che si era portata da casa, una volta tornata dal mare.
Era tornata da un paio d'ore, e dopo una doccia era venuta con le sue cose a sistemarsi da me. La mia casa era diventata praticamente il guardaroba ufficiale delle ragazze per la festa dato che oltre alle mie sorelle, erano venute a prepararsi anche Ariel, Aurora e Trilli, che alla fine sarebbe andata con Neal. Ero contenta che fosse riuscito a chiederglielo, a parer mio avrebbero formato davvero una bella coppia!
-Molto molto bene...- sorrise, sistemando le spalline allo specchio.
-Sei uno schianto! Ma con molto molto bene... qualche dettaglio, magari?- insistetti, dato che faceva tanto la misteriosa.
-Aveva affittato una casetta che dava su una spiaggia isolata. Abbiamo fatto passeggiate con Roland, siamo stati in piscina... picnic in spiaggia ieri a pranzo visto che c'era il sole...
-Ahh beati voi... che bello!- commentai sognante; mentre io passavo un week end tra febbre e centro commerciale, lei e Robin avevano avuto un fine settimana perfetto. Come una vera famiglia praticamente. Però non ero invidiosa, ero solamente felice; finalmente aveva trovato la felicità meritata.
-E come avete dormito?- la stuzzicai, alzando un sopracciglio.
-C'erano due stanze sai...
-E immagino lui non abbia dormito col figlio.
-No infatti.
-Ha dormito con te.
-Esatto.
-E immagino... non solo dormito.
-Swan! Insomma, posso avere un po' di privacy...?- fece indignata, ma era arrossita così violentemente che si era tradita da sola. Era ovvio che non si fossero limitati a darsi il bacino della buonanotte e dormire.
-Lo sapevoooo! E brava Regina, finalmente!- esultai saltando in piedi, e quella mi fulminò con lo sguardo.
-Sembri una bambina di cinque anni Swan, contieniti. Magari se prendi esempio da me ti torna un po' di sale in zucca... insomma, voi due scopate mentalmente, basta solo vedervi!
Scoppiai a ridere, quella definizione stramba un senso ce l'aveva in fondo. L'attrazione tra me e Killian si era fatta molto più evidente dopo che ci eravamo sbattuti al muro a vicenda. I nostri corpi non avevano fatto altro che cercare contatto fisico nelle ore successive, anche quando eravamo stati in compagnia degli altri due. E Regina era troppo sveglia per non accorgersene.
-Beh, domani lo dimettono. Quindi... vedremo. Non sono proprio sicura di essere pronta.- borbottai un po' imbarazzata; non che non lo volessi, ma dopo August il mio corpo tradiva un po' troppo spesso la mia volontà... non volevo rischiare di fare casini.
-Emma...- notando il mio repentino cambio di umore, Regina venne accanto a me e mi poggiò una mano sulla spalla -Stavo scherzando. Lo so che è presto, e... mi dispiace, sono stata inopportuna.
Scossi la testa, per rassicurarla; -No, tu non hai detto nulla di sbagliato... insomma, hai ragione sai. Tra me e lui... lo vorrei seriamente! Non sai quanto! La mia unica paura è quella di rovinare tutto.
-Non rovinerai nulla- mi assicurò, prendendomi per mano -Quell'uomo ha una gran pazienza, credo ti aspetterebbe per sempre se dovesse.
-Lo so. Ma... sono io a non averne, cavolo.- ammisi, facendomi sfuggire un sorriso, che lei ricambiò alzando gli occhi al cielo.
Finimmo quindi di sistemarci; alla fine decisi di lasciare sciolti i capelli, secondo Regina quando avevo i boccoli stavo molto meglio senza legarli, e decisi di crederle.
Col trucco non ci andai molto pesante, solo matita, mascara, e rossetto. Una volta tanto non ebbi bisogno d'altro, le mie occhiaie avevano deciso di darmi tregua per un po'.
Misi un paio di orecchini e un bracciale che trovai essere perfetti col vestito, e presi in mano le scarpe decisa a metterle solo un attimo prima di mettere piede fuori di casa. Erano davvero troppo alte, era una vita che non portavo tacchi a spillo.
-Swan, ti muovi? Sono le otto meno un quarto, ci dobbiamo muovere.- mi richiamò all'attenzione la mia amica, tirandomi per un braccio.
Era davvero bellissima nel suo vestito nero, e invidiai la sua disinvoltura nel camminare sui tacchi alti.
-Ok, ok... andiamo!- acconsentii dando un'ultima occhiata allo specchio, e scendemmo; grazie al cielo non eravamo le uniche ad aver fatto tardi, c'erano ancora tutte le altre ragazze, e tutte bellissime.
-Woo, ma guardatele!- esclamò Anna, squadrandoci da capo a piedi -Quanto siete sexy! Emma, non ti avevo mai vista... così!
-Si cambia ogni tanto... merito di Ruby- risi, facendo spallucce -Ma tu e le altre non siete da meno! Farai sbavare Kristoff, fidati.
-Come sai che vado con lui?!- fece con voce squillante, arrossendo leggermente -Cioé, ehm... sarebbe la prima volta che...
-Andiamo tesoro, non ci ho mai creduto che foste solo amici, anche se forse lo siete stati all'inizio... andiamo?
Le altre annuirono, e fui costretta a mettere i trampoli non così scomodi ma a cui non ero più abituata. Ai tempi del liceo avevo portato tacchi a spillo a qualsiasi festa, ma da allora mi sembravano essere passati anni luce.
Comunque, con Regina, Elsa e Trilli prendemmo l'auto di mia sorella, mentre alle piccole lasciai il maggiolino, a patto che fosse Anna a guidare non avendo mai visto le altre al voltante.

***

Il parcheggio dell'ospedale era decisamente pieno, ma riuscii a trovare un posticino abbastanza comodo tra due grossi macchinoni neri.
Lasciai le chiavi a Elsa, e recuperai le mie da Anna che aveva parcheggiato non lontano da noi.
Per qualche strano motivo avevo il cuore in gola, neanche fossi una ragazzina al ballo di fine anno: mi costrinsi ad aggrapparmi un attimo a Regina, per prendere un respiro profondo.
-Emma, non starai male proprio ora?- fece lei allarmata, voltandosi a guardarmi.
-No, ma che male... è... sono nervosa!- confessai, facendola inevitabilmente ridere. Se da un lato era assurdo che mi sentissi così, dall'altro non lo era poi così tanto.
Non si trattava della festa in sé, e neanche al discorso che avrei dovuto tenere davanti a tutti.
L'ansia veniva dal fatto che questa sarebbe stata la sera in cui una nuova fase della mia vita sarebbe iniziata: l'avrei passata con Killian, che l'indomani sarebbe finalmente stato dimesso. E la nostra relazione avrebbe avuto una nuova svolta.
Era stato facile finché l'avevo 24 ore su 24 nello stesso edificio insieme a me, ma adesso? Sarebbe stato più facile? Sarebbe stato più difficile?
In fondo avremmo potuto passare ancora più tempo insieme, forse... sul lavoro era difficile riuscire a ritagliarmi più di due ore al giorno, tre se mi fermavo a cenare con lui alla fine del mio turno.
-Dai Swan, muoviti che fa freddo. Non hai motivo di essere nervosa, vedrai che quando cadi tra le braccia del tuo uomo ti rilasserai di sicuro...
-E' proprio quello il punto. Vabbé dai andiamo, hai ragione, sto congelando- neanche mi ero accorta di avere brividi e pelle d'oca per quanto mi ero persa tra i pensieri. Ma era ora di passare ai fatti, e come fosse andata, sarebbe andata.

Una volta dentro mi guardai intorno: la sala inutilizzata, com'era per la festa, dava l'impressione di essere ancora più ampio di quanto mi era sembrata. Accanto alle pareti c'erano dei banchi con cibo e bevande, e al centro di tutto un palchetto con dei fiori e un microfono.
C'era troppa gente per riuscire a intravedere Killian, e anche Regina sembrava avere qualche difficoltà ad individuare Robin.
Avevo già afferrato il cellulare, quando notai i due uomini davanti alle scale, a guardarci sorridenti.
Il mio sguardo si aprì istintivamente in un sorriso meravigliato: Killian aveva un paio di pantaloni neri, con una camicia stavolta bianca, e una giacca di pelle marrone. Era anche quello a renderlo affascinante: non era il tipo da giacca e cravatta, sapeva invece essere elegante a modo suo. Oltre che incredibilmente attraente.
Lo guardai avvicinarsi a me, incapace di muovermi, fino a che mi prese le mani e mi guardò negli occhi.
-Sarò ripetitivo, Swan... ma... sei bellissima.
-Anche tu- riuscii solo a dire, prima di stringerlo e baciarlo.
Mentre le nostre labbra ormai del tutto familiari si assaporavano, tutte le mie preoccupazioni e le paure svanirono. Non avevo più paura di cosa sarebbe successo, perché in qualsiasi caso lui avrebbe fatto parte del mio futuro. Nulla avrebbe potuto cambiare o distruggere questa consapevolezza così bella.
-Fatti vedere tesoro... sei la più bella, lo sai vero?- fece l'uomo, prendendomi in modo da farmi fare un giro su me stessa. Poi mi strinse a sé, posando la mano calda sulla mia schiena nuda e facendomi invadere dai brividi. Avrei seriamente dovuto ringraziare Ruby ancora una volta.
-Tu sei sempre meravigliosa, ma non mi sarei mai immaginato di vederti così... così sexy.
-Di solito non sono sexy, quindi?- decisi di giocare, e gli afferrai il colletto della camicia guardandolo provocatoria.
-Lo sei. Sempre. Ma sai cosa voglio dire...- sussurrò, per poi posarmi un leggero bacio sul collo.
Non c'era nulla da fare, non avrei mai potuto vincere contro di lui in quel gioco... era troppo bravo a essere sensuale e farmi perdere la testa.
-Ciao ragazzi, e giù le mani ragazzo!- esordì mio padre salutandoci. Sospirai alzando gli occhi al cielo, e mi voltai verso di lui che guardava Killian un po' torvo. Anche lui era vestito elegante, e lo stesso valeva per mia madre che indossava un raffinato vestito di raso bianco.
-Ciao mamma... papà. Lo sai che devi smettere di fare il padre iperprotettivo, vero?- alzai un sopracciglio.
-Non è facile tesoro, e non lo sarà per un bel po'... se fossi stato più protettivo prima...
-Ehi, non devi preoccuparti.- gli assicurai, stringendo la mano al mio uomo.
-Non si preoccupi, David... sua figlia è in buone mani, mi creda... beh, metaforicamente parlando- aggiunse, accennando divertito al braccio senza mano.
-Lo so, Jones. Ma sarà sempre la mia bambina, anche quando avrà 50 anni...
-Ehi, la vogliamo smettere?- mi intromisi -Devo rubarvelo perché ho fame, ci si vede qui in giro...
-Certo tesoro... e sei bellissima! Siete bellissimi- fece mia madre, e tutti insieme ignorammo il “ma un po' troppo nuda” mormorato da mio padre.
Li salutai e tirai Killian per mano verso un banchetto dove avevo adocchiato dei tramezzini; anche Robin e Regina si erano buttati lì, e l'uomo la stava imboccando in maniera dolcissima.
Decisi di imitarli, ma fui io a voler imboccare lui. Così presi un tramezzino e glielo avvicinai alla bocca, intimandogli di aprirla.
Glielo feci mangiare tutto, e una volta finito non mancò di mordicchiarmi anche il dito, “per sbaglio” a sua detta.
-Sei sporco di maionese- gli feci notare, indicando l'angolo destro della bocca. Prima di lasciare che si pulisse, mi avvicinai e lo feci io con la punta della lingua, per poi baciarlo con ardore stringendo le mani nei suoi fianchi.
Sarebbe durato a lungo se non fosse stato per l'ennesima interruzione, stavolta dovuta a una schiarita di voce un po' troppo rumorosa perché fosse naturale.
Mi voltai scocciata sicura di trovarmi davanti mio padre, di nuovo, ma rimasi senza parole quando quello che vidi fu niente di meno che un elegante dottor Whale.
-Scusa Emma, non volevo interrompere- disse divertito, facendomi avvampare -ma ora che sono tutti arrivati devo andare a presentare la serata... e poi, se non hai cambiato idea ovviamente, ti lascerei fare il discorso...
-Sì ok, no, cioé... non ho cambiato idea. Va bene, arrivo.
Mentre lui andava, afferrai un bicchiere di plastica e lo riempii di limoncello per mandarlo giù velocemente, nel tentativo di cercare di non pensare all'enorme figura di merda che avevo fatto davanti al mio capo.
Mi aveva praticamente vista sbaciucchiarmi con Killian in maniera tutt'altro che casta... con che coraggio avrei potuto continuare a guardarlo in faccia?
-Non credo sia una buona idea prima di salire sul palco- mi fermò l'uomo, togliendomi la bottiglia di mano divertito, prima che potessi riempire di nuovo il bicchiere.
Ma cosa aveva da ridere lui... questione di qualche ora e sarebbe uscito, mentre io avrei continuato a vedere Whale per anni!
-Dai tesoro, non è successo niente di grave... pure Whale saprà come si da' un bacio con la lingua, come si fanno i bambini, eccetera...
-Cretino.
-Lo so, lo so... ma ora andiamo, dai.
Killian mi prese per mano e mi portò a un lato del palco, dove già si stava radunando gente essendo Whale appena salito, richiamando l'attenzione dei presenti. Che erano tanti. Non ero più tanto sicura di voler parlare davanti a tutti, ma non potevo tirarmi indietro all'ultimo momento. Certo, avrei potuto fingere di non farcela, di star male, di farmi venire la tremarella... ma non potevo deludere il capo, che per me aveva chiuso un occhio più di una volta.
-Buona sera a tutti signori e colleghi, grazie per essere venuti- esordì, facendo calare un silenzio generale -Come sapete, questa festa è fatta sì per divertirsi, per staccare la spina per qualche ora, ma abbiamo uno scopo ben preciso. Lo Storybrooke Hospital ha deciso di prendere a cuore, e aiutare effettivamente e gratuitamente le donne vittime di violenze e abusi. Abbiamo sempre offerto supporto grazie ai nostri psicologi, ma recenti avvenimenti mi, e ci hanno fatto riflettere che forse non basta. E qui è nata l'idea di aprire un piccolo centro di supporto gratuito, con sedute singole e di gruppo. Per poter permettere questo, speriamo di ricevere donazioni da parte dei nostri ospiti, che destineremo completamente allo scopo. Speriamo che questo piccolo contributo possa aiutare tante ragazze e donne, che spesso hanno il timore di parlare o semplicemente non possono permettersi di sostenere le spese di cure psicologiche, ad andare avanti con le loro vite!
Ci fu un grande applauso, e potei già intravedere più di un ospite col libretto degli assegni in mano. Non si era dilungato molto, ma era stato in grado di cogliere l'essenza della serata.
-Grazie mille a tutti!- continuò -E ora vorrei invitare sul palco la dottoressa Emma Swan, una dei miei migliori specializzandi che sicuramente potrà essere più obiettiva di me sull'argomento!
Se Killian non mi avesse spinta sugli scalini, probabilmente sarei rimasta bloccata accanto a lui, incapace di muovermi. Non mi ero aspettata una presentazione così in grande, farmi definire addirittura una dei migliori... era lusinghiero quanto imbarazzante.
Whale mi diede una pacca sulla spalla e mi lasciò il microfono in mano, per poi spostarsi dietro di me.
Mi guardai intorno, e anche se per la maggior parte erano tutti colleghi, c'erano visi che avrei potuto giurare fossero di potenziali finanziatori.
Ormai era fatta, quindi presi un gran respiro e pregai di non fare una figuraccia e far scappare tutti.
-Buona sera- iniziai, cercando di non balbettare -Io sono la dottoressa Swan e...
Fantastico. Nemmeno due parole e già non sapevo cosa dire, già mi ero dimenticata del tutto quel che avevo programmato.
Ma per fortuna, Regina era di fronte a me, proprio sotto il palco: mi guardò facendomi cenno di continuare, con uno sguardo che diceva “Ce la puoi fare Swan”, oppure “Parla o devo salire a tirarti fuori le parole di bocca?”. In ogni caso, funzionò.
-... e non sono brava a parlare, si vede?- conclusi, e per mio grande sollievo si levò una risata generale, che riuscì ad allentare la tensione.
-Ma ringrazio il dottor Whale per la fiducia. Vi chiederete probabilmente perché una specializzanda è qui a parlare, invece di qualcuno più competente... e beh, avete ragione- altra risata. Forse non era tutto perduto, magari avevo una vena comica che si stava rivelando soltanto adesso.
-Io sono qui, perché sono stata anch'io vittima di violenza, di recente. Non sono passate neanche due settimane in realtà.- stavolta nessuno rise, e se possibile il silenzio si fece ancora più profondo di quanto aveva parlato il primario.
-In realtà non c'è molto da dire, se non che si tratta del mio ex fidanzato... che ho denunciato, anche se a quanto pare è uscito su cauzione. Però ecco, questa è una cosa che vorrei sottolineare... non si deve aver paura di denunciare, perché in un modo o nell'altro queste persone vanno punite.
Presi una pausa per guardarmi intorno e riprendere fiato; erano tutti seri, e in attesa, e non mancò qualche espressione di pietà che cercai di ignorare.
Non volevo che nessuno avesse pietà di me, volevo solo che mi rispettassero e ascoltassero.
-Io non ho paura di parlare, e chi mi conosce lo sa bene... però ci sono ragazze che invece ne hanno, perché in parte si sentono colpevoli, in parte si vergognano... altre non vogliono parlarne con le persone loro vicine, ma non hanno neanche i mezzi per permettersi uno specialista. Quindi, potersi assicurare un'assistenza gratuita è importante, perché tenersi tutto dentro fa male. Anch'io sono stata meglio nel momento in cui ho parlato... mi dica- feci rivolta a una donna che non conoscevo che aveva alzato la mano.
-Scusi dottoressa. Vorrei solo chiederle... lei come sta affrontando il problema. Credo che chi ci è passato possa darci una visione migliore...
-Io? Beh, non sono un ottimo esempio. Voglio dire, che non vorrei far sentire a disagio altri... perché io sto bene. Certo, non l'ho dimenticato... mi capita di ripensarci, ma... sto bene. Ho un uomo nella mia vita, grazie al quale ho superato il problema piuttosto velocemente. Se posso dare un consiglio, la terapia di gruppo sarebbe un'ottima cosa. Credo che potersi confrontare non solo con uno psicologo, ma anche con altre donne che hanno subito lo stesso trauma, possa aiutare a liberarsi di certi pensieri, quesiti... e beh, tant'è. Se questo progetto andrà in porto, sarei felice di dare una mano in caso di bisogno.
Stavolta gli applausi toccarono a me, e non seppi che fare se non sorridere e ringraziare. Ero contenta e sollevata di essere riuscita a fare un discorso di senso compiuto, senza fare troppe gaffes, a parte il mutismo iniziale. Ma dopotutto, ero riuscita a sistemare anche quello.

Comunque, stavo meglio sotto il palco, quindi feci un cenno a Whale, e tornai giù lasciandogli lo spazio per ringraziare e augurare buona serata.
Per la tensione, ovviamente presi male l'ultimo scalino e senza esitazione mi lasciai afferrare dalle braccia di Killian, che per fortuna mi aspettava ancora lì, evitandomi così un bel scivolone.
-Sta attenta dolcezza...- sussurrò sulle mie labbra, tanto eravamo vicini ora.
Sorrisi, ma quando con la coda nell'occhio mi accorsi che più di un paio di occhi erano puntati su di noi, lo tirai per mano per allontanarci da lì.
Lo portai fino alla porta d'ingresso, e nonostante facesse freddo uscimmo a prendere una boccata d'aria.
Una volta chiusa la porta, potemmo godere di un bel silenzio, tempestato di stelle che quella sera avevano deciso di essere più luminose che mai.
-Domani sera, se il tempo resta così voglio portarti a fare una passeggiata sotto le stelle...
-Ci sto...- sussurrai sovrappensiero, mentre mi stringevo al suo braccio per cercare di scaldarmi un po'. L'uomo si accorse che tremavo, quindi si sfilò la giacca e me la sistemò sulla spalle, e poi mi cinse con un braccio.
Chiusi gli occhi lasciandomi cullare da quel dolce calore, senza il quale non avrei più potuto immaginare di vivere. Era incredibile quanto a fondo si era fatto spazio nella mia vita, come nessun altro prima di lui. Neanche Neal o August.
La relazione con Killian era più vera e profonda, e nonostante fosse ancora giovane ero sicura fosse più forte di una roccia. Nulla avrebbe potuto separarmi da lui, perché in cuor mio sapevo che non mi avrebbe mai fatta soffrire, neanche per sbaglio, nonostante il suo passato.
-Anche voi qui?
Mi voltai, per vedere Regina e Robin avere la nostra stessa idea e lasciare la sala per raggiungerci.
-Già... farà anche freddo, ma volevo una boccata d'aria...- spiegai, con una scrollata di spalle.
-Sei stata brava, prima. Hai detto cose giuste...
-Ehm grazie. In realtà io... mi ero preparata delle cose da dire... ma me le sono dimenticate tutte- ammisi.
Gli altri risero, poi Killian mi strinse più forte e mi diede un bacio sulla fronte.
-Che ne dite se entriamo a farci una bevuta? Qui si gela- propose quindi Regina, che nonostante indossasse la giacca di Robin tremava più di me. Lui la strinse per cercare di scaldarla, ma annuì e si voltò a vedere che intenzioni avessimo noi.
-Ok, andate- dissi -io chiamo Granny per sentire come sta andando... e chiedo anche di Roland- mi rivolsi al padre del ragazzino. Alla fine la nonnina che aveva il locale chiuso per quella sera, si era fatta convincere da sua nipote, Ruby, a tenere i bambini di chi avrebbe partecipato alla festa. Quindi aveva organizzato una piccola festicciola all'interno del suo “Diner” per una dozzina di bambini tra i cinque e i 12 anni.
-Grazie. Spero non abbia fatto danni considerato che è tra i più piccoli...
-Ma no, Roland è dolcissimo!- intervenne Regina -Lui non fa casini. Ok, allora ci vediamo dentro Emma...
-Ok! Killian vai anche tu o per colpa mia prendi freddo. Due minuti e arrivo!
Lui annuì e rientrò insieme agli altri, mentre io recuperavo il cellulare componendo il numero di Granny. Inizialmente ero stata preoccupata perché a una certa ora i bambini dovevano andare a letto, ma aveva assicurato che ci avrebbe pensato lei a preparare nel b&b dei piani superiori due camere, uno per i maschietti e l'altro per le femmine. Per una volta potevamo anche lasciar divertire i bambini, magari sarebbe nata qualche nuova amicizia... già a Henry piaceva molto Roland, e aveva promesso di prendersi cura di lui.
-Ehi... Emma?
Mi voltai velocemente, incredula, nella speranza di aver sentito male. Eppure quella voce avrei potuto riconoscerla ovunque, e infatti era proprio lui.
-Cosa vuoi August- biascicai, guardandolo negli occhi con odio. Solo odio. Non volevo mostrare di avere paura, anche perché non avevo motivo di averne. Ero lucida, e potevo sopraffarlo se solo avesse provato a sfiorarmi.
-Volevo parlare con te. Ero pronto a tutti gli insulti, in caso fossi entrato ma... sono stato fortunato a trovarti qui.
-Mi dispiace deluderti, ma io non ho proprio niente da dirti. Quindi se non ti dispiace, ma anche se ti dispiace, io torno dentro- mi voltai pronta a rientrare di corsa, ma quando mi afferrò per il braccio mi paralizzai.
Avrei voluto reagire, dargli un pugno, scrollarmelo di dosso, o qualsiasi altra cosa: ma non ci riuscii. Il suo tocco bastò per riportare a galla quella notte orrenda, quella notte in cui aveva dimostrato di essere peggiore di quanto credessi. Mi aveva fatto del male, mi aveva umiliata, usata, aveva ignorato il mio dolore, le mie preghiere di smetterla.
-Hai paura di me?
-No! Non ho paura né di te né di nessuno- mi costrinsi a voltarmi, e strinsi i denti per non lasciar uscire le lacrime, già pronte a scivolare via.
-Allora lasciami parlare...
-Lasciami andare.
-Se lo facessi tu correresti dentro e non me ne daresti la possibilità. Per favore, Emma...
Scossi la testa, impegnandomi con tutte le mie forze per non crollare. Non era da me, io ero sempre stata forte e decisa, non potevo cedere adesso. Non potevo essere una debole per colpa sua!
-Sta lontano da lei!
Ebbi appena il tempo di vedere August aprire la bocca confuso, che fu colpito con forza e finalmente mi lasciò andare.
Ripresi a respirare e mi aggrappai al braccio del mio salvatore, che mi strinse forte. Respirare il suo profumo mi aiutò a rilassarmi e riprendere le mie facoltà sensoriali.
-Ti ha fatto male tesoro?- mi domandò preoccupato, accarezzandomi i capelli.
-No, no. Sto bene. Rientriamo dai...
-Aspetta! Io volevo soltanto chiedere scusa!- esclamò l'altro, che si era ridestato.
-Ma con quale coraggio, August!- feci arrabbiata, sciogliendomi dalla stretta di Killian e avvicinandomi a lui, ora più sicura avendo il mio uomo vicino -Hai pagato la cauzione invece di scontare la pena. Non è un buon modo per iniziare con le scuse!
-Me l'ha pagata mio padre. Però... aspetta.
Restai senza parole... suo padre! Certo, si trattava di suo figlio, ma avevo sempre considerato Marco un uomo d'onore e gentile. Come aveva potuto permettere che August, invece di pagare per ciò che aveva fatto, potesse girarsene liberamente e magari fare del male ad altre persone?
-Cosa dovrei aspettare.
-Rifiuterò la cauzione- disse, guardandomi negli occhi, e catturando finalmente la mia attenzione -Ne ho parlato con mio padre e... passerò due anni in carcere, e altri quattro a fare servizio pubblico. E ovviamente ti risarcirò i danni...
-Non voglio soldi, lascia perdere quelli.- dissi, studiandolo bene. Certo, due anni di reclusione erano pochi, e magari si sarebbero trasformati anche quelli in arresti domiciliari... ma il fatto che volesse pagare per i suoi errori mi stupì. Non era da lui. E nonostante tutto, non riuscii a non apprezzarlo... poco mi importava del risarcimento, non avevo bisogno di soldi, ed ero certa valesse anche per Aurora.
Anche se con difficoltà, nei suoi occhi riuscii ad intravedere l'uomo che una volta avevo tanto amato, quello che aveva amato me.
-E' giusto che ti ripaghi. Mi dispiace molto.- ripeté.
-Non è coi soldi che puoi ripagarmi. Ripagami tornando la persona che eri quando ti ho conosciuto. Sconta la tua pena, che sia in prigione o chiuso in casa... usa quel tempo per riflettere. E smetti di bere. E forse... forse un giorno potrò perdonarti.
Non ero sicura di farcela, ma forse... forse non era del tutto impossibile. Forse c'era la possibilità che tra qualche anno sarei riuscita a perdonarlo per quello che mi aveva fatto... ma prima doveva trovare il modo di perdonare sé stesso, doveva essere il primo a credere di poter cambiare ed essere una brava persona.
-Sei una persona speciale Emma. Non mi perdonerò mai per aver sbagliato tutto con te.
-Vedi di rimediare allora. Forse un giorno riuscirai a trovare un'altra donna... che ti vorrà per come sei, e accetterà gli sbagli del tuo passato... sta a te- gli porsi una mano, che lui prima guardò e poi strinse. Era il massimo che riuscii a concedergli al momento, ma era pur sempre qualcosa.
Ci sorridemmo, mentre Killian restava dietro di me a tenermi saldamente per i fianchi, e farmi sentire protetta. Non avevo mai voluto che qualcuno mi proteggesse, avevo sempre voluto essere io quella forte, io quella che si prendeva cura degli altri... ma finalmente capii che non era così male avere un uomo in grado di farmi sentire al sicuro.
Lasciai la mano di August, che con un cenno del capo mi salutò, e poi si voltò per andare via.
Avevo avuto paura, per un momento. Avevo avuto paura che la sua comparsa rovinasse tutti i progressi che ero riuscita a fare, ma fortunatamente non fu così. Mi sentivo bene.
-Killian... come mai sei venuto a cercarmi, comunque?- mi voltai verso di lui e gli presi le mani, facendolo indietreggiare per rientrare.
Il calore della sala fu un sollievo, e mi fece tornare la sensibilità nelle dita.
-Giusto... ci sono quegli assistenti sociali, alla festa. Mi hanno detto che potevo dirtelo...
-Dirmi cosa?- sgranai gli occhi, improvvisamente ansiosa. Avevano preso la loro decisione? E perché Killian non me lo diceva subito? Il responso quindi era stato negativo, e Lily non mi sarebbe stata affidata?
-Dirti che la bambina è tua, Swan.
Nemmeno io riuscii a spiegarmi la gioia che provai in quel momento. Dopo quasi un mese di sofferenze, con pochi spiragli di pace, avevo ottenuto tutto ciò che avrei potuto desiderare dalla vita. Un uomo perfetto, un chiarimento con Neal, e perfino con August, la prospettiva di un gran bel futuro, a cui si era appena aggiunto un nuovo membro. E chi meglio dell'uomo che amavo poteva darmi la notizia?
Non mi importò che potessero vederci, che potessi fare una figura di merda, e mi gettai tra le sue braccia baciandolo con passione. Quando mi strinse la schiena iniziai ad indietreggiare, senza smettere di baciarlo fino a che non raggiungemmo la porta che dava alle scale in fondo alla sala. Senza esitazione la aprii, e lo tirai per un braccio per poi baciarlo ancora, e trascinarlo sulla scalinata.
-Che cosa stai... cosa stiamo facendo Swan...
-Stiamo andando in camera tua.
 



Ci sono delle sensazioni che si rifiutano di lasciarci,
sono piccole distrazioni che ti bisbigliano nell'orecchio.
Certe cose ti restano sotto pelle...
per quanto ci provi non puoi ignorare il tuo istinto.
È vero ciò che si dice segui sempre il tuo istinto. (cit. Grey's Anatomy 9x19)



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Questa era la prima parte dell'ultimo capitolo, finalmente ce l'ho fatta xD Mi è servito qualche giorno in più per poterla scrivere in maniera decente, e spero di esserci riuscita. (è anche parecchio lunga, 8 pagine di word praticamente xD)
Per essere buona, per una volta, non ho concluso il capitolo con avvenimenti ansiosi...anche se probabilmente ho chiuso in un momento clou, non odiatemi.
L'ultimo credo lo posterò domenica, oppure lunedì... vedremo quanto mi ci vuole a mettere per iscritto ciò che ho in mente, ma voglio farlo bene.
Grazie a tutti quelli che recensiscono, leggono, ed inseriscono nelle categorie... non avrei mai immaginato sareste stati così tanti! Nell'ultimo ringrazierò tutti uno a uno 

Buonanotte! (ho fatto le 4 di nuovo, olé!)

 





Gli outfit di Emma e Regina:

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Capitolo 31
*** With you I'm born again (part 2) - Let's start from here ***


With You I'm born again (part 2)
- Let's Start From Here -



-Cosa...?
-Sei ritardato o fai solo finta?- lo provocai, iniziando a slacciargli un bottone della camicia, mentre continuavo a spingerlo su per le scale.
Lui mi guardò sconvolto, e mi divertì: rimasi a studiare la sua espressione, fermandomi sul primo pianerottolo. Era decisamente incredulo, per un motivo o per un altro, e sembrava incapace di reagire.
Per dargli una mano, lo spinsi contro il muro per baciarlo con forza, e dopo i primi istanti di esitazione finalmente ricambiò.

KILLIAN POV
Avevo desiderato Emma fin dal primo momento, ma con tutto quello che aveva passato mi ero ripromesso di essere tenero con lei, di non farle pressioni. Di proteggerla, di farla sentire al sicuro con me, e di farla star bene. L'unica cosa che volevo era far andare bene la nostra relazione, passare dei bei momenti insieme e rafforzare ciò che avevamo: ma mai e poi mai avrei allungato le mani troppo presto, la rispettavo e amavo tanto che avrei aspettato anni se necessario.
E ora mi aveva colto completamente alla sprovvista con quel “Stiamo andando in camera tua”, non avevo preso neanche lontanamente in considerazione l'idea che potesse succedere.
Mi guardava sorridente, mentre io continuavo a sembrare un perfetto idiota... ma non riuscivo a non essere sconvolto.
Poi, improvvisamente, mi spinse contro il muro e mi baciò, spingendo il proprio corpo contro il mio e poggiando le mani sul mio petto.
E fu lì, nonostante i primi istanti in cui cercai di controllarmi, che non ce la feci più: ricambiai il bacio con forza, stringendola a me ancora di più e contemporaneamente esplorando la sua schiena scoperta grazie a quel vestito che aveva deciso di indossare.
Prese nuovamente lei le redini, per spingermi lungo la seconda rampa di scale; mi resi conto che per via del tacco alto aveva qualche problema nei movimenti, quindi senza pensarci due volte la presi in braccio, facendole scappare un leggero gridolino che soffocai con un bacio perché nessuno ci sentisse.
Non feci nemmeno in tempo ad assicurarmi che le andasse bene, che mi portò le braccia al collo per tenersi meglio e continuò a baciarmi mentre salivo.
Ignorai facilmente una fitta che mi attraversò il torace, per la frattura ancora non completamente guarita, ma al momento non me ne importava proprio nulla. Non era di certo il dolore il senso dominante, e poi lei era così leggera e facile da portare in braccio. Così profumata, così morbida, così perfetta...
-Ce la fai?- mi sussurrò sulle labbra, quando finalmente arrivai al mio piano, dovevo solo percorrere il corridoio per arrivare alla stanza 201.
-Mai sottovalutare un uomo di mare, tesoro.
-Mmh... sai, ti ci vedo davvero tanto come pirata. Lo spirito ce l'hai...
-E anche il fascino...- aggiunsi baciandole il collo, mentre con un calcio deciso aprii la porta che per fortuna non avevo chiuso benissimo.
La richiusi allo stesso modo, e con fare deciso raggiunsi il letto, lasciando sdraiare Emma sopra di me. Volevo che non si sentisse oppressa, e allo stesso tempo mi eccitava che fosse lei ad avere il controllo.
Sembrò apprezzarlo, e non attese neanche un solo istante prima di finire di slacciarmi la camicia, e accarezzarmi il petto.

EMMA POV
Anche presa dalla passione non potei non accorgermi della premura che riservava nei miei confronti, con gesti piccoli e apparentemente insignificanti... invece volevano dire tanto per me.
Lentamente, finii di sbottonare la sua camicia, e lasciai scivolare la mano sul suo petto, dall'alto verso il basso, fino alla pancia e poi al bordo dei pantaloni.
Sentendolo sussultare sorrisi, e mi abbassai su di lui per baciargli il collo. Da tanto avevo aspettato questo momento, da tanto avevo desiderato che fosse mio, e che io fossi sua.
Scesi coi baci con estrema lentezza, passando per la clavicola, e poi sul petto. Tracciai con la lingua la cicatrice che era ormai una linea leggera, poco più chiara della sua pelle: in qualche modo lo rendeva più reale, più attraente. Forse perché era quella il motivo per cui l'avevo conosciuto, senza l'incidente probabilmente non ci saremmo mai incontrati.
-Ti amo, Emma...
Il mio cuore ebbe un fremito, e poi si fermò, insieme al mio respiro. Il mio stomaco sembrò capovolgersi, e la mia testa si fece pesante, come se non fosse più in grado di elaborare nulla.
Le mani e le braccia tremarono, e solo a stento fui in grado di mantenere la presa per non crollargli addosso, e alzare lo sguardo su di lui.
-Ti amo...- ripeté -volevo dirtelo prima di... prima di farlo. Perché non volevo che dopo sembrasse che...
-Shh...- feci, portandogli l'indice davanti alla bocca.
Lo guardai negli occhi, quegli occhi che mi avevano convinta a rischiare la vita per salvare la sua.
Quegli occhi in cui avevo letto un oceano di sofferenza, a cui avevo sentito la necessità di restituire la gioia.
Quegli occhi che avevano letto nel profondo della mia anima senza neanche conoscermi.
Quegli occhi che mi avevano compresa più di chiunque altro.
Quegli occhi in cui avevo trovato conforto quando nessun altro aveva potuto darmene.
Quegli occhi che davano un vero significato alla parola “sorriso”.
Quegli occhi pieni d'amore, riflesso con forza nei miei.
-Ti amo anch'io Killian.- dissi in un sussurro, lasciando scivolare una piccola lacrima dispettosa lungo la guancia.
Lui la asciugò, a portando una mano dietro la mia testa, dolcemente mi avvicinò a sé e mi baciò come non aveva mai fatto.
In quel bacio racchiuse tutta la passione, la dolcezza, e l'amore che teneva dentro di sé, e solo dopo averne goduto per attimi che potevano tranquillamente essere stati ore intere, ricambiai scivolando al suo lato, pregandolo con lo sguardo di prendere quel controllo che io non riuscivo più a sostenere.
Mi fidavo così tanto che chiusi gli occhi, e mi lasciai andare completamente in balia di lui, limitandomi solo a sfilargli la camicia per farla finire chissà dove alla mia sinistra.
Le mie gambe erano intrappolate in mezzo alle sue, e le spalle tra la sua mano e l'altro braccio.
Sentii il suo respiro avvicinarsi sempre più al mio viso, finché non tornò a baciarmi, soffermandosi sulle labbra solo qualche attimo prima di scendere al mento, poi al collo, e poi ancora giù.
Mi lasciai scappare un gemito nel momento in cui la scia di baci iniziò una discesa lungo la scollatura del vestito, per fermarsi al centro, nell'incavo dei miei seni.
Sentii la sua mano afferrare una manica del vestito, e io lo aiutai con l'altra, lasciando che entrambe scendessero in completa armonia lungo le mie braccia. Insieme alle maniche scivolò inevitabilmente anche il vestito stesso, e quando Killian si fermò mi ritrovai nuda fino all'altezza della schiena, se non per il reggiseno.
Aprii gli occhi per assicurarmi che fosse tutto a posto dato che non lo sentii più muoversi: si era fermato a guardarmi, e lessi nei suoi occhi un gran desiderio mentre squadrava ogni centimetro di me.
Tracciò le mie forme col dito, dalla clavicola, passando per il seno e poi l'ombelico; infine afferrò di nuovo la stoffa dell'abito e continuò a farlo scendere. Per facilitarlo mi sollevai quanto potei, il tempo di lasciarlo passare sotto di me.
Infine, lo fece scivolare via dai miei piedi, e lo lasciò sul bordo del letto, per tornare a guardarmi.
Sentii le guance calde, ero sicuramente arrossita, ma non mi dava alcun fastidio che mi guardasse; quella sua brama non fece altro che intensificare anche la mia, ma non volevo correre troppo, volevo godere appieno di ogni singolo istante.
-Sei bellissima... hai una pelle così candida, sei perfetta...
-Non esagerare- sorrisi timidamente -non sono perfetta...
-Lo sei per me. E non parlo solo del tuo aspetto.
-Anche tu per me, se è per questo- sorrisi, accarezzandogli il petto muscoloso, e approfittai del momento per imprimere nella mente ogni suo lineamento. Dalle spalle larghe, ai muscoli delle braccia, il petto possente insieme a degli addominali scolpiti.
-Sei troppo vestito- aggiunsi, e intimandolo con lo sguardo di rimanere in quella posizione, le mie mani corsero alla cintura dei suoi pantaloni, liberandolo da essa, e poi direttamente sui due bottoni.
Lo sentii chiaramente trattenere il fiato nel momento in cui glieli feci scivolare lungo le gambe, e mi aiutò scalciandoli via, per rimanere soltanto in un paio di boxer neri a coprirlo.
Ci guardammo negli occhi per un attimo, poi afferrai le sue spalle; lo attirai fino a farlo sdraiare su di me lo baciai con forza, appropriandomi avidamente delle sue labbra, mentre il suo corpo caldo contro il mio non faceva che accrescere la sete di lui.
Portò deciso la mano dietro la mia schiena, e slacciò il reggiseno per poi sollevarsi sui gomiti.
Fece scivolare le spalline lungo le mie braccia, e solo quando fui completamente libera da esso lo afferrò e lo gettò da qualche parte.
Con lussuria si avventò con sul mio seno, e quando sentii la lingua su uno dei capezzoli gemetti forte, inarcando la schiena senza più riuscire a trattenere gli ansimi.
Socchiusi gli occhi per guardarlo torturarmi con la lingua e con i denti, per poi passare all'altro, e mi eccitai ulteriormente.
Tirai un sospiro e abbassai la schiena quando scese con le labbra sulla pancia, ma la quiete non durò a lungo dato che decise di soffermarsi con la lingua sull'ombelico, provocandomi nuove scosse di piacere.
Ringraziai il fatto che fossimo al quarto piano a che tutti gli altri fossero a festeggiare, perché ansimavo ormai senza sosta, e gemetti ancora quando le sue labbra arrivarono al bordo dei miei slip.
Con una lentezza straziante ne afferrò il bordo, per iniziare a farli scendere, e soffermarsi con la mano sul mio fondo schiena.
-Perizoma, Swan?- sussurrò, alzando lo sguardo per guardarmi con una sensualità estremamente provocante.
-Erano più comodi per via del vestito... è attillato, sicuramente lo avrai notato, non potevo mettere altro...- spiegai cercando di mostrare assoluta innocenza, ma ero contenta l'avesse notato.
Strinse le mie natiche facendo sì che sussultassi con un ennesimo gemito, e poi riprese lentamente nella sua operazione di spogliarmi dell'ultimo indumento.
Nel momento in cui mi aprì leggermente le gambe per far scivolare via gli slip trattenni il fiato, e chiusi di nuovo gli occhi in attesa.
Un attesa che sembrò eterna, fino a che finalmente, cogliendomi del tutto alla sprovvista, portò una mano sulla mia intimità.
-Se vuoi che mi fermi dillo adesso... perché tra poco potrei non rispondere più di me...
Non riuscii a fare altro che a bofonchiare qualcosa di incomprensibile, e per fargli capire che si trattava di un “non fermarti”, affondai le unghie nelle sue spalle e lo baciai, per poi gridargli contro le labbra quando due delle sue dita si insinuarono dentro di me.
Il mio respirò accelerò notevolmente, mentre istintivamente allargavo le gambe e lui mi baciava il collo, succhiandolo in più di un punto.
Le sue dite uscivano e rientravano, per muoversi dentro di me ogni volta più in profondità, ogni volta più intensamente.
Mi lasciò una scia di baci dal collo fino alle labbra e viceversa, e io portai le mani tremanti dall'eccitazione intensa ai suoi boxer, mettendoci tutto l'impegno possibile per liberarlo da questi, e calciarli via.
Ci guardammo negli occhi, che erano lucidi per entrambi per le emozioni forti; presi la sua mano intrecciando le nostre dita, e senza esitazione gli afferrai anche il moncone, per fargli capire che amavo ogni parte di lui, ogni centimetro.
-Ti amo...- dissi nuovamente, mentre allargavo le gambe e lasciavo che si posizionasse tra di esse; la pressione della sua eccitazione sul mio inguine non fece che accrescere la mia ancora una volta, ancora di più.
Non chiusi gli occhi, volevo ricordare quel momento, volevo ricordare il suo sguardo, i suoi occhi nel momento in cui saremmo diventati un tutt'uno.
-Ti amo- disse anche lui, e finalmente entrò dentro di me, facendomi gridare e non riuscendo a soffocare l'urlo neanche con la sua bocca.
La stretta della mia mano sulla sua era più forte che mai, cercava come di controllare i miei ansimi, invano.
Ansimavo e gemevo forte, inarcando le schiena più che mai, dietro la quale portò l'altro braccio, caldo e forte a sostenermi.
-Ti ho fatto male...?- domandò premuroso, e io mi limitai a scuotere la testa e circondargli la vita con le gambe, per permettergli di entrare ancora più a fondo.
Gemetti ancora, ma mi decisi a chiudere gli occhi e lasciarmi andare in balia dei suoi baci mentre il suo bacino iniziava a muoversi su di me.
Inizialmente le spinte furono leggere, ma andarono ad intensificarsi man mano che assecondavo i movimenti.
Ogni spinta accresceva le sensazioni di piacere, e accelerò abbastanza da far muovere e scricchiolare il letto, mentre i nostri gemiti si confondevano annebbiando le menti sempre di più.
E poi un'ultima spinta, più profonda, più forte, e più intensa fece sì che il mio corpo tremasse come non mai, lasciandomi invadere dall'apice del piacere insieme a lui, che venne dentro di me dilungando la durata del mio orgasmo.
Non seppi dire quanto tempo fosse passato nel momento in cui il mio corpo decise finalmente di rilassarsi, lasciandomi riprendere fiato.
Ero sudata, fiacca e stremata da morire, ma erano sensazioni imparagonabili alla felicità che provavo in quel momento.
Lo strinsi permettendogli di adagiarsi completamente su di me, essendo un peso che potevo benissimo sostenere.
Lui lo fece, ma scivolò quasi subito su un fianco senza lasciarmi andare per invertire le posizioni, e farmi ritrovare stesa su di lui.
Socchiusi gli occhi con un sorriso, e lo sorpresi a guardarmi anch'egli sorridente. Gli stampai un bacio sulle labbra e poi lo guardai ancora, lasciando che la sua mano mi accarezzasse i capelli che ricadevano sulla mia schiena e sulle braccia.
-È stato...- borbottò, senza riuscire a trovare la parola giusta per finire la frase.
-Magnifico... no, perfetto- conclusi io, per poi poggiare la testa sul suo petto e rilassarmi al suono del battito del suo cuore.
-Già...
Restammo per vari minuti in quella posizione, ad accarezzarci e scambiarci ancora qualche bacio, a coccolarci.
Sentivo che tutte le mie paure, le mie inibizioni, si erano dissolte completamente, e non potevano più riemergere per farmi del male.
Non l'avevo voluto ammettere a me stessa, ma inizialmente avevo avuto un po' paura di rovinare tutto, di non riuscire ad andare fino in fondo per quanto lo desiderassi: invece era stato tutto perfetto, tutto naturale, tanto che al suo tocco le paure erano sparite. Del tutto.
Gli unici ricordi sarebbero state le sensazioni di piacere, di gioia e d'amore che mi aveva donato, facendomi sentire ancora una volta unica, e in qualche modo speciale.
-Tesoro, stai dormendo?- sussurrò piano vicino al mio orecchio.
-No... credo che dovremmo alzarci, rivestirci e tornare di sotto... prima che ci diano per dispersi- riflettei a malincuore, nonostante fossi già pronta per fare l'amore ancora una volta.
-Già, immagino tu abbia ragione...
Annuii, ma non accennai minimamente ad alzarmi. Ero davvero troppo comoda per trovare le forze di tirarmi su, però dovevo farlo.
Mi feci coraggio e mi lasciai cadere al suo lato, restando stesa ancora qualche attimo.
Ero felice che avessimo fatto l'amore proprio in quella stanza; era lì che aveva iniziato a flirtare con me, lì che avevo iniziato a provare interesse per lui, lì che ci eravamo scambiati i primi baci, lì che ci eravamo confidati i segreti più profondi, e soprattutto lì che avevamo iniziato ad innamorarci.
-Amore, se vuoi posso vestirti io...- propose con fare malizioso, accarezzandomi un fianco.
-Mi fa strano che mi chiami così...- riflettei -ero abituata a “tesoro”, “dolcezza” eccetera...
-Se non vuoi...
-No, no, non intendo questo. Volevo solo dire che è strano... però mi piace.- mi voltai verso di lui e dopo aver tirato su le coperte lo cinsi con le braccia e lo baciai: decisi che ancora qualche minuto di coccole potevamo concedercelo.
Però, chiaramente, come sempre, non tutto poteva andare fin troppo liscio. Non mi era concesso.
La porta si spalancò, e senza riflettere mi tirai su il lenzuolo fino a coprirmi il viso, e mi strinsi al petto di Killian che dopo un attimo iniziò a sogghignare.
-Swan. Io non ci credo.
-Oh. Regina.- tirai leggermente fuori la testa e mi voltai in direzione della porta, per trovare la donna sconvolta, accanto a Robin che invece aveva deciso di cercare le ragnatele in un angolo del soffitto.
Mi morsi un labbro e continuai a guardarla, cercando di mettere bene a fuoco la situazione assurda che si era creata. E poi scoppiai a ridere, seguita prima da Killian e poi anche da lei e Robin.
-Avrei bussato. È solo che non pensavo che... tu...
-Lo so, non pensavo neanch'io. Però si bussa lo stesso.
-Ehi, poteva essere successo qualcosa, siete spariti da più di mezz'ora... non si sa mai!- protestò, posando lo sguardo sui vestiti ai piedi del letto e alzò il sopracciglio.
-Ok. Io e Robin torniamo di sotto, e voi... sbrigatevi. Prima che anche i tuoi si accorgano della vostra sparizione, Emma. E non credo sarà piacevole se vi trovasse tuo padre...
-Hai ragione. Arriviamo...
-E fa' prendere un bel bicchiere d'acqua al tuo fidanzato- aggiunse Killian; aveva ragione, Robin aveva posato lo sguardo su di noi e sembrava davvero molto più imbarazzato di Regina. Era comico in un certo senso, ma io stranamente non ero in imbarazzo... lo sarei stata se fosse stato qualcun altro a beccarci probabilmente.
-Divertente Killian.- borbottò lui -Ciao... a dopo.
Aspettammo che i due uscissero dalla stanza e scoppiammo in un'altra risata liberatoria, non mi era mai successo di essere sorpresa a letto con qualcuno... ma c'era una prima volta a tutto probabilmente!

***
 

Io e Killian rientrammo furtivamente mano nella mano, per fortuna nessuno ci notò, e andammo a cercare i due che si erano fermati al tavolo delle bibite.
Lasciai Killian in compagnia di Robin, e dopo essermi versata un bel bicchiere di vino presi Regina in disparte, e andammo a sederci su un divano libero in fondo alla sala.
-Swan, puoi togliere il sorriso da “Ho appena fatto sesso ed è stato fantastico”? È imbarazzante, sul serio- fece guardandomi accigliata, ma un piccolo sorriso non poté evitarlo nemmeno lei.
-Oh smettila!- mi lamentai, bevendo un sorso dal mio bicchiere -Però lo è stato!
-Quindi è bravo a letto.
Annuii, e scoppiai nuovamente a ridere, quindi fui costretta a bere ancora per riuscire a fermarmi.
-E' bravo anche Robin?
-Decisamente- alzò un sopracciglio, e fu il suo turno di farsi una risata.
Era bello finalmente sentirmi libera di riuscire a essere “normale”, senza paure e freni, e poterne parlare con la mia amica senza che calasse una nuvola d'imbarazzo sull'argomento. Lei aveva capito di non avere più motivi di andarci cauta e ne fui felice.
-Ah comunque... è successo dopo che mi ha detto una cosa... insomma, mi hanno affidato la bambina!- confessai, rendendomi conto che probabilmente non ne era ancora a conoscenza a meno che non fosse stata vicino a Killian quando gliel'avevano detto.
-Davvero?! Te l'hanno affidata?!
-Sì! Cioé immagino mi spiegheranno meglio domani ma sì!- esultai, e la donna posò il bicchiere per abbracciarmi, cosa che mi stupì davvero. Ricambiai l'abbraccio e restammo strette per molti istanti, ero così contenta che fosse felice per me fino a questo punto. Mai avevo messo in dubbio la sua amicizia, ma quando si comportava in maniera così esplicita non poteva che farmi piacere.
-Te lo meriti Emma, tanto. È stato davvero difficile vederti crollare così tante volte quest'ultimo mese... senza poter fare niente. Ora hai un uomo che ti ama, un'altra figlia... sono davvero molto, molto contenta tesoro.
-Grazie Regina... ti voglio bene. Comunque sappi che non è vero che non potevi fare niente, perché mi hai aiutata più di quanto immagini!- non fui più in grado di trattenere le lacrime di commozione, e cercai di asciugare gli occhi senza lasciare che il trucco colasse per trasformarmi in un panda.
-Ma piangi?- fece la donna divertita, e prese un fazzoletto dalla borsa, porgendomelo.
La ringraziai e cercai di concludere l'opera, senza dimenticare di chiedere il suo parere sul risultato finale.
-Non stavo piangendo. Cioè sì, ma no! Vabbé lascia stare dai!- conclusi allegra, alzandomi e facendole cenno di seguirmi per tornare a raggiungere i nostri uomini e mettere qualcosa sotto i denti. Alla fine tra una cosa e l'altra non avevo ancora mangiato, e mi resi conto di avere una gran fame: riempii un piatto di tramezzini, panini, un pezzo di pizza e un paio di dolci, sotto lo sguardo sconvolto degli altri tre.
-Che c'è, ho fame!
-Mi chiedo seriamente come faccia a entrarti tutto in quel pancino che ti ritrovi... mangi più di me, e io sono un uomo.- commentò Killian, studiando il mio piatto.
-E cosa vuol dire, scusa! Non fare il maschilista! Ho un metabolismo che funziona bene, e finché posso lo sfrutto!
-Ma sì tesoro, non dico che non puoi mangiare. Solo è buffo vederti abbuffarti in questo modo!
-Ma sentilo. Comunque se ti aspetti che io ti versi porzioni doppie delle mie quando verrai a cena da me, te lo puoi scordare...- dissi convinta e addentai un panino con salame piccante e salsa barbecue.
-Mmh, dipende di quale “cena” non mi darai la porzione doppia...- ammiccò malizioso, e io gli pizzicai il braccio senza la minima delicatezza, con l'intento di fargli male: non rimasi delusa fortunatamente, dato che si lamentò.
-Quanto siete carini- commentò Robin -Emma, se fa il cretino e serve una mano basta che me lo dici eh?
-Grazie! Per ora voglio solo privarti della sua presenza domani sera, perché il mio era un invito a cena... cena con cibo, vero cibo, non doppi sensi!- specificai, fulminando il mio uomo con lo sguardo.
-Sarà un piacere, anche a cena di cibo... soprattutto se cucini tu.
-Cucino io, sì. Sono una brava cuoca, ma non vuol dire che farò sempre la tua casalinga.
-Oh non te lo chiederei mai! So cucinare anch'io...
-Ok. Se farai il bravo potrei concederti anche il dolce, comunque...- sorrisi, imboccandolo con un pezzo di torta al cioccolato.
-Poi sarei io quello che parla a doppi sensi Swan... se vuoi riportarmi a letto basta dirlo...
-Cosa vuol dire riportarla?!
Feci un salto per lo spavento, e tossii sonoramente dato che mio padre con quella sua apparizione improvvisa mi fece andare di traverso un pezzo di dolce.
-Era... era un modo di dire... cioé...- tentò di giustificarsi lui, abbassando lo sguardo e grattandosi dietro la testa.
-Un modo di dire. Certo.
-Papà- borbottai -Non un'altra scenata, per favore... qualunque cosa sia successa, e scordati che io te ne parli, io e lui stiamo insieme. Ed è una cosa seria. Dico davvero.
-Era una cosa seria anche con Neal. E con Walsh. E August. Quindi scusami se ora ho dubbi...
-Io... senti, se lo conoscessi come lo conosco io... sono sicura che capiresti. In un mese ha fatto per me più di quanto gli altri abbiano fatto in anni...
Lo vidi riflettere, e squadrare entrambi attentamente. Capivo le sue preoccupazioni, e capivo bene di non essere stata proprio fortunata nelle mie scelte in fatto di uomini, ma sentivo davvero che lui era quello giusto. Lo volevo nella mia vita, nella vita di Henry, in quella di Lily e in quella dei miei genitori... lo volevo nella mia famiglia.
-Ok. Sabato prossimo venite a cena da noi... entrambi. Credo sia il caso che io e tua madre lo conosciamo meglio... dato che siete già così intimi- cedette infine, anche se con una nota di disapprovazione per l'aggiunta finale.
-Grazie David, lo apprezzo...
-Io non ho niente contro di te, sul serio. Abbiamo già parlato... solo mi avete un po' colto alla sprovvista coi vostri discorsi. Io voglio solo che mia figlia sia felice.
-Certo, capisco. È ciò che voglio anch'io.
-Bene, sarà meglio. Comunque Emma- tornò a rivolgersi a me -ero venuto a cercarti perché io e tua madre andiamo via, è mezzanotte passata... vuoi un passaggio?
-Nono, ci vediamo domani a lavoro. Buonanotte, saluta anche mamma!- baciai sulla guancia mio padre, poi lasciai che andasse via, insieme ad altri che avevano iniziato a lasciare la sala. Effettivamente era un po' tardi, e l'indomani era lunedì, ovvero l'inizio di una nuova settimana di lavoro.
-Voglio andare a casa anch'io- si lamentò Regina -Invece il mio lavoro riprende con un bel turno di notte...
-Resto io!- mi offrii, senza pensarci due volte. Non avevo la minima voglia di andarmene a casa e lasciare Killian in ospedale, e un turno di notte era la soluzione ideale. Se tutto fosse andato bene non ci sarebbero state emergenze e avremmo potuto passare la nottata insieme...
-Sei seria? Ti prenderesti il mio turno?
-Sì! Nessun problema. Così domani quando lo dimettono posso andare a casa con lui...
-Ok, il turno sarebbe fino alle 12. Ma... aspetta. Come mai così gentile?
-Io sono gentile Regina, sei la mia migliore amica no?- feci con fare innocente, con un'alzata di spalle.
-Appunto. Per questo ti conosco. Beh, grazie comunque... solo cerca di non fare danni tipo lasciare il cerca persone in bagno mentre siete a letto a... fare cose! Capito, anche tu?- si rivolse a Killian, provocatoria, puntandogli un dito sul petto.
-Sissignora- alzò le mani divertito, ma anche un po' spaventato. Non potei biasimarlo, Regina era il top quando si trattava di mettere paura alle persone!

Alla fine si fece l'una, e restammo gli ultimi in sala insieme alle infermiere che avrebbero avuto il turno di notte con cui ci dividemmo il cibo rimanente in caso ci venisse fame.
Killian mi prese in giro ovviamente, ma lo minacciai di non offrirgli neanche una briciola se avesse avuto voglia di mangiare qualcosa.
Decidemmo di accompagnare Robin e Regina alla macchina; non avendo idea di dove avevo lasciato la giacca dovetti accettare di mettere nuovamente quella di Killian, che non voleva rischiassi di ammalarmi nuovamente essendo appena guarita.
-Buonanotte allora... mi raccomando- fece Regina guardandoci entrambi, ma in fondo in fondo sapevo che voleva ci godessimo il tempo insieme come sicuramente avrebbero fatto lei e Robin.
-Notte ragazzi... ci vediamo, eh! Una sera dovremmo uscire tutti insieme, magari...- buttai lì, senza rendermi conto di aver proposto praticamente un'uscita a quattro.
-Si può fare, dai. Tanto Killian sta da me, sarà facile organizzarci... dipende tutto dalle nostre donne super impegnate!
-Solitamente la sera stacchiamo, a una certa... quindi troveremo il momento- gli assicurò Regina, e si infilò in macchina infreddolita.
L'uomo mi baciò sulle guance e salutò anche l'amico, poi si infilò in macchina e partirono.
Rimasi a salutarli con un cenno della mano, poi riportai Killian velocemente dentro, stringendolo forte per riscaldarmi e dandogli anche un bacio.
-Beh... direi che ora si può andare in camera tua a... passare il tempo, no?- proposi maliziosa, accarezzandogli il petto -Sempre se non hai sonno...
-Oh no, sono sveglissimo tesoro...
Prima di darmi il tempo di replicare, mi prese in braccio e mi portò all'ascensore, dove non persi tempo e ne approfittai per liberarlo della camicia.

***
 

EPILOGO

KILLIAN POV

Usciti dall'ascensore, fummo circondati dalla famiglia di Emma al completo, e Robin che era passato a salutare Regina e mettersi d'accordo con me per raggiungerlo a casa.
Erano ormai le 14, ero stato dimesso da tre ore ma non avevo voluto andarmene prima che Emma terminasse con le scartoffie, e soprattutto non mi sarei mai potuto perdere il momento in cui l'infermiera le aveva posto Lily in braccio.
Avevamo passato insieme una notte molto piacevole, a fare ancora l'amore, coccolarci e poi dormire abbracciati, coi corpi stretti l'uno all'altro. Prima di addormentarmi avevo passato una mezz'ora buona a guardare lei, serena e felice come non l'avevo mai vista.
Anch'io ero felice, felice di avere accanto una donna perfetta come lei; una donna che mi aveva accettato coi miei pregi e difetti, che mi amava così com'ero. Una donna che amavo con tutto il cuore, e con cui ero pronto a passare il resto della vita. Sarei davvero stato la versione migliore di me per lei, ma non avrei neanche dovuto sforzarmi, era una delle cose più facili del mondo avendola accanto.
Ancora non riuscivo a credere che fosse tutta mia.
-Oh tesoro mio, è così bella! Siete bellissimi!- sua madre si avvicinò e accarezzò la bambina, che ancora mi stringeva un dito con forza. Avevo scherzato con Emma dicendole che anche Lily aveva buon gusto, e avevo ricevuto una pestata di piede dato che aveva le braccia occupate.
-Viene già a casa davvero? Posso spingere io la carrozzina per strada?- fece Henry, guardando curioso la sua nuova sorellina.
-Mi dispiace ragazzino, ma fa freddo quindi andiamo in macchina!- rise Emma, ma lasciò che suo figlio accarezzasse la piccola.
-Va bene! Ho aiutato la nonna a mettere a posto la cameretta, ci siamo alzati tutti presto! Più tardi andiamo al centro commerciale? Visto che ci sono delle cose per lei che ancora non abbiamo, e la carrozzina poi non è meglio prenderla diversa? La mia è da maschio, e lei è...
-Henry!- lo fermò divertita -Calmati, avanti! Ora andiamo a casa, le do' da mangiare, mangiamo anche io e Killian dato che non abbiamo avuto tempo e poi usciamo...Ora va' a casa con la nonna, la mia macchina è un po' piena... ci vediamo lì, ok?
-Ok! Ciao Killian! A casa ti faccio vedere la mia nave pirata, l'ho costruita da solo!
-Ci conto ragazzino!- gli feci l'occhiolino, dandogli una pacca sulla spalla: mi piaceva molto anche lui, era proprio il figlio degno di sua madre.
Mary Margaret diede un bacio alla bambina, e si portò via il nipote, impaziente di fare il fratello maggiore.
Cinsi le spalle a Emma mentre lasciava che anche il resto della sua famiglia coccolasse e conoscesse un po' la nuova arrivata, che sembrava essere a suo agio. E quando la sorella le promise di fare i turni con lei durante la notte sembrò proprio sollevata: in quel momento mi resi conto che non avevo idea di come funzionasse con una neonata. Avrei dovuto imparare in fretta, in modo da poter essere utile anch'io.
Alla fine tornarono tutti a lavoro, e a Robin dissi che l'avrei chiamato dopo dato che adesso volevo andare insieme ad Emma, che mi aveva invitato a pranzo a casa sua: ero davvero molto felice di uscire dopo un mese e vedere di nuovo una vera casa, e non più le mura di un ospedale!
-Allora... vuoi prenderla in braccio un po'?- mi propose a bruciapelo, baciandomi una guancia.
-Io? Davvero? Cioé non so se sono capace Emma, non vorrei rischiare di combinare qualcosa, e insomma... non...- balbettai, guardando la piccola. Certo, volevo tenerla in braccio, ma non ero sicuro di potermela cavare con una mano sola... non volevo farle dal male.
-Non combinerai niente. E poi... insomma, tu... io... credo che tu... insomma, io sono... la sua mamma. Quindi tu... saresti tipo... il suo papà?
La guardai incredulo, commosso, e felice ancor più di prima se possibile.
Mi amava. Mi voleva nella sua vita... ed era già pronta a farmi fare il padre di Lily? Senza neanche prima mettermi alla prova? Si fidava davvero a tal punto di me?
-Ho... esagerato? Scusami oddio, è che sì ecco tu e io stiamo insieme no? Lo so che non siamo sposati, non conviviamo ma... sì, sai, ecco, io ho pensato che...
Per frenarla la baciai sulle labbra, e le sorrisi rassicurante, accennandole di porgermi la piccola.
Con tranquillità mi spiegò come fare per tenerla, e infine me la mise tra le braccia.
In quel momento mi sentii davvero suo padre. E sentii davvero di poter essere un bravo padre.
Non seppi spiegarmelo, ma fu come un legame che si instaurò tra me e quel piccolo fagottino dagli occhioni azzurri, che in fondo non erano poi tanto diversi dai miei.
Non avrei mai potuto sostituire il suo vero padre, ma le avrei voluto bene come se anch'io lo fossi, ne ero certo. Avrei amato lei ed Emma più di quanto avessi mai fatto con qualcuno.
-Sai qual'è il bello dell'adottare?- sorrise, accarezzando quella che era ormai sua figlia.
-Cosa?
-E' davvero molto meno faticoso che partorire...- ridacchiò, mentre scoppiavo a ridere sconvolto.
-Sai sempre rovinare i momenti romantici, eh Swan?
-Era solo una constatazione! Prova, poi mi dirai che ho ragione.
-Se anche volessi, non potrei per fortuna. Ti credo sulla parola! Ma a proposito, non abbiamo usato precauzioni. O prendi la pillola?
-No. Ma non posso avere bambini, ricordi? Siamo a posto.
-Non si sa mai... scusa, non volevo turbarti, è solo che...
-Ehi no, non sono turbata! Credimi, al momento il mio ultimo pensiero è avere altri figli! Ho una bimba di tipo dieci giorni... un figlio di dieci anni... se mai dovessi pensare ad averne un terzo, passerà tanto tempo! Cioé, se... oddio, magari tu vuoi avere figli e io sono un'insensibile...
-Frena, Emma! Non riprendiamo questo discorso. Io voglio te. Capito? Voglio te, e voglio Lily... e anche se Henry ha un padre, voglio essere... lo zio simpatico!
Uscimmo finalmente dall'ospedale, e fu bello poter camminare sotto il sole: era una bella giornata, coi raggi caldi che impedivano al freddo di essere troppo pungente.
Sistemai la piccola sul seggiolino del maggiolino giallo di Emma, una macchinetta piccola e bizzarra, ma anche molto carina.
Dopo essermi assicurato di aver legato per bene Lily, andai a sedermi davanti, raggiungendo Emma che era già pronta al posto di guida.
-Comunque la prossima a fare la mamma potrebbe essere Regina. Stamattina aveva la nausea... sarà un segno premonitore!- scherzò, e scoppiammo a ridere insieme, immaginando la donna dare di matto se davvero fosse successo proprio a cavallo del suo ultimo anno da specializzanda. Robin avrebbe avuto pane per i suoi denti, già ora non era facile starle dietro! Come d'altronde non era facile star dietro ad Emma.
-Quasi dimenticavo!- esclamò lei, prima di mettere in moto, e tirò fuori un pacchetto da sotto il suo sedile, porgendolo a me e intimandomi di aprirlo.
Quindi lo scartai, e quel che trovai dentro fu incredibile: assurdo e al tempo stesso fantastico!
-Un uncino, Swan!
-Sì!- sorrise -insomma, sai, l'attaccatura è originale, come si fa per le protesi... ma dato che non ne vuoi una... insomma, pensavo sarebbe stato divertente avere questo se ogni tanto vuoi avere qualcosa attaccato al braccio!
Senza dire nulla, sistemai l'oggetto al polso sotto il suo sguardo curioso, e poi usai l'uncino per avvicinarla a me e baciarla. Lei ricambiò, stringendomi le spalle con le sue mani forti e delicate al tempo stesso.
-Per ringraziarti, quando mi sarà permesso portare di nuovo una barca... ti porterò a fare un giro per mare con il temibile Capitan Uncino!- le promisi.
Era una promessa a lungo termine, perché di certo non avrei riottenuto il brevetto in un paio di settimane, ed è proprio per questo che decisi di fargliela.
Perché era la promessa di un futuro insieme.
-Ci conto, capitano.

 

Ogni volta che pensiamo di conoscere il futuro, anche per un secondo, il futuro cambia.
A volte il futuro cambia in fretta e completamente.
E possiamo solo scegliere cosa fare dopo.
Possiamo scegliere di avere paura, restare lì a tremare, immobili e immaginare che può capitare il peggio.
O possiamo fare un passo avanti verso l'ignoto e immaginare che sarà stupendo. (cit. Grey's Anatomy 10x24)


 

TO BE CONTINUED...



















 



Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Allora... eccoci giunti all'ultimo capitolo. Devo dire che mi dispiace, mi mancherà scrivere questa ff... ricordo quando ho scritto per gioco il primo capitolo, certa che sarebbe stata una ff di non più di 5-6 capitoli... invece sto postando praticamente il trentunesimo! E sì, stavolta mi sono dilungata ancora più del solito, sono quasi 10 pagine!
E' stato difficile scrivere il finale, soprattutto l'epilogo che ho riscritto varie volte prima che mi soddisfacesse, e spero che vi piaccia. Inizialmente andava un po' più avanti nel tempo, ma poi ho deciso di preferirlo così... con un futuro ancora da scrivere.
E' stato divertente cercare di unire in qualche modo due delle mie serie preferite, e allo stesso tempo cercare di mantenere i personaggi coerenti a come sono davvero.
Ringrazio davvero TUTTI quelli che hanno letto, tutti quelli che hanno inserito la FF tra le seguite, preferite e da ricordare. (siete tanti! Non avrei mai immaginato!)
E poi ringrazio tutti quelli che hanno recensito, e che in questo modo mi hanno dato modo di andare avanti per 31 capitoli, aiutandomi a migliorare e a sviluppare nuove idee! 
Ringrazio quindi: piccola87, ethy, Sara_Lovett, Ice and Love, Nausicaa_Mikaelson, 5vale5, ErinJS, V a m p i r e, EmmaJones, pandina, gattina04, HollyMaster, Kerri, A lexie s, captainswan girl, _GiuggiolaCS_, nali_cs, CaptainSwaner, tinkerbell 1980, Tzn29031986, Persefone3, Phoebe90, Lilian Potter in Malfoy (tra l'altro grazie per avermi suggerito quell'anime!), stydiaisreal, givemetheblackpearl, Becky_99, lalex, CSlover,  Chipped Cup, Em_
Spero di non essermi dimenticata nessuno, ho cercato di prendere tutti i nomi dal programma recensioni di ogni capitolo xD
Spero di non aver deluso le aspettative col finale, non volevo il solito lieto fine tipo "xx tempo dopo"... soprattutto perché mi avrebbe messo in crisi per il seguito!
Inizierò a postare il sequel tra circa una settimana credo, mi serve un po' di tempo per fare bene il primo capitolo, e iniziare a sviluppare le nuove idee, che se tutto va bene saranno in una decina di capitoli (e fu così che ne scrissi altri 30 xD no, scherzo ovviamente!).
E vabbé, buona Pasqua in anticipo se non dovessimo sentirci prima, anche se non sarà tanto buona dato che saltano OUAT, mannaggia! Ma perché, che male ci sarebbe nel trasmetterlo a Pasqua?! Argh!
Buonanotte a tutti, a grazie mille ancora una volta! Un abbraccio :*

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