Diciassette

di cuore di carta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Prima lettera: Nathaniel. ***
Capitolo 3: *** Seconda lettera: Ambra. ***
Capitolo 4: *** Terza lettera: Castiel. ***
Capitolo 5: *** Quarta lettera: Melody. ***
Capitolo 6: *** Quinta lettera: Alexy. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Prologo.

Il liceo Dolce Amoris è conosciuto in tutto il mondo, molti sono i ragazzi che lo frequentano e molti sono i professori che ci insegnano, uno in particolare, il professore di psicologia, Angus Faraize, ha in mente un nuovo progetto di classe per i suoi alunni. Un giorno, mentre spiegava una delle solite lezioni che annoiava anche lui, si mise a osservare i suoi studenti, e si sorprese di come fossero tutti così diversi tra loro. Decise allora, di provare qualcosa di diverso, che li avrebbe dirvertiti e appassionati. "Ragazzi" disse "voglio che facciate qualcosa nel corso dell'anno" . Arrivarono domande del tipo "cosa?" o "Che dobbiamo fare?" . "Dovrete scrivere delle lettere a chiunque voi vogliate e dovrà essere almeno una al mese" continuò Faraize. Un altro suo alunno parlò dall'ultimo banco "ma di cosa dobbiamo parlare?" chiese. "Di voi stessi. Parlate di tutto. Avete tutti diciassette anni no? Allora parlate dei vostri diciassette anni!" Rispose. "Chiamiamo questo progetto Diciassette! Che ne pensate?" Chiese speranzoso ai suoi studenti, molti non erano d'accordo altri sì. "Se non lo fate vi lascio la materia." Disse in modo serio. Allora tutti accettarono. "Benissimo! Iniziate a scrivere stasera!"


ANGOLO AUTRICE
Questo era un piccolissimo prologo, dal primo capitolo inizieranno le lettere, cosa ne pensate? Vi piace l'idea? Fatemi sapere.
cuoredicarta

 

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Capitolo 2
*** Prima lettera: Nathaniel. ***


Nathaniel.

Caro Marcus,
ho deciso di scrivere a te perché sei stato il mio unico vero migliore amico. Mi manchi così tanto, hai lasciato un gran vuoto nella mia vita che non sono ancora riuscito a colmare. 
Da quando sono al Dolce Amoris ho sempre fatto tutti i compiti che mi sono stati assegnati, quindi eccomi qui a cercare di scrivere qualcosa di interessante su di me. 
Sono il segretario delegato della scuola (lo so amico che starai ridendo tantissimo, ma non sto scherzando, è la verità), insieme a Melody, una mia compagna di classe. A proposito di lei, sapevo che non gli ero indifferente, ogni giorno fa di tutto per stare in mia compagnia, in classe mi guarda sempre mandandomi ricchi sorrisi, ma solo oggi si è dichiarata. Mi ha preso alla sprovvista, non sapevo cosa fare, è sempre stata così timida, credevo che non mi avrebbe mai rivelato i suoi sentimenti così apertamente. "Mi piaci dal primo momento in cui ti ho visto, sei sempre così gentile ed educato con tutti." Hai sentito? Gentile ed educato! IO. Si vede che non mi conosce, qua nessuno mi conosce veramente, quanto vorrei che tu fossi ancora qui, sono sicuro che mi avresti riso in faccia dicendomi "una ragazza che si interessa a te? Ma approfittane subito! Sei così antipatico che non ti capiterà mai più amico!". Manchi...
Io le ho semplicemente
 detto che ho bisogno di tempo per pensare, non l'ho mai vista come una "potenziale fidanzata", anche perché non ho mai visto nessuna ragazza così. Però ci tengo, è molto carina e socievole ed inoltre è l'unica persona con la quale ho legato a scuola perché, come sai bene Marcus, dopo quello che ti è successo, faccio fatica a trovarmi degli amici. Non sono più come mi hai lasciato tu, ribelle e menefreghista di tutto, sono cambiato, ho smesso di fare le cose che ci divertivano così tanto. Sono diventato un pappamolle che ha paura di tutto.
Chissà se sei fiero di me in questo momento. Io non lo sono, sorrido sempre a tutti, ma mento, io non sono felice, proprio per niente. Ogni giorno è una lotta contro me stesso. Non sono quello che credono tutti, ben educato e chissà cosa, io sono quello che con te, amico mio, ne combinava di tutti i colori, non sai come mi mancano quei tempi, averti conosciuto mi ha cambiato la vita, ma averti perso me l'ha stravolta. Tra due giorni è già un anno, ci credi? Un anno che mi hai lasciato, che hai lasciato questo mondo, solo per colpa mia, anche se tutti gli psicologi in cui 
mia madre mi ha costretto ad andare dicono il contrario. Se fossi uscito con te quella sera, quella dannatissima sera in cui tutto quello che avevi dentro, che ti era successo, è uscito fuori come un vulcano in piena eruzione, adesso saresti ancora con me, o non ci saremmo nessuno di noi due. Ma almeno non mi sentirei così in colpa nei tuoi confronti. Per questo motivo ho tentato di raggiungerti, ma sono ancora qua, per miracolo come dicono i dottori, in questo posto che senza te fa schifo.
Nei telegiornali ho visto quella stronza di tua madre che ti ha praticamente abbandonato, piangere. Sì, mi hai sentito bene, piangere, urlando "perché l'ha fatto?!" Se lo chiede veramente? "Nessuno lo sa" rispondevano tutti, bhé io lo so, non meritavi quello che ti hanno fatto passare. Ho cercato in tutti i modi di aiutarti ad uscire da quel labirinto senza uscita della depressione, non ci sei mai riuscito, io ero convinto di sì, ma non era così, ed è successo. Chissà se mi hai pensato quella notte, prima di buttarti da quel ponte, se nella tua testa è passato almeno per un secondo "Ma Nathaniel?" 
Dicono che quando qualcuno di importante se ne va lo si sente, io non ho sentito nulla. Dormivo, mentre tu morivi. Non ti ho neanche detto addio. Quel giorno mi avevi chiamato e detto "Amico usciamo?" Con quel tono spensierato che non sentivo da un po'. Io dovevo cenare con i miei parenti, e risposi di no. Cosa volevi fare Marcus? Volevi salutarmi? Mi sento così tanto una merda.

Dopo mesi di terapia i medici hanno pensato che sarebbe stato meglio andare a vivere in un'altra città, per cambiare aria, per ricominciare da capo e non pensarti, ma se c'è una cosa se quei mezzi dottori non hanno capito è che anche se cambio città, paese o stato, tu non te ne andrai mai, né dalla mia testa, né dal mio cuore. Strasburgo non mi manca, senza te è vuota e triste, ma ci tornerò, per il tuo anniversario verrò a trovarti, e lascerò un debole fiore su quella cassa che contiene il tuo corpo, e non la tua anima, perché io so che la tua anima è qui accanto a me, che mi protegge sempre. E' così strano come una persona possa renderti così debole, quando prima eri il più forte del mondo. Sei il fratello che non ho mai avuto.
Ci siamo conosciuti il primissimo giorno d'asilo, ricordi? Volevi prendermi la merenda e allora ci picchiammo, poi non so come, migliori amici, e nessuno dei due ha mai abbandonato l'altro, ma l'anno scorso io l'ho fatto, e tu l'hai fatto. Crescendo hai capito molte cose sulla tua famiglia, quel genere di cose che ti divoravano dall'interno. E tu hai provato, Dio se hai provato ad andare avanti, a dimenticare, ma non ci sei riuscito, neanche col mio aiuto. 
Eri troppo giovane. 
Se non te ne fossi accorto, sono scoppiato in lacrime già da un pezzo, anche se tu non vorresti.
Ho bisogno di dormire, anche se sono sicuro che i soliti incubi mi verranno a trovare anche stanotte.
Voglio solo averti con me.
Dirti addio come si deve.


Grazie per questi 13 anni. 
Guardo le stelle e ti penso.
 
Il tuo, orribile, migliore amico
Nathaniel.

 
Angolo Autrice.
So che il capitolo è piccolo, ma ho cercato di metterci dentro più emozioni possibili.
Lasciatemi qualche recensione se vi va.
cuoredicarta
 

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Capitolo 3
*** Seconda lettera: Ambra. ***


Ambra.

Caro/a bambino/a che c'è in me,
scrivo a te perché sei una delle poche persone di cui mi importa realmente in questo mondo.
Non so da dove iniziare, sei ancora tanto piccolo/a, non mi sembra vero che tra nove mesi sarai tra le mie braccia.
Voglio farti conoscere la tua mamma, per cui ti parlerò un po' di me e della mia famiglia, che tra poco sarà anche la tua. (Probabilmente non riceverai questa lettera prima dei diciotto anni, ma è una mia scelta).
Sono nata 17 anni fa, quello della nonna è stato un parto gemellare, quindi diede alla luce me e mio fratello, tuo zio, Nathaniel. 
Non ricordo quasi nulla della mia infanzia, non è stata chissà quale gioia, poiché tutto è sempre ruotato intorno a mio fratello gemello. Fino ai dieci anni è stato un bravo bambino, praticamente perfetto, poi è cambiato, è diventato forte, ribelle e indipendente, questo i tuoi nonni non l'hanno mai accettato, e credevano che tale rivoluzione nell'animo di Nathaniel era stata causata dal suo migliore amico Marcus. Ma non è vero. Nathaniel è diventato come doveva diventare, e a me piaceva molto di più così. L'ho sempre adorato, sai? Non potevo desiderare fratello migliore, c'è sempre stato per me, come (spero) io per lui.
Poi è crollato tutto.
Anche io.
Era passato un mese dalla morte del suo amico, eravamo a casa, solo io e lui, i nostri genitori erano a lavoro. Ricordo che Nathaniel non voleva uscire dal bagno, ed io ne avevo un gran bisogno.
La prima volta che avevo bussato alla porta, Nath mi aveva risposto, dicendo che aveva un forte mal di pancia. Io me ne andai.
Tornai la seconda volta e lui non rispose, continuavo a bussare, sempre più forte, finché non mi sono ritrovata a dare calci alla porta e ad urlare il suo nome con il volto rigato di lacrime.
Riuscii ad aprire la porta, avevo trovato in me una forza che non sapevo di possedere.
E lo vidi...
Ricordo quella scena perfettamente anche oggi, e sono sicura che la ricorderò anche tra un milione di anni.
Era sdraiato ai piedi della vasca da bagno, circondato da sangue, il suo sangue, i polsi completamente lacerati.
Ciò che successe dopo è molto confuso, ero in preda al panico. Iniziai a scuoterlo urlando, corsi a cercare un telefono e chiamai un'ambulanza. 
Non ricordo quando arrivò, ma mi trovarono con il corpo inerme di Nathaniel tra le braccia, ancora in mezzo al suo sangue scuro e denso.
Poi eravamo all'ospedale, e buio.
Questo è tutto quello che la mia mente non ha cancellato.
I dottori dissero che se fossi intervenuta dopo sarebbe morto, gli ho salvato la vita.
Ma nessuno ha salvato la mia, io sono morta quel giorno.
Da quel momento sono cambiata, ho detto addio alla vecchia Ambra, mi sono trasformata in quello che credevo non potessi mai essere. Sono arrogante, viziata, maleducata e cattiva.
Abbiamo cambiato città, adesso siamo a Parigi. Per me è stato un bene, la mia vecchia casa era diventata un incubo.
Siamo entrambi al Dolce Amoris, Nathaniel porta sempre la maniche lunghe...
Qui non mi sopporta nessuno, ma a me sta bene.
C'è solo una cosa che non sono riuscita a controllare, non sono riuscita a fermare. Il mio amore verso Castiel.

Non sai chi è? Te lo dico io, piccolo/a me.
Castiel è il più arrogante, odioso, bello e divertente, ragazzo che esista al mondo.
Ed è anche il tuo futuro papà.
Fin dal primo giorno di scuola mi ha attirato a sé, con i suoi magnifici occhi grigi cenere.
Sai, io credo di amarlo. Ma lui non ama me. Sono praticamente il suo oggetto di piacere. A scuola non mi degna di uno sguardo, ma quando è solo divento il suo primo pensiero. Lo so che si comporta da stronzo, e che quando mi scrive quei suoi soliti messaggi non dovrei neanche rispondere, ma è più forte di me, vado da lui, con il cuore che scoppia d'amore, e faccio tutto quello che vuole. Ormai va avanti così da qualche mese. E' iniziato tutto una notte in discoteca, ero con un ragazzo che avevo incontrato quello stesso pomeriggio, dopo aver litigato con tutta la mia famiglia, e avevo solo voglia di divertirmi. Ero seduta al bancone del bar e avevo ordinato una vodka, quando Castiel mi si sedette accanto, io l'avevo riconosciuto, in fondo è un mio compagno di classe, lui invece era ubriaco fradicio, non avrebbe riconosciuto neanche sua madre. Come ho detto, volevo divertirmi, e se non l'avrei fatto con Daniel, l'avrei fatto con Castiel. Parlammo poco e di quelle quattro parole che ci scambiammo non capii assolutamente nulla, la musica era fortissima e ciò che diceva Castiel era già incomprensibile di suo, a causa dell'alcol presente nel suo corpo. Mi portò nel bagno degli uomini, e successe quello che successe. Il lunedì in classe, gli parlai dell'accaduto. Lui mi disse esplicitamente che di me non ne voleva sapere niente, se non per sesso, per me era lo stesso, quindi da quel momento siamo diventati ciò che siamo ora.
Solo che io provo qualcosa per lui. Mi ha fatto innamorare. La mia vita fa schifo, ma quando sono con lui non ci penso, e Dio se è una bella sensazione. Ogni tanto fa bene scappare da tutto.
Odio questa parte di me stessa che mi spinge ad amarlo, odio lui perché non mi ama, mi sono innamorata di lui perché è l'unica persona con la quale non devo fingere, e non ho voglia di fingere.
Tesoro mio, sono una persona orribile, non credo che tu vorresti mai una madre del genere, mi dispiace davvero tanto.
Voglio cambiare, non farti vivere dove vivo adesso, infatti ho trovato lavoro in una piccola cartoleria, sto mettendo i soldi da parte.
Il tuo papà non sa ancora della tua esistenza, non lo sa nessuno amore mio, anche per me è una cosa nuova, sei dentro il mio corpo solo da dodici giorni. Ma sento già di amarti, e ti proteggerò a costo della mia vita.
Sono sicura che il tuo papà ti accetterà e amerà, come farò io.
Non so cosa sia la felicità, ma ogni volta che tocco il mio ventre e penso a te, penso di trovarne un po'.
Scoprire di te, è stato devastante, non mi aspettavo una cosa del genere a soli diciassette, non voglio mentirti, ho pensato all'aborto.
Nella mia testa frullavano tantissime domande "sarò una brava mamma?" "Cosa penserà la gente di me?" "Castiel?"
Ma alla fine ho deciso di mandare tutto a quel paese, io ti voglio nella mia vita, sei mia. 
Finisco di scrivere e vado da Castiel, gli dirò di te.


Voglio donarti la famiglia che meriti, la madre che meriti.
La tua, forte, mamma.

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Capitolo 4
*** Terza lettera: Castiel. ***


Castiel


Come si inizia una lettera? Non ne ho mai scritta una. 
Credo scrivendo a chi si vuole mandare la posta. Farò così. 
Non so se mi farà sentire meglio, ma ho davvero bisogno di tenermi impegnato. In caso butterò queste quattro righe da qualche parte.

Caro Demon,
Scrivo a te perché sei l'unico che mi accetta così come sono, duro all'esterno, estremamente fragile all'interno.

Amico, che devo fare? Ho fatto una cazzata, una grandissima cazzata.
Ho messo incinta una ragazza, Ambra. Me l'ha detto ieri sera, e da allora ho spaccato due chitarre, ventitré piatti, otto bicchieri e cinque posaceneri. Ed ho anche consumato la bellezza di quattro pacchi grandi di fazzoletti, ne contenevano all'incirca cento ciascuno.
Sto male, malissimo, mi faccio così pena, così schifo, sono una persona orribile.
Per moltissime ragioni non posso avere un bambino adesso: ho diciassette anni, non ho ambizioni nella vita, mi mantengono i miei genitori che a casa non ci sono mai, e sono sicuro che appena sapranno, anzi se sapranno penso che non glielo dirò mai, cosa ho fatto mi cacceranno di casa. Non amo Ambra. Non mi piace nemmeno, ho sempre passato solo del tempo con lei, insieme ad altre ragazze. E se non è mio il figlio? Ambra mi ha assicurato che non ha visto altri ragazzi all'infuori di me in questo periodo, perché si è innamorata, ed io sono il primo ad non aver utilizzato il contraccettivo alcune volte. Ma cosa avevo in mente?! COSA HO FATTO?!
HO ROVINATO LA MIA VITA E QUELLA DI UNA RAGAZZA DI CUI MI SONO APPROFITTATO.

"Castiel sono incinta" 
Queste parole continuano a rimbombarmi in testa. Un bambino o una bambina sono qualcosa di così bello eppure così importante. Io non sono pronto per essere padre. Che futuro posso dare ad un figlio se sto ancora cercando il mio? Sono troppo giovane troppo immaturo. Un mare di pensieri iniziano ad invadere il mio sistema nervoso, non riesco più a sentire i rumori esterni.
"Come incinta... non è possibile!" mi sono infuritato con Ambra, dando tutta la colpa a lei. Come se lei potesse controllare i suoi ovuli e i miei spermatozoi, in realtà dovevo essere io ad impedire tutto, la colpa è solo mia.
"Ne sei sicura?" Avevo chiesto nella speranza di sentire un no uscire dalle sue labbra, le labbra di cui mi sono impossessato senza permesso.
"Sì, ho fatto due test, entrambi positivi" Il mondo inizia a sgretolarsi. La mia mente si svuota, tutti quelle parole senza un senso cessano. Capisco cosa sta realmente accadendo. Cosa ho realmente fatto.
"Abortirai, no?"  Ho dato per scontato che lei avrebbe abortito, ne ero sicuro. Ho pensato "Ho messo incinta una ragazza, okay, va bene, ora abortisce e finisce tutto, come se non fosse successo assolutamente nulla continueremo la nostra vita separati"
"Assolutamente no" Non so per quale motivo, ma ho iniziato a riempirmi di rabbia fino a scoppiare. Rabbia verso di lei, verso la vittima della situazione. Ho urlato più forte che potevo parole orribili nei suoi confronti "PUTTANA SEI UNA PUTTANA!" ho preso la prima cosa che mi è capitata a tiro e gliel'ho scagliata contro, per fortuna non prendendola. "IL FIGLIO NON E' MIO! TE LA SEI FATTA CON ALTRI CENTO RAGAZZI PUTTANA!" Non ero in me, non sono mai stato così. Mi vergogno di me stesso.
"CASTIEL E' TUO! NON HO MAI FATTO SESSO CON UN ALTRO RAGAZZO DA QUANDO TI CONOSCO!"
"COME POSSO CREDERTI?!"
"IO TI AMO CASTIEL, E NON PERMETTERO' MAI A NESSUNO DI PORTARMI VIA MIO FIGLIO!"

Continuava a piangere e gridare parole che non sono mai arrivate al mio udito, è come se fossi circondato da una bolla. Lanciavo sedie, vassoi, giornali, telecomandi, tutto ciò che trovavo. 
"VAI VIA! NON TI VOGLIO PIU' VEDERE!" Le ho urlato "VATTENE!" E lei ha obbedito, come ha sempre fatto ad ogni mia richiesta.
Ho sempre pensato a lei come ad un cagnolino: ho voglia di fare qualcosa, la chiamo, lei viene subito fa quello che dico e poi se ne va. Ora questa è la mia punizione. Ho sentito di una cosa chiamata Karma, dovrei avere dei dizionari a casa mia, ma non ho voglia di alzarmi dalla sedia ed andarli a cercare, non ho più voglia di fare niente... comunque credo voglia dire che ciò che fai di cattivo un giorno ti si ritorcerà contro. A me sta accadendo.
Ho iniziato a rompere tutto. Senza fermarmi.
Poi mi accasciai al suolo, e piansi. Iniziai a piangere e non smisi più. La realtà che prima era offuscata da un senso di ira e rabbia mi piombò addosso, stronza e cattiva com'era.
Più tardi ricevetti un messaggio.
"Castiel capisco la tua reazione, è una sorpresa anche per me, tutto è così difficile, non trovi anche tu? Sono una bambina a cui è stato affidato il ruolo più difficile del mondo, il genitore, ed è stato dato anche a te. Io lo sto accettando. Se tu non lo vuoi, okay. Non dirò mai al nostro bambino chi è il suo vero padre, lo crescerò da sola, amandolo il doppio, compensando l'amore che non riceverà da te. La colpa non è né mia né tua, è nostra. Non abbiamo pensato alle conseguenze delle nostre azioni, ma ormai non si può più tornare indietro. Se solo mi avessi fatta parlare sapresti che anche io ho pensato all'aborto, un bambino adesso non è proprio il massimo, anzi se dobbiamo dirla tutta è un disastro. Ho una famiglia di merda dove per me non è possibile vivere, figurati far crescere un piccolo. Presto andrò via di casa, appena finirà l'anno scolastico. So che non provi nulla per me, va bene, accetto le tue scelte. Ho bisogno di parlare con te normalmente, abbiamo da dirci così tante cose. Spero di ricevere una tua risposta, in quel momento decideremo insieme che fare."
Non ho risposto. Dal quel momento non sono più uscito di casa e non ho neanche mangiato. Sono rimasto qui, in camera mia, a non fare assolutamente nulla, se non fumare, rompere qualcosa e piangere. Sono un codardo, dovrei affrontare ciò che sta accadendo, come Ambra. In questo momento lei è più forte di me, più matura.
Non ho voluto più sapere nulla dell'amore da quando la mia, prima ed unica, ragazza Debrah mi ha lasciato. L'amore mi ha ferito, ed avevo ripromesso a me stesso che nulla mi avrebbe reso di nuovo così vulnerabile, ho messo una corazza all'infuori del mio aspetto fisico e del mio cuore. Ho sempre fatto tutto ciò che volevo con le altre ragazze, senza essere minimamente toccato. Così è stato anche con Ambra. Solo che adesso l'ho messa incinta, approfittandomene. Marchiandola con "Mio" quando neanche la volevo.
Questo è un dolore che non avevo mai provato prima, neanche quando il mio fragile e piccolo amore è stato tradito. 
Ma adesso c'è qualcosa di più importante sotto. UN BAMBINO/BAMBINA, UNA VITA. Io sono cresciuto praticamente senza genitori, a causa del loro lavoro che li ha tenuti lontani da me. La mia è stata un'infanzia triste e vuota, non voglio che qualcun'altro la provi, soprattutto mio figlio. Sangue del mio sangue.
Chi sono io per porre fine alla vita di un nascituro? Non me lo perdonerei mai.
Non mi perdonerò mai tantissime cose.
PERCHE' PROPRIO A ME?!
NON SONO PRONTO!
NON VOGLIO UN BAMBINO!

CHE DEVO FARE?! MI SENTO COSI' VUOTO, COSI' STANCO, TRISTE E SOLO.
Ho sempre voluto diventare una rock star, ma adesso non so più cosa fare della mia vita.
La chiamerò, devo farlo prima o poi, ma non ora, non adesso. SONO UNA PERSONA DEBOLE.
Non voglio più scrivere. FACCIO COSI' SCHIFO.
Se muoio adesso non rimarrà niente, se non la rabbia che ho seminato fino ad oggi.
Se chiudo gli occhi tutto questo finirà? Magari è solo un sogno.
Non è così... NON E' COSI'.
Il foglio si sta inzuppando delle mie lacrime. Ne ho ancora.
SONO COSI' PATETICO.

.....

 
**ANGOLO AUTRICE**
Salve a tutte care lettrici della mia storia, come state?
Scusate per la lunghissima attesa, ma mi sono concentrata su altre Fan fiction, perdonatemi.
Il capitolo non è il massimo, lo so. Ma spero vi piaccia comunque. 
Ho fatto finire il capitolo così apposta, come se Castiel in quel momento si fosse alzato e avesse smesso di scrivere, spero lo apprezziate.
Vi piace la piega che sta prendendo la Fic? Sto cercando di raccontare una storia che continua attraverso lettere differenti. Credo ce ne saranno all'incirca due o tre per personaggio, e non sarà presente la Dolcetta. 
Fatemi sapere via recensione o per messaggio privato se quest'idea vi piace, ne sarei molto grata!
GRAZIE ANCORA. cuore di carta.

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Capitolo 5
*** Quarta lettera: Melody. ***


Melody.

<< Caro >> papà,
sono stanca, sono stanca di tutto. 
Mi sento la testa piena e lo stomaco vuoto, le mani fredde e tremolanti. Non so cosa mi succede. E' da tempo ormai che sto così. Ho una vita vuota ed inutile, mi sento inutile. Le persone scavano perennemente dentro di me in cerca di qualcosa di importante per cui valga la pena restare... ma non trovano nulla, e lasciano la ferita aperta, fregandosene, come hai fatto tu. Non ho amiche, forse perché spendo troppo tempo a studiare o preferisco la compagnia di un libro il sabato sera invece di andare in discoteca ad ubriacarmi senza motivo.
Ho vissuto fino a qualche mese fa così, non cogliendo l'attimo, non vivendo il giorno.
Non so se ti interessa o ti è mai interessato sapere come fossi da bambina dato che non mi hai mai conosciuta, dato che hai abbandonato me e mia madre dopo averla messa incinta, lasciandoci alla rovina senza un tetto sulla testa. Ti dovrei odiare sai? Eppure non ci riesco. Sento che un pezzo di me ti apparterrà per sempre. Nonostante le delusioni che mi hai dato, nonostante tutto.
Adesso la mia mamma ed io stiamo bene, lei è una donna fantastica, hai avuto il mondo tra le mani e te lo sei lasciato sfuggire. Non ha mai pianto in mia presenza, dopo la mia nascita si è rimboccata le maniche e ha finito l'università che tanto amava e che ha dovuto lasciare a causa nostra, ormai è da quindici anni una bravissima dottoressa, ed io sono fiera di lei, come non sarò mai fiera di te. 
Mia madre mi ha fatto vedere una tua foto una volta, avevo credo sei o sette anni, le avevo chiesto perché tutti avessero un papà ed io no. Lei mi disse che tutti i bambini del mondo possiedono una mamma e un papà solo che non tutti restano con i propri figli e mogli o mariti che siano, ma questo non significa che non si provi comunque amore verso i propri bambini. E' qui che si sbaglia, tu non hai mai provato amore nei miei confronti, non sai quanto mi avresti reso felice se un giorno mentre ti aspettavo davanti il portone di casa tu fossi sbucato fuori, mi saresti venuto in contro e ci saremmo abbracciati come nei film.
Purtroppo questa è la vita vera, ed io ho sprecato ore e ore della mia vita incollata a finestre nella speranza di vederti tornare da me.
All'età di dieci anni ho finalmente smesso di credere in un tuo ritorno e da quel momento sto sempre peggio. Fin quando avevo speranza avevo vita, poi è morta, e non so bene cosa stia succedendo al mio corpo, sembra che tutte le cellule che posseggo stiano lottando fra di loro, per cosa, non so.
Poi tutto è cambiato, il buio che oscurava il mio cammino ha finalmente lasciato spazio al sole. 
Mentre entravo in classe un giorno, ho incontrato gli occhi più belli del mondo, dolci e profondi occhi color ambra. Nathaniel, questo è il nome del ragazzo che mi ha rubato corpo e anima, mi ha attirata fin da subito, ma non per il suo viso o per il suo bellissimo fisico, c'è stato qualcosa in lui che mi ha ricordato tanto me stessa: la sua espressione triste e spenta, il suo finto sorriso, le sue unghie divorate fino a vedersi la carne, il modo in cui mette improvvisamente le mani nelle tasche, il modo che ha di arrossire... da quel momento ho deciso di dare un po' di brio alla mia vita. Nathaniel si è eletto di sua spontanea volontà segretario delegato, così mi sono offerta di aiutarlo, e lui ha accettato. Abbiamo passato quasi tutti i pomeriggi insieme, e sono stati bellissimi. E' così semplice parlare con lui che circa sei giorni fa mi sono dichiarata dicendogli ciò che provavo. Ho usato le parole sbagliate, lo so, gli ho dato del gentile con tutti quando è già tanto se riesce a parlare delle condizioni atmosferiche con me. Ho sbagliato assolutamente tutto, ed infatti sono stata rifiutata. Non lo vedo da allora, sono rimasta a casa ogni pomeriggio e domani credo che non sarò più la sua aiutante. Provo così tanta vergogna. Come potevo anche credere che qualcuno potesse interessarsi a me, la timida ed inutile, Melody?
"No, no, tranquillo ti capisco, fai finta di niente" così gli risposi, come se dentro di me il mio cuore non si fosse rotto in mille pezzi, come se la mia autostima si sia andata fondere con l'entroterra. 
Perché mi domando ogni volta. Perché sono sempre io quella che tutti rifiutano, l'ultima che scelgono per una qualsiasi squadra, la persona seduta da sola nel banco infondo, la ragazza che non invitano mai al ballo o a cui chiedono il numero di telefono.
Mi viene da pensare che in questo momento l'unico problema in questo caos che è la mi vita sono io. Tu hai lasciato mamma a causa mia, e questo è una cosa che non mi, e non ti, perdonerò mai. Non si è mai rimessa con un altro uomo, ha sempre messo me al primo posto, sempre e comunque. E' il mio eroe, quello che dovrebbe essere un padre. Chissà dove sei tu adesso, se qui in Francia o in un altro paese, se sei vivo o morto... mi odio per questo, ma mi piacerebbe tanto saperlo.
Melody.
*Angolo Autrice*
Buonasera carissime lettrici di "Diciassette" come state? Spero bene!
Scusate per l'assenza, ma, come ho già spiegato nella mia altra FanFiction, ho avuto un sacco di problemi con il computer e la connessione ad internet. Per fortuna ho risolto e sono tornata.
Spero ci siate ancora.
Tenevo a farvi gli auguri di Pasqua, dato che non so se pubblicherò qualcosa prima di allora, che scriverò è sicuro! Nel caso pubblichi qualcosa ve li rifarò :3
Passate una bella serata e divertitevi!
cuore di carta
 

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Capitolo 6
*** Quinta lettera: Alexy. ***


ALEXY.


Caro S, amore mio.
Scrivo a te perché mi risulta difficile scrivere a qualcun'altro, la mia vita fino ad oggi è stata un grandissimo casino misto a delusioni e rimpianti. 
Perché?
Perché è difficile essere omosessuali, anche se ci troviamo nel 2014. 
E' stato difficile sin dall'inizio, quando alle medie i miei compagni di classe mi urlavano "gay" alle spalle semplicemente perché mi piaceva vestirmi con colori sgargianti, o perché non amavo giocare a calcetto con loro.
E soffrivo piano e in silenzio.
Io pensavo, credevo e speravo di essere eterosessuale, non volevo essere "gay" come dicevano gli altri.
Volevo essere normale, volevo avere una fidanzata, sperando così di eliminare tutti i pregiudizi che mi inseguivano ogni giorno, uccidendomi lentamente. Ma io non volevo avere una fidanzata. Non ho mai pensato di poterle baciare, o fare dell'altro, guardavo foto di donne nude su internet, come mi aveva suggerito mio fratello Armin, ma non mi facevano alcun effetto.
Mi sentivo in imbarazzo ed emozionato solo con i maschi. Appena qualcuno di loro mi rivolgeva la parola il mio viso prendeva letteralmente fuoco. Inizialmente non capivo il motivo (o non volevo capirlo), ma poi sei arrivato tu S, e la mia vita è cambiata totalmente.
Sei arrivato in prima superiore, a metà anno scolastico, nella mia stessa classe. Sei entrato indifferente e annoiato, dicesti il tuo nome in un piccolo sussurro: "Sigismond".
Ricordo tutto di te. I tuoi capelli biondi spettinati, con qualche ciocca che poggiava intimorita sulla tua imponente spalla, il tuo naso piccolo all'insù che amavo toccare, i tuoi lineamenti tedeschi ereditati da tuo nonno Degenhard, la tua pelle chiarissima, i tuoi piccoli occhi color nocciola che esprimevano gioia e calore, tristezza e pianto, le tue forti e calde mani che stringendo le mie mi donavano forza, quelle mani che mi mancano tantissimo.
Ricordo che la mia compagna di banco dei tempi mi sussurrò all'orecchio qualcosa del tipo "quant'è bello", io invece divenni rosso e abbassai subito lo sguardo, con la paura che osservandoti meglio sarei morto dall'imbarazzo.
Eri una visione.
Incrociasti il mio sguardo quando ti sedesti di fronte a me, il tuo profumo mi inebriò la mente e in quel momento i tormenti sepolti nel mio cuore riemersero in un secondo.
Cosa stavo provando?
Perché quando ti guardavo il mio cuore perdeva mille battiti?
Perché ti trovavo così bello?
Perché ti sognavo la notte mentre ansimando mi sussurravi qualcosa all'orecchio?
Ti guardavo sempre, ma tu non guardavi me.
Non guardavi nessuno e non parlavi con nessuno.
E poi nulla, dopo mesi di totale indifferenza nei miei confronti mi chiedesti il numero di telefono, per avere qualcuno a cui scrivere un messaggio nel caso ti servisse qualcosa in campo scolastico, avevi detto. Io rimasi fermo, immobile, incredulo, ma tornando in me scrissi velocemente il mio numero su un pezzo di carta e te lo misi nelle mani accennando un "tieni, chiamami quando vuoi".
E mi chiamasti.
Scrivere di noi mi porta dentro una sofferenza che macchia di lacrime il foglio di carta su cui sto scrivendo queste parole per te, parole che non darò mai al professor Faraize.
Non voglio parlare di noi, non voglio che qualcuno conosca l'amore che ci ha unito, e che mi tiene unito a te anche oggi, come ieri e come domani.
Ma non posso far a meno di pensarti, sempre.
Pensare a quando per la prima volta ci baciammo, e capii che non avrei voluto più nessun altro oltre a te, che tutto il tempo passato a soffrire era valso a qualcosa, stavo aspettando te. 
Te e solo te.
Ricordo quando piangendo mi rivelasti che mi amavi, che non volevi amarmi, ma mi amavi. Ed io provavo le tue stesse e difficili sensazioni, e ci tenemmo stretti l'un l'altro, provando tenero imbarazzo. 
Ricordo quando mi confessassi che ti sentivi troppo piccolo per il tuo grande nome 
Sigismond, e da quel momento diventasti soltanto S. Il mio libero e dolce S.
Ricordo quando mi feci forza e coraggio nel parlare della mia omosessualità ai miei genitori, e loro mi accettarono per quello che ero senza pregiudizi, dicendomi che il mio orientamento sessuale non avrebbe cambiato il loro bene per me. Ti ho accolto in casa, sei diventato parte di me, della mia quotidianità.
Eri il ragazzo più bello, più divertente, più dolce e complicato che esistesse al mondo.
Quante emozioni mi hai fatto provare. Con il tuo solo sorriso mi stravolgevi l'umore. 
Ma tuo padre non ti ha mai accettato, non ci ha mai accettato. E dopo averti visto soffrire e piangere sulla mia spalla, non ti ho rivisto mai più. Lui ti ha portato via da me. Da ciò che più ti rendeva felice.
Provo un'immensa sensazione di vuoto quando penso a tutte i modi in cui ti ho cercato, senza trovarti. Sei sparito dalla mia vita in un secondo.
Ho ancora la tua lettera di Addio nel cassetto dove tengo tutte le cose che mi sono rimaste di te.
Il primo scontrino del gelato che abbiamo preso insieme, l'ultima caramella dell'ultimo San Valentino, il tuo fumetto preferito, il mio bracciale con inciso "S", la pallina dell'albero di Natale che abbiamo appeso insieme, una nostra foto in cui ridiamo, una tua foto mentre giochi a basket e un'altra di quando cui eri piccolo, il quaderno in cui scrivevi ciò che provavi per me e le tue paure, la rosa ormai secca che mi avevi dato per il mio compleanno, il tuo Yo-Yo rosso, il cuore di carta con i nostri nomi, la penna con cui hai scritto i nostri nomi, i miei sentimenti e il mio mondo.
Se chiudo gli occhi sento ancora il tuo calore sulla mia pelle, il tuo respiro fra i miei capelli, le tue labbra sulle mie. 

Tengo la tua lettera fra le mani e leggo l'ultimo pezzo, il pezzo che mi da forza.
"Scusa se in questo momento sarò dall'altra parte del mondo, ma ti prego, non piangere, perché so già che io piangerò. Vai avanti senza di me, vivi ma non innamorarti di nessun'altro. Un giorno tornerò e allora potremmo stare insieme per sempre. Mi manchi già ora. Sei il mio sole, lo sai Alexy. Ti porto con me nel cuore finché non torneremo ad amarci. Tieni duro, fallo per entrambi. Ti amo."

Ti amo anche io.
Mi manchi anche tu.
Vorrei che tu leggessi questa lettera, ma finirà insieme a tutte le altre che ti ho scritto e sono rimaste nel cassetto. Ti aspetto a braccia aperte.


 
Al.


 
ANGOLO AUTRICE
Salve carissime lettrici! Scusate per il ritardo, ma ho moltissimi impegni, e una pigrizia cronica. Inoltre sto lavorando a diverse storie, una uscirà non appena finirò la mia prima FanFiction. Non vedo l'ora di pubblicare il prologo, credo di starmi buttando in una storia più grande di me, ma farò del mio meglio.
Come sempre ringrazio tutte voi che leggete e recensite la mia storia, siete bellissime.
Alla prossima, cuore di carta.

P.S: Scusate per l'Alexy un po' triste, ma sapete che io non scrivo mai cose felici, per cui nulla. Bye.

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