Love Goes Beyond The Good And Bad

di sounder
(/viewuser.php?uid=749930)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Christmas Eve And Broken Hearts ***
Capitolo 2: *** Nightmares ***
Capitolo 3: *** No Alone Anymore ***
Capitolo 4: *** A Good Company ***
Capitolo 5: *** Flashback#1 Away From Her ***
Capitolo 6: *** Flashback#2 A Way Back To Storybrooke ***
Capitolo 7: *** A Visit For Breakfast ***



Capitolo 1
*** Christmas Eve And Broken Hearts ***


Era la vigilia di natale e Regina ancora non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe fatto il venticinque.

Henry l'aveva invitata a festeggiare con lui a casa dei Charming. Ma a lei sinceramente non andava di passare il natale in un appartamento con David, MaryMargaret, Emma e il suo Capitan Eyileiner. Anche perchè non era una vera amante del natale come i Charming. Nella foresta il natale non esisteva e non capiva perchè doveva festeggiare qualcosa di cui aveva ignorato l'esistenza per quasi tutta la sua vita. Suo figlio ci sarebbe rimasto male se avesse rifiutato, in fondo in quel mondo il natale era fatto per stare con la famiglia, e anche se non lo voleva ammettere erano loro la sua famiglia. Decise che il natale lo avrebbe passato con Henry e il resto della famiglia che si portava dietro.

Ma almeno la vigilia l'avrebbe passata in totale relax, da sola nella sua villa. Si era versata del vino e si era messa davanti alla tv, una delle cose che amava di più di questo mondo. In realtà c'era qualcosa che amava di più della tv. Robin Hood. Ma da quando era tornato senza sua moglie lei e Robin non avevano ancora parlato chiaramente. Non che non avessero trovato il tempo ma sembrava che ogni volta che si incontravano lui si fosse dimenticato di tutto quello che erano stati. Non che ci fosse stato tanto da ricordare, non erano ancora arrivati al punto in cui una coppia decifra il proprio rapporto ma mentre stavano insieme sembrava stessero bene.

In realtà Robin poteva realmente aver scordato tutto, era uno degli "effetti collaterali" del passare oltre il confine, questo lei doveva ancora appurarlo. Anche il modo in cui era tornato a Storybrooke doveva ancora appurarlo.

Erano circa le sette quandò sentì suonare il campanello, andò ad aprire e si ritrovò davanti Robin. Perchè quando pensava a lui se lo ritrovava sempre davanti?

'Ei che ci fai qui?' 'Volevo parlarti' "Be questo era sott'inteso" pensò Regina mentre faceva accomodare Robin in cucina e gli versava del vino rosso. Lo fissava, curiosa, cosa voleva dirgli di tanto importante da farlo venire a casa sua alle sette. E come mai aveva aspettato tutto questo tempo per parlargli? Doveva essere qualcosa di davvero importante.

'Da quando sono tornato qui non so più come comportarmi con te' disse lui dopo un pò, la testa bassa a fissare il bicchiere vuoto, come se avesse avuto paura di guardarla negli occhi. 'Io ti amo ancora Regina, ma quello che è successo dopo che ho lasciato Storybrooke a mia moglie Marian mi ha fatto pensare che se io non fossi stato così distratto, così preso da te, sarei riuscito a difenderla, a non farla uccidere' lo sguardo di Robin sembrava essere cambiato totalmente, si era trasformato da quello preoccupato e un pò in ansia di quando era entrato ad uno sguardo duro, quasi una scintilla di rabbia che gli si accendeva negli occhi. 'Regina se non ti avessi mai conosciuto la mia vita adesso sarebbe migliore' Regina non credeva alle sue orecchie, le veniva quasi da piangere; come poteva Robin dirle questo

'Stai dando la colpa a me della morte di Maryon?' pronunciò Regina, le parole quasi sputate con rabbia non poteva credere che il suo vero amore le facesse quello. 'Andiamo Regina, non c'è bisogno di fare la faccia sorpresa sappiamo entrambi che in passato hai fatto del male a molte persone, ebbene aggiungici anche me e la mia famiglia alla lista' quella piccola scintilla di rabbia negli occhi si trasformò in sfida, come se fosse andato a casa sua a posta per umiliarla. Regina si era alzata dallo sgabello, il bicchiere in mano quasi a volerlo usare come arma, poi si accorse che stava perdendo le staffe e lo posò. 'Vattene subito da questa casa Robin Hood e non farti più rivedere finchè non ti sarai chiarito le idee' quasi lo spinse verso la porta, ma prima che lo buttasse fuori lui disse 'Continua a fare così, continua a fare finta di essere una persona migliore, ma tutti sappiamo che non lo sarai mai!' Regina sbattè la porta in faccia a quella persona che fino a poco tempo fa credeva che la amasse, scivolò a terra vicino alla porta, si mise a sedere con la faccia in mezzo alle braccia sulle gambe e pianse, pianse quante più lacrime aveva in corpo. Ancora non capiva perchè Robin fosse cambiato così tanto, è vero perdere la persona che hai amato per tanti anni non è facile ,e lei lo sapeva bene, ma la reazione di Robin era alquanto esagerata.
E se avesse ragione? Se fosse veramente lei la causa della morte di Marion, anche se non direttamente? La rabbia le montò addosso, aveva di nuovo il cuore spezzato ma non poteva permetterselo. La chiamata di Henry la riportò alla realtà. 'Ei mamma' la salutò il figlio con la sua solita voce entusiasta 'Ciao tesoro' la voce di Regina non era altrettanto entusiasta ma si sforzò di cacciare indietro le lacrime e schiarirsi la voce per non far preoccupare il figlio. 'Cè qualcosa che non va?' Henry riusciva sempre a capire come si sentisse la madre, anche a distanza ddi chilometri. 'Niente tesoro, mi volevi dire qualcosa?' sapeva di non poter nascondere niente al figlio 'Volevo solo dirti che sono felice che tu abbia accettato di passare il natale dai nonni, sarà fantastico stare tutti insieme'Regina si era quasi dimenticata che fosse il ventiquattro e che aveva promesso a suo figlio che il giorno dopo sarebbero stati insieme, l'idea di disdire le sfiorò la mente ma poi pensò che il fatto che dicesse di sì e poi no potesse far sospettare suo figlio e non voleva che stesse male per natale, ci teneva così tanto e poi non era giusto che si perdesse i festeggiamenti per il suo cuore spezzato. Anche se sapeva che in questi casi Henry era la colla migliore. Erano qualche secondi che non parlava e si limitò a dire 'sono felice di passare il natale con te, sai che ti voglio bene' dopo che il figlio ricambiò il ti voglio bene riattaccò e decise di fdarsi un bagno caldo per schiarirsi le idee.
Voleva andare a fondo della questione, sapere il perchè Robin si comportasse così ma avrebbe rimandato tutto a dopo Natale. In fondo piaceva anche a lei quella festa. In fondo.

Salve! E' la prima volta che pubblico una fanfiction e all'inizio questa storia non doveva nemmeno esserlo, era destinata ad essere una one shot ma sperio vi piaccia il fatto che l'ho convertita.
Uno speciale grazie a Redapple che mi ha dato l'idea di questa storia. Grazie, sei un genio! Ti voglio bene

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nightmares ***


Nightmares

Dopo ore di cammino in mezzo alla foresta con le braccia legate dietro alla schiena e un fazzoletto intorno alla bocca Robin si ferma e la lascia cadere per terra vicino ad un albero.
Regina è accaldata, i polsi le fanno male e il fazzoletto rischia di soffocarla. Le lacrime sul suo viso si sono quasi seccate e le hanno lasciato dei segni sulle guance. Perchè tutto questo? Robin è così arrabbiato con lei da rapirla e torturarla!?
Lui si abbassa su di lei, le sue mani ruvide le sfiorano il viso rigato, poi le scioglie il nodo del fazzoletto, avvicina la sua bocca a quella della donna sfiorandola appena, poi si tira su e la guarda con aria di superiorità. Regina si sente un' idiota, come può provare ancora qualcosa per quell'uomo che l'ha ridotta in quello stato?
Vede Robin versare qualcosa sul lembo di stoffa dopodichè lo rilega intorno al viso di Regina. Si allontana e la lascia lì, da sola. Lei si sente stanca, la testa pesante e gli occhi che non riesce a tenere aperti, piano piano si accascia a terra, gli occhi si chiudono completamente.
L'ultima cosa che vede è una sua fantasia; Robin che pronuncia le parole 'non mi lasciare'.

 

Regina si sveglia di colpo, ha appena avuto un incubo, il peggiore di tutti e in questi anni ne ha avuti tanti.

Si alzà dal letto con poca voglia e va in bagno per sciaquarsi la faccia. Non si era nemmeno resa conto di stare così male da avere incubi di quel genere.

È ovvio che tiene a Robin molto più di quanto creda. Vuole andare a fondo di questa situazione, non farà come in passato, non si lascerà trasportare dalla rabbia, con le buone maniere e tutto il suo amore riuscirà a far cambiare idea a Robin.

Uno sguardo al calendario la riporta alla realtà: è Natale. Sono le undici e mezza ed è in ritardo per la cena di Natale dai Charming. Si veste in tutta fretta, recupera i regali nascosti nell'armadio per non farli trovare da Henry e esce di casa.

Fuori è una bella giornata, la neve fresca rende di più l'idea del Natale. Pultroppo non c'è il contesto adatto per amare questa festività ma per la centesima volta si ripete che Robin e la sua improvvisa ira verso di lei non la devono distrarre dal festeggiare con suo figlio.

Un pò in ritardo arriva a casa dei Charming.

La tavola ben apparecchiata con tovaglia, piatti e bicchieri in tema Natalizio, c'è perfino l'albero in un angolo del salotto. Appena arrivata Henry le corre incontro e la abbraccia forte, suo figlio ha il potere di scacciare via i suoi brutti pensieri.

Verso mezogiorno si mettono a tavola, i deliziosi profumini che provenivano dalla cucina resero Regina impaziente di iniziare e quando MaryMargaret portò tutto in tavola fu la prima a finire. Era dalle due del giorno prima che non mangiava, quella sera era così preoccupata che andò a letto senza mangiare. Le accadeva sempre quando troppi pensieri la tormentavano.

Tra chiacchiere e risate il pranzo passò più in fretta di quanto Regina aveva pensato. Venti minuti dopo aver finito il dolce MaryMargaret si addormentò sul letto, era stanchissima e Neal aveva fatto i capricci quella notte tenendola sveglia. Regina si offrì di portare fuori il piccolo a fare una passeggiata insieme ad Henry e Emma.

Scesero giù e andarono verso il lago, lei e Emma si sedettero su una panchina mentre Henry giocava con una pigna. 'Mamma! Mamma!' urlò lui ad un certo punto 'Ci sono Roland e Robin'

Regina si sentì salire un groppo in gola, non voleva che l'uomo si mettesse a fare scenate davanti a Emma e a suo figlio. Per sua fortuna non si avvicinò a loro, ma Regina sapeva che la stava fissando. Quando Emma si allontanò da lei Robin le si avvicinò, uno sguardo di sfida sul viso che fece arrabbiare Regina.

'Cosa vuoi Robin?' li chiese lei con tono amaro 'Solo avvisarti cara' fece per andarsene, non riusciva a sopportare il suo sguardo affilato ma lui la prese per un braccio e la fermò, aveva paura di scoppiare a piangere davanti a quella sua faccia tosta. 'Non puoi scappare da me cara, volevo avvisarti che farò di tutto per farti sentire come mi sento io adesso. Tutto' Tutta la rabbia che aveva addosso stava per uscire ma fortunatamente Roland che chiamò il padre, li fece mollare la presa sul suo braccio. Lei si allontanò da lui a passo svelto sperando che nessuno si fosse accorto che la sua faccia era diventata rossa dalla rabbia.

Fecero un altro giro e poi tornarono a casa dove nel frattempo MaryMargaret si era svegliata.

Non voleva tornare a casa, si sarebbe ritrovata da sola con i suoi sentimenti che sarebbero riaffiorati trasformandosi in lacrime, si sentiva ancora stupida.

Lo amava.

Era mai possibile? Fortunatamente Henry quella sera voleva dormire da lei. Tornarono a casa e si misero insieme nel lettone. Verso le undici Henry si addormentò ma lei non riuscivà a fare lo stesso. Aveva paura che se avesse chiuso gli occhi quell'incubo dell'altra notte sarebbe tornato, non doveva, non con suo figlio lì.

Così scese in cucina e si preparò una tazza di caffè, avrebbe lavorato su delle pratiche tutta la notte. Le parole di Robin che le frullavano in testa e le lacrime che minacciavano di uscire.


*Angolo Autrice*
Buon Salve a tutti!!
Inanzitutto volevo ringraziare chi ha commentato e chi ha messo la storia tra le seguite mi avete fatto molto piacere!
Volevo ringraziare Redapple per avermi fatto notare di aver scritto male Marian, cercherò di modificarlo, grazie!
Bè niente, spero che anche questo capitolo vi piaccia
Bacii!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** No Alone Anymore ***


Intorno a me c'è solo legno. Me lo sento addosso. Sono in una scatala. Rinchiusa. Robin mi ha lasciato qui da almeno dieci minuti.
Mi ha messo una benda sugli occhi e mi ha fatto camminare a lungo per poi togliermi la benda e rinchiudermi qui dentro.
Non ho aperto subito gli occhi e solo adesso metto a fuoco dove mi trovo.
Lo spazio è ristretto e io sto soffocando. Ho paura. Ho paura degli spazi ristretti.
La famosa e temuta Evil Queen che soffre di claustrofobia! Un' arma che chiunque nemico avrebbe potuto usare a mio sfavore.

Ho cercato di liberarmene. Quando il Signore Oscuro mi addestrava ad usare la magia, poi da sola cercavo di addestrarmi  a non aver paura di morire soffocata. Pensavo che se lo avesse saputo non mi avrebbe voluto più come sua apprendista. 
Cercavo di farmela passare allenandomi a rallentare il battitto del cuore. Pensare ad altro, distrarmi. Ma in quel periodo le cose belle a cui poter pensare per distrarmi da una morte imminente non erano molte. E nemmeno adesso. Rinchiusa in una scatola dall'uomo che amo.
O almeno credo di amare.
Ma chi prendo in giro! Lo amo ancora.
Le immagini di lui che mi tortura si alternano ad immagini delle nostre mani che si toccano, i nostri corpi vicini e le nostre bocche che si uniscono in un dolce bacio.
Forse questo mi aiuta anche a non arrendermi. Forse.
Il pensiero che lui sia un'uomo che prova sentimenti, che mi ha amata e non un gelido mostro che fa di tutto per distruggermi, per abbattermi mi aiuta a non mollare. A sperare di poter far tornare tutto come era prima.
Sperare. Non avrei mai creduto di poter sperare quando la mia vita era caduta in pezzi. Per colpa di mia madre. Per colpa di una ragazzina dalla lingua troppo lunga. Ma quando ho imparato a non odiare a morte quella ragazzina e la sua famiglia ho scoperto un modo di vivere migliore.
Ho scoperto di poter di nuovo amare.
Prima mio figlio Henry.
Poi Robin e Roland. Almeno finchè non è tornata sua moglie.
Era tutto troppo facile se no.
Adesso lui mi odia.
Anzi non mi odia.
Molto di più!
Mi vorrebbe morta.
Pensare ad altro sembra funzionare. Sembra che il mio battito stia rallentando.
Ma non cambia niente!
Che credevo? Che dopo essere riuscita a calmarmi avrei potuto usare i miei poteri? La magia nera la alimenti solo con la rabbia, ma non posso, non servirebbe a niente. Solo a risvegliare il mostro che è in me.
E quella bianca... Non so nemmeno se ho magia bianca dentro di me. Di certo nessuno mi ha mai imparato ad usarla.
Ma non credo sia molto diverso. Pensare a cose belle!
Stesso discorso che per far rallentare il battito.
Cose belle...
Mio figlio!
Ma per quanto io lo ami non può aiutarmi.
Mi lascio andare.
Cerco di scacciare via tutti i miei pensieri e mi rilasso.
Chiudo gli occhi e tutto intorno a me scompare.

 

Un urlo proveniente dalla cucina sveglia Henry il 26 di Dicembre.
Scende di corsa le scale e trova Regina addormentata in sala da pranzo, la testa poggiata sul tavolo circondata da fogli del lavoro. Doveva aver avuto un incubo, un altro, anche se lui questo non lo sapeva.
Le si avvicina e dolcemente e le smuove il braccio.
Regina apre gli occhi e dopo qualche secondo di riassestamento scatta in piedi, meccanicamente si sistema i capelli.
A quanto pare i sei caffè che si era bevuta non avevano funzionato e essendosi addormentata inevitabilmente l'incubo era arrivato.
Lo sguardo impaurito di suo figlio la risveglia completamente
'Mamma che ti è successo?'
Aveva urlato di nuovo e questa volta suo figlio era lì e lei li doveva una spiegazione 'Ti spiegerò tutto mentre facciamo colazione'.
Henry non era più un bambino e non aveva bisogno di una distrazione mentre lei le raccontava tutta la verità, infatti ne aveva più bisogno lei; aveva paura che Henry potesse reagire male e si cacciasse in qualche operazione delle sue.
Racconta tutto a suo figlio.
La colpa che secondo Robin ha della morte di Marian, i suoi incubi e le minacce dell'uomo. Tralasciando la parte in cui il suo cuore, una volta nero come la pece, batte ancora per lui.
Spera ancora che sotto quello strato di odio ci sia il suo Robin, colui che era riuscito a farla innamorare di nuovo. Qualche minuto dopo aver finito il suo racconto Henry non ha ancora proferito parola, lo sguardo fisso sulla madre e i pensieri chi sa dove.
'Dobbiamo dirlo ad Emma'
Sono le uniche parole che pronuncia.
Regina non capisce cosa suo figlio ha in mente
'Non mi sembra il caso tesoro'
Gli dice prendendogli la mano.
'Non voglio far preoccupare nessuno, me ne devo occupare da sola' dicelei con sguardo dolce e conprensivo.
Ma Henry non sembra affatto d'accordo.
Va in salotto e dopo poco torna in cucina con il suo cappotto addosso e quello della madre in mano.
'Tu sei la persona più forte che io conosca e credo in te,ma so che hai il cuore spezzato e in questi casi non è consigliato stare da soli'
Si avvia verso la porta e usce pronunciando le parole che Regina più teme: 'L'operazione tarantola è ufficialmente aperta'.
Alle dieci in punto Regina si ritrova a dover ripetere la stessa storia una seconda volta davanti ad Emma,David e MaryMargaret.
La prima a parlare è Emma
'Okay, questa storia non mi piace per niente è chiaro che Robin non è in se ma sono certa che prima o poi tornerà ad essere se stesso, il Robin che conosciamo. L'importante è che tu Regina creda a questo, che tu creda che lui possa tornare in se'
Regina guarda Emma sicura delle cose che vuole dire.
'Non perdo le speranze, so che tornerà in se e farò di tutto perchè accada'.
Gli occhi di tutti i presenti sono puntati su di lei. Regina spera. Ed pronta a combattere per il suo amore.
MaryMargaret le si avvicina e le mette una mano sulla spalla, guardandola con dolcezza.
'Sono davvero contenta che tu la pensi così, noi siamo pronti ad aiutarti' pronuncia queste parole dando un ultimo sguardo d'intesa a sua figlia adesso è sicuro che non la lasciano da sola e Regina è contenta di non aver fermato il figlio.
'Dobbiamo essere cauti' riprese Emma
'Non sappiamo cosa sia in grado di fare, non avevo mai visto un uomo cambiare i suoi sentimenti così velocemente, non è in lui'.
Quelle parole pronunciate da Emma "non è in lui" accendono come una lampadina in Regina.
E se non fosse lui a dire e fare quelle cose?
Se fosse comandato da una forza più grande di lui?
In effetti Robin era sfuggente, non voleva dire niente riguardo alla vita che aveva fatto fuori da Storybrooke, niente riguardo alla morte della moglie.
È possibile che qualcuno lo stia manipolando.
E c'è solo una persona oltre a lei in grado di fare questo.
Tremotino.

*Angolo Autrice*
Buon Salve a tutti!
Eccomi di nuovo qua.
Sempre con i feels a terra e con una voglia matta di vedere la seconda parte della quarta stagione!
Intanto mi immagino come potrebbero andare le cose, ma sono sicura che i nostri autori sapranno fare di meglio.
Per adesso ringrazio in anticipo tutti quelli che leggeranno. Grazie di cuore!
Alla prossima!
Baci!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** A Good Company ***


A Good Company

'Non può essere stato lui, è cambiato non farebbe più una cosa del genere'
Henry stava cercando di spezzare una lancia a favore del nonno con Emma e Regina ma quest'ultima era abbastanza sicura che ci fosse Tremotino dietro a tutto quanto.
'Dovremmo prima indagare un pò, dobbiamo essere sicuri di quello che hai detto, Regina, non possiamo accusarlo così, solo in base ad un intuizione, non è corretto!'
Emma camminava su e giù per la casa dei genitori, le mani sui fianchi che stavano a sottolineare quanto fosse sicura di quello che stava dicendo.
'Okay Emma, faremo come dici tu, ma hai una vaga idea di dove cominciare ad indagare?' le chiese Regina seduta su una sedia con il suo solito sopracciglio alzato. 'Bè se è vero quello che tu hai detto, che Gold sta comandando il cuore di Robin, da quello che mi ricordo lui non dovrebbe più avere il cuore in petto... dovremmo controllare' disse David non molto sicuro del fatto che per farlo Regina avrebbe dovuto infilare una mano nel petto dell'uomo che amava, la conosceva molto bene ormai e anche se lei non lo avrebbe dato a vedere la cosa l' avrebbe distrutta.

'Hai ragione David ma non è così facile trovare un pretesto per controllare se hai il cuore dentro al petto' era così abituata a svolgere quel gesto che pronunciò quelle parole con una punta di sarcasmo. 'Dobbiamo farlo se vogliamo andare in fondo a questa faccenda
'
Emma, pronunciate quelle parole, era già pronta a mettersi il giubbotto e ad uscire ma Henry la fermò 'Anche se avrete scoperto che Robin non ha più il cuore non è così scontato che sia stato il nonno, promettetemi di essere caute'
La voce preoccupata del figlio fece capire a Regina quanto lui volesse bene al nonno. Anche se non si spiegava il perchè. Ma in fondo Henry era sempre stato l'unico a credere in lei adesso aveva il dirittto di essere l'unico a credere in Tremotino.
Rassicurato il figlio lei, Emma e David uscirono, anche se in passato aveva messo mani nel petto ad un sacco di persone non l'aveva mai fatto con l'uomo che amava, ma forse il fatto che lui in quel momento la voleva vedere morta l'avrebbe aiutata.

Da ormai mezz'ora stavano camminando nella foresta.
All'accampamento dei MarryMan Robin non si vedeva da giorni, aveva lasciato Roland in custodia a Will Scarlett, cosa che fece capire a Regina che era veramente fuori di se, e da due giorni se ne era andato dicendo che aveva scoperto qualcosa nei boschi.
I tre momentanei detective avevano fatto molte domande agli amici dell'uomo ma nessuno sembrava sapere cosa realmente Robin stesse facendo.
Scarlett sembrava cavarsela abbastanza bene con Roland ma il bambino aveva capito che c'èra qualcosa che non andava con il padre.
'Regina finchè papà non torna posso venire a stare con te?'
Quelle parole di Roland dette con tanta innocenza e sincerità fecero quasi commuovere Regina che era pronta ad accogliere il bambino a braccia aperte.
'Regina posso parlarti un attimo?' le parole di Emma la fermarono, le due e David si misero in disparte per parlare.
'So che vorresti accogliere Roland in casa tua ma non credo sia una buona idea' disse Emma con il suo tono che riusciva sempre a convincere tutti, tutti tranne Regina ovviamente.
'Mi dispiace dirtelo signorina Swan ma non la penso affatto come te, se Robin venisse a sapere che suo figlio è con me verrebbe di corsa a casa mia dove a quel punto mi farei trovare pronta ad ispezionare il suo petto' l'ultima frase che fece spuntare un ghigno sul volto di Regina resero Emma al quanto perplessa.
'Vuoi usare il bambino come... esca?!' gli occhi di Emma e David erano fissi su Regina e lei si sentiva alquanto sotto esame.
'No non lo farei mai, dovresti sapere quanto tengo a Roland lo proteggerò a costo della mia vita stanne certa!'
Emma e Regina si guardavano negli negli occhi come a voler fare una gara a chi distoglieva per prima lo sguardo.
A quel punto David decise di interrompere quella gara di sguardi come se avesse paura che guardandosi troppo una delle due prima o poi sarebbe scoppiata.
'Okay, okay calmiamoci. Emma, Regina ha ragione non possiamo lasciare qui Roland e sono sicuro che manterrà la sua promessa'
L'uomo aveva posato una mano sul braccio della figlia per tranquillizzarla. Lei ricambiò lo sguardo e fece un cenno con la testa come per dare l'okay.
Regina si avvicinò a Roland e con voce dolce disse 'Allora piccolo arciere sei pronto a vivere nella casa del sindaco!?'
Con la mano del piccolo Roland unita alla sua Regina camminava a passo svelto, per quanto le gambe di Roland lo permettessero, verso la villa.
Dalle sei alle otto cucinò per Roland che era intento a sonnecchiare sul divano.
Alle otto e mezzo il bambino aveva già spazzolato tutto quello che Regina gli aveva messo davanti.
'Wow Regina cucini bene, come la mamma'
Il bambino immerse la faccia nell'ultima fetta di torta senza accorgersi che Regina lo stava fissando.
Per un attimo si era dimenticata che il piccolo si ritrovava senza la madre, per la seconda volta, e adesso anche senza il padre.
Forse per colpa sua.
Per quanto a volte avesse fantasticato sul fatto che con Robin avrebbero potuto formare una famiglia non avrebbe mai voluto far soffrire un bambino così tenero come Roland.
Dopo aver finito la torta Roland fece un sonoro sbadiglio.
'Qui c'è qualcuno che non vede l'ora di toccare il materasso, non è vero?'
Il bambino annuì e prese la mano che la donna li stava offrendo.
'Mi porti in collo? Regina non poteva essere più felice di così.
Mise Roland a letto e gli raccontò una storia.
Non la solita storia in cui la Regina Cattiva, lei in questo caso, era preoccupata a cercare il suo lieto fine, che puntualmente non trovava.
Ma la storia di una madre che avrebbe fatto di tutto per proteggere suo figlio.
Come lei aveva fatto in passato con Henry e adesso stava facendo con lui.
Un ultima carezza al suo visino assonnato poi spense le luci e lasciò la stanza con un 'buonanotte piccolo principe' quasi sussurato.
Verso mezzanotte ancora non riusciva a prendere sonno, tormenta da mille pensieri. Non poteva permettersi un altro incubo.
Henry era stato comprensivo e protettivo nei suoi confronti. Aveva capito e aveva saputo consigliarla. Ma Roland era piccolo e si sarbbe inevitabilmente spaventato se lei li avrebbe detto che ogni notte da un pò di giorni a questa parte sognava Robin, suo padre, che la torturava e uccideva.

Ad un certo punto sentì dei passi provenire dalla stanza di Roland, si tirò su con le braccia sperando che non fosse il suo turno di dover consolare qualcuno per un incubo.
La testina arruffata di Roland spuntò dalla porta, entrò nella stanza con le mani che si stropicciavano gli occhi.
'Regina, non riesco ad addormentarmi posso dormire con te?'
Il ricordo di Henry che alcuni anni fà gli chiedeva la stessa cosa la riaffiorò e la fece sentire... amata.
Tirò su le coperte e fece segno al bambino di accoccolarsi accanto a lei. Lui gli si buttò praticamente addosso e poggiò la sua testa sul suo petto, le mani di Regina ad accarezzargli i capellli, amava fare quel gesto.
Dopo un pò si addormentarono abbracciati.
Lei ancora non lo sapeva ma il bambino sarebbe stato un perfetto anti-incubi per lei.

Buon Salve a tutti!
Rieccomi di nuovo qui
Stasera i fortunati abitanti degli usa potranno finalmente vedere la seconda parte della quarta stagione mentre a noi toccherà aspettare -.-
Intanto mi cimento in questa ff sperando che il risultato sia il meno disastroso possibile
Questo è un capitolo diciamo di pausa. 
Dopo aver capito che potrebbe esserci Tremotino dietro a tutto ho deciso di inserire il dolcissimo Roland.
Amo il rapporto tra lui e Regina e mi intenerivo io stessa a scriverla e spero che un pochino vi interiate anche voi!
Bacii!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Flashback#1 Away From Her ***


P.O.V ROBIN

Ecco fatto.
È successo.
L'ho lasciata.
Ma ho dovuto farlo. Ho fatto una promessa tanti anni fa quando mi sono sposato e la devo mantenere.
Anche se questo significa rinunciare al vero amore. Rinunciare a lei, Regina.
La amerò per sempre.
Ma per adesso devo dimenticarla.
Aver pasaato il confine ha fatto bene a Marian e anche Roland è contentento di non vedere sua madre congelata.
Siamo spaesati però. Cosa faremo? Dove andremo? Non abbiamo mezzi per spostarci.
Non mi fido ancora dei boschi di questo posto e anche se in passato ci ho vagato senza paura adesso ho mio figlio e non posso rischiare di metterlo nei guai. Senza i Merry Men solo io posso proteggere la mia famiglia. Prima di incamminarmi volgo un ultimo sguardo a Storybrooke o almeno alla strada che vi portava.
Adesso non c'è.
Non c'è più il cartello di benvenuti a Storybrooke, non c'è il nostro accampamento nel bosco.
Non c'è più niente.
Solo una strada che porta chi sa dove.
Che mi porta lontano dalla mia Regina.
Decidiamo di incamminarci in direzione opposta.
Dopo un oretta di camminata ancora niente, nessun villaggio nelle vicinanze.
Dopo un pò vediamo avvicinarci uno di quelli aggeggi infernali chiamate auto. L'auto si ferma e si abbassa il finestrino.
Al volante c'è una donna dall'aspetto abbastanza spaventoso a prima vista. Ha capelli di due colori diversi, bianchi e neri e una pelliccia addosso anche quella bianca e nera.
'Avete bisogno di un passaggio?'
Marian mi guarda, non so che fare, a pelle non mi sembra una persona di cui fidarsi, ma siamo molto stanchi dopo l'ora di cammino e decidiamo di accettare.
'Allora, dove andate di bello?' chiese la donna di cui ignoravo totalmente il nome. Non sapevamo cosa risponderle, non avevamo dove andrae.
Lei si sarebbe aspettatta che gli dicessimo il nome di una città, peccato che non ne conoscessi nemmeno uno.
'Veramente non abbiamo una meta precisa'
La donna mi guardò dallo specchietto. Chi sa cosa pensava di noi. Due adulti con un bambino vestiti da personaggi delle fiabe quali siamo, senza meta.
'Tranquilli ho la città che fa per voi, ci vorrà solo un pò di tempo per arrivarci' detto questo accellerò notevolmente e Marian si strinse a me.
Era una sensazione strana. Da quando aveva capito che il mio cuore non apparteneva più a lei ci eravamo un pò allontanati, eravamo ancora marito e moglie ma non ci sentivamo tali.
Appena arrivati vedevo intorno a me enormi edifici e auto che scorrazzavano dappertutto.
La donna si fermò in una strada deserta vicino ad un edificio molto imponente con una scritta luminosa sopra.
Scendemmo dall'auto, ci guardammo intorno spesati, la donna ci fissò per un attimo e poi parlò 'Se non avete un posto dove dormire potete venire da me, gestisco il bed and breakfast qui dietro con delle mie amiche saremmo felici di avere dei clienti.'
Volevamo davvero un posto in cui riposarci e dormire ma non avevamo niente con cui pagare. 'Ci piacerebbe ma non abbiamo soldi con noi' le rispose Marian. 'Non preoccupatevi per qualche giorno non sarà la fine del mondo' Ero grato a quella donna ci aveva dato un tetto sulla testa senza chiedere nulla in cambio, mi chiedevo cosa ci fosse sotto. Ma non volevo stare a preoccuparmi eravamo stanchi e accettammo.
Prendemmo le poche cose che ci eravamo portati dietro dalla macchina e entrammo. La donna ci porse una chiave e ci indicò la stanza, non era molto grande ma andava benissimo a noi che avevamo sempre dormito in tenda. Dopo essersi accertata che stessimo bene la donna ci salutò.
'Ah! Io sono Crudelia Demon, piacere! E benvenuti all'hotel 101."

 

                                                                                                   ***

 

Erano circa tre settimane che Robin con Roland e Marion dormivano nel bad and breakfast di Crudelia, Malefica e Ursula. La prima settimana non avevano dovuto pagare ma poi Robin si era dovuto trovare un lavoro. Anche Marion voleva lavorare per aiutare la famiglia ma l'uomo credeva che era meglio che lei stesse con Roland finchè non avrebberò avuto abbastanza soldi per una babysitter o perfino per un asilo. Ma la donna non ce la faceva a vedere il marito faticare mentre lei se ne stava con le mani in mano e da una settimana si era trovata lavoro in un bar senza dirlo a Robin.

All'inizio era un disastro faceva cadere bicchieri su bicchieri ma poi ci aveva preso la mano e aveva deciso di continuare anche se non era felice di dover lasciare Roland insieme a quelle donne ma era suo dovere aiutare la famiglia.

Una mattina, quando nessuno dei due doveva lavorare, scesero tutti e tre insieme per fare colazione e si ritrovarono davanti una figura familiare
"Che ci fa lei qui?" quasi urlò, Robin, quelle parole all' uomo che parlava con le proprietarie.
"Potrei fare la stessa domanda a te ladro di Locksley" disse la figura con il suo solito tono vago. L'uomo era qualcuno che Robin conosceva bene, aveva rubato, o almeno cercato di rubare, nel suo palazzo.
Era Tremotino.
O meglio conosciuto come il Signore Oscuro.
"Vi conoscete?" intervenne una delle proprietarie.
"Abbiamo avuto a che fare in passato"
Robin rivolse un ultimo saluto a quel uomo che certo non era tra i suoi preferiti.
Come mai era lì? E come mai conosceva le proprietarie?
Non gli piaceva avere a che fare con lui, poteva far del male alla sua famiglia.
Fece segno alla moglie di andare verso la sala da pranzo e si girò di nuovo verso Gold che gli rivolse delle ultime parole.
"Buona permanenza al 101, vi troverete bene qui"
Poi rivolse un saluto alle tre donne e si avviò verso la porta.
Sempre con il suo bastone, sempre con la sua camminata lenta ma sicura.
Un pensiero fugace passò per la mente di Robin. E se avesse trovato un modo per tornare a Storybrooke?
In fondo lui era il Signore Oscuro la magia era il suo forte sicuramente aveva scoperto qualcosa.
Gli venne in mente che magari poteva chiedere se faceva tornare anche loro a Storybrooke. Ma poi pensò che sicuramente non avrebbe accettato.
In fondo lui era il Signore Oscuro.

*Angolo Autrice*
Buon Salve!!
Eccomi di nuovo qui!
Mi sto guardando le nuove puntate di once e che dire... le amo!
Già quando avevano fatto sapere che ci sarebbero state le queen of darkness non vedevo l'ora, mi piacciono un sacco in particolare Crudelia, quando io e mio fratello guardavamo la carica dei 101 lui piangeva per i poveri cagnolini e io me la ridevo per come strillava Crudelia che stronza! 
E quindi mi sembrava quasi d'obbligo inserirle nella mia ff.
Bè che altro dire spero vi piaccia e alla prossima!

Baci!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Flashback#2 A Way Back To Storybrooke ***


In quei giorni Robin vedeva sempre Gold uscire dal b&b molto presto e rientrare molto tardi. Si era sistemato lì da cinque giorni e finalmente Robin aveva preso coraggio ed era andato a parlargli.

Erano circa le otto di sera e Tremotino era appena rientrato non si sa da dove.

-Ho bisogno di parlarle- disse Robin quel giorno quando lo aveva incontrato al bar ristorante.

Rumple tirò su la testa dal bicchiere di whisky che aveva in mano e lo guardò con aria incuriosita ma non del tutto, sapeva già cosa avrebbe voluto chiedergli.

-Come posso esserti utile, Robin Hood?- il suo sorrisetto stampato in volto

-Lei ha scoperto come poter tornare a Storybrooke non è vero?-

Aveva fatto centro un altra volta, aveva indovinato cosa Robin volesse da lui.

Tornare dalla sua innamorata e vivere con lei una vita piena di gioia e amore.

Quello che non poteva fare lui, non più.

Per molti anni Regina era stata per lui, come dire, una compagna di sventure.

La maggior parte delle persone aveva paura di loro e non riuscivano entrambi a trovare il lieto fine.

Quando lui l'aveva trovato, in Belle, era riuscito a farselo scappare di nuovo. E adesso che entrambi erano di nuovo soli e disperati non poteva permettere che Regina avesse il suo lieto fine.

Non lo avrebbe mai ammesso direttamente ma quella donne le serviva.

-Se anche fosse così a te cosa importerebbe? Qui hai la tua famiglia, tuo figlio, tua moglie, sembrate una normalissima famiglia felice. Che vuoi di più?-

Tirata quella frecciatina Rumple vide Robin abbassare la testa come a vergognarsi delle sue intenzioni, e a lui scappò una risatina.

-Ah già, Regina, vuoi tornare da lei vero?-

Centro un' altra volta.

-Hai considerato il fatto che se Lady Marian tornasse a Storybrooke l'incantesimo si riimpossesserebbe di lei?-

Robin alzò lo sguardo e lo osservò preoccupato.

-Ma la Regina delle Nevi è morta e con lei se ne sono andati via tutti i suoi incantesimi-

Povero sciocco, pensò Rumple, credeva di potergliela fare sotto il naso.

-Ovviamente, ma una volta passato il confine tutto tornerà come se non lo aveste mai fatto, e quindi come se il cuore di Lady Marian non si fosse mai scongelato-

Non ci aveva pensato.

Amava Regina e voleva tornare da lei ma così i suoi sforzi di ridare una madre a Roland sarebbero svaniti e non poteva permettere che Roland soffrisse un'altra volta.

Proprio quando stava decidendo di rifiutare, il suo cuore si ribellò all'idea di non poter più rivedere Regina e li fece rivivere ogni attimo passato con lei.

-Troverò una soluzione, per adesso farò di tutto per aiutarla a trovare il modo di tornare a Storybrooke-

Robin guardò speranzoso Rumple che ricambiò il suo sguardo con uno sbuffo.

-E chi ti ha detto che io voglio il tuo aiuto-

-La prego!-

-E va bene-

Robin lo guardò come se si aspettasse che aggiungesse altro.

-Niente assurdi accordi stavolta?-

-Niente accordi-

Lui lo guardò sorpreso.

-Se riusciamo a tornare forse Belle potrebbe perdonarla-

Mise una mano sulla sua spalla ma appena vide che lui lo guardava male la tolse e se ne andò lasciando Rumple a fissare il vuoto.

Uno spiraglio di speranza che si accendeva.

Ma non aveva mai creduto nella speranza.

 

***

P.O.V Marian

 

Robin non aveva ancora scoperto niente, era stata brava a nasconderlo.

Sapeva che se lo avrebbe scoperto molto probabilmente il loro rapporto, già fragile, ne avrebbe risentito. Non voleva che accadesse.

Sentiva Robin scivolare via da lei ogni giorno di più.

E ogni giorni di più avvicinarsi a Regina.

Nonostante questo non odiava quella donna. Non più almeno.

Vedeva che Robin la amava, proprio come in passato aveva amato lei.

In passato.

Con queste parole che le rimbombano in testa Marian si dirige verso il lavoro.

Un bar in un quartiere di Manhattan.

Un quartiere malfamato. Ma questo lei non lo sa.

Dalle dieci di mattina alle cinque di pomeriggio serve ai tavoli, pulisce e qualche volta sta alla cassa.

È un lavoro molto stancante, anche per una abituata a vivere nei boschi.

Ma ha fatto la scelta di non voler vivere sulle spalle del marito.

Certo non è facile mantenere il segreto con Robin, deve stare molto attenta.

Si sarebbe insospettito subito se avesse visto che misteriosamente non avevano più il problema del pagare il b&b. Per fortuna le signore le davano una mano.

Alle cinque in punto stacca, si toglie la divisa e si rimette i suoi vestiti, niente che faccia pensare che lei sia un personaggio delle fiabe.

La strada verso il b&b è lunga e per alcuni tratti non c'è molta luce per vedere.

A metà strada verso "casa" ha la sensazione che qualcuno la stia seguendo. Cecrca di accellerare il passo ma non riesce a seminare la figura che la sta inseguendo. Svolta l'angolo e si accorge che a seguirla non è più solo uno ma due. Accellera il passo.

Inciampa. Inciampa in una stupida buca.

Si rialza. Le mani che le bruciano.

I due uomini si avvicinano.

'Dacci i soldi'

Esclama uno dei due avvicinandosi in modo sempre più pericoloso a lei.

'Non ho niente... lasciatemi in pace'

Cerca di convincerli lei, con voce tremulante, ma non ci cascano.

'Non ci credo che non hai niente'

La inclaza l'altro.

L'hanno accerchiata, ormai non ha più una via di fuga.

'Lasciatemi stare!'

Urla con quanto più fiato ha in gola.

Vede uno dei due, quello più alto, prendere qualcosa dalla tasca.

Un coltellino.

Cerca di dimenarsi sempre di più ma loro non la mollano.

Ha paura. Una paura tremenda di non poter rivedere mai più Roland.

E Robin. Di nuovo.

Tutto quello che ha passato si stà ripetendo. E lei non ce la fa più. Ma lotta. Lotta ancora. Sente la testa sbattere su qualcosa. Qualcosa di appuntito. Cade a terra dolorante. Sente il sangue uscire dalla ferita proprio sotto la nuca. Uno dei due che grida 'Andiamocene!' E poi più niente.

***

'È stato lei! Lei ha ordinato a quei tizi di uccidere Marian!'

Appena Robin si ritrova davanti Gold non può fare altro che sputargli in faccia quelle parole come se fossero veleno.

È da giorni ormai che ci pensa. Roland lo ha già saputo. È stato terribile! Aveva da poco accettato il fatto che sua madre, morta tragicamente quando lui era molto piccolo, fosse tornata dal regno dei morti, adesso doveva elaborare il fatto che se ne era andata di nuovo.

Adesso lui credeva che sua madre potesse andare e tornare come un coniglio dentro il cilindro di un mago.

E Robin aveva dovuto spiegarli che nessuno poteva sapere se sarebbe più tornata.

Si sentiva così minuscolo rispetto a tutto quello.

Erano lontani da Storybrooke dove magari qualche strano sortilegio l'avrebbe fatta tornare da lui.

Ma non sapeva nemmeno se lo voleva. Si era trovato a pensare una volta.

Ma certo che voleva far tornare Marian, non la amava ma era una donna gentile e una madre perfetta per Roland e non si meritava tutto questo.

'Ma perchè l'ha fatto?'

Gold sembra non voler rispondere a Robin.

Seduto su una sedia alla tavola calda vicino al b&b, si guarda intorno sperando che nessuno senta le accuse di Robin.

'Credeva che tolta di mezzo lei sarebbe stato più facile convincermi ad aiutarla? Ma non ha senso! Lei nemmeno voleva il mio aiuto! Cosa le ha fatto cambiare idea?'

Ha il respiro affannoso e il cuore che pompa all'impazzata, anche per la corsa che ha fatto per rincorrerlo fino alla tavola calda. Il battitto non cessa quando vede che Gold non lo degna di nessuno sguardo.

'Ho capito che potresti essermi di aiuto, ma non finchè qualcosa ti avrebbe costretto a restare qui'

Si limita a dire, senza alzare lo sguardo.

Robin prende posto davanti a lui.

'Allora ammette di essere stato lei!'

Lo sguardo di Gold finalmente si rivolge s Robin.

'Perchè negarlo'

Quelle parole hanno l'effeto dovuto sul suo interlocutore che rimane spiazzato.

'Ma perchè?'

Robin sta iniziando a stufarlo. Fa troppe domande quando dovrebbe aiutarlo a tornare a Storybrooke.

'Che importa adesso, lei non c'è più e tuo puoi vivere la tua vita felice e contento con Regina'

La fa troppo facile lui, non sa che si prova. Il rimorso, il senso di colpa che ti pervade.

'Non potrei mai essere felice con lei sapendo che una vita innocente si è spenta a causa del mio amore. Una cosa meravigliosa annullata dalla morte. Non riuscirei a convivere con i miei sentimenti'

Quanto gli piacciono quelle parole. Sembra che Robin gli abbia servito la possibilità di avere un alleata distrutta, dal suo amore perduto, su un piatto d'argento.

'Fortunatamente per te io ho un rimedio a tutto questo dolore'

Fa una piccola pausa per vedere come l'uomo reagisce alla sua offerta.

'Fidati di me e poi potremmo ritornare a Storybrooke e avere entrambi il nostro lieto fine'

Un minuscolo accenno di Robin e si alza dalla sedia, pronto a mettere in atto il suo piano.

Pronto a ripetere quel gesto fatto mille volte.

 

Fine Flashback

 

Robin è seduto su un tronco in mezzo alla foresta quando si ritrova davanti il Signore Oscuro in persona.

'Finalmente ti ho trovato fuggitivo'

Esclama appena se lo ritrova davanti con la sua vocetta acuta.

'Perchè avrebbe dovuto cercarmi? Le sarebbe bastato ordinarmi di venire da lei.'

Quelle parole sembrano non avere un suono. Sono piatte e senza sentimento. È difficile pensare di testa tua quando il tuo cuore è comandato da qualcun'altro.

'Perchè mi ha promesso il lieto fine con Regina quando stà usando il mio cuore per farmi del male?'

Le parole non gli escono come vorrebbe, vorrebbe essere pungente, accusatorio ma sembra più un sasso che parla.

'Ad un certo punto quello che desideravo io non ha coinciso con quello che desideravi tu e ho dovuto fare una piccola modifica al mio piano. Ma adesso alzati e vieni con me, abbiamo perso troppo tempo e ti ho dato troppe spiegazioni per i miei gusti'

Era bello trovarsi dalla parte opposta. Dopo essere stato sotto il comando di Zelena era lui a dettare leggi.

Ancora!

*Angolo Autrice*

Buon Salve!
Eccomi di nuovo qui!
Un pò in ritardo... oops
Questa è l'ultima parte del flashback su Robin e Marion che spero vi sia piaciuto
E spero che non vi sembri troppo affrettata come cosa, soprattuto sulla morte di Marian, non pensiate che l'abbia fatto solo per levarmela di mezzo.... u.u
Ho cercato di allungare un pò questo capitolo rispetto agli altri, solo che per me è un pò un casino perchè ho un sacco di concetti in testa metterli tutti insieme su "carta" fanno schifo e allora inizio a sintetizzare e ne esce fuori un telegramma
Ma voi non ci fate caso <3
Spero comunque che vi piaccia!
Alla prossima!
Baci!!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** A Visit For Breakfast ***


Storybrooke

Quella mattina Regina si alzò presto.
Alle sei e mezzo era già in cucina a preparare la colazione a Roland che intanto dormiva come un angioletto nel suo letto.

Verso le otto era tutto pronto per il risveglio del bambino e lei intanto si era fatta un bagno rilassante, cercando di non pensare a Robin, ma solo a quello che avrebbe fatto quel giorno insieme a Roland.

Quest'ultimo si svegliò dopo aver sentito il rumore di barattoli che cadevano a terra giù in cucina.

Scese le scale e stropiccinadosi gli occhi si ritrovò davanti una tavola imbastita di ogni leccornia.

Pancakes allo sciroppo d'acero, frittelle, waffels e la famosa torta alle mele di Regina, senza l'ingrediente "speciale" ovviamente.

'Tesoro scusa! Ti ho svegliato?'

Chiese Regina a Roland quando, tirando su la testa dal pavimento dal quale stava raccogliendo i barattoli che aveva fatto cadere, si era trovato il bambino davanti.

'Non ti preoccupare, non avevo più sonno. Adesso ho fame'

Regina sorrise alle parole del bambino, lo guardò con gli occhi di una madre; quello che stava diventando per Roland.

'Speravo dicessi così perchè ho preparato un sacco di cose buone per te'

Detto questo lo prese per una mano e lo accompagnò al tavolo, lo fece sedere e gli mise davanti i pancakes dopodichè si accomodò anche lei e lo guardò mangiare mentre sorseggiava il suo caffè mattutino.

Dopo aver finito di mangiare i pancakes Roland osservò Regina per qualche istante, nonostante la sua tenera età aveva capito che c'era qualcosa che non andava:
Regina era triste e forse lo era a causa di suo padre.

'Regina' La chiamò il bambino ad un certo punto.

'Tu sai dov'è il mio papà?'

Regina si sentì stringere il cuore a quella domanda. Sapeva che prima o poi gliel'avrebbe posta ma non si era preparata una risposta.

Non sapeva se dirgli la verità, se la meritava ma non voleva mettere in cattiva luce Robin agli occhi di suo figlio, nemmeno lui se lo meritava.

'Pultroppo non so molto, quello che so è che tornerà presto da te'

Pronunciò quelle parole con il tono più dolce possibile ma il bambino non sembrava del tutto convinto.

Scelse la strada più facile, ma anche quella più terribile; una promessa che non poteva mantenere.

'Vedrai che quando tornerà andremo tutti insieme a mangiarci un bel gelato. Sei contento?'

Il bambino sorrise felice e a Regina si strinse ancora di più il cuore.

Poi il campanello suonò e andò ad aprire lasciando il bambino lì, con un bicchiere di succo all'arancia in mano e la prospettiva di qualcosa che Regina non poteva prevedere.

Aprì la porta e si ritrovò davanti Emma Swan, con il suo solito giacchetto di pelle rosso e il suo sorriso che rassicurava tutti, tranne Regina.

'Posso entrare?'

Esordì la bionda dopo qualche secondo speso a fissarsi.

Regina le fece cenno di accomodarsi. Si guardò intorno e vide Roland fare colazione. Era felice che lui ora stava con Regina, avrebbe fatto bene ad entrambi.

'Abbiamo bisogno del tuo aiuto per trovare Gold. Io e mio padre abbiamo discusso a lungo sulla tua deduzione, che ci possa essere lui dietro a tutto e siamo arrivati alla conclusione che per ora la cosa più giusta da fare sembra seguire questa pista, ma non lo troveremo mai senza il tuo aiuto'

Regina sorrise maliziosamente a quest'ultima affermazione di Emma Swan.

'Mi dispiace Swan ma devo darti buca, non posso abbandonare Roland, ha bisogno di me'

Emma la guardò sorpresa, sapeva quanto voleva bene al bambino ma sapeva anche quanto amava Robin, sembrava che finalmente iniziasse a sperare e non voleva che rinunciasse così facilmente.

'So quanto tieni al bambino ma non vorrei che tu rimanessi ferita da questa storia'

Regina rivolse uno sguardo tagliente alla ragazza che le stava difronte.

'Che intendi, Swan?'

La bionda sapeva che non ne sarebbe uscita intatta da questa faccenda.

'Se è vera questa storia di Gold che ha preso il cuore di Robin è possibile che anche quando lo avrà ripreso non torni ad essere tutto come prima, come prima che arrivasse Marian'

La rabbia ribolliva dentro Regina ma decise di stare calma, sopratutto per non spaventare Roland. Era l'unico che non conosceva la sua parte mostruosa.

'Credi che Robin non tornerebbe ad amarmi?'

Emma si stava maledicendo interiormente, aveva la lingua troppo lunga e sembrava che ancora, dopo tanti anni, non aveva imparato a tenerla a freno davanti a Regina.

'Non intendevo questo, solo vorrei che tu tenessi in considerazione il fatto che Robin non voglia che tu passi troppo tempo con suo figlio, so che ci rimarresti male e mi preoccupavo per te, tutto qui'

Regina la osservò a lungo. Dopotutto Emma aveva sempre cercato di mantere un rapporto civile con lei ed era stata la prima a consolarla dopo il ritorno di Marian. Anche se tecnicamente questo era colpa sua. Ma decise di non fare lo stesso errore che aveva fatto con sua madre e di sorvolare su questo fatto.

'Apprezzo le tue preoccupazioni ma ti prometto che la Evil Queen resterà rinchiusa anche se Robin non volesse avere più a che fare con me'

Nonostante questo Emma non sembrava soddisfatta e Regina decise di andare contro ogni sua etica e di scendere a compromessi con lei.

'Facciamo così per oggi mi prendo una "pausa" dalle indagini, ma domani porterò Roland all'asilo e cercheremo Gold'

Emma sorrise, adesso era soddisfatta. Poteva andarsene. Si avviò verso la porta ma ritornò in fretta sui suoi passi.

'Cè un ultima cosa che dovrei chiederti'

Regina si ripetè più volte interiormente di mantenere la calma.

'Non potresti dirmela domani'

'Se non era così importante avrei aspettato, ma è molto importante'

Emma la guardò come in cerca di un assenso per continuare a parlare e quando lo ottennè continuò.

'Mi sono accorta che da quando abbiamo preso in considerazione il fatto di Gold ci siamo dimenticati di avvisare una persona molto importante per lui; Belle.
Io volevo andare ad avvisarla subito ma papà ha preferito aspettera di sapere il tuo parere, sinceramente non so nemmeno perchè'

Di nuovo il mantra interno di mantenere la calma all'ultima affermazione di Emma e rispose.

'È giusto che lo sappia, ma sia chiaro che non sarò io a dirglielo'

Emma annuì e si avviò verso la porta lasciando Roland e Regina di nuovo soli e con la prospettiva di una giornata che avrebbero difficilmente dimenticato entrambi.



 

                                                                                                  ***



 

Appena Emma glielo aveva detto, Belle era rimasta come pietrificata.

Rumple era tornato e molto probabilmente teneva il cuore di Robin in ostaggio. Non era cambiato allora.

Si era pentita di averlo allontanato da lei. E senza dargli possibilità di tornare. Anche se in fondo lei sapeva che lo avrebbe fatto.

Quei mesi erano stati terribili.

Passava giorni in cui si odiava per quello che aveva fatto e altri in cui odiava lui per avergli mentito. Altri ancora in cui piangeva e basta.

Piangeva tutte le sue lacrime.

Se è vero che era tornato lo doveva cercare. Doveva cercarlo e dirgli quanto l'avesse fatta soffrire.

Ma si ripeteva che doveva anche chiedergli delle spiegazioni, forse non era stato lui, forse era solo un brutto equivoco.

No! No!

Non doveva illudersi così, c'era il suo zampino in questa storia.

Dopo quasi un'ora di cammino nel bosco lo trovò.

Era in piedi vicino ad un tronco, con il suo solito bastone posizionato davanti e la sua solita faccia seria. Era come se la stesse aspettando.

-Belle...-

Le parole gli uscirono come una supplica. Non era cambiata dall'ultima volta che l'aveva vista, era sempre bellissima.

-Tremotino-

Il suo nome pronunciato da lei gli faceva sempre un effetto strano, come se rinascesse. Strano anche perchè lui era immortale. Ma stavolta sembrava tutt'altro che felice di rivederlo.

E come poteva esserlo.

L'aveva tradita. E questo lui sembrava non capirlo. Come sempre.

Non riusciva a sostenere il suo sguardo. Nessun suono li usciva dalla bocca. Decise di scappare.

Corse. Corse il più veloce possibile.

Lontano da lui e dalle sue bugie.

Lasciandolo lì,senza nemmeno la possibilità di ribattere.

E forse era meglio così.


*Angolo Autrice*

Di nuovo Buon Salve a tutti!
Lo so sono in ritardo ma il mio computer ha avuto una serie di problemi e prima di pubblicare un altro capitolo volevo anche essere sicura di sapere come continuare.
Bene, chi seguiva la programmazione Americana avrà visto in che stato ci hanno lasciato dopo la fine di questa quarta stagione.
Le queen of darkness che hanno fatto parte di alcuni miei capitoli passati, faranno parte anche di alcuni capitoli futuri, invece nella serie si sono, come dire, dileguate.
Una si è redetta l'altra (sigh!) è morta e la terza, quella da cui, personalmente, mi aspettavo fuoco e fiamme nel vero senso del termine, sembra essere felice con la figlia ritrovata.
Ma non credo che in questa fan fiction saranno così "docili"
Bè non mi resta altro che augurarvi buona lettura e lasciarvi con la speranzo che questo capitolo possa piacervi.
Baci e alla prossima!
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3017929