The Lake 2

di npr0bb0
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata diversa ***
Capitolo 2: *** La fine ***
Capitolo 3: *** Un ospite inaspettato ***
Capitolo 4: *** La Strada Per Collalto ***
Capitolo 5: *** Una notte dimenticata ***
Capitolo 6: *** Il lago ***



Capitolo 1
*** Una giornata diversa ***


Capitolo 1 Una Giornata Diversa Ero lì, fermo, aspettavo che qualcosa mi muovesse o qualcuno mi chiamasse. Ero lì, fermo, a sperare che ci sarebbe stato un domani e che questa volta non sarebbe stato solo un sogno. Ero lì, fermo, vivo. Mi svegliai ansioso e sudato cercando di ricordare quel che mi era successo e capire il perché. Tutto mi sembrava diverso e minaccioso. Era notte, erano le due, non avevo dormito molto. C'era qualcosa che mi turbava, un qualcosa che non mi faceva stare bene ma non riuscivo a capire cosa, ero forse io oppure qualcuno o qualcosa cercava di avvisarmi che la mia vita sarebbe stata stravolta da un avvenimento inaspettato? Non potevo saperlo, potevo solo sperare che questi incubi mi abbandonassero e che possa di nuovo essere felice, come prima, come sono sempre stato. Provai a riprendere il sonno che mi era stato sottratto da quelle visioni ma senza risultati. Iniziai a pensare che forse l'aver trascorso tutta la giornata in quella miniera buia mi potesse aver dato alla testa, o forse quella cena abbondante mi aveva causato un'indigestione. Avevo domande ma non risposte, solo una cosa era certa: quella fu una giornata diversa dalle altre. AVVISO: non voglio far pensare di essere un copione, sono lo stesso autore della storia originale ma in seguito ad un reset del computer ed ad un cambio di email ho dovuto creare un nuovo account e riscrivere la storia secondo nuovi criteri ed un nuovo stile che ho acquisito col tempo.

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Capitolo 2
*** La fine ***


Capitolo 2 La fine di tutto Nonostante non avessi dormito per niente ieri notte fui comunque allietato dalla luce del sole che si accennava, coperta dalle tapparelle che non esitai ad alzare. Sembrava una bella giornata così decisi di approfittarne e non rinchiudermi in miniera ma di andare in giro a tagliare alberi. Avevo recentemente scovato una nuova foresta di betulle (io adoro il legno chiaro) così decisi di recarmici a stroncare alberi. Preparai un po' di pane e presi qualche mela rossa dal mio zainetto che posi sulle mie spalle: ero pronto. Aprii la porta ed uscii di casa osservando il campetto di grano davanti casa, l'estate era arrivata ed il grano cresceva dorato ed in gran quantità. Decisi dunque di coglierne un po' prima di partire. Salutai qualcuno e partii. Dopo aver passato una giornata intera a tagliare e lavorare legna, cogliere fiori e semi ed a pescare decisi di rincasare. Il sole iniziava a nascondersi dietro le montagne di Collalto e poco a poco la luce iniziava ad oscurarsi fino a diventare un nero opaco. Ero arrivato al villaggio appena in tempo, chiusi la porta alle mie spalle ed iniziai a smistare il contenuto del mio zaino nella cassa accanto alla fornace. Fatto ciò mi stesi sul letto e cercai di prendere sonno. Dormii molto finché, in piena notte, non sentii uno strano verso. Mi alzai sudando e mi affacciai alla finestra un po' inquietato, la mia vista sul villaggio non era la stessa di prima: case distrutte, persone per terra macchiate di ciò che sembrava essere sangue ed una miriade di creature senza braccia o gambe. Erano zombie. Subito mi armai della mia spada di ferro e mi preparai a scappare.. Tre, due, uno, spalancai la porta di colpo e corsi, corsi il più velocemente possibile voltandomi e affannandomi ogni secondo ma ogni volta che credevo di averla scampata vedevo alle mie spalle una di quelle creature che mi scrutava ed iniziava ad in seguirmi. Non c'era dubbio, quella era proprio la fine.

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Capitolo 3
*** Un ospite inaspettato ***


Capitolo 3 Un ospite inaspettato Scappavo e scappavo ma ogni volta che mi rigiravo vedevo sempre la sagoma di quella creatura che continuava ad inseguirmi senza sosta. Avevo perso tutte le speranze ormai, non mi restava che cercare di nascondermi nella foresta e sperare che il sole si sarebbe fatto vedere al più presto. Cercai velocemente un posto in cui nascondermi e individuai, a pochi metri da un laghetto, una piccola cava e decisi rapidamente di nascondermici per cercare di scampare agli zombie. Era passata un’ora e non sembrava essere accaduto nulla di non regolare fuori da quel piccolo rifugio immerso nei boschi. Col buio e con il silenzio finii con l’addormentarmi. Fece mattina, le immagini di quel che era il mio villaggio continuavano a scorrere davanti ad i miei occhi, ero rimasto traumatizzato da ciò che mi era accaduto. Aguzzai l’udito e notai un suono che mi sembrava familiare. Stetti fermo ad analizzarlo per un paio di minuti, poi ricordai cosa mi sembrava. Era il rumore di un’ascia che batteva sulla corteccia di un presunto albero. Iniziai a camminare, guidato da quel suono così familiare che mi ricordava casa. Mi avvicinai ad un albero stroncato e mi nascosi dietro ciò che ne restava, scrutai qualcuno: indossava un capello con visiera rosso su cui era stampata l’immagine di una redstone, aveva indosso inoltre una felpa porpora con cappuccio nero, abbinata con dei jeans di colore grigio scuro. Mi avvicinai con cautela a lui e gli puntai contro la lama della mia spada di roccia e gli chiesi sfrontatamente: “Chi sei?”. Egli si allarmò ed alzò le mani verso il cielo iniziando a balbettare: “T-Tranquillo, n-non voglio f-farti del m-male..”. A quel punto, con uno sguardo diffidente abbassai di poco la spada e cercai di scusarmi: “Perdonami per averti scagliato la spada contro però non mi posso fidare di nessuno. Comunque, lascia che mi presenti, mi chiamo Steve e vengo da quel che era un villaggio laggiù, su quella pianura…”. Dissi puntando verso est, poi continuai col mio discorso: “…prima di essere stato attaccato da una valanga di zombie. Tu invece chi sei?”. Conclusi, dunque egli rispose: “Mi chiamo RedStone e vengo da Collalto, su quella montagna lassù”. Indicò a sua volta il suo luogo di provenienza. “Dev’essere carino lassù”. Affermai. “Sì, fa solo un po’ di freddo. Comunque, come mai sei qui? Pensavo che venissi dall’est”. Mi chiese. “Infatti, ma come ti ho già detto il mio villaggio è andato distrutto e non so neppure se qualcuno è sopravvissuto”. Gli risposi chinando la testa che pesava di ricordi. Redstone mi invitò dunque a tornare insieme a lui a Collalto per ospitarmi da lui, sarò stato sicuramente un ospite inaspettato.

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Capitolo 4
*** La Strada Per Collalto ***


Iniziammo ad incamminarci verso le montagne, già dalla foresta riuscivo a scrutare il villaggio, non sembrava molto grande. Mentre percorrevamo i campi iniziammo a chiacchierare: “É da molto che vivi a Collalto?” Gli chiesi. “Circa tre anni” Si interruppe per poi riprendere: “Prima abitavo in un paesino vicino al mare, non mi piaceva molto lì, perciò me ne sono andato una sera, senza farmi vedere ed eccomi qui.” Finì di parlare. Il silenzio regnò per un po’ finché non arrivammo dove la pianura si interrompeva e lasciava spazio alle cime rocciose di Collalto. D’ora in poi era tutta salita. Non perdemmo tempo in chiacchiere e tirammo fuori i picconi dagli zaini: battemmo l’attrezzo sulla pietra penetrandola per utilizzarla come punto d’appoggio. Ripetemmo quest’azione finché non fummo in cima, a quel punto commentai: “Una scala per arrivare fin qui ci stava anche”. Redstone si mise a ridere. Camminammo per la stradina di roccia, era un po’ ripido ma era comunque un bel posto. Per strada incontrammo una ragazza, al vederla le avrei dato diciassette-diciotto anni. Aveva i capelli, lunghi, di colore castano chiaro e gli occhi verdi, indossava una maglietta a righe blu a maniche corte abbinata con un jeans strappato e degli stivaletti da ippica. Redstone la salutò: “Ciao, Lesli! Ti presento Steve, è nuovo qui in paese, viene dall’est!” Concluse mostrandomi un sorriso “da guancia a guancia”. A quel punto ci strinsimo la mano e lei mi chiese: “Quindi vieni dall’est. Cosa ti porta qui?” Le risposi un po’ malinconico: “Sono scappato dal mio villaggio, è stato attaccato da una schiera di zombie e tutto ciò che mi rimane è il mio zaino.” Lei mi diede una pacca sulla spalla commentando, cercando di consolarmi: “Se vuoi ti offro qualcosa al panificio, lì ci lavora una mia amica, Melissa.” Accettai e ci recammo al locale. Melissa si presentò: “Piacere, sono Melissa, come posso aiutarti? Sei nuovo da queste parti, vero?” Le risposi: “Ciao Melissa, vorrei solo un panino liscio, nulla di che. Comunque sì, non sono di queste parti!” Quindi iniziammo a chiacchierare un po’ tutti, capirai, tutto quel camminare mi aveva stancato tantissimo e volevo solo riposarmi! Quella fu l’escursione più lunga a cui mai partecipai fino ad adesso, che lunga che era la strada per Collalto!

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Capitolo 5
*** Una notte dimenticata ***


Ero a casa di Redstone, non ricordavo esattamente cosa fosse successo la sera prima, ricordavo solo di essere tornato a casa tardi. Mi alzai dal letto ed andai in cucina per preparare qualcosina per fare colazione. Stavo tirando una mela fuori da una cassa quando sentì qualcuno bussare alla porta principale, Redstone stava ancora dormendo quindi decisi di andare io ad aprire. Era Lesli: "Ciao!" mi chiese: "Allora, ti sei divertito ieri sera?" Io non sapevo di cosa stesse parlando quindi le dissi: "A dire la verità non ricordo nulla.. Cosa è successo?" Lei si mise a ridere, mi afferrò il braccio e mi fece notare un disegno di cui non sapevo la provenienza. Era l'illustrazione di un diamante. A quel punto, un po' stranito, le chiesi: "Quando mi sono tatuato sta roba?!" Lei mi rispose: "Ieri sera, sul serio non ti ricordi niente? Siamo andati a quel ristorante... E tu ti sei calato una bottiglia intera di birra.. Ecco perché non ricordi nulla.. " concluse ridacchiando. A quel punto si mise in punta di piedi e, raggiungendo le mie labbra, mi diede un bacio. Ero molto confuso. Lasciò andare le mie labbra ed accennò un sorriso un po' imbarazzato, io ero molto più che imbarazzato, invece. "Ma.. cosa.. " chiesi molto perplesso. "Non ricordi neanche questo?" Mi chiese col suo solito sorriso. Le rispondo di no, come alla maggior parte delle domande che mi fece. Apparve un ghigno sul suo viso: "Forse.. È meglio se ti aiuti io" Mi disse spingendomi sul divano poggiando con forza la sua bocca sulla mia. Chiusi gli occhi: cosa stava succedendo? Perché non la stavo fermando invece di carezzarle la schiena? Redstone entrò nella stanza in pigiama, strofinandosi gli occhi: "Buongio- HEY, cosa state facendo voi due sul mio divano?!" Wow, ancora mi chiedo cosa sia successo in quella notte dimenticata!

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Capitolo 6
*** Il lago ***


Il lago. "Non so cosa stavate per fare ma non fatelo sul mio divano!" ci urlò contro Redstone. Il silenzio regnò per qualche secondo. Poi intervenne Lesli: "Noi.. Possiamo spiegare!" "Dav-" cercai di parlare prima che Lesli mi tappò la bocca. "Ah si? Illuminatemi allora!" disse Redstone accennando un ghigno di divertimento. Tornò il silenzio. "Oh beh, torno a dormire" ci avvisò Redstone allontanandosi dalla cucina per andare in camera. Aspettammo che se ne andasse per poi precipitarci di nuovo sul divano a sfiorarci ed a baciarci. Non avevo mai provato queste emozioni prima di quel giorno e mai avrei pensato di provarle, soprattutto con una persona conosciuta il giorno prima, ma si sa, c'è sempre una prima volta! Mi lasciò andare per riprendere fiato. Fu una serata molto lunga ma sono sicuro che questa parte della nostra storia non vi interessa minimamente, perciò parliamo d'altro. Il giorno dopo io e Redstone ci accorgemmo della mancanza di legna nelle casse, quindi decidemmo di recarci a quella vecchia foresta (che fu la patria della nostra amicizia) per raccoglierne un po'. Ci equipaggiammo di una spada e di qualche pagnotta, poi lasciammo casa e partimmo. Per strada Maxwell (il vero nome di Redstone) mi chiese: "Che facevi ieri con Lesli.. Sul mio povero divano?" Io iniziai a balbettare un po': “Beh, ecco…io non so esattamente cosa mi è preso, lei mi è saltata addosso ed io non sapevo che fare." Redstone accennò un sorrisetto: “Strano, pensavo che sapessi che fare.” A quel punto si mise a ridacchiare. Io ero rossissimo, non sapevo cosa rispondergli, quindi decisi di tacere e di farmi accompagnare alla vecchia foresta. Scesimo giù in pianura in silenzio, poi, Maxwell, interruppe la quiete: “Ehy, ti va di fare una gara?” Io accettai. Iniziammo a fare il conto alla rovescia, pochi secondi e partimmo alla velocità più elevata che potessimo raggiungere. La meta che dovevamo raggiungere era un albero gigantesco, sembrava essere un enorme salice piangente sotto il quale si trovava una distesa di acqua pulita che sembrava essere un lago. Vi giacevano sopra ninfee in fiore ed era contornato da canne. Mentre correvo inciampai per errore in una roccia, facilitando Maxwell che arrivò primo per colpa di questo mio errore. Wow, questo è solo l'inizio, avevamo trovato IL LAGO.

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