The Black Lady

di Undertaker_skull
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Ti sei divertita ieri?" Chiedeva l'uomo, che era seduto difronte a lei, un po' irritato. Si trovavano in un bar in un piccolo paese molto tranquillo vicino Boston. Le persone chiacchieravano, ridevano e camminavano fra le strade.
"Sai che non posso farne a meno, Rik, è la mia natura... E poi gli umani sono così... Divertenti." Disse lei scandendo l'ultima parola. Rik in quel momento si sentì un brivido lungo la schiena e là guardò male.
"Irina, non mi sembra giusto uccidere persone innocenti...soltanto i pazzi psicopatici, sociopatici e altri malati di mente fanno cose del genere!" Disse Rik alterato. Lo guardai all'inizio un po' annoiata, ma poi gli feci un sorriso divertito. Rik era un umano, beh... quasi, lui era un cacciatore di demoni, e nei casi peggiori uccideva anche vampiri, licantropi, streghe e stregoni e altri esseri; in tutta la sua vita (se così si poteva chiamare), Irina non aveva mai incontrato uno come Rik, un'umano che difende la sua specie ad ogni costo.
"Rik, io tecnicamente sono tutte e tre le cose che hai elencato, sono un demone. Tu sei mio amico e mi hai accettato per quello che sono, dopo tanto tempo... Ma tanto per essere chiari ieri non ho ucciso nessuno... c'era solo una casa in fiamme ed io ho solo guardato lo spettacolo." Rik alzò gli occhi al cielo.
"E tu ovviamente, non hai cercato nemmeno se c'era qualcuno ancora vivo o meno." Disse Rik ironicamente, lei fece spallucce, e poi ghignò.
Lui era il suo unico e primo amico, sapeva che gli dava fastidio, e cercava di non darlo a vedere. Conobbe Rik quando lui faceva l'ultimo anno di superiori, all'inizio non andavano d'accordo, anzi erano veri e propri nemici, e una volta lei lo uccise (ma gli è stato fatto da una strega un incantesimo che poteva resuscitarlo solo una volta dalla morte), ma poco a poco diventarono sempre più vicini, da nemici a quasi nemici, a conoscenti, a compagni di bevute, amici e infine come sono adesso, compagni di avventure; ormai Rik aveva 35 anni invece Irina aveva sempre un corpo di una diciottenne.
"In ogni caso dobbiamo andarcene, qui non ci sono demoni, e poi voglio andare a divertirmi in una grande città, giocare con qualcuno, e poi chissà... mangiare qualcuno..." Disse con un ghigno macabro in volto.
Rik la guarda esasperato, così si alzò dalla sedia e uscì dal bar, probabilmente in cerca della macchina. Irina guardò per un momento il suo bicchiere con il Bourbon, poi sorrise con una 
lieve sfumatura maligna e se ne andò seguendo i passi del suo compare.

-#spazioautrice
Ciao a tutti, questa è la prima storia che scrivo, spero che questo prologo vi sia piaciuto e vi prometto che continuerò molto presto. Grazie a tutti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Si trovavano ormai vicino New York, verso Manhattan. Era pomeriggio inoltrato e Rik stava guidando, dopotutto Rik guidava sempre, non le permetteva mai di guidare la sua 'bellissima' Chevrolet Impala.
Guardò fuori dal finestrino, vedeva strade, macchine di ogni colore, alberi, case, cantieri... E tante persone. C'era un gruppo di ragazzi che ridevano, una madre con i due figli in un parco ecc.
"Che palle" dice Irina annoiata, sbuffando. "Quando arriveremo a Manhattan?" Dice guardando Rik.
Rik la guarda per un momento e poi guarda di nuovo la strada. "È la quinta volta che me lo chiedi in mezz'ora, sii paziente, arriveremo in una ventina di minuti." Dice Rik un po' scocciato.
Lei lo guarda per un momento indifferente. "Rik, questa macchina è sempre stata tua?" Disse lei con una nota di curiosità sulla domanda.
Lui la guarda un po' sorpreso. "Era di mio padre, me l'ha data in eredità quando è morto." Dice indifferente.
"Come è morto?" Dice lei, sapendo che la sua delicatezza lasciava a desiderare, essendo un demone.
"È stato sparato, mentre un ladro stava scappando lui cercava di fermarlo, quindi il ladro l'ha sparato." Irina lo guarda intensamente, ma poi si gira verso il finestrino e fa una piccola risatina macabra ma allo stesso tempo divertita.
"Perché ridi? Ti diverte il fatto che mio padre sia morto?" Dice Rik ironico.
"Stavo pensando... Stavo pensando a non solo tuo padre, ma anche a molte altre persone. Gli umani sono così patetici. Si mettono l'uno contro l'altro e si distruggono a vicenda. Sono così deboli e fragili. Non capiscono che qualcosa che si perde non si riavrà mai più ." Rik guarda la strada in silenzio e non disse niente fino alla fine del viaggio. 

"Vado a farmi un giro" disse Irina. Erano appena arrivati a un piccolo hotel e Rik stava portando nella sua stanza i suoi bagagli. 
Irina passeggiava per le strade di Manhattan, ormai si era fatto buio, non sapeva precisamente cosa fare, quindi si fermò al primo pub che vide.
"Bourbon Whiskey" disse lei al barista mentre si sedeva sullo sgabello del bancone. 
"Posso vedere un documento?" Disse il barista, un uomo sulla cinquantina, pelato, tatuaggi ovunque e la solita faccia diffidente. Irina sbuffò, prese il viso del uomo e lo avvicinò al suo guardandolo intensamente.
"Ho detto un Bourbon Whiskey" dice scandendo le parole e lo lasciò, uno dei suoi tanti poteri era poter soggiogare gli umani, capacità che non avevano tutti i demoni, solo quelli più potenti (come lei) e naturalmente tutti i vampiri.
Prese il suo Bourbon e incominciò a sorseggiarlo con calma, in confronto agli umani i demoni sono più calmi e sereni, secondo lei, non hanno fretta e fanno tutto in tempi più lunghi, dopotutto i demoni non muoiono 'per il tempo', ma per ben altro.
Pensando del più e del meno si erano fatte le otto, così se ne andò, ricominciò il suo cammino senza meta finché non arrivo in una specie di discoteca, si sentiva molto caos dall'interno e fuori c'erano molte persone che facevano la fila per entrarvi.
Allora Irina entrò soggiogando i buttafuori. All'interno c'erano molti ragazzi con ridicoli vestiti, pensò lei scocciata, lei si vestiva sempre con cose scure, e da sopra sempre una giacca. Si fece spazio fra quelle persone che ballavano e si diresse al bar della discoteca, ma subito un ragazzo le si parò davanti.
"Ciao, vuoi ballare con me?" Disse lui, era un ragazzo alto e muscoloso, aveva capelli neri e occhi azzurri, per una ragazza normale sarebbe stato carino ma lei lo guardava diversamente.
Lei lo guardò annoiata, ma subito dopo sorrise . Posò le labbra sul suo orecchio "Non voglio ballare, voglio stare con te." Il ragazzo sorrise, così lei lo portò sul retro. Quando uscirono lui incominciò subito a baciarla, ma lei annoiata era già preparata a strappargli il cuore, finché non senti un rumore. Erano dei ragazzi che facevano una rissa.
Lei ruppe il collo di quel ragazzo e lo buttò per terra, senza neanche assaggiarlo. Andò incuriosita verso la rissa, erano cinque ragazzi contro uno solo; guardò quel ragazzo, era piuttosto normale, non troppo muscoloso ne bello, beh, normale. Il ragazzo riusciva a difendersi, era bravo per essere uno contro cinque, finché dopo un po' il ragazzo si stancò e cominciò ad avere la peggio. Non sa perché l'ha fatto in quel momento, ma comunque si intromise nella rissa e spezzo il collo a quei cinque ragazzi uno ad uno.
Il ragazzo rimase immobile vedendola mentre li uccideva, poi quando lei si girò verso di lui, il ragazzo vide occhi rossi cremisi, non erano umani, ma poi cambiarono subito colore diventando neri.
Restarono a guardarsi per un po'. "Chi sei?" Chiese il ragazzo con fermezza. Lei fece una risata soffocata, "Ragazzino la domanda non è 'chi' ma 'cosa'."

-#spazioautrice
Ecco a voi il nuovo capitolo. Spero che vi piaccia, inoltre cercherò di scrivere il prima possibile il prossimo capitolo.
Grazie a tutti :)

http://fc08.deviantart.net/fs40/f/2009/053/2/3/Black_Lady_by_asuka111.jpg
Questa è una "Irina versione manga" (naturalmente con gli occhi neri). Purtroppo non sono riuscita a trovare una rappresentazione di una persona che mi convincesse.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il ragazzo la guardò sbigottito, non riuscì a dire una parola. Allora la ragazza annoiata cominciò a parlare.
"Se vuoi avere il mio numero basta chiedere" disse lei ironica. Ma poi guardò in viso il ragazzo, non aveva un'espressione terrorizzata, ma tra il confuso e il sconvolto. Aveva molti graffi e lividi sparsi, i suoi vestiti erano sporchi (anche con un po' di sangue).
Quando Irina vide un graffio molto grande sulla guancia del ragazzo, si chinò su di lui. Il ragazzo imbambolato fino a quel momento, scattò all'indietro. 
"Mi vuoi uccidere?" Irina riusciva a sentire il suo battito che batteva sempre più forte. Irina scoppiò in una risata fragorosa. 
"Tesorino se ti avessi voluto uccidere lo avrei già fatto!" Poi dopo un po' smise di ridere e si rialzò. Lo guardò intensamente.
"Come ti chiami?" Chiese Irina seria. All'inizio il ragazzo era confuso ma poi fece un espressione più indifferente possibile.
"Tyler" disse lui. La ragazza sorrise.
"Bene Tyler, adesso abbiamo due possibilità. La prima è che adesso io me ne vado e facciamo come se nulla fosse successo e tu ti dimentichi di tutto grazie al soggiogo, o io adesso ti uccido. Io, sinceramente preferisco la seconda, ma ti lascio l'onore di scegliere" dice lei divertita. Tyler la guarda scioccato.
"Perché li hai uccisi?" Disse lui cercando di calmarsi. Irina lo guardò incuriosita.
"Come perché? Non è ovvio?! Mi andava e basta!" Dice con un'espressione convinta. Era confuso, ma poi gli balenò rabbia sul suo volto.
"Ti andava?! Non puoi uccidere persone solo perché 'ti andava'! Sei pazza!" Dice rabbiosamente. Subito dopo lei sorrise sadicamente.
"Beh Tyler, io preferisco l'aggettivo 'fantasiosa'. Ma poi che cosa ti importa, se non mi sbaglio ti stavano picchiando" dice ridendo.
"Non importa! Nessuno dovrebbe morire solo perché è un'altro che lo decide!" Dice con fermezza. Lei lo guarda sorpreso. pensò lei. 
"Sai Tyler mi ricordi un'umano di mia conoscenza, molto testardo e leale per i propri principi... Sai tu sei molto... divertente... Quindi ti darò una terza opzione." Tyler la guarda perplesso.
"Cioè?" Dice lui. Lei sorride macabramente e si scaraventa su di lui e lo colpisce facendolo svenire. 
"Sarà divertente avere un nuovo componente nel 'Teamuccidiamoidemoni'." Disse mettendo su una spalla il corpo di Tyler incamminandosi verso l'hotel.

"Come hai potuto portare un ragazzino qui!?" Disse Rik furibondo.
"Te l'ho detto, voglio che lui venga con noi." Disse Irina serena, leggendo un giornale seduta sulla poltrona nel soggiorno della stanza di Rik. Si era fatta mattina e Tyler stava riposando sul letto di Rik nella camera da letto, con molte bende sui tagli messi da Rik.
"Neanche per idea! È solo un ragazzo e si farà uccidere! Ma come... Ma come ti salta in mente una cosa del genere! Pensi sempre a modo tuo senza affrontare le conseguenze e fai sempre quello che vuoi! Ma questa volta no! Adesso tu soggioghi il ragazzino e lo porti a casa!"
"Rik..." Dice Irina calma, guardando ancora il giornale.
"Cosa c'è!" Dice lui ancora iracondo.
"Il 'ragazzino' si è svegliato" dice lei. Rik si gira verso la porta della camera da letto e vede il ragazzo in piedi sulla soglia della porta che li guarda, un po' frastornato.
"Oh..." Dice Rik sorpreso. Irina chiude il giornale e si gira verso il ragazzo facendogli un sorriso smagliante.
"Buongiorno raggio di sole, come ti senti oggi?" Disse in modo sarcastico. Tyler e Rik la guardarono quasi disgustati da quella falsa gentilezza.
"Grazie al colpo che mi hai dato ieri, beh, fammici pensare... Non bene" disse Tyler con un pizzico di ironia. "Adesso mi puoi dire chi diavolo sei?!" Disse lui stanco. Irina si alzò dalla poltrona.
"Io sono Irina e lui è Rik" disse lei calma. Tyler si guardò in torno.
"Dove mi trovo? Cosa ci faccio qui? E cosa volete da me?" Disse lui confuso, tenendosi con la mano la testa.
"Ehi, ragazzo calmati, ieri eri pieno di ferite e lividi, è normale che adesso ti senta un po' stanco e confuso." Disse Rik andando verso di lui. Tyler lo bloccò.
"Cosa volete da me?" Dice Tyler.
"Adesso vogliamo che tu riposi e ti prendi un antidolorifico." Disse Rik. Tyler annuì e si fece accompagnare da Rik nella camera. E dopo qualche secondo uscì.
"Ok, adesso vado a comprare qualcosa da mangiare al ragazzo, tu resta a sorvegliarlo." Disse Rik mettendosi il cappotto. Irina fece un cenno con la mano e poi lui uscì.
Irina guardò la porta della stanza dove si trovava Tyler e si diresse verso di essa. Quando aprì la porta, Tyler, che era steso sul letto, aprì lentamente gli occhi; quando si accorse della sua presenza scattò subito all'indietro, seduto. Lei sorrise divertita.
"Stai tranquillo, non ti farò alcun male" disse sedendosi sul letto, guardandolo. Lui si calmò un po', ma la guardava diffidente.
"Perché ieri non mi hai ucciso?" Chiese lui. Lei lo guardò annoiata.
"Sai, Tyler, Rik è un umano, proprio come te, ma lo sai qual' è la cosa strana? È che lui è mio amico. Quando chiesi a Rik perché volesse essere mio amico lui mi ha risposto -Tu sei una cogliona e uccidi le persone ma nonostante questo vedo qualcosa di umano in te.- forse è per questo che ieri ti ho salvato il culo." Disse lei. Tyler la ascoltò e per un momento abbassò gli occhi.
"Quindi, che cosa sei?" Disse guardandola intensamente e Irina ricambiò lo sguardo.
"Sono un Demone Superiore, Tyler." 

#spazioautrice
Ciao a tutti, questo è il nuovo capitolo, spero che vi piaccia.
Mi farebbe molto piacere sapere il vostro parere sulla storia, quindi se volete recensite.

http://vignette3.wikia.nocookie.net/thecampjupiterroleplay/images/7/7a/Steven_R_Mcqueen.jpg/revision/latest?cb=20131019140041
Tyler.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


"Che cosa sei tu?!" Dice lui incredulo. Tyler la guardava con un'espressione come se dicesse 'Ma mi sta prendendo per il culo?!'. Lei ruotò gli occhi in segno di noia, poi si avvicinò a lui gattonando.
"Che diavolo fai?!" Dice lui confuso, indietreggiando.
"Guardami negli occhi Tyler." Dice Irina seria. Tyler la guardò negli occhi e non riusciva a crederci. I suoi occhi stavano cambiando colore, da quel nero pece in un lucente rosso cremisi.
Tyler non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Irina prima o poi si sarebbe aspettata un 'Sei un mostro!' o che sarebbe scappato e basta, ma...
"Bellissimi..." Disse Tyler con un filo di voce. Irina sconcertata balzo all'indietro, fuori dal letto con una forza sovrumana.
"Bellissimi?!" Dice incredula. "Questi, Tyler..." Indicando gli occhi. "Sono gli occhi di un mostro, di un assassino... Di un demone!" Tyler era sorpreso e un po'... spaventato. Irina si calmò e si sedette nuovamente sul letto e fece ritornare i suoi occhi in nero pece.
"Senti Tyler... Non aver paura, ti ho già detto che non ti farò del male e non te ne farò." Tyler chiuse gli occhi, come se stesse rielaborando tutto quello che gli è successo in meno di un giorno.
"Sei sempre stata così?" Disse Tyler riaprendo gli occhi. Irina lo guardò sorpresa ma poi sorrise, ma non era un sorriso maligno ne sadico, era quasi... Triste.
"No Tyler, non sono stata sempre così" fece una pausa e poi continuò. "Sai... prima anch'io ero umana , ma è successa una cosa che mi ha cambiata, purtroppo non ricordo le emozioni o i sentimenti che ho provato in quel periodo di tempo." Disse infine.
"Quindi non sei sempre stata... Un..." Stava cercando di dire Tyler.
"Un mostro? Tyler, i mostri non nascono, i mostri sono solo il frutto di orribili esperienze..." Disse divertita. Lui pensò che sarebbe stato meglio non fare altre domande. Si alzò dal letto ancora un po' dolorante e prese il suo giubbotto di pelle su una poltrona difronte al letto.
"Dove vai?" Chiese lei divertita.
"A casa... Ah giusto, ringrazia quel Rik per le bende" dice lui andandosene. Irina lo guarda uscire, cercando di non scoppiare a ridere.

Tyler stava camminando per la 5th Avenue. Avrebbe dovuto prendere un taxi ma voleva respirare l'aria fredda e fresca del mattino e guardò il suo cellulare per vedere l'ora 'Due chiamate perse' da sua madre pensò lui. pensò accelerando il passo. Lui non aveva un padre, era morto molto tempo fa, ma aveva una madre che gli voleva molto bene e anche Tyler le voleva molto bene. Vivevano in un quartiere, né lussuoso né povero di Manhattan. La madre lavorava in un negozio di erbe e oggetti strani, ma comunque si mantenevano.
Mentre Tyler camminava pensava anche a quella ragazza/demone e decise di non parlarne con nessuno.
Dopo un po' fu tirato in un vicolo buio e cadde per terra. Si rialzò subito in piedi e difronte a lui c'era un uomo, non riusciva a vederlo bene in viso, avendo la testa abbassata e un cappuccio, era alto e con... un coltello in mano. lui cercò di colpirlo con un calcio, ma non si fece niente. Quell' uomo di rimando gli diede un pugno nello stomaco che fece volar Tyler per qualche metro. Era troppo forte, quasi... Sovrumano. Non riuscì ad alzarsi, cercò di chiedere aiuto ma sputò solo sangue. L'uomo alzò la testa verso di lui, aveva gli occhi completamente neri, ma iride e pupille rosso scuro, ma la cosa che Tyler notò di più erano i suoi canini sporgenti. Ormai quello sottospecie di essere stava a un metro di distanza da lui.
All'improvviso arrivò, come un fulmine, una cosa che lo sbatté al muro. Era Irina, che gli staccò le braccia in un attimo, e lui stava per urlare dal dolore ma subito lei gli stacca la testa facendola cadere per terra. Poi lei, piena di sangue sulle mani e sul petto, si girò verso Tyler. E fece un sorriso divertito.
"Questo vampiro aveva davvero fame!" Poi andò verso di lui.
"Che diavolo ci fai qui?!" Cercò di dire lui senza sputare sangue.
"Beh, ovviamente ti ho seguito per tutto il tragitto." Disse Irina sorridendo. Tyler la guardò storto.
"Che c'è?! Rik mi ha detto di tenerti d'occhio!" Dice lei con finta rabbia. 
"Non sembri una che ubbidisce così facilmente." Dice lui con lieve sarcasmo.
"Pensavo che ieri fosse solo un caso, ma invece te le cerchi le risse!" Dice lei con ironia, tendendogli la mano. Lui la prese.
"Ah ah ah..." Irina si chiuse il cappotto e cercò di coprire la macchie di sangue.
"Dov'è casa tua?" Chiese lei.
"La numero 87 di questa via, perché?" Disse lui. Irina non rispose, lo mise sulla spalla, senza troppa delicatezza, e con una velocità impressionante arrivarono davanti al negozio della madre. Irina lasciò Tyler, aveva un'espressione stupita, ma poi guardò Tyler.
"Vivi in un emporio per le streghe?!"

-#spazioautrice
Ciao a tutti. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia. Mi farebbe molto piacere saper la vostra opinione su questo capitolo, quindi se volete recensite!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


"Un emporio di chi?!" Disse Tyler scioccato. Irina continuava a guardare gli oggetti in vetrina.
"Potevi dirmi che tua madre era una strega!" Disse lei. E senza dare il tempo di rispondere a Tyler, entrò nel negozio. C'erano tantissimi oggetti: erbe con tantissimi nomi strani come Aconitum napellus o Verbena officinalis; oppure strani liquidi e oggetti.
"Ma guarda un po', c'è lo strozzalupo e anche la verbena!" Disse Irina guardando le erbe.
"La ver... Che?! Di che diavolo stai parlando!" Disse Tyler seguendola dentro il negozio, non riusciva a capire di cosa stesse parlando.
"Finalmente sei tornato! Stavo per chiamare la polizia!" Disse una donna sulla cinquantina uscendo da una porta nel negozio, che probabilmente portava alla casa, e poi vide una ragazza di spalle che guardava le erbe.
"Ehi tesoro...ma che ti sei fatto!? Oh... quella è una tua amica?" Disse la madre di Tyler.
"Amica non è il termine più adatto" disse Tyler abbracciando sua madre in segno di saluto. Poi la madre andò verso Irina.
"Ti interessa qualc..." Stava dicendo la madre di Tyler, ma si fermò di colpo quando Irina si girò verso di lei.
"Sa signora, ha cose davvero interessanti qui." Disse Irina divertita. La madre di Tyler stava ferma, con un'espressione spaventata. 
"Mamma... c'è qualcosa che non va?" Disse Tyler un po' preoccupato, scrollandola un po'. La madre si girò verso Tyler e sorrise.
"Si, certo tesoro, potresti andare a prendere qualcosa per la tua amica, non è educato non offrirgli niente." Disse lei. Irina la guardò diffidente e Tyler un po' confuso.
"Ok..." Disse lui dirigendosi verso la porta da dove prima era entrata sua madre. Lei lo seguì con lo sguardo, con un sorriso, finché non chiuse la porta e guardò Irina seria.
"Che cosa vuoi, demone!?" Disse lei guardando Irina con un'espressione tra la rabbia e il disgusto. Irina scoppiò a ridere.
"Cosa c'è da ridere?!" Disse lei diventando un po' più rabbiosa.
"Sa signora, io ho viaggiato per quasi tutto il mondo, ma in Giappone, qualche secolo fa, ho conosciuto un saggio. Lui diceva che le persone hanno tre facce: la prima faccia, che mostri al mondo; la seconda faccia che mostri ai familiari e agli amici più stretti; e infine la terza faccia, quella che non mostri a nessuno; Diceva che questa è il riflesso della persona che sei veramente. Sinceramente non ci credevo all'inizio, ma a quanto pare aveva ragione.
Gli umani sono davvero complicati!! Ma in questo caso è davvero strano, vero, Strega?" Disse lei divertita, alzando la voce sull'ultima parola. La madre Tyler si stava alterando sempre di più.
"Phesmatos tri..." Stava per dire, quando Irina gli si mise da dietro con una mano al collo e una al braccio per tenerla ferma.
"Adesso strega, se provi a fare Hocus Pocus di spedisco direttamente agl'inferi" disse lei minacciosamente, con i suoi occhi rosso cremisi. 
"Irina! Che diavolo fai?!" Disse Tyler gridando, mentre usciva dalla porta. Irina la lasciò annoiata, e poi guardò Tyler, facendo ritornare i suoi occhi nero pece. 
"Tesoro, ritorna in casa, io e la tua amica dobbiamo parlare" disse lei dolcemente. 
"La tua mammina strega voleva uccidermi" disse divertita.
"Aspetta, prima di tutto mia madre non è una strega, secondo mia madre non uccide, terzo tu stavi per uccidere mia madre!" Disse lui mettendosi tra Irina e sua madre.
"Oh... Piccolo Tyty, quanto sei ingenuo, ma adesso non ne possiamo parlare, devo ritornare da Rik, già lo vedo impazzire se non mi trova. Ci vediamo domani signora!" Detto questo sparì in una nube nera.

"Ti dò dieci secondi per spiegare altrimenti ti rimando da dove sei venuta!" Disse Rik più arrabbiato che mai. Irina si buttò sul letto di Rik annoiata.
"Voleva solo ritornare a casa Rik!" Dice lei con calma.
"Irina! Non l'hai soggiogato! E se dice qualcosa a qualcuno?!" Irina gli sorrise.
"Stai tranquillo, sua madre non glielo permetterà e in ogni caso non avrebbe funzionato" dice lei.
"E adesso cosa c'entra sua madre!" Dice Rik esasperato.
"Si dia il caso che sua madre è una strega" dice lei.
"Come scusa?! E come fai a saperlo?" Dice lui incredulo.
"Lavora in un emporio" dice lei. Rik un po' dubbioso, si sedette sul letto pensando.
"Sai cosa significa questo?" Dice Rik guardando Irina.
"Che dovremmo andare a rifornirci di verbena?" Disse lei divertita. Rik alzò gli occhi al cielo.
"Che anche Tyler è uno stregone" dice lui.
"Ma guarda! Non lo avevo capito!" Disse Irina ironica. Rik esasperato si buttò sul letto e si sdraiò vicino a lei. Irina poi si girò verso di lui guardandolo seria.
"In ogni caso, o quel ragazzo non sa di esserlo o è talmente bravo a fingere che nemmeno tu l'hai capito." Dice lui calmo. Irina cercò di non scoppiare a ridere.
"È troppo stupido per fingere!" Dice lei, ma Rik la guardò male.
"Ok ok, stavo scherzando, ma comunque non sapeva niente" subito dopo lei si alza dal letto e si dirige fuori dalla camera da letto, ma prima si gira verso di lui.
"Vado in camera mia, ieri sera non ho dormito, vado a riposarmi, ne riparliamo tra qualche ora". Disse lei uscendo dalla camera di Rik. 

-#spazioautrice
Ciao a tutti. Spero che questo capitolo vi piaccia. Pubblicherò presto il prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


C'era una prateria, piena di fiori e vegetazione. Una bellissima ragazzina sui dodici anni, con una pelle bianca candida e capelli e occhi neri come la notte, vestita in modo strano, di un'altra epoca, stava sotto un albero, intagliando un pezzo di legno che ormai era quasi finito, un cavaliere; mentre un bambino, sui sette anni, che le assomigliava molto, l'unica differenza erano i suoi occhi, di uno stupendo blu ghiaccio, giocava un po' più lontano, raccogliendo i fiori.
Dopo un po' il bambino corse verso la ragazzina con un mazzo di fiori arcobaleno tra le mani.
"Sorellona, sorellona!" Disse il bambino, gridando, arrivando dalla ragazzina, con respiro affannato.
"Maxwell! Quante volte ti dico di non correre così veloce!" Disse la ragazzina comprensiva, ma non era arrabbiata.
"Scusa... Volevo solo darti questo" disse il bambino tendendo le mani, con un sorriso smagliante.
"Ti ringrazio, Max" dice la ragazzina ricambiando il sorriso, prendendo il mazzo di fiori e poi li posò per terra, prendo il cavaliere ormai finito.
"Max, questo è per te, perché un giorno diventerai proprio come lui, un cavaliere forte, gentile e coraggioso, che non avrà paura di nessuno" disse la ragazzina porgendoglielo. E Max lo prese e poi sorrise alla sorella.
"Grazie, sorellona!" Disse lui entusiasta.
"Ma, io da grande voglio diventare proprio come te! Tu sai combattere e tener testa a papà, che non ti dà mai tregua. E poi riesci a guarire tante persone, con strani miscugli che fai tu stessa! Sei davvero fantastica!" Disse il bambino abbracciando la sorella maggiore.

Irina si svegliò di colpo, , avendo più di 4.000 anni, avrebbe dovuto già dimenticare quel passato. Si alzò dal letto e andò in bagno per farsi una doccia. Dopo un po' si preparò (con i soliti vestiti neri), e controllò l'orario, era quasi mezzanotte, aveva dormito più del solito (anche se in realtà i demoni non dormono, è superfluo per loro), stava per uscire dalla camera, quando si girò per dirigersi verso il comodino e aprì il cassetto, prendendo un piccolo oggetto inciso in legno, un cavaliere. Irina lo fisso per un po'.
"Tch!" Lo strinse nella mano, con un espressione furibonda, ma poi cercò di calmarsi e lo rimise a posto.

Tyler stava passeggiando, tra le strade di Manhattan, ormai stava fuori casa da molto tempo, da quando Irina se n'era andata; sua madre voleva dargli delle spiegazioni, ma lui se ne andò prima che lei lo facesse. Faceva una pausa ogni tanto, di bar in bar, per riposarsi un po'. Era mezzanotte passata e si fermò ad un pub, perché comunque aveva 18 anni. Si sedette e ordinò una birra. Pensò a quello di cui avrebbe parlato con sua madre appena sarebbe tornato a casa.
"Bevi perché non riesci a manifestare i tuoi sentimenti per me?" Disse una voce. Fino a quel momento Tyler stava guardando la bottiglia di birra, ma poi si girò e vide Irina divertita. Tyler alzò gli occhi al cielo.
"Senti, questo non è proprio il momento" disse Tyler esausto. Irina lo guardò divertita.
"Uno scotch!" Disse Irina al barista. E poi si rigirò verso Tyler.
"Sai, avrei voluto che me lo dicesse mia madre" dice Tyler con un sorriso triste, ma poi guardò Irina serio.
"Se mia madre è quello che è, vuol dire che anche io sono un..."
"Certo" disse lei. Tyler guardò la bottiglia tra il triste e l'arrabbiato. Irina lo guardava indifferente.
"Sono un most..." Stava dicendo Tyler mettendosi una mano sulla testa.
"Tyler, ti ho già detto che cos'è un mostro. Tu sei solo diverso, e diverso non significa né buono né cattivo, significa solo 'non uguale'." Disse Irina guardando il suo scotch, appena datogli dal barista.
"E poi non sei obbligato a praticare la magia" disse lei. Tyler la guardò per un'attimo e poi bevve un sorso di birra.
"Forse dovrei tornare a casa" detto questo, Tyler lasciò una banconota da dieci sul tavolo e si alzò e si incamminò verso l'uscita del pub.
"Ma come! Non ho nemmeno bevuto un sorso del mio scotch!" Disse lei lasciando il bicchiere, seguendo Tyler.

Quando Tyler e Irina entrarono nel negozio videro la madre di Tyler e Rik che discutevano.
"Ehi Rik!" Disse Irina salutandolo.
"Che ci fa Rik qui?" Disse Tyler guardando Irina.
"Gli avevo dato l'indirizzo del negozio, così poteva farsi un giro dentro per vedere se gli serviva qualcosa" disse lei divertita.
"Carol ed io abbiamo parlato di un po' di cose, ma prima tu e lei dovreste parlare." Disse Rik guardando Tyler.
"Tesoro?" Dice Carol a Tyler, per ottenere una conferma. Così Tyler seguì sua madre dentro casa.
"Chissà se il ragazzo vorrà imparare a praticare la magia." Dice Rik.
"Chissà..." Dice Irina, con un sorriso maligno.

-#spazioautrice
Ciao a tutti, spero che questo capito vi piaccia! Scriverò il nuovo capitolo la prossima settimana!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Irina e Rik erano tornati all'hotel, mentre Tyler e Carol continuavano a parlare.
"Entro oggi o domani dovremmo andarcene, siamo rimasti troppo tempo qui, e tu sai cosa succede se rimani troppo tempo in un determinato posto." Incominciò Rik. Irina lo guardava indifferente e poi sbuffò.
Irina sapeva a cosa si riferiva, ogni volta che rimaneva in un determinato posto succedevano catastrofi, cioè i demoni venivano attirati dalla sua forte aura demoniaca.
"Ne parliamo dopo" disse Irina scomparendo, non dando il tempo a Rik di ribattere.

Irina passeggiava per Manhattan, era passata qualche ora e vedeva che si stava facendo l'alba. Irina sentì un'aura demoniaca e corse verso di essa. Si ritrovò davanti a un grande hotel abbandonato ed entrò. Era buio, ma lei riusciva a vedere perfettamente, c'era polvere, muri quasi del tutto crepati e qualche graffito qua e là, scale ormai non più percorribili e il pavimento era pieno di rifiuti. Irina sentiva sempre di più l'aura di quel demone, finché non sbatté i piedi con qualcosa di duro per terra, , vide davanti a lei tante altre ossa e... Il demone. il demone stava mangiando la sua ultima preda, ormai morta; era un demone di medio rango, molto grosso, era simile a una lumaca gigante, non aveva occhi ma solo una grande bocca con moltissime zanne acuminate; era rivoltante. Irina lo attaccò, facendogli un grande squarcio sulla testa. Il demone fece un lamento straziante, ma poi si riprese attaccando in direzione di Irina, ma lei saltò all'indietro in un attimo, schivandolo. Gli occhi di Irina diventarono rossi e trasformò le sue unghie in artigli e con una velocità sorprendente gli fece un grande squarcio sulla schiena e il demone gridò per il dolore.
"Irina!" Sentì qualcuno gridare: era Tyler. 
"Vattene!" Gridò lei, mentre schivò un'altro attacco del demone.
"Devo parlarti!" Disse lui, sempre più vicino.
"Ho detto Vattene!" Sempre più furibonda. Ma era troppo tardi, perché Tyler si trovava proprio davanti al demone.
"Oh mio dio..." Disse lui tra lo spavento e il disgusto. Il demone vide Tyler e con le sue grandi fauci stava per attaccarlo. Irina si mise in tempo tra i due, e il demone la attaccò alla schiena e uscì molto sangue, fin troppo.
"Quando ti dico di andartene, fidati, non è un invito." Disse lei. Era arrivato del suo sangue anche sopra Tyler. Lui, che era caduto in quel momento, si rialzò prendendo un oggetto duro da terra e glielo ficcò subito addosso. Il demone si lamentò e lasciò Irina. Lei barcollò ma si rimise subito in piedi.
"Vattene, adesso farò una cosa che non ti farà piacere" disse lei.
"Cioè?" Disse lui confuso.
"Assumerò la mia vera forma, che è molto più rivoltante di questo demone e molto probabilmente mi implorerai di soggiogarti per fartelo dimenticare, ma non puoi perché sei uno stregone e così mi dirai che non vorrai più vedermi" disse lei divertita.
"Non importa, resto con te." Disse lui insistente. Irina sbuffò, ma poi rise macabramente.
"Adesso vedrai la mia mia vera forma, ma ti devo avvertire, è disgustosa, ripugnante, orribile e rivoltante." Disse lei. Irina avanzò versò il demone e attorno a lei si formò un vortice di nubi di colori freddi. Tyler non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, si stava trasformando. Era orribile e gigante, aveva due ali da pipistrello molto grandi decorate con ossa, aveva i capelli bianchi e due corna giganti in testa e una coda lunghissima, il suo corpo era vestito completamente da ossa... umane, i piedi erano sostituiti da zoccoli e le mani da grandi artigli. L'unica cosa che riconosceva erano i suoi occhi rosso cremisi.
"Adesso, sciocco demone, capirai perché nessun demone mi fa arrabbiare" disse lei con una voce truculenta.
"Asmodeus..." disse il demone, stridendo. Tyler non riuscì a sentire o vedere altro, che dal disgusto, svenne.

Tyler si risvegliò nella camera d'albergo di Rik sul letto e accanto a lui c'era Irina.
"Ben svegliato, dolcezza." Dice Irina, con la sua solita finta gentilezza. Tyler scattò fuori dal letto. Irina cambiò la sua espressione da un finto sorriso a una indifferente, o quasi scocciata. Tyler si accorse di quello che aveva fatto e cercò di calmarsi. Si sedette accanto a Irina e lei fece un'espressione sorpresa. 
"Mi dispiace...ti fa male il braccio?" disse lui. Irina gli stava poggiando una mano su una spalla, ma la ritrasse e si alzò dal letto.
"Come hai fatto a trovarmi?" Disse lei, ignorando la sua domanda. Tyler rimase un po' confuso.
"Mia... Mia madre ha fatto un'incantesimo per trovarti, dovevo parlarti." Disse lui.
"E di cosa?" Disse lei divertita.
"Rik mi ha detto che dovete andarvene oggi o domani. Voglio venire con voi." Disse lui serio. Fino a qualche ora fa Irina voleva che Tyler venisse con loro, ma adesso lo voleva lui.
"E perché...?" Disse lei divertita.
"Voglio distruggere quei mostri, e... Voglio imparare a usare la magia" disse con decisione.
"Mmh..." Irina pensò a cosa dire.
"Per favore, fammi venire con te e Rik" disse lui serio. Irina ricambiò lo sguardo e poi sospirò.
"Per fortuna colleziono i Gremoire" disse lei.
"I...che?" Chiese lui.
"I libri di stregoneria." Disse lei divertita. 
"Comunque... Sto bene." Disse lei infine, mostrando a Tyler la schiena, che era completamente guarita.

-#spazioautrice
Ciao a tutti, ecco a voi il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Pubblicherò il prossimo capitolo la prossima settimana ;)

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


"Penso... Penso che vada bene..." Disse lui pensieroso. Irina lo guardò perplessa.
"Che c'è? Vuoi dirmi qualcosa?" Disse lei indifferente. Tyler la guardò un po' confuso e poi abbassò lo sguardo.
"Il demone... L'hai..." Disse lui, con la gola secca. Irina lo guardò divertita.
"L'ho?" Disse lei, ridendo macabramente. Tyler la guardò con un'espressione seria e allo stesso tempo un po' scocciata, poi prese un respiro.
"L'hai ucciso?" Disse lui posato. Irina rise.
"Ovviamente." Disse lei ridendo ancora. 
"E volevo anche sapere un'altra cosa..." Disse lui. Irina lo guardò stranita.
"Cioè?" Disse lei.
"Quando ti sei trasformata, prima che io sono svenuto, il demone ha detto una cosa..." Diceva lui un po' turbato.
"Asmodeus." Disse lei indifferente.
"E cosa significa?" Disse lui guardandola in viso. Irina sorrise.
"La domanda non è 'Cosa significa' ma 'Chi è'." Disse lei divertita.
"Come... Scusa?" Dice lui, cercando di assimilare quello che aveva detto.
"Asmodeus è il mio nome, cioè quello che ho avuto quando sono diventata un demone; tutti i demoni o gli altri esseri mi chiamano in questo modo, 'Irina' era il mio nome quando ero umana, ma ormai lo uso solo per gli umani... Sai com'è, 'Asmodeus' non è un nome molto comune." Dice lei. Finché non sentirono una porta della camera da letto aprirsi.
"Già... E indovina chi glielo ha fatto capire 17 anni fa?" Disse Rik sorridendo, appoggiato sulla soglia della porta. Tyler lo guardò sorpreso.
"Ma adesso non parliamo del passato; ho sentito poco fa che avevi una ferita grave ed è sparita..." Disse Rik serio.
"E allora?" Dice Irina annoiata.
"Noi due dobbiamo parlare." dice Rik autoritario. Irina alzò gli occhi al cielo.
"Aspetta qui." Dice Irina a Tyler, dopodiché segui Rik fuori dalla porta e lui la chiuse.
"Adesso voglio proprio sapere quale dei due modi hai usato per guarire la ferita!" Disse Rik iracondo.
"Cioè?" Disse lei con tono sarcastico.
"Irina sai bene di cosa parlo! O hai usato la via complicata e dolorosa, guarendola con i tuoi poteri, o hai usato la via più semplice nutrendoti di persone innocenti! E sappiamo entrambi che a te non piacciano le vie complicate!" Dice Rik esasperato.
"Già, chissà cosa ho fatto questa volta!" Dice lei ironica. Rik la guarda confuso.
"Aspetta un secondo, adesso stai usando mezzi termini e tu dici sempre la verità, quindi non hai ucciso nessuno... Ma allora... Perché?" Disse lui pensieroso.
"Chissà." Disse lei in un modo ipnotico. Poi, annoiata, voleva scomparire ma Rik la fermò.
"Tu l'hai fatto per il ragazzo... Ci tieni a lui!" Disse lui meravigliato.
"Non ho capito bene la tua affermazione." Dice lei seccata.
"Sai di cosa sto parlando; hai voluto che lui venisse noi, inoltre gli hai mostrato la tua vera forma, cosa che non fai con chiunque. Lui ti piace!" Disse lui sorridendo. Irina lo guardò stufa.
"Si, certo. Adesso dovremmo fare i bagagli, partiamo questa sera." Disse sbrigativa, per deviare la conversazione. Così si diresse verso la stanza, dove si trovava Tyler.
"Questa discussione non finisce qui!" Dice Rik a Irina, che lo stava ignorando, mentre stava aprendo la porta della camera da letto. Tyler stava seduto sul letto, pensieroso.
"Ehi Tyty, adesso dovresti andare a casa e fare le valigie, si parte stasera" dice lei con il suo solito sorriso divertito. 

Tyler stava entrando nel negozio di sua madre e si diresse subito verso casa sua. Sua madre stava cucinando. Lui andò in camera sua e sua madre si accorse della sua presenza; Tyler prese una valigia, incominciando a metterci la sua roba.
"E così hai deciso di andartene, alla fine." Dice sua madre sulla soglia della porta. Tyler si girò verso di lei.
"Già." Disse lui, continuando a fare le valigie. 
"Sei davvero così convinto?" Disse Carol con un tono preoccupato. Tyler si girò verso sua madre.
"Mamma non ti devi preoccupare, c'è Irina che mi insegnerà a usare la 'magia' e Rik mi insegnerà a difendermi." Disse lui comprensivo, andando verso di lei. Carol sospirò.
"Capisco... Ma promettimi una cosa" disse lei seria.
"Cosa?" Disse lui perplesso.
"Se mai saresti in pericolo o avessi bisogno di qualcosa, verrai da me, io ti aiuterò, in qualsiasi momento." Disse lei con decisione, mettendo una mano sulla guancia di suo figlio in modo amorevole.
"Certo, grazie mamma. Ti voglio bene." Dice lui, abbracciando sua madre.
"Ma, in ogni caso, non mi fido del demone. Adesso tu te ne andrai, uscendo dalla porta di questa casa, e avrai una nuova vita, il mondo si metterà in una luce diversa davanti ai tuoi occhi... Anzi... La luce probabilmente non ci sarà più e ti renderai conto, che ti trovi in un tunnel oscuro, senza fine. I demoni, vampiri o licantropi e addirittura streghe, possono essere i tuoi peggior nemici." Disse Carol con fermezza e Tyler ricambiò lo sguardo. Carol fece un altro sospiro.
"Ho una cosa per te." Disse sua madre, andando in camera sua. Ritornò dopo qualche minuto, con la mano chiusa e poi prese la mano di Tyler.
"Questo è molto importante, si tramanda nella famiglia Fell, la nostra famiglia di stregoni. Dovrai tenerlo sempre con te, ti proteggerà da tutti i mali sovrannaturali." Dice lei convinta, mettendo nella sua mano un anello; era un anello molto particolare, da uomo, con delle strane decorazioni nere attorno, aveva una pietra blu marino rettangolare incastonata su di esso, con una figura strana sulla pietra. Tyler se lo mise sull'anulare della mano sinistra.
"Grazie." Dice lui sorridendogli. 

-#spazioautrice
Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi piaccia, pubblicherò il prossimo capitolo la prossima settimana!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Era ormai notte inoltrata e Irina appoggiata sull'auto di Rik, stava aspettando che lui mettesse tutte le valigie nel bagagliaio e che Tyler arrivasse, mentre leggeva una rivista riguardante i rettili.
"Comunque non sono molto d'accordo, se al ragazzo succederà qualcosa la responsabilità sarà solo tua... E comunque perché devo mettere sempre io tutte le valigie nel portabagagli?!" Disse Rik uscendo dal portone dell'hotel con le ultime valigie.
"Lo sapevi che i rettili fin dalla nascita sono autosufficienti?" Disse lei ignorando le affermazioni di Rik. Lui alzò gli occhi al cielo, aprendo il bagagliaio; in esso c'erano cinque valigie, due per i vestiti e gli oggetti di Irina e di Rik, le altre tre per le armi, le erbe, gli oggetti magici e altro. Dopo un po' Irina vide arrivare Tyler.
"Hey bellezza pensavo ti fossi perso, è tardi!" Disse Irina divertita chiudendo la rivista.
"Non sapevo fossi erpetofila*." Disse lui ironico guardando la rivista in mano a Irina e lei sorrise, ignorando la sua affermazione. Rik fece un cenno a Tyler per salutarlo, poi prese la sua valigia e la mise nel bagagliaio.
"Tanto per la cronaca, sto sempre io davanti." Disse Irina aprendo lo sportello e si sedette sul sedile. Poi Tyler ignorandola si sedette a uno dei sedili posteriori e Rik li raggiunse andando al volante. 
"Allora dove andiamo?" Disse Tyler con un po' di entusiasmo.
"Knoxville." Disse Irina.
"Knoxville? Perché? È una città piccola, voi non andate di solito nelle grandi metropoli?" Disse lui confuso.
"A Knoxville abita un'amica che ci rifornisce gli strumenti magici che ci servono, inoltre forse ti può aiutare a praticare la magia, poi andremo subito via." Disse Rik.
"E allora qual'è la vera meta?" Chiese ancora Tyler.
"Sarà una sorpresa!" Esclamò Irina divertita. Tyler guardò Rik esasperato cercando una risposta, ma dall'espressione di Rik, Tyler capì che nemmeno lui sapeva dove erano diretti. Tyler si poggiò allo schienale, un po' stanco. Poi guardò fuori dal finestrino, Manhattan immersa nella notte. Pensò che gli sarebbe mancata New York, dopotutto era nato e cresciuto lì.
pensò lui.

Ormai era l'una di notte, dopo circa quattro ore erano arrivati, invece Tyler si era addormentato dopo qualche ora dall'inizio del viaggio. Quando Rik parcheggio, Irina si girò verso Tyler.
"Aw, ma guarda! Il cucciolo dorme!" Dice Irina con falsa sdolcinatezza.
"Sveglialo, dobbiamo per prima cosa prendere una stanza in un hotel e poi andare da lei." Disse Rik chiudendo lo sportello, dirigendosi verso l'hotel difronte la strada.
"Non ti preoccupare..." Bisbigliò maliziosamente. Irina guardò un'altra volta Tyler che stava dormendo, seduto, appoggiato al finestrino. Irina si spostò al sedile posteriore, e si mise a cavalcioni su Tyler.
"Vediamo cosa potrei fare, di non troppo traumatizzante..." Bisbigliò ancora. Così Irina toccò le labbra semichiuse di Tyler con il suo pollice; Irina stava, da qualche minuto, incantata a guardare le labbra di Tyler, ma si rese conto di quello che stava facendo. Così, senza troppa gentilezza, lo buttò sul sedile, facendolo sdraiare. Tyler si svegliò di colpo confuso, ma quando si accorse che Irina si trovava a cavalcioni su di lui divenne completamente rosso.
"Ma che diavolo fai?!" Disse Tyler con imbarazzo.
"Beh... Siamo arrivati, ma tu stavi dormendo, così ti stavo svegliando!" Disse lei con un po' di divertimento e malizia. Irina così poggiò una mano sul suo petto e sentiva il suo cuore che batteva all'impazzata. Si guardarono negli occhi, per un po'.
"Ma dovevi svegliarmi proprio in questo modo?!" Disse lui girandosi, interrompendo quello sguardo.
"Beh, come sai io sono Asmodeus, sono il demone dell'ira... Ma lo sono anche della lussuria!" Disse lei divertita.
"Non era questo il punto! Ma ormai sono sveglio... Quindi usciamo da qui!" Disse lui spostando Irina, uscendo dalla macchina. Lei rise divertita e poi seguì Tyler fuori dalla macchina.
"Tyty, Rik è andato in quell'hotel, prendiamo le valigie." Disse Irina aprendo il bagagliaio. Tyler senza guardarla in viso prese il suo bagaglio e si diresse verso l'hotel. Irina stava prendendo la sua valigia, quando sentì una presenza proveniente dal fondo della strada.
"Qualcuno vuole giocare..." Detto questo si diresse verso quell'aura. La strada era deserta, le luci delle case erano spente, c'era soltanto la luce di qualche lampione qua e là che la illuminava. A un certo punto Irina venne sollevata per aria da una forza invisibile e buttata con violenza su un recinto di una casa, che si trovava a cinque o sei metri da lei, spaccandolo. Irina si alzò subito in piedi e i suoi occhi diventarono rossi. Lei individuò la fonte da cui proveniva quella forza e si scaraventò su di essa. 
"Phesmatos tribum!" Disse una donna sbucando dall'ombra, prima che Irina la potesse attaccare. Detto quel incantesimo, Irina venne buttata nuovamente in aria a un'altezza di circa una decina di metri da terra ma lei riprese equilibrio e si lanciò sulla strada, crepandola. A quel punto, senza perdere tempo, Irina si scaraventò nuovamente sulla donna, e questa volta riuscì ad attaccarla. La donna cadde e Irina si mise su di lei con le mani al collo. Per un momento si guardarono intensamente, ma poi scoppiarono entrambe in una fragorosa risata.
"Non riuscirò mai a batterti!" Disse la donna, ridendo. Era una donna sui venticinque anni, molto bella e snella, con i capelli biondo platino e gli occhi color nocciola.
"Oh povera piccola Sophie, ti senti di fottere?" Disse Irina divertita, con un tono sarcastico. Dopo Irina si alzò e tese una mano a Sophie per aiutarla ad alzarsi e lei la prese.

*amore/filia per i rettili.

-#spazioautrice
Ciao a tutti, spero che vi piaccia questo nuovo capitolo! E come sempre alla prossima settimana!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


"Che bello rivederti, dopo tutto questo tempo!" Disse Sophie abbracciando Irina. 
Irina non era abituata, anzi non voleva quei gesti di affetto chiamati 'abbracci', che facevano gli umani, ma ultimamente, da quando sta con Rik, da quelle poche persone che chiamava 'amici', le faceva anche 'piacere' ricevere quegli abbracci. 
"Già, otto anni..." Disse Irina sorridendo. Sophie si staccò da Irina e le fece un sorriso raggiante.
"Sei diventata più forte di quella piccola bambina, che non sapeva far nemmeno lievitare un sasso." Disse Irina divertita.
"Beh, ero comunque forte quando te ne andasti e lo sono diventata ancora di più." Disse Sophie ridendo.

"Irina ci sta mettendo troppo..." Disse Rik guardando l'orologio nella stanza d''albergo.
"Sai che fine a fatto?" Disse Rik guardando Tyler. Lui sobbalzò a quella domanda, ma poi si ricompose all'istante.
"L'ho lasciata giù, stava prendendo la sua valigia." Disse Tyler con indifferenza. Rik aprì subito una valigia e prese un fucile.
"Ma che fai?!" Disse Tyler confuso.
"Una come lei non ci mette così tanto a prendere i bagagli." Disse dirigendosi di corsa verso la porta seguito da Tyler. Ma quando aprì la porta vide una bellissima donna che stava davanti a lui sorridente e Rik nascose subito dietro di se il fucile.
"Desidera qualcosa?" Disse Rik perplesso. Quella donna lo guardò all'inizio un po' confusa ma poi scoppio in una sonora risata.
"Davvero non ti ricordi di me? Sei diventato proprio vecchio! Dovresti andare a farti visitare per l'alzheimer!" Disse con una faccia divertita, e da un lato spuntò Irina che rideva a crepacuore.
"Carina questa sull'alzheimer!" Disse Irina calmandosi. Rik non riusciva ancora a capire, ma dopo qualche secondo di perplessità aprì gli occhi sbalordito.
"Non ci credo! Sophie!" Disse dando un abbraccio fraterno a quest'ultima. Dopo l'abbraccio, qualche secondo dopo si accorse della presenza di Tyler.
"Ciao ragazzo, sei un amico di Rik?" Disse lei sorridendogli. Tyler fu sorpreso dalla domanda.
"Diciamo che è un mio amico." Disse Irina.
"Tuo?! Amico?! Che mi venga un colpo!" Disse lei divertita e incredula. Irina alzò gli occhi al cielo.
"Dai, entra." Disse Rik gentilmente. Tutti si diressero nel soggiorno, c'erano due lunghi divani messi ai lati e uno singolo al centro e un televisore difronte ad esso. Sophie si sedette sul grande divano e sdraiò le sue gambe sul resto del divano (occupandolo tutto) accavallandole, Irina si sedette normalmente sull'altro divano difronte, accavallando le gambe, Rik si sedette accanto a lei e Tyler restò in piedi.
"Allora, cosa volete da me?" Chiese Sophie sorridendo.
"Cosa ti fa pensare che vogliamo qualcosa da te?" Disse Irina divertita, e Sophie fece una risata soffocata.
"Davvero vuoi che ti risponda a questa stupida domanda?! Oh beh fa niente... Per prima cosa siete venuti in questa piccola cittadina, e qui sapete molto bene che i demoni non ci sono... Secondo, vi fidate ciecamente di una sola strega, che sarebbe la sottoscritta." Disse Sophie.
"Bene, e adesso che abbiamo chiarito, senza troppi convenevoli, passiamo ai fatti." Disse Rik sorridendo a entrambe.
"Immagino che il ragazzo..." Stava dicendo Sophie.
"Tyler... Mi chiamo Tyler." Disse lui con fermezza. Sophie lo guardò sorpresa ma poi ridacchiò sotto i baffi.
"Ti sono sempre piaciuti i tipi così... Intraprendenti! Vero Irina?!" Disse Sophie divertita e Irina le sorrise esasperata.
"In ogni modo, stavo dicendo... Immagino che Tyler centri qualcosa." Disse lei infine.
"Già, ma di questo ne parliamo dopo." Disse Rik.
"Vogliamo degli oggetti magici." Disse Irina.
"Ah, e potrei chiedere il motivo?" Disse Sophie interrogativa.
"Ultimamente, nell'ultimo mese, ci sono sempre più demoni che si avvicinano a Irina, dobbiamo essere preparati." Disse Rik. 
"Voi non mi avevate detto niente di tutto questo!" Disse Tyler confuso.
"Tyler, tesoro, potresti andarci a fare un tè, per favore?" Disse Sophie gentilmente. Lui all'inizio fu un po' contrariato ma poi si diresse verso la cucina.
"Allora, innanzitutto vi siete chiesti per quale motivo questi demoni vi stanno dietro?" Disse Sophie appena Tyler si trovò in cucina.
"Per l'aura di Irina."
"Per la mia bellezza strabiliante." Dissero insieme Rik e Irina. Lui e Sophie la guardarono esasperati.
"Potrei farvi qualche oggetto magico che potrebbe aiutarvi, ma prima devo saperne di più." Disse Sophie.
"Cioè?" Chiese Rik.
"Qual'è stato l'ultimo attacco?" Chiese lei.
"Ieri sera, a New York, un demone di medio rango." Disse Irina.
"Capisco..." Disse Sophie pensierosa. Subito dopo venne Tyler con un vassoio con quattro tazze con del tè.
"Grazie piccolo." Disse ancora sorridendogli.
"Allora, cosa hai intenzione di fare?" Disse Rik.
"Naturalmente vedrò cosa dice il tè." Disse lei prendendo una tazza di tè, bevendone un sorso.
"Come?" Disse Tyler incredulo.
"Guardare nel tè è un vecchio trucchetto delle streghe per vedere i presagi altrui." Disse Irina prendendo il tè, bevendone qualche sorso, e dopo glielo diede a Sophie.
"Grazie." Disse lei prendendola. Iniziò guardando nella tazza, poi con il dito indice, mescolò il tè.
"Qualcosa di oscuro ti sta seguendo. Quei demoni con cui hai combattuto sono solo un piccolo assaggio della sua forza. Incontrerai anche vampiri, streghe, licantropi e altri esseri che si metteranno sulla tua via." Disse Sophie.
"Non riesci a vedere altro?" Disse Rik.
"Il tè serve per vedere solo cose limitate, se volete saperne di più dobbiamo andare a casa mia." Disse Sophie.
"Allora cosa facciamo ancora qui?" Disse Rik alzandosi.
"Calma vecchio, prima voglio sapere perché Tyler è con voi."
"Come scusa?" Chiese Irina interrogativa.
"Solo il successore dei Fell porta quell'anello." Disse indicando l'anello di Tyler.
"L'avevo visto quando siamo partiti, mi sembrava familiare, ma non pensavo fosse 'quell'anello'." Disse Irina.
"Come fai a sapere che questo appartiene alla mia famiglia?" Chiese Tyler.
"Ho studiato molto attentamente la storia e l'uso della magia; quindi so riconoscere le particolarità delle famiglie più antiche, anche se è da un po' che non si hanno notizie sui Fell." Disse Sophie. Pensò Tyler confuso.
"E allora?" Disse Irina un po' infastidita.
"È strano che lui stia con voi, cioè ai Fell non piace intromettersi negli affari altrui: dei vampiri, fate, licantropi, demoni e altri. Si dice che aiutino solo i loro simili." Disse Sophie.
"Quindi la mia famiglia è razzista?" Disse Tyler ironico.

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Ciao ragazzi/e, ecco a voi il nuovo capitolo, spero che vi piaccia! Alla prossima settimana!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


La bambina cadde per terra slogandosi la caviglia, inoltre aveva graffi e lividi dappertutto, in ogni caso non riusciva a rialzarsi.
"Alzati." Gli ordinò un uomo difronte a lei, con un bastone in mano. Era un uomo sui quarant'anni, dai capelli neri uguali a quelli della bambina, ma dagli occhi ghiaccio. La bambina cercò di alzarsi, senza successo.
"Non ci riesco..." Disse la bambina in preda al dolore.
"Ho detto alzati!" Disse l'uomo gridando, con uno sguardo duro e freddo. 
"Mio padre mi avrebbe già colpito a morte." Disse l'uomo.
La bambina cercò di alzarsi, e dopo un po' ce la fece, e riprese in mano il bastone che gli era caduto. I due si trovavano a qualche miglio dal villaggio, così nessuno poteva disturbarli.
"Tch... Adesso continuiamo." Disse l'uomo alzando il bastone. E la bambina, con cautela, alzò il suo. L'uomo incominciò scagliandosi su di lei, e la bambina cercava di difendersi dagli attacchi.
"Più veloce!" Diceva l'uomo, continuando ad attaccarla. A un certo punto la bambina cercò di attaccarlo, ma lui la bloccò.
"Non far vedere al tuo avversario le tue mosse prima che tu possa farle!" Continuava a dire.
Dopo un po' l'uomo l'attaccò di soppiatto l'altra gamba della bambina facendola cadere nuovamente.
"Avanti!" Disse l'uomo.
"Non posso!" Disse la bambina disperata.
"Rialzarsi dopo la battaglia è la forza più grande che può dimostrare un guerriero." Disse l'uomo.
"Adesso, alzati." Disse con fermezza. La bambina lo guardò con un misto tra disperazione e rabbia. Dopo un po' si rialzò appoggiandosi al bastone, con entrambe le caviglie slogate.
"Bene spero che tu abbia imparato qualcosa oggi, Irina." Disse l'uomo girandosi e ritornando al villaggio.
"Si, padre..." Bisbigliò la bambina.


Irina si svegliò di colpo, pensò Irina. Era la seconda volta consecutiva in cui faceva un sogno sul suo passato. Guardò l'orologio, e come immaginava era tardi <11:00 di mattina>. Ieri sera, siccome era tardi si erano concordati di incontrarsi a casa di Sophie a mezzogiorno. 
Chiuse un attimo gli occhi, ancora sdraiata sul letto, e dopo un po' li riaprì.  

"Ma quanto ci mette Irina?" Disse Tyler seduto su uno sgabello.
"Irina ha i suoi tempi, dopotutto è una donna... Cioè una piccola parte di lei lo è." Rispose Rik, seduto accanto a lui. Si trovavano in un piccolo bar sotto l'hotel. Tyler guardò fuori dalle finestre del bar, vedeva passeggiare molta gente, che chiacchierava e rideva. pensò Tyler.
"Sono carine le piccole città..." Disse Tyler.
"Non sei mai stato fuori New York?" Disse Rik confuso.
"No... Purtroppo no, a mia madre non piace viaggiare." Disse Tyler bevendo un sorso del cappuccino che aveva preso.
"Oh beh, con noi ne avrai tutto il tempo!" Disse Irina, entrando nel bar.
"Meglio tardi che mai!" Disse Rik.
"Beh adesso io vado da Sophie, ci vediamo lì!" Disse Irina scomparendo senza lasciarli replicare. Fortunatamente non c'era quasi nessuno nel bar e quelle poche persone che c'erano non si accorsero di quello che era successo.
"Ma lo sa che non abbiamo i suoi stessi poteri?" Chiese Tyler confuso.
"Sai ragazzo... È proprio in questi momenti che lo dubito." Disse Rik alzandosi dallo sgabello.

Sophie si trovava nella sua bottega (la maggior parte delle streghe ne aveva una) di erbe e oggetti magici ecc. Era un posto di medie dimensioni; era molto carino, con molte pietre colorate che lo decorava. Lei stava sistemando delle erbe particolari.
All'improvviso comparve Irina, seduta sulla scrivania del negozio.
"Gradirei che invece di comparire in questo modo, tu possa bussare alla porta del negozio come tutte le persone normali." Disse Sophie senza guardare Irina, continuando a mettere a posto gli oggetti.
"Ma io non sono una 'persona normale'." Disse Irina scendendo dalla scrivania. A quel punto Sophie si girò verso di lei con un sorriso divertito.
"Dove sono quei due?" Chiese Sophie.
"Stanno arrivando, probabilmente." Disse Irina guardando per un attimo le unghie, ma poi guardò di nuovo Sophie. Le due si guardarono negli occhi per molti secondi e stavano in silenzio, ma non era un silenzio di imbarazzo, ma quasi di sfida. Sophie non ce la fece più e sospiro esasperata.
"Cosa posso fare per te?" Disse Sophie con un tono un po' divertito; lei sapeva che Irina voleva qualcosa, altrimenti non sarebbe mai venuta prima degli altri.
"Voglio che tu faccia un' incantesimo." Disse Irina convinta. Sophie la guardò confusa.
"E quale?" Disse lei.
"Un' incantesimo riconoscitivo." Disse ancora Irina. Sophie la guardò sorpresa.
"Pensi che qualcuno ti stia facendo qualcosa in lontananza? Forse è la stessa oscurità che ti sta perseguitando." Disse lei confusa. Irina stava per aprir bocca ma si girò verso la porta.
"Non una parola di questo con nessuno." Disse lei infine. Nemmeno dando a Sophie il tempo di rispondere si aprì la porta dell' emporio con Rik e Tyler che entravano.
"Grazie per non averci aspettato." Disse Tyler.
"Prego." Disse ironica Irina, sedendosi nuovamente sulla scrivania.
"Perché non ci hai aspettato?" Chiese Rik.
"Non abbiamo tempo per questo, dobbiamo parlare di quella cosa che ci segue." Disse Irina senza rispondere a Rik. Lui alzò il sopracciglio confuso.
"Ah si, certo." Disse Sophie.
"Stamani ho preparato gli ingredienti per l'incantesimo, possiamo iniziare subito." Continuò lei. Si diresse verso una porta e vi entrò, gli altri la seguirono; quando entrarono videro un cerchio candele e erbe per terra; Sophie si sedette al centro di quel cerchio.
"E così usi ancora la magia dello spirito..." Disse Rik.
"La mia stirpe l'ha sempre usata." Disse Sophie.
"Sedetevi per terra vicino alle candele... Irina tu mettiti difronte a me." Disse ancora. 
"A un certo punto dell'incantesimo vi addormenterete, e vedrete l'immagine della cosa che vi perseguita."
E dopo iniziò.
"Phesmatos Tribum, Nas Ex Veras, Sequitas Sanguinem... Phesmatos Tribum, Nas Ex Veras, Sequitas Sanguinem..." E così ripeteva l'incantesimo, e si accesero le candele. A un certo punto prese la mano di Irina, sempre continuando a pronunciare l'incantesimo, e con un taglierino gli procurò una ferita. Irina guardava senza fare niente, ma Tyler sembra confuso e un po' sconvolto da quello che aveva fatto Sophie e dalla calma impassibile di Irina. Caddero molte gocce di sangue su un erba, che stranamente iniziò a fumare. A un certo punto tutti e tre caddero e si addormentarono. Dopo una mezz'ora abbondante si svegliarono insieme.
"Cazzo..." Dissero all'unisono Irina e Rik.

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Ciao a tutti! Spero (come sempre) che questo nuovo capitolo vi piaccia! Alla prossima settimana!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


"Che diavolo era quello?!" Chiese Tyler spaventato. Rik si stava alzando da terra e Irina stava ancora seduta guardando il pavimento indifferente.
"Mi avevi detto detto di averlo sigillato." Disse Rik confuso.
"Infatti... O almeno così credevo." Rispose Irina continuando a guardare per terra impassibile.
"Che fastidio." Continuò lei, alzandosi da terra, con un tono stanco.
"Allora, chi è?" Chiese Sophie.
"La penultima cosa che Irina vorrebbe vedere in questo mondo..." Stava dicendo Rik.
"Anche negli altri." Lo bloccò Irina.
"Abaddon." Disse lui infine.
"Abaddon?! Ho letto qualcosa di lui... Dovrebbe essere il demone del caos... Se non mi sbaglio." Disse Tyler.
"Sapevo che qualcuno lo aveva rinchiuso circa 3000 anni fa, ma non sapevo fossi tu. Perché lo hai sigillato?" Chiese Sophie rivolgendosi ad Irina.
"È inutile che chiedi, non mi ha mai risposto a questa domanda." Disse Rik.
"Ha ragione." Disse Irina con un pizzico di sarcasmo.
"E quindi... adesso che facciamo?" Chiese Tyler un po' confuso.
"Ma come? Non te l'avevo già detto?! Ovviamente si parte!" Disse Irina sorridendo divertita.

"Ma almeno ti ha detto Irina dove andiamo finalmente?!" Chiese Tyler preparando la valigia insieme a Rik.
"No, non ancora." Disse Rik. Tyler sbuffò mentre chiudeva la sua valigia.
"Vado a vedere a che punto sta Irina." Disse Tyler uscendo dalla stanza d'albergo, dirigendosi verso la camera di Irina. Lui bussò ma non venne nessuno ad aprirgli e cercò di aprire la porta, ed era aperta, quindi vi entrò.
"Irina?" Disse Tyler. Non rispose nessuno, ma lui continuò ad andare avanti. La trovò seduta sulla finestra del soggiorno che guardava la strada.
"Che diavolo fai?" Chiese Tyler. Irina senza muoversi di un millimetro, lo guardò, ma poi girò gli occhi nella posizione originale, e non rispose. Tyler la fissava intensamente e si sedette su una poltrona di fronte a lei.
"Sembra che qualcosa ti turbi... C'entra quel' Abaddon?" Chiese lui. Irina questa volta non fece niente, ma parlò.
"Sai... Io e lui abbiamo avuto dei precedenti." Incominciò lei.
"Che vuoi dire?" Chiese lui.
"Io e lui ci incontrammo circa 3500 anni fa, eravamo delle specie di partner." Disse lei.
"Come tu e Rik?" Disse Tyler.
"A quel tempo non mi interessava molto lottare per gli umani, come facciamo io e Rik... Io e lui eravamo dei veri e propri mostri... Distruggevamo ognuno che si metteva sulla nostra strada, creavamo caos in ogni dove. Adoravo fare tutto questo, io e lui ci divertivamo un mondo insieme. Avevamo il mondo in mano." Disse lei con un sorriso sadico ricordando quei momenti.
"E allora perché l'hai rinchiuso?" Continuò lui incuriosito. Lei si girò verso di lui guardandolo negli occhi, con un sorriso sadico.

3000 anni prima
Due demoni mostruosi stavano uno difronte all'altro, entrambi con un'espressione di odio e rabbia reciproco. Si trovavano tra un mucchio di macerie, che probabilmente prima era un villaggio.
"Perché l'hai fatto?" Chiese uno dei demoni.
"Asmodeo, credi veramente che io volessi dividere 'il mondo' con te?!" Disse l'altro demone ironico. Asmodeo rise divertita.
"Senza di me non sei niente, Abaddon." Disse lei.
"Mi hai tradito, e hai cercato di sigillarmi... Tu mi avevi detto che eravamo fratelli!" Disse Asmodeo furiosa.
"E tu lo credevi veramente?! Umani, demoni, tutti mentono!" Disse lui.
"No... Ti sbagli. Io non sono come loro o come te!" Disse iniziando lei infuriata.
"Io non mentirò mai! Lo giuro su Lucifero!" Disse lei infine furiosa. E a quel punto si sentì un tuono.
"Hai giurato sul nostro signore, adesso tu non potrai più rompere la promessa." Disse lui.
"Lo so." Disse lei iraconda.
"E adesso che vuoi fare? Vuoi sigillarmi?" Disse lui con una punta di sarcasmo.
"Esattamente." Disse lei con un sorriso sadico.
"Ma, dopotutto, sono tuo fratello." Disse Abaddon cercando di calmarla.
"No! Tu non sei e non sarai mai mio fratello! Io non darò mai più una seconda possibilità a nessuno!" Disse lei ancor più furiosa, facendo muovere il vento attorno a se, creando una nube nera.
"Cosa dovrei dirti adesso? Ah giusto... Addio." Disse lei con una finta calma. Dopo di che la nube nera andò attorno ad Abaddon coprendolo interamente.
"No, no... NO!" Continuava a dire lui. Dopo qualche minuto la nube si ritirò e dentro di essa non c'era niente.

"Tutto qui." Disse infine Irina.
"Ma non bastava semplicemente... Cioè... Voglio dire..." Stava dicendo Tyler.
"Ucciderlo? È proibito tra demoni superiori." Disse lei seria.
"Ma una persona può farlo, giusto?" Chiese lui.
"Certo, ma nessuno fino ad oggi è mai riuscito ad uccidere uno di noi." Disse lei.
"Quindi è impossibile..." Disse Tyler. Si alzò pensieroso.
"Ma non capisco ancora una cosa..." Disse lui e Irina lo guardò in viso.
"Tu mi hai detto che eravate come fratello e sorella, stavate sempre insieme... Insomma, alla fine non ti importava niente di lui?" Chiese lui. Irina lo guardò perplesso per qualche secondo.
"Non lo so, e sinceramente in quel momento pensavo solo a vendicarmi. Se lui mi ha fatto un torto, io gli farò un torto ancora peggiore... È così la mia logica, non importa quanto io ci tenga a quella persona. Chiunque tradisca la mia fiducia la prima volta, subirà la mia ira." Disse lei convinta.
"Hai la mentalità di quel re babilonese Hammurabi, pazza e insensata, con la legge del taglione!" Disse lui incredulo. Stava uscendo dalla stanza ma...
"Oh bè... Tanto per la cronaca, secondo te chi è stato a dargli lo spunto?" Disse lei ironica.

"Ne hai messo di tempo! Allora, a che punto sta?" Disse Rik quando Tyler entrò nella stanza.
"Ha detto che doveva andare da Sophie." Disse lui, mettendo la valigia di Irina sulla poltrona.
"Ti ha detto perché?" Chiese Rik.
"No..." Disse Tyler.
"Ok..." Disse Rik, poi però guardò la valigia di Irina.
"Suppongo che dovrei portare io il suo bagaglio in auto." Disse lui esasperato, prendendolo, mentre Tyler rideva.

"Allora? Quando iniziamo?" Chiese Irina.
"Ok... Possiamo iniziare." Disse Sophie, prendendo un amuleto.
"Mettiti difronte a me." Continuò lei. E Irina obbedì.
"Quale tipo di magia userai?" Chiese Irina.
"Userò 'l'espressione', è una magia molto potente." Rispose lei.
"Vitto Brosche Tarem Car Manifesto Fen, Vitto Brosche Tarem Car Manifesto Fen..." E così continuava a ripetere. Irina chiuse gli occhi per qualche minuto.
"Visto qualcosa?" Disse Sophie smettendo di fare l'incantesimo. E Irina riaprì gli occhi sorpresa e infastidita.
"Una serpe."

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Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Era ormai quasi mezzanotte, Rik stava aspettando seduto sul sedile del volante con lo sportello aperto, mentre Tyler stava in piedi vicino all'auto, sulla strada, pensieroso.
"Bu" Disse Irina vicino all'orecchio di Tyler. Lui, dallo spavento, saltò qualche metro all'indietro e Irina scoppiò a ridere.
"Sei pazza?! Potevo avere un infarto!" Disse lui arrabbiato.
"Finiscila di ridere!" Disse subito dopo.
"Ok ok, ma non ti scaldare gioia." Disse lei divertita, prendendolo in giro.
"Ehi piccioncini, mi piacerebbe molto continuare ad osservare le vostre discussioni, ma ormai si è fatto tardi, quindi dovremmo partire." Disse Rik uscendo dall'auto. Tyler e Irina lo guardarono male per un secondo, ma poi si diressero verso l'auto. Quando tutti si sedettero sui propri posti, Rik stava per chiedere ad Irina perché sia andata da Sophie, ma si bloccò sapendo che in qualche modo avrebbe sviato la conversazione.
"Allora? Alla fine dove si va?" Chiese Rik invece.
"New Orleans!" Disse lei con un finto entusiasmo e Rik annuì e partì.
"Come mai?" Chiese Tyler.
"Ho molti 'amici' lì." Disse Irina e a quel punto Rik fece una risata soffocata, e lei lo fulminò.
"Ok ok, scusa!" Disse Rik sarcasticamente.
"Mi è stato detto che New Orleans è una città dove ci si diverte." Disse Tyler entusiasta.
"Già... Ci si diverte..." Disse Irina divertita, con un tono macabro.

Fiamme, case e persone travolte dalle fiamme. Tutto il villaggio e tutti gli alberi stavano ormai per diventare solo un mucchio di cenere. Una bambina, che stava in piedi senza muoversi, piangeva silenziosamente davanti ai corpi morti del suo fratellino, di suo padre e di sua madre, mentre le persone gridavano per il dolore e la disperazione. A un certo punto la bambina cadde in ginocchio davanti al cadavere del fratellino, poi prese il suo capo e lo poggiò sul grembo.
"Mi dispiace... Mi dispiace talmente tanto..." Disse la bambina disperata continuando a piangere.
Finché tutti le grida, i pianti non cessarono e le fiamme brillanti sulle case e sugli alberi non diventarono grigie; il tempo si era fermato. Solo gli occhi della bambina presero colore, ma non come prima, erano diventati rossi; lei si alzò e scoppiò in una risata macabra.
"Tutto qui?! Davvero sei davvero patetica!" Disse lei divertita.
"Adesso fatti vedere! Non puoi nasconderti per l'eternità!" Disse la bambina infuriata. Subito dopo si sentì una risata femminile proveniente dal nulla, ma nel cielo si alzò una nube rossa e da dentro si intravedeva una donna dalla bellezza serafica, avente la pelle bianca come il latte, le labbra rosse come una rosa, i capelli lunghi e neri come la notte, ed ecco due stelle, i suoi occhi dorati; stava scendendo dal cielo verso la bambina.
"Ne è passato di tempo, Irina." Disse la donna.
"A quanto pare non abbastanza, Lilith." Disse la bambina con una calma glaciale, e subito dopo, travolta da una nube nera, prese la sua forma di donna diciottenne. Lilith si guardò intorno divertita.
"Sai, se non avessi rovinato il momento, avresti rivisto completamente il nostro primo e ultimo incontro." Disse Lilith e a quel punto Irina scoppiò per l'ira.
"Tu! Mostro! Mi hai reso una schifosa creatura che vuole solo uccidere e uccidere ancora! Ti avevo ordinato ti non presentarti davanti ai miei occhi per nessun motivo, per l'eternità!" Disse Irina furiosa.
"Eri talmente bella quando eri una bambina, e adesso lo sei ancora di più; quando ci fu, circa 4000 anni fa, questo attacco non riuscivo a sentire le grida o i pietosi pianti degli umani, ma c'eri tu, una bambina che piangeva silenziosamente accanto al corpo della persona che amava di più... Sai era la prima volta che vedevo un umano che piangeva lacrime sincere, di amore ma allo stesso tempo di disperazione. Quindi ti ho voluto dare solo una seconda possibilità per vendicarti... e a quanto parte sei diventata uno dei demoni più potenti." Disse Lilith.
"Continui a perseguitarmi con questi stupidi sogni. Cosa vuoi?! Farmi provare amore?! Disperazione?! Sentimenti?! Sai, in questi momenti ti trovo così patetica." Disse Irina spazientita.
"Mia piccola bambina, non è come pensi, tutto quello che voglio è aiutarti; se soltanto tu mi permettessi di farlo..." Disse Lilith con tristezza.
"Come hai fatto quando ero bambina?! Mi hai ucciso, e poi mi hai trasformato in un demone vendicativo!" Disse Irina iraconda.
"Tutto quello che ho fatto, da quando ti ho conosciuto, l'ho fatto solo per te. In tutti questi secoli ti ho sempre osservato, e sarei intervenuta in qualsiasi momento se tu fossi stata in pericolo." Disse Lilith avvicinandosi a Irina.
"Perché?" Disse Irina diffidente, e a quel punto Lilith poggiò la mano sulla sua guancia.
"Perché io ti amo... Ti amo come una madre o sorella o un'amante... Qualsiasi cosa tu voglia che io sia lo sarò." Disse Lilith sorridendole amorevolmente. Irina tolse con un schiaffo, la sua mano dalla guancia e la guardò indifferente.
"Perché ti sei mostrata proprio adesso?" Disse Irina.
"Perché come tu sai, il tuo vecchio amichetto si è liberato, e vuole vendicarsi." Disse Lilith indifferente.
"Strano... Di solito sono io quella che si vendica." Disse Irina ironica.
"Cosa intendi fare?" Chiese Lilith.
"Semplice..." Incominciò Irina con un falso sorriso.
"Troverò un modo per ucciderlo." Disse infine Irina.

Subito dopo Irina si svegliò, si trovava in macchina e si era fatta mattina. Rik si era fermato forse qualche minuto prima che lei si svegliasse per mangiarsi qualcosa per colazione con Tyler.
"E invece come vuoi aiutarmi tu?" Chiese Irina e a quel punto comparve sul sedile posteriore Lilith.
"Troverò quella persona che lo ucciderà per te." Disse Lilith.
"Non ne ho bisogno, ho già il mio 'guerriero'." E guadò fuori dal finestrino dentro il bar dell'autogrill verso Tyler.
"Impossibile..." Disse Lilith impressionata.
"Vuoi mandare a combattere una battaglia impossibile uno stregone che non sa usare la magia? È una missione suicida... Inoltre pensavo ti piacesse." Continuò Lilith.
"Non ho mai detto che mi piacesse il ragazzino, forse tutti voi non avete ben capito chi sono... Io sono Asmodeo, il demone superiore della vendetta e della lussuria, uno tra i più potenti e spregevoli. Non mi importa di niente e di nessuno se non me stessa, e userei chiunque o qualche cosa per arrivare al mio scopo." Disse Irina seria. Lilith la guardò all'inizio un po' contrariata, ma poi fece subito un sorriso sadico.
"Mi piaci sempre di più." Detto questo Lilith scomparve nel nulla e lasciò Irina sola.

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Ciao a tutti! Spero che vi piaccia bla bla bla, alla prossima!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


"Ce ne avete messo di tempo!" Disse Irina quando Rik e Tyler aprirono gli sportelli dell'auto.
"Sbaglio o ultimamente riposi un po' troppo? Di solito, per riposarti dormivi qualche ora ogni due o tre mesi." Disse Rik perplesso, sedendosi.
"Ho cercato di svegliarti ma stavi dormendo profondamente." Disse Tyler.
"Beh, se volevi potevi svegliarmi come ho fatto io la scorsa volta." Disse Irina con un'espressione maliziosa. Tyler la guardò per un momento sorpreso per assimilare quello che aveva detto, ma poi divenne tutto rosso e si girò verso il finestrino con un'espressione indignata.
"Non sono un pervertito come te!" Disse Tyler rispondendole.
"Io sono così per natura, piccolo." Disse Irina continuando.
"Sei un idiota per natura?" Ribatté Tyler. E i due si guardarono con un'espressione di sfida.
"Signore, ti prego dimmi che non continueranno così fino alla fine del viaggio." Disse Rik guardando all'insù.

Arrivarono dopo qualche ora, ma c'era molto traffico per via di un corteo. Tutto in città era pieno di decorazioni e colori; c'era la banda che si trovava davanti che suonava con puro divertimento musica jazz; dietro c'erano molti ballerini con vestiti stravaganti che ballavano a ritmo della musica; infine c'erano le persone che li seguivano con divertimento, felici e quasi senza pensieri.
"Wow..." Disse Tyler meravigliato. Irina lo guardò con occhi intensi ma allo stesso tempo indifferente. 
"Non mi va di aspettare, vado a farmi un giro, ci vediamo tra qualche ora al -John's-" Disse Irina aprendo lo sportello dell'auto, uscendo.

Ormai Irina si trovava in quel terribile caos da circa tre quarti d'ora. Si fermò davanti a un negozio molto ampio, con un'insegna con scritto 'Tattoo & Piercing' ed entrò. Il negozio era molto grande, ma non era illuminato dalla luce solare; quasi su tutte le pareti erano appesi dei disegni di tatuaggi vari; c'erano tante persone che erano sedute in varie posizioni per farsi tatuare delle citazioni, immagini o nomi da dei tatuatori a loro volta con dei tatuaggi e dei piercing, ma non erano troppo eccessivi.
"Pensavo che non saresti più tornata." Disse una voce maschile dietro di lei.
"Pensavo che non avresti mai aperto un negozio di tatuaggi." Disse Irina divertita, girandosi. La stava guardando, con serietà ma allo stesso tempo con perplessità, un ragazzo di più o meno vent'anni; era molto bello, dai capelli castano scuro e gli occhi nero della notte, indossava dei jeans e una semplice t-shirt bianca con una leggera giacca di pelle sopra; non aveva piercing o altro, solo una piccola scritta sul collo 'Daemones veri hic sunt'.
"Beh, sembra piuttosto ironico, 'I demoni sono qui'... Se non mi sbaglio duecento anni fa non ti piacevano queste 'cose'." Disse Irina, accentuando l'ultima parola.
"Sono successe tante cose dopo che mi hai lasciato solo, al mio destino." Disse quel ragazzo con lieve fastidio, avvicinandosi a lei.
"Non è colpa mia se sei un figlio della notte, o come comunemente vi chiamano 'succhisangue', saresti stato solo un peso per me." Disse lei indifferente.
"Ho sempre odiato questo tuo atteggiamento; te ne sei andata anche sapendo dei miei sentimenti nei tuoi confronti." Disse lui guardandola nostalgico.
"Appunto... Solo un peso." Disse Irina annoiata... Si guardarono per un secondo, ma poi si abbracciarono.
"Sei la solita figlia di puttana." Disse lui sorridendole.
"Sei il solito sentimentalista." Disse lei divertita.

"Ma perché deve fare sempre tardi?!" Disse Tyler esasperato e Rik fece un'espressione acconsenziente. Dopo un po' a Rik squillò il cellulare e si allontanò un momento per rispondere e poi ritornò.
"Era Irina?" Chiese Tyler e Rik annuì.
"Ha detto che non possiamo più incontrarci qui... Dobbiamo andare in un altro posto." Disse Rik facendo segno a Tyler di uscire.
"E perché?" Chiese lui.
"Dice che i suoi 'amici' non possono incontrarci qui. Dicono che è troppo... luminoso." Disse Rik.

Irina e l'altro ragazzo si erano accomodati in un salotto piuttosto casto, al contrario del negozio che lo conteneva.
"Allora, non penso tu sia venuta qui per dirmi che ti sei accorta di esserti innamorata di me... Dopo duecento anni... quindi, che cosa vuoi?" Disse il ragazzo.
"John sei sempre stato un ragazzo perspicace, ma talmente pessimista..." Disse Irina con un finto broncio.
"Quando ti ho detto che ti amavo, sei stata tu a dirmi 'Non mi sono mai innamorata di nessuno e non lo farò mai, adesso più che mai che sei diventato una cosa... inutile; sei patetico se credi che resterò con te ancora un secondo.' E così sei andata via, quando ero ancora nella mia fase di transizione tra umano e vampiro, senza una guida, affamato e confuso." Disse John indifferente.
"Ho saputo che da quel povero mezzo vampiretto affamato che tu dici di essere stato, adesso sei uno degli uomini più influenti; molti negozi famosi e non, hanno il tuo nome." Disse Irina divertita.
"Già, e sicuramente non grazie a te... Anzi a dirla tutta è forse proprio grazie a te che oggi sono così... Grazie ai tuoi insegnamenti sono diventato un uomo molto importante a New Orleans." Disse lui.
"Adesso mi piacerebbe sapere perché sei venuta qui." Disse lui fermo. Subito però si aprì la porta con un ragazzo completamente vestito in nero con oggetti metallici, e tatuaggi che gli coprivano interamente entrambe le braccia; era alquanto preoccupato.
"Quante volte ti devo dire di bussare prima di entrare!" Disse John in tono di rimprovero.
"Mi dispiace signore, ma c'è un problema che necessita della vostra presenza." Disse il ragazzo con sguardo disperato.

"Perfetto! Un covo di vampiri! Non poteva portarci in un posto migliore!" Disse Rik con in mano una pistola. Attorno a Rik e Tyler c'erano tutte le persone nel negozio che li guardavano famelici e si poteva intravedere ad alcuni i canini troppo allungati.
"E adesso che facciamo?" Disse Tyler spaventato.
"Devi provare a fare delle cose da stregone... Tipo degli incantesimi!" Disse Rik.
"Tipo quali?" Disse Tyler disperato.
"Qualcosa che che ci aiuti! Ti avrà detto qualcosa Sophie!" Disse Rik subito. Tyler aveva un'espressione confusa ma poi si mosse.
"Motus!" Disse Tyler ma non successe niente.
"Prova di nuovo concentrandoti!" Disse Rik.
"Motus!" Gridò e questa volta un vampiro venne sollevato in aria e buttato sul muro.
"Forte!" Disse Tyler guardando la sua mano.
"Adesso basta!" Disse un vampiro che camminava verso di loro accompagnato da Irina. A quel punto tutti fecero un varco per farli passare.

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Ciao a tutti, spero che questo capitolo vi piaccia! Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


"Che diavolo succede qui?!" Disse quel ragazzo.
"John c'è uno stregone e un umano!" Disse uno dei vampiri avvicinandosi allarmato.
"Stregone? Sapete molto bene che cosa dovete fare quando in città c'è uno di loro! Dovete ucciderlo!" Disse John infuriato.
"Ehi ehi ehi, stai calmo tesoro, loro sono con me." Disse Irina poggiando una mano sulla spalla di John.
"Come?! Spero tu stia scherzando!" Disse John togliendo la sua mano con violenza. Poi si avvicinò a Tyler e a Rik.
"Le nostre regole sono molto severe, se provi a rifare un incantesimo ti uccidiamo!" Disse John con più calma rivolto a Tyler.
"Ci stavano attaccando!" Disse lui subito.
"Sai, di solito gli unici umani che entrano qui dentro sono solo cibo." Disse John, poi si girò verso i vampiri.
"State tranquilli, adesso ritornate ai vostri posti." Continuò.
"Voi seguitemi." Disse rivolgendosi a Rik e Tyler. Questi ultimi all'inizio un po' esitanti lo seguirono, guardando Irina in malo modo. Poi entrarono nella stanza dove prima Irina e John discutevano.
"Che cosa significa questo Irina!?" Disse John furibondo.
"Loro sono... amici." Disse lei annoiata.
"Amici?! Tu?!" Disse John divertito.
"Non capisco perché tutti reagiscano così! Non posso avere degli amici?!" Disse Irina incredula e spazientita. E Tyler e Rik fecero una risata soffocata.
"Adesso basta, Irina devi dirmi cosa ci fai qui, con loro." Disse John accomodandosi su una poltrona.
"Non posso venir qui solo per vederti?" Disse lei con falsa dolcezza. John stava per esplodere ma Rik incominciò a parlare.
"Abaddon si è liberato dal sigillo, vuole vendicarsi su di lei." Disse lui.
"Coinciso, mi piaci!" Disse John.
"E tu invece sei il suo tirapiedi?" Continuò.
"Come scusa?" Disse Tyler infastidito.
"Hai sentito. Fai quello che vuole per il suo 'amore' o per il potere?" Chiese lui in modo antipatico. Allora sul viso di Tyler spuntò un'espressione di puro odio, ricambiata da John.
"Finitela, entrambi." Disse Irina annoiata.
"Come?! Ma se lui ha incominciato a sparare cazzate!" Disse Tyler imbestialito.
"Io non dico cazzate, dico quello che vedo e quello che è vero." Ribatté John.
"Siete noiosi." Disse Irina. Intanto Rik era fermo che li guardava esasperato.
"Siamo qui per parlare, no? Allora che cosa vuoi da me?" Disse John riguardando Irina.
"Il tuo esercito." Disse Irina seria.
"Il mio esercito?" Disse John incredulo.
"Sei conosciuto come il re dei vampiri qui a New Orleans, dove c'è la più alta concentrazione di vampiri. Ho bisogno del tuo esercito per la guerra." Disse lei.
"Quale guerra?" Chiese John.
"Rik te l'ha appena detto, no? Abaddon si è liberato, credi veramente che quel bastardo rimarrà impalato? Ha già incominciato a mandare demoni a perseguitarmi sempre più frequentemente e presto vorrà distruggermi definitivamente." Disse lei.
"Credi che io voglia aiutarti?" Disse lui sarcastico.
"Credi che sia una scelta? Oh piccolo sciocco caro, è un ordine. Sono capace di molte cose." Disse Irina con uno sguardo di sfida.
"E cosa vuoi fare? Uccidermi?" Disse John.
"Oh no no no... Prima distruggerò chiunque tu ami, e poi, solo allora ti ucciderò. Mi credi con così poco carattere? Dopotutto sono la regina delle vendette." Disse lei.
"E come credi di poterlo fare?" Chiese John un po' infastidito.
"Oh beh... Tu conosci un certo Luka L'immortale, no?" Disse Irina sadica.
"Non lo faresti mai!" Disse lui alterandosi all'improvviso.
"Tu dici?" Chiese Irina con falsa ingenuità. John si alzò e si avvicinò ad Irina iracondo con i suoi canini minacciosi mentre lei gli sorrideva superiore.
"Uscite!" Disse John riferito a Tyler e Rik. Tyler un po' contrariato fece resistenza ma venne preso da un vampiro che portò entrambi fuori.
"Sei davvero senza cuore... Te ne vai un giorno, così senza avvisarmi o lasciarmi un biglietto, e ti ripresenti davanti ai miei occhi dopo centoventicinque anni! E non per scusarti o rivedermi perché in fondo ci tieni a me, ma solo per il mio potere! E poi mi minacci, volendo uccidere il progenitore dei vampiri?!" Disse John imbestialito.
"Non fare così John, fidati, non è nulla di personale." Disse Irina scocciata.
"Ho capito." Disse John calmandosi, facendo un'espressione impassibile.
"In caso di guerra ti aiuterò... Ti aiuteremo." Disse infine John, dirigendosi verso la porta.
"John." Lo chiamò Irina. John si fermò girando la testa verso di lei.
"Non lo stai facendo perché ti ho minacciato? Vero?" Disse Irina sorridendo divertita. John la guardò per un secondo ma poi uscì dalla stanza chiudendo la porta.
"No..." Sussurrò John avvilito.

Tyler ormai era uscito, e Rik si era incamminato verso il bar precedente. Stava guardando sbalordito e affascinato la parata piena di colori che non finiva mai.
"Bella, vero?" Chiese una voce dietro di lui. Tyler si girò e vide John che lo guardava indifferente.
"Fortunatamente il sole è tramontato prima del solito." Continuò lui.
"Che cosa ci fai qui?" Chiese Tyler irritato dalla sua presenza.
"Beh, questa è la mia città..." Stava dicendo John.
"Non intendevo quello; cosa vuoi da me?" Disse lui. John lo guardò scocciato per alcuni secondi.
"Seguimi." Disse John incamminandosi. Tyler fu un po' perplesso ma poi lo seguì, John stava camminando davanti a lui in modo impassibile tra la folla, era difficile passarci attraverso. Quando si fermarono era passata circa mezz'ora, si trovavano in un grande palazzo ottocentesco, si entrava da delle porte ad arco e si affacciava a un cortile con al centro una fontana non funzionante, poi c'erano attorno circa una decina di piani e ognuno aveva circa una ventina di stanze; Tyler e John si fermarono davanti alla fontana.
"Cosa ci facciamo qui?" Chiese Tyler confuso.
"Questa è la nostra casa, la casa dei miei simili." Disse John guardando la fontana. "Sai, i vampiri non sono come i licantropi... Cioè che esistono dal principio, ma noi siamo stati creati." Disse continuando. Tyler lo ascoltava un po' confuso. "Dice la leggenda, che un uomo, ma non un semplice uomo, un eroe errante coraggioso e forte non aveva paura di niente e di nessuno se non di una cosa, una cosa che se pur una, gli faceva tremar le gambe solo a sentirla pronunciare, la morte. L'uomo desiderava talmente tanto di non morire che cercò di fare di tutto, praticare varie religioni, fare riti sacrificali con l'aiuto delle streghe, ma non successe niente finché non incontrò una giovane strega dalla bellezza strabiliate; la strega gli disse 'Posso aiutarti ma ci sarà un prezzo molto alto da pagare.' L'uomo ormai stanco non se lo fece ripetere due volte, ma la ragazza continuò 'Ti avverto, perderai tutto, i tuoi cari, la famiglia o amici, i tuoi ideali, la tua religione e tutte le altre, e Dio non si avvicinerà mai più a te, tutte le persone che si avvicineranno a te saranno soltanto strumenti della sopravvivenza, ma sopratutto, perderai la tua umanità; ma riceverai in cambio l'immortalità.' L'uomo ascoltò ma comunque la paura per la morte non superava nient'altro e alla fine accettò. Dopo tanto tempo infatti non invecchiò neanche un po', tutti i suoi cari invecchiavano e morivano, ma lui non poteva vederlo perché era stato cacciato dal suo paese, era diventato un mostro sanguinario, si cibava del sangue degli umani, finché dopo un po' di anni di solitudine creò dei sui simili, ma erano comunque più deboli di lui, potevano essere uccisi da un paletto di legno nel cuore." Disse John, poi si fermò per un momento. "Ma dopo centinaia di anni, l'uomo stanco della sua immortalità, cercò la strega per riavere la sua mortalità. La cercò per altre centinaia di anni ma non la trovò mai, fino a che un giorno, ormai rassegnato, una nube rossa non lo circondò e comparve la strega e gli parlò 'E così vorresti la tua mortalità... Purtroppo è impossibile, hai sacrificato tutto per un tuo desiderio egoista e dovrai conviverci per l'eternità' così se ne andò, dopo un po' di anni scoprì che in realtà quella donna era la regina dei demoni, Lilith." Disse infine.
"Ma è vera questa leggenda?" Chiese Tyler.
"Non lo so, chiedilo al protagonista." Disse lui rivolgendogli lo sguardo.
"L'uomo esiste?" Chiese Tyler.
"Si, e si chiama Luka L'immortale." Disse John correggendolo.
"E perché mi hai raccontato questo?" Continuò Tyler.
"Beh, non è quello che cerchi? L'immortalità?" Chiese John con un sopracciglio alzato.
"E perché dovrei cercarla?" Chiese Tyler confuso. "Ho già tutto quello che voglio, perché dovrei rovinarmi la vita."    Disse Tyler con tono ovvio.
"E allora perché stai con Irina." Chiese John confuso.
"Sinceramente non lo so. Ho soltanto pensato di voler dare una svolta alla mia vita monotona e lei mi ha dato una possibilità." Disse Tyler. John lo guardava impassibile con un accenno diffidente. Poi guardò nuovamente la fontana.
"Irina mi diceva sempre questa frase quando ci conoscevamo: Oh tesoro, dovresti soltanto morire come un eroe, o... Continuare a vivere diventando un cattivo."

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