And only Dark will remain...

di Master Chopper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: And only DARK will remain... ***
Capitolo 2: *** E quindi uscimmo a riveder le stelle... ***
Capitolo 3: *** Demon Slayers ***
Capitolo 4: *** Conosci la Maledizione ***



Capitolo 1
*** Prologue: And only DARK will remain... ***


 
 
POV ???
 
 
Era da tempo che sentivo solo il nulla.
 
Morte celebrale.
 
Totale assenza di pensiero.
 
L’acqua gelida ma allo stesso tempo accogliente, come se fossi in una placenta.
 
Le bolle che mi sfioravano, tintinnii e altri fastidiosi rumori mi rimbombavano nella testa, impedendomi di focalizzarmi su un pensiero preciso.
 
Ogni volta che mi arrendevo alla stanchezza, sognavo per ore.
 
 
Ma da quella volta, dopo un’eternità, mi sentii libero.
 
Era un normale giorno o notte di totale assenza di pensiero, quando per la prima volta qualcuno mi parlò.
 
“Svegliati … svegliati e risorgi!”
 
La voce era calda, quasi paterna, non riuscivo a resistere a quelle parole così inebrianti.
 
Quindi era questo il ‘parlato’. Un qualcosa che mai avevo immaginato di ascoltare, nel mio subconscio così limitato.
 
“Riesci ad aprire gli occhi?”
 
Ubbidii, senza neanche sapere cosa stessi facendo.
E davanti a me si spalancò un mondo.
 
Finalmente vedevo!
 
Riuscivo a dare risposta alle miriadi di domande formulate.
Vedevo il liquido roseo che mi aveva inglobato per tutto questo tempo, vedevo numerosi tubi e legacci immobilizzarmi, ma soprattutto vedevo, anzi capivo di essere in una vasca.
 
Intorno a me c’era un laboratorio vastissimo, pieno di macchinari mai visti e luci abbaglianti.
 
Ma il rumore non … non ne vedevo la fonte.
 
“Grazie al cielo, sei la nostra unica speranza. Benvenuto al mondo, progetto -UNDEAD-.”
 
 
Un uomo con un camicie era appoggiato al vetro, fissandomi con … ammirazione?
 
“So che ora sei confuso, ma dovresti rimetterti in fretta. Non ho molto tempo.”
 
Passò una strana carta magnetica su un dispositivo al suo fianco, che produsse un rumore sordo.
 
Immediatamente la vasca si svuotò, facendomi cadere sul freddo pavimento.
 
Un brivido agghiacciante mi pervase, quando finalmente il mio corpo entrò in contatto con qualcosa.
 
Prima di elaborare un qualsiasi pensiero, mi alzai automaticamente.
 
“Grandioso …”
 
 
Le grandi ante si spalancarono davanti a me, lasciandomi pervadere da una puzza acre.
 
“Il mio nome è Oscar, Boss degli Astora.”
 
Così si presentò l’individuo, mentre gettava all’aria l’abito bianco sporco.
 
Era un uomo alto e muscoloso, dalla carnagione olivastra. Mi sovrastava con la sua altezza, fissandomi con degli occhi color mare, pieni di bontà. I capelli biondi selvaggi ricadevano sulla camicia nera portata sul busto nudo. I pantaloni erano grigi, pieni di strappi e fondine in cuoio stranamente vuote.
 
“ Nella mia Famiglia si tramanda una leggenda da generazioni intere … sarà solo un semi umano ad immolarsi nella Fiamma. E io credo che quello che sconfiggerà la maledizione sarai tu.”
 
Ed in quel preciso istante mi resi conto di essere vivo.
 
 
FINE POV ???
 
Quello appena evaso dalla cella contenitiva era un ragazzo molto bello quanto misterioso.
I capelli color ametista erano legati in una corta coda, lasciando scoperto un giovane viso candido.
 
Dimostrava più della sua età, dato il portamento e lo sguardo serio, ma in quella situazione era spaesato come un bambino perso al centro commerciale.
 
I grandi occhi rossi guizzavano da una parte all’altra della sala, mai sazi del dono che avevano riottenuto: la vista.
 
“Ricordi il tuo nome? Non posso certo continuare a chiamarti progetto –UNDEAD-.” Sorrise Oscar, poggiandogli una mano sulla spalla, con una confidenza quasi fraterna.
 
Solo allora il ragazzo si fermò, accigliandosi per qualche istante.
 
La testa gli doleva, era vero, ma l’essere piombato in quel mondo, con indosso solo una tuta grigia ancora fradicia non lo aiutava di certo.
 
Ma forse … intravide qualcosa nella sua mente,come la luce alla fine di un tunnel …
 
“ Brago… Mi chiamo ‘Diavolo Nero’ Brago.”
 
 
 
 
 
 
 

Angolo Autore:

 
Welcome back! Sono Andrea, conosciuto come Master Chopper sul web (Yeeeeh, finalmente la mia apertura ha un senso *^*!).
 
Vi chiederete ‘che c***o fai, lavora alle altre tue due fic, pezzo di idiota!” e… bhe, in fondo avreste ragione T.T ew…
Ma questo era un progetto su cui sognavo di lavorare da tempo!
Ho sempre scritto su ogni Souls, però da quando il tizio del negozio di videogiochi mi ha cacciato, preferisco scrivere dei Souls … maledette preposizioni! (umorismo livello Colorado Cafè)
 Per chi non lo avesse ancora capito è un crossover tra Katekyo Hitman Reborn! e la Saga dei Souls, della From Software( anche se principalmente ci saranno riferimenti al primo Dark Souls).
 
So che state leggendo queste righe con una faccia tipo ‘Eh?!?, quindi mi spiego meglio: l’ambientazione sarà quella tipica di KHR, mentre molti personaggi e ‘cose’ saranno della mia amata Trilogia ^^.
 
Però il pezzo forte qual’é?
 
La presenza di OC!! Si, miei cari. Brago è solo l’assaggio di una grande torta di personaggi sfornati dalla mente più disordinata di sempre (modestamente, la mia ^^)!
 
Però, voglio essere buono con chi è seriamente interessato: permetterò a quattro recensori di mandarmi un loro OC (la Scheda vi sarà mandata dopo la richiesta di partecipazione, ovviamente nel caso che io ve lo accetti.)
 
Cosa ne pensate? Vi interessa? Allora sbrigatevi ad iscrivervi, questa fic la voglio fare non troppo lunga.
 
E dopo che questo progetto è stato lanciato … FAMMI SAPERE MONDO! SONO PRONTO!!
 
Bye, da Choppy X3!
 
P.S: Anche i personaggi presi dai Souls avranno le fiamme o del Cielo, o della Terra. Chissà Solaire che Fiamma avrà XD?
 
P.P.S: Lodate i Tanooki Suit per la loro Lordvessel:
  https://youtu.be/SbG0dbKHs4M

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Capitolo 2
*** E quindi uscimmo a riveder le stelle... ***




Capitolo Uno: Quindi uscimmo a riveder le stelle...

 
Il ragazzo stava camminando lentamente per il lungo corridoio silenzioso.
 

A ogni passo sentiva il freddo metallo sulla sua pelle, mentre intorno a lui decine di scienziati morti e apparecchiature distrutte rendevano il tutto più cupo.
 
Sapeva che quel grosso scimmione biondo l’aveva preceduto e, a quanto si poteva notare, si era dato da fare.
 

Brago iniziò a provare un senso di malinconia, senza sapere il perché. Non aveva mai visto la morte, a quanto si ricordava, ma gli trasmetteva una strana sensazione.
 
Apparentemente senza motivo, iniziò a canticchiare una canzone ... troppo familiare per non averla mai sentita.
 
                                                                                                                                 Well what have we here?
                                                                                                Is it a pelgrim from the asylum, caried aloft.
                                                                                          By a friend to our Lady of Sin?  Where to begin?
 
La sua voce era graffiante, ma molto attraente, come quella di un cantante rock.
Non si ricordava il seguito, ma solo quelle tre strofe lo facevano sentire … insolitamente bene.
 

Improvvisamente un gemito lo distrasse, costringendolo a voltarsi di scatto appena percepì un altro movimento alle sue spalle.
 
A pochi metri da lui un uomo dal camice insanguinato lo fissava con odio. Tra le mani stringeva un grosso cacciavite sporco di sangue secco, brandito davanti a se, pronto a scattare.
 
E infatti fu proprio quello che fece. Si buttò verso Brago urlando con tutta la voce che aveva in corpo, mentre i suoi occhi iniettati di sangue si spalancavano nella penombra.
 
 

Il ragazzo rimase impassibile per almeno una decina di secondi, limitandosi semplicemente a schivare il colpo. Ma qualcosa dentro di lui sapeva che non sarebbe bastato.

Colpì il ricercatore con una ginocchiata in mezzo agli occhi, per poi scaraventarlo a terra afferrandolo dai capelli.
 
 
-POV BRAGO-
 
Quel tipo mi aveva fatto incazzare fin troppo. Sarà stato perché mi ha interrotto mentre cantavo, o magari perché tutto d’un tratto voleva uccidermi.

Non importava.

Affondai le mie mani nella sua pelle, facendo schizzare il sangue bollente sui muri.

 
Mi sentivo onnipotente mentre ascoltavo le sue urla incomprensibili, solo io potevo decretarne la vita o la morte.
Ero un Dio


E fu proprio la vita che si spense, davanti a me.
 

Mi raddrizzai, conscio di essere fradicio di organi e altri liquidi interni. D’altronde, aveva aperto quel tale in due parti quasi completamente simmetriche.
 
Ma in fondo, che differenza faceva rispetto a prima?
 
Anzi, era particolarmente appagante.
 
Poi tutto si calmò … come in un mare di vischioso miele.
 

Avevo sentito un pianto in lontananza.
 

-FINE POV BRAGO-
 
 
...

I due scienziati si aggiravano nervosamente per la sala, mettendo a soqquadro cassetti e ripiani della grande scrivania da muro.

 

Un terzo, rimasto più dietro, teneva ferma per le spalle una ragazza, che continuava a piangere e gridare ormai da ore.

Il suo viso candido era solcato da lacrime e lividi, segni di una violenza recente. I capelli color cenere, un tempo legati in una treccia, ora erano sporchi di polvere e sangue. Indossava una maglietta a mezze maniche bianca, per coprire l’esile corpo. I corti pantaloni neri erano leggermente rovinati, così come le calze dello stesso colore del vestito e le scarpine nere.

I suoi occhi grigio perla si alzarono, colmi di dolore.
 

“ Dove diavolo lo ha messo?!” La voce furiosa di uno di quegli uomini la spaventò, facendola iniziare tremare.


Il secondo, più alto degli altri, le afferrò la gola, costringendola a guardarlo negli occhi.

“Se non ci dici subito dove quel bastardo del tuo vecchio ha nascosto quella cosa … farai la sua stessa fine.”

Disse, indicando con disgusto un cadavere in un angolo.
 

Dalla corporatura si poteva risalire ad un anziano. I capelli bianchi, con ancora qualche ciocca castana, coprivano il volto martoriato a morte.
 

Di tutta risposta la ragazza lanciò un altro urlò di paura, divincolandosi in quella presa ferrea.
 
“E’ inutile che gridi! Qui nessuno ti può sentire!” rise squallidamente uno del trio.
 

Ma questa ultima frase si rilevò più che errata.
 
 
Infatti un misterioso ragazzo dai capelli color ametista, li stava fissando fingendo sorpresa.
 
“Cos’è … uno stupro?” inarcò il sopracciglio, senza pensare al pericolo che stava correndo.
 

Immediatamente, i tre gli furono addosso, mettendo in disparte la vittima di prima.
 
“Chi ti credi di essere,eh?” Una mano cercò di afferrarlo il bavero del maglione.
 
Immediatamente gli occhi del viola brillarono, rendendo ancora più intensa la tonalità purpurea dell’iride.
 
Scansò il colpo e, prendendolo dal polso e dal gomito, lo scaraventò con una proiezione contro una parete.
 

Il caso, o magari no, volle che la testa dell’aggressore sbattesse contro una grossa lamina di ferro acuminata, riempiendo di rosso il pavimento.
 
I suoi colleghi, dopo un attimo di esitazione, continuarono l’attacco, scherniti dallo sguardo annoiato del loro gracile bersaglio.
 
Rapidamente Brago fu sopra uno di loro, atterrandolo. In una frazione di secondo gli bloccò un braccio, per poi trapassargli la gola con l’unica mano rimasta libera, servendosi solo del taglio e delle unghie.
 

L’ultimo scienziato, vedendo il compagno esalare l’ultimo respiro straziato, provò ad immobilizzare il ragazzo, con la paura che si trasformava in adrenalina.
 
Ma quando il violaceo si sentì agguantato alla spalla, si contorse istantaneamente, per poi liberarsi con un calcio di pianta in mezzo agli occhi dell’uomo.
 

Si alzò, ascoltando il tonfo sordo di un corpo che si scontrava contro qualcosa, in quel caso la parete.
 
Con delicatezza si accarezzò la parte del corpo che gli era appena stata toccata.
 

Gli occhi ripresero a brillare con la stessa ferocia di prima, mentre una misteriosa aura nera e violacea lo circondava come in un tornado.
 
L’atmosfera si fece invivibile, i mobili cigolarono sotto il peso di una gravità ce iniziava ad appesantirsi.
 
Il povero scienziato non poté fare altro che guardare quell’essere che gli si parava di fronte.
 

“Mi hai toccato, stupido rifiuto!” Sebbene non si potesse più riconoscere la figura di Brago, se non per il rosso intenso delle pupille, la sua voce si udì perfettamente anche se mille volte più grave e minacciosa.
 
Quelle fiamme sinistre agguantarono il malcapitato come una grossa mano, per poi stritolarlo in uno spruzzo di sangue.
 


Con la facilità di uno che aveva appena strizzato un limone, Brago disfò quell’aura, tornando alla sua solita tranquillità.
 
Si voltò, assicurandosi di trovare ancora viva quella ragazza vista in precedenza. Comunque, non gli fece né caldo né freddo vederla ancora intera.


Invece, lo stupì il percepirla comunque calma, come se si fosse tranquillizzata con la sua presenza.
 
“Come ti chiami, donna?” Le chiese freddamente.

Lei si rialzò dall’angolo in cui si  era rannicchiata, vicino al cadavere, per avvicinarsi al suo interlocutore.
 
“M- mi chiamo Himeko … Ogawa”

“Si ringrazia per cose come queste, Himeko Ogawa” la schernì lui, con fare cinico.
 
La cinerea arrossì di colpo, per poi inchinarsi nervosamente, tanto che per poco non inciampò.
 
“La ringrazio!”
 


-POV HIMEKO-
 
Cosa mi prende? E’ solo un ragazzo conosciuto circa un minuto fa!
 
Mi ha salvato la vita, certo, ma ha ucciso spietatamente tre uomini in una ventina di secondi.
 

Io odio la violenza! Odio il sangue e odio la morte!!

Ma allora perché …
 
Alzo lo sguardo, solo per incontrare il suo.
 

Sembra l’angelo della morte. Ma è pur sempre un angelo …
 
Con quei modi di fare freddi e distaccati pare un cucciolo timoroso di esporsi al mondo.

Io … io …
 
“Che fai? Alzati! E visto che ci sei, mostrami come uscire di qui.”

-FINE POV HIMEKO-
 

...


I due camminarono per diverse ore in quel labirintico sistema di corridoi e stanze, fino a raggiungere una grossa porta in metallo, sbarrata.

 

Brago si appoggiò ad un muro, fissando la ragazza con curiosità. Dopo un po’ le fece un cenno con la testa, indicando le enormi ante.

“ Aprila.”
 

Himeko parve cadere dalle nuvole, facendo un’espressione confusa.

“M-ma…?”
 
“Se non servi a niente ti uccido.” Gli occhi del viola guizzarono di nuovo in quel modo sinistro, come se potesse controllarli al cento per cento.
 

Lei balzò in aria dalla paura, capendo di essere finita in una situazione più pericolosa della precedente.
 

Eppure … dentro di se non riusciva ad odiare quel misterioso ragazzo, figuriamoci preoccuparsi di farselo nemico.
 

Così sospirò rumorosamente, cacciando fuori tutta l’aria che aveva in corpo e, con essa anche la paura.
 

Con un sorriso determinato spuntato fuori da chissà dove, estrasse quattro tubicini da una cintura nascosta dalla maglietta.
 
Rapidamente li assemblò, dandogli la forma di un lungo scettro color cobalto, con un rubino in cima contornato da un rilievo in oro a forma di cuore.
Una fiamma bianca si materializzò sopra la sua testa, iniziando a cambiare colore con un ritmo incomprensibile.
 
Intanto Himeko roteò con decisione l’asta davanti a se, per poi imbracciarla come se fosse un fucile, con l’estremità decorata rivolta verso il portale.
 
Il fuoco diventò color verde smeraldo, con piccole scariche elettriche che gli turbinavano intorno.
 

“Thunder Set. Arceria Elettrica!”
 

Dirompenti cariche di verde elettricità pura si abbatterono sul metallo, polverizzandolo all’istante con un fragore degno di un temporale.
 
Tra la polvere emerse la ragazza, che riservò a Brago un sorriso soddisfatto, come a voler dire 'Ecco fatto'
 

Il ragazzo, fece una smorfia di ricambio, forse perché non si aspettava di vedere quel risultato.

Ma in fin dei conti la prese bene, quindi si diresse verso la fine del tunnel, che dava sul cielo notturno.
 

 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE
 
Ragazzi … Welcome back! Felice di tornare a scrivere. Non potete capire, le vacanze di Pasqua sono ormai solo un ricordo per me (thank you scuola -.-’), quindi mi sento incredibilmente bene davanti a questo capitolo già scritto :). Allora, dato che nel prologo non aveva parlato molto, con questo avete capito com’è il carattere di Brago(uno stronzo? Uhm…forse :D!)
Se il capitolo vi sembrerà stranamente corto, è perché come già detto, non sarà una storia molto lunga, perciò preferisco fare alcuni capitoli brevi (soprattutto all’inizio), giusto perché mi piange il cuore a pensare che potrebbe finire presto T^T.

 
Ringrazio stardust94 e dragun95 per gli OC .C’è ancora posto per altri due (poveri loro u.u).
 
Con questo vi saluto, ho ancora tante cose da finire (tutte per le altre fic in corso) ;).
 
                                                                                                                                             --Vereor Nox [cit.]--
 

P.S Ringrazio la mia amica K.( preferisce restare anonima) per l’immagine locandina molto accattivante :)
P.P.S Solito link consigliatissimo: https://youtu.be/SbG0dbKHs4M

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Capitolo 3
*** Demon Slayers ***



I ragazzi passeggiavano tra la folla del mercato di città, scostando gli abitanti per passare il più velocemente possibile.

 

Il ragazzo tirava dritto, senza calcolare la ragazza che lo seguiva, cercando di raggiungerlo .

 

“ B-brago-sama! Aspetti!”

 

Di tutta risposta il viola rallentò appena la corsa, soltanto per voltarsi e spiazzare la ragazza con uno sguardo truce.

 

“ Sei inutile, mi rallenti soltanto …”

 

E riprese. Sempre più lontano.

 

Himeko non aveva più voglia invece di correre. Rallentò fino a fermarsi del tutto, per poi cadere sulle ginocchia con lo sguardo perso nel vuoto.

“ Brago-sama … i-io …”

 

Purtroppo un potente fragore, seguito da un sibilo che la scagliò lontano, la ricordò del perché stavano scappando.

 

 

Lentamente provò a rialzarsi dalle macerie da cui era circondata. Un rivolo di sangue le bagnava le labbra e la fronte, andando presto a macchiare il vestito.

 

“ Woah, Lambo-kun! One-shot, one kill! ” esclamò esaltato uno dei loro due inseguitori.

Vestiva una giacca di pelle sbottonata sul nudo e muscoloso torace chiaro, pantaloni larghi marroni e sandali. Era poco più basso del suo compagno, circa un metro e ottanta e aveva degli ispidi capelli rossi. Il volto sembrava molto stupido, e il naso schiacciato ricordava quello di una capra.

In entrambe le mani brandiva degli enormi machete fatti d’ossa, che brillavano di una strana luce gialla.

“ Oi, oi … non abbassare la guardia, Naito-kun …” rispose placidamente l’alto uomo dai capelli neri mossi al suo fianco.

Vestiva una camicia pezzata dai motivi a macchie di mucca, jeans corti ed infradito. Aveva la carnagione color caramello e due corna d’avorio piuttosto grandi sulla testa.

Brandiva a due mani un’ascia bipenne, anch’essa probabilmente riconducibile ad uno scheletro, pervasa da una strana aura verdastra intrisa di scintille di elettricità statica.

 

“ Signorina … noi siamo sicari della Famiglia Era … rispettivamente Naito Longchamp, il Demone Capra e … me stesso medesimo, Lambo Bovino, Demone Toro. Piacere di conoscerla.” Disse con tono formale il moro, afferrando Himeko dai capelli e sollevandola, nonostante lei provasse a liberarsi dalla presa scalciando e dimenandosi.

“ Sai … siete appena evasi da un laboratorio di ricerca di una nostra Famiglia Alleata … che vi vorrebbe morti, ecco. Per questo si è rivolta a noi.” Sogghignò malefico Naito, accarezzando il volto della ragazza.

“ Che gran peccato, eh, Lambo-kun?”

“ Già …” sospirò Lambo, socchiudendo gli occhi e sollevando con una sola mano la sua enorme arma.

“ Buonanotte …”

 

La cinerina alzò lo sguardo al cielo nuvoloso, sperando di avere come ultima vista uno spiraglio di luce.

 

Aprì leggermente la bocca, per dire le parole che fin’ora non era ancora riuscita dire.

“ Brago-sama … io ti … a-a…”

Ma la sua bocca presto venne riempita dal sapore ferroso del sangue.

 

 

Sentì un tonfo e subito dopo cadde a terra.

Vide i due sicari venire accecati dagli spruzzi rossi che fuoriuscivano dal moncone della mano con cui Lambo prima stava sorreggendo l’ascia.

Urlarono ed inciamparono su loro stessi.

 

“ Hihihi, quindi voi sapete qualcosa di questa Famiglia Era, eh?”

 

Tra la ragazza e i killer si stagliava minaccioso Brago, mentre era intento a leccarsi le unghie della mano destra, cercandole di ripulirle dal sangue.

 

“ Bastardo!” grugnì Naito, portandosi una mano al naso, adesso ancor più schiacciato e gonfio.

“ Oh, andiamo … sei stato un’ottima scala. Se non ci fossi stato tu a quell’esatta distanza probabilmente il tuo amico sarebbe ancora intero e mi avrebbe visto.” Ghignò il viola, iniziando ad incamminarsi verso i due.

 

Il Demone Capra avvertì un respiro caldo sul suo orecchio, che gli fece venire la pelle d’oca.

“Ah, no.  Stavo mentendo …”

 

Brago lo colpì al polmone con un rapido colpo di gomito sinistro, facendolo piegare su se stesso all’istante.

 

Non appena Naito si fu abbassato, riuscì a vedere il braccio ancora intatto di Lambo calare su di lui, ma rapidamente aggirò il corpo del rosso e deviò la traiettoria dell’arto con un calcio.

Sfruttò l’apertura per piazzare un potente destro su di un punto poco sopra il bacino, che fece vomitare al sicario un’alta quantità di sangue  e bile.

 

Infine, sfruttò il piede ancora a terra per fare perno e girarsi, colpendo successivamente il Demone Capra e il Demone Toro con un calcio rotante sulla faccia.

 

I corpi vennero scagliati dall’urto in due direzioni opposte, frantumando i muri di qualche casa prima di schiantarsi contro una parete più dura che mise fine al loro volo.

 

 

 

I civili ancora in fuga ormai erano molto lontani dal luogo dello schianto, così non poterono vedere quello che era appena accaduto.

Ma, non poterono fare a mano di notare, nonostante la foga nella corsa, un’enorme figura camminare al centro della strana, mentre portava legata ad una spessa catena, una creatura. Non poteva essere un cane o un qualsiasi altro animale, dato che era bipede e si muoveva con una postura dritta, seppure un po’ trascinata.

Il grasso uomo, a giudicare dalla voce, emise un baso ringhio gutturale.

“ Nessuno può scappare …”

 

 

“ Ah, quindi non siete nemmeno della Famiglia Era, giusto? Siete sicuri di non sapere proprio niente?”

Domandò con tono innocente Brago ai due sicari gonfi di lividi e doloranti.

“ S-sì …” sussurrò debolmente Naito.

“ Il nostro capo … ha detto di uccidere i Non Morti che scappano dal Rifugio.” Continuò Lambo.

“ Brago-sama, ci deve essere un errore! Noi, non siamo Non Morti … vero?” Himeko si avvicinò al ragazzo, non trovando comunque il coraggio di posargli una mano sulla spalla.

Ricordava cos’era successo all’ultimo che lo aveva fatto.

“ Vero?” ripeté, resa nervosa dal silenzio del viola.

“ Chissà … ” rispose lui, voltandosi soltanto per mostrare uno sguardo freddo.

“ Listen well, boy

There are two bells to ring

The parish above

The blighted bog found deep below

          And their guardians

Still thirst for your cursed blood …”

Immediatamente l’aria, già gelida di suo, si fece ancor più agghiacciante.

 

Per tutti, tranne che per Himeko.


 

POV HIMEKO:

 

E’ stato così bello sentirlo cantare. Ha una bellissima voce … è incantevole, è stregante …

 

Però … perché l’ha fatto?!

 

Apparteneva davvero alla famigerata Famiglia Non Morto che da secoli aveva rivoluzionato l’impero della Famiglia Era e degli altri capostipiti risalenti ad Anor Londo?

 

Il mio maestro anni fa mi aveva raccontato che nell’era degli antichi, esisteva soltanto l’esercito dei Draghi e quello dei Giganti. Dalle loro sanguinose guerre nacquero i mari, le montagne e le caverne.

 

E fu proprio in una di queste caverne, dove i giganti erano soliti rifugiarsi dopo le sconfitte, che un gruppo di ragazzi trovarono la forza, uccidendoli in gran parte, di cacciare via i Draghi e di fondare la loro Famiglia.

 

La Famiglia Era, abbreviazione di Era del Fuoco.

 

Gli uomini che avevano ucciso poco prima il maestro erano della Famiglia Bianca, un’antica alleata degli Era. Erano famosi per dare la caccia ai Non Morto, una diabolica e malsana Famiglia tristemente famosa  per le sue scorribande con le quali incutevano terrore e mettevano a ferro e fuoco città e villaggi.

Anni prima erano stati loro a portarle via i genitori, così diceva il mastro alchimista.

 

Però … se Brago fosse stato davvero un Non Morto … cosa avrei dovuto fare?

 

FINE POV HIMEKO;

 

“ Arriva qualcuno …” sussurrò Brago, alzandosi lentamente in piedi, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo dall’ombra gigantesca in avvicinamento.


 

“ Naito, Lambo … Non avete nemmeno un briciolo di volontà!” grugnì il grande uomo.

Era molto grasso, con la pelle scura e coriacea e pochi capelli grigi che spuntavano dritti dalla sua calvizia. Gli occhi erano piccoli e neri, il naso minuscolo e la bocca larga e piena di denti affilati.

Brandiva un enorme martello, simile ad il tronco di un albero, che portava appoggiato sulla spalla.

Sulla schiena aveva caricata una lunga arma, coperta da delle bende ed assicurata al suo corpo con una tracolla.


Nell’altra mano libera, invece, stringeva una catena, collegata al collare di una ragazza al suo fianco.

 L’aspetto quasi fanciullesco era tradito da uno sguardo fiero ma iracondo.

 

La carnagione era molto chiara, le labbra e il naso, attraversato verticalmente da una cicatrice quasi sbiadita, erano sottili, mentre gli occhi di differente colore: il sinistro azzurro e il destro verde.

 Fisico asciutto, capelli bianchi come la neve con delle strisce nere lunghi fino al bacino.

Indossava una canottiera scollata molto leggera, ma che veniva fortunatamente coperta da una stretta giacca di pelle nera. Pantaloni grigi e logori e stivali di cuoio

 

“ Usate le vostre Box, branco di rammolliti !!” sbraitò l’uomo, facendo impallidire i due sicari.

 

“ Brago-sama …” tremò appena Himeko, avvicinandosi al ragazzo.

“ Lo so …”

I due killer erano balzati in due direzioni diverse, troppo in alto per essere colti dal suo raggio.

 

Box-Arma! Caccia Brutale! ” da una scatoletta cubica color giallo sporco, non appena venne afferrata da Naito, fuoriuscirono due enormi mastini apparentemente fatti di luce accecante.

 

Box-Arma! Copertura Ostacolo! ” invece la Box di Lambo venne rivolta verso l’alto e, presto numerosissimi lampi verde smeraldo vennero proiettati verso il cielo, per poi fermarsi a mezz’aria ed incominciare a ricadere acquisendo velocità.

 

 

“ Lo so.” ripeté calmo Brago, iniziando a muoversi verso i due animali di luce.

 

L ragazza dai capelli d’argento sorrise, sollevando appena lo sguardo verso il cielo, ormai illuminato dai fulmini che minacciavano di devastarli una volta colpiti.

Rain Set! Alleato Trasparente! 

Nuovamente apparve la sfera bianca sul suo capo, che variò rapidamente colore in ciano.

Disegnò un arco con la sua staffa da alchimista, e presto la scia si colorò di una luce azzurra con varie increspature, come se fosse fatta di acqua.

 

Come per magia, una raffica di bolle vennero scagliate da sopra la sua testa, intercettando a mezz’aria i fulmini e nullificando il loro attacco.

Dopo poco, della Copertura Ostacolo di Lampo rimaneva soltanto un leggero velo di vapore che, illuminato dal sole, formò un arcobaleno sopra di loro.

 

“ E ora tocca a me …” sogghignò il ragazzo dai capelli viola, mentre a pochi passi da lui i cani di luce già avevano spalancato le fauci, pronti a dilaniarlo.



 

Tutto cadde nel buio.

Pensieri, sogni, voci … annegarono nell’oscurità.

 

 

La schiava dai capelli bianchi assottigliò lo sguardo, riprendendosi da quella scarica di malessere e da quella visione paranormale del mondo intorno a sé.

 

“ Tu … lo sai?” Chiese sorridendo sornione Brago, adesso apparso al suo fianco.

“ Eh?!” esclamò furente ma intimorito il Demone alle loro spalle.

 
 

Rapidamente la ragazza cercò di colpirlo con un potente pugno al viso, che però venne prontamente deviato dal ragazzo.

“ Sei troppo lontana … da me.” Ghignò schernendola lui, parando un calcio rivolto al tuo collo.

 

L’albina contrasse i muscoli delle braccia, piegando leggermente anche le ginocchia.

 

Quando rilasciò l’ennesimo pungo destro, queste venne ricoperto da un’aura nera e rosso scura, che per un istante fece impallidire il viola.

 

Un’onda d’urto aprì un largo varco nella strada, sbalzando via anche Himeko e la parete della casa contro la quale la ragazza andò a sbattere violentemente.

 

La schiava cacciò via definitivamente i brividi.

-Sì, ti ho visto prima …- pensò.

Era stata questione di frazioni di secondi.

 

I cani di luce e l’intero corpo del Demone Capra erano stati investiti da un vento lugubre, che si era subito trasformato in un’ondata di fiamme nere e blu, che non avevano più lasciato traccia dell’uomo.

Un secondo dopo, Brago aveva raggiunto Lambo, dall’altra parte della strada e gli aveva afferrato il cranio con le mani, spappolandoglielo come se fosse stato un budino.

Ma, non era riuscita a vederlo arrivare verso di lei.

 

 

“ Quale sarebbe il tuo nome?” Brago aveva mantenuto il sorriso.

Lei sussultò, constatando che nonostante sorridesse, il braccio con il quale aveva provato a bloccare il suo pugno, era bagnato completamente di sangue e, in base alla sua piega, probabilmente rotto.

“ Progetto DROGERN …” ringhiò, arretrando lentamente.

“ No, no … intendo il tuo. Quello che ti appartiene di diritto.”

 

Di diritto?

L’albina si bloccò all’istante, con gli occhi spalancati e la mente che viaggiava altrove ad una velocità fin troppo elevata. Nel passato.

Anche lei aveva concesso un diritto, oppure un desiderio?

 

Era un mostro, un abominio.

 

“ Gwyvere, aiutami a sollevare questa cassa, per favore.” Le aveva chiesto una volta un ragazzo con il camice da scienziato e gli occhiali, indicando un blocco di cartone.

Lei, allora bambina e vestita con un semplice abitino rosso che le copriva fino alle ginocchia, sorrideva sempre a queste richieste. Sapevano tutti della sua forza, anormale rispetto a quella di una normale bimba sua coetanea, ma ormai lei non se ne vergognava più.

 Era felice di dare una mano a tutti quegli uomini e donne che la trattavano come una piccola principessa.

Lei non sapeva niente, allora.  

Era piccola, fin troppo per sapere.

Di giorno poteva girovagare in giro per il grande laboratorio, mentre la notte finiva sempre per addormentarsi prima ancora di raggiungere il suo letto.

Buffo, vero?

No, non lo era. Lei non aveva mai visto il letto dove dormiva.

 

 

Era sera, tutti festeggiavano il compleanno di un loro collega e mai prima d’ora avevano lasciato Gwyvere sola per il laboratorio. Non era più piccola, aveva diciotto anni.

Non aveva mai visto quel posto di notte.

Le facevano paura tutti quegli schermi che riflettevano la luce della luna dalla finestra di fronte.

 

Solo uno era acceso.

- Chissà cosa farà di bello questo computer?- si era chiesta, avvicinandosi al dispositivo.

 

Sapeva leggere. Purtroppo, sapeva leggere.

La sua forza e le capacità motorie non erano le uniche qualità ultra sviluppate. Sapeva leggere da … quando era nata probabilmente.

Ma, quando era nata, all’incirca?

“ 20-21 Agosto  […]”

 

Chi erano i suoi genitori?

“ Dottoressa Annah Bellatrix […]”

 

PERCHE’ ERA LI’?

 

Partì un video. Dei numeri riportavano la data ’21/08’

“  Ventuno Agosto, prova A-678, filmato 53.”

Gwyvene riconobbe la fronte rugosa e la barba incolta del vecchio direttore dei lavori nel laboratorio.

Teneva in braccio, avvolta da un panno bianco, una bambina addormentata.

 

Era lei! Stava quasi per piangere commossa: quello era il filmato della sua nascita.

 

Purtroppo la realtà si prospettò meno gentile e commovente di quanto appariva.

“ Dopo tredici ore, siamo riusciti ad ottenere l’esperimento DROGERN.” Continuò l’anziano, con tono distaccato e gelido.

“ Il feto all’interno della Dottoressa Annah Bellatrix, è stato fecondato con successo dopo essere stato esportato nella capsula contenitiva amneotica. Il DNA utilizzato è  appartenente ad una Panthera tigris e ad un Boa Constrictor. Recenti test hanno confermato la presenza dei geni di entrambi. Il soggetto presenta …” sollevò meglio la bambina, portandola più vicina alla telecamera.

La girò, mostrando delle inquietanti scaglie nere e rosse che partivano dalla base del collo per percorre tutta la schiena fino alle caviglie.

“ Forti scaglie da rettile. Canini già in fase di sviluppo e fibre muscolari di alta qualità. Nome in codice scelto: Gwyvere. Lunga vita ai Purgator, lunga vita agli Era.” Detto ciò, con fare molto solenne, il vecchio si portò un pungo al cuore e l’indice sulla tempia, per poi inchinarsi.

 

Buio

“ Gwyvere …” rispose infine, abbassando lo sguardo per nascondere un lieve colorito rosso sulle sue candide guance.

 

“ Feccia! Non meriti un nome, capito!!” sbraitò l’uomo al loro fianco, sollevandosi con un salto e caricando la sua pesante arma a due mani oltre la sua testa.

 

Thunder Set! Arceria Elettrica

 

La voce di Himeko echeggiò nel quartiere un secondo prima che un potente fulmine si abbattesse sulla faccia del carceriere, ributtandolo a terra mentre il corpo era ancora percorso da milioni di piccole scariche elettriche.

 

“ Bene, Gwyvere … si ringrazia per queste cose.” Rise il ragazzo, contento di aver ritrovato l’occasione per ripetere la sua battuta.


Con la mano sinistra, l’unica ancora sana, emise di nuovo una piccola sfera di quelle maledette fiamme blu scuro e nere, che andò ad incenerire soltanto il collare che cingeva Gwyvere, lasciandole poco meno che un piccolo livido.

“ Io sono Diavolo Nero, Brago.” Ghignò, ritornando a guardare il gigantesco e ributtante corpo dell’uomo che si stava rialzando, mentre un filo di fumo si levava dalla sua faccia.

 

“ Io invece sono il Demone del Rifugio, il primo dei Demoni assassini della Famiglia Era.  E VOI AVETE OSATO FARMI QUESTO?!!” ruggì il Demone, con la faccia sanguinante e bruciata dalla scarica che gli aveva portato via l’occhio sinistro.

 

Preso dall’ira, estrasse un’altra Box, di color avorio e decisamente più grande rispetto a quella degli altri due killer.


La scatola si aprì e fece fuoriuscire una sottile nebbia bianca che ricoprì la sua arma.

Il martello iniziò a mutare, da grande e legnoso divenne una staffa sottile ma altrettanto lunga, con in cima una diramazione che la faceva assomigliare ad una forca.

Box Arma! Demone Vagante! ” urlò, alzando la sua nuova arma.

“Ugh! ” ma un istante dopo si piegò su se stesso, andando a toccarsi un grande squarcio aperto sulla sua gamba, che metteva a nudo il muscolo.

 

“ Pensavi che mi sarei stato fermo mentre facevi la tua magia? Pff, dilettante …” rise Brago, ora materializzatosi alle sue spalle.

Il Demone ringhiò come una belva e improvvisamente la sua mole aumentò, andando a sfiorare i tre metri di altezza.

La carne intorno alla ferita si gonfiò, per poi contrarsi e chiudere il graffio.

“ Maledetto moscerino, sono invincibile, non lo capisci!? ”


Sollevò il suo bastone oltre la sua testa, per poi calarlo rapidamente sul terreno, mancando il ragazzo di qualche metro.

“ C’è differenza tra invincibile ed immortale …”

Ma presto la distanza si dimostrò inutile, dato che una potente esplosione scaturì dalla punta dell’arma, minacciando di disintegrare il viola in una manciata di secondi.

Rain Set!

 

Un velo d’acqua cristallina incanalò l’esplosione, ponendosi tra il bersaglio e il colpo.

Specchio Limpido!

Quando il Demone riaprì gli occhi, si vide arrivare addosso un’enorme onda dello stesso colore della sua esplosione.

 

Non fece in tempo a schivarla, anche per colpa delle sue dimensioni, e venne investito in pieno, prima dall’acqua e poi da un potente bagliore rosso fuoco.

 

Quando l’acqua scomparve, il suo corpo giaceva a pancia l’aria, con la pelle fumante per l’esplosione e diverse ferite gravi su tutto il resto del corpo.

Himeko, appostata sul tetto della casa con la sua staffa imbracciata come un fucile, fece l’occhiolino e salutò raggiante Brago, che rispose sbuffando seccato.

 

“ Che ti prende?” domandò allora curiosa Gwyvere, notando l’aria nervosa dl ragazzo.

 

“ Quello lì è ancora vivo …”

 

La terrà iniziò a tremare e presto l’aria divenne caldissima, come se ci si trovasse dentro un vulcano.

Quel cambiamento improvvisò di temperatura li fece scattare tutti sull’attenti, mentre spostavano lentamente lo sguardo sulla fonte di quel calore: dove prima c’era il corpo del Demone, adesso troneggiava un’imponente colonna di fuoco.

 

Box Arma! Demone del Fuoco!! ” le fiamme si diradarono in parte, mentre le restanti avvolsero la pelle dell’uomo, immolandolo e rendendo il suo vero corpo quasi invisibile.

Frantumazione!!” ruggì, sollevando il suo bastone, anch’esso avvolto dal fuoco. Colpì.

 

 

L’aria tremò e diverse case, dal tetto fino alla fondamenta vennero demolite sul colpo.

Le strade presero fuoco e l’asfalto si crepò lasciando posto a voragini profonde diversi metri.

“ Non vedo qual è il problema …”

 

La figura di Gwyvere si era posta davanti a Brago, parando l’asta con l’arma avvolta dalle bende caduta prima al Demone.

Per il calore, le fasce si vaporizzarono all’istante, mostrando un’enorme mannaia dalla lama da diametro di circa ottanta centimetri di larghezza.

 

L’albina aveva bloccato il fendente alzandola semplicemente con una sola mano.

 

“ Si risolve tutto così, stai a vedere!”

E con aria decisa, deviò il colpo, facendo sbilanciare la grande figura del Demone di Fuoco.

Prima ancora che l’uomo cadesse, di nuovo quelle fiamme nere e rosse avvolsero il suo pugno destro, per poi essere scagliate in un montante che trapassò lo stomaco del carceriere da parte a parte, per poi farlo esplodere in un lampo color sangue.

 

 

Dalla sua mano si sollevò del semplice fumo, scacciato in fretta da un soffio.

 

Himeko li raggiunse correndo a perdifiato.

Il punto da tiratore scelto era molto lontano, il che le aveva favorito un’ottima copertura durante lo scontro.

 

“ Brago-sama, il suo braccio!” si portò le mani alla bocca per trattenere un urlo ed il ragazzo di risposta sghignazzò noncurante della situazione.

“ Che sarà mai!”

- Mi ha … sorriso?- arrossì la ragazza, usando le mani anche per coprirsi le guance.

 

“ Tu, piuttosto, Gwyvere …”

L’albina sussultò. Non era più abituata a sentirsi chiamato con quel nome.

“ Che ci facevi con loro?”

“ Mi … hanno catturata gli uomini d’elite degli Era, non loro. Sono stata consegnata come una schiava. Hanno detto che … sarei stata utile per uccidere i Non-Morti.”

“ Cosa faresti se ti dicessi che sono io il progetto UNDEAD a cui si riferivano?” domandò a quel punto, con una punta di provocazione nel tono.

“ Niente … quello che voglio è solo vendetta!” annuì seria lei, sostenendo lo sguardo di sfida del ragazzo.

 

“ Bene, io voglio solo sapere il perché della mia esistenza, quindi le nostre strade non possono incrociarsi. Me ne vado …” il ragazzo, dopo aver rivolto un ultimo ghigno all’albina si voltò, iniziando già ad incamminarsi nella direzione opposta a quella da cui erano arrivati lì.

 

“ E se scoprirlo ti rendesse un demone che brama solo il sangue?” domandò seria Gwyvere, assottigliando lo sguardo.

Il viola si fermò per qualche secondo, per poi ripartire un istante dopo.

“ Non importa. Almeno avrei qualcosa di divertente da fare ...”

 

 

Il progetto DROGERN rimase immobile, come paralizzata da quelle parole.

- Questo ragazzo … è l’essere più pericoloso che abbia mai incontrato!-

 

“ Brago-sama … posso … ecco, continuare a seguirvi? Io vorrei che il vostro sogno si realizzasse, quind-” l’innocente e candida voce di Himeko venne interrotta da quella graffiante e provocatoria del viola.

“ Saresti solo inutile … ti ho aiutata ad uscire da quel buco, cosa pretendi di più da me? Mi hai scambiato per un santo, forse?” rise lui, spiazzandola ed approfittando del suo silenzio per sparire definitivamente, allontanandosi.

 

 

La ragazza dai capelli d’argento non si mosse. Abbassò solo la testa per provare a nascondere le lacrime che scendevano copiosamente dai suoi occhi umidi e arrossati.

 

“ Ehi, mi … dispiace. Non so cosa ci sia tra di voi, ma vedo solo che stai soffrendo.” Gwyvere non sapeva davvero cosa fare in quei casi. Non era abituata a consolare qualcuno, l’aveva fatto solo con se stessa.

 

 

 

 

Da tutt’altra parte nella misteriosa città …

 

Nel Solarium dell’Istituto di Ricerca, studenti professori si accingevano a raccogliere i loro ultimi materiali di studio per tornare a lezione.

 

 

“ Hai sentito l’ultima notizia? Le voci dicono che dal laboratorio di ricerca Via Bianca sia evaso il famoso esperimento UNDEAD. Chissà che paura che dovrà fare!” rabbrividì una ragazza, suscitando le risate dei suoi compagni di classe che, come lei stavano tornando in classe.

“ Macché, saranno le solite palle! Ehi, ma … che diavolo sta facendo quello?!” gridò spaventato uno studente, indicando un uomo in piedi sul muretto che separava il solarium da una caduta di quindici metri e mezzo.

 

“ Uhm … Ah, qual buon vento ti porta qui, non-morto? Spero che diventeremo ottimi amici, ragazzo mio. Ti aspetterò … qui.” Sospirò con fare placido ma sereno l’uomo di mezz’età, impossibile da riconoscere a causa della potente luce del sole che gli si parava di fronte.

“ Come un magnifico padre …”

 

Carcere della città …

 

Rinchiuso in una buia cella con solo uno spiraglio di due centimetri per far filtrare la luce, un uomo sedeva per terra, con lo sguardo fisso sul pesante portone di ferro davanti a sé.

Aveva sentito le guardie. Il silenzio, suo unico fedele compagno, gli aveva portato come al solito le informazioni necessarie.

Pareva che era successo un gran casino nella base della Famiglia Bianca e che il Progetto UNDEAD era evaso.

“ Bene … è tutto così entusiasmante.” Mormorò, accennando un sorriso mentre si lisciava i lunghissimi capelli grigio sporco, non curati a causa dell’ergastolo al quale era stato condannato ormai parecchi anni prima.

“ Ci rivedremo non-morto. Non puoi evitarlo, lo sai … il ciclo si ripete infinitamente. Come una falena attratta dalla fiamma adempierai al tuo compito, senza sapere il perché …”

Una lugubre risata si alzò in quella cella, spaventando di conseguenza anche gli uomini di guardia, che gli intimarono di smettere.

 

Ma a lui non importava. Aveva un messaggio e lo avrebbe ripetuto all’infinito, fino a quando quella porta non sarebbe stata aperta da una mano che avrebbe riconosciuto tra miliardi.

“E’ tutto un ciclo!! E’ tutta una maledizione!!! Bwahahaha!”


Angolo Autore: 

Welcome back! In questo angolo autore ... non ho molto da dire, solo delle scuse per chi ha dovuto aspettare così tanto per un nuovo capitolo.
Alla prossima !!

P.S: I riferimenti a Dark Souls abbondano, eh? Vediamo se li trovate tutti ;)
P.P.S: Solito link consigliatissimo: 
https://youtu.be/SbG0dbKHs4M
 

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Capitolo 4
*** Conosci la Maledizione ***


CONOSCI LA MALEDIZIONE



Era l’alba di un nuovo giorno e la città cominciava a svegliarsi, insieme ai suoi abitanti.

Dai più piccoli animali ai lavoratori umani, pronti o meno ad incominciare una nuova giornata.

 

Ma cos’era quella forza che al mattino le caricava di  un’energia … improvvisa ed inaspettata.

Le faceva sfinire, emozionare, vivere.

Ma in pochi sapevano cos’era in realtà …

 

“ Il Sole, naturalmente!!”

 

Una gigantesca ombra a forma di ‘Y’ si proiettò sull’entrata dell’università, per fortuna ad un orario in cui da quelle parti non trafficava nessuno.

“ Ahh … E’ una splendida giornata per Lodare il Sole, vero amico mio?”

La voce calma e placida apparteneva ad un uomo alto e robusto dai corti capelli biondi e gli occhi azzurri.

Vestiva una felpa bianca sul davanti e verde dietro, con un sole raggiante stampato sul torace. Indossava dei pantaloni larghi grigio scuro e degli stivali di cuoio.

Il suo viso gioviale era rivolto in alto, ma la domanda posta era diretta a qualcun altro.


“ Umh …. umh.”

Un borbottio molto cupo, come se a parlare fosse stato uno da una profonda caverna, distolse il biondo dai suoi Solari pensieri.

“ Amico mio?”

“ Umh … Oh! Scusami non ti avevo sentito. ”

“ Dicevo: E’ una splendida giornata per Lodare il Sole! ”

Ripeté senza alterarsi l’uomo, sorridendo al compagno seduto a pochi metri da lui, con la schiena appoggiata ad un muretto.

“ Per te è sempre così, Solaire. Ahahaha!”

A parlare era stato un alto uomo, stavolta leggermente sovrappeso e dall’espressione cordiale e giocosa. Aveva dei capelli corti e neri mediamente lunghi ed indossava una camicia bianca, così come i pantaloni da tuta e delle scarpe da ginnastica bianche e nere.

 

“ Credo che … andrò a prendere una bibita. ”

E alzandosi con un rumoroso sbadiglio, si allontanò.

 

Passò qualche altro minuto, e quello chiamato Solaire rimase immobile come una statua di gesso.

 

“ Ah. Oh oh, non ti avevo visto. ”

 

Un’ombra umana si mosse nella sua direzione.

“ Cosa ti porta qui, amico mio?”

 

“ Io qui ci studio. Tu invece, chi saresti, scusa? ”

 

A pochi metri dalla schiena di Solaire c’era un ragazzo poco più basso di lui, non solo perché l’uomo era in piedi su di un piano rialzato.

Aveva dei capelli bianchi lisci e lunghi fino alle spalle, cadenti all’indietro lasciando la fronte libera, insieme ai suoi luminosi occhi dorati.

Era magro, molto magro e la maglietta senza maniche nera metteva ben in mostra la sua corporatura, insieme alla pelle chiara.

Indossava anche dei jeans lunghi e delle scarpe da ginnastica bianche e nere.

 

Aveva le braccia incrociate al petto e uno sguardo che andava dal sospettoso all’indispettito.

 

“ Scusami tanto. Io e il mio amico lavoriamo qui come inservienti, in cambio di alloggio nella scuola. Mi dispiace averti spaventato ...”

Il biondo sorrise genuinamente dispiaciuto e l’albino annuì abbandonando l’aria sospettosa.

Sciolse le braccia, portando le mani alle tasche. Nel farlo, rivelò una luna calante pallida poco sotto al collo della maglia.

 

“ Che stavi facendo?” si limitò a chiedere, senza però puntare lo sguardo su di lui, per via della forte luce che lo stava accecando.

 

Ci fu un breve silenzio, ma poi Solaire rise di gusto.

“ Vieni qui, amico. Ti farò vedere com’è bello Lodare il Sole, il nostro solo e unico … Padre.”

 

Di nuovo tutto cadde nel silenzio.

Stavolta però era un’attesa pesante e quasi rumorosa, se così si può definire.
Pareva che un sottile strato di ghiaccio stesse avvolgendo il terrazzo, portato direttamente dai cancelli dell’Oltretomba.

 

“ Che cosa hai detto …? ”

 

“ Ho detto che ti mostrerò le meraviglie del Magnifico Padre, l’unico degno di essere lodato … Ahh, se solo potessi essere anche io altrettante incandescente! ”

 

Una frazione di secondo dopo l’aria vibrò. Sembrava sul punto di esplodere e far saltare tutto in aria.

Il secondo successivo un palazzo vicino all’edificio si sgretolò con violenza, lasciando in poco tempo solo macerie e fiamme.

 

“ Ritira subito quello che hai detto, miscredente! Come osi non lodare la Luna, insulso peccatore ?!”

“ La Luna ?!! Morirai per aver offeso il mio Sole, razza di bastardo!! ”

 

Un forte spostamento d’aria generò numerose crepe sui muri e sul pavimento, facendo tremare  pericolosamente l’intera costruzione.

 

Un fendente scagliato alla velocità del suono separò un angolo del tetto dal resto della scuola, mandandolo in frantumi una volta raggiunta la strada.

 

“ Dimmi il tuo nome, vile!” esclamò Solaire, che ora brandiva una spada lunga e dritta, dal manico di ferro a ‘T’.  Era impossibile definire quando l’avesse sguainata dal fodero bianco che ora portava al fianco sinistro.

 

“ Lunaris … questo è tutto quello che ti è dato sapere.” Il ragazzo si sgranchì il collo, continuando però a lanciare vampate di odio dai suoi occhi incandescenti.

 

Appoggiata alla rispettiva spalla, portava afferrata con la mano destra, un enorme spadone dalla forma a clessidra: di fatti il codolo era molto ampio e dalla forma di mezzaluna, il forte andava mano a mano a restringersi più si saliva, mentre poi dal medio al debole l’ampiezza della lama ritornava larga.

 

Era color carbone, anche se sull’elsa si notavano dei colori che un tempo sarebbero potuti essere appartenenti ad un qualche smalto decorativo o ad una lacca dorata.

 

Nonostante il fisico asciutto, il braccio dell’albino non vacillava nemmeno per un secondo sotto il peso di quell’enorme arma, che solo a guardarla si poteva stimare oltre i quaranta chili.

 

“ A morte!! ” sbraitò iracondo il Cavaliere del Sole, caricando Lunaris con un affondo.

Spostò in poco tempo tutto il peso del suo corpo in avanti e allungò al massimo la spalla.

 

L’albino calcolò rapidamente il potenziale effetto dell’attacco e reagì nel miglior modo che poté pensare: avanzando leggermente mentre teneva l’enorme spada in guardia a mo di scudo.

 

Solaire capì che se avesse colpito la lama avrebbe subito un notevole contraccolpo, rischiando di rompersi tutte le ossa del braccio, per cui evase verso sinistra riportandosi immediatamente in posizione d’allerta.

 

Velocemente … ma non abbastanza dal prevedere un fendente di Lunaris mirato alle sue gambe, che fu costretto a schivare con difficoltà, evitando per miracolo di cadere giù dal tetto.

 

Quando a atterrò dieci metri di distanza era molto provato per gli sforzo che era stato costretto a compiere in rapida successione.

 

“ Continui a scappare? ” esclamò Lunaris, offeso dalla mancata tecnica offensiva dell’avversario.

Non diede al biondo l’occasione di rispondere e stavolta caricò lui un colpo; un fendete dal basso verso l’alto che si trascinò per tutta la distanza, per poi arrivare davanti a Solaire e compiere un mezzo arco con entrambe le braccia.

 

Nonostante la spada dritta avesse bloccato almeno un quaranta per cento dell’impatto del colpo, l’uomo venne scagliato in aria e quando riatterrò, scoprì con orrore che gli era impossibile muovere le braccia.

Tremava ancora.

La forza di quello spadone era devastante! Seppur fosse chiaramente una spada ultrapesante, l’albino continuava a destreggiarsi ad alta velocità, senza risentire la sua stessa fatica.

 

Ma ora … stava davvero per morire?

Vedeva l’ombra della morte prendere sembianze di una lama e sollevarsi sopra la sua nuca.

Sentiva il sudore freddo incollargli i capelli al volto, già rosso per la fatica e per la difficoltà nel respirare che adesso avvertiva.

Cosa sarebbe successo se fosse morto … di nuovo?

 

“ LODE ALLA LUNA !!!”

 

Sangue.

Freddo.

Buio.

 

Lunaris si voltò di scatto, portandosi nel mentre una mano alla tempia e sentendo un taglio poco distante dall’orecchio che percorreva quasi un semicerchio sul suo cranio.

Imprecò, mettendosi in guardia.

 

“ State facendo fin troppo baccano … mi costringete a dovervi uccidere.”

Un ghigno carico di scherno e rabbia, una mano bagnata di sangue e degli spettrali occhi cremisi.

 

Brago era lì davanti a loro.

 

 

 

 

 

Le sirene e gli allarmi del carcere squillavano senza sosta tra i lunghi e vuoti corridoi di pietra.

Mentre i guardiani dell’ufficio di controllo chiamavano al rapporto anche le guardie interne, ordinando loro di mobilitarsi, i cadaveri dei secondini dei piani inferiori giacevano tra le due mura di quei labirinti.

 

“ Gwyvere-san, sei sicura che il potere che sentivi veniva da qui?”

 

Due ragazze correvano come se non avessero peso, aprendosi la strada tra i corpi delle guardie con le loro armi.

“ Sì … questa prigione è controllata dai Bianca. E sono sicurissima che la fonte del potere provenisse da una di queste celle.”

 

Himeko e Gwyvere avevano fatto breccia nella prigione ‘Undead Parish’ da almeno una mezz’ora. Trenta minuti passati ad uccidere i collusi degli Era che sbarravano la strada ad ogni incrocio.

 

“ Ecco!” L’albina si fermò sul colpo, distendendo il braccio per fermare anche la ragazza che la seguiva a ruota.

Con un movimento fluido fece roteare la mannaia ed infine, con un mezzo fendente secco si rimise in guardia, schizzando il sangue che macchiava la lama sui muri.

 

“ Dove pensate di andare …”

“ … Piccole, indifese … criminali?”

 

Due figure vennero alla luce del neon posto sul soffitto, accompagnati da una gelida folata di vento, proveniente da chissà dove.

“ Non penserete di scappare di qui …”

“ Ora che siete entrate siete nostre prigioniere.

 

Erano due uomini gemelli dalla carnagione scura, alti quasi sui due metri e dal fisico scultoreo.

Vestivano una divisa militare color rame e un elmetto dello stesso colore, aperto sul volto e con due alette laterali.

I volti erano appuntiti e cattivi, con i loro inquietanti occhi nero pece.

“ Che punizione meritano, Gargoyle?”

“ Ah, sicuramente un’infinità di ergastoli, Gargolla.”

Ridacchiarono perfidi i due, iniziando ad avanzare a passo lento.

 

“ Gwyvere ...” Hime iniziò tremare , stringendo forte la manica della camicia della ragazza davanti a lei. Sentiva che in quei due c’era qualcosa di molto pericolo e diverso dagli altri carcerieri incontrati fin’ora.

Era una fitta gelida che prendeva al cuore, come se un pitone infinito si stesse avvolgendo attorno al suo cuore. Riusciva quasi a sentire gli occhi gialli e il sibilo diabolico sul suo petto.

 

“ Non ti preoccupare, Himeko.”

Con sua sorpresa, Gwyvere rispose seria e controllata, non distaccando nemmeno gli occhi dai loro avversari.

“ Ogni nemico, di base ha almeno un’apertura . Un’arma o un’armatura possono limitare ma anche ampliare questi punti scoperti. L’importante è ricordarsi che ci sono sempre e trovarli al momento giusto della battaglia. ”

 

“ Belle parole, guerriera …”

“ Ma adesso vi sarà impossibile anche solo vedere un’apertura!”

 

I carcerieri estrassero dalle loro tasche le box che entrambe avevano già visto addosso ai sicari di Era.

Queste erano blu scuro con ricami verde pozza e, una volta collegate a degli anelli sulle dita di Garoyle e Gargolla, esplosero in luce bianca.

 

Una volta che luminosità tornò normale, i due impugnavano delle alabarde fatte interamente di acciaio nero dai riflessi verdi, con un piccolo parma fatto anch’esso di ferro.

 

Gwyvere assottigliò lo sguardo e strinse ancor di più i pugni attorno al manico.

- E’ vero! Ora davanti sono completamente coperti e sarà impossibile andare alle loro spalle data la larghezza di questo corridoio.-

“ Himeko … dobbiamo ritirarci.” Sussurrò, mantenendo la calma.

“ S-sì.”

Ma non appena mossero un passo all’indietro, la coppia di carcerieri lanciarono un urlo terrificante, che scoprì i loro denti affilati e fece brillare di rosso gli occhi.

 

“ Arriva!” si mise in all’erta l’albina, caricando un colpo verso il basso che avrebbe potuto darle una chance di fuga.

 

La presenza che Himeko aveva sentito prima si fece ancora più forte e per poco non svenne. 

 

Era un concentrato di malvagità, fatto di paura allo stato puro.

 

Un attimo dopo, Garoyle e Gargolla caddero al suolo e le armi scomparvero. Le loro schiene erano state squarciate da un colpo preciso e i corpi erano al centro di un lago di sangue.

 

Era forte, terribilmente forte! Che fosse …

 

“ Brago-sama!!”

 

Una figura curvata sui cadaveri alzò la testa nella sua direzione e poi iniziò a raddrizzarsi.

“ Curioso … questa volta non è andata come al solito.”

 

Era un uomo alto sul metro e ottanta, dai lunghissimi capelli grigio cenere e una folta barba. La pelle era bianca e ricoperta di lividi, messi a nudo dalla maglietta da carcerato sbrindellata.

 

Tra le mani stringeva due spade corte dalla lama curva che andava a formare una mezzaluna. Il manico sembrava esser fatto di bronzo.

 

Puntò i suoi occhi color ametista sulle due, sbuffando aria dalle narici per qualche secondo.

 

“ Davvero curioso.”

 

“ Chi sei?” Tagliò corto Gwyvere, non abbassando l’arma.

“ Il mio nome è Lautrec Carim Ben … ma magari prigioniero 74-537 vi dice qualcosa.” Era difficile capire se nella sua voce ci fosse realmente una punta di sarcasmo, oppure semplicemente altezzoso disprezzo e voglia di prendere in giro.

 

“ Mai sentito.”

“ Tu non sei Brago-sama …”

Himeko aveva la testa china e i pugni leggermente serrati.

“ Siete per caso dei Non Morti? ” continuò imperterrito Lautrec, sollevando il mento in segno di sfida per guardarle dall’alto in basso.

 

“ No. Come hai fatto ad evadere?” L’albina rispose nuovamente con freddezza. Non riusciva a fidarsi di quel tipo, nonostante le avesse ‘’salvate’’.

 

“ Il prigioniero nella cella accanto alla mia, un certo Laurentius, aveva rubato del tritolo. Gli ho ordinato di farsi esplodere per farmi evadere, non appena ho sentito che qualcuno si era infiltrato in questo carcere di merda!”

Rise sgraziatamente, con la voce arrochita da tutti quegli anni al silenzio e al freddo.

“ Comunque è un peccato che non siate Non Morti … stavolta il ciclo è stato crudele con me e con voi. Sarò costretto ad uccidervi!”

La bocca si contorse in un sorriso sadico e gli occhi brillarono perfidamente.

 

L’istante successivo quell’ala della prigione esplose e le sue macerie si riversarono all’esterno.

 

Un corpo atterrò ad alta velocità sul perimetro che delimitava la zona di lavori, facendo tremare le fondamenta intere dell’edificio.

 

Lì, al centro di un piccolo cratere, c’era il corpo di Lautrec con l’impronta marcata di un pugno destro sul torace, poco distante dal polmone sinistro.

Dopo poco il livido da bianco divenne rosso, come il sangue che gli sgorgava dalla bocca e dalle narici.

 

 

 

Il palmo di Brago si abbatté sulla mina della spada di Lunaris, liberando un’onda d’urto nell’aria che scosse ulteriormente il tetto.

 

Alle sue spalle Solaire si era già rialzato e ora si teneva in piedi usando la sua spada come appoggio.

 

“ Hai visto, maledetto?! I Cavalieri del Sole hanno un potente legame con i Non-Morti. Non ti resta che tremare, adesso!”

Sbraitò lui, notando lo scontro in atto tra i due ragazzi.

 

“  Tu sarai il prossimo. ”

 

Furono queste le parole di Brago, mentre in una frazione di secondo aveva spostato i suoi occhi su quelli dell’uomo.

 

“ Solaire !! ”

 

Un urlo estraneo interruppe il duello e un quarto si aggiunse sul campo.

Era l’uomo grasso di prima che arrivasse Lunaris, solo che adesso aveva un lato della testa completamente bagnato dal suo stesso sangue e un taglio sotto l’occhio sinistro che gli stava annebbiando la vista.

 

“ Non ti fidare di quel ragazzo !”

Riuscì a dire prima di vomitare un’ingente quantità di sangue e cadere in ginocchio.

 

“ Siegmayer, amico mio !!”

Il Cavaliere biondo lo raggiunse e lo abbracciò, con le lacrime agli occhi per il dolore.

 

“ Non puoi stare qui, hai bisogno di cure immediate !”

Mentre lui parlava, si udì chiaramente il rumore di un corpo che veniva scagliato contro delle macerie e poco dopo emerse Brago, a pochi metri da loro due.

 

Voltò il capo, assumendo un’espressione sarcastica.

“ Oh, sei ancora vivo … probabilmente il grasso ha attutito il colpo. ”

 

 

Quindici minuti prima

 

“ Oh … un muro, o un vicolo cieco, non saprei dire. ”

 

Mormorò Siegmayer, arrivato alla fine di un lungo corridoio vuoto.

 

Prima che i potesse girare e sospirare ancora, una mano gli bloccò la testa e, con la stessa forza impiegata gliela incassò nella parete, facendo volare pietre e sangue ovunque.

 

“ Non si trova neanche un distributore di bibite in questa scuola. ” Sbuffò Brago, ficcandosi la mano danneggiata nella tasca del maglione e riprendendo a camminare nel verso opposto.

 

“ Bastardo! Perirai sotto la forza del Sole !!” sbraitò Solaire, inferocito come non mai e con gli occhi iniettati di sangue.

 

Lunaris si massaggiò una spalla, facendo scrocchiare l’osso colpito dal suo avversario.

 

 

L’armatura del biondo riapparve attorno al suo corpo, più splendente che mai e con l’aggiunta di un elmo cilindrico con delle sfavillanti piume rosse.

 

Subito si lanciò contro Brago, che repentinamente schivò una serie di affondi.

Però, dopo l’ennesimo colpo, sentì la lama strappargli un pezzo di pelle dalla spalla, sfiorando appena l’osso ma danneggiando il muscolo.

 

Un istante dopo colpì l’avversario con un calcio di pianta sul torace, facendolo indietreggiare di parecchio.

 

“ Ormai avete voluto iniziare il combattimento …”

La spada mastodontica di Lunaris li mancò per poco, anche se forse quello era solo un colpo d’avvertimento.

Nessuno dei due perse la prossima occasione: scattarono tutti verso il centro, caricando un colpo.


Prima che lo scontro avvenisse, i movimenti dell’albino iniziarono a rallentare visibilmente, fino a raggiungere una pesantezza incredibile.

Per miracolo riuscì a prevedere il primo colpo del Cavaliere del Sole, ma una potente stoccata gli fece perdere l’equilibrio e cadde a terra.

 


Siegmayer, nonostante fosse gravemente ferito, era riuscito a mettersi in piedi.

 

Tra le mani, avvolta da una  luce azzurra e cristallina, brandiva una Zweihander dal manico nero, conficcata nel terreno all’altezza del debole.

 

Il pavimento intorno a quell’aura sembrava fatto di acqua e continuava ad ondeggiare senza sosta.

 

“ Amico mio, se non posso aiutarti in combattimento, permettimi di fare questo!”

 

Notando la fermezza e la serietà nelle parole del compagno, Solaire non riuscì ad obbiettare, nonostante avesse preferito con tutto il cuore che lui fosse rimasto del tutto fuori dallo scontro.

“ Va bene. Questo sarà il tuo ultimo sforzo, te lo prometto.”

 

“ S-solaire … Bhuerg!”

 

Un fracasso fece accapponare la pelle del biondo, che si voltò di scatto.

Inorridì sul colpo: il ragazzo dai capelli color ametista, stava tenendo sollevato per la gola Siegmayer, mentre ai suoi piedi giacevano i frammenti della Zweihander.

In quel momento anche un combattente del calibro del moro pareva un principiante che stava sfidando un autentico mostro.

 

Il braccio libero di Brago venne teso all’indietro, distendendo le dita munite di artigli al massimo.

“ Fuori uno.”

Gli occhi del ragazzo brillarono avidamente e l’attimo successivo il suo arto calò sulla testa del malcapitato.

 

Il corpo dell’uomo venne scaraventato violentemente a terra dall’urto, con una forza tale da incassarlo nella pietra e far crepare tutto in un raggio di un metro.

 

“ SIEGMAYER !!” ruggì disperatamente Solaire, ora rosso in volto e con gli occhi lucidi e gonfi.

 

Non fece in tempo ad urlare ancora che Lunaris lo atterrò con una gomitata nell’incavo del collo, facendolo cadere come un peso morto all’indietro.

Il ragazzo sputò un grumo di sangue e fece roteare con precisione la sua spada tra le mani.

 

Assestò un colpo al fianco esposto dell’avversario, talmente forte che l’urto crepò persino l’emo di ferro.

Inaspettatamente, però, il corpo venne soltanto spostato di due metri più in la, finendo di ruzzolare sull’orlo del precipizio.

 

I sensi di Lunaris, misti alla confusione, divennero più lenti e tutto intorno a lui parve trasformarsi in una bolla d’acqua.

- Di nuovo-

 

Un’onda d’urto gli travolse gli arti inferiori, facendolo cadere a terra ancora prima che potesse rendersi conto della situazione.

Una volta ripresosi, si piegò in due, per poi rotolare e rimettersi con molta fatica in piedi.

 


Uno spruzzo di sangue macchiò il pavimento.

 

Dalla spalla ferita dell’immobile Brago, sbucava la parte di una lama larga e avvolta da quell’energia azzurra già vista

Ad impugnarla, c’era un cavaliere che indossava una larga armatura bianco avorio, con delle forme rotonde e un elmo che ricordava una cipolla.

 

“ Non … vi permetterò di fare altro! ”

Le sue parole sembravano molto più minacciose di prima ,che fosse quel suo stato?

 

Senza nemmeno accorgersene, Brago iniziò ad innervosirsi.

Sentiva il sapore del suo stesso sangue tra le labbra, e la spalla, già lussata nello scontro contro Gwyvere, fargli salire un dolore lancinante al cervello, talmente estremo che una persona normale sarebbe già svenuta o impazzita.

Ma lui non era una persona normale.

 

Batté il pugno opposto alla spalla sulla punta della lama e, in un battibaleno i frammenti schizzarono via dal suo corpo.

L’urto riuscì anche a ferire Siegmayer, che venne respinto all’indietro con violenza.

 

GWAARH !!

Un ruggito ferale scosse l’aria, facendo tremare ogni singolo centimetro del tetto, rischiando di far scoppiare i timpani dei presenti.

 

Quando Solaire, Lunaris e Sieg riaprirono gli occhi, videro un’enorme colonna di fiamme nere e viola investire Brago, che urlava con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

Gli occhi rosso furono l’ultima cosa a scomparire tra il fuoco e subito dopo …

… Subito dopo …

 

 

Lautrec sedeva appoggiato al muro della prigione, ormai sgombra da qualsiasi essere vivente.

Una catena fatta di fuoco scarlatto gli cingeva la vita, immobilizzando anche i suoi avambracci dietro la schiena e le ginocchia, premute contro la pancia.

 

Davanti a lui, Himeko e Gwyvere lo guardavano con freddezza, pronte a qualsiasi cosa, dopo aver visto le abilità di quell’uomo.

 

“ Ripeti quello che hai detto sui Non-Morti. Centri qualcosa con gli Era, tu?” l’albina diede inizio all’interrogatorio.

Lautrec inizialmente sogghignò, ma, ricordandosi della potenza del pugno da lei scagliato, decise di stare al gioco ed iniziare a cantare. Ovviamente, quello che gli conveniva.

 

“ Siete nuove, eh? Eppure pensavo che persino i cittadini sapessero qualcosa, seppur banale, degli Era.”

 

“Non vogliamo le banalità. Vogliamo la verità.”

 

“ Tsk … faccio prima a spiegarvelo dall’inizio! ” il grigio inclinò la testa da un lato e poi dall’altro, ripetendo il gesto più volte con gli occhi chiusi.

Forse stava pensando, si disse Hime.


“ Ecco …”

Dopo un po’ riaprì le palpebre  e si fermò.

“ Nell’era degli Antichi, quando il mondo era in continua guerra tra i Giganti e i Draghi, tutti sanno che la Famiglia Era nacque perché trovò un potere  di inestimabile valore, in grado di cambiare le sorti della storia, come hanno appunto fatto. Invece, in pochi sanno che quel potere non appartiene solo a loro! E’ parte di noi, ciascuno di noi.”

-Le Fiamme …-

Le avevano viste in diverse occasioni: i tre Sicari degli era utilizzavano delle fiamme per combattere, rivestire delle armi e aprire quelle che chiamavano Box …

“ E sapete perché è parte di noi? Nel momento esatto in cui gli Era trovarono il potere, decisero tutti che lo avrebbero usato per porre fine alla guerra che stava devastando il loro paese da decenni … Tutti meno uno.

Nessuno sa il suo vero nome, così facilmente dimenticato persino dagli Era stessi.

Bhe, lui trovò un potere ancora più raro e pregiato degli altri … e, a fine guerra lo divise e condivise con il mondo. Ma qualcuno voleva quella rarità, così speciale tra gli umani …”

“ I Non-Morti. ” tremò Himeko, stringendo i pugni.

Gwyvere sussultò, fissando perplessa la ragazza e domandandosi quanto in realtà sapesse.

“ Esatto. Quando si parla del potere di cui i Non-Morti sono bramosi … E’ l’Umanità! Si dice che possedere l’umanità possa far scoprire il vero significato della vita e della morte ad un essere umano, facendolo trascendere ad un livello superiore. Per questo sono chiamati Non-Morti …”

 

L’albina si riprese, riprendendo di nuovo le redini della situazione prima che la sua ignoranza sull’argomento la rendesse vulnerabile a Lautrec. Che fosse questo il suo reale scopo?


“ Come mai prima parlavi di un Non-Morto che avresti dovuto incontrare? I Non-Morti sono estinti da tempo, no?”

In quel preciso istante le tornò in mente una voce, che servì solo ad anticiparle quello che da lì in poi, fino alla fine della sua odissea in cerca di vendetta, avrebbe scoperto.

 

- Io sono Diavolo Nero, Brago.-

-Cosa faresti se ti dicessi che sono io il Progetto UNDEAD a cui si riferivano?-

 

L’aria si fece pesante e le campane di una chiesa vicina scandirono parola per parola ciò che Lautrec rispose:


“ Da quando l’Umanità è stata generata, il nostro mondo è condannato da un ciclo, una maledizione!

Io ho passato anni, secoli e millenni in quella cella e un Non-Morto mi ha sempre liberato. Siamo NATI per assecondare il volere della maledizione, costretti a vivere e morire come cani … come i Non-Morti!

Ma questa volta è andata diversamente … c’è di sicuro un altro Non-Morto in circolazione, ma probabilmente non è soggetto parzialmente al Ciclo.”

 

 

ANGOLO AUTORE:

Il capitolo sarebbe dovuto essere più lungo … di molto anche.

Welcome back!

Eccomi di nuovo tornato in circolazione. Scusate la mia scomparsa, spero di non avervi fatto aspettare davvero troppo. Dico soltanto che FINALMENTE mi sono deciso a metter ordine alle mie fan fiction e … ho creato la cartella delle ff in corso. Non è vuota, ecco tutto.

 

Ci saranno sorprese, spero positive :)

Alla prossima! 

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