The light in the darkness

di amimy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sconosciuto ***
Capitolo 2: *** Solo lui ***
Capitolo 3: *** Sogni ***
Capitolo 4: *** Incontro ***
Capitolo 5: *** Pericoli ***
Capitolo 6: *** Scoperta ***
Capitolo 7: *** Complicazioni ***
Capitolo 8: *** Sviluppi ***
Capitolo 9: *** Preparativi e sorprese ***
Capitolo 10: *** Dichiarazione ***
Capitolo 11: *** True love ***
Capitolo 12: *** Conversazioni ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Sconosciuto ***


Arianna ha smesso da tempo di credere nell'amore ed è convinta che non esista l'anima gemella per lei. Almeno fino a quando un giorno vede un ragazzo, uno sconosciuto, e ne rimane affascinata. Ma cosa nasconde quel bellissimo estraneo dagli occhi rossi? Arianna troverà la forza di credere ancora nell'amore, abbandonando tutto per quel ragazzo che l'ha fatta sognare e che da tanto tempo aspettava?
Ciao a tutti! Eccomi qui con una nuova ff! l'ho scritta di getto, da un'idea sbucata dal nulla, perciò non so cosa possa esserne venuto fuori... Ci saranno anche i personaggi della Meyer, ma non nei primi capitoli, anche se poi svolgeranno un ruolo importante. All'inizio forse ricorda un po' Twilight, ma più andranno avanti i capitoli più le cose saranno diverse e misteriose... mi piacerebbe molto ricevere dei commenti: se vi piace ditemelo, se fa schifo ditemelo lo stesso! Be', già che siete qui potreste leggere la storia, no? Così poi mi dite cosa ne pensate...ciao!


The Light in the Darkness

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Quel mattino mi svegliai all'alba. L'aria fresca di una tipica mattina di Marzo entrava dalla finestra spalancata. Grandioso, pioggia. Uffa. Mi alzai dal letto, feci la doccia e mi vestii. Quello era un giorno come tutti gli altri, lo sapevo bene, ma non riuscivo a torgliermi di dosso la sensazione che stesse per accadere qualcosa. Erano già diverse mattine che mi svegliavo con quel presentimento, ma quel giorno lo sentivo più forte che mai, come se il cambiamento fosse imminente. Cercai di ignorare quella sensazione. Non mi fidavo molto del mio sesto senso, e non vedevo che cosa potesse succedere di eccitante in un paesino sperduto nelle campagne della Toscana. Il mio sguardo volò al libro aperto sul mio comodino. Già, forse era ora di smetterla con la fantascienza.
Scesi al piano di sotto e entrai in cucina, dove mia madre aveva lasciato un biglietto con il programma del giorno "Arianna, ricordati di prendere l'autobus, dopo la scuola passa dal panettiere, chiamami in ufficio quando arrivi, prepara la cena..." sempre la solita storia.
Come sempre, saltai la colazione e uscii presto di casa, per dirigermi verso la fermata dell'autobus. Ero terribilmente in anticipo, e non avevo voglia di rimanere a inzupparmi mentre aspettavo l'autobus. Aprii l'ombrello e mi ci rifugiai sotto. Mi sedetti su una panchina che sembrava quasi asciutta, inzuppandomi i pantaloni comunque, poi tirai fuori il libro di storia dalla borsa: poteva essere una buona occasione per tentare di alzare la mia media. Ero a metà di un noiosissimo paragrafo sulla politica medievale, quando qualcosa mi fece alzare lo sguardo. Non so cosa mi avesse indotto a guardare verso la strada a quell'ora deserta, era come se il mio sguardo fosse stato attratto da una calamita, come se una forza invisibile mi spingesse verso qualcosa. Qualcosa di ignoto. Capii che stava per succedere qualcosa, anche se non sapevo cosa, perchè il presentimento degli ultimi giorni era cresciuto d'intensità, sembrava una scarica elettrica che mi attraversava il corpo, ma in modo piacevole. Dapprima, non vidi nulla e pensai di essermi sbagliata. Che sciocca. Ma mentre stavo per tornare al mio libro di storia, il mio sguardo incorciò il suo. Lui era... credo non esistano parole per descriverlo. I suoi occhi... impossibile, sembravano rossi. Doveva essere stato un effetto della luce, sicuramente. Non l'avevo mai visto prima, nonostante abitassi in quel paese da una vita. Doveva venire da una città vicina, era troppo diverso, troppo interessante per essere della zona. Era alto, magro ma muscoloso al punto giusto, bello da togliere il fiato. La maglietta bagnata era incollata al suo petto perfetto. Cercai di distogliere lo sguardo, perchè sapevo che si era accorto delle mie attenzioni, ma non ci riuscivo. Ma cosa mi prendeva? Non era da me comportarmi così. Stava in piedi di fronte a me, dall'altro lato della strada, senza ombrello, eppure le gocce sembravano scivolargli addosso, evitarlo. Sapevo che era stupido, ma i miei occhi non riuscivano a lasciare i suoi. E la cosa assurda era che anche il suo sguardo sembrava incollato al mio. Perchè mai uno così avrebbe dovuto perdere del tempo per guardare me? Eppure, i suoi occhi non mollavano i miei, e io ricambiavo lo sguardo. Sentii un altro fremito, molto più forte del precedente. Sembrava che tra noi ci fosse qualcosa di magico, una specie di legame. Eppure non ci conoscevamo, mi sarei di certo ricordata di uno così. Ma allora perchè mi sembrava nuovo e familiare al tempo stesso?
Ad un tratto, non saprei dire dopo quanto tempo, sentii il rumore di un motore avvicinarsi. L'autobus si fermò, perfettamente in mezzo fra noi due. Io continuavo a guardare imbambolata nella sua direzione, nonostante non lo vedessi più. L'autista aprì le porte, ma vedendo che non mi muovevo si spazientì. Mi fece segno di sbrigarmi e in qualche modo riuscii a riscuotermi. Sali lentamente sull'autobus, e mi diressi al mio solito posto. Mi affrettai a guardare fuori dal finestrino, ma di lui non c'era traccia. Scrutai in ogni angolo della via che conoscevo come le mie tasche, ma niente. Come aveva fatto a sparire tanto in fretta? Bloccai le sciocche teorie che iniziavano ad affollarmi la mente. Colpa dei troppi libri, e della mia sfrenata fantasia. Arrivata a scuola, non ero ancora riuscita a togliermelo dalla testa. Sofia, la persona più simile ad un'amica del cuore che avessi in quel posto, si sedette di fianco a me salendo alla fermata successiva alla mia. Dovevo avere un'espressione tremenda, me ne rendevo conto. Quando Sofi mi guardò in faccia mi chiese immediatamente << Ciao Arianna! Ehi, tutto bene? >>
Abbozzai una specie di sorriso. << Si si, Sof, alla grande. Non preoccuparti. >>
Mi guardò per nulla convinta, ma decise di lasciar perdere. Una grande qualità di Sofi era che capiva quando avevo bisogno di riflettere, e sapeva lasciarmi in pace anche standomi accanto. Per tutta la durata del viaggio, mi lanciò occhiate preoccupate. Ogni volta che incrociavo il suo sguardo, cercavo di sorriderle, ma i miei tentativi poco convincenti la insospettirono ancora di più, anche se non disse nulla. Arrivati a scuola, mi affrettai a scendere dall'autobus, per evitare eventuali domande. Mi dispiaceva scappare così dalla mia amica, ma non sapevo proprio come spiegarle quello che mi era successo. D'altronde, avevo solo guardato uno sconosciuto, nulla di sconvolgente. E allora perchè ero così sconvolta? In classe mi sedetti al mio solito banco. Ero l'unica a non condividere il banco con qualcuno, e sinceramente ne ero felice. Non ero mai stata un tipo molto di compagnia. Cercai di prestare attenzione alla lezione, ma sentivo ancora lo sguardo di quello sconosciuto addosso. Chi era? Cosa faceva lì? Cos'era..?
Le lezioni passarono in un lampo. Prima che me ne accorgessi, era già ora di pranzo. Mi avviai verso un bar dall'altro lato della strada, dove Sofia mi aspettava. Aveva capito che non avevo voglia di parlare, perciò cercò di distrarmi << Mmm, oggi la prof di storia ci ha fatto un'altra verifica a sorpresa, non ha studiato nessuno! Carlo e Michele hanno protestato, e la prof li ha sbattuti fuori dalla classe. Non l'avevo mai vista così arrabbiata! Ah già, quasi dimenticavo, ti devo dire una bella cosa: ho sentito Claudio che parlava bene di te. Sembra che ti voglia chiedere di uscire. Be', non è proprio così male.... >>
Oh, proprio fantastico. Un ammiratore sciocco e inopportuno, proprio quello che mi serviva. Certo, mi lusingava che qualcuno si interessasse a me, ma il problema era che io non mi interessavo a nessun ragazzo. Be', fino ad allora. Sapevo che Sofi cercava di fare conversazione solo per distrarmi e apprezzavo il suo sforzo, ma non riuscivo a dimenticare il ragazzo misterioso. Il suo viso si era insinuato nei miei pensieri e sembrava volerci rimanere ancora un bel po'. Ricordavo perfettamente ogni tratto del suo volto, ogni ciuffo dei suoi capelli scuri, ogni dettaglio.
Ad un tratto, fui distratta da un sussurro di Sof << Oh >> vidi che guardava dritto davanti a se, verso la finestra del bar. Io ero di fronte a lei, e mi girai per guardare. Quando vidi cosa stava guardando, capii il motivo della sua esclamazione. Davanti alla vetrina del bar, c'erano due ragazzi. Bellissimi, perfetti, impossibili. Eppure, nonostante la loro bellezza alquanto inusuale, avevano un non so che di familiare. Si gurdavano intorno, come se stessero cercando qualcuno. Erano entrambi alti, pallidi, dai volti perfetti e gli occhi... oh, dovevo avere qualcosa che non andava. Come il ragazzo della mattina, mi sembrava che i due avessero gli occhi rossastri. Strani, come se sopra il rosso ci fossero delle lenti a contatto, che non riuscivano a nascondere del tutto il colore naturale. Capii cosa avevano di familiare: nonostante fossero diversi, qualcosa nei loro volti mi ricordava il ragazzo misterioso. Il colore della pelle, il corpo perfetto, la bellezza incredibile, gli occhi...Sofi mi toccò gentilmente una spalla. Come me, la mia amica non si interessava molto ai ragazzi, anche se ci teneva molto che io mi trovassi un fidanzato. Sof era molto intelligente, dolce e simpatica, anche se un po' riservata. Una vera amica. Una delle mie poche vere amiche, per la precisione. Mi accorsi che li stavo fissando e mi affrettai a girarmi. Finimmo di mangiare in silenzio, ogni tentativo di fare conversazione dimenticato. Ci avviammo verso la fermata dell'autobus. Sul pullman, cercai di far felice la mia amica e tentai di parlare. Riuscii solo a dire due parole sulla scuola, ma Sof aapprezzò. Arrivata alla mia fermata, mi guardai disperatamente intorno, ma naturalmente di lui non c'era traccia.
Iniziavo a pensare di essermelo sognato. Entrai in casa, misi la tuta e ascoltai i messaggi della segreteria. Ce n'era uno di mia madre. " Arianna, Tesoro, hai fatto quello che ti avevo detto? Non preparare la cena per me, rientrerò tardi. Mi dispiace, ma c'è stato un contrattempo in ufficio. Una riunione non programmata. Non mi aspettare alzata. Ricorda di portare fuori la spazzatura e controlla la posta. Ti voglio un mondo di bene, ci vediamo. Baci."
Sospirai. Mia madre faceva sempre tardi, ormai erano quasi tre giorni che non la vedevo. Certo, come mi aveva spiegato moltissime volte, essere un avvocato di fama mondiale comportava certi impegni, ma ormai quasi viveva fuori casa. Sempre sospirando, presi il sacco della spazzatura e uscii di nuovo. Non pioveva più, ma le nuvole non accennavano ad andarsene. Sistemai i rifiuti, e feci per tornare in casa, quando mi ricordai di controllare la posta. Non capivo che senso avesse che fossi sempre io a controllare la posta dato che principalmente ricevevamo solo bollette, pubblicità, lettere di protesta o richieste di lavoro indirizzate a mia madre. Prelevai dalla cassetta della posta le pesanti buste tutte per lei, ma mentre la richiudevo qualcosa attirò la mia attenzione. C'era un bigliettino che non avevo notato, fuori posto fra quelle buste eleganti e ufficiali. Piccolo, bianco, spiegazzato. Non era il tipo di biglietto che poteva ricevere mia madre, troppo informale. No, doveva essere per me. Ecco, di nuovo quel presentimento. Chi mai mi poteva scrivere? Delicatamente, cercai di sfilare il foglietto che si era incastrato nella cassetta senza strapparlo. Una volta tirato fuori, ebbi la certezza che era per me. Lo voltai su entrambi i lati, ma non c'era nulla. Solo una parola, scritta a mano con una calligrafia ordinata ed elegante, fuori luogo. Non c'erano nomi, indirizzi o mittente, solo quell'unica, insensata parola.

"Cercami "

***


Mentre Arianna quella stessa sera rifletteva sulla strana giornata, il ragazzo che le avrebbe sconvolto la vita sconvolgendo anche la propria, stava aspettando. Attendeva in piedi, immobile al centro di un'umida stanza della torre che faceva da casa e rifugio a lui e ai suoi compagni. Attendeva che arrivasse qualcuno a rimproverarlo per il gesto avventato che aveva compiuto quella mattina. Nonostante sapesse che era stupido e rischioso, quella mattina l'idea di una passeggiata gli era sembrata l'unico modo per liberarsi degli orribili pensieri che gli affollavano la mente. Era perfino uscito dalla città, andando in un paesino vicino, per diminuire il rischio. Però, nonostante temesse le conseguenze, i suoi pensieri erano altrove. Più precisamente, erano concentrati su un'immagine: il volto di una ragazza, quella ragazza che aveva visto durante la sua passeggiata. Una ragazza normale, nella media e, soprattutto, umana. L'aveva seguita, ma non per ucciderla. Era solo curioso. Eppure, nonostante si rendesse conto che fosse sbagliato, non riusciva a dimenticare il suo volto. Anche quando nel locale cupo entrò un uomo seguito da una ragazzina, entrambi bellissimi, la sua mente era ancora concentrata su quella sconosciuta. Ormai non gli importava più delle conseguenze, aveva preso la decisione più importante della sua vita: l'avrebbe rivista.

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Capitolo 2
*** Solo lui ***



Quando mi svegliai, mi sentivo bene. Non bene come una che ha semplicemente dormito, bene come una che ha trascorso la notte più bella della sua vita. Eppure non aveva senso. La sera precedente, ero semplicemente andata a dormire, ripensando al ragazzo e al biglietto. Mi ero addormentata riflettendo, ma quella mattina sentivo una strana euforia che aveva preso il posto dell'ansia. Anche appena svegliata, i pensieri del giorno prima non accennavano ad andarsene. In effeti, la cosa era piuttosto comprensibile: nel paese in cui vivevo, non succedeva mai assolutamente nulla, e l'idea che degli sconosciuti bellissimi si aggirassero per le strade era probabilmente la cosa più eccitante che fosse successa da anni. Per non parlare del biglietto. Quel biglietto stava diventando un'ossessione per me: l'avevo letto decine di volte, avevo riguardato l'unica parola fino a ricordarne perfettamente ogni curva, ogni angolo, ogni segno della penna. Il lato positivo era che se avessi visto di nuovo quella grafia l'avrei riconosciuta immediatamente. Guardai l'ora sulla sveglia e rimasi allibita. Non mi ero accorta di aver passato tanto tempo a rimuginare. << Arianna! Tesoro, sbrigati o farai tardi! Arianna! >> una voce trillante mi giunse dal piano di sotto e mi fece quasi sobbalzare. Non ero abituata a mia mamma a casa, ormai. Infilai il primo vestito che trovai e corsi giù. Mia madre mi aspettava con in mano una scatola di biscotti e una tazza di te. La guardai e scossi la testa. << Mamma, quante volte te lo devo dire? Io non faccio colazione! >> mia madre storse il naso << Arianna cara, non è salutare saltare i pasti, almeno prendi un biscotto! >> tese la scatola verso di me. Rassegnata, acchiappai un biscotto: lo avrei dato più tardi agli uccellini che avevano nidificato in cortile. Quando mi vide precipitarmi fuori dalla porta, mia madre urlò << Dove vai così presto? Il pullamn passerà fra mezzora! >> << Non preoccuparti mamma, approfitterò per ripassare >> le urlai di rimando. E in un certo senso era vero. Anche se ripassare non era il motivo principale per cui uscivo ancora più presto del solito. Una volta arrivata alla fermata, mi sedetti sulla solita panchina. Quel giorno non pioveva, ma il cielo era coperto. Aspettai. Aspettai dieci minuti, poi venti, poi venticinque. Io aspettavo e le lancette del mio orologio andavano avanti. All'improvviso, mi colpì un dubbio: e se...e se me lo fossi solo sognata? Sembrava assurdo, ma poteva anche essere. Solo che non ci potevo credere. Quel viso, quegli occhi, quel legame fra di noi... non potevo aver immaginato tutto. Mentre ci pensavo, mi guardai attorno di nuovo. La strada era deserta. Però, ecco tornare il presentimento del giorno precedente. Guidata da una strana intuizione, mi girai verso gli alberi alla mie spalle. E lo vidi. O meglio, vidi i suoi occhi. Se ne stava rannicchiato fra i cespugli, gli occhi rossi- sì, erano proprio rossi!- brillavano fra la vegetazione. Sussultai. Per un brevissimo istante, tutto tornò come il giorno precedente. Esistevamo soltanto io e lui, legati da uno sguardo. All'improvviso, troppo presto, lui si girò e scomparve fra la vegetazione. Ma a me bastava. Tutto ciò che volevo era avere conferma che lui esistesse. E lui esisteva. Sapevo che aveva qualche segreto che non avrei voluto o dovuto conoscere, ma non mi importava. Quando arrivò il pullman, ero pronta. Salii, stranamente sicura di me stessa, e mi diressi svelta al mio posto. Lui esisteva. E probabilmente era venuto lì per me. Questo pensiero mi provocò un brivido. Com'era possibile? Eppure in cuor mio sapevo che, anche se andava contro ogni logica, era così. Ero così presa dai miei pensieri che non mi accorsi che qualcuno si era seduto di fianco a me. << Ehi, ciao So... >> mi bloccai. Non era Sofia. Molto peggio : era Claudio. Oh no!, pensai, e adesso cosa faccio? Quando lui parlò, sembrava stranamente timido << Ehi, ehm, ciao Arianna. Ecco, io... volevo chiederti-se-sei-libera-oggi-pomeriggio! >> le ultime parole le disse tutte attaccate senza nemmeno prendere fiato. Alzai gli occhi e lo fissai. Oh, Sofi aveva ragione. Be', tutto sommato Claudio non era tanto male. E gli piacevo. Piuttosto che uno sconosciuto visto per caso in strada... << Ehm... ecco... >> , chiusi gli occhi e continuai << Ehm...si certo. >> Oh no, cosa avevo fatto? Lui mi guardò stupito dal suo successo. << Wow. Bene, grande. Allora... dopo la scuola vieni a bere qualcosa al bar davanti alla scuola? >> annuii, perchè la bocca non mi rispondeva più. Ad un tratto, qualcuno si schiarì la gola per segnalare la sua presenza << Ciao ragazzi. Ehi, Cla, questo è il mio posto se non ti dispiace. >> esclamò Sof. Grazie Sof, ti adoro. Claudio la fissò imbarazzato, mormorò qualcosa che suonava come un “a dopo” e si alzò. << Racconta. >> mi ordinò Sofia. E io raccontai. Le mie parole erano come un fiume in piena, impossibili da fermare. Le raccontai del ragazzo misterioso del giorno prima, del bigliettino, dei miei dubbi, di Claudio. Sof mi ascoltava in silenzio, annuendo al momento giusto e esclamando “oh!” . Quando finii, eravamo ormai arrivate in classe. Ci sedemmo. Sof prese velocemente un pezzo di carta dall'angolo del suo quaderno di chimica e ci scarabocchiò freneticamente su qualcosa. Passò il bigliettino a Elena, una nostra amica che sedeva accanto a lei. Elena guardò con disapprovazione il bigliettino , ma senza leggerlo e lo passò alla ragazza del banco di fianco. Il biglietto attraversò la classe in orizzontale e finalmente giunse a me, mentre il professore continuava imperterrito a spiegare senza accorgersi di nulla. Aprii il biglietto fitto di parole nella scrittra ordinata e minuta di Sofia e lessi :

E' proprio 1 bel casino. Allora, oggi pomeriggio esci cn Claudio, e quando cercherà di baciarti (perchè lo farà, stanne certa) tu ti allontani e gli dici che per te è solo 1 buon amico. Quanto al tipo misterioso, perchè non lasci un bigliettino nella tua cassetta della posta, così se viene per lasciarti un nuovo messaggio lo legge? Ok?

Sof, sei un genio, pensai quando finii di leggere. Era vero, quella del bigliettino nella cassetta della posta era un'ottima idea, come avevo fatto a non pensarci? Cercai la mia amica con lo sguardo e alzai il pollice per dirle “ok”. Dopo cercai di concentrarmi per il resto dell'ora sul programma di chimica. Uff, a volte non è facile essere una studentessa mediocre al secondo anno di liceo. L'ora passò lentissima. Senza accorgermene, iniziai perfino a scarabocchiare sul bordo del quaderno. Quando suonò la campanella, Sofi si fiondò di fianco al mio banco. Aprì bocca per parlare, ma si bloccò quando vvide il mio quaderno di chimica e domandò << E quello cos'è? Occhi? >> Abbassai lo sguardo sulla pagina. Sovrappensiero, avevo disegnato due occhi in fondo. Erano inconfondibili, naturalmente. Erano gli occhi di Lui. Mi affrettai a chiudere il quaderno. << Oh, no, non era nulla. Uno scarabocchio. Certo che chimica è proprio noiosa! >> mi fissò, lo sguardo preoccupato, quasi materno, del giorno prima era ricomparso. Però quando vide che stavo mettendo freneticamente il materiale in borsa per andarmene al più presto, capì che era meglio lasciare perdere. Era sciocco non parlargliene, soprattutto dopo averle raccontato il resto sul ragazzo misterioso, ma qualcosa mi diceva che era meglio così. Bah, accidenti a me e alle mie intuizioni! Però rimasi zitta. Sof aspettò paziente che avessi riposto tutto il materiale, cosa che fecicon un insolita lentezza, e quando mi alzai mi rimase accanto mentre mi dirigevo verso l'aula di latino. Lei invece tirò dritto, diretta verso un'altro corso. Questa lezione passò in un attimo, e così quella successiva. Così, prima che ne fossi psicologicamente pronta, era già ora del mio “appuntamento/disastro”. Mi avviai sconsolata verso il bar. Quando entrai, Claudio mi apsettava seduto a un tavolino, con un'espressione raggiante. Il vero problema non era lui. Ero io. Perchè non mi piaceva? Nonostante quello che avevo detto su di lui, era un ragazzo sveglio e dolce. E carino. E cotto di me. E allora perchè io non riuscivo a ricambiare i suoi sentimenti? Lui tentò di iniziare un discorso, per rompere il ghiaccio. << Ehm... be', come va, Arianna? >> quasi lo fulmino con lo sguardo. “Come va?”?!? << uh, bene, grazie. >> Non esattamente una risposta brillante, in effetti. Iniziavo a sentirmi davvero a disagio. Claudio si agitò sulla sedia. A quanto pareva, si sentiva in imbarazzo quanto me. Questo mi fece acquistare sicurezza. << Volvei parlarmi? >> cercai di usare un tono dolce. Non lo volevo incoraggiare, ma potevo almeno provare a dargli una chance. Mi guardò, grato che l'avessi aiutato a iniziare. << Sì. Vedi, Arianna... >> mentre parlava, allungò un braccio sul tavolo e la sua mano si ritrovò pericolosamente vicina alla mia. Ritrassi di scatto le dita. Il suo sguardo adesso era un po' offeso, ma continuò: << Tu sei fantastica. E' davvero da molto che lo penso. E tu mi piaci, mi piaci sul serio. Perciò, mi chiedevo se per caso tu... >>
Sentivo il cuore a pezzi. Cos'avevo di sbagliato? Perchè non provavo nulla per lui, solo imbarazzo. Non ero abbastanza forte da rifiutarlo, lo sapevo, ma non lo potevo nemmeno illudere. In entrambi i casi, lui ci abrebbe rimesso perchè io non ero in grado di provare affetto nei suoi confronti. Ma perchè?
<< Oh, Claudio! io... mi spiace. Vedi, io e te siamo ottimi amici, però... solo amici. Ti chiedo scusa, ma non vorrei rovinare questo rapporto di amicizia. Adesso ce l'avrai a morte con me, e ti capisco, ma... >> Disastro. Dov'era finito il discorso deciso-ma-comprensivo che avevo preparato. Lui mi interruppe subito. << No, non ce l'ho con te. Ti capisco, anche se non so perchè. Se vuoi che siamo amicic, va bene, amici. Ma sappi che ti aspetterò. E' tutto ok, non preoccuparti >> poi si alzò, spinse avanti la sedia e uscendo esclamò << Allora, ciao. >> << Ciao >> Risposi, ma era già fuori
Ecco, sapevo fare solo quello. Rovinare tutto. Non era tutto ok. Proprio per niente. Avevo ferito i sentimenti di un mio amico, e per cosa? Per inseguire uno sconosciuto visto un paio di volte per strada. Stupida. Ma cosa ci potevo fare? Mi avviai verso la fermata dell'autobus. Avevo perso il mio solito pullman, perciò dovetti aspettare mezzora buona. Per fortuna non pioveva ancora, ma soffiava un vento gelido che mi scompigliava i capelli e portava con se i profumi della città. L'autobus era semideserto. Non feci neanche caso ai passeggeri, finchè non provai una strana sensazione. Come se qualcuno mi stesse osservando. Mi voltai. Eccolo. Come avevo fatto a non accorgermene? Naturalmente era lui. Lo sconosciuto misterioso. Come non riconoscerlo. E mi fissava, stupito. Prima che potessi reagire, muovermi o anche solo aprire bocca, il pullman si fermò e prima che me ne accorgessi lui era già fuori. Come accidenti aveva fatto ad andarsene così in fretta? Per il resto del viaggio pensai solo a lui. Arrivata a casa, decisi di seguire il consiglio di Sof. Cercai di scrivere in maniera leggibile, e alla fine ammirai la mia opera.

Il mio nome è Arianna, ma credo che tu lo sappia già. Ti sto scrivendo questo nella speranza che tu lo trovi e risponda a un mio interrogativo: so che sembrerà sciocco, ma chi sei? Sono semplicemente curiosa. Come sono curiosa di sapere come sai dove abito. Non mi importa quale sarà la risposta, mi basta che tu sia sincero. Comunque ti cercherò. Non mi darò pervinta. Distinti saluti, Arianna.

Si, non male. Forse ero stata un po' troppo audace, ma volevo una risposta. Andando a controllare la posta, portai il bigliettino con me. Ispezionai ogni angolo della cassetta, ma non c'era traccia di biglietti per me. Meglio così. Meno domande senza risposte. Misi il messaggio in bella vista al centro della cassetta. Chiunque mi avesse scritto il biglietto il giorno prima, se fosse tornato l'avrebbe trovato. Tornai in casa, abbastanza soddisfatta.

***

Un ragazzo, il ragazzo, passeggiava davanti a casa di Arianna. La vide dirigersi verso la cassetta della posta, infilarci dentro qualcosa e tornare in casa. Lei non lo notò. Quando fu certo di non essere osservato, aprì la cassetta della posta. Prese il messaggio, sicuro che fosse indirizzato a lui. La ragazzina era furba, non c'era dubbio. Lesse il messaggio, divertito. Poi, una strana rabbia prese il sopravvento. Scicca umana. Perchè lo voleva conoscere? Perchè non si rendeva conto di quello a cui stava andando incontro? E perchè lui era così contento che non l'avesse lasciato perdere? Stupidi sentimenti. Uno come lui non poteva provare sentimenti. All'improvviso, vide una tenda di una finestra della casa della ragazzina scostarsi. Vide gli occhi stupiti di lei, quegli occhi che l'avevano incantato. Per un momento, fu preso dal sciocco istinto di andare da lei. Subito dopo, prima che potesse muoversi, tornò il buonsenso. Si voltò e fuggì, in cerca di unrifugio che lo riparasse dal disastro che lui stesso aveva creato.

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Capitolo 3
*** Sogni ***



Buio. Intorno a me era tutto buio. Solo una luce di fronte a me illuminava giusto i contorni, dando alla scena un’aria sinistra. Intorno a me dei rami si protendevano verso di me come dita pronte ad afferrarmi. Io camminavo. Andavo avanti, senza una meta, ma sentivo che se mi fossi fermata sarebbe successo qualcosa di terribile. La luce sembrava non arrivaare mai, anzi, a ogni passo sembrava più distante. All’improvviso, la luce avanzò verso di me e mi avvolse. Ma la luce non era calda come pensavo. Era una luce fredda, ghiacciata, che penetrava nella mia pelle. Eppure era piacevole. Anzi, pensavo che avrei potuto così per sempre. Era come se delle braccia fredde ma comode mi stessero avvolgendo. La luce era ancora davanti a me, ma stava diventando rossa, un rosso in qualche modo familiare. Chiusi gli occhi, per entrare del tutto in quella luce fredda e accogliente.
E poi …mi svegliai. Mi misi a sedere di scatto. Che razza di sogno, cosa significava? Erano molto notti ormai che non sognavo, o che perlomeno non ricordavo i sogni, e riprendere a sognare all’improvviso e con un sogno tanto ambiguo era strano. Feci un respiro profondo quando mi accorsi che stavo ansimando. Poi mi venne in mente una cosa importantissima: era sabato! Niente scuola quel giorno! Mi avviai alla finestra aperta. Era bello sentire sul viso e tra i capelli l’aria fresca e pulita del mattino. Uno dei lati positivi del vivere in campagna. Guardai il sole che splendeva nel cielo; dovevano essere le undici passate. Era tanto che non dormivo così, e faceva uno strano effetto. Forse il sogno era una conseguenza dell’aria fredda della notte. Be’, se anche fosse stato, non avrei perso un’abitudine che avevo da anni: dormire con la finestra aperta era diventato una specie di rito. Il presentimento che negli ultimi giorni non mi aveva mollato un attimo, tornò prepotentemente a farsi sentire quando mi ricordai cosa avevo visto da quella finestra il giorno prima. E quello che avevo visto era il ragazzo misterioso che si aggirava nella mia via. Allora era vero, non mi aveva dimenticata. Il biglietto! Accidenti, me n’ero dimenticata! Corsi giù dalle scale e mi fiondai verso la porta d’ingresso. L’aria fresca mi fece rabbrividire, ma era normale dato che mi ero dimenticata di essere in pigiama. Aprii la cassetta della posta e…. delusione. Era vuota. Accidenti, ero convinta che avrebbe funzionato. Avvilita, tornai in casa. Stavo entrando in cucina rimuginando, quando una voce trillante alle mie spalle mi fece sobbalzare. << Arianna! Cosa stai combinando? >>
mi girai per guardare in faccia mia madre. << Combinando? Niente! >>
Lei mi guardò sospettosa << Ah sì? E dove credevi di andare prima di aver riordinato la tua stanza? >>
Sospirai. << Ah, a proposito. Quasi dimenticavo. Prima ho ritirato la posta, e c’era un messaggio per te.. sinceramente non ci ho capito molto, ma sembra che chi l’ha scritto sia piuttosto interessato…. >> disse lei. Mentre parlava mi sventolava sotto gli occhi un bigliettino, scritto fitto con una calligrafia perfetta e inconfondibile. Le strappai il biglietto di mano facendole esclamare un “Ehi!” e corsi in camera. Mi aveva risposto!! Perché ero così felice? Bah, i dilemmi li avrei tenuti per dopo, in quel momento volevo solo leggere. Mi buttai sul letto e iniziai


Arianna, quando ho letto il tuo biglietto ho subito pensato che tu fossi intelligente. Perciò, ti dico una cosa: abbi buon senso e stammi lontano. Non so nemmeno per quale motivo ti sto avvertendo, ma mi sembra più corretto. Ah, corretto. Forse io non sono la persona giusta per parlare di correttezza. Comunque, se ci tieni a te stessa, non continuare questa corrispondenza. Non essere coraggiosa. Non mi guardare. Non mi pensare. Per me ormai è tardi, ma forse tu sarai più furba di me e mi dimenticherai. Se vedrò un altro tuo messaggio capirò che ormai mi sono spinto troppo in là e non c’è modo di rimediare. Spero solo che tu non te ne penta. Se hai deciso di comportarti secondo il tuo buon senso, e me lo auguro, non continuare a leggere. Altrimenti… il mio nome è Loris. E’ tutto quello che puoi apere su di me per ora. Non so perché sento il bisogno di proteggerti, ma è così. Io sono qualcosa che tu nemmeno immagini. Stare con me potrebbe essere la cosa più pericolosa della tua intera esistenza. Se non sono riuscito a dissuaderti, perdonami. Solo mi dispiace per le conseguenze che una relazione fra noi potrebbe avere su di te. Addio o arrivederci, Arianna.
Loris.


Quelle parole mi intimidirono e mi rassicurarono nello stesso momento. Aveva usato la parola “relazione” e la cosa mi lusingava. Ma aveva anche detto che sarebbe stato pericoloso, e la cosa mi inquietava. Loris. Lorislorisloris. Che bel nome. Perfetto per lui. Per un istante rievocai il suo viso, sempre in agguato in un angolo della mia mente. Bene, ora il ragazzo misterioso aveva un nome. Ma cosa voleva dire con “ sono qualcosa che tu nemmeno immagini”? che cosa poteva essere? Era un ragazzo, solo un ragazzo. Almeno a prima vista. Rilessi il biglietto fino a saperlo a memoria. Quando mia madre mi chiamò per i pranzo, scesi, in cucina, acchiappai al volo un piatto e tornai di corsa nella mia stanza. Le parole scritte su quel biglietto avevano attivato qualcosa nella mia mente, come un’idea che si era incastrata in un angolo e non riusciva a uscire. Misi una sedia davanti alla finestra e mi sedetti. Per tutto il giorno tenni d’occhio la strada, per vedere se Loris fosse passato . Ora che aveva un nome, dimenticarlo era diventato ancora più impossibile. Quando mi vennero le parole, presi carta e penna e, sempre controllando la via con la coda dell’occhi, scrissi. Scrissi semplicemente la verità, anche se alcuni miei sentimenti erano imbarazzanti. Cosa poteva succedere di male?

Loris, ora che so il tuo nome non ti posso lasciar perdere. E così, eri davvero tu il ragazzo alla fermata dell’autobus due giorni fa. Come vedi, non riesco a scordarti. Non so per quale motivo tu voglia tenermi lontano da te, ma qualunque sia il pericolo non mi importa. Non mi sei sembrato così pericoloso, e mi rifiuto di credere che tu possa faarmi qualcosa. So che sembrerà sciocco, dato che non ti conosco, ma sono abbastanza brava a capire le persone. Qualunque sia il problema, ormai non posso tornare indietro. E vedere che anche tu non mi hai scordata mii ha solo convinta a essere più determinata. Non è un addio, è un a presto, Loris. Spero un giorno che ti deciderai ad avvicinarti, non mi importa quali siano i rischi, e dato che non li conosco non mi puoi intimidire. Forse questo biglietto ti sembrerà sciocco o infantile, ma avevo bisogno di dirtelo. Non riuscirò a dimenticarti.


Rilessi ciò che avevo scritto un milione di volte.non era da me essere così insicura. Però temevo di aver esagerato. Ma non lo volevo perdere. Sapevo che era irrazionale e insensato tenere così tanto a un perfetto sconosciuto, ma non potevo farne a meno. A dirmi di andare avanti con lui era lo stesso istinto che mi diceva di essere amica di Sofia, di non fidanzarmi con Claudio, di essere me stessa… scesi piano le scale. Mia madre era sdraiata sul divano in salotto, intenta a guardare la televisione. Cercando di non fare rumore, attraversai il corridoio e uscii in giardino. Di lui nessuna traccia, naturalmente. Andai alla cassetta della posta e ci infilai il bigliettino, pregando che mia madre non lo trovasse. Però era strano che lui non fosse passato, pensai mentre rientravo di soppiatto in casa e mi rifugiavo nella mia stanza, negli ultimi due giorni l’avevo sempre. Visto. Non era possibile che non l’avessi notato, attenta com’ero nel cercarlo. Un’altra cosa non mi quadrava: era apparso quando era iniziato il brutto tempo, e quel giorno che c’era il sole era scomparso. Una coincidenza, immagino. Ma allora perché ci rimuginavo tanto su? Dai, non era mica un vampiro per evitare la luce del sole! E perché ci avevo pensato, poi? “ Sono qualcosa che tu nemmeno immagini….” Quelle parole mi rimbalzarono nel cervello. Si, la situazione si era fatta davverpo troppo strana. Volevo, anzi pretendevo, risposte. Chissà poi perché mi importava tanto. Prima che me ne rendessi conto, era già buio. Scesi a cenare, e mia madre si insospettì vedendomi così allegra. Ma per fortuna non fece domande. Quella sera andai a letto presto: per qualche strano e ignoto motivo, speravo di sognare ancora. Dopo aver reimparato a sognare di notte, ero stranamente ansiosa di provarci di nuovo. Mi sdraiai, ma rimasi sveglia a fissare il soffitto per ore. Quando spostai lo sguardo sulla parete di fronte a me, degli occhi verdi mi restituirono lo sguardo. Naturalmente, era solo il mio riflesso. Anche nel buio, la faccia a cuore e i capelli neri erano inconfondibili: ero sempre e solo io. Io, Arianna, sedicenne nella media e con i relativi problemi da adolescente. Io, Arianna, sempre e comunque diversa dagli altri. Io, Arianna, innamorata di uno sconosciuto…. E poi la luce fredda e accogliente mi riprese fra le sue braccia. Ma stavolta, c’era un volto tra la luce…

***
Chiuso nella torre, quasi non riusciva a pensare. Chissà se rivelarle il suo nome era stata la cosa giusta da fare, si domandava Loris. Era stato terribilmente sciocco ed egoista, solo perchè aveva paura di perdere una sconosciuta. Sapeva che sarebbe stato meglio per tutti se lui l'avesse dimenticata, ma non ci riusciva. E ora, per colpa di quel maledetto sole, non poteva uscire per andare a controllare un'eventuale risposta. Aveva quasi pensato di andare comunque, ma se l'avessero visto...se Arianna l'avesse visto alla luce del sole, poi...no, non poteva rischiare di perderla. Guardò nuovamente fuori dalla finestra. Mai era stato tanto impaziente di vedere la notte arrivare. Bene, era il momento. Tra pochi attimi si sarebbe deciso il destino suo e di Arianna. Tutto dipendeva solo da un semplice, insulso, banale bigliettino. Ma in cuor suo, Loris sapeva come sarebbero andate le cose, lo sapeva fin dal primo momento che il suo sguardo aveva incontrato quello dolce ma determinato di Arianna.

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Capitolo 4
*** Incontro ***



Quella notte mi svegliai di colpo. Intorno a me c’era solo buio, eppure….il mio sguardo volò alla finesra aperta. Che strano….mi erasembrato di scorgere un movimento. Probabilmente mi stavo preoccupando troppo. Sarà stato un uccello, di sicuro. Eppure…eppure il solito presentimento era tornato. Senza sapere perché, mi alzai dal letto senza far rumore e mi diressi alla finestra. Era notte fonda. Naturalmente, la strada sotto di me era deserta. Ma c’era qualcosa, qualcosa che mi impediva di tornare a letto e dimenticae tutto. Quel qualcosa era nella mi mente, me ne resi conto. Ma è qualcosa di potente, mi lega a quel momento, mi costringe a stare lì in piedi, guardando la strada. Come se la mia mente stesse aspettando qualcuno. Ma quel qualcuno non c’è. Mi voltai, rassegnata. Non so nemmeno perché sono andata lì. Sospirai. All’improvviso, mi venne in mente una cosa. Che cosa stupida! Però…ultimamente stavano succedendo talmente tante cose assurde, troppe per arrivare tutte insieme, che forse anche l’idea più stupida poteva diventare sensata. Tornai piano alla finestra. Sì! Avevo ragione! La mia stanza dava sul giardino, e da quella posizione potevo vedere la cassetta della posta: era leggermente aperta. Quale postino sarebbe passato per consegnare la posta a quell’ora della notte? Naturalmente nessuno. E c’era solo un’altra persona che avrebbe messo qualcosa nella cassetta della posta: ovviamente…Loris. Non sapevo più cosa aspettarmi da quel ragazzo. Ogni singola parte di me, di solito divisa, era attratta da lui. Per quanto quell’attrazione fosse assurda e malsana, per quanto fosse impossibile un simile legame con un estraneo, per quanto sentissi che era sbagliato, non riuscivo a farne a meno. In quel momento, sentivo che avrei dato qualunque cosa per vederlo anche solo per un secondo. Mi sentii improvvisamente indignata: come aveva potuto pensare che io lo potessi dimenticare? Dopo aver saputo il suo nome, poi. Diceva che era pericoloso. Per me. Ma cosa poteva esserci di peggio di una vita monotona e senza emozioni come quella che stavo vivendo prima del suo arrivo? Ad un tratto, mi ricordai dov’ero. Mi affrettai a tornare a letto, stranamente compiaciuta per la mia intuizione. Ora che avevo la quasi certezza che lui fosse passato, il presentimento si era calmato. Era così strano, quel Presentimento. Era una sorta di sensazione di quelle che si provano quando si sente che sta sfuggendo qualcosa che comunque non potevo capire ma di importante, unita alla sensazione che stesse per succedere qualcosa di strano. Se qualcosa di bello o brutto non lo sapevo. appena posai la testa sul cuscino, spofondai in un sonno senza sogni.
<< Arianna! >> mi svegliai di soprassalto. Sospirai, rassegnata: era impossibile dormire di domenica mattina con mia madre in casa. << Arrivo, arrivo. >> borbottai in risposta. Senza nemmeno vestirmi, scesi le scale in pigiama. Quando passai davanti allo specchio nell’ingresso, evitai di guardare il mio riflesso:sapevo che dovevo avere un aspetto orribile. Non era difficile intuire dove avrei trovato mia madre. E infatti, mi aspettava in cucina, a braccia incrociate. << Cosa c’è, mamy? >> domandai con il tono più innocente possibile. << Arianna! Te ne sei dimenticata, vero? Per fortuna che ci sono io, se no non saresti arrivata di certo in tempo. >> mii squadrò un istante dubbiosa << Ma almeno sai di cosa sto parlando? >> mi domandò dopoo un attimo. Scossi la testa, cercando di sembrare interessata. Sospirò teatralmente. << Ma dove hai la testa? E pensare che mi hai fatto una testa così per convincermi a mandarti… >> << La gita! Oh cavolo oh cavolo! E’ oggi? >> la interruppi. Accidenti! La gita con l’oratorio. Me ne ero completamente dimenticata! Ma se era il giorno della gita… << Oggi è il 20? >> domandai, improvvisamente attenta. Mia madre annuì, sempre sospirando << Come fai a essere così sbadata? Dai, vai a vestirti! Non vorrai andare in pigiama spero! Ehi! >> non le lascia nemmeno il tempo di terminare la frase, chestavo già correndo di sopra. Mi feci la doccia in tempo da record, mi infilai i miei jeans preferiti e la maglietta con il cagnolino che avevo preparato per l’occasione da settimane, rifeci il mio letto, acchiappai il cellulare e mi precipitai giù. << Sono pronta! >> strillai. << Appena in tempo. Ah bene, così non farai colazione nemmeno oggi, immagino >> commentò mia madre, borbottando poi qualcosa sull’anoressia e sui rischi che si correvano saltando i pasti. La ignorai. Presi al volo il borsone che la mamma mi aveva provvidenzialmente preparato, le schioccai un bacio sulla guancia e corsi fuori. Ero già fuori dal cancellino, quando mi ricordai una cosa…ecco perché mi sentivo incompleta! Spalancai frettolosamente il cancello e corsi alla cassetta della posta. Sì! Il bigliettino era lì, in bella vista, quasi volesse prendersi gioco della mia sbadataggine. Ed ora, quel bigliettino che mi aveva fatto svegliare la notte, che tanto avevo aspettato, non lo potevo nemmeno leggere, altrimenti avrei fatto tardi per la gita. La gita. Un’uscita dal mattino alla sera a Volterra organizzata dall’oratorio. Avevo praticamente supplicato in ginocchio mia madre per ottenere il permesso di andarci. Arrivai al punto d’incontro appena in tempo. Gli accompagnatori mi lanciarono delle occhiatacce, ma non me ne importava nulla. Volevo solo salire su quell’autovbus e sedermi a leggere il biglietto di Loris. All’improvviso, qualcuno mi picchiettò sulla spalla, facendomi sobbalzare. << Arianna! Iniziavo a temere che tua madre ti avesse rinchiusa in casa! >> esclamò Sofia. Tirai un sospiro. Sofi mi squadrò, posando il suo sguardo sul bigliettino che stringevo in mano. << Notizie dal ragazzo misterioso? >> domandò. Esitai a rispondere. Era il caso di coinvolgerla? Lei l’avrebbe fatto con me. << Non so. L’ho trovato nella cassetta della posta pochi minuti fa, ma non ho fatto in tempo a leggerlo. Però ho un nome! >> Sofia mi guardò. << Un nome? Be’, cosa aspetti a dirmelo? Sai come si chiama? >> domandò impazienta. Annuii. << Si chiama Loris. Me l’ha scritto lui… però… c’è qualcosa di strano sotto. Non so cosa sia, però…temo che la faccenda sia più grande di me. >> non ero nemmeno convinta delle mie parole, e la mia amica se ne accorse. Ma prima che potesse aggiungere qualcos’altro, gli accompagnatori iniziarono a chiamarci sul pullman. Salii, sollevata. Finalmente, mi sedetti e lessi il biglietto. Sconcertante.


A quanto pare, non hai intenzione di lasciarmi perdere. Sai, questa situazione è alquanto strana. Da un lato mi piacerebbe incontrarti di persona, ma ti assicuro che per te è molto meglio che ci sentiamo solo via posta. Fidati. E’ meglio così. A questo punto, normalmente ti dovrei dire qualcosa di più su di me. Certo, non che questo rapporto fatto di bigliettini si possa definire normale. Nemmeno io sono molto comune, in effetti. Devi sapere che il tuo messaggio mi ha fatto infuriare. Tu NON sai quali rischi corri con me! E io non ti dovrei nemmeno avvertire…dovrei fare come con gli altri…usarti…ingannarti…ma non posso! Arianna, mi stai facendo impazzire! Forse però, una corrispondenza sarà innocua. Basta che tu mi stia lontano. Non è per me, non mi fraintendere. È solo… che ci sono delle cose, delle persone, che io non posso controllare. È troppo difficile da spiegare. Dimenticami se puoi. Stammi lontano, anche se non vuoi. So che è difficile, ma fidati di me.


Sofia aveva letto il biglietto da sopra la mia spalla. Finito di leggere, io ero senza parole. Lei no. << Ma che cosa crede? Scusa la sincerità, ma potrebbe essere meno ambiguo! Insomma, cosa vuol dire essere così enigmatico? O vuole stare con te o non vuole! Non può fare così, che sia timido o no! A meno che… >> s’interruppe. << A meno che? >> la esortai. << A meno che non ci sia di mezzo qualcosa di grosso e luiti vuole davvero proteggere. >> annuii. Ero arrivata alla stessa conclusione. Chissà cosa c’era sotto…contro ogni logica, i misteri mi avevano sempre affascinata. Ma non potemmo contnuare il discorso, perchèin quel momento l’autobus si fermò. Guardai fuori dai finestrini. Il cielo era nuvoloso e dalle nuvole non filtrava nemmeno un raggio di sole, ma almeno non pioveva. Ultimamente il tempo non era granchè. Sempre nuvole. Scesi dal pullman, seguita da Sofia. Intorno a noi c’era una folla incredibile. Per essere Marzo, era pieno di turisti. Fin troppo facile sparire tra la folla senza essere visti. Ci mettemmo in fila. Che noia. Mi sembrava di essere tornata all’asilo. Guardai il nostro gruppo. Una ventina di ragazzi senza niente di meglio da fare, emozionati per l’idea di passare una giornata fuori. Proseguimmo per le vie della città, mentre Don Massimo, il prete responsabile del nostro gruppo di ragazzi all’oratorio, indicava monumenti qua e là, improvvisandosi guida. Ad un tratto, vidi Sofia prendere un’espressione sognante. Non l’avevo mai vista così. << Sofi! >> la chiamai. Non si girò a guardarmi, ma mormorò << E quello chi è? >> seguii il suo sguardo. In un angolo, all’imbocco di una via laterale di quella che stavamo percorrendo, c’era un ragazzo. Probabilmente il ragazzo più bello che avessi mai visto. Distolsi un attimo lo sguardo per osservare Sofia, ma quando tornai a guardare il punto dove doveva esserci il ragazzo, non vidi nessuno. Sofi mi guardò trasognata. La presi per un braccio e la trascinai via, verso il nostro gruppo che ormai era parecchio avanti. All’improvviso, qualcosa catturò la mia attenzione. Come un luccichio smorzato fra la folla. E …oh! << Sofi! >> dissi, con voce soffocata. Chissà che espressione avevo! Vide dove stavo guardando ed esclamò << Be’, si, anche quello è carino. >> << No! Sofi, quello è Loris! >> quasi strillai. Lei mi fissò allibita. << Seguilo. Ti copro io. Non so come ma ti copro io. Vai >> ordinò. Annuii e mi staccai dal gruppo, scomparendo fra la folla, con lo sguardo puntato su Loris, a qualche metro da me. Lui avanzò lentamente. Lo seguii per le vie della città. Non sapevo dove stavo andando, e le possibilità di ritrovare la comitiva erano più o meno pari a zero. Eppure continuai. All’improvviso, lui si fermò. Ci trovavamo all’entrata di un parco, una zona stranamente sgombra dai turisti. Lui stava lì, in piedi davanti al cancello, immobile. Quasi sembrava che non respirasse. All’improvviso, con un movimento tanto aggraziato da sembrare un passo di danza, si voltò e mi guardò negli occhi. Rabbrividii davanti a quegli occhi rossi fissi nei miei. Era addirittura più bello di quello che ricordavo. Lui sospirò e prese un breve respiro. << E così, >> disse tranquillamente, << Non mi hai dato ascolto. >> . rimasi impietrita nell’udire quella voce. Era la cosa più bella che avessi mai sentito. Se gli angeli avevano una voce, probabilmente somigliava a quella. Lui notò il mio sguardo, e per la prima volta parve divertito. Eppure, nemmeno lui riusciva a smettere di guardarmi. Provai ad avvicinarmi, sicura che si sarebbe allontanato. Invece lui rimase fermo, anche se ora sembrava vagamente preoccupato. << Possiamo parlare? >> domandai. Lui annuì. Non mi ero accorta che anche lui si era avvicinato. Ormai ero così vicina da avere i polmoni pieni del suo profumo, anch’esso incantevole, così vicina da distinguere ogni curva dei suoi muscoli sotto la maglietta, così vicina da essere totalmente rapita dal suo sguardo. << Non posso trattenermi più di tanto. >> disse poi. E senza aggiungere altro, si rimise in cammino. Lo seguii. Entrò nel parco, praticamente deserto rispetto al resto della città. Si fermò accanto a una fontana grigia, con un delfino di marmo che sputava acqua dalla bocca e dava alla scena uno strano risvolto comico. Loris mi stava guardando. Ma aveva un’espressione strana. Aveva…una specie di strano luccichio in quegli occhi già inquietanti. All’improvviso, mi si avvicinò e mi afferrò un braccio. Le sue mani erano freddissime. Rabbrividii a quel contatto, ma lui non allentò la presa. Ad un tratto, scosse violentemente la testa, e sembrò tornare in sé. << No… >> mormorò. Io indietreggiai di un passo e lui lentamente mi lasciò il braccio, spostando un dito alla volta come se il movimento gli costasse uno sforzo enorme. Chiunque altro sarebbe fuggito. Ma io no. Rimsi lì, in piedi a guardarlo. Feci un sospiro e prendendo coraggio dissi << Credo che tu mi debba spiegare un po’ di cose. >>

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Capitolo 5
*** Pericoli ***



<< Hai ragione. Dovrei almeno darti una spiegazione. Ma non qui, non ora. >> disse calmo Loris, indietreggiando di un passo. Teneva il suo sguardo puntato su di me, come anch’io ero incapace di smettere di guardarlo. Fissando i suoi occhi, capii cosa mi avesse turbata: mi sembravano leggermente diversi; pur essendo sempre di un rosso inquietante e innaturale, sembravano più scuri, come sfumati di nero. Mi riscossi dai miei pensieri, accorgendomi che attendeva una risposta. << Ehm…oh. Va bene. Però…almeno, ti andrebbe di parlare qualche minuto? >> domandai, improvvisamente impacciata. Un vento tiepido soffiava tra gli alberi, portando verso di noi le voci lontane dei turisti, scompligliandomi i capelli, facendo volteggiare le foglie. Lui esitò per un istante, come valutando la risposta << D’accordo. Credo di doverti almeno una chiacchierata, dopo averti causato tutti questi problemi. >> disse poi lui. Dapprima non capii di quali problemi stesse parlando. Poi mi ricordai delle notti passate a pensare a lui, delle uscite di nascosto per controllare la posta, della mia fuga dal gruppo per seguirlo. All’improvviso mi sentii preoccupata per come avrei spiegato agli accompagnatori la mia sparizione o, peggio ancora, come avrei fatto a tornare a casa. Loris fraintese la preoccupazione nel mio sguardo e disse << Un giorno ti spiegherò. Ma preferirei rimandare il più possibile quel momento, per il bene di entrambi. >> quella frase non mi preoccupò come avrebbe dovuto. Perché, così dicendo, aveva detto implicitamente che ci saremmo rivisti, e per me contava solo quello. Lui s’incamminò piano verso una panchina, e poi vi rimase accanto senza sedersi, facendomi segno di accomodarmi. << Tu non ti siedi? >> chiesi scioccamente io. Lui scosse la testa, divertito << No, io preferisco stare in piedi. >> . si mise a scrutare il parco intorno a noi, completamente assorto. Ne approfittai per lancirargli un’altra occhiata. Indossava dei pantaloni grigi e una maglietta bianca attillata, ma senza essere volgare o vistosa. Era molto alto, mi superava di almeno tutta la testa. I muscoli erano ben definiti, ma non in modo esagerato. Quando una foglia mossa dal vento leggero gli s’impigliò fra i capelli, si passò distrattamente una mano sulla testa, scompigliandosi i capelli neri. Aveva la pelle esageratamente pallida, che risaltava ancora di più grazie ai capelli scuri. Non avevo mai notato tanti dettagli in lui, e per la prima volta mi accorsi di quanto fosse bello. Mi era sembrato stupendo fin dal primo istante, ma nell’insieme era di una tale bellezza da rasentare la perfezione, una bellezza divina, degna di un monumento. Ad un tratto, mi resi conto di quanto dovessi risultare insignificante accanto a lui. A una prima occhiata, saremmo pututi sembrare addirittura una coppia, ma poi, soffermandosi sul volto del ragazzo, si sarebbe subito capito che era impossibile, dato che la ragazza ( precisamente io, purtroppo ) non era alla sua altezza. Lui si bloccò improvvisamente, guardando qualcosa di indefinito verso la nostra destra. Mi afferrò la man e mi sussurrò, evidentemente preoccupato, << Dobbiamo andarcene! Ora! Non ti voltare! >> e iniziò a correre, trascinandomi dietro. Mi misi anch’io a correre, spaventata. << Che succede? >> ansimai. Loris continuò a correre, senza rallentare << Non posso spiegarti ora. Ma è pericoloso per te essere vista con me. >> allora era vero. tutti i pericoli a cui accennava nei biglietti, erano reali, assolutamente reali, ci stavano inseguendo. All’improvviso, s’infilò in un piccolo bar affollato. << Qui non ci possono prendere, c’è troppa gente. >> mormorò Loris, appena più tranquillo. Sempre tenendomi la mano, mi guidò verso un tavolino libero. << Hai fame? >> domandò gentilmente. In tutta risposta, il mio stomaco brontolò sonoramente. Loris si lasciò scappare una risatina. Feci per dire che non c’era problema, che avevo i panini preparati per la gita nella mia borsa, quando mi accorsi che mancava qualcosa << Accidenti! >> esclamai, infastidita. Ma perché quelle cose succedevano sempre a me? Loris mi lanciò uno sguardo interrogativo. << Ho perso la borsa. >> borbottai in risposta. Loris fece un altro risolino, simile a quello che secondo me dovva essere un canto di angeli. Mi tese una banconota da cinquanta euro e mi disse << Credi che basti per prendere qualcosa da mangiare? >> Io annuii, entusiasta. Feci per andare al bancone, quando mi venne in mente che dopotutto era lui ad avermi offerto i soldi << Ehm...tu non prendi niente? >> lui sorrise come se avesi fatto una battuta divertentissima e disse << Ehm, no grazie. Non... non mi piace questo genere di cibo. >> e fece una faccia strana. Mi misi in coda e aspettai pazientemente il mio turno. Quando tornai al tavolo con un bel panino, Loris mi rivolse un'occhiata seria. << Hai detto che volevi parlare. Cosa vorresti sapere? >> domandò. << Uhm, niente in particolare, solo, volevo fare un po' di conversazione, tutto qui. >> lui incrociò le braccia, guardandomi dubbioso. << Va bene, va bene, lo ammetto! Sono curiosa di sapere qualcosa su di te! E poi... vorrei sapere un'altra cosa, se non ti semrba scortese... >> dissi io, improvvisamente incerta. Lui mi fece segno con la mano di continuare. << Ehm...da cosa siamo scappati? >> . Loris mi guardò, come se si aspettasse quella domanda e la temesse. << C'erano delle persone. Che...diciamo mi tengono d'occhio. E non era il caso di tirarti in mezzo. Credo che non ti abbiano vista in faccia, perciò non avere paura. Anche se...capirei se tu non mi volessi più vedere. >> concluse lui, quasi disperato. << Non ho intenzione di andarmene. >> gli dissi per rassicurarlo. Era incredibile che lui, bellissimo e perfetto, avesse bisogno di essere rassicurato sul fatto che mi avrebbe rivisto! Decisi di lasciare temporaneamente perdere l'argomento fuga dal parco, anche se avevo ancora milioni di dubbi. E se magari era un criminale? O un assassino ricerato dalla polizia? Magari in quel momento stava progetando il mio omicidio...che idea stupida! Ultimamente lasciavo correre troppola mia già sfrenata immaginazione. Finii in silenzio il panino. << Tu vuoi incontrarmi ancora? Nonostante i guai di oggi? >> mi domandò lui improvvisamente. << Certo. >> risposi io, sicura. << Non essere coraggiosa Arianna. Spesso il troppo coraggio si trasforma in incoscienza. >> rispose lui. << Forse sono incosciente. Ma non mi importa. Come pensi che potrei fare a dimenticare tutto questo? E se pensi che mi darò pervinta e non cercherò di capire osa mi nascondi, ti sbagli di grosso. >> esclamai, improvvisamente irritata e determinata. Lui accennò un mezzo sorriso, bellissimo, e poi si alzò << Credo che tu debba tornare a casa. >> guardai l'orologio. Aveva ragione. Ormai erano le due del pomeriggio passate, e qualcuno doveva essersi accorto della mia assenza. << C'è un problema. Non so dove sia il mio gruppo. >> ammisi. Lui scosse la testa. << Vieni. Ti ci porto io. >> prima che potessi obiettare, lui era già fuori dal bar, con me al seguito. S'infilò sicuro in una serie di vie e viette, fermandosi davanti a una fontana al centro di una piazza. << Eccoli là >> esclamò lui, indicando un gruppo di ragazzi tra i quali riconobbi Sofia. << Come hai fatto? >> domandai. Loris si limitò a sorridermi. << Ho molte qualità nascoste. >> Feci per andare verso i miei amici, ma qualcosa mi tratteneva lì. << Promettimi che ci rivedremo. >> mi feci sfuggire. << Non preoccuparti. Non sparirò. E' stato un giorno...interessante. Ah, dimenticavo... sei molto carina vestita così. >> sussurrò lui. E prima che potessi dire qualcosa, era scomparso fra la folla. Corsi verso la mia comitiva. << Qualcuno si è accorto di qualcosa? >> domandai a Sofia infilandomi di fianco a lei. << Per fortuna no. E' incredibile quanto la gente non si accorga quando qualcuno scompare. Be'? Cosa aspetti? Raccontami tutto! >> quasi urlò. La mia migliore amica Sof, la mia cara amica di sempre. Il mio aspetto esteriore rea quello di sempre, ma sentivo che quel giorno, qualcosa era cambiato in me. Intorno, il vento delicato di prima soffiava sulla piazza, quasi volesse seguire quella mia straordinaria giornata. Non avevo scoperto molto su Loris, ma non mi sarei data pervinta. Sì, quell'incontro mi aveva cambiato la vita. Anche se ancora non sapevo quanto.

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Capitolo 6
*** Scoperta ***



La notte successiva al mio ultimo incontro con Loris non dormii. Le ore passarono, solo il ticchettio insistente della pioggia rimaneva a farmi compagnia. Trascorsi tutta la notte con gli occhi spalancati, guardando le ombre prodotte dalla debole luce della luna rincorrersi sulle pareti e sul soffitto. Ma davanti ai miei occhi c’era ben altro: ripercorsi mentalmente la giornata precedente, ogni singola parola detta da Loris, ogni passo fatto. Così giunsi a una sconcertante ma dopotutto ovvia conclusione. Fatto: Loris mi nascondeva qualcosa, un segreto oscuro e misterioso. Conseguenza: ero più che mai attratta da lui e decisa a svelare il mistero. Non era tanto sconcertante il fatto che quel ragazzo mi nascondesse qualcosa, lo era la mia inspiegabile ma irreversibile attrazione per lui. Ogni secondo scandito dal ticchettio dell’orologio sembrò durare anni. Ogni suono mi ricordava i suoi passi, la sua presenza, ogni cosa intorna a me mi ricordava un particolare del suo aspetto. È questo essere innamorati? ,mi domandavo. La risposta era no, doveva essere no. Come potevo io, a sedici anni, aver già trovato il vero amore? Trovato in un perfetto estraneo, poi. Ci doveva essere un’altra spiegazione. Forse era curiosità. Curiosità verso quel ragazzo misterioso e perfetto. Forse mi piaceva il suo aspetto, dopotutto era davvero bellissimo. Forse…
Ma anche la notte passò, sembrò durare un eternità ma alla fine giunse al termine. I contorni delle ombre si definirono e si allungarono, la luce che entrava dalla finestra aumentò, la pioggia prese a cadere più lentamente. Il sole sorse, annunciando il nuovo giorno. Ad un tratto, guardai la sveglia. Era presto. Mancavano più di due ore all’inizio della scuola, ma io non ce la facevo più. Non potevo sopportare un altro minuto di inattività, là sdraiata sul letto. Senza sapere bene se era stata una decisione consapevole o un gesto involontario, mi trovai in piedi, mi lavai, mi vestii. La borsa con i libri di scuola era sul tavolo della cucina, come ad attendere che io l’afferrassi e iniziassi la solita routine. Ma non la presi. Afferrai invece il mio portafoglio e l’ombrello, mi infilai il cappotto e uscii di casa. L’aria fresca sul viso, anche se accompagnata da insistenti e sottili gocce di pioggia, mi schiarì la mente. Questa volta riflettei e decisi sulle mie azioni. Semplicemente,sapevo che non avrei retto ad un’intra giornata di scuola dopo avvenimenti tanto sconvolgenti come quelli del giorno prima e una notte insonne. Fu per questa ragione, non per altro, che invece di dirigermi alla solita stazione degli autobus la superai, con un’ora e mezzo d’anticipo rispetto a quando sarebbe passato il pullman per andare a scuola, e andai dritta verso l’altra fermata, dove passavano gli interurbani. Attesi pazientemente, al riparo sotto il mio ombrello. Le automobili che passavano veloci sulla strada sollevavano l’acqua della pozzanghere, inzuppandomi e il vento mi frustava il viso, ma non ebbi ripensamenti. Era la prima volta che marinavo la scuola e mi sentivo terribilmente bene. Quando finalmente arrivò l’autobus che intendevo prendere, ero zuppa fino ai calzini e iniziavo a dubitare della mia stessa salute mentale. Ma mai pensai di tornare a scuola per quel giorno. Mi sedetti in uno dei tanti posti liberi, e iniziai a sentire la mancanza di Sofia. Era così strano viaggiare senza la sua voce rassicurante e familiare accanto. Ebbi lo strano impulso di chiamarla, ma mi fermai in tempo. Non avrei coinvolto anche lei con le mie idee malsane. Probabilmente stavo andando fuori di testa. Anzi, sicuramente era così. Forse al mio ritorno mi avrebbero fatto rinchiudere da qualche parte in una stanza piena di matti e avrebbero buttato via la chiave. Anche quando l’autista annunciò che ci trovavamo a Volterra e io scesi non desiderai per un istante di tornare indietro. Volevo delle risposte, anche se non sapevo come le avrei trovate. Quando mi guardai intorno, capii che onoscevo quel posto. Era la stessa piazza in cui mi aveva condotta Loris per farmi ricongiungere con i miei amici. Ancora non capivo come lui avesse fatto a trovarli, considerando anche che erano dei perfetti sconosciuti per lui. Bene, un altro mistero. Proprio ciò di cui avevo bisogno. Rimasi ferma in quella piazza per un tempo infinito, finchè non sentii un familiare e lieve rumore di passi. << Non dovresti essere a scuola? >> domandò la voce. Provai un tuffo al cuore. Mi voltai lentamente, come assaporando ogni istante. Ed eccolo lì, di fronte a me, cn un’espressione al contempo di rimprovero e divertita sul volto perfetto. << Uhm…credo di sì >> borbottai. << Proprio non ti vuoi arrendere, vero? >> domandò Loris. Scossi la testa, risoluta. Un sorriso spuntò sulle sue labbra, subito cancellato dalla preoccupazione. Quel giorno i suoi occhi erano di un rosso intenso, brillante. Rabbrividii. Allora non avevo immaginato il cambiamento di colore. << Cosa pensavi di fare venendo qui? >> domandò, con l’aria di sapere già la risposta. << Speravo che mi trovassi. >> mormorai, così piano che non temevo non mi avesse sentita. Invece lui annuì. << Non lascerai perdere finchè non avrai delle risposte concrete, vero? >> non sembrava preoccupato,solo calmo. Era molto più rilassato rispetto all’ultima volta che l’avevo incontrato. << Esatto. >> risposi, tentando di sembrare altrettanto calma. Sembrò riflettere per qualche minuto, poi annuì tra sé. << Speravo di poter rimandare questo momento. Be’, in ogni caso non sono la persona giusta per spiegartelo. Forse…sì, forse se te lo spiegherà Lui aspetterai qualche secondo in più prima di fuggire via… sì, lui è più bravo in queste cose. Vieni, ti voglio presentare una persona. >> disse, quasi si stesse rivolgendo a se stesso. Avanzò di qualche passo, poi si voltò e mi prese la mano. Camminai al suo fianco, per una serie di vie laterali e quasi deserte. Nessuno ci degnò di uno sguardo. Ad un tratto, si fermò davanti a un edificio che aveva tutta l’aria di essere antico. << Stai indietro. Aspettami là >> disse, indicando una panchina dal lato opposto della strada rispetto all’edificio. Poi chiamò, a voce bassa << Nicolas. >> ero sicura che non sarebbe arrivato nessuno. Aveva parlato a voce troppo bassa. Invece, una porta sul lato dalla strana costruzione si aprì e uscì un ragazzo. Rimasi a bocca aperta. Dire che fosse stupendo era un insulto alla sua bellezza. Era semplicemente perfetto. Ogni cosa di lui era magnifica, perfetta. Eppure, non mi attraeva minimamente come mi attraeva Loris. Guardai ancora il nuovo arrivato. Era talmente aggraziato che avrebbe fatto invidia al migliore dei ballerini. Doveva avere al massimo un paio d’anni più di me, eppure il suo aspetto sembrava senza tempo. Ad un tratto, lo riconobbi: era il ragazzo che Sofia aveva visto il giorno prima durante la gita e che l’aveva tanto incantata. Loris disse qualcosa al ragazzo, lui rispose e mi lanciò un occhiata, prima di aggiungere qualcos’altro. Non sentii la loro conversazione, vidi solo le loro labbra muoversi veloci. Ad un certo punto, dopo neanche due secondi, udii Loris dire, alzando la voce << Ma così dovremo andarcene, lo sai anche tu. >> . Il ragazzo, che doveva essere Nicolas, rispose << Questo lo so. Ma del resto, non volevamo farlo già da anni? E se tu non la pensassi come me, perché l’avresti portata qui? Non credo che tu voglia consegnarla! >> Loris annuì << Già. >> Poi si girò verso di me e, con un’ultima occhiata a Nicolas mi si avvicinò, seguito dall’amico. << Io sono Nicolas. >> disse il ragazzo, fermandosi davanti a me accanto a Loris. Mi tese la mano e io gliela strinsi. Rabbrividii: era fredda come il ghiaccio. I suoi occhi avevno qualcosa di familiare: erano rossi come quelli di Loris, ma di un rosso più scuro, tendente al nero. << E così, tu vuoi sapere il nostro segreto. >> disse Nicolas. Io annuii. << Avanti allora. Mostrale quello che sai fare. >> disse a Loris. Quest’ultimo fissò il suo sguardo su di me, concentrato. Improvvisamente, non sentii più il terreno sotto i piedi. Guardai in basso, stupefatta. Ero a mezzo metro da terra, senza che niente mi tenesse su. Stavo levitando. Poi, la forza che mi teneva su svanì e tornai dolcemente a terra. Loris mi guardò come se si aspettasse che fuggissi da un momento all’altro, ma io non mi mossi. Nicolas annuì. E sparì. Un istante prima era lì davanti a me, quello dopo non c’era più. << Voltati. >> esclamò una voce alle mie spalle. Mi girai lentamente. Dietro di me, a un centinaio di metri di distanza, c’era Nicolas. Poi scomparve di nuovo. Mi voltai verso Loris, ed ecco l’amico accanto a lui. << Com’è possibile? >> domandai piano. << Credi nella magia? >> domandò Nicolas. Scossi la testa. << Credi nelle creature mitologiche? >> annuii. Sapevo che sembrava infantile, ma sentivo che non potevo mentire. Creature come fate, folleti, licantropi e simili mi avevano sempre affascinata e in qualche modo ci avevo sempre creduto. Almeno in parte. Loris disse << Bne, credi nelle cose giuste, allora. >> . Nicolas sembrava pensieroso, quasi sorpreso. << Non è scappata. È più coraggiosa di quanto pensassi. >> disse fra sé. << Cosa siete? >> domandai, timorosa che quello fosse un sogno e presto mi sarei svegliata. << Prima, tieni a mente una cosa: una volta scoperto il nostro segreto, non potrai più tornare alla vita di prima. Avrai tre possibilità. Uno: ti uccideranno. Due: diventerai una di noi. Tre: vivrai con noi, da fuggitiva, per il resto della tua vita. >> disse Loris. Dovevo essere spaventata. E invece ero spaventata dalla mia assenza di paura. Sì, ero decisamente folle. << Non m’importa. Voglio saperlo. >> . Lui sospirò. Nicolas prese fiato e poi cominciò << Noi siamo creature dei tuoi incubi peggiori. Siamo personaggi dei romanzi horror. Noi...siamo vampiri. >>

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Capitolo 7
*** Complicazioni ***



Ora conoscevo il grande segreto di Loris. Mi sentii soddisfatta e serena. << E’ uno scherzo? >> domandai, tranquilla. Loris mi guardò, colto alla sprovvista. << Certo che no! Secondo te quello che ti abbiamo fatto vedere prima era uno scherzo? >> esclamò Nicolas. << Volevo soltanto esserne sicura. Ora, cosa facciamo? >> continuai. I due mi guardarono allibiti. Probabilmente, mi sarei sorpresa anch’io se avessi visto una ragazza rimanere impassibile di fronte ad una tale rivelazione. Eppure, quadrava tutto. Vampiri. Ecco il perché della loro bellezza inumana, del fatto che Loris non era venuto con la luce del sole, della distanza che voleva mettere fra noi, dei loro poteri… era come se un enorme puzzle si stesse ricomponendo nella mia mente. Non aveva dubitato nemmeno per un istante delle loro parole, ma avevo bisogno di una conferma. << Ma non sei spaventata? >> domandò all’improvviso Loris, sul volto un’espressione curiosa. << No. Perché dovrei? Siete miei amici… >> risposi. << Be’, forse perché ti abbiamo detto che siamo vampiri…oh, no, niente di spaventoso! >> fece sarcastico Nicolas. Gli feci un luminoso sorriso, facendo aumentare la sua irritazione. Alzai lo sguardo per vedere ancora le loro espressioni quando notai lo sguardo accusatore e ferito di Nicolas. Ma non stava guardando me. I suoi occhi erano punati su Loris. << I tuoi occhi… Loris, come hai potuto? Eri andato a caccia la settimana scorsa! E io che pensavo che tu credessi davvero in quello che facevamo… >> mormorò, con un tono di rimprovero e tristezza. Fece per voltarsi, ma Loris lo afferrò per un braccio. << Nonè come pensi…cioè, in effetti sì, ma io… >> Loris sembrava sinceramente dispiaciuto, e sentti il bisogno di confortarlo, anche se non avevo idea di cosa stessero parlando. << Nicolas, mi dispiace! Io…l’ho fatto stamattina. Quando ho sentito l’odore di Arianna, ho capito che lei era venuta per vedermi… non potevo rischiare di metterla in pericolo! Ho dovuto! >> contnuò, quasi disperato. Nicolas lo guardò, dapprima disgustato ma poi con un’ombra di comprensione e dubbio nello sguardo. Osservai meglio gli occhi di Loris. Le iridi erano di un rosso acceso,ancora più brillante di quello che era al nostro primo incontro. << Cosa succede? >> domandai, esasperata. Odiavo essere tenuta all’oscuro. << Ehm…forse non è il caso di parlarne adesso. Andiamo con ordine. >> disse Nicolas incerto, passandosi una mano tra i capelli castano chiaro. << Pensa alle leggende sui vampiri. Aglio, crocifissi, e via dicendo. >> cominciò Loris. Io annuii. << Be’, in pratica è tutto falso. Quasi. >> continuò, storcendo la bocca. << Hai visto cosa sappiamo fare, no? Loris può spostare gli oggetti con la mente; e dico tutti gli oggetti, persone, animali. Può perfino controllare i movimenti delle persone. Io invece posso teletrasportarmi e teletrasportare gli altri. Molto utile, se bisogna spostarsi di parecchi chilometri. >> iniziò Nicolas, prendendo tempo. Cosa mi stavano nascondendo, ancora? << Be’, non che per noi le distanze siano un problema. >> continuò Loris. All’improvviso, quasi l’avessero detto e nonostante non c’entrasse nulla con il loro discorso concepito apposta per distrarmi, capii. Ecco perché si aspettavano che io fuggissi da un momento all’altro; ecco perché volevano distrarmi; ecco perché Nicolas aveva parlato di “caccia”… << Oh. Oh. Oh. >> esclamai. << Ha capito. >> disse uno dei due. La testa iniziò a girarmi. Era troppo. Troppo da sopportare tutto in una volta. Sentii delle braccia fredde sorreggermi, mentre i contorni delle case attorno si facevano sfocati. Il mio stomaco protestò. Le braccia che mi tenevano erano salde, ma incerte. Come se chi mi reggeva si aspettasse che io lo rifiutassi o fuggissi. Come se avrei potuto andare da qualche parte in quello stato. << Penserà che siamo dei mostri. >> disse una voce. Nicolas? << E come darle torto? >> disse qualcun altro. Questa voce la riconobbi. Loris. Improvvisamente riuscii a mettere a fuoco la scena. Il viso preoccupato di Loris mi guardava dall’alto. Allora era lui a tenermi. Sentii il mio cervello riprendere il controllo dei muscoli. Mi resi conto di aver avuto una reazione terribilmente esagerata. << Scusate. >> mormorai, mentre Loris mi faceva alzare. Nicolas scoppiò a ridere << Scusarti? E per cosa? >> . alzai le spalle. I pensieri mi affollavano la testa, le domande lottavano per essere espresse. << Voi bevete sangue umano. >> dissi. Non era una domanda. << Sì. >> rispose Loris. << Ma la cosa non ci piace. Almeno io credevo fosse così… >> Disse Nicolas lanciando un’occhiataccia finale all’amico, che fece per protestare ma poi ci ripensò. << Stiamo cercando un modo… un’alternativa. Un giorno Aro ha raccontato che c’è un clan, lontano da qui, che ha trovato un altro modo di nutrirsi. Vogliamo scoprire come. >> . Aprii la bocca per fare una domanda, ma Loris mi precedette. << Aro è il nostro capo. >> << Era il nostro capo. Ti ricordo che ora che abbiamo rivelato ad un’umana il nostro segreto siamo ufficialmente dei criminali. >> precisò l’altro. << Ma voi parlate sempre così? >> domandai, seccata da quel modo di fare. I due ragazzi scoppiarono a ridere. Sorrisi anch’io. Nicolas iniziava a essermi simpatico, e Loris…be’, Loris era Loris… . Ad un tratto, mi venne in mente una cosa che i due avevano detto. << Aspettate un attimo. Avete detto il vostro capo. Perciò qui ce ne sono tanti come voi? >> chiesi. << Sì. Una ventina. Siamo il clan più numeroso. >> << E il più temuto. È un po’ come se fossimo a capo di tutti gli altri clan di vampiri del mondo. >> << Ma noi siamo solo le guardie dei capi. >> dissero, alternandosi. Iniziai a ridere per il loro modo di parlare completando l’uno le frasi dell’altro, quasi pensassero all’unisono. Ora capivo quanto fosse solida la loro amicizia. Improvvisamente Nicolas si fece serio. << E ora cosa facciamo? >> domandò. Capimmo subito a cosa si riferiva. Ora conoscevo il loro segreto. Non potevo continuare a vivere; non da umana, almeno. E non lì. << Ce ne andiamo. >> rispose Loris. << La fai semplice. E come? Suppongo che avrà una famiglia, e non può scomparire da un momento all’altro. E lo sai anche tu che dovrai trasformarla. >> disse realista Nicolas. << Sì, ma non ora. È troppo giovane. >> disse l’amico. << Ehi! Non sono una bambina! Ho sedici anni! E vi ricordo che sono presente! >> urlai, seccata. Si scambiarono un’occhiata divertita. << E vorresti essere una sedicenne per sempre? >> domandò scettico Nicolas. Ci pensai su per un millesimo di secondo. << Assolutamente no! >> << Allora dobbiamo andarcene. Oggi stesso. >> concluse. Feci per obiettare, quando ebbi un’idea. << Quanto lontano? >> domandai. I ragazzi mi guardarono, probabilmente chiedendosi cosa avessi in mente; ma non fecero domande. << Abbastanza. >> << Cosa ne dite degli Stati Uniti? >> << Dici sul serio? >> chiese Loris, pensieroso. Annuii. Acchiappai il mio cellulare dalla tasca dei pantaloni e composi un numero. << Ciao mamma. Ehm, sì, certo sono a scuola… ecco, mancava un professore e ci hanno lasciati uscire prima. Ascolta, ci ho pensato su bene. Avevi ragione, sarebbe meglio per tutti se ci trasferissimo a Port Angeles. Sì, dico sul serio. Sì, mi farò altri amici. Perciò accetta l’fferta di quello studio legale, ok? Se così saremo più contente…e poi lo so che era una grande occasione per i tuoi affari. Ok, a dopo. Ah, per quando ti devi trasferire? La settimana prossima se gli dici che accetti oggi? Ok allora. Ciao, ti voglio bene. >> chiusi il telefono. << Ecco fatto. >> esclamai, soddisfatta. << Però…c’è ancora una cosa.sofia è la mia migliore amica, non la posso abbandonare… >> dissi, improvvisamente triste. Mi era sembrato facile dire a mia madre che ci potevamo tasferire, ma non avevo pensato alla mia migliore amica. << Sentite, lo so che è folle, ma…può venire anche lei? >> . Loris mi fissò sorpreso << Dovremmo dire tutto anche a lei? >> domandò scettico. << Sì, di lei ci si può fidare. In oltre, conosco sua madre e so che la lascerà venire senza troppe domande. L’unica persona da convincere è mia madre. E non sarà tanto facile: è un avvocato. Però ci riuscirò. >> mi guardarono, dubbiosi. Gli sorrisi, come incoraggiandoli a fidarsi. Mi trovavo in una situazione pazzesca, ma mi sentivo perfettamente a mio agio, come se fossi nata per quella vita. Sapevo che i due mi avrebbero trovata estremamente lunatica, per i miei sbalzi d’umore, ma per ora sembravano trovarmi simpatica. I problemi sarebbero arrivati più tardi…perciò, se sapevo che dopo ci sarebbero state delle complicazioni, era inevitabile, perché non godersi quei momenti felici? Ma ad un tratto Loris e Nicolas s’irrigidirono, voltandosi verso l’edificio dal quale era uscito prima Nicolas. << Arrivano. >> disse cupamente Loris. Mi si pararono davanti, muovendosi all’unisono, quasi a nascondermi. all’improvviso, ci fu il rumore di una porta che sbatteva e una voce trillò fastidiosamente << Oh, Loris, Nicolas! Che piacere vedervi. Pensavo quasi che aveste deciso di abbandonarci. Ah, ma chi avete lì? Ooohhh. >>

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Capitolo 8
*** Sviluppi ***



I due ragazzi si strinsero ancora di più, facendomi scudo con i loro corpi. Non riuscivo a capire…cosa stava succedendo di tanto grave? Qualcuno ci aveva scoperti, questo era evidente. Ma cosa sarebbe successo? << Noi ce ne andiamo. >> disse freddamente Nicolas. Quel suo cambiamento d’umore mi lasciò stupefatta. Eravamo nei guai fino a quel punto. << Suvvia, non c’è bisogno di essere tanto affrettati! Almeno prima fatemi conoscere la nostra ospite. >> esclamò gioviale una voce sconosciuta e antica. Sentii un ringhio agghiacciante provenire da Loris. << Avanti, non le farò del male! Potete fidarvi di me! Dopotutto, non mi sono preso cura di voi per tutti questi anni? >> fece ancora la voce, stavolta con una sfumatura autoritaria nel tono allegro. Nicolasfece un passo incerto verso la sua sinistra, per scostarsi dall’amico. Loris lo afferrò per un braccio, trattenendolo. Poi scosse la testa, dubbioso, e fece un passo di lato, lasciando l’altro e aprendo la barriera che avevano formato davanti a me. finalmente vidi il nostro interlocutore. Era un uomo con lunghi capelli scuri, dall’aspetto antico come la sua voce. La sua pelle bianca sembrava polverosa, friabile. Mi lanciò una lunga occhiata comprensiva, poi allergò le braccia in un gesto di benvenuto. << Piacere di fare la tua conoscenza! Io sono Aro. >> esclamò. Quel nome aveva qualcosa di familiare, ma non riuscivo a capire cosa. Poi mi ricordai.“ Aro è il nostro capo…” mi avevano spiegato Nicolas e Loris. Lo guardai, cicospetta. I miei due nuovi amici avevano dei poteri particolari e diversi. Chissà cosa poteva fare quell’uomo. Aro mi tese una mano. Gli lanciai un’occhiata sospettosa; cosa voleva fare? Lui scoppiò a ridere. << Oh, non avere paura! Voglio solo sapere qualcosa su di te. Non preoccuparti! >> . Allungò ancora il braccio, invitandomi a stringergli la mano mentre faceva un passo verso di me. Gliela presi, titubante. Improvvisamente, lui chiuse gli occhi, con un espressione beata. Rimase così per qualche secondo, fino a che sembrò riscuotersi e annuì, allegro, lasciando andare la mia mano. << Ah, ora capisco tutto! >> disse. Lanciai un’occhiata interrogativa a Loris, che mi aveva raggiunta e mi guardava, preoccupato. << Aro legge nelle menti delle persone toccandole. >> disse Loris a mo’ di risposta. Iniziai a capire. Aro fece un cenno di assenso. << Già, un dono che può risultare molto utile a volte. >> disse, quasi stesse parlando di un argomento normale come il tempo. << Mmm, ora però ci sono alcuni problemucci da risolvere… >> continuò, prendendo un’aria più seria. Loris si fece inqueieto, avvicinandosi ancora di più a me. sentii il suo petto duro pemere contro la mia schiena e rabbrividii. Che strana sensazione averlo così vicino. Come se fossimo nati per quello. Una vocina nella mia testa, probabilmente il mio buon senso che avevo rinchiuso in qualche angolo del mio cervello, mi diceva che era tutto sbagliato, che era troppo presto per essere innamorata e che, per l’amor del cielo, lui era un vampiro! Scacciai nuovamente quellavoce insistente. Se ero immersa nel sovrannaturale, a cosa mi serviva ormai il buon senso? Nicolas raggiunse Loris dietro di me, ma mantenendosi a qualche passo di distanza. << Sapete, avete infranto le regole. E non posso certo lasciar correre così,anche se mi piacerebbe. >> disse Aro, con una voce che non lasciava presagire nulla di buono. Loris mi toccò un braccio con la mano fredda, come per rassicurarmi. << Ce ne andremo. Immediatamente e molto lontano da qui. Era già da tempo che volevamo farlo, credo che tu lo sappia. >> disse Nicolas, con una punta di minaccia e rabbia nella voce tranquilla. << Uhm…sapete che mi dispiace molto perdere due persone preziose come voi…ma rimane il problema di Arianna. Agli umani non è concesso sapere, conoscete le regole. >> fece Aro, improvvisamente spazientito. << La trasformeremo. Ma non ora, ha solo sedici anni! Concedetele qualche anno. >> stavolta fu Loris a parlare, con voce quasi supplichevole. Aro sembrò soppesare per qualche secondo la domanda, poi fece per parlare ma,… << Andrò con loro. Garantisco io per la ragazza. >> lo interruppe una voce trillante e sconosciuta. Era una voce bella, migliore di quella di qualunque cantante professionista e carica di dolcezza e di una profonda sicurezza. Il viso di Aro s’incupì. << Ah, Helena. E così, mi vuoi lasciare anche tu! >> mormorò, rivolto alla nuova arrivata. La osservai meglio. Aveva un corpo perfetto, lunghi capelli castano ramato e un viso bellissimo e innocente. Doveva avere circa un paio d’anni più di me. Helena ci pensò su un attimo, poi disse ancora << No, non ti abbandonerò. Me ne andrò solo per qualche anno, il tempo necessario per prendermi una pausa e per tenere d’occhio questi due… >> . Aro annuì. << D’acordo, allora. Credo di non potere fare nulla per farvi restare, se non pregarmi di rifletterci un po’ su. Arianna, piacere di averti conosciuta…ci rivedremo fra qualche anno, allora. >> . L’ultima parte suonò come una minaccia. Guardai sorpresa Loris, mentre Aro si girava e lentamente tornava nell’antico edificio. << Ma ci lascia andare così? >> domandai, confusa. Fino a pochi istanti prima ero certa che non mi avrebbero lasciata tornare a casa, non da umana almeno. E invece ora… << E’ colpa mia. Vedi, diciamo che Aro…si fida delle mie capacità. >> disse seria Helena. << Helena riesce a far fare alla gente ciò che lei vuole. Tutto ciò che vuole. >> tradusse Nicolas, guardando sospettoso la ragazza. Lei scoppiò in una risata trillante. << Sempre il solito scontroso, eh? Non puoi Almeno ringraziarmi per averv aiutato? >> domandò. Nicolas borbottò qualcosa, e la ragazza si voltò, ignorandolo e rivolgendosi a me. << Ciao, io sono Helena. Tu devi essere Arianna! >> disse, improvvisamente amichevole. << Ciao! >> le risposi. Nicolas mi lanciò un’occhiataccia, ma Loris mi fece un sorriso. << Allora, perché ci stai aiutando? >> chiese secco Nicolas. Helena si incupì. << Uffaaa. Ma perché secondo te io devo avere sempre un secondo fine? Magari ho solo voglia di darvi una mano. >> . Nicolas alzò un sopracciglio, mostrandole che non credeva a una parola. Guardare quei due bisticciare era davvero divertente. << Va bene, va bene. Mi arrendo. Allora, lo sai anche tu che non mi piaceva stare qui. Perciò questa mi sembra una buona scusa per andarmene, non credi fratellino? >> rispose fintamente esasperata lei. Un attimo. Fratellino? Nicolas vide il mio sguardo interrogativo e con un sorrisino mi spiegò << Arianna, ti presento la mia sorella biologica Helena. Questa è, purtroppo, la mia sorellona. >> . Gli sorrisi di rimando. All’improvviso mi venne un’idea. << Helena, ci potresti aiutare? >> domandai. Lei annuì. << Vedi, ho convinto mia madre a trasferirsi, la settimana prossima ma , anche se sembra infantile, non vorrei lasciare qui la mia migliore amica. Ora, la madre di Sofia è un’ottima amica della mia, perciò probabilmente no ci farà storie. Ma mia madre è un avvocato, e non sarà così facile convincerla. Perciò mi chiedevo, se tu sei d’accordo naturalmente… >> le dissi, sperando di non sembrare sgarbata. Lei mi interruppe. << Certo! Non c’è problema! Del resto, ho già accettato di aiutarvi, no? >> . Le sorrii, grata. Ed ecco ancora che le cose sembravano filare per il verso giusto. Be’, a parte il fatto che di lì a qualche anno sarei dovuta diventare una specie di personaggi da libro fantasy. Ma quelli erano solo dettagli, naturalmente. Feci un largo sorriso a tutti. La quietenon sarebbe durata per molto, perciò, perché non godersela? Ad un tratto, mi accorsi che Loris accanto a me mi guardava. Lo fissai di rimando, facendogli scappare un sorrisino. Si avvicinò ancora di più, toccando con le sue braccia le mie e prendendomi le mani. Sentii le mie guane avvampare, il mio corpo aveva capito prima del mio cervello quello che sarebbe successo da lì a poco. Infatti, lui accostò il suo viso al mio, scrutandomi sereno con gli strani occhi rossi, a cui ormai avevo fatto l’abitudine. E poi le sue labbra fredde toccarono le mie. Mi sentii schizzare in paradiso. Semplicemente, non esisteva più nulla, niente più universo, niente più passato presente o futuro, nessun’altro. Solo ed esclusivamente noi. Mai mi ero sentita tanto bene. Fu come se l’intera realtà fosse condensata in quel semplice bacio, come se ogni signola parte della mia mente fosse nata per quel contatto. Il suo era un bacio tranquillo, cauto. Ma comunque, nonostante fossi cosciente dei pericoli, delle stranezze, dell’irrazionalità della cosa, desiderai che quel perfetto istante durasse per l’eternità.


Prima di tutto, chiedo scusa se non ho potuto scrivere le note dell’autrice prima, ma il tempo stringe e anche ora non posso stare qui molto. Intanto, ringrazio chi ha commentato, e cioè: Balenotta, Sa chan, cassandra 278, alex150588, _Niki_, Gin_ookami97, Ashlein. Se ho sbagliato qualche nome o ho dimenticato qualcuno ditemelo che correggerò! E grazie anche alle otto persone che hanno messo questa storia fre le preferite e anche a chi ha solo letto. Allora, nel prossimo capitolo, i nostri protagonisti incontreranno alcune difficoltà ma poi arriverà il tanto desiderato trasferimento. Dove? A Port Angeles( vedi capitolo 7) eheh, chissà chi incontreranno lì in zona… al prossimo capitolo e scusate per il ritardo! Ciao a tutti

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Capitolo 9
*** Preparativi e sorprese ***



Ed ecco ancora quel sogno… quella luce candida e fredda mi avvolgeva, mi cullava invitante. I rami spogli e contorti del paesaggio intorno erano svaniti, dissolti dalla luce. Presto, la luce mi strinse tanto che diventammo un tuttuno, si sprigionava direttamente da me. La temperatura scese tanto da farmi sentire come avvolta nella neve, ma non mi diede fastidio. Era anzi la cosa più piacevole che avessi mai provato.ad un tratto, sentii qualcosa di gelido sfiorarmi il viso, qualcosa di molto più nitido e reale di tutto ciò che mi stava intorno e che sentivo nel sogno. Fu quasi abbastanza per strapparmi al mio sonno e all’annebbiamente del sogno,ma non fu sufficiente per svegliarmi del tutto. Sentivo che c’era qualcosa o qualcuno accanto a me, ma non riuscivo a svegliarmi. Ma poi la mia naturale curiosità prese il sopravvento e aprii gli occhi di colpo. Li richiusi immediatamente. Accidenti, stavo ancora sognando. Doveva essere così, quale altra spiegazione poteva esserci a ciò che avevo visto? Riaprii gli occhi lentamente, uno per volta, ma il volto che mi stava accanto non svanì. Mi strofinai il viso con le mani, ma lui era ancora lì. << Loris? >> domandai, sentendomi una stupia a fare conversazione con un sogno. << Ciao, Arianna. >> rispose lui. in un sussurro. La sua voce era tremendamente limpida e chiara, e il suo volto nitido e perfetto come sempre . Senza quasi accorgermene, allungai una mano per toccarlo, per accertarmi che fosse reale. << Wow. >> mormorai, quando la mia mano toccò il suo petto. Immediatamente, mi resi conto di una cosa. Accidenti! Loris era lì, a casa mia di notte, mentre io ero lì a letto nel mio vecchio e malridotto pigiama, con i capelli aggrovigliati e sparpagliati sul cuscino e la faccia assonnata. Istintivamente, mi tirai il copriletto fin sopra gli occhi, per coprirmi. Loris si lasciò scappare un risolino ed io lo imitai, rendendomi conto di qanto fosse infantile il mio comportamento e riemergendo dalle coperte. << Cosa ci fai qui? >> gli domandai. Lui si strinse nelle spalle. << Sei bellissima quando dormi. >> rispose semplicemente. Sentii il mio cuore accelerare e ebbi la sensazione che sarei esplosa da un momento all’altro. Cercai mi rispondere un grazie, ma ora la bocca non rispondeva più ai miei comandi. Sospirai, era l’unica cosa che potevo fare. Lui rise di nuovo. In effetti, doveva essere una scena buffa per un osservatore esterno. Ad un tratto, mi ricordai mia madre. Dormiva nella stanza accanto alla mia, mentre io ero nella mia camea con uno sconosciuto. << Non preoccuparti, tua madre dorme profondamente. Non si è mai accorta della mia presenza. >> sussurrò Loris, intuendo la mia preoccupazione e seguendo il mio sguardo verso la parete che separava le due camere da letto. Feci un sospiro di sollievo, ma a metà m’interruppi trasalendo, rischiando di soffocarmi con la saliva. << Cos’hai detto? Sei…sei già venuto qui? >> dissi con voce strozzata e gli occhi spalancati. Non era possibile che stesse accadendo a me. Non era proprio possibile. Lui alzò di nuovo le spalle, << Qualche volta. >> disse e poi mi fece l’occhiolino. Sentondo i battiti accelererare, mi domandai quanto tempo ci sarebbe voluto prima che mi venisse un infarto. Avrei rovinato decenni di statistiche facendomi venire un colpo a sedici anni…ma credo di essere giustificata: dopotutto, a quante persone capita di trovarsi uno dei ragazzi più belli del mondo nella propria camera di notte? << Adesso dormi, Arianna. È ancora notte fonda e io tornerò domani... >> sussurrò con la sua bellissima voce. Mi trovai contro ogni logica ad annuire. Lui posò la sua mano fredda sulla mia fronte. Feci un respiro profondo, poi ecco di nuovo: quella luce bianca, fredda e bellissima…la Mia luce… il mio Loris…

Sofia mi toccò gentilmente la spalla, riscuotendomi dai miei pensieri << Arianna! Ehi, ci sei? >> domandò. Io mi limitai a fissarla, confusa. Lei sospirò, ma non disse nulla, continuando in silenzio a piegare i miei vestiti. << Oh, scusa, Sof! Io…ecco, stavo pensando… >> disse dopo un attimo, cercando di smettere di fantasticare. Non era certo facile mantenere la concentrazione quando sapevo che un ragazzo favoloso sarebbe arrivato di lì a poco per guardarmi dormire, ma Sofia non lo poteva sapere. Lei scosse la testa << Eh già! È una settimana che pensi! >> disse, con una punta di rimprovero nella voce. Oddio. Una settimana. Era già passato davvero così tanto tempo da quando avevo scoperto il segreto di Loris e poi l’avevo visto nella mia camera. Impossibile. << Dai, diamoci una mossa con questi vestiti! Non so se te ne sei accorta, ma domani ci trasferiamo! Io la mia valigia l’ho fatta da giorni! Anche se ancora non riesco a capire come avete fatto a convincere tua madre. Be’, dopotutto sono contenta. Mia madre deve occuparsi dei miei fratelli, e avermi per un po’ fuori dai piedi le farà bene! >> esclamò Sofia. Un discorso tanto lungo da parte sua mi stupì. Certo, era la mia milgiore amica, ma non era mai stata tanto chiacchierona. E poi, anche se non se ne rendeva conto, era una figlia modello a tal punto che dubitai che sua madre davvero l’avrebbe voluta fuori dai piedi. << Allora, hai sentito ancora Helena? >> le domandai, cambiando argomento. Lei finì di piegare i miei jeans preferiti e poi mi guardò, con una nuova scintilla nello suardo. << Oh, sì! È venuta stamatina a casa mia…non tidispiace, vero? >> chiese poi, premurosa. << Oh, no, certo che no! Sono felice che sia diventata tua amica! Quella ragazza è fantastica. >> affermai sinceramente. E poi, Sofia era un’amica d’oro ed era davvero un peccato che avesse solo me. Si meritava anche altre amicizie. Helena e Sofia erano subito diventate ottime amiche. Forse avrei dovuto essere geloca, ma non lo ero. Ero solo felice per loro. In effetti, Helena era davvero fantastica. Finii di piegare le magliette. Mi voltai verso l’armadio, per vedere cosa fosse rimasto, quando notai un luccichio provenire da un cassetto socchiuso. Incuriosita, lo splancai. Non riuscii a trattenere un gridolino. Nel cassetto, in bella vista, stava una bellissima collana argentata con un pendente a forma di stella. Il ciondolo era tempestato di pietre preziose. I brillanti colorati rilucevano invitanti sotto la luce…quasi a volermi ricordare il mio sogno, quasi a reclamare che fossero già parte di me. Un biglieto accompagnava il gioiello. “ Per Arianna” . La scritta, nell’inconfondibile grafia ordinata di Loris, spiccava chiara sul foglietto bianco. Sofia mi raggiunse, curiosa. << Wow! >> esclamò alla vista del regalo. << Te l’ha regalato lui! Perchènon me l’hai detto? >> disse con una punta di risentimento nella voce. Mi strinsi nelle spalle, cercando di sembrare naturale. << Mi sarò dimenticata… >> mentii. Come potevo dirle che lui si era intrufolato nella mia stanza di notte passando probabilmente dalla finestra e senza che nessuno se ne fosse accorto? Mi avrebbe presa per pazza, ne ero certa. Senza pensarci su, mi allacciai la collana dietro la testa. Mi accorsi subito che qualcosa non andava. I contorni della stanza si fecero meno nitidi, la testa prese a girarmi mentre un brivido violento mi attraversava il corpo. Avvertii le ginocchia cedermi e tentai di rimanere in piedi, appoggiandomi all’armadio. Sofia mi guardò spaventata e disse qualcosa, ma la sua voce sembrava lontana…sentii un braccio cercare di sostenermi passandomi sotto le spalle. E improvvisamente com’era iniziato, tutto finì. La stanza tornò chiara nel mio campo visivio, sentii forte il braccio di Sofia e la gambe tornarono a sorreggermi. Mi alzai di scatto, confusa. << Cos’è successo? >> domandò terrorizzata Sofi. Scossi la testa, provocandomi delle strane vertigini. << Non ne ho idea… >> risposi sinceramente. Era successo tutto troppo in fretta, troppo inaspettatamente. Stavo allacciando il ciondolo, e poi…il ciondolo. Quasi istintivamente, lanciai un’occhiata al gioiello che pendeva innocuo. No, Loris non mi avrebbe mai regalato qualcosa di pericoloso…e poi, cosa poteva essere? Doveva essere stata una coincidenza, ne ero certa. Ma non abbastanza certa do osare togliermi quella collana… Sofia mi guardava preoccupata. In effetti, anch’io mi sentivo strana. Mi sentivo come se una parte di me fosse stata asportata e sostituita. Come se mi mancasse qualcosa ma che questo qualcosa fosse stato rimpiazzato con qualcosa di diverso ma compatibile. Sussultai quando, ancora immersa nei miei ragionamenti, udii la porta sbattere al piano di sotto. Immediatamente mi rilassai. Era solo mia madre, solo mia madre. Feci un respiro profondo, tentando invano di calmarmi. << Arianna! Come ti senti adesso? >> chiede ansiosa la mia amica. << Bene, bene, non preoccuparti. Probabilmente ho fame. >> risposi. In effetti, fisicamente ero in forma smagliante. Il problema ora era solo psicologico, più precisamente causato dalla mia mente diffidente che si rifiutava di accettare una spieazione tanto semplice e scontata. Feci un gran sorriso a Sofia, per rassicurarla, e tornai alla valigia, tentando di sembrare disinvolta. Sentivi le occhiatacce di Sofia bruciare sulla nuca, ma lei non fece commenti, limitandosi ad aiutarmi. Quando ogni mio singolo possedimento fu stipato in una delle enormi valigie disposte sul letto, ci lasciammo cadere fra i cuscini, stravolte. Sofia fece un lungo sospiro. << Che giornata! >> esclamò. Io annuii. Come darle torto? Era stata davvero una giornata assurda, anche per il poco che era successo. Ma naturalmente, i guai non potevano finire lì.


Ciao! Scusate per il ritardo, ma ho altre due storie da aggiornare e non riesco più a star dietro a tutto! spero vi sia piaciuto questo capitolo, fatemi sapere! Ciao!
Ashlein: Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! baci! E grazie per il commento! Eheh!

Sa chan: Grazieeee! Spero che sia piaciuto anche questo anche a te! grazie!

_Niki_:Grazie mille anche a te! Vi adoro tutti! ahah adoro i tuoi commenti mi fanno sempore sorridere! grazie! Ciao ciao!
E grazie alle 8 persone che hanno messo questa storia fra le preferite! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Dichiarazione ***



<< Arianna! >> sentii chiamare. Il suono di quella voce mi fece sussultare. Quando avevo sentito la porta al piano di sotto sbattere, mi ero aspettata che da un momento all’altro mia madre mi urlasse di scendere. Solo che le parole erano quelle giuste, era la voce a essere sbagliata. Udii dei passi veloci e leggeri salire le scale e fermarsi davanti alla mia camera. Poi la porta si spalancò, sbattendo contro il muro con un tonfo. << Loris! Cosa succede? >> gli domandai spaventata. Lui mi guardò torvo, poi lanciò un’occhiata significativa a Sofia. << Oh, guarda che ora è! Devo tornare a casa! Ti chiamo dopo, Arianna. >> disse Sofia con voce falsamente disinvolta, intuendo di essere di troppo. Le lanciai un’occhiata intrisa di gratitudine mentre si voltò e uscì, un’espressione appena turbata sul viso. << Cosa succede? >> ripetei, alzandomi in piedi per fronteggiare Loris. Il suo comportamento mi turbava non poco. Feci per riformulare la domanda, quando notai il suo sguardo fisso sul mio ciondolo. Sul suo viso, un arcobaleno di emozioni: prima rabbia, poi frustrazione, impotenza, tristezza, un istante di soddisfazione e poi ancora rabbia. Lo fissai, più confusa che mai. << Perché l’hai messo? >> domandò freddamente. Il suo tono mi spaventò: non l’avevo mai sentito tanto arrabbiato. Ormai la confusione sul mio viso era evidente. << Come? Ma se me l’hai regalato tu?! >> esclamai. Mi squadrò. << Stavolta l’hanno fatta davvero grossa. Accidenti, ci devono tenere davvero tanto a noi per non fidarsi nemmeno di Helena…e pensare che mi fidavo…devo avvertire Nicolas… >> borbottò fra sé, tanto velocemente che stentai a capire le ultime parole. << Loris! Guardami! Cosa sta succedendo? Così mi spaventi. >> dissi, interrompendo i suoi ragionamenti sconnessi. Lui scosse la testa, come per riordinare le idee. << Non sono stato io a regalarti quel ciondolo. >> esordì. << Grazie, questo l’avevo capito alle prime dieci imprecazioni. >> gli risposi, resa acida dall’impazienza. Odiavo essere tenuta all’oscuro dei fatti, soprattutto se mi riguardavano direttamente. Lui mi lanciò un’occhiataccia, che ignorai. Poi, con un gesto teatrale, portò lentamente una mano verso l’altro polso e si arrotolò la manica della felpa, scoprendo un oggetto che mi apparve immediatamente familiare. Era un braccialetto argentato sottile, da uomo. Ma ciò che mi colpì fu un anello che lo componeva. Attaccato ad esso, una minuscola stellina dorata. La copia perfetta e ridotta di quella che stava al mio collo. Lo guardai, sorpresa. La confusione era stata l’emozione predominante di quella strana giornata. << Esatto. Il pendente è identico. >> disse, seguendo il mio sguardo. << Credo sia meglio raccontare la storia dall’inizio. Vedi, ci sono delle cose da sapere sul gioiello che porti. È una sorta di contratto sotto forma di oggetto, un patto inviolabile. Si racconta che fu creato per rendere il legame fra due persone duraturo e felice, una sorta di amuleto. Ma c’è qualcosa di più. Qualcosa di misterioso e sinistro. >> iniziò, parlando a bassa voce come se si apprestasse a raccontare una storia dell’orrore. Rimasi affascianta dalle sue parole e dal suo tono incantatore. Proseguì. << Vedi, nessuno sa come funziona. si sa solo che cosasia in grado di fare. Quando due persone indossano i due gioielli, si legano in modo permanente. Per sempre. Questo ciondolo, rappresenta l’essenza vitale della persona che lo indossa. Quando anche l’altra lo indossa, le due essenze si fondono. Definitivamente. L’uno appartiene all’altra. E ciò vuol dire che se una delle due persone…muore… >> << Muore anche l’altra. >> completai, intuendo improvvisamente dove volesse arrivare. << Uno di quelli del tuo “ clan” si è infiltrato nella mia camera e mi ha lasciato questo ciondolo. L’ha fatto perché…perché temevano che non mi avreste trasformata, nonostante Helena. E sapevano che i tuoi amici non ti avrebbero lasciato morire, e mi avrebbero trasformata pur di salvarti, rispettando i patti. È così, vero? >> conclusi io, l’ingenuità e la confusione di poco prima scomparsi. Loris annuì riluttante. Io sospirai. << Ma c’è un’altra cosa. La leggenda, perché tutto quello che si sa su questi gioielli è semplice leggenda, narra che solo due persone predestinate possono indossare contemporaneamente la coppia di gioielli. Se le persone non sono quelle giuste… il ciondolo si dissolve. E la persona che lo indossava anche. >> mormorò Loris. Quelle parole ebbero un grande effetto su di me. << Vuol dire che siamo predestinati a stare insieme? >> domandai con voce strozzata. Lui alzò un sopracciglio, scettico. << Cioè, fammi capire bene. Io ti ho appena detto che indossi una collana magica che potrebbe ucciderti e tu pensi a questo? >> chiese, allibito. << Uff. mi conosci, dovresti sapere come sono fatta. E poi, se non ti ricordi, io sono qui a parlare con un vampiro. Perché mai dvrebbe sorprendermi che esistano oggetti magici? >> risposi. Non capivo la sua reazione. Lui fece un sorriso befardo.<< Sei incredibile. >> esclamò. Gli sorrisi di rimando. Sì ero strana e lo sapevo. nessuna persona normale avrebbe reagito in un tale modo davanti a simili rivelazioni. Forse ero andata definitivamente fuori di testa. Non ci sarebbe stato da sorprendersi, in tal caso. Improvvisamente, Loris si rabbuiò. << C’è qualcos’altro che dovrei sapere? >> gli domandai, notando l’improvviso cambiamento di umore. << Sì, naturalmente. Ma ora non c’è tempo per spiegarti tutto. Ma non è quello a cui sto pensando. Sto pensando a una cosa molto più grave… >> disse, lasciando in sospeso la frase. Feci un cenno col capo, esortandolo a continuare. << Potremmo essere in guai più gravi di quanto pensassimo. >> continuò, serio. << Arianna. Devo farti una domanda. La domanda che cambierà le nostre vite. Cosa provi per me? >> domandò. Raggelai. Lo sapevo. lo sapevo che non poteva durare. Non avrei potuto mentirgli, ormai mi conosceva troppo a fondo. Ma non avrei potuto nemmeno dirgli la verità. Mi avrebbe guardata con disgusto e poi l’avrei perso. Per sempre. Forse avrebbe perfino deciso di assecondare Aro, consegnandomi a loro. Un peso in meno. Sentii una lacrima calda e inopportuna solcarmi il viso. Sarebbe finito tutto. tutto il mio sogno, tutto ciò che mi aveva fatta rivivere. Non m’illudevo che lui mi avrebbe accettata. Non trovai nemmeno la forza per tentare di sperare. Un’altra lacrima mi bagnò il volto. E a sorpresa, Loris mi i fece più vicino. Vidi il suo viso contrarsi in una smorfia, ma continuò ad avanzare. Il cuore mi ribombava nelle orecchie, coprendo parzialmente quasi tutti gli altri suoni. Poi la sua mano mi sfiorò il viso, i suoi occhi si fissarono nei miei. E non fummo più nella mia camera. La mia mente si lasciò trasportare, conducendomi in quel piovoso giorno di poche settimane prima, alla fermata del pullman. Quando i nostri sguardi s’incontrarono per la prima volta. Sbattei le palpebre, tentando invano di concentrarmi sul presente. << Allora? >> chiese. Mi sentivo come se il terreno si fosse sciolto sotto i miei piedi, come se il mondo si stesse dissolvendo una goccia alla volta. Tutta la mia mente, ogni mio singolo pensiero, si concentrò su di lui. e aprii la bocca, prnunciando le parole che avrebbero segnato definitivamente le nostre vite. << Mi sono innamorata di te. >>


Ciao! questo capitolo è un po’ più corto, e sinceramente non mi piace molto. Bah. Comunque, eccolo qua. Scusate per il ritardo! Grazie 10000000000000 _Niki_ e Ashlein! Grazie grazie grazie! E anche a tutti quelli che hanno messo la storia fra i preferiti o l’hanno anche sempllicemente letta! Eheh, e adesso? Cosa farà Loris? ……………. Al prossimo capitolo! mi lasciate un commentino? ciao ciao!

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Capitolo 11
*** True love ***



<< Mi sono innamorata di te. >> quasi non riconobbi la mia voce quando pronunciai quelle parole, di cui immediatamente mi pentii. Ero cosciente del fatto che non avrei mai saputo mentire a Loris, ma mi detestai per la facilità con la quale avevo ceduto. L’ncredibile vicinanza del suo viso con il mio non mi portava alcuna giustificazione, nonostante sentirlo così vicino mi stordisse e mi privasse della capacità di comporre pensieri razionali. Eppure, quando alzai timidamente lo sguardo per osservare la sua reazione, mai mi sarei aspettata quello che accadde. ero pronta a vedere la furia o il disgusto nei suoi occhi, ma di certo non ero preparata ad affrontare quella che fu la situazione. Tenendo i suoi occhi ipnotici fissi nei miei, aprì la bocca e si lasciò andare in una fragorosa risata. Spalancai gli occhi, triste e stupefatta. Ogni suono di quella risata fu come un coltello affilato nel mio cuore, come la consapevolezza che per lui era stato tutto uno scherzo. Era dunque così? Tutte le cose che mi aveva detto, il fatto di essere predestinati a stare insieme, i suoi tentativi di proteggermi, le sue promesse…era stato tutto un gioco, uno scherzo. Vidi un velo calare sui miei occhi, preannunciando l’arrivo delle lacrime. Che stupida. Ero stata stupida e ingenua, e mi meritavo di subirne le conseguenze. Un’altra lacrima calda mi scivolò sulla guancia già bagnata. Vedendomi piangere, Loris interruppe bruscamente le risate e mi guardò, di colpo serio. << Arianna, cos’ho fatto? Perché piangi? >> chiese con voce suadente. << Ridi! >> urlai, pentendomi subito per la mia reazione infantile. Lui spalancò gli occhi, stupito. << Arianna, io non rido di te! Sto ridendo di me stesso. Vedi, se penso a tutti i problemi che mi sono fatto perché ero convinto di non piacerti…e adesso scopro chetutte le mie preoccupazioni erano infondate! Arianna, ragiona. Se io non ti amassi più di chiunque altro, per quale motivo sarei qui? Ti ricordi? Siamo predestinati. >> sussurrò, tornando serio alla ultime due frasi. << Perciò, non ti voglio più vedere piangere, è chiaro? E poi, perché nascondere il tuo bel sorriso? >> continuò. A quelle parole, sentii le mia guance avvampare. Gli piaceva il mio sorriso? Scossi la testa, cercando di scacciare quel pensiero tanto frivolo dalla mia mente. Sfortunatamente, Loris fraintese il mio gesto. << Arianna, non sei ancora convinta? Come ti devo dimostrare che per me sei la persona più importante mai esistita? Se dopo le mie parole non sarai convinta, te lo potrò comunque dimostrare. >> disse. Mi sarei dovuta sentire lusingata per le sue parole, ma tutto ciò che riuscii ad avvertire fu un forte imbarazzo. Non capii come avrebbe mai potuto dimostrarmi un sentimento inesistente, e ancora non riuscivo a convincermi dela sincerità delle sue parole. E se anche fosse stato sincero? Una volta arrivati a Port Angeles, quali motivi avrebbe avuto per restarmi accanto? una volta lì sarei stata al sicuro, e non avrebbe più avuto motivi per sentirsi in colpa-perché certamente di questo si trattava- per avermi messa in pericolo e mi avrebbe abbandonata. Vedendo l’incertezza e la tristezza nei miei occhi, Loris mi prese improvvisamente la mano. << “Oh, essa insegna alle torce come splendere. Sembra pendere sul volto della notte come ricca gemma all'orecchio d'una Etiope. Ma è bellezza di un valore immenso che mai nessuno avrà, troppo preziosa pe la terra. Come colomba bianca in una lunga fila di cornacchie sembra la fanciulla tra le sue compagne. La voglio vedere dopo questo ballo; come sarei felice se la mia mano rude sfiorasse quella sua. Ha mai amato il mio cuore? Negate, occhi: prima di questa notte non ho mai veduto la bellezza.* ” >> recitò a memoria, chiudendo gli occhi e tenendo la mia mano sul suo petto. Immediatamente riconobbi la citazione, e sentii i battiti del mio cuore accelerare. << Conosci Romeo e Giulietta? >> domandai scioccamente senza riuscire a trattenermi , pentendomene all’istante: chiunque conosceva quell’opera. << Un’amore impossibile, sbagliato ma incredibimente meraviglioso: direi che quell’opera rispecchia perfettamente quello che provo per te. E poi, io ero già nato quando è stato scritto >> aggiunse. Rimasi perplessa a quelle parole:come poteva essere? Ma decisi di rimandare a dopo le domande: la sua non era certo la risposta che aspettavo, ma in quell’istante mi sentii improvvisamente leggera. Come se Loris avesse saputo leggermi nell’anima, rubandomi le parole dal cuore.<< Tu mi ami? >> chiesi. Non importava quante volte l’avesse ripetuto quel pomeriggio: volevo esserne sicura, volevo avere la certezza di non aver immaginato tutto. << Sì. >> rispose semplicemente. Inaspettatamente, mi afferrò anche l’altra mano, attirandomi a sé. Io sgranai gli occhi, sorpresa. Un attimo dopo, mi ritrovai avvinghiata al suo petto ad aspriare il suo profumo a sentire il suo petto freddo e duro contro il mio corpo. Poi, mi lasciò andare una man, posandomi lasua sotto il mento e tirandomi su il viso,accostandolo al suo. Sentii il mio cuore saltare un battito e il mio respiro farsi affannoso mentre lui si preparava a posare lesue labbra sulle mie, ma non mi ero mai sentita meglio in vita mia e avrei voluto prolungare quel momento per l’eternità. Ma un istante prima che le nostre bocche potessero toccarsi, Loris si spostò improvvisamente il viso, lasciandomi allibita. Tenendomi un braccio intorno alla vita, si allontanò lentamente da me. << Che succede? >> chiesi, cofnusa. Ma prima che potesse rispondere, riuscii a sentirla anch’io: la porta d’ingresso al piano di sotto sbattere e immediatamente la voce trillante di mia madre: << Arianna! >> . Sbuffai irritata, mentre Loris mi guardava divertito,sciogliendo l’abbraccio. << Sarà per la prossima volta. >> esclamò facendomi l’occhiolino, mentre si dirigeva a passo svelto verso la finestra. Il mio cuore accelerò per l’ennesima volta. << Arianna! Tesorino, ci sei? >> urlò ancora mia madre dal piano di sotto, infastidendomi e imbarazzandomi. Loris non avrebbe mai dovuto sentire i soprannomi infantili con cui venivo chiamata. << Vai. Ora! >> sussurrai, in preda al panico. Se mia madre mi avesse scoperto in camera con uno sconosciuto…non osai nemmeno pensare a quelle che sarebbero state le conseguenze. Ormai davanti alla finestra spalancata, Loris mi fece un cenno veloce e aggiunse. << A stanotte. >> . Un secondo dopo, scomparve fuori dalla finestra. Spaventata, corsi al davanzale, ma lui era già sparito, l’eco di una sua risatina che ancora aleggiava nell’aria. << Arianna! Che stai combinando? >> chiese improvvisamente una voce alle mie spalle. Oh-oh. << Ciao mamma. Ehm…non ti avevo sentito entrare! Stavo…ehm guardando Linny che inseguiva un gatto. >> improvvisai, pregando che l’avvocato che c’era in mia madre non cogliesse la mia paura e la mia esitazione. Lei scrollò le spalle, sospettosa, ma mi raggiunse attraversando il disordine della mia camera. << Ti avevo detto ti riordinare la tua camera! >> esclamò. << Oh cielo, ma cosa sta facendo ancora quel cane? >> aggiunse poi, vedendo Linny che scavava fra le aiuole del nostro ordinatissimo giardino. << Te l’ho detto, sta cercando il gatto dei vicini. >> risposi, grata al mio favoloso cane per l’aiuto inconsapevole che mi aveva offerto. << Sono pronte le valigie? >> domandò mia madre, con un’ultima occhiata al caos della stanza. << Sì, certo. Devo solo…ehm, raccogliere ancora due cose. >> dissi, con il cuore che ancora mi batteva forte per le incredibili emozioni del pomeriggio. << Arianna Francesca! Il camion per il trascloco sarà qui a minuti! >> esclamò, utilizzando il mio nome completo, il suo rimprovero preferito. Prima che potessi ribattere, sentimmo un potente clacson suonare d qualche parte nella via di fronte a casa nostra. Mia madre mi incenerì con lo sguardo, poi afferrò al volo due delle valigie ammucchiate sul mio letto e corse al piano di sotto, indubbiamente pronta a are ordini a tutto spiano a quei poveri traslocatori che ci erano capitati. Con un sospiro, iniziai ad afferrare le cianfrusaglie ammucchiate nei vari angoli, lanciandole alla rinfusa dentro un borsone. Fatto questo, raccolsi le ultime valigie e mi precipitai al piano di sotto, uscendo di corsa dalla casa. Mia madre, come previsto, stava in piedi in mezzo al giardino, incitando i trasclocatori a essere veloci ma cauti. Mi dispiacque per loro. All’improvviso però, mentre la raggiungevo nel cortile, un dubbio mi assalì: come avrebbero fatto Nicolas, Helena e soprattutto Loris a venire con noi? << Mmm…non sei un po’ troppo giovane per lavorare per una ditta di traslochi? >> sentiii la mamma chiedere a un ragazzo con un berretto da baseball. << No, signora. Noi tre siamo i piùqualificati, stia tanquilla. >> rispose una voce calma e incredibilmente familiare. Il ragazzo si voltò, tornando al camion, e per un istante potei vedere il suo viso. Nicolas! Mi sfuggì un risolino. Che soluzione assurda che avevano trovato. Assurda ma efficace, a quanto pareva. Perciò, se Nicolas era lì… << Ehilà! >> Disse una voce al mio orecchio, facendomi sobbalzare. Lanciai un’occhiata a mia madre, fortunatamente intenta a sorvegliare il trasporto. << Loris! >> esclamai, felice come una Pasqua. Quel giorno il mio umore era cambiato talmente tante volte che iniziai a sospettare che presto avrei potuto avere un esaurimento nervoso. << Avanti, signorina: non vorrà perdersi il prossimo camion per Port Angeles… >> sussurrò Loris, imitando una voce professionale. Io scoppiai a ridere, abbracciandolo velocemente. << Avanti, andiamo! >> urlò Nicolas, dall’altro lato del camion. Seguendo mia madre, mi diressi verso la nostra auto, senza mai lasciare con lo sguardo Loris. Chissà cosa ci avrebbe aspettato a Port Angeles…nuove avventure? O una vita normale? Scaccia l’ultima ipotesi dalla mia mente:dopo tutte le avventure delle ultime settimane, riprendere una vita normale mi sarebbe stato assolutamente impossibile. Non che la monoonia o la normalità mi avessero mai attirata, effettivamente. Con un sospiro, spalancai la portiera e mi accomodai sul sedile posteriore, allungando le gambe e preparandomi a un lungo viaggio: prossima meta, porto. Chiusi gli occhi, ripensando aglia avvenimenti della giornata. Troppe emozioni per un solo giorno, e al contempo troppe poche. Distrattamente, mi domandai come avrebbero fatto Loris e gli altri due a caricare tutti i nostri scatoloni e le nostre valigie su una nave. Il secondo dopo, stavo già sprofondando tra le bracciadi Morfeo, cullata dal ritmico movimento dell’automobile.


*(Romeo e Giulietta, Atto I, scena V)


Ciao! Mi chiedo umilmente perdono per l’immenso ritardo, ma la scuola mi opprime! Spero che questo capitolo melenso vi sia piaciuto! Ora passiamo ai ringraziamenti:
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_Niki_ : Ciao Niki! Sììì! Evvai, viva i capitoli in sospeso! Eh già mi sa che ho imparato da te! Se solo anch’io riuscissi a scrivere bene come fai tu…ti è piaciuto questo capitolo? Scriverlo p stato abbastanza divertente, spero sia stato altrettanto bello leggerlo per voi!
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Ashlein Grazie mille Ashlein! Non sai quanto adoro tutti questi complimenti, mi dai la forza di continuare la storia! Tu e Niki! Ti è piaciuto questo capitolo? Grazie di cuore!
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E grazie a tutti quelli che commentano, leggono o mettono la storia fra le preferite! Vi adoro!

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Capitolo 12
*** Conversazioni ***



<< Arianna… >> sussurrò una voce dolce nel mio orecchio, facendomi appena emergere dal mio intorpidimento. << Arianna, tesoro, siamo sulla nave… >> ripetè lentamente la voce, mentre una mano mi dava dei colpetti leggeri sul braccio.
Piano piano, il significato di quelle parole iniziò a farsi strada nella mia mente, recandomi ancora un po’ di lucidità. Improvvisamente, capii. Spalancai gli occhi, e la prima cosa che vidi fu un sorriso dolce accanto al mio orecchio. Gli occhi di mia madre si riempirono di dolcezza, non appena vide i miei aprirsi.
<< Ben svegliata, tesoro. >> disse allegramente, scostandomi con una mano la frangia dagli occhi. Grugnii, tentando di riportare a posto il ciuffo.
Mia madre sospirò, con un sorriso a metà fra lo spazientito e il divertito. All’improvviso, mi venne alla mente un dettaglio che non mi quadrava. << Come ho fatto a salire sulla nave, se dormivo? Non avrò camminato nel sonno, spero! >> esclamai, sinceramente preoccupata.
Lanciai un’occhiata veloce alla cabina, constatando che c’erano due lettini addossati alle pareti, una bassa porta marrone e un grande oblò che rifletteva nel locale la luce dorata del sole.
Mia madre fece una risata serena, rilassata: sembrava che tutto il nervosismo dovuto al trascolo fosse sparito, riportando le cose alla normalità. << Oh no, non hai camminato nel sonno, tranquilla. Ti ha portata quel caro ragazzo. È stato così gentile, credo che dovresti ringraziarlo. Lorenzo, mi pare si chiami. >>
<< Loris. >> la corressi automaticamente. All’istante, mi accorsi del mio errore.
<< Ehm… ho sentito…l’altro ragazzo che lo chiamava… >> improvvisai, mordendomi un labbro e maledicendo la mia parlantina. Lei mi lanciò una lunga occhiata indagatrice, analizzando probabilmente il mio tono e la mia espressione, da bravo avvocato.
<< Aspetta. Cosa intendi dicendo che mi ha “portata”? >> domandai ad un tratto, ricordandomi improvvisamente le sue parole. Fortunatamente, l’attenzione di mia madre si posò sull’ultima domanda.
<< Oh be’, ti ha presa in braccio. Mi sembra così incredibilmente giovane, ma a quanto pare sa fare bene il suo lavoro! Sono stati tutti così attenti con le nostre cose, fortunatamente! Be’, erano tutti così carini, oltre che giovani… >> sospirò, stringendosi nelle spalle con una risatina acuta. Immediatamente, sentii le guance andarmi a fuoco. Ops. Da quando arrossivo così? Sfortunatamente, mia madre si accorse della mia reazione insolita, insospettendosi nuovamente.
<< Conosci quel ragazzo? >> chiese con fare indagatore. Accidenti. << Ehm… no, certo che no. È solo..che ecco, è un maschio… >> balbettai, tentando di convincerla che il mio imbarazzo fosse solo dovuto al fatto che Loris fosse un uomo. Che sciocchezza: quando mai avevo provato tanto imbarazzo verso un ragazzo?
Eppure, per chissà quale intervento divino, lei scrollò le spalle, lasciando l’espressione sospettosa. Invece, io sentii nello stesso momento le guance bruciarmi ancora di più, mentre la mia mente assorbiva nel informazioni.
Loris mi aveva presa in braccio? Mentre dormivo? Mi aveva toccata? Avvetii il cuore iniziare a battermi all’impazzata, quasi volesse uscirmi dal petto. Decisamente inopportuno.
L’immagine di me fra le sue braccia mi si stampò nella mente, mentre immaginavo tutti i particolari. Imprecai. Mia madre si voltò con gli occhi sgranati, sorpresa. << Arianna! >> mi rimproverò.
<< Scusa. >> grugnii, seccata. Uffa. Non ero nemmeno stata cosciente perassaporare quel momento, il che non faceva che accrescere il mio imbarazzo. << Avanti, vestiti che andiamo a fare colazione. >> mi ordinò, alzando gli occhi al cielo.
Aprii la bocca per dirle che io non faceva colazione, ma il mio stomaco decise di scegliere peroprio quell’istante per emettere un sonoro brontolio.
Mia madre frugò velocemente nella borsa, tirandone fuori un paio di jeans che mi lanciò attraverso la stanza. Ed essi seguii una maglietta azzurra, che volò per la cabina e atterrò fra le mie braccia tese.
Li infilai velocemente, tentando contemporaneamente di lisciarmi i capelli con una mano mentre litigavo con la cerniera dei pantaloni.
Improvvisamente, udii un suono leggero provenire dalla porta, che mi fece sobbalzare. Mia madre roteò nuovamente gli occhi, e camminò fino all’entrata con il suo passo fluido e elegante. Come poteva lei avere il portamente di una modella, mentre io ero così goffa?
Sentii mia madre emettere un verso di stupore, seguito da un frettoloso << Buongiorno. >>
Incuriosita, alzai gli occhi per vedere chi fosse il misterioso ospite, e rimasi a mia volta senza fiato. Il volto di Loris si aprì in un largo sorriso non appena i miei occi incrociarono i miei, sotto lo sguardo di nuovo sospettoso di mia madre.
<< Buongiorno, signorina. >> esclamò Loris con voce dolce e suadente, guadagnandosi all’istante un’occhiata di ammirazione da parte di mia madre. “ Signorina.“. Bah.
Ma inaspettatamente, il ragazzo attraverso con due grandi falcate la stanza, arrivando di fronte al mio viso sbalordito. << Ti piacerebbe fare una passeggiata con me? >> sussurrò, attento a non farsi sentire da mia madre.
Io annuii, incapace di trovare le parole per protestare. Lo sguardo di mia madre era chiaro: avrei dovuto fornirle delle spiegazioni, ne ero certa.
Loris mi lanciò una lunga occhiata interrogativa, a cui risposi con una scrollata di spalle: non era semplice spiegargli quanto sarebbe stato complicato affrontare mia madre, successivamente.
Con un sonoro sospiro, afferrai la mano tesa del ragazzo, esclamando: << Mamma, posso andare a fare un giro? Torno presto…. >> .
Non le lasciai nemmeno il tempo per negarmi il permesso, tirando velocemente il braccio di Loris per condurlo fuori dalla cabina e chiudendomi velocemente la porta alle spalle.
<< Pfui, pericolo scampato. Per ora… >> sussurrai. Loris si limitò a sorridermi, mentre ispezionava velocemente con lo sguardo lo stretto corridoio. All’improvviso, un dubbio iniziò a strisciarmi nella mente, rendendomi impossibile formulare pensieri coerenti.
<< Loris, è successo qualcosa? >> domandai, con la voce che tradiva più ansia di quanto volessi.
<< No, non preoccuparti…è solo, che abbiamo…ecco alcune faccende da risolvere… >> s’interruppe, stringendo la mia mano. Alzai lo sguardo, incitandolo a continuare.
<< Vedi, è stata un’enorme coincidenza quella di andare proprio a Port Angeles. A pochi chilometri da lì ci abita una persona. Una conoscente di Helena… >>
<< E’ umana? >>
<< Sì, non ti preoccupare, è come te. >> rispose immediatamente Loris, inquieto, suscitando il mio immediato sollievo. Nonostante non avrei mai osato lamentarmi della svolta che aveva preso la mia vita in quelle ultime settimane, c’era un limite al numero di creature leggendarie che potevo tollerare.
Ma improvvisamente, prima che Loris potesse continuare il racconto, una musichetta invase l’aria, facendoci sobbalzare entrambi.
Mi voltai nervosamente, cercando la provenienza di quella strana musica. Mi servì qualche istante prima di poter realizzare che veniva proprio dalla tasca dei miei jeans. Imbarazzata, misi velocemente una mano in tasca, pronta a spegnere il cellulare…mail nome che lampeggiava sullo schermo mi lasciò allibita. << Ylenia? >> bisbigliai, sorpresa di ritrovare il nome della mia vecchia amica di casa proprio in quella situazione.
<< Pronto? >> domandai, schiacciando velocemente il pulsante per rispondere. << Arianna? >> chiese a sua volta una voce esitante, che ricordavo molto bene. << Ylenia! Ciao! Come stai? >>
<< Io sto bene, grazie. Arianna, ti chiamo perché vorrei parlarti di una cosa. Ehm…ecco, Claudio mi ha chiesto di essere la sua ragazza! >> strillò, senza mai fermarsi per riprendere fiato.
Sentii il labbro inferiore della mia bocca abbassarsi, tradendo lo stupore. << Davvero? Ma è fantastico! >> esclamai, felice. << Veramente non ti da fastidio? Cioè, sappiamo tutti che aveva una cotta per te, ma adesso…. >> iniziò. << Yle, sono contenta per te. Davvero, nessun problema. >> la interruppi, prima che potesse prodigarsi in scuse. Prima che potessimo aggiungere altro, però, udii una voce lontana dall’altrocapo del telefono.
<< Ylenia! >> urlò la voce, distorta attraverso il telefonino. << Ops, è mia madre. Devo andare a fare i compiti, prima che mi metta in punizione. Grazia Ary, sono contenta che tu non ti sia arrabbiata. Ti voglio bene! >> esclamò lei, chiudendo frettolosamente la conversazione.
Cacciai velocemente in tasca il cellulare, togliendo prima la suoneria per evitare nuove interruzioni. << Dicevi? >> chiesi, rpima che Loris potesse avere il tempo di fare domande inopportune. Ma ancora, prima che lui avesse il tempo di parlare, fummo nuovamente interrotti. << Arianna! Dai vieni, dobbiamo sistemare le nostre cose. Siamo quasi arrivati! >> esordì mia madre, sporgendo la testa fuori della stretta porticina della cabina.
<< A dopo… >> bisbigliai a Loris, mentre le mani forti di mia madre mi trascinavano all’interno del locale.
Era eccitante pensare che di lì a poco avrei iniziato una nuova vita, e al contempo inquietante. Ma tutti hanno bisogno di cambiamenti, di svolte nella loro vita…


Ciao! Scusate il ritardo, ma la scuola semplicemente mi opprime! Spdero che questo cappy scritto un po’ di fretta vi piaccia…anche perchè vi devo dare una brutta notizia: mi spiace tantissimo rivelarvi che questo capitolo che avete appena letto è il penultimo…
Ma non temete! Ho già in mente le idee per il seguito, in cui mi aiuterà la mia magnifica amica Sofia, che posterò appena posso. E inoltre, dopo il prossimo e ultimo capitolo, posterò anche un capitolo con i ringraziamenti e il link del seguito, quando lo pubblicherò. Perciò non uccidetemi, la storia di Arianna e Loris è appena all’inizio! Temo che mi ci vorrà un bel po’ di tempo prima di riuscire a postare il capitolo di ringraziamenti, ma state certi che lo farò.
Attenzione:il prossimo capitolo sarà dal POV di un nuovo personaggio che sarà molto importante nel seguito, e che è…. Lo scoprirete! Il prossimo è già pronto, perciò credo che riuscirò a postarlo in settimana. L’idea che ho avuto è davvero bizzarra e contorta, ma cosa ci volete fare, sono fatta coì… Fatemi sapere se leggereste il seguito, aqltrimenti non lo pubblico nemmeno… comunqeu nel seguito compariranno dei praticamente tutti i personaggi di Twilight, perciò non perdetevelo....
Ora i ringraziamenti.
_Niki_:Ma ciauuuu! Scusa scusa scusa per il ritardo!ehehe vedrai il prossimo e ultimo cappy quanto sarà in sospeso…lì si che vorrai uccidermi! Ti dirò, l’ispirazione per il fatto del cane dello scorso capitolo mi è proprio venuta vedendo il mio che scavava fra i fiori di mia mamma! Wow, grazie 100 000 000 per tutti i complimenti, non sai quanto mi fanno piacere! Ciaooo … Ashlein:Eh sì, so cosa vuol dire… comunque in effetti Loris è stato un po’ antipatico nello scorso capitolo, ma poi si è fatto perdonare. Ah, magari fossero davvero così i traslocatori…cambierei casa ogni giorno! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Comunqe davvero i tuoi commenti mi fanno empre molto piacere, grazie di cuore!
Vi adoro tutti, ciaooooo

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Epilogo: Valentina’s POV


Diedi un’ultima occhiata alle lettere che spiccavano scure sullo sfondo bianco dello schermo del computer, premetti il tasto “invio” e chiusi il portatile, soddisfatta. Con un sonoro sospiro,mi lasciai andare contro lo schienale morbido della poltroncina, sorridendo. E così, la mia opera era conclusa. Avevo faticato tanto per arrivare a quel punto, per cercare di dare una forma e una carattere ai personaggi, e che ci fossi riuscita o no ormai la storia era conclusa. Dovevo ammetterlo, i miei personaggi mi sarebbero mancati un po’:mi ero appassionata a quella storia, quasi come se avessi perfino potuto farne parte anch’io. Che peccato che non fossero reali… Arianna, Loris, Helena, tutti.
Ma dopotutto, loro erano semplicemente frutto della mia immaginazione, nient’altro che nomi su una pagina. Ora che la mia opera era terminata, avrei avuto ancora più tempo libero. Tempo libero che, purtroppo, non sapevo come impegnare. Lanciai un’occhiata ai libri impilati che giacevano sulla scrivania.
Niente che mi andasse di leggere, constatai con un sospiro. Posai un piede per terra, facendo roteare la poltroncina sulla quale stavo seduta ormai da ore. Ad un tratto, la noia divenne insostenibile: detestavo l’inattività. Senza pensarci troppo mi alzai, afferrai dall’armadio di legno la borsetta verde,mi allacciai il cappotto nuovo e uscii di casa, dando un giro di chiava alla porta. Appena fui in cortile, appresi con amarezza che il cielo era coperto di nuvoloni minacciosi e all’apparenza carichi di pioggia. Era troppo chiedere più di due giornate di sole all’anno?
Sbuffando,attraversai il sentiero e uscii dal cancello, arrivando finalmente in strada. Le nuvole cupe non permettevano nemmeno ad un raggio di sole di raggiungermi, ma non mi feci scoraggiare:non avevo alcuna intenz Senza essermi prefissata una meta precisa, camminai un po’ per le strade, mettendo meccanicamente un piede davanti all’altro. Un’aria gelida iniziò a soffiare, sferzandomi il viso e facendomi pentire di non aver indossato il cappotto pesante. Ad un tratto, una goccia mi cadde sul viso. Poi ne seguì un’altra, e un’altra ancora. Feci per prendere l’ombrellino dalla borsa, ma all’improvviso ricordai di averlo lasciato nel portaombrelli. A casa mia. Accidenti, ma per quale motivo queste cose dovevano accadere sempre a me?
La pioggia si era fatta insistente e l’arietta si era trasformata in un vero e proprio vento gelido che mi frustava il volto. Afferrai un lembo della giacca e me lo tirai sopra la testa, tentando di ripararmi. Iniziai a correre, vedendo a malapena dove andavo attraverso la stoffa. Ma improvvisamente, la mia corsa verso un luogo asciutto si arrestò contro qualcosa di duro e freddo. L’impatto mi fece rimbalzare indietro, inciampai nei miei stessi piedi e caddi in una pozzanghera. Ecco, quello era esattamente il genere di disastro che mi capitava quotidianamente, senza tregua. Appoggiando una mano sul terreno bagnato, mi rimisi a fatica in piedi, lisciai la giacca ormai zuppa, e poi alzai gli occhi, curiosa di vedere cosa avessi colpito. Appena il mio sguardo incrociò il suo, un gridolino sfuggì dalle mie labbra aperte.
<< Ehm…scusi. >> balbettai, incapace di formulare pensieri coerenti. Non è possibile,non è possibile, non è possibile; mi ripetei, tentando di scacciare il sospetto assurdo che aveva immediatamente iniziato a nascermi nella mente.
Il ragazzo lanciò un’occhiata incurioita ma gentile..aveva degli occhi meravigliosi, neri come la pece eppure incredibilmente attraenti, che risaltavano sul suo viso pallido. Qualcosa dentro di me mi ordinò di temere quello sguardo, ma la voce si perse nella confusione che regnava nei miei pensieri. I capelli scuri gli ricadevano sul viso in scomposte ciocche bagnate, e la maglietta intrisa d’acqua metteva in evidenza i suoi muscoli scolpiti.
<< Non preoccuparti. >> sussurrò cortesemente. La sua voce fu per me come una scossa elettrica nell’anima, che mi lasciò incantata e stordita.
Tentai di abbozzare un sorriso, incantata da tante perfezione. << Io sono Loris. >> disse il ragazzo. << Lo so. >>mi sfuggì,e immediatamente me ne pentii. Io non sapevo niente. Il sospetto insensato che mi cresceva dentro non era degno di essere chiamato “conoscenza”.
<< Valentina.. non avere paura. Noi vogliamo solo parlarti. Ci devi aiutare. >> disse Loris. Io cercai disperatamente di mettere a tacere la voce che mi ricordava urlando tutte le coincidenze che c’erano in quel ragazzo. Non significava nulla che la descrizione fisica e il nome fossero gli stessi. Non voleva dire nulla: quel ragazzo non poteva essere davvero quel Loris, il Loris della mia storia.
Per il semplice motivo che quella storia era frutto della mia fantasia, nulla di più. Eppure, lui conosceva il mio nome…come poteva? Se ci fossimo già conosciuti mi sarei certamente ricordata di lui…poi qualcosa si accese nel mio cervello:aveva detto “dobbiamo”…chi c’era con lui?
<< Avanti, venite fuori. >> disse tranquillamente il ragazzo che si faceva chiamare Loris. Improvvisamente, dall’ombra di alcuni alberi dietro di lui iniziarono a emergere delle figure. Vidi lunghi capelli neri che incorniciavano due vispi occhi verdi, una corta chioma castano chiaro su un viso perfetto, un volto minuto e femminile incorniciato da capelli castani, un viso color ambra su cui ricadevano corti ricci marroni, e capelli simili a fili d’oro che arrivavano alla vita della loro proprietaria.
<< Valentina…ti presento Arianna, Nicolas, Helena, Sofia e Julia. Ti prego di non avere paura. >> sussurrò Loris. Il cuore mi rimbombava talmente forte nelle orecchie che iniziai a temere che sarei presto scoppiata, mentre dalla mia bocca non riusciva ad uscire alcun suono. . Eppure, nonostante la confusione e la sorpresa, la mia mente non si era fatta sfuggire un dettaglio: chi era Julia? Ero certa di non aver mai udito ne pensato quel nome, prima di allora. Quel dubbio si lasciò dietro uno sprazzo di lucidità, facendomi uscire in parte dal mio annebbiamento stupefatto. << Ma siete veri? >> udìì all’improvviso domandare, accorgendomi con orrore solo un attimo dopo che quella voce roca e impastata era la mia. << Sì. Vale, ci rendiamo conto di doverti spiegare molte cose, ma ora non c’è tempo. Devi fidarti di noi, perché abbiamo bisogno el tuo aiuto? >> esclamò il ragazzo che doveva essere Nicolas, lanciandomi un’occhiata preoccupata.
Aggrottai la fronte, preoccupata. Per cosa non ci sarebbe stato tempo? E soprattutto, come potevano loro aver bisogno del mio aiuto? Loro non esistevano…
Ma invece di quella domanda che mi martellava nella mente, dalle mie labbra uscì un suono simile ad un sospiro, ma tremendamente comprensibile.
<< Avanti, allora, raccontatemi tutto. cosa posso fare per voi? >>

Ok, so di dovervi dare delle spiegazioni per questo capitolo bizzarro. Allora, iniziamo: come premesso nello scorso capitolo, questo è l’ultimo, ma ci sarà un seguito. E ora, passiamo alla parte più difficile:come vi avevo già anticipato, questo capitolo è stato dal POV di un nuovo personaggio, che adesso vi presenterò. Come forse qualcuno ha capito, Valentina sono io. Ovviamente, io non ho mai incontrato Loris & co. , ma mi serviva per la storia. In realtà, io non volevo mettermi, ma Sofia(sì, lei esiste davvero, come anche Helena. Solo che, naturalmente, la Helena vera non è un vampiro, e non è la sorella di nessun Nicolas. E poi il nome di quella vera si scrive Elena. Anche Claudio e Ylenia esistono davvero, ma si chiamano Giò e Vale e sono due dei miei migliori amici.) mi ha chiesto di mettere anche me, e mi ha fatto gli occhioni da cucciolo, così è riuscita a convincermi. Uffa. Comunque, in teoria la Valentina della storia è l’autrice, che scopre che i suoi personaggi esistono davvero. Perché? E chi è questa Julia? I guai per Loris e Arianna sono finiti?
Ovviamente io non vi voglio anticipare niente, ma posso dirvi che i guai non sono affatto finiti. Arianna dovrà spiegare a sua madr, furiosa, il perché della sua assenza da quando sono arrivate a Port-Angeles. Loris e gli altri dovrannno trovare un posto dove stare, ma potrebbero scoprire che non sono gli unici vampiri in quella zona(sì, nel seguito ci saranno anch i Cullen! XD) e potrebbe nascere un triangolo amoroso che complicherà ulteriormente la vita dei giovani. Sì, perché quando si chiede l’aiuto di qualcuno, sconvolgendo completamente la sua vita, non ci si può aspettare che tutto continui normalmente.
Bene, ho finito. Ora passiamo ai ringraziamenti, e ci sarà un capitolo solo per i ringraziamente, ma non so quando potrò postarlo. E ovviamente,non perdetevi il seguito! Fatemi sapere se la mia idea stramba vi è piaicuta o no, e se non vi è piaciuta vado a dire a Sofia”te l’avevo detto…” , ma in fondo, spero tanto che vi sia piaciuta…
Grazie alle 13 persone che hanno messo questa storia fra le preferite. Non sono tantissime, ma io vi adoro tutti e mi va bene così!
_Niki_:Ma no, io ci metto di più…e poi le tue storie sono migliori delle mie, lo sai…Ok, mi avete proprio convinta:posterò il seguito sicuramente!comunque,la “persona che Helena conosce”, era Valentina. Chissà come fa a conoscerla…e come mai Valentina non si ricorda di loro (ops hoparlato troppo di nuovo!)…
Comunque, grazie di cuore per tutti i complimenti! Non me li meritoooo! Grazie grazie e grazie all’infinito! Ci vediamo al prossimo capitolo di Oblio, Sunset o I was in love with you, o alla prima ff che tu aggiornerai! e poi, naturalmente, ti aspetto qui quando scriverò il seguito! Ciaoooo

Ashlein: eheh, ho fatto bene allora a avvisarvi del seguito! Comunque sono contentissima che ti piaccia e che continuerai a seguirmi, fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo! Non preoccuparti, mi sono troppo affezionata a questa storia per terminarla! Sì, la mamma di Arianna riesce sempre aa arrivare nei momenti sbagliati, come tutte! Mmm, in effetti anche Ylenia avrà un ruolo abbastanza importante nel seguito, ma anche Sofia. Anzi, Sofia da personaggio secondario diventerà una delle protagoniste, e ci sarà un bel ragazzo anche per lei( chi, be’, forse non vi dovrei dire che inizia per “N” e finisce per “icolas”…ops! XD!) Comunque sono pienamente d’accordo: aboliamo la scuola! Dovremmo fare una petizione per fare 9 mesi di vacanza e 3 di scuola, non credete? Sarebbe molto meglio! Ciaooo! Ci vediamo al seguito!

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