Blood Tears

di midnight89
(/viewuser.php?uid=4023)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beginning ***
Capitolo 2: *** Living... ***
Capitolo 3: *** Revival ***
Capitolo 4: *** Revelation ***
Capitolo 5: *** The last piece ***
Capitolo 6: *** New start ***



Capitolo 1
*** Beginning ***


La chiave silenziosa girò nella toppa e la porta si aprì con un leggero cigolio

La chiave silenziosa girò nella toppa e la porta si aprì con un leggero cigolio.

“Dovremmo metterci un poco d’olio, non ne posso più di quello scricchiolio, è insopportabile!”

Così aveva detto, così diceva sempre.

Il ragazzo entrò lasciando che l’impermeabile che aveva indosso cadesse per terra, era fradicio, fuori pioveva a dirotto.

Meccanicamente chiuse la porta alle sue spalle e con passi svelti e sicuri si diresse verso la camera da letto mentre il battito, come ogni giorno, accelerava bruscamente.

La porta si aprì e poté tirare un sospiro di sollievo, lui era ancora là, fermo e immobile, come ogni giorno. Solo il movimento regolare del torace lo rendeva vivo agli occhi di uno sconosciuto.

Quella pelle pallida, quelle bende intrise di un rosso cupo sugli occhi e quelle lacrime che incessanti sgorgavano dai suoi occhi e solcavano la marmorea pelle del volto.

Lacrime rosse, lacrime di sangue.

Il biondino mostrò un sorriso nel percepire quel silenzio tranquillo rotto solamente dal rumore regolare del monitoraggio cardiaco, segno indelebile che l’amico era vivo.

Si avvicinò al letto e si sedette sulla sedia posta accanto, allungò il braccio infreddolito sino a sfiorare le guance del moro.

-Sono a casa Ban-chan...-

 

Così trascorreva ogni giorno, regolare sino a sfiorare la monotonia, ma a lui andava bene così, non pretendeva più nulla...

Ecco forse, forse ancora una cosa desiderava, voleva solo che quegli occhi blu come la notte e lucenti come il giorno si schiudessero ancora una volta.

Solo questo, del resto non gli importava più nulla.

Era un pensiero ricolmo d’egoismo e quando se n’era accorto, con sua enorme sorpresa non se n’era rammaricato, anzi se n’era rallegrato, a dispetto d’ogni apparenza.

Ogni giorno si svegliava con il trambusto del traffico e non appena i suoi occhi si schiudevano e notavano la figura del compagno, immobile, tranquilla, le sue labbra mostravano un dolce sorriso e accarezzando i capelli bruni pronunciava parole talmente soavi che se egli stesso si fosse risentito, anni addietro, non vi avrebbe creduto, nessuno vi avrebbe creduto.

-Buon giorno Ban-chan. Come va?-domandava sorridendo mentre si stiracchiava e alzava le tapparelle elettriche permettendo ai raggi del sole di entrare.

Si preparava un veloce caffè e poi tornava da lui e trascorreva lunghe ore a parlare, dei sogni che aveva fatto, di quello che avrebbe dovuto fare quel giorno.

Sciocchezze forse, ma quelle erano le uniche parole che gli permettevano di continuare a vivere, di sopportare la vita stessa che trascorreva giorno per giorno.

Si vestiva e solo dopo aver controllato che la flebo fosse a posto, il respiratore ben posizionato e le coperte rimboccate allora  sorridendo gli baciava la fronte e usciva chiudendo la porta, non prima però di averlo salutato.

-Ci vediamo per cena Ban-chan...-

 

Aveva abbandonato il lavoro di Get Backers da tempo,tre mesi per essere esatti,da quando era accaduto l’incidente.

Niente, nessuno era riuscito a smuoverlo da quella posizione benché ci avessero provato tutti e in migliaia di modi. Ginji non aveva ceduto per alcuna ragione e le motivazioni da lui portate avevano scosso nel vivo i presenti.

-Io non farò il get backers sino a quando Ban-chan non si riprenderà, poiché è stato questo lavoro a portarci a questo...e poi il mio partner e Ban-chan, o lui o nessuno!-.

Davanti a questa motivazione in apparenza infantile n’aveva portata un’altra, molto più convincente.

-Io voglio occuparmi unicamente di Ban-chan, ora come ora non ho altre ragioni di vita...-.

Davanti alla domanda su come avesse intenzione di mantenere lui, Ban e le cospicue spese sanitarie, il ragazzo si era alzato dal divano e facendo qualche passo incerto per la stanza si era limitato a dire che un lavoro l’avrebbe trovato. I presenti ribatterono fortemente davanti a quell’affermazione ma il ragazzo fu irremovibile.

-Io voglio mantenermi solo grazie a me stesso, voglio pagare io ogni cosa e non m’importa quale lavoro dovrò fare o quante ore, io voglio, io devo farlo...per lui...-e solo allora i suoi occhi si rivolsero di fronte alla porta che dava nella camera da letto.

Non accettò nessun aiuto, nemmeno le insistenze non sempre cordiali di Himiko lo fecero smuovere.

-So cosa provi per lui e proprio perchè lo sai penso che tu possa capirmi...-aveva ribadito secco facendo tacere la ragazza.

Sconfitto anche quest’ostacolo Ginji poté ritenersi soddisfatto e assumersi come compito quello di dedicarsi con tutto sè stesso unicamente a Ban.

Ma trovare un lavoro che ti permettesse di curare una persona in coma e sostenere le ingorde spese sanitarie non era facile, impossibile a dirla tutta.

Ginji non si era arreso, aveva cercato ovunque e finalmente l’aveva trovato. Un bar nel centro di Shinjuku, un locale aperto 24 ore su 24, aperto e dedicato solo ad una clientela maggiorenne.

Il nome era “Hot sense”.

 

Nessuno aveva approvato e tutti gli avevano più volte pregato di lasciarlo. Hevn stessa gli aveva promesso di cercargli un lavoro ottimamente retribuito che soddisfasse ogni sua esigenza ma Ginji aveva cordialmente rifiutato.

-E’ un locale a luci rosse!Non puoi lavorare lì!-lo aveva ripreso l’amica nel tentativo di persuaderlo in una delle rare visite che il ragazzo faceva all’Honky Tonk.

-Hevn-san ha ragione, nemmeno io approvo Ginji-san, e sono certo che nemmeno Ban se lo sapesse approverebbe...- aveva continuato l’amico Kazuki mentre sorseggiava del te.

A quell’affermazione Ginji si sentì punto nell’orgoglio e s’infuriò -Credete che io mi possa vendere sino in quella maniera?Mi rincresce che voi mi abbiate giudicato così, mi sento enormemente ferito dalle vostre insinuazioni!Ma sappiate per vostra personale informazione che io in quel locale non vendo il mio corpo!-e detto questo era uscito dal locale sbattendo la porta.

Si era poi pentito del suo comportamento e si era debitamente scusato con entrambi e fu proprio quella sera, dopo aver telefonato agli amici, che sedendosi vicino a Ban si era reso conto che avrebbe venduto anche l’anima per rivedere quegli occhi schiudersi ancora una volta.

Il locale gli permetteva un orario flessibile e mutabile in base alle sue esigenze personali, grazie anche all’ottima impressione che aveva fatto al gestore e alla discreta popolarità che aveva ottenuto con la clientela.

Sempre affabile, sempre gentile e dolce, caratteristiche ben rare tra i giovani d’oggi che invece traboccavano limpide da Ginji. Ogni volta che terminava il suo turno si cambiava e poi salutava il suo capo prima di tornare a casa.

-Allora a domani signor Kuraki.-

 

Tornava a casa il più velocemente possibile e dopo aver appurato che Ban stesse bene poteva lasciarsi andare in un lungo respiro di sollievo. Si faceva una rapida doccia, preparava una frugale cena e poi si sedeva al capezzale dell’amico raccontandogli cosa avesse fatto durante la giornata, di chi avesse incontrato, di cosa avesse parlato. Mentre faceva questo pettinava i lunghi capelli castani dell’amico oppure gli massaggiava una mano tenendola ben stretta sè.

Quando l’ora iniziava ad essere tarda allora srotolava un futon ai piedi del grande letto,indossava il pigiama e solo dopo aver rimboccato le coperte all’amico e controllato che ogni macchina fosse a posto allora lo baciava sfiorando appena con le labbra quella pelle lattea. Solo dopo andava a dormire.

-Buona notte Ban-chan...-

 

Certe volte le giornate trascorreva così, tranquille e spensierate, come se nulla fosse cambiato.

 

Altre volte i giorni passavano lenti e lacerati da un dolore lancinante ed un senso di colpa insostenibile.

Seduto su quella sedia osservava il lento scorrere del sangue da quegli occhi ora chiusi e imprigionati in chissà quale orrendo incubo che aveva inflitto a sè stesso pur di salvarlo.

Era lui il colpevole.

Lui l’orrendo assassino.

Lui il motivo di quella sua apparente morte.

 

Lacrime copiose rigavano il volto e gemiti squarciavano il silenzio dell’appartamento.

I ricordi di quel lontano giorno erano ancora tangibili e poteva rivedere ogni immagine scorrere, vivere, compiersi davanti ai suoi occhi. Non poteva fuggire. Poteva solo subire.

Pregare, implorare, supplicare che l’esito cambiasse, almeno per una volta.

Evitare quel vile colpo dato con un sadico sorriso sulle labbra.

Sopportare il contraccolpo e piombare contro la granitica parete del capannone.

Vedere che Ban atterrava Ryudo Hishiki per l’ennesima volta facendogli perdere i sensi.

Sorridere mentre si è aiutati a rialzarsi.

-Sei la solita palla al piede...-detto con un riso.

-Gomen Ban-chan!-rispondere massaggiandosi la testa.

-Tutto a posto?-chiesto con un tono preoccupato.

-Tranquillo, tutto ok...-rispondere con tono sicuro e sorridente.

E sorridere. Ridere. Fuggire.

Pregustandosi già la ricompensa. Volando con la fantasia. Lasciandosi persuadere da quella voce così sicura e rassicurante.

-Questa volta saremo ricchi, Ginji!-

 

Ma non era successo questo. Era andato tutto male, fin dall’inizio.

Erano stati scoperti e avevano dovuto ingaggiare uno scontro diretto con la scorta. E contro Ryudo Hishiki, l’immortale.

Nulla aveva saputo arrestare quella montagna di muscoli, né una scarica elettrica, né lo Snake Bite a piena potenza.

Solo il Jagan si era rivelato un valido aiuto,e Ban l’aveva usato. E quella era la terza volta...

E poi quel colpo preso in pieno, senza possibilità di difesa.

Era stato sbalzato dalla parte opposta e sfondata la finestra era precipitato per un paio di metri prima di trovarsi a contatto con il freddo e duro cemento della strada che passava presso quel capannone.

Dolore, sapore di sangue sulle labbra, confusione. Cos’era accaduto?

E poi quella voce chiara...

-Ginji!Ginji!>-

Voltarsi e vedere che sopraggiungeva rapido il compagno di squadra.

Udire poi il rumore fragoroso di un tir che sopraggiunge contro di te. Girarsi appena e capire subito che non ci sarebbe stata via d’uscita...

E poi ancora quella voce...

-Ginji!-

E poi...poi quella frenata che squarcia l’aria e ritrovarsi ancora vivi. Vedere davanti a te la figura del tuo compagno, immobile e fiero come sempre. Il camion a mezzo metro di distanza con un conducente visibilmente terrorizzato.

-Ban-chan...-sibilare quel nome quasi con riverenza.

-Sei la solita palla al piede...-

 

...............

E poi quelle gocce di sangue che dipinsero l’asfalto. Scendevano da quegli occhi blu come la notte.

Aveva forzato il loro limite ed ora ne pagava le severe conseguenze...

Crollò a terra svenuto e da quella volta non si svegliò più.

 

Nulla poteva placare quel dolore e quel sentimento di colpa che dilaniavano il suo già tormentato cuore.

Le lacrime dapprima sgorgavano abbondanti da quegli occhi bruni ma ora erano finite e forse piangere senza lacrime era ancora peggio.

Si trascinava al lavoro senza il minimo di vita e si limitava a servire i clienti con un tiepido e falso sorriso sulle labbra e quando l’ora del turno era conclusa, era solo allora che diventava una figurina tremante agli occhi di chiunque.

Timoroso e lento raggiungeva l’appartamento e ci volevano delle ore, prima che riuscisse ad entrare nella stanza in cui stava Ban.

Tremava e sudava freddo, come se al di là di quella parte lo attendesse il suo peggior incubo,...ma forse era proprio così.

Aveva perso il conto di quante volte aveva lasciato trillare il telefono per intere giornate senza rispondere mai, di quante volte aveva chiuso porte in faccia agli amici con la scusa di sentirsi poco bene, di quante sere aveva passato a piangere sotto la doccia, rannicchiato in un angolo, di quante volte avesse pregato di fare, almeno per una notte, un sogno e non un incubo.

Invano, tutto inutile.

In quei giorni la felicità sembrava essere dipartita per chissà quale lontana terra e l’aveva lasciato imprigionato nel suo dolore.

 

C’era stato un periodo nel quale aveva perso ogni stimolo. Non provava più nulla...

fame, né sazietà.

caldo, né freddo.

allegria, né dolore.

Tutto gli scivolava addosso senza colpirlo o destarlo, era come se anch’egli fosse entrato in coma, in una dimensione irreale eternamente immobile e presente.

 Ma qualcosa, qualcuno era riuscito a ridestarlo, senza nemmeno volerlo...forse

Si era ritrovato a passeggiare per l’odiosa Shinjuku, lui che la detestava.

Aveva riscoperto quel vicolo che portava a quel bar frequentato da ben poche e misteriose persone.

Vi era entrato senza alcun motivo apparente e nello stupore generale,dovuto anche ad una notevole parte di paura che infondeva la sua presenza,era venuto a conoscenza dell’incidente.

-Che peccato...-si era limitato a dire mentre finiva di sorseggiare una tazza di te per poi uscire dal bar e sparire così com’era arrivato.

Aveva rintracciato, senza fretta apparente, l’indirizzo e dopo aver eliminato il suo informatore se n’era andato con quel bigliettino nella tasca della lunga giacca di pelle.

Aveva continuato con la sua vita di corriere e solo un giorno, camminando per Tokyo, la sua mano estrasse dalla tasca quel bigliettino ancora perfettamente conservato.

Sorrise, forse era l’ora di una visita...

Si recò subito in quel palazzo abbastanza nuovo e senza preoccuparsi troppo si diresse verso l’interno 16 e bussò alla porta.

Dovette aspettare un paio di minuti ma sapeva essere paziente se voleva e attese che la porta venisse aperta da quello che doveva essere al tempo il Raitei.

-Buonasera Ginji-kun...-esclamò con il tuo solito tono apparentemente e il tranquillo. Il biondino sembrò non stupirsi di quella visita e la cosa sembrò quasi rammaricare Akabane.

-I miei complimenti, hai affinato il tuo self-control...-disse mentre si accomodava in soggiorno.

Dalle poche parole che poté udire dalla bocca di Ginji poté constatare che la situazione era davvero critica e comprometteva seriamente la sua intenzione di sconfiggere entrambi durante una missione,e questo lo seccava parecchio. E poi vedere Ginji così indifeso,senza barriere,senza scudi...insomma era totalmente deprimente!In un confronto pure i fratelli Svastica sarebbero stati migliori di lui!

Avrebbe dovuto ucciderlo?

-Ti ringrazio per la visita Akabane...-

Quella voce titubante ruppe le sue congetture e decise di metterlo alla prova, forse non era diventato ancora inutile come avversario.

-Allora la prossima volta con chi dovrò confrontarmi?Chi sarà il tuo fortunato nuovo partner che dovrò eliminare?-domandò sorridendo.

Ginji alzò lo sguardo e sembrò che una lucina, sebbene fioca,si fosse accesa in quegli occhi scuri.

-La prossima dovrai confrontarti con me e Ban-chan e ti assicuro che non eliminerai nessuno,anzi saremo noi a batterti...-disse con tono serio,sebbene la voce fosse bassa.

Akabane sorrise, forse non doveva ucciderlo ora, non sarebbe stato divertente...

-Molto bene, anche perchè mi sto annoiando senza le vostre puntuali incursioni nelle missioni- esclamò mentre si alzava. Ginji lo seguì con lo sguardo senza muoversi dalla sua posizione, sussultò solo quando sentì una mano sulla spalla.

-Alla prossima...-

Uscì chiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle.

Ginji si strinse le braccia intorno alle spalle mostrando un lieve sorriso mentre lacrime copiose rigavano le guance.

-Alla prossima...-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Living... ***


Sfiorando quella pelle lattea sublimava tutte quelle sensazioni che avrebbe provato nel rivedere quegli occhi blu schiudersi e

Sfiorando quella pelle lattea sublimava tutte quelle sensazioni che avrebbe provato nel rivedere quegli occhi blu schiudersi e quelle labbra pronunciare un sorriso.

-Oggi è andata bene Ban-chan, il capo mi ha dato una promozione, sai?Non avrei mai creduto di riuscire a fare carriera,io...proprio io. Sai mi sembra tutto così assurdo, così irreale...-si fermò.

-Mi sono chiesto fin dove riuscirei ad arrivare per te, a cosa sarei disposto a rinunciare per rivederti...-fece una breve pausa di silenzio mentre stringeva tra le sue mani tremanti quella immobile,abbandonata,tiepida di Ban.

-Io...io rinuncerei a me stesso per te, Ban-chan...-disse mentre inconsciamente lacrime sgorgavano dai suoi occhi gentili. -Io non ho senso senza di te. Io ho bisogno di te!-esclamò mentre la voce si spegneva tra i singhiozzi.

Strinse più forte la mano del compagno e con quella si accarezzò il volto, era un modo per tentare di placare quel dolore, un modo per illudersi e far credere che quel gesto fosse stato compiuto da Ban stesso e non da lui.

Immobile, solo il lento respirare e il costante versare di rosse lacrime.

Ginji le asciugò con una garza com’era solito fare mostrando un tiepido quanto falso sorriso.

-Non comprendo il perchè di questo lacrimare di sangue. E’ una cosa incomprensibile!-.

Così aveva concluso il medico.

-Ban non potrà più usare il Jagan e forse nemmeno vedere...-.

Così aveva concluso Maria.

Chi aveva ragione?

Chi aveva torto?

Poco importava di fronte al fatto che fosse lui il responsabile di tale disgrazia. Quegli occhi tanto meravigliosi quanto diabolici, a quegli occhi lui aveva rubato il potere.

Forse erano il segno che Ban stava vivendo il peggiore dei suoi incubi, in un mondo di sangue.

Stava rivivendo il suo passato, da solo.

Senza nessuno.

Prigioniero di stesso.

Le piccole ma costanti lacrime bagnarono quella mano tiepida e scivolarono lungo le vene del braccio, quelle lente gocce che sembrano destinate a non esaurirsi mai, con il passare delle ore e con l’arrivo delle stelle scomparvero.

Chiuse gli occhi e s’addormentò.

 

Si svegliò di soprassalto. Il respiratore aveva emesso il suono d’allarme, come se ci fosse qualcosa che non andasse, e difatti c’era: il respiratore era spostato.

Ginji sospirò, inutile illudersi inutilmente...

Si alzò per andare a riattivare la macchina.

-Spegni quell’affare assordante...-

Il ragazzo si bloccò.

No.

Ban era immobile, fermo.

Il biondino riavviò il respiratore e lo dispose meglio sul volto dell’amico. Si risedette sulla sua sedia appoggiando il capo vicino al braccio disteso di Ban.

Forse era il caso di preoccuparsi sul serio se iniziava a sentire delle voci nella sua testa, che vivesse ormai in un mondo d’illusioni?

E se invece stava molto semplicemente dormendo e di conseguenza sognando?

Sorrise.

Era stato di certo un bel sogno...

Un sogno...

 

P.S.Il personaggio prima citato Maria è  presente unicamente nel manga ed è una strega amica della nonna di Ban. Ha 99 anni ma grazie ai suoi poteri sembra ne abbia 30.Ban andò da lei non appena giunse in Giappone dalla Germania dove viveva. Tra i due non corre sempre buon sangue,o meglio Ban si diverte ad insultarla chiamandola “Vecchiaccia!”o cose del genere, mentre la donna ha una predilezione per Ginji (e chi non ce l’ha? *O*).Ultima cosa,ha un seno che può competere con quello di Hevn,tanto per cambiare…-.-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Revival ***


Ecco il nuovo capitolo,denso di dolcezza e malinconia…BUONA LETTURA

Ecco il nuovo capitolo,denso di dolcezza e malinconia…BUONA LETTURA!

 

Quella notte scese una pioggia torrenziale che mise in crisi molte zone periferiche di Tokyo. Un diluvio incessante travolse il sudiciume della città, sembrava non volesse smettere sino a quando tutta la città non sarebbe stata epurata da quell’alone di dolore, una cappa che rendeva difficile perfino respirare e vivere.

A seguire una brezza costante che spazzò via quelle nuvole grigie lasciando che il cielo azzurro si mostrasse ai bimbi più impauriti e che dei timidi raggi di sole facessero capolino e illuminassero la città riflettendosi negli imponenti grattacieli.

Era proprio il caso di dire che fosse la quiete dopo la tempesta.

Il freddo dell’aria aveva superato ogni finestra, ogni muro, ogni difesa insinuandosi nei più piccoli spiragli, pur di raffreddare quell’ambiente immobile, a scuoterlo dal suo torpore irreale.

Si destò lentamente, qualcosa l’aveva richiamato dal suo incubo, l’aveva invitato ad aprire gli occhi e lui fedelmente aveva ubbidito, com’era solito fare.

Una voce sottile ma sicura.

Una voce che aveva il potere di ridestarlo perfino quando era divenuto il Raitei.

Aprì gli occhi bruni ancora intontito e temette di essere morto. O forse lo sperò...pur d’essere certo di ciò che vedeva.

-Ginji...dove sei?-.

 

Quelle flebili quanto insicure parole lo scossero a tal punto che credette di svenire, di avere una crisi di panico, che il cuore scoppiasse per quanto batteva rapido.

Fece dei rapidi passi indietro facendo capitolare la sedia per terra, dandogli modo di capire che qualcuno c’era in quella stanza apparentemente silenziosa.

-Ginji...sei tu?-domandò nuovamente quella voce mentre tentava di alzarsi.

Il biondino non perse tempo e avvicinandosi lo fermò, non poteva certo rischiare che si facesse male proprio ora.

-Non...non muoverti...-esclamò con un tono incrinato mentre invano ricacciava dentro le lacrime.

Il moro mostrò un sorriso, non si era sbagliato nonostante ancora non potesse essere certo che fosse lui. Ginji gli rimboccò le coperte in silenzio, avrebbe voluto dire tante cose ma al momento le parole erano andate a nascondersi.

-Come stai?-domandò incerto rompendo quel silenzio innaturale da parte del compagno. Ginji temette di crollare e difatti fu così, sebbene tentasse di mascherarlo al meglio.

-B..ene...-

Silenzio.

Immobile, irreale.

-Ginji?-

Poi un singhiozzo. A seguirne un altro e un altro ancora.

Lacrime copiose, infinitamente dolorose sebbene fosse tremendamente felice.

Una timida mano si avventurò alla cieca verso di lui e quando andò ad incontrare quel volto lo sfiorò avvicinandolo a . Ginji si lasciò guidare nascondendo il volto contro il petto dell’amico stringendosi a lui come mai aveva fatto.

-Ban-chan...-incapace di sillabare altre parole ripeteva costantemente quel nome gioendo finalmente nel ricevere una risposta.

-Sono qui...-

 

Se glielo avessero raccontato non ci avrebbe creduto, ma nemmeno vedendo, vivendo quella situazione riusciva a fidarsi ciecamente dei suoi occhi. E se fosse stato un sogno?

Abbandonato com’era contro quel corpo che sembrava aver ripreso vita non poteva distinguere realtà e finzione, non era certo la prima volta che piangeva su quel petto chiamando il nome dell’amico.

-Si piange se qualcuno muore, non se qualcuno è vivo...-sussurrò accarezzandogli alla cieca il volto con la mano. Ginji annuì piano e prendendo quella mano gliela sfiorò con le labbra.

-Dammi un pizzicotto, o non ci credo...-rispose Ginji lasciando che quelle ultime lacrime solcassero il suo volto.

-Stupida torpedine...-esclamò Ban con un vago sorriso e dando un piccolo pizzico sul braccio del biondino.

-Soddisfatto?-domandò con tono divertito. Ginji annuì e si asciugò gli occhi -Temevo...temevo che fosse un’illusione...-disse facendo un sorriso. Ban non disse nulla si limitò a sfiorargli il volto e percepire quelle guance ancora umide.

Avrebbe tanto voluto vedere quegli occhi bruni risplendere ora, svanito ogni dolore, contemplare quanta dolcezza potessero comunicare.

Voleva contemplarli.

Ora.

Voleva uscire per sempre dal suo incubo incessante.

Ora.

Si portò le mani dietro il capo deciso a sciogliere quelle bende che gli offuscavano la vista e lo nascondevano a lui.

Il biondino non intuì ma quando se n’accorse fu troppo tardi, incrociò per un solo istante quegli occhi e temette di gridare per il terrore.

Rossi come il sangue, lacrime vermiglie solcavano incessanti tanto da sembrare che stessero risucchiando tutto il sangue che ancora circolava in Ban.

Rimase immobile, per il terrore che aveva squarciato la sua mente. Non aveva mai temuto quegli occhi, nemmeno per un istante, ma ora...

 

Nulla.

I suoi occhi non volevano ancora liberarlo da quell’incubo, anzi sembrava che senza bende il dolore diventasse ancora più pungente.

Si portò le mani agli occhi coprendoseli e sentì un copioso umido su di quelle. Si sfiorò le dite lambendole appena con le dita e non poté che riconoscere quel sapore pungente.

Sangue.

-Non mi vedi, vero?-ruppe quel silenzio quasi irreale.

Mostrò un sorriso quasi di scherno, tanta era la rabbia verso stesso, verso il suo potere, verso chi l’aveva fatto nascere.

Tentò invano di risistemarsi le bende ma i suoi impacciati tentativi furono corretti da gesti più sicuri, seppur leggermente tremanti.

-Faccio io...-

Gli pulì gli occhi con le garze e trovate delle nuove bende gliele passò intorno agli occhi.

Tutto in un silenzio sospeso. Nessuno parlava. Nessuno fiatava.

Forse perchè non c’era niente da dire di fronte a quello, il silenzio era di certo la miglior risposta.

La felicità di riaverlo accanto a sembrava già essersi offuscata d’improvviso di fronte a quel senso d’oppressione che l’aveva avvolto completamente.

 

-E’ tutta colpa mia!-scoppiò d’improvviso mentre lacrime più dolorose di prima solcavano le guance -E’ colpa mia!Se solo fossi stato più allerta...Sono sempre una palla al piede e alla fine quello che ci rimette sei sempre tu!Sempre!Anche quella volta nel Mugenjo...io....io sono l’unico responsabile!-

Tremava per il dolore e per la rabbia e per quel senso di colpevolezza che diramava incessante in tutto il suo animo.

-Non serve a nulla colpevolizzarsi adesso...-rispose serio.

Quella risposta sembrò dargli il colpo di grazia, si sentì andare in frantumi. La sua esistenza era un continuo mettere nei guai Ban, per salvarlo, per correggere i suoi errori, per aiutarlo...

-Chiamo l’ospedale...-disse mentre usciva dalla stanza.

 

 

Dire che quel risveglio avesse dell’incredibile era il più blando degli eufemismi. Nessuno dei presenti riusciva a capire come un paziente potesse stare così bene dopo un coma di tre mesi, ma soprattutto l’enigma irrisolto erano quegli occhi.

Erano sangue allo stato puro, sembrava che l’intero bulbo oculare fosse un concentrato di sangue, che non esistesse né cornea, né pupilla, né nervo ottico...

-Rimarrà cieco...-

Un’espressione che suonò più dura di una condanna all’udirla. A causa della sua incapacità aveva privato Ban del suo potere più prezioso, più potente.

Ban aveva perso il Jagan.

 

La visita durò ben cinque ore e al termine i medici assicurarono a Ginji che nonostante la ripresa miracolosa, il paziente doveva essere ancora assistito quasi totalmente, anche a causa di quella cecità completa.

Congedati i dottori, il biondino silenziosamente si diresse verso la stanza, rimase appoggiato allo stipite della porta osservando il compagno che riposava tranquillo.

Tutte le macchine erano state portate via e quella stanza appariva quasi vuota ai suoi occhi. Passo dopo passo si avvicinò a Ban e con timore gli sfiorò il braccio.

Il senso di colpa è il peggior sentimento che si possa provare,ti distrugge dentro, ti sgretola, ti rende difficile persino respirare.

Si sedette a fianco del moro e prendendogli una mano gliela baciò timidamente.

-Permettimi di restare accanto a te e aiutarti, che io possa almeno riscattarmi per tutto quello che hai fatto e farai per me,Ban-chan...-

Le labbra di Ban, senza che Ginji se n’accorgesse, s’incurvarono in un dolce sorriso.

 

Grazie mille per i commenti e mi scuso per le parti mancanti,ora dovrebbe essere tutto a posto

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Revelation ***


Per farmi perdonare dei lunghi disagi dati dall’incompletezza dei dialoghi ecco qui anche il quarto capitolo

Per farmi perdonare dei lunghi disagi dati dall’incompletezza dei dialoghi ecco qui anche il quarto capitolo.BUONA LETTURA!

 

All’inizio era apparso tutto difficile e complicato, non era stato facile per Ban mettere da parte il suo orgoglio e farsi aiutare quasi in tutto da Ginji, ma fin da subito aveva voluto essere autonomo nel mangiare e in tutti i suoi bisogni primari. Il massimo che permetteva era che Ginji rimanesse lì seduto accanto alla vasca mente si faceva il bagno.

Sebbene quelle attenzioni sembravano dargli enorme fastidio a  prima vista,una parte di lui nel più remoto profondo,le apprezzava eccome,infondo non era certo male essere riferiti e viziati tutti i giorni.

Ma se in apparenza Ginji appariva costantemente gentile, allegro e ben disposto sapeva che in realtà a muoverlo era un atroce rimorso. L’aveva sentito certe volte di notte, fingendo di dormire, piangere e pregare che il tempo tornasse indietro, preferiva morire che vedere Ban ridotto così a causa sua.

Tante volte l’aveva udito, ma mai si era avvicinato per consolarlo, forse perchè non avrebbe saputo dirgli nulla.

Vivevano in quella dimensione di falsità reciproca senza che nessuno riuscisse a liberarsene o a liberare l’altro,ma non potevano andare avanti per sempre così,non era possibile...

 

Erano già trascorse due settimane dal suo risveglio e la vita sembrava riniziare a correre apparentemente come sempre. Peccato che questo fosse un ennesimo tentativo non riuscito di persuasione che il suo animo stava creando pur di non voler osservare la realtà.

Si mise seduto sul letto e si passò una mano tra i capelli castani, qualcosa l’avevo svegliato dal suo apparente sogno di tranquillità.

Un gemito, un’imprecazione, un singhiozzo...

Lenti ma costanti si ripetevano all’infinito nella sua mente. Si alzò e si avviò verso il soggiorno, certo di sapere chi fosse la causa di tutto ciò.

 Raggomitolato nella coperta stava Ginji che sembrava stesse vivendo un suo ennesimo atroce incubo; Ban sentiva distintamente i continui movimenti sul divano, le coperte tirate e poi lasciate, il respiro irregolare, le parole mozzate da singhiozzi.

Gli sfiorò la spalla per destarlo ma non ci riuscì, così che si mise a smuoverlo con un poco più di forza chiamandolo piano. Per tutta risposta il biondino si svegliò di soprassalto rilasciando una lieve scossa verso il suo presunto aggressore che piombò per terra.

Non appena Ginji si accorse di chi aveva colpito scattò immediatamente in piedi divorato dall’ansia e colmando quel silenzio con parole di scusa.

-Perdonami Ban-chan!Oddio, che cos’ho fatto...stai bene?-domandò aiutando a rialzarsi. Il moro si limitò ad annuire e raggiunto il divano vi si sedette.

-Anche tu però, andare in giro di notte senza luci...-aggiunse sedendosi a fianco dell’amico e avvolgendosi con la coperta.

-Tanto non mi fa alcuna differenza se è buio o no...-si limitò a rispondere Ban tranquillo. Ginji non rispose, in fondo era vero...

Silenzio.

-Stavi facendo un incubo, vero?-domandò sebbene fosse certo della risposta che avrebbe ottenuto.

Ginji annuì timidamente, rendendosi poi conto che era stato certamente colpa sua se Ban si era alzato!

-Gomen Ban-chan, non avrei voluto svegliarti...gomen...-disse abbassando il volto e facendo passare la coperta tra le dita. Ma quel volto tanto triste fu raggiunto da una mano, che timida si era avventurata sino alle sue guance. 

-La colpa è solo mia Ginji. In queste settimane non ho fatto altro che darti motivo di colpevolizzarti e non ti ho nemmeno mai ringraziato per quello che hai fatto per me. E non dire che era logico perchè non lo è per niente. Ti sei occupato di me qui a casa sostenendo tutte le cure mediche ed è solo grazie a te se mi sono svegliato.-disse carezzandogli il volto-Non ti ho nemmeno chiesto cosa facevi in quei giorni, chi ti aiutava, come ti sei procurato i soldi. Nulla di nulla, e di ciò me ne vergogno, sento di essermi comportato da terribile egoista e te ne chiedo scusa...-esclamò con dolcezza.

Ginji sorrise e si strinse a lui, era come se una parte di quel peso fosse svanito con quelle parole. Il compagno dal canto suo aveva ricambiato l’abbraccio stringendolo possessivamente a carezzandogli il capo.

-Allora, dimmi un poco che facevi mentre io dormivo...-disse scherzando staccandosi un poco imbarazzato da lui.

-Beh, nulla di particolare. Mi alzavo, mi assicuravo che tu stessi bene, andavo a lavorare, tornavo e restavo con te...-disse tranquillo.

-Hai lavorato con Shido in questo periodo quindi...-concluse il moro un poco indispettito. Ginji scosse il capo -Ho smesso di fare il Get Backers, o meglio, ho fatto una pausa. Il mio partner sei tu Ban-chan, o tu o nessun altro. Avevo trovato un lavoretto in un bar qui vicino. Mi permetteva orari flessibili e la paga era alta...-.

Ban rimase interdetto, non avrebbe mai creduto che Ginji avesse rinunciato a tutto per lui, si sentiva quasi colpevole. Lui avrebbe fatto lo stesso?

-Hai...hai lavorato in un bar?-balbettò incerto, voleva essere certo di aver capito bene. Il biondino rise -Certo!Era il minimo che potessi fare e poi non volevo dipendere da nessuno per aiutarti...io ce l’ho messa tutta...-concluse con lieve amarezza -...ma nonostante questo...-disse piano.

Ban sorrise, il sapere che Ginji teneva così tanto a lui aveva cancellato ogni incertezza dal suo cuore, forse una parte dei suoi sogni non era così irrealizzabile.

Notò però quell’aura di dolore che ancora incombeva sull’amico e che raramente aveva visto nei suoi occhi, il suo compagno era famoso per la sua inguaribile allegria contagiosa e dolcezza, ma ora non era che un ragazzo divorato dal senso di colpa.

-Infondo non credo che aver perso la vista sia così terribile, Ginji...-disse sorridendo. Il biondino lo guardò allibito, come non era importante?

-Ma come puoi dire ciò?Senza gli occhi, non puoi vedere, non puoi usare il Jagan...-disse sconcertato.

-Questo è vero, ma per ora le cose più belle che volevo vedere le ho già viste,senza contare che fu a causa di questi occhi che...-non terminò la frase. Sorrise -Non sono certo una persona raccomandabile io...-. Ginji scosse il volto e lo abbracciò, com’era solito fare. Ma forse in quell’abbraccio caldo c’era qualcosa in più, qualcosa di più dolce, come se tramite quella consueta abitudine volesse comunicare qualcosa d’unico, di nuovo, di sicuro e incerto assieme.

-Non dire più queste sciocchezze, io pensavo di aver trascorso la mia vita con un orgoglioso, manesco, venale Ban Mido, non mi risulta che sia un malvivente....-disse ridendo strusciando il capo contro il petto del moro.

Ban sorrise, forse quella bastava come conferma...

-Toglimi le bende, Ginji...-disse con un tono che non ammetteva repliche. Il biondino ne rimase un poco turbato ma staccandosi da lui gli passò le mani dietro il capo e  gliele sciolse. Ban sorrise.

-Volevo vederti...-disse sfiorando il viso smarrito di Ginji -Sappi che le cose belle si ricordano con l’animo e non con gli occhi...-.

Lo avvicinò lentamente a riconoscendo quel profumo di miele che sognava ogni notte, sfiorò con le dita le labbra di Ginji che da troppo lo ammaliavano e sostituì le dita con le sue labbra, sublimando ogni piacere che provava.

Dolce, lenta flessuosa danza a cui subito rispose seppur con timidezza e timore, temendo di sbagliare, di rovinare qualcosa...

Sentì le mani di Ban intorno al suo volto e non poté che stringersi maggiormente a lui, intuendo solo ora cosa poteva dar sollievo ai suoi incubi e alle sue insicurezze.

Avere Ban vicino, sempre.

 

Quando si staccarono rimasero a pochi centimetri l’uno dall’altro entrambi non poco imbarazzati dall’azione compiuta e di come il compagno avesse risposto positivamente.

-Beh, ti confesso che ora come ora vorrei tanto vedere la tua espressione...-disse scherzando Ban accarezzandogli i capelli.

-Beh, non è poi molto differente dalla tua...-esclamò ridendo. Ban si fece bastare quell’affermazione per ritornare a bearsi di quelle dolci labbra che da sempre lo tentavano.

Voleva perdersi in quella dolcezza che poteva solo ricordare, voleva perdersi in quei gesti e sentirsi un tutt’uno con l’unica persona che contava per lui ora.

Lasciò che le sue labbra assaporassero la sua pelle profumata scendendo sul collo incontrando da subito come ostacolo il collo della t-shirt. Senza però perdersi d’animo fece passare una mano sotto questa facendo percorrere di brividi la schiena del biondino che ora come ora non se la sentiva proprio di fermarlo, era troppo bello; ma poi la sua poca responsabilità ed immensa preoccupazione per l’amico gli permisero di ragionare

-Ban-chan, il dottore ha detto niente sforzi...-esclamò mentre piacevolmente prigioniero di quell’abbraccio si lasciava accarezzare. Il moro sembrò non udirlo, o meglio fece finta di non avere udito quelle parole e Ginji se n’accorse da subito. Ridendo lo fermò baciandolo voluttuosamente sulle labbra bloccandogli anche le braccia.

-Non mi sembrava fossi anche sordo...-disse sfiorando il capo contro il petto di Ban. Il moro si fermò, sorrise e gli accarezzò il volto.

-Oggi hai vinto tu, ma non credere che la stessa cosa varrà per domani...-disse alzandosi e prendendolo per mano. Ginji sorrise -Se proprio non vuoi star solo ti farò compagnia io di là...-

Il moro mostrò un sorriso -Mi saprò accontentare-.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** The last piece ***


Ed ecco il nuovo capitolo

Ed ecco il nuovo capitolo!Mi auguro che non ci siano più problemi con i dialoghi altrimenti segnalatelo e vedrò di risolvere la questione. Inutile dire che la situazione è ormai in stato di risoluzione, ma manca ancora un tassello che sarà proprio rivelato in questo capitolo dove abbiamo un Ban più dolce del solito e un Ginji molto innamorato. BUONA LETTURA!

 

Aprì poco a poco gli occhi e si accorse che già la piacevole compagnia che l’aveva allietato per tutta la notte era scomparsa.

Dilatò gli occhi. Vi passò una mano sopra e leccò dal dorso della mano quelle ultime lacrime di sangue.

Si alzò dirigendosi verso il soggiorno e incontrò a metà strada Ginji con un vassoio in mano e due tazze fumanti di caffèlatte.

-Ban-chan!Perché ti sei alzato?Stavo venendo io con la colazione...-esclamò preoccupato prendendogli una mano e conducendolo verso il divano. Appoggiò il vassoio e gli porse la tazza fumante.

-Allora come stai stamattina?- domandò mentre addentava un biscotto al cacao. Ban soffiò sulla tazza e poi sorrise -Meglio del solito...tu?-domandò bevendo in un solo colpo tutta la bevanda.

-Molto bene...-esclamò arrossendo. Come non negare che sapere che Ban ricambiasse i suoi timorosi sentimenti gli aveva impedito di dormire per tutta la notte?Espressi così semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo che loro si amassero, che fosse già programmato sin dal loro primo incontro. Mai avrebbe immaginato che tra due persone completamente diverse potesse nascere qualcosa di così intenso.

-Perché così pensieroso?-domandò rompendo quello strano silenzio che si era venuto a creare.

-Eh?Nulla, nulla...-rispose lui rapidamente sorseggiando il suo caffèlatte. Ban gli si avvicinò e senza la minima incertezza lo baciò dolcemente -Credevi di aver sognato ieri sera?-domandò scostandogli un ciuffo biondo dietro l’orecchio. Ginji sorrise -L’ho temuto per un momento...-.

Il moro gli diede un buffetto sul naso -Stupida torpedine...Piuttosto passami quel giornale che sono mesi che non so cosa accade in questo diavolo di paese...-esclamò stiracchiandosi le braccia e rimanendo in attesa. Ginji annuì e si alzò subito, prese il giornale, e solo in quell’istante la sua mente si bloccò.

Si voltò di scatto fissando Ban che lo stava osservando con la sua aria malandrina di sempre vagamente divertito -Stai boccheggiando come una carpa appena pescata...-esclamò ridendo alzandosi in piedi attendendo un abbraccio travolgente che difatti non tardò ad arrivare.

Il biondo lasciò perdere tutto, ogni cosa, ogni pensiero e si gettò tra le braccia di Ban, ancora incredulo di ciò che aveva compreso.

-Tu...tu ci vedi?-balbettò con gli occhioni lucidi alzando il volto e specchiandosi negli occhi blu di Ban.

-Se in questo momento ho davanti uno sguardo meraviglioso pronto a sciogliersi in lacrime per me, allora sì...-disse dolcemente. Ginji sorrise deglutendo pesantemente ma non riuscendo a frenare quelle lacrime che scesero su quelle guance candite.

-Sono felice di rivederti, perchè ora non ti voglio lasciare più sparire nel buio dei miei occhi...- esclamò asciugandogli con le dita gli occhi.

 

Quelle dolorose lacrime di sangue erano svanite per sempre, non gli avrebbero più rigato le guance e squarciato l’animo in ogni istante. Forse le preghiere così supplichevoli di Ginji avevano impietosito persino Dio, oppure qualche strano incantesimo guaritore era disceso su di lui, oppure era merito tutto della sua ottima forma fisica, infondo era pur sempre l’uomo più forte del mondo! Oppure...

Oppure più semplicemente il suo cuore, il suo animo, la sua mente si erano ripresi grazie a quelle carezze tanto dolci, quegli occhi che li curavano ad ogni istante e quella costante melodia di dolore che le avvolgeva in un abbraccio.

Stringendolo ora poteva solo avere l’opaca immagine della disperazione in cui aveva vissuto Ginji per quei mesi apparentemente lunghissimi.

-Via, via...si piange per i morti, non per i vivi...-esclamò staccandosi un poco da lui. Il biondino annuì con il capo nonostante i suoi occhi continuassero a lacrimare.

-Ehi, guarda che se non la smetti mi arrabbio!-esclamò con cipiglio, ma il tono era fittizio e mostrò un sorriso.

-Gomen, Ban-chan...-disse asciugandosi gli occhi e osservandolo con un radioso sorriso. Il moro annuì, ora andava sicuramente bene...

-Mi piaci di più quando sorridi...-esclamò prima di iniziare a baciarlo con passione sulle labbra e scendendo poi sul collo con tutte le intenzioni di andare oltre.

-Ban-chan...il medico...non...sforzi...-mugolò il biondino tra un bacio e l’altro. Ban sorrise e gli sussurrò nell’orecchio -Ieri era ieri, oggi è oggi...-esclamò con un solito tono malizioso.

 

Proprio in quella il telefono trillò e Ginji n’approfittò per divincolarsi e andare a rispondere. Sollevando la cornetta udì la chiara e calma voce di Kazuki.

-Salve Ginji-san, disturbo?-domandò gentile e confortante come sempre. Ginji stava per rispondere al massimo dell’allegria, ma solo in quella comprese che nessuno sapeva del risveglio improvviso e miracoloso del compagno, così decise di rispondergli più afflitto del solito. Avrebbe fatto una grande sorpresa a tutti quanti.

-Beh...no, no...-rispose insicuro mentre strizzava l’occhio a Ban che lo osservava dubbioso su cosa avesse in mente il compagno.

Kazuki comprendendo subito che qualcosa non andava si affrettò a chiedere spiegazioni, non poco preoccupato.

-Beh, il dottore...-finto singhiozzo -...il dottore ha detto che Ban-chan...che Ban-chan non sarà più come prima!-esclamò con tono disperato. Il moro sembrò finalmente capire ma proprio non gli piaceva di aspettare seduto sul divano così che sorridendo gli si avvicinò approfittando del fatto che l’amico fosse di spalle.

-Che intendi?-domandò ansioso Kazuki iniziando seriamente a preoccuparsi. Ginji sospirò, doveva inventarsi qualcosa.

-Beh, ecco...lui non potrà...ah!...-si voltò e si vide Ban a pochi centimetri di distanza che sembrava divertirsi molto con il bottone dei suoi pantaloni beige. Gli lanciò un’occhiata ammonitiva e gli spostò gentilmente la mano badando però di non lasciargliela.

-Ginji-san, è successo qualcosa?-domandò sorpreso.

-No, no...dicevo che beh, è difficile da spiegare perchè...-Ban era tutto intento a baciargli la schiena nuda, sollevata la t-shirt, incurante di quali sensazioni potesse provocare con la sua azione -perchè è complicata...-continuò Ginji tentando di sopprimere al meglio i suoi sensi.

-Ma è qualcosa di così grave?-continuò allarmato l’amico tentando di avere più informazioni possibili.

Ginji tentò di rispondere al meglio a quelle domande pressanti ma proprio sembrò al limite quando Ban l’aveva voltato e sollevatagli la maglietta aveva iniziato a torturagli i capezzoli con la lingua  e sbottonargli i pantaloni.

-Kazu...kii...stasera...stasera vieni qui...con tutti!Ciao!-e riattaccò violentemente la cornetta,rivolgendosi poi verso Ban.

-Sei un disgraziato!-esclamò con cipiglio. Il moro lo osservò divertito mentre finiva di levargli i pantaloni. -Ma mi piaci troppo così...-esclamò baciandolo poi ardentemente.

Ban ricambiò da subito e mentre lo lasciava sbottonare la giacca del pigiama,lo guidò verso la camera da letto dove senza troppi complimenti lo spinse sul letto ancora in disordine.

-Il dottore se la prenderà con me...-esclamò beandosi di quelle attenzioni che stava ricevendo dal moro.

-Potresti dirgli che ti ho obbligato...-gli sussurrò all’orecchio mentre con le dita percorreva il corpo longilineo del biondino.

-Ma sarebbe una bugia...-esclamò Ginji sorridendo, accarezzandogli la guancia e scendendo poi sulla spalla per poi arrivare sino al petto.

Ban sorrise e tornò su quelle labbra tanto invitanti percependo le braccia di Ginji intorno a lui.

Abbandonati poi anche gli ultimi vestiti si fissarono l’uno negli occhi dell’altro, volendo quasi assorbirsi a vicenda.

 

Blu...Castani...

Maledetti...Angelici...         

 

-Mi mancava tanto questo tuo sguardo...-sussurrò il moro sfiorandogli il volto, baciandoglielo poi e iniziando a scendere con quei baci infuocati tempestando quel corpo candido di una passione racchiusa per troppo tempo, nascosta, celata a tutti, perfino a stesso.

Offuscata da quelle finte attenzioni verso i bei corpi femminili, ridendo nel ricevere un sonoro schiaffo da Hevn dopo averle palpato il seno, oppure distinguersi con battute smaliziate e idee che avevano fatto arrossire più volte il compagno.

Quante bugie pur di non svelare quel sentimento che aveva iniziato a sedurlo da tempo;a mostrargli quanto fossero dolci quegli occhi castani, passionali quelle labbra rosee, e quel corpo sottile che mostrava tanta grazia quanto sensualità nello svestirsi o nel lavarsi tra la candida schiuma.

Quante volte si era svegliato di soprassalto nel mezzo di un sogno non del tutto puro e casto e voltandosi osservare il riposo tranquillo del compagno nel letto vicino, beandosi e torturandosi allo stesso tempo per non poterlo nemmeno sfiorare con quella passione che ardeva in lui. Limitarsi ad abbracci amichevoli e rimpiangere quei rari momenti di massima vicinanza, quando si nascondevano in uno sgabuzzino o le notti fredde passate uno vicino all’altro nella vecchia subaru.

Quanti pensieri, frasi, azioni rimangiate o stravolte purché lui non capisse, che non si allontanasse, che non lo temesse...

Ma Ginji non solo provava i medesimi bramosi desideri, ma anch’egli soffriva quando dopo essersi stretto affettuosamente all’amico veniva bruscamente allontanato,o quando doveva sopportare il flirtare del compagno con formose ragazze e al suo maledetto vizio di palpare Hevn!

Invidiare Shido e Madoka, invidiare Jubei e Kazuki, invidiare chiunque avesse qualcuno accanto che lo proteggesse e lo amasse.

Ma ora finalmente ritrovarsi a sorridere a quei lontani ricordi e abbracciare il presente, unica loro certezza,con quanta forza avevano,temendo che potesse svanire in un istante.

-D’ora in poi non ti lascerò più, lo prometto...-esclamò piano per poi scendere sempre più lasciando che la risposta del compagno si perdesse in un gemito.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** New start ***


La chiave silenziosa girò nella toppa e la porta si aprì con un leggero cigolio

Quale miglior regalo di Natale se non l’ultimo capitolo della fic?Ok,non voglio essere megalomane ma voglio ringraziare tutte le persone che hanno commentato e letto la mia storia.

Ma state tranquilli non vi abbandono proprio a Natale perché ho appena pubblicato una nuova storia che spero vi piacerà il cui titolo è “The little marmeid” ispirata ad un dolcissimo doujinshi che possiedo su Get Backers e che troverete già in sezione…Colgo l’occasione per augurare a tutti Buon Natale!

BUONA LETTURA!

 

Mezzogiorno era passato da poco, quando quegli occhi bruni si schiusero lenti e spaziarono per la stanza.

-Ben sveglio...-esclamò arricciandogli una ciocca dei capelli biondi tra le dita. Ginji sorrise e si strusciò contro il corpo del compagno che per tutta risposta lo strinse a sè coprendolo maggiormente con le lenzuola.

Il biondino si strinse maggiormente a lui sorridendo ripensando a quanto d’improbabile era accaduto tra loro. Ban gli baciò il affettuosamente il capo quasi tentando di comunicargli quanto fossero simili i pensieri che ora avevano in testa. Ginji si alzò un pochino e gli diede un dolce bacio sulle labbra.

-Ho un regalo per te...-sorridendo di fronte all’aria stupita del compagno -aspetta...-detto questo allungò il braccio verso il comodino e aprì il cassetto. Ne tirò fuori una scatolina blu scuro con un piccolo fiocchetto d’orato.

-Aspettavo il tuo risveglio...-esclamò porgendoglielo. Ban lo prese ancora piuttosto sorpreso e dopo aver sciolto il nastro sollevò il coperchietto.

Sorrise.

Li sollevò delicatamente con le dita rimirandoli contro luce  -...sono identici...-.

-Già, non sai quanto ci ho messo per trovarli così. Non potevo sopportare che tu non li avessi più, quegli altri erano andati completamente in pezzi...-.

Ban li indossò voltandosi poi verso il compagno -Direi che ora sono tornato completamente me stesso...-e gli accarezzò in volto -...anzi ora ho qualcosa in più...-e lo baciò.

Ginji non rivelò mai che i suoi precedenti occhialetti viola dormissero sul fondo del suo comodino, rimessi minuziosamente insieme con colla e grande speranza, perchè quella non sarebbe morta mai.

 

Ginji stava di vedetta alla finestra del soggiorno che dava direttamente sulla strada di sotto, era talmente impaziente ed emozionato che non faceva altro che andare su e giù per l’appartamento, innervosendo non poco il moro.

-Insomma, mi spieghi il perchè di quest’agitazione?Mi sento un come un animale raro posto per la prima volta alla vista del pubblico...-disse spazientito sedendosi sul divano.

A quell’affermazione Ginji non aveva potuto che sorridere ma la sua espressione era mutata radicalmente nel vedere l’amico che si accendeva una sigaretta.

-Sei pazzo?!-esclamò sottraendogliela immediatamente e andandola a gettare nel cestino dell’immondizia.

-Che combini?Sei completamente andato?Quella è una rarissima Malboro che conservavo da tempo!- disse raggiungendolo all’istante ma non sufficientemente da impedire che la sigaretta finisse cestinata.

-Il dottore è stato chiaro, niente sforzi, niente fumo, niente alcool,...-affermò enumerando sulla mano tutti i divieti imposti nei riguardi dell’amico.

-Hai dimenticato niente sesso...-aggiunse mentre ricercava nel cestino la sua preziosa sigaretta. Ginji era arrossito di botto a quell’affermazione, ma come non dire che era la verità più assoluta?

-Dannazione, ma dove l’hai nascosta?-

Il biondino sospirò e mettendosi le mani in tasca se n’uscì dalla cucina ben consapevole che ce n’avrebbe messo di tempo prima di trovarla,anche perchè non era quello il posto in cui l’aveva nascosta. Ritornò alla finestra e scostando la tenda poté appurare che non vi era traccia ancora di alcuno. Che strano...

 D’improvviso due braccia lo strinsero e dopo il primo attimo di panico rise, sapeva bene che Ban aveva capito il suo piano...

-Dove l’hai messa?-chiese con un tono fintamente risentito. Il biondino scosse il capo dicendo che non gliel’avrebbe consegnata per nessuna ragione.-Dovrai cercarla per tutta la casa, e non ne troverai altre perchè non ce ne sono...-esclamò ridendo.

Ban allora si fece furbo -Ma io so per certo di sapere dove sia. Quale miglior nascondiglio di sè stessi?-disse infilando una mano nelle tasche di Ginji.

Il ragazzo subito si liberò della presa ridendo -non credere che io sia così stupido da permetterti di riprendertela così facilmente...-

-Ma io credo di si...-esclamò con tono malizioso avvicinandosi mentre Ginji faceva dei passi indietro.

-Ban-chan no,...Ban-chan...fermo lì!-disse ridendo mentre continuava ad arretrare finchè non si trovò contro il muro.

-Ti sei fregato da solo come tuo solito...-esclamò andandogli di fronte e appoggiando le mani contro il muro.

-Tanto non te la do la sigaretta...-

-Lo vedremo...-esclamò iniziandolo a baciare e a cercare nelle sue tasche benché Ginji tentasse invano di impedirglielo.

In quella il citofono trillò ed entrambi sobbalzarono per lo spavento. Ban sospirò e lasciò la presa ed entrambi si fissarono per qualche istante negli occhi.

-Ti ricordi il piano?-domandò il biondino serio mentre apriva il portone a quello che presubilmente doveva essere Kazuki.

-Ehi,guarda che questa raccomandazione è tutta tua. Io sono Ban Mido!-esclamò mentre si avviava verso la camera.

-Spiritoso...-poi osservandolo meglio vide la sigaretta -Ridammela!Ban-chan!-e lo afferrò da dietro.

-Oh, oh, vuoi il gioco pesante?-esclamò nascondendo l’oggetto della controversia. Ginji gli lanciò un’occhiata poco amichevole.

-Ban-chan...-

Trillò la porta e Ginji sospirando andò ad aprire tentando di mascherare il più possibile la sua allegria.

 

-Ciao Kazu-chan...-esclamò mostrando un piccolo sorriso. Ma subito notò che dietro Kazuki c’era Shido, Hevn, Himiko e perfino Akabane. Certo non immaginava una tale affluenza...

-Spero non ti dispiaccia se ho invitato anche loro...-esclamò calmo l’amico ma Ginji scosse il capo e l’invitò ad entrare.

Si accomodarono tutti in soggiorno e il ragazzo servì loro il te, voleva prendersi quanto più tempo possibile, ma altri non erano del medesimo avviso...

-Insomma vuoi dirci che è successo a Ban?!-domandò d’improvviso Himiko battendo un pugno sul tavolino.

Ginji sobbalzò, non poteva immaginare che...

Certo che immaginava, che stupido che era stato, loro non lo sapevano mentre lui...

-Chiedo scusa...-esclamò sedendosi al fianco di Kazuki -ma ecco, per me è così complicata che credevo che tirando alla lunga le cose...perdonatemi...-ammise abbassando tristemente il capo.

Kazuki gli mise una mano sulla spalla comprensivo -Se ce ne parli, sarà più semplice...-.

Ginji annuì stringendo tra le mani la tazza ancora tiepida -Ieri il medico è venuto per il solito controllo settimanale e...ha riscontrato un’anomalia,...sembra che Ban-chan...-e la voce s’incrinò.

-Sembra cosa?!-domandò agitata Himiko saltando in piedi.

 

-Che meglio di così non possa stare...-

 

Un silenzio irreale catturò tutti i presenti.

A Hevn mancò l’ossigeno.

Ad Akabane scappò un sorrisetto compiaciuto.

A Himiko le gambe si fecero instabili e si lasciò cadere sulle ginocchia.

A Kazuki mancarono le parole.

A Shido cadde dalle mani la tazza che s’infranse rumorosamente terra risvegliando tutti i presenti da quell’apparente stato comatoso.

Ginji sorrise volgendosi verso Ban che con la sua solita aria malandrina aveva fatto la sua entrata trionfale nel soggiorno, non volendo rinunciare ad un poco di sano protagonismo.

-Ehi garzone da circo, quella tazza me la ricompri...-esclamò acido e fu quello il chiaro segnale che la persona davanti a loro era Ban Mido in carne ed ossa.

Inutile dire che la reazione fu alquanto confusa e rumorosa.

Hevn abbracciò calorosamente il ragazzo, ben felice di vederlo in piena salute.

Shido si alzò e scuotendo il capo andò verso Ginji dandogli un leggero pugnetto -Da quando idee questi scherzi contro di noi?Scommetto che è stata tutta opera di quel serpente bastardo...-

Ginji annuì ridente a quell’affermazione e voltandosi verso Akabane notò che si era alzato e si dirigeva verso la porta.

-Akabane-san, vai già?-domandò non del tutto dispiaciuto.

-Beh, noto con piacere che hai mantenuto la tua promessa, Ginji-kun. Sembra che Mido Ban-kun sia tornato in forma...-esclamò rivolgendosi verso il moro.

-Ne dubitavi?- ribatté sprezzante Ban. Akabane si limitò al suo sorriso per poi congedarsi con tutti e andarsene dall’appartamento.

“Sarebbe stato molto noioso senza quei due...”.

 

Himiko aveva nascosto al meglio le lacrimucce per la gioia, ma aveva in ogni caso permesso a Kazuki di consolarla con qualche parola carina.

Era difficile trattenere i sentimenti anche ora, non riusciva più a mantenere quella sua maschera dura che poco si conformava alla sua giovane età.

Ban le si avvicinò di spalle e le diede un piccolo pugnetto sul capo -Ehi,tutto bene?-domandò serio essendosi accorto che qualcosa non andava nella ragazza. Himiko annuì con il capo sperando invano che il moro non si accorgesse di quegli occhi lucidi.

-Via, via...sono vivo, no?-esclamò asciugandole gli occhi lasciando che il volto della giovane si tingesse di rosse e sfuggisse quasi subito la presa.

-Lo...lo so benissimo...-esclamò voltandosi. Ban sorrise, quella ragazza non cambiava mai...

 

 

Il silenzio regnava nella stanza, rotto da qualche fugace sussurro e piccolo riso, il buio li circondava completamente fuorché quei raggi di luce che provenivano dalle insegne al neon di locali al di fuori del palazzo e che riuscivano a trapassare le fessure delle tapparelle.

-Sei il solito prepotente...-disse con un tono finto arrabbiato distaccandosi un poco da lui e voltandosi sul lato. La risposta fu una piccola risatina.

-Tanto lo so che in realtà ti è piaciuto...-esclamò cingendolo con le braccia robuste e solleticandogli la schiena con il respiro.

-Dai smettila!-esclamò ridendo e voltandosi verso il compagno, lasciandosi stringere maggiormente da lui.

-Ho forse torto?-chiese prima di baciarlo sulle labbra. La risposta fu un radioso sorriso.

-No...-ricambiò la dolce effusione con una tanto affettuosa.

Poco importava che il letto fosse stretto, che le molle cigolassero, che la luce entrasse dalla finestra benché fosse l’una di notte passata. Infondo in quel momento a loro bastava essere insieme stretti l’uno all’altro.

-Che avevi da parlare con Akabane, prima?-domandò ad un certo punto mentre gli accarezzava i capelli.

-Cos’è sei geloso?-chiese sghignazzando, aspettandosi una risposta acida e seccata. Ma quelle parole sembrarono non arrivare mai, infatti aveva percepito un leggero tremito durante quella carezzevole attenzione. Che avesse detto qualcosa che non avrebbe dovuto?Ma lui stava solo scherzando...

Stava per correggersi, o perlomeno salvare la situazione quando Ban rispose.

-Sarei stupido a non esserlo, non credi?-esclamò sorridendo e interrompendo un momento quelle attenzioni. Ginji lo fissò in quegli occhi brillanti che rappresentavano per lui l’unica luce in quel buio seppur apparente.

-Ban-chan...-

Era raro che il compagno lo lasciasse senza parole, e questa era una di quelle volte. In tali occasioni non aveva mai parole sufficientemente appropriate, aveva sempre il timore di cadere in banalità o far arrabbiare il compagno, così che si limitava a rimanere in silenzio e a mostrare un imbarazzato sorriso o un timido assenso. E così fece quella volta, o perlomeno tentò, difatti qualcosa lo spinse  a parlare, forse la certezza che quella volta non avrebbe sbagliato...

 

-Ai shiteru, Ban-chan...-

 

 

 

 

 

 

 

OWARI

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=300588