Spanish Bombs

di sofiaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** An Unusual Brother ***
Capitolo 2: *** Meetings ***
Capitolo 3: *** Waiting for the Pistols ***
Capitolo 4: *** An Unexpected Kiss ***
Capitolo 5: *** Practice ***
Capitolo 6: *** Ball Of Confusion ***
Capitolo 7: *** More Troubles ***
Capitolo 8: *** Worries ***
Capitolo 9: *** Light My Fire ***
Capitolo 10: *** Revelations ***
Capitolo 11: *** Ops! ***
Capitolo 12: *** Keys To Your Heart ***
Capitolo 13: *** Together Is Better ***
Capitolo 14: *** The Models Of Brixton ***
Capitolo 15: *** Endless Love ***
Capitolo 16: *** We Did It! ***
Capitolo 17: *** Advice ***
Capitolo 18: *** WTF?! ***
Capitolo 19: *** If You Want Blood... ***
Capitolo 20: *** Presents ***
Capitolo 21: *** Two Parts Of One Soul ***
Capitolo 22: *** Fingers Crossed ***
Capitolo 23: *** Party! ***
Capitolo 24: *** Lovers' Rock ***
Capitolo 25: *** Red Roses ***
Capitolo 26: *** Horror movie ***



Capitolo 1
*** An Unusual Brother ***


"Dai Paul non rompere! Portami!"
"Quante volte te l'ho già detto che non puoi e non devi venire a vedere i Pistols?!"
"Paul non ho dodici anni, ne ho sedici!"
"Sophie sei troppo piccola! Lì pogano, fumano, si drogano e bevono!"
"Paul non fare tanto il santo! Lo so benissimo che stasera ci andrai di nascosto con i tuoi amichetti...com'è che si chiamano? Jeff, Michael e Tim? O erano forse Joey, Mickey e Tommy?"
"Si chiamano Joe, Mick e Topper...comunque come hai scoperto che ci andrò, piccola peste?"
"Hai lasciato i biglietti nel MIO cassetto della biancheria, pesce. E sappi che spiffererò tutto a nostra madre!"
"Non provarci!"
"E se ci provassi?"
"Dai, spara, cosa vuoi in cambio di non dire niente a mamma e a papà?"
"Venire con voi."
"Ma..."
"MAM.."
"Stai zitta! Va bene, va bene ti porto! Vedi di vestirti per bene che fuori si gela."
"Oh bravo Paul!"
Corsi a baciare mio fratello.
"Ruffiana."
"Sai che ti voglio bene hahaahah"
Andai a vestirmi: jeans stracciati, maglia dei Pistols, chiodo e anfibi.
Comunque mi chiamo Sophie Simonon, ho sedici anni e vivo a Londra con la mia famiglia. Infatti quel pozzo di intelligenza con cui stavo amabilmente discutendo è mio fratello maggiore, Paul Simonon, diciannovenne londinese che si diverte a suonare il basso con i suoi tre amichetti del cuore, Joe, Mick e Topper.
"Sophie sbrigati! Dobbiamo partire, è tardi!"
"Che rompipalle che sei! Arrivo..."
Mi infilai gli orecchini e detti un'ultima occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio. Decente, dai.
Scesi le scale di corsa e arrivai da mio fratello.
"Prima di andare al concerto, dobbiamo andare al pub lì vicino che ci troviamo con i miei amici della band."
"Basta che non vi mettiate a parlare come della adorabili vecchiette per tre ore..."
"Tranquilla, ti piaceranno, sono ragazzi divertenti."
"Paul, sinceramente non me ne frega niente! Quelli che mi interessano sono nel locale del concerto, non nel pub! Non vedo l'ora di trovarmi davanti quel figo di Steve Jones..."
"Sophieee!! Sei troppo piccola! Ha la mia età! E poi suona nei Pistols! Non devi andare dalla concorrenza!"
"Ma non posso neanche esprimere un commento positivo su un ragazzo più grande di me e che non suona nella tua band?!"
"NO!"
"Rompipalle."
"Dai, poche storie e andiamo a prendere i miei amici. Su! Avanti!"
"Ok, andiamo."
Uscimmo di casa e dopo un quarto d'ora di camminata arrivammo al pub dell'appuntamento. Appoggiati al muro a fumare una sigaretta c'erano tre ragazzi ed era da loro che mio fratello mi stava conducendo.

ANGOLO AUTRICE
Hey :) Sto provando a scrivere questa ff sui Clash. So che non la leggerà nessuno ma vabbè, se qualche buon'anima la leggerà e magari recensirà gliene sarò grata :3
Bye :)
 

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Capitolo 2
*** Meetings ***


Man mano che ci avvicinavamo ai tre ragazzi, cominciai a distinguere i loro lineamenti. Erano senza dubbio gli amici di mio fratello. Ce n'era uno alto e magro, con i capelli corti, mossi, tirati con un po'di gel verso destra, e neri. Bel ragazzo. Di fianco a lui, un ragazzo basso ed esile, con i capelli un po'più lunghi del primo, lisci e castani tendenti al rossiccio. Per ultimo, un ragazzo più alto del secondo ma più basso del primo, magro, con i capelli corti alzati in una cresta castana sbarazzina. Carino anche questo dai. Paul li salutò con un pugno amichevole sul braccio. Poi si ricordò che c'ero anche io ed ebbe la decenza di presentarmi:"Ragazzi, questa è mia sorella più piccola, Sophie."
Il primo ragazzo mi disse:"Hey ciao, io sono Mick, piacere!". Aveva un bel sorriso, illuminava la notte, davvero, era radioso.
"Piacere mio."
Fu il turno del secondo ragazzo:"Ciao, io sono Topper."
"Sophie."
Ed ora il terzo:"Buonasera amore, io sono Joe."
Mi prese la mano e mi fece il baciamano.
Da dov'è uscito questo Casanova?!
Mi sentivo le guance calde, sicuramente ero arrossita. Feci un sorriso imbarazzato a questo Joe e lo aiutai a rialzarsi. Poi mio fratello fece il rompipalle, come al solito:"Strummer! Sei sempre il solito! Neanche un minuto che la conosci e già le dai dell'amore?!" 
"Ma è così bella!"
"Strummer è mia sorella! Ha sedici anni, SEDICI! Tu ne hai ventidue, VENTIDUE! Afferrato il concetto? Tu sei troppo vecchio e lei troppo giovane!"
"Non ti scaldare Simonon, sono sicuro che a lei non gliene frega niente di quello che pensi tu!"
"Lo vedremo Strummer, ma tu con mia sorella non ci esci!"
"Illuso!"
Credetti di avere un mancamento. A parte che questo ragazzo molto carino mi aveva detto che ero bella, mi ha detto anche, implicitamente, che avrebbe voluto uscire con me. Non c'è male. Uno con sei anni più di me.
Mio fratello e Joe continuarono a discutere per tutto il breve tragitto che porta al luogo dove si teneva il concerto. Io intanto continuavo a camminare guardandomi le punte consumate dei miei anfibi, pensando a quello che Joe mi aveva appena detto e che lui e Paul stessero litgando per me. Ad un certo punto venni svegliata dalla mia trance da Mick: mi aveva presa a braccetto e aveva inziato a parlare.
"Allora che mi racconti, piccola Simonon?"
"Che non vedo l'ora di vedere i Pistols!"
"A vederti così non sembra una tipa da punk sai?"
" Lo so, sembro una bambina..."
"Una bella bambina però!"
"Grazie Mick." Gli sorrisi. Mi sorrise anche lui.
"Quindi hai sedici anni, Sophie?"
"Sì. Tu?"
"Diciannove, come tuo fratello."
"Ah."
"Quindi vai a scuola?"
"Sfortunatamente sì."
"Dove vai a scuola? Alla Brixton High School?"
"Si, dove andava mio fratello. Sono al penultimo anno. Tu invece? Sei al college o lavori?"
"Studio all'Hammersmith Art College. Ancora per poco spero, voglio sfondare nella musica."
"Sono sicura che ce la farai. Comunque l'Hammersmith Art College non è vicino alla mia scuola?"
"Grazie mille, sei molto dolce. Tutto il contrario di tuo fratello. Sì, il mio College è due edifici dietro alla tua scuola superiore. Un giorno potremmo andare a mangiare qualcosa insieme, no?"
"Oh, sarebbe molto bello Mick."
"Già! Tu suoni qualcosa?"
"Nah, mio fratello ha provato a farmi strimpellare il suo basso ma...con ben scarsi risultati hahahah comunque canto, ma sono più stonata di una campana!"
"Hahahahah dai non ci credo!"
"Davvero! Paul può testimoniare!"
"Un giorno che vieni a vedere le nostre prove ti faccio provare a suonare la mia chitarra."
"Non vorrei rompertela o spaccare tutti i vetri del garage hahah."
"Vai tranquilla, per te questo e altro hahahah."
"Molto gentile da parte tua."
"Già. E a ragazzi come siamo messi?"
"Credo che la scena di prima ti faccia vagamente intuire la mia situazione sentimentale."
"Poverina, tuo fratello te li fa scappare tutti hahahah."
"C'è poco da ridere, è veramente così!"
"Non credevo che il duro skinhead Paul Simonon fosse così protettivo con la sua sorellina."
"Non parlarmene per favore hahahah."
"Va bene hahahah. Comunque sapevo che avesse una sorella più piccola, ma non sapevo certo che fosse così carina e simpatica."
"Grazie Mick, sei molto gentile." Gli lasciai un lieve bacio sulla guancia e fece un sorrisino malizioso.
Camminammo ancora per qualche minuto, sempre a braccetto, mentre i due litiganti continuavano a suonarsele e Topper era immerso nelle sue riflessioni. Dopo un po', arrivammo finalmente al luogo del famoso concerto. Io e Mick ci guardammo e ci facemmo un sorriso emozionato. Tirai un sospiro e, a testa alta, entrai dentro al locale.

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Capitolo 3
*** Waiting for the Pistols ***


Entrammo tutti nel locale, chi emozionato, chi meno. Io ormai non mi tenevo più nella pelle, aspettavo questo momento da mesi. I Sex Pistols. I ragazzi dell'età di mio fratello che erano riusciti a mettere a ferro e fuoco l'intera Inghilterra. Prima dei Pistols sembrava che il mondo fosse in bianco e nero. Ma loro, come un'asteroide, avevano portato colore nella monotonia nella vita degli inglesi. Erano una catastrofe, avevano una visione quasi apocalittica del mondo, delle relazioni sociali tra gli uomini, del lavoro e di altre innumerevoli cose. Ma soprattutto, erano un taboo. Un taboo che noi, ragazzi annoiati, esattamente come loro, eravamo convinti a svelare.
Quindi, ricapitolando, io ero entusiasta, Mick anche, ma si dava un certo tono, al contrario di me, che incominciai a saltare come una hippie strafatta per il locale. Joe e mio fratello avevano un muso duro, ma sotto sotto sapevo che erano emozionati almeno quanto me. Topper era inespressivo. Dovevo ancora inquadrare quel ragazzo, non mi andava molto a genio.
Mio fratello ci chiese:"Raga, manca un'ora al concerto. Che facciamo?"
Topper:"Andiamo a prendere posto, così siamo in prima fila."
Joe:"Io voto per prendere una birra all'angolo bar."
Io dissi:"Io appoggio Joe."
Joe:"GRANDE SOPHIEEE, BATTI IL CINQUE!"
Scoppiai a ridere e gli battei il cinque.
Ma mio fratello incominciò a subito a rompere:"Tu non bevi!"
"Io bevo invece!"
"Se prendi una birra ti spedisco a casa a calci in culo!"
"Se ci provi diventi donna!"
Joe:"Hahahah devo dire che andate proprio d'accordo voi due! Non litighiamo in un pub però, un minimo di amor proprio!"
Io ribattei, un po'scocciata:"Va beeeneee..."
Anche Paul rispose, un po'seccato, alla paternale di Joe:"Oook..."
Joe, fiero di sè, ci desse:"Bravi ragazzi. Dai, al bar!"
Andammo tutti all'angolo bar del locale. La voglia di prendere una Guiness media era tanta, ma mio fratello era stato chiaro. Niente birra, sennò niente Pistols. Allora stetti a fissare la punta dei miei anfibi, con espressione un po'imbronciata, quando sentì una lieve carezza sulla spalla. Alzai lo sguardo ed era Joe.
"Hey piccola!"
"Ciao Joe."
"So che tuo fratello non vuole ma...tieni, bevi un po'della mia birra, so che non è bello farne a meno quando ne hai voglia."
"Hey grazie mille!"
"Prego bionda, ma non farti vedere."
Bevvi tre sorsi della birra di Joe. Santa birra. Poi porsi il bicchiere a Joe.
"Ho finito, grazie ancora."
"Figurati". Mi fece l'occhiolino.
Che playboy.
I ragazzi finirono la birra, sotto il mio sguardo truce rivolto a mio fratello. Dopo aver buttato nell'immondizia i bicchieri, andammo verso il palco. Non c'era ancora molta gente, anche se il gruppo spalla aveva già iniziato a suonare. Non erano male, suonavano punk anche loro.
Spingendo, calpestando, calciando e spaccando qualche gamba, riuscimmo ad arrivare in prima fila. Mi appoggiai alle transenne. Ero proprio di fronte al microfono del cantante. Alla mia destra avevo Joe e alla mia sinistra Mick. Ci sarà da divertirsi, me lo sento.
"Sono bravi, no?", mi chiese Joe.
"Sì, non sono niente male."
"MA NOI SIAMO MEGLIO!", urlò Mick.
E Joe urlò, ancora più forte:"CERTO, PERCHE' NOI SIAMO I CLASH!"
Io mi misi a ridere, poi Joe mi disse:"Ma davvero siamo più bravi!"
"Certo Joe, non lo metto in dubbio."
"Adesso spiegami perchè tu sei così gentile, visto che tuo fratello è una specie di rompipalle."
"Ah Joe, la pecora nera in una famiglia c'è sempre hahahah."
"Hai ragione piccola Simonon."
"Lo so. Comunque voi dovete ancora farmi ascoltare qualcosa di vostro."
"Giusto. Vorresti venire ad una delle nostre prove?"
"Ma sì dai."
"Miiick dove facciamo le prossime prove che non mi ricordo?"
Mick:"Le facciamo a casa mia, rinco, domani pomeriggio."
Joe, rivolgendosi a me:"Perfetto, domani vieni con tuo fratello a vederci."
"Credo vada bene."
"Perfetto, ti aspetto, blonde-head."
"Bravo Strummer."
"Inizi a chiamarmi per cognome, il che mi eccita."
"STRUMMER CHE CACCHIO STAI DICENDO A MIA SORELLA?!"
"Nieeenteee!"
Io ero arrossita violentemente. Joe mi fece un altro dei suoi occhiolini mozzafiato.
Dopo queste chiacchiere, le luci si abbassarono...







 

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Capitolo 4
*** An Unexpected Kiss ***


Dopo tanti mesi di trepidante attesa, ecco davanti ai miei occhi i Sex Pistols. Gli oltraggiosi, maleducati, ribelli, fantastici Sex Pistols.
Ecco Johnny Rotten, proprio davanti a me, con la sua tipica espressione spiritata. Alla mia sinistra, Sid Vicious, a petto nudo, con la bocca piegata in una smorfia. Alla mia destra invece, il mio amato Steve Jones, con i suoi ricci castani ed il suo fascino carismatico. Alla batteria invece Paul Cook che, secondo me, di punk aveva poco. Ma sono opinioni.
Iniziarono subito a suonare, con una foga mai vista. Bodies, God Save The Queen, Anarchy In The UK, EMI, Submission, No Fun,...fecero tutte le canzoni più belle del repertorio, mettendo su uno show mozzafiato, inaudito, oserei dire.
Mi scatenai. Per un'ora esistevamo solo io e i Pistols, tutto il resto lo avevo cacciato dalla mia mente: la scuola, la pallavolo, il college che avrei dovuto scegliere, la mia famiglia, Paul, Mick, Joe,...
Finito il concerto, proprio quando stavano andando nel backstage, tirai un urlo tremendo:"STEEEVE!". Credo che mi sentì tutto l'isolato, ma sono dettagli. Steve, mentre si stava chinando per raccogliere un plettro, mi sentì. Si alzò, rivolgendo la testa verso il pubblico, un po'incredulo. Non mi aveva vista, allora urlai un'altra volta:"STEEEVE!!!". Stavolta vide a chi apparteneva quella voce e si diresse verso di me. Stavo per svenire. Si chinò e mi porse il plettro che aveva appena recuperato e la scaletta del concerto.
Incredula, gli dissi:"Oh Dio, grazie Steve! Sei stato fantastico stasera! Sei il mio preferito, adoro quando suoni, sei bellissi..". Non mi fece finire la frase che mi baciò. Io ero sorpresa, mi stava venendo un infarto. Poi mi sciolsi, ed iniziai a ricambiare il bacio. Dopo di che, si alzò, mi fece l'occhiolino, mi mandò un bacino e mi urlò:"Ci si vede in giro, bionda!". Poi sparì nel backstage, lasciandomi a bocca aperta. Non riuscì a fare altro che fare un risolino isterico e ad accasciarmi sulle transenne, mentre la mia compagnia mi guardava stupita. Steve Jones mi ha baciata. Non ci credo. E nelle mani tengo il suo plettro e la sua track-list.
Mio fratello iniziò subito a sbraitarmi contro:"MA COME HA OSATO?!"
Mick invece stava sclerando in aramaico antico al contrario sia per il concerto sia per quello che mi era appena successo.
Joe era partito di brutto, diceva quanto fosse stato fantastico il concerto e quanto era stato sciupafemmine Steve a baciarmi.
Topper credo che non aveva manco visto la scena, visto che guardava Paul Cook intento a smontare la batteria.
Trovai la forza di rialzarmi in preda, ma mi dovetti appoggiare a Mick. Solo che in quel momento l'equilibrio non era proprio la mia specialità, persi l'onda e se non c'era Mick con i suoi riflessi pronti a reggermi, avrei fatto un incontro mooolto ravvicinato con l'appiccicoso pavimento del locale.
"Bhe, piccola Simonon, reggerti in piedi non è esattemente nelle tue corde..."
"Joe, prova tu ad essere baciato da Steve Jones dei Sex Pistols, poi ne riparliamo."
"Ma che schifo!"
"Ah giusto, sei un maschio. Allora immagina di essere baciato da Joan Jett. Ecco."
"Allora è tutto un altro discorso, bionda...! Comunque l'avrei seguita nel backstage e da cosa nasce cosa..."
"Risparmiami i particolari, Strummer."
"L'hai fatto di nuovo. Mi hai chiamato di nuovo per cognome. Poi con quella voce scontrosa...ispiri tanta roba."
Naturalmente intervenne mio fratello:"Ma taci, Strummer!"
"Ma stai zitto Simonon!"
Intanto che loro due discutevano, visto il mio scarso equilibrio, il mio colorito paonazzo e la mia evidente iperventilazione, Mick ebbe l'ottima idea di portarmi via dal palco. Arrivammo all'angolo bar e mi fece sedere su una delle sedie che adornavano quel sudicio locale. Mi ordinò della Coca Cola ghiacciata, me la portò al tavolo e si sedette proprio davanti a me.
"Sophie, bevi un po', ti aiuterà a riprenderti, o almeno spero..."
"Mick hai visto?! Steve Jones..."
"Ho visto, piccola, ho visto."
"E' stato bellissimo! Lui è così fantastico..."
"Domani vedrai quanto siamo fantastici noi...ti scorderai immediamente del bacio di Steve."
"Non credo proprio!"
"Vedere per credere, blondie."
Con aria orgogliosa, inziai a sorseggiare la Coca ghiacciata. Mick aveva ragione, ci voleva proprio.
Dopo qualche minuto ci raggiunsero Paul, Joe e Topper.
"Come stai, sist?"
"Meglio bro."
"Se ci riprova gli spacco il setto nasale."
"Siamo in due, mio caro skinhead.", disse un minacciso Joe Stummer.
"In tre, gente.", rilanciò un Mick agguerrito.
"Dai rega, io sto benissimo, mi ha fatto vivere un sogno!"
"Però a me non va bene sist, ti ha baciata un perfetto sconosciuto più grande di te e per di più dei Pistols!"
"E dai Paul, ancora con 'sta storia dei Pistols."
"Si! Non puoi andare dalla concorrenza!"
"Tanto domani le facciamo cambiare idea!", disse Joe.
"Puoi contarci, turco!", ribattè Mick.
Io avevo i miei dubbi, ma decisi di lasciarli ad auto-esaltarsi.
Intanto, pagata la Coca Cola, lasciammo il locale. Camminammo fino al nostro isolato, in silenzio, ognuno che pensava ai fatti suoi. Appena arrivammo davanti alla casa mia e di mio fratello, lui iniziò a salutarli, così lo imitai.
Prima Topper:"Ciao Topper!"
"Ciao Sophie, buonanotte."
Poi Joe:"Ciao Joeee!". Lo corsi ad abbracciare, mi ero trovata subito bene con lui.
"Ciao blonde-head!". Mi strinse forte a lui.
Poi andai da Mick, forse la persona con cui avevo legato di più:"Ciao Miiick!". Corsi ad abbracciare anche lui.
Mi corse incontro, ci abbracciamo forte e mi sussurrò:"Ciao bellissima!"
Dire che il mio cuore scoppiò è riduttivo. Troppe emozioni stasera.
Paul urlò:"Ci vediamo domani gente! Alle tre da Mick!"
Ci fu un generale:"Oook!", poi ognuno prese la via del proprio appartamento.
Entrammo in casa nostra molto silenziosamente, sperando di non svegliare i nostri genitori. Salimmo a passi felpati le scale e ci cambiammo, poi ci mettemmo nei rispettivi letti tessendo le lodi ai mitici Pistols. Piano piano mi addormentai, manco me ne resi conto.
Il giorno dopo...

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Capitolo 5
*** Practice ***


Il giorno dopo dovetti andare a scuola, anche se a causa dell'eccitazione post-concerto stetti sveglia fino alle quattro a ripensare ai Pistols, al bacio di Steve e a quello che mi aveva detto Mick. Come criticarmi? Sfido chiunque a a stare calmo e tranquillo dopo tutte queste cose concentrate in cinque ore. Comunque, la giornata a scuola si rivelò veramente noiosa, non passava più, e se non era per la mia compagna di banco Frankie mi sarei sicuramente addormentata nell'ora di storia. Alle tre, quando finalmente uscì da quella prigione, stavo letteralmente crollando.Ma, aspetta...dovevo andare alle prove dei fantastici quattro! E le prove erano alle tre! Fantastico, non avevo neanche il tempo di passare a casa a cambiarmi. Se tardavo mio fratello mi ammazzava. Quindi dovevo andare alle prove in uniforme e con la mia cartella. Che gioia.
Ok...casa di Mick. Quella mattina Paul mi disse dove abitava, perciò iniziai a camminare. Fortuna che era vicino a scuola, non avevo proprio voglia di camminare con tre chili di libri sulle spalle. Dopo qualche minuto di marcia, arrivai davanti a quella che, secondo le indicazioni poco affidabili di quel pozzo d'intelligenza di mio fratello, era la casa di Mick. Sì, doveva essere per forza quella, si sentivano dei colpi di batteria dal garage, erano sicuramente loro. Quindi suonai il campanello, cercando di aggiustarmi i capelli meglio che potevo, controllando la mia immagine nel piccolo specchietto che portavo nel mio astuccio di scuola.
"Si bionda, sei bellissima, ora vieni che ti aspettiamo!"
E ora chi è 'sto qua?!
Alzai lo sguardo, un po'imbarazzata e vidi il sorriso risoluto di Joe Strummer.
"Riesci sempre a imbarazzarmi, Joe."
"E' il mio scopo, blondie."
"Sei simpatico oggi, Strummer."
"Sei proprio malvagia...sai perfettamente che quando mi chiami per cognome vado giù di testa e tu continui a farlo...ma brava! Adesso capisco il legame di sangue tra te e tuo fratello!"
"In qualcosa dovevamo assomigliarci. Comunque, dove sono gli altri?"
"In garage, io ero andato in casa a prendere delle bottiglie d'acqua. Vieni."
Mi prese la mano e mi condusse verso il garage. Ma aspetta...PER MANO?! Che gli saltava in mente a quel Casanova? Speravo solo che mio fratello con ci avesse visti...
La porta del garage era aperta, quindi entrammo. Era molto grande, però una buona parte era occupata da grandi scatoloni di cartone pieni di chissà cosa. Ai lati, vicino alle pareti, c'erano due amplificatori abbastanza grandi. In un angolo c'era un tavolo con alcune sedie. Proprio su queste sedie, vidi mio fratello ed il resto dei Clash.
"Hey Sophie!"
"Ciao raga!"
"Come mai sei in uniforme?"
"Sai com'è Paul, io finisco scuola alle tre e le prove sono alle tre...non è che ho avuto molto tempo per cambiarmi."
"Ma ci va bene anche con la gonna corta, sai Paul?"
"STAI ZITTO STRUMMER!"
"Va bene skinhead, ma solo perchè hai un basso in mano..."
Naturalmente diventai subito paonazza per l'affermazione indecente di Joe, ma ormai mi ero abituata a queste frecciatine.
Fortuna che arrivò Topper a calmare i bollenti spiriti:"Dai, poche chiacchiere, proviamo!"
"Cosa proviamo oggi?", domandò Joe.
"Ragazzi, stanotte mi è venuta l'ispirazione e ho scritto un nuovo testo ed ho anche già in mente la melodia!"
"Oh grande Mick! In questa band almeno qualcuno produce!"
"Non so se vi piace...è un testo un po' diverso dal solito...non è proprio come Janie Jones o come White Riot..."
"Cosa sarà mai di così scandaloso?"
"E'...quasi romantica."
"Oh, Jonesy innamorato! Chi è la fortunata?"
"La Sfortunata, vorrai dire Joe!"
"Giusto Paul, batti il cinque!"
Paul e Joe scoppiarono a ridere e si dettero il cinque.
"E se ti dicessi che la conosci mooolto bene, Paul?"
"Aspetta...non sarà mica Vivienne, la ragazza di Malcolm McLaren di Sex?"
"Ma anche no!"
"Dai, fai poco il misterioso!"
"Tanto non ve lo dico, specie di pettegoli!"
"Prima o poi lo scopriremo, piccolo Mick innamorato."
"Ma la conoscete già, solo che voi avete delle fette di prosciutto davanti agli occhi e non ve ne accorgete."
Topper, ormai stanco dei battibecchi tra i suoni compagni di band, sbottò:"Avanti! Dai Mick, facci ascoltare la nuova canzone."
"Ok...si chiama '1-2 Crush On You'."
"Oh ma allora sei serio Jonesy!"
"Ma bravo Simonon, devo dire che hai un intuito molto acuto!"
"Calmiamo i bollenti spiriti, Jones!"
"Giuro che a casa stasera ti ci dovrà portare tua sorella in carrozzina."
"Esagerato!"
"Non ci giurerei Paul, sembra serio, parola di Joe Strummer."
"Ok, la smetto, Mick, lo giuro."
"Bravo, skinhead."
"Dai, cantaci il testo Jonesy."
Visto che tutte le sedie erano occupate, mollai la cartella per terra e mi ci sedetti sopra.
"Cosa fai seduta per terra, blonde-head?!"
"Secondo te, Strummer?"
"Fai poco la spiritosa, piccola Simonon. Mick, ce l'hai un'altra sedia?"
"Queste sono tutte quelle che i miei mi hanno fatto prendere..."
"Tranquillo Mick, sto bene anche qui."
"Perchè non vieni a sederti sopra di me, blondie?"
"Perchè se lo fa io ti ammazzo!", gli disse con tono molto minaccioso mio fratello.
"Sei sempre così rompipalle Paul...non le faccio mica niente!"
"Non mi fido, vecchia volpe, non mi fido."
"Come vuoi tu. Lascia pure stare la tua sorellina per terra, scomoda e al freddo...Lo facevo solo per il suo bene."
"Fai poco il santarellino, Joe."
"Ai suoi ordini, Simonon. Però adesso lei soffre per colpa tua."
"Ma smettila!"
"Paul, se vuoi tua sorella si può sedere su di me, visto che tu sei occupato a tenere il basso."
"Grazie mille Mick."
"Oh, Simonon dei miei anfibi, perchè a Jonesy hai detto di sì e a me di no?!"
"Perchè sinceramente mi fido di più di Mick che di te, per quanto riguarda le ragazze."
"Che palle che fai venire, Paul..."
"Dai vieni Sophie.", mi chiamò Mick.
Andai verso di lui e prima di sedermici sopra gli chiesi:"Ma sei sicuro? Guarda che peso!"
"Ma non ci credo neanche se mi paghi! Dai, siediti e poche balle."
Mi sedetti sulle sue gambe e...bho, fu come sentire una scossa elettrica. Ero agitata ed ero sicuramente rossa in volto.
Dopo che mi fui accomodata bene, Mick iniziò a cantare la sua nuova canzone e sì, era proprio una canzone melensa.
Quindi Mick, il mio Mick, era innamorato? Fu una pugnalata. Ma...ero forse gelosa?
Come posso esserlo? Eppure così sembrava. Come posso essere gelosa di una persona che conosco da neanche ventiquattr'ore?!
Impegnata nelle mie manie possessive, non mi accorsi che mi ero addormentata. Avevo poggiato la testa sul petto di Mick e le sue braccia circondavano la mia vita. Appena mi ripresi e mi resi conto di com'ero messa, mi imbarazzai tantissimo.
"Oh, finalmente ci siamo svegliate, eh bella addormentata?!"
"Che...?"
"Si blondie, ti sei addormentata nelle braccia del nostro chitarrista."
"Oh mio Dio scusatemi! Scusami Mick, ti avrò sfondato le gambe! Non so com'è potuto succedere, scusami tantissimo, non vol..."
"Stai tranquilla bellissima, mi ha fatto piacere averti sopra per due ore."
"NON INCOMINCIARE ANCHE TU JONES!"
"Calmo Paul, ho solo rassicurato Sophie che non mi aveva dato fastidio."
"Seh va bene Jonesy ed io sono biondo!", disse un agguerrito Strummer.
"Taci Joe!"
"Non urlate, per favore...ho mal di testa."
"Vuoi dormire un altro pochino su di me?"
"No grazie Mick, credo di averlo già fatto abbastanza oggi."
"Quando vuoi dormire, io ci sono!", rise Mick.
Ridemmo tutti. Poi mio fratello disse:"Ragazzi, io e mia sorella andiamo...ci vediamo domani da Joe, solita ora?"
"Sì, Paul."
Mi alzai dalle gambe di Mick, imbarazzatissima, e mi scusai ancora con lui.
"Bella, stai tranquilla! Mi ha fatto piacere!"
Paul finse di tossire per allarmare Jones che stava entrando in un campo minato.
"A domani bella gente!"
"Ciao ragazzi!", ci urlarono.
Salutai Mick con la mano, lui ricambiò con un bel sorriso ed un bacio 'volante'.
Enormemente imbarazzata, seguì mio fratello fino a casa e mi gettai subito sotto le coperte, esausta.

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Capitolo 6
*** Ball Of Confusion ***


La giornata a scuola sembrava non finire più quella mattina. Sarà perchè avevo tantissime ore di materie scientifiche (che odiavo) o perchè non vedevo l'ora di essere con Mick. Sì, con Mick. Temevo di essermi presa una cotta per il moro chitarrista della band di mio fratello. Aspetta...non temevo, era così! La verità è che era stato un colpo di fulmine. Mi ci trovai subito bene con lui, da quando mi disse il suo nome con quel suo sorriso contagioso che illuminò la nebbiosa notte londinese. E poi ci fu il nostro dialogo, dove mi prese a braccetto, mentre mio fratello e Joe litigavano perchè Strummer ci aveva provato spudoratamente con me. Dopo mi aiutò a riprendere la capacità di intendere e di volere in seguito al bacio di Steve Jones. Poi ci fu quel 'ciao bellissima' per darmi la buonanotte. E proprio ieri, mi risvegliai dal mio sonnellino pomeridiano avvinghiata a lui.
Però non potevo neanche ignorare tutta l'attrazione fisica che provavo per Joe. Lui mi intrigava. Per le cose che mi diceva per farmi arrossire e per quello che faceva.
Insomma, dire che ero nei casini era riduttivo.
Non ci capivo più niente.
Ma il tempo mi avrebbe portato risposte, o almeno così speravo.
Intanto, quella benedetta campanella era suonata, alle tre precise. Mi buttai la mia cartella piena di spille e patch sulla spalla e uscì di tutta fretta da quella gabbia di matti. Appena arrivata al parco davanti alla scuola, mi sedetti su una panchina e realizzai che non potevo andare a casa, perchè i miei genitori lavoravano ancora e mio fratello, con questa cosa della band, non era a casa. Solo che era l'unico tra noi due ad avere le chiavi di casa. Quindi le possibilità erano tre: o stavo al parco fino alle sei e mezza, o andavo a casa mia e aspettavo mio fratello in giardino, o andavo a casa di Joe, dove c'erano le prove oggi. Optai per quest'ultima possibilità e mi alzai dalla panchina. Allora, la casa di Joe doveva essere molto vicino a casa mia, credevo che fosse nella via precedente alla mia. Quindi iniziai a camminare verso il nostro quartiere. Dopo una decina di minuti, arrivai davanti a casa del cantante. Suonai al campanello e stavolta, per paura di farci un'altra figuraccia, non mi guardai allo specchio. Dopo qualche istante, vidi spuntare una cresta da una finestra del primo piano.
"Hey bionda!"
"Ciao Joe!"
"Dai sali, ti ho aperto il cancelletto."
Aperto il cancello, mi diressi verso la porta di casa. La trovai aperta, quindi entrai. Era una casa grande e arredata con mobili antichi, sicuramente molto costosi. Attraversai la sala, occuapata da un enorme divano in pelle bianca e da diverse librerie di legno scuro, in direzione delle scale. Erano coperte di una moquette bourdeaux e avevano un elegante corrimano di legno, adornato da disegni incisi. Le salì ed arrivai al primo piano: davanti a me si stendeva un corridoio con tante porte. Non sapevo minimamente quale scegliere. Chissà dov'erano gli altri. Fortuna che da una porta abbastanza lontana dalle scale sbucò Joe.
"Joe, per fortuna che sei uscito tu, non sapevo in che stanza eravate! Comunque hai una casa grandissima ed è magnifica."
"E' dei miei genitori. Sempre al tuo servizio, blonde-head."
"Non ti spiace vero che sia venuta a vedervi?"
"Ma figurati! Poi sapevo che non saresti riuscita a stare lontana da me."
"Modesto."
"Vedo semplicemente le cose come stanno, piccola."
Ma mi leggeva il pensiero? Era esattamente quello che pensavo su di lui. Avevo ragione ad essere attratta da lui, una persona con una personalità così magnetica...
"Si va bene Joe, ora mi accompagneresti dagli altri?"
"Hai paura di saltarmi addosso, se stiamo soli?
"Ma figurati..."
"Proviamo."
"Joe, il primo che salterebbe addosso all'altra qui sei tu."
"Forse hai ragione, blondie."
"Lo so. Per evitare che questo accada, mi porteresti dagli altri?"
"Non vorresti che accadesse?"
"Non ho detto questo..."
Non mi fece finire la frase che mi fece aderire la schiena contro al muro e mi bloccò con le braccia lì. Le sue labbra si stavano avvicinando sempre di più alle mie e non mi volevo tirare indietro. Anzi, mi aggrappai alla sua maglietta e mi strinsi a lui. Stavamo per baciarci, quando sentimmo un rumore di una maniglia che si apriva, quindi ci staccamo subito. Appena in tempo! Dalla porta spuntò la testa bionda di mio fratello.
"Che fate voi due?"
"Niente Paul, ho accompagnato tua sorella per le scale, stavamo per venire da voi."
"Lo spero per te, Strummer."
Mio fratello rientrò in camera ed io e Joe, mentre andavamo verso di lui, ci guardammo e sorridemmo: l'avevamo scampata.
Joe si chinò e mi sussurrò:"Vedo che non ti dispiaceva la posizione."
"Ma cosa dici?!"
"Amore, ti devo ricordare che ti sei aggrappata alla mia maglia e che ti sei stretta a me, o te lo ricordi da sola?"
"Era l'eccitazione del momento."
"Non credo proprio, blondie."
"Convinto tu, convinti tutti."
"Tanto prima o poi ti bacio e sono sicuro che non ti spiacerà, visto che oggi me ne hai dato la conferma."
Non sapendo più cosa rispondere, abbassai lo sguardo ed entrai nella camera da dove era sbucato mio fratello.
Sembrava la camera da letto di Joe, piena di poster, libri e disegni. Era disordinata, ma d'altronde lo era anche la mia. Seduti sul letto c'erano mio fratello, Topper e Mick. Quando lo vidi mi venne un piccolo infarto. Era ancora più bello di ieri. O ero io che deliravo? Appena lo vidi corsi da lui e lo baciai sulla guancia. Era un po'sorpreso di questo mio attacco affettuoso, ma non gli dispiacque, visto che mi saluto con un:"Ciao bellissima!"e mi dette anche lui un bacio sulla guancia. Mi venne un coccolone. Mi ci dovevo abituare. Naturalmente mio fratello non stette zitto:"PERCHE' ADESSO VOI DUE VI BACIATE SULLA GUANCIA?"
"Perchè tua sorella è dolce, al contrario tuo!"
"Mick, ti spacco quei denti storti che ti ritrovi!"
"E io ti faccio ri-avvicinare i tuoi!"
Intervenni io:"Dai ragazzi. Paul, mi ci trovo benissimo con Mick, quindi lo saluto con un innocentissimo bacio sulla guancia. Siamo solo amici."
"ESATTO, PERCHE' LEI STA CON ME!"
"JOE, CHE CACCHIO DICI?"
"INFATTI, CHE CACCHIO DICI, STRUMMER?"
"Non adesso, ma presto lo sarà, skinhead dei miei anfibi."
Non mi restò altro da fare che arrossire.
Mick aveva abbassato il capo, tutto d'un tratto sembrava essersi rabbuiato. Se era per quella zoccola di cui si era innamorato, quella per cui lui aveva anche scritto una canzone, giuro che le facevo rimpiangere di essere nata. Dopo le prove, avrei sicuramente chiesto a Mick perchè aveva messo su quel muso lungo.
Adesso però dovevano iniziare a provare, visto che Topper li stava minacciando tutti. Si alzarono dal letto, presero in mano i loro strumenti e attaccarono gli amplificatori. Io mi sedetti sul letto al posto di Mick e li guardai preparsi.
Poi iniziarono a provare le canzoni che volevano mettere nel loro album d'esordio, se mai ne avessero avuto uno.
Non mi restava altro che sentirli e stavolta per davvero, visto che ieri mi sono dormita tutte le prove. Ero curiosa.

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Capitolo 7
*** More Troubles ***


"1, 2, 3, 4!"

He's in love with rock'n'roll woah
He's in love with gettin' stoned woah
He's in love with Janie Jones woah
But he don't like his boring job, no.


Questa era la prima canzone che provarono, nominata 'Janie Jones'. Joe aveva una voce bellissima. Non era la tipica voce che ti aspetteresti da un gruppo che vuole sfondare, anzi. Era una voce particolare, roca, che non piaceva a tutti. Ma io la adoravo.

Let them know,
let them know!


Ma questo era Mick! Aveva una voce bellissima, forse più bella di quella di Joe. Era più dolce, più da bambino. Era incantevole. Ma devo essere indecisa tra loro due anche per la loro voce?!
Cantarono altri quattro pezzi: White Riot, Remote Control, London's Burning e Career Opportunities.
Erano bravi. Ma bravi bravi.
Mi chiesi subito perchè non avevano ancora sfondato. Avevano della musica rivoluzionara e dei testi magnifici. Mick e Joe avevano ragione: mi ero dimenticata completamente dei Pistols. I Clash erano una spanna sopra tutti.
Eravamo alle porte del 1977: sentivo che qualcosa sarebbe cambiato.
Per essere dei ragazzi che suonavano per diletto e autodidatti, erano eccezionali. A parte Joe, che aveva una tecnica tutta sua, non molto raffinata, ma insomma, il cognome d'arte Strummer mica se lo era scelto a caso. Mick con la chitarra in mano era tutt'un'altra persona: abbandonava il suo carattere tranquillo e si trasformava in un leone. E aveva una bella tecnica. Mio fratello...bhe, da lui non mi sarei mai aspettata che sapesse suonare bene il basso. Lo consideravo troppo stupido. Ovviamente il fatto che sappia suonare uno strumento non cambia la mia opinione su di lui. Idiota lo consideravo e idiota lo considero tutt'ora. Topper invece era una potenza. Chi l'avrebbe mai detto che un ragazzino poco più alto di me e magrolino sapesse suonare con così tanta foga la batteria?! Era una macchina, non sapevo come definirlo. Un automa, forse così potevo delinerarlo.
Appena finirono, si precipitarono sul comodino di fianco al letto di Joe, dove c'erano dei bicchieri e una bottiglia d'acqua.
Quando ebbero finito di abbeverarsi, Joe mi chiese:"Allora blondie, come ti siamo sembrati?"
"Siete forti, ragazzi. Davvero. Avevate ragione, i Pistols non sono niente, siete una spanna sopra a tutti. Eccezionali."
"Ah grazie blonde-head, i complimenti me li puoi fare anche stanotte."
"STRUMMER. HAI SUPERATO IL LIMITE."
"Paul, stavo scherzando."
"Strummer, alla prossima battuta indecente su mia sorella, è la volta buona che ti arriva un gancio sul naso."
"Va bene, sto zitto."
"Molto bene, turco, molto bene."
"Comunque siete davvero bravissimi...a incominciare da te Paul! Sei così cretino da nascondere i biglietti del concerto dei Pistols nel mio cassetto della biancheria però sai suonare benissimo il basso! Non pensavo fossi così intelligente, mi hai stupita!"
"Vedo che sei in vena di complimenti oggi, sist."
"Bhe, accontentati, primadonna, sono stata anche troppo gentile. Poi Topper...sei un mostro! Aggredisci letteralmente la batteria quando suoni!"
"Grazie, faccio solo del mio meglio."
"Figurati. E tu Joe...hai una voce bellissima! E' particolarissima, mi piace un sacco"
"Grazie bionda, avrai modo di sentirla quando ti pare."
Non lasciai neanche il tempo a mio fratello di iniziare ad urlargli dietro.
"Mick, tu sei fantastico! Hai una voce bella come quella di Joe, è angelica quasi! Poi suoni la chitarra da Dio, dico sul serio."
"Grazie bellissima, sei sempre molto carina."
Sembrava sincero, ma aveva un'espressione spenta, uguale a quella che aveva anche prima delle prove. Non mi piace. Il suo sorriso non è contagioso adesso. Devo inventarmi una scusa per parlargli da sola.
Joe, inconsapevolmente, venne in mio aiuto:"Topper, Paul, venite un attimo giù in salotto, dobbiamo portare qui tre casse piene di cavi, fili, adattori per amplificatori che ho raccattato da dei miei amici."
I due annuirono e si avviarono fuori dalla porta, verso il soggiorno. Così restammo solo io e Mick.
"Mick."
"Dimmi, Sophie."
"Perchè non sei felice?"
"Ma io sono felice."
"Non è vero."
"E come fai a saperlo?"
"Non sorridi come facevi ieri."
"Ok, mi hai scoperto, sono un po'giù."
"Che cosa è successo?"
"Niente, Sophie."
"Non dirmi le bugie."
"Ma non ti sto dicendo le bugie."
"Sì, come no! Mick, ascoltami, se è quella ragazza di cui ti sei innamorato, quella per cui hai scritto la canzone, che fa la zoccola e ti fa stare male, dimmi come si chiama e la uccido."
"Davvero lo faresti?"
"Sì! Non può farti stare male!"
"Allora, se io ti dicessi che lei si chiama Sophie?"
"Cognome?"
"Simonon."
"Ah, una mia omonima."
"No, cretina, sei tu."
Ci rimasi di stucco. Era un bel colpo da metabolizzare.
"E perchè stai male per me?"
"Perchè so che Joe ci sta provando con te e tu non gli dici di no. So che ti piace."
"Mick, è solo attrazione fisica, non mi piace. E comunque, anche se fosse, perchè dovresti starci così male?"
"Non lo capisci proprio?"
"No..."
"Perchè sono innamorato di te, scema!"
"Ma tu stai male!"
"Mai stato meglio."
Mi aveva spiazzato. Non sapevo più che dire. Ci pensò lui a togliermi da qualunque incertezza: mi avvolse la vita con le braccia e mi baciò. Ci misi qualche istante a realizzare il tutto, ma appena lo feci, ricambiai. Era un bacio dolce, niente di osceno, come mi immaginavo fossero i baci di qualcun'altro di mia conoscenza. Staccò le mani dalla mia vita e me le posò sulle mie ormai rossissime guance. Iniziò ad accarezzarle. Poi ci staccammo da quel bacio infinito. Abbassai subito lo sguardo. Non volevo che vedesse che ero così entusiasta di quello che aveva appena fatto. Ma lui mi alzò il mento con un dito e mi vide sorridere come una bambina a cui hanno regalato una nuova Barbie. Ciò non fece altro che fargli piacere e mi prese la mano. Me la strinse e me la accarezzò, mentre entrambi guardavamo le nostre mani intrecciate sorridendo. Proprio in quel momento entrarono i tre ragazzi.
"Che state facendo?!"
"Mi era caduto un orecchino e Mick l'ha trovato. Me lo stava solo ridando."
Mick annuì con un sorrisino innocente.
"Sarà..."
"Comunque ragazzi, queste scatole le guardiamo domani."
"Dove proviamo domani?"
"Da Paul?"
"Per me va bene, tanto i miei sono a lavorare."
"Ottimo, da Paul alle tre."
"Ok."
Ci salutammo tutti e quando guardai Mick non potei fare a meno di arrossire. Sentivo che sarebbero nati molti casini.
Io e mio fratello uscimmo da casa di Joe e ci avviammo verso casa nostra. Dopo una veloce cena, mi infilai subito nel mio letto caldo a ripensare a ciò che era successo. Non sapevo però fino a quando sarei riuscita a stare zitta con mio fratello...qualcosa mi diceva che ne avremmo viste delle belle.

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Capitolo 8
*** Worries ***


La mattina dopo andai a scuola, come al solito. Ero continuamente distratta, credo che in quella giornata non mi capitò di stare attenta a ciò che diceva il professore neanche per sbaglio. Insomma, ero confusa. Da una parte il tenero e dolce Mick, dall'altra il 'badboy' Joe. E non sapevo chi scegliere. C'era solo una piccola differenza: Mick mi aveva confessato tutto ed io ricambiavo. Non era un amore fisico, anche se secondo me lui era bellissimo, ma un amore più profondo. Joe invece non mi aveva detto niente dei suoi sentimenti, mi diceva solo delle cose sconce ed indecenti, ma era per questo che mi piaceva. Era attrazione fisica quella che provavo per lui e credevo che lui sentisse la stessa cosa. Bhe, avreste potuto dirmi:"Facile! Scegli Mick! Tu sei innamorata, lui è innamorato, cosa vuoi di più?!"
Volevo Joe. Ma volevo anche Mick. E non volevo rinunciare a nessuno di loro due.
Non so come, ma la campanella delle tre suonò e mi precipitai fuori da scuola. Sacrosanta libertà.
Le prove oggi erano anche a casa mia. Ottimo. Quindi mi avviai verso casa mia, stringendomi nel mio Montgomery nero e scaldandomi le cosce lasciate scoperte dalla corta gonna della divisa, che tutte le studentesse erano obbligate a portare con i calzettoni lunghi fino al ginocchio con qualsiasi temperatura. Dopo qualche minuto di cammino arrivai a casa mia, che era stranamente silenziosa. Presi le chiavi di riserva da sotto il tappetino davanti alla porta e la aprì. Entrai in casa e buttai subito per terra la mia tanto odiata cartella. Mi tolsi il giaccone e la sciarpa e li appesi all'appendiabiti. Avevo ragione: dei ragazzi neanche l'ombra. Salì le scale con la mia cartella sulla spalla e arrivai in camera mia e di Paul. Nessuno neanche qui. Appoggiai la cartella vicino al mio letto e ri-scesi le scale. Probabilmente si erano fermati a parlare per strada con qualcuno o erano stati coinvolti in una rissa, cosa abbastanza frequente qui a Brixton. Andai in cucina e decisi di prepare del the per tutti, insomma avevo ancora la speranza che sarebbero arrivati a breve. Misi sul fuoco la pentola piena d'acqua e mi affacciai alla finestra. C'era la nebbia. E faceva freddo. Il tipico tempo di Londra a fine novembre. Dopo un po' controllai l'acqua e stava bollendo: buttai le bustine di the e spensi il fuoco. Aspettai qualche minuto e poi travasai tutto in una teiera, nell'attesa di quei quattro poco di buono. Mi sedetti sul divano. Erano già le tre e mezza. Ma dove cacchio si erano cacciati?! Incominciavo a preoccuparmi. Proprio quando stavo andando a telefonare all'ufficio dove lavorava mio papà, la porta si aprì.
Vidi subito la testa di mio fratello. Gli corsi incontro:"Paul! Mi hai fatto prendere paura! Non arrivavate più, credevo foste stati aggrediti dalla polizia!"
"Aw dai Sophie, va tutto bene, non fare quella faccia triste."
"Perchè avete tardato?"
"La polizia ha chiuso la strada principale, c'è stata una rissa tra sbirri e giamaicani, quindi abbiamo dovuto fare il giro lungo."
"Per fortuna che non vi è successo niente...stavo già chiamando papà. Mi avete fatta morire di paura."
"Hey, va tutto bene sist."
"Adesso sì."
"Non considerarmi mica, blondie!"
"Ciao Joe! Va bene così, milady?"
"Molto bene. Avrei preferito qualcosà di più osè ma per adesso va bene."
Mi battei una mano sulla fronte dall'esasperazione. Non ce la potevo fare.
"Ciao bellissima."
"Hey Mick!"
Lo corsi ad abbracciare. Mi strinse forte. Mi era mancato.
"Ciao Topper!"
"Heilà!"
Finito il giro dei saluti, dissi:"Ho preparato del the, ne volete un po'?"
"Perchè no, blonde-head? Buon'idea."
"Già, mi è venuto in mente perchè a tornare a casa da scuola avevo un freddo cane."
"Non me ne stupisco, visto che sembra che ogni giorno vi accorcino di più la gonna della divisa. Non che mi dispiaccia, anzi..."
"Specie di depravato."
"Il TUO depravato, tesoro."
"Contaci, Strummer."
Lo lasciai con un palmo di naso. Stavo imparando anche io a spiazzarlo.
"Allora vado in cucina a prendere la teiera e le tazze."
"Vengo a darti una mano.", mi disse Mick.
Gli feci strada sino alla cucina e, appena chiuse la porta, si avventò sulle mie labbra.
"Mi sei mancata."
"Anche tu a me."
Ci baciammo di nuovo, poi prendemmo teiera e tazze e ci avviammo verso il salotto. Prima di uscire dalla sala mi chiese:"Dovremo tenerlo nascosto ancora per molto?"
"Non credo."
"Per quanto?"
"Tipo...fino a Natale?"
"Quindi per ancora un mese?"
"Si..."
"Ok, fino a quando sei contenta tu lo sono anche io."
"Come sei dolce."
Gli diedi un veloce bacio sul collo, visto che anche se ero in punta di piedi non ci arrivavo alla sua guancia. Era alto. Quasi un metro e ottantacinque, come mio fratello.
"Nana!"
"Ma sei tu che sei alto!"
"Tutte scuse. Vorrà dire che ti bacerò io."
"La cosa non mi dispiace affatto..."
Si chinò (perchè a lui serviva chinarsi per arrivare alla mia guancia) e mi baciò sulla guancia.
Entrammo finalmente nella sala dove c'erano tutti. Si erano accomodati sul divano ed avevano acceso la radio su una stazione che trasmetteva musica raggae. 
"Abbiamo portato il the!"
"Per fortuna! Pensavamo vi foste persi!"
"Sei particolarmente spiritoso oggi, Strummer."
"Solo per te, bionda."
Versai il the nelle tazze e le distribuì ai ragazzi. Poi io e Mick ci sedemmo vicini sul divano, ad ascoltare anche noi la musica della radio.
Finito il the, raccolsi le tazze e le portai in cucina, intanto che i Clash preparavano i loro strumenti.
 

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Capitolo 9
*** Light My Fire ***


Una volta riposte le tazze nel mobile della cucina, tornai in salotto. I ragazzi stavano attaccando gli strumenti agli amplificatori. Io mi sedetti sul divano, guardandoli mentre si preparavano. Erano così professionali, sembravano quasi delle persone normali. Quando finirono di accordare i vari strumenti, iniziarono a suonare. Fecero gli stessi pezzi di ieri, ma ne aggiunsero altre due: What's my name e I'm So Bored With The USA. Avevano del coraggio ad intitolare un pezzo in quel modo se volevano sfondare in America. Era una mossa provocatoria, ma di classe, devo ammetterlo.
"Allora, blondie, che ne dici?"
"Siete bravissimi! Ve l'avevo già detto."
"Non si sa mai, blonde-head, non mi stupirei se cambiassi idea sui gruppi musicali da un giorno all'altro, come fai con i ragazzi..."
"Joe, le vuoi le botte?"
Mick scoppiò a ridere e disse a mio fratello:"Oh Paul, tua sorella ha preso da te! Madonna, ha zittito Strummer minacciandolo! Me la sposo, giuro che me la sposo."
"TU NON TI SPOSI PROPRIO NESSUNO!"
"Era per dire, Paul!"
"Sarà meglio, Jones...comunque brava Sophie, finalmente hai imparato anche tu a suonarle a Strummer!"
"Grazie bro, da te avrò pur dovuto imparare qualcosa!"
Io e mio fratello ci battemmo il cinque mentre tutti ridevano, tranne Joe. Avevo finalmente imparato a spiazzarlo, mi sarebbe tornato molto utile. Stavamo ridendo, quando ad un certo punto Joe, forse perchè stanco di essere preso in giro o forse perchè era sincero, ci disse:"Oh cacchio, è tardi! Io devo andare a casa, stasera vieni una mia amica a cena, devo andare a prepararmi."
"Dai Casanova, vai. Ricordati che domani le prove sono da Topper alle tre. Ok?"
"Si, va bene."
"Sophie, accompagna Joe alla porta, mentre io e gli altri smontiamo la roba."
"Va bene."
Portai Joe fuori dalla sala, dove stavano provando fino a qualche minuto prima. Mentre si stava infilando il cappotto, gli dissi:"Ma non cambio gusti sui ragazzi tutti i giorni!"
"Non sono stupido bionda, mi sono accorto che tra te e Mick c'è qualcosa. Prima me, poi Mick...no cara, così non va."
"Ma non è vero!"
"Non dirmi le bugie, tanto ho scoperto tutto tra te e Jonesy. So che ti piaccio, ma ti piace anche lui."
"Lo dici tu."
"Dimostrami che non ti piace lui, se proprio insisti."
"Ok. Cosa devo fare?"
"Baciami."
"Ma figurati se devo baciare te!"
"Tesoro bello, ti devo ricordare che ieri ci stavamo baciando e tu ti eri stretta a me?"
"Te l'ho già detto, era l'agitazione del momento."
"O era perchè sei innamorata di me?"
"Pfff, ma tu bevi!"
"Si, ma ora sono sobrio. Quindi muoviti blondie, aspetto solo il tuo bacio, se è vero che non ti piace Mick."
"Ad due condizioni."
"Dimmi."
"Io ti bacio se...punto uno, non lo dici a nessuno."
"Mi sembra ragionevole. Tanto prima o poi ci fidanziamo, però se vuoi prendere le cose con calma...va bene."
"Ti piacerebbe! E, punto due, se prima mi dici chi è l'amica che viene a cena da te e per cui stai andando tanto di fretta."
"Sei già gelosa, amore?"
"Ma vai a farti un giro! Era solo perchè sembri veramente di fretta."
"Che scusa pessima. Comunque è una mia vecchia compagna di college, che tra l'altro è anche già sposata...quindi stai tranquilla, non ti tradisco."
"Ma non stiamo manco insieme, cosa me ne frega se ti baci con una?!"
"Non stiamo ANCORA insieme, bionda.Comunque i due punti mi sa di averli rispettati, tocca a te attenerti alla tua parte di accordo."
"Va bene, ma ricordati che questa cosa non dovrà uscire da questo ingresso, ok?"
"Per l'ennesima volta, sì blonde-head, adesso però esegui!"
"Che palle, Strummer..."
Mi avvicinai a lui e mi alzai in punta di piedi. Lui era molto più basso di Mick, ci arrivavo benissimo alla sua faccia in punta di piedi. Feci le labbra a cuoricino e le gliele appoggiai lievemente sulle sue, poi mi staccai.
"Ma ti sembra un bacio?!"
"Sì! Accontentati!"
"Ma neanche mio nonno si accontenta di un bacio così! Vieni qua, mi sa che devo darti un po'di lezioni su queste cose..."
"Ma neanche per sogno!"
"Quindi ti piace Mick! Sapevo che era vero!"
"Ma no!"
"E allora vieni qua!"
Mi dovetti avvicinare a lui, se no avrebbe detto tutto a mio fratello e allora sì che erano guai.
Senza aspettare tanto tempo, mi afferrò per la vita e mi fece aderire contro il muro, come aveva fatto a casa sua. Spostò le sue mani tra me ed il muro e si avvicinò alla mia bocca. Mi strinsi alla sua maglia.

The time to hesitate is through,
no time to wallow in the mire,
try now we can only lose,
and our love become a funeral pyre.


Toccò le mie labbra con le sue, dapprima in maniera delicata, poi in modo molto più spinto. Baciava da Dio. Le mie mani finirono sul suo collo, dove continuavo ad accarezzargli i capelli, mentre le sue scivolarono dritte dritte sul mio fondoschiena. In situazioni normali gli avrei già tirato contro tutti i Santi del calendario, ma in questa circostanza no. Baciava troppo bene per interrompere il tutto. E mi piaceva pure questo bacio. Come quelli di Mick. Ma pensavo a Joe, in quel momento, solo a Joe. Continuammo così per un po', poi mi staccai da lui: non avevo più fiato. 
"Bhe blondie, niente male, alla fine se ti ci metti sai baciare bene."
"Tu baci da Dio."
"E pensa che potrei darti tutti i baci che vuoi, se solo ammettessi che ti piaccio da morire."
"Pensa che tu potresti avere tutti i miei baci, se solo ricambiassi il mio 'presunto' amore."
"E chi ha detto che non lo ricambio già?"
"Lo ricambi già?"
"E se anche fosse?"
"Joe, ma tu dovevi dirmelo prima!"
"Mi sembrava di essere abbastanza chiaro, con tutte le frecciatine che ti lancio."
"Ma io pensavo mi prendessi in giro o che mi volessi solo portare a letto."
"Bhe l'ultima cosa che hai detto è vera, ma non sono così, c'è nel senso che sì, voglio anche quello, solo che prima voglio fidanzarmi e tutto quello che vuoi e solo quando sarai pronta lo faremo."
"Evviva l'onestà, vero Joe?!"
"Non ti mentirei mai."
"L'avevo capito..."
"Allora, che ne dici, ci mettiamo insieme e spediamo gli inviti per il matrimonio?"
"Ma tu non stai bene! Io devo stare con Mick."
"Quindi ti piace!"
"Si, ma mi piaci anche tu."
"Vedi che avevo ragione sulla cosa dei ragazzi?!"
"Oh, come vuoi tu, Joe, fatto sta che se ci scopre mio fratello siamo morti io, te e Mick."
"Correrò questo rischio."
"Sei pazzo."
"Di te."
Mi baciò un'altra volta, stringendomi forte a sè. Potevo sentire il battito rassicurante del suo cuore. Era una sensazione bellissima.
Ci staccammo, devo ammetterlo, a malincuore.
"Fortuna che eri di fretta, eh, Strummer?"
"Mi hai trattenuto tu, Simonon."
"Dai, vai, la tua amica arriverà a momenti, visto che sono le sei e mezza."
"Oh santo Dio! Ciao amore."
Mi baciò di nuovo e corse fuori da casa mia.
Cosa avevo fatto?!
L'avevo baciato tre volte e gli avevo detto che mi piaceva.
Avevo tradito Mick. Come avrei potuto baciarlo ancora senza sentirmi in colpa?
Rientrai nella sala e vidi mio fratello e gli altri seduti sul divano.
"Ma dov'eri Sophie?", mi chiese mio fratello.
"Mi sono accorta che Joe si era dimenticato la sciarpa qua ed era già uscito, allora sono andata a cercarlo per ridargliela."
"Ok."
Mick mi fece del posto sul divano vicino a lui e non riuscivo neanche a guardarlo in faccia. Mi sentivo malissimo.
Dopo qualche minuto di pura agonia, Topper e Paul decisero di andarsene. Li seguì nell'ingresso e salutai Mick con un freddo:"Ciao."
Ci rimase male, ma non lo voleva far vedere a mio fratello, quindi tramutò la sua espressione delusa in un sorriso mesto. Uscirono di casa. Io andai subito in camera mia, non volevo neanche cenare. Mi infilai sotto le coperte e chiusi gli occhi, cercando di dimenticarmi di tutto.

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Capitolo 10
*** Revelations ***


La mattina seguente mi vestì svogliatamente, non stavo bene per niente. Continuavo a pensare a Joe ed a Mick. Il senso di colpa mi stava divorando dentro, non so fino a quando sarei riuscita a stare zitta ed a tenermi tutto dentro. Andai a scuola camminando molto lentamente, cercando di dare un po'di sollievo ai miei poveri nervi. Arrivata davanti al tanto odiato istituto, non stetti neanche in giardino, come facevo tutte le mattine, ma me andai dritta in classe. Appoggiai la testa sul banco e sperai di addormentarmi, ma dopo qualche minuto arrivò la mia compagna di banco che mi tenne sveglia. La mattinata mi sembrò lunghissima, la campanella del pranzo pareva che non suonasse mai. Quando finalmente, dopo tanti bestemmioni, suonò, corsi subito fuori dall'aula e me ne andai in giardino: c'era un freddo cane, ma era l'ultima mia preoccupazione. Andai sul giardino posteriore del college, affacciato sulla strada, e mi sedetti sul marciapiede, osservando il vuoto. Ad un certo punto, fui interrotta dal flusso dei miei pensieri da delle labbra che si posavano delicatamente sulla mia guancia sinistra. Mi voltai spaventata e vidi Mick, seduto di fianco a me.
"Ciao bellissima."
"Hey Mick."
"Come va?"
"...bene, tu?"
"Adesso meglio."
Mi baciò, stringendomi forte. Non ebbi neanche la forza di ricambiare. Ci staccammo quasi subito.
"Perchè non mi baci?"
"Perchè...ieri ho fatto una cosa che non dovevo fare."
"E cioè?"
"...Joe mi ha baciata..."
"Io gli spacco il culo."
"No!"
"Ti piace lui?"
"No, mi piaci tu."
"Sarà meglio...perchè l'ha fatto?"
"Non lo so..."
"Fatto sta che oggi è la volta buona che lo picchio"
Stetti zitta. Non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a mentirgli. Non mi piaceva lui, o meglio, non mi piaceva SOLO lui, mi piaceva anche Joe.
"Dai, non pensiamoci Mick, ormai è passato."
"Giusto. Se ci riprova dimmelo subito, ok?"
"Va bene."
Mise il suo braccio destro intorno alle mie spalle e mi baciò. Stavolta ricambiai, dovevo fargli credere che andava tutto bene e che Joe non contava assolutamente niente per me. Restammo lì altri cinque minuti a baciarci, poi mi alzai e dissi:"Io devo andare, tra cinque minuti ri-iniziano le lezioni."
"Va bene, ciao amore mio, ci vediamo alle tre da Topper."
Mi baciò di nuovo. Appena ci staccammo, corsi verso la mia scuola sotto lo sguardo attento di Mick.
Avevo proprio una faccia di bronzo.
Rientrata in classe, mi aspettavano un'ora e mezza di lezione. Poi ero libera. Consumai le mie ultime energie in quell'ora e mezza di pura tortura, poi quando suonò la campanella mi buttai letteralmente fuori dall'istituto. Fortuna che mancava solo un altro anno alla fine. Arrivata in strada, iniziai a camminare verso il quartiere di Topper. Dopo cinque minuti, arrivai davanti alla sua casa e in giardino trovai mio fratello.
"Sophie!"
"Hey Paul!"
"Adesso ti apro."
Mi venne ad aprire il cancelletto e mi accompagnò fino al garage, dove c'erano i restanti Clash.
"Topper!"
"Ciao Sophie!"
"Hey Mick!"
"Ciao bellissima!"
"...mi saluti sempre per ultimo!"
"Oh Dio Joe, ma quanti anni hai, cinque?!"
"No, ventidue."
"Non li dimostri mentalmente."
"Sei simpatica oggi, amore."
"Ma amore a chi?"
"A te, Sophie Simonon!"
"Ma taci va là, conserva il fiato per cantare."
Touchè. Avevo zittito Strummer.
"Mio caro Paul, confermo ciò che ti ho detto ieri: tua sorella me la sposo."
"Jonesy caro, tu mia sorella non la tocchi neanche."
"Ma se ieri me la sono baciata!"
"Nei tuoi sogni, turco."
"Non crederci, fatto sta che se vuoi ti faccio una relazione su come mi baciava."
Mio fratello mi guardò incredulo.
"No Paul, Strummer si sta inventando della roba. Non mi ha neanche toccata."
"Sarà meglio sist."
"Dai ragazzi, non perdiamo tempo!"
"Va bene Topper."
Rassegnati, si misero a provare. Suonarono gli stessi pezzi degli altri pomeriggi e dopo circa due ore, smisero. Andarono a bere ed iniziarono a smontare tutta l'attrezzatura. Solo che, mentre stavano scollegando un amplificatore, si ruppe un qualcosa dentro di esso. Quindi si riunirono Topper e mio fratello, gli esperti del settore. Paul mi disse di tornare a casa, che tanto lui ci avrebbe messo come minimo un'altra oretta. Quindi mi vestì e accompagnata dagli altri due, varcai la porta del garage di Topper, con la promessa da parte di tutti di rivederci l'indomani a casa di Mick.
Io, Mick e Joe camminammo per una decina di minuti insieme, senza spiccicare parola, in evidente disagio. Poi Mick dovette svoltare l'angolo per arrivare al suo isolato e restammo solo io e Joe. Dovevamo camminare per ancora un buon quarto d'ora e avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere.

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Capitolo 11
*** Ops! ***


"Allora siamo rimasti solo noi due, eh bionda?"
"A rigor di logica, sì."
"Bene, ora sei tutta per me."
"Io sto con Mick."
"Non ti piace, lo so."
"Invece mi piace tanto!"
"Quando la smetterai di fuggire dalla tua verità?"
"Non sto fuggendo dalla mia verità."
"L'hai fatto anche adesso."
"Oh Joe, ascoltami, io sto bene con Mick, siamo innamorati e questo mi basta. Ok?"
"Smettila di raccontarmi e di raccontarti bugie."
"Non sono bugie, è quello che provo veramente."
"Blondie, ti ricordo che ieri mi hai detto che ti piacciamo sia io che Mick."
"Ero scossa da quello che mi avevi appena fatto."
"Sei brava ad inventarti scuse su scuse."
"Joe, non so cosa dirti, se non mi credi saranno affari tuoi!"
"Blonde-head, non volevo mica farti arrabbiare, volevo solo che facessi pace con te stessa, visto che sei tesa da ieri."
"Come hai fatto a capirlo?!"
"Si vede, o almeno, io l'ho notato. Non sei sorridente come al solito e sembri sulle nuvole in questi due giorni."
"Wow...non credevo si vedesse."
"Ma io l'ho visto, insomma, sono il magnifico Joe Strummer!"
"Modesto, dicevano."
"No, comunque, seriamente, l'ho visto, ho sempre avuto una specie di...chiamiamolo talento, per queste cose."
"Ah. Sì, comunque sono tesa."
"Lo so. A causa di me e di Mick."
"Esatto."
"Sapevo anche questo. E sei agitata perchè non vuoi abbandonare Mick però non vuoi lasciarmi andare."
"Come fai a saperlo?!"
"Piccola Simonon, sono più interessato a te di quanto pensi, queste cose le capisco."
"Non ti credevo così profondo, Joe."
"Nessuno lo fa."
"Mi dispiace."
"Ormai mi sono abituato."
"Davvero, non volevo rattristirti..."
"E' tutto a posto, bionda, non preoccuparti."
"Non è tutto a posto."
"Sì invece."
"Smettila di dirmi le bugie."
"Mi ritorci contro le mie paternali?!"
"Esatto!"
"L'ho sempre detto che sei una ragazza brillante."
"Veramente non me l'hai mai detto."
"Ma l'ho pensato."
"Perspicace. Joe, comunque non è a posto, mi nascondi qualcosa, sotto quel sorriso sghembo da playboy."
"Sì, ma non voglio raccontartelo adesso, per strada, al freddo."
"E quando me lo racconterai?"
"Tipo in una casa, al caldo?"
"Ah, per me va bene."
"Vieni a casa mia, tanto è di strada, stai da me poco. Poi ti accompagno a casa."
"Ma è tardi!"
"Oh, poche balle, vieni!"
"Ok, vengo!"
"Così mi piaci, bionda! No, c'è, in verità ti preferisco quando mi baci ansimando, accarezzandomi la nuca o stringendomi la maglia, ma sono dettagli..."
"Pervertito."
"Ma ti piaccio così."
"E' vero."
"Oh, finalmente l'hai ammesso!"
"Sì, adesso sei contento?!"
"Molto."
Mi avvolse un braccio intorno alla vita e così arrivammo davanti a casa sua. Aprì la porta e mi fece entrare per prima, da vero galantuomo. Mi fece accomodare sul divano di pelle bianca intanto che lui andava a preparare del the. Mi sedetti sul divano e mi rilassai. Dopo qualche minuto entrò in salotto con un vassoio con sopra una teiera, due tazze, due piattini, due cucchiaini, una zuccheriera e due fette di limone. Mi versò il the e poi si servì. Non c'è che dire: sembrava un signore. Iniziai a sorseggiare il mio the.
"Forse ti stai chiedendo il perchè delle mie maniere aristocratiche."
"Bhe, sì, in effetti sì."
"Mi sa che devo dirti la cosa che ti avevo promesso."
Io, sollevando un soppraciglio, annuì.
"Allora, io in realtà mi chiamo John Graham Mellor. Sono nato in Turchia, mio padre era di origini turche naturalizzato inglese, infatti lavorava come fuonzionario del Ministero degli esteri inglese. Avevo un fratello poco più grande di me, David, che adoravo. Eravamo cresciuti insieme e ci volevamo un bene dell'anima. Era il mio punto fermo, visto che a causa del lavoro di mio padre, per i primi nove anni della mia vita, non stavamo mai in un posto per più di due anni. Quando avevo nove anni ci trasferimmo stabilmente qui a Londra e i miei spedirono me e mio fratello in un collegio. Li vedevamo solo una volta l'anno. Sono cresciuto in uno stupido collegio, dove per sopravvivere dovevi stare in una gang. Ad undici anni scoprì che la mia vocazione era la musica e iniziai a fare di tutto per seguire il mio sogno. Tutto sembrava andare bene fino a quando mio fratello non si suicidò. Dovetti riconoscere io il suo corpo. E' stato orribile, avevo solo diciotto anni. Questo mi spinse ad abbandonare il collegio e ad andare a vivere sulla strada. Ed eccomi qua."
"Joe, non ho parole. Sei una persona così forte. Non posso che ammirarti. Adesso capisco perchè ti nascondi sotto una maschera, la vita è stata dura con te. So che sei dolce, me l'hai appena dimostrato. Comunque mi dispiace per tuo fratello, davvero."
"Oh blondie, ormai è passato."
"Ti stimo, non so se sarei riuscita ad uscirne come hai fatto tu."
"Ci saresti riuscita alla grande."
"Vieni qui, cretino."
Lo abbracciai. Mi strinse forte. Sentì una lacrima solcarmi il viso. Quando ci staccammo, Joe mi chiese:"Bhe che fai bionda, piangi?"
"Sì!"
"Perchè?"
"Per te."
"Ma smettila."
"Non pensavo, davvero, sei una persona così solare e magnetica..."
"E brava a baciare."
"Sì, ma che c'entra?"
"Mi stavi facendo dei complimenti, allora ho pensato subito a quello!"
"Oh Dio, che narcisista."
"Il tuo narcisista."
Mi mise le mani intorno al viso e mi baciò, un altro bacio da manuale. Mi stava abituando troppo bene. Quando ci staccammo gli dissi:"Mi stai abituando troppo bene con i tuoi baci."
"E' il mio scopo, così molli Mick."
"Perfido."
"Mi fai diventare cattivo."
"Ah, vuoi pure darmi la colpa?!"
"Certo! Mica te le ho fatte io quelle gambe, quel fondoschiena e quel décolleté che fanno girare la testa a molti!"
"Ma la smetti di farmi arrossire e di dire delle indecenze?!"
"No, mi piace vederti imbarazzata, diventi rossa e sei carinissima quando arrossisci."
"Uffa! Dai Strummer, accompagnami a casa che è tardi."
"Ai suoi ordini, madame!"
Ci rinfilammo il cappotto ed uscimmo.
"Posso prenderti la mano? E' sera, c'è buio e siamo a Brixton, non si sa mai che uno voglia venire a stuprarti."
"Che scusa del cacchio."
"Allora posso prenderti la mano e basta?"
"Va bene..."
Mi prese la mano e la intrecciò alla mia. Sentì una specie di scossa. Era una sensazione piacevole. Dopo qualche minuto di camminata, dove eravamo stati in silenzio a guardarci vicendevolmente quando l'altro guardava da un'altra pasrte, arrivammo davanti alla porta di casa mia.
"Allora ci vediamo domani, bionda mia."
"Siamo addirittura arrivati ad un 'bionda mia'?"
"Certo, tu sei mia."
"Ah, convinto tu, convinti tutti."
"Ovvio."
"Comunque, sì, ci si vede domani da Mick."
"Hey, cerca di rilassarti, ok?"
"Ok, Joe."
"Bene. Mi sa che devo andare."
"Tanto ci vediamo domani."
"Già. Ciao amore, attenta a non pensarmi troppo che mi consumo."
Non mi lasciò neanche il tempo di ribattere che si attaccò alle mie labbra e ci unimmo in un altro bacio. Mi stava accarezzando la schiena mentre io gli arricciavo i capelli che gli ricadevano sul collo, quando vidi una faccia che non avrei mai voluto vedere in quelle circostanze...

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Capitolo 12
*** Keys To Your Heart ***


"MA CHE CACCHIO STATE FACENDO?"
Io e Joe ci staccammo dal nostro lunghissimo bacio con gli occhi sbarrati. Eravamo stati colti con le mani nel sacco.
"Secondo te, Paul?"
"Strummer, sei un uomo morto."
"E dai, non stavamo mica facendo niente di male!"
"Vi stavate baciando."
"Appunto, non è niente di male."
"Sì, ma quella che stavi baciando è mia sorella."
"Lo so...e allora?"
"E ALLORA?! Strummer, lei è piccola!"
"Paul, ho sedici benedetti anni, SEDICI, non dieci!"
"Ma non ne hai diciotto!"
"Sono abbastanza grande per decidere chi baciare o no Paul, non ho bisogno della tua autorizzazione! Manco fossi mio padre!"
"Modera i termini, Sophie, lo faccio per il tuo bene!"
"Se farmi stare bene vuol dire non farmi baciare con la persona che mi piace, bhe Paul, mi sa che hai una strana concezione di benessere."
"Ma non ti può piacere Joe, piuttosto vai con Mick!"
"E se andassi con entrambi?"
"Ma tu sei fuori di testa! Non puoi!"
"E chi te lo dice che non posso?"
"Sophie. Sii dignitosa."
"Paul, non smetterò di vedermi nè con uno nè con l'altro solo perchè a te non va bene, sappilo."
"Sophie, ti supplico, non fidanzarti con Joe, è troppo vecchio per te."
"E se mi ci fossi già fidanzata?"
"E' impossibile!"
"E allora perchè ci baciavamo, scusa? Perchè doveva scaldarmi la bocca?!"
"Non so, perchè vi siete baciati?"
"Perchè stiamo insieme, cretino!"
Quante boiate stavo sparando?! Speravo solo che Joe mi reggesse il gioco. Cercai la sua mano e, appena gliela sfiorai, me la strinse.
"C'è, non te n'eri accorto, Simonon? Io e tua sorella ce la spassiamo dal giorno dopo il concerto dei Pistols. Vero, amore?"
"Certo, Joe."
Quell' 'amore' diretto a me da Joe mi fece arrossire tantissimo. E lo ammetto, sentì le farfalle nello stomaco.
"E, scusate, ma quando vi siete baciati per la prima volta?"
"Emh...quando a casa di Mick, Joe mi ha aperto il cancelletto mentre mi stavo guardando allo specchio."
"Già, è stato amore a prima vista. Insomma, tua sorella è così bella!"
"Sei troppo gentile, tesoro."
"Oh, dico solo la verità, bionda mia."
A sentire queste cose estremamente zuccherose e dolci, stavo per scoppiare a ridere, ma mio fratello è così cretino che stava prendendo tutto sul serio.
"Bhe Strummer...se mia sorella è felice, credo che io ti deva concedere una chance..."
"Grande cognato!"
"Non esageriamo Strummer, devo ancora finire con te. Sappi che, se un giorno di questi torna a casa piangendo, o sta male, o mangia meno, o va male a scuola, o inizia a fumare, a bere, a drogarsi, o qualunque altra cosa brutta, sono sicuro che sarai tu la causa, quindi verrò immediatamente a casa tua a picchiarti a sangue. Sono stato chiaro?"
"Cristallino. Quindi me la lasci?"
"Mi piange il cuore dirlo, ma per adesso, e SOLO per adesso, sì."
"Io direi che potremmo festeggiare con una bella scopata, amore."
"STRUMMER, NON TE LA LASCIO PIU' DOPO QUESTA!"
"Ma smettila! Scherzavo."
"Sarà meglio. Sophie, vieni dentro casa, è freddo."
"Un attimo Paul, devo dire una cosa a Joe..."
"Ok, ti aspetto."
"DA SOLI."
"Ok, vado in casa, che maniere..."
Quando sentimmo la porta richiudersi, mi voltai verso Joe, che stava sghignazzando.
"Ma che cacchio ridi?!"
"E'stato divertente. E in più, adesso siamo fidanzati, vero, amore?"
"Ma va là, l'avevo detto per far sembrare più credibile la faccenda che non bacio il primo che capita."
"Si, ma intanto noi stiamo insieme e sono addirittura stato approvato da tuo fratello!"
"Non stiamo insieme!"
"Secondo tuo fratello sì e sappi che presto lo verrà a sapere anche Mick."
"Oh cacchio!"
"Eh già. Tanto so che non vedevi l'ora di liberarti di lui e di metterti con me."
"Sogna, tesoro bello, sogna."
"Vedo che inizi ad usare i nomignoli sdolcinati, cara."
"Con te sempre, caro."
Scoppiammo a ridere. Mi abbracciò. Con le labbra vicinissime al mio orecchio, mi sussurrò:"Comunque non mi dispiace il fatto che dovremo fingerci fidanzati."
"Sinceramente neanche me."
"Ti sto portando sulla via della perdizione, piccola Simonon."
"Lo credo anche io, Strummer.", gli sussurrai anche io, vicino all'orecchio.
Ebbe un fremito, lo sentì.
"Così però mi fai eccitare...sai, non vorrei finire per farlo in strada...quindi queste provacazioni in camera da letto, sennò la prossima volta me ne frego altamente di dove siamo."
"Come sei selvaggio."
"Colpa tua."
"Eh certo! Mica colpa mia se non sai controllare i tuoi istinti!"
"Oh, ma smettila, blondie."
"Come sei palloso, Strummer..."
Mi alzai in punta di piedi e lo baciai io questa volta. Dire che era sorpreso era riduttivo. Dopo qualche istante di puro Paradiso, gli morsi il labbro inferiore e mi staccai da lui.
"Non ti credevo così audace. Mi sa che i miei baci ti abbiano insegnato qualcosa..."
"Non posso negarlo, tesoro."
Fare i cretini ci veniva estremamente bene.
"Devo andare...credimi, starei qui, con te, abbracciati, a parlarci come una coppietta di vecchietti sposati e a baciarci indecentemente fino a domani, ma ho una casa da sistemare."
"Devi proprio andare, Joe?"
"Mi sa di sì. Convinci tuo fratello a farti dormire da me."
"Ma siii insomma, proprio una cosa fattibile."
"Un giorno ce la faremo."
"Lo spero..."
"Hey."
"Sì?"
"Sei bellissima."
"Grazie mille ma...che cosa c'entra?"
"Niente, volevo dirtelo prima di andare via."
"Sei dolce oggi, Strummer."
"Solo per te, bionda mia."
"Che onore."
"Infatti. Comunque adesso devo andare veramente."
"Uffa."
"Tanto domani ci vediamo da Mick."
"Mick..."
"Adesso siamo fidanzati, o almeno tuo fratello crede così, quindi sarebbe Mick nel torto!"
"Joe, non so che fare."
"Tu stai con me, visto che tuo fratello pensa che siamo fidanzati, poi vedremo con il passare del tempo."
"Saggio. Quindi anche domani dovremo fare come oggi con Paul?"
"Esatto."
"Ci sarà da ridere."
"Lo penso anche io. Ma mi distrai in continuazione! E' da almeno dieci minuti che dico che devo andare a casa e sono ancora qui attaccato a te!"
"Ma anche per questo mi dai la colpa?!"
"Certo! Stavolta vado per davvero. Buonanotte amore, a domani."
Mi mise le mani intorno alla vita, mi fece andare più vicina a lui di quanto già non fossi e mi baciò. Io, naturalmente, ricambiai. Gli accarezzai la schiena mentre lui giocava con gli alamari del mio Montogomery. Dopo un po'ci staccammo. Mi sorrise, inziò ad incamminarsi per la strada e urlo:"CIAO AMOREEE!"
"Ma vuoi che ci senta tutto il quartiere?"
"Perchè no?! Così sanno che sei mia e solo mia."
"Vai a casa Strummer, è meglio."
"Hai ragione. Ciao, bionda mia."
"Ciao, Joe."
Restai a guardarlo camminare finchè non svoltò l'angolo, poi entrai in casa. Mio fratello era in salotto.
"Che ti ha detto?"
"Non sono affari tuoi."
"Si invece!"
"No!"
"Ok...ma Sophie, non esitare a dirmi se fa qualcosa che non ti piace."
"Va bene Paul, lo farò."
"Brava, sist."
Corsi ad abbracciarlo. Povero Paul, non sapeva il casino che avevo combinato...
Una volta staccati, me ne andai in camera. Ero talmente felice che misi nella cartella addirittura i libri giusti per il giorno dopo! Dopo di che, mi feci la doccia e decisi di miettermi il pigiama. Scelsi l'uniforme migliore che avevo e la misi sulla sedia della scrivania e mi infilai nel letto, pensando a quanto fosse magnifico quello che mi stava succedendo. Dopo un po', riuscì finalmente ad addormentarmi.

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Capitolo 13
*** Together Is Better ***


La mattina dopo mi svegliai con un sorriso contagioso stampato sulle labbra. Infatti, appena Paul mi vide, sollevando la testa dal cuscino, ancora rintronato dal sonno, mi chiese, squadrandomi con gli occhi socchiusi:"Sophie?! Ma tu...riesci a SORRIDERE la mattina?! Da quando?!"
"Tu Paul invece sei simpatico anche alle sette. Complimenti. Comunque sono troppo di buonumore per litigare con te, quindi farò finta di non aver sentito."
Detto questo, scesi dal letto, andai verso la sedia della scrivania, presi la mia uniforme che avevo preparato la sera prima e mi chiusi in bagno. Canticchiando, mi vestì con cura e mi lavai il volto ed i denti. Mi osservai allo specchio. Non mi truccavo mai, infatti mi scambiavano tutti per una bambina di dodici anni. Quindi...perchè non fare uno strappo alla regola? Presi dal beauty case di mia mamma l'eyeliner nero. Mi piaceva il trucco anni '50, quello degli 'occhi di gatto'. Decisi di provare a replicarlo e dopo qualche minuto di fatica, riuscì a tracciare delle linee abbatanza belle. Andavano bene, o almeno così speravo. Mollai l'eyeliner e mi pettinai. Quel giorno ero in vena di cambiamenti, perciò mi tirai il ciuffo indietro e lo fermai con una molletta, lasciandomi la fronte scoperta. Soddisfatta del mio aspetto, uscì dal bagno e andai in cucina. I miei genitori erano già andati via, dovevano essere a lavoro per le sette, quindi io e Paul dovevamo arrangiarci. Mi versai una tazza di latte, presi i biscotti dalla credenza ed incominciai a mangiare, ascoltando la radio. Appena finito, lavai subito la tazza e la misi al suo posto. Salì di corsa le scale, presi la mia cartella e mi precipitai di nuovo in salotto. La appoggiai vicino al divano ed andai in cucina, dove mi preparai il sandwich che avrei mangiato a pranzo. Quando, preso il sandwich, andai in sala per metterlo nella cartella, sentì Paul che mi diceva:"Sophie, ma sei truccata!"
"Bell'intuito bro, non l'avrei mai detto."
"Perchè sei truccata?!"
"Perchè sì."
"Non è un perchè."
"Oh Paul non rompere le palle anche quando sono di buonumore! Mi sono truccata perchè stamattina mi va, ok?!"
"Ok, ma stai calma..."
"Vabbè Paul io vado, ci vediamo alle tre da Mick."
"Va bene Sophie, ciao."
"Ciao, Paul."
Mi misi il cappotto e mi issai la cartella in spalla, poi uscì di casa. Camminai tranquillamente fino davanti alla mia scuola, poi entrai e andai nella mia aula. Stranamente stetti attenta durante tutte le lezioni, e dico TUTTE! Anche a quella di storia! Ero incredula di me stessa, lo ammetto. E non mi richiamarono neanche una volta quella mattina, neanche una minaccia di andare in presidenza, niente di niente! Non ero mai stata così diligente, neanche all'asilo lo ero. La pausa pranzo passò velocemente e non uscì neanche dalla scuola di nascosto, come facevo tutti i santi giorni, me ne stetti tranquilla in giardino con Frankie. Le restanti due ore di lezione le passai ad ascoltare il professore, non ci credevo manco io, visto che era di matematica. Quando suonò la campanella, misi tutte le mie cose nella cartella, molto accuratamente, e me ne andai. Mi incamminai subito verso casa di Mick. Pensavo a cosa dirgli quando avrebbe sentito da Paul che io e Joe ci eravamo fidanzati (per finta), ma alla fine conclusi che avrei improvvisato. Arrivata sotto casa sua, suonai al campanello e sentì il cancelletto aprirsi. Entrai e andai in garage, dove sicuramente avevano già allestito tutto per provare. Infatti, eccoli lì i mitici quattro.
"Ciao a tutti!"
"Ciao sist!"
"Ciao bro!"
"Bellissima!"
"Ciao Mick!". Lo abbracciai, ma non lo baciai sulla guancia. Vidi che ci rimase male, ma dovevo farlo per reggere il gioco mio e di Joe.
"Amore, mi saluti sempre per ultimo!"
"Oh ma che palle, tesoro!"
Giuro, stavo per scoppiare a ridere. Con tutto il mio autocontrollo, riuscì a non ridere. Joe venne incontro a me e mi diede un bacio molto contenuto (rispetto ai suoi canoni, ovviamente, per non scandalizzare mio fratello). Non osai guardare Mick. Quando ci staccammo, lo vidi: aveva la faccia paonazza e un'espressione indignata. Distolsi subito lo sguardo e mi sedetti per terra, sulla mia odiata cartella. I ragazzi, vista la tensione palpabile, si misero subito a suonare. Continuarono ininterrottamente per due ore buone, poi si catapultarono al tavolo per bere. Quando si furono rinfocillati, stettero qualche minuto a parlare sui programmi di domani sera, visto che era sabato. Conclusero che sarebbero andati in un pub fuori Brixton per ascoltare buona musica e per cercare, magari, uno di una casa discografica che sia disposto ad ascoltarli. Poi ci salutammo. Non riuscì neanche a salutare Mick, non ce la feci. Io, Topper, Joe e mio fratello ci avviammo verso le rispettive case. Topper fece due passi ed arrivò a casa, quindi ci salutammo. Noi continuammo il nostro cammino. Dopo un pochino però, dissi:"Paul, dovrei parlare con Joe."
"E parlaci."
"DA SOLI."
"Ancora?!"
"Sì. Quindi io e lui facciamo il giro lungo, tu continua con molta calma per questa strada."
"Ma...!"
"Si, si, ciao Paul."
Presi per mano Joe ed andammo nella direzione opposta a quella di mio fratello.
"Oggi sei trasgressiva, amore."
"Ah, per te questo e altro."
"Si, anche io ti amo. Comunque sei bellissima, stai bene con la fronte scoperta e leggermente truccata. Da stupro."
"Ma smettila!"
"Davvero! Prendimi per mano e stringiti forte a me, che non si sa mai che uno spunti fuori e voglia stuprarti!"
"Joe, se vuoi che ti abbracci basta che tu lo dica normalmente, non ricorrere sempre a 'sta storia di Brixton e degli stupratori!"
"Oh, come vuoi tu bionda...vieni qui e abbracciami."
Ci abbracciamo.
"Joe, non mi aspettavo che sapessi baciare anche in maniera non censurabile."
"Amore, non abituarti a quei bacetti, oggi è stata la prima e ultima volta che te ne darò di così innocenti."
"E' una minaccia?!"
"Potrebbe esserlo..."
"Sai che non mi dispiace...?"
"Ti ho portata proprio sulla via della perdizione, fragile ed innocente Sophie..."
"Come se ti dispiacesse!"
"Non ho mai detto questo infatti."
"Ah per fortuna!"
"Dai, sò che stai aspettando che ti baci da ieri sera, ammettilo."
"Lo ammetto."
"Stai diventando docile come un agnellino."
"Solo con te, caro:"
"Chissà perchè..."
Non finì neanche la frase che si abbassò e mi baciò come mai aveva fatto. Piano piano, continuando a baciarci, arretrammo fino al muro di una casa. Lì, Joe mi prese in braccio, in modo che le mie gambe gli avvolgessero i fianchi. Si stava mutando in un bacio molto spinto, quando ad un certo punto, in un breve lapsus di lucidità, Joe disse:"Amore mio, lo stiamo facendo in strada."
Appena me ne resi conto, arrossì un sacco.
"Dai Joe, non è vero!"
"Si invece, ci mancava solo che iniziassi a toglierti il giubbotto!"
"Oh, ma guarda che un minimo di senso critico ce l'ho ancora!"
"Non quando sei con me, blondie."
"Ma sì invece!"
"Come vuoi tu, fatto sta che stavamo iniziando a procreare in strada."
"Ma non è vero!"
"Sì! Non che non io non voglia figli da te, anzi...però in strada è indecente, me ne rendo conto addirittura io!"
"Ma basta Joee!"
"Va bene...dai vieni amore."
Mi prese la mano e dopo qualche minuto arrivammo davanti a casa mia.
"Joe..."
"Dimmi amor de mi vida."
"Pure lo spagnolo adesso! No comunque, cosa siamo NOI adesso?"
"Va bene come risposta:'io ti amo alla follia, ma tu sei indecisa tra me ed un altro'?"
"Emh...no. Ma mi ami alla follia?!"
"Sì, bionda mia, non so più come dirtelo."
"Ma non è un po'presto?"
"Ma va là, non sono mai stato così intraprendente con una ragazza, te sei la prima con cui ci vado subito veloce perchè so che sei quella giusta."
"Che amore che sei."
Lo baciai io. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Ok, magari non è stata una dichiarazione da film, ma ha fatto il suo effetto.
"Non mi hai ancora risposto, comunque."
"Oi amore, fosse per me saremmo già a contare gli invitati per il matrimonio."
"Dai, sii serio."
"Siamo fidanzati? Siamo amanti? Siamo scopamici? Non lo so, so che ti amo."
"Siamo...fidanzati."
"Allora lo ammetti! Siamo fidanzati per davvero!"
"Si...penso di si."
"Lo sapevo che eri quella giusta. Ti amo, ti amo come non ho mai fatto con nessuna."
"Freniamo l'entusiasmo, Strummer..."
"Ma ricordi quello che ho detto ieri?! Vuoi che lo facciamo in strada come prima?!"
"Ah giusto...non controlli i tuoi istinti."
"Brava Simonon, geniale."
"Lo so. Mi sa che devo andare, sennò mio fratello ti uccide."
"Correrei il rischio."
"Ma smettila."
"Hey...e Mick?"
"Niente Mick, ci sei tu Joe, solo tu."
"Queste notizie mi riempiono il cuore di gioia. Festeggerei con una scopata."
"Ma non c'è dubbio!"
"Scherzavo bionda miaaa, scherzavo."
"Sarà meglio. Comunque ciao tesoro, a domani."
"Ciao meine Liebling."
"Pure in tedesco?!"
"Per te, tutto."
Ci baciammo di nuovo. Dopo di che ci staccammo e ci salutammo. Entrai in casa con aria sognante e mi misi subito a letto, manco considerai mio fratello che mi faceva l'interrogatorio di rito. Ero felicissima.

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Capitolo 14
*** The Models Of Brixton ***


La mattina dopo era sabato. Potevo svegliarmi quando volevo, tanto non c'era scuola. Infatti mi svegliai verso le dieci, i miei erano al lavoro e Paul era già in salotto che smanettava con la radio. Mi stiracchiai e scesi, ancora assonnata, per le scale.
"Ciao Paul."
"Oh, ben svegliata eh!"
"Ti prego Paul, taci. Di prima mattina non sei simpatico. Ecco perchè non hai una ragazza."
"Per tua informazione, mi viene dietro tipo mezza Londra."
"Eh certo, e a mezza Inghilterra. Ma ti prego."
"Ovvio che ti viene dietro mezza Inghilterra, sei la mia fotocopia!"
"Sarà, ma io sono quella venuta meglio!"
"Ma taci, nana."
"Ma non è mica colpa mia se sei alto un metro e ottantacinque ed io uno e sessantacinque, c'è, manco lo avessi scelto io!"
"Fatto sta che sei una nana!"
"Nella botte piccola sta il vino buono."
"Tu sei l'eccezione."
"Ma le vuoi le botte?"
"No grazie, faccio a meno."
"Molto bene, quindi ammutolisciti."
Me ne andai in cucina sbadigliando e mangiai un po'di biscotti con del latte. Poi, visto che avevo una marea di compiti, me ne andai in camera a farli. Stetti sui libri fino all'una, quando mio fratello mi chiamò in sala da pranzo per mangiare. Pranzammo da soli, come facevamo tutti i week-end.
"Sophie, ricordati che alle otto di stasera dobbiamo incontrarci davanti a casa di Topper, quindi vedi di essere pronta per le sette e mezza."
"Va bene Paul."
"E non monopolizzare per il bagno per due ore come fai di solito!"
"Stai tranquillo! Ora vado a finire e compiti poi vado subito a fare le cose che devo fare in bagno, così te lo lascio libero presto, va bene, primadonna?"
"Ottimo direi."
"Ah per fortuna, milady."
"Sei spiritosa, oggi."
"Il sarcasmo non mi manca mai."
"Me ne rendo conto ogni giorno."
Lo aiutai a sparecchiare ed a rimettere in ordine la cucina. Dopo di che, ri-salì in camera mia, dove mi immersi di nuovo nei miei odiati libri. Non fraintendetemi: io avevo ottimi voti a scuola, era il mio comportamento che non era proprio da studentessa modello, solo perchè a volte rispondevo a professori che si permettavano di prendere in giro me e altri miei compagni e perchè a volte uscivo dalla scuola senza permesso nella pausa pranzo, ma niente di grave alla fine. Evidentemente stavo sulle palle al preside, alla coordinatrice e alla maggior parte dei miei insegnanti, ma son dettagli.
Quando finì di studiare e fare i compiti, verso le cinque, mi appropriai del bagno: mi feci una doccia calda, come prima cosa. Il getto dell'acqua mi rilassava, adoravo fare la doccia, mi sembrava che con l'acqua che scorreva via, scorrevano via anche le cose brutte, quelle che volevo dimenticare, le cose che non erano andate bene. Mi rilassai un sacco, cosa che i miei nervi apprezzarono molto. Dopo una decina di minuti, mi decisi ad uscire dal box. Mi avvolsi in un asciugamano e con un altro mi tamponai i capelli. Mi misi la biancheria, poi andai in camera a cercare qualcosa di decente da mettere: un'impresa molto ardua. Aprì le ante del mio armadio ed incominciai a scrutare tutti gli indumenti che possedevo. Jeans? No, dai, troppo informali. Uscivo pur sempre con il mio ragazzo, no?! Pantaloni della tuta? Non se ne parlava neanche. Gonna? Ah, giusto, non avevo gonne. Ma...non avevo quel vestito che mi aveva regalato Paul per il mio compleanno?! Iniziai a setacciare tutto l'armadio alla ricerca disperata di quell'abito e finalmente, dopo alcuni minuti di intensa perlustrazione, lo trovai. L'avevo usato solo due volte, non perchè non mi piacesse, ma semplicemente perchè non mi piacciono i vestiti, li trovo scomodi. Ma per andare in un pub con il mio ragazzo ed il mio amante sarebbe stato perfetto. Quindi stirai un pochino le pieghe che aveva e corsi in bagno a provarlo: chissà se mi andava ancora bene? Tirai giù la cerniera, me lo infilai e la richiusi: mi stava perfettamente. Era un vestito lungo circa fino a metà coscia, formato da un corpetto aderente nero, con la scollatura a cuore, e da una gonna a quadri neri e bianchi, un po'vaporosa. L'ho sempre detto che mio fratello aveva un certo gusto in fatto di abbigliamento, devo dargliene atto. Mi sfilai il vestito e cercai delle calze da mettermi, perchè non era per niente caldo. Dopo un po', trovai dei collant neri, a rete, che in alcuni punti erano rotti: erano perfetti. Li indossai e poi mi misi il vestito. Non contenta, cercai le mie parigine nere e me li misi sopra ai collant. Presi i miei anfibi ed il gioco era fatto: non mi ero mai vestita così bene. Mi richiusi in bagno: adesso un minimo di trucco era obbligatorio. Non volevo truccarmi come ieri, troppo minimalista, oggi volevo proprio strafare. Quindi usai l'ombretto nero, l'eyeliner e la matita nera per gli occhi e misi il rossetto rosso sulle labbra. Mi avevano detto che stavo bene con questi colori, perchè facevano contrasto con la mia pelle bianca come il latte. Che mancava? I capelli! Emh...me li tenevo lisci come degli spaghetti come tutti i giorni? Nah..decisi di farmi qualche boccolo. Dopo qualche minuto di sofferenza e qualche bruciatura, riposi l'arriccia-capelli nel mobile, soddisfatta del risultato ottenuto. Uscì dal bagno, come promesso a Paul, e tornai in camera nostra. Erano le sette. Avevo mezz'ora per sistemare le ultime cose. Andai davanti allo specchio e aprì il mio portagioie. Misi i miei orecchini a brillantino e la collana d'argento con scritto il mio nome. Poi pensai alla borsa: bel problema. Io andavo sempre in giro con la borsa della Converse, ma con il mio outfit stonava...quindi andai a vedere nello sgabuzzino, dove mia madre teneva tutte le sue borse. Trovai una pochette nera, che era perfetta. Misi dentro il minimo indispensabile e poi uscì. Scesi le scale ed arrivai in sala, dove presi dall'appendiabiti il mio chiodo. Me lo misi indosso e mi sedetti sul divano, in attesa di mio fratello. Dopo cinque minuti, lo vidi scendere dalle scale. Era vestito benissimo. Lo stile nel vestire era una cosa comune, poi qui nel quartiere eravamo famosi come i 'fotomodelli di Brixton', perchè dicevano tutti che eravamo veramente dei bei ragazzi. In effetti, quest'estate mi avevano chiesto di andare a lavorare come modella part-time in uno studio a Notting Hill...ma risposi di no, perchè volevo stare a dormire. Insomma, proprio intelligente. Anche a mio fratello avevano proposto diverse volte di fare il modello, ma anche lui aveva rifiutato. Comunque, era vestito con una camicia bianca sbottonata fino all'inizio del petto, dei pantaloni neri con qualche risvolto alla caviglia ed una giacca nera non chiusa. Il tutto completato da un paio di scarpe nere scamosciate e da un capello a Borsalino nero.
"Wow Paul, sei proprio vestito bene!"
"Grazie Sophie, anche tu! Solo che sei troppo osè, poi Strummer perde il controllo e va a finire male."
"Eh dai bro, tanto ci sei tu a difendermi!"
"Giusto sist! Bando alle ciance, partiamo!"
Si mise adosso il suo Montgomery nero e andammo verso casa di Topper. Appena arrivati, trovammo ad attenderci tutta la compagnia, più una ragazza, che era a braccetto con Mick. E adesso chi era 'sta qua?!
"Buonasera!"
"Ciao, 'fotomodelli di Brixton'."
"Paul, gira ancora 'sta storia, non ci credo."
"Eh Sophie, siamo famosi, ormai."
Mi misi a ridere. Diciamo che non era proprio il mio obiettivo essere famosa grazie alla mia bellezza (che secondo me non c'era), ma vabbè.
"Jonesy, chi è questa dolce fanciulla?"
"Paul, giù le mani, lei è Julie, una mia amica stretta."
"Ok, Mick, chiedevo solo! Che violenza!"
Julie, eh?! Non mi convinceva molto...poi, sì, lo ammetto, non mi piaceva stesse con Mick...un'amica stretta? E se fossero qualcosa di più? Ma non dovevo pensarci, io stavo con Joe. 
"Amoreee, ci sei?!"
"Sì, sì, ciao, Joe."
"Ciao anche a te, Sophie."
Mi baciò, un'altro bacio contenuto per i suoi standard. Fatto il giro dei saluti, ci incamminammo verso questo pub fuori Brixton. Io e Joe ci eravamo presi per mano e camminavamo un po'distanti dagli altri.
"Sei bellissima sta sera."
"Anche tu, Joe."
"Sì, ma tu mi vuoi far morire! C'è, guardati...ti sei messa pure un vestito corto...mi fai commuovere."
"Ma taci, disagiato."
"E poi sei anche truccata...mi hai anche sporcato di rossetto!"
"Colpa tua, potevi non baciarmi!"
"Non sono riuscito a resistere."
"Quante pippe, Strummer."
"Oh Simonon, tu non ti rendi conto di quanta fatica stia facendo in questo momento per non prenderti in braccio, tornare indietro, andare a casa mia e sbatterti come se non ci fosse un domani!"
"Joe, sei indecente!"
"Colpa tua, non devi essere così bella!"
"Eh, non posso mica cambiare aspetto, insomma, mica a caso chiamano me e mio fratello i 'modelli di Brixton'!"
"Sì, ma...stasera sei provocante, con quel vestitino corto corto che ti sta veramente molto succinto..."
"...hai visto solo la gonna...devi vedere il corpetto!"
"Non ci credo, mi dai pure corda! Grazie mille, gentilissima, veramente."
"Prego, tesoro bello."
Scoppiammo a ridere. Mi avvolse la vita con un braccio e continuammo così la camminata fino al pub. Arrivati davanti al locale, ci accertammo che non mancasse nessuno e poi entrammo. Era un locale piccolo, molto fumoso. C'era un bancone abbastanza grande, di legno nero e poi c'erano pochi tavoli e poche sedie, anch'essi di colore nero. In fondo, rispetto all'entrata, c'era un piccolo palco, ma proprio minuscolo. Scoprì che questo era un pub di giamaicani. Infatti, il gruppo che si stava esibendo suonava un pezzo reggae. Ci dirigemmo tutti verso un tavolo e, prese abbastanza sedie per tutti, ci sedemmo intorno ad esso. Io avevo alla mia sinistra Joe ed alla mia destra mio fratello. Di fronte, Mick e quello sgorbio che lo accompagnava.
"Raga, prendiamo qualcosa da bere?"
"Va bene, Paul, perchè no?"
"Cosa volete?"
Tirate su tutte le richieste, Paul, seguito da Topper e Joe, andarono verso il bancone ad ordinare. Restammo seduti al tavolo solo io, Mick e la sua zoccola. Come a leggermi nel pensiero, quella lì disse, con voce da faina:"Mick, vado in bagno."
"Va bene, Julie, ti aspetto."
Julie andò verso la toilette e restammo solo io e Mick al tavolo. C'era della tensione.
"Allora..."

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Capitolo 15
*** Endless Love ***


"Allora ti sei trovato una ragazza, Mick?"
"Già."
"Vedo che mi hai messa da parte in fretta."
"Anche tu l'hai fatto."
"Mick, non volevo, è complicato da spiegare..."
"Ti sei spiegata benissimo."
"No, davvero, non è come pensi."
"E allora come sarebbe?! Stai con lui perchè non bacio bene? Stai con lui perchè è bravo a letto? Dimmelo tu. Per quale di queste ragioni?"
"Per nessuna di queste, Mick, mi piacete entrambi, ENTRAMBI."
"Sophie, non è una cosa normale, non ti possiamo piacere entrambi, come ti sentiresti se io ti dicessi che io amo sia te che Julie, anche se tu mi ami alla follia?"
"Male...ma..."
"Niente 'ma'! Ormai hai fatto la tua scelta, non ti chiederò certo di ripensarci, ma sappi che Strummer non ti sarà per niente fedele. E quando ti tradirà con la prima zoccola che passa, tornerai da me piangendo, dicendomi che ami solo me e boiate varie."
"Sai una cosa? Joe è molto più profondo di quanto credete!"
"Non lo dubito, ma non è fedele, ti tradirà con un sacco di ragazze."
"Non è vero!"
"Fai come credi, ma sappi che io ti avevo avvisato."
"Mick, mi dispiace per tutto, davvero."
"Sai una cosa?"
"No."
"Julie non è la mia ragazza, è mia sorella. E tu mi piaci ancora."
"Dopo tutto quello che ti ho fatto?"
"Sì."
"Ma..."
Non riuscì a finire la frase che arrivarono Paul, Topper e Joe con le bibite in mano. Joe mi porse la mia Coca Cola e lui si prese la sua birra. Intanto io continuavo a guardare Mick. Perchè dovevo combinare sempre dei disastri?!
"Amore mio dolce..."
"Oh Dio, quando inizi con i nomignoli vuoi qualcosa...cosa vuoi, bionda mia?"
"Mi dai un sorso di birra, senza che mio fratello mi veda?"
"Anche due."
Mi porse il bicchiere e, mentre mio fratello cercava una sedia, ne bevetti due-tre sorsi.
"Grazie, Joe."
"Prego blondie. Dì a tuo fratello di sedersi sulla tua sedia, tu vieni a sederti sulle mie gambe."
"Geniale...ma non so se accetta."
"Tranquilla, so come convincerlo."
"Paul, vieni pure a sederti al posto mio...io vado da Joe."
"Ma proprio da lui devi andare?"
"Eh già."
"Siediti su di me."
"Ma va la, scherzi?! Le ragazze del locale potrebbero capire che io sono la tua ragazza e allora addio nuove fiamme!"
"Effettivamente, non hai tutti i torti...dai, va'da Joe...alla prima mossa indecente che fa, lo picchio, sia chiaro..."
"Chiarissimo."
Me ne andai felice dal mio Joe e mi sedetti sulle sue gambe. Gli avvolsi un braccio intorno alle spalle e lui mi circondò la vita con le braccia. Incominciammo a chiacchierare con gli altri mentre guardavamo la band che suonava sul palco. Mi piaceva la musica reggae, piaceva a tutti i Clash, in fondo a Brixton, quartiere di immigrati, si sentiva molto spesso. Si stava rivelando una conversazione molto piacevole, fino a quando Topper non ruppe l'atmosfera di pace apparente:"Allora Sophie, come si comporta Joe?"
"Bene dai, non è poi cosi malaccio come credevo..."
"E mia sorella come si comporta, Strummer?"
"E'un po'monella, sai com'è, le piace provocarmi."
"In che senso?"
"Tipo, sussurrarmi all'orecchio il mio cognome con una voce roca mentre eravamo abbracciati per strada, oppure mordermi il labbro mentre ci baciamo, o..."
Oh Dio, io lo ammazzo.
"Joe, c'è quel signore laggiù che non ha sentito, urlalo un po'più forte..."
"Ma dai amore, sai che mi piace farti imbarazzare."
"Eh, me ne sono accorta."
"Strummer."
"Dimmi, Paul."
"Non l'hai ancora portata a letto, vero?!"
"No, Paul, ma se vuoi rimediamo subito."
"STRUMMER, CHE CACCHIO HAI CAPITO?!"
"Guarda che a me non dispiace, eh..."
"Strummer, è la volta buona che ti faccio tornare in Turchia a calci in culo."
"Buono, skinhead."
"Non provarci più, specie di nano."
"Paul, ricordati la regola della L..."
"Strummer, sei tremendo."
"Lo so."
Io ormai ero un peperone. Guardai di sottecchi Mick: non aveva proprio un'espressione felice. Mi dispiaceva vederlo così, davvero. La serata sembrava aver preso una brutta piega, quando vedemmo arrivare da noi una persona che non ci saremmo mai e poi mai aspettati di vedere...
 

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Capitolo 16
*** We Did It! ***


"Mick, ma quello è Bernie Rhodes! Sta venendo da noi!"
"Lo vedo Topper. Chissà cosa vuole da noi, non mi piace molto quel tizio."
Intanto sentì Joe irrigidirsi, sicuramente doveva essere agitato. Appena Bernie, questo signore non altissimo e con un naso molto pronunciato, fu arrivato al nostro tavolo, iniziò a parlare con i ragazzi.
"Buonasera, signori."
"Buonasera a lei", disse Joe.
"Tutto a posto?"
"Non c'è male, lei?"
"Tutto bene. Sono venuto qui da voi a chiedervi se suonate ancora."
"Certo che suoniamo ancora."
"Proprio la risposta che volevo sentire. Bene, signori miei, sono qui per chiedervi se volete iniziare una collaborazione con me. Vi ho sentiti suonare qualche tempo fa e mi siete piaciuti, siete innovativi, quindi vorrei farvi da manager. Che ne dite?"
Vidi un lampo di gioia correre negli occhi di tutti i ragazzi: Bernie non era un tipo molto raccomandabile, ma alla fine era un personaggio famoso e si intendeva di queste cose, quindi con molta probabilità i Clash avrebbero inciso un album seduta stante, magari di successo. Era un'offerta molto allettante.
"Possiamo discuterne insieme prima di darle una risposta?", esordì Joe.
"Vi dò tempo fino a lunedì pomeriggio. Lunedì pomeriggio, alle cinque venite nel mio studio e ditemi quello che avete deciso."
"Perfetto, ci saremo."
"Ci conto. A lunedì."
Detto questo, se ne andò a parlare con il barista e ci lasciò con gli occhi sgranati.
"Ragazzi, ce l'abbiamo fatta. Ce l'abbiamo fatta. Dopo due anni di sacrifici. Non ci posso credere."
"Basta che non scoppi a piangere Paul!"
"Oh ma stai zitto, stai sempre a rompere le palle Strummer!"
"Calmi! Adesso che abbiamo trovato una persona disposta a farci da manager, cerchiamo di non ammazzarci tra noi, magari!"
"Va bene, Topper, stiamo calmi. Che ne pensate?"
Iniziò mio fratello:"Bhe, è fantastico. Finalmente possiamo dimostrare chi siamo. Un miracolo."
Io scoppiai a ridere:"Paul, sei troppo comico quando ti commuovi, davvero, non ce la faccio a restare seria!"
"Ma io, Sophie, ti spacco quel bel visino che ti ritrovi, che casualmente è uguale al mio!"
"Oh ma se siamo fratelli qualcosa in comune ce lo dovremo pur avere! Comunque non provarci, sennò chiamo Bernie Rhodes e gli dico che tu hai mollato la band!"
"Non oseresti!"
"Oh, vogliamo proprio scommettere?"
Mi alzai dalle gambe di Joe, che se la rideva come un deficiente, ed andai al bancone, verso Bernie.
"Sophieee stai ferma, ritiro tutto,stavo scherzando!"
"Sei proprio sicuro, Paul?"
"Sicurissimo! Ora torna pure a sederti sulle gambe del tuo ragazzo."
"Wow, ma allora questo sistema funziona! Non hai neanche chiamato Joe per cognome, ma addirittura gli hai dato il titolo di 'ragazzo di mia sorella'! Capito amore? Paul ti approva!"
"Sei malvagia ma geniale, blondie, devo ammetterlo, una ragazza a dir poco brillante ma bastarda."
"Eh, mi devi accettare così, Joe."
"Per me sei più che perfetta."
"Aw, che dolce."
Tornai a sedermi su di lui e gli diedi un bacio molto innocente, altrimenti mio fratello iniziava a farci una paternale che non finiva più.
"Dai, andando avanti...Topper, che ne pensi?"
"Come hai detto tu, Paul, è fantastico, finalmente il nostro sogno può diventare realtà. Tu, Mick, che ne pensi?"
"Bhe, non mi piace molto Bernie come tipo, però non c'è niente da dire, è un pezzo grosso e se ha messo gli occhi su di noi ci converrebbe prendere la palla al balzo. Tu, Joe?"
"Mitico. Nient'altro da dire."
"Quindi, in definitiva, cosa gli diciamo lunedì?"
"Che vogliamo iniziare questa collaborazione, Paul!"
"Tutti d'accordo?"
Ci fu un 'sì' generale e scoppiarono tutti in una fragorosa risata mentre si battevano cinque e si davano pacche sulle spalle. Ordinarono delle altre birre, per far baldoria. Restammo lì per altre due ore, a fantasticare su cosa sarebbe potuto accadere dopo aver firmato il contratto, ma nessuno si sarebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco. Verso mezzanotte, decidemmo di sloggiare. Raccattate le nostre cose, uscimmo dal locale e iniziammo a camminare per una Brixton addormentata. Dopo qualche minuto arrivammo davanti a casa di Joe e lui chiese a mio fratello e a Topper, gli esperti dell'elettronica, se potevano salire un attimo in casa sua per controllare se i cavi che aveva trovato in un vecchio magazzino potevano tornare utili. I due acconsentirono e, accompagnati da Strummer, si diressero verso la porta di casa Mellor. Rimanemmo soltanto io, Mick e sua sorella Julie. Mi chiesi perchè non notai subito che non era una sua amica stretta ma sua sorella, erano due fotocopie. Ma la gelosia è una brutta bestia, accecca le persone. Perchè era così: era gelosa. Non so perchè lo ero, ma sentivo Mick di mia proprietà, anche dopo tutte le cose brutte che gli avevo fatto. C'era un legame speciale tra noi, che va oltre l'essere fidanzati, era qualcosa di più profondo. Julie capì che era di troppo e, dicendo al fratello che tornava a casa da sola, se ne andò lasciandoci soli.
"Non l'accompagni a casa?"
"Sophie, te l'ho detto, è mia sorella e ha diciotto anni, è sana e vaccinata, può riuscire a fare duecento metri da sola."
"Perchè ci hai detto che era una tua amica intima?"
"Per farti ingelosire, scema. E ha pure funzionato."
"Ma va là!"
"Guarda che ho visto come la guardavi eh! Sembrava stessi guardando una lebbrosa."
"E con questo?"
"Sei gelosa di me."
"Quindi...?"
"Quindi ti piaccio ancora e non vuoi che nessuna si avvicini a me, perchè io sono tuo."
"E se anche fosse? Io sto con Joe."
"Togli quel 'fosse', sò perfettamente che è vero. Comunque, semplice, molli Strummer e ti rimetti con me."
"Ma mi piace Joe!"
"Ma ti piaccio anche io. Siamo al punto di partenza."
"Esatto. Ma tipo, non possiamo fare una relazione a tre consapevole? Ti faccio un esempio: una settimana tu fai il fidanzato e Joe l'amante, la settimana dopo viceversa e così via."
"Una delle idee più dementi che abbia mai sentito, ma apprezzo l'impegno."
"Oh, io c'ho provato!"
"Devi scegliere Sophie, non puoi rimanere sull'incrocio per sempre, devi scegliere una strada!"
"Lo so, Mick, lo so. Dovete darmi del tempo."
"Quanto ne vuoi, ma se devi trascorrerlo nelle braccia di Strummer pensando a me, anche no!"
"Non lo so Mick, preferisci che lo trascorra nelle tue braccia pensando a lui?"
"No, Sophie, devi decidere."
"Ma io non ci riesco!"
"Prova a lanciare una moneta: non perchè farà la scelta per te, ma perchè quando sarà in aria, saprai improvvisamente in quale dei due stai sperando di più."
"Lo farò."
"Mi devo fidare?"
"Certo."
"Sarà meglio, bellissima."
"Mi mancava sentirmi chiamare così da te."
"Un altro indizio che sono io quello giusto."
"Dai, Mick, non farmici pensare, sono già abbastanza inquieta io, ci manca solo che ti ci metti anche tu!"
"Va bene, sto zitto."
"Buona scelta."
Ebbi un brivido. Iniziava a fare davvero freddo. Mick mi vide e mi chiese:"Hai freddo?"
"No, sto bene."
"Bugiarda, hai la voce che trema e stai tremando tutta."
"Hai bevuto troppa birra, Jones."
"Non credo, Simonon. Smettila di fare la bulla e tieni."
Mi porse la sua giacca.
"Ma che cacchio fai? Rimettitela!"
"Non c'è dubbio, dopo mi becchi una brancopolmonite, piccola come sei."
"Ancora con 'sta storia. Non sono piccola, sei tu che sei alto!"
"Sì e io sono Babbo Natale. Dai, poche storie, mettiti la mia giacca."
"Se devi rompere così tanto..."
Mi misi la sua giacca: dire che mi stava enorme era riduttivo. Mi arrivava a metà coscia e le maniche mi sorpassavano le mani di ben dieci centimetri. Sembravo un sacco di patate.
"Ma guardami! Sembro un sacco di patate! Che tagli porti?!"
"Magari tutti i sacchi di patate fossero come te. Portò una L, perchè?"
"Come mio fratello. Come perchè?! Io porto una S da donna, figurati come mi sta la L da uomo!"
"Divinamente, da quanto mi stai mostrando."
"Ma stai zitto, Jonesy, come minimo sei brillo."
"Sono più che sobrio."
"E io sono la Befana, allora!"
"Allora la Befana è maledettamente bella."
"L'ho detto che sei brillo."
"E io ti ho detto di no!"
Senza aspettare oltre, mi baciò. Un bacio dolce, niente a che vedere con i baci di Strummer. Ricambiai, in fondo lui mi piaceva.
"Vedo che non mi hai rifiutato."
"No, infatti."
"E Strummer, dove lo mettiamo?"
"Mick, mi sento già abbastanza in colpa, non ricordarmelo anche tu. Deciderò, te l'ho già detto, deciderò."
"Va bene."
Mi strinse a lui, non so se per scaldarmi o solo perchè aveva voglia di avermi vicina. Dopo un po'apparvero le teste degli altri ragazzi. Io e Mick ci staccammo subito.
"Allora rega ci salutiamo, ci si vede...domani pomeriggio?"
"Si, va bene Joe. Buonanotte."
"Notte a tutti! Hey bionda mia, vieni qua!"
Andai dai lui e ci baciammo. Dopo di che, ci separammo ed ognuno andò per la propria strada. Arrivati a casa, io e Paul ci fiondammo subito al piano di sopra. Mi struccai e mi svestì, poi mi misi subito il piagiama ed andai sotto le coperte, con una confusione indescrivibile nella testa.

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Capitolo 17
*** Advice ***


Il giorno dopo era domenica. Mi svegliai verso le dieci, ancora turbata dalla sera prima, e scesi le scale. Arrivata in cucina, vidi mio fratello che faceva colazione.
"Ciao Paul."
"Hey Sophie!"
Presi una tazza, la riempì di latte e ci versai dei cereali. Mi sedetti di fronte a lui ed iniziai a mangiare, pensando al casino che avevo combinato. Non sapevo dove sbattere la testa.
"Quali sono i programmi per oggi, bro?"
"Mi sa che andiamo a fare un giro in centro con gli altri."
"Ah ok."
"Tutto bene?"
"Sì, Paul, tranquillo."
"Mi devo fidare?"
"Emh...sì."
"Ci credo poco..."
"Davvero Paul, è una cosa in cui non puoi aiutarmi."
"Strummer ti ha messa incinta?!"
"Ma che cacchio...?! No!"
"Ah, per fortuna, mi ero già spaventato a morte. Allora qual è il problema?"
"Paul, non posso raccontartelo."
"Sì invece che puoi."
"No, davvero, Paul, non capiresti, o almeno, mi criticheresti solo."
"Dai Sophie, giuro che non ti criticherò."
"Va bene Paul. Allora, sai che sono fidanzata con Joe, no?"
"Sfortunatamente sì. Quindi?"
"Quindi...Joe mi piace..."
"Ok, l'avevo capito."
"Solo che mi piace anche Mick."
"Ma che cacchio...?!"
"Ecco, lo sapevo che iniziavi a criticarmi!"
"Ma no! Era un'esclamazione per esprimere la mia sorpresa!"
"Quindi, cosa ne pensi?"
"Che è un bel casino."
"Sei molto perspicace, Paul, veramente, che intuito!"
"Poche prese per il culo, nana! Comunque...ti piacciono tutti e due allo stesso modo?"
"Sì e no, c'è...Mick mi piace per il suo carattere, per quello che è, sento che il nostro è un rapporto profondo, più profondo di un semplice fidanzamento. Joe invece mi intriga, ha una personalità veramente magnetica, e poi sento un'attrazione fisica non indifferente per lui."
"E loro? Ricambiano?"
"Mick ieri mi ha detto, mentre voi eravate a casa di Joe, che gli piaccio ancora. A Joe piaccio, tutti i giorni mi dice che mi ama alla follia."
"Mh...se vuoi ti dico un po'di cose su di loro, spettegoliamo un po', così potrai prendere in considerazione le informazioni che ti dò da fratello maggiore."
"Va bene."
"Allora...Mick è un ragazzo bravissimo, si è diplomato con ottimi voti e frequenta il college d'arte. La sua specialità sono i nudi di donna. Beve, ma sà quando dire basta, fuma ma non ossessivamente e non si droga. Oh Dio, magari qualche canna sì, ma veramente una cosa saltuaria."
"E Joe?"
"Joe è stato cacciato dal college d'arte che frequentava perchè aveva presentato una sua opera che era stata fatta utilizzando degli assorbenti usati. Prima di abitare nella casa in cui abita adesso, viveva in metropolitana e si guadagnava da vivere suonando l'ukulele. Beve come una spugna, fuma come una ciminiera e droga...qualche canna e LSD, ma niente di pesante."
"Ok...e tu quale vedi meglio?"
"Bhe, dipende. Mick ha diciannove anni, ha solo tre anni in più di te, il che mi sembra una differenza d'età ragionevolissima. Poi lui è un ragazzo maturo per la sua età, ha avuto solo due ragazze nella sua vita e sono durate entrambe 2-3 annetti, quindi tutte storie serie. Perciò se ti dice che gli piaci, sta'sicura che è vero ed aspettati anche un legame duraturo. Joe ha ventidue anni, ha sei anni più di te e sò che non sono tantissimi alla fine, però è sempre qualcosa...E' un ragazzo a cui piace divertirsi, anche se sotto sotto è serio e responsabile. Ha avuto un sacco di ragazze, tutte cose senza impegno, più che altro erano flirt, però a nessuna aveva mai detto che la amava, quindi credo stia dicendo la verità. La sua filosofia è 'Non ruberei mai soldi ad un amico, ma la sua ragazza sì'. Non fraintendermi però, non è uno che tratta male tutte le ragazze con cui flirta, è che semplicemente lui non riesce a mantenere la relazione perchè un'altra lo attrae di più, non lo fa per cattiveria."
"Quindi stai dicendo che tutti e due potrebbero essere sinceri?"
"Esattamente."
"Tu con quale preferiresti che io andassi?"
"Non so Sophie, è la tua vita alla fine. La meno tanto a Strummer perchè mi piace farlo arrabbiare, non perchè ci sia un vero motivo sotto, quindi non spaventarti."
"Quindi mi lasci carta bianca?"
"Sì, ma cerca di fare la scelta giusta."
"Certo. Grazie Paul."
"Figurati."
Lo andai ad abbracciare. Dopo un po'ci staccammo ed io andai a lavare la tazza.
"A che ora partiamo oggi?"
"Alle tre. Vedi di essere puntuale."
"Certo!"
 Salì in camera mia, misi nel mio amato giradischi l'ultimo disco dei Ramones, Rocket To Russia, definitvamente il mio album preferito, ed iniziai a leggere un libro di Agatha Cristhie, una scrittrice che adoravo. All'una mio fratello mi chiamò per il pranzo e, dopo esserci cibati e dopo aver messo a posto la cucina, ritornai in camera nostra. Iniziai subito a prepararmi, sia fisicamente che mentalmente, quel giorno sarebbe stato difficile, me lo sentivo...
 

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Capitolo 18
*** WTF?! ***


Andai a farmi una doccia e stetti sotto il getto dell'acqua una decina di minuti, per cercare di rilassarmi. Uscita dal box, mi avvolsi nel mio accappatoio e mi diressi verso camera mia. Iniziai a pensare a quello che potevo mettermi. Optai per dei jeans aderenti ed una felpa nera con dei ricami in pizzo. L'avevo detto: io e mio fratello avevamo un certo stile, non c'è che dire. Mi vestì e mi asciugai i capelli, li tenni lisci stavolta. Tracciai sulle palpebre una leggera linea di eye-liner nero ed ero pronta. Calzati i miei anfibi, misi il minimo indispensabile nella mia borsa della Converse ed indossai il mio Montgomery. Scesi le scale, mi sedetti sul divano ed aspettai mio fratello, come di consueto. Brontolava tanto di me, ma anche lui ci metteva un bel po'di tempo a prepararsi! Dopo qualche istante, eccolo scendere dalle scale: anche lui era con un paio di jeans ed una camicia.
"Sophie, siamo dei fotomodelli."
"Inizi a dare ragione a tutto il quartiere?"
"Esattamente, c'è guardaci! Siamo due fratelli veramente belli."
"Convinto tu, convinti tutti!"
"Infatti! Dai, alza il culo dal divano, andiamo!"
"Va bene."
Mi alzai dal divano ed insieme uscimmo da casa. Camminammo per qualche minuto, finchè non arrivammo davanti ad un bar fuori Brixton. Qui trovammo gli altri Clash, senza Julie, (per fortuna) ad attenderci. 
"Fotomodelli! Finalmente!"
"Ciao, Strummer."
"Amore! Sei ogni giorno più bella, al contrario di tuo fratello, che va peggiorando!"
Scoppiai a ridere mentre c'era Paul che si tirava sù le maniche del giubbotto per fare scena.
"Grazie mille, Joe. Dai, Paul, Joe diceva per scherzare!"
"Macchè scherzare e scherzare, dicevo per davvero!"
"Eh ma allora sei proprio pesce! Io ti stavo parando il culo e tu giustamente sventagli tutto all'aria! Ma per passare le elementari hai corrotto la maestra o che cosa?!"
Ridemmo tutti.
"Ciao Sophie!"
"Hey Topper! Tutto bene?"
"Sì sì, tu?"
"A posto. Ciao Mick!"
"Bellissima!"
Mi venne ad abbracciare, mossa audace visto che c'era Joe proprio di fianco a me. Non capì il perchè lo fece. Lo abbracciai anche io, in fondo era solo un abbraccio.
"Amore, perchè hai abbracciato Jonesy e non me?"
E adesso che cacchio mi inventavo?
"Perchè...lui mi ha abbracciato per primo, semplice!"
Vidi che mio fratello stava scuotendo la testa e stava iniziando a ridere. Ok, lo ammetto, era una pessima scusa.
"Ah, quindi ti devo abbracciare sempre io per primo?"
"Emh...esatto!"
"Basta saperlo!"
Mi abbracciò e mi diede anche un bacio. Ricambiai, poi partimmo per andare in centro, non so a che scopo, forse per comprare nuovi vinili o cose del genere. Dopo una ventina di minuti di cammino, passati stringendo la mano a Joe ma guardando il mio Mick, arrivammo finalmente in centro. Iniziammo a girare per le viuzze nascoste e luride che c'erano nei dintorni. In quelle vie così trascurate però, c'erano dei negozi di musica fantastici, potevi trovarci di tutto lì dentro. Facemmo un po'di acquisti, comprammo soprattutto dei vinili americani, che erano abbastanza rari da trovare. Stavamo proprio uscendo da un negozio dove mio fratello aveva comprato 'Leave Home' dei Ramones, quando una ragazza venne minacciosamente contro di noi ed iniziò ad urlare contro a Joe...

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Capitolo 19
*** If You Want Blood... ***


"Vedo che non hai aspettato tanto a rimpiazzarmi, John!"
"Karen, la nostra storia è finita sei mesi fa, non fai più parte della mia vita! Vai via!"
"John, so che vuoi tornare da me, molla questa bimbetta di dodici anni e rimettiti con me!"
Non riuscì a stare zitta, è stata una cosa più forte di me.
"Allora, punto uno, io non ho dodici anni ma ne ho sedici. Punto due, tu non sei nessuno per parlare a me ed a John in questa maniera. Punto tre, tu non puoi decidere per la vita di John. Punto quattro, io e John siamo felicemente fidanzati. Punto cinque, togliti dalle palle, grazie."
Le feci un sorrisino bastrado.
"Ah, adesso ti fai difendere dalla tua zoccoletta di turno, John?"
"Zoccoletta a chi, piccola testa di minchia che non sei altro?!"
"A te, bimba!"
"Togliti dalle palle o ti arriva un gancio sul naso che te lo fà diventare dritto, così dopo non ti serve neanche la chirurgia plastica."
Questa povera illusa non sapeva che io giocavo a pallavolo e che mio fratello mi aveva insegnato a tirare di box.
"John, ma ti sei andato a prendere una scaricatrice di porto?!"
"Mi hai proprio scassato la minchia, brutta stronza. Adesso le prendi."
Mi avvicinai a lei con aria minacciosa. Lei iniziò a gridare come una bambina di due anni:"Joe, fermala, ti prego!"
"Oh poverina, ti serve l'aiuto di qualcuno! Vuoi tappare quella fogna e toglierti dalle palle o vuoi che ti dia una mano io?"
"Me ne vado, me ne vado! Ma stai attenta, mocciosa, non scordarti questa faccia. E tu, John, un giorno sarai di nuovo mio!"
Detto questo, scappò via, veloce come una lepre.
"Porca vacca, amore, l'hai fatta fuggire in due minuti!"
"Mi aveva rotto le palle, Madonna mia, la gente così sarebbe da abolire!"
"Hai ragione."
"Lo so. Ma chi è quella deliziosa fanciulla?"
"La mia ex, Karen. L'ho scaricata sei mesi fa perchè mi tradiva con un altro e lei pretende che io torni con lei. Ma sei arrivata tu e di lei non me ne può fregar di meno, io amo solo te."
"Che tesoro che sei."
Mi strinsi a lui, ma non lo baciai, non ero così cattiva, avevo Mick di fianco e sapevo che ci sarebbe rimasto male.
"Sist, mi rendi sempre più orgoglioso di te, pensare che ti ho insegnato tutto io...mi commuovo."
"Grazie bro, è stato divertente."
"Non ti vorrei avere come nemica, Sophie."
"Hahah stai tranquillo Topper, tu sei molto intelligente e sono sicura non mi arrecherai nessun problema."
"Grazie mille!"
"Ma figurati."
"Ci mancava solo che le suonavi così a Julie!"
"Ma no dai, non faceva niente di male, Mick. Poi non stiamo mica insieme!"
"Non ancora, bellissima."
"Jonesy, lei sta con me e ama solo me, vero amore mio?"
"Bhe..."
Avevo la voce tremante. Che cosa dovevo fare? Dire la verità o dire a Joe che era l'unico?
"...certo che amo solo te, Joe!"
Mentre lo dicevo, misi un braccio dietro alla schiena ed incrociai le dita. Guardai Mick: non aveva una faccia triste o delusa, tanto lui sapeva che non era vero e che mi piacevano entrambi.
Io e Joe ci baciammo, un bacio molto corto e superficiale, un po'perchè non volevo ferire Mick più di quanto non lo era già, un po'perchè altrimenti mio fratello ci ammazzava, un po'perchè sapevo che se avessimo allungato il bacio di qualche secondo, si sarebbe trasformato in qualcosa di più e io non mi sarei tirata indietro.
Riprendemmo a camminare: il nostro tour fra negozi di musica era ormai terminato. Ci mancava giusto un negozietto che di solito vendeva bei vinili e poi saremmo ritornati a casa. Comprai solo un vinile, A Day At The Races, fresco di pubblicazione, dei Queen. Usciti da questo negozio, ci incamminammo verso il sudiciume di Brixton. Passammo una ventina di minuti a chiacchierare, mi divertì molto. Poi arrivammo nel nostro quartiere e qui ci separammo: Joe aveva chiesto a mio fratello e a Topper delle cose sull'incontro che avrebbero avuto domani con Bernie Rhodes e stavano andando a casa di Strummer per sistemare delle cose non ben specificate. Quindi rimanemmo solamente io e Mick, come di consueto, visto che ultimamente era capitato abbastanza spesso, per un motivo o per l'altro. Ci avviammo verso casa mia, visto che mio fratello si era raccomandato con Jonesy di portarmi dritta a casa.
"Non ci sei rimasto male per quella cosa di Joe, vero?"
"Anche se io non avessi visto le tue dita incrociate dietro alla schiena, avrei capito perfettamente che mentivi."
"Come mai?"
"La voce ti tremava, sei arrossita e invece di guardare Joe, guardavi me. Ti basta?"
"Bhe, non è una prova evidente che mi piaci te."
"Mia cara Sophie, non mi servono prove, semplicemente lo so, me lo hai detto anche tu che ti piaccio."
"Ma..."
Non sapevo cosa dire, mi aveva spiazzata.
"C'è poco da protestare, blondie, è così."
"Ok, Mick, mi piacete entrambi allo stesso modo, io non amo Joe, mi hai scoperto, contento?"
"Molto. Allora ami me?"
"No...c'è sì...non lo so! Non so niente!"
"Hey calma, piccola, stai tranquilla. Ma cosa fa Joe, invece di assicurarsi che tu non vada via da lui? Non se ne accorge che non è l'unico nel tuo cuore, Sophie?"
"Non credo, per adesso non ha sospettato niente. Pensa, mi ha chiesto se potevamo iniziare a mandare in giro gli inviti per il nostro matrimonio!"
"E'pazzo! Ma cosa fai con lui, quando siete soli?"
"Bhe..."
Andava bene rispondere qualcosa tipo:"Ci baciamo fino allo sfinimento e abbiamo sfiorato per ben due volte una scopata in strada?"
"No, non voglio saperlo, sò che probabilmente scoperete dalla mattina alla sera."
"Mick, a dire la verità non mi ha manco toccata, in quel senso."
"Non ci credo! Strummer non ti ha ancora portata a letto?!"
"Esatto, solo baci, a volte spinti, ma solo baci."
"Ha superato il suo record, probabilmente sta di merda perchè è in astinenza, però per lui è un risultato ammirevole."
"Come sei cattivo."
"Davvero, Sophie, se non ti ha ancora portata a letto vuol dire che a te ci tiene. Mi dispiace dovertelo confessare, perchè io ti amo e tu sei solo mia (anche se Strummer sembra non accorgersene), ma di solito quando dice di fidanzarsi con una ragazza, se la scopa nel giro di...emh...un giorno."
"Noi stiamo insieme da quattro giorni."
"Bhe, si è proprio innamorato, non è mica stupido...chi si lascerebbe perdere una ragazza come te?"
"Topper!"
"Topper ha già la ragazza."
"Potrebbe mollarla."
"Stanno insieme da cinque anni, non credo si vogliano mollare. Ormai Topper ha trovato l'anima gemella."
"E tu, Mick, da quanto tempo sei single?"
"Nove mesi."
"Cos'è successo?"
"Lei si chiamava Viv. Ci incontrammo ad una mostra d'arte e nacque l'amore. Ci fidanzammo e restammo insieme per due anni. Lei abita a Brighton, quindi dovevo prendere il treno tutti i sabati per andare a trovarla. I primi tempi sembravano magnifici, poi man mano lei iniziò a trovare scuse su scuse per non farmi venire e allora mi insospettì. Scoprì che ci provava con uno che la ignorava. Lei, dopo averci provato per un mesetto, mi venne a bussare sotto casa dicendo che aveva sbagliato e che ero l'amore della sua vita. Ma non sono scemo, le dissi di tornarsene a Brighton e fu così che chiudemmo."
"Mi dispiace, Mick."
"Tranquilla."
"Hai avuto altre ragazze prima di Viv?"
"Una, Scarlett. Siamo stati insieme un anno e mezzo."
"Quindi tutte storie serie."
"Sì, se dico ad una ragazza che mi piace, lo dico perchè mi piace davvero e questa ragazza deve sapere che per me potrebbe durare anche tutta la vita con lei, non sono uno da legami passeggeri."
"Wow...ma non sei un po'giovane per queste cose? In fondo hai solo diciannove anni..."
"Sì, perchè dopo quello che mi è successo preferisco una persona che ci sia sempre, non una diversa ogni due giorni."
"Cosa ti è accaduto di tanto brutto, Mick?"
"Mia madre e mio padre si separarono quando ero piccolo. Mio padre buttò tutti i suoi soldi nel bicchiere, mia madre se ne andò in America quando avevo sette anni e non tornò mai più da me. Sono stato cresciuto dai miei nonni, quegli angeli mandati in Terra."
"Mick...non ho parole."
Lo abbracciai, in mezzo alla strada. Esistavamo solo io e lui.
"Hey bellissima, va tutto bene, ormai mi sono abituato."
"Smettila di fare il bullo, sò che stai male, fessacchiotto."
"Sì, ci sto male, è vero, ma adesso, con te stretta a me, sto benissimo."
"Dai, Casanova, dacci un taglio."
Lo presi per mano e lui me la strinse, intrecciando le sue dita alle mie.
"Tu invece quanti ragazzi hai avuto, Sophie? Scommetto almeno dieci!"
"Ma va là, Jonesy, neanche uno."
"Come?!"
"Eh già. C'è, mi hanno chiesto di fidanzarmi con loro in tipo...fammi contare...cinque solo nell'ultimo mese, ma ho detto di no a tutti, ho sempre fatto così con tutti."
"La Madonna! Tutta gente della tua età?"
"No, me l'hanno chiesto diversi diciassettenni, qualche diciottenne ed un ventunenne. Non contando Joe, naturalmente."
"Anche un ragazzo più grande di me!"
"Già."
"E perchè hai detto di no a tutti?"
"Loro non sono te."
"E quindi, se te lo chiedessi io, mi diresti di sì?"

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Capitolo 20
*** Presents ***


"Diciamo che non ti rifiuterei per niente al mondo..."
"Quindi mi diresti di sì!"
"Non ho detto questo, ho solamente affermato che non ti direi di no, ma non ho detto che io accetti."
"Sei ancora confusa?!"
"Già..."
"Devi darti una mossa cacchio, non puoi trattare me e Joe così!"
"Lo so, Mick, lo so..."
"Piccola e fragile Sophie, stai facendo impazzire completamente due ragazzi e hai solamente sedici anni!"
"Ho solo tre anni in meno di te!"
"Per me sarai sempre la mia piccola Sophie, lo sai, vero?"
"Sì, Mick. A proposito, prima di andare a casa, mi accompagneresti un attimo al negozietto di alimentari qui vicino, che devo prendere giusto due cose per me e Paul? Altrimenti stasera non si cena."
"Certo, ci mancherebbe."
Sempre per mano, camminammo fino a quando non arrivammo davanti al negozio. Era piccolissimo, dentro teneva solo il minimo indispensabile. La commessa era una signora anziana, che conoscevo abbastanza bene, visto che la spesa venivo sempre a farla qui.
"Sophie! Buonasera, cara."
"Buonasera signora Lewis."
"E chi è questo bel giovanotto?"
"Mick Jones, molto piacere, signora."
"Piacere mio, caro. Siete così carini insieme. Siete fidanzati?"
"No, signora Lewis, io e Mick siamo solo buoni amici."
"Per Sophie siamo solo amici, ma io la amo."
Lo guardai con gli occhi spalancati, imbarazzatissima, e gli tirai una leggera sberla sulla coscia.
"Che bravo ragazzo che ti sei trovata, Sophie! Io coglierei la palla al balzo!"
"Bhe, ci penserò, signora Lewis. Potrebbe darmi un po'di pane da toast e duecento grammi di prosciutto cotto, per favore?"
"Certo, cara."
La signora andò nel retrobottega ad affettare il prosciutto, suppongo. Io mi voltai verso Mick:"Ma che cosa le dici, cretino?"
"La verità, ovviamente!"
"Sai vero che lei ormai ci ha catalogati per fidanzati e che quando passerà di qua qualunque mio conoscente, gli dirà che la piccola Sophie Simonon si è trovata il fidanzatino?"
"Bhe, in fondo è vero, cosa c'è di male?"
"Che non sono ufficialmente fidanzata con te, semplice!"
"Non ancora, amore mio."
"Dai, Mick, non incominciare a chiamarmi così, non sto con te, poi mi imbarazza."
"Dovrai abituartici."
"Ma..."
Fortuna che la signora Lewis uscì dal retro con una busta che conteneva ciò che aveva richiesto nella mano destra e con un mazzo di fiori in quella sinistra.
"Sophie, Ivan Novikov mi ha detto di darti questi fiori."
"Oh mio Dio, ancora lui."
Presi ciò che la signora Lewis mi porgeva e pagai.
"Arrivederci, signora."
"Buonanotte Sophie! E tu, giovanotto, mi stai simpatico, fatti avanti, sennò te la rubano, la tua piccola Sophie! Oggi i fiori, la settimana scorsa una lettera strappalacrime...tutti regali di ragazzi più grandi di lei! Quindi, datti una mossa, moretto, tu non sai quanto è richiesta questa ragazza!"
"Certo signora, aspetti qualche annetto e le arriverà l'invito al nostro matrimonio!"
"Bravo giovanotto, mi piacciono i ragazzi così romantici, come ai miei tempi...tenetevi stretti!"
"Non potrei mai farmi scappare l'amore della mia vita, signora Lewis."
"Ma Sophie, come mai non vuoi fidanzarti con lui? E'così innamorato!"
"Perchè c'è un'altra persona che è innamorata di me e non voglio ferirla. Arrivederci."
"Arrivederci."
Trascinai letteralmente Mick fuori da quel buco di negozietto.
"Ma sei matto?!"
"Quella signora ha capito tutto."
"Tu no, Mick! Non capisci che adesso Joe lo verrà a sapere?!"
"Dai, Sophie, non pensarci. A proposito di venire a sapere...chi è questo Ivan che ti spedisce fiori?"
"Un ragazzo russo della tua età che tutte le settimane mi chiede se vogliamo metterci insieme, ma che io non sopporto."
"Della mia età?!"
"Hai diciannove anni, no?"
"Sì."
"Eh, allora è proprio della tua età. Perchè me lo chiedi, non ci credevi?"
"Non pensavo che avessi molti pretendenti più grandi di te di tre anni."
"Ecco la conferma."
"Dio mio, allora sono fortunato a camminare per mano all'ambitissima piccola fotomodella Sophie Simonon?"
"Direi proprio di sì."
"Sei così bella quando fai la finta modesta."
"Ma taci e cammina."
"Va bene..."
Camminammo fino davanti a casa mia. Mio fratello non era ancora arrivato. Non avevo voglia di stare in casa da sola.
"Mick..."
"Dimmi, bellissima."
"Paul non è ancora tornato e io non voglio stare in casa da sola."
"Hai paura, piccola?"
"No, è solo che mi annoio."
"E se leggessi un libro?"
La verità è che volevo passare del tempo con lui.
"Non ho libri interessanti in questo momento..."
"Televisione?"
"Rotta."
"Amore mio, sono pessime scuse, dimmelo direttamente se vuoi passare del tempo con me, non ti dico mica di no!"
"Ok, allora, possiamo stare insieme finchè non torna mio fratello?"
"Io ci starei per sempre, insieme a te."
"Dai, Mick, non puoi dirmi queste cose..."
"Sì che posso! Non è colpa mia se ti amo!"
"Smettila di sparare boiate ed entra."
Presi la chiave di scorta da sotto il tappetino della porta d'entrata, la infilai nella toppa ed entrammo. Ci togliemmo il cappotto e ci sedemmo sul divano.
"Lo sai vero che potrei non essere più responsabile delle mie azioni?"
"Perchè dici?"
"Perchè siamo solamente io e te, a casa tua e questo è un comodissimo divano..."
"Joe ti ha attaccato la sindrome dell'astinenza?!"
"Scherzavo, amore mio, lo sai che noi siamo molto di più di una coppia da una botta e via."
"Ma non siamo un 'noi' e nemmeno una coppia."
"Te l'ho detto anche prima, non ancora, ma appena molli Strummer (il che accadrà molto presto), ti rimetti con me."
"Mick, ancora con questa storia..."
"Va bene, sto zitto. Vieni qua, però."
Mi avvicinai di più a lui. Mi circondò le spalle con un braccio ed appoggiai la mia testa sul suo petto.
"La sai una cosa?"
"No, dimmi, Jonesy."
"Ti amo."

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Capitolo 21
*** Two Parts Of One Soul ***


"Mick, non so che dire..."
"Tipo un 'anche io'?"
Non sapevo che dire. Insomma, non è che in molti mi avessero detto 'ti amo'. C'è, chiariamoci, una buona decina di gente me l'aveva detto mentre si dichiarava ma per me quelle dichiarazioni non valevano niente. Questo era un 'ti amo' serio, uno di quei 'ti amo' che sognavo da bambina, uno di quelli che diceva il principe alla principessa, uno di quelli che si dicevano la mamma ed il papà quando stavamo ancora tutti e quattro insieme, quello che si sussurra l'uno all'altra sull'altare.
"Ascoltami, Mick...io non riesco a dirti che non ti amo, davvero. Ma non riesco neanche a dirti che ti amo, ma non perchè non lo faccia, ma perchè mi sento malissimo per quello che sto facendo a Joe."
"Quindi, mi ami? Anche se sei fidanzata con Joe?"
"Credo di sì."
"Come credi?! Non puoi amare una persona a metà, Sophie!"
"Hai ragione, Mick...ma non è facile. Per voi sento cose diverse."
"Tipo?"
"Per Joe provo una forte attrazione fisica, lui mi affascina con i suoi atteggiamenti ed il suo modo di essere. Tu invece mi affascini 'solo' per quello che sei, quando sono con te il tempo sembra volare, mi ci trovo benissimo con te e sento che tra noi non potrà mai esserci solo un banalissimo amore, ma il nostro è un amore molto più profondo degli altri. Sei il mio amore platonico ed il mio amore effettivo allo stesso tempo. Noi siamo qualcosa di più di un semplice fidanzamento, non chiedermi come faccio a saperlo, semplicemente lo so, c'è un qualcosa che ci unisce che non ho mai visto in nessun'altra coppia, che va al di là di qualsiasi rapporto sentimentale o fisico. Semplicemente siamo le due fondamentali parti di un'anima sola."
Stavolta fu lui a rimanere senza parole. Spiazzato.
"Sophie, è la cosa più bella che una persona mi abbia mai detto in diciannove anni di vita. Non ho parole...davvero. Non riesco a farti capire quanto ti amo, non è una cosa misurabile. Dove sei stata per tutti questi anni, piccola mia?"
"Credo di essermi chiarita le idee."
"Ah, sì?"
"Già."
"E quindi, cosa hai dedotto?"
"Che ho fatto una boiata enorme a mettermi con Joe, che l'attrazione fisica a cui entrambi siamo soggetti non può neanche lontanamente competere con il nostro amore infinito."
"Lo sapevo che eri quella giusta, lo sapevo fin da quando ti ho vista arrivare con tuo fratello la sera del concerto, poi quando hai aperto bocca e hai iniziato subito a litigare con Paul per colpa di Strummer mi sono reso conto di che ragazza brillante avevo davanti, non contando che era pure dannatamente bella. E tu non sai quanto sei bella quando qualcuno ti fa dei complimenti! Arrossisci tutta e inizi a sminuirti, dicendo alla persona che ti sta facendo dei complimenti i tuoi innumerevoli difetti che ti inventi."
"Ma io non mi invento difetti, ce li ho davvero!"
"E quali sarebbero?"
"Emh...sembro una bambina di dodici anni, invece ne ho sedici, anzi, tra quattro mesi diciassette!"
"Ma se è questo uno dei tuoi pregi più grandi! Tu non sai quanta fortuna e soddisfazione ho io a stare con una ragazza che è così bella e con i lineamenti così dolci da sembrare una bambina o una bambola! Così potrò sempre dire che tu sei la mia piccola e fragile bambina, anche quando faremo le nozze d'oro."
"Già al matrimonio pensi?!"
"Sono una persona concreta!"
"Ma tu non stai bene."
Scoppiai a ridere.
"Comunque, riprendendo il discorso sui miei innumerevoli difetti...sono bassa."
"Bhe, quello è vero..."
"Brutto....!"
"...ma non deve essere necessariamente un difetto! Tu non puoi immaginare...non ha prezzo prenderti in braccio quando voglio, abbracciarti strettissima a me, baciarti per primo quando voglio, dove voglio e come voglio..."
"Risparmiami i particolari, grazie."
"Va bene, amore. Poi? Qualche altro difetto immaginario da analizzare?"
"Sono grassa."
"Ma che cazz...?! Questa poi è bella! Peserai forse quarantacinque chili!"
"Ne peso quarantaquattro."
"Se ti sembra che a quarantaquattro chili tu sia grassa...ti serve uno psicologo, Sophie! Dio, non vedi che sei magra? Sei perfetta!"
"Ok, Mick...convinto. Ho il seno piccolo."
"Ma insomma! Io dico che ce l'hai proporzionato al resto, non è piccolo. Poi magari potremmo approfondire la questione dopo..."
"Dai Mick!"
"Va bene, era indecente. Vai avanti."
"Sono talmente tanti i miei difetti che ti potrei tenere qui fino a domani mattina."
"Ed io starò qui per tutta la notte a dirti che sei la cosa più bella di questo mondo."
"Sei un amore."
"Il tuo."
Mi baciò, dopo tanto. Questo bacio era addirittura migliore di quelli di Joe, perchè era lui la persona che amavo, era lui quello che attizzava quel fuoco in me che continuava a bruciare. Dopo un po', ci staccammo e mi ri-appoggiai al suo petto.
"Cosa credi di fare, amore mio?"
"Bhe...penso che dirò a Joe che lui per me è stata una bella parentesi, ma lui è il tipo che va bene per una notte, non per una vita. Poi lo mollerò."
"Brava, piccola mia. Quindi io sono il tipo con cui staresti per tutta la vita?"
"Anche per due, di vite."
"Inviti per il matrimonio, venite a noi!"
"Frena, Mick! Niente matrimonio."
"Non vorresti sposarmi?"
"Ovvio che no, non vorrei sposare proprio nessuno."
"Come mai?"
"Non credo nel matrimonio, ma un giorno te lo spiegherò."
"Come vuoi tu...avevo già preso un colpo, pensavo che non mi amassi abbastanza!"
"Che deficiente, ti ho fatto una dichiarazione degna di un film tipo due minuti fa e poi dubiti che non ti ami abbastanza! Ingrato!"
"Oh, allora scusami, amore, scusa se sono rintronato!"
Scoppiamo entrambi a ridere. Per favore, fermate il tempo. Lì ero felice. Ma felice davvero.
"Sophie, devo andare, se ci beccano gli altri sei spacciata."
"Hai ragione Mick...ci vediamo domani con gli altri?"
"Certo. Buonanotte, amore mio."
"Buonanotte, 'moretto'."
"Ah, mi prendi pure il culo?!"
"No, semplicemente faccio il verso alla signora Lewis."
"Quella saggia signora."
"E pettegola."
"Ma sì, tanto ormai siamo fidanzati, amen."
"Hai ragione. Allora buonanotte, Mick."
Ci alzammo dal divano e ci baciammo. Si mise il giubbotto e se ne andò, mandandomi un bacio. Ah, l'amore...
Dopo qualche minuto arrivò mio fratello. Cenammo in silenzio e poi andammo a letto, il giorno dopo sarebbe stato molto importante...

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Capitolo 22
*** Fingers Crossed ***


Il giorno dopo mi svegliai e andai a scuola, come al solito. Il lunedì era veramente un giorno traumatico. Passai la mattinata e le due ore del rientro pomeridiano a guardare fuori dalla finestra e a dormicchiare. Dopo un bel po'di sbadigli, la tanto attesa campanella suonò. Corsi fuori dalla scuola e me ne andai verso casa mia, di corsa. Oggi non dovevo andare a nessuna prova dei ragazzi, loro avevano il famoso appuntamento con Bernie Rhodes. Camminai per un quarto d'ora, c'era freddissimo e tirava un vento gelido. Arrivata davanti alla porta di casa, presi le chiavi da sotto lo zerbino, aprì la porta ed entrai. C'era mio fratello stravaccato sul divano che ascoltava la radio.
"Ciao Paul."
"Hey Sophie! Tutto bene?"
"Ma sì, dai, tu?"
"Sono un po'teso per dopo..."
"Stai tranquillo bro', andrà tutto per il verso giusto."
"Lo spero."
"A che ora andate da Bernie?"
"Alle quattro e mezza gli altri mi passano a prendere."
"Manca un'oretta."
"Già."
"Bhe, credi che sia opportuno presentarti al vostro futuro manager in tuta?! Vai a prepararti, e di corsa!"
"Va bene, stai calma! Adesso vado!"
Detto questo, salì le scale e si diresse in bagno, suppongo.
Mi tolsi le scarpe ed il cappotto, poi portai in camera mia la cartella. Presi dall'armadio un paio di pantaloni da tuta, una maglietta a maniche corte di mio fratello (che gli avevo fregato e che mi stava enorme) e una felpa. Iniziai a togliermi il blazer dell'uniforme, poi il maglione, la camicia, la gonna e gli odiatissimi calzettoni. Mi misi un paio di calzini e mi infilai subito la maglia di mio fratello. Proprio mentre me la stavo mettendo, il campanello suonò.
"PAUL, VAI TU, IO MI STO VESTENDO!"
"VACCI TU, IO SONO SOTTO LA DOCCIA!"
Che palle, toccava sempre a me. Scesi di corsa le scale, magari era la signora Lewis che ci portava qualcosa, a volte lo faceva. Arrivata alla porta, l'aprì e mi ritrovai davanti Joe, Mick e Topper. Joe spalancò subito la bocca.
"Oh mio Dio, amore, sei così bella che mi hai fatto venire un infarto!"
"Ma dai Joe..."
"No ma davvero, c'è...ho una voglia matta di sbatterti come se non ci fosse un domani."
"JOE!!!"
Arrossì come un peperone e vidi Mick che iniziava ad innervosirsi per i commenti non proprio decorosi sul mio conto da parte di Strummer.
"Rega, scusate se vi ho aperto la porta in queste condizioni ma mio fratello è sotto la doccia ed io mi stavo mettendo comoda, perchè sono arrivata da poco a casa da scuola..."
"Ma figurati, non avremmo mai visto uno spettacolo del genere se ci avesse aperto Paul!"
"Dio, Joe, ma tu ogni giorno diventi più sconcio?!"
"Ma sei tu che mi fai diventare così, blondie mia."
"Joe, a proposito, dopo l'incontro con Bernie dobbiamo parlare..."
"Di cosa?"
"Di noi due."
"Va bene, amore, ma te l'ho già detto: devi iniziare subito a contare gli invitati al nostro matrimonio!"
"Non per quello, Joe...dopo ti spiego."
"Ok."
Mick sorrise, uno sorriso sincero, dopo tanto tempo.
"Volete qualcosa da bere, mentre che aspettiamo mio fratello?"
"Un po'd'acqua, Sophie, se non è un problema."
"Ma figurati Topper, vado subito a prenderla. Ne volete anche voi due?"
"Sì, blonde-head, portane per tutti."
"Ti aiuto io, bellissima!"
Mick mi seguì in cucina e, chiusa la porta, mi baciò.
"Vedo che hai preso una decisione definitiva."
"Certo, ne dubitavi?"
"Sinceramente...sì."
"Grazie per la fiducia, veramente!"
"Ma prego, amore mio.", disse ridendo.
Gli diedi uno scapelloto sulla coppa e presi i bicchieri dalla credenza. Lui prese l'acqua in frigorifero. Ci avviammo verso la sala ed appoggiamo le cose sul tavolino. I ragazzi si servirono. Dopo qualche minuto scese mio fratello, tutto elegante.
"Ok, adesso vado a finire di vestirmi."
"Corri, sist, se non li castro tutti, a parte Topper, che lui ha la fidanzata."
"Ma Paul, perchè non può rimanere così? In fondo è la mia ragazza..."
"Perchè ci sono io, qui. Quindi lei si veste."
"Che palle, Simonon."
Io corsi su per le scale e, arrivata in camera mia, mi vestì in fretta e furia con le cose che avevo preso fuori dall'armadio qualche minuto prima. Poi scesi al piano di sotto ed arrivai dritta dritta davanti ai Clash.
"Bhe, sist, noi dobbiamo andare."
"Allora buona fortuna rega."
Abbracciai mio fratello, Mick, Topper e Joe.
"Appena abbiamo finito, torniamo qua e se ci ha preso, andiamo a festeggiare!"
"Va bene, vi aspetto! In bocca al lupo!"
"Grazie amore mio, ci vediamo dopo!"
"Si, ciao Joe! Ciao a tutti!"
Ci salutammo, poi loro si incamminarono verso il centro, dove Bernie aveva l'ufficio. Non mi restava altro che aspettare impazientemente il loro ritorno...
 

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Capitolo 23
*** Party! ***


Verso le sei e mezza sentì la porta del salotto aprirsi e dei cori da stadio che dicevano qualcosa come:"E FORZA CLASH OOOH!"
Presi un mezzo infarto, visto che mi ero appisolata sul divano circa una mezz'oretta prima. Saltai subito in piedi e andai verso i ragazzi.
"E allora? Vi ha preso?"
"SIII!"
"Dite davvero?"
"Sì, Sophie, diciamo davvero!"
"Ma è fantastico!"
Ci demmo un abbraccio di gruppo e ammetto che ero leggermente commossa.
"Bhe, raccontatemi! Com'è andata?"
"Allora, sist, in pratica abbiamo aspettato il nostro turno in sala d'aspetto, poi ci è venuta a chiamare la segretaria di Bernie. Ci ha condotti fino al suo ufficio, ci ha fatti sedere e poi ci ha chiesto che cosa intendevamo fare. Joe ha fatto il portavoce e ha detto che siamo interessati ad iniziare questa collaborazione. Bernie ci ha chiesto se avevamo già dei pezzi da mettere in un album, noi abbiamo risposto che ne abbiamo circa una decina e lui ci ha detto che domani mattina ci prenoterà degli appuntamenti in studio. Ci ha fatto firmare un contratto, dove si dice che il ricavato sarà spartito 50%/50% e bla bla bla...ma ora quello che importa è che ce l'abbiamo fatta! Andiamo fuori a festeggiare!"
"Wow!"
"Adesso vai a vestirti Sophie, andiamo fuori a festeggiare! Qua ci serve una bella birra!"
"Posso berla anche io?"
"Una piccola, ma solo perchè sono di buon umore!"
"Grazie Paul!"
Lo andai ad abbracciare e poi salì le scale di corsa. Entrata nella mia camera, spalancai le ante dell'armadio e mi misi alla ricerca di qualcosa di decente da mettere. Alla fine, optai per dei jeans a vita alta sorretti dalle mie insostituibili bretelle, una camicetta bianca, un blazer nero e le mie scarpe in stile preppy. Misi una leggera linea di eye liner nero e presi la mia borsa della Converse. Scesi le scale, stavolta con un po'più di decenza, e andai verso l'attaccapanni per prendere il mio Montgomery.
"Hey, fermati sist!"
"Cos'ho fatto?!"
"Niente...ma tu e Jonesy siete vestiti uguali!"
"Ma come?"
"Sì! Mick, slacciati il cappotto!"
Mick scoppiò a ridere e lo slacciò. Mio fratello aveva ragione: anche lui aveva un paio di jeans a vita alta, una camicia bianca, le bretelle ed un blazer nero.
"Aw, ma Sophie, siete dolcissimi! Io e la mia ragazza non lo abbiamo mai fatto, ma dovremmo provarlo, è una cosa così tenera!"
"Grazie mille Topper m..."
"LEI STA CON ME!"
"Joe, stai calmo...Topper ha solo fatto un complimento a me ed a Mick."
"Sì, ma voi non siete una coppia, tu stai con me."
"Joe...ti ricordi che prima ti dovevo parlare?"
"Sì."
"Ecco. Puoi venire con me, che ti devo dire quella cosa?"
"Certo."
Lo condussi in cucina. Ci sedemmo su due sedie, uno di fronte all'altra.
"Allora, Joe, io ti voglio un bene dell'anima, vorrei iniziare a dirti questo. Solo che mi sono accorta che tra noi non può funzionare, o almeno, non adesso. Io amo Mick. Non fraintendermi però, il nostro rapporto, anche se breve, è contato molto per me. TU conti molto per me, anche se ti conosco da poco. Quindi..."
"Mi vuoi lasciare?"
"Bhe...non volevo mettertela così brutalmente...ma credo che in questo momento non dobbiamo stare insieme. E' stato bello, non cambierei una virgola, davvero, però mi sono accorta che c'è qualcosa di molto più profondo di un semplice fidanzamento tra me e Mick. Spero che anche tu un giorno possa capire quello che ti sto dicendo, ti auguro il meglio."
"Hey, rallentiamo un attimo, blonde-head...intanto il nostro non è un addio ma un arrivederci, perchè ti posso assicurare che un giorno ti avrò tutta per me. Adesso forse preferisci Mick, ma tra un annetto neanche, crescendo, ti accorgerai che sono io quello che vuoi. Però, fino a quel momento, ricordati che io ti amerò sempre e per sempre, qualsiasi cosa farai e qualsiasi cosa capiterà. E un giorno tornerai da me, lo so."
"Bhe, Joe, è stato bello...ma credo sia ora di finirla."
"Posso avere solo un ultimo bacio?"
"Ma..."
"Ti prego, Sophie..."
"Va bene."
Mi sporsi sul tavolo e unimmo le nostre labbra in un bacio dolcissimo: al contrario degli altri nostri baci, questo non era sconcio o censurabile, era solamente pervaso da una dolcezza stucchevole. Quando ci staccammo, mi disse:"Grazie mille, aspetto con ansia il prossimo."
Non ce la feci a rispondere, anche perchè non sapevo cosa dirgli. Non sembrava arrabbiato, solo un po'malinconico.
"Possiamo tornare di là, Joe?"
"Se hai finito con le cose da dirmi, non vedo perchè no."
"Pensavo fossi un po'triste..."
"Sì che lo sono, solo che so anche che sei piccola e le tue idee cambiano in fretta...quindi cerco di darmi un tono."
"...allora andiamo dagli altri."
Ritornammo in salotto. Ero sollevata: finalmente mi ero tolta questo peso che era ormai diventato insostenibile. Sorrisi a Mick, che capì subito quello che intendevo con quel sorriso. Mi misi il Montgomery e uscimmo di casa. Andammo nel pub dove ci incontrammo per la prima volta, quello in cui andammo prima di vedere i Pistols. Camminammo per una decina di minuti, tutti in fila. Io avevo vicino Mick e finalmente potevamo comportarci spontaneamente, senza alcuna paura. Arrivati al bar, ci sedemmo tutti in un tavolo e prendemmo dei boccali di birra.
"A NOI ED AI CLASH!"
Facemmo cin-cin tra noi, poi iniziai a sorseggiare la birra.
"Sophie, cosa dici, glielo diciamo?"
"Va bene, Mick..."
Mio fratello aggrottò le sopracciglia, fece un'espressione corrucciata e con un'aria abbastanza scontrosa chiese:"Cosa ci dovete dire?"
Prese la parola Mick:"Bhe, Paul...tu sai benissimo che tua sorella mi piace tantissimo..."
"Sì...quindi?"
"Paul, ti ricordi quel discorso che avevamo fatto sabato mattina, quello su Mick e Joe?"
"Certo, Sophie."
"Ecco...ci ho pensato. E ho pensato che amo di più Mick. Quindi l'ho detto a Joe e ci siamo mollati."
"Ah. E adesso?"
"E adesso...in pratica..."
"Adesso la conquisto!"
"Mick, ma se ti ho detto che ti amo già, che bisogno c'è di conquistarmi?"
"Perchè voglio farlo."
"Che dolce! Ma aspettate un secondo, voi due...tu, Paul, sapevi che piacevo a Mick?!"
"Sì, sist, me l'aveva detto lui!"
"Quando?!"
"Tipo...la mattina dopo il concerto dei Pistols."
"Ma lo sai da più tempo di me!"
"Eh bhe, io sono il mitico Paul Simonon!"
"Ogni giorno diventi più narcisista."
Ebbi l'istinto di tirargli un devastante calcio sullo stinco, ma non lo feci solo perchè non volevo guastargli la sua giornata da sogno. Finimmo di bere e stettimo un po' lì seduti a chiacchierare, poi, visto l'orario, decidemmo di tornare a casa. Erano già le otto e non avevamo ancora mangiato. Ci avviammo per le strade di Brixton e decidemmo di prendere un fish'n'chips. Arrivati al negozietto, andai verso il banco per ordinare il mio fish'n'chips senza aceto. Il proprietario mi salutò, ci conoscevamo. Era un signore anziano, sulla sessantina.
"Buonasera, per me un fish'n'chips senza aceto, per favore."
"Certo, Sophie, come sempre! Torno subito."
Attesi giusto qualche minuto, poi tornò davanti a me con il cartoccio.
"Sono cinque sterline."
"Certo, signor Taylor."
Aprì il mio portafoglio e iniziai a cercare degli spiccioli. Ma quando stavo per porgergli le monete, una voce gli disse:"Pago io per lei, tenga."
"Mick! Ma non devi!"
"Sì invece! Avevo detto che ti dovevo corteggiare, no?!"
"Ma non devi!"
"Ma io voglio, quindi lo faccio."
"Che bravo ragazzo che ti sei trovata Sophie. Altrochè, fuggi da quelli come Ivan Novikov..."
"Certo signor Taylor, ma io e Mick siamo solamente amici."
"Ancora per poco, lei intende."
"Siete bellissimi...tifo per te, ragazzo. Buonanotte, fidanzatini!"
Arrossì come un pomodoro, intanto che ci allontanavamo dal negozietto.
"Ormai tutti i negozianti ci supportano."
"Mica stupidi, 'sti vecchi."
Scoppiammo a ridere, intanto che sgranocchiavamo il fish'n'chips. Raggiungemmo gli altri e insieme, ridendo e scherzando, tornammo verso il nostro isolato. Quando fu il momento di separarci, Mick mi diede un bacio all'angolo della bocca, poi mi salutò con un 'ciao bellissima'.
Io e Paul tornammo a casa, stanchissimi ma felici. Mi misi subito le coperte, pensando a quello che era accaduto in quella giornata che si era rivelata così speciale.

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Capitolo 24
*** Lovers' Rock ***


Un'altra giornata scolastica stava per iniziare. Mi svegliai con un po' di fatica, ma mi rallegrai quando scoprì che le vacanze di Natale sarebbero iniziate a breve. Un bel sollievo per una studentessa (svogliata) del penultimo anno con una sconvolgente vita sentimentale e con un gruppo musicale emergente da supportare. Mi lavai il viso ed i denti, indossai la mia divisa e scesi in cucina. Paul era già sveglio.
"Buongiorno, sist!"
"Buongiorno anche a te, Paul."
Versai del latte in una tazza, presi dei biscotti dalla credenza e mi sistemai sul tavolo della cucina. Iniziai tranquillamente a mangiare la mia colazione.
"Allora, Paul, dove provate oggi?"
"Da Topper, se non sbaglio."
"Solita ora?"
"Sì, certo."
"Vedrò di raggiungervi."
"Va bene. Oltre a provare dobbiamo anche aspettare una telefonata di Bernie..."
"Ah, come mai?"
"Ci dirà quando possiamo andare in studio a registrare dei pezzi."
"Fantastico!"
"Già."
Mi alzai e misi la tazza nel lavello. Poi andai a prepararmi il pranzo: un sandwich al prosciutto cotto, come al solito. Appena ebbi finito di farlo, lo riposi nella mia cartella. Mi misi i mocassini dell'uniforme e mi infilai il mio Montgomery. Presi la mia cartella con me e salutai mio fratello. Uscì di casa e mi avviai verso la scuola. Le ore di lezione passarono molto lentamente, troppo lentamente. Appena suonò la campanella delle tre, mi dileguai velocemente da quel surrogato di prigione. Camminai con passo spedito fino a casa di Topper. All'inizio non riuscivo ad inquadrarlo molto bene, non mi andava molto a genio, ma in quegli ultimi giorni ci eravamo avvicinati un sacco ed era diventato tipo il mio amico gay (anche se non era gay, aveva la ragazza), quel ragazzo con cui potevo parlare di tutto. Anche se ci conoscevamo da poco, sentivo come se fosse il mio migliore amico. Arrivata davanti al cancello di casa sua, suonai il campanello di casa. Topper aprì la porta e poi, appena mi vide, aprì anche il cancelletto.
"Sophie! Come stai?"
"Bene bene, Topper, tu?"
"A posto!"
"Novità?"
"Niente di particolare. Ma tu, piuttosto...come va con Mick?"
"Bhe, Topper, non è successo niente di che. Mi ha pagato il fisn'n'chips, mi ha chiamata 'bellissima' e mi ha dato un bacio all'angolo della bocca per salutarmi...ma, insomma, niente di eccezionale."
"Niente di eccezionale?! Ma Sophie! Si capisce che non sei esperta di ragazzi..."
"Come mai? Ha fatto qualcosa di straordinariamente fantastico nella visione maschile delle cose?"
"Direi di sì!"
"Spiegami, Topper!"
"Allora...intanto, non sono in tanti a pagare la cena a una ragazza che non è manco la loro fidanzata. Poi...ti faccio notare che ti ha detto 'bellissima', non ti ha detto tipo 'bella figa' o qualcosa del genere...e anche questa è una cosa abbastanza rara per un ragazzo di soli diciannove anni. E lui ha avuto anche la prudenza di non correre, insomma, non ti ha subito baciato appassionatamente, ma ti ha dato un delicato e dolce bacio sull'angolo della bocca, della serie 'siamo amici ma anche qualcosa di più'. Quindi, considerate tutte queste azioni, concludo che sia talmente interessato a te da non voler rovinare assolutamente niente del vostro eventuale futuro rapporto, anche se sa che tu lo ami."
"Wow...non credevo fosse così...serio."
"Sophie, lasciati dare un consiglio: non fartelo scappare per niente al mondo. E' un ragazzo fantastico e si merita solo il meglio, come poi te. Sareste una coppia perfetta, te lo dico io, che ho fiuto in queste cose!"
"Bhe, grazie mille, Topper!"
"Ma figurati!"
Ci abbracciammo e poi entrammo in garage. Seduto su degli scatoloni c'era già il resto della band.
"Sist!"
"Ciao, bro!"
"Bellissima!"
"Ciao Mick!"
Quella volta non fui io a correre a baciarlo sulla guancia, ma fu lui a venire da me. Mi abbracciò e mi baciò sulla fronte. Lo ammetto, mi sciolsi. Era uno dei gesti più teneri che una persona mi avesse mai fatto. Quando ci staccammo, gli sorrisi e lui mi sorrise a sua volta.
"Ciao, bionda!"
"Hey, Joe!"
Non so come faceva a sembrare così allegro...mi aveva spiegato il perchè ma facevo un po'fatica nel mettermi nella sua ottica. Comunque, si misero subito a provare. Verso le cinque, sentimmo il telefono, che Topper aveva precedentemente portato in garage, suonare. Rispose Joe.
"Pronto? No, non disturba, Bernie...domani? Alle quattro? Non credo ci siano problemi. Va benissimo, ci vediamo domani in studio. Buonanotte."
Riattaccò il telefono e poi urlò:"Rega, domani alle quattro agli studios."
"Perfetto, non vedo l'ora!"
"Paul, non piangere, però!"
"Dio, Sophie, stai zitta!"
Scoppiai a ridere, non ce la facevo proprio a non sghignazzare. Vidi che Topper si stava nascondendo dietro alla batteria e stava ridendo, Mick che aveva finto un colpo di tosse e stava ridendo e Joe che aveva il suo solito sorrisino sghembo sotto i baffi.
"Paul, mi sa che nessuno nella tua band ti prenda sul serio."
Paul si guardò intorno e vide che stavamo tutti ridendo. Credo che avrebbe voluto scoppiare a piangere, poverino. Restammo lì altri dieci minuti, poi decidemmo che per oggi era abbastanza. Salutammo Topper e ci avviammo verso le nostre case. Joe svoltò l'angolo e andò verso il suo isolato. Mentre io, Paul e Mick camminavamo, incontrammo un amico di mio fratello. Gli disse che aveva un problema urgente con una ragazza e che aveva bisogno del suo aiuto in quel preciso istante. Quindi Paul ci abbandonò e andò con il suo amico. Rimanemmo solo io e Mick.
"Posso tenerti la mano?"
"Certo."
Ci tenemmo per mano, mentre andavamo verso il nostro isolato.
"Sophie?"
"Sì?"
"Te l'ha mai detto nessuno che hai un sorriso contagioso?"
"Sì, me l'hanno già detto...ma non credo sia vero."
"E' verissimo, hai un sorriso che ti prende tutto il viso...poi ti spunta quell'adorabile fossetta sulla guancia sinistra."
"Ma smettila!"
"No! E te l'hai mai detto nessuno che hai una bellezza magnetica?"
"In che senso?"
"Nel senso che hai una bellezza che non si può trascurare. Tu sei quel genere di ragazza bella che, quando una persona ti vede, non può non voltarsi a guardarti. Capisci quello che intendo? Cattiri l'attenzione."
"Capisco, ma non credo sia vero."
"Tu DEVI credermi, Sophie."
"Ma dai, Mick...non è vero. Devi smetterla di farmi tutti questi complimenti."
"Tu devi smetterla di sminuirti."
Lo guardai con un sopracciglio alzato.
"Non guardarmi così male, piccola mia."
Mi scappò un risolino. Eravamo arrivati davanti a casa mia.
"Sophie...posso fare una cosa?"
"Dipende."
"Da cosa?"
"Se quella cosa è lasciarmi qua da sola, direi che non puoi farlo."
"Non lo farei mai."
Detto questo, mi baciò, stavolta sulla bocca, con una dolcezza incredibile. Mi prese per la vita e mi sollevò leggermente, visto che lui era alto tipo...venti centimetri in più di me. Appena ci fummo staccati, mi disse:"E'stato magico."
"E'vero."
"Ma tu devi crescere un pochino, sei bassa!"
"Ma oh! Non è mica colpa mia!"
"Lo sai che scherzo! Avere una ragazza piccolina è stupendo!"
"Ma io non sono la tua ragazza."
"Oh, ma tra poco lo sarai, te lo dico io."
Mi avvolse la vita con le braccia e mi strinse a sè.
"La sai una cosa, Mick?"
"Dimmi, Sophie."
"Mi piaci tanto."
"La sai una cosa, Sophie?"
"No."
"Anche tu mi piaci tanto."
Ci baciammo di nuovo.
"Credi che staremo qui a baciarci fino a quando non arriva Paul?"
"Sì, tesoro."
"Non mi dispiace."
Continuammo a baciarci, poi arrivò mio fratello e ci salutammo con un altro bacio. Dopo cena, mi misi a letto, contentissima.

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Capitolo 25
*** Red Roses ***


La mattina dopo mi svegliai, sempre molto svogliatamente. Mi lavai il viso, i denti e mi vestì. Scesi in cucina, mi preparai il pranzo e, preso ciò che necessitavo, mi sedetti al tavolo per fare colazione.
"Buongiorno Paul.
"Ciao Sophie."
"Oggi come ci organizziamo?"
"Non so...alle tre e mezza mi passano a prendere i ragazzi. Poi noi ci avviamo verso lo studio."
"E' meglio che oggi io non venga, insomma, il vostro primo giorno in studio...poi dovrete guardare se vi do fastidio nella saletta che vi hanno assegnato."
"Va bene, Sophie, ma sappi che sarai sempre la benvenuta."
"Grazie, bro."
"Di niente, sist."
Mi alzai da tavola e misi ciò che avevo sporcato per fare colazione nel lavello. Mi infilai le scarpe, il Montgomery e misi la cartella in spalla. Camminai verso la scuola abbastanza velocemente, visto che c'era un freddo cane. Finalmente stava arrivando il Natale. E con sè le vacanze. Arrivata a scuola, mi misi subito seduta al mio banco e decisi di dormicchiare. Passai così tutta la giornata scolastica, con ben tre minacce di un rapporto individuale ed una visita in presidenza. Che cosa allettante fare questi tour educativi una settimana prima di Natale. Alle tre suonò quella benedetta campana, ed io uscì di corsa dall'istituto. Dopo una decina di minuti di marcia, arrivai davanti a casa mia. Presi le chiavi da sotto lo zerbino, aprì la porta ed entrai. Non vidi nessuno in salotto. Strano. Salì al piano di sopra per mettere giù la mia cartella e sentì l'acqua della doccia che scorreva. Sarà sicuramente Paul. Decisi di non cambiarmi neanche: gli altri sarebbero stati qui tra cinque minuti. Scesi in salotto e accesi la radio su una stazione di musica reggae/ska. Quanto adoravo la musica ska solo Dio lo sa. Poi andai in cucina e iniziai a lavare tutte le stoviglie che io e mio fratello avevamo accumulato in due giorni. Quando finì, riposi tutto negli appositi mobili. Mi lavai le mani e me le asciugai. Appena ebbi finito di farlo, suonarono alla porta. Mi detti un'occhiata allo specchio che c'era nell'ingresso, feci un sospiro e andai ad aprire.
"Ciao ragazzi!"
"Sophie!"
"Topper!"
Ci abbracciammo.
"Aw guarda che carini, due nanetti che si abbracciano!"
"Mick, dopo ti picchiamo!"
"Esatto! E pesantamente!"
"Sinceramente ho più paura delle botte che potrebbe darmi Sophie, che delle tue, Topper. Senza offesa."
"Cercati un altro batterista, Jones!"
"Ma dai, Topper! Sto scherzando."
"Sarà meglio!"
Ridemmo tutti.
"Ciao Joe."
"Blonde-head!"
"Ciao piccola mia!"
"Mick!"
Venne ad abbracciarmi e mi diede un bacio appena percettibile sulle labbra.
"Ti ho portato una cosina..."
"Per me?"
"No guarda, ho portato queste per Paul!"
Detta questa frase, mi mostrò un mazzo di rose rosse.
"Allora te lo vado a chiamare."
"Sto scherzando, fessacchiotta, sono per te!"
Mi porse il mazzo di rose. Ero senza parole e zittirmi non era un'impresa semplice.
"Ma...amore!"
Mi alzai in punta di piedi, avvolsi le braccia intorno al suo collo e lo baciai. Lui, appena recepito che lo stavo baciando, mi aiutò nell'intento: si abbassò e mi strinse la vita. Appena staccati, mi porse di nuovo il mazzo di rose e lo presi, sorridendogli, quasi commossa. Nessuno mi aveva mai regalato un mazzo di rose rosse.
Lo presi per mano e condussi tutti in salotto. Poi scese mio fratello, vestito molto elegantemente.
"Hey rega! Pronti?"
"Ovvio che sì! Andiamo!"
"Ok. Allora, Sophie, noi contiamo di aver finito verso le sette. Quindi...non è che potresti cucinare per tutti?"
"Bhe, va bene...non che sappia cucinare chissà che cosa, ma posso farcela."
"Arriveremo alle sette e mezza circa."
"Ok, vi aspetto, buona fortuna ragazzi!"
"Crepi!"
Abbracciai mio fratello. Poi abbracciai anche Topper e lui mi disse all'orecchio:"Visto che avevo ragione su Mick?!"
Poi mi fece l'occhiolino e ci staccammo. Diedi un breve abbraccio anche a Joe. Poi quando capitò il turno di Mick...mi sciolsi. Mi strinse la vita e mi abbracciò. Poi io lo baciai, dicendogli:"Buona fortuna, Mick, e grazie ancora per le rose, sono bellissime. Non dovevi farlo!"
"Shhh, sì che dovevo. Ciao, amore mio, ci vediamo dopo."
Ci staccammo e i ragazzi si diressero verso la porta. Uscirono e li salutai. Adesso potevo mettermi comoda. Salì in camera e mi misi la tuta, poi ri-discesi con i miei libri e mi misi sul divano a studiare. Verso le sette, mi alzai e decisi che era meglio se provavo a cucinare qualcosa da cena. Optai per una semplice bistecca e insalata. I ragazzi avrebbero dovuto essere lì a momenti. Finalmente, sentì la porta aprirsi.
 

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Capitolo 26
*** Horror movie ***


Andai verso l'ingresso. Li vidi entrare con un'espressione trionfante stampata in volto.
"Ragazzi! Com'è andata?"
"Benissimo, Sophie!"
"Davvero, Topper?"
"Sì, è stato bellissimo!"
"Non state sull'ingresso però, venite dentro! Mi raccontate tutto a tavola."
Mi obbedirono. Si tolsero tutti il proprio giubbotto e li appoggiarono su una sedia in salotto. Andarono tutti a lavarsi le mani e poi mi raggiunsero in cucina. Ci sedemmo tutti intorno alla tavola circolare che c'era in cucina. Di fianco avevo Mick e Topper: non potevo sperare in una posizione migliore. Mi alzai però per andare a prendere la cena che avevo cercato di preparare. Impiattai le bistecche e misi in una ciotola l'insalata. Portai al tavolo tutto il necessario alla cena e poi dissi:"Ok, allora, io non so cucinare un'emerita sega, quindi se volete, mangiate, ma a vostro rischio e pericolo. Poi non dite che non vi avevo avvisato!"
"Dai, scommetto che non sarà andata così male, Sophie."
"Oh, Topper, io non ci conterei..."
Solennemente, prendemmo in mano le posate ed iniziammo a tagliare la carne. La assaggiò mio fratello per primo:"Bhe, Sophie, è buona."
"Davvero?"
"Sì sì, niente male."
"Wow, grazie Paul."
Rincuorata da questo, iniziai anche io a mangiare. Mio fratello aveva ragione: non era per niente male.
"Allora, raccontatemi! Com'è stato?"
"Ah, Sophie, dovevi esserci! Lo studio che ci ha prenotato Bernie è bellissimo! E ho una notizia: puoi venire a vederci in studio tutte le volte che vuoi, c'è un divanetto proprio appena fuori dalla sala di registrazione."
"Wow, Paul è una notizia fantastica! E cosa avete fatto oggi?"
"Oggi Bernie ci ha fatto conoscere tutti gli ingegneri del suono e chi opera nello studio. Loro ci hanno mostrato per un  po'come funziona il lavoro in sala di registrazione e in consolle. Poi ci hanno detto quando dovremo andare in studio."
"E quando ci dovrete andare, Mick?"
"Tutti i giorni, esclusi il sabato e la domenica, dalle quattro alle sette."
"Ma allora è una cosa seria!"
"Puoi scommetterci, piccola Simonon!", aggiunse Joe.
"E non vi ha dato un tempo limite per fare l'album?"
"No, però ci ha chiesto di lavorare ad un singolo in tempi abbastanza brevi."
"Oh. E quale canzone pensate di proporre?"
"White Riot!", dissero all'unanimità.
"Siete convinti, a quanto vedo."
"Eh sì, mia piccola Sophie, molto convinti."
"Come mai, Joe?"
"Perchè esprime esattemente il nostro pensiero. Vogliamo che i giovani come noi, come te, si ribellino a questo sistema di merda. I neri sono trattati malissimo da secoli, ma non esitano a lanciare un mattone, noi bianchi invece andiamo a scuola, dove ci insegnano a essere scemi."
"Io l'ho sempre detto che la scuola non serve a niente!"
"Ecco! E non hai mai avuto voglia di ribellarti, di mandare a 'fanculo, quegli insegnanti e quel preside di merda?"
"Eccome!"
"Molto bene, White Riot fa al caso tuo e di molti tuoi coetanei, allora!"
"Non vedo l'ora di sentirla su vinile, sono emozionata quasi più di voi!"
"Ah, blondie, vedremo se a Bernie Rhodes va bene..."
"E' una canzone contro il sistema, no? E allora che si fotta Bernie, è la vostra rivolta!"
"Hai capito tutto, cacchio!"
Ci demmo un cinque e poi scoppiammo a ridere. Riprendemmo a mangiare e, una volta finito, ci alzammo.
"Rega, andate pure in salotto, io sparecchio e spazzo, vi raggiungo dopo."
"Ma resto io con te!"
"Ma no, Mick, vai pure con gli altri, io mi arrangio."
"No no, io resto a darti una mano!"
"Sei proprio un uomo da sposare!"
"Paul, guarda che tenero è diventato Mick! Sei un veduto, Jones! Sei disposto addirittura a fare le faccende domestiche! Ah...che corrotto!"
"Ma infatti, Joe! E' un venduto, sta mettendo la testa a posto!"
"Oh, ma state zitti, scapoloni che non siete altro! Non ascoltarli, Mick, sei così carino ad aiutare Sophie!"
"Topper, io ti giuro, mi sposo con te!"
"Sì, dai, facciamo una fuga d'amore, Sophie!"
"Andiamo!"
"Hey! Rallentiamo! Intanto, Sophie la fuga d'amore la fa con me!"
"Ma che cacchio dici, Strummer?! La fa con me!"
"Jones, Strummer, Sophie non fa una fuga d'amore con nessuno!"
"Ma dai, stavamo scherzando! E io mi sposo con Topper, ah!"
"E io con Sophie!"
"Spero per entrambi di voi che stiate scherzando."
"Sì che stiamo scherzando! Topper sta con...come si chiama la tua fidanzata?"
"Kate."
"...Topper sta con Kate ed io non sto con nessuno, ok?"
"A questo provvederò io, piccola mia!", mi disse Mick. Gli sorrisi.
"Dai, però, rega! Toglietevi dalle palle, io devo spazzare!"
"Va bene, va bene, che violenza!"
Se ne andarono in salotto e rimanemmo soltanto io e Mick. Iniziammo a sparecchiare e, intanto che mettevamo le stoviglie nel lavello, lui mi disse:"Sophie, tu e Topper siete solo amici, no?"
"No, Mick."
"COME?!"
"Siamo migliori amici."
"Oh Dio, avevo già preso un colpo!"
"Ma stai tranquillo! Lo sai che mi piaci solo tu!"
"Ecco...mi assicuri che siete solo amici?"
"Certo, lui ha la ragazza e non vorrei mai rubarglielo, visto che stanno insieme da cinque anni!"
"Sarà meglio. Tu sei mia."
"Ti ricordo che non siamo fidanzati, non hai nessun controllo sui miei spasimanti."
"Ancora per poco, amore mio, ancora per poco."
"Ma è assurdo! Mi chiami 'amore mio' quando non siamo neanche fidanzati!"
"Te l'ho già detto, devi farci l'abitudine, visto che ti chiamerò così per una settantina di anni."
"Pfff, tu sei troppo speranzoso!"
"Ti ho già detto anche questo: la mia fidanzata si dovrà aspettare di stare con me anche per tutta la vita."
"Vero."
"Ti dispiacerebbe?"
"Per niente."
Mi avvolse la vita con le braccia e mi baciò. Io mi chiedevo perchè stesse aspettando così tanto a chiedermi di essere la sua ragazza. Dovevo preoccuparmi? Appena staccati, finimmo di sistemare le stoviglie e io presi la scopa dallo sgabuzzino. Iniziai a spazzare, poi lui mi disse:"Oh, molla qui, lo faccio io."
"Ma va là, sei pur sempre un ospite!"
"Ma tu sei pur sempre la ragazza che amo!"
Mi prese la scopa di mano e spazzò al mio posto. Sistemammo la cucina e dopo esserci dati un bacetto, andammo in sala, dagli altri. Ci sedemmo sul divano e Paul propose di guardare un film.
"Che film guardiamo?"
"Un horror, rega! Ho letto che c'è un bellissimo horror su BBC1!", propose Joe.
"Per me è ok."
"Bravo, skinhead. Metti su BBC1!"
Paul spense la luce, accese la televisione e mise su BBC1. Oh mio Dio. Un horror. Mi avvicinai un pelino di più a Mick, anche se eravamo già quasi incollati. Lui, sentito che ero tesa, mi avvolse un braccio intorno alla vita. Il film iniziò ed era terrificante. Giunti alla scena clue, non riuscivo a guardarla, stavo crepando di paura. Quindi voltai la testa verso Mick e la misi sul suo petto, sbirciando giusto qualche azione che avveniva alla tv. Mi stavo cagando in mano. Mick, però corse in mio aiuto. Mi abbracciò e mi strinse a sè, talmente forte che riuscì a sentire tutte le sue costole e che mi faceva male il davanzale. Me l'avrebbe pagata. Avevo pure le mie cose, quindi diciamo che anche se non mi comprimeva il davanzale, faceva lo stesso. Ma ovviamente lui non poteva saperlo, quindi lo perdonai. Questa scena sembrava non finire più, io stavo tremando. Mick non mi mollava più dalla sua presa e adesso aveva iniziato a lasciarmi dei piccoli baci sulla testa. Dopo cinque minuti, il film finì, fortunatamente. Non ce la facevo più. Oltre alla povera ragazza vittima del killer, c'erano anche le mie tette che erano morte con lei. Oh mio dio, mi facevano un male porco. Prima che mio fratello riaccendesse la luce, Mick mi sussurrò in un orecchio:"Sulla chiacchierata dei tuoi difetti inesistenti dell'altra sera...ho appena avuto la certezza che non hai per niente il seno piccolo, anzi! Per colpa tua e delle tue amiche ho la bandiera alzata da metà film!"
"Mick!!!"
"Ma davvero, amore mio!"
Gli diedi uno scapellotto sulla coppa e poi mio fratello riaccese la luce.
"Bello eh, rega?"
"Niente male, Joe, avevi ragione."
Io li guardavo interdetta. Come potevano trovarlo bello?! E' stato un qualcosa di tremendo! Avrei sicuramente avuto gli incubi! Ci alzammo dal divano: erano le undici. Mi stiracchiai un pochino.
"Allora, rega, domani alle tre e mezza qui da Paul?"
"Certo, turco."
"Va bene...allora grazie mille per la cena e buonanotte!"
"Buonanotte Joe, figurati!"
"Buonanotte, sposa in incognito!"
Scoppiai a ridere.
"Buonanotte anche a te, Topper!"
Ci abbracciammo. Quanto gli volevo bene.
"Buonanotte, amore mio."
"Buonanotte, Mick."
Mi baciò all'angolo della bocca. Non poteva baciarmi, non sarebbe stato giusto, visto che eravamo in pubblico (con in più davanti a mio fratello) e non eravamo fidanzati. Quindi ci accontentammo di un bacio all'angolo della bocca.
I ragazzi uscirono dalla porta e io e Paul salimmo in camera nostra. Ci infilammo il pigiama e andammo subito a letto.

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