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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Una mattina come nessuna *** Capitolo 2: *** Protocollo A *** Capitolo 3: *** La matematica non è un opinione *** Capitolo 4: *** Molti nemici, molto onore! *** Capitolo 5: *** E' buio, è stretto, ho paura!!! *** Capitolo 6: *** Cinque milioni di yen *** Capitolo 7: *** Cosa bolle in pentola? *** Capitolo 8: *** L'amicizia non si compera. *** Capitolo 9: *** Polpi nella notte *** Capitolo 10: *** Tactical Espionage Action : Urusei Yatsura *** Capitolo 11: *** La causa ***
“ ...Addio tesoruccio adorato,
come hai detto tu, sono stata sempre e solo un peso...”
Lamù voltò le spalle ad Ataru e si avviò con
passo rapido, scomparendo nell'oscurità.
Il ragazzo tese una mano e la chiamò inutilmente, l'aliena
infatti non poteva più udire parola alcuna...improvvisamente
Ataru si trovò circondato da persone festanti e gran vociare,
si portò le mani nei capelli ed inginocchiato al suolo chiamò
un ultima volta l'amata:
“ LAMU'!!!”
Non giunse risposta alcuna.
“ LAMU'!!!” gridò
nuovamente Ataru, svegliandosi madido di sudore dentro un grande
letto con lenzuola di seta.
“...la mia testa...”
borbottò : “...che male...” e così dicendo
ricadde pesantemente nel soffice cuscino.
Aprì gli occhi e vide il
soffitto di quella stanza molto alto; inoltre, il mobilio presente
fatto di scuro legno intagliato e decorato, non era certamente quello
di camera sua.
Uscì dal letto barcollando e
s'appoggiò ad un tavolino in marmo, sulla quale giacevano una
brocca contenente acqua fresca ed un bicchiere di cristallo
finissimo, splendente del sole mattiniero che filtrava dalla grande
finestra.
Quando i suoi occhi si abituarono
all'intensità della luce guardò fuori; a perdita
d'occhio si vedeva una grande tenuta ben curata, con filari di piante
ordinate e molteplici sentieri in pietra bianca che tagliavano
l'immenso prato.
“ Sembra casa dei Mendo!”
si disse stupito, appoggiando i palmi delle mani sul freddo vetro.
La porta della stanza si aprì:
“ Fratellone!” chiamò
una voce femminile : “ Finalmente vi siete svegliato!”
Ryoko avanzò sorridendo verso il
ragazzo, visibilmente scioccato; nelle mani, la ragazza reggeva
alcune salviette che emanavano un dolce profumo.
“ R-Ryoko-chan!!” esclamò
Ataru, serrandola in un abbraccio : “ Mi hai fatto rapire per
poter stare con te, non è così?”
Le salviette caddero al suolo e Ryoko
si allontanò dal ragazzo spingendolo con entrambe le braccia,
i suoi occhi erano umidi di lacrime e l'espressione sconvolta:
“ F-Fratellone...”
singhiozzò lei: “...cosa vai farneticando??”
“ Perchè mi chiami
fratellone?? Io sono Ataru, Ataru Moroboshi!” sbottò
lui, con le mani sui fianchi, i gomiti larghi e la testa alta :
“ E non gradisco certo essere
paragonato a quel debosciato principino di Shutaro Mendo!!”
Ryoko, sconvolta nell'udir quelle
parole, soffocò con le mani un grido e corse fuori dalla
stanza; Ataru la sentì piangere forte mentre il rumore dei
passi andava allontanandosi in un lunghissimo corridoio:
“ PADRE, PADRE!!” gridava
la ragazza fra un singhiozzo e l'altro : “ SHUTARO E'
IMPAZZITO, PRESTO, AIUTO!!”
Ataru sgranò gli occhi,
guardandosi nello specchio sopra alla casettiera di quella
stanza...alcune Katane, sistemate sui loro supporti, venivano
riflesse appena sotto al suo viso:
" Eppure..." commentò
il ragazzo : "...sono io! Non ho la faccia da scimmia ed i
capelli gelatinati come Shu...".
Si passò le mani sugli occhi per
schiarire la vista ancora velata dal lungo sonno e si specchiò
nuovamente; notò che aveva grandi occhiaie bluastre ed un
colorito della pelle tendente all'olivaceo:
" Dev'essermi successo qualcosa di
terribile per ridurmi in questo stato!" sussurrò a se
stesso; alitò nei palmi delle mani ed annusò, si
sentiva ancora distintamente un forte puzzo di sakè.
Si lasciò cadere sul bordo del
letto e vide, sul comodino, una fotografia incorniciata che ritraeva
per l'appunto Shutaro Mendo; la afferrò e corse fuori dalla
stanza a piedi scalzi.
Nel grande salone, in fondo alle scale
da dove era sceso ruzzolando dopo aver percorso come un forsennato il
corridoio, Ataru Moroboshi si trovò al cospetto della famiglia
Mendo, riunita per la colazione.
" Finalmente ti sei svegliato,
figliolo!" esclamò con tono benevolo il padre : "...dopo
ben due giorni di sonno ininterrotto..."
" BASTA CON QUESTA FARSA!!"
urlò il giovane, ansimando pesantemente.
Alzò davanti a se la cornice con
la foto, il vetro era andato rotto nella caduta e solo alcune scaglie
erano rimaste attaccate agli angoli; la mostrò a quelle
persone: " ...ecco, vedete??" domandò con sguardo
torvo.
" L-L'aveva sul comodino!!"
singhiozzò Ryoko, nascosta dietro alla madre : "...il
fratellone Shu è innamorato del suo compagno Ataru
Moroboshi!!!"
Le facce di ognuno si fecero pallide ed
un vento freddo attraversò la sala.
"...ma che..." borbottò
Ataru, incredulo : "...davvero??" chiese senza ben capire.
La tavola nella sala era riccamente
imbandita, pietanze d'ogni sorta riempivano l'aria di invitanti
profumi mentre le brocche di cristallo illuminavano i variegati
succhi appena spremuti, contenuti in esse.
Pane caldo e burro.
"...altrimenti perchè
avresti una sua fotografia incorniciata sul comodino??" domandò
con aria di sfida l'astuta sorella, dal fisico asciutto e dai lunghi
capelli.
" MA QUESTO NON SONO IO!!"
urlò il Moroboshi : " QUESTO E' SHUTARO, SHU, MENDO,
L'IDIOTA, LA SCIMMIA PETTINATA CON LA COLLA!!"
" ORA BASTA!!" intimò
la madre, appoggiando sul tavolo la tazza del the con uno scatto,
facendone cadere alcune gocce fuori : " E' chiaro che non ti
senti ancora bene, quindi salterai la colazione e tornerai a
riposare, penserò io ad avvertire scuola!" aggiunse poi
con tono forzatamente calmo.
Ma i profumi delle pietanze avevano già
invaso le sensibili narici del ragazzo, che le aspirava famelico;
croissant appena sfornati, burro fuso, caffè con la
panna...tutte quelle meraviglie volteggiavano nella sua mente
chiamandolo con voce soave.
" A pancia piena si riflette
meglio!!" esclamò sorridente Ataru, accomodatosi al
grande tavolo.
Affondò i denti in una pasta
alla crema e scoppiò in lacrime: "...quindi è così
che fanno colazione i ricchi!!" pensò fra se, mentre
ricordava l'insipida ciotola di riso che gli veniva servita a casa
sua, insieme a della zuppa di miso allungata con tanto brodo.
" Oh! Si è fatto molto
tardi!" disse Ryoko, lei ed i genitori erano rimasti
terrorizzati dallo spettacolo del ragazzo che faceva sparire con
velocità impressionante ogni cosa dentro le sue fauci.
" Beh..." commentò il
padre : " ...la tua scuola, Ryoko, è molto vicina a casa
nostra, quindi giustificheremo noi il lieve ritardo! In quanto a
Shutaro, visto che ancora non si è ripreso..."
" Ora è tutto apposto,
padre!!" esclamò sorridendo il ragazzo, mentre si
massaggiava la pancia rigonfia.
" Qualche giorno in questo lusso
non mi farà certo male..." pensò il furbastro :
"...finchè il gioco regge, giochiamo!!"
" Hai intenzione di andare a
scuola, dunque??" domandò la madre.
" Certamente!" rispose Ataru
alzandosi di scatto con fare fiero : " visto che ho dormito due
giorni ed ho perso scuola, non voglio certo macchiare oltre il buon
nome dei Mendo!!"
Sollevò un pugno e lo strinse:
" Mi affretto a cambiarmi e..."
" Non ce n'è bisogno,
basterà che usi il protocollo A!" disse la sorella Ryoko,
sorridendo gentilmente.
" Protocollo A??" borbottò
il ragazzo, sbattendo le palpebre varie volte.
" Protocollo A..." sussurrò
lei, mentre col piede abbassava un pulsante rosso disposto sul
pavimento.
Una botola circolare si aprì
sotto i piedi di Ataru, che vi scomparì strillando di paura.
" Uhm..." borbottò il
signor Mendo, massaggiandosi il mento fra l'indice ed il pollice :
"...non si è ancora ripreso del tutto, si è
dimenticato di dar da mangiare ai polpi!!"
" E' nel fiore dell'età !"
lo giustificò la madre : "...sarà solo confuso!!"
Ryoko, con un inchino, si congedò
dai genitori e si avviò all'uscita.
Il
suono acuto di una sirena azionata a mano si diffuse in ogni dove,
nel grande sotterraneo dell'edifico principale della tenuta Mendo;
uomini in divisa si affrettarono a raggiungere le loro posizioni
mentre si udiva sempre più intenso il rombo di due turbine a
reazione.
"
-FOXHOUND- pronto al lancio signore!!" gridò un soldato,
mettendosi sull'attenti al cospetto di un suo superiore.
"
Il pilota è nella cabina pronto al decollo, signore!!"
urlò un secondo militare.
"
Trenta secondi all'arrivo del signorino!!" tuonò infine
un soldato appostato vicino ad una grosso cilindro adagiato su un
carrello, del tutto simile ad un serbatoio ausiliario per caccia e
collegato ad uno scivolo.
Ataru,
dopo essere scivolato velocissimo dentro un tubo ed aver raggiunto
una sorta di cabina, era stato denudato da braccia meccaniche, lavato
in centrifuga, asciugato da una potentissima ventola e vestito della
divisa scolastica bianca.
Non
era mancato un braccio robotico che si era adoperato nel pettinarlo,
mentre i suoi denti vennero lucidati da una grossa spazzola rotante.
Accadde
tutto così in fretta che non riuscì a spiccicare
protesta alcuna, nonostante i modi dei macchinari fossero alquanto
rudi e sbrigativi...
Completata
l'opera una pinza lo sollevò dalla cabina e lo lasciò
cadere su uno scivolo metallico, pochi metri e si trovò
serrato in un tubo lungo e stretto, con un piccolo monitor sistemato
davanti ai suoi occhi.
Qualcuno
chiuse l'entrata di quell'affare.
"
CONFERMATO SHUTARO MENDO DENTRO LA 'CULLA', APRIRE LA RAMPA NUMERO
TRE, AGGANCIARE IL VETTORE ALLA FUSOLIERA, MUOVERSI MUOVERSI!!!"
sbraitò a gran voce quello che sembrava il comandante
dell'operazione.
Ataru,
dentro quella specie di grosso razzo, si sentì sballottare
tutto; sul monitor comparve un viso aggraziato di fanciulla ed una
voce dolce spiegò gli eventi:
"
Buon mattino signorino Shutaro Mendo, l'assistente elettronica le
raccomanda di mantenere la calma durante l'operazione -protocolo A-,
al fine di garantire a lei ed agli operatori il massimo della
sicurezza e dei risultati."
Ataru
ascoltava incredulo, non controbatteva unicamente perchè
sapeva di avere a che fare con una registrazione.
Il
grosso caccia sovietico MIG 31 'FOXHOUND', con attaccato sotto alla
fusoliera il bossolo contenente il ragazzo, venne direzionato grazie
alla piattaforma girevole su cui era poggiato verso l'uscita, un
tunnel che saliva diagonalmente fin sulla superficie; nel prato si
sollevò una grande botola e sulla visiera del pilota di
quell'aquila d'acciaio si riflettè il cielo azzurro.
Una
paratia metallica comparve dal suolo per fermare le fiammate
scaturite dagli ugelli dell'aereo, mentre il pilota comunicava di
aver dato tutta manetta:
"
Sgancio freno in tre, due, uno, fai buon viaggio anubis 1°!!"
gridò il controllore all'auricolare, sollevando il pollice in
direzione dell'aviatore, che ricambiò il gesto.
Le
forti vibrazioni della fase di decollo vennero avvertite anche da
Ataru, all'interno della 'culla', nonostante questa fosse
perfettamente insonorizzata.
"
Ora si trova a bordo del vettore denominato 'culla' " spiegò
la voce elettronica al ragazzo : " in 95 secondi raggiungeremo
il liceo Tomobiki, la culla verrà sganciata dalla fusoliera e
precipiterà nel cortile della scuola; un piccolo paracadute
frenerà la caduta e toccato il suolo il vettore si aprirà,
garantendo la sua liberazione. La cartella è ai suoi piedi, si
ricordi di non dimenticarla, ha in dotazione anche soldi a
sufficienza per acquistare il pranzo, opti per alimenti leggeri e di
facile digestione che non limitino le sue capacità cerebrali,
grazie per aver utilizzato il protocollo A."
"
Ecco perchè Shu odia così tanto i ritardi!" pensò
Ataru, stretto in quell'angusto spazio: " ...ce lo vedo proprio,
chiuso qui dentro che grida :-è buio, è stretto, ho
pauraaahhh-!!
"
Zero!!" gridò il controllore e l'aereo schizzò con
un boato nel cielo blu del mattino.
Nel
cortile del liceo, un rombo sormontò il vociare degli studenti
che si apprestavano ad entrare nell'edifico scolastico ed un caccia
sfrecciò velocissimo, sganciando il vettore nel punto
designato; il pilota augurò tramite il monitor buona giornata
al signorino e si congedò, facendo rotta verso la base.
"
T-Tutto ciò è pura follia!!" commentò
Ataru, mentre si sentiva cullare dopo le violente accelerazioni
sopportate in precedenza.
L'abbondante
colazione gli tormentava lo stomaco in subbuglio, quando avvertì
l'arresto della caduta e finalmente la 'culla' si aprì,
liberandone il contenuto.
Purtroppo
per il suo occupante ciò avvenne a parecchi metri di
altezza...il paracadute era rimasto impigliato nella torre con
l'orologio della scuola ed Ataru si ritrovò nel vuoto.
Gridando
improperi piombò giù, impattando il suolo con un tonfo
sordo; la pesante cartella piena di libri gli si abbattè sulla
schiena.
"
P-Protocollo A..." sussurrò il giovane, faccia al suolo,
con voce fioca.
Era
caduto proprio davanti al grande portone d'entrata ed una folla di
giovani osservava il loro compagno immobile, commentando l'accaduto
con qualche risatina.
"
...ed ecco il nostro Mendo con una delle sue entrate ad effetto!!"
esclamò una voce a lui familiare con tono di scherno : "
Purtroppo oggi non è giornata nemmeno per i ricconi..."
Ataru,
dolorante, sollevò la testa e si trovò ai piedi di
Shutaro Mendo, l'unico, l'originale!
Ma
l'odiato coetaneo non indossava i suoi soliti, candidi abiti, bensì
una divisa blu classica e pure visibilmente usurata.
I
neri capelli non erano certo ordinati e brillantinati con la solita
cura, apparivano piuttosto scompigliati; probabilmente il ragazzo
nemmeno si era pettinato, quella mattina.
Teneva
la cartelletta in cuoio con fare scialbo, appoggiata sopra la spalla
ed il suo sguardo era arrogante e sciocco al contempo.
"
T-Tu...maledetto!!!" ringhiò Ataru,mentre con fatica
riguadagnava la postura eretta.
"
Cos'è successo, tesoruccio??"
Lamù
comparve da dietro le spalle di Shutaro e gli planò accanto,
poggiando i piedi al suolo.
La
divisa alla marinara vestiva alla perfezione il corpo formoso ma
sinuoso della bella Demone, che ora fissava Ataru sbattendo
ripetutamente le palpebre dei suoi grandi occhi verdemare.
"
Shutaro è piombato dal cielo per farsi notare, come al
solito...ma qualcosa è andato storto!!" esclamò
ridacchiando Shutaro.
"
Shu-chan tutto bene??" domandò Lamù al malconcio
ragazzo, che la fissava scioccato.
Ataru
strinse nelle mani le spalle dell'aliena e gli diede alcuni scossoni:
"
Lamù, LAMU?!! Non mi riconosci nemmeno tu?? Sono io, sono
Ataru, il tuo tesoruccio!!" gridò il giovane, col bianco
abito sporco di terra ed alcune escoriazioni sul viso.
"
Di un po', hai battuto la testa??" Domandò Shutaro Mendo.
"
Lamù, Lamù!!" continuò imperterrito lui :
"...guardami, sono io, Ataru Moroboshi, Lui è Mendo
Shutaro!!" gridò indicando il giovane al suo fianco, che
con uno sbuffo si avviò all'interno dell'edificio.
"
Sono il tuo tesoruccio, sono io!! Io, io, sono il tuo tesoruccio!!"
urlava Ataru, sempre più nervoso ed agitato, davanti al viso
stupito della bella Lamù.
Per
tutta risposta la Oni lo fulminò:
"
E' uno scherzo di cattivo gusto, Shu-chan!!" borbottò
l'aliena, prima di alzarsi in volo e ricongiungersi al suo '
tesoruccio', prendendolo a braccetto.
Ataru
restò pietrificato a quella visione e fu tentato di scappar
via, ma Shinobu uscì dalla scuola di corsa; il suo viso
appariva preoccupato ed ansimava per la fretta:
"
Shutaro!" disse : " ...ho saputo che hai avuto un
incidente, devo accompagnarti in infermeria??"
"
Nemmeno tu...mi riconosci? Shinobu-chan??" pensò Ataru
fissando l'amica; poi si ricompose, raccolse la cartelletta dal suolo
e gli sorrise:
"E'
tutto apposto, Shinobu!" esclamò : "...ora sarà
bene entrare, altrimenti ritarderemo!"
"
Bene!" rispose lei sorridendo dolcemente.
"
Devo ragionare...ragionare..." pensò Ataru mentre al
fianco della compagna percorreva i corridoi in legno del vecchio
Liceo Tomobiki :
"...uno
scambio mentale non è possibile, avrei il suo aspetto...una
dimensione alternativa...più plausibile, ma dovrei cercare di
capire quando è avvenuto il passaggio! Oppure..."
Le
compagne di classe si inchinarono nella sua direzione:
Ataru
le fissò, mai gli avevano riservato un tale saluto mattiniero
prima d'ora:
"
...al diavolo!!" concluse prima di entrare in classe : "...prima
di cercare una soluzione è meglio godere dei frutti di questo
mistero!!"
"
Permesso per l'atterraggio accordato, Anubis 1°!!"
Il
grosso caccia da intercezione planò sulla lunga pista della
tenuta Mendo, quando fu fermo una jeep gli si avvicinò,
fermandosi per caricare il pilota.
"
Missione compiuta, il debole vento ha deviato la traiettoria della
'culla' di alcuni metri ma non dovrebbe aver creato ulteriori
problemi!" confessò l'aviatore.
"
DANNAZIONE!!" tuonò il comandante dell'operazione,
grattandosi la testa ispida di capelli bianchi; le profonde rughe
attorno agli occhi delineavano una personalità ferrea e
probabilmente ognuno di quei solchi era nato da una battaglia:
"
DOVE DIAVOLO SI SONO CACCIATE QUELLE FEMMINUCCE IN NERO!? VOGLIO QUI
IL CORPO PRIVATO DI PROTEZIONE DI SHUTARO, QUEI FETENTI DEVONO DARCI
UNA MANO A SISTEMARE QUESTO CASINO!!!"
"
Mi dispiace signore!!" rispose un soldato scattando sull'attenti
: "..ma i ragazzi in nero sono tutti in congedo fino a domani,
molti di loro sono ancora sfiniti per il 'preparativo'!!"
"
MALEDETTI CANI!! " ringhiò l'anziano militare osservando
la confusione che regnava nel bunker sotterraneo dopo l'operazione
'protocollo A' : " PORCI E CANI!! NON LASCERO' CHE USINO QUESTO
CORPO D'AVIAZIONE PER I LORO SCHIFOSI GIOCHI DI POTERE, SIAMO
SOLDATI, DANNAZIONE!!"
Una
porta scorrevole di pesante acciaio si aprì, il padre di
Shutaro avanzò fra i filari di aerei parcheggiati fino a
raggiungere la postazione di comando, sormontata dai molti computer,
il grande schermo del radar e la piattaforma girevole di lancio.
"
Avevo pensato, vecchio amico mio, di ritirare una partita di F 22
raptor..." disse mentre, guardandosi attorno, si massaggiava i
corti baffi.
"
I-I gioielli a guida digitale, statunitensi, di ultima generazione??
Quelli con gli ugelli a spinta vettoriale??" domandò il
vecchio comandante, ritto sull'attenti.
"
Proprio quelli..." borbottò l'uomo : "...ma se è
per lei causa di tanta sofferenza essere ai nostri servizi..."
"
NON SIA MAI!!" tuonò l'uomo : " E' PER ME IL PIU'
GRANDE DEGLI ONORI, SERVIRVI!!"
Nella
mente dell'anziano comandante già svolazzavano i nuovi caccia.
"
Non voglio più sentire la parola 'preparativo', dimenticate
ogni informazione a riguardo." ordinò il signor Mendo,
andandosene.
"
AVETE SENTITO RAZZA DI DEBOSCIATI MOLLACCIONI?? MUOVERSI MUOVERSI!!"
Urlò il militare ai suoi uomini.
Capitolo 3 *** La matematica non è un opinione ***
"
Shu-chan, Shu-chan!!" chiamò una compagna, ammiccando con
occhi dolci : "...non ho saputo svolgere questa equazione..."
Ataru
indietreggiò di un passo notando che a rivolgergli la parola
era nientemeno che la più bella della classe: Kumiko!
Si
sforzò di non avventarsi sulla fanciulla, ricomponendo la
naturale fisionomia del suo volto ( ora stravolto ) ed afferrando il
suo quaderno rispose:
"
Non preoccuparti, dolce Kumi-chan, risolverò io il problema!"
scribacchiò qualcosa rapidissimo e riconsegnò il tutto
alla legittima proprietaria.
"
Davero non so come ringraziarti, Shu-chan!" sorrise dolcemente
la troppo graziosa fanciulla.
"
Una mezza idea l'avrei..." rispose lui con famelici occhi lupini
e la lingua penzoloni dalle fauci; bisbigliò qualcosa
all'orecchio della ragazza e lei arrossì furiosamente,
guardandolo di sbieco mentre si allontanava.
"
Shu-kun, Shu-kun!!" lo chiamò un'altra compagna, Momoe:
altro balzo del ragazzo e comparsa fra i suoi capelli di due ritte
orecchie canine...
"
Non ricordo la metafora del libro di Siddharta, quella del musicante
in barca col ragazzo..." borbottò lei, con lo sguardo
basso e tenero, di fronte a Moroboshi Ataru.
Il
ragazzo si portò indice e pollice al mento, massaggiandoselo,
mentre fattosi pensieroso cercava nella sua testa la risposta; una
lampadina gli si accese improvvisamente e lui sollevò un dito
come per indicarla:
"...finchè
la barca va, lasciala andare..." proferì artisticamente,
sventolando la mano in aria come se stesse recitando un testo in
prosa.
"
Oh, Shutaro, grazie mille!!" disse lei arrossendo.
"
Di nulla!" esclamò superbo : "...mi ripagherai con
un passionale bacio!" e si avventò con la bocca a
ventosa, puntata verso le rosee labbra della compagna.
La
ragazza si scostò, assestandogli in viso un sonoro ceffone:
"
Sciocchino!!" sussurrò mentre si allontanava.
"
Arriva Onsen!!" avvertì Perma, appostato come spia
sull'uscio della classe; ogni alunno raggiunse velocemente il proprio
banco e vi si accomodò.
Il
corpulento professore capì appena varcata la porta che quella
sarebbe stata una mattina particolarmente difficile; Ataru Moroboshi
stava spalmato in malo modo sulla sedia coi talloni sul banco, le
mani giunte dietro la nuca ed i gomiti larghi.
Lo
guardava bieco e torvo, il Moroboshi...
Ciò,
tuttavia, era normale e non fu l'atteggiamento dell'alunno più
indisciplinato a preoccupare il professore; no...quelle erano
pecorelle del suo gregge e lui da buon pastore sapeva cogliere di
ognuno i dubbi e le incertezze, le simpatie e le antipatie...gli
bastava uno sguardo.
Gli
altri alunni attendevano in silenzio che il vice capoclasse iniziasse
il saluto all'insegnante, ma Mendo...Mendo, era il problema!
Shutaro
Mendo stava spalmato in malo modo sulla sedia; i talloni sul banco,
le mani giunte dietro la nuca ed i gomiti larghi.
Lo
guardava bieco e torvo, Shutaro Mendo...
Onsen
raggiunse la cattedra in silenzio, la visione del giovane rampollo
della famiglia più ricca del giappone che si comportava
esattamente come il peggior studente di quella ed altre classi era
come vivere un incubo ad occhi aperti.
"...Shu...Shu!!"
lo chiamò sussurrando Shinobu: "...devi guidare la classe
nel saluto al professore!"
"
Non se ne parla!" borbottò Ataru: "...se ne occupa
quel damerino del mio vice!" continuò indicando Shutaro
con un cenno della testa.
"
Bla bla bla!!!" gli fece quello di rimando, con tanto di lingua
protesa dalla bocca.
Onsen
battè un palmo sulla cattedra, facendo sobbalzare tutti per il
gran rumore:" BASTA!!" intimò : " IN PIEDI,
INCHINO, SEDUTI!!" urlò il professore e gli alunni tutti
obbedirono.
Riguadagnata
l'attenzione della truppa il professore aprì un piccolo libro
e cominciò la lezione:
"
Ora esamineremo nuovamente alcuni passi di Siddharta, ma prima...chi
sa dirmi cosa disse l'anziano maestro di strumenti a corde al suo
allievo, sul fiume?? Ne abbiamo discorso la lezione precedente ed è
un passo molto importante, se non fondamentale..."
Momoe
scattò in piedi sorridendo ed alzò la mano:
"
Io, professor Onsen!!"
"
Bene, procedi pure Momoe!" disse con soddisfazione il
professore.
La
ragazza chiuse gli occhi, prese fiato ed a gran voce annunciò:
"
Finchè la barca va, lasciala andare!"
Seguirono
lunghi attimi di silenzio, in cui Onsen si chiese il senso di tutti
quegli anni dedicati all'insegnamento ed alla coltivazione di giovane
menti...
Sul
volto del professore si dipinsero via via i colori di un vasto
campionario di emozioni e quando parve, bluastro di rabbia, sul punto
di esplodere, scoppiò in una fragorosa risata e con esso tutta
la classe, meno quello che per loro era Shutaro Mendo; quello se ne
stava sbigottito per la reazione altrui e guardava a destra ed a
sinistra, nervosamente.
Momoe
si voltò verso il fellone che si era preso gioco di lei e lo
fulminò con occhi gelidi ma gonfi di lacrime; alle spalle
della ragazza si materializzò un demone armato di spade e
lunghi denti, avviluppato delle fiamme dell'inferno.
Ataru
Moroboshi gli sorrise debolmente, conscio di aver fatto un piccolo
errore...
La
lezione proseguì tranquillamente fino al termine; durante il
cambio d'ora Momoe si avvicinò ad Ataru ed il giovane accettò
di buon grado il violentissimo ceffone assestatogli.
"
Anche i perfettini a volte fanno cilecca!!" commentò con
superbia Shutaro, passandogli vicino con Lamù al seguito.
L'aliena
ridacchiò di gusto e questo causò al ragazzo un intenso
bruciore di stomaco.
Seconda
ora, matematica, il professore entrò; Ataru sentì un
gelo corrergli giù per la schiena ed il funesto presagio si
materializzò di li a poco:
"
Kumiko!" chiamò il professore gentilmente: "
Vorresti venire alla lavagna a scrivere la giusta soluzione
dell'equazione che vi ho assegnato in compito?"
"
Certamente!" rispose la fanciulla, avviandosi col quaderno in
mano.
"
No...no, no!" sussurrò Ataru al suo indirizzo mentre lei
gli sfilava in fianco.
Kumiko
si fermò davanti alla lavagna ed impugnò il gessetto
bianco, poggiandolo sul nero pannello e facendolo scorrere con
leggiadria:
"
X per Y fratto Z!" esclamò trionfante, svelando agli
increduli compagni la soluzione dell'esercizio di matematica.
Lunghi
attimi di silenzio, in cui il professore di matematica si chiese il
perchè avesse pensato che la strada dell'insegnamento facesse
al caso suo...
Impallidì,
arrossì, si levò gli occhiali e se li rimise, guardò
la lavagna e sul suo volto calò il colore della delusione;
quando avrebbe potuto infuriarsi e gridare, rovesciare la cattedra ed
urlare, dare testate al muro e piangere, il magro professore decise
invece di abbandonarsi ad una sonora risata liberatoria e con esso il
resto della classe.
Solo
il loro vice capoclasse Shutaro Mendo piangeva sincere lacrime..."
...è una congiura, una truffa, un inganno!!!" pensava fra
se e se, Ataru.
"
Kumiko cara..." disse poi il professore, riguadagnato il
contegno: " ...l'equazione non contemplava l'uso di nessuna Z,
nessuna Y, nessuna X...tutt'al più v'erano delle A e delle
B...io capisco, " continuò l'insegnante, soffocando
alcune risate : " ...che la matematica non è il tuo
forte...si dice che la matematica non sia un opinione, sicuramente
non è la TUA opinione!!" l'intera classe scoppiò
nuovamente in una fragorosa risata.
"
Ma tu guarda che roba..." commentò Ataru Moroboshi,
specchiandosi sopra ad uno dei lavelli del bagno della scuola; su una
guancia troneggiava rossissimo il segno del palmo della mano di
Momoe, l'altro lato del viso era occupato da quattro strisce
sanguignolente, retaggio della sfuriata di Kumiko terminata in un
graffio.
"..fortuna
che mi sono scansato alla svelta!" commentò fra se il
ragazzo, esaminandosi con attenzione : "...altrimenti quella mi
scorticava vivo!"
Si
rinfrescò la pelle con abbondante acqua fredda ed appoggiò
entrambe le mani sulla ceramica del lavabo, col capo chino e senza
asciugarsi:
"...non
mi va di tornare in classe " pensò, fissando il nulla che
riempiva lo spazio fra i suoi occhi ed il rubinetto cromato : "...non
mi va di rivedere quei due!" strinse i denti.
"
Nessuno pare essersi accorto dello scambio, Lamù tratta Shu
come si trattasse di me..."
Serrò
i pugni, senza tuttavia staccarli dalla liscia superficie.
Scrollò
il capo ed alcune gocce d'acqua si staccarono dal suo mento.
"...una
dimensione parallela...potrebbe anche essere! Oppure una distorsione,
più facile che sia una distorsione della realtà, una
manipolazione...spesso con Lamù abbiamo visitato diverse
realtà e quell'Inaba ci ha aperto le porte di molti futuri
possibili, se fosse..."
Si
fissò nello specchio, la sua espressione gli apparve un misto
fra lo spaventato e l'angosciato.
Si
accorse che la sua immagine riflessa era in compagnia di altre
quattro figure maschili appostate alle sue spalle, nella confusione
dei suoi pensieri non aveva sentito entrare nessuno.
"
Maledetto Shutaro Mendo!!" ringhiò uno dei ragazzi,
sollevando una robusta Katana di bambù con entrambe le mani;
teneva l'impugnatura ben stretta, pronto a colpire.
Ataru
si scansò di lato e l'arma si abbattè sul lavabo con
uno schiocco secco.
"
Che diavolo vuoi?!?" gridò Moroboshi, visibilmente
spaventato, mentre con movimenti lenti tentava di mettere più
spazio possibile fra se ed i suoi aggressori.
"
Ogni volta...tu ci umili davanti al sensei, ti credi migliore di
chiunque solo perchè discendi da una famiglia di Samurai, sei
un maledetto damerino, morirai in questo bagno!!"
"
S-siete i nuovi iscritti del club di Kendo!!" esclamò
Ataru mentre tenedosi con la schiena contro la parete tentava di
raggiungere l'uscita.
"
Si!" urlò un secondo giovane alzando a sua volta una
spada lignea : " ...siamo noi, che c'è, sembri stupito,
non ricordi nemmeno le facce dei tuoi Kohai??"
Un
secondo, violento colpo gli venne indirizzato verso la testa ma Ataru
arrestò la Katana battendo i palmi delle mani:
"
Sono abituato a questo genere di cose!" disse con un sorriso di
sfida.
Gli
altri tre aggressori presero a colpirlo ripetutamente, come stessero
battendo un grosso polpo per intenerirne la carne:
"
Una la puoi anche fermare!" disse uno di loro : "...ma non
hai certo otto braccia, Shu-chan!"
"
Shutaro non è ancora rientrato..." commentò
Shinobu, osservando con preoccupazione il banco vuoto del compagno.
L'ora
di lezione successiva era cominciata da circa dieci minuti.
"
Quel damerino si starà facendo bello!" commentò
Shutaro con una smorfia.
"
Non è da lui starsene al bagno per saltare le lezioni!"
ringhiò una compagna di classe, ascoltando quella
conversazione : " semmai sei tu che fai certe cose, Ataru!"
"
Io salto le lezioni per andare a caccia, non per spalmarmi di
gelatina i capelli!" sbottò Shutaro innervositosi
all'indirizzo della fanciulla.
"
Cos'è che fai tu??" domandò Lamù mostrando
i canini e sporgendosi in direzione del suo tesoruccio.
"
MOROBOSHIIIII!!!" urlò Onsen, mentre il cancellino pieno
di gesso si abbatteva impietosamente sulla faccia di Shutaro:
"
STO CERCANDO DI INSEGNARE L'INGLESE, VISTO CHE NELLA TUA ZUCCA VUOTA
NON C'E' MODO DI FARCELO ENTRARE FAMMI ALMENO IL FAVORE DI NON
DISTURBARE LE TUE COMPAGNE!!!"
"
Stavamo solo cercando di capire come mai Shutaro non sia ancora
tornato dal bagno!" intimò Shinobu, alzatasi in difesa
del compagno battendo i palmi sul piccolo banco in legno.
Shutaro
Mendo, col viso bianco di gesso gli si fiondò fra le braccia:
"
Shinobu-chan!!" gridò con voce forzatamente dolce :
"...con la forza del tuo amore osi sfidare il bruto Onsen, non
pensavo mi amassi ancora fino a questo punto!!"
Il
banco si abbattè con tutto il peso sul cranio
dell'intraprendente ragazzo:
"
Non osare avvicinarti, bavoso!!"
"
Tesoruccio sei uno stupidooo!!!" gridò Lamù,
alzatasi in volo, mentre con una robusta scarica investì tutti
i compagni nelle immediate vicinanze; la classe venne invasa
dall'odore tipico del tempura.
Onsen
si portò le grandi mani al viso ed affondò le dita
nelle guance, tirando la pelle fino ad assumere una smorfia strana;
si diede alcuni schiaffi per caricarsi e gonfiandosi di tutta l'aria
che potè urlò:
"
TUTTI I GIORNI LA STESSA STORIA, MOROBOSHIII!!! VAI A CERCARE IL TUO
COMPAGNO E RIPORTALO QUI, VOGLIO POTER CONTINUARE QUESTA
STRAMALEDETTA LEZIONE!!!"
"
Non sono un segugio!" rispose Shutaro rialzatosi di scatto :
"...e di certo non mi importa un fico secco di Shu, vacci tu a
cercarlo!!"
Con
ampie e veloci falcate il professore coprì la distanza che lo
separava dall'indisciplinato alunno, lo afferrò per la divisa
e con una mossa di Judo lo scaraventò fuori dall'aula,
facendogli abbattere la porta.
"
SE HO DETTO CHE CI VAI, CI VAI!!!" fu la risposta di Onsen.
Alle
spalle del professore sventolò il sole nascente, la bandiera
di guerra del Giappone.
"
Tesoruccio!!" esclamò preoccupata Lamù, volando
verso Shutaro : " ...ti aiuto io a cercarlo!"
Il
ragazzo si rialzò scrollandosi di dosso scaglie di legno e
polvere:
"
...sei solo una seccatura di più!" commentò
freddamente all'indirizzo della bella aliena, mentre con la schiena
curva e le mani in tasca si avviava lungo il corridoio.
"...io
ti ho sconfitta e volevi vendicarti, rovinandomi la vita!!!"
Quella
era la sua voce, persa nei meandri del sonno.
Si
svegliò, improvvisamente.
La
testa pulsava forte, immersa in un'oscurità dolorosa; Ataru
aprì gli occhi.
Intorno
al suo giaciglio, un letto singolo con fredde lenzuola dall'odore di
disinfettante, era tirata una tenda bianca che gli impediva di vedere
attorno.
"...l'abbiamo
trovato in bagno, pieno di bernoccole..." una voce maschile
familiare.
"...gli
avevano infilato in bocca lo spazzolone del water!" una voce
femminile molto familiare.
"
Terribile! Beh, si dice molti nemici molto onore..." altra voce
femminile, calda e matura, di donna...
"
E' il destino!" gracchio di una disgustosa cornacchia.
Ataru
roteò gli occhi e sollevò una mano in direzione della
testa, passò le dita nei capelli tastando ognuna di quelle
gonfie e doloranti gibbosità che si scopriva...ne contò
parecchie:
"
...mi hanno picchiato come fossi una grossa bistecca..."
commentò debolmente, poi allungando il braccio scostò
la tenda.
Lamù
e Shutaro stavano in piedi davanti a Sakura, che seduta alla sua
scrivania prendeva nota del racconto dei due ragazzi.
Il
faccione tondo di Sakurambo apparì improvviso davanti agli
occhi di Ataru, che per lo spavento cadde al suolo gridando.
Capitolo 5 *** E' buio, è stretto, ho paura!!! ***
Il
professor Onsen, attendendo il ritorno dei tre studenti, tentava di
rimettere in sesto la pesante porta in legno della classe; con la
camicia sbottonata e la fronte sudata muoveva millimetricamente il
grosso infisso, nel tentativo di far congiungere nuovamente i
cardini.
"
C'è quasi, professore!!"
"
Coraggio, professore!!"
"
Dimostri l'abilità di un uomo, professore!!" lo
incitavano alunni ed alunne, ma il tono sarcastico contribuiva ad
innervosire il grosso uomo, già provato dalla fatica.
Infine
riuscì nell'intento; col volto soddisfatto di chi fa da se,
Onsen mostrò ai dubbiosi alunni l'onore di un uomo, aprendo e
chiudendo varie volte la porta.
Non
poteva certo sapere, il grosso insegnante, quanto poco sarebbe durato
il suo trionfo sull'infisso...
Ataru
abbattè con una pedata la porta, che cadde con tutto il suo
peso sopra al professore, schiacciandolo impetuosamente al suolo; il
ragazzo, con la bianca divisa tutta sgualcita ed il volto pesto,
raggiunse rapidamente il suo banco e si accomodò, senza dir
nulla ai compagni che lo osservavano atterriti.
"
Hei, 'signorino'!! " lo chiamò Shutaro Mendo, avanzando
sulle spoglie del professore in direzione dell'imbronciato compagno;
Lamù seguiva il suo tesoruccio in volo, con espressione
stupita.
Ataru
ignorò la chiamata.
"
Dico a te, Shu-chan, come hai osato andartene dall'ambulatorio senza
nemmeno ringraziare Sakura per le cure che ti ha prestato??"
continuò quello che a gli occhi di tutti era visto come Ataru
Moroboshi.
"
E' stato davvero scortese da parte tua, Shutaro, non è da
te!!" aggiunse la bella Demone, avvicinandosi al compagno.
Ataru
stava seduto in malo modo, con le spalle appoggiate al piccolo
schienale ed il sedere molto avanti; teneva le braccia conserte e la
testa girata verso la parete con le grandi finestre.
Shutaro
battè un pugno sul banco del compagno, stizzito dal fatto che
questo non gli prestasse attenzione, ma prima che potesse parlare
Ataru balzò in piedi col volto livido di rabbia:
"
VOLETE LASCIARMI IN PACE???" gridò ai due e Lamù
indietreggiò di scatto, nascondendosi dietro le spalle di
Shutaro ed ossevando spaventata Ataru.
"
Mi...mi date fastidio, non vi sopporto, sparite dalla mia vista!!!"
ringhiò lui, tornando a sedersi.
Onsen
scostò faticosamente la porta dal suo corpo e si rialzò:
"
V-vi prego...continuiamo questa...maledettissima...lezione!!"
disse con un filo di voce.
Il
Bonzo Sakurambo, seduto sul pavimento dell'infermieria, rimestava
lentamente una brodaglia maleodorante contenuta in una vecchia
pentola, poggiata su un fornelletto da campo; ogni tanto aggiungeva
un poco di questo, poi di quello, una spolverata di quell'altro e due
gocce di chissa chè.
Sakura,
in silenzio, provvedeva a risistemare il letto
dell'infermieria,cambiando le lenzuola.
"
Cosa te ne pare?" chiese il vecchio alla bella nipote; lei,
passandosi una mano nei capelli corvini ed osservando un albero al
sole, fuori dalla finestra, prese tempo per pensare.
"
Già, già..." commentò apatico il rugoso ed
assai minuto anziano : "...non dovremmo parlare di questa
cosa..."
"
Credo..." lo interruppe Sakura : "...credo che sia davvero
sconvolto, non mi ha neppure degnata di uno sguardo, solitamente
allunga le mani prima ancora di parlare...stavolta se n'è
andato senza neppure..."
La
pentola emise un denso fumo violaceo ed esplose, schizzando il
maleodorante liquido in ogni angolo della stanza.
"
C-che tu sia dannato, vecchio pazzo!!" urlò la
sacerdotessa shintoista.
"
E' il destino...!" sussurrò il bonzo, scappando a gambe
levate.
Il
suono della campanella sancì la fine delle lezioni mattutine e
l'inizio della pausa pranzo; a lungo Ataru aveva rimuginato sul da
farsi... finchè un'idea si era impossessata della sua mente ed
il giovane, approfittando della confusine che regnava in classe,
mosse rapidamente verso un secchio metallico.
Calcolò
perfettamente distanza, altezza dal suolo e posizione del suo
obbiettivo e con un calcio fece compiere all'oggetto una parabola
sopra le teste dei suoi compagni.
"
Tecnica segreta: colpo dell'oblio!!" fu la frase, pronunciata da
Ataru, che accompagnò il volo del secchio.
Il
metallico contenitore finì, secondo i calcoli, sulla testa di
Shutaro Mendo mentre questo era in procinto di abbandonare l'aula,
accompagnato da Lamù.
Improvvisamente,
lo sguardo di ogni alunno si posò sul ragazzo, immobile sulla
soglia.
Il
suo corpo era scosso dai fremiti, le braccia tese lungo i fianchi.
Lamù,
indecisa sul da farsi, si allontanò un poco dal suo
tesoruccio, colto così a tradimento dal compagno.
Il
silenzio fu rotto da un grido improvviso ed acutissimo, che si
diffuse dal secchio tutto intorno come le onde circolari che un sasso
genera sulla superficie immobile di uno stagno, cadendovi dentro.
"
E'..." Shutaro Mendo non seppe resistere oltre, anche se ora
vestiva i panni del rivale : "...è buio, è
stretto, HO PAURAAA!!!"
Ataru
Moroboshi puntò l'indice : " Ti ho smascherato, ho
smascherato questa farsa, TU SEI L' UNICO, VERO SHUTARO MENDO!!!"
Compagni
e compagne si lanciarono all'unisono sopra al ragazzo, nel tentativo
di liberarlo dalle tenebre del secchio e far cessare così le
escandescenze mentre Ataru si spanciava di grasse risate.
Il
rumore di uno schiaffo interruppe tutto il trambusto: Shinobu abbassò
la mano dal viso di Ataru.
"
S-sei meschino, Mendo, sappiamo tutti che Ataru ha avuto un trauma in
gioventù ed ora teme oltre misura l'oscurità...come
puoi fare di questi scherzi??"
"
M-Ma...è lui che...io ho dimostrato che è lui..."
tentò di giustificarsi il giovane.
Tante
volte aveva ricevuto ceffoni da quella fanciulla, ma mai gli erano
parsi così dolorosi...
Shutaro
Mendo stava sdraiato al suolo, boccheggiando tutto sudato in viso per
l'esperienza appena vissuta.
Lamù
gli regeva la testa in grembo, carezzandogli una guancia e
sussurrandogli dolci parole di conforto.
Compagni
e compagne puntavano occhi accusatori su Ataru e dal gruppo si
sentiva dire :
"
...che crudeltà..."
"
...e si che sappiamo benissimo tutti che il povero Ataru..."
"
...è proprio vero che chi ha tanti soldi perde la ragione..."
"...e
cos'era quel:' è lui Shutaro Mendo??'...il rampollo è
impazzito..."
"...si,
si, è impazzito!"
Il
suo piano perfetto era crollato su se stesso.
Ataru
ringhiò in direzione dei compagni : "...oh, beh, al
diavolo pure voi, me ne vado a mangiare!"
Dalla
cartella tolse un portafogli in cuoio, come gli era stato detto
dentro il vettore aveva denaro per il pranzo; tuttavia un foglietto
richiamò la sua attenzione.
Controllando
di non essere visto lo aprì mentre era ancora inginocchiato al
suolo, davanti alla cartella:
"
Io so tutto, vediamoci durante la pausa pranzo nella stanza
dell'orologio della torre."
Ataru
spalancò gli occhi leggendo quelle parole, si infilò il
portafogli in tasca e scansando Shinobu si avviò solo verso la
sua destinazione.
"
Non importa cos'è, se una distorsione, una realtà
alternativa o solo magia...deve finire alla svelta!" pensò
mentre incrociava i suoi occhi tristi in quelli splendidi e blu di
Lamù, che però erano tutti per Shutaro Mendo.
La
porticciola in legno della famigerata ' stanza dell'orologio ' si
aprì scricchiolando; Ataru Moroboshi, nei panni del sempre più
odiato rivale Shutaro Mendo penetrò in quella penombra
polverosa.
Lame
di luce provenienti da una finestra socchiusa tagliavano la
sospensione dell'aria, mentre grossi e lenti ingranaggi muggiavano
faticosamente, continuando un lavoro cominciato chissà quando
e che chissà quando sarebbe finito.
"
Chiudi la porta!" esordì una voce cupa ed Ataru obbedì.
"
Non abbiamo tempo quindi ascolta attentamente, Ataru..."
"
T-Tu sai chi..." esclamò sbigottito il ragazzo fra il
felice e l'incredulo, ma il misterioso interlocutore, nascosto da una
mantella e quasi invisibile fra quei bui ingranaggi lo zittì
con un gesto della mano.
"
Ascolta soltanto, Ataru, io so tutto...abbiamo pochissimo tempo,
qualcuno stà già venendo a cercarti... "
Ataru
deglutì rumorosamente, aveva così tante domande da
porre ed era costretto al silenzio; tuttavia ascoltare era l'unica
soluzione, se davvero il tempo a loro disposizione era tanto breve...
Il
misterioso individuo continuò:
"
Vogliono cambiarti, Ataru, vogliono plasmarti sul modello del ragazzo
prodigio! E' in atto una gigantesca opera, di cui tu sei il
protagonista! Ricorda la sera del tuo diciottesimo
compleanno...ricordi dov'eri? A casa Mendo! Tutto è cominciato
lì, hanno un sistema di sorveglianza,in quella
casa...telecamere, apparecchi di registrazione; probabilmente gli
eventi di quella sera ti hanno sconvolto a tal punto da farti
dimenticare e l'alcool ha fatto il resto...cerca la stanza di
videosorveglianza, devi vedere le registrazioni di quella sera,
capirai tutto!!"
Ataru
impallidì, gocce di sudore freddo imperlarono la sua fronte:
"..è-è verò, il compleanno...ho dimenticato
tutto!!" sussurrò il giovane all'indirizzo del misterioso
alleato: "...ma dimmi chi sei, posso contare solo su di..."
"
Shu-kuuun!!!"
La
voce di Shinobu ruppe la tensione che aleggiava in quella stanza, la
porticciola si spalancò e la luce abbagliò Ataru, che
automaticamente si portò una mano sopra gli occhi.
La
ragazza avanzò nella sua direzione sussurrandogli parole dolci
e tendendo le mani verso di lui...Ataru restò pietrificato:
anche Shinobu faceva parte di quel complotto? E chi tirava le redini
di tutta quella farsa? Ma sopratutto, per quale fine?
La
ragazza afferrò Ataru per un braccio e lo trascinò
fuori; il ragazzo, uscendo, si voltò verso la posizione ove
prima stazionava il misterioso interlocutore e spalancò gli
occhi incredulo, l'alleato era svanito nel nulla...pareva non ci
fosse mai stato.
"
Certo che oggi sei proprio strano, Shu!" borbottò
mestamente la signorina Miyake Shunobu, tenendo a braccetto il
compagno .
In
quel turbinio di pensieri ed idee che ora gli frullavano nel
cervello, Ataru scelse di stare al gioco e continuare la recita:
"
Oh, beh, Shinobu...anche noi benestanti abbiamo giornate no!"
disse fingendosi divertito.
"
Un buon pranzo sicuramente aiuterà a rimetterti in sesto!"
esclamò sorridendo la ragazza, strizzando gli occhioni scuri.
"
Certamente!" rispose Ataru, mettendo mano al protafogli per
vedere se aveva denaro a sufficienza da offrire il pranzo anche alla
compagna.
Si
bloccò nel corridoio, le mani presero a tremargli.
Quando
Shinobu, un attimo dopo, si voltò per controllare il motivo
dell'improvviso arresto del compagno lanciò un forte urlo di
terrore: Shutaro Mendo era scomparso lasciando al suo posto una
enorme statua di Tanuki!
"
C-Cinque milioni di Yen!!!" si ripeteva Ataru mentre balzava
come un ninja di pianta in pianta, allontanadosi dal liceo Tomobiki.
Nella
polverosa stanza dell'orologio il muggiare degli ingranaggi si era
arrestato; un lento stridio annunciava un malfunzionamento.
Malamente
incastrato fra i grandi denti metallici, Megane si lamentava
imprecando silenziosamente : "...d-dannazione...nel tentativo di
scappare sono...inciampato in questi maledetti cosi..." poi
cominciò a sghignazzare malignamente : " ...quando
vedrai...sarà tutto intule...nessuno ti salverà più
da te stesso...Ataru Moroboshi!!!"
Il
signor Mendo, con passi lenti e la mente immersa in mille pensieri,
avanzava negli ampi spazi aperti della sua tenuta; il rosso sole del
tramonto andava celandosi dietro le montagne all'orizzonte.
Un
giovane in divisa gli si avvicinò con fare frettoloso:
"
Signor Mendo!" disse battendo i tacchi e portando la mano alla
fronte, nel tipico saluto militare.
"
Riposo." borbottò l'uomo di rimando.
"
Ancora nesuna traccia del soggetto, oramai sono trascorse più
di sei ore dalla perdita del contatto..."
"
Lo so benissimo..." sospirò il signor Mendo, mentre con
rapide falcate si avviava verso la dimora principale.
"
SIGNOR MENDO SIGNORE!!" sbraitò l'anziano comandante
delle operazioni militari, vedendo il signor Mendo comparire nella
sala di controllo sotterranea.
Tutti
i militari presenti scattarono sull'attenti all'unisono, alzandosi
dalle loro postazioni.
"
Riposo, amico mio..." disse lui con tono benevolo.
"
ANCORA NESSUNA TRACCIA..."
"
Non se ne curi..." lo interruppe il signor Mendo; guardò
per un istante il grosso schermo con la mappa intera di tomobiki e
prese a parlare nuovamente:
"
...in fondo oggi è una giornata molto dura per quel ragazzo,
lasciamogli ancora lenza..."
"
SIGNORE..."
"
La prego, amico mio, la smetta di urlarmi nelle orecchie!"
aggiunse il padre di Shutaro sturandosi il padiglione auricolare,
leso dall'eccessivo tono del comandante.
"
Signore..." ricominciò l'anziano militare : " ...mi
chiedo se davvero abbiamo tutto questo tempo a disposizione, stando
alle ultime informazioni a nostra disposizione gli Urusiani stanno
radunando le flotte militari per venire a riprendersi la loro '
principessina ' dal cuore infranto; il mese a noi concesso per
sistemare questa brutta faccenda prima del loro attacco...sarà
sufficiente per condurre quel debosciato donnaiolo mollaccione sulla
retta via? Le ricordo che è stato suo figlio a dare loro la
parola d'onore, caricando su ognuno di noi responsabilità
enormi...mentre lui se ne sta appiccicato a quella demonessa
elettrica c-c-COME UN BAVOSO LUMACOTTO IN PREDA A TEMPESTE
ORMONALI!!"
L'anziano
comandante ansimò pesantemente, stremato dalla fatica di
contenere ulteriormente la rabbia che andava montandogli in testa.
Il
signor Mendo si sturò nuovamente l'orecchia.
I
due camminavano lentamente lungo le file di aerei da guerra
perfettamente allineati nello sconfinato bunker sotterraneo della
tenuta Mendo.
Il
padre di Shutaro, per nulla colpito dalle ingiurie rivolte a suo
figlio, si fermò a carezzare la fredda corazza di un imponente
PANAVIA TORNADO; l'aviogetto riposava a fianco di altri caccia, sulla
fusoliera era dipinta la grossa bocca di uno squalo.
Uno
squalo d'acciaio che nuota negli sconfinati mari celesti.
"
Nemmeno io comprendo appieno le meccaniche che hanno spinto mio
figlio..." si bloccò un istante, cercando le parole
adatte e continuò: " a frapporsi all'ordine di ritorno
immediato, che il padre di quella Oni ha intimato alla figlia; dopo
il fattaccio della festa di compleanno..." confessò il
signor Mendo, con gli occhi fissi sul metallo del caccia.
L'anziano
comandante osservò il maestoso aereo e si fece cupo in viso.
"
Tuttavia, vecchio amico mio, per la prima volta ho visto mio figlio
infiammato di sincero interesse, mentre dialogava energicamente con
quel truce orco; in questo credo, nell'amicizia che lo ha spinto ad
opporsi al comandante di un intero pianeta..."
"
EPPURE..!!!"
"
Il tono, per carità!"
L'anziano
comandante si schiarì la voce con alcuni colpi di tosse, prese
fiato e con visibile sforzo riprese a parlare:
"
Eppure non colgo il senso di questa recita, che vantaggio può
avere fingere uno scambio di personalità?? Non bastava
prendere quel Moroboshi e dargli una ripassata? Perchè mai
dovrei fingermi al s-s-SERVIZIO DI UN MOCCIOSO INCAPACE BUONO A
NULLA?!!"
"
Dai una maschera ad un uomo e sarà se stesso..." citò
saggiamente il signor Mendo, in risposta al comandante delle
operazioni militari, ed aggiunse:
"...lei
non ha avuto modo di visionare l'acceso diverbio scaturito fra mio
figlio ed il soggetto in questione, ecco perchè non può
e non deve capire: si limiti a svolgere le sue mansioni normalmente e
pensi a quanto i ragazzi in nero si sono dati da fare per dare inizio
a tutto questo...un giorno il signorino Shutaro Mendo sarà
chiamato a guida di questa famiglia, credo che questa prova sia
interessante anche per lui."
L'anziano
militare annuì mestamente, i radi capelli grigi s'appiattirono
al passaggio delle tozze dita:
"
LE CHIEDO UMILMENTE SCUSA, IL MIO VETUSTO ADDESTRAMENTO NON
CONTEMPLA L'USO DI SIMILI STRATEGIE..."
Il
padre di Shutaro ridacchiò prima di rispondere:
"
Scuse accettate, vecchio amico mio...ora mi segua in superficie, le
voglio mostrare 'l'elicotterino' nuovo che sta per arrivare!"
Gli
occhi del vecchio comandante presero a luccicare, il nuovo
'elicotterino' già gli frullava in testa.
Jariten
svolazzava nel tramonto in direzione della casa dei Moroboshi, di
ritorno da una delle sue allegre scorribande.
Al
centro di un piccolo parco la tenda di Sakurambo richiamò la
sua attenzione, il vecchio stava seduto sull'erba controllando a
vista una grossa pentola ribollente di scura brodaglia.
"
Cosa bolle in pentola?" chiese il piccolo Oni avvicinandosi
all'anziano.
"
Grane!" rispose il bonzo.
"
Grane??" domandò stupito Jariten: " che tipo di
grane? "
"
...le grane del destino!" commentò apatico il vecchio.
Come il bonzo Sakurambo
ebbe pronunciate le fatidiche parole, un rombo ruppe il silenzio del
tramonto .
Contemporaneamente, sul
grande schermo del radar nella sala di controllo del bunker dei
Mendo, prese a lampeggiare una lucetta rossa:
“ Torna a casa
Lassie...” commentò con un sorriso l'operatore, prima di
correre a dare responso al suo superiore.
Una lunga colonna di
roboanti motociclette di grossa cilindrata sfilò lenta per i
viottoli di Tomobiki; tremavano i vetri delle finestre al loro
passaggio, mentre i motociclisti si divertivano a rovesciare i bidoni
dell'immondizia con violente pedate ed a terrorizzare i passanti con
urla e schiamazzi d'ogni sorta.
Capeggiava la fila,
Ataru Moroboshi.
Sfoggiando una cresta
bionda ed una tuta bianca cosparsa di slogan inneggianti al buddha ed
alla morte, il giovane conduceva fiero una possente bicilindrica di
origine Italiana; simbolo di potere su quella tribù di
scalmanati.
Grazie ad un satellite
spia, il signor Mendo visionava dalla base sotterranea l'avanzata
trionfale di colui che ora vestiva i panni dell'erede di famiglia; al
suo fianco l'anziano comandante ed il pilota che quella mattina aveva
'sganciato' la culla sopra al liceo.
“ ...confesso...”
cominciò a parlare con un sospiro il padre di Shutaro “...che
mi aspettavo ogni cosa da quel Moroboshi, dopo aver saputo che era
sparito con cinque milioni di Yen!”
“ QUINDI AVEVA
PREVISTO ANCHE CHE RADUNASSE UNA BANDA DI MOTOTEPPISTI???” urlò
l'anziano militare, sgranando gli occhi pieni di interrogativi.
“ No!”
rispose il signor Mendo “ Mi ha proprio stupito!”
concluse ridacchiando.
La colonna si fermò
esattamente nella strada antistante la dimora dei Moroboshi; i
motociclisti scesero dai mezzi.
Molte ragazze venivano
trasportate sulle motociclette...ognuna di loro indossava un bikini
tigrato ed aveva i capelli tinti di verde; un cerchietto con delle
piccole corna finte completava l'opera.
Ataru Moroboshi aiutò
a scendere dalla sella la sua passeggera, la più bella fra
tutte le copie di Lamù che quella comitiva si portava dietro.
“ Conquistiamo
tutto il Giappone!”
“ Corriamo sopra
la morte!”
“ Santo io sono
fra terra e cielo!”
Queste erano alcune
delle frasi che ornavano la bianca tuta che il giovane indossava, ma
orrore faceva una svastica nazista sulla bandana attorcigliata al
collo di Ataru.
“ C-Caro?!?”
chiamò la signora Moroboshi, osservando dalla finestra la
folla radunatasi “ Dei mototeppisti Nazisti...”
L'uomo affondò
nel giornale del giorno, tremando come una foglia, scivolando
lentamente sotto al basso tavolo con i rimasugli della cena appena
consumata.
Ataru alzò un
braccio ed i motociclisti tutti ruotarono le manopole del gas, un
boato tremendo riempì il cielo ormai scuro della sera.
Quando tornò il
silenzio guardò verso la finestra di camera sua, illuminata;
dietro le tende si vedevano le sagome di due persone...
“ LAMU'!!!”
gridò Ataru con quanta voce aveva in corpo, mentre avvinghiava
con le braccia la bella ragazza vestita come la principessa degli
Oni.
“ GUARDA, LAMU',
NON HO BISOGNO DI TE, POSSO AVERE CHI VOGLIO!!!” e schioccò
un bacio sulla guancia della riluttante ragazza.
Dietro alle tende non
si mosse nulla, eppure Shutaro tremava come una foglia osservando
l'immobile, bellissima Lamù...
“ Ma tu guarda
che pezzo di...” ringhiò il giovane pilota, nome in
codice Anubis 1°, davanti al grande schermo che mostrava le
immagini di quella gran triste scena; l'audio era possibile udirlo
grazie ai microfoni che gli uomini in nero avevano disseminato in
tutto il quartiere di Tomobiki, durante il 'preparativo'...
Ciò era stato
operato come misura di controllo, parte integrante del piano per
condurre sulla retta via Ataru e salvare Tomobiki dalle ire del padre
di Lamù.
“ Rimani
tranquillo!” ordinò il signor Mendo “ Questa è
solo una provocazione...Ataru dev'essere così disperato da non
saper più come fare per scatenare le ire della sua Lamù!”
commentò massaggiandosi il mento.
“ SE ANDRA'
AVANTI DI QUESTO PASSO LA DEMONE MANDERA' ALL'ARIA TUTTO, PUR DI
FULMINARE QUELL'IDIOTA!” sbraitò l'anziano comandante,
poi volgendosi verso il giovane pilota ordinò: “ ANUBIS
1°, SI PREPARI NELLA CABINA DI UN HARRIER, SE ATARU ESAGERERA'
CON QUESTA FARSA DOVRA' FARE PIAZZA PULITA DI QUELLA FECCIA, FACENDO
CADERE SULLE LORO ZUCCHE VUOTE UNA PIOGGIA DI PIOMBO ROVENTE!!!”
Il giovane pilota già
si stava portando in posizione quando il signor Mendo diede
contrordine:
“ Non si faccia
prendere dall'ira ed osserviamo, chè si prospetta
interessante.”
“ Maledizione!”
pensò Shutaro Mendo, con gli occhi fissi sull'impassibile
Aliena: “ quel dannato aggeggio per il controllo emotivo
funziona davvero...mi chiedo però fino a che punto sia in
grado di soffocare le emozioni!”
Gli occhi verdemare
della bella Oni erano fissi su Ataru, oltre le tende, giù in
strada.
“ ALLORA LAMU'
??? NON PUOI COMPETERE NEMMENO TU CON UNA BELLEZZA SIMILE!!!”
Sbraitò fuori di se il giovane Moroboshi, irato per
l'immobilità di quella finestra.
Intorno a lui i
mototeppisti bevevano birra con le ragazze ed ignoravano la
particolare contesa che quello squilibrato pareva avere con la
dannata finestra...a loro bastava la pecunia.
Improvvisamente la
finestra si spalancò e Lamù fece la sua comparsa,
fluttuando leggiadra fino al suolo, posandosi esattamente di fronte
ad Ataru.
Shutaro stringeva fra i
denti tutte e dieci le dita delle sue mani, sudando freddo.
L'anziano generale
stava urlando in un comunicatore alla flotta del pacifico di lanciare
un missile balistico, armato con una testata nucleare, sulle
coordinate di casa Moroboshi; il padre di Mendo aiutato da Anubis 1°
cercava in tutti i modi di sottrarre il comunicatore dalla disperata
presa del militare.
Ataru si portò
alle spalle della ragazza simil Lamù che stava abbracciando un
attimo prima, spaventato eppure felice all'idea di venir fulminato
dalla demone una volta ancora.
Tutti i motociclisti e
le ragazze vestite come la Oni, bellissima, si bloccarono.
I mozziconi delle
sigarette caddero dalle loro bocche...
Passò un alito
di vento, a sollevare delle cartacce.
“ Cosa significa
tutto questo, Shutaro?” domandò Lamù, con l'aria
dell'innocenza più pura.
Un liquido giallo e
dall'odore pungente andava allargandosi sul pavimento, sotto ai piedi
di Shutaro Mendo, dentro la stanza.
Dopo tutta l'agitazione
sopportata in precedenza quelle parole sciolsero ogni sua resistenza
ed il ragazzo crollò al suolo, nella pozza maleodorante.
Scostando la ragazza
usata come scudo, Ataru abbozzò qualcosa ma un motociclista lo
stese con un colpo di mazza da baseball sulla nuca; Lamù restò
impassibile.
“ T-Tu sei quella
vera!!!” disse l'uomo, col respiro spezzato dall'emozione,
indicando Lamù.
Un suo compare lo stese
a sua volta con un gran cazzotto al ventre:
“ COME OSI DARE
DEL TU ALLA DIVINA LAMU'???” urlò tutto eccitato il
massiccio ragazzone, inginocchiandosi di fronte alla Oni oggetto di
contemplazione.
Ataru restò
privo di sensi a lungo, mentre i mototeppisti si fecero fotografare
in compagnia della bella Aliena.
Scattarono anche una
polaroid del gruppo di ragazze con al centro l'originale...ciò
scatenò una violenta rissa per il possesso di tale fotografia.
Quando Ataru riprese i
sensi il gruppo stava consumando le terribili pietanze che Lamù,
entusiasta di quella compagnia, aveva offerto loro e benchè
fossero terribilmente piccanti,i giovani facevano a gara per
accapparasi più bocconi possibli!
“ Traditori
maledetti!!” commentò dolorante Ataru “ ...avevate
promesso di aiutarmi nel mio piano, ed invece...”
“ TACI STUPIDO!”
Urlò il capo della banda, con le labbra gonfie e rossissime
per le troppe spezie : “ NON CI AVEVI DETTO CHE AVREMMO DOVUTO
TIRARE BRUTTI SCHERZI ALLA VERA LAMU'!!!”
“ CREDEVO CHE
DOPO AVERVI DATO I MIEI SOLDI...FOSSIMO DIVENTATI AMICI! E GLI AMICI
SI AIUTANO SEMPRE!!!” Gridò Ataru, prendendo l'uomo per
il bavero; il teppista, ben incline a lotte corpo a corpo ribaltò
la posizione e strappò la bandana simbolo della banda dal
collo del ragazzo.
“ TACI STUPIDO!”
intimò con forza ad Ataru, riverso nuovamente al suolo : “
MI TERRO' IL DENARO, MA L'AMICIZIA NON SI COMPRA!”
Detto ciò radunò
i suoi uomini, le ragazze e diede ordine di ritirarsi, montando sui
grossi mezzi a due ruote.
Alcuni teppisti si
rifiutarono di lasciare la compagnia della Oni , vennero presi al
lazo dai compagni e trascinati via rovinandosi sul ruvido asfalto
dalla colonna di motociclette.
“ Tutta gente
simpatica!” commentò Lamù, mentre sventolava le
braccia in segno di saluto.
La colonna di fanalini
rossi scomparve all'orizzonte ed il silenzio si impadronì
della notte.
“ L-Lamù...”
singhiozzò Ataru, allungando un braccio in direzione
dell'amata.
Lei, ignorandolo, già
era in volo verso la finestra, rivolgendosi all'interno:
“ Tesoruccio! Sei
stato molto scortese a non scendere e fare festa con quei bravi
ragazzi!”
Shutaro aveva appena
finito di ripulire tutto quando Lamù entrò nella stanza
e poggiò i piedi al suolo.
“ Metti questo
fra i denti!” disse lei al ragazzo con un sorriso, porgendogli
un pupazzetto, raccolto sulla scrivania della stanza.
Shutaro senza ben
comprendere obbedì e serrò nel morso l'oggetto.
Lamù fece
scivolare dolcemente le sue mani sul petto del ragazzo, che trattenne
il respiro...
La luce della stanza
virò dal giallo delle lampade al blu elettrico dei fulmini.
“ TESORUCCIO TI
ODIOOOOOOOOOHHHH!!!” gridava la Oni, sfogando tutta la rabbia
repressa sul povero Shutaro Mendo.
Quand'ebbe finito e
l'ira placato, il povero rampollo cadde riverso al suolo, gemendo:
“...c-chi me lo
ha...fatto fare...?” si domandò il miserabile,
abbrustolito a puntino.
La bella demone,
chinandosi, lo carezzò sulla testa:
“ Scusami, ma non
ce la facevo più...” disse , ed andò a chiudersi
nell'armadio, suo giaciglio per la notte.
A Shutaro quel tocco e
quelle parole bastarono per ripagarlo di tutto.
Ataru sentì la
baruffa, ma non capì.
Salì in sella
alla moto e con un filo di gas vagò ramingo per le vie del
quartiere...il faro serpeggiava sull'asfalto come una lucciola
sperduta in una giungla d'asfalto.
Tornò alla
dimora Mendo perchè non sapeva dove altro andare.
Parcheggiata la
motocicletta davanti all'entrata, s'accorse di una figura
nell'oscurità; un ragazzo con un giubbotto di pelle gli si
avvicinò, lo prese per un braccio ed ignorando le proteste di
Ataru lo trascinò a forza fino al primo, grande laghetto della
tenuta.
Fermatosi sul bordo, il
forte ragazzo scaraventò nell'acqua il fellone.
Quando Ataru riemerse
si trovò al cospetto del signor Mendo.
L'uomo aveva una faccia
tesa e taceva, con le braccia conserte.
Ataru uscì
dall'acqua e rimase immobile di fronte a 'suo padre'; passarono
alcuni minuti di assoluto silenzio...
“ Io...”
cominciò Ataru, imbarazzato dalla situazione.
“ Taci!”
rispose l'uomo: “ Ora vieni dentro che facciamo i conti,
'figliuolo'!”
Ad Ataru non sfuggì
l'accidia nella parola 'Figliuolo'...ed al seguito del padre si avviò
nella grande dimora.
A
casa Moroboshi regnava la quiete; solo Shutaro, con gli occhi
spalancati nel buio, giaceva prono assorto in mille pensieri senza
concedersi a Morfeo.
La
convivenza con la famiglia Moroboshi non lo preoccupava, dopotutto il
cibo era comestibile e la vicinanza con Lamù sopperiva
perfettamente alla lontanaza dall' usuale lusso...il suo timore
nasceva dalla considerazione del fatto che, un domani nemmeno troppo
lontano, avrebbe dovuto separarsi dalla bella Oni.
Nel
frattempo, però, quanto si sarebbe affezionato a quella dolce
creatura?
Sicuramente
tanto, da soffrirne parecchio al momento della naturale divisione.
Si
mise di lato e si sforzò di prendere sonno; il duro pavimento
in legno sulla quale era adagiato il sottile futon non era certo il
riposo a cui era abituato!
Ataru
seguiva col capo chino e la cresta bionda, ballonzolante, la schiena
ritta e fiera del signor Mendo - alias suo padre dal risveglio (
traumatico ) di quella mattina.
I
due procedevano spediti lungo corridoi e scale sotterranee che si
addentravano sempre più nelle viscere della tenuta Mendo; il
ragazzo si chiedeva cosa si celasse dietro quelle innumerevoli porte,
disposte ordinatamente lungo le spoglie pareti di quei condotti.
"...
cosa si suppone dovrei fare, ora?? " pensò fra se il
signor Mendo, mentre senza una meta definita scorreva i lunghi
passaggi dei sotterranei della sua dimora.
Buttando
uno sguardo alle porte constatò che gli uomini in nero erano
ancora tutti a riposo nei loro alloggi, fino all'indomani nessuno di
loro sarebbe tornato in serivizio.
Si
pettinò ad ogni passo i baffetti neri, lisciandoli con
l'indice ed il pollice della mano sinistra : " ...i polpi..."
pensò "...oggi non hanno ancora mangiato. "
Il
passo si fece più spedito.
I
due scesero ancora un paio di rampe di scale ed immettendosi su un
nuovo, lungo e buio corridoio, Ataru notò un'unica porta
piantonata da due militari in divisa.
Le
guardie ostentavano un grosso AK47 a testa, un' arma più
adatta ad un campo di guerra che alla dimora di un riccone; sulla
porta in legno, dotata di fessura d'ispezione, capeggiava la scritta
' videosorveglianza-centro di registrazione'.
Passando
davanti ai soldati, impegnati nel saluto militare rivolto ai due, al
ragazzo tornarono in mente le parole del misterioso individuo della
torre dell'orologio; si ripromise che più tardi avrebbe
certamente fatto luce sul buio che occupava i ricordi della sera
della festa di compleanno.
Una
porta scorrevole si spalancò su una sala molto ampia.
I
due si trovarono al cospetto di una piscina dall'acqua ferma; su un
piedistallo di marmo vi era adagiato un barattolo, il signor Mendo lo
indicò allungano un braccio e puntandolo con l'indice.
"
Hai scordato di dare il cibo ai polpi. " disse con tono
asciutto; tuttavia la voce, in quella grande stanza sgombra, ad Ataru
parve tonante.
Il
ragazzo obbedì, impungò il baratto e ne svitò il
tappo.
Senza
tante cerimonie prese una manciata di quella roba maleodorante e la
buttò sulla superficie piatta e ferma dell'acqua.
Nonostante
la luce fioca data da poche e lontane lampade al neon, Ataru notò
che i polpi se ne stavano sul fondo e lo fissavano con sguardi
incerti e preoccupati; nessuno degli intelligenti animali osava
muovere un solo tentacolo nella sua direzione, od in quella del cibo.
"
Abbine miglior cura, di questo passo non ti resteranno altri amici
che loro..." si limitò a consigliare il signor Mendo,
prima di abbandonare la stanza.
Ataru
restò immobile a lungo e lo stesso fecero i polpi, poi posò
il barattolo e si incamminò sulla via del ritorno alla parte
superiore dell'abitazione.
Passando
davanti alla porta della videosorveglianza i soldati rifiutarono di
conderegli il saluto militare; l'aria era tesa ed Ataru non faticò
a notare un certo nervosismo...armandosi delle migliori gentilezze,
chiese ai militari il permesso di 'curiosare' un poco dentro la
stanza.
"
Accesso negato " rispose uno dei due.
Il
ragazzo tentò, con parole di miele, di persuadere le rigide
guardie ma quella sul lato sinistro della porta assestò un
violento colpo alla nuca del ragazzo col calcio ligneo del pesante
fucile.
Ataru
cadde sulle ginocchia, reggendosi la testa dolorante con entrambe le
mani.
"
AAAhhh!!!" esclamò " ...fa un male boia ma che
diav..."
Il
secondo militare abbassò l'arma e la puntò senza troppi
convenevoli sulla fronte del ragazzo, ancora adorno dei vestiti e
della cresta da mototeppista.
"
Lo Shutaro Mendo che noi rispettiamo e per il quale prestiamo i
nostri servigi non è certo la larva che sto osservando ora.
Guardarti mi da il voltastomaco, sparisci prima che mi venga voglia
di far sbocciare un bel fiore rosso sulla tua zucca avariata ".
Gli
occhi gelidi e spietati del militare scatenarono la paura in
Ataru...i suoi denti cominciarono a frangere rumorosamente; il
soldato che lo colpì alla nuca appoggiò il piede sulla
sua schiena e con violenza lo spinse pancia a terra:
"
Striscia, Larva!" ridacchiò.
Voltandosi
con crescente terrore Ataru incrociò gli occhi con quelli,
simili a vampe infuocate, dell'aggressore.
Corse
a perdifiato lungo i corridoi e salendo scale, con le lacrime sulle
guance.
Attraversò
il grande salone principale della casa, vuoto e buio; solo l'ansimare
tagliava il pesante silenzio.
Nei
grandi corridoi non riuscì a trovare la sua stanza, od a
ricordare dove fosse...si abbandonò in lacrime contro una
parete, affondando il volto nelle mani : " Mi odiano...tutti, mi
odiano...!" sussurrò gemendo di dolore.
Nella
parete, improvvisamente, si aprì una porta; il ragazzo che
fino a quel momento poggiava saldamente con la schiena, reggendosi,
contro il sostegno si trovò a gambe all'aria e ruzzolò
nella nuova apertura...un attimo dopo l'uscio si richiuse,
inghiottendo Ataru.
Vista dall'esterno, la
splendida residenza Mendo pareva un enorme, candida creatura
marmorea, abbandonata al sonno dei giusti su una lussureggiante
collina verde.
Una leggera pioggia
primaverile ruppe l'immobilità dell'aria; lo scrosciare delle
gocce sulle foglie della vegetazione diffuse un suono piacevole,
quasi un fremito d'ali di eleganti uccelli.
All'interno dei lunghi
corridoi sotterranei della dimora, assonnate guardie eseguivano con
regolarità abitudinaria le loro ronde.
I passi risuonavano
come il battito ritmato di un cuore.
La sala di controllo
sotterranea era immersa in un brusio leggero di computer accesi e
lampade; pochi soldati ed alcuni operatori svolgevano i compiti di
routine notturni.
“ Sono le 4 del
mattino in questo istante, abbiamo perso il contatto col soggetto già
da alcune ore, oramai... eppure il rilevatore segnala che Ataru
Moroboshi si trova ancora all'interno di questa tenuta...”
L'addetto alla
posizione del turno di notte si voltò verso il signor Mendo,
che sedeva al suo fianco: la testa abbandonata su una spalla ed un
filo di bava ad un angolo della bocca.
“ ...dorme...”
commentò con un sorriso “ beh, finchè non
succede nulla, lasciamolo dormire!” pensò fra se e se la
guardia, tornando a posare lo sguardo sulla lucetta rossa che
indicava il soggetto, immobile sopra la porzione di mappa
rappresentata.
Passi, lenti e
cadenzati.
Un soldato di ronda
passò davanti alla porta della sala di videosorveglianza, fece
un cenno ai due commilitoni di piantone al prezioso ufficio e riprese
la camminata.
“ Dev'essere uno
nuovo “ sussurrò una delle guardie “ porta la
divisa come una recluta ed invece di imbracciare l'AK fa la ronda con
una pistola...”
“ Sicuramente è
così, però è strano...non è un poco
avanti la stagione per usare ancora il passamontagna calato sul
viso?” domandò l'altro, sospettoso.
“ Bah!”
sbottò il militare, grattandosi la nuca “ qui sotto è
sempre frescolino in tutte le stagioni, glielo avrà
consigliato la mamma oppure è uno che viene dal sud, comunque,
fa parte dell'equipaggiamento standard...AHAHAH!!” concluse con
una risata.
Alla fine del lungo
corridoio il soldato di ronda girò l'angolo e sparì
dallo sguardo attento dei due, sicuro di non essere visto studiò
attentamente la disposizione delle videocamere - solo una in questo
tratto ed ancora lontana - e con un rapido gesto si levò il
caldo copricapo: Ataru Moroboshi si asciugò il sudore dal viso
ed appiattendosi contro la parete scivolò sotto la
videocamera, passando nel suo angolo buio.
“ Quei maledetti
non si schiodano da li...e nella porta non c'è nessuna
apertura per chiavi o simili, ne tastiere per codici segreti...si
apre solo dall'interno. “ ragionò fra se, mentre
studiava il da farsi.
Il signor Mendo si
svegliò di colpo dal sonno; come se non si fosse mai sopito
osservò la posizione di Ataru, immobile sullo schermo.
“ Non mi
convince.” commentò, facendo sobbalzare l'addetto che
non si era accorto del risveglio: “ ...se non sbaglio quella
stanza è una delle armerie segrete della tenuta. Mi chiedo
come vi abbia avuto accesso visto che sono perfettamente
occultate...”
“ Non ha tutti i
torti!” osservò l'addetto, ad alta voce “ ...anche
se vi fosse penetrato fortuitamente dovrebbe almeno aver tentato di
uscirne visto che oltre ad armi e divise in quella stanza non c'è
nulla.” concluse.
“ Mandiamo
qualcuno a controllare, è meglio.” ordinò il
signor Mendo “ le guardie di piantone alla
videosorveglianza hanno riferito dell'interessamento da parte del
soggetto proprio per quella sala...”
Altri passi.
Davanti alle due basite
guardie passò il soldato Johnny Sasaki, fece un cenno ai due (
impietriti ) e si avviò.
“ HEI!!”
gridò improvvisamente una delle due guardie: “ La ronda
è appena passata, hai sbagliato il turno, idiota!”
Johnny Sasaki osservò
il collega stranito, s'accese una sigaretta ed appoggiò il
fucile col calcio al suolo e la canna contro la bianca parete: “
...dì un po, Mekaru, hai voglia di scherzare? Sono le 4
passate da poco, è il mio turno questo.”
La seconda guardia
aveva già contattato la base: “ l-l'addetto alla ronda
precedente è già sotto le coperte, dicono inoltre
che...Lui...si è liberato degli indumenti ed anche del
segnalatore di posizione, circola liberamente nella residenza!”
“ Dannazione!
Allora quello di prima era ... Lui? “
Mekaru imbracciò
l'AK e lasciò la posizione a Sasaki : “...ma non
facciamo scattare l'allarme? Voglio dire, se il soggetto sta
circolando liberamente nei sotterranei dovremmo quantomeno...”
protestò quest'ultimo, ma Mekaru lo zittì
immediatamente: “ E' solo uno sciocco e codardo civile, io sono
un soldato; me la sbrigo io questa faccenda e senza buttare giù
dalle brande il resto dell'esercito OK???”
Rapido avvicinarsi di
passi; Ataru s'affrettò ad allontanarsi dalla posizione
scorrendo alcuni corridoi, orientandosi di modo da non allontanarsi
troppo dal suo obbiettivo; la sala della videosorveglianza.
Ancora non sapeva come
ci sarebbe entrato ma, per ora, il rumore nervoso dei tacchi di
stivali militari in rapido avvicinamento lo distolse dal pensiero.
Prima di svoltare un
angolo, immettendosi su un nuovo corridoio, depositò al suolo
una rivista aperta e ben in vista, lontana però dal campo
visivo di una telecamera.
“ UH?!”
esclamò Mekaru, al quale non era sfuggito il movimento
sospetto in fondo al lungo corridoio “ ... laggiù!”
Correndo s'avvicinò
all'oggetto al suolo, rallentò bruscamente alcuni metri prima
di raggiungerlo ( possibile mina ).
Un interrogativo gli
passò per la testa “ che ci fa una rivista porno qui??
Dev'essere uno scherzo...”
Con circospezione
ridusse la distanza, chinandosi per controllare meglio...
“ Eh, guarda
questa, si che è snodata!!” S'abbassò per voltare
pagina quando qualcosa lo punse alla spalla; istintivamente sollevò
il fucile e lo puntò verso l'angolo dove il corridoio si
congiungeva ad un altro: un'ombra scivolò veloce, si guardò
la spalla e vide conficcato un piccolo dardo.
“ Merda!”
esclamò togliendoselo e con uno scatto svoltò,
immettendosi su un nuovo corridoio.
Ataru lo attendeva
appena dietro all'angolo: con un rapidissimo gesto lo disarmò
gettando al suolo il pesante fucile.
Mekaru lo agguantò
saldamente ma le forze lo abbandonarono, la vista si fece fosca ed il
respiro lento...cadde al suolo sprofondando in un pesante sonno.
Mentre il giovane
trascinava il corpo privo di sensi del soldato verso un punto dove
desse meno nell'occhio, la radio prese a fare chiasso: “
Mekaru, Mekaru...qui Sasaki, tutto bene? Attendo notizie “.
“ Nessuna
risposta, molto male!” disse Sasaki alla guardia al suo fianco
“ faccio un nuovo tentativo, se tutto tace io faccio scattare
l'allarme e vado a cercare Mekaru, tu dovresti correre alla centrale
operativa e fare rapporto.”
“ Lasciando
sguarnita la porta della videosorveglianza? Gli ordini di...”
protestò la guardia, ma Johnny sapeva il fatto suo e
soprattutto era più alto in grado.
“ Questa porta si
apre solo dall'interno ed è di una lega imperforabile...come
pensi che uno con una pistola a tranquillanti possa aprirla??”
Pochi secondi poi un
nuovo appello; per un istante Ataru pensò di rispondere e
simulare la voce dell'uomo, ma prima che potesse intraprendere
qualsiasi azione le luci si spensero di colpo, sostituite da alcune
lampade rosse, mentre una lunga sirena squarciò il silenzio.
“ L'allarme!”
disse ad alta voce, puntò la sua pistola a tranquillanti verso
una telecamera e fece fuoco, danneggiandola. “ Tanto vale
rischiare il tutto per tutto!”
Dagli altoparlanti si
diffuse il messaggio della presenza di un intruso e parecchie guardie
cominciarono a disperdersi lungo i corridoi, alla ricerca dell'uomo
col passamontagna armato di pistola ( secondo la descrizione ); non
si fece il nome ne di Shutaro Mendo ne tanto meno di Ataru Moroboshi
e questo convinse il giovane che c'era ancora una possibilità.
“ Aprire,
ispezione!” gridavano i soldati bussando alle porte,
prontamente aperte: un rapido controllo e poi via verso il prossimo
corridoio.
Ataru aveva abbandonato
la pistola a tranquillanti in pungo a Mekaru e, calatogli il
passamontagna sulla testa, rimase in attesa dei soldati.
Con del trucco per
mimetismo si dipinse il volto in modo da cammuffarsi; la cosa
funzionò alla perfezione ed i primi soldati accorsi presero in
consegna 'l'intruso', lasciando Ataru libero di muoversi verso il suo
obbiettivo: “ Meglio controllare che non avesse un complice!”
disse all'indirizzo dei soldati, che annuirono.
L'allarme scatenò
il parapiglia anche nel centro di comando sotterraneo.
L'anziano Generale
arrivò ansimando: “ ECCOMI SIGNORE, NIENTE DI CUI I MIEI
UOMINI NON POSSANO OCCUPARSI!!”
“ Per carità
non urli, ho già un' emicrania tremenda!” si lamentò
il signor Mendo “...ma non sottovaluti Ataru Moroboshi, quel
ragazzo è inarrestabile quando si prefigge un obbiettivo...ha
già dato prova più volte di sviluppare un'immediata
capacità in caso di necessità: non si ferma davanti a
niente, pilota elicotteri, guida motocross, corre più di un
ghepardo ed usa tecniche ninja avanzate...”.
“ M-MA I MIEI
SONO SOLDATI DI PRIMA CATEGORIA, ADDESTRATI ALLA GUERRA,
INVINCIBILI!”
“ Aprire,
ispezione!” Gridò Ataru dopo aver dato un colpo alla
porta metallica della videosorveglianza imitando perfettamente nel
tono l'ordine dei soldati, felice che nel trambusto le guardie di
piantone si fossero allontanate.
L'Addetto, conoscendo
le procedure, fece scattare la pesante serratura blindata ed abbassò
la maniglia; nello stesso istante la pesante porta spalancandosi lo
colpì con violenza, mandandolo al tappeto.
Rimettendosi in piedi
nel minor tempo possibile, infuriato coi modi bruschi del soldato,
l'addetto alla videosorveglianza constatò ( dolorosamente )
che il ragazzo che gli puntava in viso il grosso AK 47 ed aveva già
richiuso la porta altri non era se non Ataru Moroboshi ( molte volte
l'aveva visto nelle riprese del sistema ).
“ Merda!”
si limitò a dire.
Mekaru dormiva beato,
liberato dal passamontagna ed adagiato su una sedia nell'ufficio di
ronda.
I suoi commilitoni lo
osservavano stupiti ed increduli, Johnny Sasaki intuì che il
novellino di cui avevano fatto rapporto, colui che aveva preso
l'intruso, altri non poteva essere se non il vero intruso, ovvero
Ataru Moroboshi.
“ Merda!”
commentò.
L'anziano Generale
riagganciò il ricevitore della linea d'urgenza; il moccio che
colava da una narice e le labbra con gli angoli all'ingiù
tradirono con chiarezza il suo stato d'animo e la natura della
chiamata:
“ La frittata è
fatta, giusto? “ disse il signor Mendo, assestando una pacca
sulla spalla del militare.
“ M-MA I MIEI
SOLDATI...”
“ Mandate subito
il Gorinjardiniere a tentare di arrestare l'energia elettrica!”
ordinò il signor Mendo “ ed inviate Jack nella stanza di
videosorveglianza, è l'unico in grado si svolgere una missione
d'infiltrazione così complessa nel minor tempo
possibile...fornitegli la mappa dei condotti d'aerazione dei
sotterranei e dotatelo di idoneo equipaggiamento: siamo stati messi
nel sacco da un bamboccio, signori, vediamo almeno di non aggravare
la situazione. Ataru NON deve vedere quelle registrazioni od il
nostro piano crollerà...non dimentichiamo che Shutaro CREDE,
in tutti noi...”
ShutaroMendo, incapace di prendere sonno, studiava
con attenzione l’arma con cui aveva assorbito la maggior parte dei sentimenti
che l’aliena provava verso lo sciocco terrestre suo coetaneo.
Fissare le lucide superfici metalliche lo
fece scivolare nei ricordi...
Appena dopo il fattaccio accaduto la sera
del compleannoe la fuga dalla
tenutaMendo, Lamù era volata a bordo della sua navicella ed
era pronta a schizzare nello spazio infinito ( dimenticando Ten sulla terra ),
quando Shutarogli impedì la partenza piazzandosi di fronte
all’Ufo con il suo Harrier , il bellissimo caccia a
decollo verticale in grado si stazionare immobile sospeso nell’aria.
Ripensare agli eventi di quella sera lo
turbò e sentì un brivido gelato corrergli giù per la schiena; rigirò l' arma
simile ad un revolver di grosso calibro ed osservò attentamente il liquido
contenuto nella boccetta collocata al posto del tamburo.
La ripose nel cassetto della piccola
scrivania e sospirò, guardando oltre la finestra la navicella dove Lamù
probabilmente dormiva.
Ripassò mentalmente le parole che aveva
detto alla bella aliena, mentre con rapide virate del suo Harrier
gli bloccava la via e lei minacciava di abbatterlo.
“ E’ stato un gesto inconsulto!!” Aveva
sbraitato dalla cabina aperta del suo aviogetto “ Ataru
non voleva sicuramente colpirti, era ubriaco, Lamù!!” Gridò ancora con più
convinzione.
“ Non sono affari tuoi!” Aveva urlato in
risposta l’aliena, dopo aver fermato l'ufo apparendo da un'apertura nella
fiancata,con le lacrime che rotolavano giù dalle guance “ Ho capito che non mi
farò mai largo nel cuore di un simile individuo e me ne voglio andare! E’ come
ha detto lui, sono solo un fastidio, un impiccio, un problema!!!” Esclamò poi coprendosi la guancia destra,lievemente gonfia e tumefatta, con la mano.
“ NO!!” tuonò allora Shutaro
“ Non puoi, non puoi buttare via tutto solo per una sfuriata, ne avete passate
tante e passerà anche questa!! Ataru capirà il suo
errore e ti chiederà scu…” si fermò, pensando che
scusa, Ataru, non l’avrebbe mai chiesto in nessun
caso, stupido ed orgoglioso com’era.
“ Lasciami passare…”
sussurò Lamùfra i singhiozzi, nascondendo il viso nelle mani.
“ No.” Rispose asciutto Shutaro.
“ Ti prego, Shu…lasciami
andare via, ti prego…” continuò lei, con una
disperazione tale nella voce e nei sussulti dell’addomeche a Shutaro si
sciolse il cuore e gli salirono le lacrime agli occhi.
“ No…”
bisbigliò allora lui, col respiro spezzato.
“ …p-perché…Perché?
PERCHE’!!!” Gridò in preda all’ira la bella Oni,
stringendosi grosse ciocche di capelli nei pugni chiusi.
“ Perché non voglio, perché non potrei
svegliarmi domani sapendo che non ti rivedrei mai più!! Perché anche se non sei
mia io ti amo!” Riuscì a dire Shutaro, con la voce
che passava a fatica dalla gola a causa del magone.
Lamù lo guardò fisso tenendo il fiato, i
suoi occhi erano stupiti per la dichiarazione improvvisa, ma ne felici ne
increduli. Scese nel suo ufo e riapparve dopo poco impugnando un grosso
revolver. Raggiunse volando l’abitacolo di Shu e si
strappò un capello, infilandolo nell’impugnatura dell’arma.
“ Questa risucchia i sentimenti “ disse
lei meccanicamente, puntandogli addosso l’arma “…assorbirò
ciò che provi per me, così non dovrai soffrire a causa mia…mi
spiace tanto, ShutaroMendo,
grazie di tutto.”
Stava per premere il grilletto, Lamù, ma Shutaro scostò l’arma dal suo corpo mentre un idea gli
balenava in testa.
Dimora Mendo,
stanza dei sotterranei adibita a sala delle interrogazioni.
AtaruMoroboshi stava seduto su una seggiola.
Le quattro pareti bianche attorno a lui
sembravano roteare leggermente, mentre con una fitta dolorosa riprendeva
coscienza di se.
Una porta si Aprì ed il signor Mendo entrò, accomodandosi su una seggiola posta in fronte
a lui.
Ataru non era riuscito nel suo intento di vedere il filmato che avrebbe
fatto luce ( a quanto detto dal
misterioso individuo della torre della scuola ) sul mistero dello scambio; proprio mentre l'addetto alla
videosorveglianza stava scorrendo la fila di videocassette in cerca di quella
giusta la luce era mancata, tutta l'apparecchiatura si era spenta e da una
botola nel soffitto qualcuno era piombato giù, colpendolo alla nuca con forza
tale da fargli perdere i sensi.
Però, durante il lungo buio dello svenimento
aveva ricordato ogni cosa, anzi, più corretto sarebbe dire che l'aveva
'rivissuta' come spettatore esterno,
come una sorta di avvoltoio appollaiato su un alto ramo: la festa di compleanno
organizzata da Shu nella sua dimora, il suo arrivo
con Lamù al seguito, tutti i compagni invitati...poi s'era allontanato in cerca
del bagno ed invece era finito nella cantina, zeppa di bottiglie di sakè molto
preziose.
Di li a scolarsene
un paio era stato un attimo, come un attimo aveva impiegato a mettersi a fare
il cretino - come suo solito - con le ragazze presenti.
Shinobu, Benten, Sakura e la sorella di Mendo, le compagne di classe...poi come al solito erano
cominciate le sfuriate di Lamù, spalleggiata da quel damerino di ShutaroMendo.
Ma la faccenda aveva preso una brutta
piega, Lamù urlava coi canini bene in mostra ed Ataru
ribatteva alzando di più la voce, finchè la Oni non pensò bene di fulminarlo seduta stante ed il
ragazzo rimase tramortito dalla violenza della scarica, così cominciò ad accusare
Lamù con rabbia, con foga inaudita di essere una violenta, una pazza, un mostro
venuto dallo spazio solo per rendere la sua già orribile vita un vero inferno. Fracassò al
suolo la bottiglia mezza vuota di sakè e rovesciò il tavolo colmo di dolci,
creando sgomento fra i presenti. Fu allora che Shutaro,
da buon padrone di casa, intervenne ed Ataru iniziò
una feroce discussione anche col coetaneo, accusandolo di essere null'altro che
un figlio di papà, una bella confezione vuota, un burattino, un lecchino, uno
che senza la fortuna di nascere sotto una buona stella e con un cognome
importante non sarebbe mai diventato nessuno. Gli urlò che era facile giudicare
dall'alto della sua classe sociale, gli urlò che gli faceva schifo, come gli
faceva schifo quella festa; come gli faceva schifo la sua stessa esistenza.
Lamù piangendo cercò di abbracciare il
suo amato alle spalle per placare quelle
escandescenze orribili...ma Ataru, voltandosi
nervosamente per allontanarla, la colpì in pieno viso col palmo della mano.
Cadde il silenzio su tutti i presenti,
rotto solo dai respiri affannosi dell'ubriaco, che barcollando non sapeva se
aiutare Lamù a rialzarsi o scappare via. Shutaro lo
osservava straniato, come il resto degli invitati...fu Ataru
a prendere il coraggio di parlare, ma solo per aggiungere male al male.
" Non credere..." ringhiò
all'amata " non credere che io non sappia che tu stai al mio fianco solo
per complicarmi la vita, per vendicarti di averti sconfitta quel giorno di
quattro anni fa. Altro che amore, altro che tesoruccio..." singhiozzò
rumorosamente "...io ti odio, Lamù, ti odio perchè
ogni giorno cerchi di ingannarmi, di illudermi col tuo amore, solo per ferirmi
di più quando te ne andrai, solo per vedermi disperato e sentirti
appagata!!" Shutaro sguainò la katana, reso
folle da quelle terribili parole e la puntò all'addome di Ataru.
" Fallo, maledetto!" urlò fuori
di se Ataru "...credi che abbia paura? Sarebbe
sorte migliore di quella che mi spetta ora!"
Lamù si, la bella acconciatura era
sciolta ed i capelli gli ricadevano sulle spalle, celandogli parte del viso.
" Tu non sei che un male, non sei
che un peso e lo sei sempre stata!!" gli urlò Ataru.
Shutarò gridò " BASTA!!!" con gli occhi rossi di lacrime.
" Addio, tesoruccio adorato...come
hai detto tu, non volevo che vendetta, sono sempre stata solo un peso? Bene,
sono contenta...ma ora basta, basta così."
Si avviò con passo rapido verso l'uscita,
mentre gli ospiti con occhi bassi cominciavano la lunga e silenziosa
processione per abbandonare la 'festa', lanciando furtive occhiate ad Ataru, ora inginocchiato al suolo.
Shutaro guardò con interesse il collo di Ataru
stringendo saldamente l'impugnatura dell'affilata spada, poi scaraventò l'arma
lontano conun grido e corse dietro a Lamù.
' E' stata lei ' pensò cupo Ataru ' a fare lo scambio. Dopo aver ricordato ne ho la certezza. Ha preso Shutaro con se...come biasimarla? Sarà un figlio di papà ma
è educato e gentile, ha tutte le qualità che mancano a me. Con lui sarà felice,
a me basterà prendere il posto di Shutaro ed amarla
da lontano come faceva lui. Direi che lo scambio è perfetto...ha voluto
regalarmi la vita che non avrei mai avuto, una vita di agi e ricchezza...e di
solitudine. Sta bene così...'
Sollevò nuovamente gli occhi in quelli
severi del signor Mendo, ma ancora non riuscì a
sostenere lo sguardo.
Gli venne un forte impulso di
abbandonarsi ad un pianto disperato ma riuscì a trattenersi con una promessa:
'No!' pensò 'non rinuncio così! Gli
dimostrerò che posso essere meglio dell'uomo con cui mi ha sostituito, gli
dimostrerò che nessuno l'amerà mai come l'amerò io, gli dimostrerò che
cambierò, unicamente per lei...allora lei tornerà mia e tutto sarà come prima.
Gli farò conoscere l'AtaruMoroboshi
che non ha mai conosciuto nessuno!'
Piantò occhi fiammeggianti in quelli
freddi del signor Mendo, che inarcò un sopracciglio:
" Embè
figliolo? Ti sembra una cosa intelligente il trambusto che hai fatto in questa
giornata? Fatico a riconoscerti, Shutaro, penso
addirittura che tu non sia più tu...ed in verità, ti dirò, che mi fai parecchia
pena, ti comporti come un selvaggio e..."
" Perdonami, padre!" sbottò Ataru, prima che gli occhi gli si gonfiassero di lacrime
" Cambierò, migliorerò, te lo prometto, ma tu aiutami perché non so come
fare!" e così dicendo si abbandonò al pianto.
Ormai il sole era sorto completamente,
tingendo il mondo dei suoi caldi colori.
Shutaro si affacciò alla finestra ad attendere la comparsa di Lamù , che
arrivò in breve planando dolcemente dal suo ufo.
" Ogni mattina mi aspetti qui, Shu-chan, sei davvero gentile..."
" Non è nulla, sarebbe scortese il
contrario, semmai!" rispose il giovine con un sorriso, ma alla Oni non sfuggirono le grosse occhiaie bluastre sul viso di
lui.
" Ancora hai passato la notte
sveglio?" domandò lei.
" Ripensavo a quando ho usato la tua
arma per risucchiarti i sentimenti verso Ataru,
trovare un suo capello è stato facile in camera sua ma...mi chiedo se ciò che
stiamo facendo avrà un risvolto positivo o meno, o se sarà inutile...mi sento
in colpa per averti trattenuta qui anche se già avevi contattato tuo padre
avvertendolo del tuo ritorno. Non dimenticherò facilmente la sua espressione
spaventata, su quel monitor, vedendo la tua disperazione... le mille domande
che mi ha fatto, ed anche la vergogna per avergli mentito...non credo sia
corretto tenerlo all'oscuro della causa del tuo dolore, sicuramente sarà in
pena..."
Lamù lo zittì appoggiandogli l'indice
sulle labbra:
" Non preoccuparti, mio padre è
abituato ai miei capricci...non gli ho detto che mi ha colpito inavvertitamente
perché altrimenti sarebbe giunto finqui
per radere al suolo Tomobiki " Shutaro impallidì al pensiero "... ma ora mi sento
davvero bene, te lo assicuro, probabilmente anche grazie all'aspira-emozioni. Ti dirò che in fondo mi sto divertendo, è
così innaturale vederti in abiti qualunque!" e si esibì in uno stupendo
sorriso che tolse il fiato a Shutaro.
" Ops!"
esclamò poi Lamù " ho dimenticato una cosa all'ufo, torno subito!"
" Ti attendo in sala con i genitori,
non tardare troppo altrimenti la colazione si fredda!" gli urlò Shutaro.
Ataru crollò esausto sul letto, mentre nel giardino tutti i soldati e le
guardie stavano facendo flessioni su flessioni come punizione per la brutta
performance notturna, guardati a vista dal signor Mendo
e dal Generale.
" Prima abbiamo lavorato una notte
intera per avvisare tutta la città del piano di scambio di Shutaro,
ed ora ci tocca questo..." si lamentava un soldato.
" Taci " gli rispose un
commilitone, ansimando " non si deve parlare del preparativo...ma credimi,
io dico che il padroncino lo fa solo per stare appiccicato a quella gran donna
di un'aliena...altro che aiutare un amico, lo vuole fregare, l'amico!"
Lamù entrò nel suo ufo, accese il
supercomputer e digitò rapidamente sulla tastiera.
L'apparecchio gli chiese stizzito come
mai rivangava quella vecchia ricerca sul suo uomo perfetto e lei lo ignorò,
finché sullo schermo non apparve nuovamente il risultato, ovvero il volto di ShutaroMendo.
Poi uscì canticchiando.
Trovò Shutaro
ed i Coniugi Moroboshi accomodati a tavola, salutò
tutti e prese posto a fianco del ragazzo.
Shutaro guardava tristemente la ciottola di riso lesso e la zuppa di miso, forse memore delle ricche colazioni di casa sua; Lamù
lo riscosse con un colpo di gomito e gli sorrise debolmente.
“ Ci rendiamo conto che per lei questa è
una ben misera colazione ma…” disse timidamente la
signora Moroboshi, mentre il marito se ne stava
immerso nel quotidiano spalancato davanti al viso.
“ Nient’affatto.” Rispose il ragazzo “ la
tradizionale colazione giapponese comprende appunto una ciottola di riso lesso
condito con alga e la zuppa di miso, più un bicchiere
di sakè…è curioso come, pur sapendo ciò ed essendo io
molto attento alle tradizioni, solo qui nella vostra dimora ho trovato utile ed
interessante rispettare l’usanza…”
Consumò gli alimenti e si alzò, con un
inchino ringraziò per la colazione e si avviò a scuola seguito dalla Oni.
Fuori dall’uscio i caldi raggi solari di
mezza primavera tagliavano l’aria ancora fresca ed al giovane parevano una
benedizione dal cielo.
Ogni cosa era bella solo se la viveva con
Lamù al suo fianco; come sarebbe potuto tornare alla vita di prima?