L'abito non fa il monaco!

di Kitsune no Pao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una mattina come nessuna ***
Capitolo 2: *** Protocollo A ***
Capitolo 3: *** La matematica non è un opinione ***
Capitolo 4: *** Molti nemici, molto onore! ***
Capitolo 5: *** E' buio, è stretto, ho paura!!! ***
Capitolo 6: *** Cinque milioni di yen ***
Capitolo 7: *** Cosa bolle in pentola? ***
Capitolo 8: *** L'amicizia non si compera. ***
Capitolo 9: *** Polpi nella notte ***
Capitolo 10: *** Tactical Espionage Action : Urusei Yatsura ***
Capitolo 11: *** La causa ***



Capitolo 1
*** Una mattina come nessuna ***


“ ...Addio tesoruccio adorato, come hai detto tu, sono stata sempre e solo un peso...”

Lamù voltò le spalle ad Ataru e si avviò con passo rapido, scomparendo nell'oscurità.

Il ragazzo tese una mano e la chiamò inutilmente, l'aliena infatti non poteva più udire parola alcuna...improvvisamente Ataru si trovò circondato da persone festanti e gran vociare, si portò le mani nei capelli ed inginocchiato al suolo chiamò un ultima volta l'amata:

“ LAMU'!!!”

Non giunse risposta alcuna.



“ LAMU'!!!” gridò nuovamente Ataru, svegliandosi madido di sudore dentro un grande letto con lenzuola di seta.

“...la mia testa...” borbottò : “...che male...” e così dicendo ricadde pesantemente nel soffice cuscino.

Aprì gli occhi e vide il soffitto di quella stanza molto alto; inoltre, il mobilio presente fatto di scuro legno intagliato e decorato, non era certamente quello di camera sua.

Uscì dal letto barcollando e s'appoggiò ad un tavolino in marmo, sulla quale giacevano una brocca contenente acqua fresca ed un bicchiere di cristallo finissimo, splendente del sole mattiniero che filtrava dalla grande finestra.

Quando i suoi occhi si abituarono all'intensità della luce guardò fuori; a perdita d'occhio si vedeva una grande tenuta ben curata, con filari di piante ordinate e molteplici sentieri in pietra bianca che tagliavano l'immenso prato.

“ Sembra casa dei Mendo!” si disse stupito, appoggiando i palmi delle mani sul freddo vetro.

La porta della stanza si aprì:

“ Fratellone!” chiamò una voce femminile : “ Finalmente vi siete svegliato!”

Ryoko avanzò sorridendo verso il ragazzo, visibilmente scioccato; nelle mani, la ragazza reggeva alcune salviette che emanavano un dolce profumo.

“ R-Ryoko-chan!!” esclamò Ataru, serrandola in un abbraccio : “ Mi hai fatto rapire per poter stare con te, non è così?”

Le salviette caddero al suolo e Ryoko si allontanò dal ragazzo spingendolo con entrambe le braccia, i suoi occhi erano umidi di lacrime e l'espressione sconvolta:

“ F-Fratellone...” singhiozzò lei: “...cosa vai farneticando??”

“ Perchè mi chiami fratellone?? Io sono Ataru, Ataru Moroboshi!” sbottò lui, con le mani sui fianchi, i gomiti larghi e la testa alta :

“ E non gradisco certo essere paragonato a quel debosciato principino di Shutaro Mendo!!”

Ryoko, sconvolta nell'udir quelle parole, soffocò con le mani un grido e corse fuori dalla stanza; Ataru la sentì piangere forte mentre il rumore dei passi andava allontanandosi in un lunghissimo corridoio:

“ PADRE, PADRE!!” gridava la ragazza fra un singhiozzo e l'altro : “ SHUTARO E' IMPAZZITO, PRESTO, AIUTO!!”

Ataru sgranò gli occhi, guardandosi nello specchio sopra alla casettiera di quella stanza...alcune Katane, sistemate sui loro supporti, venivano riflesse appena sotto al suo viso:

" Eppure..." commentò il ragazzo : "...sono io! Non ho la faccia da scimmia ed i capelli gelatinati come Shu...".

Si passò le mani sugli occhi per schiarire la vista ancora velata dal lungo sonno e si specchiò nuovamente; notò che aveva grandi occhiaie bluastre ed un colorito della pelle tendente all'olivaceo:

" Dev'essermi successo qualcosa di terribile per ridurmi in questo stato!" sussurrò a se stesso; alitò nei palmi delle mani ed annusò, si sentiva ancora distintamente un forte puzzo di sakè.

Si lasciò cadere sul bordo del letto e vide, sul comodino, una fotografia incorniciata che ritraeva per l'appunto Shutaro Mendo; la afferrò e corse fuori dalla stanza a piedi scalzi.


Nel grande salone, in fondo alle scale da dove era sceso ruzzolando dopo aver percorso come un forsennato il corridoio, Ataru Moroboshi si trovò al cospetto della famiglia Mendo, riunita per la colazione.

" Finalmente ti sei svegliato, figliolo!" esclamò con tono benevolo il padre : "...dopo ben due giorni di sonno ininterrotto..."

" BASTA CON QUESTA FARSA!!" urlò il giovane, ansimando pesantemente.

Alzò davanti a se la cornice con la foto, il vetro era andato rotto nella caduta e solo alcune scaglie erano rimaste attaccate agli angoli; la mostrò a quelle persone: " ...ecco, vedete??" domandò con sguardo torvo.

" L-L'aveva sul comodino!!" singhiozzò Ryoko, nascosta dietro alla madre : "...il fratellone Shu è innamorato del suo compagno Ataru Moroboshi!!!"


Le facce di ognuno si fecero pallide ed un vento freddo attraversò la sala.


"...ma che..." borbottò Ataru, incredulo : "...davvero??" chiese senza ben capire.

La tavola nella sala era riccamente imbandita, pietanze d'ogni sorta riempivano l'aria di invitanti profumi mentre le brocche di cristallo illuminavano i variegati succhi appena spremuti, contenuti in esse.

Pane caldo e burro.

"...altrimenti perchè avresti una sua fotografia incorniciata sul comodino??" domandò con aria di sfida l'astuta sorella, dal fisico asciutto e dai lunghi capelli.

" MA QUESTO NON SONO IO!!" urlò il Moroboshi : " QUESTO E' SHUTARO, SHU, MENDO, L'IDIOTA, LA SCIMMIA PETTINATA CON LA COLLA!!"

" ORA BASTA!!" intimò la madre, appoggiando sul tavolo la tazza del the con uno scatto, facendone cadere alcune gocce fuori : " E' chiaro che non ti senti ancora bene, quindi salterai la colazione e tornerai a riposare, penserò io ad avvertire scuola!" aggiunse poi con tono forzatamente calmo.

Ma i profumi delle pietanze avevano già invaso le sensibili narici del ragazzo, che le aspirava famelico; croissant appena sfornati, burro fuso, caffè con la panna...tutte quelle meraviglie volteggiavano nella sua mente chiamandolo con voce soave.

" A pancia piena si riflette meglio!!" esclamò sorridente Ataru, accomodatosi al grande tavolo.

Affondò i denti in una pasta alla crema e scoppiò in lacrime: "...quindi è così che fanno colazione i ricchi!!" pensò fra se, mentre ricordava l'insipida ciotola di riso che gli veniva servita a casa sua, insieme a della zuppa di miso allungata con tanto brodo.

" Oh! Si è fatto molto tardi!" disse Ryoko, lei ed i genitori erano rimasti terrorizzati dallo spettacolo del ragazzo che faceva sparire con velocità impressionante ogni cosa dentro le sue fauci.

" Beh..." commentò il padre : " ...la tua scuola, Ryoko, è molto vicina a casa nostra, quindi giustificheremo noi il lieve ritardo! In quanto a Shutaro, visto che ancora non si è ripreso..."

" Ora è tutto apposto, padre!!" esclamò sorridendo il ragazzo, mentre si massaggiava la pancia rigonfia.

" Qualche giorno in questo lusso non mi farà certo male..." pensò il furbastro : "...finchè il gioco regge, giochiamo!!"

" Hai intenzione di andare a scuola, dunque??" domandò la madre.

" Certamente!" rispose Ataru alzandosi di scatto con fare fiero : " visto che ho dormito due giorni ed ho perso scuola, non voglio certo macchiare oltre il buon nome dei Mendo!!"

Sollevò un pugno e lo strinse:

" Mi affretto a cambiarmi e..."

" Non ce n'è bisogno, basterà che usi il protocollo A!" disse la sorella Ryoko, sorridendo gentilmente.

" Protocollo A??" borbottò il ragazzo, sbattendo le palpebre varie volte.

" Protocollo A..." sussurrò lei, mentre col piede abbassava un pulsante rosso disposto sul pavimento.

Una botola circolare si aprì sotto i piedi di Ataru, che vi scomparì strillando di paura.

" Uhm..." borbottò il signor Mendo, massaggiandosi il mento fra l'indice ed il pollice : "...non si è ancora ripreso del tutto, si è dimenticato di dar da mangiare ai polpi!!"

" E' nel fiore dell'età !" lo giustificò la madre : "...sarà solo confuso!!"

Ryoko, con un inchino, si congedò dai genitori e si avviò all'uscita.

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Capitolo 2
*** Protocollo A ***


Il suono acuto di una sirena azionata a mano si diffuse in ogni dove, nel grande sotterraneo dell'edifico principale della tenuta Mendo; uomini in divisa si affrettarono a raggiungere le loro posizioni mentre si udiva sempre più intenso il rombo di due turbine a reazione.

" -FOXHOUND- pronto al lancio signore!!" gridò un soldato, mettendosi sull'attenti al cospetto di un suo superiore.

" Il pilota è nella cabina pronto al decollo, signore!!" urlò un secondo militare.

" Trenta secondi all'arrivo del signorino!!" tuonò infine un soldato appostato vicino ad una grosso cilindro adagiato su un carrello, del tutto simile ad un serbatoio ausiliario per caccia e collegato ad uno scivolo.

Ataru, dopo essere scivolato velocissimo dentro un tubo ed aver raggiunto una sorta di cabina, era stato denudato da braccia meccaniche, lavato in centrifuga, asciugato da una potentissima ventola e vestito della divisa scolastica bianca.

Non era mancato un braccio robotico che si era adoperato nel pettinarlo, mentre i suoi denti vennero lucidati da una grossa spazzola rotante.

Accadde tutto così in fretta che non riuscì a spiccicare protesta alcuna, nonostante i modi dei macchinari fossero alquanto rudi e sbrigativi...

Completata l'opera una pinza lo sollevò dalla cabina e lo lasciò cadere su uno scivolo metallico, pochi metri e si trovò serrato in un tubo lungo e stretto, con un piccolo monitor sistemato davanti ai suoi occhi.

Qualcuno chiuse l'entrata di quell'affare.

" CONFERMATO SHUTARO MENDO DENTRO LA 'CULLA', APRIRE LA RAMPA NUMERO TRE, AGGANCIARE IL VETTORE ALLA FUSOLIERA, MUOVERSI MUOVERSI!!!" sbraitò a gran voce quello che sembrava il comandante dell'operazione.

Ataru, dentro quella specie di grosso razzo, si sentì sballottare tutto; sul monitor comparve un viso aggraziato di fanciulla ed una voce dolce spiegò gli eventi:

" Buon mattino signorino Shutaro Mendo, l'assistente elettronica le raccomanda di mantenere la calma durante l'operazione -protocolo A-, al fine di garantire a lei ed agli operatori il massimo della sicurezza e dei risultati."

Ataru ascoltava incredulo, non controbatteva unicamente perchè sapeva di avere a che fare con una registrazione.

Il grosso caccia sovietico MIG 31 'FOXHOUND', con attaccato sotto alla fusoliera il bossolo contenente il ragazzo, venne direzionato grazie alla piattaforma girevole su cui era poggiato verso l'uscita, un tunnel che saliva diagonalmente fin sulla superficie; nel prato si sollevò una grande botola e sulla visiera del pilota di quell'aquila d'acciaio si riflettè il cielo azzurro.

Una paratia metallica comparve dal suolo per fermare le fiammate scaturite dagli ugelli dell'aereo, mentre il pilota comunicava di aver dato tutta manetta:

" Sgancio freno in tre, due, uno, fai buon viaggio anubis 1°!!" gridò il controllore all'auricolare, sollevando il pollice in direzione dell'aviatore, che ricambiò il gesto.

Le forti vibrazioni della fase di decollo vennero avvertite anche da Ataru, all'interno della 'culla', nonostante questa fosse perfettamente insonorizzata.

" Ora si trova a bordo del vettore denominato 'culla' " spiegò la voce elettronica al ragazzo : " in 95 secondi raggiungeremo il liceo Tomobiki, la culla verrà sganciata dalla fusoliera e precipiterà nel cortile della scuola; un piccolo paracadute frenerà la caduta e toccato il suolo il vettore si aprirà, garantendo la sua liberazione. La cartella è ai suoi piedi, si ricordi di non dimenticarla, ha in dotazione anche soldi a sufficienza per acquistare il pranzo, opti per alimenti leggeri e di facile digestione che non limitino le sue capacità cerebrali, grazie per aver utilizzato il protocollo A."

" Ecco perchè Shu odia così tanto i ritardi!" pensò Ataru, stretto in quell'angusto spazio: " ...ce lo vedo proprio, chiuso qui dentro che grida :-è buio, è stretto, ho pauraaahhh-!!


" Zero!!" gridò il controllore e l'aereo schizzò con un boato nel cielo blu del mattino.

Nel cortile del liceo, un rombo sormontò il vociare degli studenti che si apprestavano ad entrare nell'edifico scolastico ed un caccia sfrecciò velocissimo, sganciando il vettore nel punto designato; il pilota augurò tramite il monitor buona giornata al signorino e si congedò, facendo rotta verso la base.

" T-Tutto ciò è pura follia!!" commentò Ataru, mentre si sentiva cullare dopo le violente accelerazioni sopportate in precedenza.

L'abbondante colazione gli tormentava lo stomaco in subbuglio, quando avvertì l'arresto della caduta e finalmente la 'culla' si aprì, liberandone il contenuto.

Purtroppo per il suo occupante ciò avvenne a parecchi metri di altezza...il paracadute era rimasto impigliato nella torre con l'orologio della scuola ed Ataru si ritrovò nel vuoto.

Gridando improperi piombò giù, impattando il suolo con un tonfo sordo; la pesante cartella piena di libri gli si abbattè sulla schiena.

" P-Protocollo A..." sussurrò il giovane, faccia al suolo, con voce fioca.

Era caduto proprio davanti al grande portone d'entrata ed una folla di giovani osservava il loro compagno immobile, commentando l'accaduto con qualche risatina.

" ...ed ecco il nostro Mendo con una delle sue entrate ad effetto!!" esclamò una voce a lui familiare con tono di scherno : " Purtroppo oggi non è giornata nemmeno per i ricconi..."

Ataru, dolorante, sollevò la testa e si trovò ai piedi di Shutaro Mendo, l'unico, l'originale!

Ma l'odiato coetaneo non indossava i suoi soliti, candidi abiti, bensì una divisa blu classica e pure visibilmente usurata.

I neri capelli non erano certo ordinati e brillantinati con la solita cura, apparivano piuttosto scompigliati; probabilmente il ragazzo nemmeno si era pettinato, quella mattina.

Teneva la cartelletta in cuoio con fare scialbo, appoggiata sopra la spalla ed il suo sguardo era arrogante e sciocco al contempo.

" T-Tu...maledetto!!!" ringhiò Ataru,mentre con fatica riguadagnava la postura eretta.


" Cos'è successo, tesoruccio??"


Lamù comparve da dietro le spalle di Shutaro e gli planò accanto, poggiando i piedi al suolo.

La divisa alla marinara vestiva alla perfezione il corpo formoso ma sinuoso della bella Demone, che ora fissava Ataru sbattendo ripetutamente le palpebre dei suoi grandi occhi verdemare.

" Shutaro è piombato dal cielo per farsi notare, come al solito...ma qualcosa è andato storto!!" esclamò ridacchiando Shutaro.

" Shu-chan tutto bene??" domandò Lamù al malconcio ragazzo, che la fissava scioccato.

Ataru strinse nelle mani le spalle dell'aliena e gli diede alcuni scossoni:

" Lamù, LAMU?!! Non mi riconosci nemmeno tu?? Sono io, sono Ataru, il tuo tesoruccio!!" gridò il giovane, col bianco abito sporco di terra ed alcune escoriazioni sul viso.

" Di un po', hai battuto la testa??" Domandò Shutaro Mendo.

" Lamù, Lamù!!" continuò imperterrito lui : "...guardami, sono io, Ataru Moroboshi, Lui è Mendo Shutaro!!" gridò indicando il giovane al suo fianco, che con uno sbuffo si avviò all'interno dell'edificio.

" Sono il tuo tesoruccio, sono io!! Io, io, sono il tuo tesoruccio!!" urlava Ataru, sempre più nervoso ed agitato, davanti al viso stupito della bella Lamù.

Per tutta risposta la Oni lo fulminò:

" E' uno scherzo di cattivo gusto, Shu-chan!!" borbottò l'aliena, prima di alzarsi in volo e ricongiungersi al suo ' tesoruccio', prendendolo a braccetto.

Ataru restò pietrificato a quella visione e fu tentato di scappar via, ma Shinobu uscì dalla scuola di corsa; il suo viso appariva preoccupato ed ansimava per la fretta:

" Shutaro!" disse : " ...ho saputo che hai avuto un incidente, devo accompagnarti in infermeria??"

" Nemmeno tu...mi riconosci? Shinobu-chan??" pensò Ataru fissando l'amica; poi si ricompose, raccolse la cartelletta dal suolo e gli sorrise:

"E' tutto apposto, Shinobu!" esclamò : "...ora sarà bene entrare, altrimenti ritarderemo!"

" Bene!" rispose lei sorridendo dolcemente.

" Devo ragionare...ragionare..." pensò Ataru mentre al fianco della compagna percorreva i corridoi in legno del vecchio Liceo Tomobiki :

"...uno scambio mentale non è possibile, avrei il suo aspetto...una dimensione alternativa...più plausibile, ma dovrei cercare di capire quando è avvenuto il passaggio! Oppure..."

Le compagne di classe si inchinarono nella sua direzione:

" Buon giorno, Shutaro!" esclamarono all'unisono, arrossendo.

Ataru le fissò, mai gli avevano riservato un tale saluto mattiniero prima d'ora:

" ...al diavolo!!" concluse prima di entrare in classe : "...prima di cercare una soluzione è meglio godere dei frutti di questo mistero!!"


" Permesso per l'atterraggio accordato, Anubis 1°!!"

Il grosso caccia da intercezione planò sulla lunga pista della tenuta Mendo, quando fu fermo una jeep gli si avvicinò, fermandosi per caricare il pilota.

" Missione compiuta, il debole vento ha deviato la traiettoria della 'culla' di alcuni metri ma non dovrebbe aver creato ulteriori problemi!" confessò l'aviatore.

" DANNAZIONE!!" tuonò il comandante dell'operazione, grattandosi la testa ispida di capelli bianchi; le profonde rughe attorno agli occhi delineavano una personalità ferrea e probabilmente ognuno di quei solchi era nato da una battaglia:

" DOVE DIAVOLO SI SONO CACCIATE QUELLE FEMMINUCCE IN NERO!? VOGLIO QUI IL CORPO PRIVATO DI PROTEZIONE DI SHUTARO, QUEI FETENTI DEVONO DARCI UNA MANO A SISTEMARE QUESTO CASINO!!!"

" Mi dispiace signore!!" rispose un soldato scattando sull'attenti : "..ma i ragazzi in nero sono tutti in congedo fino a domani, molti di loro sono ancora sfiniti per il 'preparativo'!!"

" MALEDETTI CANI!! " ringhiò l'anziano militare osservando la confusione che regnava nel bunker sotterraneo dopo l'operazione 'protocollo A' : " PORCI E CANI!! NON LASCERO' CHE USINO QUESTO CORPO D'AVIAZIONE PER I LORO SCHIFOSI GIOCHI DI POTERE, SIAMO SOLDATI, DANNAZIONE!!"

Una porta scorrevole di pesante acciaio si aprì, il padre di Shutaro avanzò fra i filari di aerei parcheggiati fino a raggiungere la postazione di comando, sormontata dai molti computer, il grande schermo del radar e la piattaforma girevole di lancio.

" Avevo pensato, vecchio amico mio, di ritirare una partita di F 22 raptor..." disse mentre, guardandosi attorno, si massaggiava i corti baffi.

" I-I gioielli a guida digitale, statunitensi, di ultima generazione?? Quelli con gli ugelli a spinta vettoriale??" domandò il vecchio comandante, ritto sull'attenti.

" Proprio quelli..." borbottò l'uomo : "...ma se è per lei causa di tanta sofferenza essere ai nostri servizi..."

" NON SIA MAI!!" tuonò l'uomo : " E' PER ME IL PIU' GRANDE DEGLI ONORI, SERVIRVI!!"

Nella mente dell'anziano comandante già svolazzavano i nuovi caccia.


" Non voglio più sentire la parola 'preparativo', dimenticate ogni informazione a riguardo." ordinò il signor Mendo, andandosene.

" AVETE SENTITO RAZZA DI DEBOSCIATI MOLLACCIONI?? MUOVERSI MUOVERSI!!" Urlò il militare ai suoi uomini.


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Capitolo 3
*** La matematica non è un opinione ***


" Shu-chan, Shu-chan!!" chiamò una compagna, ammiccando con occhi dolci : "...non ho saputo svolgere questa equazione..."

Ataru indietreggiò di un passo notando che a rivolgergli la parola era nientemeno che la più bella della classe: Kumiko!

Si sforzò di non avventarsi sulla fanciulla, ricomponendo la naturale fisionomia del suo volto ( ora stravolto ) ed afferrando il suo quaderno rispose:

" Non preoccuparti, dolce Kumi-chan, risolverò io il problema!" scribacchiò qualcosa rapidissimo e riconsegnò il tutto alla legittima proprietaria.

" Davero non so come ringraziarti, Shu-chan!" sorrise dolcemente la troppo graziosa fanciulla.

" Una mezza idea l'avrei..." rispose lui con famelici occhi lupini e la lingua penzoloni dalle fauci; bisbigliò qualcosa all'orecchio della ragazza e lei arrossì furiosamente, guardandolo di sbieco mentre si allontanava.

" Shu-kun, Shu-kun!!" lo chiamò un'altra compagna, Momoe: altro balzo del ragazzo e comparsa fra i suoi capelli di due ritte orecchie canine...

" Non ricordo la metafora del libro di Siddharta, quella del musicante in barca col ragazzo..." borbottò lei, con lo sguardo basso e tenero, di fronte a Moroboshi Ataru.

Il ragazzo si portò indice e pollice al mento, massaggiandoselo, mentre fattosi pensieroso cercava nella sua testa la risposta; una lampadina gli si accese improvvisamente e lui sollevò un dito come per indicarla:

"...finchè la barca va, lasciala andare..." proferì artisticamente, sventolando la mano in aria come se stesse recitando un testo in prosa.

" Oh, Shutaro, grazie mille!!" disse lei arrossendo.

" Di nulla!" esclamò superbo : "...mi ripagherai con un passionale bacio!" e si avventò con la bocca a ventosa, puntata verso le rosee labbra della compagna.

La ragazza si scostò, assestandogli in viso un sonoro ceffone:

" Sciocchino!!" sussurrò mentre si allontanava.

" Arriva Onsen!!" avvertì Perma, appostato come spia sull'uscio della classe; ogni alunno raggiunse velocemente il proprio banco e vi si accomodò.

Il corpulento professore capì appena varcata la porta che quella sarebbe stata una mattina particolarmente difficile; Ataru Moroboshi stava spalmato in malo modo sulla sedia coi talloni sul banco, le mani giunte dietro la nuca ed i gomiti larghi.

Lo guardava bieco e torvo, il Moroboshi...

Ciò, tuttavia, era normale e non fu l'atteggiamento dell'alunno più indisciplinato a preoccupare il professore; no...quelle erano pecorelle del suo gregge e lui da buon pastore sapeva cogliere di ognuno i dubbi e le incertezze, le simpatie e le antipatie...gli bastava uno sguardo.

Gli altri alunni attendevano in silenzio che il vice capoclasse iniziasse il saluto all'insegnante, ma Mendo...Mendo, era il problema!


Shutaro Mendo stava spalmato in malo modo sulla sedia; i talloni sul banco, le mani giunte dietro la nuca ed i gomiti larghi.

Lo guardava bieco e torvo, Shutaro Mendo...


Onsen raggiunse la cattedra in silenzio, la visione del giovane rampollo della famiglia più ricca del giappone che si comportava esattamente come il peggior studente di quella ed altre classi era come vivere un incubo ad occhi aperti.


"...Shu...Shu!!" lo chiamò sussurrando Shinobu: "...devi guidare la classe nel saluto al professore!"

" Non se ne parla!" borbottò Ataru: "...se ne occupa quel damerino del mio vice!" continuò indicando Shutaro con un cenno della testa.

" Bla bla bla!!!" gli fece quello di rimando, con tanto di lingua protesa dalla bocca.

Onsen battè un palmo sulla cattedra, facendo sobbalzare tutti per il gran rumore:" BASTA!!" intimò : " IN PIEDI, INCHINO, SEDUTI!!" urlò il professore e gli alunni tutti obbedirono.

Riguadagnata l'attenzione della truppa il professore aprì un piccolo libro e cominciò la lezione:

" Ora esamineremo nuovamente alcuni passi di Siddharta, ma prima...chi sa dirmi cosa disse l'anziano maestro di strumenti a corde al suo allievo, sul fiume?? Ne abbiamo discorso la lezione precedente ed è un passo molto importante, se non fondamentale..."

Momoe scattò in piedi sorridendo ed alzò la mano:

" Io, professor Onsen!!"

" Bene, procedi pure Momoe!" disse con soddisfazione il professore.

La ragazza chiuse gli occhi, prese fiato ed a gran voce annunciò:


" Finchè la barca va, lasciala andare!"


Seguirono lunghi attimi di silenzio, in cui Onsen si chiese il senso di tutti quegli anni dedicati all'insegnamento ed alla coltivazione di giovane menti...

Sul volto del professore si dipinsero via via i colori di un vasto campionario di emozioni e quando parve, bluastro di rabbia, sul punto di esplodere, scoppiò in una fragorosa risata e con esso tutta la classe, meno quello che per loro era Shutaro Mendo; quello se ne stava sbigottito per la reazione altrui e guardava a destra ed a sinistra, nervosamente.

Momoe si voltò verso il fellone che si era preso gioco di lei e lo fulminò con occhi gelidi ma gonfi di lacrime; alle spalle della ragazza si materializzò un demone armato di spade e lunghi denti, avviluppato delle fiamme dell'inferno.

Ataru Moroboshi gli sorrise debolmente, conscio di aver fatto un piccolo errore...


La lezione proseguì tranquillamente fino al termine; durante il cambio d'ora Momoe si avvicinò ad Ataru ed il giovane accettò di buon grado il violentissimo ceffone assestatogli.

" Anche i perfettini a volte fanno cilecca!!" commentò con superbia Shutaro, passandogli vicino con Lamù al seguito.

L'aliena ridacchiò di gusto e questo causò al ragazzo un intenso bruciore di stomaco.

Seconda ora, matematica, il professore entrò; Ataru sentì un gelo corrergli giù per la schiena ed il funesto presagio si materializzò di li a poco:

" Kumiko!" chiamò il professore gentilmente: " Vorresti venire alla lavagna a scrivere la giusta soluzione dell'equazione che vi ho assegnato in compito?"

" Certamente!" rispose la fanciulla, avviandosi col quaderno in mano.

" No...no, no!" sussurrò Ataru al suo indirizzo mentre lei gli sfilava in fianco.

Kumiko si fermò davanti alla lavagna ed impugnò il gessetto bianco, poggiandolo sul nero pannello e facendolo scorrere con leggiadria:


" X per Y fratto Z!" esclamò trionfante, svelando agli increduli compagni la soluzione dell'esercizio di matematica.


Lunghi attimi di silenzio, in cui il professore di matematica si chiese il perchè avesse pensato che la strada dell'insegnamento facesse al caso suo...


Impallidì, arrossì, si levò gli occhiali e se li rimise, guardò la lavagna e sul suo volto calò il colore della delusione; quando avrebbe potuto infuriarsi e gridare, rovesciare la cattedra ed urlare, dare testate al muro e piangere, il magro professore decise invece di abbandonarsi ad una sonora risata liberatoria e con esso il resto della classe.

Solo il loro vice capoclasse Shutaro Mendo piangeva sincere lacrime..." ...è una congiura, una truffa, un inganno!!!" pensava fra se e se, Ataru.


" Kumiko cara..." disse poi il professore, riguadagnato il contegno: " ...l'equazione non contemplava l'uso di nessuna Z, nessuna Y, nessuna X...tutt'al più v'erano delle A e delle B...io capisco, " continuò l'insegnante, soffocando alcune risate : " ...che la matematica non è il tuo forte...si dice che la matematica non sia un opinione, sicuramente non è la TUA opinione!!" l'intera classe scoppiò nuovamente in una fragorosa risata.



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Capitolo 4
*** Molti nemici, molto onore! ***


" Ma tu guarda che roba..." commentò Ataru Moroboshi, specchiandosi sopra ad uno dei lavelli del bagno della scuola; su una guancia troneggiava rossissimo il segno del palmo della mano di Momoe, l'altro lato del viso era occupato da quattro strisce sanguignolente, retaggio della sfuriata di Kumiko terminata in un graffio.

"..fortuna che mi sono scansato alla svelta!" commentò fra se il ragazzo, esaminandosi con attenzione : "...altrimenti quella mi scorticava vivo!"

Si rinfrescò la pelle con abbondante acqua fredda ed appoggiò entrambe le mani sulla ceramica del lavabo, col capo chino e senza asciugarsi:

"...non mi va di tornare in classe " pensò, fissando il nulla che riempiva lo spazio fra i suoi occhi ed il rubinetto cromato : "...non mi va di rivedere quei due!" strinse i denti.

" Nessuno pare essersi accorto dello scambio, Lamù tratta Shu come si trattasse di me..."

Serrò i pugni, senza tuttavia staccarli dalla liscia superficie.

Scrollò il capo ed alcune gocce d'acqua si staccarono dal suo mento.

"...una dimensione parallela...potrebbe anche essere! Oppure una distorsione, più facile che sia una distorsione della realtà, una manipolazione...spesso con Lamù abbiamo visitato diverse realtà e quell'Inaba ci ha aperto le porte di molti futuri possibili, se fosse..."

Si fissò nello specchio, la sua espressione gli apparve un misto fra lo spaventato e l'angosciato.

Si accorse che la sua immagine riflessa era in compagnia di altre quattro figure maschili appostate alle sue spalle, nella confusione dei suoi pensieri non aveva sentito entrare nessuno.

" Maledetto Shutaro Mendo!!" ringhiò uno dei ragazzi, sollevando una robusta Katana di bambù con entrambe le mani; teneva l'impugnatura ben stretta, pronto a colpire.

Ataru si scansò di lato e l'arma si abbattè sul lavabo con uno schiocco secco.

" Che diavolo vuoi?!?" gridò Moroboshi, visibilmente spaventato, mentre con movimenti lenti tentava di mettere più spazio possibile fra se ed i suoi aggressori.

" Ogni volta...tu ci umili davanti al sensei, ti credi migliore di chiunque solo perchè discendi da una famiglia di Samurai, sei un maledetto damerino, morirai in questo bagno!!"

" S-siete i nuovi iscritti del club di Kendo!!" esclamò Ataru mentre tenedosi con la schiena contro la parete tentava di raggiungere l'uscita.

" Si!" urlò un secondo giovane alzando a sua volta una spada lignea : " ...siamo noi, che c'è, sembri stupito, non ricordi nemmeno le facce dei tuoi Kohai??"

Un secondo, violento colpo gli venne indirizzato verso la testa ma Ataru arrestò la Katana battendo i palmi delle mani:

" Sono abituato a questo genere di cose!" disse con un sorriso di sfida.

Gli altri tre aggressori presero a colpirlo ripetutamente, come stessero battendo un grosso polpo per intenerirne la carne:

" Una la puoi anche fermare!" disse uno di loro : "...ma non hai certo otto braccia, Shu-chan!"


" Shutaro non è ancora rientrato..." commentò Shinobu, osservando con preoccupazione il banco vuoto del compagno.

L'ora di lezione successiva era cominciata da circa dieci minuti.

" Quel damerino si starà facendo bello!" commentò Shutaro con una smorfia.

" Non è da lui starsene al bagno per saltare le lezioni!" ringhiò una compagna di classe, ascoltando quella conversazione : " semmai sei tu che fai certe cose, Ataru!"

" Io salto le lezioni per andare a caccia, non per spalmarmi di gelatina i capelli!" sbottò Shutaro innervositosi all'indirizzo della fanciulla.

" Cos'è che fai tu??" domandò Lamù mostrando i canini e sporgendosi in direzione del suo tesoruccio.

" MOROBOSHIIIII!!!" urlò Onsen, mentre il cancellino pieno di gesso si abbatteva impietosamente sulla faccia di Shutaro:

" STO CERCANDO DI INSEGNARE L'INGLESE, VISTO CHE NELLA TUA ZUCCA VUOTA NON C'E' MODO DI FARCELO ENTRARE FAMMI ALMENO IL FAVORE DI NON DISTURBARE LE TUE COMPAGNE!!!"

" Stavamo solo cercando di capire come mai Shutaro non sia ancora tornato dal bagno!" intimò Shinobu, alzatasi in difesa del compagno battendo i palmi sul piccolo banco in legno.

Shutaro Mendo, col viso bianco di gesso gli si fiondò fra le braccia:

" Shinobu-chan!!" gridò con voce forzatamente dolce : "...con la forza del tuo amore osi sfidare il bruto Onsen, non pensavo mi amassi ancora fino a questo punto!!"

Il banco si abbattè con tutto il peso sul cranio dell'intraprendente ragazzo:

" Non osare avvicinarti, bavoso!!"

" Tesoruccio sei uno stupidooo!!!" gridò Lamù, alzatasi in volo, mentre con una robusta scarica investì tutti i compagni nelle immediate vicinanze; la classe venne invasa dall'odore tipico del tempura.

Onsen si portò le grandi mani al viso ed affondò le dita nelle guance, tirando la pelle fino ad assumere una smorfia strana; si diede alcuni schiaffi per caricarsi e gonfiandosi di tutta l'aria che potè urlò:

" TUTTI I GIORNI LA STESSA STORIA, MOROBOSHIII!!! VAI A CERCARE IL TUO COMPAGNO E RIPORTALO QUI, VOGLIO POTER CONTINUARE QUESTA STRAMALEDETTA LEZIONE!!!"

" Non sono un segugio!" rispose Shutaro rialzatosi di scatto : "...e di certo non mi importa un fico secco di Shu, vacci tu a cercarlo!!"

Con ampie e veloci falcate il professore coprì la distanza che lo separava dall'indisciplinato alunno, lo afferrò per la divisa e con una mossa di Judo lo scaraventò fuori dall'aula, facendogli abbattere la porta.

" SE HO DETTO CHE CI VAI, CI VAI!!!" fu la risposta di Onsen.

Alle spalle del professore sventolò il sole nascente, la bandiera di guerra del Giappone.

" Tesoruccio!!" esclamò preoccupata Lamù, volando verso Shutaro : " ...ti aiuto io a cercarlo!"

Il ragazzo si rialzò scrollandosi di dosso scaglie di legno e polvere:

" ...sei solo una seccatura di più!" commentò freddamente all'indirizzo della bella aliena, mentre con la schiena curva e le mani in tasca si avviava lungo il corridoio.


"...io ti ho sconfitta e volevi vendicarti, rovinandomi la vita!!!"

Quella era la sua voce, persa nei meandri del sonno.


Si svegliò, improvvisamente.


La testa pulsava forte, immersa in un'oscurità dolorosa; Ataru aprì gli occhi.

Intorno al suo giaciglio, un letto singolo con fredde lenzuola dall'odore di disinfettante, era tirata una tenda bianca che gli impediva di vedere attorno.

"...l'abbiamo trovato in bagno, pieno di bernoccole..." una voce maschile familiare.

"...gli avevano infilato in bocca lo spazzolone del water!" una voce femminile molto familiare.

" Terribile! Beh, si dice molti nemici molto onore..." altra voce femminile, calda e matura, di donna...

" E' il destino!" gracchio di una disgustosa cornacchia.


Ataru roteò gli occhi e sollevò una mano in direzione della testa, passò le dita nei capelli tastando ognuna di quelle gonfie e doloranti gibbosità che si scopriva...ne contò parecchie:

" ...mi hanno picchiato come fossi una grossa bistecca..." commentò debolmente, poi allungando il braccio scostò la tenda.

Lamù e Shutaro stavano in piedi davanti a Sakura, che seduta alla sua scrivania prendeva nota del racconto dei due ragazzi.

Il faccione tondo di Sakurambo apparì improvviso davanti agli occhi di Ataru, che per lo spavento cadde al suolo gridando.

" Ora è sveglio!" commentò apatico il bonzo.


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Capitolo 5
*** E' buio, è stretto, ho paura!!! ***


Il professor Onsen, attendendo il ritorno dei tre studenti, tentava di rimettere in sesto la pesante porta in legno della classe; con la camicia sbottonata e la fronte sudata muoveva millimetricamente il grosso infisso, nel tentativo di far congiungere nuovamente i cardini.

" C'è quasi, professore!!"

" Coraggio, professore!!"

" Dimostri l'abilità di un uomo, professore!!" lo incitavano alunni ed alunne, ma il tono sarcastico contribuiva ad innervosire il grosso uomo, già provato dalla fatica.

Infine riuscì nell'intento; col volto soddisfatto di chi fa da se, Onsen mostrò ai dubbiosi alunni l'onore di un uomo, aprendo e chiudendo varie volte la porta.

Non poteva certo sapere, il grosso insegnante, quanto poco sarebbe durato il suo trionfo sull'infisso...

Ataru abbattè con una pedata la porta, che cadde con tutto il suo peso sopra al professore, schiacciandolo impetuosamente al suolo; il ragazzo, con la bianca divisa tutta sgualcita ed il volto pesto, raggiunse rapidamente il suo banco e si accomodò, senza dir nulla ai compagni che lo osservavano atterriti.

" Hei, 'signorino'!! " lo chiamò Shutaro Mendo, avanzando sulle spoglie del professore in direzione dell'imbronciato compagno; Lamù seguiva il suo tesoruccio in volo, con espressione stupita.

Ataru ignorò la chiamata.

" Dico a te, Shu-chan, come hai osato andartene dall'ambulatorio senza nemmeno ringraziare Sakura per le cure che ti ha prestato??" continuò quello che a gli occhi di tutti era visto come Ataru Moroboshi.

" E' stato davvero scortese da parte tua, Shutaro, non è da te!!" aggiunse la bella Demone, avvicinandosi al compagno.

Ataru stava seduto in malo modo, con le spalle appoggiate al piccolo schienale ed il sedere molto avanti; teneva le braccia conserte e la testa girata verso la parete con le grandi finestre.

Shutaro battè un pugno sul banco del compagno, stizzito dal fatto che questo non gli prestasse attenzione, ma prima che potesse parlare Ataru balzò in piedi col volto livido di rabbia:

" VOLETE LASCIARMI IN PACE???" gridò ai due e Lamù indietreggiò di scatto, nascondendosi dietro le spalle di Shutaro ed ossevando spaventata Ataru.

" Mi...mi date fastidio, non vi sopporto, sparite dalla mia vista!!!" ringhiò lui, tornando a sedersi.

Onsen scostò faticosamente la porta dal suo corpo e si rialzò:

" V-vi prego...continuiamo questa...maledettissima...lezione!!" disse con un filo di voce.



Il Bonzo Sakurambo, seduto sul pavimento dell'infermieria, rimestava lentamente una brodaglia maleodorante contenuta in una vecchia pentola, poggiata su un fornelletto da campo; ogni tanto aggiungeva un poco di questo, poi di quello, una spolverata di quell'altro e due gocce di chissa chè.

Sakura, in silenzio, provvedeva a risistemare il letto dell'infermieria,cambiando le lenzuola.

" Cosa te ne pare?" chiese il vecchio alla bella nipote; lei, passandosi una mano nei capelli corvini ed osservando un albero al sole, fuori dalla finestra, prese tempo per pensare.

" Già, già..." commentò apatico il rugoso ed assai minuto anziano : "...non dovremmo parlare di questa cosa..."

" Credo..." lo interruppe Sakura : "...credo che sia davvero sconvolto, non mi ha neppure degnata di uno sguardo, solitamente allunga le mani prima ancora di parlare...stavolta se n'è andato senza neppure..."

La pentola emise un denso fumo violaceo ed esplose, schizzando il maleodorante liquido in ogni angolo della stanza.

" C-che tu sia dannato, vecchio pazzo!!" urlò la sacerdotessa shintoista.

" E' il destino...!" sussurrò il bonzo, scappando a gambe levate.


Il suono della campanella sancì la fine delle lezioni mattutine e l'inizio della pausa pranzo; a lungo Ataru aveva rimuginato sul da farsi... finchè un'idea si era impossessata della sua mente ed il giovane, approfittando della confusine che regnava in classe, mosse rapidamente verso un secchio metallico.

Calcolò perfettamente distanza, altezza dal suolo e posizione del suo obbiettivo e con un calcio fece compiere all'oggetto una parabola sopra le teste dei suoi compagni.

" Tecnica segreta: colpo dell'oblio!!" fu la frase, pronunciata da Ataru, che accompagnò il volo del secchio.

Il metallico contenitore finì, secondo i calcoli, sulla testa di Shutaro Mendo mentre questo era in procinto di abbandonare l'aula, accompagnato da Lamù.


Improvvisamente, lo sguardo di ogni alunno si posò sul ragazzo, immobile sulla soglia.

Il suo corpo era scosso dai fremiti, le braccia tese lungo i fianchi.

Lamù, indecisa sul da farsi, si allontanò un poco dal suo tesoruccio, colto così a tradimento dal compagno.


Il silenzio fu rotto da un grido improvviso ed acutissimo, che si diffuse dal secchio tutto intorno come le onde circolari che un sasso genera sulla superficie immobile di uno stagno, cadendovi dentro.


" E'..." Shutaro Mendo non seppe resistere oltre, anche se ora vestiva i panni del rivale : "...è buio, è stretto, HO PAURAAA!!!"

Ataru Moroboshi puntò l'indice : " Ti ho smascherato, ho smascherato questa farsa, TU SEI L' UNICO, VERO SHUTARO MENDO!!!"

Compagni e compagne si lanciarono all'unisono sopra al ragazzo, nel tentativo di liberarlo dalle tenebre del secchio e far cessare così le escandescenze mentre Ataru si spanciava di grasse risate.

Il rumore di uno schiaffo interruppe tutto il trambusto: Shinobu abbassò la mano dal viso di Ataru.

" S-sei meschino, Mendo, sappiamo tutti che Ataru ha avuto un trauma in gioventù ed ora teme oltre misura l'oscurità...come puoi fare di questi scherzi??"

" M-Ma...è lui che...io ho dimostrato che è lui..." tentò di giustificarsi il giovane.

Tante volte aveva ricevuto ceffoni da quella fanciulla, ma mai gli erano parsi così dolorosi...

Shutaro Mendo stava sdraiato al suolo, boccheggiando tutto sudato in viso per l'esperienza appena vissuta.

Lamù gli regeva la testa in grembo, carezzandogli una guancia e sussurrandogli dolci parole di conforto.

Compagni e compagne puntavano occhi accusatori su Ataru e dal gruppo si sentiva dire :

" ...che crudeltà..."

" ...e si che sappiamo benissimo tutti che il povero Ataru..."

" ...è proprio vero che chi ha tanti soldi perde la ragione..."

"...e cos'era quel:' è lui Shutaro Mendo??'...il rampollo è impazzito..."

"...si, si, è impazzito!"

Il suo piano perfetto era crollato su se stesso.

Ataru ringhiò in direzione dei compagni : "...oh, beh, al diavolo pure voi, me ne vado a mangiare!"

Dalla cartella tolse un portafogli in cuoio, come gli era stato detto dentro il vettore aveva denaro per il pranzo; tuttavia un foglietto richiamò la sua attenzione.

Controllando di non essere visto lo aprì mentre era ancora inginocchiato al suolo, davanti alla cartella:

" Io so tutto, vediamoci durante la pausa pranzo nella stanza dell'orologio della torre."

Ataru spalancò gli occhi leggendo quelle parole, si infilò il portafogli in tasca e scansando Shinobu si avviò solo verso la sua destinazione.

" Non importa cos'è, se una distorsione, una realtà alternativa o solo magia...deve finire alla svelta!" pensò mentre incrociava i suoi occhi tristi in quelli splendidi e blu di Lamù, che però erano tutti per Shutaro Mendo.



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Capitolo 6
*** Cinque milioni di yen ***


La porticciola in legno della famigerata ' stanza dell'orologio ' si aprì scricchiolando; Ataru Moroboshi, nei panni del sempre più odiato rivale Shutaro Mendo penetrò in quella penombra polverosa.

Lame di luce provenienti da una finestra socchiusa tagliavano la sospensione dell'aria, mentre grossi e lenti ingranaggi muggiavano faticosamente, continuando un lavoro cominciato chissà quando e che chissà quando sarebbe finito.

" Chiudi la porta!" esordì una voce cupa ed Ataru obbedì.

" Non abbiamo tempo quindi ascolta attentamente, Ataru..."

" T-Tu sai chi..." esclamò sbigottito il ragazzo fra il felice e l'incredulo, ma il misterioso interlocutore, nascosto da una mantella e quasi invisibile fra quei bui ingranaggi lo zittì con un gesto della mano.

" Ascolta soltanto, Ataru, io so tutto...abbiamo pochissimo tempo, qualcuno stà già venendo a cercarti... "

Ataru deglutì rumorosamente, aveva così tante domande da porre ed era costretto al silenzio; tuttavia ascoltare era l'unica soluzione, se davvero il tempo a loro disposizione era tanto breve...

Il misterioso individuo continuò:

" Vogliono cambiarti, Ataru, vogliono plasmarti sul modello del ragazzo prodigio! E' in atto una gigantesca opera, di cui tu sei il protagonista! Ricorda la sera del tuo diciottesimo compleanno...ricordi dov'eri? A casa Mendo! Tutto è cominciato lì, hanno un sistema di sorveglianza,in quella casa...telecamere, apparecchi di registrazione; probabilmente gli eventi di quella sera ti hanno sconvolto a tal punto da farti dimenticare e l'alcool ha fatto il resto...cerca la stanza di videosorveglianza, devi vedere le registrazioni di quella sera, capirai tutto!!"

Ataru impallidì, gocce di sudore freddo imperlarono la sua fronte: "..è-è verò, il compleanno...ho dimenticato tutto!!" sussurrò il giovane all'indirizzo del misterioso alleato: "...ma dimmi chi sei, posso contare solo su di..."

" Shu-kuuun!!!"

La voce di Shinobu ruppe la tensione che aleggiava in quella stanza, la porticciola si spalancò e la luce abbagliò Ataru, che automaticamente si portò una mano sopra gli occhi.

La ragazza avanzò nella sua direzione sussurrandogli parole dolci e tendendo le mani verso di lui...Ataru restò pietrificato: anche Shinobu faceva parte di quel complotto? E chi tirava le redini di tutta quella farsa? Ma sopratutto, per quale fine?

La ragazza afferrò Ataru per un braccio e lo trascinò fuori; il ragazzo, uscendo, si voltò verso la posizione ove prima stazionava il misterioso interlocutore e spalancò gli occhi incredulo, l'alleato era svanito nel nulla...pareva non ci fosse mai stato.

" Certo che oggi sei proprio strano, Shu!" borbottò mestamente la signorina Miyake Shunobu, tenendo a braccetto il compagno .

In quel turbinio di pensieri ed idee che ora gli frullavano nel cervello, Ataru scelse di stare al gioco e continuare la recita:

" Oh, beh, Shinobu...anche noi benestanti abbiamo giornate no!" disse fingendosi divertito.

" Un buon pranzo sicuramente aiuterà a rimetterti in sesto!" esclamò sorridendo la ragazza, strizzando gli occhioni scuri.

" Certamente!" rispose Ataru, mettendo mano al protafogli per vedere se aveva denaro a sufficienza da offrire il pranzo anche alla compagna.

Si bloccò nel corridoio, le mani presero a tremargli.

Quando Shinobu, un attimo dopo, si voltò per controllare il motivo dell'improvviso arresto del compagno lanciò un forte urlo di terrore: Shutaro Mendo era scomparso lasciando al suo posto una enorme statua di Tanuki!


" C-Cinque milioni di Yen!!!" si ripeteva Ataru mentre balzava come un ninja di pianta in pianta, allontanadosi dal liceo Tomobiki.


Nella polverosa stanza dell'orologio il muggiare degli ingranaggi si era arrestato; un lento stridio annunciava un malfunzionamento.

Malamente incastrato fra i grandi denti metallici, Megane si lamentava imprecando silenziosamente : "...d-dannazione...nel tentativo di scappare sono...inciampato in questi maledetti cosi..." poi cominciò a sghignazzare malignamente : " ...quando vedrai...sarà tutto intule...nessuno ti salverà più da te stesso...Ataru Moroboshi!!!"


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Capitolo 7
*** Cosa bolle in pentola? ***


Il signor Mendo, con passi lenti e la mente immersa in mille pensieri, avanzava negli ampi spazi aperti della sua tenuta; il rosso sole del tramonto andava celandosi dietro le montagne all'orizzonte.

Un giovane in divisa gli si avvicinò con fare frettoloso:

" Signor Mendo!" disse battendo i tacchi e portando la mano alla fronte, nel tipico saluto militare.

" Riposo." borbottò l'uomo di rimando.

" Ancora nesuna traccia del soggetto, oramai sono trascorse più di sei ore dalla perdita del contatto..."

" Lo so benissimo..." sospirò il signor Mendo, mentre con rapide falcate si avviava verso la dimora principale.


" SIGNOR MENDO SIGNORE!!" sbraitò l'anziano comandante delle operazioni militari, vedendo il signor Mendo comparire nella sala di controllo sotterranea.

Tutti i militari presenti scattarono sull'attenti all'unisono, alzandosi dalle loro postazioni.

" Riposo, amico mio..." disse lui con tono benevolo.

" ANCORA NESSUNA TRACCIA..."

" Non se ne curi..." lo interruppe il signor Mendo; guardò per un istante il grosso schermo con la mappa intera di tomobiki e prese a parlare nuovamente:

" ...in fondo oggi è una giornata molto dura per quel ragazzo, lasciamogli ancora lenza..."

" SIGNORE..."

" La prego, amico mio, la smetta di urlarmi nelle orecchie!" aggiunse il padre di Shutaro sturandosi il padiglione auricolare, leso dall'eccessivo tono del comandante.

" Signore..." ricominciò l'anziano militare : " ...mi chiedo se davvero abbiamo tutto questo tempo a disposizione, stando alle ultime informazioni a nostra disposizione gli Urusiani stanno radunando le flotte militari per venire a riprendersi la loro ' principessina ' dal cuore infranto; il mese a noi concesso per sistemare questa brutta faccenda prima del loro attacco...sarà sufficiente per condurre quel debosciato donnaiolo mollaccione sulla retta via? Le ricordo che è stato suo figlio a dare loro la parola d'onore, caricando su ognuno di noi responsabilità enormi...mentre lui se ne sta appiccicato a quella demonessa elettrica c-c-COME UN BAVOSO LUMACOTTO IN PREDA A TEMPESTE ORMONALI!!"

L'anziano comandante ansimò pesantemente, stremato dalla fatica di contenere ulteriormente la rabbia che andava montandogli in testa.

Il signor Mendo si sturò nuovamente l'orecchia.

I due camminavano lentamente lungo le file di aerei da guerra perfettamente allineati nello sconfinato bunker sotterraneo della tenuta Mendo.

Il padre di Shutaro, per nulla colpito dalle ingiurie rivolte a suo figlio, si fermò a carezzare la fredda corazza di un imponente PANAVIA TORNADO; l'aviogetto riposava a fianco di altri caccia, sulla fusoliera era dipinta la grossa bocca di uno squalo.

Uno squalo d'acciaio che nuota negli sconfinati mari celesti.

" Nemmeno io comprendo appieno le meccaniche che hanno spinto mio figlio..." si bloccò un istante, cercando le parole adatte e continuò: " a frapporsi all'ordine di ritorno immediato, che il padre di quella Oni ha intimato alla figlia; dopo il fattaccio della festa di compleanno..." confessò il signor Mendo, con gli occhi fissi sul metallo del caccia.

L'anziano comandante osservò il maestoso aereo e si fece cupo in viso.

" Tuttavia, vecchio amico mio, per la prima volta ho visto mio figlio infiammato di sincero interesse, mentre dialogava energicamente con quel truce orco; in questo credo, nell'amicizia che lo ha spinto ad opporsi al comandante di un intero pianeta..."

" EPPURE..!!!"

" Il tono, per carità!"

L'anziano comandante si schiarì la voce con alcuni colpi di tosse, prese fiato e con visibile sforzo riprese a parlare:

" Eppure non colgo il senso di questa recita, che vantaggio può avere fingere uno scambio di personalità?? Non bastava prendere quel Moroboshi e dargli una ripassata? Perchè mai dovrei fingermi al s-s-SERVIZIO DI UN MOCCIOSO INCAPACE BUONO A NULLA?!!"

" Dai una maschera ad un uomo e sarà se stesso..." citò saggiamente il signor Mendo, in risposta al comandante delle operazioni militari, ed aggiunse:

"...lei non ha avuto modo di visionare l'acceso diverbio scaturito fra mio figlio ed il soggetto in questione, ecco perchè non può e non deve capire: si limiti a svolgere le sue mansioni normalmente e pensi a quanto i ragazzi in nero si sono dati da fare per dare inizio a tutto questo...un giorno il signorino Shutaro Mendo sarà chiamato a guida di questa famiglia, credo che questa prova sia interessante anche per lui."

L'anziano militare annuì mestamente, i radi capelli grigi s'appiattirono al passaggio delle tozze dita:

" LE CHIEDO UMILMENTE SCUSA, IL MIO VETUSTO ADDESTRAMENTO NON CONTEMPLA L'USO DI SIMILI STRATEGIE..."

Il padre di Shutaro ridacchiò prima di rispondere:

" Scuse accettate, vecchio amico mio...ora mi segua in superficie, le voglio mostrare 'l'elicotterino' nuovo che sta per arrivare!"

Gli occhi del vecchio comandante presero a luccicare, il nuovo 'elicotterino' già gli frullava in testa.


Jariten svolazzava nel tramonto in direzione della casa dei Moroboshi, di ritorno da una delle sue allegre scorribande.

Al centro di un piccolo parco la tenda di Sakurambo richiamò la sua attenzione, il vecchio stava seduto sull'erba controllando a vista una grossa pentola ribollente di scura brodaglia.

" Cosa bolle in pentola?" chiese il piccolo Oni avvicinandosi all'anziano.

" Grane!" rispose il bonzo.

" Grane??" domandò stupito Jariten: " che tipo di grane? "

" ...le grane del destino!" commentò apatico il vecchio.


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Capitolo 8
*** L'amicizia non si compera. ***


Come il bonzo Sakurambo ebbe pronunciate le fatidiche parole, un rombo ruppe il silenzio del tramonto .

Contemporaneamente, sul grande schermo del radar nella sala di controllo del bunker dei Mendo, prese a lampeggiare una lucetta rossa:

“ Torna a casa Lassie...” commentò con un sorriso l'operatore, prima di correre a dare responso al suo superiore.

Una lunga colonna di roboanti motociclette di grossa cilindrata sfilò lenta per i viottoli di Tomobiki; tremavano i vetri delle finestre al loro passaggio, mentre i motociclisti si divertivano a rovesciare i bidoni dell'immondizia con violente pedate ed a terrorizzare i passanti con urla e schiamazzi d'ogni sorta.

Capeggiava la fila, Ataru Moroboshi.

Sfoggiando una cresta bionda ed una tuta bianca cosparsa di slogan inneggianti al buddha ed alla morte, il giovane conduceva fiero una possente bicilindrica di origine Italiana; simbolo di potere su quella tribù di scalmanati.


Grazie ad un satellite spia, il signor Mendo visionava dalla base sotterranea l'avanzata trionfale di colui che ora vestiva i panni dell'erede di famiglia; al suo fianco l'anziano comandante ed il pilota che quella mattina aveva 'sganciato' la culla sopra al liceo.

“ ...confesso...” cominciò a parlare con un sospiro il padre di Shutaro “...che mi aspettavo ogni cosa da quel Moroboshi, dopo aver saputo che era sparito con cinque milioni di Yen!”

“ QUINDI AVEVA PREVISTO ANCHE CHE RADUNASSE UNA BANDA DI MOTOTEPPISTI???” urlò l'anziano militare, sgranando gli occhi pieni di interrogativi.

“ No!” rispose il signor Mendo “ Mi ha proprio stupito!” concluse ridacchiando.


La colonna si fermò esattamente nella strada antistante la dimora dei Moroboshi; i motociclisti scesero dai mezzi.

Molte ragazze venivano trasportate sulle motociclette...ognuna di loro indossava un bikini tigrato ed aveva i capelli tinti di verde; un cerchietto con delle piccole corna finte completava l'opera.

Ataru Moroboshi aiutò a scendere dalla sella la sua passeggera, la più bella fra tutte le copie di Lamù che quella comitiva si portava dietro.

“ Conquistiamo tutto il Giappone!”

“ Corriamo sopra la morte!”

“ Santo io sono fra terra e cielo!”

Queste erano alcune delle frasi che ornavano la bianca tuta che il giovane indossava, ma orrore faceva una svastica nazista sulla bandana attorcigliata al collo di Ataru.


“ C-Caro?!?” chiamò la signora Moroboshi, osservando dalla finestra la folla radunatasi “ Dei mototeppisti Nazisti...”

L'uomo affondò nel giornale del giorno, tremando come una foglia, scivolando lentamente sotto al basso tavolo con i rimasugli della cena appena consumata.


Ataru alzò un braccio ed i motociclisti tutti ruotarono le manopole del gas, un boato tremendo riempì il cielo ormai scuro della sera.

Quando tornò il silenzio guardò verso la finestra di camera sua, illuminata; dietro le tende si vedevano le sagome di due persone...

“ LAMU'!!!” gridò Ataru con quanta voce aveva in corpo, mentre avvinghiava con le braccia la bella ragazza vestita come la principessa degli Oni.

“ GUARDA, LAMU', NON HO BISOGNO DI TE, POSSO AVERE CHI VOGLIO!!!” e schioccò un bacio sulla guancia della riluttante ragazza.

Dietro alle tende non si mosse nulla, eppure Shutaro tremava come una foglia osservando l'immobile, bellissima Lamù...


“ Ma tu guarda che pezzo di...” ringhiò il giovane pilota, nome in codice Anubis 1°, davanti al grande schermo che mostrava le immagini di quella gran triste scena; l'audio era possibile udirlo grazie ai microfoni che gli uomini in nero avevano disseminato in tutto il quartiere di Tomobiki, durante il 'preparativo'...

Ciò era stato operato come misura di controllo, parte integrante del piano per condurre sulla retta via Ataru e salvare Tomobiki dalle ire del padre di Lamù.

“ Rimani tranquillo!” ordinò il signor Mendo “ Questa è solo una provocazione...Ataru dev'essere così disperato da non saper più come fare per scatenare le ire della sua Lamù!” commentò massaggiandosi il mento.

“ SE ANDRA' AVANTI DI QUESTO PASSO LA DEMONE MANDERA' ALL'ARIA TUTTO, PUR DI FULMINARE QUELL'IDIOTA!” sbraitò l'anziano comandante, poi volgendosi verso il giovane pilota ordinò: “ ANUBIS 1°, SI PREPARI NELLA CABINA DI UN HARRIER, SE ATARU ESAGERERA' CON QUESTA FARSA DOVRA' FARE PIAZZA PULITA DI QUELLA FECCIA, FACENDO CADERE SULLE LORO ZUCCHE VUOTE UNA PIOGGIA DI PIOMBO ROVENTE!!!”

Il giovane pilota già si stava portando in posizione quando il signor Mendo diede contrordine:

“ Non si faccia prendere dall'ira ed osserviamo, chè si prospetta interessante.”


“ Maledizione!” pensò Shutaro Mendo, con gli occhi fissi sull'impassibile Aliena: “ quel dannato aggeggio per il controllo emotivo funziona davvero...mi chiedo però fino a che punto sia in grado di soffocare le emozioni!”


Gli occhi verdemare della bella Oni erano fissi su Ataru, oltre le tende, giù in strada.


“ ALLORA LAMU' ??? NON PUOI COMPETERE NEMMENO TU CON UNA BELLEZZA SIMILE!!!” Sbraitò fuori di se il giovane Moroboshi, irato per l'immobilità di quella finestra.

Intorno a lui i mototeppisti bevevano birra con le ragazze ed ignoravano la particolare contesa che quello squilibrato pareva avere con la dannata finestra...a loro bastava la pecunia.


Improvvisamente la finestra si spalancò e Lamù fece la sua comparsa, fluttuando leggiadra fino al suolo, posandosi esattamente di fronte ad Ataru.


Shutaro stringeva fra i denti tutte e dieci le dita delle sue mani, sudando freddo.


L'anziano generale stava urlando in un comunicatore alla flotta del pacifico di lanciare un missile balistico, armato con una testata nucleare, sulle coordinate di casa Moroboshi; il padre di Mendo aiutato da Anubis 1° cercava in tutti i modi di sottrarre il comunicatore dalla disperata presa del militare.


Ataru si portò alle spalle della ragazza simil Lamù che stava abbracciando un attimo prima, spaventato eppure felice all'idea di venir fulminato dalla demone una volta ancora.


Tutti i motociclisti e le ragazze vestite come la Oni, bellissima, si bloccarono.

I mozziconi delle sigarette caddero dalle loro bocche...


Passò un alito di vento, a sollevare delle cartacce.


“ Cosa significa tutto questo, Shutaro?” domandò Lamù, con l'aria dell'innocenza più pura.

Un liquido giallo e dall'odore pungente andava allargandosi sul pavimento, sotto ai piedi di Shutaro Mendo, dentro la stanza.

Dopo tutta l'agitazione sopportata in precedenza quelle parole sciolsero ogni sua resistenza ed il ragazzo crollò al suolo, nella pozza maleodorante.

Scostando la ragazza usata come scudo, Ataru abbozzò qualcosa ma un motociclista lo stese con un colpo di mazza da baseball sulla nuca; Lamù restò impassibile.

“ T-Tu sei quella vera!!!” disse l'uomo, col respiro spezzato dall'emozione, indicando Lamù.

Un suo compare lo stese a sua volta con un gran cazzotto al ventre:

“ COME OSI DARE DEL TU ALLA DIVINA LAMU'???” urlò tutto eccitato il massiccio ragazzone, inginocchiandosi di fronte alla Oni oggetto di contemplazione.

Ataru restò privo di sensi a lungo, mentre i mototeppisti si fecero fotografare in compagnia della bella Aliena.

Scattarono anche una polaroid del gruppo di ragazze con al centro l'originale...ciò scatenò una violenta rissa per il possesso di tale fotografia.

Quando Ataru riprese i sensi il gruppo stava consumando le terribili pietanze che Lamù, entusiasta di quella compagnia, aveva offerto loro e benchè fossero terribilmente piccanti,i giovani facevano a gara per accapparasi più bocconi possibli!

“ Traditori maledetti!!” commentò dolorante Ataru “ ...avevate promesso di aiutarmi nel mio piano, ed invece...”

“ TACI STUPIDO!” Urlò il capo della banda, con le labbra gonfie e rossissime per le troppe spezie : “ NON CI AVEVI DETTO CHE AVREMMO DOVUTO TIRARE BRUTTI SCHERZI ALLA VERA LAMU'!!!”

“ CREDEVO CHE DOPO AVERVI DATO I MIEI SOLDI...FOSSIMO DIVENTATI AMICI! E GLI AMICI SI AIUTANO SEMPRE!!!” Gridò Ataru, prendendo l'uomo per il bavero; il teppista, ben incline a lotte corpo a corpo ribaltò la posizione e strappò la bandana simbolo della banda dal collo del ragazzo.

“ TACI STUPIDO!” intimò con forza ad Ataru, riverso nuovamente al suolo : “ MI TERRO' IL DENARO, MA L'AMICIZIA NON SI COMPRA!”

Detto ciò radunò i suoi uomini, le ragazze e diede ordine di ritirarsi, montando sui grossi mezzi a due ruote.

Alcuni teppisti si rifiutarono di lasciare la compagnia della Oni , vennero presi al lazo dai compagni e trascinati via rovinandosi sul ruvido asfalto dalla colonna di motociclette.

“ Tutta gente simpatica!” commentò Lamù, mentre sventolava le braccia in segno di saluto.

La colonna di fanalini rossi scomparve all'orizzonte ed il silenzio si impadronì della notte.


“ L-Lamù...” singhiozzò Ataru, allungando un braccio in direzione dell'amata.

Lei, ignorandolo, già era in volo verso la finestra, rivolgendosi all'interno:

“ Tesoruccio! Sei stato molto scortese a non scendere e fare festa con quei bravi ragazzi!”

Shutaro aveva appena finito di ripulire tutto quando Lamù entrò nella stanza e poggiò i piedi al suolo.

“ Metti questo fra i denti!” disse lei al ragazzo con un sorriso, porgendogli un pupazzetto, raccolto sulla scrivania della stanza.

Shutaro senza ben comprendere obbedì e serrò nel morso l'oggetto.

Lamù fece scivolare dolcemente le sue mani sul petto del ragazzo, che trattenne il respiro...

La luce della stanza virò dal giallo delle lampade al blu elettrico dei fulmini.

“ TESORUCCIO TI ODIOOOOOOOOOHHHH!!!” gridava la Oni, sfogando tutta la rabbia repressa sul povero Shutaro Mendo.

Quand'ebbe finito e l'ira placato, il povero rampollo cadde riverso al suolo, gemendo:

“...c-chi me lo ha...fatto fare...?” si domandò il miserabile, abbrustolito a puntino.

La bella demone, chinandosi, lo carezzò sulla testa:

“ Scusami, ma non ce la facevo più...” disse , ed andò a chiudersi nell'armadio, suo giaciglio per la notte.

A Shutaro quel tocco e quelle parole bastarono per ripagarlo di tutto.


Ataru sentì la baruffa, ma non capì.

Salì in sella alla moto e con un filo di gas vagò ramingo per le vie del quartiere...il faro serpeggiava sull'asfalto come una lucciola sperduta in una giungla d'asfalto.

Tornò alla dimora Mendo perchè non sapeva dove altro andare.

Parcheggiata la motocicletta davanti all'entrata, s'accorse di una figura nell'oscurità; un ragazzo con un giubbotto di pelle gli si avvicinò, lo prese per un braccio ed ignorando le proteste di Ataru lo trascinò a forza fino al primo, grande laghetto della tenuta.

Fermatosi sul bordo, il forte ragazzo scaraventò nell'acqua il fellone.

Quando Ataru riemerse si trovò al cospetto del signor Mendo.

L'uomo aveva una faccia tesa e taceva, con le braccia conserte.

Ataru uscì dall'acqua e rimase immobile di fronte a 'suo padre'; passarono alcuni minuti di assoluto silenzio...

“ Io...” cominciò Ataru, imbarazzato dalla situazione.

“ Taci!” rispose l'uomo: “ Ora vieni dentro che facciamo i conti, 'figliuolo'!”

Ad Ataru non sfuggì l'accidia nella parola 'Figliuolo'...ed al seguito del padre si avviò nella grande dimora.

Una notte senza luna, quella...

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Capitolo 9
*** Polpi nella notte ***


A casa Moroboshi regnava la quiete; solo Shutaro, con gli occhi spalancati nel buio, giaceva prono assorto in mille pensieri senza concedersi a Morfeo.

La convivenza con la famiglia Moroboshi non lo preoccupava, dopotutto il cibo era comestibile e la vicinanza con Lamù sopperiva perfettamente alla lontanaza dall' usuale lusso...il suo timore nasceva dalla considerazione del fatto che, un domani nemmeno troppo lontano, avrebbe dovuto separarsi dalla bella Oni.

Nel frattempo, però, quanto si sarebbe affezionato a quella dolce creatura?

Sicuramente tanto, da soffrirne parecchio al momento della naturale divisione.

Si mise di lato e si sforzò di prendere sonno; il duro pavimento in legno sulla quale era adagiato il sottile futon non era certo il riposo a cui era abituato!


Ataru seguiva col capo chino e la cresta bionda, ballonzolante, la schiena ritta e fiera del signor Mendo - alias suo padre dal risveglio ( traumatico ) di quella mattina.

I due procedevano spediti lungo corridoi e scale sotterranee che si addentravano sempre più nelle viscere della tenuta Mendo; il ragazzo si chiedeva cosa si celasse dietro quelle innumerevoli porte, disposte ordinatamente lungo le spoglie pareti di quei condotti.

"... cosa si suppone dovrei fare, ora?? " pensò fra se il signor Mendo, mentre senza una meta definita scorreva i lunghi passaggi dei sotterranei della sua dimora.

Buttando uno sguardo alle porte constatò che gli uomini in nero erano ancora tutti a riposo nei loro alloggi, fino all'indomani nessuno di loro sarebbe tornato in serivizio.

Si pettinò ad ogni passo i baffetti neri, lisciandoli con l'indice ed il pollice della mano sinistra : " ...i polpi..." pensò "...oggi non hanno ancora mangiato. "

Il passo si fece più spedito.

I due scesero ancora un paio di rampe di scale ed immettendosi su un nuovo, lungo e buio corridoio, Ataru notò un'unica porta piantonata da due militari in divisa.

Le guardie ostentavano un grosso AK47 a testa, un' arma più adatta ad un campo di guerra che alla dimora di un riccone; sulla porta in legno, dotata di fessura d'ispezione, capeggiava la scritta ' videosorveglianza-centro di registrazione'.

Passando davanti ai soldati, impegnati nel saluto militare rivolto ai due, al ragazzo tornarono in mente le parole del misterioso individuo della torre dell'orologio; si ripromise che più tardi avrebbe certamente fatto luce sul buio che occupava i ricordi della sera della festa di compleanno.


Una porta scorrevole si spalancò su una sala molto ampia.

I due si trovarono al cospetto di una piscina dall'acqua ferma; su un piedistallo di marmo vi era adagiato un barattolo, il signor Mendo lo indicò allungano un braccio e puntandolo con l'indice.

" Hai scordato di dare il cibo ai polpi. " disse con tono asciutto; tuttavia la voce, in quella grande stanza sgombra, ad Ataru parve tonante.

Il ragazzo obbedì, impungò il baratto e ne svitò il tappo.

Senza tante cerimonie prese una manciata di quella roba maleodorante e la buttò sulla superficie piatta e ferma dell'acqua.

Nonostante la luce fioca data da poche e lontane lampade al neon, Ataru notò che i polpi se ne stavano sul fondo e lo fissavano con sguardi incerti e preoccupati; nessuno degli intelligenti animali osava muovere un solo tentacolo nella sua direzione, od in quella del cibo.

" Abbine miglior cura, di questo passo non ti resteranno altri amici che loro..." si limitò a consigliare il signor Mendo, prima di abbandonare la stanza.

Ataru restò immobile a lungo e lo stesso fecero i polpi, poi posò il barattolo e si incamminò sulla via del ritorno alla parte superiore dell'abitazione.

Passando davanti alla porta della videosorveglianza i soldati rifiutarono di conderegli il saluto militare; l'aria era tesa ed Ataru non faticò a notare un certo nervosismo...armandosi delle migliori gentilezze, chiese ai militari il permesso di 'curiosare' un poco dentro la stanza.

" Accesso negato " rispose uno dei due.

Il ragazzo tentò, con parole di miele, di persuadere le rigide guardie ma quella sul lato sinistro della porta assestò un violento colpo alla nuca del ragazzo col calcio ligneo del pesante fucile.

Ataru cadde sulle ginocchia, reggendosi la testa dolorante con entrambe le mani.

" AAAhhh!!!" esclamò " ...fa un male boia ma che diav..."

Il secondo militare abbassò l'arma e la puntò senza troppi convenevoli sulla fronte del ragazzo, ancora adorno dei vestiti e della cresta da mototeppista.

" Lo Shutaro Mendo che noi rispettiamo e per il quale prestiamo i nostri servigi non è certo la larva che sto osservando ora. Guardarti mi da il voltastomaco, sparisci prima che mi venga voglia di far sbocciare un bel fiore rosso sulla tua zucca avariata ".

Gli occhi gelidi e spietati del militare scatenarono la paura in Ataru...i suoi denti cominciarono a frangere rumorosamente; il soldato che lo colpì alla nuca appoggiò il piede sulla sua schiena e con violenza lo spinse pancia a terra:

" Striscia, Larva!" ridacchiò.

Voltandosi con crescente terrore Ataru incrociò gli occhi con quelli, simili a vampe infuocate, dell'aggressore.

Corse a perdifiato lungo i corridoi e salendo scale, con le lacrime sulle guance.

Attraversò il grande salone principale della casa, vuoto e buio; solo l'ansimare tagliava il pesante silenzio.

Nei grandi corridoi non riuscì a trovare la sua stanza, od a ricordare dove fosse...si abbandonò in lacrime contro una parete, affondando il volto nelle mani : " Mi odiano...tutti, mi odiano...!" sussurrò gemendo di dolore.

Nella parete, improvvisamente, si aprì una porta; il ragazzo che fino a quel momento poggiava saldamente con la schiena, reggendosi, contro il sostegno si trovò a gambe all'aria e ruzzolò nella nuova apertura...un attimo dopo l'uscio si richiuse, inghiottendo Ataru.


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Capitolo 10
*** Tactical Espionage Action : Urusei Yatsura ***


Silenzio.


Vista dall'esterno, la splendida residenza Mendo pareva un enorme, candida creatura marmorea, abbandonata al sonno dei giusti su una lussureggiante collina verde.


Una leggera pioggia primaverile ruppe l'immobilità dell'aria; lo scrosciare delle gocce sulle foglie della vegetazione diffuse un suono piacevole, quasi un fremito d'ali di eleganti uccelli.


All'interno dei lunghi corridoi sotterranei della dimora, assonnate guardie eseguivano con regolarità abitudinaria le loro ronde.

I passi risuonavano come il battito ritmato di un cuore.


La sala di controllo sotterranea era immersa in un brusio leggero di computer accesi e lampade; pochi soldati ed alcuni operatori svolgevano i compiti di routine notturni.

“ Sono le 4 del mattino in questo istante, abbiamo perso il contatto col soggetto già da alcune ore, oramai... eppure il rilevatore segnala che Ataru Moroboshi si trova ancora all'interno di questa tenuta...”

L'addetto alla posizione del turno di notte si voltò verso il signor Mendo, che sedeva al suo fianco: la testa abbandonata su una spalla ed un filo di bava ad un angolo della bocca.

“ ...dorme...” commentò con un sorriso “ beh, finchè non succede nulla, lasciamolo dormire!” pensò fra se e se la guardia, tornando a posare lo sguardo sulla lucetta rossa che indicava il soggetto, immobile sopra la porzione di mappa rappresentata.



Passi, lenti e cadenzati.

Un soldato di ronda passò davanti alla porta della sala di videosorveglianza, fece un cenno ai due commilitoni di piantone al prezioso ufficio e riprese la camminata.

“ Dev'essere uno nuovo “ sussurrò una delle guardie “ porta la divisa come una recluta ed invece di imbracciare l'AK fa la ronda con una pistola...”

“ Sicuramente è così, però è strano...non è un poco avanti la stagione per usare ancora il passamontagna calato sul viso?” domandò l'altro, sospettoso.

“ Bah!” sbottò il militare, grattandosi la nuca “ qui sotto è sempre frescolino in tutte le stagioni, glielo avrà consigliato la mamma oppure è uno che viene dal sud, comunque, fa parte dell'equipaggiamento standard...AHAHAH!!” concluse con una risata.

Alla fine del lungo corridoio il soldato di ronda girò l'angolo e sparì dallo sguardo attento dei due, sicuro di non essere visto studiò attentamente la disposizione delle videocamere - solo una in questo tratto ed ancora lontana - e con un rapido gesto si levò il caldo copricapo: Ataru Moroboshi si asciugò il sudore dal viso ed appiattendosi contro la parete scivolò sotto la videocamera, passando nel suo angolo buio.

“ Quei maledetti non si schiodano da li...e nella porta non c'è nessuna apertura per chiavi o simili, ne tastiere per codici segreti...si apre solo dall'interno. “ ragionò fra se, mentre studiava il da farsi.


Il signor Mendo si svegliò di colpo dal sonno; come se non si fosse mai sopito osservò la posizione di Ataru, immobile sullo schermo.

“ Non mi convince.” commentò, facendo sobbalzare l'addetto che non si era accorto del risveglio: “ ...se non sbaglio quella stanza è una delle armerie segrete della tenuta. Mi chiedo come vi abbia avuto accesso visto che sono perfettamente occultate...”

“ Non ha tutti i torti!” osservò l'addetto, ad alta voce “ ...anche se vi fosse penetrato fortuitamente dovrebbe almeno aver tentato di uscirne visto che oltre ad armi e divise in quella stanza non c'è nulla.” concluse.

“ Mandiamo qualcuno a controllare, è meglio.” ordinò il signor Mendo “ le guardie di piantone alla videosorveglianza hanno riferito dell'interessamento da parte del soggetto proprio per quella sala...”


Altri passi.

Davanti alle due basite guardie passò il soldato Johnny Sasaki, fece un cenno ai due ( impietriti ) e si avviò.

“ HEI!!” gridò improvvisamente una delle due guardie: “ La ronda è appena passata, hai sbagliato il turno, idiota!”

Johnny Sasaki osservò il collega stranito, s'accese una sigaretta ed appoggiò il fucile col calcio al suolo e la canna contro la bianca parete: “ ...dì un po, Mekaru, hai voglia di scherzare? Sono le 4 passate da poco, è il mio turno questo.”

La seconda guardia aveva già contattato la base: “ l-l'addetto alla ronda precedente è già sotto le coperte, dicono inoltre che...Lui...si è liberato degli indumenti ed anche del segnalatore di posizione, circola liberamente nella residenza!”

“ Dannazione! Allora quello di prima era ... Lui? “

Mekaru imbracciò l'AK e lasciò la posizione a Sasaki : “...ma non facciamo scattare l'allarme? Voglio dire, se il soggetto sta circolando liberamente nei sotterranei dovremmo quantomeno...” protestò quest'ultimo, ma Mekaru lo zittì immediatamente: “ E' solo uno sciocco e codardo civile, io sono un soldato; me la sbrigo io questa faccenda e senza buttare giù dalle brande il resto dell'esercito OK???”


Rapido avvicinarsi di passi; Ataru s'affrettò ad allontanarsi dalla posizione scorrendo alcuni corridoi, orientandosi di modo da non allontanarsi troppo dal suo obbiettivo; la sala della videosorveglianza.

Ancora non sapeva come ci sarebbe entrato ma, per ora, il rumore nervoso dei tacchi di stivali militari in rapido avvicinamento lo distolse dal pensiero.

Prima di svoltare un angolo, immettendosi su un nuovo corridoio, depositò al suolo una rivista aperta e ben in vista, lontana però dal campo visivo di una telecamera.

“ UH?!” esclamò Mekaru, al quale non era sfuggito il movimento sospetto in fondo al lungo corridoio “ ... laggiù!”

Correndo s'avvicinò all'oggetto al suolo, rallentò bruscamente alcuni metri prima di raggiungerlo ( possibile mina ).

Un interrogativo gli passò per la testa “ che ci fa una rivista porno qui?? Dev'essere uno scherzo...”

Con circospezione ridusse la distanza, chinandosi per controllare meglio...

“ Eh, guarda questa, si che è snodata!!” S'abbassò per voltare pagina quando qualcosa lo punse alla spalla; istintivamente sollevò il fucile e lo puntò verso l'angolo dove il corridoio si congiungeva ad un altro: un'ombra scivolò veloce, si guardò la spalla e vide conficcato un piccolo dardo.

“ Merda!” esclamò togliendoselo e con uno scatto svoltò, immettendosi su un nuovo corridoio.

Ataru lo attendeva appena dietro all'angolo: con un rapidissimo gesto lo disarmò gettando al suolo il pesante fucile.

Mekaru lo agguantò saldamente ma le forze lo abbandonarono, la vista si fece fosca ed il respiro lento...cadde al suolo sprofondando in un pesante sonno.


Mentre il giovane trascinava il corpo privo di sensi del soldato verso un punto dove desse meno nell'occhio, la radio prese a fare chiasso: “ Mekaru, Mekaru...qui Sasaki, tutto bene? Attendo notizie “.


“ Nessuna risposta, molto male!” disse Sasaki alla guardia al suo fianco “ faccio un nuovo tentativo, se tutto tace io faccio scattare l'allarme e vado a cercare Mekaru, tu dovresti correre alla centrale operativa e fare rapporto.”

“ Lasciando sguarnita la porta della videosorveglianza? Gli ordini di...” protestò la guardia, ma Johnny sapeva il fatto suo e soprattutto era più alto in grado.

“ Questa porta si apre solo dall'interno ed è di una lega imperforabile...come pensi che uno con una pistola a tranquillanti possa aprirla??”


Pochi secondi poi un nuovo appello; per un istante Ataru pensò di rispondere e simulare la voce dell'uomo, ma prima che potesse intraprendere qualsiasi azione le luci si spensero di colpo, sostituite da alcune lampade rosse, mentre una lunga sirena squarciò il silenzio.

“ L'allarme!” disse ad alta voce, puntò la sua pistola a tranquillanti verso una telecamera e fece fuoco, danneggiandola. “ Tanto vale rischiare il tutto per tutto!”

Dagli altoparlanti si diffuse il messaggio della presenza di un intruso e parecchie guardie cominciarono a disperdersi lungo i corridoi, alla ricerca dell'uomo col passamontagna armato di pistola ( secondo la descrizione ); non si fece il nome ne di Shutaro Mendo ne tanto meno di Ataru Moroboshi e questo convinse il giovane che c'era ancora una possibilità.


“ Aprire, ispezione!” gridavano i soldati bussando alle porte, prontamente aperte: un rapido controllo e poi via verso il prossimo corridoio.

Ataru aveva abbandonato la pistola a tranquillanti in pungo a Mekaru e, calatogli il passamontagna sulla testa, rimase in attesa dei soldati.

Con del trucco per mimetismo si dipinse il volto in modo da cammuffarsi; la cosa funzionò alla perfezione ed i primi soldati accorsi presero in consegna 'l'intruso', lasciando Ataru libero di muoversi verso il suo obbiettivo: “ Meglio controllare che non avesse un complice!” disse all'indirizzo dei soldati, che annuirono.


L'allarme scatenò il parapiglia anche nel centro di comando sotterraneo.

L'anziano Generale arrivò ansimando: “ ECCOMI SIGNORE, NIENTE DI CUI I MIEI UOMINI NON POSSANO OCCUPARSI!!”

“ Per carità non urli, ho già un' emicrania tremenda!” si lamentò il signor Mendo “...ma non sottovaluti Ataru Moroboshi, quel ragazzo è inarrestabile quando si prefigge un obbiettivo...ha già dato prova più volte di sviluppare un'immediata capacità in caso di necessità: non si ferma davanti a niente, pilota elicotteri, guida motocross, corre più di un ghepardo ed usa tecniche ninja avanzate...”.

“ M-MA I MIEI SONO SOLDATI DI PRIMA CATEGORIA, ADDESTRATI ALLA GUERRA, INVINCIBILI!”


“ Aprire, ispezione!” Gridò Ataru dopo aver dato un colpo alla porta metallica della videosorveglianza imitando perfettamente nel tono l'ordine dei soldati, felice che nel trambusto le guardie di piantone si fossero allontanate.

L'Addetto, conoscendo le procedure, fece scattare la pesante serratura blindata ed abbassò la maniglia; nello stesso istante la pesante porta spalancandosi lo colpì con violenza, mandandolo al tappeto.

Rimettendosi in piedi nel minor tempo possibile, infuriato coi modi bruschi del soldato, l'addetto alla videosorveglianza constatò ( dolorosamente ) che il ragazzo che gli puntava in viso il grosso AK 47 ed aveva già richiuso la porta altri non era se non Ataru Moroboshi ( molte volte l'aveva visto nelle riprese del sistema ).

“ Merda!” si limitò a dire.

Mekaru dormiva beato, liberato dal passamontagna ed adagiato su una sedia nell'ufficio di ronda.

I suoi commilitoni lo osservavano stupiti ed increduli, Johnny Sasaki intuì che il novellino di cui avevano fatto rapporto, colui che aveva preso l'intruso, altri non poteva essere se non il vero intruso, ovvero Ataru Moroboshi.

“ Merda!” commentò.

L'anziano Generale riagganciò il ricevitore della linea d'urgenza; il moccio che colava da una narice e le labbra con gli angoli all'ingiù tradirono con chiarezza il suo stato d'animo e la natura della chiamata:

“ La frittata è fatta, giusto? “ disse il signor Mendo, assestando una pacca sulla spalla del militare.

“ M-MA I MIEI SOLDATI...”

“ Mandate subito il Gorinjardiniere a tentare di arrestare l'energia elettrica!” ordinò il signor Mendo “ ed inviate Jack nella stanza di videosorveglianza, è l'unico in grado si svolgere una missione d'infiltrazione così complessa nel minor tempo possibile...fornitegli la mappa dei condotti d'aerazione dei sotterranei e dotatelo di idoneo equipaggiamento: siamo stati messi nel sacco da un bamboccio, signori, vediamo almeno di non aggravare la situazione. Ataru NON deve vedere quelle registrazioni od il nostro piano crollerà...non dimentichiamo che Shutaro CREDE, in tutti noi...”

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Capitolo 11
*** La causa ***


Casa Moroboshi; l'alba.

Shutaro Mendo, incapace di prendere sonno, studiava con attenzione l’arma con cui aveva assorbito la maggior parte dei sentimenti che l’aliena provava verso lo sciocco terrestre suo coetaneo.

Fissare le lucide superfici metalliche lo fece scivolare nei ricordi...

Appena dopo il fattaccio accaduto la sera del compleanno  e la fuga dalla tenuta  Mendo,  Lamù era volata a bordo della sua navicella ed era pronta a schizzare nello spazio infinito ( dimenticando Ten sulla terra ), quando Shutaro  gli impedì la partenza piazzandosi di fronte all’Ufo con il suo Harrier , il bellissimo caccia a decollo verticale in grado si stazionare immobile sospeso nell’aria.

Ripensare agli eventi di quella sera lo turbò e sentì un brivido gelato corrergli giù per la schiena; rigirò l' arma simile ad un revolver di grosso calibro ed osservò attentamente il liquido contenuto nella boccetta collocata al posto del tamburo.

La ripose nel cassetto della piccola scrivania e sospirò, guardando oltre la finestra la navicella dove Lamù probabilmente dormiva.

Ripassò mentalmente le parole che aveva detto alla bella aliena, mentre con rapide virate del suo Harrier gli bloccava la via e lei minacciava di abbatterlo.

“ E’ stato un gesto inconsulto!!” Aveva sbraitato dalla cabina aperta del suo aviogetto “ Ataru non voleva sicuramente colpirti, era ubriaco, Lamù!!” Gridò ancora con più convinzione.

“ Non sono affari tuoi!” Aveva urlato in risposta l’aliena, dopo aver fermato l'ufo apparendo da un'apertura nella fiancata,con le lacrime che rotolavano giù dalle guance “ Ho capito che non mi farò mai largo nel cuore di un simile individuo e me ne voglio andare! E’ come ha detto lui, sono solo un fastidio, un impiccio, un problema!!!” Esclamò  poi  coprendosi la guancia destra,  lievemente gonfia e tumefatta, con la mano.

“ NO!!” tuonò allora Shutaro “ Non puoi, non puoi buttare via tutto solo per una sfuriata, ne avete passate tante e passerà anche questa!! Ataru capirà il suo errore e ti chiederà scu…” si fermò, pensando che scusa, Ataru, non l’avrebbe mai chiesto in nessun caso, stupido ed orgoglioso com’era.

“ Lasciami passare…sussurò Lamù  fra i singhiozzi, nascondendo il viso nelle mani.

“ No.” Rispose asciutto Shutaro.

“ Ti prego, Shu…lasciami andare via, ti prego…” continuò lei, con una disperazione tale nella voce e nei sussulti dell’addome  che a Shutaro si sciolse il cuore e gli salirono le lacrime agli occhi.

No…” bisbigliò allora lui, col respiro spezzato.

…p-perché…Perché? PERCHE’!!!” Gridò in preda all’ira la bella Oni, stringendosi grosse ciocche di capelli nei pugni chiusi.

“ Perché non voglio, perché non potrei svegliarmi domani sapendo che non ti rivedrei mai più!! Perché anche se non sei mia io ti amo!” Riuscì a dire Shutaro, con la voce che passava a fatica dalla gola a causa del magone.

Lamù lo guardò fisso tenendo il fiato, i suoi occhi erano stupiti per la dichiarazione improvvisa, ma ne felici ne increduli. Scese nel suo ufo e riapparve dopo poco impugnando un grosso revolver. Raggiunse volando l’abitacolo di Shu e si strappò un capello, infilandolo nell’impugnatura dell’arma.

“ Questa risucchia i sentimenti “ disse lei meccanicamente, puntandogli addosso l’arma “…assorbirò ciò che provi per me, così non dovrai soffrire a causa mia…mi spiace tanto, Shutaro Mendo, grazie di tutto.”

Stava per premere il grilletto, Lamù, ma Shutaro scostò l’arma dal suo corpo mentre un idea gli balenava in testa.

“ Ma certo, useremo questa!”

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Dimora Mendo, stanza dei sotterranei adibita a sala delle interrogazioni.

Ataru Moroboshi stava seduto su una seggiola.

Le quattro pareti bianche attorno a lui sembravano roteare leggermente, mentre con una fitta dolorosa riprendeva coscienza di se.

Una porta si Aprì ed il signor Mendo entrò, accomodandosi su una seggiola posta in fronte a lui.

Ataru non era riuscito nel suo intento di vedere il filmato che avrebbe fatto  luce ( a quanto detto dal misterioso individuo della torre della scuola ) sul mistero dello scambio;  proprio mentre l'addetto alla videosorveglianza stava scorrendo la fila di videocassette in cerca di quella giusta la luce era mancata, tutta l'apparecchiatura si era spenta e da una botola nel soffitto qualcuno era piombato giù, colpendolo alla nuca con forza tale da fargli perdere i sensi.

Però, durante il lungo buio dello svenimento aveva ricordato ogni cosa, anzi, più corretto sarebbe dire che l'aveva 'rivissuta'  come spettatore esterno, come una sorta di avvoltoio appollaiato su un alto ramo: la festa di compleanno organizzata da Shu nella sua dimora, il suo arrivo con Lamù al seguito, tutti i compagni invitati...poi s'era allontanato in cerca del bagno ed invece era finito nella cantina, zeppa di bottiglie di sakè molto preziose.

Di li a scolarsene un paio era stato un attimo, come un attimo aveva impiegato a mettersi a fare il cretino - come suo solito - con le ragazze presenti.

Shinobu, Benten, Sakura e la sorella di Mendo, le compagne di classe...poi come al solito erano cominciate le sfuriate di Lamù, spalleggiata da quel damerino di Shutaro Mendo.

Ma la faccenda aveva preso una brutta piega, Lamù urlava coi canini bene in mostra ed Ataru ribatteva alzando di più la voce, finchè la Oni non pensò bene di fulminarlo seduta stante ed il ragazzo rimase tramortito dalla violenza della scarica, così cominciò ad accusare Lamù con rabbia, con foga inaudita di essere una violenta, una pazza, un mostro venuto dallo spazio solo per rendere la sua  già orribile vita un vero inferno. Fracassò al suolo la bottiglia mezza vuota di sakè e rovesciò il tavolo colmo di dolci, creando sgomento fra i presenti. Fu allora che Shutaro, da buon padrone di casa, intervenne ed Ataru iniziò una feroce discussione anche col coetaneo, accusandolo di essere null'altro che un figlio di papà, una bella confezione vuota, un burattino, un lecchino, uno che senza la fortuna di nascere sotto una buona stella e con un cognome importante non sarebbe mai diventato nessuno. Gli urlò che era facile giudicare dall'alto della sua classe sociale, gli urlò che gli faceva schifo, come gli faceva schifo quella festa; come gli faceva schifo la sua stessa esistenza.

Lamù piangendo cercò di abbracciare il suo amato alle spalle  per placare quelle escandescenze orribili...ma Ataru, voltandosi nervosamente per allontanarla, la colpì in pieno viso col palmo della mano.

Cadde il silenzio su tutti i presenti, rotto solo dai respiri affannosi dell'ubriaco, che barcollando non sapeva se aiutare Lamù a rialzarsi o scappare via. Shutaro lo osservava straniato, come il resto degli invitati...fu Ataru a prendere il coraggio di parlare, ma solo per aggiungere male al male.

" Non credere..." ringhiò all'amata " non credere che io non sappia che tu stai al mio fianco solo per complicarmi la vita, per vendicarti di averti sconfitta quel giorno di quattro anni fa. Altro che amore, altro che tesoruccio..." singhiozzò rumorosamente "...io ti odio, Lamù, ti odio perchè ogni giorno cerchi di ingannarmi, di illudermi col tuo amore, solo per ferirmi di più quando te ne andrai, solo per vedermi disperato e sentirti appagata!!" Shutaro sguainò la katana, reso folle da quelle terribili parole e la puntò all'addome di Ataru.

" Fallo, maledetto!" urlò fuori di se Ataru "...credi che abbia paura? Sarebbe sorte migliore di quella che mi spetta ora!"

Lamù si, la bella acconciatura era sciolta ed i capelli gli ricadevano sulle spalle, celandogli parte del viso.

" Tu non sei che un male, non sei che un peso e lo sei sempre stata!!" gli urlò Ataru.

Shutarò gridò " BASTA!!!" con gli occhi rossi di lacrime.

" Addio, tesoruccio adorato...come hai detto tu, non volevo che vendetta, sono sempre stata solo un peso? Bene, sono contenta...ma ora basta, basta così."

Si avviò con passo rapido verso l'uscita, mentre gli ospiti con occhi bassi cominciavano la lunga e silenziosa processione per abbandonare la 'festa', lanciando furtive occhiate ad Ataru, ora inginocchiato al suolo.

Shutaro guardò con interesse il collo di Ataru stringendo saldamente l'impugnatura dell'affilata spada, poi scaraventò l'arma lontano con  un grido e corse dietro a Lamù.

 

' E' stata lei ' pensò cupo Ataru ' a fare lo scambio. Dopo  aver ricordato ne ho la certezza. Ha preso Shutaro con se...come biasimarla? Sarà un figlio di papà ma è educato e gentile, ha tutte le qualità che mancano a me. Con lui sarà felice, a me basterà prendere il posto di Shutaro ed amarla da lontano come faceva lui. Direi che lo scambio è perfetto...ha voluto regalarmi la vita che non avrei mai avuto, una vita di agi e ricchezza...e di solitudine. Sta bene così...'

Sollevò nuovamente gli occhi in quelli severi del signor Mendo, ma ancora non riuscì a sostenere lo sguardo.

Gli venne un forte impulso di abbandonarsi ad un pianto disperato ma riuscì a trattenersi con una promessa:

'No!' pensò 'non rinuncio così! Gli dimostrerò che posso essere meglio dell'uomo con cui mi ha sostituito, gli dimostrerò che nessuno l'amerà mai come l'amerò io, gli dimostrerò che cambierò, unicamente per lei...allora lei tornerà mia e tutto sarà come prima. Gli farò conoscere l'Ataru Moroboshi che non ha mai conosciuto nessuno!'

Piantò occhi fiammeggianti in quelli freddi del signor Mendo, che inarcò un sopracciglio:

" Embè figliolo? Ti sembra una cosa intelligente il trambusto che hai fatto in questa giornata? Fatico a riconoscerti, Shutaro, penso addirittura che tu non sia più tu...ed in verità, ti dirò, che mi fai parecchia pena, ti comporti come un selvaggio e..."

" Perdonami, padre!" sbottò Ataru, prima che gli occhi gli si gonfiassero di lacrime " Cambierò, migliorerò, te lo prometto, ma tu aiutami perché non so come fare!" e così dicendo si abbandonò al pianto.

 

 

Ormai il sole era sorto completamente, tingendo il mondo dei suoi caldi colori.

Shutaro si affacciò alla finestra ad attendere la comparsa di Lamù , che arrivò in breve planando dolcemente dal suo ufo.

" Ogni mattina mi aspetti qui, Shu-chan, sei davvero gentile..."

" Non è nulla, sarebbe scortese il contrario, semmai!" rispose il giovine con un sorriso, ma alla Oni non sfuggirono le grosse occhiaie bluastre sul viso di lui.

" Ancora hai passato la notte sveglio?" domandò lei.

" Ripensavo a quando ho usato la tua arma per risucchiarti i sentimenti verso Ataru, trovare un suo capello è stato facile in camera sua ma...mi chiedo se ciò che stiamo facendo avrà un risvolto positivo o meno, o se sarà inutile...mi sento in colpa per averti trattenuta qui anche se già avevi contattato tuo padre avvertendolo del tuo ritorno. Non dimenticherò facilmente la sua espressione spaventata, su quel monitor, vedendo la tua disperazione... le mille domande che mi ha fatto, ed anche la vergogna per avergli mentito...non credo sia corretto tenerlo all'oscuro della causa del tuo dolore, sicuramente sarà in pena..."

Lamù lo zittì appoggiandogli l'indice sulle labbra:

" Non preoccuparti, mio padre è abituato ai miei capricci...non gli ho detto che mi ha colpito inavvertitamente perché altrimenti sarebbe giunto fin  qui per radere al suolo Tomobiki " Shutaro impallidì al pensiero "... ma ora mi sento davvero bene, te lo assicuro, probabilmente anche grazie all'aspira-emozioni. Ti dirò che in fondo mi sto divertendo, è così innaturale vederti in abiti qualunque!" e si esibì in uno stupendo sorriso che tolse il fiato a Shutaro.

" Ops!" esclamò poi Lamù " ho dimenticato una cosa all'ufo, torno subito!"

" Ti attendo in sala con i genitori, non tardare troppo altrimenti la colazione si fredda!" gli urlò Shutaro.

 

Ataru crollò esausto sul letto, mentre nel giardino tutti i soldati e le guardie stavano facendo flessioni su flessioni come punizione per la brutta performance notturna, guardati a vista dal signor Mendo e dal Generale.

" Prima abbiamo lavorato una notte intera per avvisare tutta la città del piano di scambio di Shutaro, ed ora ci tocca questo..." si lamentava un soldato.

" Taci " gli rispose un commilitone, ansimando " non si deve parlare del preparativo...ma credimi, io dico che il padroncino lo fa solo per stare appiccicato a quella gran donna di un'aliena...altro che aiutare un amico, lo vuole fregare, l'amico!"

 

 

Lamù entrò nel suo ufo, accese il supercomputer e digitò rapidamente sulla tastiera.

L'apparecchio gli chiese stizzito come mai rivangava quella vecchia ricerca sul suo uomo perfetto e lei lo ignorò, finché sullo schermo non apparve nuovamente il risultato, ovvero il volto di Shutaro Mendo.

Poi uscì canticchiando.

Trovò Shutaro ed i Coniugi Moroboshi accomodati a tavola, salutò tutti e prese posto a fianco del ragazzo.

Shutaro guardava tristemente la ciottola di riso lesso e la zuppa di miso, forse memore delle ricche colazioni di casa sua; Lamù lo riscosse con un colpo di gomito e gli sorrise debolmente.

“ Ci rendiamo conto che per lei questa è una ben misera colazione ma…” disse timidamente la signora Moroboshi, mentre il marito se ne stava immerso nel quotidiano spalancato davanti al viso.

“ Nient’affatto.” Rispose il ragazzo “ la tradizionale colazione giapponese comprende appunto una ciottola di riso lesso condito con alga e la zuppa di miso, più un bicchiere di sakè…è curioso come, pur sapendo ciò ed essendo io molto attento alle tradizioni, solo qui nella vostra dimora ho trovato utile ed interessante rispettare l’usanza…

Consumò gli alimenti e si alzò, con un inchino ringraziò per la colazione e si avviò a scuola seguito dalla Oni.

Fuori dall’uscio i caldi raggi solari di mezza primavera tagliavano l’aria ancora fresca ed al giovane parevano una benedizione dal cielo.

Ogni cosa era bella solo se la viveva con Lamù al suo fianco; come sarebbe potuto tornare alla vita di prima?

 

 

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