La mattina seguente, Clary si svegliò e vide Jace accanto a lei ancora profondamente addormentato.
Cercando di non fare rumore, prese i suoi vestiti, uscì dalla camera e tornò nella sua stanza, chiudendo la porta.
Quando si voltò vide Isabelle seduta sul letto.
“Hai intenzione di farmi venire un infarto?” domandò Clary.
“Scusa. Dove hai dormito stanotte?” domandò Isabelle a sua volta..
“Con Jace. Non ho avuto altra scelta. Era convinto che potevo svignarmela dall'Istituto.” rispose Clary.
“Come ti senti?” domandò Isabelle.
“Non bene. Credevo che fossi infuriata per non averti detto nulla di quello che mi è successo.” rispose Clary.
“E perchè dovrei? Capisco perchè l'hai fatto. Anche io vorrei cavarmela da sola, ma spesso ho bisogno di aiuto.” disse Isabelle.
“L'unica cosa che voglio è trovare mia madre e farla pagare a quel mostro di Valentine.” rispose Clary.
“Io sono con te. E credo che lo saranno anche Jace e Alec. Ora cambiati e andiamo a fare un giro. Ho bisogno di fare due passi.” disse Isabelle.
“Sono d'accordo. Ma come facciamo a evitare Jace?” domandò Clary.
“Se lo conosco abbastanza, sta ancora dormendo.” rispose Isabelle.
Così dicendo, Clary si vestì e uscì dalla stanza insieme a Isabelle dopo aver preso con se l'involucro che conteneva la carta con la coppa mortale.
Isabelle aveva ragione: riuscirono ad uscire dall'Istituto senza problemi.
Nel frattempo, Jace si svegliò e non trovò Clary al suo fianco.
Si vestì e andò nella stanza della ragazza, che trovò vuota.
Lungo un corridoio, incrociò Alec.
“Hai visto Clary?” domandò Jace.
“No. E non trovo nemmeno Isabelle.” rispose Alec.
In quel momento arrivò Hodge.
“Qualche tempo fa ho visto una ragazza con i capelli neri e una dai capelli rossi uscire. Dicevano di andare a fare due passi.” disse Hodge.
“Devo ricordarmi di incatenarle quelle due.” rispose Jace.
“Con Clary potresti farcela. Con mia sorella avresti parecchi problemi. Ma posso aiutarti.” disse Alec.
I due amici uscirono dall'Istituto e grazie a una runa di localizzazione si misero alla ricerca di Clary e Isabelle.
Le due amiche avevano raggiounto Central Park e si erano sedute sul prato.
Clary aveva raccontato tutto a Isabelle che si schierò dalla sua parte.
“Così la coppa mortale è in tuo possesso.” disse Isabelle.
“Già. E te la mostrerò in un altro momento. Abbiamo compagnia.” rispose Clary vedendo Jace e Alec a qualche metro di distanza.
“Mai una volta che si riesca a stare un po' da sole. Andiamo.” disse Isabelle prendendo Clary per un polso.
Si alzarono e iniziarono a correre.
Jace e Alec si misero al loro inseguimento.
Le due ragazze si nascosero dietro una baracca di legno.
“Non riusciremo mai a seminarli.” disse Clary.
“Può darsi. Ma ora lascia perdere mio fratello e il biondino. Abbiamo un altro problema di cui occuparci.” rispose Isabelle.
Clary sbirciò oltre la baracca e capì a che cosa si stava riferendo Isabelle: vicino alla fontana c'era un uomo con i capelli neri vestito di nero.
L'uomo si voltò e Clary oltre a capire che era un cacciatore dalle rune sul suo corpo, lo riconobbe grazie ad una foto vista nella biblioteca dell'Istituto: era Valentine.
Insieme a lui c'era un ragazzo dai capelli biondi, anche lui cacciatore.
Clary uscì dal suo nascondiglio e avanzò verso di lui.
Isabelle fu raggiunta da Jace e Alec.
“Si può sapere dove volevate andare voi due?” domandò Alec.
“Volevamo solo starcene un po' da sole. Siamo le uniche ragazze, e avevamo bisognio d'aria.” rispose Isabelle.
“Dov'è Clary?” domandò Jace.
Isabelle non rispose, ma guardò verso la fontana; anche i due ragazzi videro Clary accanto ad altri due cacciatori.
“Clarissa. Mi stavo giusto chiedendo quando ti avrei incontrato.” disse Valentine.
“Valentine. Dov'è mia madre. Devi lasciarla andare.” rispose Clary.
“Ho solo cercato di riunire la famiglia, figlia mia. Lui è Jonathan Christopher Morgenstern, tuo fratello. Il mio sangue scorre nelle tue vene.” disse Valentine.
“Io sono figlia unica. Tu non sei mio padre. Sei solo un mostro. E in me scorre il sangue dei Fairchild.” rispose Clary.
“Quello è il cognome di tua madre. Tu sei una Morgenstern.” disse Valentine.
“No. Non farò mai parte della tua famiglia. Mai e poi mai. Ridammi mia madre.” rispose Clary.
“Clary, ho fatto degli errori in passato. Ma ora voglio rimendiare. Vieni con me e tuo fratello.” disse Valentine.
Clary scosse la testa, si voltò e corse verso i suoi amici.
“Non c'è bisogno di dire nulla. Abbiamo sentito tutto. Stai bene?” domandò Isabelle.
“Si, tutto bene. Non voglio avere niente a che fare con quei due.” rispose Clary.
In quel momento, si sentirono dei guaiti e dei latrati.
Quattro lupi mannari sbucarono dai cespugli; e stavano combattendo.
Ma non tra loro: c'erano dei demoni tra le loro zampe.
Clary riconobbe uno dei lupi: era Luke.
Uno dei demoni prese Luke e lo scaraventò contro un albero.
Clary corse accanto a lui, mentre Jace, Alec e Isabelle si precipitarono ad aiutare gli altri.
Luke stava riprendendo sembianze umane.
“Luke. Stai bene? Sei ferito?” domandò Clary.
“Solo qualche graffio, tranquilla. Devi andartene da qui. È te che vogliono.” rispose Luke.
“Valentine è qui. E non ti lascio qui in queste condizioni.” disse Clary.
Clary si voltò e vide che i lupi e i cacciatori non se la stavano cavando bene.
I demoni avanzarono verso di lei: istintivamente Clary prese lo stilo dalla cintura e si tracciò una runa sul palmo della mano sinistra.
Voltò la mano verso i demoni, e all'improvviso il suo palmo si illuminò.
I demoni si bloccarono dov'erano e Clary venne scaraventata a qualche metro di distanza, priva di sensi.
Mentre Jace, Alec e Isabelle si occupavano di distruggere i demoni, Luke si avvicinò a Clary.
Poco dopo arrivarono anche Jace, Alec e Isabelle.
“Che razza di runa è quella che si è tracciata sulla mano? Non è nel libro grigio.” disse Isabelle.
“Lo scoprirete in un altro momento. Adesso portate Clary all'Istituto e restatevi tutti e quattro. Non dovete uscire. Specialmente Clary.” rispose Luke.
“Più facile a dirsi che a farsi. Non è semplice ternerla nell'Istituto.” disse Alec.
“Dovete riuscirci. Ora andate.” rispose Luke.
Jace prese in braccio Clary e tutti e quattro tornarono all'Istituto.
Clary riaprì gli occhi nel pomeriggio e quando mise a fuoco, vide Jace accanto a se.
“Da quanto tempo sono qui?” domandò Clary.
“Da qualche ora. Ci hai fatto prendere un bello spavento. Da dove viene quella runa che hai usato per fermare i demoni?” domandò Jace a sua volta.
“L'ho visualizzata nella mente. Esattamente come ho fatto per il portale. Spero che almeno abbia funzionato.” rispose Clary.
“Alla perfezione. I demoni sono stati distrutti.” disse Jace.
“Luke e gli altri lupi stanno bene? E voi?” domandò Clary.
“Stiamo tutti bene. E questo grazie a te.” rispose Jace.
Clary si alzò e uscì dalla stanza.
“Dove pensi di andare adesso?” domandò Jace seguendola lungo il corridoio.
“Devo vedere Simon. Devo risolvere le cose con lui.” rispose Clary.
“Lo farai in un altro momento. Non puoi uscire dall'Istituto. Non dopo quello che è successo.” disse Jace.
“Se pensi che resti chiusa qui dentro tutto il tempo, ti sbagli di grosso.” rispose Clary.
“Clary, qui se al sicuro. Fuori no. Non voglio che ti succeda qualcosa. Resta qui.” disse Jace.
Senza parlare, Clary si recò in biblioteca e iniziò a curiosare tra i libri.
Dopo un pò, Clary posò il libro che aveva in mano e uscì dalla biblioteca.
Mentre stava percorrendo un corridoio, qualcuno prese Clary per un braccio e la trascinò in un angolo buio: era Isabelle.
“Che stai facendo?” domandò Clary.
“Devo uscire da qui. Ma ho sempre mio fratello in mezzo ai piedi.” rispose Isabelle.
“Anche io vorrei uscire, ma Jace è peggio di una sanguisuga. È impossibile evitarli.” disse Clary.
“Quei due sono insopportabili. Vieni con me.” rispose Isabelle.
Le due ragazze si recarono nella stanza di Isabelle.
“Io non ce la faccio più. Quei due devono lasciarci in pace.” disse Isabelle.
“Siamo le uniche ragazze. Stanno solo cercando di tenerci al sicuro.” rispose Clary.
“Dobbiamo pensare a come uscire da qui.” disse Isabelle.
“Non ci riusciremo mai. Jace e Alec ci riprenderebbero subito. Io dovrei vedere Simon per sistemare le cose; ma non mi risponderà mai al telefono.” rispose Clary.
“Siete amici. Prima o poi capirà il suo errore e si farà vivo. E' quasi ora di cena, andiamo.” disse Isabelle.
Così dicendo, le due ragazze uscirono dalla stanza di Isabelle e si recarono nella cucina.
Iniziarono a preparare la cena per tutti; quando era quasi pronta, arrivarono i ragazzi.
Jace e Alec si sedettero a tavola mentre le due ragazze stavano parlando sottovoce mentre finivano di cucinare.
“Qualunque cosa voi due stiate tramando, levatevela dalla testa. Non metterete piede fuori da qui.” disse Alec.
“Non stiamo tramando nulla. Credo che due ragazze possano parlare tra loro senza che voi maschietti vi intromettiate.” rispose Clary.
“Sagge parole sorellina.” disse una voce proveniente dall'entrata della cucina.
Clary si voltò di scatto, e il cucchiaio che aveva in mano le cadde per terra, vedendo un ragazzo dai capelli biondi sulla soglia.
“Sembra che abbia visto un fantasma. Sono Jonathan. Non riconosci nemmeno tuo fratello?” domandò Jonathan.
In quel momento, Hodge entrò in cucina insieme a Valentine.
Girandogli alla larga, Clary uscì dalla cucina e corse nella sua stanza.
Dal comodino, tirò fuori la carta con la coppa mortale, e dopo averla nascosta nella giacca, uscì dalla sua stanza.
Jace era fuori dalla porta.
“Dove pensi di andare?” domandò Jace.
“Non ho intenzione di rimanere qui dentro insieme a quei due. E non voglio la coppa così vicino a loro. Devo tenerla il più lontano possibile da loro. Ho bisogno di uscire.” rispose Clary.
“Non puoi uscire. Torniamo in cucina a cenare. Non fare parola della coppa, nemmeno un accenno.” disse Jace.
“D'accordo. Ma restami vicino.” rispose Clary.
“E dove pensi che vada? Sarò la tua ombra.” disse Jace.
Così dicendo, i due ragazzi tornarono in cucina e si sedettero a tavola un o vicino all'altra.
Clary sentiva la carta nella tasca della sua giacca pesare come piombo.
Per tutta la cena, non rivolse mai lo sguardo verso Valentine o Jonathan.
Dopo cena, Clary andò da sola nella serra.
Purtroppo non riuscì a rimanere sola a lungo, perchè Valentine entrò nella serra.
“Clarissa. Vorrei che mi concedessi una possibilità. Sono tuo padre.” disse Valentine.
“No, no è vero. Io non sono tua figlia. Non vogli avere niente a che fare con voi due. Rivoglio solo mia madre. E la riavrò.” rispose Clary.
Così dicendo, Clary uscì dalla serra e si recò nella stanza di Jace; lui era lì.
Clary gli mise le braccia intorno al collo e si strinse a lui; Jace ricambiò l'abbraccio stringendo a sé la ragazza.
Clary si staccò e tirò fuori la carta con la coppa mortale e la estrasse.
“Vorrei distruggerla per impedire che venga usata di nuovo.” disse Clary.
“Non sarebbe un'idea saggia. L'unica possibilità è tenerla nascosta.” rispose Jace.
Guidò la mano di Clary verso la carta; lei inserì nuovamente la coppa al suo interno, la quale ci rimase intrappolata.
Poi la nascose nella tasca della giacca.
Jace prese il viso della ragazza tra le mani e la baciò; Clary gli passò le mani nei capelli, e a quel punto, il loro bacio si intensificò.
Si staccarono e si guardarono negli occhi: Jace spostò una ciocca di capelli dal viso di Clary.
“E' meglio che vada a letto. Buona notte Jace.” disse Clary.
“Buona notte.” rispose Jace.
Clary uscì dalla stanza di Jace e si recò nella sua.
Nascose la carta con la coppa mortale e spense la luce.
Quella notte non riuscì a chiudere gli occhi nemmeno un minuto: l'unico pensiero che aveva in testa era riuscire a ritrovare sua madre.
TO BE CONTINUED...
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