Shadowhunters La coppa mortale

di Lois Lane 89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L'Istituto di New York è l'unico posto in cui i cacciatori di demoni, noti come shadowhunters, erano al sicuro.

Qui, insieme al direttore Hodge, viveno quattro giovani cacciatori: i fratelli Alec, Isabelle e Jace Lightwood e Clary Fairchild.

Un pomeriggio, Clary era andata a trovare il suo migliore amico Simon, un mondano (un semplice umano); ma l'incontro non andò come la ragazza aveva previsto.

Simon odiava Jace e di come lui guardava Clary, così litigarono pesantemente.

Clary se ne andò in ospedale a trovare la madre: per colpa di Valentine Morgenstern era sul quel letto: i medici non sapevano che cosa aveva ingerito.

Qualche sera prima, Luke (era un lupo mannaro), gli aveva rivelato la verità sulle sue origini: Valentine e sua madre erano sposati ed era nato un bambino che era per metà demone.

Quando sua madre scoprì di essere nuovamente incinta, rubò a Valentine la coppa mortale (uno dei tre strumenti sacri per i cacciatori di demoni) e sparì.

Il secondo bambino che sua madre dette alla luce, era una bambina: Clary stessa.

Clary era sconvolta: era la figlia di Valentine, di un mostro.

Luke dette a Clary qualcosa avvolto in una pezza di stoffa legata con una corda, dicendole di tenerlo al sicuro.

Ovviamente non aveva raccontato niente ad Alec, Isabelle e Jace.

Prima di andare da Simon, aveva trovato la bottiglietta che conteneva la pozione che sua madre aveva ingerito per sfuggire dagli scagnozzi di Valentine.

C'era solo una persona che poteva sapere cosa c'era lì dentro: lo stregone Magnus Bane.

Lasciò l'ospedale e si recò a casa dello stregone.

Quando vi arrivò, vide che era in corso una festa, a cui stavano partecipando molti nascosti (vampiri lupi mannari e fate).

In mezzo a tutte quelle persone, trovò Magnus Bane: aveva i capelli neri, la pelle ambrata e le pupille degli occhi come quelle di un gatto.

“Non sapevo di aver invitato un Nephilim. Che ci fai qui Clary?” domandò Magnus.

“Ho bisogno di parlarti. In privato se non ti dispiace.” rispose Clary.

Lo stregone condusse la ragazza in un salottino e chiuse la porta.

“Allora, che cosa posso fare per te?” domandò Magnus.

Clary tirò fuori dalla tasca la bottiglietta della pozione.

“La roba che c'era qua dentro, ha fatto finire mia madre in ospedale. I medici non capiscono di che cosa si tratti. Vorrei che tu scoprissi che cos'è e chi l'ha prodotta.” rispose Clary.

“Potrei anche farlo. Ma tutto ha un prezzo. E potrebbe essere pericoloso scoprirlo.” disse Magnus.

“Non mi importa del prezzo. E nemmeno del pericolo. L'unica cosa che voglio è salvare mia madre. Sono disposta a correre il rischio. Quanto tempo ti occorre?” domandò Clary.

“Torna qui tra una settimana. E non venire da sola. Chiedi ai tuoi amici cacciatori.” rispose Magnus.

“Non ho intenzione di coinvolgerli. Ho iniziato da sola e da sola finirò. Ci vediamo tra una settimana.” disse Clary.

Così dicendo, Clary uscì dalla casa dello stregone, e tornò all'Istituto.

“Clary finalmente. Stavamo uscendo a cercarti. Dove eri finita?” domandò Isabelle non appena la vide.

“Da mia madre in ospedale. Sono tornata e non dovete uscire.” rispose Clary.

“L'orario di visita è finito.” disse Isabelle.

“Senti, non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio. Sono viva e sono qui. Ora scusami, ma voglio andarmene a letto. Buona notte.” rispose Clary.

Così dicendo, Clary si recò nella sua stanza e chiuse la porta.

Isabelle percorse il corridoio e bussò alla porta della stanza di Jace.

Quando aprì la porta, Isabelle vide che c'era anche suo fratello Alec.

“Siamo pronti, andiamo.” disse Alec.

“Non serve. Clary è tornata.” rispose Isabelle.

“Dov'è adesso?” domandò Jace.

“Nella sua stanza. Ma ti devo avvertire che non è di buon umore. Sento che ci sta nascondendo qualcosa.” rispose Isabelle.

“So come fare per farla parlare. Ci penso io.” disse Jace.

Così dicendo, uscì dalla sua stanza e si incamminò verso quella di Clary.

Nel frattempo, Clary si era tolta i vestiti e indossato il pigiama; aveva nascosto l'involucro che le aveva dato Luke nel cassetto del comodino sotto al blocco da disegno.

Stava per spegnere la luce quando la porta della sua stanza si aprì e Jace entrò chiudendosi la porta alle spalle.

“Potresti anche bussare. E' sempre la mia stanza.” disse Clary.

“Cavolo. Isabelle aveva ragione. Che ti è successo da farti incavolare così?” domandò Jace.

“Non sono affari che ti riguardino. Ora esci dalla mia stanza.” rispose Clary.

Spense la luce e si coprì con il lenzuolo.

“Puoi far finta di niente finchè vuoi Clary. Ma prima o poi tutti abbiamo bisogno di aiuto. E quando succederà, io ci sarò se avrai bisognio di me. Buona notte.” disse Jace.

Uscì dalla stanza e chiuse la porta.

Clary avrebbe voluto raccontargli tutto, ma così l'avrebbe coinvolto.

L'unica persona di cui si poteva fidare era se stessa: d'ora in avanti se la sarebbe cavata da sola.

Con questo pensiero, si addormentò.

TO BE CONTINUED...

ANGOLO DELL'AUTRICE: ciao a tutti e scusate il ritardo. a causa della mancanza di ispirazione sono bloccata con la ff "Una teen-ager alla casa bianca". appena possibile vado avanti. intanto inizio la mia prima ff con rating arancione. non è stato facile scriverla. ho letto tutti i libri degli shadowhunters; non sarò Cassandra Claire, ma spero che possa piacere comunque. a presto Lois Lane 89. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Due giorni dopo, Clary era in biblioteca con Isabelle quando scoprì di avere uno strano potere: appoggiò la tazza sul blocco da disegno, e quando fece per riprenderla, non ci riuscì.

Si abbassò a livello del tavolo, e non vide la tazza.

“Che stai facendo?” domandò Isabelle.

Clary non gli rispose, ma infilò la mano nel blocco e quando la estrasse, aveva la tazza in mano.

“Come hai fatto?” domandò Isabelle mentre Clary faceva cadere la tazza per terra, che si ruppe in mille pezzi.

“Non lo so. Ho bisogno d'aria.” rispose Clary.

Così dicendo, Clary uscì di corsa dalla biblioteca, prese la giacca e l'involucro che le aveva dato Luke e uscì dall'Istituto.

Si nascose in un vicolo, e aprì l'involucro: conteneva una carta che aveva dipinto sua madre.

La girò e vi vide raffigurata una coppa di cristallo e oro: la coppa mortale.

si chiese Clary tra se e se.

Infilò la mano nella carta e pochi istanti dopo, tirò fuori la coppa mortale.

La rimise nella carta, che riavvolse nello straccio e rimise al sicuro nella tasca interna nella giacca.

Nel frattempo, Isabelle aveva raccontato agli altri quello che aveva fatto Clary.

“Quella ragazza continua a sorprendermi. Ma dovrei incatenarla. E' uscita di nuovo. Vado a cercarla.” disse Jace.

“New York non è piccola. Dove pensi di trovarla?” domandò Isabelle.

“Userò una runa di localizzazione.” rispose Jace.

“Bene. Allora andiamo.” disse Alec.

Così dicendo, Jace, Alec e Isabelle, si armarono e uscirono a cercare Clary.

Clary si recò fino all'ingresso della città di ossa, e riuscì ad ottenere un incontro con i fratelli silenti.

domandò uno dei fratelli silenti.

I fratelli silenti parlavano con la mente, non con la voce.

“Il mio cognome è Fairchild. E sono qui per chiedervi di custodire qui una cosa che ho io. Continuare a tenerla con me sarebbe troppo pericoloso.” rispose Clary.

domandò un fratello.

“La coppa mortale.” rispose Clary.

disse il fratello.

“Non è esatto. Mia madre rubò la coppa a Valentine. E la nascose in un posto lontano e vicino allo stesso tempo. Ed è qui con me in questo istante.” rispose Clary.

Così dicendo, Clary estrasse la carta, e davanti ai fratelli silenti, estrasse la coppa dalla carta.

disse un fratello.

Clary nascose nuovamente la coppa nella carta e la ripose nella tasca interna della giacca.

Quando fu uscita dalla città di ossa, si incamminò verso l'uscita del cimitero; ma si trovò Jace, Alec e Isabelle davanti.

“Che ci facevi nella città di ossa?” domandò Alec.

“Non sono affari che vi riguardino. Non dovevate venire.” rispose Clary.

“Clary, siamo preoccupati. Sentiamo che ci stai nascondendo qualcosa. Puoi parlarne con noi.” disse Isabelle.

“No, non posso. Se lo facessi vi metterei in pericolo. Lasciatemi in pace. Non immischiatevi. Nessuno rischierà la vita per colpa mia.” rispose Clary.

Fece per andarsene, ma Jace la prese per un braccio.

“Siamo cacciatori. E siamo pronti a rischiare la vita l'uno per l'altro. Che sta succedendo Clary?” domandò Jace.

“Non vi dirò nulla. Quindi fatevene una ragione e lasciatemi in pace.” rispose Clary liberandosi dalla presa di Jace.

Così facendo, Clary si allontanò dai cacciatori: non voleva tornare all'Istituto, così si recò in ospedale dalla madre, e si sedette sulla sedia accanto al suo letto.

Un paio di ore dopo, uscì dall'ospedale.

“Sapevo di trovarti qui.” disse una voce dietro di lei.

Clary si voltò e vide Jace.

“E tu qui non dovresti nemmeno esserci. Sei venuto fin qui inutilmente. Non parlerò mai.” rispose Clary.

Si voltò e iniziò a camminare, cercando di seminarlo ma lui teneva il suo passo senza problemi.

La prese per mano e la portò in un vicolo, dove la bloccò contro un muro mettendole la mani accanto alla testa.

“Tu non ti muovi da qui finchè non mi racconti tutto dall'inizio.” disse Jace.

“Non ti dirò niente.” rispose Clary.

“Clary, so che vuoi tenermi all'oscuro per proteggermi. Ma io voglio aiutarti. E per poterlo fare devi dirmi tutta la verità.” disse Jace puntandole addosso i suoi occhi dorati.

“Te lo ha mai detto nessuno che sei insopportabile?” domandò Clary.

“Più o meno. Ma so anche essere molto convincente se voglio.” rispose Jace.

“Se ti racconto tutto, dovrà rimanere tra noi. Non dovrai dirlo a nessuno. Nemmeno Alec e Isabelle. È molto pericoloso.” disse Clary.

“Terrò la bocca chiusa. Saremo solo tu e io. Ora sputa il rospo.” rispose Jace.

“Non qui. Vieni.” disse Clary.

Raggiunsero una radura nascosta a Central Park, e Clary gli raccontò tutto: quello che le aveva rivelato Luke sulle sue origini, quello di cui aveva parlato con Magnus e il motivo per cui era nella città di ossa.

Jace l'ascoltò fino alla fine.

“E tu vorresti affrontare tutto questo da sola? Quando devi tornare da Magnus?” domandò Jace.

“Tra quattro giorni. È probabile che debba partire. Devo salvare mia madre.” rispose Clary.

“Non partirai senza di me. Ti aiuterò. Non ho paura.” disse Jace.

“Capirò quando vorrai tirarti indietro.” rispose Clary.

Jace la prese per le spalle e la stese sul prato.

“Non mi tirerei mai indietro. Niente potrà impedirmi di venire con te.” disse Jace.

Avvicinò il suo viso a quello della ragazza e la baciò.

Tornarono all'Istituto e come aveva promesso, Jace tenne la bocca chiusa.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Arrivò la sera in cui Clary e Jace dovevano andare da Magnus; si armarono di tutto punto e si presentarono a casa dello stregone in perfetto orario.

“Credevo che venissi da sola.” disse Magnus appena vide Jace.

“C'è stato un piccolo cambiamento di programma. Che cosa hai scoperto?” domandò Clary.

“Non perdi tempo. Tua madre si riprenderà. La pozione che ha ingerito è in grado di prepararla solo uno stregone, che però non sono io.” rispose Magnus.

“Chissà perchè la cosa non mi sorprende. Chi è questo stregone? E dove possiamo trovarlo?” domandò Jace.

“Si chiama Ragnor Fell. Vive nei boschi a Idris. Solo lui sa come rompere l'incantesimo.” rispose Magnus.

“Non si può arrivare ad Alicante di nascosto. Il portale è sorvegliato.” disse Jace.

“Tu puoi aprirne uno fuori dalla città?” domandò Clary.

“Potrei anche farlo. Ma questo ci riporta alla mia ricompensa.” rispose Magnus.
“Di che cosa hai bisogno?” domandò Clary.

“Del libro bianco. Contiene incantesimi importantissimi e potenti. Lo potrai trovare nella casa di campagna dove tua madre e Valentine vivevano. E naturalmente è nascosto.” rispose Magnus.

“Bene. Ti porterò il libro bianco. Ora apri un portale. Devo partire immediatamente.” disse Clary.

“Dobbiamo partire. Non ho intenzione di lasciarti andare da sola.” rispose Jace.

I due cacciatori seguirono lo stregone sul retro della casa.

Sul muro, Magnus aprì un portale e si voltò verso i ragazzi.

“Mentre siete a Idris, vi consiglio di coprirvi i capelli. Date un po' troppo nell'occhio.” disse Magnus.

Jace prese Clary per mano, e insieme attraversarono il portale.

Atterrarono al limitare di un bosco, vicino ad un lago.

“Ci sei mai stato qui? Sai dove potremmo essere?” domandò Clary.

“Questo è il lago Lyn. Il lago dal quale secondo la leggenda l'angelo Raziel emerse con la spada e la coppa mortale.” rispose Jace.

“E lo specchio? Dove viene custodito?” domandò Clary.

“Nessuno lo sa. E nessuno ne conosce la sua forma e dimensione.” rispose Jace.

Clary si avvicinò al lago.

“La leggenda dice che Raziel emerse da uno specchio d'acqua con una spada in mano e una coppa nell'altra. Credo che lo specchio sia più vicino di quanto pensiamo.” disse Clary.

“E dove sarebbe?” domandò Jace.

“Uno specchio d'acqua. Lo specchio non è un oggetto materiale: è il lago stesso.” rispose Clary.

“Sembra che tu sia quella più intelligente tra i due. Ma ti consiglio di non toccare l'acqua e nemmeno di berla. È velenosa per i cacciatori.” disse Jace vedendo Clary chinandosi verso l'acqua.

“Dobbiamo trovare Ragnor Fell. Da dove proponi di cominciare?” domandò Clary.

“Non possiamo andare ad Alicante. Dovremmo spiegare da dove siamo arrivati. Ma inizierei a cercare dalla casa di Valentine per cercare il libro bianco. Le case di campagna delle famiglie di shadowhunters non sono lontane. Andiamo.” rispose Jace.

Così dicendo, Clary e Jace si coprirono i capelli con i cappucci e iniziarono a camminare allontanandosi dal lago.

Poco più di un'ora dopo, i due ragazzi arrivarono in vista di una casa.

“Sembra abbandonata.” disse Clary.

“Può essere. Ma è meglio tenere gli occhi aperti. Può succedere di tutto in posti che sembrano abbandonati.” rispose Jace.

Una volta arrivati alla porta, la aprirono e videro che era buio pesto.

Entrambi presero in mano una pietra di strega luce.

Entrano in una salotto, ma sembrava molto di pù una biblioteca da quanti libri c'erano.

Clary iniziò a curiosare in mezzo ai libri, e dopo un po' dentro un libro di cucina le cui pagine eranon state tagliate per creare un vano, vi era un libriccino coperto di pelle bianca: era il libro bianco che le aveva chiesto Magnus.

Lo estrasse, e dopo aver rimesso il libro al suo posto, nascose il libro bianco nell'altra tasca interna della giacca.

Andò alla ricerca di Jace, e lo trovò in fondo alle scale della cantina.

“Ho trovato quello che stavamo cercando. Possiamo andare.” disse Clary.

“Aspetta. Guarda.” rispose Jace.

In fondo alla scala, si apriva una stanza: i muri erano tappezzati di fogli, mentre sui tavoli c'erano coltelli, pugnali e attrezzi vari.

“Che cos'è questo posto?” domandò Clary.

“Sembra il laboratorio dove Valentine eseguiva i suoi esperimenti.” rispose Jace spostando una catena sul pavimento con un piede.

“Non voglio vedere cos'altro faceva quel mostro qua sotto. Andiamo via.” disse Clary.

Jace la seguì e uscirono dalla casa; una volta usciti, spensero le strega luce e si misero le pietre in tasca.

“Ora possiamo cercare lo stregone e tornare a casa.” disse Jace.

“Si, ma in quale direzione dobbiamo andare? Non possiamo nemmeno chiamare Magnus. Qui i telefoni sono fuori uso. E poi se torniamo ho un po' terrore della reazione di Isabelle.” rispose Clary.

“Se la farà passare. Non potevamo sparire tutti e quattro dall'Istituto.” disse Jace.

Ricominciarono a camminare; il sole tramontò, e i due giovani cacciatori si nascosero in un boschetto per passare la notte.

Non accesero il fuoco per evitare di essere scoperti.

“Dormi un po'. Faccio io la guardia.” disse Jace.

“D'accordo. Ma dopo svegliami che ci diamo il cambio.” rispose Clary.

Così dicendo, Clary appoggiò la testa sulle gambe di Jace e si addormentò.

Qualche ora dopo, Jace svegliò Clary; questa volta fu lui ad addormentarsi con la testa appoggiata sulle gambe della ragazza.

All'alba ripresero il cammino.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Dopo un lungo cammino, arrivarono ad una casa che era ridotta ad una baracca; ma si accorsero che del fumo usciva dal camino.

“Sarà anche uno stregone, ma come fa a vivere in una catapecchia simile?” domandò Jace.

“Non ha importanza. Siamo qui per un motivo, e non me ne andrò senza aver ottenuto una risposta.” rispose Clary.

Bussarono alla porta, e pochi istanti dopo, la porta si aprì, rivelando uno stregone: a differenza di Magnus, questo aveva la pelle verde e gli occhi neri.

“Che cosa desiderate cacciatori?” domandò lui.

“Voi siete Ragnor Fell?” domandò Clary a sua volta.

“Si. E immagino che tu sia venuta qui per un motivo.” rispose Ragnor, facendosi da parte per lasciargli entrare.

“Infatti. Sono qui perchè solo tu puoi salvare mia madre. Jocelyn Fairchild. La pozione che l'ha mandata in coma l'hai preparata tu. Come si fa per rompere l'incantesimo?” domandò Clary.

“Hai gli stessi capelli di tua madre, Clarissa. Non posso dirti come fare. Devo essere io a farlo.” rispose Ragnor vedendo i capelli rossi di Clary spuntare sotto il cappuccio.

“Allora vieni con noi a New York. Ti condurrò da lei e la risveglierai. Poi potrai tornare qui, e non ti disturberò mai più. Nel caso decidessi di venire, che cosa vuoi in cambio?” domandò Clary.

“Non voglio nulla in cambio. Solo rivedere il mio vecchio amico Magnus Bane.” rispose Ragnor.

“Questo si può risolvere facilmente. Ora possiamo andare. Immagino che tu sappia come aprire un portale per New York.” disse Jace.

“Non tutti gli stregoni sanno aprire i portali. E io sono uno di quelli.” rispose Ragnor.

“E ora come ci torniamo a New York?” domandò Jace.

Clary si portò istintivamente la mano alla tasca dei jeans, estrasse lo stilo e uscì dalla capanna.

Jace la seguì insieme allo stregone.

Cominciò a tracciare una runa sul tronco di un albero.

“E quella runa da dove viene? Non è nel libro grigio.” disse Jace.

“Non lo so. Mi è venuta in mente. È successo tutto in maniera istintiva.” rispose Clary.

“Nessun cacciatore può creare rune diverse da quelle del libro grigio. Tu sei speciale Clarissa.” disse Ragnor.

La runa che Clary aveva tracciato brillò, e si aprì un portale.

Jace e Ragnor presero Clary per mano e lo attraversarono.

Si trovarono a pochi isolati dall'ospedale dove si trovava la madre della ragazza.

Iniziarono ad andare in quella direzione, ma a un isolato di distanza, si trovarono la strada sbarrata da un gruppo di almeno una decina di demoni.

“Clary, tu porta Ragnor da tua madre. Qui ci penso io.” disse Jace sguainando le spade angeliche.

“Non ti lascio affrontare dieci demoni da solo.” rispose Clary estraendo la sua spada.

“E chi ha detto che sarà solo?” domandò una voce alle loro spalle.

Si voltarono e videro Alec e Isabelle camminare verso di loro con le armi in pugno.

“Devi spiegarci parecchie cosette una volta sistemata questa faccenda.” disse Isabelle rivolta verso Clary.

“Andate voi due. Ce la caveremo.” disse Jace.

Così dicendo, Clary condusse Ragnor dentro l'ospedale lasciando Jace, Alec e Isabelle ad occuparsi dei demoni.

Di corsa, raggiunsero la stanza dove giaceva Jocelyn, ma Clary vide due uomini uscirvi: uno di loro aveva il corpo di sua madre tra le braccia.

Spinse Ragnor dietro ad un angolo.

“Che succede?” domandò Ragnor sottovoce.

“Sono cacciatori. Gli ho riconosciuti dai marchi. Uno di loro ha preso mia madre. Devo fermarli.” rispose Clary stringendo l'elsa della spada che aveva in mano.

“Sono in due. E solo uno è più grosso di te. Come pensi di fare? Io non posso aiutarti. Io non combatto.” disse Ragnor.

Clary e Ragnor si nascosero, perchè i due cacciatori gli passarono vicino.

Scesero per le scale, e Clary li seguì il più silenziosamente possibile.

Una volta fuori, vide che i suoi amici se la stavano cavando bene con i demoni; e uscì allo scoperto.

“Fermatevi e mettetela giù.” disse Clary.

I due cacciatori si fermarono e si voltarono verso di lei.

“E tu chi sei per darci ordini?” domandò uno di loro.

Clary si tolse il cappuccio scoprendosi i capelli e avanzò verso di loro con la spada in mano.

“Sono la figlia della donna che avete appena rapito. Mettetela giù adesso.” rispose Clary, puntandogli contro la spada.

“Questa donna appartiene a Valentine. Lui la vuole.” disse quello che aveva in braccio Jocelyn.

“Non l'avrà mai. Lui è un mostro.” rispose Clary.

Il cacciatore che non aveva sua madre, estrasse la spada e menò un fendente; Clary riuscì a schivarlo, ma la punta della spada la ferì di striscio al braccio destro.

Clary era molto più agile del suo avversario, ma la forza non era dalla sua parte.

Lui la disarmò, la prese per la maglia e la scaraventò contro la gradinata dell'ospedale; Clary sbattè la testa sul cemento e sentì il sangue scorrere.

Il cacciatore stava per colpirla, quando la frusta di elettro di Isabelle si avvolse intorno al suo polso e con uno strattone lo fece finire per terra.

In quel momento, i due cacciatori erano spariti insieme a sua madre.

Clary si alzò da terra, riprese la spada e iniziò a correre verso la direzione in cui i due si erano diretti; ma le braccia di Jace la fermarono.

“Hanno preso mia madre. Lasciami andare. Devo impedire a Valentine di averla.” disse Clary cercando di liberarsi dalla presa di Jace, ma fu inutile.

“La troveremo. Ma ora sei ferita e hai bisogno di aiuto. Ti traccerò un iratze. Ma appena tornati all'Istituto ti medicherò a dovere.” rispose Jace.

“Non ho bisogno di una runa di guarigione. Sono solo una stupida. Gli ho permesso di prenderla. Dovevo intervenire subito senza parlare.” disse Clary.

“Così possiamo stare certi che ti avrebbero uccisa.” rispose Alec.

Con il cuore spezzato, Clary si recò a casa di Magnus Bane; con gli altri e Ragnor che la seguivano.

La ferita alla testa le bruciava, ma non voleva assolutamente una runa di guarigione: quella ferita era la prova della sua stupidità, e sarebbe guarita da sola.

Quando entrarono in casa dello stregone, lui e Ragnor si salutarono.

Magnus prese Clary in disparte, e lei gli consegnò il libro bianco.

“Come posso essere sicura che lo userai per fare del bene?” domandò Clary.

“Non evecherò demoni che vogliono distruggere il mondo. Se è quello che intendi. Voglio solo aiutare le persone.” rispose Magnus.

Così dicendo, i quattro cacciatori tornarono all'Istituto.

Jace raggiunse Clary nella sua stanza dopo essersi cambiato, e la trovò seduta per terra con la testa tra le mani; sentì che stava piangendo.

“Avrei dovuto tracciarmi una runa della forza. Forse riuscivo a batterlo.” disse Clary alzando la testa e guardando Jace.

“A volte le cose ci sfuggono di mano. In battaglia il livello di adrelina è molto alto, e a volte non ci ragionare come vorremmo. Devi cambiarti quei vestiti. E permettermi di tracciarti una runa di guarigione. Quella ferita ha un pessimo aspetto.” rispose Jace.

Clary cedette, e lasciò che Jace le tracciasse un iratze per alleviarle il dolore.

Dopo di che fece uscire Jace dalla stanza e andò in bagno; si fece una doccia dopo essersi tolta i vestiti e aver nascosto la carta con la coppa mortale nel comodino.

Quando si fu asciugata i capelli e indossato vestiti puliti, uscì dalla stanza.

Jace l'aveva aspettata.

“Hai fame?” domandò Jace.

“No. Ho lo stomaco chiuso.” rispose Clary.

“Idem. E poi stasera ha cucinato Isabelle. Meglio evitare la cucina. Vieni.” disse Jace.

La prese per mano e la portò in biblioteca, dove si seddetero al piano.

“Non temere. Troveremo tua madre. Insieme la riporteremo a casa.” disse Jace.

Così dicendo, Jace iniziò a suonare; Clary adorava starlo a sentire.

“Sei bravissimo. Ma ancora poco e dovrai comprarne un altro da quanto massacri questi poveri tasti.” disse Clary.

“Dovrei suonare e basta. Senza alcuna interpretazione.” rispose Jace.

“La musica è fatta proprio per trasmettere emozioni. Un po' come il disegno. Chi dipinge o disegna trasmette le sue emozioni in quello che crea.” disse Clary.

Jace si voltò e prese il volto di Clary nelle sue mani.

“C'è una sola emozione che voglio provare adesso. Sempre che me lo concedi.” disse Jace.

Clary annuì con la testa; Jace la baciò con delicatezza.

“Abbastanza emozionato?” domandò Clary.

“Diciamo di sì. Sei stanca Clary. Dovresti riposare.” rispose Jace.

“Non riuscirei mai a dormire. Voglio sapere che mia madre sta bene. Ho bisogno di fare due passi.” disse Clary.

Si alzò dallo sgabello, e fece per dirigersi verso la porta, ma Jace la prese per mano.

“Ne hai passate abbastanza in queste ultime ore. È meglio che rimani qui al sicuro. E vorrei che dormissi. Qualche ora di sonno ti può fare solo che bene.” disse Jace.

Così dicendo, la prese in braccio e la portò nella propria stanza.

“Questa non è la mia camera.” disse Clary quando Jace la posò sul letto e chiuse la porta.

“Lo so. Dormirai con me. Voglio essere sicuro che non cerchi di svignartela.” rispose Jace.

“Non andrò da nessuna parte. Ma non dormirò qui.” disse Clary.

Jace non la fece nemmeno alzare dal letto.

“Mi sembra che serva la mia presenza costante per impedirti di fare stupidaggini. Ora cambiati e mettiti a dormire.” disse Jace.

“Il mio pigiama è nella mia stanza. Vado a prenderlo e torno.” rispose Clary.

“Ti presto qualcosa io. Non ho intenzione di rincorrerti per tutto l'Istituto.” disse Jace.

Aprì un cassetto e tirò fuori una maglia a mezze maniche e un paio di pantaloni grigi.

Clary li prese e andò a cambiarsi in bagno.

Quando uscì, vide che Jace indossava solo un paio di pantaloni neri.

Le rune nere risaltavano ancora di più sulla pelle chiara del suo corpo; Clary distolse subito lo sguardo e si infilò sotto alle coperte.

Jace le si sdraiò accanto e le circondò la vita con un braccio.

“Buona notte Clary.” disse Jace.

“Notte.” rispose Clary.

Si addormentarono in quella posizione.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La mattina seguente, Clary si svegliò e vide Jace accanto a lei ancora profondamente addormentato.

Cercando di non fare rumore, prese i suoi vestiti, uscì dalla camera e tornò nella sua stanza, chiudendo la porta.

Quando si voltò vide Isabelle seduta sul letto.

“Hai intenzione di farmi venire un infarto?” domandò Clary.

“Scusa. Dove hai dormito stanotte?” domandò Isabelle a sua volta..

“Con Jace. Non ho avuto altra scelta. Era convinto che potevo svignarmela dall'Istituto.” rispose Clary.

“Come ti senti?” domandò Isabelle.

“Non bene. Credevo che fossi infuriata per non averti detto nulla di quello che mi è successo.” rispose Clary.

“E perchè dovrei? Capisco perchè l'hai fatto. Anche io vorrei cavarmela da sola, ma spesso ho bisogno di aiuto.” disse Isabelle.

“L'unica cosa che voglio è trovare mia madre e farla pagare a quel mostro di Valentine.” rispose Clary.

“Io sono con te. E credo che lo saranno anche Jace e Alec. Ora cambiati e andiamo a fare un giro. Ho bisogno di fare due passi.” disse Isabelle.

“Sono d'accordo. Ma come facciamo a evitare Jace?” domandò Clary.

“Se lo conosco abbastanza, sta ancora dormendo.” rispose Isabelle.

Così dicendo, Clary si vestì e uscì dalla stanza insieme a Isabelle dopo aver preso con se l'involucro che conteneva la carta con la coppa mortale.

Isabelle aveva ragione: riuscirono ad uscire dall'Istituto senza problemi.

Nel frattempo, Jace si svegliò e non trovò Clary al suo fianco.

Si vestì e andò nella stanza della ragazza, che trovò vuota.

Lungo un corridoio, incrociò Alec.

“Hai visto Clary?” domandò Jace.

“No. E non trovo nemmeno Isabelle.” rispose Alec.

In quel momento arrivò Hodge.

“Qualche tempo fa ho visto una ragazza con i capelli neri e una dai capelli rossi uscire. Dicevano di andare a fare due passi.” disse Hodge.

“Devo ricordarmi di incatenarle quelle due.” rispose Jace.

“Con Clary potresti farcela. Con mia sorella avresti parecchi problemi. Ma posso aiutarti.” disse Alec.

I due amici uscirono dall'Istituto e grazie a una runa di localizzazione si misero alla ricerca di Clary e Isabelle.

Le due amiche avevano raggiounto Central Park e si erano sedute sul prato.

Clary aveva raccontato tutto a Isabelle che si schierò dalla sua parte.

“Così la coppa mortale è in tuo possesso.” disse Isabelle.

“Già. E te la mostrerò in un altro momento. Abbiamo compagnia.” rispose Clary vedendo Jace e Alec a qualche metro di distanza.

“Mai una volta che si riesca a stare un po' da sole. Andiamo.” disse Isabelle prendendo Clary per un polso.

Si alzarono e iniziarono a correre.

Jace e Alec si misero al loro inseguimento.

Le due ragazze si nascosero dietro una baracca di legno.

“Non riusciremo mai a seminarli.” disse Clary.

“Può darsi. Ma ora lascia perdere mio fratello e il biondino. Abbiamo un altro problema di cui occuparci.” rispose Isabelle.

Clary sbirciò oltre la baracca e capì a che cosa si stava riferendo Isabelle: vicino alla fontana c'era un uomo con i capelli neri vestito di nero.

L'uomo si voltò e Clary oltre a capire che era un cacciatore dalle rune sul suo corpo, lo riconobbe grazie ad una foto vista nella biblioteca dell'Istituto: era Valentine.

Insieme a lui c'era un ragazzo dai capelli biondi, anche lui cacciatore.

Clary uscì dal suo nascondiglio e avanzò verso di lui.

Isabelle fu raggiunta da Jace e Alec.

“Si può sapere dove volevate andare voi due?” domandò Alec.

“Volevamo solo starcene un po' da sole. Siamo le uniche ragazze, e avevamo bisognio d'aria.” rispose Isabelle.

“Dov'è Clary?” domandò Jace.

Isabelle non rispose, ma guardò verso la fontana; anche i due ragazzi videro Clary accanto ad altri due cacciatori.

“Clarissa. Mi stavo giusto chiedendo quando ti avrei incontrato.” disse Valentine.

“Valentine. Dov'è mia madre. Devi lasciarla andare.” rispose Clary.

“Ho solo cercato di riunire la famiglia, figlia mia. Lui è Jonathan Christopher Morgenstern, tuo fratello. Il mio sangue scorre nelle tue vene.” disse Valentine.

“Io sono figlia unica. Tu non sei mio padre. Sei solo un mostro. E in me scorre il sangue dei Fairchild.” rispose Clary.

“Quello è il cognome di tua madre. Tu sei una Morgenstern.” disse Valentine.

“No. Non farò mai parte della tua famiglia. Mai e poi mai. Ridammi mia madre.” rispose Clary.

“Clary, ho fatto degli errori in passato. Ma ora voglio rimendiare. Vieni con me e tuo fratello.” disse Valentine.

Clary scosse la testa, si voltò e corse verso i suoi amici.

“Non c'è bisogno di dire nulla. Abbiamo sentito tutto. Stai bene?” domandò Isabelle.

“Si, tutto bene. Non voglio avere niente a che fare con quei due.” rispose Clary.

In quel momento, si sentirono dei guaiti e dei latrati.

Quattro lupi mannari sbucarono dai cespugli; e stavano combattendo.

Ma non tra loro: c'erano dei demoni tra le loro zampe.

Clary riconobbe uno dei lupi: era Luke.

Uno dei demoni prese Luke e lo scaraventò contro un albero.

Clary corse accanto a lui, mentre Jace, Alec e Isabelle si precipitarono ad aiutare gli altri.

Luke stava riprendendo sembianze umane.

“Luke. Stai bene? Sei ferito?” domandò Clary.

“Solo qualche graffio, tranquilla. Devi andartene da qui. È te che vogliono.” rispose Luke.

“Valentine è qui. E non ti lascio qui in queste condizioni.” disse Clary.

Clary si voltò e vide che i lupi e i cacciatori non se la stavano cavando bene.

I demoni avanzarono verso di lei: istintivamente Clary prese lo stilo dalla cintura e si tracciò una runa sul palmo della mano sinistra.

Voltò la mano verso i demoni, e all'improvviso il suo palmo si illuminò.

I demoni si bloccarono dov'erano e Clary venne scaraventata a qualche metro di distanza, priva di sensi.

Mentre Jace, Alec e Isabelle si occupavano di distruggere i demoni, Luke si avvicinò a Clary.

Poco dopo arrivarono anche Jace, Alec e Isabelle.

“Che razza di runa è quella che si è tracciata sulla mano? Non è nel libro grigio.” disse Isabelle.

“Lo scoprirete in un altro momento. Adesso portate Clary all'Istituto e restatevi tutti e quattro. Non dovete uscire. Specialmente Clary.” rispose Luke.

“Più facile a dirsi che a farsi. Non è semplice ternerla nell'Istituto.” disse Alec.

“Dovete riuscirci. Ora andate.” rispose Luke.

Jace prese in braccio Clary e tutti e quattro tornarono all'Istituto.

Clary riaprì gli occhi nel pomeriggio e quando mise a fuoco, vide Jace accanto a se.

“Da quanto tempo sono qui?” domandò Clary.

“Da qualche ora. Ci hai fatto prendere un bello spavento. Da dove viene quella runa che hai usato per fermare i demoni?” domandò Jace a sua volta.

“L'ho visualizzata nella mente. Esattamente come ho fatto per il portale. Spero che almeno abbia funzionato.” rispose Clary.

“Alla perfezione. I demoni sono stati distrutti.” disse Jace.

“Luke e gli altri lupi stanno bene? E voi?” domandò Clary.

“Stiamo tutti bene. E questo grazie a te.” rispose Jace.

Clary si alzò e uscì dalla stanza.

“Dove pensi di andare adesso?” domandò Jace seguendola lungo il corridoio.

“Devo vedere Simon. Devo risolvere le cose con lui.” rispose Clary.

“Lo farai in un altro momento. Non puoi uscire dall'Istituto. Non dopo quello che è successo.” disse Jace.

“Se pensi che resti chiusa qui dentro tutto il tempo, ti sbagli di grosso.” rispose Clary.

“Clary, qui se al sicuro. Fuori no. Non voglio che ti succeda qualcosa. Resta qui.” disse Jace.

Senza parlare, Clary si recò in biblioteca e iniziò a curiosare tra i libri.

Dopo un pò, Clary posò il libro che aveva in mano e uscì dalla biblioteca.

Mentre stava percorrendo un corridoio, qualcuno prese Clary per un braccio e la trascinò in un angolo buio: era Isabelle.

“Che stai facendo?” domandò Clary.

“Devo uscire da qui. Ma ho sempre mio fratello in mezzo ai piedi.” rispose Isabelle.

“Anche io vorrei uscire, ma Jace è peggio di una sanguisuga. È impossibile evitarli.” disse Clary.

“Quei due sono insopportabili. Vieni con me.” rispose Isabelle.

Le due ragazze si recarono nella stanza di Isabelle.

“Io non ce la faccio più. Quei due devono lasciarci in pace.” disse Isabelle.

“Siamo le uniche ragazze. Stanno solo cercando di tenerci al sicuro.” rispose Clary.

“Dobbiamo pensare a come uscire da qui.” disse Isabelle.

“Non ci riusciremo mai. Jace e Alec ci riprenderebbero subito. Io dovrei vedere Simon per sistemare le cose; ma non mi risponderà mai al telefono.” rispose Clary.

“Siete amici. Prima o poi capirà il suo errore e si farà vivo. E' quasi ora di cena, andiamo.” disse Isabelle.

Così dicendo, le due ragazze uscirono dalla stanza di Isabelle e si recarono nella cucina.

Iniziarono a preparare la cena per tutti; quando era quasi pronta, arrivarono i ragazzi.

Jace e Alec si sedettero a tavola mentre le due ragazze stavano parlando sottovoce mentre finivano di cucinare.

“Qualunque cosa voi due stiate tramando, levatevela dalla testa. Non metterete piede fuori da qui.” disse Alec.

“Non stiamo tramando nulla. Credo che due ragazze possano parlare tra loro senza che voi maschietti vi intromettiate.” rispose Clary.

“Sagge parole sorellina.” disse una voce proveniente dall'entrata della cucina.

Clary si voltò di scatto, e il cucchiaio che aveva in mano le cadde per terra, vedendo un ragazzo dai capelli biondi sulla soglia.

“Sembra che abbia visto un fantasma. Sono Jonathan. Non riconosci nemmeno tuo fratello?” domandò Jonathan.

In quel momento, Hodge entrò in cucina insieme a Valentine.

Girandogli alla larga, Clary uscì dalla cucina e corse nella sua stanza.

Dal comodino, tirò fuori la carta con la coppa mortale, e dopo averla nascosta nella giacca, uscì dalla sua stanza.

Jace era fuori dalla porta.

“Dove pensi di andare?” domandò Jace.

“Non ho intenzione di rimanere qui dentro insieme a quei due. E non voglio la coppa così vicino a loro. Devo tenerla il più lontano possibile da loro. Ho bisogno di uscire.” rispose Clary.

“Non puoi uscire. Torniamo in cucina a cenare. Non fare parola della coppa, nemmeno un accenno.” disse Jace.

“D'accordo. Ma restami vicino.” rispose Clary.

“E dove pensi che vada? Sarò la tua ombra.” disse Jace.

Così dicendo, i due ragazzi tornarono in cucina e si sedettero a tavola un o vicino all'altra.

Clary sentiva la carta nella tasca della sua giacca pesare come piombo.

Per tutta la cena, non rivolse mai lo sguardo verso Valentine o Jonathan.

Dopo cena, Clary andò da sola nella serra.

Purtroppo non riuscì a rimanere sola a lungo, perchè Valentine entrò nella serra.

“Clarissa. Vorrei che mi concedessi una possibilità. Sono tuo padre.” disse Valentine.

“No, no è vero. Io non sono tua figlia. Non vogli avere niente a che fare con voi due. Rivoglio solo mia madre. E la riavrò.” rispose Clary.

Così dicendo, Clary uscì dalla serra e si recò nella stanza di Jace; lui era lì.

Clary gli mise le braccia intorno al collo e si strinse a lui; Jace ricambiò l'abbraccio stringendo a sé la ragazza.

Clary si staccò e tirò fuori la carta con la coppa mortale e la estrasse.

“Vorrei distruggerla per impedire che venga usata di nuovo.” disse Clary.

“Non sarebbe un'idea saggia. L'unica possibilità è tenerla nascosta.” rispose Jace.

Guidò la mano di Clary verso la carta; lei inserì nuovamente la coppa al suo interno, la quale ci rimase intrappolata.

Poi la nascose nella tasca della giacca.

Jace prese il viso della ragazza tra le mani e la baciò; Clary gli passò le mani nei capelli, e a quel punto, il loro bacio si intensificò.

Si staccarono e si guardarono negli occhi: Jace spostò una ciocca di capelli dal viso di Clary.

“E' meglio che vada a letto. Buona notte Jace.” disse Clary.

“Buona notte.” rispose Jace.

Clary uscì dalla stanza di Jace e si recò nella sua.

Nascose la carta con la coppa mortale e spense la luce.

Quella notte non riuscì a chiudere gli occhi nemmeno un minuto: l'unico pensiero che aveva in testa era riuscire a ritrovare sua madre.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


La mattina seguente, si lavò la faccia con l'acqua ghiacciata per riuscire a svegliarsi.

Dopo essersi vestita e aver preso la carta con la coppa, uscì dalla sua stanza.

Mentre si dirigeva in cucina, il suo cellulare squillò: era Simon, e rispose immediatamente.

“Il biondino è lì con te?” domandò Simon, riferendosi a Jace.

“No. Sono sola adesso. Che succede?” domandò Clary a sua volta.

“Devi scegliere Clary. O me o lui. Ma se scegli me dovrai rinunciare ad essere una cacciatrice.” rispose Simon.

“Tu sei il mio migliore amico. Io sono una cacciatrice dalla nascita. Non puoi chiedermi di mollare tutto.” disse Clary.

“Quindi hai scelto lui. In questo caso, non cercarmi mai più. Per me non esisti più. Addio.” rispose Simon.

Mentre Clary pronunciava il suo nome, lui chiuse la chiamata.

Delle lacrime iniziarono a uscire dai suoi occhi, ma Clary le ricacciò indietro.

Si rifugiò dietro ad uno scaffale della biblioteca; non riuscì più a trattenere le lacrime.

Ad un tratto, vide un paio di gambe accanto: alzò lo sguardo e vide Jace.

“Ecco dove eri finita. Hai saltato la colazione.” disse Jace.

“Non avevo fame.” rispose Clary.

“E che cosa è successo da farti piangere?” domandò Jace sedendosi davanti a lei.

“Niente. E' tutto a posto.” rispose Clary.

Così dicendo, si alzò e se ne andò: le dispiaceva trattare Jace in quel modo, ma era una cosa tra lei e Simon.

Riuscì ad uscire dall'Istituto, e dopo essersi tracciata una runa dell'invisibilità, iniziò a camminare.

Trovò Simon al parco con i suoi amici; ad un certo punto, lui si alzò per prendere da bere e Clary lo seguì togliendo la runa che la rendeva invisibile.

“Pensavo di essere stato chiaro.” disse Simon.

“Sono sola. Jace non sa nulla. E tu non odi lui, ma il fatto che io sono una cacciatrice. Sei il mio migliore amico, e non voglio perderti per questo.” rispose Clary.

“Mi hai già perso. Sei cambiata Clary, e non nel verso migliore. Lasciami in pace.” disse Simon.

Simon si allontanò da lei; si tracciò di nuovo la runa dell'invisibilità, e tornò all'Istituto.

Incontrò Isabelle che stava andando nella sala di addestramento, e andò con lei; aveva bisogno di sfogarsi un po'.

Iniziarono a combattere tra loro con dei bastoni di legno: per Clary non era facile tenere il passo di Isabelle.

“Avete finito di ammazzarvi a vicenda?” domandò Jace entrando nella sala insieme ad Alec.

“Ci stavamo solo sfogando. O non possiamo fare nemmeno questo?” domandò Isabelle a sua volta.

Jace prese Clary per mano e la portò nella sua stanza.

“Perchè sei uscita dall'Istituto? Hai corso un grande pericolo.” disse Jace.

“Non è successo nulla. Dovevo vedere Simon.” rispose Clary.

“E come è finita?” domandò Jace.

“Non vuole più vedermi. Voleva che rinunciassi ad essere una cacciatrice.” rispose Clary.

“Gli sta bene. È solo un idiota. Non possiamo fare ciò che ci pare.” disse Jace.

Clary gli lanciò un occhiata assassina, ma quando stava per toccare la maniglia, Jace la prese per le spalle e la bloccò contro il muro.

“Se non lo capisce significa che non ti vuole bene davvero.” disse Jace.

Erano così vicini, che il bacio fu inevitabile.

La mano di Jace scivolò sotto la maglia della ragazza, a contatto con la pelle.

Clary gli sbottonò la camicia e gli posò una mano sul cuore: sembrava impazzito.

Tolse la mano, e dopo un altro bacio uscì dalla stanza di Jace.

Ad un certo punto, si nascose dietro ad una colonna dato che Hodge stava parlando di lei con Valentine e Jonathan.

“So che è Clary ad avere la coppa mortale. Ma avrai bisogno di lei per averla. Jocelyn l'ha nascosta in una carta in modo che nessuno a parte lei potesse estrarla. Direi che ha passato questo potere a Clary.” disse Hodge.

“La porterò dalla mia parte e avrò la coppa. Sono suo padre e mi aiuterà.” rispose Valentine.

Per Clary fu abbastanza; il più silenziosamente possibile tornò nella sua stanza.

Mentre camminava, ideò un piano per allontanare la coppa da Valentine e da suo figlio.

Nell'Istituto era custodita una copia della coppa mortale, e Clary una volta l'aveva disegnata.

Prese il suo blocco e trovò il disegno che cercava: staccò il foglio e lo piegò.

Poi inserì la carta con la vera coppa in una busta, vi allegò una lettera, e tornò nella stanza di Jace.

In quel momento lui non c'era; Clary nascose la busta nel cassetto del comodino accanto al letto e uscì dalla stanza.

Quella sera, durante la cena, nessuno pronunciò una parola.

Clary si trovava da sola in biblioteca quando entrarono Valentine e Jonathan chiudendo la porta.

“Clarissa. Spero che tu abbia cambiato idea. Spero che verrai con noi.” disse Valentine.

“Non lo farò mai. Ridammi mia madre.” rispose Clary.

“Anche io ho bisogno di lei. E ho saputo che hai ereditato da lei il potere di estrarre un oggetto da un altro. E che tu sai dove tua madre ha nascosto la coppa mortale dopo che è scappata da me.” disse Valentine.

“Non ho idea di che cosa tu stia parlando. E io non sono tua figlia. Lasciami in pace.” rispose Clary.

Così dicendo, Clary uscì di corsa dalla biblioteca.

Nel frattempo, Jace era nella sua stanza, e aprendo il cassetto del comodino per prendere un libro, trovò una busta.

Aprendola trovò la carta con la coppa mortale e una lettera; riconobbe la calligrafia di Clary.

Non era molto lunga: Jace, mi dispiace tantissimo coinvolgerti, ma sei l'unica persona di cui io mi possa fidare. Ti chiedo di custodire la coppa per me. Tienila nascosta e non farne parola con nessuno, specialmente con Hodge. L'ho sentito parlare con Valentine: è dalla sua parte. Sa che io ho la coppa e del mio potere. Vuole portarmi dalla sua parte; resisterò il più possibile. Nascondi la coppa e dimenticati di averla. Ti amo, Clary.

Chiuse la lettera nella busta e la nascose con cura.

Dopo di che, si recò nella stanza di Clary e vide che dormiva già.

Si tolse gli stivali e si stese accanto a lei, cingendole la vita con un braccio.

Clary si voltò e aprì gli occhi, guardandolo.

“Che ci fai qui? Il tuo letto è diventato troppo duro?” domandò Clary.

Jace avvicinò la sua bocca all'orecchio della ragazza.

“Ho trovato la tua busta. Sono dalla tua parte. La difenderò a costo della mia vita. E ti amo anche io.” rispose Jace sottovoce.

Guardò Clary e la baciò dolcemente, poi si addormentarono.

Il giorno dopo, Jace e Isabelle erano le uniche persone rimaste all'Istituto a parte Hodge: Clary era con Luke e Alec era da Magnus.

Clary aveva lasciato la libreria di Luke; mentre stava camminando per strada, si trovò la strada sbarrata da cinque demoni.

Clary sguainò la spada angelica che aveva alla cintura, e i demoni attaccarono.

Tre riuscì a distruggerli, ma gli altri due erano veramente grossi.

Uno di loro la buttò a terra facendole perdere la spada; Clary provò a recuperarla, ma vi trovò un piede sopra: alzò gli occhi e vide Jonathan.

“Sai sorellina, non ti facevo così aggressiva. Andiamo. Nostro padre vuole parlarti.” disse Jonathan chinandosi su di lei e facendola alzare.

Le legò le mani dietro la schiena e la fece prendere da uno dei due demoni rimasti.

Jonathan salì su un cavallo e prese Clary con sé; i due demoni scomparvero.

“Non avrete nulla da me.” disse Clary.

“Oh, ti sbagli sorellina. Nostro padre sa essere molto persuasivo se solo lo desidera.” rispose Jonathan.

Così dicendo, le mise un fazzoletto davanti alla bocca; quel fazzoletto era impregnato di narcotico.

Clary non riuscì a trattenere il fiato, e perse i sensi.

Quando Alec uscì dalla casa di Magnus, si incamminò verso l'Istituto.

Ad un certo punto, vide una luce argentata sulla strada; quando si avvicinò, vide che era una spada angelica.

La raccolse e continuò a camminare fino a che non trovò un fazzoletto; non appena lo annusò, lo allontanò dal viso, dato che era impregnato di narcotico.

Tornò all'Istituto il più velocemente possibile.

Mentre lui era fuori, erano arrivati dei cacciatori in visita da Londra.

Alec prese da parte Jace e Isabelle.

Si misero intorno ad un tavolo e gli mostrò la spada e il fazzoletto.

“Vi consiglio di non annusarlo. È impregnato di narcotico. Credo che abbiano preso Clary. Questa è la spada che aveva quando è uscita.” disse Alec.

“Luke mi ha già chiamato. È preoccupato per lei. Ed è da un po' che non vedo Valentine e Jonathan. Vado a cercarla.” rispose Jace.

“Veniamo con te. Ho avvertito delle presenze demoniache dove ho trovato la spada. Non ti lascio affrontare tutto da solo.” disse Alec.

“Abbiamo ospiti. Non possiamo sparire tutti. Devo andare da solo.” rispose Jace.

“Io qui non rimango. Clary fa parte della squadra. Io vengo con te.” disse Isabelle.

Jace non riuscì a ribattere; i tre cacciatori si armarono di tutto punto e uscirono.

Senza che gli altri lo vedessero, Jace aveva preso con se la carta con la vera coppa mortale, e l'aveva nascosta nella tasca interna della sua giacca.

Usando una runa di localizzazione sul fazzoletto, iniziarono a camminare nella direzione che gli veniva indicata.

Ben presto si accorsero che si stavano dirigendo fuori città; presero “in prestito due cavalli” e si diressero dove gli indicava la runa.

Arrivarono nei boschi di Long Island; lasciarono i cavalli in un luogo sicuro e proseguirono a piedi.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Nel frattempo, quando Clary aprì gli occhi, si trovò incatenata ad un palo.

Indossava solo i jeans e la canottiera; le erano state tolte le scarpe, la maglia e la felpa.

“Ben svegliata figlia mia. Cercavo la coppa e sei stata proprio tu a consegnarmela. Ora tirala fuori. So che solo tu puoi farlo.” disse Valentine, che aveva in mano il foglio con il disegno della coppa mortale che Clary aveva realizzato.

“Primo: non sono tua figlia. E secondo: anche se lo volessi, ho le mani legate.” rispose Clary, ancora mezza intontita dal sonnifero.

“Hai ragione. Tirerai fuori la coppa al momento opportuno. Prima devo essere sicuro che tu sia con me e con tuo fratello.” disse Valentine.

“Il rapimento e mettermi ko non è un buon modo per farlo.” rispose Clary.

“Non l'avresti mai fatto di tua spontanea volontà.” disse Jonathan prendendo il viso della ragazza tra le mani: lei gli sputò in faccia.

“I miei ragazzi. Siete diversi, ma più simili di quanto pensiate.” rispose Valentine.

“Smettila di parlare per enigmi. Di che cosa stai parlando?” domandò Clary.

“Tuo fratello lo sa già; ed è ora che lo sappia anche tu. Voi due siete speciali: Jonathan è per metà demone. Tu invece Clarissa, sei per metà angelo.” rispose Valentine.

“Non è possibile. Stai mentendo.” disse Clary.

“Invece è possibile. Quando tua madre rimase incinta la prima volta, mescolai di nascosto al suo cibo del sangue di demone. Quando nacque Jonathan ne fu spaventata. Poi decisi di riprovare con del sangue di angelo. Fu in quel momento che tua madre scomparve con la coppa. Ero sicuro di avere fallito. Ma era evidente che mi sbagliavo. Quel sangue aveva funzionato: eri nata tu.” rispose Valentine.

“Se vuoi la prova basta che guardi la macchia bianca a forma di stella che hai sulla spalla sinistra.” disse Jonathan.

“Sei un mostro.” rispose Clary.

“Ho cercato di rendervi più forti. E ora Clarissa, unisciti a noi.” disse Valentine.

“Non lo farò mai. Ti darò la coppa; in fondo è solo quella che vuoi.” rispose Clary.

Valentine la slegò quanto bastava per permetterle di usare le mani; i polsi rimasero chiusi nei ceppi delle catene.

Le dette il foglio e lei estrasse la coppa; Valentine la prese e se la rigirò tra le mani.

“Sei sicuro che sia quella vera?” domandò Jonathan.

“Si. Non ci tradirebbe mai. Una notte in catene ti farà cambiare idea. Ma credo che serva un piccolo incentivo.” rispose Valentine, prima rivolto a Jonathan e poi a Clary.

Prese un lungo bastone e colpì Clary nel ventre; lei si accasciò a terra con le braccia intorno all'addome.

Valentine e Jonathan si allontanarono con la coppa senza lasciare alcuna guardia.

L'unico modo che Clary aveva pe fuggire era rompere le catene, ma per farlo le occorreva uno stilo; il suo le era stato tolto.

Non riusciva nemmeno a mettersi a sedere dal male che il bastone le aveva procurato.

Jace, Alec e Isabelle, grazie ad una runa di invisibilità si erano accuattati in una conca non lontana dal campo di Valentine, dietro ad un masso.

Clary era incatenata ad un palo e Valentine l'aveva colpita dopo che lei gli aveva consegnato la coppa mortale.

“Valentine ha la coppa mortale. E' finita.” disse Isabelle in modo che solo Alec e Jace potessero sentirla.

“Ora dobbiamo liberarla. Non ha lasciato nemmeno delle guardie.” rispose Jace.

Alec e Isabelle non riuscivano a capire quello che l'amico stava cercando di dire, ma lo seguirono.

I loro passi erano estremamente silenziosi; arrivati al palo, Jace si chinò su Clary mentre gli altri controllavano che non arrivasse nessuno.

Non appena venne toccata, Clary aprì gli occhi, e vide una figura vestita di nero sopra di se; vide dei capelli biondi spuntare da sotto il cappuccio.

Non appena aprì bocca per pronunciare il suo nome, lui le mise una mano sulla bocca, e con l'altra prese uno stilo dalla cintura.

Facendo pressione con lo stilo, i ceppi intorno ai polsi di Clary si spezzarono; Jace le posò per terra cercando di non fare rumore e prendendo Clary per la vita, si alzò.

Fece segno a Alec e Isabelle di raggiungerlo e se ne andò dopo aver tracciato una runa dell'invisibilità sul braccio di Clary.

Arrivati ai cavalli, poterono parlare.

“Ero sicura che saresti venuto a cercarmi.” disse Clary, mentre Jace le tracciava una runa di guarigione.

“Non ti avrei mai lasciato.” rispose Jace.

“E' finita. Valentine ha la coppa.” disse Isabelle.

“No. Lui ha un falso. Era così sicuro di se, che non ha controllato che cosa avesse in mano. Era un disegno che ho fatto della copia esposta all'Istituto.” rispose Clary.

“Se lui ha un falso, dov'è quella vera?” domandò Alec.

“Ho sentito Hodge parlare con Valentine e Jonathan all'Istituto. Ho affidato la coppa vera a una persona di cui mi fido ciecamente. Dimmi che non l'hai lasciata all'Istituto.” rispose Clary guardando Jace.

“Non l'avrei mai fatto.” disse Jace aprendosi la giacca e mostrando la carta con la vera coppa mortale, per poi richiudere la giacca.

“Dovevi dirci il tuo piano. Puoi fidarti di noi.” rispose Isabelle.

“Meno persone sapevano, meglio era. Mi fido di voi e così sarà per sempre.” disse Clary.

“Meglio tornare indietro subito.” rispose Alec; e tutti furono d'accordo.

Salirono a cavallo, e li lanciarono al galoppo.

Clary era davanti a Jace, che con una mano teneva le redini e con l'altra le impediva di cadere.

Dopo un po', lasciarono i cavalli e tornarono all'Istituto a piedi; Jace portava Clary in braccio.

Arrivati all'Istituto, Jace si raccomandò di non raccontare nulla a Hodge e si chiuse nella sua stanza con Clary.

“D'ora in avanti non ti lascerò un secondo. Quindi non cercare di svignartela.” disse Jace.

Clary non parlò ma annuì solamente: ancora pensava a quello che le aveva detto Valentine sul sangue di demone e angelo.

Si fece una doccia calda e indossò dei vestiti puliti.

Jace nascose la carta e si addormentò con Clary tra le braccia.

TO BE CONTINUED...

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quando Clary si svegliò la mattina seguente, vide che Jace stava ancora dormendo.

Si alzò e andò nella sua stanza per indossare dei vestiti puliti; una volta pronta, uscì dalla sua stanza.

Ad un certo punto qualcosa le afferrò un braccio trascinandola in un angolo buio; era stata Isabelle.

Con lei c'era anche Alec, ed entrambi avevano dei pugnali in mano.

“Valentine è qui. Ha scoperto il trucco e ti sta cercando. Dov'è Jace?” domandò Alec.

“Sta ancora dormendo.” rispose Clary.

Il terzetto raggiunse la stanza di Jace ed entrarono: lui era sveglio e gli spiegarono la situazione.

Prima che lui potesse parlare, sentirono la voce di Hodge in corridoio: ma con lui c'erano anche Valentine e Jonathan.

Jace prese Clary e si chiusero in bagno; aprì il rubinetto e si appiattirono contro il muro.

Sentirono Alec e Isabelle parlare con Hodge.

“Come mai c'è l'acqua aperta in bagno?” domandò Hodge.

“Jace lo sta usando. Questa è la sua stanza.” rispose Alec.

“E tu Isabelle che cosa ci fai qui?” domandò Hodge.

“Siamo cresciuti insieme. Posso vederlo senza vestiti.” rispose Isabelle.

Clary non riuscì a trattenere un sorriso, a differenza di Jace che rimase serio.

“Dov'è Clary?” domandò Valentine.

“Non lo sappiamo . Non la vediamo da un po'. Non abbiamo idea di dove possa essere.” rispose Alec.

Jace fece segno a Clary di rimanere in silenzio e di non muoversi; si tolse la maglia, si spruzzò dell'acqua sul corpo e uscì dal bagno con maglia e un asciugamano in mano dopo aver chiuso il rubinetto.

“Questa è la mia stanza. Mi sembra un po' troppo affollata.” disse Jace sedendosi sul letto dando le spalle alla porta.

“Immagino che tu non sappia dove sia mia sorella.” rispose Jonathan.

“Immagini bene, perchè io non so nulla. E ora uscite per favore.” disse Jace.

Hodge, Valentine e Jonathan uscirono dalla stanza lasciando i tre ragazzi da soli.

Si assicurarono che se ne fossero andati prima di far uscire Clary dal bagno.

“Dovrei andare da lui. ” disse Clary a bassa voce.

“Se vai da lui ti ucciderà. Vuole la coppa e non si fermerà finchè non sarà in suo possesso.” rispose Alec.

“E che cosa dovrei fare? Restare nascosta per sempre? Proprio un’idea geniale.” disse Clary.

Clary era convinta che Valentine non avrebbe tenuto fede ai patti se fosse entrato in possesso della coppa.

Decise che doveva escogitare qualcosa per liberarsi di lui una volta per tutte.

Quella sera Jace la trovò seduta sul letto con la carta della coppa mortale in mano.

“Ti ho portato la cena.” disse Jace posando il vassoio sul comodino.

“Adesso sono prigioniera qui dentro? Fantastico. Comunque non ho fame.” rispose Clary.

“Clary, non sei prigioniera. Ma hai bisogno di mangiare.” disse Jace.

“Non mi importa del cibo. Non mi importa di nulla ormai.” rispose Clary.

Rimise la carta nella tasca della giacca e uscì dalla stanza prima che Jace potesse fermarla.

Uscì dall'Istituto e iniziò a camminare.

Ad un certo punto, si trovò Jonathan davanti.

“Sapevo che eri nascosta da qualche parte sorellina. Dacci la coppa e rivedrai tua madre.” disse Jonathan.

Mentre lui parlava, apparve Valentine insieme ad un cacciatore che portava in braccio Jocelyne.

“Che cosa mi assicura che non userai la coppa per distruggerci tutti? Sei un mostro.” rispose Clary rivolta a Valentine.

“Ancora non ti fidi di me Clarissa? Sto solo cercando di proteggerci. Con la coppa possiamo creare altri cacciatori.” disse Valentine.

“Quasi nessuno sopravvive dopo aver bevuto.” rispose Clary.

Si portò una mano dietro la schiena ed estrasse lentamente lo stilo.

“Possiamo ribaltare questa situazione. Ma per farlo mi serve la coppa. Dammela e unisciti a noi. La famiglia di nuovo insieme.” disse Valentine.

“Te lo ripeto per l'ultima volta: io non faccio parte della tua famiglia. Non sai nulla di me.” rispose Clary.

Con lo stilo tracciò una runa a mezz'aria e s'aprì un portale; poi prese la carta, estrasse la coppa e infilò la mano nel portale.

“Non lo farai. Senza la coppa siamo persi.” disse Valentine.

“Volete la coppa? Venite a prendervela.” rispose Clary.

Così dicendo, lasciò andare la coppa; Valentine e Jonathan si buttarono nel portale che Clary s'affrettò a chiudere.

Solo in quel momento si accorse della presenza di Jace, Alec e Isabelle.

Tutti e quattro insieme affrontarono il cacciatore e si sbarazzarono di lui.

“Questo l'abbiamo sistemato, ma la coppa è persa nel portale insieme a Valentine. E' stato tutto vano.” disse Isabelle.

“Io non direi. La coppa è al sicuro. Credo che non sentiremo più parlare di Valentine e Jonathan per un bel po'.” rispose Clary mostrando la carta con la coppa mortale.

“Era proprio necessario farci venire un infarto? Comunque sei stata fantastica.” disse Jace.

Portarono Jocelyn a casa di Magnus, dove finalmente Ragnor potè spezzare l'incantesimo.

Non appena vide Clary, Jocelyn abbracciò la figlia.

“Che cosa è successo?” domandò Jocelyn.

“E' una lunga storia. C'è tempo per raccontarla. Ma non ce l'avrei mai fatta senza i miei amici.” rispose Clary.

Jocelyn andò a casa di Luke, e parlarono per tutta la notte.

I quattro cacciatori tornarono all'Istituto e si divertirono insieme.

Ad un certo punto Jace prese Clary per mano e la condusse all'entrata della serra.

“Finalmente è finita.” disse Jace.

“Per ora. Valentine e Jonathan troveranno di sicuro un modo per liberarsi dalla loro prigione. Non possiamo mai abbassare la guardia.” rispose Clary.

“Sei la solita guastafeste. Ora godiamoci questo momento. C'è una cosa che voglio fare da un po' di tempo, ma non ne ho mai avuto l'occasione.” disse Jace.

Si passò una ciocca dei capelli rossi di Clary tra le dita prima di avvicinare il suo viso a quello di lei e baciarla.

Clary gli mise le braccia intorno al collo e si strinse a lui.

“E' questo che volevi fare?” domandò Clary.

“Sì. Ma ancora non mi basta.” rispose Jace con le mani sui fianchi della ragazza.

Si baciarono di nuovo, ma più passionalmente.

Dopo un po', tornarono a divertirsi con i loro amici e da quella sera dormirono insieme.

La coppa mortale era al sicuro, Clary era riuscita a salvare sua madre, che aveva accettato la sua relazione con Jace.

Clary viveva la sua favola con Jace, e si allenavano insieme a Alec e Isabelle.

Erano più che amici: erano una famiglia, e nessuno sarebbe stato in grado di separarli.

Alla fine Simon perdonò Clary e tornarono a essere amici.

Se in futuro ci fosse stato un demone da combattere, gli shadowhunters sarebbero stati pronti ad affrontarlo.

THE END

ANGOLO DELL'AUTRICE: Scusate per l'enorme ritardo, ma non avevo più ispirazione. E' stato abbastanza difficile trovare il modo giusto per concludere questa storia. Spero che vi sia piaciuta e a presto. Lois Lane 89.

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